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Il nostro obbiettivo duirante la manovra di presa di

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Il nostro obbiettivo duirante la manovra di presa di
Corso avanzato
LA PRESA DI GAVITELLO
Il nostro obbiettivo durante la manovra di presa di gavitello è arrivare al gavitello fermi.
Sappiamo che l’unico sistema per fermare (temporaneamente) una barca è quello di mettersi con la prua al
vento.
Quindi dovremmo arrivare al gavitello sottovento, metterci prua al vento e fermarci in prossimità di esso.
Sopravento
Sottovento
Settore di avvicinamento
Quale andatura sarà più giusto tenere per fare l’andatura che abbiamo stabilito? Ovviamente la bolina, che è
l’andatura da cui è più comod0o e sicura mettersi prua al vento. Bolina larga o bolina stretta? Bolina larga,
che ci permette di correggere la rotta (una bolina troppo stretta non ci lascerebbe margine).
Stabilito che dovremo arrivare al gavitello da sottovento, di bolina larga e bordeggiando in un dato settore,
non ci resta che individuare in quale punto sull’asse direzione del vento-gavitello dovremmo orzare con
decisione e metterci prua al vento per poter esaurire l’abbrivio e arrivare fermi al gavitello.
Appena prua al vento lascheremo le vele (per ridurre al minimo la possibilità che la barca abbatta).
Per individuare il punto nel quale mettersi prua al vento non esiste una regola; la scelta dipende:
- dal tipo di barca e dalla velocità nel momento in cui si va al vento
- dalle condizioni del vento e del mare.
L’unico sistema è provare, tenendo conto che:
- con molto vento è più facile fermarsi
- l’onda contraria ferma rapidamente la barca
- a parità di velocità, una barca molto pesante avrà più abbrivio di una barca leggera
Sopravento
Sottovento
Abbiamo visto quanto sia importante la scelta del punto preciso in cui mettersi prua al vento. E’ altrettanto
importante (e altrettanto difficile) individuare l’asse direzione del vento-gavitello. Il boma a centro barca,
mentre la randa fileggia, ci segnala che siamo esattamente in filo al vento: preoccupiamoci di questo invece
di puntare il gavitello. Se abbiamo sbagliato ad individuare l’asse potremmo fare un altro giro e riprovare.
PARTIRE DAL GAVITELLO
Mettere il fiocco a collo
Si cazza il fiocco a collo. Quando la prua ha abbattuto si mettono a segno le vele, si molla il gavitello e si
parte. Il timo all’orza aiuta lo spostamento della poppa.
A
B
C
D
A - Fermi al gavitello
B - Fiocco a collo
C - La prua tende ad abbattere
D - Passa fiocco vele a segno, si parte!
Sfruttare il brandeggio.
Si attende il brandeggio favorevole si mettono a segno le vele, si molla il gavitello e si parte.
Aspetto il brandeggio favorevole!
Portare il gavitello sulla fiancata.
Si porta la cima attaccata al gavitello su un lato da prua verso poppa, si mettono a segno le vele. Mentre la
barca si traversa, le vele cominciano a portare; a questo punto si molla il gavitello e si parte.
A
B
C
A - Fermi al gavitello
B - Porto il gavitello verso poppa
C - La barca ruota vele a segno e parto!
Ricordate che.
- Se arrivando di bolina larga ci accorgiamo di essere un po’ troppo veloci rispetto lo spazio a
disposizione per esaurire l’abbrivio, può essere utile lascare le vele per regolare la velocità.
- E’ sempre meglio arrivare corti che lunghi! La manovra di presa del gavitello è estremamente
importante per acquistare la sensibilità necessaria per fermare la barca in un punto preciso: se al
posto del gavitello dovessimo accostare una banchina arrivare lunghi significherebbe un bel
botto.
- E’ sempre necessario avere chiaro in mente una via di fuga, nel caso la manovra fallisca.
LA CAPPA
Nel capitolo precedente abbiamo visto che per fermare la barca dobbiamo metterci prua al vento; sappiamo
però che non possiamo rimanere a lungo in questa posizione in quanto la barca abbatte rapidamente e
diventa ingovernabile. Sappiamo anche che una barca ferma non governa e che per fermarci dobbiamo
essere ormeggiati.
Esiste però un’andatura che ci permette di mantenere la velocità al minimo, la barca in uana situazione
stabile e che ci lasci ala poissibilità di rimetterci rapidamente in condizione di governare. Si tratta
dell’andatura di cappa.
Alla poggia
Remora
All'orza
Essere in cappa significa avere il fiocco a collo, la randa completamente lascata e il timone tutto all’orza.
Vediamo come si comporta la barca in questa situazione:
- il fiocco a collo fa abbattere la prua e porta la barca alla poggia
- quando la barca poggia la randa comincia appena a portare e la barca riceve una spinta in
avanti
- il timo all’orza fa si che la barca vada al vento
- la barca risente nuovamente del fiocco a collo e così via.
Il risultato è che la barca si muove accostando al vento per far abbattere con la prua, nel complesso
mantiene però un’andatura stabile rispetto al vento. Contemporaneamente scarroccia sottovento,
lasciandosi sopravvento una zona di remora che riduce il rollio (in questa zona le onde, spianate dal
passaggio della barca, sono più deboli).
Mettersi in cappa dalla bolina.
Andatura di bolina: il timoniere avvisa l’equipaggio e poi esegue una virata in prua; il prodiere mantiene il
fiocco cazzato sulle vecchie mure. Quando la barca cambia mure, il fiocco prende a collo; mentre la prua
abbatte rapidamente il timoniere riporta il timone al centro e lasca completamente la randa. Esaurito
l’abbrivio porta gradualmente il timone all’orza.
Timone al centro
Fiocco a collo
Lasca randa
Timone all'orza
Non mollare il fiocco!
Timone all'orza
Viro in cappa!
Andatura di bolina
Pronti a virar e cappa?
Pronti!
Mettersi in cappa dalla poppa.
Dall’andatura in poppa con le vele a farfalla il timoniere avvisa l’equipaggio e poi orza gradualmente, mentre
il prodiere cazza il fiocco come per l’andatura di bolina. Il fiocco prende a collo, il timone è all’orza e la randa
è già completamente lascata: la barca è in cappa.
Unico accorgimento: non si deve orzare troppo bruscamente perché la barca può virare.
Andatura di gran lasco
Pronti a strambare e cappa?
Pronti!
Poggio cazza randa
Randa al centro
Tieni fiocco
Passa randa
Recupera fiocco
Continuo a orzare
Segui con randa
Lasca randa
Timone al centro
Timone all'orza
Abbiamo visto che la barca in cappa non è ferma ma scarroccia sottovento.
Prima di metterci in cappa dovremmo quindi essere certi di avere acqua sottovento.
Andatura a farfalla
Pronti alla cappa?
Pronti!
Orzo recupera fiocco
Segui con la randa
Lasca randa
Timone al centro
Timone all'orza
Per mantenere una cera velocità e governabilità, possiamo scegliere di navigare in cappa filante. In questo
casa il fiocco è sempre a collo, ma il timone è al centro e la randa viene più o meno cazzata a seconda della
velocità e della direzione che vogliamo tenere.
Andatura in cappa filante
Settore di manovra
Andatura in cappa
La barca in cappa e in cappa filante mantiene più o meno le rotte indicate dalla figura.
Il settore compreso tra le due rotte è la zona in cui la barca in cappa può manovrare (orzare o poggiare e
aumentare o ridurre la velocità).
L’ampiezza del settore non è fissa ma dipende da diversi fattori: il tipo di barca, la velatura, le condizioni del
vento e del mare.
Vedremo più avanti, affrontando il recupero di uomo a mare, come sia necessario conoscere il
comportamento della barca e la rotta che seguirà una volta in cappa.
Per uscire dalla cappa posso scegliere di lascare il fiocco o di poggiare. La scelta va fatta anche in base alle
condizioni del vento e del mare.
Uscita passando il fiocco
Si lasca il fiocco e lo si cazza sottovento, riportando contemporaneamente il timone al centro e cazzando la
randa: la barca si trova di bolina e riprende la sua rotta.
Uscita Poggiando
La barca poggia fino a trovarsi in poppa con le vele a farfalla, pronta a riprendere la sua rotta.
PRESA DI TERZAROLI
La randa è predisposta ad essere ridotta con una o più mani di terzaroli, formate ciascuna da:
- un nuovo punto di mura
- un nuovo punto di scotta
- una fila di matafioni (da non utilizzare)
- una borosa
Nuovo punto
di scotta
Nuovo punto
di mura
Borosa
Osservando la figura vediamo che la randa viene ammainata e “accorcita”:
il nuovo punto di mura viene agganciato ad un apposito gancio alla trozza del boma (capretta)
il nuovo punto di scotta viene fissato sul boma tesando la borosa.
La borosa è una manovra che, partendo da un golfare sul boma, passa nella bugna del punto di mura della
mano di terzaroli e torna al boma. Qui può essere fissata ad una galloccia, oppure, passando all’interno del
boma dalla varea, può essere inviata alla trozza o in pozzetto.
Tesando la borosa, la bugna della mano di terzaroli si abbassa fino ad arrivare sul boma.
Tesando la borosa
la bugna si abbassa
La borosa passa
all'interno del boma
Vediamo ora le fasi della presa di terzaroli.
Dovremmo portarci in un’andatura che ci permetta di sventare la randa ed avere il boma in barca (per poterci
eventualmente lavorare). L’andatura è la bolina. Avendo a disposizione una sola vela per la propulsione
durante la manovra (il fiocco) è fondamentale che l’andatura non sia troppo stretta per evitare che il fiocco si
sventi (salto di vento o errore di timoniere) facendoci perdere la velocità necessaria a governare la baraca.
Durante tutta la manovra saremo costretti a mantenere la stessa rotta e dovremmo quindi essere sicuri di
avere acqua a disposizione.
Una volta di bolina e con la borosa già armata:
si lasca il vang e si mette in forza l’amantiglio per sostenere il boma
si lasca la scotta di randa fino a sventarla
si ammaina quanto serve
si fissa la bugna del nuovo punto di mura sulla capretta
si issa la randa
si recupera la borosa
si lasca l’amantiglio e si tesa il vang
si cazza la randa
Per togliere la mano di terzaroli ci si porta di bolina e successivamente:
si lasca il vang e si mette in forza l’amantiglio per sostenere il boma
si lasca la scotta di randa fino a sventarla
si lasca la borosa
si libera il punto di mura
si issa la randa
si lasca l’amantiglio e si tesa il vang
si cazza la randa
LO SPINNAKER
Lo spinnaker è una vela di prua di grande superficie, che si usa nelle andature dal traverso alla poppa.
È una vela simmetrica, con i punti di scotta e di mura uguali ed intercambiabili. A seconda delle mure
avremo quindi una bugna che diventa punto di mura e una che diventa punto di scotta.
Dai punti che sono di volta in volta di mura e di scotta partono due manovre che arrivano in pozzetto e
servono a regolare lo spinnaker: il braccio (dal punto di mura, sopravvento) e lo scotta (dal punto di scotta,
sottovento).
Anche braccio e scotta sono, ovviamente, intercambiabili.
Lo spinnaker si arma con il tangone, un'asta con due varee che vengono incocciate all' albero e al punto di
mura dello spinnaker. Il tangone si regola verticalmente con due manovre: il carica-basso ed il carica-alto o
amantiglio.
Su braccio e scotta vengono inoltre armati i due barber, manovre che permettono a quello che di volta in
volta è il braccio di lavorare più da prua, controllando meglio il tangone.
Sulle barche senza i barber il braccio viene invece infilato in un apposito passascotte fissato sulla falchetta.
Il circuito dello spinnaker deve essere armato con la vela e le scotte che passano esterne a tutto, cioè
esterne alle sartie, alla battagliola e al fiocco.
Le due balumine dello spinnaker sono di diverso colore (rosso a sinistra e verde o azzurro a dritta). La base
è solitamente bianca. Il diverso colore dei tre Iati permette di riconoscere velocemente il punto di drizza dagli
altri due punti al momento di preparare lo spi per l'issata. Il punto di drizza è all'incontro delle due balumine
colorate, mentre i punti di mura e scotta sono all'incontro fra una balumina colorata e la base (bianca).
Lo spinnaker viene portato con il tangone armato sopravvento e perpendicolare al vento. Per mantenere la
perpendicolarità al vento al variare delle andature il tangone e lo spinnaker vengono regolati dal braccio,
lascandolo per strallare (tangone verso lo strallo) e cazzandolo per quadrare (tangone verso le sartie).
Nell'andatura al traverso lo spinnaker è strallato, allargando l'andatura viene progressivamente quadrato. La
regola quindi è: orzare e strallare, poggiare e quadrare.
Per avere un'indicazione più precisa su come regolare la posizione del tangone possiamo fissare un
segnavento a metà del tangone, che dovrà essere sempre mantenuto perpendicolare al tangone stesso.
Abbiamo visto che il tangone può essere regolato anche verticalmente: è infatti necessario alzarlo e
abbassarlo affinchè il punto di mura dello spi (dove è incocciato) sia sempre alla stessa altezza del punto di
scotta.
E’ importante notare, come mostra lo figura qui sopra, che lo spinnaker rimane sempre nella stessa
posizione rispetto al vento: è lo barca che "gira sotto lo spi, cambiando lo regolazione di braccio e scotta o
secondo dell'andatura (lo vedremo anche parlando della virata in poppa). Una volta regolato la
perpendicolarità al vento e posizionato il tangone, bisogna pensare alla regolazione della vela. Lo spi è a
segno quando è lascato fino al limite oltre il quale rifiuta (come ogni altro vela). Per capire se è regolato
correttamente basta osservare se "fa l'orecchia", cioè se il bordo d'ingresso rifiuto leggermente. lo spi si
regola tramite lo scotta, cozzando e lascando, e ha bisogno di continue correzioni.
Vediamo ora come si manovra con lo spi, ipotizzando di avere a bordo un equipaggio di quattro-cinque
persone.
VENTO IN POPPA
Lo spi è quadrato
VENTO AL TRAVERSO
Lo spi è strallato
ARMARE E ISSARE LO SPINNAKER
Normalmente lo spinnaker viene issato al gran lasco e sottovento al fiocco. Questo permette di mantenerlo
sventato mentre sale, evitando che si incattivi nello strallo e facilitando le operazioni di issata.
La prima operazione da compiere è scegliere le mure sulle quali issare lo spinnaker, tenendo presente che il
tangone andrà armato sopravvento. Un membro dell' equipaggio, il prodiere, si occupa delle manovre a prua
e cioè di:
- Armare il circuito costituito da braccio e scotta, con le estremità che andranno fissate alla vela assicurate
sottovento, alle sartie o alla battagliola.
- Fissare le bugne dello spinnaker (che è ancora nel sacco) al circuito e alla drizza (attenzione: la drizza
deve trovarsi dietro, cioè sottovento, al fiocco, e deve passare esterna a tutto).
- Far passare il braccio nella varea del tangone.
- Preparare il tangone sopravvento, fissato al caricaalto, al caricabasso e all'albero, tenendo presente il
percorso della scotta di sopravvento del fiocco rispetto al tangone.
A questo punto lo spi è pronto per essere issato. Una persona si occupa della drizza, del caricaalto e del
caricabasso, ed una o due persone si occupano del braccio e della scotta.
Per issare lo spi:
- Il tangone viene sollevato fino a quando è in posizione orizzontale (caricaalto e caricabasso).
- All' ordine del timoniere, si cazza il braccio finché il punto di mura arriva alla varea del tangone.
- Mentre viene cazzato il braccio si issa lo spinnaker.
- Subito si regola il braccio, portando il tangone perpendicolare al vento.
- Si regola la scotta (è importante che la scotta venga cazzata solo quando lo spi è issato completamente e il
braccio messo a segno).
- Si regola l'altezza del tangone con caricaalto e caricabasso.
- Nel frattempo si ammaina il fiocco.
STRAMBARE
Per strambare con lo spinnaker ci sono metodi diversi, a seconda delle condizioni, del tipo di barca, del fatto
di essere in regata o in crociera...
Vediamo ora come si esegue una strambata "classica", ipotizzando di avere un equipaggio di almeno quattro
cinque persone, strambando con il vento in poppa e utilizzando il tangone "a bilancino".
Sappiamo che il tangone e posizionato sopravvento: cambiando mure dovremo quindi portarlo dalla parte
opposta, agganciarlo al nuovo braccio e sganciarlo dal vecchio. Di questo si occuperà il prodiere. In
pozzetto, invece, avremo una persona al coricaalto e caricabasso e uno o due persone al braccio e alla
scotta. Lo sequenza delle operazioni sarà:
- Ci si porto in fil di ruota.
- Il timoniere dà l'ordine: “Pronti a strambare?” e tutto l'equipaggio risponde: “Pronti!”
- Il timoniere avverte “Strambo!” poggia e fa passare lo randa, mantenendo il fil di ruota.
- Il prodiere è pronto o prua: mentre lo ronda posso sulle oltre mure, sgancia il tangone dall’albero e lo
incoccia sul nuovo braccio (il tangone rimane per un ottimo fissato al nuovo e al vecchio braccio). Poi,
tirando il sagolino sul tangone, apre la varea liberando il vecchio braccio e la incoccia all’albero. In questo
fase la persona che si occupa del caricaalto e del caricabasso ha il compito di regolare le manovre
seguendo il lavoro del prodiere.
- Mentre il prodiere lavoro o prua, le persone al braccio e alla scotta devono mantenere lo
spinnaker il più possibile gonfio cozzando quello che diventerà lo nuovo scotto e lascando quello che
diventerà il nuovo braccio. Se lo spi porta, infatti, lo barca mantiene lo velocità, la randa passo facilmente, lo
spi non si impiglio sullo strallo o sulle sartie e il compito del prodiere è facilitato. Durante lo strambata, come
accadeva passando do un'andatura all'altro, lo spi rimane nello stesso posizione rispetto al vento: è lo barca
che "gira".
- Si regolano braccio e scotta mettendo o segno lo spinnaker sulle nuove mure nell'andatura scelta.
Su barche di maggiori dimensioni il tangone non viene mai staccato dall’albero ma passa sotto il fiocco da
una parte all’altra. Il prodiere dovrà staccare il braccio ed attaccare il nuovo. Poiché le forze in gioco sono
troppo grosse ci sarà un doppio circuito di braccio e scotta per permettere al prodiere di lavorare sempre con
cime non sotto sforzo.
AMMAINARE LO SPINNAKER
Ci sono diversi modi di ammainare lo spinnaker: in ogni caso è sempre necessario che lo vela sia sventata e
che non finisca in acqua durante il recupero. Per questo motivo, generalmente, lo spi viene ammainato do
sottovento, in un'andatura che va dal losco al traverso e dopo aver alzato il fiocco. Lo spi è così sventato dal
fiocco e dalla randa, e il fiocco issato, inoltre, fa sì che non si incattivi sullo strallo e sulle crocette.
Vediamo lo sequenza delle operazioni di un'ammainata "classica" do sottovento:
- Viene issato il fiocco e viene regolato come per uno bolina largo. Uno volto ammainato lo spi, il fiocco verrà
messo o segno.
- Una o più persone prendono posizione in pozzetto o sullo tuga per recuperare lo vela.
- Vengono lascati progressivamente drizza e braccio mentre la vela viene recuperata rapidamente dal punto
di scotta o poppavia del fiocco (e o proravia del barber).
- Il prodiere seguito dalla persona al coricaalto e coricabasso, disarma il tangone.
Un altro metodo per ammainare è sparare lo spi, cioè sganciare il punto di muro della vela dal braccio. In
questo modo lo spi si svento e può essere recuperato dalla scotta.
REGOLARE LO SPINNAKER
Abbiamo già visto in modo molto generale come si porta lo spinnaker; passiamo ora alle regolazioni vere e
proprie, limitandoci però alle cose più importanti; il resto verrà col tempo e con l'esperienza.
Lo spi è a segno quando:
- Il tangone è perpendicolare al vento: per regolarlo usiamo il braccio.
- Punto di mura e punto di scotta sono alla stessa altezza: per regolarli interveniamo sul
caricaalto e sul caricabasso.
- La balumina sopravvento rifiuta leggermente in alto, cioè "fa l'orecchia": interveniamo
sulla regolazione della scotta.
- Lo spi deve poter scaricare l'aria. Attenzione a non cazzare troppo la scotta (è un errore comune): la base
dello spinnaker non deve mai toccare lo strallo.
- Con vento forte conviene rendere lo spi più magro, alzando il tangone, perché scarichi meglio.
- Se la barca è attrezzata con i barber è necessario cazzare quello sopravvento (cioè quello collegato al
braccio). Quello sottovento, invece, può essere utilizzato per regolare la forma della balumina. Se invece è
attrezzata con i passascotte, il braccio si fissa al passascotte.
Lo spi è una vela capricciosa. Come se non bastasse è anche abbastanza grande e quando comincia a fare
i capricci gli effetti si fanno sentire. Vediamo ora quali sono le difficoltà che ci capiterà sicuramente di
incontrare, dal momento che errare è umano e perseverare anche.
LA STRAORZATA
Capita in genere navigando nelle andature più strette o quando il vento è rafficato. Se il timoniere e chi è alla
scota non riescono ad anticipare, poggiando e lascando, la tendenza orziera che la barca ha in questi casi,
la barca scappa violentemente all' orza.
Una volta "partita" cercare di poggiare è inutile: la barca sbanda e può arrivare a sdraiarsi sull'acqua e a
scuffiare (se piccola e leggera). Con la barca inclinata, il boma che è fuori bordo tocca l'acqua: la randa
viene così cazzata e contribuisce a far orzare la barca. Per prevenire la straorzata è necessario essere
sempre pronti a filare rapidamente la scotta dello spi: in questo modo la vela viene bruscamente sventata, la
barca torna in assetto e il timoniere può poggiare. In caso di strorzata è necessario filare anche la scotta
della randa.
LA STRAPOGGIATA
Quando si è esattamente in fil di ruota e la barca rolla a causa dell'onda o di un timoniere non proprio
provetto, si rischia invece la strapoggiata.
La barca sbanda sopravvento e va alla poggia (con la sfortunata possibilità che il angone si infili nell'acqua).
Con la poggiata, arriva la strambata involontaria della randa (molto violenta perché a barca è inclinata dalla
parte opposta a quella dov' è il boma).
Spesso il passo successivo è una brusca straorzota ed è un miracolo se, nel frattempo, non si rompe
qualcosa o qualcuno.
E’ quindi preferibile, se la barca rolla molto, un'andatura un po' più all'orza, che ci metta in salvo dal rischio di
strapoggiare.
LA "CARAMELLA"
Lo spi può anche decidere simpaticamente di avvolgersi “a caramella” intorno allo strallo o alle sartie
rischiando di strapparsi. Succede generalmente se il vento è debole e non si riesce a mantenerlo gonfio, o a
causa di una manovro sbagliata. Una soluzione è quella di sventarlo il più possibile, coprendolo con la
randa, e di liberarlo a mano, facendo attenzione a non strapparlo. Un' altra è quella di filare bruscamente la
drizza e aspettare che lo spi, gonfiandosi dove può, si liberi.Si può tentare anche con una strambata; il
cambio di direzione del vento potrebbe sbrogliare la vela.
Se non è possibile liberare lo spi in questo modo un membro dell'equipaggio dovrò salire lungo lo strallo o le
sartie.
Un altro tipo di “caramella”, un po' meno preoccupante, è quella che lo spi fa avvolgendosi su se stesso:
anche in questo caso si può filare la drizza oppure cercare di aprirlo tirando verso il basso le balumine.
Se questo non è sufficiente, non resta che ammainare.
E’ IMPORTANTE SAPERE CHE
Lo spinnaker è una vela impegnativa, che richiede tutta l'attenzione del timoniere e dell'equipaggio,
soprattutto con vento fresco. Non è così raro assistere ad acrobatiche strapoggiate-straorzate-con-crocettein-acqua o più semplici (ma non meno interessanti) straorzate-con-scuffia-incorporata. Navigando con lo spi
anche i migliori equipaggi riescono a combinarne di tutti i colori.
- Prima di essere issato, lo spinnaker va preparato. Non è sufficiente fissare le tre bugne al posto giusto: se
la vela nel sacco non è in chiaro, una volta issata non si gonfia correttamente, o non si gonfia del tutto
(figuraccia e rischio di strappare lo spi).
E’ necessario quindi far scorrere le balumine, controllando che la vela sia in chiaro.
A questo punto si può riporla nel sacco, lasciando spuntare le tre bugne e legandole insieme con uno
stroppo, oppure fissandole al sacco stesso.
Questo non è l'unico sistema: lo spi può anche essere giuncato con degli elastici o dei fili di lana, o essere
chiuso e giuncato mediante la calza. Alcune derive hanno invece un sistema di recupero dello spi con la
drizza a circuito chiuso, che permette di “risucchiare” lo spinnaker in una specie di “imbuto” posto a prua.
- Se lo barca è attrezzata con i barber, durante la strambata, vengono cazzati entrambi per facilitare il
compito al prodiere (con il bar ber cazzato il nuovo braccio è più vicino alla barca e quindi più facile da
afferrare) e ridurre il rollio. Terminata la strambata il barber della nuova scotta viene lascato.
- Sulla scotta e sul braccio non va mai fatto il nodo d'arresto. Deve infatti essere possiile farli filare
completamente in caso di necessitò, cioè farli filare per occhio.
- Quando lo spinnaker è strallato, è necessario fare attenzione che il tangone non si appoggi sullo strallo.
- Il braccio tira più della scotta: quando si prepara un’issata, oppure durante la strambata, un giro in più del
braccio sul winch non guasta.
3- Si arriva fermi
e si recupera il naufrago
2- Si regola la velocità
lascando le vele
1- Ci si porta di bolina
sottovento al naufrago
- Su tutte le barche di una certa dimensione è possibile regolare l’altezza della campana (il punto sull’albero
a cui
UOMO A MARE
Qualunque discorso sull'uomo a mare implica necessariamente un discorso ben più empio sulla sicurezza
intesa come prevenzione. Usando il buonsenso e valutando bene i rischi, infatti, possiamo ridurre al minimo
la possibilità che ci capiti un incidente come questo (il buonsenso, in barca, è necessario come il vento).
Prevenire è quindi lo cosa più importante, di cui dobbiamo occuparci e preoccuparci, dal momento che
curare, poi, è molto difficile.
In questa lezione non ci occuperemo di sicurezza. Ci limiteremo ad un discorso generale su come
l'equipaggio deve affrontare l'emergenza su una deriva o su un piccolo cabinato, ed analizzeremo due
manovre a vela diverse per recuperare l'uomo o mare, che hanno però lo stesso obbiettivo: recuperare
l'uomo senza procurargli lesioni. Questo, per chi esegue la manovra, significa arrivare con la barca più ferma
possibile il più vicino possibile all’uomo, senza recargli danno.
Un membro dell'equipaggio è caduto in mare: vediamo quali sono le cose da fare in barca per affrontare
l'emergenza:
Innanzitutto mantenere la calma
-Se la barca è equipaggiata con la boette luminose e con la cima galleggiante, lanciare immediatamente.
- Non perdere mai di vista il naufrago: uno o più membri dell'equipaggio hanno il compito di mantenere il
contatto visivo, segnalandone continuamente la posizione.
Agire in fretta, per allontanarsi il meno possibile dal punto in cui è caduto l'uomo.
Analizziamo ora due manovre a vela diverse per recuperare il naufrago: il recupero di uomo a mare con il
vento in prua e il recupero in cappa.
RECUPERO DI UOMO A MARE CON IL VENTO IN PRUA
In qualunque andatura si stia navigando, è necessario portarsi in una zone sottovento all'uomo e mettersi di
bolina per iniziare la manovra.
Ci si avvicina quindi da sottovento di bolina, e si regola la velocità lascando le vele, fino a trovarsi con la
barca ferma, le vele sventano e l'uomo sopravvento lungo la fiancata.
Il fatto di non arrivare esattamente prua al vento, ma di bolina con le vele sventate, fa sì che l'uomo sia
sempre in sicurezza sopravvento: una barca prua al vento può abbattere improvvisamente da un lato o
dall'altro (soprattutto con vento forte e onda), travolgendo il naufrago, mentre una barca di bolina rimane
sulle mure scelte.
In che punto della fiancata deve trovarsi l'uomo? Al mascone, a mezza barca o all'altezza del pozzetto? Su
barche di una certa dimensione ci sono delle differenze: vediamo quali sono.
Se si arriva sull'uomo con il mascone, ci si trova a doverlo far salire dal punto più alto del bordo della barca e
dove il beccheggio è maggiore; d'altronde, se si arriva un po' lunghi e lo si oltrepassa con il mascone, si ha
ancora tutta la lunghezza della barca come margine. Se ci si ferma con il naufrago a mezza barca o
all'altezza del pozzetto, invece, è più comodo issarlo a bordo, ma c'è un minor margine nel caso di un arrivo
lungo.
In ogni caso, in una situazione come questa non è importante dove e come: l'importante è recuperare il
naufrago e basta.
È invece fondamentale che, durante l'esercitazione, una volta che il timoniere ha deciso di fermarsi con il
naufrago al mascone, la barca si fermi con l'uomo al mascone. Solo in questo modo la manovra sarà utile
per affinare la nostra sensibilità e capire i comportamenti e le reazioni della barca.
Esiste anche una scuola di pensiero che preferisce arrivare sul naufrago tenendolo sottovento. In questo
caso è sicuramente più facile issare l’uomo in barca e, con la barca, si protegge dalle onde. Per contro si
rischia di scarrocciargli sopra o di abbattergli sopra se la manovra è mal fatta. Si consiglia quindi di utilizzare
questa tecnica solo se si possiede un’ottima padronanza della barca.
RECUPERO DI UOMO A MARE IN CAPPA
Qualunque sia l'andatura quando si perde l'uomo, è necessario manovrare fino a trovarsi nella condizione di
virare in cappa in un punto sopravvento che permetta alla barca di scarrocciare fino al naufrago: in altre
parole l'uomo deve trovarsi all'interno del settore di manovra della barca in cappa. È quindi necessario
passare con la barca al traverso del naufrago, non troppo distanti da lui (altrimenti calcolare i tempi della
manovra diventa più difficile).
Una volta sopravvento, sceglieremo il momento in cui virare in cappa, che dipende dalla
distanza che avevamo dall'uomo quando gli siamo passati al traverso: maggiore è questa distanza, più tardi
dovremo virare. Poi dovremo lasciarci scarrocciare, oppure, se serve, regolare l'avvicinamento con il timone
e con la randa (facendola portare).
È intuitivo che la manovra può essere fatta sia passando a dritta che passando a sinistra dell'uomo; la figura
mostra un recupero passando a sinistra e mettendosi in cappa mure a sinistra.
2- Si vira in cappa
ci si lascia scarrocciare
1- Ci si porta al traverso
del naufrago
3- Si recupera il naufrago
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