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TOPICS GEO – Le catastrofi naturali del 2013
TOPICS GEO Le catastrofi naturali del 2013 Analisi, valutazioni, posizioni Numero 2014 Un anno nel segno delle alluvioni Le forti piogge hanno portato i fiumi a livelli record. Come difendersi meglio dalle inondazioni. PAGINA 16 Tifone Hayan Supertifone devasta parte delle Filippine Caduta di meteorite Paura in Russia Cambiamento climatico Nessun segno di indebolimento del trend PREFAZIONE Cari lettori, dal punto di vista assicurativo il 2013 è stato un anno in cui i danni da catastrofi naturali sono rimasti al di sotto della media. È significativo il fatto che non si siano verificati terremoti maggiori e che l’attività degli uragani in Nord America sia stata di gran lunga inferiore alla media storica. Fatta eccezione per due landfall in Messico, non si sono avuti danni di rilievo. Situazione completamente diversa sul lato opposto del globo, dove un ciclone tropicale (tifone Haiyan) ha causato la catastrofe maggiore dell’anno. Nelle Filippine l’onda di tempesta ha ucciso migliaia di persone e devastato intere regioni. In generale si può dire che i passati 12 mesi sono stati all’insegna dell’acqua, con numerose inondazioni a carattere regionale. A destare stupore è il fatto che il danno assicurato più elevato si sia verificato in Germania: nell’arco di 48 ore le grandinate di fine luglio sono costate al settore assicurativo circa 2,8 miliardi di euro. La caduta di un meteorite a Čeljabinsk, in Siberia è stata un evento straordinario, che evidenzia come non si debbano trascurare i rischi «esotici». Anche se lo sguardo retrospettivo al 2013 mostra una situazione meno pesante rispetto agli anni precedenti, non dobbiamo commettere l’errore di trarne conclusioni affrettate perché ci saranno sempre annate in cui i danni si attestano all’estremità inferiore dello spettro di variabilità naturale. Spero che il presente numero di Topics Geo vi sia di utilità per il vostro lavoro, oltre a fornirvi preziose informazioni da settori al di fuori del vostro campo di attività e vi auguro una lettura interessante. Monaco di Baviera, marzo 2014 Dr. Torsten Jeworrek Membro del comitato direttivo di Munich Re e presidente del comitato per la riassicurazione NOT IF, BUT HOW Munich Re Topics Geo 2013 1 Indice IN PRIMO PIANO: Il tifone Haiyan si è bbattuto su diverse isole delle Filippine con a venti fortissimi e raffiche fino a 380 km/h. Nemmeno gli edifici in pietra hanno resistito alla violenza della tempesta e delle onde. 6 ISTANTANEE DI CATASTROFI: Settimane di pioggia ininterrotta in Austria, Repubblica Ceca e Germania hanno fatto esondare i fiumi. In alcune località l’acqua arrivava ai tetti delle case. 6 In primo piano 16 Istantanee di catastrofi 6 Il super-tifone Haiyan Il ciclone tropicale più forte che probabilmente sia mai stato registrato ha colpito le Filippine in novembre ed è costato la vita a più di 6.000 persone. I danni hanno superato i 10 mld US$. 16 Alluvioni in Europa centrale La pioggia forte e persistente ha provocato alluvioni in parte dell’Europa centrale. 24 Un anno di inondazioni In tutto il mondo si sono avuti danni gravi a causa delle estreme precipitazioni. 26 Tempeste di grandine in Germania Pochi temporali grandinigeni in Germania sono bastati a causare il danno da grandine più elevato di sempre. 30 Tornado e uragani negli Stati Uniti Perché la stagione delle tempeste maggiori del 2013 è stata insolitamente tranquilla. 34 Caduta di meteorite in Russia 13 15 2 Le assicurazioni aiutano l’economia Se il mercato assicurativo delle Filippine fosse più evoluto, sarebbe più facile ricostruire il Paese. Lo indicano gli studi che si occupano del rapporto tra assicurazione ed effetti delle catastrofi. Sono i poveri i più colpiti dalle catastrofi Il Prof. Peter Höppe parla del dovere degli Stati industrializzati di aiutare i Paesi poveri nella creazione di un’industria assicurativa. Munich Re Topics Geo 2013 16 CLIMA E CAMBIAMENTO CLIMATICO: Dopo le ondate di freddo a inizio d’anno in Europa, Nord America e Russia gli scettici sperano in un rallentamento dei mutamenti climatici, ma tutt’al più si tratta di una pausa. 38 Clima e cambiamento climatico 46 Battuta d’arresto per il cambiamento climatico? 46 I temporali forti negli Stati Uniti 42 Dati, fatti e valutazioni 50 Imparare dai terremoti 52 Il nuovo Global Earthquake Model 54 La disaggregazione dei dati sulle esposizioni 56 Le foto dell’anno 58 Il 2013 in cifre 1 4 61 46 NatCatSERVICE e approfondimenti sui georischi 38 Standard 38 NATCATSERVICE/RICERCA: Studi indicano che le fluttuazioni sempre più ampie dei danni da temporali forti negli Stati Uniti possono essere considerate senza ombra di dubbio una conseguenza dei mutamenti climatici. Prefazione Notizie Colophon Munich Re Topics Geo 2013 3 NOTIZIE © JBA Risk Management Limited BANCHE DATI SUI DANNI MCII ZONE DI PERICOLOSITÀ Informazioni online da NATHAN Al via nei Caraibi l’assicurazione basata su indici meteorologici Nuova zonazione globale del rischio inondazione I partner di Munich Re possono ricercare su NATHAN Online informazioni statistiche sulle più importanti catastrofi naturali dal 1980. I dati sui danni integrano le informazioni sulla pericolosità e permettono una migliore gestione dei rischi naturali. Grazie ai dati storici è possibile spesso trarre conclusioni sul tempo di ritorno di eventi gravi e sul loro potenziale di danno. A metà del 2013 è iniziata a Saint Lucia e successivamente in Giamaica e a Grenada l’introduzione sul mercato della «Livelihood Protection Policy» (LPP), sviluppata da Munich Climate Insurance Initiative (MCII) in collaborazione con Caribbean Catastrophe Risk Insurance Facility (CCRIF) e il consulente specializzato in microassicurazioni MicroEnsure. Il modello di copertura, che prevede prestazioni assicurative basate su dati meteorologici (cd. assicurazioni per indici climatici), consente un rapido indennizzo a seguito di un evento meteorologico dannoso senza onerose procedure di liquidazione. In NATHAN Risk Suite saranno disponibili in futuro zone di rischio inondazione basate su un modello digitale del terreno con una risoluzione di 30 m; finora per la rilevazione globale dei rischi naturali si utilizzava un passo di 100 m. Le zone rappresentano eventi con un tempo di ritorno di 100 e 500 anni. La risoluzione più elevata sarà disponibile inizialmente per America Settentrionale, America Centrale e Caraibi. Le altre regioni seguiranno progressivamente. >> Maggiori informazioni alla pagina: Munich Re Connect: https://nathan. munichre.com >> Maggiori informazioni alla pagina: www.climate-insurance.org >> Maggiori informazioni alla pagina: Munich Re Connect: https://nathan. munichre.com Notizie in breve Project Risk Rating Munich Re ha sviluppato assieme a TÜV Süd un nuovo sistema di rating. Con il Project Risk Rating (PRR) i soggetti coinvolti in un progetto dispongono di un tool che combina il vasto know-how tecnico di TÜV Süd e l’ampio ventaglio di competenze sui rischi di Munich Re, soprattutto nel campo dei rischi naturali. I differenti ambiti tematici vengono elaborati dagli esperti di entrambe le imprese. Alla base del rating vi è un sistema modulare composto da singoli elementi che rappresentano i rischi fondamentali di un progetto d’investimento e tengono conto degli aspetti macroeconomici, tecnici, ecologici e contrattuali. 4 Munich Re Topics Geo 2013 Rischi meteorologici A fine 2013 Munich Re ha acquisito dal riassicuratore Renaissance Re Holdings Ltd., Bermuda l’unità operativa per i rischi meteorologici RenRe Energy Advisors Ltd. (REAL). Il team di esperti di REAL tratta i rischi meteorologici da più di 16 anni e in questo segmento di mercato è uno dei provider di punta. Nuove forme di trasferimento del rischio Munich Re e International Finance Corporation (IFC), membro del gruppo della Banca Mondiale, hanno siglato un accordo per una forma innovativa di trasferimento del rischio. IFC metterà a disposizione di Munich Re fino a 100 mln US$ di capacità operativa allo scopo di sostenere progetti infrastrutturali in America Latina. Collana Severe Weather Non esiste praticamente regione del nostro pianeta che negli ultimi anni sia stata risparmiata da eventi meteorologici estremi. Molti territori, soprattutto aree costiere e montane a pericolosità elevata, hanno vissuto uno sviluppo rapidissimo; gli interventi preventivi e di tutela non riescono a tenere il passo, mentre i mutamenti climatici accrescono il rischio in molte regioni. L’industria delle assicurazioni si trova a fronteggiare sfide considerevoli e deve tuttavia trovare risposte sotto forma di soluzioni di copertura innovative. Nella sua nuova collana Munich Re si confronta più in dettaglio con i rischi naturali, in sempre più rapido aumento. Le pubblicazioni Severe weather in North America e Severe weather in Eastern Asia (ambedue disponibili solo in inglese) affrontano approfonditamente i rischi meteorologici nelle rispettive aree. Esperti di diversi reparti di Munich Re illustrano, assieme ad altri autori di fama, i fondamenti fisici degli eventi naturali pericolosi e spiegano come si generino gli estremi meteorologi, ne analizzano le conseguenze e descrivono come variabilità e mutamenti climatici modifichino i rischi. Le due opere forniscono inoltre suggerimenti su come prepararsi ad affrontare e gestire gli eventi estremi. Le conoscenze acquisite sui rispettivi mercati assicurativi completano la trattazione. I contenuti sono suddivisi in tre grandi aree tematiche: pericolosità, rischio, assicurazione. Innanzitutto vengono illustrati diversi fenomeni meteorologici con le relative implicazioni e tratteggiati alcuni eventi dannosi di rilievo del passato. Vengono inoltre tematizzati i metodi per la riduzione del rischio nonché diverse questioni assicurative. La seconda sezione tratta vari aspetti del rischio tra cui gli influssi del clima. L’ultima parte si occupa dell’assicurazione di rischi privati, commerciali e industriali nonché di temi specifici di tecnica assicurativa. L’intento principale delle pubblicazioni è promuovere sinergie tra assicurati, scienziati, studiosi, enti governativi e mondo assicurativo. Tali sinergie dovrebbero contribuire a migliorare la prevenzione e a ridurre le conseguenze di eventi meteorologici eccezionali. Tutti i soggetti coinvolti devono sviluppare una maggiore consapevolezza dei crescenti rischi nelle regioni esposte e comprendere come ci si possa preparare al meglio in previsione di possibili catastrofi naturali. >> M aggiori informazioni alla pagina: www.munichre.com/en/weather-asia www.munichre.com/en/weather-north-america Munich Re Topics Geo 2013 5 IN PRIMO PIANO Le Filippine devastate da un violento tifone In novembre il tifone probabilmente più violento mai osservato sulla terraferma ha causato molte vittime e gravissimi danni nel Sudest asiatico, soprattutto nelle Filippine. I venti del supertifone Haiyan hanno ampiamente superato i 300 km/h con raffiche fino a 380 km/h. Doris Anwender e Eberhard Faust Nove tempeste hanno fatto landfall sulle coste del Pacifico occidentale lo scorso anno e quindi la stagione dei tifoni 2013 si è dimostrata decisamente più vivace di quelle del periodo 2008–2012, in cui il numero dei tifoni approdati sulla terraferma varia da cinque a nove all’anno. Il più violento di questi fenomeni, e probabilmente il più forte ciclone tropicale che sia mai stato registrato, ha colpito le Filippine il 7 novembre. Il super-tifone Haiyan, conosciuto nelle Filippine come Yolanda, si è formato un centinaio di chilometri a est di Pohnpei, l’isola principale della Micronesia. La sera del 3 novembre la depressione tropicale si è evoluta in tempesta e il giorno seguente ha raggiunto il grado di tifone. Dalla prima serata del 5 novembre Haiyan ha preso rapidamente forza e nel giro di 24 ore la velocità dei venti è aumentata di almeno 80 km/h. Nello stesso lasso di tempo la pressione al centro del tifone è diminuita da 970 a 905 hPa. Il 6 novembre Haiyan ha raggiunto la categoria 5 della scala Saffir-Simpson. Un’onda di tempesta alta fino a 6 m ha colpito la costa orientale dell’isola di Leyte, lasciandosi alle spalle morte e distruzione. Munich Re Topics Geo 2013 7 IN PRIMO PIANO Temperatura marina superficiale 30 N 10 N Temperature nel Pacifico nordoccidentale tropicale e subtropicale il 6 novembre: in prossimità del punto in cui il tifone ha toccato terra la superficie del mare misurava tra 28 e 29 °C. 0N Fonte: NOAA/PMEL, Pacific Marine Environmental Laboratory 20 N 100 E 120 E 140 E 160 E 180 160 W Temperatura marina superficiale in °C: 30 29 28 27 26 25 24 23 22 21 20 18 16 14 50 N Gradiente verticale di vento 45 N Il 6 novembre la differenza di velocità e direzione dei venti, il cd. gradiente verticale di vento, a 11 km e 1,5 km di quota in corrispondenza del tifone Haiyan era relativamente bassa. 40 N 35 N 30 N 25 N Gradiente verticale di vento in nodi (1 kn = 1,852 km/h): 20 N EQ > 60 60–55 55–50 50–45 45–40 40–35 35–30 5S traiettoria di Haiyan 15 N 10 N 5N 90 E 100 E 110 E 120 E 130 E 140 E I tifoni acquisiscono dalla superficie calda dell’oceano la loro energia, che si traduce in venti molto forti. Se la tempesta cresce d’intensità, gli strati d’acqua più freddi vengono tipicamente richiamati dalle profondità verso la superficie e, mescolandosi, limitano l’ulteriore aumento d’intensità. Il fatto che questo tifone abbia acquistato potenza così rapidamente è dipeso dalla presenza di uno strato d’acqua calda – oltre i 26 °C – inusitatamente alto sotto la superficie del mare. La temperatura marina superficiale nell’area in cui Haiyan si è intensificato si aggirava d’altra parte intorno ai 28 °C e non era quindi insolitamente elevata. Presumibilmente il maggiore apporto all’enorme forza del tifone è venuto dal modesto gradiente verticale di vento, ossia dalla differenza relativamente piccole di velocità e direzione dei venti in prossimità della superficie dell’oceano e negli strati superiori. L’anello estremamente simmetrico di nubi sovrastanti riconoscibile sulle immagini satellitari testimonia la forte divergenza nella porzione superiore del tifone. 8 Munich Re Topics Geo 2013 150 E 160 E 170 E 180 30–25 25–20 20–15 15–10 10– 5 < 5 Fonte: U.S. Naval Research Laboratory, Marine Meteorology Division Monterey, California Nella prima serata del 7 novembre il tifone ha raggiunto la sua massima intensità sviluppando venti a 314 km/h (media su un minuto) e raffiche a 379 km/h (Joint Typhoon Warning Center, JTWC). La pressione minima al centro è scesa a valori tra 862 hPa (Japan Meteorological Agency, JMA) e 884 hPa (JTWC). Alle 20:40 (UTC) Haiyan ha toccato la punta meridionale dell’isola filippina di Samar nei pressi di Guiuan come tifone di categoria 5. Il record di velocità delle raffiche e di pressione al centro lo rendono probabilmente il ciclone tropicale più forte mai osservato sulla terraferma. Durante il passaggio sulle Filippine, Haiyan ha conservato la sua intensità, rimanendo così classificato come ciclone tropicale di categoria 5 fino all’8 novembre. Il giorno seguente ha proseguito la sua corsa fino a trovarsi a nord-ovest dell’isola filippina di Palawan, nel Mar Cinese meridionale, e si è indebolito progressivamente a tifone di categoria 3. La tempesta ha IN PRIMO PIANO Onde violente hanno spinto a terra diverse grandi navi, come la Eva Jocelyn qui fotografata 500 m all’interno della costa sulle macerie delle case di Tacloban City, nella provincia di Leyte. continuato a spostarsi in direzione nord-ovest, sconfinando sulla terraferma per l’ultima volta tra il 10 e l’11 novembre come tifone di categoria 1 nei pressi di Hai Phong, nel Vietnam settentrionale. L’ onda di tempesta ha causato i danni più gravi Mentre in Cina, Vietnam e Taiwan Haiyan ha provocato solo danni modesti e 34 vittime, nelle Filippine ha lasciato dietro di sé devastazioni enormi. Durante il primo e il secondo approdo sulle isole di Samar e Leyte si è formata un’onda di tempesta alta fino a 6 m che si è addentrata nella terraferma per un chilometro. Nonostante l’altissima velocità del vento, la maggior parte delle distruzioni è stata causata proprio da quest’onda. Haiyan inoltre ha provocato nella regione persistenti precipitazioni: in vaste aree sono stati registrati da 50 a 100 mm di cumulato. Le precipitazioni più forti si sono verificate a Surigao, con un picco di 282 mm in 24 ore. Secondo stime del satellite TRMM nelle Filippine centrali sono caduti fino a 500 mm di pioggia dal 6 al 12 novembre. Dal 70 all’80% degli edifici dell’isola di Leyte è stato distrutto; i più colpiti erano i quartieri di Tacloban City alle quote più basse. Quasi tutte le infrastrutture della città e gli edifici dei terminal dell’aeroporto sono stati rasi al suolo. La stessa sorte è toccata anche alla maggior parte dei 20.000 fabbricati danneggiati. Navi sono state spiaggiate, automobili rovesciate e ammucchiate, alberi sradicati. Le forti piogge hanno causato smottamenti che hanno danneggiato sia abitazioni sia infrastrutture. Numerosi centri delle isole di Samar e Leyte sono rimasti senza corrente elettrica per circa un mese. Munich Re Topics Geo 2013 9 IN PRIMO PIANO IV-A MINDORO V BICOL REGION IV-B MIMAROPA VIII EASTERN VISAYAS MASBATE SAMAR Tacloban Traiettoria del tifone Haiyan PANAY LEYTE VII CENTRAL VISAYAS CEBU VI WESTERN VISAYAS NEGROS BOHOL XIII CARAGA MINDANAO Danni ai fabbricati provocati dal tifone Haiyan Lungo la sua traiettoria il super-tifone Haiyan ha toccato terra più volte nelle Filippine, lasciandosi dietro una scia di distruzione. La cartina mostra quante case sono state danneggiate nei rispettivi distretti. Case danneggiate > 10.000 5.000–10.000 2.000–5.000 1.000–2.000 < 1.000 nessun dato Fonte: Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari (UN-OCHA), dati al 18 novembre 2013 10 Munich Re Topics Geo 2013 CAR 1,1 milione di case danneggiate I III 48% danno totale 52% danno parziale 33 12 1 1 < 1 142 379 IV-A Manila V VIII IV-B Numero di case danneggiate per regione (in migliaia) VIII VI VII IV-B V IV-A XIII X II 505 VI VII IX X XIII XI XII IN PRIMO PIANO Secondo il National Disaster Risk Reduction and Management Council (NDRRMC) il tifone ha causato più di 6.000 vittime. Circa 27.000 persone sono rimaste ferite e quasi 1.700 risultano disperse. I senzatetto sono più di 4 milioni. Circa 600.000 edifici sono stati completamente distrutti e si stima che ulteriori 600.000 siano danneggiati. Nel complesso la catastrofe ha colpito ca. 17 milioni di persone. Gli aiuti hanno raggiunto le aree più gravemente colpite con difficoltà. I gravi danni alle infrastrutture pubbliche, le macerie e il fango che hanno invaso le strade e i binari ferroviari nonché i mezzi di trasporto gravemente danneggiati hanno ostacolato l’arrivo delle organizzazioni di soccorso. La popolazione ha subito non solo i blackout elettrici e il collasso delle infrastrutture di comunicazione, ma anche e soprattutto la carenza di viveri, acqua potabile e medicinali. Le condizioni degli edifici in parte distrutti sono peggiorate e in mancanza di ordine pubblico la popolazione disperata è giunta a compiere gesti estremi. Situazioni di caos e violenza, tra cui anche attività criminose di carcerati fuggiti da Tacloban e altre zone, hanno aggravato l’impatto della calamità naturale. Voci di un collasso totale dell’ordine pubblico si sono diffuse rapidamente. Per questo motivo migliaia di abitanti hanno cercato di farsi evacuare per via aerea dalle Filippine centrali e soprattutto da Tacloban. Per ragioni di sicurezza molte organizzazioni umanitarie hanno evitato l’area attorno alla città e le Nazioni Unite hanno ritirato parte dei loro collaboratori. Un corrispondente dell’emittente britannica BBC ha definito la zona come «scenario di guerra». Nella lotta per la sopravvivenza in uno stato di disperazione tangibile molte aree sono state oggetto di saccheggi, azioni che hanno ulteriormente aggravato i danni materiali e la perdita di controllo sull’ordine pubblico. Le forze armate filippine hanno fatto ingresso a Tacloban una settimana dopo il passaggio di Haiyan per impedire i saccheggi e il caos e ripristinare un minimo di calma e di ordine. Nel complesso i danni diretti nelle Filippine sono stati valutati in 9,7 mld US$, di cui non più del 7% ca. ovvero 700 mln US$ sono assicurati, dal momento che il mercato delle assicurazioni private non è ancora molto sviluppato nel Paese. Economia della catastrofe La catastrofe causata dal tifone Haiyan è un ulteriore esempio del meccanismo di aggravamento dei danni che si innesca nel caso di grandi calamità e che è stato notato per la prima volta dopo l’uragano Katrina. Le grandi calamità come i forti cicloni tropicali possono provocare catastrofi secondarie, ad esempio perché alcune aree restano inaccessibili per lungo tempo a causa del collasso delle infrastrutture. Nelle Filippine è accaduto inoltre che gran parte della popolazione, soprattutto giovani e lavoratori specializzati, considerati il caos sociale e le voci sulla sospensione della legalità e l’instaurazione dell’anarchia, si è riversata nelle città maggiori come Cebu e Manila, perciò nelle zone interessate dalla catastrofe la ricostruzione ha subito ulteriori rallentamenti. Distribuzione degli approdi e dei danni da tifone Danni normalizzati per anno Numero di approdi con forza di tifone 60 (mld US$) 55 16 50 45 14 40 35 12 30 25 10 20 15 8 10 5 6 0 1950 1960 1970 1980 1990 2000 2010 2020 Le barre rappresentano la serie temporale dei danni diretti da tifone normalizzati nell’Asia orientale dal 1980 suddivisi per Paese. Asia sud-orientale Filippine Taiwan Cina Corea del Sud Giappone Approdi con forza di tifone (curva livellata) Approdi con forza di tifone ipotizzati Fonte: Munich Re, 2013. Dati sugli approdi dei tifoni tratti da Weinkle, J., R. Maue e R. Pielke, Jr. (2012). «Historical global tropical cyclone landfalls». Journal of Climate, 25, 4729–4735. Munich Re Topics Geo 2013 11 IN PRIMO PIANO Nelle Filippine le assicurazioni partecipano solo in misura modesta al finanziamento privato del rischio, quindi il mercato assicurativo privato è relativamente piccolo. Invece di finanziare il rischio ex ante, le famiglie e le imprese private devono sostenere ex post oneri finanziari enormi, con ripercussioni negative sull’economia locale. I Paesi come le Filippine si rendono così dipendenti da aiuti esterni e programmi statali di ricostruzione basati sul credito. Un’analisi macroeconomica eseguita di recente mostra che dopo una catastrofe i Paesi emergenti con mercati assicurativi privati di dimensioni molto ridotte rischiano l’immobilità economica e un elevato deficit statale. L’opposto di quanto accade nei Paesi con mercati assicurativi ben sviluppati, che sono in grado di coprire con le proprie forze una parte dei costi del disastro, contribuendo ad accelerare la ricostruzione (vedi pagina seguente). Intensificazione dell’attività dei tifoni maggiori Oltre al grande numero di tifoni che hanno raggiunto la terraferma, nel 2013 anche altri parametri indicano una lieve intensificazione dell’attività ciclonica rispetto agli anni precedenti. Nel Pacifico nord-occidentale nel 2013 sono stati registrati 16 tifoni (compresi quelli che non sono approdati sulla terraferma) ovvero uno in più rispetto al massimo di 15 all’anno dei 7 anni precedenti. La media storica (1965–2012) è comunque di 16,3 tifoni e quindi non si può definire il 2013 un anno particolarmente ricco di tali eventi naturali. Se tuttavia si includono tutte le tempeste nominate ma di intensità inferiore a tifone, il quadro cambia: i 29 cicloni tropicali osservati non solo superano la media storica di 26,1 (1965–2012), ma rappresentano il valore più elevato dal 2004, anno in cui i cicloni registrati furono 30. E anche tra i tifoni maggiori si rileva un incremento di attività; nel 2013 si sono formati cinque super-tifoni (velocità minima 240 km/h) mentre la media di lungo periodo (1965– 2012) ne calcola solo 3,9. Come si può leggere nella pubblicazione di Munich Re Severe weather in Eastern Asia, nel bacino Pacifico nord-occidentale vi sono segnali di un’oscillazione multidecadale dell’attività dei tifoni, con corrispondente variabilità pluridecennale dei danni. Effettivamente i danni indicano che le fasi con un maggior numero di tifoni che approdano sulla terraferma sono chiaramente correlate con un aumento altrettanto elevato dei danni da tifone non appena le cifre relative a tali danni, disponibili a partire dal 1980, vengono normalizzate al livello attuale dei valori esposti a rischio. 12 Munich Re Topics Geo 2013 Nonostante la stagione 2013 abbia mostrato un’intensità leggermente più elevata delle precedenti, sulla base di una sola annata non si può dedurre con buona attendibilità che sia in atto un aumento dell’attività. Per identificare con certezza un cambiamento nella fase di oscillazione pluridecennale è necessario protrarre l’osservazione per circa altri cinque anni. La stagione dei tifoni 2013 potrebbe rivelarsi un primo segnale dell’atteso trend ascendente se si considera che cinque super-tifoni in una stagione occorrono solo raramente in periodi di debole attività. Analizzando le fluttuazioni relative al numero di tifoni con landfall osservati dal 1950 e ipotizzando un proseguimento di questa ciclicità (che non si deve necessariamente realizzare), risulterebbe uno scenario con un nuovo picco relativo nel decennio 2020–2030. In un tale scenario la maggior parte dei danni risulterebbe ubicata in Cina, Giappone, Corea del Sud e Filippine. Fra tutti spiccherebbe la Cina a causa della grande estensione delle coste e del rapido aumento dell’esposizione negli ultimi decenni. Oltre all’incremento dei valori distruttibili dovuto allo sviluppo economico della regione, sarebbe quindi l’ipotizzata ripresa della crescita dell’attività ciclonica a contribuire in misura decisiva al futuro aggravamento del rischio nell’Asia orientale. I NOSTRI ESPERTI: La Dr. Doris Anwender è consulente in rischi atmosferici nel settore Sottoscrizione aziendale/Gestione rischio di accumulazione/Georischi. Le sue competenze includono l’analisi del rischio relativo ai cicloni tropicali. [email protected] Il Dr. Eberhard Faust è dirigente ed esperto di rischi naturali nel settore Ricerca georischi/Centro climatologico aziendale. Si occupa tra l’altro di rischi correlati alle fluttuazioni climatiche naturali e ai mutamenti climatici. [email protected] IN PRIMO PIANO Le assicurazioni contro le catastrofi naturali sono essenziali, specialmente nei Paesi emergenti e in via di sviluppo Le catastrofi naturali sono una grave minaccia per l’economia dei Paesi emergenti e in via di sviluppo e le assicurazioni possono tutelarne la crescita in modo efficace, come evidenziato da ricerche che hanno analizzato l’andamento dei danni negli ultimi decenni. Hans-Jörg Beilharz, Benedikt Rauch e Christina Wallner Dalla banca dati sulle catastrofi naturali NatCatSERVICE di Munich Re emerge sulla base di cifre depurate dall’inflazione una tendenza evidente: negli scorsi decenni i danni diretti, sia economici che assicurati, causati dalle catastrofi naturali sono aumentati. Uno dei motivi principali è la rapida crescita economica in molti Paesi emergenti e in via di sviluppo, ma contribuiscono anche l’urbanizzazione di aree costiere e fluviali a forte rischio e la maggiore frequenza di eventi meteorologici estremi. naturali che non i Paesi con più alto reddito pro capite. Le nazioni più povere mancano spesso dei mezzi finanziari per la prevenzione e per gli aiuti in caso di catastrofe. Lo tsunami del dicembre 2004 nell’oceano Indiano, che causò 220.000 vittime, provocò da solo un danno economico diretto di oltre 11 mld US$. Ancora più onerosi il terremoto e lo tsunami del 2010 in Cile, con un danno complessivo di 30 mld US$ (pari al 14% del PIL) e l’alluvione del 2011 in Thailandia (43 mld US$, 12% del PIL). Furono colpite 65 delle 77 province thailandesi e centinaia di migliaia di abitazioni; grandi superfici agricole e importanti aree industriali vennero inondate. Impatto economico delle catastrofi naturali Proprio i Paesi con un reddito pro capite più basso devono normalmente superare danni economici più gravi, in rapporto alla loro forza economica, a seguito di catastrofi Si devono inoltre aggiungere i danni indiretti da catastrofe naturale, come ritardi e interruzioni nella produ- Lo tsunami frena l’economia delle Maldive 25 in % 20 15 Crescita e ricostruzione … Fine 2004: tsunami catastrofico nell’oceano Indiano +19,6% +12,5% 10 5 0 –5 –8,7% –10 –15 1999 2001 2003 Dopo lo tsunami di fine 2004 l’economia nel 2005 è crollata. Il recupero nel 2006 dovrebbe essere legato anche agli effetti della ricostruzione. zione. Durante la fase più grave dell’alluvione thailandese nel terzo trimestre del 2011 il PIL nazionale scese del 2,5% rispetto al trimestre precedente. La Banca Mondiale valuta inoltre che i danni indiretti causati dai tifoni riducano la crescita del PIL nelle Filippine dello 0,8% annuo. Effetti negativi indiretti si riscontrano anche su altre importanti grandezze macroeconomiche come il debito pubblico o il commercio con l’estero. In Cile nel 2010, anno segnato dai terremoti, l’indebitamento è cresciuto del 70% ca. mentre la bilancia commerciale è andata a picco. Martin Melecky e Claudio Raddatz, autori di un ampio studio della Banca Mondiale datato 2011, hanno dimostrato uno scostamento dal trend statisticamente rilevante del debito pubblico pro capite nei Paesi emergenti dopo una «grande» catastrofe naturale. Secondo lo studio, nell’arco di cinque anni si verifica un aumento significativo dell’indebitamento di quasi il 30%. 2005 2007 2009 2011 Crescita reale del PIL in % rispetto all’anno precedente Fonte: IHS Global Insight 2013 Da più parti viene avanzata l’ipotesi che le catastrofi naturali, al di là delle tragiche conseguenze umanitarie, possano influenzare positivamente l’economia nazionale grazie alla ricostruzione, che funzionerebbe come un programma congiunturale. Le nuove installazioni produttive e infrastrutture sono di solito qualitativamente superiori rispetto ai valori andati distrutti. Gli esempi effettivamente non mancano: nell’anno successivo alle inondazioni la Thailandia ha conosciuto un forte rilancio economico. L’economia delle Maldive nel Munich Re Topics Geo 2013 13 IN PRIMO PIANO 2005, un anno dopo lo tsunami, si era contratta dell’8,7%, ma nel 2006 è cresciuta di un impressionante 19,6%, a oggi il massimo incremento da più di 20 anni. In ogni caso va considerato che una crescita superiore alla media si deve almeno in parte al confronto con il periodo precedente, appesantito dalla catastrofe, e quindi è lecito attendersi cifre più elevate. … ma senza compensazione Studi empirici mostrano che gli effetti positivi indiretti sul benessere non sono in grado di compensare i danni indiretti considerati nella media dei Paesi e delle catastrofi naturali. Goetz von Peter et al. lo hanno dimostrato nel 2012 con l’aiuto della banca dati sulle catastrofi naturali NatCatSERVICE, relativamente alle «grandi» catastrofi naturali (eventi con più di 100 vittime o più di 250 mln US$ di danni diretti depurati dall’inflazione). I ricercatori hanno riscontrato una riduzione statisticamente significativa del PIL di quasi il 4% dopo cinque anni rispetto all’andamento in assenza di catastrofe. I Paesi emergenti e in via di sviluppo devono fronteggiare mediamente perdite complessive (dirette e indirette) molto maggiori in rapporto al PIL rispetto alle ricche nazioni industrializzate. I risultati di ricerche scientifiche confermano univocamente i tangibili effetti positivi di un mercato assicurativo e finanziario in buona salute. La disponibilità di una sufficiente protezione assicurativa può limitare gli esiti catastrofici dei fenomeni naturali in almeno due modi. Il primo è un effetto di prevenzione conseguente, ad esempio, alla definizione delle condizioni contrattuali o alla fornitura di informazioni. L’effetto di prevenzione della copertura assicurativa si esplica soprattutto nella funzione di deterrenza dei premi che, associando un prezzo al rischio da assicurare, incrementano lo stimolo ad adottare misure per minimizzare il rischio e ridurre conseguentemente il prezzo. Il secondo consiste nello sgravio finanziario in tempi rapidi fornito dalle assicurazioni con il pagamento tempestivo degli indennizzi e quindi in una limitazione dei danni indiretti, ad esempio perché si rende possibile l’immediata ricostruzione delle fabbriche. Analisi recenti dimostrano che tra due Paesi con reddito pro capite comparabile il più resiliente alle catastrofi naturali è quello che dispone di una maggiore protezione assicurativa. Gli studi si concentrano su calamità naturali a partire da una certa «gravità» o «dimensione» e nonostante la diversità dei metodi impiegati giungono alla stessa conclusione: l’assicurazione, indipendentemente da altri fattori come benessere, solidità delle istituzioni, omogeneità sociale e così via, produce un effetto positivo statisticamente dimostrabile; ciò non vale solo per le singole persone o imprese assicurate, ma anche per l’economia nazionale nel suo complesso. Allo stesso modo attraverso una più elevata copertura assicurativa in caso di catastrofe naturale si riducono non solo l’indebitamento statale e il deficit del commercio estero ma anche gli effetti macroeconomici in genere. M. Melecky, C. Raddatz. 2011. «How Do Governments Respond after Catastrophes? Natural-Disaster Shocks and the Fiscal Stance». Policy Research Working Paper 5564, World Bank. G. von Peter, S. von Dahlen, S. Saxena. 2012. «Unmitigated disasters? New evidence on the macroeconomic cost of natural catastrophes». BIS Working Papers No 394, Bank for International Settlements. F. Englmaier, T. Stowasser. 2013. The Effect of Insurance Markets on Countries’ Resilience to Disasters. Mimeo, Universität Würzburg. 14 Munich Re Topics Geo 2013 Effetto: riduzione delle perdite La presunzione che siano in particolare i Paesi emergenti a trarre vantaggio da una maggiore protezione assicurativa si fonda soprattutto su una ricerca di Englmaier e Stowasser (2013), che Munich Re, Ricerca economica ha seguito da vicino. Secondo le stime dei due autori gli effetti di mitigazione delle perdite emergono con particolare evidenza nei Paesi con una penetrazione assicurativa di livello «medio», di cui spesso fanno parte le nazioni emergenti, ma il vantaggio aggiuntivo della tutela assicurativa nei Paesi in via di sviluppo non va comunque trascurato. Un esempio è la forte riduzione del numero di morti che viene presumibilmente conseguita con il semplice inserimento di misure preventive obbligatorie nei contratti assicurativi. I nostri esperti: Dr. Hans-Jörg Beilharz [email protected] Benedikt Rauch [email protected] Christina Wallner [email protected] Gli autori lavorano in Munich Re nel reparto Ricerca economica e si occupano, tra l’altro, degli effetti economici delle catastrofi naturali. RUBRICA Il tifone Haiyan Ancora una volta i Paesi poveri sono i più colpiti Prof. Dr. Dr. Peter Höppe, responsabile di Ricerca georischi/Centro climatologico aziendale di Munich Re [email protected] Con oltre 6.000 morti, il tifone Haiyan è stato la catastrofe naturale con il maggior numero di vittime del 2013. E ancora una volta è un Paese in via di sviluppo, le Filippine, a registrare tale macabro record. A livello mondiale l’83% delle 20.500 persone decedute in conseguenza di catastrofi naturali viveva nei due gruppi di Paesi con il reddito più basso. Sebbene i danni materiali provocati da Haiyan (ca. 10 mld US$) possano sembrare limitati a fronte dei danni diretti per 125 mld US$ provocati nel 2005 negli Stati Uniti dall’uragano Katrina, per l’economia delle Filippine si è trattato di un duro colpo. Sono stati distrutti valori pari a ca. il 4% del prodotto interno lordo (PIL); solo ca. il 7% dei danni era assicurato e potrà essere ripristinato senza ulteriori oneri per la popolazione o le finanze statali. L’economia delle Filippine ne risentirà ancora per anni. Le tempeste di grandine che hanno imperversato sulla Germania nell’estate 2013 sono un esempio di segno opposto. Benché rappresentino a oggi l’evento grandinifero più grave in termini di danni complessivi (4,8 mld US$) a livello mondiale, per l’economia della Germania non hanno avuto conseguenze significative. Quasi l’80% dei danni era assicurato e la quota restante, pari a ca. un miliardo di dollari, corrisponde appena allo 0,03% del PIL tedesco. Ma Paesi poveri e Paesi ricchi non si differenziano solo per quanto duramente sono colpiti dalle catastrofi naturali, ma anche per il livello di prevenzione dei danni che viene attivato. I Paesi in via di sviluppo mancano semplicemente dei mezzi per simili misure e quindi sono sempre, relativamente parlando, più vulnerabili alle catastrofi naturali rispetto ai Paesi ricchi. Anzi, peggio: le onde di tempesta provocate da Haiyan si sono dimostrate particolarmente distruttive perché non solo mancavano le protezioni, come dighe e argini, ma in molte località erano state disboscate in grande stile anche le foreste di mangrovie per installare al loro posto allevamenti di gamberi in assenza di altre fonti di reddito. «Dato che non tutti i danni possono essere evitati, bisogna concentrarsi maggiormente sulle soluzioni assicurative.» Molti Paesi ricchi hanno al contrario ridotto negli ultimi decenni la loro vulnerabilità nei confronti di inondazioni marine e fluviali con grandi investimenti. Quale successo abbiano avuto tali provvedimenti è dimostrato dalla tempesta invernale Xaver, la cui onda di tempesta ha interessato Amburgo nel dicembre 2013. Benché l’acqua abbia superato di quasi mezzo metro il livello della grande catastrofe del 1962, questa volta non si sono registrati danni degni di nota. Sono dunque largamente ripagati i quasi 2 mld € spesi complessivamente a partire dagli anni Sessanta del secolo scorso per le opere di difesa idraulica. Come è possibile aiutare i Paesi più poveri? Sarebbe innanzitutto importante fare più prevenzione in modo da scongiurare che si verifichino dei danni. Una gran parte degli aiuti allo sviluppo dovrebbe essere impiegata con questo obiettivo. Naturalmente devono rivestire la massima priorità le misure destinate a salvare vite umane. Poiché non tutti i danni possono essere evitati con costi economicamente sostenibili, bisogna concentrarsi maggiormente sulle soluzioni assicurative. I Paesi industrializzati potrebbero perlomeno mettere a disposizione il capitale di partenza per realizzare i sistemi necessari. È dimostrato che le coperture assicurative di questo tipo producono effetti stabilizzanti poiché la rapida erogazione degli indennizzi dopo una catastrofe aiuta a evitare i danni secondari. Un contributo alla realizzazione di soluzioni assicurative potrebbe essere fornito a medio termine anche dal Meccanismo internazionale di Varsavia, deliberato nel dicembre 2013 dal vertice mondiale sul clima, attraverso il quale sarebbe possibile mettere a disposizione dei Paesi in via di sviluppo mezzi finanziari e competenze specifiche affinché possano meglio fronteggiare i crescenti danni derivanti dai sempre più numerosi eventi meteorologici estremi (loss and damage). Ai Paesi industrializzati si chiede, non da ultimo a causa della loro responsabilità per i mutamenti climatici, di sostenere le misure di prevenzione e di risk management ex post attraverso forme assicurative per i Paesi poveri. Delle condizioni di maggiore stabilità nei Paesi interessati dovrebbero comunque produrre un tornaconto sul lungo periodo anche per i Paesi donatori. Munich Re Topics Geo 2013 15 ISTANTANEE DI CATASTROFI Alluvioni in Europa centrale Tra fine maggio e i primi di giugno 2013 intense e persistenti precipitazioni hanno causato alluvioni in vaste aree dell’Europa centrale. Le inondazioni hanno interessato in modo particolarmente pesante la Germania meridionale e orientale, ma sono state fortemente colpite anche la Repubblica Ceca e l’Austria. Tobias Ellenrieder e Alfons Maier Un mese di maggio particolarmente piovoso con precipitazioni molto superiori alla media sul lungo periodo ha creato condizioni tali per cui l’acqua meteorica non è più stata assorbita dal terreno. In alcune regioni si è registrato il valore di umidità del suolo più alto da oltre 50 anni. In tutta la Germania la pioggia ha raggiunto in maggio un cumulato complessivo pari al 178% delle precipitazioni medie mensili pluriennali, vale a dire il secondo valore più elevato dal 1881. A fine mese una depressione in quota in lento spostamento verso oriente ha convogliato insistentemente in un ampio arco aria umida subtropicale dall’Europa sudorientale sopra l’Europa centrale. In presenza di una forte corrente settentrionale queste masse d’aria hanno originato intense precipitazioni sul versante settentrionale del Mittelgebirge e delle Alpi. Nell’arco di pochi giorni sono caduti anche più di 400 mm di pioggia. Dal momento che il terreno era già saturo le acque meteoriche sono affluite direttamente nei corsi d’acqua. I tributari sono così usciti dagli argini prima che si formassero onde di piena nei grandi fiumi come il Danubio e l’Elba. Mentre nella Germania sud-occidentale Neckar, Mosella e Reno hanno provocato inondazioni circoscritte, le autorità in alcune zone della Baviera meridionale e dell’Austria hanno dichiarato lo stato di allerta catastrofe. La città di Rosenheim nell’Alta Baviera, alla confluenza tra Mangfall e Inn, è stata parzialmente evacuata dopo il cedimento di un argine. Il quartiere di Fischerdorf sul Danubio nel comune di Deggendorf, una delle località più duramente colpite, è stato totalmente sommerso dalle acque dopo il cedimento di un argine. Munich Re Topics Geo 2013 17 ISTANTANEE DI CATASTROFI Valori estremi di umidità del suolo il 26 maggio 2013 Kiel Amburgo Schwerin Tra Ratisbona e Passavia migliaia di case sono state inondate mentre gli abitanti di Deggendorf e dintorni hanno dovuto fronteggiare pesanti allagamenti. A Passavia, dove confluiscono Danubio, Inn e Ilz, l’idrometro ha segnato 12,89 m. L’ultima volta che si era raggiunto un livello così alto risaliva al 1501. Gran parte del centro storico è stato allagato. Brema Hannover Potsdam Magdeburgo Düsseldorf Erfurt Wiesbaden Magonza Saarbrücken Stoccarda Monaco di Baviera superato il valore più alto di umidità del suolo superato il secondo valore più alto di umidità del suolo superato il terzo valore più alto di umidità del suolo nessun valore massimo superato Fonte: Deutscher Wetterdienst/Agrarmeteorologie 18 Munich Re Topics Geo 2013 Fortemente interessata anche la Germania orientale, soprattutto i Land di Sassonia, Sassonia-Anhalt e Turingia. Città e paesi, come Zwickau e Chemnitz, sono stati invasi dalle acque di piccoli fiumi. A Meißen nella notte fra il 3 e il 4 giugno l’Elba ha superato le barriere antiesondazione. A Dresda il fiume ha raggiunto un livello idrometrico di 8,75 m, corrispondente a una portata defluente di 4.370 m3/s, ma non ha eguagliato i valori record dell’agosto 2002 (pari rispettivamente a 9,40 m e 4.500 m3/s). I miglioramenti nelle opere di difesa idraulica hanno consentito stavolta al centro storico di Dresda di essere in gran parte risparmiato, ma l’assenza di esondazioni e rotture di argini, al contrario del 2002, ha provocato un innalzamento dell’onda di piena a valle. Molti idrometri in Sassonia-Anhalt hanno registrato livelli più alti rispetto al 2002 e a Magdeburgo l’Elba ha segnato un nuovo record: 7,48 m. ISTANTANEE DI CATASTROFI Altezze di precipitazione in Europa centrale dal 27 maggio al 2 giugno Nonostante le violente precipitazioni, in Svizzera gli eventi di piena hanno avuto carattere locale e sono stati di bassa entità. Le opere di difesa approntate dopo i fenomeni del 2005 e 2007 hanno senz’altro impedito peggiori conseguenze. Sporadicamente si è verificato il distacco di frane di disgregazione. Anche in Austria, soprattutto in Tirolo e nel Salisburghese, si sono avute esondazioni e frane circoscritte, ma i maggiori corsi d’acqua come l’Inn hanno comunque raggiunto livelli idrometrici molto alti. Nell’Austria Superiore e Inferiore il Danubio ha inondato numerose aree; l’onda di piena proveniente da Passavia ha investito Schärding, Melk e Linz. Gli idrometri hanno segnato livelli con un tempo di ritorno atteso di 100 anni. A Vienna le acque sono state in parte deviate nello scolmatore «Neue Donau», per cui gli allagamenti sono rimasti circoscritti a poche strade. 0–10 mm 10–50 mm 50–90 mm 90–130 mm 130–170 mm 170–210 mm > 210 mm Nella Repubblica Ceca le inondazioni hanno interessato soprattutto le regioni occidentali. Sono state messe in allerta alluvione 400 città e almeno 11 persone hanno perso la vita. A Praga la Moldava ha raggiunto un livello critico. La portata defluente, pari a 3.000 m3/s, è risultata tuttavia inferiore a quella della catastrofica piena del 2002 (5.000 m3/s). Sul corso dell’Elba è stata parzialmente allagata la città industriale di Ústí nad Labem. Fonte: Deutscher Wetterdienst/Agrarmeteorologie Munich Re Topics Geo 2013 19 ISTANTANEE DI CATASTROFI Non esistono spiegazioni semplici Dopo un’alluvione si lanciano spesso sulla stampa in gran fretta attribuzioni di responsabilità e proposte di soluzione semplicistiche. L’effetto dei fattori d’in fluenza e delle misure d’emergenza viene generaliz zato e normalmente sopravvalutato. La gestione delle piene è questione complessa che deve essere ade guata volta per volta alla situazione poiché un certo intervento può essere molto efficace in un caso, ma del tutto inutile in un altro. Di seguito tre congetture particolarmente diffuse alla verifica dei fatti. 1. Errata valutazione 2. Errata valutazione I grandi eventi di piena vengono causati sostanzial mente dalla sigillatura del suolo nell’ambito della costruzione di strade e insediamenti. L’arretramento degli argini e una sistemazione dei corsi d’acqua conforme alla natura impediscono le piene, mentre i fiumi canalizzati le favoriscono. Terreni sigillati Piogge forti e persistenti Affluente rettilineizzato Onda di piena fiume principale Argine Onda di piena affluente Terreni saturi di pioggia Golene (ritenuta incontrollata delle acque) 1. Fatti 2. Fatti La sigillatura del suolo non riveste pressoché alcun ruolo negli eventi di grande portata. Il potere assorbente del terreno si esaurisce presto dopo copiose precipitazioni e così la piog gia, anche in presenza di superfici naturali, defluisce diretta mente nei corsi d’acqua. In caso di precipitazioni intense di breve durata in piccole aree urbanizzate la sigillatura del ter reno riveste spesso invece un ruolo determinante. La rinaturazione può essere d’aiuto, ma in caso di piene estreme ha effetti solo parziali. L’obiettivo principale nella gestione delle piene è l’abbattimento del picco di piena. Nel caso di uno strari pamento incontrollato le golene spesso si riempono già all’inizio dell’evento di piena e quindi non sono più disponibili quando la situazione si fa più critica. Il rallentamento del picco favorisce tuttavia le misure di difesa. Il picco di piena del fiume principale e quello degli affluenti non dovrebbero coincidere. È un evento che può però sempre verifi carsi indifferentemente dal fatto che il corso d’acqua sia canaliz zato o scorra nell’alveo naturale, dato che in questo caso riveste un ruolo anche la traiettoria delle precipitazioni. Attraverso interventi di gestione delle piene si può modificare l’andamento temporale di un’onda di piena. È determinante che l’altezza di picco sia la più ridotta possibile. Legenda: 20 1. Sigillatura del terreno onda di piena originaria Munich Re Topics Geo 2013 2. Ritenuta incontrollata (golene) onda di piena modificata 3. Ritenuta controllata (casse di espansione, serbatoi di laminazione) trasposizione del volume di deflusso dovuta al fattore d’influenza ISTANTANEE DI CATASTROFI In Polonia le inondazioni hanno interessato il Sud ovest del Paese, ma solo le zone rurali hanno subito evacuazioni. Anche in Slovacchia i danni sono stati limitati, sebbene il Danubio a Bratislava abbia stabi lito un record di portata con 10.530 m3/s. Dopo la Slo vacchia l’onda di piena ha toccato infine l’Ungheria, inondando località come Györ e Esztergom. Il 9 giu gno a Budapest si è raggiunto un picco idrometrico di 8,91 m, vale a dire 30 cm in più del precedente record del 2006 e 40 cm in più del 2002. Ciò nonostante i danni sono stati moderati. Le opere di difesa sul Danubio sono progettate per un livello idrometrico di 9,30 m. Semmai ci sono stati allagamenti locali in seguito alla risalita delle acque sotterranee e al rigur gito delle fognature. 3. Errata valutazione Le aree inondabili «artificiali» distruggono il paesag gio fluviale e pregiudicano lo sfruttamento agricolo del territorio. Confronto con eventi precedenti Opera di presa Cassa di espansione (ritenuta controllata delle acque) Opera di scarico Argine Argine Dopo le piene del 1954 e del 2002, quella del 2013 è il terzo evento per gravità negli ultimi 60 anni che ha interessato i bacini di Danubio ed Elba. A un’analisi più approfondita si evidenziano però delle differenze: in confronto ai due eventi precedenti il Danubio ha registrato ad esempio portate più alte. Nel 2002 l’onda di piena fu alimentata soprattutto dagli affluenti del corso superiore (Iller e Lech), mentre nel 1954 erano stati i tributari a oriente (Isar, Inn, Naab) ad apportare grandi masse d’acqua; nel 2013 quasi tutti gli immis sari del Danubio hanno concorso al verificarsi del fenomeno. Anche più a valle, in Austria, Slovacchia e Ungheria i livelli idrometrici sono stati nettamente superiori al 2002, ma questa volta molti affluenti sono stati in gran parte risparmiati dalla piena. L’innalzamento dell’Elba, originatosi in Repubblica Ceca, è stato inferiore al 2002, ma nel 2013 ha inte ressato anche il bacino della Saale. Il sovrapporsi delle onde di piena di Elba, Mulde e Saale ha prodotto un ingrossamento sensibilmente maggiore di quello del 2002 a valle della confluenza con la Saale. Impatto e danni 3. Fatti La ritenuta controllata delle acque in serbatoi di laminazione o in casse di espansione è il metodo più efficiente per influire su un’onda di piena. Richiede una previsione affidabile. La ritenuta avviene in modo che il volume utile sia utilizzato al meglio per abbattere il picco di piena. Le casse di espansione, progettate per proteggere dai grandi eventi di piena, possono essere coltivate (prativo) e vengono allagate solo di rado (p. es. in media ogni 20 anni). Se in tali occasioni vengono pagati anche degli indennizzi, ne traggono vantaggio tutti gli inte ressati. Da un punto di vista idrologico intensità ed esten sione della piena in Germania hanno superato netta mente i due precedenti eventi del 1954 e 2002, secondo il Center for Disaster Management and Risk Reduction Technology (CEDIM). Quasi il 50% della rete fluviale tedesca era in piena con portate aventi tempo di ritorno superiore a cinque anni. Fonte: Munich Re Munich Re Topics Geo 2013 21 ISTANTANEE DI CATASTROFI Intensità della piena nei corsi d’acqua dell’Europa centrale L’intensità di una piena è data dall’altezza e/o dal tempo di ritorno del picco di piena nonché dalla durata dell’evento. non interessato dall’evento piena moderata piena grave piena molto grave piena estrema Fonte: CEDIM, Munich Re Germany Czech Republic Slovakia Austria Hungary Le inondazioni hanno causato in Europa centrale un danno economico complessivo di 11,7 mld €, di cui 10 solo in Germania. Venticinque persone hanno perso la vita. L’esito è stato comunque meno tragico rispetto al 2002, quando si contarono 39 vittime e danni per 17 mld € (in valori originali non depurati dell’inflazione), circostanza che è in parte conseguenza delle differenze tra i due eventi di piena. L’inferiore intensità delle precipitazioni nel bacino imbrifero dell’Elba ha causato meno inondazioni improvvise e quindi minori danni alle infrastrutture come l’erosione di strade e vie ferrate. A ciò si è aggiunto un miglioramento delle difese idrauliche con argini rinforzati o di nuova costruzione. A Praga, Dresda, Bratislava e Budapest le masse d’acqua sono state trattenute dalle barriere mobili antiesondazione. I danni assicurati ammontano a ca. 2,4 mld €, di cui 1,8 mld riguardano la Germania, 235 mln l’Austria e 300 mln la Repubblica Ceca. In Svizzera si ipotizzano 45 mln CHF, negli altri Paesi colpiti circa 3,5 mln €. Anche i danni assicurati sono quindi inferiori a quelli del 2002. Repubblica Ceca e Austria hanno tratto vantaggio dalla minore superficie di territorio allagato e, soprattutto la prima, dal fatto che le nuove polizze introdotte dopo il 2002 con limiti di indennizzo più bassi hanno ridotto l’ammontare dei singoli sinistri. 22 Munich Re Topics Geo 2013 Sebbene i danni assicurati in Germania, pari a 1,8 mld €, abbiano sfiorato i livelli del 2002, nel 2013 l’onere per l’industria assicurativa in valori assoluti, depurati dall’inflazione, è stato minore. Oltre alle differenze tra gli eventi del 2002 e del 2013, dovrebbero aver contribuito a tale esito anche i miglioramenti nelle misure di prevenzione delle piene e di riduzione dei danni. L’importanza di trarre insegnamento dagli eventi del passato si evidenzia nel risk management della società di gestione delle acque di Dresda, dove dopo il 2002 sono stati attuati cambiamenti di ordine costruttivo, tecnico e organizzativo. Grazie alla rapida costituzione di un’unità di crisi, alla stretta comunicazione tra tutti gli interessati e alla migliore protezione degli impianti dalle piene (sistemi antigalleggiamento, messa in sicurezza dell’alimentazione elettrica), i danni del 2013 sono ammontati ad appena un quarto di quelli del 2002. L’interruzione d’esercizio in una centrale idroelettrica è stata ridotta da 160 giorni nel 2002 a 18 giorni nel 2013. Anche le società di gestione degli immobili residenziali erano meglio preparate in previsione di una piena. Ad esempio, dopo i gravi danni ai garage sotterranei e ai sistemi elettrici nel 2002, i proprietari di tre stabili in locazione hanno sviluppato ad esempio un piano di emergenza, la cui attuazione ha permesso stavolta, a parità di gravità del fenomeno, di ridurre i danni del 50%. ISTANTANEE DI CATASTROFI Anche se le assicurazioni contro le calamità naturali, che coprono i danni da inondazione, alluvione e allagamento, sono oggi molto più diffuse in Germania rispetto al 2002, l’indice di penetrazione medio nazionale non supera tuttora il 33%, con notevoli differenze regionali. Mentre in Sassonia, Sassonia-Anhalt e Turingia circa il 40% dei proprietari di immobili possiede una polizza contro i danni da inondazione, la percentuale in Baviera scende al 21% e in Bassa Sassonia addirittura al 13%. Buona parte dei danni è quindi ricaduta sugli stessi interessati o sulla comunità attraverso i programmi di aiuti pubblici, situazione che ha riacceso il dibattito sulla necessità di introdurre un’assicurazione obbligatoria contro le calamità naturali. Potenziali di danno e prevenzione La strategia più sicura per evitare danni da piena è prima di tutto non costruire in aree a rischio. Dove questo è già accaduto, la mitigazione del rischio può essere articolata su tre distinti livelli: deviazione dell’acqua su superfici alluvionabili, in casse di espansione o serbatoi di laminazione; protezione dei beni (sistemi antirigurgito, sigillatura di porte e finestre) e inondazione controllata (allagamento dell’edificio). Molti danni si verificano in zone con pericolosità elevata. In questi casi le mappe del rischio di piena contribuiscono a incrementare la consapevolezza del rischio stesso. Durante la ricostruzione a seguito di un evento dannoso sarà necessario inoltre porre maggiore attenzione sulle misure di protezione. Si è confermata l’utilità della predisposizione di un cd. piano di allarme, che consente un’adeguata preparazione e l’integrazione di singole misure in una pianificazione complessiva. Parallelamente è necessario che vengano eseguite regolarmente esercitazioni e verifiche delle misure adottate. Un’ulteriore opzione per prevenire e ridurre i danni è l’adozione di modifiche di tipo costruttivo e tecnico. Si potrebbe ad esempio collocare gli impianti tecnologici domestici in locali non raggiungibili dall’allagamento, rendere le finiture interne resistenti all’acqua e migliorare la tenuta dei serramenti. Proprio nelle aree più a rischio la prestazione della garanzia assicurativa dovrebbe andare di pari passo con l’adozione di adeguate misure preventive. L’industria assicurativa con il suo know-how è l’interlocutore ideale per dare risposta alle questioni sulla riduzione del rischio di danno da piena. I NOSTRI ESPERTI: Tobias Ellenrieder è consulente senior in rischi idrogeologici nel settore Sottoscrizione aziendale. Si occupa di sviluppare e testare modelli di piena e di stimare i danni dopo grandi eventi alluvionali. [email protected] Il Dr. Alfons Maier è consulente senior nel settore HSB Controllo sinistri Rischi tecnologici ed esperto di gestione dei rischi naturali per compagnie assicurative e società industriali. [email protected] Munich Re Topics Geo 2013 23 ISTANTANEE DI CATASTROFI 2013: un anno di inondazioni Non solo vaste aree dell’Europa centrale sono state sommerse dall’acqua, anche in molte altre parti del mondo si sono verificate gravi inondazioni. Di rado questa tipologia di rischio naturale ha dominato le statistiche come nel 2013. Wolfgang Kron Lo scorso anno si sono registrate praticamente tutte le tipologie e cause di inondazione possibili e immaginabili: alluvioni improvvise a carattere locale, intense precipitazioni per giorni e giorni in regioni montuose, piogge associate allo scioglimento delle nevi, esondazioni di fiumi su vaste aree e di lunga durata, onde di tempesta altamente distruttive in concomitanza di cicloni tropicali. Di seguito vi presentiamo una selezione degli eventi più significativi. Gennaio: Australia e Indonesia L’anno è iniziato, com’è quasi consuetudine, con inondazioni in Queensland (Australia) e a Giava. Mentre lo Stato australiano ne è uscito con esiti un po’ meno tragici che negli anni scorsi, la regione attorno a Giacarta è stata colpita da precipitazioni piovose stagionali di insolita violenza. I fiumi esondati e una rotta arginale molto estesa hanno causato danni nell’ordine di 3 mld US$, per ca. il 10% assicurati. Oltre 100.000 case sono state danneggiate o distrutte, 47 persone hanno perso la vita. Giugno: Uttarakhand (India) Ogni anno a maggio i pellegrini indù si mettono in viaggio attraverso le valli dell’Himalaya verso lo Stato di Uttarakhand, nel Nord dell’India per visitare i luoghi sacri come la città-tempio di Kedarnath. Nel mese di giugno oltre 100.000 persone erano in movimento e sono state colte di sorpresa dalle più violente precipitazioni monsoniche da 80 anni a questa parte. La precocità e repentinità con cui si è verificato il fenomeno hanno fortemente aggravato la situazione. Ha piovuto a dirotto per 50 ore e localmente sono caduti oltre 500 mm di pioggia. Le masse d’acqua hanno trasformato le anguste valli in fiumi impetuosi, causando lo smottamento di pendii e inghiottendo strade, ponti, edifici e con loro centinaia di persone. Decine di migliaia di pellegrini sono rimasti bloccati per giorni alla mercé di umidità e freddo, tra torrenti di montagna divenuti minacciosi, tormentati dal gelo e dalla fame. A causa delle avverse condizioni meteorologiche nemmeno gli elicotteri potevano operare, tanto che i superstiti sono stati salvati solo dopo giorni. 24 Munich Re Topics Geo 2013 Pellegrini bloccati nel Uttarakhand attendono i soccorsi. Alcuni hanno parlato di uno «tsunami himalayano», ma la catastrofe va imputata anche alla costruzione sconsiderata o abusiva di strade e insediamenti. I morti sono più di 5.500, un dato che fa di questo terribile evento la seconda peggiore catastrofe naturale del 2013 per numero di vittime dopo il tifone Haiyan. Giugno/luglio: Alberta e Ontario (Canada) Tre giorni di piogge forti e ininterrotte a metà giugno hanno causato la più grave inondazione nella storia della provincia dell’Alberta, nel Canada occidentale. I fiumi sono esondati spazzando via strade e ponti, allagando case e trasformando in fiumane brunastre le vie di comunicazione. L’inondazione è stata favorita dall’elevata umidità del suolo all’inizio delle precipitazioni. Era già in pieno svolgimento infatti lo scioglimento delle nevi e vi erano ancora notevoli quantità di neve residua. La caduta di pioggia sulla neve è un fenomeno raro in Alberta e ha portato a un fulmineo ingrossamento dei corsi d’acqua. La portata del Bow River è aumentata di 10 volte in brevissimo tempo, con effetti disastrosi nel sud della provincia per la città di Medicine Hat e per la metropoli di Calgary, che conta oltre un milione di abitanti. Nel centro di quest’ultima, all’interno dello stadio di hockey su ghiaccio Saddledome e sulla celebre arena di rodeo Calgary Stampede ristagnavano metri d’acqua; lo zoo è stato parzialmente evacuato. I danni hanno sfiorato ISTANTANEE DI CATASTROFI i 6 mld US$, di cui solamente 1,6 assicurati. Si è trattato dunque della catastrofe naturale a tutt’oggi più onerosa per il Canada. Solo due settimane dopo si sono verificate altre inondazioni, questa volta a Toronto e in aree limitrofe: un forte temporale con alluvioni improvvise (cd. flash floods) ha causato danni complessivi per 1,6 mld US$ e danni assicurati per quasi un miliardo. Agosto/settembre: Russia e Cina nord-orientale La metropoli siberiana di Chabarovsk, nella Russia orientale sorge sulle sponde dell’Amur, il fiume che segna il confine con la Cina, dove viene chiamato Heilongjiang. A seguito delle peggiori inondazioni da decenni la città è stata per giorni protagonista della cronaca. Le alluvioni non hanno interessato solo la Siberia, ma si sono estese su tutto il Nordest della Cina, dove i danni sono stati di entità addirittura maggiore. Nei bacini dei fiumi Liao e Songhua e dei relativi affluenti è stata colpita soprattutto l’agricoltura. Dei ca. 4 mld US$ di danni complessivi, un miliardo ha riguardato la Russia e tre la Cina. Se si eccettuano i 400 mln US$ di danni agricoli, in ambedue i Paesi la quota assicurata era minima. Settembre: Colorado (Stati Uniti) Un’area di bassa pressione quasi stazionaria sulle Great Plains ha convogliato per un’intera settimana aria umida da sud in una sorta di corridoio in direzione delle Montagne Rocciose. Sulle pendici delle montagne la pioggia persistente ha superato in alcune zone i 500 mm di altezza. Le masse d’acqua si sono riversate a valle attraverso le gole, scavandosi talora nuovi solchi d’impluvio e andando spesso a investire direttamente zone abitate. Presto la piena ha raggiunto la pianura, inondando grandi superfici agricole, soprattutto lungo il South Platte River; più di 100.000 l di idrocarburi hanno inquinato l’acqua in seguito all’allagamento di svariati depositi petroliferi. In 17 contee lungo una fascia di territorio di ca. 300 km le autorità hanno richiesto lo stato di emergenza. I danni complessivi si aggirano intorno a 1,5 mld US$. Verrà a costare quasi mezzo miliardo la riparazione dei 120 ponti e degli 800 km di strade gravemente compromessi. La cifra restante riguarda le quasi 20.000 case danneggiate o distrutte, nonché edifici pubblici e commerciali, case mobili e altri veicoli. 155 mln US$ erano assicurati con coperture private e appena 10 mln attraverso il National Flood Insurance Program. Nove persone hanno perso la vita. Case mobili trascinate via dall’inondazione colpiti sono stati i centri turistici di Acapulco e Culiacán sul Pacifico e lo Stato di Veracruz nel Golfo del Messico. Decine di migliaia di persone sono rimaste per giorni bloccate ad Acapulco, dove le strade di accesso erano impraticabili a causa di erosioni e smottamenti, e gli aeroporti erano in parte inondati. 13.500 abitazioni sono state allagate, 157 persone hanno perso la vita, molte di loro travolte da frane. I danni assicurati hanno sfiorato il miliardo di dollari, ovvero circa un sesto del danno totale. Novembre: Sardegna (Italia) Un fronte di tempesta insolitamente violento (Cleopatra) ha investito la Sardegna il 19 novembre; nel giro di poche ore sono caduti oltre 300 mm di pioggia, che hanno trasformato torrenti, fossati e strade in corsi impetuosi, travolgendo automobili e case e allagando cantine. Sedici persone sono morte per le inondazioni improvvise. Dicembre: onda di tempesta sul Mare del Nord La buona notizia è che i danni sono stati pressoché assenti, benché la depressione ciclonica Xaver abbia scatenato a inizio dicembre una pesante onda di tempesta sulle coste tedesche del Mare del Nord. E ciò nonostante il massimo livello idrometrico misurato ad Amburgo abbia superato di 39 cm quello della catastrofe del 1962, il secondo valore più alto dall’inizio delle rilevazioni. Le opere di difesa idraulica, progressivamente migliorate nel corso degli ultimi 60 anni, hanno evitato il peggio e si sono così ripagate nel vero senso della parola. Settembre: coste del Pacifico e Golfo del Messico Al contrario degli Stati Uniti il Messico non è stato risparmiato dai cicloni tropicali nel 2013. In settembre due uragani – Ingrid dall’Atlantico e Manuel dal Pacifico – hanno stretto il Paese in una morsa di vento e pioggia. Nel giro di 10 giorni su quasi tutte le aree costiere sono caduti fino a 1.000 mm di pioggia. I più IL NOSTRO ESPERTO: Il Dr. Ing. Wolfgang Kron lavora nel reparto Ricerca georischi, dove si occupa di tutti i temi relativi all’acqua intesa come rischio naturale. [email protected] Munich Re Topics Geo 2013 25 ISTANTANEE DI CATASTROFI Danni record da grandine Chicchi di ghiaccio più grandi di palle da golf hanno causato gravi danni tra fine luglio e inizio agosto 2013 in diverse regioni tedesche. Facciate scorticate, vetrate frantumate e auto ammaccate sono costate agli assicuratori nell’intera stagione 4 mld €, secondo i dati dell’Associazione tedesca delle imprese assicuratrici GDV un valore mai raggiunto finora. I differenti colori dei pannelli di copertura, con cui sono stati messi provvisoriamente in sicurezza i tetti di tegole distrutti, hanno conferito un’immagine insolitamente variopinta alle località nell’area di TubingaReutlingen. In alcune zone è stato colpito il 90% degli edifici. 26 Munich Re Topics Geo 2013 ISTANTANEE DI CATASTROFI Peter Miesen e Alfons Maier I temporali grandinigeni sono ben localizzabili nel tempo e nello spazio quando si tratta di eventi con una grandezza dei chicchi di più di 4 cm. A partire da questa dimensione possono verificarsi danni agli edifici, come accaduto il 27 luglio in Renania Settentrionale-Vestfalia e in Bassa Sassonia. In questo caso sono state interessate soprattutto aree su una fascia di territorio a nord-est della Ruhr fino a Wolfsburg, con chicchi fino a 8 cm. Il 28 luglio sono cadute sfere ghiacciate che misuravano fino 10 cm di diametro soprattutto in Baden-Württemberg, lungo una linea che va da Villingen-Schwenningen a Schwäbisch Hall. Il 6 agosto sono stati investiti da tempeste di grandine, oltre al Baden-Württemberg, anche Sassonia e Baviera. In quei giorni a Undingen, località nel Giura Svevo, è stato rinvenuto un «chicco» di grandine con un diametro di 14 cm, una dimensione mai riscontrata prima in Germania. Il record a livello mondiale è detenuto da una palla di ghiaccio raccolta a Vivian, in South Dakota (Stati Uniti) il 23 luglio 2010, il cui diametro si aggirava sui 20 cm. Hamburg Berlin Hannover Wolfsburg Düsseldorf Frankfurt am Main Stuttgart Reutlingen München Condizioni meteorologiche ideali per i temporali L’ondata di maltempo è da ricondursi a una persistente saccatura sull’Atlantico orientale che ha determinato la situazione meteorologica sull’Europa occidentale alla fine del mese di luglio. Si sono così creati i presupposti ideali per la formazione di violenti temporali, senza che uno specifico evento si potesse associare a una particolare area di bassa pressione. Inoltre il 27 luglio alcune piccole instabilità instauratesi nel flusso principale caldo-umido di provenienza sud-occidentale hanno determinato la formazione di vari sistemi convettivi a mesoscala (MCS). In questi sistemi erano comprese delle supercelle (mesocicloni) che hanno generato intense precipitazioni, venti di caduta e grandinate. L’MCS del 27 luglio ha interessato la Germania occidentale causando danni da grandine al nord. La linea di groppo con la supercella che ha investito il BadenWürttemberg nel pomeriggio del 28 luglio si è formata, come spesso avviene, davanti al fronte vero e proprio (fronte freddo della depressione Andreas) lungo una cosiddetta linea di convergenza. L’evento del 6 agosto assomiglia nella sua genesi ai temporali di fine luglio per la presenza della saccatura. Danni elevati in un’area densamente abitata Secondo i dati della GDV, nel complesso le violente tempeste di grandine del 2013 hanno provocato danni per oltre 4 mld €, dei quali ca. 1 mld ha interessato l’assicurazione auto, mentre quasi un milione di sinistri ad abitazioni e imprese e alle loro dotazioni ha pesato sugli assicuratori property per un totale di 3,1 mld €. L’elevata entità dei danni è stata favorita da due fattori: l’inusitata grandezza dei chicchi di grandine e la densità abitativa nelle aree in cui sono transitate le tempeste. Temporali in Germania il 27 e 28 luglio e il 6 agosto Grandinate con chicchi di diametro superiore a 4 cm nei giorni 27/28 luglio e 6 agosto Fonte: Munich Re, sulla base di dati di ESSL 4–5 cm 5–6 cm 6–7 cm 7–8 cm 8–12 cm 27 luglio 2013 28 luglio 2013 6 agosto 2013 Il quadro tipico dei danni agli edifici, soprattutto se di costruzione meno recente, presentava tegole spezzate o perforate attraverso le quali l’acqua piovana si è infiltrata nella costruzione. Questa situazione si è rivelata particolarmente disastrosa in BadenWürttemberg quando il 29 luglio, un giorno dopo la violenta grandinata, è transitata un’estesa area di pioggia. La stazione meteorologica di StoccardaEchterdingen ha registrato 30 mm di cumulato sulle 24 ore, vale a dire il secondo valore più alto dei passati 12 mesi. Anche gli impianti solari, sia termici sia fotovoltaici, in generale non hanno retto al pesante bombardamento di ghiaccio; ma è anche vero che i moduli non sono progettati per resistere a chicchi di dimensioni superiori agli 8 cm. Munich Re Topics Geo 2013 27 ISTANTANEE DI CATASTROFI Una reazione rapida aiuta a ridurre i danni da grandine Peter Philipp dirige il settore sinistri di SV SparkassenVersicherung e si occupa da diversi anni di sviluppare una gestione dei sinistri proattiva e orientata al cliente. Dopo due gravi tempeste di grandine il suo team ha potuto dimostrare che vale la pena pianificare pensando al futuro. Munich Re: Signor Philipp, nel 2013 le grandinate hanno provocato un danno assicurato da record di ben 4 mld €. Come classifica questi eventi in qualità di assicuratore leader dei fabbricati in una delle regioni interessate? Philipp: La tempesta di fine luglio 2013 è stata un evento eccezionale. I chicchi di grandine, in gran parte grandi come palle da tennis, hanno attraversato quasi orizzontalmente l’aria, frantumando vetrate e avvolgibili. A temporale finito sembrava che alcune case fossero state bersagliate dall’artiglieria. Subito dopo l’evento la SparkassenVersicherung ha dovuto gestire oltre 70.000 sinistri, soprattutto in Baden-Württemberg. La seconda tempesta del 6 agosto ha causato altri 15.000 sinistri. Quali sono le vostre priorità dopo un simile sinistro di massa? Dopo eventi meteorologici di questa portata è necessario prendere visione dei danni il prima possibile per poter giungere rapidamente alla liquidazione. Trecento fra liquidatori e periti sono stati inviati sul campo subito dopo la tempesta, lavorando anche di sabato e domenica. Dopo una settimana avevamo già rilevato 33.000 sinistri, quindi la metà delle pratiche era già in evasione. 28 Munich Re Topics Geo 2013 Eravate preparati a cifre simili? Quando sono stati risarciti i clienti? La grande sfida con un sinistro di massa come questo era da un lato stabilire le priorità e dall’altro dare supporto ai clienti, perché i danni potessero essere riparati il prima possibile. E tutto ciò in periodo di ferie. Abbiamo deciso di effettuare un sopralluogo per tutti i danni superiori a 3.000 € e ci siamo riusciti. Il nostro principio era e rimane: «sopralluogo più un giorno». Questo significa che un giorno dopo l’accertamento peritale il cliente ha ricevuto il denaro. Quando non era possibile determinare subito con certezza l’ammontare definitivo del danno è stato pagato un acconto; dove invece i danni erano immediatamente quantificabili i clienti hanno ricevuto la liquidazione completa. Come avvengono le operazioni peritali per i danni da grandine? I periti verificano cosa è stato danneggiato: tegole, facciate, isolamenti, arredi e, nel caso di edifici commerciali o industriali, naturalmente anche installazioni tecniche e commerciali. Vengono rilevati anche i danni da interruzione di attività e i nostri collaboratori verificano subito se i danni possono essere ridotti o meno, p. es. con una riparazione, o se invece è necessaria una sostituzione totale. Alla fine dell’accertamento calcolano il costo del danno, parlandone con il cliente. I vostri clienti sono rimasti soddisfatti della gestione dei sinistri? Avete già ricevuto delle reazioni? Sia i nostri clienti sia i nostri partner commerciali hanno valutato molto positivamente il nostro operato. A fine 2013 avevamo liquidato definitivamente già metà dei sinistri e la somma erogata superava i 300 mln €. Oltre che alla capillarità degli accertamenti e alla rapidità del risarcimento, si deve al supporto fattivo di aziende specializzate se è stato possibile ottenere diversi effetti positivi. Il confronto con eventi grandinigeni di simile intensità dimostra che abbiamo conseguito un risparmio di circa un terzo sul costo totale del sinistro. La grandinata di fine luglio è risultata tuttavia l’evento dannoso di origine naturale più grave nella storia della nostra azienda ISTANTANEE DI CATASTROFI Parimenti si sono dimostrate vulnerabili le facciate di abitazioni con isolamento a cappotto, dove l’intonaco di finitura è molto più sottile che nelle facciate meno recenti e quindi meno resistente all’impatto della grandine, che è in grado di scortecciarlo fino a scoprire la rete di armatura. In seguito alla svolta energetica tedesca in futuro questo tipo di danni, ad esempio agli impianti solari, saranno più frequenti. Poiché la vulnerabilità di determinati elementi di un edificio come gli impianti solari è in crescita, essi vengono testati sempre più approfonditamente. A tal fine l’industria assicurativa supporta il centro di ricerca dello Insurance Institute for Business & Home Safety (IBHS) in South Carolina (Stati Uniti). Materiale multimediale molto interessante su questi test è disponibile all’indirizzo www.disastersafety.org. I temporali grandinigeni che hanno investito la Germania hanno gravato anche sulle assicurazioni trasporti e auto. Oltre ai concessionari sono stati colpiti, in alcuni casi pesantemente, anche i grandi piazzali di deposito dei produttori automobilistici, dove la violenza della grandine ha ammaccato carrozzerie e sfondato parabrezza e lunotti. Oltre 10.000 veicoli sono stati danneggiati presso un unico costruttore di Wolfsburg e per gli accertamenti è stato necessario erigere un’apposita tendopoli. Anche nei pressi di Zwickau sono stati interessati diversi depositi che ospitavano varie migliaia di veicoli. Quale gravità possano raggiungere i danni provocati dalla grandine, lo si è visto a fine luglio in un deposito in Francia. In ca. il 70% dei veicoli stoccati i vetri sono andati in frantumi, lasciando entrare l’acqua nell’abitacolo, circostanza che ha fatto salire notevolmente i costi di riparazione, p. es. a causa dei danni agli impianti elettrici; per l’80% ca. dei veicoli interessati il danno è stato totale. Proprio le facciate nuove e ben isolate con un intonaco esterno sottile hanno dimostrato la propria vulnerabilità ai danni da grandine. Il grande numero di denunce ha messo a dura prova la gestione dei sinistri degli assicuratori, ma i piani di emergenza per i sinistri di massa hanno funzionato bene. I danni sono stati liquidati rapidamente con pagamenti tempestivi. I lavori di riparazione hanno visto l’intervento di conciatetti e ponteggisti da tutta la Germania. I reparti liquidazione degli assicuratori hanno dato prova delle proprie capacità in occasione di questo evento estremo: non solo gli assicurati hanno ricevuto aiuto rapidamente, ma il coordinamento e l’intervento di altri fornitori di servizi si sono svolti senza inconvenienti. I NOSTRI ESPERTI: Peter Miesen è consulente senior in rischi meteorologici nel settore Sottoscrizione aziendale. Si occupa di sviluppare e testare modelli di tempesta e di stimare i danni dopo gravi eventi di tempesta. [email protected] Il Dr. Alfons Maier è consulente senior nel settore HSB Controllo sinistri Rischi tecnologici. [email protected] Munich Re Topics Geo 2013 29 ISTANTANEE DI CATASTROFI Uragani e tornado: un’annata tranquilla Negli ultimi 10 anni gli Stati Uniti centrali e orientali sono stati ripetutamente colpiti da gravi catastrofi meteorologiche. Dopo le pesanti stagioni degli uragani del 2004, 2005 e 2008, l’uragano Sandy nel 2012 e le devastanti serie di tornado del 2008 e 2011, il 2013 è stato un anno relativamente tranquillo. Quali sono i motivi? Andrew Moore e Mark Bove La stagione 2013 degli uragani nel Nord Atlantico è stata una delle meno attive nella storia recente con 13 tempeste nominate, 2 uragani di categoria 1 sulla scala Saffir-Simpson e nessun uragano maggiore (categoria da 3 a 5). L’attività ha raggiunto ca. il 30% del livello normale sulla base dell’indice ACE (Accumulated Cyclone Energy), un valore che misura la durata e l’intensità dei cicloni tropicali di un anno. Anche se il numero delle tempeste è stato leggermente superiore alla media storica, queste hanno incontrato condizioni meteorologiche perlopiù sfavorevoli e quindi sono rimaste deboli e di breve durata. Il numero degli uragani (2) è il più basso dal 1982 e l’intensità massima delle tempeste nella stagione non supera i 75 nodi (140 km/h), il valore minimo dal 1968. La stagione 2013 è stata la prima dal 1994 dove non si è sviluppato nessun uragano maggiore. Quest’annata relativamente poco attiva è l’ottava consecutiva in cui nessun uragano intenso è approdato sul territorio degli Stati Uniti; si tratta quindi del periodo di tregua più lungo dall’inizio delle rilevazioni nell’anno 1878. Prima della stagione era stata prevista un’attività nettamente più forte, dal momento che ci si attendeva un minore gradiente di vento sulla base delle condizioni di ENSO neutro e che le temperature superficiali avrebbero dovuto essere più elevate della norma nell’Atlantico tropicale. Mentre il gradiente di vento nell’Atlantico centrale è stato effettivamente inferiore al consueto, favorendo la formazione di cicloni tropicali, nel Golfo del Messico e nei Caraibi ha superato invece i valori normali, creando quindi in queste regioni condizioni sfavorevoli per le tempeste. La temperatura superficiale dell’Atlantico tropicale è stata lievemente superiore allo standard, ma non così alta come previsto. Sono stati soprattutto altri fattori atmosferici a ostacolare la formazione di cicloni tropicali nel 2013, e la maggior parte di essi può essere oggi prevista solo con poche settimane di anticipo. Perché si sono verificati così pochi uragani? Gli uragani necessitano di un afflusso costante di aria caldo-umida nel sistema per poter assorbire grandi quantità di energia dall’oceano. Si origina così il moto convettivo che costituisce il motore dell’uragano. Un ambiente secco determina evaporazione e raffreddamento: l’aria fredda discende verso la superficie marina soffocando la fonte di energia dell’uragano. La stagione delle tempeste 2013 a confronto Periodo Tempeste tropicali Uragani Uragani maggiori nominate(cat. 3–5) Indice ACE Media 1950–2012 11,66,3 2,7 103 Media fase calda (1995–2012) 15,2 8 3,7 139 Stagione 2008 16 8 5 144 Stagione 2009 9 3 2 51 Stagione 2010 19 12 5 165 Stagione 2011 19 7 4 125 Stagione 2012 19 10 2 133 Stagione 2013 13 2 0 33 30 Munich Re Topics Geo 2013 Confronto tra l’attività nella stagione degli uragani atlantici 2013, i cinque anni precedenti e due medie storiche. Il numero delle tempeste nominate nel 2013 si colloca tra i valori medi sul lungo termine e quelli del periodo attivo più recente mentre il numero di uragani e di uragani maggiori è molto inferiore al valore standard. ISTANTANEE DI CATASTROFI Anomalie dell’umidità relativa dell’aria nel periodo agosto–ottobre 2013 con 500 hPa a ca. 5.000 m di quota (a sinistra) e durante le stagioni attive degli uragani (a destra) 2013 35 N 35 N Stagioni attive degli uragani 30 N 30 N 25 N 25 N 20 N 20 N 15 N 15 N 10 N 10 N 5N 5N EQ EQ 5S 100 W 90 W 80 W 70 W 60 W 50 W 40 W 30 W 20 W 10 W 5S 100 W 90 W 80 W 70 W 60 W 50 W 40 W 30 W 20 W 10 W 0 –12 –9–6–3 0 3 6 9 12 –12 –9 –6 –3 0 3 6 0 È notevole la carenza di umidità alle quote inter medie nel 2013 rispetto agli anni di maggiore attività. 9 12 Intensità della corrente a getto dell’Africa orientale (AEJ) nel periodo agosto–ottobre 2013 (a sinistra) e durante le stagioni attive degli uragani (a destra) All’apice della stagione degli uragani 2013 l’AEJ era di 2-4 m/s più debole, circostanza che ha limitato la formazione di vortici e quindi ostacolato la ciclogenesi. 2013 30 N Stagioni attive degli uragani 30 N 25 N 25 N 20 N 20 N 15 N 15 N 10 N 10 N 5N 5N EQ EQ 5S 5S 10 S 50 W 40 W 30 W 20 W 10 W 2 3 4 5 6 7 8 0 10 E 20 E 30 E 40 E 50 E 9 10 11 Una combinazione tra aria fredda in afflusso sull’area e subsidenza dagli strati atmosferici più alti ha determinato, all’apice della stagione degli uragani 2013, condizioni di umidità estremamente bassa sull’Atlantico tropicale, considerate la causa principale di un’annata così poco attiva. Un’area di alta pressione particolarmente robusta al largo delle coste spagnole ha indirizzato aria secca continentale dall’Europa e dal Sahara verso sud nell’Atlantico tropicale, spingendo la zona di convergenza intertropicale più a meridione del consueto. Ciò ha ostacolato l’affluenza di aria umida equatoriale nell’area di fronte alle coste occidentali africane dove si forma la maggior parte degli uragani. Negli strati atmosferici più alti ha dominato per gran parte della stagione una configurazione di venti convergenti, che attraverso il riscaldamento adiabatico hanno determinato un forte movimento discendente dell’aria e la deumidificazione dell’atmosfera. Una situazione di convergenza in quota è normalmente solo transitoria e viene continuamente rimpiazzata da una corrente divergente che consente i moti ascensionali dell’aria e favorisce quindi la formazione degli uragani. Indicazioni non definitive da studi 10 S 50 W 40 W 30 W 20 W 10 W 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 0 10 E 20 E 30 E 40 E 50 E Fonte: NOAA di ricerca sembrano suggerire che anomalie positive di temperatura nei mari del Sudest asiatico abbiano potuto contribuire a questa situazione. Anche l’anomala debolezza dell’AEJ, la corrente a getto dell’Africa orientale, potrebbe avere ulteriormente favorito un 2013 così calmo. L’AEJ, che scorre da est verso ovest e facilita lo sviluppo dei vortici al largo delle coste africane, viene alimentata dal forte gradiente termico tra l’aria calda del Sahara e l’acqua relativamente fresca del golfo di Guinea. Più dell’80% degli uragani maggiori che si formano nell’Atlantico si originano dai vortici presenti al largo dell’Africa. All’apice della stagione degli uragani 2013 l’AEJ era però di 2-4 m/s più lenta della media per cui forniva un impulso più debole al movimento rotatorio dei cicloni tropicali. Munich Re Topics Geo 2013 31 ISTANTANEE DI CATASTROFI Tornado: debole stagione in primavera Con meno di 1.000 eventi segnalati sull’intero territorio, gli Stati Uniti hanno contato nel 2013 il numero minimo di tornado da più di 20 anni. Secondo stime provvisorie dello Storm Prediction Center del NOAA, nel 2013 l’attività relativa ai rischi tornado, grandine e vento forte negli Stati Uniti è stata inferiore alla media 2003–2012; lo scostamento più ampio riguarda i tornado. Un confronto tra il 2013 e gli anni dal 2003 al 2012 mostra che nel 2013, nel periodo da marzo a maggio, quando di solito si conta già almeno la metà degli eventi di un anno, si sono verificati circa 260 tornado in meno della media: un valore così basso non era più stato registrato dal 1989. Questa bassa attività primaverile è dipesa in parte dalla presenza di una forte area di alta pressione sul Pacifico nord-orientale, che ha spinto la corrente a getto polare inusitatamente verso nord fin sopra l’Alaska, prima cheil flusso d’aria piegasse nuovamente verso sud in corrispondenza delle regioni orientali degli Stati Uniti. Tale situazione ha permesso alle masse d’aria fredda artica di muoversi verso sud attraverso il centro del Paese, stabilizzando l’atmosfera e impedendo all’aria tropicale caldo-umida di affluire nell’entroterra dal Golfo del Messico. In questo modo era disponibile una quantità minore di calore e umidità per la formazione di temporali forti. Nelle tre annate più attive (2004, 2008, 2011) per quanto riguarda i tornado, al contrario, la corrente a getto in primavera aveva piegato verso sud passando sopra le Montagne Rocciose per poi risalire a nord sulle pianure centrali e sulla parte orientale del Paese. Questa configurazione, che spesso viene associata a una fase La Niña, ha fatto affluire aria tropicale calda e instabile nel cuore del Nord America favorendo la formazione di temporali forti. La tranquilla stagione dei tornado 2013 è assolutamente compatibile con un’annata di ENSO neutro. Eventi notevoli Nel 2013 si sono verificati quattro gravi outbreaks temporaleschi, ognuno dei quali ha causato più di 1 mld US$ di danni assicurati. Il primo evento, il 18 marzo, ha generato 10 tornado con chicchi di grandine grandi come palle da tennis in varie città del Sudest degli Stati Uniti. I danni assicurati sono stati stimati in 1,6 mld US$, imputabili principalmente alla grandine. Il quarto evento, con 75 tornado , rappresenta la più grande serie mai osservata a novembre e ha provocato danni estesi in Illinois e nella valle dell’Ohio. Il secondo e il terzo evento della stagione sono stati i più notevoli. Entrambi si sono manifestati nel Mid West americano a fine maggio, in un periodo in cui diverse violente perturbazioni si muovevano lungo un fronte praticamente stazionario sulla regione, generando per due settimane ripetute serie di temporali forti. Danni da tempesta si sono verificati dal Texas fino al Michigan, ma soprattutto in Oklahoma e nelle 32 Munich Re Topics Geo 2013 Ondata di freddo Le anomalie della temperatura superficiale da marzo a maggio 2013 indicano un’insolita situazione di freddo in gran parte degli Stati Uniti orientali. –3 –2–1 0 1 2 3 Fonte: NOAA zone circostanti. In Oklahoma il 20 maggio un tornado di categoria EF5 ha colpito le città di Newcastle e Moore. Si è trattato del quarto tornado di maggiore categoria che ha interessato queste località dal 1999 a oggi. Vaste aree di entrambe le città sono state devastate, più di 1.000 abitazioni sono andate distrutte mentre l’ospedale locale e due scuole elementari sono stati gravemente danneggiati. Il tornado di Moore ha causato da solo 26 vittime e quasi 400 feriti nonché danni complessivi per un ammontare di ca. 2 mld US$. Due settimane più tardi, a ovest della città di El Reno, sempre in Oklahoma, un altro intenso fronte temporalesco ha originato un tornado che ha raggiunto un diametro di 4,2 km, il maggiore mai osservato. Fortunatamente questo fenomeno di categoria EF3 si è spostato prevalentemente su aree disabitate e quindi i danni agli edifici sono stati limitati; a causa della dimensione e dell’imprevedibilità della sua traiettoria, tre «cacciatori di tempeste» sono stati travolti e uccisi. Nel complesso i temporali forti di fine maggio hanno provocato danni assicurati per più di 3,2 mld US$. ISTANTANEE DI CATASTROFI Aspetti assicurativi e di sottoscrizione attraverso apposite modifiche delle condizioni contrattuali, ad esempio introducendo una franchigia per la grandine, ma ciò non risolve il problema del cumulo di rischi assicurati. Uno dei metodi più efficaci per il contenimento dei danni potenziali da temporale forte rimane il monitoraggio dei cumuli di esposizione all’interno di aree geografiche ristrette e la diversificazione del portafoglio, assumendo rischi su immobili di vario tipo. Questo genere di controllo su base geografica, se applicato a un intero portafoglio, può ridurre il cumulo di danni nel caso di grandi outbreaks come pure l’impatto di un singolo tornado o di una grandinata di piccole dimensioni ma di forte intensità. L’ammontare dei danni assicurati provocati da eventi temporaleschi negli Stati Uniti nel 2013 è stimato in 10,5 mld US$, vale a dire ca. 4 mld in meno rispetto al valore medio di 14,8 mld del periodo 2008–2012. La media quinquennale attuale supera di quasi 8 mld US$ quella di 10 anni fa e di oltre 7 volte quella degli anni 1980–1984. Il driver principale dell’incremento dei danni da temporali forti sono fattori socioeconomici. Lo spostamento verso sud della popolazione statunitense ha portato negli ultimi 50 anni a una rapida crescita in aree vulnerabili, aumentando la probabilità che un numero elevato di persone sia colpito da un evento. I prezzi degli immobili hanno continuato a lievitare mentre le normative edilizie in molte zone a rischio continuano a essere insufficienti. Anche i mutamenti climatici esercitano una loro influenza (vedi l’articolo sui temporali forti negli Stati Uniti a p. 46). In caso di temporale forte la maggior parte dei danni è causata dalla grandine e quindi anche in una stagione con bassa attività tornadica possono insorgere danni assicurati per miliardi di dollari. I danni da grandine possono essere però facilmente limitati impiegando materiali edili idonei, ad esempio manti di copertura, rivestimenti esterni e serramenti robusti. Misure costruttive appropriate come la realizzazione di controventature alle connessioni tra parete e tetto possono inoltre ridurre il rischio di danni da vento agli edifici, ma non sono in grado di offrire una protezione completa di fronte a un forte tornado. I NOSTRI ESPERTI: Andrew Moore è analista senior di rischi catastrofali nel settore Sottoscrizione aziendale/Gestione rischi di accumulazione di Munich Reinsurance America, Inc. È specializzato in rischi meteorologici. [email protected] Mark Bove è meteorologo ricercatore senior nel settore Sottoscrizione aziendale/Gestione rischi di accumulazione di Munich Reinsurance America, Inc. È specializzato in modellizzazione dei rischi catastrofali di origine naturale negli Stati Uniti. [email protected] Gestire il rischio temporale forte con un portafoglio di rischi immobiliari rimane un compito non facile. I danni attesi possono essere senz’altro ridotti 80 Valori annuali 1.400 Valori giornalieri 1.350 fino al 31 dicembre 70 60 1.200 1.000 898 fino al 31 dicembre 50 800 40 600 30 400 20 200 10 0 0 Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic Numero giornaliero di tornado e frequenza cumulata La curva della frequenza annuale cumulata dei tornado osservati giornalmente è rimasta nel 2013 ben al di sotto della curva media del periodo 2003–2012. I valori medi giornalieri e quelli cumulati annuali si basano su rapporti meteorologici locali provvisori. Frequenza media annuale cumulata (2003–2012) Frequenza cumulata 2013 Valori giornalieri medi (2003–2012) Valori giornalieri 2013 Fonte: NOAA, National Weather Service, Storm Prediction Center Munich Re Topics Geo 2013 33 ISTANTANEE DI CATASTROFI Un lampo sopra Čeljabinsk Il mattino del 15 febbraio 2013 nel cielo della città russa di Čeljabinsk appare una luce accecante. Poco dopo una violenta detonazione manda in frantumi centinaia di migliaia di vetrate causando danni per milioni. Si scoprirà poi che un meteoroide pesante migliaia di tonnellate era esploso all’ingresso nell’atmosfera. Poiché molte persone hanno ripreso con cellulari o videocamere veicolari la forte luce del meteoroide in una tersa mattina invernale, l’evento di Čebarkul è considerato l’impatto di meteorite meglio documentato nella storia dell’umanità. I meteoroidi divengono meteoriti quando impattano sulla terra. 34 Munich Re Topics Geo 2013 ISTANTANEE DI CATASTROFI Jan Eichner Alle 9:20 ora locale un oggetto di ca. 17 m di diametro proveniente dallo spazio è entrato nell’atmosfera terrestre con un basso angolo di incidenza al di sopra degli Urali meridionali, nella zona della metropoli russa di Čeljabinsk. L’oggetto proveniva da sud-est e viaggiava a una velocità di 18,5 km/s. Il bolide, pesante presumibilmente ca. 12.000 t, è deflagrato con una potenza equivalente a 500 chilotoni di TNT (pari a 30 volte la forza esplosiva della bomba di Hiroshima) a un’altezza di ca. 25 km dal suolo. Per un attimo il lampo dell’esplosione è stato 30 volte più luminoso del sole. Incuriosite dalla luce nel cielo, molte persone si sono affacciate alle finestre o sono scese in strada. L’onda d’urto originatasi a 60 km di distanza ha raggiunto la città di Čeljabinsk ca. tre minuti più tardi. Innumerevoli finestre sono andate in frantumi causando molti feriti. L’evento, soprattutto la scia luminosa e l’esplosione, è stato ripreso da molte videocamere veicolari e telefoni cellulari e in breve tempo si è diffuso in Internet, divenendo così l’impatto di meteorite meglio documentato fino a oggi. Quadro dei danni Nonostante la distanza dal luogo dell’esplosione l’onda d’urto è stata così forte da distruggere le finestre di 7.000 edifici e causare anche danni strutturali; in un capannone industriale è addirittura collassato il tetto. La maggior parte dei ca. 1.500 feriti ha subito lesioni da taglio e per oltre 40 è stato necessario il ricovero in ospedale; non sono state segnalate vittime. A causa delle temperature rigide che imperversavano in quel periodo a Čeljabinsk (fino –15 °C nelle notti dopo l’evento), si sono registrati ulteriori danni; p. es. in alcune abitazioni con le finestre frantumate le tubazioni dell’acqua sono gelate. Analisi scientifica Subito dopo l’evento alcuni frammenti del meteoroide, da pochi millimetri fino alle dimensioni di un pugno, sono stati rinvenuti in prossimità del lago Čebarkul, da cui il meteorite ha preso nome. A metà ottobre 2013, otto mesi dopo l’accaduto, i sommozzatori hanno recuperato dal lago un grande frammento del peso di oltre 600 kg, che al momento dell’impatto aveva provocato un cratere di ca. 6-7 m sulla superficie ghiacciata. Le analisi hanno rivelato che la roccia appartiene alla classe delle «condriti ordinarie», ovvero al tipo di meteoroidi più frequenti nel nostro sistema solare e originari della fascia asteroidale. Inquadramento storico Sulla base delle sue caratteristiche questo airburst va chiaramente considerato una versione ridotta dell’evento di Tunguska, verificatosi nel 1908. Allora un meteoroide o una cometa con un diametro presumibilmente compreso tra 40 e 70 m era esploso poco prima dell’impatto a ca. 8–10 km di altezza sopra la regione di Tunguska, in Siberia. La deflagrazione, più potente di 1.000 bombe di Hiroshima, aveva abbattuto ca. 80 milioni di alberi nel raggio di 30 km. Nei limiti delle imprecisioni, all’evento di Čebarkul viene attribuito un tempo di ritorno tra 40 e 100 anni, sebbene vi siano indizi che lo collocherebbero piuttosto verso i 40 anni. La forza esplosiva è di gran lunga inferiore a quella di Tunguska, ma paragonabile all’impatto di Curuçà, in Brasile nel 1930 e leggermente più intensa di quella registrata nel 1963 grazie al monitoraggio degli infrasuoni vicino alle isole Principe Edoardo, a sud del continente africano. Rilevanza per il mercato assicurativo Il danno materiale, principalmente rottura di cristalli ma anche alcune lesioni strutturali agli edifici, è stato stimato in oltre 1 mld RUB (35 mln US$), ma non ha alcun effetto sul mercato assicurativo internazionale anche perché l’assicurazione fabbricati in Russia non viene riassicurata. I costi per l’assistenza ai feriti, in prevalenza non gravi, sono stati coperti dall’assicurazione sociale, vale a dire dall’assicurazione sanitaria obbligatoria russa (OMS). La caduta di meteoriti può interessare diverse polizze. Le all risks offrono una copertura totale contro i danni da impatto, onda d’urto e incendio. Le named perils o a rischi nominati coprono interamente i danni da incendio, ma non quelli da impatto e da onda d’urto. Le assicurazioni contro i rischi naturali in genere non offrono invece alcuna garanzia in caso di caduta di meteorite. La copertura incendio per le abitazioni comprende i danni da incendio anche se provocati da impatto o esplosione di meteoriti. L’assicurazione globale rischi industriali non prevede la copertura dei danni da impatto, a meno che tale garanzia non venga espressamente richiamata in polizza. Nelle garanzie ARD sono coperti incendio e rottura di cristalli, ma la cd. caduta massi può essere esclusa. I sinistri stradali conseguenti alla caduta di un meteorite sono compresi nelle RCA e nelle kasko totale e rischi accessori. La garanzia interviene anche nelle assicurazioni vita e di invalidità. Pure le coperture per mancato svolgimento di manifestazioni possono divenire operanti nel caso di caduta di meteoriti, tuttavia si limitano a garantire l’eventuale perdita di incassi e non riguardano i danni materiali. Munich Re Topics Geo 2013 35 ISTANTANEE DI CATASTROFI Greenland La traiettoria del meteoroide di Čebarkul 60˚E 65˚E 70˚E 75˚E 80˚E 85˚E 90˚E Iceland Sweden Sverdlovsk Denmark Neth. Poland Belarus BelgiumGermany Lux. Czech Rep Slovakia Ukraine Moldova AustriaHungary France Switz. Slovenia Croatia Romania Italy Bosnia & Serbia & Herzg. Andorra Montenegro Bulgaria Macedonia U. S. A. Omsk Novosibirsk Portugal Azores (Portugal) Albania Spain The Bahamas Cuba Guatemala El Salvador Jamaica Haiti Belize Honduras Costa Rica Astana Cape Verde Mali Senegal Gambia Guinea Bissau Guinea Venezuela Guyana French Guiana Burkina Nigeria FasoBenin Cote Togo Sierra Leone D'Ivoire Ghana Cameroon Liberia Equatorial Guinea Sao Tome & Principe Colombia 500 km Peru Qaraghandy Niger Brazil Angola Zambia Paraguay 1.000 km Chile Falkland Islands Alma Ata Situazione generale di rischio South Georgia Island Nepal Il 15 febbraio 2013, ovvero il giorno dell’evento di Čebarkul, un asteroide di 40 m con l’identificativo 2012 DA14 è transitato a soli 27.000 km dalla Terra, cioè a meno di un decimo della distanza Terra–Luna e all’interno dell’orbita dei satelliti geostazionari. Questa circostanza, ancora prima dell’episodio 60˚E 65˚E 70˚E 75˚E di Čebarkul, aveva garantito a questo corpo celeste una grande attenzione mediatica anche al di fuori della stampa specializzata. La ricostruzione delle traiettorie ha comunque nettamente escluso ogni relazione tra il meteorite di Čebarkul e l’oggetto 2012 DA14, nonostante entrambi provenissero dalla fascia asteroidale; quindi il primo non era un compagno o un frammento di 2012 DA14, come spesso accade nel caso degli asteroidi. 36 Munich Re Topics Geo 2013 Bhutan Taiwan Myanmar Laos Thailand Vietnam Philippines Cambodia Somalia Sri Lanka Burundi Tanzania Malawi Brunei Malaysia Singapore Uganda Kenya I Comoros Mayotte (Fr.) Mozambique n d o n e s i Papua New Guinea a East Timor Madagascar Mauritius Reunion (Fr.) Swaziland Lesotho Luogo dell’esplosione Fonte: NASA-NEO Program Urumqi L’ultima volta che si è sfiorata la collisione tra la Terra e un corpo celeste risale al 23 marzo 1989. Quel giorno un ammasso di 300 m con l’identificativo 1989 FC (Asclepius) ha mancato la Terra di ca. 700.000 km, il doppio della distanza che la separa dalla Luna. Ciò può sembrare una un’estensione notevole in termini di spazio, ma solo sei ore prima l’orbita dell’asteroide avrebbe incrociato perfettamente quella del nostro pianeta. A n t a r c t i c a Gli impatti di grandi asteroidi sono un fenomeno molto raro. In generale vale sì la regola per cui sono tanto più frequenti quanto più piccoli sono i corpi, ma gli oggetti di meno di 20 m di diametro non sono in grado di attraversare l’atmosfera terrestre o di causare gravi danni al suolo. La figura a p. 37 mostra, secondo lo stato attuale delle conoscenze, la relazione esistente tra la frequenza di caduta di meteoriti e la relativa energia cinetica sprigionata. Gli eventi di piccola entità non lasciano traccia e non provocano danni se non eventualmente a satelliti o stazioni spaziali. L’impatto con un oggetto di 1 km di diametro potrebbe invece generare, oltre a devastazioni locali, conseguenze a livello planetario, come l’innalzamento di enormi nubi di polvere con relativo raffreddamento globale e distruzione dello strato di ozono. Japan Bangladesh India Djibouti Zimbabwe South Africa Cina North Korea South Korea Traiettoria del meteoroide il 15 febbraio 2013: le cifre in blu indicano l’altezza dal suolo. L’ingresso nell’atmosfera terrestre è avvenuto al confine tra Kazakistan e Russia. Botswana Argentina Uruguay Bahrain Qatar Oman U. A. E. Pakistan Ethiopia Congo Gabon Rwanda Dem. Rep. Of Congo Bolivia Kyrgyzstan Tajikistan Afghanistan Oman Yemen Eritrea Sudan Central African Republic Namibia Kazakistan Iran Kuwait Egypt Chad Uzbekistan Turkmenistan C h i n a Saudi Arabia Mauritania Suriname Ecuador Libya Western Sahara (Occupied by Morocco) Dom. Rep. Nicaragua Panama Algeria Mongolia Georgia Azerbaijan Armenia Turkey North Cyprus Syria Cyprus Lebanon Israel Iraq Jordan Malta Canary Islands (Spain) Kazakhstan Greece Tunisia Morocco Mexico Latvia Lithuania U. K. Ireland 100 km R u s s i a R u s s i a Estonia Russia Čeljabinsk Finland Norway C a n a d a Valutazione complessiva del rischio L’impatto di meteoriti non è molto comune, ma rappresenta una reale minaccia per la Terra. Se si scompone la stima olistica del rischio nei suoi fattori (rischio = pericolosità x vulnerabilità x valori esposti) e li si osserva singolarmente ne derivano le seguenti valutazioni. Dal punto di vista della pericolosità al momento non sussistono minacce gravi o elevate. Bisogna comunque tenere presente i limiti della prevedibilità: è pur vero che è stato identificato oltre il 90% degli asteroidi potenzialmente pericolosi, cioè quelli che potrebbero avvicinarsi molto 80˚E 85˚E 90˚E alla Terra lungo la loro orbita, tuttavia le previsioni sulle traiettorie sono soggette a piccole correzioni continue che negli anni possono portare ad ampi scostamenti. Altrettanto limitata è la prevedibilità delle comete, che provengono prevalentemente da aree esterne al sistema solare e a causa delle loro orbite ellittiche si sottraggono all’osservazione diretta per molto tempo, decenni o anche secoli. Di conseguenza la maggior parte delle comete non è stata nemmeno scoperta finora. Australia ISTANTANEE DI CATASTROFI Nel caso di impatto di un asteroide o di una cometa ovvero di oggetti con un diametro da 30 m a 500 m, le conseguenze, a seconda della loro composizione chimica, sarebbero paragonabili a quelle di tipiche catastrofi naturali come tsunami, tempeste, incendi, terremoti ed eruzioni vulcaniche, ma portate ai livelli estremi. Per quanto concerne la vulnerabilità, a fronte delle energie coinvolte tutte le misure di difesa attuabili sulla Terra appaiono ampiamente inefficaci. Strategie e tecnologie di protezione ipotizzabili si riferiscono quasi esclusivamente al settore aerospaziale, ma necessitano ancora di sviluppo e sperimentazione. Considerando gli investimenti effettuati finora e i progressi raggiunti serviranno ancora diversi decenni prima che una tecnologia efficace di difesa dai meteoriti sia disponibile e possa essere testata. In questo ambito rimangono da chiarire tutti gli aspetti legati alla responsabilità, infatti quale nazione o gruppo di nazioni si assumerebbe la responsabilità tecnica di elaborare una strategia di difesa se l’impatto previsto, ad esempio, non minacciasse direttamente il proprio territorio? Cosa accadrebbe se la strategia di difesa fallisse e il luogo dell’impatto si spostasse semplicemente altrove? A causa delle svariate modalità possibili, nel caso di un impatto da meteorite sarebbero interessati quasi tutti i rami delle comuni polizze assicurative (all risks, incendio, ARD, vita, ecc.). Se il meteorite colpisse una regione urbana determinerebbe un evento di cumulo. La probabilità di occorrenza rimane tuttavia inferiore di alcuni ordini di grandezza a quella dei grandi sinistri causati da altre catastrofi naturali come tempeste e terremoti. IL NOSTRO ESPERTO: Il Dr. Jan Eichner dirige il NatCatSERVICE nel settore Ricerca georischi/Centro climatologico aziendale. Laureato in fisica, si occupa tra l’altro di rischi di cambiamento e rischi emergenti nell’ambito dei rischi naturali. [email protected] L’evento di Čebarkul a confronto con altri impatti di meteoriti 1 mld megatoni di TNT Cratere di Chicxulub, Messico 100 mln 10 mln Rapporto tra la frequenza e l’energia liberata negli impatti da meteorite. L’airburst di Čebarkul è stato inserito nel grafico da Geo/CCC. Fonte: NASA 1 mln Cratere di Nördlingen, Germania 100.000 10.000 1.000 100 10 1 2012 DA14 (solo transito 2013) Tunguska, Russia Meteor Crater, USA Čebarkul, Russia (2013) 0,1 Esplosione come la bomba di Hiroshima 0,01 0,001 Anno Secolo 10.000 anni 1 mln anni 100 mln anni Munich Re Topics Geo 2013 37 CLIMA E CAMBIAMENTO CLIMATICO Battuta d’arresto per il mutamento climatico? Negli ultimi tempi le temperature globali sono cresciute solo moderatamente. Osservando questo fenomeno si potrebbe concludere che il cambiamento climatico stia per terminare, tuttavia alla luce delle conoscenze più recenti si presume che i responsabili di questo rialzo così contenuto siano fattori temporanei. Il Comitato intergovernativo sul mutamento climatico (IPCC) ritiene che le temperature riprenderanno a crescere in modo più marcato sulla lunga distanza. Eberhard Faust Il riscaldamento globale ha subito un notevole rallentamento negli ultimi 15 anni. Tra il 1998 e il 2012 la temperatura media globale è aumentata solo di 0,04 °C a decennio, un dato che corrisponde soltanto a quasi un terzo del valore (0,11 °C/decennio) osservato nel periodo dal 1951 al 2012. Nel frattempo la concentrazione di gas serra nell’atmosfera è continuata ad aumentare senza sosta. Da questi fatti si potrebbe dunque dedurre che il cambiamento climatico si stia avvicinando al termine. La sezione climatologica del quinto rapporto di valutazione IPCC (IPCC AR5), pubblicato nel settembre 2013, giunge tuttavia a un altro risultato. Secondo il documento già in passato si erano presentate ripetutamente delle fasi in cui la temperatura media globale non era praticamente aumentata. Tale fenomeno compare anche nei modelli che simulano i mutamenti climatici del passato. Con il cambiamento climatico aumentano soprattutto le precipitazioni intense alle latitudini temperate e nelle aree umide dei Tropici. Munich Re Topics Geo 2013 39 CLIMA E CAMBIAMENTO CLIMATICO Come cambiano gli eventi estremi Fenomeno e tendenza Stima dell’effettività del cambiamento (dal 1950 salvo diversamente indicato) Stima del contributo antropogenico al cambiamento osservato Probabilità di ulteriore cambiamento Periodo 2016–2035 Periodo 2081–2100 Giorni e notti più Molto probabile caldi e/o meno freddi nella maggior parte delle aree geografiche Molto probabile Probabile Quasi certo Giorni e notti più caldi e/o torridi più frequenti nella maggior parte delle aree geografiche Molto probabile Molto probabile Probabile Quasi certo Episodi di calura/ onde di calore. Aumento di frequenza e/o durata nella maggior parte delle aree geografiche Livello di confidenza Probabile medio su scala globale; probabile in alcune regioni di Europa, Asia e Australia Non valutato Molto probabile Eventi precipitativi intensi. Aumento di frequenza, intensità e/o cumulato Probabilmente più aree geografiche con un aumento che con una diminuzione; molto probabile soprattutto nelle regioni centrali del Nord America Livello di confidenza medio Probabile per molte aree geografiche Molto probabile nella maggior parte delle aree geografiche alle medie latitudini e nelle aree umide dei Tropici Siccità. Aumento di intensità e/o durata Livello di confidenza basso su scala globale, probabile in alcune regioni Livello di confidenza basso Livello di confidenza basso Probabile su scala da regionale a globale Aumento dei cicloni tropicali intensi Livello di confidenza basso per gli ultimi 100 anni; quasi certo per l’Atlantico settentrionale dal 1970 Livello di confidenza basso Livello di confidenza basso Più probabile che improbabile nel Pacifico nord-occidentale e nell’Atlantico settentrionale Probabile Probabile Molto probabile Aumento di frequenza Probabile o altezza del livello del (dal 1970) mare estremamente elevato 40 Munich Re Topics Geo 2013 CLIMA E CAMBIAMENTO CLIMATICO Un motivo per l’attenuato aumento delle temperature che si verifica periodicamente risiede nella naturale variabilità del clima collegata al Pacifico, vale a dire nell’oscillazione pacifica interdecadale (IPO). Nella fase negativa dell’IPO, come si può osservare dalla fine degli anni Novanta del secolo scorso, una quota maggiore dell’energia supplementare disponibile sotto forma di calore raggiunge l’oceano rispetto a quanto avviene nella fase positiva e per questo l’innalzamento della temperatura nell’atmosfera rallenta. Alcuni modelli climatici, che sono stati avviati con i dati delle osservazioni dalla fine degli anni Novanta, ovvero poco prima del cambio di fase IPO, mostrano pertanto un rialzo leggermente inferiore della temperatura media globale dal 1998 rispetto ai modelli privi di questo aggiustamento dei dati. nell’emisfero boreale, i ghiacciai continentali e il permafrost prossimo alla superficie continueranno a ridursi in funzione dell’evoluzione della concentrazione di gas serra. Per il livello dei mari l’IPCC AR5 fornisce una proiezione pessimistica. Per il periodo 2081–2100 si ritiene possibile nel caso peggiore un innalzamento massimo di 82 cm rispetto al periodo dal 1986 al 2005; nel precedente rapporto di valutazione si parlava ancora di 59 cm. Insediamenti e infrastrutture in prossimità delle coste saranno quindi sempre più a rischio; soprattutto l’innalzamento delle acque causato dalle onde di tempesta potrà aumentare. Per quanto riguarda i sistemi monsonici in futuro ci si attende una durata maggiore in presenza di una circolazione più debole e anche un incremento della frequenza delle precipitazioni estreme. Il rapporto IPCC AR5 ascrive la rallentata ascesa della temperatura anche alla minor radiazione solare incidente, oltre che alla variabilità climatica del Pacifico. Da un lato l’intensità della radiazione è lievemente diminuita tra la fase di massima attività del sole nel 2000 e il minimo solare nel 2009. Dall’altro il contenuto di aerosol nella stratosfera a partire dall’anno 2000 è aumentato a causa di minori eruzioni vulcaniche, circostanza che ha ulteriormente diminuito l’insolazione. Secondo l’IPCC AR5 probabilmente con il cambiamento climatico aumenteranno anche le manifestazioni meteorologiche estreme sul lungo periodo. Questo vale in particolare per le precipitazioni intense, in alcune regioni anche per le ondate di calore e la siccità, ma anche per i temporali forti e per l’intensità dei cicloni tropicali. Si è potuto delimitare in modo più efficace alcune osservazioni e proiezioni a livello regionale, le incertezze sono illustrate in maniera trasparente. Ciò ha reso evidente come il mutamento del clima aggraverà probabilmente la situazione di rischio in molte regioni del mondo. Su un arco di osservazioni di lungo periodo, ad esempio per l’intervallo 1951–2012, il mix di modelli climatici utilizzato nel rapporto illustra piuttosto bene l’effettiva tendenza al riscaldamento. Per questo motivo si può dare per scontato che il mutamento del clima non sia giunto al termine e che il recente rallentamento nel rialzo delle temperature non provi assolutamente il fallimento dei modelli. Poiché tutti i fattori che attualmente rallentano l’aumento delle temperature a livello globale sono fondamentalmente reversibili, il rapporto IPCC AR5 prevede sul lungo periodo un nuovo incremento del riscaldamento. Che l’uomo sia responsabile per oltre la metà del rialzo della temperatura media globale dal 1951 è estremamente probabile secondo quanto afferma il rapporto IPCC più recente, che giunge a questa conclusione sulla base di una moltitudine di osservazioni e risultati di modellizzazione. L’estensione del ghiaccio marino artico, la copertura nevosa primaverile La seconda parte del rapporto dell’IPCC sulle ripercussioni del cambiamento del clima su settori e regioni socio-economici verrà pubblicato nel marzo 2014, la terza parte sulle misure da intraprendere per minimizzare i mutamenti climatici seguirà in un momento successivo. IL NOSTRO ESPERTO: Il Dr. Eberhard Faust è dirigente ed esperto di rischi naturali nel settore Ricerca georischi/Centro climatologico aziendale. [email protected] IPCC 2013: Working Group I Contribution to the IPCC Fifth Assess ment Report, Technical Summary, Climate Change 2013: The Physical Science Basis (http://www.ipcc.ch/report/ar5/wg1/) Munich Re Topics Geo 2013 41 CLIMA E CAMBIAMENTO CLIMATICO Dati, fatti, retroscena Piovosità persistente e temperature estreme: ecco i tratti salienti del 2013 a detta degli studiosi di meteorologia e climatologia. Per la seconda volta consecutiva l’estensione del ghiaccio marino in Antartide ha fatto registrare un nuovo record. Ernst Rauch e Eberhard Faust Secondo i dati provvisori dell’Organizzazione meteorologica mondiale (OMM) il 2013 è stato uno dei 10 anni più caldi dal 1850, come già il 2012. La temperatura media globale ha superato di ca. 0,5 °C il periodo di riferimento trentennale 1961–1990 definito dall’OMM, collocandosi in prossimità della media dei 10 anni più caldi. Mentre in vaste aree dell’Europa settentrionale e orientale, in Asia centrale e orientale, in Australia e in parte del Brasile le temperature erano chiaramente troppo elevate, solo in pochi territori come il Canada e il Nord della Russia i valori sono stati inferiori all’intervallo di riferimento. Su base mensile si rileva comunque un quadro molto più differenziato con ondate di calore estive a carattere regionale in molti Paesi dell’Asia e in Australia. A questi poli caldi si contrappongono le forti irruzioni di aria fredda registrate durante l’inverno e la primavera boreali in vaste aree dell’Europa e nel Nord America orientale. Le precipitazioni a livello mondiale (solo dati di rilevazioni terrestri) sono risultate per lo più leggermente inferiori rispetto al periodo di riferimento considerato dal servizio meteorologico americano NOAA (1961– 1990). Ciò vale soprattutto per alcune zone dell’Australia, gli Stati Uniti occidentali e il Brasile. Più significative, anche per i loro effetti sul bilancio dei danni del settore assicurativo, le precipitazioni persistenti in alcune regioni, che hanno causato gravi inondazioni. Esse hanno interessato soprattutto l’Europa, la parte occidentale del Canada e la regione di confine tra Russia e Cina. L’indice ENSO (El Niño/Southern Oscillation Index) è rimasto neutro per tutto il 2013, quindi il relativo fenomeno meteorologico, determinato dalle fluttuazioni della temperatura marina superficiale nel Pacifico equatoriale, non ha avuto un influsso rilevante sugli schemi atmosferici né sugli eventi meteorologici estremi. 42 Munich Re Topics Geo 2013 Nel 2013 il livello globale dei mari ha stabilito un nuovo record. L’innalzamento di ca. 3 mm/anno osservato tra il 2001 e il 2010 è quasi doppio rispetto alla tendenza secolare di 1,6 mm/anno riferita al XX secolo. Ondata di freddo al Nord All’inizio dell’anno su ampie regioni dell’Europa hanno dominato temperature miti che hanno fatto registrare nuovi record nel Nordest dell’Islanda, ma nel corso del mese di gennaio la situazione meteorologica si è invertita. L’afflusso di aria fredda polare, durato fino a marzo, ha causato in Europa centrale e Russia una delle ondate di freddo più intense degli ultimi decenni. Le temperature sono scese fino a 10 °C al di sotto della media storica. In vaste zone della Russia ha fatto più freddo in marzo che in febbraio. In Nord America l’aria fredda artica ha tenuto nella sua morsa la parte orientale del continente addirittura fino ad aprile. In Australia invece l’anno è iniziato con una delle ondate di caldo più violente della storia più recente del Paese. In gennaio sono stati misurati 40,3 °C, vale a dire la temperatura media diurna nazionale più alta di sempre; Sydney e Hobart hanno raggiunto nuovi valori record con 41,8 °C e 45,8 °C. L’altopiano brasiliano, nel Nordest del Paese, ha vissuto la siccità più grave degli ultimi 50 anni. Le perdite di raccolto e il calo nella produzione di energia idroelettrica hanno causato danni economici nell’ordine di miliardi. La riduzione del ghiaccio marino favorisce le avvezioni fredde? Il freddo nel tardo inverno e nella primavera alle medie latitudini dell’emisfero boreale è stato causato da una fase negativa della cd. oscillazione artica, caratterizzata da gradienti barici e di temperatura relativamente modesti tra l’Artico e le latitudini più a meridione, che comportano solo deboli venti occidentali. Per l’Europa ciò significa che le differenze di temperatura e pressione tra l’anticiclone subtropicale nel settore meridionale dell’Atlantico nord-orientale e la CLIMA E CAMBIAMENTO CLIMATICO Anomalie regionali della temperatura media annua nel 2013 rispetto alla media 1981–2010 Se confrontato con il periodo di riferimento, il 2013 è stato un anno troppo caldo soprattutto in Europa settentrionale e orientale, Asia centrale e Australia, mentre negli Stati Uniti orientali e in Canada le temperature medie annuali sono rimaste al di sotto della media storica. A livello globale il 2013 rientra fra i 10 anni più caldi dal 1850. più caldo più freddo Fonte: NCDC/NESDIS/NOAA °C–5 –4 –3 –2 –1 0 1 2 3 4 5 Anomalie regionali della piovosità annua nel 2013 rispetto alla media 1961–1990 Anomalie regionali della piovosità annua nel 2013 rispetto alla media del periodo di riferimento 1961–1990. Percentuali di umidità sopra la media sono evidenti soprattutto in Europa e negli Stati Uniti orientali. più secco più umido Fonte: NCDC/NESDIS/NOAA %–100 –80 –60 –40 –20 0 20 40 60 80 100 Serie storica delle anomalie della temperatura media annua globale nel periodo 1950–2013 rispetto alla media 1961–1990 °C Nel periodo di osservazione 1850–2013 i 10 anni più caldi si sono verificati tutti dopo il 1998. La serie storica inizia nel 1850, qui è riportato il periodo 1950–2013. 0,5 0,4 0,3 Fonte: HadCRUT4, Met Office/Climate Research Unit della University of East Anglia (2014) 0,2 0,1 0,0 –0,1 –0,2 –0,3 –0,4 1950 1960 1970 1980 1990 2000 2010 Munich Re Topics Geo 2013 43 CLIMA E CAMBIAMENTO CLIMATICO Variazione della temperatura invernale abbinata all’indice dell’oscillazione artica 3 °C 80 N 2 °C 1 °C 60 N 0 °C –1 °C 40 N 20 N 180 –2 °C –3 °C 120 W 60 W 0 60 E depressione sull’Islanda sono minime. Le masse d’aria temperata resa mite dall’influsso dell’Atlantico non affluiscono sul continente, dove possono invece instaurarsi condizioni di gelo. In Nord America, la regione in cui si verificano queste irruzioni di aria fredda comprende le aree centrali e orientali del continente, come è avvenuto già nel tardo inverno 2013. Alcuni gruppi di ricercatori ritengono che queste avvezioni fredde siano collegate alla contrazione dei ghiacci nel Mare Artico; hanno infatti scoperto che questi schemi atmosferici caratterizzati da gelo continentale invernale sono tanto più probabili quanto minore era l’estensione del ghiaccio marino artico. Ciò determina un rafforzamento dell’anticiclone siberiano in autunno, con effetti sul regime della circolazione atmosferica fino ai mesi invernali (cfr. Cohen et al. 2012). I meccanismi fisici alla base di questa interdipendenza non sono però ancora ben compresi. Gravi inondazioni in Europa centrale In Russia le temperature eccezionalmente fredde sono state sostituite all’improvviso da valori inusitatamente elevati in aprile, con anomalie locali rispetto alla media sul lungo periodo fino a 9 °C. Anche l’inizio dell’autunno australiano è stato troppo caldo. Tra fine maggio e inizio giugno in Europa centrale si è formata una condizione di saccatura, per la quale una forte depressione convoglia aria caldo-umida dal Mediterraneo verso le Alpi. Le violente precipitazioni che localmente hanno raggiunto in pochi giorni 400 l/m2 hanno causato la catastrofe naturale più onerosa dell’anno in relazione ai danni economici complessivi. In Asia sud-occidentale in giugno il monsone si è attivato molto precocemente, provocando le inondazioni più gravi degli ultimi 50 anni al confine tra India e Pakistan. 44 Munich Re Topics Geo 2013 120 E 180 Se l’indice dell’oscillazione artica diminuisce di una deviazione standard, la temperatura media nella stagione da dicembre a febbraio cambia come illustrato nella cartina. Si nota così il raffreddamento di ampi settori dell’Europa e dell’Asia settentrionale nonché delle regioni orientali del Nord America. Fonte: Cohen et al. Environ. res. Lett. 7 (2012) 014007. CC BY-NC-SA Ghiacci record in Antartide Sia l’estate boreale sia l’inverno australe sono stati caratterizzati da lunghi periodi caldi con scarti termici fino a 5 °C rispetto al periodo di riferimento della NASA 1981–2010. L’Europa centrale e orientale, il Nord America occidentale e l’Australia sono stati particolarmente interessati da questo fenomeno, a cui si contrappone in tutta la sua evidenza l’estensione dei ghiacci marini antartici, che hanno raggiunto valori record per il secondo anno di fila. La superficie massima di 19,5 mln km2, rilevata grazie ai satelliti, è superiore del 2,6% alla media del periodo di riferimento. Al polo nord lo scioglimento estivo dei ghiacci è stato meno intenso che nel passato più recente. Se nel 2012 l’estensione minima aveva raggiunto il valore più basso mai registrato, ossia 3,4 mln km2, il processo di scioglimento nel settembre 2013 si è fermato già a 5,1 mln km2, che comunque corrispondono ancora a ca. il 18% (1,1 mln km2) in meno rispetto alla media del riferimento 1981–2010. Precipitazioni intense e persistenti tra fine luglio e metà agosto hanno causato vaste inondazioni al confine tra Cina e Russia, particolarmente nel bacino del fiume Amur, che ha toccato un nuovo picco idrometrico. Condizioni meteorologiche sempre più persistenti Sistemi di bassa e alta pressione stazionari hanno causato nel 2013 una serie di eventi meteorologici estremi. A condizioni di saccatura persistenti con un’elevata attività meteorica si devono le inondazioni in Europa centrale e lungo il confine russo-cinese. A seguito della saccatura centro-europea si è formata più a est, in Russia e Scandinavia, anche un’area di alta pressione localmente stabile, che ha portato un lungo periodo di caldo. CLIMA E CAMBIAMENTO CLIMATICO Secondo i risultati degli studi più recenti questi schemi atmosferici persistenti potrebbero essere legati al riscaldamento alle latitudini elevate conseguente al cambiamento climatico. Una fascia meandriforme di forti venti ad alta quota che si snoda attorno al globo determina normalmente la successione di grandi aree di bassa e alta pressione alle medie latitudini e il loro spostamento, di solito da ovest verso est. Dall’analisi di recenti eventi estremi estivi, come l’ondata di caldo del 2011 negli Stati Uniti e le inondazioni in Europa del 2002, sono emersi indizi di un’amplificazione risonante della stazionarietà di questa struttura a meandri, con ampiezze particolarmente rilevanti. Le intense aree di alta e bassa pressione che ne sono derivate hanno avuto ripercussioni più forti a livello locale a causa dei lunghi tempi di persistenza. Le condizioni generali descritte dai ricercatori per una struttura meandriforme localmente stabile capace di determinare le condizioni meteorologiche si sono presentate con frequenza doppia tra il 2002 e il 2012 rispetto ai periodi 1991– 2001 e 1980–1990. Si ipotizza una correlazione con il minore differenziale di temperatura tra alte e basse latitudini determinato dai mutamenti climatici (Petoukhov et al. 2013), ma non vi sono ancora prove concludenti. I futuri programmi di ricerca dovranno chiarire in quale misura il cambiamento del clima favorisca la formazione di strutture a meandri stazionarie. Cicloni tropicali a bassa energia Gli 86 cicloni tropicali osservati globalmente sono in larga misura coerenti con la media storica (89 cicloni tra 1982 e 2010). Con 13 tempeste tropicali nominate nell’Atlantico settentrionale l’attività è stata inferiore alla media, considerato il persistere dal 1995 della fase calda della cd. oscillazione atlantica multidecennale (la media dal 1995 è pari a 15). Ancor più sorprendente in questo contesto è la scarsa energia delle tempeste: l’ACE (Accumulated Cyclone Energy), che viene calcolata sulla base di intensità e durata dell’evoluzione dei fenomeni, ha raggiunto solo il 30% della media storica. Nel Pacifico nord-occidentale si sono contati invece più cicloni del consueto. Uno di essi, il super-tifone Haiyan, che in novembre si è abbattuto sulle Filippine meridionali con venti talora ben superiori ai 300 km/h, ha provocato la catastrofe umanitaria più grave dell’anno. Per una descrizione dettagliata si rimanda alla rubrica «In primo piano» da p. 6. I NOSTRI ESPERTI: Ernst Rauch dirige il Centro clima tologico aziendale (Clima e energie rinnovabili) di Munich Re, l’unità che sviluppa e controlla la strategia per il clima di Munich Re e che comprende soluzioni assicurative nell’ambito delle misure di adeguamento e programmi di limitazione delle emissioni di CO2. [email protected] Il Dr. Eberhard Faust è dirigente ed esperto di rischi naturali nel settore Ricerca georischi/Centro climatologico aziendale. [email protected] Cohen, J.L. et al. 2012. «Arctic warming, increasing snow cover and widespread boreal winter cooling». Environmental Research Letters, 7. Jaiser, R. et al. 2012. «Impact of sea ice changes on the Northern Hemisphere atmospheric winter circulation». Tellus A, 64. Outten, S.D. e I. Esau. 2012. «A link between Arctic sea ice and recent cooling trends over Eurasia». Climatic Change, 110, 1069–1075. Petoukhov, V. e Semenov, V.A. 2010. «A link between reduced BarentsKara sea ice and cold winter extremes over northern continents». JGR, 115. Petoukhov, V. et al. 2013. «Quasiresonant amplification of planetary waves and recent Northern Hemisphere weather extremes». PNAS, 110, 5336–5341. Tang, Q. et al. 2013. «Cold winter extremes in northern continents linked to Arctic sea ice loss». Envirnomental Research Letter, 8. Munich Re Topics Geo 2013 45 NATCATSERVICE E RICERCA Cresce la variabilità dei danni da temporali forti Negli ultimi decenni i danni normalizzati da temporali forti negli Stati Uniti mostrano fluttuazioni sempre più ampie. Secondo un recente studio la responsabilità è dei mutamenti climatici Eberhard Faust Nel 2011 le serie di temporali forti e tornado (cd. outbreaks) negli Stati Uniti hanno disseminato danni per un totale di 47 mld US$, di cui 26 assicurati, una cifra paragonabile a quella dell’uragano Sandy. Anche nel 2013, anno in cui gli outbreaks sono stati relativamente poco frequenti, si sono verificati alcuni episodi di notevole intensità. In maggio violenti tornado hanno colpito più volte Oklahoma City (Moore, El Reno), mentre in novembre il Nordest del Paese è stato flagellato da una serie di 75 tornado, un evento del tutto inusuale in questo periodo dell’anno. Questa evoluzione porta a chiedersi come sia cambiato negli ultimi decenni il numero dei temporali forti e dei relativi danni negli Stati Uniti; la risposta ce la fornisce uno studio pubblicato nel numero di ottobre 2013 della rivista specialistica Weather, Climate and Society della Società Meteorologica Americana, al quale hanno collaborato Munich Re e l’Istituto di fisica dell’atmosfera del DLR, il Centro tedesco per la navigazione aerea e spaziale, e che aveva per obiettivo di associare i dati delle osservazioni meteorologiche con quelli sui danni provenienti dal NatCatSERVICE di Munich Re. Enorme è il potenziale di danno dei temporali forti con grandine, pioggia forte, tornado e raffiche di vento. Munich Re Topics Geo 2013 47 NATCATSERVICE E RICERCA Sono stati esaminati i temporali di forte intensità verificatisi nell’area a est delle Montagne Rocciose (109° W) nei mesi tra marzo e settembre nel periodo 1970–2009. Per tenere conto del fatto che oggi i valori distruttibili esposti alla forza dei temporali sono più elevati rispetto a 40 anni fa, gli autori hanno normalizzato tutti i danni dal 1970 in poi con il livello dei valori distruttibili alla fine della serie temporale. Questo «pretrattamento» dei dati garantisce che un’eventuale variazione nella serie temporale dei dati relativi ai danni non dipenda unicamente dall’incremento di valore. Lo studio si è concentrato sugli eventi con un danno complessivo normalizzato di almeno 250 mln US$ e/o un danno assicurato di almeno 150 mln US$. Queste soglie relativamente elevate vengono raggiunte solo da fenomeni estesi, che normalmente interessano vari Stati federati. Gli eventi hanno così le dimensioni necessarie per essere presenti con elevata probabilità in tutta la serie temporale senza discontinuità. Gli eventi così selezionati sono responsabili dell’80% dei danni occorsi tra il 1970 e il 2009. La ricerca mostra che i danni normalizzati, sia complessivi sia assicurati, presentano oscillazioni sempre più ampie nel tempo. Rispetto alla deviazione standard questa variabilità dei danni complessivi normalizzati nel periodo 1990–2009 è maggiore di quella del periodo 1970–1989 di un fattore 1,4, mentre la media pluriennale dei danni è addirittura doppia. Il potenziale di temporale forte è in aumento Queste variazioni del segnale relativo al danno sono accompagnate dalla variazione del potenziale di temporale forte ricavato dai dati delle osservazioni meteorologiche. Nella definizione di questo potenziale confluiscono sia l’energia convettiva temporalesca potenzialmente disponibile nell’atmosfera sia le variazioni del vento con la quota (gradiente verticale di vento); entrambi sono importanti presupposti alla formazione di temporali forti. Che il potenziale di temporale forte e il segnale relativo al danno presentino il medesimo modello di variazione, emerge con particolare chiarezza se si livellano le fluttuazioni annuali con una media mobile, focalizzando così la variabilità a lungo termine delle serie temporali. Da questa rappresentazione smussata si rileva che le variazioni a lungo termine dei danni dipendono chiaramente da un mutato potenziale di temporale forte e quindi da un cambiamento del clima; rimane tuttavia ancora incerto se si tratti di una variabilità climatica naturale oppure di un mutamento climatico antropogeno. Nuovi studi basati su modelli climatici che analizzano l’evoluzione dei temporali forti negli Stati Uniti indicano che con il cambiamento del clima aumenta soprattutto l’energia temporalesca potenzialmente disponibile, dal momento che sale il tasso di umidità negli strati bassi dell’atmosfera (Trapp et al. 2009). Secondo gli studi basati su modelli climatici questo aumento dell’umidità, già rilevabile nel corso degli ultimi 40 anni, è probabilmente da ricondurre ai mutamenti climatici antropogeni (Willett et al. 2010). Anche il recente studio sui danni da temporale forte mostra che l’energia temporalesca potenzialmente disponibile (al di sopra di una soglia elevata) è nettamente aumentata negli ultimi decenni; i risultati dello studio sono quindi coerenti con le acquisizioni conoscitive sui mutamenti climatici antropogeni. Danni diretti da temporale forte negli Stati Uniti normalizzati per eventi superiori a 250 mln US$ 14.000 Danni da temporale negli Stati Uniti aggregati per anno e normalizzati con valore soglia per evento di 250 mln US$. Area analizzata: a est di 109° W nei mesi tra marzo e settembre nel periodo 1970–2009. Danni aggregati da marzo a settembre in mln US$ 12.000 10.000 8.000 Fonte: Munich Re 6.000 4.000 2.000 0 1970 48 1975 1980 Munich Re Topics Geo 2013 1985 1990 1995 2000 2005 NATCATSERVICE E RICERCA Migliorare le protezioni per gli edifici Per l’industria assicurativa la maggiore variabilità dei danni da temporale forte ha conseguenze, tra l’altro, sugli standard edilizi: il potenziale di danno dei groppi temporaleschi può essere notevolmente ridotto impiegando, ad esempio, porte che si aprono verso l’esterno invece che verso l’interno, finestre resistenti all’azione del vento forte e all’impatto degli oggetti trasportati dal vento nonché portoni di garage rinforzati. Anche tetti e facciate resistenti alla grandine possono limitare molto i danni. L’opinione pubblica dovrebbe essere sensibilizzata sulle possibili misure di protezione attraverso campagne informative statali. Sotto il profilo assicurativo della gestione del rischio si dovrà attribuire al controllo dei cumuli di esposizione un peso sempre maggiore. IL NOSTRO ESPERTO: Il Dr. Eberhard Faust è dirigente ed esperto di rischi naturali nel settore Ricerca georischi/Centro climatologico aziendale. [email protected] Trapp, R.J., Diffenbaugh, N.S. e Gluhovsky, A. 2009. «Transient response of severe thunderstorm forcing to elevated greenhouse gas concentrations». Geophysical Research Letters, 36. Willett, K.M., Jones, P.D., Thorne, P.W. e Gillett, N.P. 2010. «A comparison of large scale changes in surface humidity over land in observations and CMIP3 general circulation models». Environmental Research Letters, 5. La grandine è un ulteriore fenomeno associato ai temporali forti che spesso causa gravi danni materiali. Andamento del potenziale di temporale forte e dei relativi danni negli Stati Uniti 1 Numero normalizzato Confronto tra il numero annuo dei danni da temporale forte negli Stati Uniti di ammontare non inferiore a 250 mln US$, normalizzato sulla base del PIL e del valore edificato e il numero dei superamenti del valore soglia di un parametro meteorologico che rappresenta il potenziale di temporale forte. 0,8 0,6 0,4 0,2 0 –0,2 Fonte: Sander et al. 2013. «Rising variability in thunderstorm-related U.S. losses as a reflection of changes in large-scale thunderstorm forcing». WCAS 5, 317–331. –0,4 –0,6 –0,8 –1 1970 1975 1980 1985 1990 1995 2000 2005 Numero annuo dei danni da temporale di ammontare > 250 mln US$ (normalizzato per PIL) Numero annuo dei danni da temporale di ammontare > 250 mln US$ (normalizzato per valore edificato) Numero dei superamenti del valore soglia relativo al potenziale di temporale Munich Re Topics Geo 2013 49 NATCATSERVICE E RICERCA Cosa si impara da due serie sismiche Le sequenze sismiche con una notevole prossimità temporale in combinazione con effetti secondari possono rappresentare una seria minaccia. Sotto questo aspetto hanno fornito importanti nuove conoscenze due eventi non molto lontani nel tempo: il terremoto in Nuova Zelanda del 2010/2011 e quello in Italia del maggio 2012. Marco Stupazzini Spesso si immagina un grande evento sismico come un unico forte terremoto, ma come si è verificato recentemente in Nuova Zelanda e in Italia, anche le serie sismiche ravvicinate in combinazione con effetti secondari possono rappresentare un rischio elevato e comportare ulteriori sfide. Christchurch, Nuova Zelanda Quando nell’autunno 2010 la terra tremò in Nuova Zelanda, nessuno pensava a una sequenza sismica che avrebbe raggiunto l’apice ben cinque mesi dopo. La serie ebbe inizio il 4 settembre 2010 con il terremoto di Darfield, di magnitudo 7,1 e con epicentro in prossimità della fino ad allora ignota faglia di Greendale, 40 km a ovest di Christchurch e culminò il 22 febbraio 2011 con il terremoto di Lyttelton, di magnitudo 6,2, che distrusse il centro di Christchurch. La sequenza sismica di Canterbury e soprattutto il sisma di Lyttelton hanno sollevato molte domande e messo a dura prova la più antica assicurazione terremoto pubblica del mondo, la Earthquake Commission neozelandese, nonché l’intero mercato assicurativo. Il terremoto attivò un’antica struttura geologica la cui ultima attività risaliva probabilmente a oltre 5.000 anni prima. La maggior parte delle 185 vittime rimase sepolta in due edifici crollati. L’ammontare totale dei danni materiali (ca. 30 mld US$, la maggioranza dei quali assicurati) ha rappresentato un peso enorme per una città di queste dimensioni. 50 Munich Re Topics Geo 2013 Emilia Romagna, Italia L’ultimo forte sisma con danni gravi in Emilia-Romagna fu il terremoto di Ferrara che risale al 1570. La più recente sequenza sismica è iniziata il 19 maggio 2012 con scosse di magnitudo 4,1 ed è culminata nei terremoti del 20 maggio (magnitudo 5,9) e 29 maggio (magnitudo 5,8). Con una cifra stimata in 1,3 mld € ha provocato il danno assicurato da terremoto più elevato mai registrato in Italia. Un fatto che può meravigliare se si considera che città maggiori come Modena e Bologna sono rimaste praticamente intatte. Benché il territorio in cui si sono registrati i danni più gravi sia a prevalente vocazione agricola, in tutti i comuni vi sono aree industriali con diverse migliaia di edifici produttivi. Quali lezioni se ne possono trarre? Senza alcuna pretesa di completezza presenteremo di seguito alcuni aspetti rilevanti. Identificazione del rischio Rappresentazioni cartografiche come la mappa mondiale dei rischi naturali di Munich Re sono assolutamente idonee a rappresentare graficamente i rischi. L’attenzione si concentra comunque soprattutto sui pericoli principali come lo scuotimento del suolo in caso di terremoto o la velocità del vento in caso di tempesta. Eventi recenti hanno però dimostrato chiaramente che in concomitanza con i terremoti possono verificarsi effetti secondari (come direttività, liquefazione del terreno) con ripercussioni devastanti. Valutazione del rischio Nell’ambito della valutazione del rischio vanno analizzati diversi aspetti. Effetti secondari: Possono essere integrati solo con un grande lavoro nei modelli di rischio probabilistici. Quanti più effetti vengono implementati, tanto più incerto è il risultato. Variazione della pericolosità sismica nel tempo: A seconda del periodo considerato emergono effetti differenti. I cicli sismici producono effetti a lungo termine sulla sismicità mentre i campi di tensione agiscono a breve termine e possono scatenare anche repliche. È necessario capire come il rischio si modifichi transitoriamente dopo grandi eventi sismici. Clustering: Il clustering dei terremoti rappresenta un problema analogo, come ha dimostrato la sequenza sismica di Canterbury. I problemi che emergono da simili sequenze iniziano con la valutazione del rischio. E infine la cosiddetta Post Loss Amplification (PLA): Non ha nulla a che fare con i rischi patrimoniali, bensì con la resilienza e con le dimensioni politico-sociali delle catastrofi. NATCATSERVICE E RICERCA La Torre dei Modenesi, costruita 800 anni fa a Finale Emilia, come si presentava prima e dopo la prima scossa del 20 maggio 2012. Controllo del rischio Ulteriori acquisizioni conoscitive riguardano il controllo del rischio. In particolare si dovranno osservare i seguenti punti: Prevenzione dei danni: Gli accadimenti più recenti hanno mostrato quale importanza fondamentale abbiano i danni che non implicano solo perdite materiali. Le moderne norme costruttive permettono di evitare il crollo di edifici e la perdita di vite umane che ne consegue. È necessario quindi introdurre nelle norme sull’edilizia criteri finalizzati alla limitazione dei danni. Prezzi commisurati al rischio: Alcune grandi catastrofi hanno messo in evidenza a posteriori che il livello dei prezzi era inadeguato perché erano stati sottostimati importanti determinanti di costo. La sequenza sismica di Canterbury verrà a costare quasi 20 volte il volume premi sottoscritti nel 2011 nell’assicurazione contro i danni dell’intera Nuova Zelanda (comprese le assicurazioni diverse da quella terremoto). Controllo dei cumuli: Le catastrofi rivelano le carenze dei dati sulle esposizioni, soprattutto quando più siti sono assicurati con un’unica polizza e l’intera somma assicurata si riferisce al sito principale. Franchigia: I terremoti di Canterbury sono stati un esempio emblematico dell’efficacia ovvero inefficacia delle franchigie. Le franchigie troppo basse vanificano i due obiettivi principali di questo strumento di compartecipazione al rischio: il numero dei sinistri denunciati non si riduce e non esistono stimoli a intervenire per la prevenzione dei danni. Testo di polizza: Due sono i fattori di cui si deve tener conto a questo proposito: la definizione di sinistro e la somma assicurata. Nella definizione di sinistro può contribuire a evitare brutte sorprese una selezione accurata dei termini, pur non risolvendo comunque tutti i problemi che intervengono in presenza di una serie di eventi. L’attribuzione dei danni ai singoli eventi è sempre arbitraria e in prevalenza non verificabile. Come somma assicurata viene solitamente concordato il valore di rimpiazzo. Ma cosa significa? Riportare il bene alle condizioni prima del sinistro? Sono incluse le modifiche alle norme sull’edilizia dopo la catastrofe? Qual è il valore di rimpiazzo nel caso di edifici sotto tutela dei beni culturali? Sono tutte questioni che andrebbero risolte con un testo di polizza formulato in modo chiaro e preciso. Liquidazione sinistri: I piani di emergenza sono la chiave di una gestione efficiente nella misura in cui garantiscono di poter attingere a un numero sufficiente di periti specializzati. Conclusioni Malgrado i considerevoli progressi raggiunti nell’arco di molti anni, gli eventi più recenti hanno messo a nudo l’esistenza di carenze evidenti. Nella valutazione del rischio si deve tener conto dei rischi secondari e delle variazioni della pericolosità nel tempo. Sotto il profilo della vulnerabilità diventa sempre più importante tenere sotto controllo sia i danni strutturali sia quelli non strutturali. Infine vanno presi in considerazione nell’ambito del risk management anche gli eventi in serie. IL NOSTRO ESPERTO: Il dott. Marco Stupazzini è consu lente in rischio sismico e altri rischi naturali nel settore Sottoscrizione aziendale/Gestione rischio di accumulazione/Georischi. [email protected] Munich Re Topics Geo 2013 51 NATCATSERVICE E RICERCA Il Global Earthquake Model diventa operativo Il GEM (Global Earthquake Model) è il primo modello unificato su scala planetaria per il calcolo dei rischi terremoto. Scienziati da tutto il mondo ne hanno elaborato i fondamenti per cinque anni. Ora inizierà il test operativo. Alexander Allmann Da anni i geofisici chiedono che venga realizzato un modello unificato su scala planetaria per l’analisi dei rischi terremoto. I ricercatori che si occupano di rischi nelle regioni più minacciate e soprattutto più povere e che non dispongono di un proprio modello di rischio non hanno accesso a dati e strumenti di calcolo per individuare misure di prevenzione, definire prescrizioni edilizie o sviluppare piani di emergenza. Anche le nazioni industrializzate e gli assicuratori internazionali non hanno a disposizione un sistema unitario e globale. I confronti tra regioni sono difficoltosi e i potenziali di danno talvolta non possono essere calcolati in modo preciso, tutti fattori che limitano fortemente anche l’assicurabilità nelle regioni a rischio sismico. Sulla base di questa situazione il Global Science Forum dell’OCSE ha varato nel 2007 un progetto per portare l’acquisizione dei dati sulla pericolosità sismica verso uno standard unificato mondiale: il Global Earthquake Model (GEM). Fin dalla prima ora sono stati coinvolti Jochen Zschau, esperto di rischio sismico presso il GFZ di Potsdam, Ross Stein, geofisico del U.S. Geological Survey, Domenico Giardini della ETH Zürich e Anselm Smolka, fino a settembre 2013 responsabile dell’unità Georischi nel settore Sottoscrizione aziendale di Munich Re e da inizio 2014 segretario generale di GEM. Nel frattempo gli scienziati che lavorano al modello di rischio globale da quattro sono diventati 500. Il GEM sarà uno standard mondiale Il cuore di GEM è «OpenQuake», una piattaforma open source che ospita vari moduli disponibili per il calcolo unificato a livello mondiale dei rischi sismici. L’indipendenza economica di OpenQuake, l’architettura software aperta e l’accesso gratuito a chiunque voglia fare un uso non commerciale dei dati trasformeranno il progetto in uno standard mondiale. «Con GEM e la piattaforma OpenQuake ci auguriamo di promuovere la consapevolezza del rischio soprattutto negli Stati meno sviluppati. Allo stesso tempo vogliamo migliorare l’assicurabilità dei rischi terremoto anche nelle aree fortemente minacciate», afferma Anselm Smolka illustrando i presupposti del progetto. GEM si presta comunque anche a uno sfruttamento commerciale, ma le aziende interessate, come consulenti di risk management o assicuratori, ne devono diventare sponsor ufficiali. «I riassicuratori si attendono da GEM una maggiore trasparenza sui rischi a livello mondiale in modo da ottenere Tavola rotonda su GEM con Anselm Smolka (sinistra), Haruo Hayashi (Kyoto University) e Mary Comerio (UC Berkeley) alla Conferenza mondiale degli ingegneri sismici di Lisbona nel 2012. 52 Munich Re Topics Geo 2013 NATCATSERVICE E RICERCA 180° 160°W 140°W 120°W 100°W 80°W 60°W 40°W 20°W 0° 20°E 40°E 60°E 80°E 100°E 120°E 140°E 160°E 90° 70°N 70°N 50°N 50°N 30°N 30°N 10°N 10°N 10°S 10°S 30°S 30°S 50°S 50°S 70°S 70°S Magnitudo Catalogo storico dei terremoti dal 1000 al 1903 180° 160°W 140°W 120°W 100°W 80°W 60°W 40°W 20°W Uno0°dei primi 20°Ecompiti 40°Eaffrontati 60°E da GEM 80°E è stato 100°E la 120°E redazione di un catalogo storico globale dei terremoti (Global Historical Earthquake Catalogue – GHEC). La mappa mostra i sismi con una magnitudo Mw > 7,0 nel periodo 1000–1903. 140°E ≥ 8,5 160°E 8,0–8,4 7,5–7,9 7,0–7,4 < 7,0 90° Fonte: Munich Re, basato su dati di GEM una migliore dispersione e quindi poter offrire una maggiore tutela anche nelle regioni a elevata pericolosità», afferma Smolka. Munich Re sostiene l’iniziativa fin dalla sua nascita sia finanziariamente sia con personale: a oggi otto dei nostri esperti di georischi sono coinvolti in progetti di GEM. I primi moduli di calcolo sono disponibili già da luglio 2013. Dopo cinque anni di sviluppo GEM si avvicina ora a una tappa decisiva. A fine 2013 OpenQuake è entrato in fase di test assieme con 10 moduli di calcolo globali e a fine 2014 la piattaforma sarà accessibile al pubblico per un utilizzo a fini non commerciali. Progetti regionali in corso OpenQuake fornisce la struttura per lo sviluppo di progetti regionali; solo attraverso tali progetti GEM diventerà un tool di applicazione concreta. Basandosi sulla metodologia e sullo standard dei moduli globali verranno eseguiti calcoli dei rischi a livello locale e resi disponibili i risultati. Per l’Europa ad esempio sono già stati pubblicati a metà 2013 i risultati di SHARE (Seismic Hazard Harmonization in Europe) e si è concluso anche il lavoro di EMME (Eastern Mediterranean Middle East) per la regione che si estende dalla Turchia al Pakistan. Ulteriori progetti regionali per America Latina, Asia centrale, Sudest asiatico, Africa e Caraibi sono in corso d’opera. GEM II è ai blocchi di partenza. Con la presentazione dei risultati dei 10 componenti globali a fine 2013 si è esaurita la prima fase del progetto. La fase di test e l’entrata in servizio ufficiale di OpenQuake a fine 2014 sono già parte integrante di GEM II, la cui ultimazione è prevista entro il 2018. Obiettivi principali di questa seconda fase saranno lo sviluppo dei progetti regionali e l’ampliamento di OpenQuake per la valutazione dei rischi conseguenziali come gli tsunami. Il costo di questa seconda fase sarà di almeno 15 mln €. Munich Re continuerà a sostenere il progetto e ha già promesso finanziamenti per un milione di euro. IL NOSTRO ESPERTO: Alexander Allmann è responsabile dell’unità Georischi nel settore Sottoscrizione aziendale/Gestione rischi di accumulazione ed è membro del Governing Board di GEM. [email protected] Munich Re Topics Geo 2013 53 NATCATSERVICE E RICERCA La disaggregazione applicata ai modelli di rischio Per modellizzare i rischi naturali nel ramo property sono necessari dati sulle esposizioni ad alta risoluzione spaziale. Quando sono disponibili solo aggregati per zone, questi dati devono essere saggiamente distribuiti con l’aiuto di ipotesi statistiche. Jutta Schmieder Oggi l’ubicazione dei rischi assicurati dovrebbe essere localizzabile con la precisione del numero civico; ma non sempre è così. Quando di un rischio assicurato si conosce solamente la posizione geografica approssimativa, può giungere in aiuto la cd. disaggregazione. I dati aggregati per zone vengono ripartiti in dati con una maggiore risoluzione spaziale fino all’ubicazione in cui verosimilmente si trovano i rischi. Munich Re impiega questo metodo per l’analisi dei rischi naturali nel ramo property quando non sono disponibili dati puntuali sulle esposizioni, ma solo dati aggregati geograficamente. L’approssimazione dell’approccio alla realtà dipende dal ramo assicurativo interessato. I rischi industriali vengono distribuiti per aree industriali, quelli commerciali per parchi e centri commerciali, le esposizioni relative ad abitazioni per zone residenziali. Qual è il vantaggio di questo metodo? Le inondazioni in Thailandia del 2011 hanno nuovamente mostrato che la distribuzione territoriale dei rischi influisce notevolmente sulla precisione della stima dei danni. In quel caso gran parte dei valori assicurati nell’industria era disponibile solo su base nazionale. 54 Munich Re Topics Geo 2013 Distribuire queste cifre in modo geograficamente uniforme oppure concentrare i rischi industriali in specifiche aree industriali fa la differenza per le successive analisi. Ip archi industriali si trovano spesso vicino a corsi d’acqua e quindi presentano un rischio di inondazione superiore alla media. Nei modelli per i rischi naturali i dati di portafoglio vengono disaggregati non appena si hanno a disposizione in alta risoluzione i componenti di pericolosità come le superfici inondate o i footprints delle tempeste. Solo se i dati sulle esposizioni e i parametri di modellizzazione sono disponibili allo stesso livello territoriale è possibile rappresentare su mappa le reali differenze nei parametri di rischio. Quando gli operatori del mercato non sono in grado di fornire dati sulle esposizioni a risoluzione elevata, i modelli per i rischi naturali di Munich Re ricorrono a schemi di ridistribuzione intelligenti, con l’obiettivo di ottenere comunque i migliori risultati di modellizzazione in rapporto ai dati di partenza. A questo scopo tutti i dati aggregati sulle esposizioni vengono ridistribuiti su una griglia di calcolo ad alta risoluzione, composta dai punti del modello. Questi punti sono organizzati in modo tale da rappresentare da un lato ogni variazione significativa, anche su piccola scala, nei parametri di modello (come la pericolosità) ma garantire dall’altro comunque una buona performance del modello stesso. La distanza tra i punti del modello varia normalmente tra 50 m (ad esempio per inondazioni a carattere locale) e un chilometro (per tempeste invernali su vasta scala), a seconda del Paese e della tipologia di rischio. Come funziona la disaggregazione in dettaglio? Per rappresentare i dati sulle esposizioni nel modo più realistico possibile devono essere innanzitutto generate delle distribuzioni dei valori divise per ramo. Per le esposizioni relative ad abitazioni viene normalmente considerata la densità demografica, eventualmente combinata con indicatori economici significativi come il PIL o il potere d’acquisto. Questo approccio non è consigliabile nel caso di rischi industriali o commerciali, per i quali invece si devono elaborare e combinare varie fonti di dati. Eventuali indicatori per la ripartizione di rischi commerciali e industriali possono essere ricavati da: informazioni sull’uso del suolo, banche dati commerciali, attributi dell’indirizzo o altre grandezze statistiche come la creazione di valore per parco industriale o regione. Le fonti accessibili al pubblico spesso non sono sufficienti. Per questo motivo Munich Re ha raccolto ed elaborato ulteriori informazioni dettagliate sulle industrie da diverse banche dati, mappe, immagini satellitari e siti web di parchi industriali. Il Munich Re Industry Location Database (ILD) è una banca dati globale delle ubicazioni di varie industrie NATCATSERVICE E RICERCA Esempio di creazione di distribuzioni dei valori (a un colore più scuro corrispondono valori più elevati) Energia INDUSTRIA Parco industriale ABITAZIONI Indicatore: densità demografica Distribuzione dei valori nei punti di modellizzazione per esposizioni relative ad abitazioni (automobilistica, chimica, elettronica) mentre il Munich Re Critical Infrastructure Database (CID) mette in relazione i dati geografici con i rischi infrastrutturali. Queste banche dati sono sottoposte a verifiche e ampliamenti continui con l’obiettivo di raggiungere una copertura realmente globale. Quali dati di base si hanno a disposizione dipende dal relativo mercato. La raccolta ed elaborazione richiede sempre ricerche onerose, e anche la metodologia di valutazione deve essere adeguata di volta in volta ai dati disponibili. Vari indicatori per rischi industriali Distribuzione dei valori nei punti di modellizzazione per esposizioni relative a siti industriali vengono quindi ripartite per ogni specifica zona sulla base di tali ponderazioni; i dati di portafoglio aggregati vengono così nuovamente disaggregati geograficamente in modo da rispecchiare la realtà. grande estensione: singole concentrazioni di esposizioni, ad esempio da parte di assicuratori che operano solo a livello regionale, non vengono individuate bensì sono distribuite nell’intera zona in base alla media del mercato. È bene ricordare che con questi dati e la relativa metodologia si ottiene comunque solo un’approssimazione dell’effettiva posizione geografica dell’oggetto assicurato. Anche in presenza di dati di partenza ottimali la distribuzione corrisponderà sempre alla media del mercato, con conseguenze soprattutto per le zone di Il problema può essere risolto solo acquisendo fin dall’inizio i dati sulle esposizioni in modo puntuale a livello di ubicazione. Così facendo si ottengono distribuzioni delle esposizioni specifiche per cliente e risultati di modellizzazione personalizzati che rappresentano in modo ottimale la situazione reale. Nella fase successiva i dati di base vengono combinati tra loro in modo da ottenere come risultato intermedio una distribuzione ad alta risoluzione dei valori per ramo assicurativo che consente di calcolare delle ponderazioni rapportate alla zona per i singoli punti del modello. In sede di modellizzazione le somme assicurate LA NOSTRA ESPERTA: Jutta Schmieder è specialista GIS nel settore Sottoscrizione aziendale/ Gestione rischi di accumulazione/ Analisi delle esposizioni. [email protected] Distribuzione di valori aggregati basata sulla ponderazione 20 60 100 0% 0% 50% 0 CAP 1234 2,5 mln CAP 1234 20 50 10 10% 25% 5% 110 20 70 0% 10% 0% Distribuzione dei valori per punto di modellizzazione 0 Esempio CAP 1234: derivazione delle percentuali della zona 0,5 mln 0 1,25 mln 0,5 mln 0,25 mln 0 Distribuzione della SA di 5 mln € all’interno della zona Munich Re Topics Geo 2013 55 NATCATSERVICE E RICERCA Le foto dell’anno 15–22 gennaio Inondazioni: Indonesia Danni complessivi: 3 mld US$ Danni assicurati: 300 mln US$ Vittime: 47 15 febbraio Caduta di meteorite: Russia Danni complessivi: 35 mln US$ 22 marzo Tornado: Bangladesh Vittime: 38 20 aprile Terremoto: Cina Danni complessivi: 6,8 mld US$ Danni assicurati: 23 mln US$ Vittime: 196 18–22 maggio Temporali, tornado: Stati Uniti Danni complessivi: 3 mld US$ Danni assicurati: 1,8 mld US$ Vittime: 28 30 maggio–19 giugno Inondazioni: Europa centrale Danni complessivi: 15,2 mld US$ Danni assicurati: 3,1 mld US$ Vittime: 25 14–30 giugno Alluvioni, inondazioni improvvise: India Danni complessivi: 1,5 mld US$ Danni assicurati: 600 mln US$ Vittime: 5.500 19–24 giugno Inondazioni, temporali: Canada Danni complessivi: 5,7 mld US$ Danni assicurati: 1,65 mld US$ Vittime: 4 Luglio Ondata di caldo: Gran Bretagna Vittime: 760 56 Munich Re Topics Geo 2013 NATCATSERVICE E RICERCA 27–28 luglio Grandinate, temporali: Germania Danni complessivi: 4,8 mld US$ Danni assicurati: 3,7 mld US$ 7 agosto–20 settembre Inondazioni: Cina, Russia Danni complessivi: 4 mld US$ Danni assicurati: 550 mln US$ Vittime: 170 12–21 settembre Uragani Ingrid e Manuel: Messico Danni complessivi: 5,8 mld US$ Danni assicurati: 950 mln US$ Vittime: 139 21–26 settembre Tifone Usagi: Cina, Filippine, Taiwan Danni complessivi: 3 mld US$ Danni assicurati: 75 mln US$ Vittime: 36 15 ottobre Terremoto: Filippine Danni complessivi: 90 mln US$ Vittime: 222 27–30 ottobre Tempesta invernale Christian (St. Jude): Europa Danni complessivi: 2,15 mld US$ Danni assicurati: 1,55 mld US$ Vittime: 17 8–12 novembre Tifone Hayan: Filippine, Vietnam, Cina, Taiwan Danni complessivi: 10,5 mld US$ Danni assicurati: 700 mln US$ Vittime: 6.235 18–20 novembre Inondazioni improvvise: Italia Danni complessivi: 780 mln US$ Vittime: 16 5–7 dicembre Tempesta invernale Xaver: Europa occidentale Danni complessivi: 1,7 mld US$ Danni assicurati: 970 mln US$ Vittime: 12 Munich Re Topics Geo 2013 57 NATCATSERVICE E RICERCA L’anno in cifre Petra Löw Nel 2013 il NatCatSERVICE ha registrato in tutto il mondo 890 eventi dannosi per un totale di 135 mld US$ di danni, di cui 35 assicurati. In tal senso il 2013, come già i 12 mesi precedenti, può essere sostanzialmente considerato un anno relativamente moderato. Nel 2013 il numero degli eventi è stato inferiore al 2012 (920), ma ha superato la media degli ultimi 10 anni (790) e anche quella degli ultimi 30 (630). I danni complessivi diretti da catastrofi naturali a carico delle economie nazionali a livello mondiale si sono attestati di gran lunga sotto la media decennale, risultando inferiori anche ai ca. 175 mld US$ del 2012. I danni assicurati hanno raggiunto il valore medio degli ultimi 10 anni, ma sono rimasti al di sotto di quelli dell’anno precedente. Con quasi 20.500 morti il numero delle vittime è raddoppiato rispetto al valore del 2012, pur restando di molto inferiore alla media degli ultimi 10 anni (oltre 100.000). Numero degli eventi Degli 890 eventi dannosi complessivamente rilevati il 90% ricade sotto la categoria delle catastrofi meteorologiche, mentre il 10% è stato di natura geofisica. A questi va aggiunto un evento di origine non terrestre: la caduta di un meteorite in Russia. La distribuzione percentuale nelle principali categorie di rischio, geofisico, meteorologico, idrogeologico e climatico, corrisponde più o meno alla media degli ultimi 30 anni con leggeri scostamenti. Gli eventi come le ondate di caldo e di freddo, la siccità e gli incendi boschivi, corrispondenti a un 9% (anno prec. 13%) hanno avuto un peso modesto, al pari degli eventi geofisici con una quota del 10% (anno prec. 13%). Un lieve aumento l’hanno registrato tempeste e inondazioni, rispettivamente con un + 5% e + 2%. Se si considera la distribuzione degli eventi per continente, America (32%), Africa (8%) e Australia (8%) si collocano nella rispettiva media di lungo periodo. In Europa invece si è verificato un decremento del 6% di eventi dannosi, mentre l’Asia ha registrato un incremento del 5%. Eventi: 890 Distribuzione percentuale nel mondo 10% 44% 37% 9% Vittime: 20.500 Distribuzione percentuale nel mondo 5% 38% 49% 8% Danni complessivi: 135 mld US$ Distribuzione percentuale nel mondo 7% 49% 37% 7% Danni assicurati: 35 mld US$ Distribuzione percentuale nel mondo <1% 71% 27% 2% La banca dati NatCatSERVICE di Munich Re suddivide gli eventi di un anno in categorie di catastrofe in base alle loro ripercussioni di tipo economico e umanitario. Tale classificazione è stata rivista in Numero degli eventi dannosi dal 1980 al 2013 Eventi geofisici: (terremoti, tsunami, eruzioni vulcaniche) 1 .000 Eventi meteorologici: tempeste tropicali, tempeste extratropicali, tempeste convettive, tempeste locali 800 600 Eventi idrogeologici: inondazioni, movimenti di masse 400 E venti climatici: temperature estreme, siccità, incendi boschivi 200 0 198019851990 1995200020052010 58 Munich Re Topics Geo 2013 Fonte: Munich Re NATCATSERVICE E RICERCA modo radicale nel 2013. Le sei categorie adottate in passato sono state ridotte a quattro e la classificazione avviene ora in base a valori soglia specifici per Paese. In tal modo è possibile una comparazione più oggettiva degli eventi, in funzione dell’evoluzione dei valori di ciascun Paese. Vittime Due catastrofi naturali hanno da sole totalizzato il 56% delle 20.500 vittime dell’anno. In giugno violente piogge monsoniche hanno scatenato in India distruttive inondazioni improvvise e alluvioni su vasta scala, causando la morte di 5.500 persone. In novembre il tifone Haiyan ha colpito Filippine, Cina e Vietnam. Sono state devastate in particolare due isole delle Filippine, Leyte e Samar, dove si sono contate purtroppo più di 6.200 vittime. Danni Nella ripartizione dei 135 mld US$ di danni sulle quattro tipologie di rischio principali si sono evidenziati degli scostamenti talora consistenti rispetto alla media pluriennale. Il 49% dei danni complessivi va attribuito nel 2013 alle tempeste (1980– 2012: 40%) e il 37% alle inondazioni (1980–2012: 22%). Il continente asiatico ha totalizzato nel 2013 quasi la metà del danno economico globale, un dato da ricondurre, tra l’altro, ai tifoni Haiyan e Fitow nonché a terremoti, inondazioni e siccità in Cina. Gli eventi più onerosi del 2013 in termini economici sono state le inondazioni di maggio e giugno in Europa centrale e orientale (15 mld US$), seguite dal tifone Haiyan in Asia sudorientale a novembre, che ha pesato Tra gli eventi che nel 2013 hanno registrato il più elevato numero di morti figurano anche due ondate di caldo. Per il clima torrido in India tra aprile e giugno hanno perso la vita oltre 550 persone. In luglio in Gran Bretagna le temperature hanno superato i 33,5 °C per diversi giorni e 760 decessi sono stati ricondotti agli effetti della calura. Un terremoto in Pakistan ha mietuto 400 vittime, un altro nelle Filippine 200. sui conti per oltre 10 mld US$. Il terremoto di aprile in Cina ha causato danni per 6,8 mld US$, le inondazioni in Canada in giugno hanno raggiunto 5,7 mld US$ e il tifone Fitow, che ha investito Cina e Giappone in ottobre, è costato 5 mld US$. I danni assicurati ammontano a 35 mld US$ e sono riconducibili principalmente a inondazioni e grandinate in Europa centrale nonché a temporali forti e inondazioni in Nord America. L’evento più oneroso a livello mondiale per l’industria assicurativa è un temporale grandinigeno verificatosi in Germania e costato 3,7 mld US$. >> È possibile scaricare gratuitamente valutazioni, grafici e statistiche aggiornati dall’area Touch Natural Hazards sul nostro sito all’indirizzo www.munichre.com/touch LA NOSTRA ESPERTA: Petra Löw è specializzata in catastrofi naturali e analisi dei trend, e lavora nel settore Ricerca georischi/Centro climatologico aziendale come consulente in NatCat SERVICE. [email protected] Danni complessivi e danni assicurati in mld US$, 1980–2013 Danni complessivi (valori 2013)* 350 di cui danni assicurati (valori 2013)* 300 250 200 Trend danni complessivi Trend danni assicurati Fonte: Munich Re 150 100 50 * Depurato dell’inflazione sulla base dell’indice dei prezzi al consumo del rispettivo Paese 0 1980 1985 1990 1995 200020052010 Munich Re Topics Geo 2013 59 © 2014 Münchener Rückversicherungs-Gesellschaft Königinstrasse 107 80802 München Germania Telefono: +49 89 38 91-0 Fax: +49 89 39 90 56 www.munichre.com Responsabili per il contenuto Ricerca Georischi (GEO/CCC1) Per informazioni contattare Dr. Ing. Wolfgang Kron Telefono: +49 89 38 91-5260 Telefax: +49 89 38 91-7 5260 [email protected] Redazione Wolfgang Kron, Munich Re Andreas Schuck Numeri d’ordinazione Tedesco 302-08120 Inglese 302-08121 Francese 302-08122 Spagnolo 302-08123 Italiano 302-08124 Download Le analisi, i grafici e le statistiche attuali sono scaricabili gratuitamente dal nostro sito all’indirizzo: www.munichre.com/touch>>>NatCatSERVICE Downloadcenter Stampa Ortmaier-Druck GmbH Birnbachstrasse 2 84160 Frontenhausen Germania Illustrazioni Foto di copertina, p. 56 (7): AFP p. 1: Robert Brembeck p. 2, 3, 6, 9, 18, 25 (1), 46, 51 (2, 3), 56 (1, 5, 6, 8), 57 (3, 4, 5, 7): Corbis p. 4: UN Photo p. 12, 23, 25 (2), 29 (2), 33, 37, 45, 51 (4), 53, 55, 59: Fotostudio Meinen, Monaco di Baviera p. 15: Kevin Sprouls p. 16, 24, 34, 49, 51 (1), 56 (2, 4, 9), 57 (2, 6, 8): picture alliance p. 26, 28: SV SparkassenVersicherung p. 29 (1): Peter Miesen p. 38: Minden Picture p. 52: GEM Foundation p. 56 (3): reuters p. 57 (1): Sebastian Werner p. 57 (9): Brigitte Rauch, WR Presse-Medien-Studio Topics Geo – 50 delle maggiori catastrofi naturali del 2013 N. Data Evento Regione Zimbabwe, Mozambico 1 Gen.–apr. Inondazioni 2 1–20.1 Ondata di freddo, Messico, Stati Uniti avversità atmosferiche 3 15–22.1 Inondazioni Indonesia Morti 269 30 47 3.000 300 2.000 1.000 4 21–31.1 Inondazioni Australia 6 5 6.2 Terremoto, tsunami Salomone 10 6 15.2 Caduta di meteorite Federazione Russa 7 Mar.–giu. Inondazioni 8 18–19.3 Temporali 9 22.3 Tornado Colombia Stati Uniti Bangladesh Danni Danni complessivi assicurati mln US$ mln US$ 35 3 2 38 150 2.200 1.600 10 Apr.–giu. 11 2–4.4 Ondata di caldo India Inondazioni improvvise Argentina 557 70 500 12 9.4 13 20.4 Terremoto Terremoto Iran Cina 42 196 6.800 23 14 20.4 Temporali Nuova Zelanda 60 40 15 29.4–2.5 16 18–22.5 Inondazioni improvvise Arabia Saudita Temporali, tornado Stati Uniti 24 28 3.100 1.800 17 22.5 18 28–31.5 Inondazioni improvvise Bahamas Temporali, tornado, Stati Uniti tempeste di grandine 20 45 2.100 15 1.425 25 15.200 3.100 5.500 1.500 600 50 3 690 360 4 5.700 1.650 760 80 42 130 19 30.5–19.6 Inondazioni Europa occ. e orient. 20 14–30.6 India 23 19–24.6 Alluvioni, inondazioni improvvise Inondazioni Temporali, inondazioni improvvise Temporali, inondazioni 24 Lug. 25 Lug.–ag. 26 2.7 Ondata di caldo Ondata di freddo Terremoto Regno Unito America Meridionale Indonesia 27 8–9.7 Temporali, inondazioni Canada improvvise Temporali Canada 21 15–30.6 22 18–19.6 28 19.7 29 21.7 30 27–28.7 Terremoto, frane Tempeste di grandine, temporali 31 Ag.–sett. Inondazioni 32 1.8–12.9 33 7.8–20.9 Inondazioni Inondazioni 34 Sett. 35 9–16.9 Gelo, ondata di freddo Alluvioni, inondazioni improvvise Uragani Ingrid e Manuel 36 12–21.9 Nepal Francia, Spagna Canada Cina Germania Sudan, Sudan meridionale Pakistan Cina, Federazione Russa Cile Stati Uniti 1.600 920 1 400 195 95 1.000 4.800 3.700 98 234 170 1.500 4.000 9 1.000 1.500 Messico 139 5.800 168 500 4 125 37 16.9– 16.10 38 21–25.9 Inondazioni Cambogia Temporali, tornado Brasile, Paraguay 39 21–26.9 Tifone Usagi, inondazioni Sequenza sismica Tifone Fitow (Quedan), inondazioni Cina, Filippine, Taiwan Pakistan Asia orientale 36 3.000 400 12 5.000 42 15.10 Terremoto Filippine 222 90 43 16-29.10 Incendi boschivi Australia 2 270 44 27–30.10 Tempesta invernale Christian (St. Jude) Europa sett., occ. e orient. 17 2.150 45 8–12.11 Tifone Haiyan Filippine, Vietnam, Cina, Taiwan 6.235 10.500 46 10–15.11 Ciclone tropicale Somalia Three, inondazioni improvvise Inondazioni improvvise Italia 40 24–28.9 41 5–9.10 47 18–20.11 48 Dic. 49 5–7.12 50 11–16.12 Inondazioni improvvise, temporali Tempesta invernale Xaver Tempesta invernale e di neve Alexa, inondazioni improvvise 162 16 780 Brasile 64 Europa sett., occ. e orient. Asia occ./Medio Oriente 12 1.700 30 420 Osservazioni, descrizione dei danni Piogge forti e persistenti. Danneggiate > 630 scuole. Distrutti > 6.260 alloggi e le infrastrutture Basse temperature, tempeste di neve, gelo. Tubazioni dell’acqua scoppiate, colpita una casa da gioco. Danni all’agricoltura Forti piogge stagionali. 80 villaggi inondati. Impianti sanitari distrutti. Danni a industria e agricoltura Piogge torrenziali (570 mm/24 h). Danneggiate case e strade. Colpite le miniere di carbone. Danni ad agricoltura e industria dell’allevamento Mw 8,0. Repliche. Onda di tsunami si addentra nella terraferma per 500 m. Distrutti numerosi pescherecci e case. Inondato l’aeroporto. Colpito l’approvvigionamento elettrico e idrico Esplosione di meteorite (diametro stimato 17 m, 10.000 t), onda d’urto. Danneggiati > 7.400 edifici. Interrotte le linee di telecomunicazione, blackout elettrici. Feriti: > 1.100. Forti piogge stagionali, frane. Danni a cose, infrastrutture e agricoltura Temporali, tornado, grandinate. Danneggiate centinaia di edifici e autoveicoli. Voli cancellati Temporali, tempeste di grandine. Distrutti alloggi e autoveicoli. Colpiti agricoltura, traffico stradale e ferroviario Temperature elevate, fino a 46 °C, per diverse settimane Piogge torrenziali (300 mm/2 h). Danneggiate migliaia di case e autoveicoli. Strade e linee ferroviarie inondate. Alberi divelti. 250.000 persone senza elettricità Mw 6,3. 92 villaggi colpiti. > 3.100 case distrutte. Interrotte le linee di telecomunicazione Mw 6,6. Danneggiati o distrutti > 700.000 case, ospedali, scuole, argini, 450 ponti, strade e condutture del gas. Blackout elettrici. Senzatetto: > 237.600, persone colpite: 2 milioni Forti temporali, tornado. Danneggiati 1.500 case, edifici, stadi, negozi. Alberi divelti. Danni a infrastrutture e agricoltura Pioggia forte. Rottura di argine, pianure inondate. Danneggiate o distrutte case e fattorie Tornado di categoria EF5 (scala Fujita potenziata) a Moore, Oklahoma; > 70 tornado. Danneggiati o distrutti > 20.000 case, teatri, scuole, condutture del gas e migliaia di autovetture Temporali, pioggia forte. Danni a cose e infrastrutture. Straripamento della fognatura Tornado di categoria EF3 (scala Fujita potenziata) a El Reno, Oklahoma, grandine (7 cm di diametro). Elevati danni a cose. Danneggiato o distrutto edificio nel campus del Centro tecnologico di Oklahoma > 60 fiumi esondati (spec. Danubio, Inn, Elba). Inondati numerosi villaggi. Danneggiate o distrutte migliaia di case e autoveicoli. Danni alle infrastrutture. Perdite in agricoltura. Sfollati: 73.500 Violente piogge monsoniche. Gravi danni a proprietà, negozi, scuole, centrali idroelettriche, infrastrutture, agricoltura e industria della pesca Forti piogge monsoniche, colate di fango. Danni alle case e perdita di bestiame Temporali, grandine, pioggia forte. Danneggiati alcune case, > 30 alberghi, chiese, negozi, autovetture. Strade bloccate. Blackout elettrico. Gravi danni alle viticolture Forti temporali, 70 episodi di cedimento del terreno. Inondati edifici, strade e il Calgary Stampede. Treno deraglia. Chiuse due pipeline. 30.000 utenze senza elettricità. Sfollati: 100.000 Temperature elevate (33,5 °C). Colpiti binari e segnali ferroviari. Feriti: 10 Basse temperature, forti nevicate, gelo. Colpiti agricoltura e patrimonio zootecnico Mw 6,1. Danneggiati > 20.400 case, scuole, moschee, strade e ponti. Distrutte due cisterne mobili per acqua Tempesta di pioggia, temporale, pioggia forte (106 mm/3 h). Danni a proprietà pubbliche e private. Colpito il traffico ferroviario, stradale e aereo. Blackout elettrici Venti a velocità elevata, grandine, pioggia forte, inondazioni improvvise. Danneggiate centinaia di case e autoveicoli. Coltivazioni erbacee e raccolti distrutti Mw 5,9, repliche, frane, smottamenti. Colpite otto località. Senzatetto: > 220.000 Temporali, venti a velocità elevata, grandine. Danneggiate decine di migliaia di edifici, scantinati allagati. Colpito il traffico ferroviario e stradale. Raccolto distrutto Piogge forti e persistenti, temporali, fulmini. Danneggiate o distrutte > 85.000 case, scuole e strade Forti piogge monsoniche. Inondati > 7.800 villaggi e > 5.800 km2 di arativo, morti animali da reddito 550 Pioggia forte. Fiumi esondati. Inondate 229.000 case. Danneggiati o distrutti 1.600 km di strade, > 170 ponti, > 26.000 km2 di arativo. Sfollati: centinaia di migliaia di persone Basse temperature (è l’episodio di gelo più forte in settembre da 84 anni). Gravi danni all’agricoltura 160 Pioggia forte (244 mm/36 h), colate di fango, frana. Cedono gli argini e un canale. Danneggiati o distrutti > 19.400 case, > 200 negozi, edifici. Perdite di olio e gas. Sfollati: 12.000 950 Inondate numerose località, > 40.000 case danneggiate o distrutte. Gravi danni alle infrastrutture, chiuso l’aeroporto di Acapulco. Blackout elettrici. Colpiti > 5.300 km2 di arativo. Sfollati/senzatetto: > 75.000 Danneggiati o distrutti numerosi edifici. Colpite agricoltura e industria dell’allevamento. Sfollati: > 60.600 Temporali, tempeste di grandine, tornado, inondazioni improvvise. Danneggiate > 27.000 case e 100 scuole; negozi distrutti dai tornado. Distrutti silos e attrezzature agricole, colpito il raccolto 75 Supertifone di categoria 5, landfall in Cina come tifone di categoria 2. Gravi danni a cose e agricoltura. Strade inondate, interrotto il traffico ferroviario, aereo e marittimo Mw 7,7, repliche fino a Mw 6,8. Danneggiate o distrutte > 46.000 case di argilla 750 Tifone di categoria 2, rottura di argini. Danneggiate o distrutte migliaia di case e autovetture. Colpito il traffico ferroviario, stradale e aereo. Perdite di raccolto. 11 milioni di utenze senza elettricità. Sfollati: > 1 milione Mw 7,1. Danneggiate o distrutte > 72.000 case. Danneggiati edifici governativi, porti, ospedali, chiese. Danni alle infrastrutture 170 > 100 focolai di incendio, bruciati > 1.200 km2. > 200 case distrutte e > 100 danneggiate. Distrutte decine di autoveicoli. Interrotto il traffico aereo. Chiuse le scuole. Sfollati: migliaia di persone 1.550 Venti a velocità elevata, pioggia forte, onda di tempesta, onde alte fino a 7,5 m. Centinaia di migliaia di utenze domestiche senza elettricità. Interrotte le telecomunicazioni e il traffico ferroviario, stradale, aereo e marittimo 700 Vento fino a 380 km/h. Danneggiati o distrutti > 1,1 milione di case. Distrutto l’80% di Tacloban City. Perdite molto elevate nelle infrastrutture e in agricoltura. Penuria di acqua e cibo. Dispersi: > 1.700, Sfollati/senzatetto: > 4,9 milioni Pioggia forte, onda di tempesta, inondazioni improvvise, fiumi esondati. Villaggi travolti dalle acque, distrutte numerose case. Perdite in agricoltura e nella produzione animale Ciclone Cleopatra. Inondati interi villaggi. Danni elevati a cose, bestiame e infrastrutture. Rottura di argini. Dichiarato lo stato di emergenza Pioggia forte, temporali, inondazioni improvvise, frane. Danneggiate o distrutte centinaia di case, negozi, autovetture. Danni alle infrastrutture. Sfollati/senzatetto: > 70.000. 970 Venti a velocità elevata, onda di tempesta. Danneggiate le case. Inondazioni nelle città vicine al mare, allagate migliaia di case. Interrotto il traffico ferroviario, stradale e aereo; fermi i traghetti 290 Forti precipitazioni piovose e nevose, onda di tempesta. Allagate o distrutte migliaia di case. Numerosi incidenti stradali. Interrotto il traffico aereo, ferroviario e i collegamenti in autobus. Colpiti approvvigionamento idrico, fognature e telecomunicazioni. Perdite elevate in agricoltura Topics Geo – Mappa mondiale delle catastrofi naturali del 2013 24 23 35 27 28 22 16 49 44 6 19 33 30 47 18 2 36 8 17 12 15 20 21 40 31 7 13 32 50 29 41 9 39 10 46 37 26 45 42 38 3 25 48 34 890 eventi dannosi di cui 50 di maggiore intensità (selezione) 5 1 11 Eventi geofisici: terremoti, tsunami, eruzioni vulcaniche Eventi meteorologici: Tempeste tropicali, tempeste extratropicali, tempeste convettive, tempeste locali Eventi idrogeologici: inondazioni, movimenti di masse Eventi climatici: temperature estreme, siccità, incendi boschivi Eventi extraterrestri: caduta di meteorite 4 43 14 © 2014 Münchener Rückversicherungs-Gesellschaft Königinstrasse 107, 80802 München, Germania Numero d’ordinazione: 302-08124 NOT IF, BUT HOW