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TOPICS GEO – Le catastrofi naturali del 2013

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TOPICS GEO – Le catastrofi naturali del 2013
TOPICS
GEO
Le catastrofi naturali del 2013
Analisi, valutazioni, posizioni
Numero 2014
Un anno nel segno
delle alluvioni
Le forti piogge hanno portato i fiumi
a livelli record. Come difendersi meglio
dalle inondazioni. PAGINA 16
Tifone Hayan
Supertifone devasta
parte delle Filippine
Caduta di meteorite
Paura in Russia
Cambiamento climatico
Nessun segno di
indebolimento del trend
PREFAZIONE
Cari lettori,
dal punto di vista assicurativo il 2013 è stato un anno in cui i danni da
catastrofi naturali sono rimasti al di sotto della media. È significativo il fatto
che non si siano verificati terremoti maggiori e che l’attività degli uragani
in Nord America sia stata di gran lunga inferiore alla media storica. Fatta
eccezione per due landfall in Messico, non si sono avuti danni di rilievo.
Situazione completamente diversa sul lato opposto del globo, dove un
ciclone tropicale (tifone Haiyan) ha causato la catastrofe maggiore dell’anno.
Nelle Filippine l’onda di tempesta ha ucciso migliaia di persone e devastato
intere regioni.
In generale si può dire che i passati 12 mesi sono stati all’insegna dell’acqua,
con numerose inondazioni a carattere regionale. A destare stupore è il fatto
che il danno assicurato più elevato si sia verificato in Germania: nell’arco di
48 ore le grandinate di fine luglio sono costate al settore assicurativo circa
2,8 miliardi di euro. La caduta di un meteorite a Čeljabinsk, in Siberia è
stata un evento straordinario, che evidenzia come non si debbano trascurare
i rischi «esotici».
Anche se lo sguardo retrospettivo al 2013 mostra una situazione meno
pesante rispetto agli anni precedenti, non dobbiamo commettere l’errore di
trarne conclusioni affrettate perché ci saranno sempre annate in cui i danni
si attestano all’estremità inferiore dello spettro di variabilità naturale.
Spero che il presente numero di Topics Geo vi sia di utilità per il vostro
lavoro, oltre a fornirvi preziose informazioni da settori al di fuori del vostro
campo di attività e vi auguro una lettura interessante.
Monaco di Baviera, marzo 2014
Dr. Torsten Jeworrek
Membro del comitato direttivo di Munich Re
e presidente del comitato per la riassicurazione
NOT IF, BUT HOW
Munich Re Topics Geo 2013
1
Indice
IN PRIMO PIANO: Il tifone Haiyan si è
­ bbattuto su diverse isole delle Filippine con
a
venti fortissimi e raffiche fino a 380 km/h.
Nemmeno gli edifici in pietra hanno resistito
alla violenza della tempesta e delle onde.
6
ISTANTANEE DI CATASTROFI: Settimane
di pioggia ininterrotta in Austria, Repubblica
Ceca e Germania hanno fatto esondare i
fiumi. In alcune località l’acqua arrivava ai tetti
delle case.
6
In primo piano
16
Istantanee di catastrofi
6
Il super-tifone Haiyan
Il ciclone tropicale più forte che probabilmente
sia mai stato registrato ha colpito le Filippine
in novembre ed è costato la vita a più di 6.000
persone. I danni hanno superato i 10 mld US$.
16
Alluvioni in Europa centrale
La pioggia forte e persistente ha provocato
alluvioni in parte dell’Europa centrale.
24
Un anno di inondazioni
In tutto il mondo si sono avuti danni gravi
a causa delle estreme precipitazioni.
26
Tempeste di grandine in Germania
Pochi temporali grandinigeni in Germania
sono bastati a causare il danno da grandine
più elevato di sempre.
30
Tornado e uragani negli Stati Uniti
Perché la stagione delle tempeste maggiori
del 2013 è stata insolitamente tranquilla.
34
Caduta di meteorite in Russia
13
15
2
Le assicurazioni aiutano l’economia
Se il mercato assicurativo delle Filippine fosse più
evoluto, sarebbe più facile ricostruire il Paese.
Lo indicano gli studi che si occupano del rapporto
tra assicurazione ed effetti delle catastrofi.
Sono i poveri i più colpiti dalle catastrofi
Il Prof. Peter Höppe parla del dovere degli Stati
industrializzati di aiutare i Paesi poveri nella
­creazione di un’industria assicurativa.
Munich Re Topics Geo 2013
16
CLIMA E CAMBIAMENTO CLIMATICO:
Dopo le ondate di freddo a inizio d’anno in
Europa, Nord America e Russia gli scettici
sperano in un rallentamento dei mutamenti
­climatici, ma tutt’al più si tratta di una pausa.
38
Clima e cambiamento climatico
46
Battuta d’arresto per il cambiamento
climatico?
46
I temporali forti negli Stati Uniti
42
Dati, fatti e valutazioni
50
Imparare dai terremoti
52
Il nuovo Global Earthquake Model
54
La disaggregazione dei dati ­sulle
­esposizioni
56
Le foto dell’anno
58
Il 2013 in cifre
1
4
61
46
NatCatSERVICE e
­approfondimenti sui georischi
38
Standard
38
NATCATSERVICE/RICERCA: Studi indicano
che le fluttuazioni sempre più ampie dei danni
da temporali forti negli Stati Uniti possono
essere considerate senza ombra di dubbio una
conseguenza dei mutamenti climatici.
Prefazione
Notizie
Colophon
Munich Re Topics Geo 2013
3
NOTIZIE
© JBA Risk Management Limited
BANCHE DATI SUI DANNI
MCII
ZONE DI PERICOLOSITÀ
Informazioni online da
NATHAN
Al via nei Caraibi
­l’assicurazione basata su
indici meteorologici
Nuova zonazione globale del
rischio inondazione
I partner di Munich Re possono ricercare su NATHAN Online informazioni statistiche sulle più importanti
catastrofi naturali dal 1980. I dati sui
danni integrano le informazioni sulla
pericolosità e permettono una
migliore gestione dei rischi naturali.
Grazie ai dati storici è possibile
spesso trarre conclusioni sul tempo
di ritorno di eventi gravi e sul loro
potenziale di danno.
A metà del 2013 è iniziata a Saint
Lucia e successivamente in Giamaica
e a Grenada l’introduzione sul mercato della «Livelihood Protection
Policy» (LPP), sviluppata da Munich
Climate Insurance Initiative (MCII) in
collaborazione con Caribbean Catastrophe Risk Insurance Facility
(CCRIF) e il consulente specializzato
in microassicurazioni MicroEnsure.
Il modello di copertura, che prevede
prestazioni assicurative basate su
dati meteorologici (cd. assicurazioni
per indici climatici), consente un
rapido indennizzo a seguito di un
evento meteorologico dannoso senza
onerose procedure di liquidazione.
In NATHAN Risk Suite saranno
disponibili in futuro zone di rischio
inondazione basate su un modello
digitale del terreno con una risoluzione di 30 m; finora per la rilevazione globale dei rischi naturali si
utilizzava un passo di 100 m. Le zone
rappresentano eventi con un tempo
di ritorno di 100 e 500 anni. La risoluzione più elevata sarà disponibile
inizialmente per America Settentrionale, America Centrale e Caraibi. Le
altre regioni seguiranno progressivamente.
>> Maggiori
informazioni alla pagina:
Munich Re Connect: https://nathan.
munichre.com
>> Maggiori informazioni alla pagina:
www.climate-insurance.org
>> Maggiori
informazioni alla pagina:
Munich Re Connect: https://nathan.
munichre.com
Notizie in breve
Project Risk Rating
Munich Re ha sviluppato assieme a TÜV Süd un nuovo
sistema di rating. Con il Project Risk Rating (PRR) i
­soggetti coinvolti in un progetto dispongono di un tool che
combina il vasto know-how tecnico di TÜV Süd e l’ampio
ventaglio di competenze sui rischi di Munich Re, soprattutto nel campo dei rischi naturali. I differenti ambiti
tematici vengono elaborati dagli esperti di entrambe le
imprese. Alla base del rating vi è un sistema modulare
composto da singoli elementi che rappresentano i rischi
fondamentali di un progetto d’investimento e tengono
conto degli aspetti macroeconomici, tecnici, ecologici
e contrattuali.
4
Munich Re Topics Geo 2013
Rischi meteorologici
A fine 2013 Munich Re ha acquisito dal riassicuratore
Renaissance Re Holdings Ltd., Bermuda l’unità operativa
per i rischi meteorologici RenRe Energy Advisors Ltd.
(REAL). Il team di esperti di REAL tratta i rischi meteorologici da più di 16 anni e in questo segmento di mercato è
uno dei provider di punta.
Nuove forme di trasferimento del rischio
Munich Re e International Finance Corporation (IFC),
membro del gruppo della Banca Mondiale, hanno siglato
un accordo per una forma innovativa di trasferimento del
rischio. IFC metterà a disposizione di Munich Re fino a
100 mln US$ di capacità operativa allo scopo di sostenere
progetti infrastrutturali in America Latina.
Collana Severe Weather
Non esiste praticamente regione del nostro pianeta
che negli ultimi anni sia stata risparmiata da eventi
meteorologici estremi. Molti territori, soprattutto aree
costiere e montane a pericolosità elevata, hanno vissuto uno sviluppo rapidissimo; gli interventi preventivi
e di tutela non riescono a tenere il passo, mentre i
mutamenti climatici accrescono il rischio in molte
regioni. L’industria delle assicurazioni si trova a
fronteggiare sfide considerevoli e deve tuttavia trovare risposte sotto forma di soluzioni di copertura
innovative.
Nella sua nuova collana Munich Re si confronta più
in dettaglio con i rischi naturali, in sempre più rapido
aumento. Le pubblicazioni Severe weather in North
America e Severe weather in Eastern Asia (ambedue
disponibili solo in inglese) affrontano approfonditamente i rischi meteorologici nelle rispettive aree.
Esperti di diversi reparti di Munich Re illustrano,
assieme ad altri autori di fama, i fondamenti fisici degli
eventi naturali pericolosi e spiegano come si generino
gli estremi meteorologi, ne analizzano le conseguenze
e descrivono come variabilità e mutamenti climatici
modifichino i rischi. Le due opere forniscono inoltre
suggerimenti su come prepararsi ad affrontare e gestire
gli eventi estremi. Le conoscenze acquisite sui rispettivi mercati assicurativi completano la trattazione.
I contenuti sono suddivisi in tre grandi aree tematiche:
pericolosità, rischio, assicurazione.
Innanzitutto vengono illustrati diversi fenomeni meteorologici con le relative implicazioni e tratteggiati
alcuni eventi dannosi di rilievo del passato. Vengono
inoltre tematizzati i metodi per la riduzione del rischio
nonché diverse questioni assicurative. La seconda
sezione tratta vari aspetti del rischio tra cui gli influssi
del clima. L’ultima parte si occupa dell’assicurazione
di rischi privati, commerciali e industriali nonché di
temi specifici di tecnica assicurativa.
L’intento principale delle pubblicazioni è promuovere
sinergie tra assicurati, scienziati, studiosi, enti governativi e mondo assicurativo. Tali sinergie dovrebbero
contribuire a migliorare la prevenzione e a ridurre le
conseguenze di eventi meteorologici eccezionali.
Tutti i soggetti coinvolti devono sviluppare una maggiore consapevolezza dei crescenti rischi nelle regioni
esposte e comprendere come ci si possa preparare al
meglio in previsione di possibili catastrofi naturali.
>> M
aggiori informazioni alla pagina:
www.munichre.com/en/weather-asia
www.munichre.com/en/weather-north-america
Munich Re Topics Geo 2013
5
IN PRIMO PIANO
Le Filippine devastate
da un violento tifone
In novembre il tifone probabilmente più violento
mai osservato sulla terraferma ha causato molte
vittime e gravissimi danni nel Sudest asiatico,
soprattutto nelle Filippine. I venti del supertifone Haiyan hanno ampiamente superato
i 300 km/h con raffiche fino a 380 km/h.
Doris Anwender e Eberhard Faust
Nove tempeste hanno fatto landfall sulle coste del
Pacifico occidentale lo scorso anno e quindi la stagione dei tifoni 2013 si è dimostrata decisamente
più vivace di quelle del periodo 2008–2012, in cui il
numero dei tifoni approdati sulla terraferma varia da
cinque a nove all’anno. Il più violento di questi fenomeni, e probabilmente il più forte ciclone tropicale
che sia mai stato registrato, ha colpito le Filippine il
7 novembre. Il super-tifone Haiyan, conosciuto nelle
Filippine come Yolanda, si è formato un centinaio di
chilometri a est di Pohnpei, l’isola principale della
Micronesia. La sera del 3 novembre la depressione
tropicale si è evoluta in tempesta e il giorno seguente
ha raggiunto il grado di tifone. Dalla prima serata del
5 novembre Haiyan ha preso rapidamente forza e
nel giro di 24 ore la velocità dei venti è aumentata di
almeno 80 km/h. Nello stesso lasso di tempo la
pressione al centro del tifone è diminuita da 970 a
905 hPa. Il 6 novembre Haiyan ha raggiunto la categoria 5 della scala Saffir-Simpson.
Un’onda di tempesta alta fino a
6 m ha colpito la costa orientale
dell’isola di Leyte, lasciandosi
alle spalle morte e distruzione.
Munich Re Topics Geo 2013
7
IN PRIMO PIANO
Temperatura marina superficiale
30 N
10 N
Temperature nel Pacifico nordoccidentale tropicale e subtropicale il 6 novembre: in prossimità
del punto in cui il tifone ha toccato terra la superficie del mare
misurava tra 28 e 29 °C.
0N
Fonte: NOAA/PMEL, Pacific
Marine Environmental Laboratory
20 N
100 E
120 E
140 E
160 E
180
160 W
Temperatura marina superficiale in °C:
30 29 28 27 26 25 24 23 22 21 20 18 16 14
50 N
Gradiente verticale di vento
45 N
Il 6 novembre la differenza di
velocità e direzione dei venti, il
cd. gradiente verticale di vento,
a 11 km e 1,5 km di quota in corrispondenza del tifone Haiyan era
relativamente bassa.
40 N
35 N
30 N
25 N
Gradiente verticale di vento
in nodi (1 kn = 1,852 km/h):
20 N
EQ
> 60
60–55
55–50
50–45
45–40
40–35
35–30
5S
traiettoria di Haiyan
15 N
10 N
5N
90 E
100 E
110 E
120 E
130 E
140 E
I tifoni acquisiscono dalla superficie calda dell’oceano
la loro energia, che si traduce in venti molto forti. Se la
tempesta cresce d’intensità, gli strati d’acqua più
freddi vengono tipicamente richiamati dalle profondità verso la superficie e, mescolandosi, limitano l’ulteriore aumento d’intensità. Il fatto che questo tifone
abbia acquistato potenza così rapidamente è dipeso
dalla presenza di uno strato d’acqua calda – oltre i
26 °C – inusitatamente alto sotto la superficie del
mare. La temperatura marina superficiale nell’area in
cui Haiyan si è intensificato si aggirava d’altra parte
intorno ai 28 °C e non era quindi insolitamente elevata. Presumibilmente il maggiore apporto all’enorme
forza del tifone è venuto dal modesto gradiente verticale di vento, ossia dalla differenza relativamente piccole di velocità e direzione dei venti in prossimità della
superficie dell’oceano e negli strati superiori. L’anello
estremamente simmetrico di nubi sovrastanti riconoscibile sulle immagini satellitari testimonia la forte
divergenza nella porzione superiore del tifone.
8
Munich Re Topics Geo 2013
150 E
160 E
170 E
180
30–25
25–20
20–15
15–10
10– 5
< 5
Fonte: U.S. Naval Research
­Laboratory, Marine Meteorology
Division Monterey, California
Nella prima serata del 7 novembre il tifone ha raggiunto la sua massima intensità sviluppando venti a
314 km/h (media su un minuto) e raffiche a 379 km/h
(Joint Typhoon Warning Center, JTWC). La pressione
minima al centro è scesa a valori tra 862 hPa (Japan
Meteorological Agency, JMA) e 884 hPa (JTWC). Alle
20:40 (UTC) Haiyan ha toccato la punta meridionale
dell’isola filippina di Samar nei pressi di Guiuan come
tifone di categoria 5. Il record di velocità delle raffiche
e di pressione al centro lo rendono probabilmente il
ciclone tropicale più forte mai osservato sulla terraferma.
Durante il passaggio sulle Filippine, Haiyan ha conservato la sua intensità, rimanendo così classificato
come ciclone tropicale di categoria 5 fino all’8 novembre. Il giorno seguente ha proseguito la sua corsa fino
a trovarsi a nord-ovest dell’isola filippina di Palawan,
nel Mar Cinese meridionale, e si è indebolito progressivamente a tifone di categoria 3. La tempesta ha
IN PRIMO PIANO
Onde violente hanno spinto a
terra diverse grandi navi, come
la Eva Jocelyn qui fotografata
500 m all’interno della costa sulle
macerie delle case di Tacloban
City, nella provincia di Leyte.
continuato a spostarsi in direzione nord-ovest, sconfinando sulla terraferma per l’ultima volta tra il 10 e l’11
novembre come tifone di categoria 1 nei pressi di Hai
Phong, nel Vietnam settentrionale.
L’ onda di tempesta ha causato i danni più gravi
Mentre in Cina, Vietnam e Taiwan Haiyan ha provocato solo danni modesti e 34 vittime, nelle Filippine
ha lasciato dietro di sé devastazioni enormi. Durante
il primo e il secondo approdo sulle isole di Samar e
Leyte si è formata un’onda di tempesta alta fino a 6 m
che si è addentrata nella terraferma per un chilometro. Nonostante l’altissima velocità del vento, la maggior parte delle distruzioni è stata causata proprio da
quest’onda. Haiyan inoltre ha provocato nella regione
persistenti precipitazioni: in vaste aree sono stati
registrati da 50 a 100 mm di cumulato. Le precipitazioni più forti si sono verificate a Surigao, con un
picco di 282 mm in 24 ore. Secondo stime del
satellite TRMM nelle Filippine centrali sono caduti
fino a 500 mm di pioggia dal 6 al 12 novembre.
Dal 70 all’80% degli edifici dell’isola di Leyte è stato
distrutto; i più colpiti erano i quartieri di Tacloban City
alle quote più basse. Quasi tutte le infrastrutture della
città e gli edifici dei terminal dell’aeroporto sono stati
rasi al suolo. La stessa sorte è toccata anche alla maggior parte dei 20.000 fabbricati danneggiati. Navi
sono state spiaggiate, automobili rovesciate e
ammucchiate, alberi sradicati. Le forti piogge hanno
causato smottamenti che hanno danneggiato sia abitazioni sia infrastrutture. Numerosi centri delle isole
di Samar e Leyte sono rimasti senza corrente elettrica
per circa un mese.
Munich Re Topics Geo 2013
9
IN PRIMO PIANO
IV-A
MINDORO
V
BICOL
REGION
IV-B
MIMAROPA
VIII
EASTERN
VISAYAS
MASBATE
SAMAR
Tacloban
Traiettoria
del tifone
Haiyan
PANAY
LEYTE
VII
CENTRAL
VISAYAS
CEBU
VI
WESTERN
VISAYAS
NEGROS
BOHOL
XIII
CARAGA
MINDANAO
Danni ai fabbricati provocati dal tifone Haiyan
Lungo la sua traiettoria il super-tifone Haiyan ha
toccato terra più volte nelle Filippine, lasciandosi
dietro una scia di distruzione. La cartina mostra
quante case sono state danneggiate nei rispettivi
distretti.
Case danneggiate
> 10.000
5.000–10.000
2.000–5.000
1.000–2.000
< 1.000
nessun dato
Fonte: Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari
umanitari (UN-OCHA), dati al 18 novembre 2013
10
Munich Re Topics Geo 2013
CAR
1,1 milione
di case
danneggiate
I
III
48%
danno
totale
52%
danno
parziale
33
12
1
1
< 1
142
379
IV-A
Manila
V
VIII
IV-B
Numero di case danneggiate
per regione (in migliaia)
VIII
VI
VII
IV-B
V
IV-A
XIII
X
II
505
VI
VII
IX
X
XIII
XI
XII
IN PRIMO PIANO
Secondo il National Disaster Risk Reduction and
Management Council (NDRRMC) il tifone ha causato
più di 6.000 vittime. Circa 27.000 persone sono rimaste ferite e quasi 1.700 risultano disperse. I senzatetto
sono più di 4 milioni. Circa 600.000 edifici sono stati
completamente distrutti e si stima che ulteriori
600.000 siano danneggiati. Nel complesso la catastrofe ha colpito ca. 17 milioni di persone.
Gli aiuti hanno raggiunto le aree più gravemente colpite con difficoltà. I gravi danni alle infrastrutture
pubbliche, le macerie e il fango che hanno invaso le
strade e i binari ferroviari nonché i mezzi di trasporto
gravemente danneggiati hanno ostacolato l’arrivo
delle organizzazioni di soccorso. La popolazione ha
subito non solo i blackout elettrici e il collasso delle
infrastrutture di comunicazione, ma anche e soprattutto la carenza di viveri, acqua potabile e medicinali.
Le condizioni degli edifici in parte distrutti sono peggiorate e in mancanza di ordine pubblico la popolazione disperata è giunta a compiere gesti estremi.
Situazioni di caos e violenza, tra cui anche attività criminose di carcerati fuggiti da Tacloban e altre zone,
hanno aggravato l’impatto della calamità naturale.
Voci di un collasso totale dell’ordine pubblico si sono
diffuse rapidamente.
Per questo motivo migliaia di abitanti hanno cercato
di farsi evacuare per via aerea dalle Filippine centrali
e soprattutto da Tacloban. Per ragioni di sicurezza
molte organizzazioni umanitarie hanno evitato l’area
attorno alla città e le Nazioni Unite hanno ritirato
parte dei loro collaboratori. Un corrispondente dell’emittente britannica BBC ha definito la zona come
«scenario di guerra». Nella lotta per la sopravvivenza
in uno stato di disperazione tangibile molte aree sono
state oggetto di saccheggi, azioni che hanno ulteriormente aggravato i danni materiali e la perdita di controllo sull’ordine pubblico. Le forze armate filippine
hanno fatto ingresso a Tacloban una settimana dopo il
passaggio di Haiyan per impedire i saccheggi e il caos
e ripristinare un minimo di calma e di ordine. Nel
complesso i danni diretti nelle Filippine sono stati
valutati in 9,7 mld US$, di cui non più del 7% ca.
ovvero 700 mln US$ sono assicurati, dal momento
che il mercato delle assicurazioni private non è ancora
molto sviluppato nel Paese.
Economia della catastrofe
La catastrofe causata dal tifone Haiyan è un ulteriore
esempio del meccanismo di aggravamento dei danni
che si innesca nel caso di grandi calamità e che è
stato notato per la prima volta dopo l’uragano Katrina.
Le grandi calamità come i forti cicloni tropicali possono provocare catastrofi secondarie, ad esempio
perché alcune aree restano inaccessibili per lungo
tempo a causa del collasso delle infrastrutture. Nelle
Filippine è accaduto inoltre che gran parte della popolazione, soprattutto giovani e lavoratori specializzati,
considerati il caos sociale e le voci sulla sospensione
della legalità e l’instaurazione dell’anarchia, si è riversata nelle città maggiori come Cebu e Manila, perciò
nelle zone interessate dalla catastrofe la ricostruzione
ha subito ulteriori rallentamenti.
Distribuzione degli approdi e dei danni da tifone
Danni normalizzati per anno
Numero di approdi
con forza di tifone
60 (mld US$)
55
16
50
45
14
40
35
12
30
25
10
20
15
8
10
5
6
0
1950
1960
1970
1980
1990
2000
2010
2020
Le barre rappresentano la serie temporale dei danni diretti da tifone normalizzati nell’Asia orientale dal 1980
suddivisi per Paese.
Asia sud-orientale
Filippine
Taiwan
Cina
Corea del Sud
Giappone
Approdi con forza di tifone
(curva livellata)
Approdi con forza di tifone
ipotizzati
Fonte: Munich Re, 2013. Dati sugli
approdi dei tifoni tratti da Weinkle, J.,
R. Maue e R. Pielke, Jr. (2012). «Historical global tropical cyclone landfalls».
Journal of Climate, 25, 4729–4735.
Munich Re Topics Geo 2013
11
IN PRIMO PIANO
Nelle Filippine le assicurazioni partecipano solo in
misura modesta al finanziamento privato del rischio,
quindi il mercato assicurativo privato è relativamente
piccolo. Invece di finanziare il rischio ex ante, le famiglie e le imprese private devono sostenere ex post
oneri finanziari enormi, con ripercussioni negative
sull’economia locale. I Paesi come le Filippine si rendono così dipendenti da aiuti esterni e programmi
statali di ricostruzione basati sul credito. Un’analisi
macroeconomica eseguita di recente mostra che
dopo una catastrofe i Paesi emergenti con mercati
assicurativi privati di dimensioni molto ridotte
rischiano l’immobilità economica e un elevato deficit
statale. L’opposto di quanto accade nei Paesi con
mercati assicurativi ben sviluppati, che sono in grado
di coprire con le proprie forze una parte dei costi del
disastro, contribuendo ad accelerare la ricostruzione
(vedi pagina seguente).
Intensificazione dell’attività dei tifoni maggiori
Oltre al grande numero di tifoni che hanno raggiunto
la terraferma, nel 2013 anche altri parametri indicano
una lieve intensificazione dell’attività ciclonica
rispetto agli anni precedenti. Nel Pacifico nord-occidentale nel 2013 sono stati registrati 16 tifoni (compresi quelli che non sono approdati sulla terraferma)
ovvero uno in più rispetto al massimo di 15 all’anno
dei 7 anni precedenti. La media storica (1965–2012)
è comunque di 16,3 tifoni e quindi non si può definire
il 2013 un anno particolarmente ricco di tali eventi
naturali. Se tuttavia si includono tutte le tempeste
nominate ma di intensità inferiore a tifone, il quadro
cambia: i 29 cicloni tropicali osservati non solo superano la media storica di 26,1 (1965–2012), ma rappresentano il valore più elevato dal 2004, anno in cui i
cicloni registrati furono 30. E anche tra i tifoni maggiori si rileva un incremento di attività; nel 2013 si
sono formati cinque super-tifoni (velocità minima
240 km/h) mentre la media di lungo periodo (1965–
2012) ne calcola solo 3,9.
Come si può leggere nella pubblicazione di Munich Re
Severe weather in Eastern Asia, nel bacino Pacifico
nord-occidentale vi sono segnali di un’oscillazione
multidecadale dell’attività dei tifoni, con corrispondente variabilità pluridecennale dei danni. Effettivamente i danni indicano che le fasi con un maggior
numero di tifoni che approdano sulla terraferma sono
chiaramente correlate con un aumento altrettanto
elevato dei danni da tifone non appena le cifre relative
a tali danni, disponibili a partire dal 1980, vengono
normalizzate al livello attuale dei valori esposti a
rischio.
12
Munich Re Topics Geo 2013
Nonostante la stagione 2013 abbia mostrato un’intensità leggermente più elevata delle precedenti, sulla
base di una sola annata non si può dedurre con buona
attendibilità che sia in atto un aumento dell’attività.
Per identificare con certezza un cambiamento nella
fase di oscillazione pluridecennale è necessario protrarre l’osservazione per circa altri cinque anni. La stagione dei tifoni 2013 potrebbe rivelarsi un primo
segnale dell’atteso trend ascendente se si considera
che cinque super-tifoni in una stagione occorrono
solo raramente in periodi di debole attività. Analizzando le fluttuazioni relative al numero di tifoni con
landfall osservati dal 1950 e ipotizzando un proseguimento di questa ciclicità (che non si deve necessariamente realizzare), risulterebbe uno scenario con un
nuovo picco relativo nel decennio 2020–2030.
In un tale scenario la maggior parte dei danni risulterebbe ubicata in Cina, Giappone, Corea del Sud e
Filippine. Fra tutti spiccherebbe la Cina a causa della
grande estensione delle coste e del rapido aumento
dell’esposizione negli ultimi decenni. Oltre all’incremento dei valori distruttibili dovuto allo sviluppo economico della regione, sarebbe quindi l’ipotizzata
ripresa della crescita dell’attività ciclonica a contribuire in misura decisiva al futuro aggravamento del
rischio nell’Asia orientale.
I NOSTRI ESPERTI:
La Dr. Doris Anwender è consulente in
rischi atmosferici nel settore Sottoscrizione aziendale/Gestione rischio
di accumulazione/Georischi. Le sue
competenze includono l’analisi del
rischio relativo ai cicloni tropicali.
[email protected]
Il Dr. Eberhard Faust è dirigente ed
esperto di rischi naturali nel settore
Ricerca georischi/Centro climatologico aziendale. Si occupa tra l’altro
di rischi correlati alle fluttuazioni
­climatiche naturali e ai mutamenti
­climatici.
[email protected]
IN PRIMO PIANO
Le assicurazioni contro le catastrofi naturali sono essenziali,
specialmente nei Paesi emergenti e in via di sviluppo
Le catastrofi naturali sono una grave minaccia per l’economia dei Paesi
­emergenti e in via di sviluppo e le assicurazioni possono tutelarne la crescita in
modo efficace, come evidenziato da ricerche che hanno analizzato l’andamento
dei danni negli ultimi decenni.
Hans-Jörg Beilharz, Benedikt Rauch e Christina Wallner
Dalla banca dati sulle catastrofi naturali NatCatSERVICE di Munich Re
emerge sulla base di cifre depurate
dall’inflazione una tendenza evidente: negli scorsi decenni i danni
diretti, sia economici che assicurati,
causati dalle catastrofi naturali sono
aumentati. Uno dei motivi principali
è la rapida crescita economica in
molti Paesi emergenti e in via di sviluppo, ma contribuiscono anche l’urbanizzazione di aree costiere e fluviali a forte rischio e la maggiore
frequenza di eventi meteorologici
estremi.
naturali che non i Paesi con più alto
reddito pro capite. Le nazioni più
povere mancano spesso dei mezzi
finanziari per la prevenzione e per gli
aiuti in caso di catastrofe. Lo tsunami
del dicembre 2004 nell’oceano
Indiano, che causò 220.000 vittime,
provocò da solo un danno economico
diretto di oltre 11 mld US$.
Ancora più onerosi il terremoto e lo
tsunami del 2010 in Cile, con un
danno complessivo di 30 mld US$
(pari al 14% del PIL) e l’alluvione del
2011 in Thailandia (43 mld US$, 12%
del PIL). Furono colpite 65 delle 77
province thailandesi e centinaia di
migliaia di abitazioni; grandi superfici agricole e importanti aree industriali vennero inondate.
Impatto economico delle catastrofi
naturali
Proprio i Paesi con un reddito pro
capite più basso devono normalmente superare danni economici più
gravi, in rapporto alla loro forza
economica, a seguito di catastrofi
Si devono inoltre aggiungere i danni
indiretti da catastrofe naturale, come
ritardi e interruzioni nella produ-
Lo tsunami frena l’economia delle Maldive
25 in %
20
15
Crescita e ricostruzione …
Fine 2004:
tsunami catastrofico
nell’oceano Indiano
+19,6%
+12,5%
10
5
0
–5
–8,7%
–10
–15
1999
2001
2003
Dopo lo tsunami di fine 2004
­l’economia nel 2005 è crollata.
Il recupero nel 2006 dovrebbe
essere legato anche agli effetti
della ricostruzione.
zione. Durante la fase più grave
dell’alluvione thailandese nel terzo
trimestre del 2011 il PIL nazionale
scese del 2,5% rispetto al trimestre
precedente. La Banca Mondiale
valuta inoltre che i danni indiretti
causati dai tifoni riducano la crescita
del PIL nelle Filippine dello 0,8%
annuo. Effetti negativi indiretti si
riscontrano anche su altre importanti
grandezze macroeconomiche come il
debito pubblico o il commercio con
l’estero. In Cile nel 2010, anno
segnato dai terremoti, l’indebitamento è cresciuto del 70% ca. mentre la bilancia commerciale è andata
a picco. Martin Melecky e Claudio
Raddatz, autori di un ampio studio
della Banca Mondiale datato 2011,
hanno dimostrato uno scostamento
dal trend statisticamente rilevante
del debito pubblico pro capite nei
Paesi emergenti dopo una «grande»
catastrofe naturale. Secondo lo studio, nell’arco di cinque anni si verifica
un aumento significativo dell’indebitamento di quasi il 30%.
2005
2007
2009
2011
Crescita reale del PIL in %
rispetto all’anno precedente
Fonte: IHS Global Insight
2013
Da più parti viene avanzata l’ipotesi
che le catastrofi naturali, al di là delle
tragiche conseguenze umanitarie,
possano influenzare positivamente
l’economia nazionale grazie alla ricostruzione, che funzionerebbe come
un programma congiunturale. Le
nuove installazioni produttive e infrastrutture sono di solito qualitativamente superiori rispetto ai valori
andati distrutti. Gli esempi effettivamente non mancano: nell’anno successivo alle inondazioni la Thailandia
ha conosciuto un forte rilancio economico. L’economia delle Maldive nel
Munich Re Topics Geo 2013
13
IN PRIMO PIANO
2005, un anno dopo lo tsunami, si era
contratta dell’8,7%, ma nel 2006 è
cresciuta di un impressionante
19,6%, a oggi il massimo incremento
da più di 20 anni. In ogni caso va considerato che una crescita superiore
alla media si deve almeno in parte al
confronto con il periodo precedente,
appesantito dalla catastrofe, e quindi
è lecito attendersi cifre più elevate.
… ma senza compensazione
Studi empirici mostrano che gli
effetti positivi indiretti sul benessere
non sono in grado di compensare i
danni indiretti considerati nella
media dei Paesi e delle catastrofi
naturali. Goetz von Peter et al. lo
hanno dimostrato nel 2012 con l’aiuto della banca dati sulle catastrofi
naturali NatCatSERVICE, relativamente alle «grandi» catastrofi naturali (eventi con più di 100 vittime o
più di 250 mln US$ di danni diretti
depurati dall’inflazione). I ricercatori
hanno riscontrato una riduzione statisticamente significativa del PIL di
quasi il 4% dopo cinque anni rispetto
all’andamento in assenza di catastrofe.
I Paesi emergenti e in via di sviluppo
devono fronteggiare mediamente
perdite complessive (dirette e indirette) molto maggiori in rapporto al
PIL rispetto alle ricche nazioni industrializzate.
I risultati di ricerche scientifiche confermano univocamente i tangibili
effetti positivi di un mercato assicurativo e finanziario in buona salute.
La disponibilità di una sufficiente
protezione assicurativa può limitare
gli esiti catastrofici dei fenomeni
naturali in almeno due modi. Il primo
è un effetto di prevenzione conseguente, ad esempio, alla definizione
delle condizioni contrattuali o alla
fornitura di informazioni. L’effetto di
prevenzione della copertura assicurativa si esplica soprattutto nella funzione di deterrenza dei premi che,
associando un prezzo al rischio da
assicurare, incrementano lo stimolo
ad adottare misure per minimizzare
il rischio e ridurre conseguentemente
il prezzo. Il secondo consiste nello
sgravio finanziario in tempi rapidi
fornito dalle assicurazioni con il
pagamento tempestivo degli indennizzi e quindi in una limitazione dei
danni indiretti, ad esempio perché si
rende possibile l’immediata ricostruzione delle fabbriche.
Analisi recenti dimostrano che tra
due Paesi con reddito pro capite
comparabile il più resiliente alle catastrofi naturali è quello che dispone di
una maggiore protezione assicurativa. Gli studi si concentrano su calamità naturali a partire da una certa
«gravità» o «dimensione» e nonostante la diversità dei metodi impiegati giungono alla stessa conclusione: l’assicurazione, indipendente­mente da altri fattori come benessere,
solidità delle istituzioni, omogeneità
sociale e così via, produce un effetto
positivo statisticamente dimostrabile; ciò non vale solo per le singole
persone o imprese assicurate, ma
anche per l’economia nazionale nel
suo complesso.
Allo stesso modo attraverso una più
elevata copertura assicurativa in
caso di catastrofe naturale si riducono non solo l’indebitamento statale e il deficit del commercio estero
ma anche gli effetti macroeconomici
in genere.
M. Melecky, C. Raddatz. 2011. «How Do Governments Respond
after Catastrophes? Natural-Disaster Shocks and the Fiscal
Stance». Policy Research Working Paper 5564, World Bank.
G. von Peter, S. von Dahlen, S. Saxena. 2012. «Unmitigated
­disasters? New evidence on the macroeconomic cost of
natural catastrophes». BIS Working Papers No 394, Bank for
International Settlements.
F. Englmaier, T. Stowasser. 2013. The Effect of Insurance Markets
on Countries’ Resilience to Disasters. Mimeo, Universität
Würzburg.
14
Munich Re Topics Geo 2013
Effetto: riduzione delle perdite
La presunzione che siano in particolare i Paesi emergenti a trarre vantaggio da una maggiore protezione
assicurativa si fonda soprattutto su
una ricerca di Englmaier e Stowasser
(2013), che Munich Re, Ricerca economica ha seguito da vicino.
Secondo le stime dei due autori gli
effetti di mitigazione delle perdite
emergono con particolare evidenza
nei Paesi con una penetrazione assicurativa di livello «medio», di cui
spesso fanno parte le nazioni emergenti, ma il vantaggio aggiuntivo
della tutela assicurativa nei Paesi in
via di sviluppo non va comunque trascurato. Un esempio è la forte riduzione del numero di morti che viene
presumibilmente conseguita con il
semplice inserimento di misure preventive obbligatorie nei contratti
assicurativi.
I nostri esperti:
Dr. Hans-Jörg Beilharz
[email protected]
Benedikt Rauch
[email protected]
Christina Wallner
[email protected]
Gli autori lavorano in Munich Re
nel reparto Ricerca economica
e si occupano, tra l’altro, degli effetti
economici delle catastrofi naturali.
RUBRICA
Il tifone Haiyan
Ancora una volta i Paesi
poveri sono i più colpiti
Prof. Dr. Dr. Peter Höppe, responsabile di Ricerca georischi/Centro climatologico aziendale di Munich Re
[email protected]
Con oltre 6.000 morti, il tifone
Haiyan è stato la catastrofe naturale
con il maggior numero di vittime del
2013. E ancora una volta è un Paese
in via di sviluppo, le Filippine, a registrare tale macabro record.
A livello mondiale l’83% delle 20.500
persone decedute in conseguenza di
catastrofi naturali viveva nei due
gruppi di Paesi con il reddito più
basso. Sebbene i danni materiali provocati da Haiyan (ca. 10 mld US$)
possano sembrare limitati a fronte
dei danni diretti per 125 mld US$
provocati nel 2005 negli Stati Uniti
dall’uragano Katrina, per l’economia
delle Filippine si è trattato di un duro
colpo. Sono stati distrutti valori pari
a ca. il 4% del prodotto interno lordo
(PIL); solo ca. il 7% dei danni era assicurato e potrà essere ripristinato
senza ulteriori oneri per la popolazione o le finanze statali. L’economia
delle Filippine ne risentirà ancora per
anni.
Le tempeste di grandine che hanno
imperversato sulla Germania nell’estate 2013 sono un esempio di segno
opposto. Benché rappresentino a
oggi l’evento grandinifero più grave
in termini di danni complessivi
(4,8 mld US$) a livello mondiale, per
l’economia della Germania non hanno
avuto conseguenze significative.
Quasi l’80% dei danni era assicurato
e la quota restante, pari a ca. un
miliardo di dollari, corrisponde
appena allo 0,03% del PIL tedesco.
Ma Paesi poveri e Paesi ricchi non si
differenziano solo per quanto duramente sono colpiti dalle catastrofi
naturali, ma anche per il livello di prevenzione dei danni che viene attivato.
I Paesi in via di sviluppo mancano
semplicemente dei mezzi per simili
misure e quindi sono sempre, relativamente parlando, più vulnerabili alle
catastrofi naturali rispetto ai Paesi
ricchi. Anzi, peggio: le onde di tempesta provocate da Haiyan si sono
dimostrate particolarmente distruttive perché non solo mancavano le
protezioni, come dighe e argini, ma in
molte località erano state disboscate
in grande stile anche le foreste di
mangrovie per installare al loro posto
allevamenti di gamberi in assenza di
altre fonti di reddito.
«Dato che non tutti i danni
­possono essere evitati, bisogna
concentrarsi maggiormente
sulle soluzioni assicurative.»
Molti Paesi ricchi hanno al contrario
ridotto negli ultimi decenni la loro
vulnerabilità nei confronti di inondazioni marine e fluviali con grandi
investimenti. Quale successo
abbiano avuto tali provvedimenti è
dimostrato dalla tempesta invernale
Xaver, la cui onda di tempesta ha
interessato Amburgo nel dicembre
2013. Benché l’acqua abbia superato
di quasi mezzo metro il livello della
grande catastrofe del 1962, questa
volta non si sono registrati danni
degni di nota. Sono dunque largamente ripagati i quasi 2 mld € spesi
complessivamente a partire dagli
anni Sessanta del secolo scorso per
le opere di difesa idraulica.
Come è possibile aiutare i Paesi più
poveri? Sarebbe innanzitutto importante fare più prevenzione in modo
da scongiurare che si verifichino dei
danni. Una gran parte degli aiuti allo
sviluppo dovrebbe essere impiegata
con questo obiettivo. Naturalmente
devono rivestire la massima priorità
le misure destinate a salvare vite
umane. Poiché non tutti i danni possono essere evitati con costi economicamente sostenibili, bisogna concentrarsi maggiormente sulle
soluzioni assicurative. I Paesi industrializzati potrebbero perlomeno
mettere a disposizione il capitale di
partenza per realizzare i sistemi
necessari. È dimostrato che le coperture assicurative di questo tipo producono effetti stabilizzanti poiché la
rapida erogazione degli indennizzi
dopo una catastrofe aiuta a evitare
i danni secondari. Un contributo alla
realizzazione di soluzioni assicurative potrebbe essere fornito a medio
termine anche dal Meccanismo internazionale di Varsavia, deliberato nel
dicembre 2013 dal vertice mondiale
sul clima, attraverso il quale sarebbe
possibile mettere a disposizione dei
Paesi in via di sviluppo mezzi finanziari e competenze specifiche affinché possano meglio fronteggiare i
crescenti danni derivanti dai sempre
più numerosi eventi meteorologici
estremi (loss and damage).
Ai Paesi industrializzati si chiede,
non da ultimo a causa della loro
responsabilità per i mutamenti climatici, di sostenere le misure di prevenzione e di risk management ex
post attraverso forme assicurative
per i Paesi poveri. Delle condizioni di
maggiore stabilità nei Paesi interessati dovrebbero comunque produrre
un tornaconto sul lungo periodo
anche per i Paesi donatori.
Munich Re Topics Geo 2013
15
ISTANTANEE DI CATASTROFI
Alluvioni in Europa
­centrale
Tra fine maggio e i primi di giugno 2013 intense e
­persistenti precipitazioni hanno causato alluvioni in
vaste aree dell’Europa centrale. Le inondazioni hanno
interessato in modo particolarmente pesante la
­Germania meridionale e orientale, ma sono state fortemente colpite anche la Repubblica Ceca e l’Austria.
Tobias Ellenrieder e Alfons Maier
Un mese di maggio particolarmente piovoso con
­precipitazioni molto superiori alla media sul lungo
periodo ha creato condizioni tali per cui l’acqua meteorica non è più stata assorbita dal terreno. In alcune
regioni si è registrato il valore di umidità del suolo più
alto da oltre 50 anni. In tutta la Germania la pioggia
ha raggiunto in maggio un cumulato complessivo pari
al 178% delle precipitazioni medie mensili pluriennali,
vale a dire il secondo valore più elevato dal 1881. A fine
mese una depressione in quota in lento spostamento
verso oriente ha convogliato insistentemente in un
ampio arco aria umida subtropicale dall’Europa sudorientale sopra l’Europa centrale. In presenza di una
forte corrente settentrionale queste masse d’aria hanno
originato intense precipitazioni sul versante settentrionale del Mittelgebirge e delle Alpi. Nell’arco di pochi
giorni sono caduti anche più di 400 mm di pioggia.
Dal momento che il terreno era già saturo le acque
meteoriche sono affluite direttamente nei corsi d’acqua.
I tributari sono così usciti dagli argini prima che si
formassero onde di piena nei grandi fiumi come il
Danubio e l’Elba. Mentre nella Germania sud-occidentale Neckar, Mosella e Reno hanno provocato inondazioni circoscritte, le autorità in alcune zone della Baviera
meridionale e dell’Austria hanno dichiarato lo stato di
allerta catastrofe. La città di Rosenheim nell’Alta
Baviera, alla confluenza tra Mangfall e Inn, è stata
parzialmente evacuata dopo il cedimento di un argine.
Il quartiere di Fischerdorf sul Danubio
nel comune di Deggendorf, una delle
località più duramente colpite, è stato
totalmente sommerso dalle acque dopo
il cedimento di un argine.
Munich Re Topics Geo 2013
17
ISTANTANEE DI CATASTROFI
Valori estremi di umidità del suolo il 26 maggio 2013
Kiel
Amburgo
Schwerin
Tra Ratisbona e Passavia migliaia di case sono state
inondate mentre gli abitanti di Deggendorf e dintorni
hanno dovuto fronteggiare pesanti allagamenti. A
Passavia, dove confluiscono Danubio, Inn e Ilz, l’idrometro ha segnato 12,89 m. L’ultima volta che si era
raggiunto un livello così alto risaliva al 1501. Gran
parte del centro storico è stato allagato.
Brema
Hannover
Potsdam
Magdeburgo
Düsseldorf
Erfurt
Wiesbaden
Magonza
Saarbrücken
Stoccarda
Monaco di
Baviera
superato il valore più alto di umidità del suolo
superato il secondo valore più alto di umidità del suolo
superato il terzo valore più alto di umidità del suolo
nessun valore massimo superato
Fonte: Deutscher Wetterdienst/Agrarmeteorologie
18
Munich Re Topics Geo 2013
Fortemente interessata anche la Germania orientale,
soprattutto i Land di Sassonia, Sassonia-Anhalt e
Turingia. Città e paesi, come Zwickau e Chemnitz,
sono stati invasi dalle acque di piccoli fiumi. A Meißen
nella notte fra il 3 e il 4 giugno l’Elba ha superato le
barriere antiesondazione. A Dresda il fiume ha raggiunto un livello idrometrico di 8,75 m, corrispondente
a una portata defluente di 4.370 m3/s, ma non ha
eguagliato i valori record dell’agosto 2002 (pari
rispettivamente a 9,40 m e 4.500 m3/s). I miglioramenti nelle opere di difesa idraulica hanno consentito
stavolta al centro storico di Dresda di essere in gran
parte risparmiato, ma l’assenza di esondazioni e rotture di argini, al contrario del 2002, ha provocato un
innalzamento dell’onda di piena a valle. Molti idrometri in Sassonia-Anhalt hanno registrato livelli più alti
rispetto al 2002 e a Magdeburgo l’Elba ha segnato un
nuovo record: 7,48 m.
ISTANTANEE DI CATASTROFI
Altezze di precipitazione in Europa centrale dal
27 maggio al 2 giugno
Nonostante le violente precipitazioni, in Svizzera gli
eventi di piena hanno avuto carattere locale e sono
stati di bassa entità. Le opere di difesa approntate
dopo i fenomeni del 2005 e 2007 hanno senz’altro
impedito peggiori conseguenze. Sporadicamente si
è verificato il distacco di frane di disgregazione.
Anche in Austria, soprattutto in Tirolo e nel Salisburghese, si sono avute esondazioni e frane circoscritte,
ma i maggiori corsi d’acqua come l’Inn hanno comunque raggiunto livelli idrometrici molto alti. Nell’Austria
Superiore e Inferiore il Danubio ha inondato numerose
aree; l’onda di piena proveniente da Passavia ha investito Schärding, Melk e Linz. Gli idrometri hanno
segnato livelli con un tempo di ritorno atteso di 100
anni. A Vienna le acque sono state in parte deviate
nello scolmatore «Neue Donau», per cui gli allagamenti sono rimasti circoscritti a poche strade.
0–10 mm
10–50 mm
50–90 mm
90–130 mm
130–170 mm
170–210 mm
> 210 mm
Nella Repubblica Ceca le inondazioni hanno interessato soprattutto le regioni occidentali. Sono state
messe in allerta alluvione 400 città e almeno 11 persone hanno perso la vita. A Praga la Moldava ha raggiunto un livello critico. La portata defluente, pari a
3.000 m3/s, è risultata tuttavia inferiore a quella della
catastrofica piena del 2002 (5.000 m3/s). Sul corso
dell’Elba è stata parzialmente allagata la città industriale di Ústí nad Labem.
Fonte: Deutscher Wetterdienst/Agrarmeteorologie
Munich Re Topics Geo 2013
19
ISTANTANEE DI CATASTROFI
Non esistono spiegazioni semplici
Dopo un’alluvione si lanciano spesso sulla stampa in
gran fretta attribuzioni di responsabilità e proposte
di soluzione semplicistiche. L’effetto dei fattori d’in­
fluenza e delle misure d’emergenza viene generaliz­
zato e normalmente sopravvalutato. La gestione delle
piene è questione complessa che deve essere ade­
guata volta per volta alla situazione poiché un certo
intervento può essere molto efficace in un caso, ma
del tutto inutile in un altro. Di seguito tre congetture
particolarmente diffuse alla verifica dei fatti.
1. Errata valutazione
2. Errata valutazione
I grandi eventi di piena vengono causati sostanzial­
mente dalla sigillatura del suolo nell’ambito della
costruzione di strade e insediamenti.
L’arretramento degli argini e una sistemazione dei
corsi d’acqua conforme alla natura impediscono le
piene, mentre i fiumi canalizzati le favoriscono.
Terreni
sigillati
Piogge
forti e
persistenti
Affluente
­rettilineizzato
Onda di piena
fiume principale
Argine
Onda di piena
affluente
Terreni saturi
di pioggia
Golene (ritenuta
incontrollata delle acque)
1. Fatti
2. Fatti
La sigillatura del suolo non riveste pressoché alcun ruolo
negli eventi di grande portata. Il potere assorbente del terreno
si esaurisce presto dopo copiose precipitazioni e così la piog­
gia, anche in presenza di superfici naturali, defluisce diretta­
mente nei corsi d’acqua. In caso di precipitazioni intense di
breve durata in piccole aree urbanizzate la sigillatura del ter­
reno riveste spesso invece un ruolo determinante.
La rinaturazione può essere d’aiuto, ma in caso di piene estreme
ha effetti solo parziali. L’obiettivo principale nella gestione delle
piene è l’abbattimento del picco di piena. Nel caso di uno strari­
pamento incontrollato le golene spesso si riempono già all’inizio
dell’evento di piena e quindi non sono più disponibili quando la
situazione si fa più critica. Il rallentamento del picco favorisce
tuttavia le misure di difesa.
Il picco di piena del fiume principale e quello degli affluenti non
dovrebbero coincidere. È un evento che può però sempre verifi­
carsi indifferentemente dal fatto che il corso d’acqua sia canaliz­
zato o scorra nell’alveo naturale, dato che in questo caso riveste
un ruolo anche la traiettoria delle precipitazioni.
Attraverso interventi di
gestione delle piene si può
modificare l’andamento
temporale di un’onda di
piena. È determinante che
l’altezza di picco sia la più
ridotta possibile.
Legenda:
20
1. Sigillatura del terreno
onda di piena originaria
Munich Re Topics Geo 2013
2. Ritenuta ­incontrollata (golene)
onda di piena modificata
3. Ritenuta controllata (casse di
espansione, serbatoi di laminazione)
trasposizione del volume di deflusso dovuta al fattore d’influenza
ISTANTANEE DI CATASTROFI
In Polonia le inondazioni hanno interessato il Sud­­
ovest del Paese, ma solo le zone rurali hanno subito
evacuazioni. Anche in Slovacchia i danni sono stati
limitati, sebbene il Danubio a Bratislava abbia stabi­
lito un record di portata con 10.530 m3/s. Dopo la Slo­
vacchia l’onda di piena ha toccato infine l’Ungheria,
inondando località come Györ e Esztergom. Il 9 giu­
gno a Budapest si è raggiunto un picco idrometrico di
8,91 m, vale a dire 30 cm in più del precedente record
del 2006 e 40 cm in più del 2002. Ciò nonostante i
danni sono stati moderati. Le opere di difesa sul
Danubio sono progettate per un livello idrometrico di
9,30 m. Semmai ci sono stati allagamenti locali in
seguito alla risalita delle acque sotterranee e al rigur­
gito delle fognature.
3. Errata valutazione
Le aree inondabili «artificiali» distruggono il paesag­
gio fluviale e pregiudicano lo sfruttamento agricolo
del territorio.
Confronto con eventi precedenti
Opera
di presa
Cassa di espansione
(ritenuta controllata
delle acque)
Opera di
­scarico
Argine
Argine
Dopo le piene del 1954 e del 2002, quella del 2013 è il
terzo evento per gravità negli ultimi 60 anni che ha
interessato i bacini di Danubio ed Elba. A un’analisi
più approfondita si evidenziano però delle differenze:
in confronto ai due eventi precedenti il Danubio ha
registrato ad esempio portate più alte. Nel 2002 l’onda
di piena fu alimentata soprattutto dagli affluenti del
corso superiore (Iller e Lech), mentre nel 1954 erano
stati i tributari a oriente (Isar, Inn, Naab) ad apportare
grandi masse d’acqua; nel 2013 quasi tutti gli immis­
sari del Danubio hanno concorso al verificarsi del
fenomeno. Anche più a valle, in Austria, Slovacchia
e Ungheria i livelli idrometrici sono stati nettamente
superiori al 2002, ma questa volta molti affluenti sono
stati in gran parte risparmiati dalla piena.
L’innalzamento dell’Elba, originatosi in Repubblica
Ceca, è stato inferiore al 2002, ma nel 2013 ha inte­
ressato anche il bacino della Saale. Il sovrapporsi
delle onde di piena di Elba, Mulde e Saale ha prodotto
un ingrossamento sensibilmente maggiore di quello
del 2002 a valle della confluenza con la Saale.
Impatto e danni
3. Fatti
La ritenuta controllata delle acque in serbatoi di laminazione
o in casse di espansione è il metodo più efficiente per influire
su un’onda di piena. Richiede una previsione affidabile. La
ritenuta avviene in modo che il volume utile sia utilizzato al
meglio per abbattere il picco di piena. Le casse di espansione,
progettate per proteggere dai grandi eventi di piena, possono
essere coltivate (prativo) e vengono allagate solo di rado (p. es.
in media ogni 20 anni). Se in tali occasioni vengono pagati
anche degli indennizzi, ne traggono vantaggio tutti gli inte­
ressati.
Da un punto di vista idrologico intensità ed esten­
sione della piena in Germania hanno superato netta­
mente i due precedenti eventi del 1954 e 2002,
secondo il Center for Disaster Management and Risk
Reduction Technology (CEDIM). Quasi il 50% della
rete fluviale tedesca era in piena con portate aventi
tempo di ritorno superiore a cinque anni.
Fonte: Munich Re
Munich Re Topics Geo 2013
21
ISTANTANEE DI CATASTROFI
Intensità della piena nei corsi d’acqua dell’Europa centrale
L’intensità di una piena è data
dall’altezza e/o dal tempo di
ritorno del picco di piena nonché
dalla durata dell’evento.
non interessato dall’evento
piena moderata
piena grave
piena molto grave
piena estrema
Fonte: CEDIM, Munich Re
Germany
Czech Republic
Slovakia
Austria
Hungary
Le inondazioni hanno causato in Europa centrale un
danno economico complessivo di 11,7 mld €, di cui 10
solo in Germania. Venticinque persone hanno perso
la vita. L’esito è stato comunque meno tragico rispetto
al 2002, quando si contarono 39 vittime e danni per
17 mld € (in valori originali non depurati dell’inflazione), circostanza che è in parte conseguenza delle
differenze tra i due eventi di piena. L’inferiore intensità delle precipitazioni nel bacino imbrifero dell’Elba
ha causato meno inondazioni improvvise e quindi
minori danni alle infrastrutture come l’erosione di
strade e vie ferrate. A ciò si è aggiunto un miglioramento delle difese idrauliche con argini rinforzati
o di nuova costruzione. A Praga, Dresda, Bratislava
e Budapest le masse d’acqua sono state trattenute
dalle barriere mobili antiesondazione.
I danni assicurati ammontano a ca. 2,4 mld €, di cui
1,8 mld riguardano la Germania, 235 mln l’Austria e
300 mln la Repubblica Ceca. In Svizzera si ipotizzano
45 mln CHF, negli altri Paesi colpiti circa 3,5 mln €.
Anche i danni assicurati sono quindi inferiori a quelli
del 2002. Repubblica Ceca e Austria hanno tratto
vantaggio dalla minore superficie di territorio allagato
e, soprattutto la prima, dal fatto che le nuove polizze
introdotte dopo il 2002 con limiti di indennizzo più
bassi hanno ridotto l’ammontare dei singoli sinistri.
22
Munich Re Topics Geo 2013
Sebbene i danni assicurati in Germania, pari a 1,8 mld €,
abbiano sfiorato i livelli del 2002, nel 2013 l’onere per
l’industria assicurativa in valori assoluti, depurati
dall’inflazione, è stato minore. Oltre alle differenze tra
gli eventi del 2002 e del 2013, dovrebbero aver contribuito a tale esito anche i miglioramenti nelle misure
di prevenzione delle piene e di riduzione dei danni.
L’importanza di trarre insegnamento dagli eventi del
passato si evidenzia nel risk management della
società di gestione delle acque di Dresda, dove dopo
il 2002 sono stati attuati cambiamenti di ordine
costruttivo, tecnico e organizzativo. Grazie alla rapida
costituzione di un’unità di crisi, alla stretta comunicazione tra tutti gli interessati e alla migliore protezione
degli impianti dalle piene (sistemi antigalleggiamento, messa in sicurezza dell’alimentazione elettrica), i danni del 2013 sono ammontati ad appena un
quarto di quelli del 2002. L’interruzione d’esercizio in
una centrale idroelettrica è stata ridotta da 160 giorni
nel 2002 a 18 giorni nel 2013.
Anche le società di gestione degli immobili residenziali erano meglio preparate in previsione di una
piena. Ad esempio, dopo i gravi danni ai garage sotterranei e ai sistemi elettrici nel 2002, i proprietari di
tre stabili in locazione hanno sviluppato ad esempio
un piano di emergenza, la cui attuazione ha permesso
stavolta, a parità di gravità del fenomeno, di ridurre i
danni del 50%.
ISTANTANEE DI CATASTROFI
Anche se le assicurazioni contro le calamità naturali,
che coprono i danni da inondazione, alluvione e allagamento, sono oggi molto più diffuse in Germania
rispetto al 2002, l’indice di penetrazione medio nazionale non supera tuttora il 33%, con notevoli differenze
regionali. Mentre in Sassonia, Sassonia-Anhalt e
Turingia circa il 40% dei proprietari di immobili possiede una polizza contro i danni da inondazione, la
percentuale in Baviera scende al 21% e in Bassa Sassonia addirittura al 13%. Buona parte dei danni è
quindi ricaduta sugli stessi interessati o sulla comunità attraverso i programmi di aiuti pubblici, situazione che ha riacceso il dibattito sulla necessità di
introdurre un’assicurazione obbligatoria contro le
calamità naturali.
Potenziali di danno e prevenzione
La strategia più sicura per evitare danni da piena è
prima di tutto non costruire in aree a rischio. Dove
questo è già accaduto, la mitigazione del rischio può
essere articolata su tre distinti livelli: deviazione
dell’acqua su superfici alluvionabili, in casse di espansione o serbatoi di laminazione; protezione dei beni
(sistemi antirigurgito, sigillatura di porte e finestre)
e inondazione controllata (allagamento dell’edificio).
Molti danni si verificano in zone con pericolosità elevata. In questi casi le mappe del rischio di piena contribuiscono a incrementare la consapevolezza del
rischio stesso. Durante la ricostruzione a seguito di un
evento dannoso sarà necessario inoltre porre maggiore attenzione sulle misure di protezione.
Si è confermata l’utilità della predisposizione di un cd.
piano di allarme, che consente un’adeguata preparazione e l’integrazione di singole misure in una pianificazione complessiva. Parallelamente è necessario che
vengano eseguite regolarmente esercitazioni e verifiche delle misure adottate.
Un’ulteriore opzione per prevenire e ridurre i danni è
l’adozione di modifiche di tipo costruttivo e tecnico. Si
potrebbe ad esempio collocare gli impianti tecnologici domestici in locali non raggiungibili dall’allagamento, rendere le finiture interne resistenti all’acqua e
migliorare la tenuta dei serramenti. Proprio nelle aree
più a rischio la prestazione della garanzia assicurativa
dovrebbe andare di pari passo con l’adozione di adeguate misure preventive. L’industria assicurativa con
il suo know-how è l’interlocutore ideale per dare
risposta alle questioni sulla riduzione del rischio di
danno da piena.
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Tobias Ellenrieder è consulente senior
in rischi idrogeologici nel settore
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sviluppare e testare modelli di piena
e di stimare i danni dopo grandi eventi
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senior nel settore HSB Controllo
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compagnie assicurative e società
industriali.
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Munich Re Topics Geo 2013
23
ISTANTANEE DI CATASTROFI
2013: un anno di inondazioni
Non solo vaste aree dell’Europa centrale sono state sommerse dall’acqua,
anche in molte altre parti del mondo si sono verificate gravi inondazioni.
Di rado questa tipologia di rischio naturale ha dominato le statistiche
come nel 2013.
Wolfgang Kron
Lo scorso anno si sono registrate praticamente tutte
le tipologie e cause di inondazione possibili e immaginabili: alluvioni improvvise a carattere locale, intense
precipitazioni per giorni e giorni in regioni montuose,
piogge associate allo scioglimento delle nevi, esondazioni di fiumi su vaste aree e di lunga durata, onde di
tempesta altamente distruttive in concomitanza di
cicloni tropicali. Di seguito vi presentiamo una selezione degli eventi più significativi.
Gennaio: Australia e Indonesia
L’anno è iniziato, com’è quasi consuetudine, con inondazioni in Queensland (Australia) e a Giava. Mentre
lo Stato australiano ne è uscito con esiti un po’ meno
tragici che negli anni scorsi, la regione attorno a Giacarta è stata colpita da precipitazioni piovose stagionali di insolita violenza. I fiumi esondati e una rotta
arginale molto estesa hanno causato danni nell’ordine
di 3 mld US$, per ca. il 10% assicurati. Oltre 100.000
case sono state danneggiate o distrutte, 47 persone
hanno perso la vita.
Giugno: Uttarakhand (India)
Ogni anno a maggio i pellegrini indù si mettono in
viaggio attraverso le valli dell’Himalaya verso lo Stato
di Uttarakhand, nel Nord dell’India per visitare i luoghi
sacri come la città-tempio di Kedarnath. Nel mese di
giugno oltre 100.000 persone erano in movimento e
sono state colte di sorpresa dalle più violente precipitazioni monsoniche da 80 anni a questa parte. La precocità e repentinità con cui si è verificato il fenomeno
hanno fortemente aggravato la situazione. Ha piovuto
a dirotto per 50 ore e localmente sono caduti oltre
500 mm di pioggia. Le masse d’acqua hanno trasformato le anguste valli in fiumi impetuosi, causando lo
smottamento di pendii e inghiottendo strade, ponti,
edifici e con loro centinaia di persone. Decine di
migliaia di pellegrini sono rimasti bloccati per giorni
alla mercé di umidità e freddo, tra torrenti di montagna divenuti minacciosi, tormentati dal gelo e dalla
fame. A causa delle avverse condizioni meteorologiche nemmeno gli elicotteri potevano operare, tanto
che i superstiti sono stati salvati solo dopo giorni.
24
Munich Re Topics Geo 2013
Pellegrini bloccati nel Uttarakhand
attendono i soccorsi.
Alcuni hanno parlato di uno «tsunami himalayano»,
ma la catastrofe va imputata anche alla costruzione
sconsiderata o abusiva di strade e insediamenti.
I morti sono più di 5.500, un dato che fa di questo terribile evento la seconda peggiore catastrofe naturale
del 2013 per numero di vittime dopo il tifone Haiyan.
Giugno/luglio: Alberta e Ontario (Canada)
Tre giorni di piogge forti e ininterrotte a metà giugno
hanno causato la più grave inondazione nella storia
della provincia dell’Alberta, nel Canada occidentale.
I fiumi sono esondati spazzando via strade e ponti,
allagando case e trasformando in fiumane brunastre
le vie di comunicazione. L’inondazione è stata favorita
dall’elevata umidità del suolo all’inizio delle precipitazioni. Era già in pieno svolgimento infatti lo scioglimento delle nevi e vi erano ancora notevoli quantità di
neve residua. La caduta di pioggia sulla neve è un
fenomeno raro in Alberta e ha portato a un fulmineo
ingrossamento dei corsi d’acqua. La portata del Bow
River è aumentata di 10 volte in brevissimo tempo,
con effetti disastrosi nel sud della provincia per la
città di Medicine Hat e per la metropoli di Calgary, che
conta oltre un milione di abitanti. Nel centro di
quest’ultima, all’interno dello stadio di hockey su
ghiaccio Saddledome e sulla celebre arena di rodeo
Calgary Stampede ristagnavano metri d’acqua; lo zoo
è stato parzialmente evacuato. I danni hanno sfiorato
ISTANTANEE DI CATASTROFI
i 6 mld US$, di cui solamente 1,6 assicurati. Si è trattato dunque della catastrofe naturale a tutt’oggi più
onerosa per il Canada. Solo due settimane dopo si
sono verificate altre inondazioni, questa volta a
Toronto e in aree limitrofe: un forte temporale con
alluvioni improvvise (cd. flash floods) ha causato
danni complessivi per 1,6 mld US$ e danni assicurati
per quasi un miliardo.
Agosto/settembre: Russia e Cina nord-orientale
La metropoli siberiana di Chabarovsk, nella Russia
orientale sorge sulle sponde dell’Amur, il fiume che
segna il confine con la Cina, dove viene chiamato
Heilongjiang. A seguito delle peggiori inondazioni da
decenni la città è stata per giorni protagonista della
cronaca. Le alluvioni non hanno interessato solo la
Siberia, ma si sono estese su tutto il Nordest della
Cina, dove i danni sono stati di entità addirittura maggiore. Nei bacini dei fiumi Liao e Songhua e dei relativi affluenti è stata colpita soprattutto l’agricoltura.
Dei ca. 4 mld US$ di danni complessivi, un miliardo
ha riguardato la Russia e tre la Cina. Se si eccettuano
i 400 mln US$ di danni agricoli, in ambedue i Paesi la
quota assicurata era minima.
Settembre: Colorado (Stati Uniti)
Un’area di bassa pressione quasi stazionaria sulle
Great Plains ha convogliato per un’intera settimana
aria umida da sud in una sorta di corridoio in direzione delle Montagne Rocciose. Sulle pendici delle
montagne la pioggia persistente ha superato in
alcune zone i 500 mm di altezza. Le masse d’acqua si
sono riversate a valle attraverso le gole, scavandosi
talora nuovi solchi d’impluvio e andando spesso a
investire direttamente zone abitate. Presto la piena ha
raggiunto la pianura, inondando grandi superfici agricole, soprattutto lungo il South Platte River; più di
100.000 l di idrocarburi hanno inquinato l’acqua in
seguito all’allagamento di svariati depositi petroliferi.
In 17 contee lungo una fascia di territorio di ca. 300
km le autorità hanno richiesto lo stato di emergenza.
I danni complessivi si aggirano intorno a 1,5 mld US$.
Verrà a costare quasi mezzo miliardo la riparazione
dei 120 ponti e degli 800 km di strade gravemente
compromessi. La cifra restante riguarda le quasi
20.000 case danneggiate o distrutte, nonché edifici
pubblici e commerciali, case mobili e altri veicoli.
155 mln US$ erano assicurati con coperture private e
appena 10 mln attraverso il National Flood Insurance
Program. Nove persone hanno perso la vita.
Case mobili trascinate via
­dall’inondazione
colpiti sono stati i centri turistici di Acapulco e
Culiacán sul Pacifico e lo Stato di Veracruz nel Golfo
del Messico. Decine di migliaia di persone sono rimaste per giorni bloccate ad Acapulco, dove le strade di
accesso erano impraticabili a causa di erosioni e
smottamenti, e gli aeroporti erano in parte inondati.
13.500 abitazioni sono state allagate, 157 persone
hanno perso la vita, molte di loro travolte da frane.
I danni assicurati hanno sfiorato il miliardo di dollari,
ovvero circa un sesto del danno totale.
Novembre: Sardegna (Italia)
Un fronte di tempesta insolitamente violento (Cleopatra) ha investito la Sardegna il 19 novembre; nel giro
di poche ore sono caduti oltre 300 mm di pioggia, che
hanno trasformato torrenti, fossati e strade in corsi
impetuosi, travolgendo automobili e case e allagando
cantine. Sedici persone sono morte per le inondazioni
improvvise.
Dicembre: onda di tempesta sul Mare del Nord
La buona notizia è che i danni sono stati pressoché
assenti, benché la depressione ciclonica Xaver abbia
scatenato a inizio dicembre una pesante onda di tempesta sulle coste tedesche del Mare del Nord. E ciò
nonostante il massimo livello idrometrico misurato ad
Amburgo abbia superato di 39 cm quello della catastrofe del 1962, il secondo valore più alto dall’inizio
delle rilevazioni. Le opere di difesa idraulica, progressivamente migliorate nel corso degli ultimi 60 anni,
hanno evitato il peggio e si sono così ripagate nel vero
senso della parola.
Settembre: coste del Pacifico e Golfo del Messico
Al contrario degli Stati Uniti il Messico non è stato
risparmiato dai cicloni tropicali nel 2013. In settembre
due uragani – Ingrid dall’Atlantico e Manuel dal Pacifico – hanno stretto il Paese in una morsa di vento e
pioggia. Nel giro di 10 giorni su quasi tutte le aree
costiere sono caduti fino a 1.000 mm di pioggia. I più
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Munich Re Topics Geo 2013
25
ISTANTANEE DI CATASTROFI
Danni record da grandine
Chicchi di ghiaccio più grandi di palle da golf hanno causato gravi
danni tra fine luglio e inizio agosto 2013 in diverse regioni tedesche.
Facciate scorticate, vetrate frantumate e auto ammaccate sono
costate agli assicuratori nell’intera stagione 4 mld €, secondo i dati
dell’Associazione tedesca delle imprese assicuratrici GDV un valore
mai raggiunto finora.
I differenti colori dei pannelli di copertura,
con cui sono stati messi provvisoriamente
in sicurezza i tetti di tegole distrutti, hanno
conferito un’immagine insolitamente vario­pinta alle località nell’area di TubingaReutlingen. In alcune zone è stato colpito
il 90% degli edifici.
26
Munich Re Topics Geo 2013
ISTANTANEE DI CATASTROFI
Peter Miesen e Alfons Maier
I temporali grandinigeni sono ben localizzabili nel
tempo e nello spazio quando si tratta di eventi con
una grandezza dei chicchi di più di 4 cm. A partire da
questa dimensione possono verificarsi danni agli edifici, come accaduto il 27 luglio in Renania Settentrionale-Vestfalia e in Bassa Sassonia. In questo caso
sono state interessate soprattutto aree su una fascia
di territorio a nord-est della Ruhr fino a Wolfsburg,
con chicchi fino a 8 cm. Il 28 luglio sono cadute sfere
ghiacciate che misuravano fino 10 cm di diametro
soprattutto in Baden-Württemberg, lungo una linea
che va da Villingen-Schwenningen a Schwäbisch
Hall. Il 6 agosto sono stati investiti da tempeste di
grandine, oltre al Baden-Württemberg, anche Sassonia e Baviera. In quei giorni a Undingen, località nel
Giura Svevo, è stato rinvenuto un «chicco» di grandine con un diametro di 14 cm, una dimensione mai
riscontrata prima in Germania. Il record a livello mondiale è detenuto da una palla di ghiaccio raccolta a
Vivian, in South Dakota (Stati Uniti) il 23 luglio 2010,
il cui diametro si aggirava sui 20 cm.
Hamburg
Berlin
Hannover
Wolfsburg
Düsseldorf
Frankfurt am Main
Stuttgart
Reutlingen
München
Condizioni meteorologiche ideali per i temporali
L’ondata di maltempo è da ricondursi a una persistente saccatura sull’Atlantico orientale che ha determinato la situazione meteorologica sull’Europa occidentale alla fine del mese di luglio. Si sono così creati
i presupposti ideali per la formazione di violenti temporali, senza che uno specifico evento si potesse
associare a una particolare area di bassa pressione.
Inoltre il 27 luglio alcune piccole instabilità instauratesi nel flusso principale caldo-umido di provenienza
sud-occidentale hanno determinato la formazione di
vari sistemi convettivi a mesoscala (MCS). In questi
sistemi erano comprese delle supercelle (mesocicloni) che hanno generato intense precipitazioni, venti
di caduta e grandinate.
L’MCS del 27 luglio ha interessato la Germania occidentale causando danni da grandine al nord. La linea
di groppo con la supercella che ha investito il BadenWürttemberg nel pomeriggio del 28 luglio si è formata, come spesso avviene, davanti al fronte vero e
proprio (fronte freddo della depressione Andreas)
lungo una cosiddetta linea di convergenza. L’evento
del 6 agosto assomiglia nella sua genesi ai temporali
di fine luglio per la presenza della saccatura.
Danni elevati in un’area densamente abitata
Secondo i dati della GDV, nel complesso le violente
tempeste di grandine del 2013 hanno provocato danni
per oltre 4 mld €, dei quali ca. 1 mld ha interessato
l’assicurazione auto, mentre quasi un milione di sinistri ad abitazioni e imprese e alle loro dotazioni ha
pesato sugli assicuratori property per un totale di
3,1 mld €. L’elevata entità dei danni è stata favorita da
due fattori: l’inusitata grandezza dei chicchi di grandine e la densità abitativa nelle aree in cui sono transitate le tempeste.
Temporali in Germania il 27 e 28 luglio e il 6 agosto
Grandinate con chicchi di
­diametro superiore a 4 cm nei
giorni 27/28 luglio e 6 agosto
Fonte: Munich Re, sulla base di
dati di ESSL
4–5 cm
5–6 cm
6–7 cm
7–8 cm
8–12 cm
27 luglio 2013
28 luglio 2013
6 agosto 2013
Il quadro tipico dei danni agli edifici, soprattutto se
di costruzione meno recente, presentava tegole spezzate o perforate attraverso le quali l’acqua piovana
si è infiltrata nella costruzione. Questa situazione
si è rivelata particolarmente disastrosa in BadenWürttemberg quando il 29 luglio, un giorno dopo la
violenta grandinata, è transitata un’estesa area di
pioggia. La stazione meteorologica di StoccardaEchterdingen ha registrato 30 mm di cumulato sulle
24 ore, vale a dire il secondo valore più alto dei passati
12 mesi.
Anche gli impianti solari, sia termici sia fotovoltaici, in
generale non hanno retto al pesante bombardamento
di ghiaccio; ma è anche vero che i moduli non sono
progettati per resistere a chicchi di dimensioni superiori agli 8 cm.
Munich Re Topics Geo 2013
27
ISTANTANEE DI CATASTROFI
­
Una reazione rapida aiuta
a ridurre i danni da grandine
Peter Philipp dirige il settore sinistri di SV SparkassenVersicherung
e si occupa da diversi anni di sviluppare una gestione dei sinistri proattiva e orientata al cliente. Dopo due gravi tempeste di grandine il
suo team ha potuto dimostrare che vale la pena pianificare pensando
al futuro.
Munich Re: Signor Philipp, nel 2013
le grandinate hanno provocato un
danno assicurato da record di ben
4 mld €. Come classifica questi
eventi in qualità di assicuratore leader dei fabbricati in una delle regioni
interessate?
Philipp: La tempesta di fine luglio
2013 è stata un evento eccezionale.
I chicchi di grandine, in gran parte
grandi come palle da tennis, hanno
attraversato quasi orizzontalmente
l’aria, frantumando vetrate e avvolgibili. A temporale finito sembrava che
alcune case fossero state bersagliate
dall’artiglieria. Subito dopo l’evento
la SparkassenVersicherung ha
dovuto gestire oltre 70.000 sinistri,
soprattutto in Baden-Württemberg.
La seconda tempesta del 6 agosto
ha causato altri 15.000 sinistri.
Quali sono le vostre priorità dopo un
simile sinistro di massa?
Dopo eventi meteorologici di questa
portata è necessario prendere
visione dei danni il prima possibile
per poter giungere rapidamente alla
liquidazione. Trecento fra liquidatori
e periti sono stati inviati sul campo
subito dopo la tempesta, lavorando
anche di sabato e domenica. Dopo
una settimana avevamo già rilevato
33.000 sinistri, quindi la metà delle
pratiche era già in evasione.
28
Munich Re Topics Geo 2013
Eravate preparati a cifre simili?
Quando sono stati risarciti i clienti?
La grande sfida con un sinistro di
massa come questo era da un lato
stabilire le priorità e dall’altro dare
supporto ai clienti, perché i danni
potessero essere riparati il prima
possibile. E tutto ciò in periodo di
ferie. Abbiamo deciso di effettuare
un sopralluogo per tutti i danni superiori a 3.000 € e ci siamo riusciti.
Il nostro principio era e rimane:
«sopralluogo più un giorno». Questo
significa che un giorno dopo l’accertamento peritale il cliente ha ricevuto
il denaro. Quando non era possibile
determinare subito con certezza
l’ammontare definitivo del danno è
stato pagato un acconto; dove invece
i danni erano immediatamente quantificabili i clienti hanno ricevuto la
liquidazione completa.
Come avvengono le operazioni peritali per i danni da grandine?
I periti verificano cosa è stato danneggiato: tegole, facciate, isolamenti,
arredi e, nel caso di edifici commerciali o industriali, naturalmente
anche installazioni tecniche e commerciali. Vengono rilevati anche i
danni da interruzione di attività e i
nostri collaboratori verificano subito
se i danni possono essere ridotti o
meno, p. es. con una riparazione, o se
invece è necessaria una sostituzione
totale. Alla fine dell’accertamento
calcolano il costo del danno, parlandone con il cliente.
I vostri clienti sono rimasti soddisfatti della gestione dei sinistri?
Avete già ricevuto delle reazioni?
Sia i nostri clienti sia i nostri partner
commerciali hanno valutato molto
positivamente il nostro operato.
A fine 2013 avevamo liquidato definitivamente già metà dei sinistri e la
somma erogata superava i 300 mln
€. Oltre che alla capillarità degli
accertamenti e alla rapidità del risarcimento, si deve al supporto fattivo di
aziende specializzate se è stato possibile ottenere diversi effetti positivi.
Il confronto con eventi grandinigeni
di simile intensità dimostra che
abbiamo conseguito un risparmio di
circa un terzo sul costo totale del
sinistro. La grandinata di fine luglio è
risultata tuttavia l’evento dannoso di
origine naturale più grave nella storia
della nostra azienda
ISTANTANEE DI CATASTROFI
Parimenti si sono dimostrate vulnerabili le facciate di
abitazioni con isolamento a cappotto, dove l’intonaco
di finitura è molto più sottile che nelle facciate meno
recenti e quindi meno resistente all’impatto della
grandine, che è in grado di scortecciarlo fino a scoprire la rete di armatura. In seguito alla svolta energetica tedesca in futuro questo tipo di danni, ad esempio
agli impianti solari, saranno più frequenti.
Poiché la vulnerabilità di determinati elementi di un
edificio come gli impianti solari è in crescita, essi vengono testati sempre più approfonditamente. A tal fine
l’industria assicurativa supporta il centro di ricerca
dello Insurance Institute for Business & Home Safety
(IBHS) in South Carolina (Stati Uniti). Materiale multimediale molto interessante su questi test è disponibile all’indirizzo www.disastersafety.org.
I temporali grandinigeni che hanno investito la Germania hanno gravato anche sulle assicurazioni trasporti e auto. Oltre ai concessionari sono stati colpiti,
in alcuni casi pesantemente, anche i grandi piazzali
di deposito dei produttori automobilistici, dove la violenza della grandine ha ammaccato carrozzerie e
sfondato parabrezza e lunotti. Oltre 10.000 veicoli
sono stati danneggiati presso un unico costruttore di
Wolfsburg e per gli accertamenti è stato necessario
erigere un’apposita tendopoli. Anche nei pressi di
Zwickau sono stati interessati diversi depositi che
ospitavano varie migliaia di veicoli.
Quale gravità possano raggiungere i danni provocati
dalla grandine, lo si è visto a fine luglio in un deposito
in Francia. In ca. il 70% dei veicoli stoccati i vetri sono
andati in frantumi, lasciando entrare l’acqua nell’abitacolo, circostanza che ha fatto salire notevolmente
i costi di riparazione, p. es. a causa dei danni agli
impianti elettrici; per l’80% ca. dei veicoli interessati
il danno è stato totale.
Proprio le facciate nuove e ben
isolate con un intonaco esterno
sottile hanno dimostrato la
­propria vulnerabilità ai danni
da grandine.
Il grande numero di denunce ha messo a dura prova la
gestione dei sinistri degli assicuratori, ma i piani di
emergenza per i sinistri di massa hanno funzionato
bene. I danni sono stati liquidati rapidamente con
pagamenti tempestivi. I lavori di riparazione hanno
visto l’intervento di conciatetti e ponteggisti da tutta
la Germania. I reparti liquidazione degli assicuratori
hanno dato prova delle proprie capacità in occasione
di questo evento estremo: non solo gli assicurati
hanno ricevuto aiuto rapidamente, ma il coordinamento e l’intervento di altri fornitori di servizi si sono
svolti senza inconvenienti.
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tempesta e di stimare i danni dopo
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Munich Re Topics Geo 2013
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ISTANTANEE DI CATASTROFI
Uragani e tornado:
un’annata tranquilla
Negli ultimi 10 anni gli Stati Uniti centrali e orientali sono stati
­ripetutamente colpiti da gravi catastrofi meteorologiche. Dopo le
pesanti stagioni degli uragani del 2004, 2005 e 2008, l’uragano
Sandy nel 2012 e le devastanti serie di tornado del 2008 e 2011, il
2013 è stato un anno relativamente tranquillo. Quali sono i motivi?
Andrew Moore e Mark Bove
La stagione 2013 degli uragani nel Nord Atlantico è
stata una delle meno attive nella storia recente con
13 tempeste nominate, 2 uragani di categoria 1 sulla
scala Saffir-Simpson e nessun uragano maggiore
(categoria da 3 a 5). L’attività ha raggiunto ca. il 30%
del livello normale sulla base dell’indice ACE (Accumulated Cyclone Energy), un valore che misura la
durata e l’intensità dei cicloni tropicali di un anno.
Anche se il numero delle tempeste è stato leggermente superiore alla media storica, queste hanno
incontrato condizioni meteorologiche perlopiù sfavorevoli e quindi sono rimaste deboli e di breve durata.
Il numero degli uragani (2) è il più basso dal 1982 e
l’intensità massima delle tempeste nella stagione non
supera i 75 nodi (140 km/h), il valore minimo dal 1968.
La stagione 2013 è stata la prima dal 1994 dove non si
è sviluppato nessun uragano maggiore. Quest’annata
relativamente poco attiva è l’ottava consecutiva in cui
nessun uragano intenso è approdato sul territorio
degli Stati Uniti; si tratta quindi del periodo di tregua
più lungo dall’inizio delle rilevazioni nell’anno 1878.
Prima della stagione era stata prevista un’attività nettamente più forte, dal momento che ci si attendeva un
minore gradiente di vento sulla base delle condizioni
di ENSO neutro e che le temperature superficiali
avrebbero dovuto essere più elevate della norma
nell’Atlantico tropicale. Mentre il gradiente di vento
nell’Atlantico centrale è stato effettivamente inferiore
al consueto, favorendo la formazione di cicloni tropicali, nel Golfo del Messico e nei Caraibi ha superato
invece i valori normali, creando quindi in queste
regioni condizioni sfavorevoli per le tempeste. La temperatura superficiale dell’Atlantico tropicale è stata
lievemente superiore allo standard, ma non così alta
come previsto. Sono stati soprattutto altri fattori
atmosferici a ostacolare la formazione di cicloni tropicali nel 2013, e la maggior parte di essi può essere
oggi prevista solo con poche settimane di anticipo.
Perché si sono verificati così pochi uragani?
Gli uragani necessitano di un afflusso costante di aria
caldo-umida nel sistema per poter assorbire grandi
quantità di energia dall’oceano. Si origina così il moto
convettivo che costituisce il motore dell’uragano. Un
ambiente secco determina evaporazione e raffreddamento: l’aria fredda discende verso la superficie
marina soffocando la fonte di energia dell’uragano.
La stagione delle tempeste 2013 a confronto
Periodo
Tempeste tropicali
Uragani
Uragani maggiori nominate(cat. 3–5)
Indice ACE
Media
1950–2012
11,66,3
2,7 103
Media fase calda
(1995–2012)
15,2
8
3,7
139
Stagione 2008
16
8
5
144
Stagione 2009
9
3
2
51
Stagione 2010
19
12
5
165
Stagione 2011
19
7
4
125
Stagione 2012
19
10
2
133
Stagione 2013
13
2
0
33
30
Munich Re Topics Geo 2013
Confronto tra l’attività nella stagione degli uragani atlantici 2013,
i cinque anni precedenti e due
medie storiche. Il numero delle
tempeste nominate nel 2013 si
colloca tra i valori medi sul lungo
termine e quelli del periodo attivo
più recente mentre il numero di
uragani e di uragani maggiori è
molto inferiore al valore standard.
ISTANTANEE DI CATASTROFI
Anomalie dell’umidità relativa dell’aria nel periodo agosto–ottobre 2013 con 500 hPa
a ca. 5.000 m di quota (a sinistra) e durante le stagioni attive degli uragani (a destra)
2013
35 N
35 N
Stagioni attive degli uragani
30 N
30 N
25 N
25 N
20 N
20 N
15 N
15 N
10 N
10 N
5N
5N
EQ
EQ
5S
100 W 90 W 80 W 70 W 60 W 50 W 40 W 30 W 20 W 10 W
5S
100 W 90 W 80 W 70 W 60 W 50 W 40 W 30 W 20 W 10 W
0
–12 –9–6–3 0 3 6 9 12
–12 –9 –6 –3 0
3
6
0
È notevole la carenza di
umidità alle quote inter­
medie nel 2013 rispetto agli
anni di maggiore attività.
9 12
Intensità della corrente a getto dell’Africa orientale (AEJ) nel periodo agosto–ottobre 2013 (a sinistra)
e durante le stagioni attive degli uragani (a destra)
All’apice della stagione degli uragani 2013 l’AEJ era di 2-4 m/s più debole,
circostanza che ha limitato la formazione di vortici e quindi ostacolato la ciclogenesi.
2013
30 N
Stagioni attive degli uragani
30 N
25 N
25 N
20 N
20 N
15 N
15 N
10 N
10 N
5N
5N
EQ
EQ
5S
5S
10 S
50 W 40 W 30 W 20 W 10 W
2 3 4 5 6
7 8
0
10 E
20 E 30 E 40 E 50 E
9 10 11
Una combinazione tra aria fredda in afflusso sull’area
e subsidenza dagli strati atmosferici più alti ha determinato, all’apice della stagione degli uragani 2013,
condizioni di umidità estremamente bassa sull’Atlantico tropicale, considerate la causa principale di
un’annata così poco attiva. Un’area di alta pressione
particolarmente robusta al largo delle coste spagnole
ha indirizzato aria secca continentale dall’Europa e
dal Sahara verso sud nell’Atlantico tropicale, spingendo la zona di convergenza intertropicale più a
meridione del consueto. Ciò ha ostacolato l’affluenza
di aria umida equatoriale nell’area di fronte alle coste
occidentali africane dove si forma la maggior parte
degli uragani. Negli strati atmosferici più alti ha dominato per gran parte della stagione una configurazione
di venti convergenti, che attraverso il riscaldamento
adiabatico hanno determinato un forte movimento
discendente dell’aria e la deumidificazione dell’atmosfera. Una situazione di convergenza in quota è normalmente solo transitoria e viene continuamente rimpiazzata da una corrente divergente che consente i
moti ascensionali dell’aria e favorisce quindi la formazione degli uragani. Indicazioni non definitive da studi
10 S
50 W 40 W 30 W 20 W 10 W
2 3 4 5 6
7 8
9 10 11
0
10 E
20 E 30 E 40 E 50 E
Fonte: NOAA
di ricerca sembrano suggerire che anomalie positive
di temperatura nei mari del Sudest asiatico abbiano
potuto contribuire a questa situazione.
Anche l’anomala debolezza dell’AEJ, la corrente a
getto dell’Africa orientale, potrebbe avere ulteriormente favorito un 2013 così calmo. L’AEJ, che scorre
da est verso ovest e facilita lo sviluppo dei vortici al
largo delle coste africane, viene alimentata dal forte
gradiente termico tra l’aria calda del Sahara e l’acqua
relativamente fresca del golfo di Guinea. Più dell’80%
degli uragani maggiori che si formano nell’Atlantico si
originano dai vortici presenti al largo dell’Africa. All’apice della stagione degli uragani 2013 l’AEJ era però
di 2-4 m/s più lenta della media per cui forniva un
impulso più debole al movimento rotatorio dei cicloni
tropicali.
Munich Re Topics Geo 2013
31
ISTANTANEE DI CATASTROFI
Tornado: debole stagione in primavera
Con meno di 1.000 eventi segnalati sull’intero territorio, gli Stati Uniti hanno contato nel 2013 il numero
minimo di tornado da più di 20 anni. Secondo stime
provvisorie dello Storm Prediction Center del NOAA,
nel 2013 l’attività relativa ai rischi tornado, grandine
e vento forte negli Stati Uniti è stata inferiore alla
media 2003–2012; lo scostamento più ampio
riguarda i tornado. Un confronto tra il 2013 e gli anni
dal 2003 al 2012 mostra che nel 2013, nel periodo da
marzo a maggio, quando di solito si conta già almeno
la metà degli eventi di un anno, si sono verificati circa
260 tornado in meno della media: un valore così
basso non era più stato registrato dal 1989.
Questa bassa attività primaverile è dipesa in parte
dalla presenza di una forte area di alta pressione sul
Pacifico nord-orientale, che ha spinto la corrente a
getto polare inusitatamente verso nord fin sopra
l’Alaska, prima cheil flusso d’aria piegasse nuovamente verso sud in corrispondenza delle regioni
orientali degli Stati Uniti. Tale situazione ha permesso
alle masse d’aria fredda artica di muoversi verso sud
attraverso il centro del Paese, stabilizzando l’atmosfera e impedendo all’aria tropicale caldo-umida di
affluire nell’entroterra dal Golfo del Messico. In questo
modo era disponibile una quantità minore di calore e
umidità per la formazione di temporali forti. Nelle tre
annate più attive (2004, 2008, 2011) per quanto
riguarda i tornado, al contrario, la corrente a getto in
primavera aveva piegato verso sud passando sopra le
Montagne Rocciose per poi risalire a nord sulle pianure centrali e sulla parte orientale del Paese. Questa
configurazione, che spesso viene associata a una fase
La Niña, ha fatto affluire aria tropicale calda e instabile nel cuore del Nord America favorendo la formazione di temporali forti. La tranquilla stagione dei tornado 2013 è assolutamente compatibile con
un’annata di ENSO neutro.
Eventi notevoli
Nel 2013 si sono verificati quattro gravi outbreaks
temporaleschi, ognuno dei quali ha causato più di
1 mld US$ di danni assicurati. Il primo evento, il
18 marzo, ha generato 10 tornado con chicchi di grandine grandi come palle da tennis in varie città del
Sudest degli Stati Uniti. I danni assicurati sono stati
stimati in 1,6 mld US$, imputabili principalmente alla
grandine. Il quarto evento, con 75 tornado , rappresenta la più grande serie mai osservata a novembre
e ha provocato danni estesi in Illinois e nella valle
dell’Ohio.
Il secondo e il terzo evento della stagione sono stati i
più notevoli. Entrambi si sono manifestati nel Mid
West americano a fine maggio, in un periodo in cui
diverse violente perturbazioni si muovevano lungo un
fronte praticamente stazionario sulla regione, generando per due settimane ripetute serie di temporali
forti. Danni da tempesta si sono verificati dal Texas
fino al Michigan, ma soprattutto in Oklahoma e nelle
32
Munich Re Topics Geo 2013
Ondata di freddo
Le anomalie della temperatura superficiale da marzo a maggio 2013 indicano
un’insolita situazione di freddo in gran
parte degli Stati Uniti orientali.
–3 –2–1 0 1 2 3
Fonte: NOAA
zone circostanti. In Oklahoma il 20 maggio un tornado di categoria EF5 ha colpito le città di Newcastle
e Moore. Si è trattato del quarto tornado di maggiore
categoria che ha interessato queste località dal 1999
a oggi. Vaste aree di entrambe le città sono state
devastate, più di 1.000 abitazioni sono andate
distrutte mentre l’ospedale locale e due scuole elementari sono stati gravemente danneggiati. Il tornado
di Moore ha causato da solo 26 vittime e quasi 400
feriti nonché danni complessivi per un ammontare di
ca. 2 mld US$.
Due settimane più tardi, a ovest della città di El Reno,
sempre in Oklahoma, un altro intenso fronte temporalesco ha originato un tornado che ha raggiunto un diametro di 4,2 km, il maggiore mai osservato. Fortunatamente questo fenomeno di categoria EF3 si è
spostato prevalentemente su aree disabitate e quindi
i danni agli edifici sono stati limitati; a causa della
dimensione e dell’imprevedibilità della sua traiettoria,
tre «cacciatori di tempeste» sono stati travolti e
uccisi. Nel complesso i temporali forti di fine
maggio hanno provocato danni assicurati per più di
3,2 mld US$.
ISTANTANEE DI CATASTROFI
Aspetti assicurativi e di sottoscrizione
attraverso apposite modifiche delle condizioni contrattuali, ad esempio introducendo una franchigia per
la grandine, ma ciò non risolve il problema del cumulo
di rischi assicurati. Uno dei metodi più efficaci per il
contenimento dei danni potenziali da temporale forte
rimane il monitoraggio dei cumuli di esposizione
all’interno di aree geografiche ristrette e la diversificazione del portafoglio, assumendo rischi su immobili di
vario tipo. Questo genere di controllo su base geografica, se applicato a un intero portafoglio, può ridurre il
cumulo di danni nel caso di grandi outbreaks come
pure l’impatto di un singolo tornado o di una grandinata di piccole dimensioni ma di forte intensità.
L’ammontare dei danni assicurati provocati da eventi
temporaleschi negli Stati Uniti nel 2013 è stimato in
10,5 mld US$, vale a dire ca. 4 mld in meno rispetto al
valore medio di 14,8 mld del periodo 2008–2012.
La media quinquennale attuale supera di quasi
8 mld US$ quella di 10 anni fa e di oltre 7 volte quella
degli anni 1980–1984.
Il driver principale dell’incremento dei danni da temporali forti sono fattori socioeconomici. Lo spostamento verso sud della popolazione statunitense ha
portato negli ultimi 50 anni a una rapida crescita in
aree vulnerabili, aumentando la probabilità che un
numero elevato di persone sia colpito da un evento.
I prezzi degli immobili hanno continuato a lievitare
mentre le normative edilizie in molte zone a rischio
continuano a essere insufficienti. Anche i mutamenti
climatici esercitano una loro influenza (vedi l’articolo
sui temporali forti negli Stati Uniti a p. 46).
In caso di temporale forte la maggior parte dei danni
è causata dalla grandine e quindi anche in una stagione con bassa attività tornadica possono insorgere
danni assicurati per miliardi di dollari. I danni da grandine possono essere però facilmente limitati impiegando materiali edili idonei, ad esempio manti di
copertura, rivestimenti esterni e serramenti robusti.
Misure costruttive appropriate come la realizzazione
di controventature alle connessioni tra parete e tetto
possono inoltre ridurre il rischio di danni da vento agli
edifici, ma non sono in grado di offrire una protezione
completa di fronte a un forte tornado.
I NOSTRI ESPERTI:
Andrew Moore è analista senior di
rischi catastrofali nel settore Sottoscrizione aziendale/Gestione rischi di
accumulazione di Munich Reinsurance
America, Inc. È specializzato in rischi
meteorologici.
[email protected]
Mark Bove è meteorologo ricercatore
senior nel settore Sottoscrizione aziendale/Gestione rischi di accumulazione
di Munich Reinsurance America, Inc.
È specializzato in modellizzazione dei
rischi catastrofali di origine naturale
negli Stati Uniti.
[email protected]
Gestire il rischio temporale forte con un portafoglio
di rischi immobiliari rimane un compito non facile.
I danni attesi possono essere senz’altro ridotti
80
Valori annuali 1.400
Valori giornalieri
1.350 fino al 31 dicembre
70
60
1.200
1.000
898 fino al 31 dicembre
50
800
40
600
30
400
20
200
10
0
0
Gen
Feb
Mar
Apr
Mag
Giu
Lug
Ago
Set
Ott
Nov
Dic
Numero giornaliero di tornado
e frequenza cumulata
La curva della frequenza annuale cumulata
dei tornado osservati giornalmente è
rimasta nel 2013 ben al di sotto della curva
media del periodo 2003–2012. I valori
medi giornalieri e quelli cumulati annuali
si basano su rapporti meteorologici locali
provvisori.
Frequenza media annuale cumulata
(2003–2012)
Frequenza cumulata 2013
Valori giornalieri medi (2003–2012)
Valori giornalieri 2013
Fonte: NOAA, National Weather Service,
Storm Prediction Center
Munich Re Topics Geo 2013
33
ISTANTANEE DI CATASTROFI
Un lampo sopra Čeljabinsk
Il mattino del 15 febbraio 2013 nel cielo della città russa di Čeljabinsk
appare una luce accecante. Poco dopo una violenta detonazione
manda in frantumi centinaia di migliaia di vetrate causando danni per
milioni. Si scoprirà poi che un meteoroide pesante migliaia di tonnellate era esploso all’ingresso nell’atmosfera.
Poiché molte persone hanno ripreso con
cellulari o videocamere veicolari la forte
luce del meteoroide in una tersa mattina
invernale, l’evento di Čebarkul è considerato l’impatto di meteorite meglio
documentato nella storia dell’umanità.
I meteoroidi divengono meteoriti quando
impattano sulla terra.
34
Munich Re Topics Geo 2013
ISTANTANEE DI CATASTROFI
Jan Eichner
Alle 9:20 ora locale un oggetto di ca. 17 m di diametro
proveniente dallo spazio è entrato nell’atmosfera terrestre con un basso angolo di incidenza al di sopra
degli Urali meridionali, nella zona della metropoli
russa di Čeljabinsk. L’oggetto proveniva da sud-est
e viaggiava a una velocità di 18,5 km/s. Il bolide,
pesante presumibilmente ca. 12.000 t, è deflagrato
con una potenza equivalente a 500 chilotoni di TNT
(pari a 30 volte la forza esplosiva della bomba di
Hiroshima) a un’altezza di ca. 25 km dal suolo. Per un
attimo il lampo dell’esplosione è stato 30 volte più
luminoso del sole.
Incuriosite dalla luce nel cielo, molte persone si sono
affacciate alle finestre o sono scese in strada. L’onda
d’urto originatasi a 60 km di distanza ha raggiunto la
città di Čeljabinsk ca. tre minuti più tardi. Innumerevoli finestre sono andate in frantumi causando molti
feriti. L’evento, soprattutto la scia luminosa e l’esplosione, è stato ripreso da molte videocamere veicolari
e telefoni cellulari e in breve tempo si è diffuso in
Internet, divenendo così l’impatto di meteorite meglio
documentato fino a oggi.
Quadro dei danni
Nonostante la distanza dal luogo dell’esplosione
l’onda d’urto è stata così forte da distruggere le finestre di 7.000 edifici e causare anche danni strutturali;
in un capannone industriale è addirittura collassato
il tetto. La maggior parte dei ca. 1.500 feriti ha subito
lesioni da taglio e per oltre 40 è stato necessario il
ricovero in ospedale; non sono state segnalate vittime. A causa delle temperature rigide che imperversavano in quel periodo a Čeljabinsk (fino –15 °C nelle
notti dopo l’evento), si sono registrati ulteriori danni;
p. es. in alcune abitazioni con le finestre frantumate
le tubazioni dell’acqua sono gelate.
Analisi scientifica
Subito dopo l’evento alcuni frammenti del meteoroide, da pochi millimetri fino alle dimensioni di un
pugno, sono stati rinvenuti in prossimità del lago
Čebarkul, da cui il meteorite ha preso nome. A metà
ottobre 2013, otto mesi dopo l’accaduto, i sommozzatori hanno recuperato dal lago un grande frammento
del peso di oltre 600 kg, che al momento dell’impatto
aveva provocato un cratere di ca. 6-7 m sulla superficie ghiacciata. Le analisi hanno rivelato che la roccia
appartiene alla classe delle «condriti ordinarie»,
ovvero al tipo di meteoroidi più frequenti nel nostro
sistema solare e originari della fascia asteroidale.
Inquadramento storico
Sulla base delle sue caratteristiche questo airburst
va chiaramente considerato una versione ridotta
dell’evento di Tunguska, verificatosi nel 1908. Allora
un meteoroide o una cometa con un diametro presumibilmente compreso tra 40 e 70 m era esploso poco
prima dell’impatto a ca. 8–10 km di altezza sopra la
regione di Tunguska, in Siberia. La deflagrazione, più
potente di 1.000 bombe di Hiroshima, aveva abbattuto ca. 80 milioni di alberi nel raggio di 30 km.
Nei limiti delle imprecisioni, all’evento di Čebarkul
viene attribuito un tempo di ritorno tra 40 e 100 anni,
sebbene vi siano indizi che lo collocherebbero piuttosto verso i 40 anni. La forza esplosiva è di gran lunga
inferiore a quella di Tunguska, ma paragonabile
all’impatto di Curuçà, in Brasile nel 1930 e leggermente più intensa di quella registrata nel 1963 grazie
al monitoraggio degli infrasuoni vicino alle isole
Principe Edoardo, a sud del continente africano.
Rilevanza per il mercato assicurativo
Il danno materiale, principalmente rottura di cristalli
ma anche alcune lesioni strutturali agli edifici, è stato
stimato in oltre 1 mld RUB (35 mln US$), ma non ha
alcun effetto sul mercato assicurativo internazionale
anche perché l’assicurazione fabbricati in Russia non
viene riassicurata. I costi per l’assistenza ai feriti, in
prevalenza non gravi, sono stati coperti dall’assicurazione sociale, vale a dire dall’assicurazione sanitaria
obbligatoria russa (OMS).
La caduta di meteoriti può interessare diverse polizze.
Le all risks offrono una copertura totale contro i danni
da impatto, onda d’urto e incendio. Le named perils o
a rischi nominati coprono interamente i danni da
incendio, ma non quelli da impatto e da onda d’urto.
Le assicurazioni contro i rischi naturali in genere non
offrono invece alcuna garanzia in caso di caduta di
meteorite. La copertura incendio per le abitazioni
comprende i danni da incendio anche se provocati da
impatto o esplosione di meteoriti. L’assicurazione globale rischi industriali non prevede la copertura dei
danni da impatto, a meno che tale garanzia non venga
espressamente richiamata in polizza. Nelle garanzie
ARD sono coperti incendio e rottura di cristalli, ma la
cd. caduta massi può essere esclusa. I sinistri stradali
conseguenti alla caduta di un meteorite sono compresi nelle RCA e nelle kasko totale e rischi accessori.
La garanzia interviene anche nelle assicurazioni vita
e di invalidità. Pure le coperture per mancato svolgimento di manifestazioni possono divenire operanti
nel caso di caduta di meteoriti, tuttavia si limitano a
garantire l’eventuale perdita di incassi e non riguardano i danni materiali.
Munich Re Topics Geo 2013
35
ISTANTANEE DI CATASTROFI
Greenland
La traiettoria del meteoroide di Čebarkul
60˚E
65˚E
70˚E
75˚E
80˚E
85˚E
90˚E
Iceland
Sweden
Sverdlovsk
Denmark
Neth.
Poland
Belarus
BelgiumGermany
Lux. Czech Rep
Slovakia
Ukraine
Moldova
AustriaHungary
France Switz. Slovenia
Croatia Romania
Italy
Bosnia &
Serbia &
Herzg.
Andorra
Montenegro
Bulgaria
Macedonia
U. S. A.
Omsk
Novosibirsk
Portugal
Azores
(Portugal)
Albania
Spain
The Bahamas
Cuba
Guatemala
El Salvador
Jamaica
Haiti
Belize
Honduras
Costa Rica
Astana
Cape Verde
Mali
Senegal
Gambia
Guinea Bissau
Guinea
Venezuela
Guyana
French Guiana
Burkina
Nigeria
FasoBenin
Cote
Togo
Sierra Leone
D'Ivoire
Ghana
Cameroon
Liberia
Equatorial Guinea
Sao Tome & Principe
Colombia
500 km
Peru
Qaraghandy
Niger
Brazil
Angola
Zambia
Paraguay
1.000 km
Chile
Falkland Islands
Alma Ata
Situazione generale di rischio
South Georgia
Island
Nepal
Il 15 febbraio 2013, ovvero il giorno dell’evento di
Čebarkul, un asteroide di 40 m con l’identificativo
2012 DA14 è transitato a soli 27.000 km dalla Terra,
cioè a meno di un decimo della distanza Terra–Luna
e all’interno dell’orbita dei satelliti geostazionari.
Questa
circostanza,
ancora prima
dell’episodio
60˚E
65˚E
70˚E
75˚E di
Čebarkul, aveva garantito a questo corpo celeste una
grande attenzione mediatica anche al di fuori della
stampa specializzata. La ricostruzione delle traiettorie ha comunque nettamente escluso ogni relazione
tra il meteorite di Čebarkul e l’oggetto 2012 DA14,
nonostante entrambi provenissero dalla fascia asteroidale; quindi il primo non era un compagno o un
frammento di 2012 DA14, come spesso accade nel
caso degli asteroidi.
36
Munich Re Topics Geo 2013
Bhutan
Taiwan
Myanmar Laos
Thailand
Vietnam
Philippines
Cambodia
Somalia
Sri Lanka
Burundi
Tanzania
Malawi
Brunei
Malaysia
Singapore
Uganda Kenya
I
Comoros
Mayotte (Fr.)
Mozambique
n
d
o
n
e
s
i
Papua
New Guinea
a
East Timor
Madagascar
Mauritius
Reunion (Fr.)
Swaziland
Lesotho
Luogo dell’esplosione
Fonte: NASA-NEO Program
Urumqi
L’ultima volta che si è sfiorata la collisione tra la Terra
e un corpo celeste risale al 23 marzo 1989. Quel
giorno un ammasso di 300 m con l’identificativo
1989 FC (Asclepius) ha mancato la Terra di ca.
700.000 km, il doppio della distanza che la separa
dalla Luna. Ciò può sembrare una un’estensione notevole in termini di spazio, ma solo sei ore prima l’orbita
dell’asteroide avrebbe incrociato perfettamente quella
del nostro pianeta.
A n t a r c t i c a
Gli impatti di grandi asteroidi sono un fenomeno
molto raro. In generale vale sì la regola per cui sono
tanto più frequenti quanto più piccoli sono i corpi, ma
gli oggetti di meno di 20 m di diametro non sono in
grado di attraversare l’atmosfera terrestre o di causare
gravi danni al suolo. La figura a p. 37 mostra, secondo
lo stato attuale delle conoscenze, la relazione esistente tra la frequenza di caduta di meteoriti e la relativa energia cinetica sprigionata. Gli eventi di piccola
entità non lasciano traccia e non provocano danni se
non eventualmente a satelliti o stazioni spaziali. L’impatto con un oggetto di 1 km di diametro potrebbe
invece generare, oltre a devastazioni locali, conseguenze a livello planetario, come l’innalzamento di
enormi nubi di polvere con relativo raffreddamento
globale e distruzione dello strato di ozono.
Japan
Bangladesh
India
Djibouti
Zimbabwe
South Africa
Cina
North Korea
South
Korea
Traiettoria del meteoroide il
15 febbraio 2013: le cifre in blu indicano l’altezza dal suolo. L’ingresso
nell’atmosfera terrestre è avvenuto al
confine tra Kazakistan e Russia.
Botswana
Argentina
Uruguay
Bahrain
Qatar Oman
U. A. E.
Pakistan
Ethiopia
Congo
Gabon
Rwanda
Dem. Rep.
Of Congo
Bolivia
Kyrgyzstan
Tajikistan
Afghanistan
Oman
Yemen
Eritrea
Sudan
Central African
Republic
Namibia
Kazakistan
Iran
Kuwait
Egypt
Chad
Uzbekistan
Turkmenistan
C h i n a
Saudi Arabia
Mauritania
Suriname
Ecuador
Libya
Western Sahara
(Occupied by Morocco)
Dom. Rep.
Nicaragua
Panama
Algeria
Mongolia
Georgia
Azerbaijan
Armenia
Turkey
North Cyprus
Syria
Cyprus
Lebanon
Israel
Iraq
Jordan
Malta
Canary Islands
(Spain)
Kazakhstan
Greece
Tunisia
Morocco
Mexico
Latvia
Lithuania
U. K.
Ireland
100 km
R u s s i a
R u s s i a
Estonia
Russia
Čeljabinsk
Finland
Norway
C a n a d a
Valutazione complessiva del rischio
L’impatto di meteoriti non è molto comune, ma rappresenta una reale minaccia per la Terra. Se si scompone la stima olistica del rischio nei suoi fattori
(rischio = pericolosità x vulnerabilità x valori esposti)
e li si osserva singolarmente ne derivano le seguenti
valutazioni.
Dal punto di vista della pericolosità al momento non
sussistono minacce gravi o elevate. Bisogna comunque tenere presente i limiti della prevedibilità: è pur
vero che è stato identificato oltre il 90% degli asteroidi potenzialmente pericolosi, cioè quelli che
potrebbero avvicinarsi
molto
80˚E
85˚E
90˚E alla Terra lungo la loro
orbita, tuttavia le previsioni sulle traiettorie sono soggette a piccole correzioni continue che negli anni possono portare ad ampi scostamenti. Altrettanto limitata è la prevedibilità delle comete, che provengono
prevalentemente da aree esterne al sistema solare
e a causa delle loro orbite ellittiche si sottraggono
all’osservazione diretta per molto tempo, decenni o
anche secoli. Di conseguenza la maggior parte delle
comete non è stata nemmeno scoperta finora.
Australia
ISTANTANEE DI CATASTROFI
Nel caso di impatto di un asteroide o di una cometa
ovvero di oggetti con un diametro da 30 m a 500 m,
le conseguenze, a seconda della loro composizione
chimica, sarebbero paragonabili a quelle di tipiche
catastrofi naturali come tsunami, tempeste, incendi,
terremoti ed eruzioni vulcaniche, ma portate ai livelli
estremi.
Per quanto concerne la vulnerabilità, a fronte delle
energie coinvolte tutte le misure di difesa attuabili
sulla Terra appaiono ampiamente inefficaci. Strategie
e tecnologie di protezione ipotizzabili si riferiscono
quasi esclusivamente al settore aerospaziale, ma
necessitano ancora di sviluppo e sperimentazione.
Considerando gli investimenti effettuati finora e i progressi raggiunti serviranno ancora diversi decenni
prima che una tecnologia efficace di difesa dai meteoriti sia disponibile e possa essere testata. In questo
ambito rimangono da chiarire tutti gli aspetti legati
alla responsabilità, infatti quale nazione o gruppo di
nazioni si assumerebbe la responsabilità tecnica di
elaborare una strategia di difesa se l’impatto previsto,
ad esempio, non minacciasse direttamente il proprio
territorio? Cosa accadrebbe se la strategia di difesa
fallisse e il luogo dell’impatto si spostasse semplicemente altrove?
A causa delle svariate modalità possibili, nel caso di
un impatto da meteorite sarebbero interessati quasi
tutti i rami delle comuni polizze assicurative (all risks,
incendio, ARD, vita, ecc.). Se il meteorite colpisse una
regione urbana determinerebbe un evento di cumulo.
La probabilità di occorrenza rimane tuttavia inferiore
di alcuni ordini di grandezza a quella dei grandi sinistri causati da altre catastrofi naturali come tempeste
e terremoti.
IL NOSTRO ESPERTO:
Il Dr. Jan Eichner dirige il NatCatSERVICE nel settore Ricerca georischi/Centro climatologico aziendale.
Laureato in fisica, si occupa tra l’altro
di rischi di cambiamento e rischi
emergenti nell’ambito dei rischi
naturali.
[email protected]
L’evento di Čebarkul a confronto con altri impatti di meteoriti
1 mld megatoni di TNT
Cratere di Chicxulub, Messico
100 mln
10 mln
Rapporto tra la frequenza e l’energia
liberata negli impatti da meteorite.
L’airburst di Čebarkul è stato inserito
nel grafico da Geo/CCC.
Fonte: NASA
1 mln
Cratere di Nördlingen, Germania
100.000
10.000
1.000
100
10
1
2012 DA14
(solo transito 2013)
Tunguska, Russia
Meteor Crater, USA
Čebarkul, Russia (2013)
0,1
Esplosione come la bomba di Hiroshima
0,01
0,001
Anno
Secolo
10.000 anni
1 mln anni
100 mln anni
Munich Re Topics Geo 2013
37
CLIMA E CAMBIAMENTO CLIMATICO
Battuta d’arresto per il
mutamento climatico?
Negli ultimi tempi le temperature globali sono
cre­sciute solo moderatamente. Osservando questo
fenomeno si potrebbe concludere che il cambiamento
climatico stia per terminare, tuttavia alla luce delle
conoscenze più recenti si presume che i responsabili di
questo rialzo così contenuto siano fattori temporanei.
Il Comitato intergovernativo sul mutamento climatico
(IPCC) ritiene che le temperature riprenderanno a
­crescere in modo più marcato sulla lunga distanza.
Eberhard Faust
Il riscaldamento globale ha subito un notevole rallentamento negli ultimi 15 anni. Tra il 1998 e il 2012 la
temperatura media globale è aumentata solo di
0,04 °C a decennio, un dato che corrisponde soltanto
a quasi un terzo del valore (0,11 °C/decennio) osservato nel periodo dal 1951 al 2012. Nel frattempo la
concentrazione di gas serra nell’atmosfera è continuata ad aumentare senza sosta. Da questi fatti si
potrebbe dunque dedurre che il cambiamento climatico si stia avvicinando al termine.
La sezione climatologica del quinto rapporto di valutazione IPCC (IPCC AR5), pubblicato nel settembre
2013, giunge tuttavia a un altro risultato. Secondo il
documento già in passato si erano presentate ripetutamente delle fasi in cui la temperatura media globale
non era praticamente aumentata. Tale fenomeno
compare anche nei modelli che simulano i mutamenti
climatici del passato.
Con il cambiamento climatico
aumentano soprattutto le precipitazioni intense alle latitudini
temperate e nelle aree umide dei
Tropici.
Munich Re Topics Geo 2013
39
CLIMA E CAMBIAMENTO CLIMATICO
Come cambiano gli eventi estremi
Fenomeno e
tendenza
Stima dell’effettività del
cambiamento
(dal 1950 salvo diversamente indicato)
Stima del contributo
antropogenico
al cambiamento
osservato
Probabilità di ulteriore cambiamento
Periodo 2016–2035
Periodo 2081–2100
Giorni e notti più
Molto probabile
caldi e/o meno freddi
nella maggior parte
delle aree geografiche
Molto probabile
Probabile
Quasi certo
Giorni e notti più caldi
e/o torridi più
frequenti nella maggior parte delle aree
geografiche
Molto probabile
Molto probabile
Probabile
Quasi certo
Episodi di calura/
onde di calore.
Aumento di frequenza
e/o durata nella maggior parte delle aree
geografiche
Livello di confidenza
Probabile
medio su scala
globale; probabile
in alcune regioni
di Europa, Asia e Australia
Non valutato
Molto probabile
Eventi precipi­tativi
intensi. Aumento di
frequenza, intensità
e/o cumulato
Probabilmente più aree
geografiche con un
aumento che con una
diminuzione; molto probabile soprattutto nelle
regioni centrali del Nord
America
Livello di confidenza
medio
Probabile per molte
aree geografiche
Molto probabile nella
maggior parte delle
aree geografiche alle
medie latitudini e nelle
aree umide dei Tropici
Siccità. Aumento di
intensità e/o durata
Livello di confidenza
basso su scala
globale, probabile in
alcune regioni
Livello di confidenza
basso
Livello di confidenza
basso
Probabile su scala da
regionale a globale
Aumento dei cicloni
­tropicali intensi
Livello di confidenza
basso per gli ultimi 100
anni; quasi certo per
l’Atlantico settentrionale
dal 1970
Livello di confidenza
basso
Livello di confidenza
basso
Più probabile che
improbabile nel Pacifico
nord-occidentale e
nell’Atlantico settentrionale
Probabile
Probabile
Molto probabile
Aumento di frequenza Probabile
o altezza del livello del (dal 1970)
mare estremamente
elevato
40
Munich Re Topics Geo 2013
CLIMA E CAMBIAMENTO CLIMATICO
Un motivo per l’attenuato aumento delle temperature
che si verifica periodicamente risiede nella naturale
variabilità del clima collegata al Pacifico, vale a dire
nell’oscillazione pacifica interdecadale (IPO). Nella
fase negativa dell’IPO, come si può osservare dalla
fine degli anni Novanta del secolo scorso, una quota
maggiore dell’energia supplementare disponibile
sotto forma di calore raggiunge l’oceano rispetto a
quanto avviene nella fase positiva e per questo l’innalzamento della temperatura nell’atmosfera rallenta.
Alcuni modelli climatici, che sono stati avviati con i
dati delle osservazioni dalla fine degli anni Novanta,
ovvero poco prima del cambio di fase IPO, mostrano
pertanto un rialzo leggermente inferiore della temperatura media globale dal 1998 rispetto ai modelli privi
di questo aggiustamento dei dati.
nell’emisfero boreale, i ghiacciai continentali e il
permafrost prossimo alla superficie continueranno
a ridursi in funzione dell’evoluzione della concentrazione di gas serra. Per il livello dei mari l’IPCC AR5
fornisce una proiezione pessimistica. Per il periodo
2081–2100 si ritiene possibile nel caso peggiore un
innalzamento massimo di 82 cm rispetto al periodo
dal 1986 al 2005; nel precedente rapporto di valutazione si parlava ancora di 59 cm. Insediamenti e infrastrutture in prossimità delle coste saranno quindi
sempre più a rischio; soprattutto l’innalzamento delle
acque causato dalle onde di tempesta potrà aumentare. Per quanto riguarda i sistemi monsonici in futuro
ci si attende una durata maggiore in presenza di una
circolazione più debole e anche un incremento della
frequenza delle precipitazioni estreme.
Il rapporto IPCC AR5 ascrive la rallentata ascesa della
temperatura anche alla minor radiazione solare incidente, oltre che alla variabilità climatica del Pacifico.
Da un lato l’intensità della radiazione è lievemente
diminuita tra la fase di massima attività del sole nel
2000 e il minimo solare nel 2009. Dall’altro il contenuto di aerosol nella stratosfera a partire dall’anno
2000 è aumentato a causa di minori eruzioni vulcaniche, circostanza che ha ulteriormente diminuito l’insolazione.
Secondo l’IPCC AR5 probabilmente con il cambiamento climatico aumenteranno anche le manifestazioni meteorologiche estreme sul lungo periodo. Questo vale in particolare per le precipitazioni intense, in
alcune regioni anche per le ondate di calore e la siccità, ma anche per i temporali forti e per l’intensità dei
cicloni tropicali. Si è potuto delimitare in modo più
efficace alcune osservazioni e proiezioni a livello
regionale, le incertezze sono illustrate in maniera trasparente. Ciò ha reso evidente come il mutamento del
clima aggraverà probabilmente la situazione di rischio
in molte regioni del mondo.
Su un arco di osservazioni di lungo periodo, ad esempio per l’intervallo 1951–2012, il mix di modelli climatici utilizzato nel rapporto illustra piuttosto bene l’effettiva tendenza al riscaldamento. Per questo motivo
si può dare per scontato che il mutamento del clima
non sia giunto al termine e che il recente rallentamento nel rialzo delle temperature non provi assolutamente il fallimento dei modelli. Poiché tutti i fattori
che attualmente rallentano l’aumento delle temperature a livello globale sono fondamentalmente reversibili, il rapporto IPCC AR5 prevede sul lungo periodo
un nuovo incremento del riscaldamento.
Che l’uomo sia responsabile per oltre la metà del
rialzo della temperatura media globale dal 1951 è
estremamente probabile secondo quanto afferma il
rapporto IPCC più recente, che giunge a questa conclusione sulla base di una moltitudine di osservazioni
e risultati di modellizzazione. L’estensione del ghiaccio marino artico, la copertura nevosa primaverile
La seconda parte del rapporto dell’IPCC sulle ripercussioni del cambiamento del clima su settori e
regioni socio-economici verrà pubblicato nel marzo
2014, la terza parte sulle misure da intraprendere per
minimizzare i mutamenti climatici seguirà in un
momento successivo.
IL NOSTRO ESPERTO:
Il Dr. Eberhard Faust è dirigente ed
esperto di rischi naturali nel settore
Ricerca georischi/Centro climatologico aziendale.
[email protected]
IPCC 2013: Working Group I Contribution to the IPCC Fifth Assess­
ment Report, Technical Summary, Climate Change 2013:
The Physical Science Basis (http://www.ipcc.ch/report/ar5/wg1/)
Munich Re Topics Geo 2013
41
CLIMA E CAMBIAMENTO CLIMATICO
Dati, fatti, retroscena
Piovosità persistente e temperature estreme: ecco i tratti salienti
del 2013 a detta degli studiosi di meteorologia e climatologia.
Per la seconda volta consecutiva l’estensione del ghiaccio marino
in Antartide ha fatto registrare un nuovo record.
Ernst Rauch e Eberhard Faust
Secondo i dati provvisori dell’Organizzazione meteorologica mondiale (OMM) il 2013 è stato uno dei 10
anni più caldi dal 1850, come già il 2012. La temperatura media globale ha superato di ca. 0,5 °C il periodo
di riferimento trentennale 1961–1990 definito
dall’OMM, collocandosi in prossimità della media dei
10 anni più caldi. Mentre in vaste aree dell’Europa settentrionale e orientale, in Asia centrale e orientale, in
Australia e in parte del Brasile le temperature erano
chiaramente troppo elevate, solo in pochi territori
come il Canada e il Nord della Russia i valori sono
stati inferiori all’intervallo di riferimento. Su base
mensile si rileva comunque un quadro molto più differenziato con ondate di calore estive a carattere regionale in molti Paesi dell’Asia e in Australia. A questi
poli caldi si contrappongono le forti irruzioni di aria
fredda registrate durante l’inverno e la primavera
boreali in vaste aree dell’Europa e nel Nord America
orientale.
Le precipitazioni a livello mondiale (solo dati di rilevazioni terrestri) sono risultate per lo più leggermente
inferiori rispetto al periodo di riferimento considerato
dal servizio meteorologico americano NOAA (1961–
1990). Ciò vale soprattutto per alcune zone dell’Australia, gli Stati Uniti occidentali e il Brasile. Più significative, anche per i loro effetti sul bilancio dei danni
del settore assicurativo, le precipitazioni persistenti in
alcune regioni, che hanno causato gravi inondazioni.
Esse hanno interessato soprattutto l’Europa, la parte
occidentale del Canada e la regione di confine tra
Russia e Cina.
L’indice ENSO (El Niño/Southern Oscillation Index)
è rimasto neutro per tutto il 2013, quindi il relativo
fenomeno meteorologico, determinato dalle fluttuazioni della temperatura marina superficiale nel Pacifico equatoriale, non ha avuto un influsso rilevante
sugli schemi atmosferici né sugli eventi meteorologici
estremi.
42
Munich Re Topics Geo 2013
Nel 2013 il livello globale dei mari ha stabilito un
nuovo record. L’innalzamento di ca. 3 mm/anno
osservato tra il 2001 e il 2010 è quasi doppio rispetto
alla tendenza secolare di 1,6 mm/anno riferita al
XX secolo.
Ondata di freddo al Nord
All’inizio dell’anno su ampie regioni dell’Europa hanno
dominato temperature miti che hanno fatto registrare
nuovi record nel Nordest dell’Islanda, ma nel corso del
mese di gennaio la situazione meteorologica si è
invertita. L’afflusso di aria fredda polare, durato fino
a marzo, ha causato in Europa centrale e Russia una
delle ondate di freddo più intense degli ultimi
decenni. Le temperature sono scese fino a 10 °C al di
sotto della media storica. In vaste zone della Russia
ha fatto più freddo in marzo che in febbraio. In Nord
America l’aria fredda artica ha tenuto nella sua morsa
la parte orientale del continente addirittura fino ad
aprile.
In Australia invece l’anno è iniziato con una delle
ondate di caldo più violente della storia più recente
del Paese. In gennaio sono stati misurati 40,3 °C, vale
a dire la temperatura media diurna nazionale più alta
di sempre; Sydney e Hobart hanno raggiunto nuovi
valori record con 41,8 °C e 45,8 °C. L’altopiano brasiliano, nel Nordest del Paese, ha vissuto la siccità più
grave degli ultimi 50 anni. Le perdite di raccolto e il
calo nella produzione di energia idroelettrica hanno
causato danni economici nell’ordine di miliardi.
La riduzione del ghiaccio marino favorisce le
avvezioni fredde?
Il freddo nel tardo inverno e nella primavera alle
medie latitudini dell’emisfero boreale è stato causato
da una fase negativa della cd. oscillazione artica,
caratterizzata da gradienti barici e di temperatura
relativamente modesti tra l’Artico e le latitudini più a
meridione, che comportano solo deboli venti occidentali. Per l’Europa ciò significa che le differenze di temperatura e pressione tra l’anticiclone subtropicale nel
settore meridionale dell’Atlantico nord-orientale e la
CLIMA E CAMBIAMENTO CLIMATICO
Anomalie regionali della temperatura media annua nel 2013
rispetto alla media 1981–2010
Se confrontato con il periodo di riferimento, il 2013 è stato un anno troppo
caldo soprattutto in Europa settentrionale e orientale, Asia centrale e
Australia, mentre negli Stati Uniti
orientali e in Canada le temperature
medie annuali sono rimaste al di sotto
della media storica. A livello globale il
2013 rientra fra i 10 anni più caldi dal
1850.
più caldo
più freddo
Fonte: NCDC/NESDIS/NOAA
°C–5 –4 –3 –2 –1
0
1
2
3
4
5
Anomalie regionali della piovosità annua nel 2013 rispetto alla media 1961–1990
Anomalie regionali della piovosità
annua nel 2013 rispetto alla media del
periodo di riferimento 1961–1990.
Percentuali di umidità sopra la media
sono evidenti soprattutto in Europa e
negli Stati Uniti orientali.
più secco
più umido
Fonte: NCDC/NESDIS/NOAA
%–100
–80
–60
–40
–20
0
20
40
60
80
100
Serie storica delle anomalie della temperatura media annua globale
nel periodo 1950–2013 rispetto alla media 1961–1990
°C
Nel periodo di osservazione 1850–2013
i 10 anni più caldi si sono verificati
tutti dopo il 1998. La serie storica inizia
nel 1850, qui è riportato il periodo
1950–2013.
0,5
0,4
0,3
Fonte: HadCRUT4, Met Office/Climate
Research Unit della University of East
Anglia (2014)
0,2
0,1
0,0
–0,1
–0,2
–0,3
–0,4
1950
1960
1970
1980
1990
2000
2010
Munich Re Topics Geo 2013
43
CLIMA E CAMBIAMENTO CLIMATICO
Variazione della temperatura invernale abbinata
all’indice dell’oscillazione artica
3 °C
80 N
2 °C
1 °C
60 N
0 °C
–1 °C
40 N
20 N
180
–2 °C
–3 °C
120 W
60 W
0
60 E
depressione sull’Islanda sono minime. Le masse d’aria
temperata resa mite dall’influsso dell’Atlantico non
affluiscono sul continente, dove possono invece
instaurarsi condizioni di gelo. In Nord America, la
regione in cui si verificano queste irruzioni di aria
fredda comprende le aree centrali e orientali del continente, come è avvenuto già nel tardo inverno 2013.
Alcuni gruppi di ricercatori ritengono che queste
avvezioni fredde siano collegate alla contrazione dei
ghiacci nel Mare Artico; hanno infatti scoperto che
questi schemi atmosferici caratterizzati da gelo continentale invernale sono tanto più probabili quanto
minore era l’estensione del ghiaccio marino artico. Ciò
determina un rafforzamento dell’anticiclone siberiano
in autunno, con effetti sul regime della circolazione
atmosferica fino ai mesi invernali (cfr. Cohen et al.
2012). I meccanismi fisici alla base di questa interdipendenza non sono però ancora ben compresi.
Gravi inondazioni in Europa centrale
In Russia le temperature eccezionalmente fredde
sono state sostituite all’improvviso da valori inusitatamente elevati in aprile, con anomalie locali rispetto
alla media sul lungo periodo fino a 9 °C. Anche l’inizio
dell’autunno australiano è stato troppo caldo. Tra fine
maggio e inizio giugno in Europa centrale si è formata
una condizione di saccatura, per la quale una forte
depressione convoglia aria caldo-umida dal Mediterraneo verso le Alpi. Le violente precipitazioni che
localmente hanno raggiunto in pochi giorni 400 l/m2
hanno causato la catastrofe naturale più onerosa
dell’anno in relazione ai danni economici complessivi.
In Asia sud-occidentale in giugno il monsone si è attivato molto precocemente, provocando le inondazioni
più gravi degli ultimi 50 anni al confine tra India e
Pakistan.
44
Munich Re Topics Geo 2013
120 E 180
Se l’indice dell’oscillazione artica diminuisce di
una deviazione standard, la tem­peratura media
nella stagione da dicembre a febbraio cambia
come illustrato nella cartina. Si nota così il
­raffreddamento di ampi settori dell’Europa e
dell’Asia settentrionale nonché delle regioni
orientali del Nord America.
Fonte: Cohen et al. Environ. res. Lett. 7 (2012)
014007. CC BY-NC-SA
Ghiacci record in Antartide
Sia l’estate boreale sia l’inverno australe sono stati
caratterizzati da lunghi periodi caldi con scarti termici
fino a 5 °C rispetto al periodo di riferimento della
NASA 1981–2010. L’Europa centrale e orientale, il
Nord America occidentale e l’Australia sono stati particolarmente interessati da questo fenomeno, a cui si
contrappone in tutta la sua evidenza l’estensione dei
ghiacci marini antartici, che hanno raggiunto valori
record per il secondo anno di fila. La superficie massima di 19,5 mln km2, rilevata grazie ai satelliti, è
superiore del 2,6% alla media del periodo di riferimento. Al polo nord lo scioglimento estivo dei ghiacci
è stato meno intenso che nel passato più recente. Se
nel 2012 l’estensione minima aveva raggiunto il valore
più basso mai registrato, ossia 3,4 mln km2, il processo di scioglimento nel settembre 2013 si è fermato
già a 5,1 mln km2, che comunque corrispondono
ancora a ca. il 18% (1,1 mln km2) in meno rispetto alla
media del riferimento 1981–2010.
Precipitazioni intense e persistenti tra fine luglio e
metà agosto hanno causato vaste inondazioni al confine tra Cina e Russia, particolarmente nel bacino
del fiume Amur, che ha toccato un nuovo picco idrometrico.
Condizioni meteorologiche sempre più persistenti
Sistemi di bassa e alta pressione stazionari hanno
causato nel 2013 una serie di eventi meteorologici
estremi. A condizioni di saccatura persistenti con
un’elevata attività meteorica si devono le inondazioni
in Europa centrale e lungo il confine russo-cinese.
A seguito della saccatura centro-europea si è formata
più a est, in Russia e Scandinavia, anche un’area di
alta pressione localmente stabile, che ha portato un
lungo periodo di caldo.
CLIMA E CAMBIAMENTO CLIMATICO
Secondo i risultati degli studi più recenti questi
schemi atmosferici persistenti potrebbero essere
legati al riscaldamento alle latitudini elevate conseguente al cambiamento climatico. Una fascia meandriforme di forti venti ad alta quota che si snoda
attorno al globo determina normalmente la successione di grandi aree di bassa e alta pressione alle
medie latitudini e il loro spostamento, di solito da
ovest verso est. Dall’analisi di recenti eventi estremi
estivi, come l’ondata di caldo del 2011 negli Stati Uniti
e le inondazioni in Europa del 2002, sono emersi
indizi di un’amplificazione risonante della stazionarietà di questa struttura a meandri, con ampiezze particolarmente rilevanti. Le intense aree di alta e bassa
pressione che ne sono derivate hanno avuto ripercussioni più forti a livello locale a causa dei lunghi tempi
di persistenza. Le condizioni generali descritte dai
ricercatori per una struttura meandriforme localmente stabile capace di determinare le condizioni
meteorologiche si sono presentate con frequen­za
doppia tra il 2002 e il 2012 rispetto ai periodi 1991–
2001 e 1980–1990. Si ipotizza una correlazione con
il minore differenziale di temperatura tra alte e basse
latitudini determinato dai mutamenti climatici
(Petoukhov et al. 2013), ma non vi sono ancora prove
concludenti. I futuri programmi di ricerca dovranno
chiarire in quale misura il cambiamento del clima
favorisca la formazione di strutture a meandri
stazionarie.
Cicloni tropicali a bassa energia
Gli 86 cicloni tropicali osservati globalmente sono in
larga misura coerenti con la media storica (89 cicloni
tra 1982 e 2010). Con 13 tempeste tropicali nominate
nell’Atlantico settentrionale l’attività è stata inferiore
alla media, considerato il persistere dal 1995 della
fase calda della cd. oscillazione atlantica multidecennale (la media dal 1995 è pari a 15). Ancor più sorprendente in questo contesto è la scarsa energia delle
tempeste: l’ACE (Accumulated Cyclone Energy), che
viene calcolata sulla base di intensità e durata dell’evoluzione dei fenomeni, ha raggiunto solo il 30% della
media storica.
Nel Pacifico nord-occidentale si sono contati invece
più cicloni del consueto. Uno di essi, il super-tifone
Haiyan, che in novembre si è abbattuto sulle Filippine
meridionali con venti talora ben superiori ai
300 km/h, ha provocato la catastrofe umanitaria più
grave dell’anno. Per una descrizione dettagliata si
rimanda alla rubrica «In primo piano» da p. 6.
I NOSTRI ESPERTI:
Ernst Rauch dirige il Centro clima­
tologico aziendale (Clima e energie
rinnovabili) di Munich Re, l’unità che
sviluppa e controlla la strategia per il
clima di Munich Re e che comprende
soluzioni assicurative nell’ambito delle
misure di adeguamento e programmi
di limitazione delle emissioni di CO2.
[email protected]
Il Dr. Eberhard Faust è dirigente ed
esperto di rischi naturali nel settore
Ricerca georischi/Centro climatologico aziendale.
[email protected]
Cohen, J.L. et al. 2012. «Arctic warming, increasing snow cover and
widespread boreal winter cooling». Environmental Research Letters, 7.
Jaiser, R. et al. 2012. «Impact of sea ice changes on the Northern
Hemisphere atmospheric winter circulation». Tellus A, 64.
Outten, S.D. e I. Esau. 2012. «A link between Arctic sea ice and
recent cooling trends over Eurasia». Climatic Change, 110, 1069–1075.
Petoukhov, V. e Semenov, V.A. 2010. «A link between reduced BarentsKara sea ice and cold winter extremes over northern continents». JGR,
115.
Petoukhov, V. et al. 2013. «Quasiresonant amplification of planetary
waves and recent Northern Hemisphere weather extremes». PNAS, 110,
5336–5341.
Tang, Q. et al. 2013. «Cold winter extremes in northern continents
linked to Arctic sea ice loss». Envirnomental Research Letter, 8.
Munich Re Topics Geo 2013
45
NATCATSERVICE E RICERCA
Cresce la variabilità dei
danni da temporali forti
Negli ultimi decenni i danni normalizzati da temporali
forti negli Stati Uniti mostrano fluttuazioni sempre
più ampie. Secondo un recente studio la responsabilità
è dei mutamenti climatici
Eberhard Faust
Nel 2011 le serie di temporali forti e tornado (cd.
outbreaks) negli Stati Uniti hanno disseminato danni
per un totale di 47 mld US$, di cui 26 assicurati, una
cifra paragonabile a quella dell’uragano Sandy. Anche
nel 2013, anno in cui gli outbreaks sono stati relativamente poco frequenti, si sono verificati alcuni episodi
di notevole intensità. In maggio violenti tornado
hanno colpito più volte Oklahoma City (Moore, El
Reno), mentre in novembre il Nordest del Paese è
stato flagellato da una serie di 75 tornado, un evento
del tutto inusuale in questo periodo dell’anno.
Questa evoluzione porta a chiedersi come sia cambiato negli ultimi decenni il numero dei temporali forti
e dei relativi danni negli Stati Uniti; la risposta ce la
fornisce uno studio pubblicato nel numero di ottobre
2013 della rivista specialistica Weather, Climate and
Society della Società Meteorologica Americana, al
quale hanno collaborato Munich Re e l’Istituto di
fisica dell’atmosfera del DLR, il Centro tedesco per la
navigazione aerea e spaziale, e che aveva per obiettivo
di associare i dati delle osservazioni meteorologiche
con quelli sui danni provenienti dal NatCatSERVICE
di Munich Re.
Enorme è il potenziale di danno
dei temporali forti con grandine,
pioggia forte, tornado e raffiche
di vento.
Munich Re Topics Geo 2013
47
NATCATSERVICE E RICERCA
Sono stati esaminati i temporali di
forte intensità verificatisi nell’area
a est delle Montagne Rocciose
(109° W) nei mesi tra marzo e settembre nel periodo 1970–2009. Per
tenere conto del fatto che oggi i
valori distruttibili esposti alla forza
dei temporali sono più elevati
rispetto a 40 anni fa, gli autori hanno
normalizzato tutti i danni dal 1970 in
poi con il livello dei valori distruttibili
alla fine della serie temporale. Questo «pretrattamento» dei dati garantisce che un’eventuale variazione
nella serie temporale dei dati relativi
ai danni non dipenda unicamente
dall’incremento di valore.
Lo studio si è concentrato sugli
eventi con un danno complessivo
normalizzato di almeno 250 mln US$
e/o un danno assicurato di almeno
150 mln US$. Queste soglie relativamente elevate vengono raggiunte
solo da fenomeni estesi, che normalmente interessano vari Stati federati.
Gli eventi hanno così le dimensioni
necessarie per essere presenti con
elevata probabilità in tutta la serie
temporale senza discontinuità. Gli
eventi così selezionati sono responsabili dell’80% dei danni occorsi tra il
1970 e il 2009.
La ricerca mostra che i danni normalizzati, sia complessivi sia assicurati,
presentano oscillazioni sempre più
ampie nel tempo. Rispetto alla deviazione standard questa variabilità dei
danni complessivi normalizzati nel
periodo 1990–2009 è maggiore di
quella del periodo 1970–1989 di un
fattore 1,4, mentre la media pluriennale dei danni è addirittura doppia.
Il potenziale di temporale forte
è in aumento
Queste variazioni del segnale relativo
al danno sono accompagnate dalla
variazione del potenziale di temporale forte ricavato dai dati delle
osservazioni meteorologiche. Nella
definizione di questo potenziale confluiscono sia l’energia convettiva
temporalesca potenzialmente disponibile nell’atmosfera sia le variazioni
del vento con la quota (gradiente
verticale di vento); entrambi sono
importanti presupposti alla formazione di temporali forti. Che il potenziale di temporale forte e il segnale
relativo al danno presentino il medesimo modello di variazione, emerge
con particolare chiarezza se si livellano le fluttuazioni annuali con una
media mobile, focalizzando così la
variabilità a lungo termine delle serie
temporali.
Da questa rappresentazione smussata si rileva che le variazioni a lungo
termine dei danni dipendono chiaramente da un mutato potenziale di
temporale forte e quindi da un cambiamento del clima; rimane tuttavia
ancora incerto se si tratti di una
variabilità climatica naturale oppure
di un mutamento climatico antropogeno. Nuovi studi basati su modelli
climatici che analizzano l’evoluzione
dei temporali forti negli Stati Uniti
indicano che con il cambiamento del
clima aumenta soprattutto l’energia
temporalesca potenzialmente disponibile, dal momento che sale il tasso
di umidità negli strati bassi dell’atmosfera (Trapp et al. 2009).
Secondo gli studi basati su modelli
climatici questo aumento dell’umidità, già rilevabile nel corso degli
ultimi 40 anni, è probabilmente da
ricondurre ai mutamenti climatici
antropogeni (Willett et al. 2010).
Anche il recente studio sui danni da
temporale forte mostra che l’energia
temporalesca potenzialmente disponibile (al di sopra di una soglia elevata) è nettamente aumentata negli
ultimi decenni; i risultati dello studio
sono quindi coerenti con le acquisizioni conoscitive sui mutamenti climatici antropogeni.
Danni diretti da temporale forte negli Stati Uniti normalizzati per ­
eventi superiori a 250 mln US$
14.000
Danni da temporale negli Stati
Uniti aggregati per anno e normalizzati con valore soglia per
evento di 250 mln US$. Area
analizzata: a est di 109° W nei
mesi tra marzo e settembre nel
periodo 1970–2009.
Danni aggregati da marzo a settembre in mln US$
12.000
10.000
8.000
Fonte: Munich Re
6.000
4.000
2.000
0
1970
48
1975
1980
Munich Re Topics Geo 2013
1985
1990
1995
2000
2005
NATCATSERVICE E RICERCA
Migliorare le protezioni per gli edifici
Per l’industria assicurativa la maggiore variabilità dei danni da temporale forte ha conseguenze, tra l’altro,
sugli standard edilizi: il potenziale di
danno dei groppi temporaleschi può
essere notevolmente ridotto impiegando, ad esempio, porte che si
aprono verso l’esterno invece che
verso l’interno, finestre resistenti
all’azione del vento forte e all’impatto
degli oggetti trasportati dal vento
nonché portoni di garage rinforzati.
Anche tetti e facciate resistenti alla
grandine possono limitare molto i
danni. L’opinione pubblica dovrebbe
essere sensibilizzata sulle possibili
misure di protezione attraverso campagne informative statali. Sotto il
profilo assicurativo della gestione del
rischio si dovrà attribuire al controllo
dei cumuli di esposizione un peso
sempre maggiore.
IL NOSTRO ESPERTO:
Il Dr. Eberhard Faust è dirigente ed
esperto di rischi naturali nel settore
Ricerca georischi/Centro climatologico aziendale.
[email protected]
Trapp, R.J., Diffenbaugh, N.S. e Gluhovsky, A. 2009. «Transient
response of severe thunderstorm forcing to elevated greenhouse gas
concentrations». Geophysical Research Letters, 36.
Willett, K.M., Jones, P.D., Thorne, P.W. e Gillett, N.P. 2010. «A comparison of large scale changes in surface humidity over land in observations
and CMIP3 general circulation models». Environmental Research
­Letters, 5.
La grandine è un ulteriore fenomeno associato ai temporali forti
che spesso causa gravi danni
materiali.
Andamento del potenziale di temporale forte e dei relativi
danni negli Stati Uniti
1
Numero normalizzato
Confronto tra il numero annuo
dei danni da temporale forte
negli Stati Uniti di ammontare
non inferiore a 250 mln US$,
normalizzato sulla base del PIL
e del valore edificato e il numero
dei superamenti del valore soglia
di un parametro meteorologico
che rappresenta il potenziale di
temporale forte.
0,8
0,6
0,4
0,2
0
–0,2
Fonte: Sander et al. 2013. «Rising
variability in thunderstorm-related U.S. losses as a reflection of
changes in large-scale thunderstorm forcing». WCAS 5, 317–331.
–0,4
–0,6
–0,8
–1
1970
1975
1980
1985
1990
1995
2000
2005
Numero annuo dei danni da temporale di ammontare > 250 mln US$ (normalizzato per PIL)
Numero annuo dei danni da temporale di ammontare > 250 mln US$ (normalizzato per valore edificato)
Numero dei superamenti del valore soglia relativo al potenziale di temporale
Munich Re Topics Geo 2013
49
NATCATSERVICE E RICERCA
Cosa si impara da
due serie sismiche
Le sequenze sismiche con una notevole prossimità temporale in combinazione con effetti secondari possono
rappresentare una seria minaccia. Sotto questo aspetto
hanno fornito importanti nuove conoscenze due eventi
non molto lontani nel tempo: il terremoto in Nuova
Zelanda del 2010/2011 e quello in Italia del maggio 2012.
Marco Stupazzini
Spesso si immagina un grande evento
sismico come un unico forte terremoto, ma come si è verificato recentemente in Nuova Zelanda e in Italia,
anche le serie sismiche ravvicinate in
combinazione con effetti secondari
possono rappresentare un rischio
elevato e comportare ulteriori sfide.
Christchurch, Nuova Zelanda
Quando nell’autunno 2010 la terra
tremò in Nuova Zelanda, nessuno
pensava a una sequenza sismica che
avrebbe raggiunto l’apice ben cinque
mesi dopo. La serie ebbe inizio il
4 settembre 2010 con il terremoto
di Darfield, di magnitudo 7,1 e con
epicentro in prossimità della fino
ad allora ignota faglia di Greendale,
40 km a ovest di Christchurch e
culminò il 22 febbraio 2011 con il
terremoto di Lyttelton, di magnitudo
6,2, che distrusse il centro di
Christchurch. La sequenza sismica
di Canterbury e soprattutto il sisma
di Lyttelton hanno sollevato molte
domande e messo a dura prova la
più antica assicurazione terremoto
pubblica del mondo, la Earthquake
Commission neozelandese, nonché
l’intero mercato assicurativo. Il terremoto attivò un’antica struttura
geologica la cui ultima attività risaliva probabilmente a oltre 5.000 anni
prima. La maggior parte delle 185
vittime rimase sepolta in due edifici
crollati. L’ammontare totale dei danni
materiali (ca. 30 mld US$, la maggioranza dei quali assicurati) ha rappresentato un peso enorme per una città
di queste dimensioni.
50
Munich Re Topics Geo 2013
Emilia Romagna, Italia
L’ultimo forte sisma con danni gravi
in Emilia-Romagna fu il terremoto di
Ferrara che risale al 1570. La più
recente sequenza sismica è iniziata il
19 maggio 2012 con scosse di magnitudo 4,1 ed è culminata nei terremoti
del 20 maggio (magnitudo 5,9) e
29 maggio (magnitudo 5,8). Con una
cifra stimata in 1,3 mld € ha provocato il danno assicurato da terremoto
più elevato mai registrato in Italia. Un
fatto che può meravigliare se si considera che città maggiori come
Modena e Bologna sono rimaste praticamente intatte. Benché il territorio
in cui si sono registrati i danni più
gravi sia a prevalente vocazione agricola, in tutti i comuni vi sono aree
industriali con diverse migliaia di edifici produttivi.
Quali lezioni se ne possono trarre?
Senza alcuna pretesa di completezza
presenteremo di seguito alcuni
aspetti rilevanti.
Identificazione del rischio
Rappresentazioni cartografiche
come la mappa mondiale dei rischi
naturali di Munich Re sono assolutamente idonee a rappresentare graficamente i rischi. L’attenzione si concentra comunque soprattutto sui
pericoli principali come lo scuotimento del suolo in caso di terremoto
o la velocità del vento in caso di tempesta. Eventi recenti hanno però
dimostrato chiaramente che in concomitanza con i terremoti possono
verificarsi effetti secondari (come
direttività, liquefazione del terreno)
con ripercussioni devastanti.
Valutazione del rischio
Nell’ambito della valutazione del
rischio vanno analizzati diversi
aspetti.
Effetti secondari: Possono essere
integrati solo con un grande lavoro
nei modelli di rischio probabilistici.
Quanti più effetti vengono implementati, tanto più incerto è il risultato.
Variazione della pericolosità
sismica nel tempo: A seconda del
periodo considerato emergono effetti
differenti. I cicli sismici producono
effetti a lungo termine sulla sismicità
mentre i campi di tensione agiscono
a breve termine e possono scatenare
anche repliche. È necessario capire
come il rischio si modifichi transitoriamente dopo grandi eventi sismici.
Clustering: Il clustering dei terremoti
rappresenta un problema analogo,
come ha dimostrato la sequenza
sismica di Canterbury. I problemi che
emergono da simili sequenze iniziano con la valutazione del rischio.
E infine la cosiddetta Post Loss
Amplification (PLA): Non ha nulla
a che fare con i rischi patrimoniali,
bensì con la resilienza e con le
dimensioni politico-sociali delle
catastrofi.
NATCATSERVICE E RICERCA
La Torre dei Modenesi, costruita 800 anni
fa a Finale Emilia, come si presentava prima
e dopo la prima scossa del 20 maggio 2012.
Controllo del rischio
Ulteriori acquisizioni conoscitive
riguardano il controllo del rischio. In
particolare si dovranno osservare i
seguenti punti:
Prevenzione dei danni: Gli accadimenti più recenti hanno mostrato
quale importanza fondamentale
abbiano i danni che non implicano
solo perdite materiali. Le moderne
norme costruttive permettono di evitare il crollo di edifici e la perdita di
vite umane che ne consegue. È
necessario quindi introdurre nelle
norme sull’edilizia criteri finalizzati
alla limitazione dei danni.
Prezzi commisurati al rischio:
Alcune grandi catastrofi hanno messo
in evidenza a posteriori che il livello
dei prezzi era inadeguato ­perché
erano stati sottostimati importanti
determinanti di costo. La sequenza
sismica di Canterbury verrà a costare
quasi 20 volte il volume premi sottoscritti nel 2011 nell’assicurazione contro i danni dell’intera Nuova Zelanda
(comprese le assicurazioni diverse
da quella terremoto).
Controllo dei cumuli: Le catastrofi
rivelano le carenze dei dati sulle
esposizioni, soprattutto quando più
siti sono assicurati con un’unica
polizza e l’intera somma assicurata si
riferisce al sito principale.
Franchigia: I terremoti di Canterbury
sono stati un esempio emblematico
dell’efficacia ovvero inefficacia delle
franchigie. Le franchigie troppo
basse vanificano i due obiettivi principali di questo strumento di compartecipazione al rischio: il numero
dei sinistri denunciati non si riduce e
non esistono stimoli a intervenire per
la prevenzione dei danni.
Testo di polizza: Due sono i fattori di
cui si deve tener conto a questo proposito: la definizione di sinistro e la
somma assicurata. Nella definizione
di sinistro può contribuire a evitare
brutte sorprese una selezione accurata dei termini, pur non risolvendo
comunque tutti i problemi che intervengono in presenza di una serie di
eventi. L’attribuzione dei danni ai singoli eventi è sempre arbitraria e in
prevalenza non verificabile. Come
somma assicurata viene solitamente
concordato il valore di rimpiazzo. Ma
cosa significa? Riportare il bene alle
condizioni prima del sinistro? Sono
incluse le modifiche alle norme
sull’edilizia dopo la catastrofe? Qual
è il valore di rimpiazzo nel caso di
edifici sotto tutela dei beni culturali?
Sono tutte questioni che andrebbero
risolte con un testo di polizza formulato in modo chiaro e preciso.
Liquidazione sinistri: I piani di emergenza sono la chiave di una gestione
efficiente nella misura in cui garantiscono di poter attingere a un numero
sufficiente di periti specializzati.
Conclusioni
Malgrado i considerevoli progressi
raggiunti nell’arco di molti anni, gli
eventi più recenti hanno messo a
nudo l’esistenza di carenze evidenti.
Nella valutazione del rischio si deve
tener conto dei rischi secondari e
delle variazioni della pericolosità nel
tempo. Sotto il profilo della vulnerabilità diventa sempre più importante
tenere sotto controllo sia i danni
strutturali sia quelli non strutturali.
Infine vanno presi in considerazione
nell’ambito del risk management
anche gli eventi in serie.
IL NOSTRO ESPERTO:
Il dott. Marco Stupazzini è consu­­
lente in rischio sismico e altri rischi
­naturali nel settore Sottoscrizione
aziendale/Gestione rischio di accumulazione/Georischi.
[email protected]
Munich Re Topics Geo 2013
51
NATCATSERVICE E RICERCA
Il Global Earthquake Model
­diventa operativo
Il GEM (Global Earthquake Model) è il primo modello unificato
su scala planetaria per il calcolo dei rischi terremoto.
­Scienziati da tutto il mondo ne hanno elaborato i fondamenti
per cinque anni. Ora inizierà il test operativo.
Alexander Allmann
Da anni i geofisici chiedono che
venga realizzato un modello unificato
su scala planetaria per l’analisi dei
rischi terremoto. I ricercatori che si
occupano di rischi nelle regioni più
minacciate e soprattutto più povere
e che non dispongono di un proprio
modello di rischio non hanno accesso
a dati e strumenti di calcolo per individuare misure di prevenzione, definire prescrizioni edilizie o sviluppare
piani di emergenza. Anche le nazioni
industrializzate e gli assicuratori
internazionali non hanno a disposizione un sistema unitario e globale.
I confronti tra regioni sono difficoltosi e i potenziali di danno talvolta
non possono essere calcolati in modo
preciso, tutti fattori che limitano fortemente anche l’assicurabilità nelle
regioni a rischio sismico.
Sulla base di questa situazione il
Global Science Forum dell’OCSE
ha varato nel 2007 un progetto per
portare l’acquisizione dei dati sulla
pericolosità sismica verso uno standard unificato mondiale: il Global
Earthquake Model (GEM).
Fin dalla prima ora sono stati coinvolti Jochen Zschau, esperto di rischio
sismico presso il GFZ di Potsdam,
Ross Stein, geofisico del U.S. Geological Survey, Domenico Giardini della
ETH Zürich e Anselm Smolka, fino
a settembre 2013 responsabile dell’unità Georischi nel settore Sottoscrizione aziendale di Munich Re e da inizio 2014 segretario generale di GEM.
Nel frattempo gli scienziati che lavorano al modello di rischio globale da
quattro sono diventati 500.
Il GEM sarà uno standard ­mondiale
Il cuore di GEM è «OpenQuake», una
piattaforma open source che ospita
vari moduli disponibili per il calcolo
unificato a livello mondiale dei rischi
sismici. L’indipendenza economica di
OpenQuake, l’architettura software
aperta e l’accesso gratuito a chiunque voglia fare un uso non commerciale dei dati trasformeranno il progetto in uno standard mondiale.
«Con GEM e la piattaforma OpenQuake ci auguriamo di promuovere
la consapevolezza del rischio soprattutto negli Stati meno sviluppati. Allo
stesso tempo vogliamo migliorare
l’assicurabilità dei rischi terremoto
anche nelle aree fortemente minacciate», afferma Anselm Smolka illustrando i presupposti del progetto.
GEM si presta comunque anche a
uno sfruttamento commerciale, ma le
aziende interessate, come consulenti
di risk management o assicuratori,
ne devono diventare sponsor ufficiali.
«I riassicuratori si attendono da GEM
una maggiore trasparenza sui rischi a
livello mondiale in modo da ottenere
Tavola rotonda su GEM con
Anselm Smolka (sinistra), Haruo
Hayashi (Kyoto University) e
Mary Comerio (UC Berkeley) alla
Conferenza mondiale degli ingegneri sismici di Lisbona nel 2012.
52
Munich Re Topics Geo 2013
NATCATSERVICE E RICERCA
180°
160°W
140°W
120°W
100°W
80°W
60°W
40°W
20°W
0°
20°E
40°E
60°E
80°E
100°E
120°E
140°E
160°E
90°
70°N
70°N
50°N
50°N
30°N
30°N
10°N
10°N
10°S
10°S
30°S
30°S
50°S
50°S
70°S
70°S
Magnitudo
Catalogo storico dei terremoti dal 1000 al 1903
180°
160°W
140°W
120°W
100°W
80°W
60°W
40°W
20°W
Uno0°dei primi
20°Ecompiti
40°Eaffrontati
60°E da GEM
80°E è stato
100°E la 120°E
­redazione di un catalogo storico globale dei terremoti
(Global Historical Earthquake Catalogue – GHEC).
La mappa mostra i sismi con una magnitudo Mw > 7,0
nel periodo 1000–1903.
140°E
≥ 8,5
160°E
8,0–8,4
7,5–7,9
7,0–7,4
< 7,0
90°
Fonte: Munich Re, basato su dati di GEM
una migliore dispersione e quindi
poter offrire una maggiore tutela
anche nelle regioni a elevata pericolosità», afferma Smolka. Munich Re
sostiene l’iniziativa fin dalla sua
nascita sia finanziariamente sia con
personale: a oggi otto dei nostri esperti
di georischi sono coinvolti in progetti
di GEM. I primi moduli di calcolo sono
disponibili già da luglio 2013.
Dopo cinque anni di sviluppo GEM
si avvicina ora a una tappa decisiva.
A fine 2013 OpenQuake è entrato in
fase di test assieme con 10 moduli di
calcolo globali e a fine 2014 la piattaforma sarà accessibile al pubblico
per un utilizzo a fini non commerciali.
Progetti regionali in corso
OpenQuake fornisce la struttura per
lo sviluppo di progetti regionali; solo
attraverso tali progetti GEM diventerà un tool di applicazione concreta.
Basandosi sulla metodologia e sullo
standard dei moduli globali verranno
eseguiti calcoli dei rischi a livello
locale e resi disponibili i risultati. Per
l’Europa ad esempio sono già stati
pubblicati a metà 2013 i risultati di
SHARE (Seismic Hazard Harmonization in Europe) e si è concluso anche
il lavoro di EMME (Eastern Mediterranean Middle East) per la regione
che si estende dalla Turchia al Pakistan. Ulteriori progetti regionali per
America Latina, Asia centrale,
Sudest asiatico, Africa e Caraibi sono
in corso d’opera.
GEM II è ai blocchi di partenza.
Con la presentazione dei risultati dei
10 componenti globali a fine 2013 si
è esaurita la prima fase del progetto.
La fase di test e l’entrata in servizio
ufficiale di OpenQuake a fine 2014
sono già parte integrante di GEM II,
la cui ultimazione è prevista entro il
2018. Obiettivi principali di questa
seconda fase saranno lo sviluppo dei
progetti regionali e l’ampliamento
di OpenQuake per la valutazione dei
rischi conseguenziali come gli tsunami.
Il costo di questa seconda fase sarà
di almeno 15 mln €. Munich Re continuerà a sostenere il progetto e ha già
promesso finanziamenti per un
milione di euro.
IL NOSTRO ESPERTO:
Alexander Allmann è responsabile
dell’unità Georischi nel settore
­Sottoscrizione aziendale/Gestione
rischi di accumulazione ed è membro
del Governing Board di GEM.
[email protected]
Munich Re Topics Geo 2013
53
NATCATSERVICE E RICERCA
La disaggregazione applicata
ai modelli di rischio
Per modellizzare i rischi naturali nel ramo property sono necessari
dati sulle esposizioni ad alta risoluzione spaziale. Quando sono
disponibili solo aggregati per zone, questi dati devono essere saggiamente distribuiti con l’aiuto di ipotesi statistiche.
Jutta Schmieder
Oggi l’ubicazione dei rischi assicurati
dovrebbe essere localizzabile con la
precisione del numero civico; ma non
sempre è così. Quando di un rischio
assicurato si conosce solamente la
posizione geografica approssimativa,
può giungere in aiuto la cd. disaggregazione. I dati aggregati per zone
vengono ripartiti in dati con una
maggiore risoluzione spaziale fino
all’ubicazione in cui verosimilmente
si trovano i rischi.
Munich Re impiega questo metodo
per l’analisi dei rischi naturali nel
ramo property quando non sono
disponibili dati puntuali sulle esposizioni, ma solo dati aggregati geograficamente. L’approssimazione
dell’approccio alla realtà dipende dal
ramo assicurativo interessato. I rischi
industriali vengono distribuiti per
aree industriali, quelli commerciali
per parchi e centri commerciali, le
esposizioni relative ad abitazioni per
zone residenziali.
Qual è il vantaggio di questo
metodo? Le inondazioni in Thailandia
del 2011 hanno nuovamente
mostrato che la distribuzione territoriale dei rischi influisce notevolmente
sulla precisione della stima dei danni.
In quel caso gran parte dei valori
assicurati nell’industria era disponibile solo su base nazionale.
54
Munich Re Topics Geo 2013
Distribuire queste cifre in modo
­geograficamente uniforme oppure
concentrare i rischi industriali in
­specifiche aree industriali fa la
differenza per le successive analisi.
Ip
­ archi industriali si trovano spesso
vicino a corsi d’acqua e quindi presentano un rischio di inondazione
superiore alla media.
Nei modelli per i rischi naturali i dati
di portafoglio vengono disaggregati
non appena si hanno a disposizione
in alta risoluzione i componenti di
pericolosità come le superfici inondate o i footprints delle tempeste.
Solo se i dati sulle esposizioni e i
parametri di modellizzazione sono
disponibili allo stesso livello territoriale è possibile rappresentare su
mappa le reali differenze nei parametri di rischio.
Quando gli operatori del mercato
non sono in grado di fornire dati sulle
esposizioni a risoluzione elevata, i
modelli per i rischi naturali di
Munich Re ­ricorrono a schemi di ridistribuzione intelligenti, con l’obiettivo di ottenere comunque i migliori
risultati di modellizzazione in rapporto ai dati di partenza. A questo
scopo tutti i dati aggregati sulle
esposizioni vengono ridistribuiti su
una griglia di calcolo ad alta risoluzione, composta dai punti del
modello. Questi punti sono organizzati in modo tale da rappresentare da
un lato ogni variazione significativa,
anche su piccola scala, nei parametri
di modello (come la pericolosità) ma
garantire dall’altro comunque una
buona performance del modello
stesso. La distanza tra i punti del
modello varia normalmente tra 50 m
(ad esempio per inondazioni a carattere locale) e un chilometro (per tempeste invernali su vasta scala), a
seconda del Paese e della tipologia di
rischio.
Come funziona la disaggregazione in
dettaglio? Per rappresentare i dati
sulle esposizioni nel modo più realistico possibile devono essere innanzitutto generate delle distribuzioni
dei valori divise per ramo. Per le
esposizioni relative ad abitazioni
viene normalmente considerata la
densità demografica, eventualmente
combinata con indicatori economici
significativi come il PIL o il potere
d’acquisto.
Questo approccio non è consigliabile
nel caso di rischi industriali o commerciali, per i quali invece si devono
elaborare e combinare varie fonti di
dati. Eventuali indicatori per la ripartizione di rischi commerciali e industriali possono essere ricavati da:
informazioni sull’uso del suolo, banche dati commerciali, attributi
dell’indirizzo o altre grandezze statistiche come la creazione di valore per
parco industriale o regione.
Le fonti accessibili al pubblico
spesso non sono sufficienti. Per questo motivo Munich Re ha raccolto ed
elaborato ulteriori informazioni dettagliate sulle industrie da diverse
banche dati, mappe, immagini satellitari e siti web di parchi industriali.
Il Munich Re Industry Location Database (ILD) è una banca dati globale
delle ubicazioni di varie industrie
NATCATSERVICE E RICERCA
Esempio di creazione di distribuzioni dei valori
(a un colore più scuro corrispondono valori più elevati)
Energia
INDUSTRIA
Parco
industriale
ABITAZIONI
Indicatore:
densità demografica
Distribuzione dei valori
nei punti di modellizzazione per esposizioni
relative ad abitazioni
(automobilistica, chimica, elettronica) mentre il Munich Re Critical
Infrastructure Database (CID) mette
in relazione i dati geografici con i
rischi infrastrutturali. Queste banche
dati sono sottoposte a verifiche e
ampliamenti continui con l’obiettivo
di raggiungere una copertura realmente globale.
Quali dati di base si hanno a disposizione dipende dal relativo mercato.
La raccolta ed elaborazione richiede
sempre ricerche onerose, e anche la
metodologia di valutazione deve
essere adeguata di volta in volta ai
dati disponibili.
Vari indicatori per
rischi industriali
Distribuzione dei valori
nei punti di modellizzazione per esposizioni
relative a siti industriali
vengono quindi ripartite per ogni
specifica zona sulla base di tali ponderazioni; i dati di portafoglio aggregati vengono così nuovamente disaggregati geograficamente in modo da
rispecchiare la realtà.
grande estensione: singole concentrazioni di esposizioni, ad esempio da
parte di assicuratori che operano solo
a livello regionale, non vengono individuate bensì sono distribuite nell’intera
zona in base alla media del mercato.
È bene ricordare che con questi dati
e la relativa metodologia si ottiene
comunque solo un’approssimazione
dell’effettiva posizione geografica
dell’oggetto assicurato. Anche in presenza di dati di partenza ottimali la
distribuzione corrisponderà sempre
alla media del mercato, con conseguenze soprattutto per le zone di
Il problema può essere risolto solo
acquisendo fin dall’inizio i dati sulle
esposizioni in modo puntuale a livello
di ubicazione. Così facendo si ottengono distribuzioni delle esposizioni
specifiche per cliente e risultati di
modellizzazione personalizzati che
rappresentano in modo ottimale la
situazione reale.
Nella fase successiva i dati di base
vengono combinati tra loro in modo
da ottenere come risultato intermedio una distribuzione ad alta risoluzione dei valori per ramo assicurativo
che consente di calcolare delle ponderazioni rapportate alla zona per i
singoli punti del modello. In sede di
modellizzazione le somme assicurate
LA NOSTRA ESPERTA:
Jutta Schmieder è specialista GIS
nel settore Sottoscrizione aziendale/
Gestione rischi di accumulazione/
Analisi delle esposizioni.
[email protected]
Distribuzione di valori aggregati basata sulla ponderazione
20
60
100
0%
0%
50%
0
CAP 1234
2,5 mln
CAP 1234
20
50
10
10%
25%
5%
110
20
70
0%
10%
0%
Distribuzione dei valori per
punto di modellizzazione
0
Esempio CAP 1234: derivazione
delle percentuali della zona
0,5 mln
0
1,25 mln
0,5 mln
0,25 mln
0
Distribuzione della SA di 5 mln €
all’interno della zona
Munich Re Topics Geo 2013
55
NATCATSERVICE E RICERCA
Le foto dell’anno
15–22 gennaio
Inondazioni: Indonesia
Danni complessivi: 3 mld US$
Danni assicurati: 300 mln US$
Vittime: 47
15 febbraio
Caduta di meteorite: Russia
Danni complessivi: 35 mln US$
22 marzo
Tornado: Bangladesh
Vittime: 38
20 aprile
Terremoto: Cina
Danni complessivi: 6,8 mld US$
Danni assicurati: 23 mln US$
Vittime: 196
18–22 maggio
Temporali, tornado: Stati Uniti
Danni complessivi: 3 mld US$
Danni assicurati: 1,8 mld US$
Vittime: 28
30 maggio–19 giugno
Inondazioni: Europa centrale
Danni complessivi: 15,2 mld US$
Danni assicurati: 3,1 mld US$
Vittime: 25
14–30 giugno
Alluvioni, inondazioni improvvise: India
Danni complessivi: 1,5 mld US$
Danni assicurati: 600 mln US$
Vittime: 5.500
19–24 giugno
Inondazioni, temporali: Canada
Danni complessivi: 5,7 mld US$
Danni assicurati: 1,65 mld US$
Vittime: 4
Luglio
Ondata di caldo: Gran Bretagna
Vittime: 760
56
Munich Re Topics Geo 2013
NATCATSERVICE E RICERCA
27–28 luglio
Grandinate, temporali: Germania
Danni complessivi: 4,8 mld US$
Danni assicurati: 3,7 mld US$
7 agosto–20 settembre
Inondazioni: Cina, Russia
Danni complessivi: 4 mld US$
Danni assicurati: 550 mln US$
Vittime: 170
12–21 settembre
Uragani Ingrid e Manuel: Messico
Danni complessivi: 5,8 mld US$
Danni assicurati: 950 mln US$
Vittime: 139
21–26 settembre
Tifone Usagi: Cina, Filippine, Taiwan
Danni complessivi: 3 mld US$
Danni assicurati: 75 mln US$
Vittime: 36
15 ottobre
Terremoto: Filippine
Danni complessivi: 90 mln US$
Vittime: 222
27–30 ottobre
Tempesta invernale Christian (St. Jude):
Europa
Danni complessivi: 2,15 mld US$
Danni assicurati: 1,55 mld US$
Vittime: 17
8–12 novembre
Tifone Hayan: Filippine, Vietnam,
Cina, Taiwan
Danni complessivi: 10,5 mld US$
Danni assicurati: 700 mln US$
Vittime: 6.235
18–20 novembre
Inondazioni improvvise: Italia
Danni complessivi: 780 mln US$
Vittime: 16
5–7 dicembre
Tempesta invernale Xaver:
Europa occidentale
Danni complessivi: 1,7 mld US$
Danni assicurati: 970 mln US$
Vittime: 12
Munich Re Topics Geo 2013
57
NATCATSERVICE E RICERCA
L’anno in cifre
Petra Löw
Nel 2013 il NatCatSERVICE ha registrato in tutto il mondo 890 eventi
dannosi per un totale di 135 mld US$
di danni, di cui 35 assicurati. In tal
senso il 2013, come già i 12 mesi precedenti, può essere sostanzialmente
considerato un anno relativamente
moderato. Nel 2013 il numero degli
eventi è stato inferiore al 2012 (920),
ma ha superato la media degli ultimi
10 anni (790) e anche quella degli
ultimi 30 (630).
I danni complessivi diretti da catastrofi naturali a carico delle economie nazionali a livello mondiale si
sono attestati di gran lunga sotto la
media decennale, risultando inferiori
anche ai ca. 175 mld US$ del 2012.
I danni assicurati hanno raggiunto il
valore medio degli ultimi 10 anni, ma
sono rimasti al di sotto di quelli
dell’anno precedente.
Con quasi 20.500 morti il numero
delle vittime è raddoppiato rispetto
al valore del 2012, pur restando di
molto inferiore alla media degli ultimi
10 anni (oltre 100.000).
Numero degli eventi
Degli 890 eventi dannosi complessivamente rilevati il 90% ricade sotto
la categoria delle catastrofi meteorologiche, mentre il 10% è stato di
natura geofisica. A questi va aggiunto
un evento di origine non terrestre: la
caduta di un meteorite in Russia. La
distribuzione percentuale nelle principali categorie di rischio, geofisico,
meteorologico, idrogeologico e climatico, corrisponde più o meno alla
media degli ultimi 30 anni con leggeri scostamenti. Gli eventi come le
ondate di caldo e di freddo, la siccità
e gli incendi boschivi, corrispondenti
a un 9% (anno prec. 13%) hanno
avuto un peso modesto, al pari degli
eventi geofisici con una quota del
10% (anno prec. 13%). Un lieve
aumento l’hanno registrato tempeste
e inondazioni, rispettivamente con
un + 5% e + 2%.
Se si considera la distribuzione degli
eventi per continente, America (32%),
Africa (8%) e Australia (8%) si collocano nella rispettiva media di lungo
periodo. In Europa invece si è verificato un decremento del 6% di eventi
dannosi, mentre l’Asia ha registrato
un incremento del 5%.
Eventi: 890
Distribuzione percentuale
nel mondo
10%
44%
37%
9%
Vittime: 20.500
Distribuzione percentuale
nel mondo
5%
38%
49%
8%
Danni complessivi: 135 mld US$
Distribuzione percentuale
nel mondo
7%
49%
37%
7%
Danni assicurati: 35 mld US$
Distribuzione percentuale
nel mondo
<1%
71%
27%
2%
La banca dati NatCatSERVICE di
Munich Re suddivide gli eventi di un
anno in categorie di catastrofe in
base alle loro ripercussioni di tipo
economico e umanitario. Tale
classificazione è stata rivista in
Numero degli eventi dannosi dal 1980 al 2013
Eventi geofisici: (terremoti,
tsunami, eruzioni vulcaniche)
1 .000
Eventi meteorologici:
tempeste tropicali, tempeste extratropicali, tempeste
­convettive, tempeste locali
800
600
Eventi idrogeologici:
inondazioni, movimenti di
masse
400
E
venti climatici: temperature
estreme, siccità, incendi
boschivi
200
0
198019851990 1995200020052010
58
Munich Re Topics Geo 2013
Fonte: Munich Re
NATCATSERVICE E RICERCA
modo radicale nel 2013. Le sei categorie adottate in passato sono state
ridotte a quattro e la classificazione
avviene ora in base a valori soglia
specifici per Paese. In tal modo è possibile una comparazione più oggettiva degli eventi, in funzione dell’evoluzione dei valori di ciascun Paese.
Vittime
Due catastrofi naturali hanno da sole
totalizzato il 56% delle 20.500 vittime dell’anno. In giugno violente
piogge monsoniche hanno scatenato
in India distruttive inondazioni
improvvise e alluvioni su vasta scala,
causando la morte di 5.500 persone.
In novembre il tifone Haiyan ha colpito Filippine, Cina e Vietnam. Sono
state devastate in particolare due
isole delle Filippine, Leyte e Samar,
dove si sono contate purtroppo più
di 6.200 vittime.
Danni
Nella ripartizione dei 135 mld US$ di
danni sulle quattro tipologie di
rischio principali si sono evidenziati
degli scostamenti talora consistenti
rispetto alla media pluriennale. Il
49% dei danni complessivi va attribuito nel 2013 alle tempeste (1980–
2012: 40%) e il 37% alle inondazioni
(1980–2012: 22%). Il continente asiatico ha totalizzato nel 2013 quasi la
metà del danno economico globale,
un dato da ricondurre, tra l’altro, ai
tifoni Haiyan e Fitow nonché a terremoti, inondazioni e siccità in Cina.
Gli eventi più onerosi del 2013 in termini economici sono state le inondazioni di maggio e giugno in Europa
centrale e orientale (15 mld US$),
seguite dal tifone Haiyan in Asia sudorientale a novembre, che ha pesato
Tra gli eventi che nel 2013 hanno
registrato il più elevato numero di
morti figurano anche due ondate di
caldo. Per il clima torrido in India tra
aprile e giugno hanno perso la vita
oltre 550 persone. In luglio in Gran
Bretagna le temperature hanno
superato i 33,5 °C per diversi giorni
e 760 decessi sono stati ricondotti
agli effetti della calura. Un terremoto
in Pakistan ha mietuto 400 vittime,
un altro nelle Filippine 200.
sui conti per oltre 10 mld US$. Il terremoto di aprile in Cina ha causato
danni per 6,8 mld US$, le inondazioni in Canada in giugno hanno raggiunto 5,7 mld US$ e il tifone Fitow,
che ha investito Cina e Giappone in
ottobre, è costato 5 mld US$.
I danni assicurati ammontano a
35 mld US$ e sono riconducibili principalmente a inondazioni e grandinate in Europa centrale nonché a
temporali forti e inondazioni in Nord
America. L’evento più oneroso a
livello mondiale per l’industria assicurativa è un temporale grandinigeno verificatosi in Germania e
costato 3,7 mld US$.
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­aggiornati dall’area Touch Natural
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Petra Löw è specializzata in catastrofi
naturali e analisi dei trend, e lavora
nel settore Ricerca georischi/Centro
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Danni complessivi e danni assicurati in mld US$, 1980–2013
Danni complessivi
(valori 2013)*
350
di cui danni assicurati
(valori 2013)*
300
250
200
Trend danni complessivi
Trend danni assicurati
Fonte: Munich Re
150
100
50
* Depurato dell’inflazione sulla base
dell’indice dei prezzi al consumo
del rispettivo Paese
0
1980 1985 1990 1995 200020052010
Munich Re Topics Geo 2013
59
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p. 1: Robert Brembeck
p. 2, 3, 6, 9, 18, 25 (1), 46, 51 (2, 3), 56 (1, 5, 6, 8),
57 (3, 4, 5, 7): Corbis
p. 4: UN Photo
p. 12, 23, 25 (2), 29 (2), 33, 37, 45, 51 (4), 53,
55, 59: Fotostudio Meinen, Monaco di Baviera
p. 15: Kevin Sprouls
p. 16, 24, 34, 49, 51 (1), 56 (2, 4, 9), 57 (2, 6, 8):
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p. 26, 28: SV SparkassenVersicherung
p. 29 (1): Peter Miesen
p. 38: Minden Picture
p. 52: GEM Foundation
p. 56 (3): reuters
p. 57 (1): Sebastian Werner
p. 57 (9): Brigitte Rauch, WR Presse-Medien-Studio
Topics Geo – 50 delle maggiori catastrofi naturali del 2013
N. Data
Evento
Regione
Zimbabwe, Mozambico
1 Gen.–apr. Inondazioni
2 1–20.1
Ondata di freddo,
Messico, Stati Uniti
avversità atmosferiche
3 15–22.1
Inondazioni
Indonesia
Morti
269
30
47
3.000
300
2.000
1.000
4 21–31.1
Inondazioni
Australia
6
5 6.2
Terremoto, tsunami
Salomone
10
6 15.2
Caduta di meteorite
Federazione Russa
7 Mar.–giu. Inondazioni
8 18–19.3
Temporali
9 22.3
Tornado
Colombia
Stati Uniti
Bangladesh
Danni
Danni
complessivi assicurati
mln US$
mln US$
35
3
2
38
150
2.200
1.600
10 Apr.–giu.
11 2–4.4
Ondata di caldo
India
Inondazioni improvvise Argentina
557
70
500
12 9.4
13 20.4
Terremoto
Terremoto
Iran
Cina
42
196
6.800
23
14 20.4
Temporali
Nuova Zelanda
60
40
15 29.4–2.5
16 18–22.5
Inondazioni improvvise Arabia Saudita
Temporali, tornado
Stati Uniti
24
28
3.100
1.800
17 22.5
18 28–31.5
Inondazioni improvvise Bahamas
Temporali, tornado,
Stati Uniti
tempeste di grandine
20
45
2.100
15
1.425
25
15.200
3.100
5.500
1.500
600
50
3
690
360
4
5.700
1.650
760
80
42
130
19 30.5–19.6 Inondazioni
Europa occ. e orient.
20 14–30.6
India
23 19–24.6
Alluvioni, inondazioni
improvvise
Inondazioni
Temporali, inondazioni
improvvise
Temporali, inondazioni
24 Lug.
25 Lug.–ag.
26 2.7
Ondata di caldo
Ondata di freddo
Terremoto
Regno Unito
America Meridionale
Indonesia
27 8–9.7
Temporali, inondazioni Canada
improvvise
Temporali
Canada
21 15–30.6
22 18–19.6
28 19.7
29 21.7
30 27–28.7
Terremoto, frane
Tempeste di grandine,
temporali
31 Ag.–sett. Inondazioni
32 1.8–12.9
33 7.8–20.9
Inondazioni
Inondazioni
34 Sett.
35 9–16.9
Gelo, ondata di freddo
Alluvioni, inondazioni
improvvise
Uragani Ingrid e
Manuel
36 12–21.9
Nepal
Francia, Spagna
Canada
Cina
Germania
Sudan, Sudan
meridionale
Pakistan
Cina, Federazione
Russa
Cile
Stati Uniti
1.600
920
1
400
195
95
1.000
4.800
3.700
98
234
170
1.500
4.000
9
1.000
1.500
Messico
139
5.800
168
500
4
125
37 16.9–
16.10
38 21–25.9
Inondazioni
Cambogia
Temporali, tornado
Brasile, Paraguay
39 21–26.9
Tifone Usagi,
inondazioni
Sequenza sismica
Tifone Fitow (Quedan),
inondazioni
Cina, Filippine,
Taiwan
Pakistan
Asia orientale
36
3.000
400
12
5.000
42 15.10
Terremoto
Filippine
222
90
43 16-29.10
Incendi boschivi
Australia
2
270
44 27–30.10
Tempesta invernale
Christian (St. Jude)
Europa sett., occ. e
orient.
17
2.150
45 8–12.11
Tifone Haiyan
Filippine, Vietnam,
Cina, Taiwan
6.235
10.500
46 10–15.11
Ciclone tropicale
Somalia
Three, inondazioni
improvvise
Inondazioni improvvise Italia
40 24–28.9
41 5–9.10
47 18–20.11
48 Dic.
49 5–7.12
50 11–16.12
Inondazioni improvvise, temporali
Tempesta invernale
Xaver
Tempesta invernale e
di neve Alexa, inondazioni improvvise
162
16
780
Brasile
64
Europa sett., occ. e
orient.
Asia occ./Medio
Oriente
12
1.700
30
420
Osservazioni, descrizione dei danni
Piogge forti e persistenti. Danneggiate > 630 scuole. Distrutti > 6.260 alloggi e le infrastrutture
Basse temperature, tempeste di neve, gelo. Tubazioni dell’acqua scoppiate, colpita una casa da
gioco. Danni all’agricoltura
Forti piogge stagionali. 80 villaggi inondati. Impianti sanitari distrutti. Danni a industria e
agricoltura
Piogge torrenziali (570 mm/24 h). Danneggiate case e strade. Colpite le miniere di carbone.
Danni ad agricoltura e industria dell’allevamento
Mw 8,0. Repliche. Onda di tsunami si addentra nella terraferma per 500 m. Distrutti numerosi
pescherecci e case. Inondato l’aeroporto. Colpito l’approvvigionamento elettrico e idrico
Esplosione di meteorite (diametro stimato 17 m, 10.000 t), onda d’urto. Danneggiati > 7.400 edifici. Interrotte le linee di telecomunicazione, blackout elettrici. Feriti: > 1.100.
Forti piogge stagionali, frane. Danni a cose, infrastrutture e agricoltura
Temporali, tornado, grandinate. Danneggiate centinaia di edifici e autoveicoli. Voli cancellati
Temporali, tempeste di grandine. Distrutti alloggi e autoveicoli. Colpiti agricoltura, traffico
stradale e ferroviario
Temperature elevate, fino a 46 °C, per diverse settimane
Piogge torrenziali (300 mm/2 h). Danneggiate migliaia di case e autoveicoli. Strade e linee
ferroviarie inondate. Alberi divelti. 250.000 persone senza elettricità
Mw 6,3. 92 villaggi colpiti. > 3.100 case distrutte. Interrotte le linee di telecomunicazione
Mw 6,6. Danneggiati o distrutti > 700.000 case, ospedali, scuole, argini, 450 ponti, strade e
condutture del gas. Blackout elettrici. Senzatetto: > 237.600, persone colpite: 2 milioni
Forti temporali, tornado. Danneggiati 1.500 case, edifici, stadi, negozi. Alberi divelti. Danni a infrastrutture e agricoltura
Pioggia forte. Rottura di argine, pianure inondate. Danneggiate o distrutte case e fattorie
Tornado di categoria EF5 (scala Fujita potenziata) a Moore, Oklahoma; > 70 tornado. Danneggiati
o distrutti > 20.000 case, teatri, scuole, condutture del gas e migliaia di autovetture
Temporali, pioggia forte. Danni a cose e infrastrutture. Straripamento della fognatura
Tornado di categoria EF3 (scala Fujita potenziata) a El Reno, Oklahoma, grandine (7 cm di
diametro). Elevati danni a cose. Danneggiato o distrutto edificio nel campus del Centro tecnologico di Oklahoma
> 60 fiumi esondati (spec. Danubio, Inn, Elba). Inondati numerosi villaggi. Danneggiate o distrutte
migliaia di case e autoveicoli. Danni alle infrastrutture. Perdite in agricoltura. Sfollati: 73.500
Violente piogge monsoniche. Gravi danni a proprietà, negozi, scuole, centrali idroelettriche, infrastrutture, agricoltura e industria della pesca
Forti piogge monsoniche, colate di fango. Danni alle case e perdita di bestiame
Temporali, grandine, pioggia forte. Danneggiati alcune case, > 30 alberghi, chiese, negozi, autovetture. Strade bloccate. Blackout elettrico. Gravi danni alle viticolture
Forti temporali, 70 episodi di cedimento del terreno. Inondati edifici, strade e il Calgary Stampede.
Treno deraglia. Chiuse due pipeline. 30.000 utenze senza elettricità. Sfollati: 100.000
Temperature elevate (33,5 °C). Colpiti binari e segnali ferroviari. Feriti: 10
Basse temperature, forti nevicate, gelo. Colpiti agricoltura e patrimonio zootecnico
Mw 6,1. Danneggiati > 20.400 case, scuole, moschee, strade e ponti. Distrutte due cisterne mobili
per acqua
Tempesta di pioggia, temporale, pioggia forte (106 mm/3 h). Danni a proprietà pubbliche e private. Colpito il traffico ferroviario, stradale e aereo. Blackout elettrici
Venti a velocità elevata, grandine, pioggia forte, inondazioni improvvise. Danneggiate centinaia di
case e autoveicoli. Coltivazioni erbacee e raccolti distrutti
Mw 5,9, repliche, frane, smottamenti. Colpite otto località. Senzatetto: > 220.000
Temporali, venti a velocità elevata, grandine. Danneggiate decine di migliaia di edifici, scantinati
allagati. Colpito il traffico ferroviario e stradale. Raccolto distrutto
Piogge forti e persistenti, temporali, fulmini. Danneggiate o distrutte > 85.000 case, scuole e strade
Forti piogge monsoniche. Inondati > 7.800 villaggi e > 5.800 km2 di arativo, morti animali da reddito
550 Pioggia forte. Fiumi esondati. Inondate 229.000 case. Danneggiati o distrutti 1.600 km di strade,
> 170 ponti, > 26.000 km2 di arativo. Sfollati: centinaia di migliaia di persone
Basse temperature (è l’episodio di gelo più forte in settembre da 84 anni). Gravi danni all’agricoltura
160 Pioggia forte (244 mm/36 h), colate di fango, frana. Cedono gli argini e un canale. Danneggiati o
distrutti > 19.400 case, > 200 negozi, edifici. Perdite di olio e gas. Sfollati: 12.000
950 Inondate numerose località, > 40.000 case danneggiate o distrutte. Gravi danni alle infrastrutture,
chiuso l’aeroporto di Acapulco. Blackout elettrici. Colpiti > 5.300 km2 di arativo. Sfollati/senzatetto: > 75.000
Danneggiati o distrutti numerosi edifici. Colpite agricoltura e industria dell’allevamento. Sfollati:
> 60.600
Temporali, tempeste di grandine, tornado, inondazioni improvvise. Danneggiate > 27.000 case e
100 scuole; negozi distrutti dai tornado. Distrutti silos e attrezzature agricole, colpito il raccolto
75 Supertifone di categoria 5, landfall in Cina come tifone di categoria 2. Gravi danni a cose e agricoltura. Strade inondate, interrotto il traffico ferroviario, aereo e marittimo
Mw 7,7, repliche fino a Mw 6,8. Danneggiate o distrutte > 46.000 case di argilla
750 Tifone di categoria 2, rottura di argini. Danneggiate o distrutte migliaia di case e autovetture.
Colpito il traffico ferroviario, stradale e aereo. Perdite di raccolto. 11 milioni di utenze senza
elettricità. Sfollati: > 1 milione
Mw 7,1. Danneggiate o distrutte > 72.000 case. Danneggiati edifici governativi, porti, ospedali,
chiese. Danni alle infrastrutture
170 > 100 focolai di incendio, bruciati > 1.200 km2. > 200 case distrutte e > 100 danneggiate. Distrutte
decine di autoveicoli. Interrotto il traffico aereo. Chiuse le scuole. Sfollati: migliaia di persone
1.550 Venti a velocità elevata, pioggia forte, onda di tempesta, onde alte fino a 7,5 m. Centinaia di
migliaia di utenze domestiche senza elettricità. Interrotte le telecomunicazioni e il traffico ferroviario, stradale, aereo e marittimo
700 Vento fino a 380 km/h. Danneggiati o distrutti > 1,1 milione di case. Distrutto l’80% di Tacloban
City. Perdite molto elevate nelle infrastrutture e in agricoltura. Penuria di acqua e cibo. Dispersi:
> 1.700, Sfollati/senzatetto: > 4,9 milioni
Pioggia forte, onda di tempesta, inondazioni improvvise, fiumi esondati. Villaggi travolti dalle
acque, distrutte numerose case. Perdite in agricoltura e nella produzione animale
Ciclone Cleopatra. Inondati interi villaggi. Danni elevati a cose, bestiame e infrastrutture. Rottura
di argini. Dichiarato lo stato di emergenza
Pioggia forte, temporali, inondazioni improvvise, frane. Danneggiate o distrutte centinaia di case,
negozi, autovetture. Danni alle infrastrutture. Sfollati/senzatetto: > 70.000.
970 Venti a velocità elevata, onda di tempesta. Danneggiate le case. Inondazioni nelle città vicine al
mare, allagate migliaia di case. Interrotto il traffico ferroviario, stradale e aereo; fermi i traghetti
290 Forti precipitazioni piovose e nevose, onda di tempesta. Allagate o distrutte migliaia di case.
Numerosi incidenti stradali. Interrotto il traffico aereo, ferroviario e i collegamenti in autobus.
Colpiti approvvigionamento idrico, fognature e telecomunicazioni. Perdite elevate in agricoltura
Topics Geo – Mappa mondiale delle catastrofi naturali del 2013
24
23
35
27
28
22
16
49
44
6
19
33
30
47
18
2
36
8
17
12
15
20
21
40
31
7
13
32
50
29
41
9
39
10
46
37
26
45
42
38
3
25
48
34
890 eventi dannosi di cui
50 di maggiore intensità (selezione)
5
1
11
Eventi geofisici: terremoti, tsunami, eruzioni vulcaniche
Eventi meteorologici: Tempeste tropicali, tempeste extratropicali,
tempeste convettive, tempeste locali
Eventi idrogeologici: inondazioni, movimenti di masse
Eventi climatici: temperature estreme, siccità, incendi boschivi
Eventi extraterrestri: caduta di meteorite
4
43
14
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