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ugualmente abili
Investiamo sul vostro futuro ugualmente abili ips: come introdurre nella pratica una strategia ebm per l’inserimento lavorativo Workshop “Paolo Carta” Evento conclusivo del Progetto Tips a cura di Rete Enaip Emilia Romagna e ausl Rimini 1 dicembre 2011 Centro Congressi CNR - Via Gobetti, 101 - Bologna Il progetto tips è a cura di: In collaborazione con: PARMA Operazione 2009-577/RER “TIPS – Training on Individual Placement Support” approvato con DGR. n. 2042 del 14/12/2009 Indice 4 Individual Placement and Support: il metodo, il progetto tips, i benefici per l’utente e la società, di Angelo Fioritti 7 Accompagnamento alla ricerca diretta di occupazione lavorativa con metodologia ips, di Patrizia Canini, Nerina Dall’Alba, Donato Piegari, Marina Venturini 12 Relazione conclusiva progetto tips Provincia di Bologna 29 Relazione conclusiva progetto tips Provincia di Ferrara 43 Relazione conclusiva progetto tips Province di Forlì-Cesena e Ravenna 55 Relazione conclusiva progetto tips Provincia di Parma 62 Relazione conclusiva progetto tips Provincia di Piacenza 71 Relazione conclusiva progetto tips Province di Reggio Emilia e Modena Individual Placement and Support: il metodo, il progetto tips, i benefici per l’utente e la società Angelo Fioritti direttore dsm-dp Bologna responsabile scientifico progetto tips L’importanza dell’assunzione di una posizione lavorativa con le relative responsabilità e gratificazioni economiche è, per la persona con disturbi psichici, il segno più tangibile di inclusione sociale e ha effetti notevoli sull’autostima, sul benessere relazionale, sull’autonomia personale e sulla stabilizzazione sintomatologica. I numeri parlano chiaro: in Emilia Romagna nel 2007 più dell’11% degli utenti a carico dei Centri di Salute Mentale era disoccupato, più del 7% percepiva una pensione di invalidità. L’importanza, quindi, di offrire un percorso di inserimento professionale non tutelato, ma nel mercato competitivo, è chiara sia dal punto di vista simbolico – del paziente e della famiglia – ma anche dal punto di vista del costo sociale. ips (Individual Placement and Support) è una tecnica già consolidata negli Stati Uniti, e sperimentata in Italia nella Provincia di Rimini dal 2003 con ottimi risultati: circa la metà delle persone sostenute con questo metodo ha raggiunto entro tre mesi un’attività lavorativa nel libero mercato e circa un terzo l’ha mantenuta per oltre un anno. Nel 2011, grazie a al progetto tips, presentato dalla ausl di Rimini in partenariato con la rete Enaip, è stata testata in tutti i Dipartimenti della Regione. 5 Il metodo è concettualmente rivoluzionario: persone con disturbi mentali gravi (schizofrenia e disturbi bipolari in primis) possono accedere a un lavoro competitivo, fuori dalla rete di benefici sociali pur garantiti dallo Stato. Se i percorsi protetti di inserimento lavorativo, dopo una lunga fase di formazione, raramente portano a un’assunzione vera e propria, il programma ips mira a ottenere un ingresso nel mondo del lavoro basandosi sul sostegno individuale e su una valutazione concreta delle abilità della persona. Gli operatori ips, formati nel 2010 in tutti i Dipartimenti, affiancano l’utente nella ricerca del lavoro vagliando le opportunità esistenti sul mercato locale senza sostituirsi a lui, forniscono suggerimenti e lo aiutano in tutte quelle operazioni che servono per raggiungere le mete pattuite (dalla preparazione del curriculum alla simulazione di colloqui di lavoro, dalla ricerca sulle fonti informative all’accompagnamento qualora l’utente sia molto emotivo). La responsabilità dell’inserimento lavorativo e della ricerca di una posizione professionale non grava più sull’ente pubblico, che fino a oggi si è fatto carico dell’accoglienza di persone svantaggiate nel mondo del lavoro con borse lavoro, tirocini, inserimenti in cooperative di tipo b e vari meccanismi collegati alla legge 68/99. Il metodo ips motiva l’utente, non lo connota come paziente ma come persona, con delle preferenze, dei desideri e delle ambizioni, e lo mette in grado di raggiungere posizioni che ne sanciscono l’inclusione sociale, con innegabili benefici per la sua salute mentale, la famiglia e la società. 6 Accompagnamento alla ricerca diretta di occupazione lavorativa con metodologia ips L’applicazione dell’ips nell’Azienda usl di Rimini 2004/2010 sintesi a cura di Patrizia Canini Coordinamento Opportunità Lavorative responsabile tecnico ips ausl Rimini Nerina Dall’Alba Donato Piegari Marina Venturini ips workers Enaip Rimini Il progetto di accompagnamento alla ricerca diretta di occupazione lavorativa con metodologia ips (Individual Placement and Support) viene introdotto in Europa nel 2003, attraverso la ricerca Eqolise, che si proponeva di testare l’eventuale efficacia di tale approccio in sei centri europei (tra cui Rimini) differenti sia tra loro che rispetto al contesto statunitense, che ne vide la nascita, per sistemi di welfare e mercati di lavoro. Al termine della fase di sperimentazione di Eqolise, notati i suoi elementi di valore, si è ritenuto opportuno mantenere all’interno dell’Azienda usl di Rimini, affidandola al Coordinamento Opportunità Lavorative – funzione trasversale collocata in Direzione Generale – questa metodologia, integrandola a quelle utilizzate già da tempo, al fine di rispondere meglio alla pluralità di bisogni, capacità e potenzialità degli utenti attraverso l’ampliamento del ventaglio degli strumenti e dei percorsi offerti relativamente all’inserimento lavorativo. L’ips rientra quindi oggi in uno spettro di progettazioni presentate ai cittadini, spettro che offre gradi di tutela differenti a seconda della richiesta che l’utente stesso formula. L’affidamento operativo è attribuito a professionisti “esterni” al personale ausl (ips workers), con formazione di tipo psi- 8 cosociale, i quali operano in stretta connessione con i Servizi sui percorsi dei cittadini volti al reperimento di postazioni occupazionali. Il progetto proposto e finanziato annualmente (con prevista possibilità di rinnovo) dalla Azienda usl Rimini vede coinvolta in qualità di partner la Fondazione Enaip Rimini. Prevede, inoltre, nell’ottica promossa dal col, la connessione con la rete locale dei soggetti deputati all’inserimento lavorativo, con le associazioni di settore e con il mondo imprenditoriale. Coinvolge in maniera continuativa un massimo di quaranta persone all’anno. Si tratta di cittadini aventi o meno certificazione di invalidità, richiedenti opportunità lavorative, in carico ai Servizi socio-sanitari dell’Azienda usl. Non sono previste esclusioni relative alla diagnosi, né secondo criteri di eleggibilità. Il progetto prevede anche il monitoraggio post assunzione su richiesta del cittadino per massimo dodici mesi, in quanto si è valutato impossibile, rispetto alle risorse economiche fruibili, garantire una presa in carico a tempo illimitato degli utenti, così come previsto nella versione americana. Ciò permette l’accesso al progetto di un numero superiore a quaranta persone, evitando un’assenza di ricambio. Esiste però la possibilità, per uno stesso cittadino, di rientrare nel progetto, qualora lo richieda, anche dopo una prima conclusione di percorso. Esso è inoltre stato esteso, oltre che agli utenti del Servizio di Salute Mentale per il quale tale approccio nacque, anche a quelli provenienti da tutte le aree a integrazione socio-sanitaria (Handicap Fisico, Handicap Mentale, Disagio Psicosociale e Dipendenze Patologiche) dell’Azienda usl della Provincia di Rimini. L’obiettivo di tale scelta è stato quello di valutare l’eventuale efficacia della metodologia anche in ambiti non precedente- 9 mente indagati. L’esperienza in corso, pur richiedendo applicazioni, adattamenti e modalità di approccio differenti, conferma il valore del metodo. La finalità della presentazione al workshop è quella di documentare sinteticamente l’intero percorso del progetto, dal momento del suo avvio a oggi, riflettendo criticamente sull’applicazione della metodologia, sugli adeguamenti apportati, sull’impianto gestionale creato, sui risultati conseguiti e sulle sollecitazioni culturali emerse. L’applicazione del metodo è riconducibile nelle sue linee generali all’“approccio ortodosso” ricavabile dal manuale ips di riferimento (Robert E. Drake & Deborah R. Becker); la sperimentazione effettuata e l’esperienza in atto, in linea con l’adattamento al contesto, hanno condotto all’introduzione di modifiche e di elementi innovativi per i quali si rimanda alla presentazione verbale in sede di workshop. La presentazione verbale, dando come assunti i principi fondamentali dell’ips e l’articolazione classica delle fasi dell’intervento, senza però in questa sede riprenderli, evidenzia: • L’articolazione della metodologia ips dentro all’impianto complessivo del Coordinamento Opportunità Lavorative (col); • le motivazioni dell’adozione della metodologia; • la declinazione della prassi tra “applicazione ortodossa del metodo” e gli adattamenti gestionali/organizzativi necessari; • gli strumenti metodologico-operativi prodotti; • i risultati conseguiti; • le osservazioni generali e gli elementi di riflessione finalizzati all’ottimizzazione del proseguimento. 10 Le riflessioni sono riferite al progetto nella sua globalità; i dati e i risultati presentati si rifanno agli anni dal 2004 al 2010, descrivendo l’intera durata del progetto, tuttora attivamente in corso. I posti per i cittadini che hanno fruito del progetto sono oltre trecento (un cittadino può aver fruito del progetto più di una volta), il 71% degli occupati proviene dal settore della salute mentale. I tassi di occupazione, se pur con variazioni annuali, rimangono molto elevati, nell’ordine del 50%, superando fortemente i risultati occupazionali raggiungibili con gli altri approcci utilizzati nell’area in questione. Tale significatività, non assunta acriticamente, si intende proporla, in sede di workshop, quale occasione di confronto culturale/metodologico. 11 Relazione conclusiva progetto tips Provincia di Bologna La rete a Bologna La realizzazione del progetto riale, così articolata: tips ha coinvolto la rete territo- Comitato di pilotaggio, con funzioni decisionali-esecutive: - Angelo Fioritti, medico psichiatra, responsabile scientifico, dsm-dp ausl Bologna; - Nerina Dall’Alba, psicologa-psicoterapeuta, coordinatrice regionale del progetto, Enaip Rimini; - Patrizia Canini, pedagosista-educatrice, ref. col-ausl Rimini; - Vincenzo Trono, educatore, gruppo dsm Lavoro, dsm-dp ausl Bologna; - Riccardo Sabatelli, medico psichiatra, csm ausl Rimini; Gruppo tecnico di supervisione: - Angelo Fioritti, medico psichiatra, responsabile scientifico, dsm-dp ausl Bologna; - Denise Manchisi, psicologa-psicoterapeuta e consulente di ricerca; - Donato Piegari, psicologo, Rimini; - Riccardo Sabatelli, medico psichiatra, csm ausl Rimini. 13 Équipe di lavoro ips del dsm-dp dell’ausl di Bologna: - Angelo Fioritti, medico psichiatra, supervisore équipe, dsm-dp ausl Bologna; - Vincenzo Trono, educatore dsm-dp ausl Bologna, referente équipe; - Sabrina Vaccaro, educatrice dsm-dp ausl Bologna, referente équipe e operatrice ips csm Nani; - Anna Pagani, educatrice Enaip, operatrice ips csm Zanolini e San Giorgio; - Terry Ohara, educatrice dsm-dp ausl Bologna, operatrice ips csm Zanolini; - Maria Katia Monti, educatrice dsm-dp ausl Bologna, operatrice ips csm Casalecchio; - Gloria Evangelisti, educatrice dsm-dp ausl Bologna, operatrice csm San Giorgio; - Nives Tarquinio, educatrice dsm-dp ausl Bologna, operatrice csm San Giorgio; - Ingrid Bonsi, educatrice npia Centro Autismo Bologna; - Paola Roversi, educatrice npia Centro Autismo Bologna; - Marilisa Martelli, responsabile npia Centro Autismo Bologna; - Giancarlo Marostica, responsabile npia Centro Autismo Bologna; - Michela Serratore, educatrice Enaip, operatrice Tirocini formativi e percorsi utenti artistici npia; - Benvenuto Chiari, medico psichiatra dsm-dp ausl Bologna, referente csm Zanolini; - Sergio Galante, psicologo dsm-dp ausl Bologna, referente csm Casalecchio; - Rossella Michetti, medico psichiatra dsm-dp ausl Bologna, referente csm Nani; 14 - Antonella Piazza, medico psichiatra dsm-dp ausl Bologna, referente csm San Giorgio; - Maria Graziano, direttrice Enaip Bologna, referente Enaip. 15 Numeri e professioni Progetto 16: Verso il lavoro Bologna S. Giorgio Bologna Zanolini Imola assegnati 10 10 10 segnalati 15 16 10 avviati 13 12 colloqui 7 7 assunti 6 5 lavoro senza contratto interruzioni/ sospensioni 1 1 (lavora) 1 (lavora) 1 (percorso tradiz.) Bologna Casalecchio Bologna Nani assegnati 8 10 segnalati 15 16 Bologna Zanolini Porto Maggiore 4 8 6 avviati 6 colloqui 6 assunti 4 lavoro senza contratto 2 interruzioni/ sospensioni 1 16 Progetto 10: Percorso ips: Bologna Imola assegnati 10 5 segnalati 10 4 avviati 10 4 colloqui 10 3 stage 10 3 2 1 assunti interruzioni/ sospensioni Progetto 22 - Percorso ips e autismo su area vasta Emilia Nord: Bologna assegnati 3 segnalati 5 avviati 2 Imola 1 Le professioni In Provincia di Bologna gli utenti hanno intrapreso le seguenti professioni: addetta vendita e amministrazione; cassiera, ricevimento ordinazioni pizza da asporto; impiegata amministrativa poli scolastici-Provveditorato agli studi; promozione prodotti forniture elettriche; scrutinatrice elezioni; lezioni private; magazzinieri, magazziniere con utilizzo di carrello elevatore; cablatore di impianti elettrici; collaboratrice domestica; maschera cinema; badante; estetista; guardia giurata; operatrice/operatore call-center; addetta pulizie; cassiere e allestimento scaffali in un supermercato; montatore meccanico; operaia agricola; commessa di negozio; banconista salumiere; aiuto-cuoca; cuoco. 17 Il caso di S. S. è una signora di trentacinque anni, diplomata, sposata da diversi anni con tre figlie di quattordici, nove e cinque anni. È in carico ai Servizi da ottobre 2010 con la diagnosi di “reazione depressiva prolungata”. Ha sempre lavorato e da tre anni lavora part-time con un contratto a tempo indeterminato come collaboratrice scolastica presso una cooperativa sociale di Bologna. S. non ha la patente e per raggiungere il luogo di lavoro utilizza i mezzi pubblici: per arrivare sul posto impegna circa un’ora e mezza-due all’andata e altrettanto al ritorno. L’orario di lavoro è su due turni con inizio alle 7:30 del mattino e termine alle 17:30. Per poter essere sul posto di lavoro alle 7:30 S. si alza alle 5:00 e spesso rientra alle 19:00-20:00 quando le viene chiesto di fare sostituzioni o straordinari. Riesce a far coincidere il lavoro con gli impegni famigliari fino a quando i suoi genitori possono prendersi cura delle figlie. Il marito è presente, ma spesso fuori Italia per trasferte di lavoro. La madre si ammala e il carico familiare ricade sulle spalle di S. che, poco dopo, si ammala e si sottopone a un intervento chirurgico delicato. A seguire ha un episodio di scompenso e viene presa in carico dal Servizio. Durante l’estate viene sotto18 posta all’intervento chirurgico e da settembre 2010 è in malattia per convalescenza. Viene segnalata all’operatore ips a novembre 2010, con l’obiettivo di ricercare un lavoro che la agevoli rispetto alla sua situazione familiare. Con l’operatore ips inizia la fase di conoscenza, individuazione del bisogno e progetto professionale. S. è motivata a ricercare un nuovo lavoro e nella fase di costruzione del progetto esprime il desiderio di cambiare anche tipologia di lavoro. È discontinua nella sua ricerca e prevalgono alcuni aspetti infantili, si ripresentano modalità “pasticciate” che evidenziano anche la sua incapacità a svolgere la funzione materna di accudimento e cura. Nel mese di aprile si apre una nuova prospettiva lavorativa, quando la sua cooperativa viene assorbita da un’altra cooperativa sociale che ha opportunità lavorative nel suo Comune di residenza. Per S. si apre una fase di contrattazione e di riconoscimento dei propri diritti con il nuovo datore di lavoro e l’attivazione di una presenza sindacale a tutela e supporto della sua richiesta di avvicinamento. La contrattazione si conclude con un’offerta di un part-time di quindici-venti ore settimanali (in attesa di un posto a tempo parziale di trenta ore) nei pressi del suo Comune di residenza come jolly per fare le sostituzioni. S. si confronta con il marito e valutano che la proposta non è adeguata alle necessità economiche della famiglia. Contestualmente S. continua la ricerca del lavoro e le viene proposta l’attività di commessa presso un negozio di frutta e verdura di imminente apertura, proprio nel suo Comune di residenza. Accetta con entusiasmo e chiede alla cooperativa un periodo di aspettativa (le viene accordata) per potersi sperimentare in questa nuova attività, che inizia dal mese di ottobre 2011. 19 Contemporaneamente segue un corso di cento ore (la impegna tre sere a settimana, dalle 20:15 alle 23:15) per ottenere il rec presso la Camera di commercio e svolgere il lavoro attuale in regola con le normative. A tutt’oggi è in una fase di compenso sintomatologico e dichiara di essere soddisfatta del suo lavoro. S. dice di sentirsi stanca ma “realizzata”. L’operatore ips l’ha accompagnata con una funzione di supporto, di aiuto a prendere decisioni sul piano lavorativo e stimolo a utilizzare gli strumenti, anche sindacali, per una sua tutela di lavoratrice. S. è una signora che si presenta come una ragazzina che compete con la figlia adolescente alla quale chiede di fare da “madre” alle due sorelline più piccole, iper-responsabilizzandola indebitamente. Si presenta anche come una donna sommersa da impegni per l’accudimento dei genitori e cura delle figlie spesso ammalate. Frequentemente annulla gli appuntamenti con gli operatori del servizio e il medico psichiatra. L’operatore ips – di fronte a questi “contrattempi” di S. – si è talvolta recata nella sua abitazione per continuare da lì la ricerca del lavoro. Emerge che con le figlie c’è una situazione critica: S. ha grande difficoltà a gestire le bambine. Durante la discussione in équipe si valuta utile attivare le risorse del territorio della npee e Servizi sociali per tutelare le bambine e supportare S. nella sua funzione genitoriale, con l’eventuale coinvolgimento del marito. L’obiettivo è di largo raggio e prevede il coinvolgimento di diversi servizi e una rete allargata del territorio. Sostanzialmente sono coinvolti diversi attori e la finalità ultima è il raggiungimento di un equilibrio tra l’esigenza di S. di crescere sul piano individuale e professionale, le responsabilità 20 di madre oltre che di donna e moglie nella relazione di coppia. A tutt’oggi la concertazione di tutti gli attori coinvolti è risultata spesso difficoltosa e tortuosa e da parte di S. non è ancora maturata la piena consapevolezza dei suoi limiti, tant’è che non ritiene “utile” il sostegno dei Servizi chiedendo “semplicemente” a un’amica di prendersi cura delle figlie durante la sua (attuale) lunga assenza quotidiana. Sul piano lavorativo potremmo dire che il progetto tips ha in parte raggiungo il suo obiettivo, ma ha portato alla luce una situazione di complessità tale da richiedere un intervento di una rete di servizi per cui si ritiene utile riformulare nuovi obiettivi, condivisi con S., per prevenire fallimenti e ricadute sul piano sintomatologico. L’operatore ips nella fase di supporto al mantenimento del posto di lavoro può essere un buon elemento di mediazione per elaborare insieme a S. le difficoltà e i limiti che incontra, oltre che rappresentare un collegamento con il Servizio che, purtroppo, utilizza ancora in modo manipolatorio. 21 Il metodo ips: lati positivi e negativi L’esperienza di un anno di lavoro ci permette di evidenziare diversi punti di forza del metodo ips, che coinvolge l’individuo su diversi piani: - valorizzazione della persona, percorso di crescita personale, maggiore conoscenza di sé, consapevolezza delle proprie risorse e difficoltà, empowerment personale, determinazione e partecipazione alle scelte, conoscenza e contatto con il mondo del lavoro “ordinario” così come è per tutti, delle organizzazioni, delle loro richieste…; - risposta in tempi brevi: per le persone che si sentono pronte ad affrontare e sperimentarsi nel mondo del lavoro, è uno strumento che non prevede programmi preparatori, “pre-lavorativi”, che rischiano di non finire mai; - percorso verso la ricerca e l’ottenere un impiego che vede la persona subito “protagonista”; - analisi delle sue risorse (professionali, espressivo comunicative, relazionali…), vincoli (interni: pregiudizio interno sullo stato di malattia, sulle proprie reali capacità in quanto persona malata, pregiudizio verso gli altri che non capiranno… ed esterni: impegni familiari, mancanza della patente…); 22 - stimola ed è l’occasione per trovare altre modalità di affrontare le difficoltà e individuare le strategie; - la relazione utente-operatore ips come spazio affettivo, luogo accogliente, di fiducia, confronto e ragionamento sui diversi piani: • sostegno emotivo/motivazionale: paure, difficoltà, aspettative, desideri, affaticamento, sfiducia, scoraggiamento, demoralizzazione, sostegno cognitivo… idee nuove, altri progetti, intenzioni e piani da sviluppare; narrazione della propria storia lavorativa individuando i punti determinanti da utilizzare in situazioni di colloquio, individuazione della persona dei propri punti di forza e della criticità sul lavoro; • comportamentale/sperimentazione: immaginare le situazioni (per esempio il colloquio di lavoro), fare esperienza, provare, “fare come se”, nuovi apprendimenti sul come presentarsi, allenarsi all’esposizione e alla comunicazione in contesti specifici di colloquio o di contatto con le agenzie, gli enti, altri del mondo del lavoro, immaginarsi nei diversi contesti lavorativi, loro caratteristiche e sensazioni, idee che ne derivano; • metodologico-progettuale: come e cosa si può fare. Trovare strategie e modalità efficaci per andare verso le proprie mete. Acquisire conoscenze più approfondite dei contesti e delle aziende che si desidera contattare. Fare un piano di lavoro e di ricerca con tempi precisi, sistematico. Verifiche costanti e frequenti sull’andamento della ricerca, colloqui o del lavoro… conoscenza dei canali di ricerca offerte lavoro (cip, agenzie interinali, motori di ricerca, siti, passaparola, conoscenti e così via); 23 - favorisce l’autonomia; - può caratterizzare diversamente le modalità e la qualità del rapporto con l’équipe curante. Confrontarsi e condividere i propri timori e atteggiamenti di protezione è un “lavoro” per tutti gli operatori; - lascia alla persona molto margine di movimento e di utilizzo del supporto a seconda dei suoi bisogni (dietro le quinte, in azienda…); - discutere di lavoro e fare i passi concreti per raggiungerlo permette di concentrarsi sull’hic et nunc e un’apertura in direzione del futuro piuttosto che una fossilizzazione su un passato per molti pazienti vissuto come fallimentare. Nei csm di San Giorgio di Piano e Zanolini di Bologna l’esperienza di collaborazione degli operatori dell’ausl con l’operatore della formazione professionale ha evidenziato la valenza positiva di un uno “sguardo” esterno, sia per gli operatori che per gli utenti. Per molti utenti avere un referente esterno al Servizio (in questo caso della formazione professionale) è stato ritenuto importante: l’utente si è sentito maggiormente valorizzato e più protagonista (si crea l’opportunità di riflettere sui pregiudizi interni e viene stimolata la capacità di produrre un pensiero positivo su di sé) in un contesto di dialogo che viene immediatamente avvertito come “normale”, nonostante la dichiarata evidenza che l’operatore ips della formazione lavora nel contesto del csm ed è parte dell’équipe di lavoro. Per gli operatori, inoltre, è stato importante poter riportare all’interno dell’équipe un lavoro e una riflessione che si arricchiva di nuove figure professionali. 24 Tutti gli operatori ips hanno esperienza nel campo della riabilitazione psichiatrica da diversi anni e non hanno avuto difficoltà nella relazione con l’utenza. Negli utenti non si sono riscontrati peggioramenti sul piano clinico a causa dell’utilizzo di questa metodologia. Due persone che sono uscite dal programma per motivi di salute hanno vissuto la prima un cambiamento nella propria realtà familiare (lutto), mentre la seconda probabilmente è entrata nel programma ips in un momento nel quale non si era ancora stabilizzata (esordio psicotico) e portando molteplici problematiche di ordine socio-economico: l’équipe ha quindi deciso di proporre un percorso più mediato. Gli altri ritiri dal progetto sono stati valutati in itinere in base alla conoscenza dell’utente (motivazione dell’utente), e del suo percorso effettuato (consapevolezza), in accordo con l’utente e gli operatori delle mini-équipe. Per quanto riguarda gli utenti, essi hanno fornito generalmente un feedback positivo rispetto al metodo ips. L’utente ha la percezione di sentirsi valorizzato e manifesta un proprio grado di autonomia, di struttura, di solidità, di competenza professionale, cognitiva, relazionale e comportamentale. Complessivamente dopo pochi incontri viene compreso dalle persone che il ruolo dell’operatore ips non è di trovargli il lavoro ma di seguirli e accompagnarli in questa ricerca. Si diviene riferimento al quale portare l’insieme delle idee, delle azioni, e dei vissuti, inerenti l’ambito lavorativo. Viene valutato positivamente il supporto alla motivazione, al reggere i momenti di calo della fiducia; viene valutato positivamente il confronto su cosa e come fare ricerca e sostenere i colloqui. Altrettanto importanti sono ritenuti i momenti di 25 puntualizzazione, di verifica degli obiettivi che ci si dà all’inizio del percorso. Gli operatori ritengono che l’intera operazione tips abbia funzionato e l’ips costituisca quindi una valida alternativa ad altri metodi di inserimento lavorativo. Tra gli operatori ips alcuni lavorano o hanno lavorato in passato come educatori in psichiatria, occupandosi di progetti riabilitativi volti a favorire l’integrazione lavorativa dei pazienti. A tutt’oggi prevale l’utilizzo di strumenti più “classici” di transizione al lavoro (borse lavoro, corsi di formazione, inserimenti con l. 68/99, tirocini) che sono formalmente riconosciuti. Gli interventi che si sono sempre attuati per il sostegno della ricerca diretta del lavoro nel mercato “competitivo” non rientravano in una metodologia precisa (ciascuno seguiva proprie modalità date dalla propria esperienza professionale, di formazione, nonché personale) e non avevano un riconoscimento formale. L’ips inquadra e definisce una metodologia, evidenzia il senso delle attività svolte, mira a precisi obiettivi, rende tracciabile e conoscibile il percorso. Sposta il focus sulle risorse della persona e lavora sul potenziamento e rafforzamento di queste, senza negare le criticità-difficoltà, anch’esse elementi di lavoro, di confronto/elaborazione. È un utile strumento da aggiungere agli altri già esistenti, per poter rispondere, in modo diversificato e più mirato, alle diverse richieste e bisogni degli utenti. Ci si scontra purtroppo con diversi elementi critici di contesto: • spesso gli utenti portano problemi economici urgenti che si riflettono sulla salute psichica e del quale il Servizio spesso si fa carico. Questa urgenza può portare a non at26 tivare l’intervento più adeguato, per esempio il supporto alla ricerca attiva, anche quando questa sarebbe l’azione più indicata per le competenze, le capacità e le mete che si pongono alcuni utenti; • è necessario avere a disposizione il tempo necessario utile ad attivare progetti di sostegno alla ricerca attiva a strutturare e avviare una ricerca di lavoro vero; • atteggiamenti assistenziali dell’utenza/operatori e conseguente richiesta di non essere aiutati ad attivarsi, ma di ricevere le opportunità pronte; • la lunga attesa nel ricevere risposte può incidere sulla motivazione dell’utente alla ricerca del lavoro e di conseguenza avere ripercussioni sulla salute psichica; • la metodologia ips si basa su una struttura solida fatta di passaggi e tempi ben definiti che non prevedono la caratteristica dell’intervento in emergenza (è importante la condizione di buon compenso dell’utente); • è pertanto necessaria una buona integrazione e condivisione degli obiettivi tra tutti i professionisti, altrimenti la persona può vivere e agire le contraddizioni, vanificando i suoi sforzi; • alcuni pregiudizi degli enti esterni che conoscono già le persone e lo vedono in un momento di demotivazione o affaticamento e conseguente lettura di non essere in grado di affrontare il lavoro. Eventuali punti deboli dell’ips non dipendono dal metodo ma dalla situazione attuale del mercato del lavoro: vengono inviati molti cv, ma non sempre viene data risposta e i tempi per arrivare a sostenere colloqui sono spesso prolungati. 27 Questa metodologia prevede una ricerca attiva del lavoro con l’utilizzo di un computer e un collegamento a Internet che talvolta gli utenti non hanno. Infine, se il progetto e la metodologia ips non sono correttamente compresi dall’équipe del Servizio – nelle sue finalità e nelle modalità di attuazione – si rischia di non sostenere in modo adeguato la persona e di essere ambivalenti e contraddittori nelle risposte e negli interventi attuati. 28 Relazione conclusiva progetto tips Provincia di Ferrara La rete a Ferrara Il Dipartimento Assistenziale Integrato Salute Mentale e Dipendenze Patologiche (daism-dp) è la struttura operativa dell’Azienda usl di Ferrara che si configura come l’organizzazione di base per l’aggregazione della Psichiatria Adulti (pa), all’interno della quale è integrata anche la Clinica Psichiatrica Universitaria, della Salute Mentale Riabilitazione Infanzia e Adolescenza (smria-uo Neuropsichiatria Infantile) e del sert. Costituito da una serie di strutture complesse a valenza provinciale e territoriale, il daismdp eroga e garantisce il proprio operato attraverso i tre distretti (Centro-Nord, Sud-Est, Ovest) in cui è articolata territorialmente l’ausl di Ferrara. Le modalità partecipative del daism-dp di Ferrara al progetto regionale tips sono state, per certi versi, dissimili a quelle degli altri Dipartimenti di Salute Mentale coinvolti. Mentre per le altre Province il gruppo degli operatori coinvolti è costituito essenzialmente da operatori Enaip ed eventuale loro referente, un numero obbligatorio di operatori ausl e loro referente e una possibile quota facoltativa di operatori ausl interessati all’apprendimento della metodologia ips, la Provincia di Ferrara ha visto coinvolti complessivamente due operatori facoltativi ausl e un loro referente aziendale. Gli operatori interessati, un’infermiera 30 professionale e un’assistente sociale afferenti rispettivamente al distretto Sud-Est e Centro-Nord dell’ausl stessa, sono stati individuati dal referente dipartimentale in accordo con il direttore del daism-dp tenendo conto di variabili differenti: dalle possibilità organizzative agli interessi personali, dal profilo professionale alla disponibilità di ciascuno all’apprendimento e all’aggiornamento del proprio ruolo lavorativo. Il percorso utenti ai quali il daism-dp ha partecipato è quello dell’ips puro. 31 Numeri e professioni Progetto 16: Verso il lavoro assegnati 10 segnalati 19 avviati 14 colloqui 10 assunti 5 lavoro senza contratto 5 interruzioni/ sospensioni 8 Note • Almeno cinque degli utenti che avevano sospeso temporaneamente il percorso ips lo hanno ripreso in seguito. • Alcuni utenti hanno svolto più lavori contemporaneamente, altri, invece, hanno ottenuto e intrapreso diversi impieghi nel tempo. • Alcuni utenti durante la fase di preparazione al lavoro hanno partecipato a corsi di formazione. Le professioni Le mansioni ottenute dagli utenti sono riconducibili sostanzialmente ai seguenti settori: lavori stagionali (raccolta ortofrut32 ticola), assistenza di base (colf, badanti…), servizi ristorativi (barista, aiuto-cuoco), attività ludico-ricreative (laboratori estivi con bambini), attività di pulizia (pulizia uffici e/o privati) e settore metalmeccanico (operaio). 33 Il caso di A. sesso: maschile età: 32 anni patologia: psicosi di tipo paranoide in carico al servizio da: 177 mesi invalidità: no benefit: cassa integrazione titolo di studio: licenza di scuola media inferiore situazione lavorativa all’inizio del percorso ips: in cassa integrazione da dicembre 2009 esperienze lavorative passate: il soggetto ha svolto vari tipi di lavoro in ambito metalmeccanico, tutti molto faticosi aspirazioni future: il paziente preferirebbe ottenere un impiego simile a quello precedente, in qualità di operaio generico per un totale di ore 40/settimana e un guadagno di € 9/ora altre informazioni: periodici momenti di scompenso e rallentamento psicomotorio percorso ips Il paziente presenta un ritiro sociale evidente, peggiorato dall’inizio della cassa integrazione. Riesce tuttavia a controllare la propria patologia psichiatrica e a tenere una buona cura del 34 sé. Desidera lavorare e, perciò, durante il primo incontro con l’operatore (metà novembre 2010) gli viene spiegato il lavoro di supporto che caratterizza il percorso ips. Obiettivo principale del suo piano individuale è far sì che, attraverso il lavoro, eviti il ritiro sociale e il ripiegamento su se stesso. Egli esprime chiaramente la volontà di trovare un impiego nonostante la cassa integrazione che percepisce perché teme che, con il passare del tempo, possa andare incontro a una perdita di manualità. Viene inizialmente invitato a recarsi presso l’Ufficio di Collocamento per raccogliere maggiori informazioni e chiarimenti circa la propria situazione lavorativa: alla cassa integrazione seguirà infatti il licenziamento. Il paziente compila il proprio curriculum supportato dall’operatore ed esprime, inoltre, il desiderio di frequentare eventualmente corsi computerizzati per macchinari meccanici. Si reca autonomamente all’urp del proprio Comune e all’Ufficio di collocamento per raccogliere informazioni sui corsi di formazione gratuiti disponibili. Nel gennaio 2011 riceve comunicazione sul rinnovo della cassa integrazione; ribadisce tuttavia la volontà di trovare un nuovo lavoro per timore di perdere le abilità manuali possedute. Dopo aver raccolto informazioni sulle condizioni della seconda cassa integrazione (e sugli eventuali corsi di formazione ai quali ha diritto a partecipare), l’operatore valuta con l’utente rischi e vantaggi delle possibili soluzioni prospettatesi e concorda, con lo stesso, un periodo in cui lasciarlo riflettere sull’opportunità di aspettare il termine della cassa stessa o di provare a cercare un’occupazione alternativa, poiché percepisce da parte del paziente un crescente timore di rimettersi in gioco. Egli dimostra, infatti, una motivazione “altalenante”: il voler trovare un impiego è spesso sostituito dal pensiero di aspettare il termine della cassa inte- 35 grazione per decidere in seguito il da farsi. L’operatore, vista la situazione, ritiene utile non forzare né condizionare le scelte dell’utente e, così, concorda un periodo di sospensione dalla ricerca attiva del lavoro, mantenendo comunque i contatti. risultati raggiunti Dall’inizio del percorso ips il paziente ha dimostrato buona motivazione nella ricerca del lavoro attraverso il ricorso a canali diversi, muovendosi in prima persona o chiedendo il supporto di altri (per esempio il fratello o l’operatore ips per la compilazione del curriculum). Dopo la fase di sospensione concordata (in cui comunque l’operatore ha mantenuto i contatti), nell’estate 2011 l’utente riceve notizie positive dalla propria azienda, la quale gli comunica la ripresa dell’attività lavorativa. Attualmente lavora; è soddisfatto, sicuro e contento e mantiene comunque i contatti con l’operatore sia in maniera diretta sia indiretta (attraverso i familiari). 36 Il metodo ips: lati positivi e negativi Lavorando da tempo nell’ambito della salute mentale, non abbiamo riscontrato particolari difficoltà nella relazione con l’utenza. Risultano, invece, evidenti gli aspetti positivi derivanti dall’implementazione del modello ips nella pratica clinica: • aumento dell’autostima e della fiducia in se stessi (se pur con alti e bassi legati all’andamento del percorso individuale); • ruolo di utente in veste di “soggetto attivo” coinvolto in prima persona nelle diverse fasi di scelta, ricerca e mantenimento dell’impiego; • riappropriazione da parte dell’utente della propria “parte sana”, sfatando il mito della malattia quale portatrice di un totale disfunzionamento dell’individuo; • non fornendo ai bisogni del paziente risposte di tipo assistenziale, il modello ips permette la graduale appropriazione di una maggiore autonomia e responsabilità individuali oltre a favorire l’inserimento o reinserimento sociale dell’individuo; • contesti reali e “normalizzanti” vs contesti protetti: capita spesso nelle quotidiane pratiche di intervento riabilitativo inerenti l’asse lavoro di ricorrere a contesti lavorativi appositamente costruiti per rispondere ai particolari bisogni dell’utenza, rischiando però di creare situazioni di passività 37 e deresponsabilizzazione degli utenti stessi, diversamente da quanto avviene nel metodo ips. Tra i principali punti di debolezza del metodo ips sono, a nostro parere, da annoverare senz’altro l’impossibilità da parte dell’operatore di avere tutti gli strumenti necessari per la buona riuscita del progetto stesso. A questo proposito risulta estremamente importante l’esigenza, innanzitutto, di tempistiche sufficienti per poter seguire in modo costante e continuativo gli utenti, poi gli strumenti materiali per poter supportare gli stessi in maniera efficace: nella nostra realtà, per esempio, la mancanza da parte di molti utenti di un computer o di un’adeguata connessione a Internet ha rappresentato un’importante criticità, che inevitabilmente ha avuto forti ripercussioni sul percorso del soggetto (in particolare nella fase di ricerca attiva del lavoro) data la prevalenza, al giorno d’oggi, di procedure quasi esclusivamente telematiche. Tutto ciò può essere riassunto nell’esigenza di contestualizzare il modello ips alle disparate condizioni caratterizzanti la situazione (dal macro livello – organizzazione del Servizio di Salute Mentale – al micro livello – caratteristiche ed esigenze del singolo utente) nella quale si intende poi implementarlo. Gli utenti coinvolti hanno dimostrato fin da subito interesse per il modello ed entusiasmo per un metodo riabilitativo capace di farli sentire “il più normale possibile”. Riteniamo pertanto il modello ips molto interessante, considerandolo uno strumento di intervento riabilitativo a tutti gli effetti. Se pur con molte difficoltà dovute alle peculiari modalità partecipative del nostro dsm al progetto tips e alla mancanza 38 di un maggior numero di operatori formati al modello ips, abbiamo comunque preso in carico il maggior numero possibile degli utenti che ci erano stati proposti perché convinti della validità del metodo e vista la temporaneità del progetto (non avremmo ritenuto possibile seguire un numero consistente di pazienti se il progetto fosse andato avanti per un periodo di tempo maggiore o senza il supporto di una tirocinante coinvolta attivamente nella sperimentazione ferrarese). Tuttavia, non reputiamo utile parlare di ips in termini di “unica valida alternativa” ai modelli tradizionali, bensì in qualità di ulteriore strumento di intervento nel campo della riabilitazione lavorativa. Giudichiamo però molto utile, all’inizio di un percorso di cura, intraprendere delle azioni e dei modelli di intervento simili all’ips (soprattutto con pazienti all’esordio di malattia e/o di giovane età) e, solo in seguito, ricorrere a situazioni lavorative più protette di stampo tradizionale. Altro punto di estrema importanza risulta essere, a nostro avviso, la necessità di una conoscenza maggiore del modello dell’impiego supportato da parte di tutta l’équipe di lavoro e la presenza di uno specialista ips adeguatamente formato e dedito esclusivamente a questo tipo di intervento. 39 Considerazioni conclusive Nell’ambito del progetto tips, in riferimento allo specifico contesto ferrarese e alle peculiari modalità attuative dello stesso, alcune considerazioni sono, a nostro avviso, degne di nota. Particolarmente evidenti appaiono infatti, da una parte, le difficoltà relative all’attuale situazione socio-economica territoriale e, dall’altra, quelle legate alla mancanza di un operatore Enaip (o comunque di una figura diversa da quella dell’operatore ausl) dedita esclusivamente al percorso ips. Dalle supervisioni sia locali sia generali sono emersi degli oggettivi impedimenti all’ottenimento di un lavoro stabile: se pur in maniera differente da Provincia a Provincia, ciascun territorio appare attualmente caratterizzato da una maggiore carenza di possibilità lavorative rispetto ai tempi passati. La Provincia di Ferrara, nello specifico, da sempre caratterizzata da un’economia basata essenzialmente sull’agricoltura, si ritrova oggi ad avere importanti difficoltà di sopravvivenza a causa della generale crisi economica che ha colpito il nostro Paese, il quale ha visto fortemente diminuite le probabilità lavorative dei suoi cittadini in diversi settori, compresi quelli precedentemente considerati d’eccellenza. Se gli ostacoli maggiori che si prospettavano all’inizio della sperimentazione tips puntavano essenzialmente sul timore 40 di discriminazioni dovute alla patologia psichiatrica, di fatto la situazione nella quale ci si è imbattuti, e il conseguente quadro che ci si è ritrovati di fronte, risultano caratterizzati da una eguale mancanza di opportunità lavorative per tutti, cittadini disabili e non. L’altro aspetto da considerare è la mancanza nel contesto ferrarese di un operatore specifico ips worker e la conseguente equivalenza tra quest’ultimo e gli operatori ausl. A nostro parere, tutto ciò ha portato senza dubbio a una situazione maggiormente complessa sotto due diversi punti di vista: • a livello organizzativo si è riscontrato un maggior carico lavorativo per gli operatori ausl coinvolti nel progetto e una conseguente impossibilità di coinvolgere un numero superiore di casi nel percorso ips. Gli operatori coinvolti, inoltre, non avendo solo l’esclusività di questo trattamento riabilitativo hanno riscontrato rilevanti difficoltà anche nel confrontarsi con la complessa “rete-lavoro” e con ciò che afferisce o attorno a essa gravita; • a livello di relazione operatore/utente si può constatare una maggiore difficoltà a tenere distinti gli aspetti relativi unicamente al percorso ips intrapreso dall’individuo e quelli legati al quadro clinico generale dello stesso. Alcuni utenti, spesso in carico al Servizio di Salute Mentale da tempo, negli incontri con l’operatore mostravano l’incapacità di riconoscere il momento del colloquio come il tempo da dedicare esclusivamente all’asse lavoro, “allargandolo” invece all’esposizione di problematiche relative alla loro globale situazione psicosociale. Tutto ciò, se da una parte comporta un’apertura maggiore dell’utente e la creazione di un rapporto basato sulla fiducia reciproca, dall’altra ri- 41 schia di collidere con i principi del metodo ips che vedono, all’interno del trattamento del singolo paziente, l’intervento di supporto all’impiego integrato con quello degli altri professionisti ma allo stesso tempo bisognoso di avere e mantenere una propria individualità. Reputiamo, infine, utile sottolineare le maggiori difficoltà riscontrate nel percorso ips, che ha visto coinvolti utenti molto giovani e con una scarsa esperienza lavorativa rispetto al percorso di chi, avendo maggior dimestichezza con il mondo del lavoro e le sue regole, ha dimostrato competenze superiori e conseguenti risultati positivi. Infatti, i giovani in carico al Servizio da anni con scarse o nulle esperienze lavorative passate hanno incontrato maggiori ostacoli nella ricerca e nel successivo conseguimento di un’occupazione. 42 Relazione conclusiva progetto tips Province di Forlì-Cesena e Ravenna La rete a Forlì, Cesena e Ravenna Per le Province di Forlì-Cesena e Ravenna la rete di attori coinvolti nella sperimentazione ips per i progetti 16, Verso il lavoro, e 10, Percorso ips, comprende: Cesena Operatori del csm: dottor Francesco Sartini, dottoressa Giovannella Maldini. Tutor Enaip Forlì-Cesena: dottor Claudio Bulgarelli (coordinatore delle attività), dottor Francesco Baldinini, dottoressa Ely Maltoni. Gli stakeholder territoriali: aziende del territorio, associazioni, comitati cittadini. Forlì Operatori del dsm: dottor Claudio Ravani (direttore del dsmdp), dottoresse Rita Ramoscelli e Katia Bravaccini. Per dsm-dp hanno partecipato agli incontri di formazione-supervisione Rita Ramoscelli, Katia Bravaccini e, agli incontri di supervisione, le assistenti sociali coinvolte nei percorsi degli utenti, a seconda delle necessità. 44 Tutor Enaip Forlì-Cesena: dottoressa Mariana Marquez (progetto 16), dottoressa Florinda Grandi (progetto 10). Coordina le attività il dottor Antonio Ozzimo. Per Enaip Forlì-Cesena hanno partecipato agli incontri di formazione-supervisione Mariana Marquez, Florinda Grandi e Antonio Ozzimo. Gli stakeholder territoriali: Provincia di Forlì-Cesena, settore collocamento mirato, Comune di Modigliana, Assessorato ai Servizi Sociali, Scolastici e Politiche Giovanili. Ravenna Operatori del csm: dottoressa Antonella Mastrocola, responsabile Servizio Riabilitazione Ravenna; dottoressa Bianca Meo, Centro di riabilitazione “La Fattoria” (Lugo, Ravenna); dottor Fabrizio Di Chiara, Centro di riabilitazione Faenza (ra); dottoressa Siria Pellegrini, assistente sociale csm Ravenna. Tutor Enaip Forlì-Cesena: dottor Daniele Stumpo (progetto 16), dottoressa Serena Buda (progetto 10). Gli stakeholder territoriali: Centro per l’Impiego di Faenza (ra). 45 Numeri e professioni Progetto 16: Verso il lavoro Forlì Cesena Ravenna assegnati 15 15 10 segnalati 21 19 12 avviati 21 19 10 colloqui 19 19 12 assunti 9* 5 3*** lavoro senza contratto 4** 2 interruzioni/ sospensioni 6 Con contratti di lavoro subordinato/parasubordinato: cinque a tempo determinato, due stagionali, una somministrazione lavoro, un lavoro occasionale accessorio (voucher inps). ** Di cui due tirocini a mercato con rimborso spese. *** Assunti a termine. * 46 Progetto 10: Percorso ips Forlì Cesena Ravenna assegnati 8 7 5 segnalati 10 6 6 avviati 8 7 5 colloqui 10 7 6 1 1 1 2 assunti lavoro senza contratto interruzioni/ sospensioni 3 Note Enaip Forlì-Cesena ha un’esperienza pluriennale nell’accompagnamento, nelle transizioni e nell’inserimento occupazionale delle persone, adulte e minori. Le attività realizzate fino a oggi comprendono: riabilitazione e inclusione socio-occupazionale, tirocini formativi e orientamento, attività di accompagnamento alle persone, supporto educativo a minori e famiglie, con particolare attenzione agli utenti in condizione di svantaggio. L’ente è radicato sul territorio da cinquant’anni e collabora in modo stabile con le aziende e le istituzioni territoriali, finalizzando tutte le attività allo sviluppo e al sostegno della persona umana, contribuendo alla crescita civile dell’intera comunità. Enaip Forlì-Cesena considera la solidarietà umana un valore non negoziabile, così come il diritto alla formazione e al lavoro. Enaip Forlì-Cesena è composto da tre sedi operative nel settore dell’orientamento, delle transizioni e della formazione al lavoro, assieme a un cfl (Centro di Formazione Lavoro nel Comune di Cesena). Le risorse umane: gli esperti collaboratori, formatori educatori che lavorano/collaborano con l’ente sono più di duecento e operano nella formazione iniziale per minori e adulti, nella formazione superiore e nell’alta formazione. Per quanto riguarda il progetto rif. pa 2009-577/tips, sin da subito sono stati coinvolti i Servizi sanitari della Salute Mentale e della Riabilitazio47 ne territoriali, dapprima con la programmazione di riunioni in équipe per il raccordo dei tutor con i servizi invianti, in un secondo momento con l’occasione delle supervisioni per le attività di verifica, monitoraggio e sviluppo dei percorsi ips, sia sperimentali che di controllo. Il lavoro in équipe integrata, il coinvolgimento delle famiglie degli utenti, i rapporti con aziende e istituzioni territoriali coinvolte nella ricerca attiva del lavoro rappresentano il contesto all’interno del quale si svolge l’esperienza ips. A oggi l’équipe integrata ha potuto sperimentare l’efficacia dello strumento di lavoro (ips) orientando gli utenti verso il mercato profit. Nella Provincia di Forlì-Cesena, in particolare, anche il gruppo di controllo, progetto 10, è stato orientato alla autonomizzazione degli utenti e alla motivazione al lavoro, non essendo previsto per i destinatari delle attività alcun incentivo economico. Enaip Forlì-Cesena, in accordo con i distretti di Forlì-Cesena e Ravenna, ha operato per promuovere l’occupazione e garantire nei casi contrari,il mantenimento degli utenti nel sistema della formazione e del lavoro territoriale, fornendo ai partecipanti informazioni sulle opportunità offerte su ciascun territorio. Le professioni Gli utenti hanno intrapreso le seguenti professioni: • addetto alla comunicazione e marketing culturale; • operatore del verde; • animatore sociale per anziani; • addetto alla raccolta differenziata; • operatore punto vendita; • elettricista e manutentore di impianti settore fotovoltaico; • addetto alle vendite settore equosolidale; • addetto ai parcheggi pubblici. 48 Il caso di Marco Mazzini Presentiamo la video-testimonianza di Marco Mazzini, utente del progetto tips, scaricabile attraverso il seguente link: www.enaip.forli-cesena.it/utentetips/marcomazzini.wmv 49 Il metodo ips: lati positivi e negativi Tra i punti di forza incontrati durante l’implementazione del metodo ips possiamo annoverare: • le supervisioni; • la collaborazione e lo scambio anche giornaliero con le équipe del dsm; • la possibilità, nel progetto finanziato, di avere una figura di riferimento: il coordinatore di tutte le sedi, che agevoli lo scambio di informazioni, le occasioni di confronto, il monitoraggio dei casi e delle problematiche che emergono; • durante le attività gli utenti hanno stabilito un legame forte con la struttura formativa e gli operatori, chiedendo di essere sostenuti anche al termine del percorso. A questo si è data risposta con l’attivazione di attività di supporto alla ricerca attiva del lavoro, sia individuali, sia di gruppo. Tra le difficoltà, invece: • resistenze iniziali degli operatori al metodo, necessario un cambiamento culturale sulla malattia mentale rispetto al mercato del lavoro profit; • il metodo ips non va bene per tutti gli utenti psichiatrici e non è conosciuto; 50 • difficoltà nel creare delle reti di supporto per gli utenti che agevolino il percorso verso l’autonomia; • incapacità del sistema lavorativo italiano di incentivare l’auto-imprenditoria per l’elevato costo del lavoro e della gestione d’impresa. Nonostante le difficoltà, gli operatori ritengono che il metodo ips presenti una serie di lati positivi: • possibilità di impostare il percorso riabilitativo, per la parte legata al lavoro, uscendo fisicamente dal servizio di salute mentale; oformazione professionale come struttura di contenimento e di supporto alla persona nella ricerca del lavoro; opercentuali di successo maggiori per la persona se c’è una condivisione di obiettivi con la famiglia di origine e/o con i referenti del progetto abitativo; oapproccio centrato sulla persona, che consente di fare piani di inserimento occupazionale in cui si mettono in campo misure di supporto diversificate (attività individualizzate, di gruppo, in gruppo). • Attivazione delle persone prese in carico: maggiore autonomia e proattività nella ricerca attiva del lavoro, monitoraggio diretto di alcuni errori nell’autocandidatura (per esempio: mandare curriculum senza intestazione e senza diversificarli per candidature diversificate, contattare le aziende dopo l’invio del cv per verificare che sia stato ricevuto…); opartendo da quelli che sono gli interessi e le attitudini della persona, ampliare o ridurre il raggio di possibilità per la ricerca del lavoro. • Il lavoro in équipe con professionalità diverse e da servizi diversi può mettere in risalto o a confronto aspetti che 51 diversamente non sarebbero emersi o non sarebbero stati discussi e condivisi; otramite i gruppi sul lavoro, possibilità di scambio tra gli utenti (educazione tra pari). • Dare la possibilità di effettuare la ricerca attiva in un luogo fisico, in questo caso i locali dell’Enaip, al di fuori del dsm. Tra i punti di debolezza dobbiamo citare la grande difficoltà del mercato del lavoro rispetto all’offerta, il pregiudizio del mercato del lavoro locale e non solo sull’invalidità degli utenti inviati dal dsm, per chi ha deciso dichiarare l’invalidità e proporsi nel mercato profit, nonché la difficoltà incontrata nel sensibilizzare le aziende sugli aspetti lavorativi che funzionano degli utenti psichiatrici, rispetto alla patologia di riferimento. Soprattutto nelle fasi iniziali, gli utenti, in particolare coloro che avevano già usufruito di misure di accompagnamento al lavoro di tipo tradizionale (per esempio borse lavoro), hanno fatto fatica a comprendere il significato di un atteggiamento meno protettivo da parte dei tutor nell’incontro con il mondo del lavoro. è stato impegnativo sostenere la loro motivazione in un contesto congiunturale di crisi del mercato, che penalizza in primo luogo le fasce deboli, e che nel lungo periodo demotiva in modo significativo le persone. Infine, lo strumento della fad mal si adatta a dei curricola formativi in cui le competenze di informatica sono minime, quando non assenti. Gli utenti hanno fornito feedback positivi rispetto al metodo ips, evidenziando soprattutto che sanno di poter contare su un tutor del lavoro individualizzato. 52 Secondo la nostra équipe la metodologia ips ha funzionato e può rappresentare una valida opportunità di supporto all’inserimento lavorativo nel mercato profit per un target di utenza con disagio psichico anche grave, a integrazione del sistema di inclusione socio-occupazionale tradizionale. Alcune aziende del mercato profit hanno rilasciato agli utenti un referenziale di ottimo lavoro svolto e buona capacità di adattamento che non si è potuto trasformare in un rapporto di lavoro per la situazione congiunturale che le aziende del settore stanno vivendo. L’ips è servito agli utenti per aumentare l’autostima e attivarsi nella ricerca o rimettersi in discussione rispetto al mercato del lavoro. Come conseguenza, si sono sentiti utili e occupati, hanno perso peso, con relativo aumento della soddisfazione personale rispetto alla percezione di sé, sono stati portati a curare maggiormente il proprio aspetto e la propria salute, hanno ampliato le proprie competenze e abilità e individuato gap formativi che diminuiscono le loro opportunità tramite il bilancio delle abilità, capacità lavorative e analisi delle caratteristiche individuali. Hanno, infine, aggiustato le proprie aspettative lavorative grazie a un’analisi del mercato del lavoro, che ha portato a individuare le aree con maggiore offerta lavorativa. 53 Considerazioni finali È opportuno evidenziare che l’operatore ips che opera nel contesto del mercato del lavoro italiano necessità di un’expertise particolare. A oggi la figura più prossima a un’attività di questo tipo è da ricercare nel profilo di “orientatore”, con competenze specialistiche nella gestione di situazioni complesse, come nel caso di utenza debole sul piano psichico e sul piano della ricerca attiva del lavoro, che richiede un’opportuna accoglienza e un supporto motivazionale. Questi due aspetti sono tesi a valorizzare, stimolare e integrare le risorse personali funzionali con le opportunità offerte nel mercato del lavoro profit (non protetto). Nel nostro Paese le figure professionali più prossime a tale profilo sono quelle con formazione personale e professionale nelle discipline psicosociali, alle quali va a integrarsi, per una operatività ottimale, una preesistente formazione in psicologia. 54 Relazione conclusiva progetto tips Provincia di Parma La rete a Parma La rete è composta da un tutor ips di Enaip Parma (psicologo abilitato), un coordinatore di Enaip Parma (che ha seguito la formazione e ha partecipato a tutti gli incontri di monitoraggio a Bologna e le supervisioni presso la sede Enaip di Parma), due operatori ausl del csm di Parma Ovest (che hanno seguito la formazione), di cui uno è stato il riferimento per il progetto. Occorre ricordare anche tutti i neuropsichiatri del csm di riferimento con cui la tutor di Enaip Parma si è raccordata, non ultima la dottoressa Cocconi, dirigente ausl, che ha sostenuto il progetto. Il csm di Parma ha permesso il supporto di un educatore per aiutare il tutor di Enaip nella ricerca del lavoro con gli utenti. 56 Numeri e professioni Progetto 16: Verso il lavoro assegnati 14 segnalati 23 avviati colloqui a utente 22 variabile in funzione delle esigenze assunti 7 lavoro senza contratto 3 interruzioni/ sospensioni 9 Note Dei ventitré segnalati iniziali, nove utenti non hanno potuto proseguire il percorso a causa di scarsa/assente motivazione alla ricerca del lavoro oppure a causa di scompensi psichiatrici tali da richiedere un ricovero e rendere impossibile un reinserimento all’interno del progetto tips. Quindi, in accordo con il csm, gli operatori hanno proseguito il lavoro con nuovi nominativi. 57 Progetto 10: Percorso ips assegnati 7 segnalati 10 avviati 8 colloqui secondo il progetto assunti 2 lavoro senza contratto interruzioni/ sospensioni 3 Le professioni Gli utenti hanno intrapreso le seguenti professioni: • addetto alle pulizie; • addetto al magazzino; • baby sitter; • aiuto-cuoco; • manovale; • maestro di pittura; • operaio; • commessa; • promoter; • barista. 58 Il caso di W. W. è un utente extracomunitario che vive in Italia da sei anni. Ha trentasette anni ed è psicotico. Ha vissuto per tanto tempo presso una casa di accoglienza di un’associazione (il ciac, Centro Immigrazione Asilo e Cooperazione internazionale, a Parma). Inizialmente analfabeta, ora W. è in grado di parlare in maniera corretta, anche grazie all’aver frequentato un corso presso il Centro Territoriale di Parma. Professionalmente ha usufruito tempo fa di una borsa lavoro, che però non ha portato a un’assunzione. Inserito nel progetto tips, ha seguito tutto il percorso. Durante le attività l’operatrice ips, rendendosi conto della tragica situazione di indigenza dell’utente, per permettergli di continuare il progetto ha attivato la Caritas parmense, che lo ha aiutato nel procurarsi il cibo fornendogli dei buoni pasto. Ora lavora come addetto alle pulizie in una cooperativa: ha individuato il lavoro attraverso un’inserzione e questo gli consente di sostenersi economicamente e di inviare del denaro alla famiglia. dottoressa Caterina Soncini operatrice ips Enaip Parma 59 Il metodo ips: lati positivi e negativi Durante l’implementazione del metodo ips gli operatori ne hanno rilevato una serie di punti di forza: • il supporto all’impiego è integrato al trattamento; • centratura sul’utente: ol’eleggibilità è basata sulla scelta dell’utente; oviene portata attenzione alle due preferenze; ol’utente ha un ruolo attivo (cosa cercare, come cercare, come presentarsi all’esterno…) ed è protagonista del suo percorso; • il sostegno è continuativo durante il percorso di ricerca del lavoro e non viene meno nemmeno quando l’utente trovi un’occupazione; • il progetto si basa sul lavoro di un team di specialisti che, grazie all’integrazione delle proprie specifiche competenze, riescono a fornire all’utente supporto a tutto tondo. Da annoverare, invece, tra i punti di debolezza: • sostenibilità del metodo; • estrema disponibilità e flessibilità richieste agli operatori nei confronti di ogni singolo utente, il che si traduce in un alto numero di ore lavorative da distribuire in un ampio arco temporale; 60 • almeno all’inizio del progetto è stato difficile gestire le relazioni con una rete così vasta di punti di riferimento per gli utenti; • è stato impegnativo per gli operatori della formazione seguire utenti con disabilità psichica per un tempo così lungo e far fronte a crisi anche improvvise e a scompensi psichiatrici, che in alcuni casi hanno condotto a un’interruzione del percorso causata da un ricovero. Molti utenti si attendevano che il progetto tips li portasse a ottenere una borsa lavoro o un tirocinio. All’inizio del percorso hanno quindi esperito una certa incertezza nelle proprie capacità e opportunità, sensazione superata grazie alla scelta di continuare il percorso stesso, che li ha portati ad avere più stima in se stessi, maggiore consapevolezza di sé, delle proprie capacità e dei propri limiti, maggiore autonomia e a partecipare in maniera più attiva. Chi, invece, non si è sentito di mettersi in gioco e ha mostrato scarsa o assente motivazione alla ricerca attiva del lavoro, quando completamente privo di coinvolgimento nel progetto è stato sostituito da altro utente. L’applicazione della metodologia per gli operatori è stata un’esperienza positiva, anche se alla base del successo di questa sperimentazione (rispetto anche ad altri metodi di inserimento lavorativo) deve esserci una forte motivazione alla ricerca del lavoro da parte dell’utente e delle condizioni “diagnostiche” consone al percorso. 61 Relazione conclusiva progetto tips Provincia di Piacenza La rete a Piacenza Al momento di formazione ips organizzato a Rimini nel 2010 hanno preso parte tre operatrici: Silvia Gazzola e Paola Scottini per l’ausl e Valentina Zorza per Enaip. La rete sul territorio è composta da: • Valentina Zorza, operatrice ips Enaip; • Silvia Gazzola, operatrice ips ausl; • Corrado Cappa, responsabile progetto tips ausl; • Valentina Castignoli, coordinatrice ips Enaip; • Paola Scottini, assistente sociale ausl; • Luciana Rossi, referente coordinatore équipe ausl; • Denise Manchisi, supervisore. 63 Numeri e professioni Progetto 16: Verso il lavoro assegnati 19 segnalati 16 avviati 16 colloqui 34* assunti 7 lavoro senza contratto 3 interruzioni/ sospensioni 1 Progetto 10: Percorso ips assegnati 8 segnalati 10 avviati 10 colloqui 10** assunti lavoro senza contratto 2*** interruzioni/ sospensioni 2 64 Sostenuti da dieci utenti. Per otto utenti. *** Due ragazzi hanno proseguito il percorso tramite le borse lavoro dell’ausl. * ** Le professioni Gli utenti hanno intrapreso le seguenti professioni: • commesso, responsabile di negozio; • operai semplici e specializzati; • colf; • addetto alla sala bingo; • barista; • addetto alle pulizie; • operatore pluriservizio. 65 Il caso di L. L. ha trentacinque anni ed è nata in Provincia di Piacenza. Ha vissuto diversi anni a Milano, dove ha studiato e lavorato come impiegata amministrativa ex lex 68/99, per poi ricongiungersi ai genitori circa quattro anni fa, una volta concluso il rapporto di lavoro in corso. Dato il momento di disoccupazione e la necessità della famiglia di trovare una badante per la nonna, ha deciso di farsi assumere con un contratto regolare dalla famiglia come badante, esperienza che è durata più di un anno. Ho chiesto a L. di scrivere qualche frase sulla sua esperienza tips, ed è stata talmente esaustiva che non sono state necessarie parole in più. Sono entrata a far parte del tips circa un anno fa. Inizialmente ero scettica in merito alla riuscita di tale progetto, come supporto continuo alla ricerca di un impiego, a seguito del minimo e a mio parere inadeguato interessamento di altri enti all’assistenza di persone colpite da patologie mentali come me. Nel mio caso questo disturbo risulta gestibile tramite un’adeguata e costante terapia farmacologica, infatti non mi preclude di svolgere un’attività lavorativa, seppur in un ambiente tutelato. La ricerca vera e propria di un lavoro però era per me fonte di ansie legate all’incostanza che contraddistingue la mia patologia, 66 per la quale alterno periodi di benessere che implicano positività e determinazione a sostenere colloqui, a momenti di sconforto e sfiducia totale nel presente e nell’avvenire. Ed è stato proprio di un supporto di persone qualificate e sensibili a questo problema come gli operatori del tips, in concomitanza con un periodo della mia vita particolarmente recettivo, ciò di cui avevo bisogno. L’operatrice mi ha affiancato non solo a redigere un curriculum aggiornato alle normative europee valorizzando le mie qualità e ad affrontare un colloquio, ma soprattutto ad affrontare alcune problematiche quotidiane che si presentavano e che probabilmente costituivano per me motivo di destabilizzazione. La sua presenza è stata per me determinante, anche a prescindere dagli incontri veri e propri. Io sapevo che in qualsiasi caso c’era una persona che contava su di me e che mi avrebbe comunque sostenuto nei momenti di difficoltà e negli insuccessi. Come ha scritto L., dopo qualche incontro iniziale di conoscenza siamo subito partite con la ricerca attiva: stesura del cv, valutazione delle competenze, definizione della meta lavorativa, ricerca online, distribuzione di cv. L. era estremamente motivata. Nei mesi iniziali gli incontri non sono stati consequenziali, L. ha attraversato momenti di sconforto per periodi lunghi e ripetuti. Purtroppo le risposte negative o mancate non sono state funzionali e hanno messo a dura prova la sua motivazione. Nonostante ciò non è stata con le mani in mano, anzi: ha deciso di rispondere ad annunci di lavoro che non corrispondevano al target che si era preposta. In un caso è stata contattata, le hanno fissato un colloquio e da lì è ripartita la sua attività lavorativa. Non è stato facile ricominciare con un lavoro che, per di più, non corrispondeva a quello che si era immaginata. Come scrive L., abbiamo cercato di trovare i lati positivi di questa situazione, rinforzandoli, e risolvere problemi organizzativi pratici. 67 Il progetto sta per concludersi; rendendomi conto della mancanza di supporto dell’operatrice nel mio percorso lavorativo ho inizialmente provato una sensazione di ansia e di vero e proprio abbandono. Successivamente però ho realizzato che grazie al suo lavoro sono diventata un’altra persona, di certo ancora emotiva e insicura ma allo stesso tempo più consapevole e fiduciosa nelle mie capacità, a cominciare dal fatto di essere riuscita ad affrontare una situazione lavorativa difficile, riuscendo però a sostenerla e a vederne comunque i lati positivi. Vorrei dire ai ragazzi che prossimamente entreranno a far parte di questo progetto di affidarsi con fiducia ai loro operatori, i quali li aiuteranno prima di tutto a credere di più in loro stessi e di conseguenza ad avvicinarsi a una realtà lavorativa, anche se magari inizialmente non è la loro aspirazione o non è in linea con gli studi compiuti o l’esperienza maturata. L’importante è riuscire a reinserirsi nel contesto di un percorso occupazionale, senza la paura di essere da soli o inadeguati. L. sta mantenendo l’attività lavorativa da giugno con continuità e, organizzandosi con il lavoro, a settembre è riuscita andare a Londra per due settimane con un progetto di formazione. È da giugno che L. non vive più quei momenti di sconforto che la costringevano a stare in casa, nonostante il lavoro non sia quello ambito. dottoressa Valentina Zorza operatrice ips Enaip Piacenza 68 Il metodo ips: lati positivi e negativi Secondo la nostra équipe, i punti di forza del metodo ips sono sintetizzabili nei seguenti punti. • I pazienti vedono l’operatore ips a cadenza settimanale e utilizzano come setting privilegiato non solo gli spazi del csm ma anche luoghi informali. Questo crea una buona relazione di fiducia asimmetrica e autorevole ma sempre nel rispetto della scelte del paziente, il che pone le basi per un coinvolgimento di tutto il suo sistema di supporto. • ips è uno strumento riabilitativo centrato sul paziente: punta sulla sua motivazione personale e lo rende protagonista del suo percorso, portandolo a trarre dall’ottenimento di un lavoro nel mercato competitivo, e quindi di uno stipendio, maggiore soddisfazione personale. • Lavorare con gli utenti sull’empowerment li mette in condizione di effettuare una ricerca autonoma del lavoro. • I tempi brevi dalla segnalazione del paziente al primo colloquio e quindi all’inizio del percorso favoriscono il mantenimento della motivazione. • Lavoro di équipe. Il metodo ips presenta alcuni punti critici per i pazienti: • richiede abilità; 69 • è stressante; • aumenta i timori da parte delle famiglie; • induce nei pazienti il timore di perdere i benefit. Dal punto di vista degli operatori, un elemento molto positivo è il confrontarsi con la persona nella sua interezza e non con la diagnosi, mettendo in evidenza i punti di forza e le autonomie e tralasciando i limiti ai quali il paziente crede di essere vincolato. Il paziente apprezza la relazione di fiducia che si instaura con l’operatore. Abbiamo avuto feedback positivi verbalizzati: La sua presenza [dell’operatore ips, NdR] è stata per me determinante, anche a prescindere dagli incontri veri e propri. Io sapevo che in qualsiasi caso c’era una persona che contava su di me e che mi avrebbe comunque sostenuto nei momenti di difficoltà e negli insuccessi. In generale, molti utenti hanno riscontrato un aumento dell’autostima e di aver acquisito maggiore consapevolezza delle proprie capacità. Pertanto, secondo la nostra équipe il metodo ips non è da considerare un’alternativa ai tradizionali inserimenti lavorativi, ma un valido percorso da affiancare. È importante valutare la motivazione ma altrettanto importante, al di là della diagnosi, valutare le abilità del singolo proprio per evitare che l’operatore ips si sostituisca a lui. 70 Relazione conclusiva progetto tips Province di Reggio Emilia e Modena Introduzione Il programma ips nasce nella consapevolezza dell’esistenza di bisogni differenziati nei pazienti affetti da gravi disturbi mentali. Ogni paziente proviene dalla propria biografia, dal proprio contesto clinico, familiare e sociale. Molteplici dati sperimentali attestano il desiderio di riabilitazione di molti pazienti psichiatrici, attraverso l’ottenimento di un impiego che sia integrato, a tutti gli effetti, nella comunità di appartenenza. Spesso, però, a ciò si accompagna una sorta di sentimento di rassegnazione, dovuto, principalmente, al proprio stato clinico. La consapevolezza intorno al proprio quadro sintomatico finisce, sovente, con l’accrescere le difficoltà d’integrazione e di socializzazione. Sorge, così, un’ambivalente sensibilità del paziente. Da un lato, il desiderio di completa integrazione; dall’altro, una rassegnata presa di coscienza delle proprie difficoltà, che limita proprio la capacità d’integrazione e d’interazione sociale. Da ciò scaturisce la filosofia cardine del programma ips. Esso, innanzitutto, supporta il paziente nell’elaborare l’idea che l’ottenimento di un impiego nel libero mercato del lavoro è possibile. Ciò produce nel soggetto una serie di effetti positivi, nell’ambito dell’autostima, della socialità e della situazione clinica. 72 L’operatore ips, per riuscire a svolgere la propria attività al meglio, deve rispondere a una serie di caratteristiche. Innanzitutto, è necessaria un’ottima conoscenza della situazione in cui vige il mercato del lavoro nel territorio d’appartenenza. Ciò implica la costruzione di una rete di contatti con le aziende e con le strutture di servizi deputati alla ricerca dell’impiego, tra cui centri pubblici e privati per il collocamento. Questo allo scopo di ottimizzare la ricerca rapida del lavoro, ove per “rapido” s’intende ottenimento di un impiego competitivo, eludendo i vari percorsi formativi e di training protetti. È necessario, poi, che l’operatore ips possieda una buona conoscenza delle caratteristiche fondamentali dei disturbi mentali, laddove presenti. Ciò allo scopo di prevenire problematiche e complicazioni inerenti alla patologia che caratterizza l’utente. Queste, infatti, potrebbero vedere accrescere la propria intensità, durante lo svolgersi del programma d’intervento. Uno degli elementi centrali nell’attività dell’operatore ips, inoltre, consiste nella capacità d’instaurare una buona relazione con l’utente: il tutor, dunque, dovrebbe possedere una certa destrezza nel comprendere gli interessi del paziente, così come le sue capacità e i suoi limiti. Al tempo stesso, la buona relazione deve muoversi intorno alla capacità di fornire al paziente fiducia in se stesso e nella possibilità di ottenere un impiego nel libero mercato del lavoro. Tutto ciò diviene un elemento fondamentale per una concreta e ottimale pianificazione dell’intervento. Infine, l’operatore deve essere in grado di rendersi completamente disponibile verso le necessità del paziente, manifestando altresì la natura continuativa e costante del supporto. L’operatore ips diverrà, così, un importante punto di riferimento per il paziente e per la sua ricerca del lavoro, sapendo, però, al tempo 73 stesso, integrarsi con gli operatori di altri tipi di intervento riabilitativo. Infine, la non corretta applicazione del metodo rischia di rendere l’intervento ips inefficace se non addirittura nocivo. Ciò può accadere, vista l’esperienza sul campo di questi anni. Spesso, l’organizzazione dei servizi e le prassi consolidate non facilitano un’adeguata implementazione. Ebbene, visti tutti questi elementi, a cui dovrebbero corrispondere altrettante capacità dell’operatore ips, è mia opinione ormai consolidata che l’operatore ips debba provenire da una formazione capace di garantire tali caratteristiche. Donato Piegari supervisore tips 74 La rete a Reggio Emilia e Modena La rete dei Servizi di Salute Mentale, costituita a Reggio Emilia da due csm, dal Gruppo Lavoro e dal Centro per l’impiego e abitualmente attivata degli utenti, si è avvalsa per il progetto tips della collaborazione della Fondazione Enaip “Don G. Magnani”. Sono stati formati per condurre il progetto ips in totale cinque operatori, tre di Enaip (Angela Capelli, Sara Marangoni, Anna Piffer) e due della ausl (Elisabetta Vignali, Simona Artoni). A Modena il progetto tips è stato condotto sotto la supervisione dei due csm da Letizia Grossi (medico psichiatra, ausl Modena) e Fabio Albano (operatore ips Enaip). 75 Numeri e professioni Progetto 16: Verso il lavoro Reggio Emilia Modena assegnati 14 14 segnalati 15 16 avviati 14 16 colloqui 10 16 assunti 6 3 1 2 lavoro senza contratto interruzioni/ sospensioni Progetto 10: Percorso ips Reggio Emilia Modena assegnati 9 5 segnalati 9 8 avviati 9 5 colloqui in atto in atto assunti 1** 3 * interruzioni/ sospensioni 1 76 * Tre hanno terminato, sei ancora in corso. L’utente ha proseguito con un tirocinio. ** Note Il fatto che il progetto 10 non prevedesse alcuna indennità ha contribuito a creare problemi nell’individuarne l’utenza. Progetto 22: Percorso ips e autismo su area vasta Emilia Nord Reggio Emilia assegnati 3 segnalati 4 avviati 3 colloqui 1 assunti 2 (stage) lavoro senza contratto interruzioni/ sospensioni Note Si segnala la forte connotazione di novità sia per gli operatori che per gli utenti di questo progetto, che ha certamente condizionato il suo avvio e il suo svolgimento: gli operatori sono stati reperiti ex novo e gli utenti non erano seguiti in precedenza dal Programma Autismo. Il Programma d’altra parte stava proprio in quel periodo iniziando la collaborazione con i Servizi per adulti. Gli utenti erano (due su tre) di recente diagnosi, anche se maggiorenni; nessuno era stato trattato in precedenza con interventi specifici orientati ai disturbi dello spettro autistico. A metà anno siamo stati costretti a cambiare operatore, causa l’assunzione in ruolo della prima tutor. Gli operatori del csm hanno avuto, soprattutto in un caso, un ruolo fondamentale di collaborazione e indirizzo del tutor ips, in particolare nel reperimento di risorse sul territorio. 77 Per le caratteristiche di qualcuno dei casi e per quanto detto sopra, le ore di affiancamento durante lo stage da parte del tutor ips sono sembrate scarse, in ragione anche del numero di ore resosi necessario nella prima fase preparatoria. Le professioni 16 Gli utenti di tips in Provincia di Reggio Emilia hanno intrapreso le seguenti professioni: operatore agricolo, aiuto-manovale, muratore, autotrasportatore, ausiliario nelle scuole per l’infanzia, assistente domiciliare, commesso, addetto alle pulizie, docente e consulente d’informatica, web designer, cuoco, baby sitter, video-maker, guardiano notturno, addetto alle isole ecologiche, operatore di call center. Gli utenti tips di Modena hanno intrapreso le seguenti professioni: commessa, assistente di base, colf, apprendista in ferramenta, banconista, infermiera, addetto al volantinaggio, promoter fmr, addetta alle risorse umane, insegnante, assistente nelle scuole materne, educatrice nei doposcuola, baby sitter e cantante. progetto Progetto 22 Un’utente ha iniziato uno stage presso una scuola dell’infanzia nel Comune di residenza come ausiliaria alla cucina (apparecchia i tavoli nel refettorio, taglia il pane). Determinante è stata la collaborazione e la rete di contatti dei referenti ausl. Un secondo utente ha intrapreso uno stage, sempre nel Comune di residenza, presso un supermercato. Si occupa di rifornire gli scaffali nel reparto generi vari (alimentari e non). 78 Il caso di M.B. M.B. è un ragazzo con un disturbo legato al sentire le voci, ben compensato. Si presenta con volontà e motivazione a ricercare un’occupazione, pur frequentando un corso serale per ottenere il diploma di perito. Molto determinato, dotato di buona volontà, dopo qualche incontro per conoscere l’operatrice e per tracciare una sorta di percorso da seguire per la ricerca del lavoro, continua autonomamente la sua ricerca da casa, fa domande e spedisce cv. L’operatrice è sempre presente, offre supporto e, all’occorrenza, segnala eventuali offerte di lavoro che le sembrano papabili per lui: da questo nasce un confronto sulle modalità da seguire nel sostenere un colloquio o nell’inviare il curriculum. Utente e operatore valutano insieme alcune offerte di lavoro, cercando di ragionare sui pro e sui contro di ciascuna, anche rispetto alla malattia. L’operatrice verifica la capacità di M. di sostenere un colloquio di lavoro e si accorge che è una persona molto equilibrata, matura e consapevole delle proprie competenze. Dopo qualche settimana M. decide di sostenere un colloquio per un posto di magazziniere presso una ditta che vende frutta e verdura all’ingrosso. Di fatto gli viene proposto un posto come autotrasportatore. M. accetta, si mette in gioco, consapevole che 79 sarà faticoso, a causa della terapia che segue e degli orari molto impegnativi, cui vanno sommate le ore di frequenza alla scuola serale, dove dovrà sostenere un esame finale a giugno. Dopo qualche mese di lavoro, confrontandosi con l’operatrice via mail, M. decide di abbandonare, orgoglioso di averci provato, per dedicarsi all’esame e con l’obiettivo di cercare poi un’altra occupazione. M. si è approcciato al percorso con umiltà: non si aspettava che l’operatrice gli trovasse un lavoro, ma ha manifestato sin da subito la volontà e la dignità propria di un giovane adulto che intendeva trovarsi da solo un lavoro. Aveva bisogno di qualcuno che credesse in lui, che lo supportasse confermandogli che aveva delle carte da spendere e da giocarsi; ha utilizzato il tutor a intermittenza e a seconda delle sue esigenze, si è avvicinato e allontanato a seconda di come si sentiva e alla fine è stato in grado di operare delle scelte, aiutato a capirne e identificarne circostanze e motivazioni. tips è servito a M. per capire che era in grado di svolgere quasi in autonomia una ricerca di lavoro e di ottenere delle chance, che aveva delle competenze da spendere e che il mercato gliele riconosceva, che non era solo un ammalato, ma era una persona che aveva qualcosa da dare. tips l’ha sostenuto in questo, lo ha discretamente supportato, motivato, sostenuto e lo ha lasciato libero di spiccare il volo offrendogli una rete di sicurezza, e questa è una consapevolezza che è importante gli utenti avvertano e conoscano. dottoressa Sara Marangoni operatrice ips Fondazione Enaip “Don G. Magnani”, Reggio Emilia 80 Il caso di M. M. mi è stato segnalato dalla sua psichiatra. È un ragazzo giovane, ha poco più di vent’anni ed è in carico da circa quattro con una diagnosi di schizofrenia. Nell’incontro appare piuttosto ritirato e apatico, si svela con fatica e si mostra piuttosto passivo nello scambio. Nonostante questo, sin dall’inizio emergono una serie di potenzialità e risorse. M. ha una buona consapevolezza di sé, della propria storia, della storia della propria malattia, conosce i propri punti deboli e ha una passione profonda e autentica per il cinema, il montaggio video, la ripresa. Sin dall’inizio la sua richiesta al percorso ips è quella di lavorare insieme per migliorare le sue capacità relazionali nell’ambito dei colloqui di lavoro. M. infatti segnala che se, prima della malattia, si sentiva sempre a suo agio nell’incontro con gli altri, non era mai a corto di argomenti e aveva un forte senso dell’umorismo, dopo l’esordio psicopatologico l’approccio agli altri è diventato via via sempre più faticoso e problematico. M. riferisce di passare molto tempo a casa propria, nella propria stanza, e di avere pochi amici con cui si sente a suo agio. Vorrebbe costruire un video sulla sua esperienza con la malattia mentale, un video che gli consenta di raccontare in modo ironico e spassoso ciò che per lui è stata questa esperienza. Quasi un metodo 81 per rivelarsi in modo protetto agli altri in questa sua “facciata”. Da subito mi appare in grado di portare avanti autonomamente una ricerca del lavoro, la famiglia sembra supportarlo in modo discreto, lasciandogli la libertà di proporsi dove meglio crede. Il medico psichiatra gli riconosce fiducia. Inizialmente nel mio intervento con M. decido di puntare a un’analisi del piano di realtà, lavorare nell’ambito del cinema e del video-making non è facile, specie in questo paese dove non esistono grandi sovvenzioni per i registi esordienti. In questo modo punto a cercare insieme a M. altri ambiti funzionali alla sua ricerca del lavoro, analizzando il suo curriculum scolastico e le sue esperienze professionali. M. è collaborativo, mi chiede costantemente di costruire simulate di colloqui di lavoro per sperimentarsi e per poi confrontarci su ciò che ha funzionato e cosa no e nel susseguirsi di questi momenti sono evidenti i progressi che compie alla conquista di una buona autonomia e sicurezza nell’incontro. Regolarmente cerchiamo annunci online e glieli spedisco anche via mail, visto che M. consulta la sua casella di posta con buona frequenza. Avendo poi lui autonomamente preso il patentino da carrellista, gli invio annunci da magazziniere, oltre che da operaio e da grafico. Sono convinta di lavorare bene con lui, pur stupendomi regolarmente della sua passività. M. non chiama i numeri degli annunci che gli mando, non invia il suo curriculum oppure rimanda le telefonate… insomma, appare poco motivato, pur mantenendo a parole la sua posizione e venendo regolarmente agli appuntamenti. Provo a spronarlo attivamente, ma mi rendo subito conto che questa modalità non funziona, anzi lo porta a farsi ancora più passivo e meno collaborativo nella sua ricerca del lavoro. Parlando con lui lentamente poi capisco il mio ruolo in tutto 82 questo. Presa dal mio bisogno di portarlo sul piano di realtà secondo me più percorribile, avevo dimenticato di legittimare e considerare anche quelli che erano i suoi desideri, gli ambiti del lavoro che lo appassionavano. In questo modo M. subiva più che sentire come proprio l’intervento che portavo avanti. Lui non ci si riconosceva. Questa presa di consapevolezza e la condivisione trasparente del mio errore con lui hanno favorito a mio avviso un decisivo cambio di marcia. Il mio legittimare il suo desiderio di lavorare nel mondo video, lo stargli accanto e supportarlo con fiducia su questo piano ha contribuito a rinforzare la spinta di M. a buttarsi. Poco prima dell’estate aveva già realizzato un paio di documentari per una televisione locale. Portava avanti dei video amatoriali con degli amici e, allo stesso tempo, ha cominciato a candidarsi e a fare colloqui per lavori di bollettatore, magazziniere, operaio e grafico. In queste occasioni fissava sempre con me un colloquio precedente per “allenarsi” ai colloqui di lavoro, per arrivarci più sereno e sicuro. L’alleanza tra noi due è decisamente aumentata nel momento in cui lui si è sentito riconosciuto e promosso in ciò che voleva realizzare, non in ciò che io ritenevo migliore e più sicuro per lui. Il fatto che io abbia cominciato a mandargli anche annunci di agenzie, televisioni, giornali che cercavano video-maker per brevissime collaborazioni o anche di associazioni no profit che cercavano collaboratori volontari, ha creato un profondo clima di collaborazione e fiducia tra noi due. Al momento M. è molto attivo, si autopromuove nell’attività di video-maker per matrimoni, per gruppi musicali, per televisioni e siti web, inoltre continua a candidarsi per posti di grafico e magazziniere. Ci vediamo e sentiamo con regolarità e i nostri colloqui, più che momenti di ricerca del lavoro, sono 83 divenuti momenti di confronto sui vissuti che accompagnano questa ricerca e sui desideri e i sogni per il futuro. Sebbene M. non abbia ancora trovato un lavoro stabile, appare in buona salute, motivato e determinato a perseguire i suoi obiettivi e consapevole di poter riuscire, pur tenendo aperte al contempo strade diverse. Rispetto ai primi incontri, è cambiato nell’abbigliamento, nel modo di sorridere, le sue competenze non verbali nello scambio relazionale appaiono più ricche e lui stesso relaziona su nuovi spazi amicali, in cui sente di aver recuperato un po’ del suo “vecchio” modo di essere in compagnia. Tanti cambiamenti non sono certo da imputare tutti al metodo ips, le risorse di M. sono state facilitate da tante cose della sua vita, gli amici fedeli, il rapporto di estrema fiducia con il medico psichiatra, il periodo estivo positivo e anche lo spazio dei nostri incontri, le simulate, i confronti e gli scambi di punti di vista, che hanno certamente funzionato da concime efficace, perché M. potesse sbocciare più forte e sicuro di sé durante quest’anno. dottoressa Anna Piffer operatrice ips Fondazione Enaip “Don G. Magnani”, Reggio Emilia 84 Il caso di S. S. ha ventun anni e soffre di una sindrome ossessivo-compulsiva. Le crisi hanno interferito significativamente con il funzionamento scolastico, con le attività di relazione sociali e lo hanno portato a interrompere, cinque anni fa, gli studi, che svolgeva in una scuola tecnico professionale orientata all’informatica. Possiede, quindi, una qualifica di terza media e un biennio alle scuole superiori. Non ha mai lavorato. Vive con la madre e un fratello minore, il padre non è presente nella sua vita. Le competenze comunicative sono buone (parla in modo chiaro, si veste in maniera adeguata alla sua età). Ha la patente e un’auto personale. In alcuni periodi manifesta chiusure che lo portano a ritirarsi nella sua camera e a incrementare i tratti ossessivi nel suo comportamento. I familiari riferiscono che S. è molto pressante e in casa tende a fare poco, a essere molto richiedente nei riguardi della madre, da cui cerca continue rassicurazioni. Quest’ultima lamenta apertamente, anche con il figlio, che non ce la fa più e che tutto quanto il peso di questa situazione le provoca preoccupazioni per il figlio minore. Una volta entrato nel percorso ips S. mostra di avere una grande dimestichezza con i computer, cosa che l’ha favorito nella realizzazione del suo curriculum formativo-professionale 85 fino a presentarne uno formalmente ben impostato, con allegate scansioni di documenti. Lavorando sul suo progetto professionale si accorge, a partire dal suo curriculum formativo, dei limiti che questo potrà porre nella ricerca di occupazione. Ciononostante continua a preferire il lavoro in ambito informatico come tecnico. Valuta anche altro, però, che lo tenga comunque in contatto con le tecnologie: il commesso in reparti dedicati in negozi della grande distribuzione. Visita principalmente i siti delle offerte lavorative e non riesce a portare alle agenzie interinali il suo curriculum, così si crea un doppio binario di ricerca: il primo considera il suo desiderio di occuparsi d’informatica; il secondo invece guarda lavori diversi, in particolare quello come magazziniere, per cui nutre un interesse legato al tenere in ordine le cose. In questo periodo riesce anche a prendere il patentino per guidare i carrelli elevatori, l’attestato è utile per la sua eventuale sistemazione come magazziniere. Nel consultare le diverse offerte lavorative e nel contattare alcuni negozi d’informatica, di cui è cliente, si accorge che la qualifica professionale è un requisito necessario e che la sua assenza esclude la possibilità di collocazione sul mercato. Per diverse settimane si muove per verificare che le sue competenze informatiche, pur essendo di un livello tale che alcuni amici gli affidano il computer quando questo ha un problema, non riscontrano interesse sul mercato per la mancanza di un titolo professionale. Durante gli incontri S. parla spesso di queste vicende e la ricerca legata a diverse visioni di occupazione viene in qualche modo confinata nei discorsi fatti con il tutor. Rilevato l’impasse, il tutor manifesta la difficoltà che questa circostanza procura nel proseguire i passi verso la ricerca di la- 86 voro. A questo punto, S. prende la decisione di voler verificare se riesce a finire gli studi. La decisione non può essere presa senza la madre, che dovrebbe provvedere economicamente al versamento delle rette. In un appuntamento a tre, S. e sua madre decidono di verificare, per l’ultima volta, la possibilità di completare la scuola superiore. S. si iscrive a una scuola privata e i contatti con il tutor si fanno per un paio di mese più radi. Durante il primo periodo è entusiasta e riferisce che tutto prosegue per il meglio. A un tratto richiede un incontro fuori programma nel quale riporta che la situazione è cambiata e ha problemi con i suoi colleghi di scuola. In un secondo momento aggiunge che per alcuni giorni ha interrotto arbitrariamente la terapia farmacologica e che si sente in crisi. Proprio non riesce più a portare a termine il progetto scolastico. Ne parliamo con la madre e continuiamo a vederci, a fare un progetto di ricerca insieme, rispettando i necessari tempi di recupero dalla crisi. Trascorso questo periodo più difficile (agosto incluso), si riprende. S. è più attivo e manifesta maggiore dimestichezza nel muoversi e nel procurarsi colloqui di lavoro. Nei suoi resoconti durante i colloqui con il tutor emergono però alcune sue condotte che sembrano mirare a evitare l’entrata in un rapporto di lavoro. Così, in questo periodo, S. sta riflettendo sulle paure che gli impediscono di scegliere lavori per lui possibili e, attraverso una nuova lista di occupazioni possibili, elabora nuove strategie per riuscire ad affrontare le sue ansie. dottor Fabio Albano operatore ips Fondazione Enaip “Don G. Magnani”, Reggio Emilia 87 Il caso di G.R. G.R. è stato proposto dal csm di Correggio, dal quale è seguito unitamente al Servizio Handicap Adulto. Il ragazzo, ventun anni, non aveva seguito specifici percorsi abilitativi in età evolutiva, essendo stato valutato in npia e seguito saltuariamente con altre diagnosi nel periodo scolastico. G. dopo le scuole superiori non aveva trovato lavoro e trascorreva il tempo in casa, dando una mano ai genitori nelle mansioni domestiche. Da sempre manifestava, pur essendo intelligente, difficoltà nelle relazioni sociali, in particolare con i coetanei, non riuscendo a farsi delle amicizie e frequentando solo gli amici dei genitori. La psichiatra che collabora con il Programma Autismo adulti ha sottoposto a valutazione il giovane e confermato la diagnosi di sindrome di Asperger, che fino ad allora era stata semplicemente ipotizzata da un altro collega, e lo ha proposto per il progetto tips. Un colloquio con la responsabile del Programma Autismo, la psichiatra inviante, G. e i genitori ha confermato la motivazione degli interessati e la possibilità di immettere G. nel progetto sperimentale. Il progetto con lui si è avviato per effetto della rinuncia di un altro utente e dopo la conclusione dell’iter diagnostico, a 88 giugno 2011, direttamente con la seconda operatrice tips: G. ha partecipato a una serie di incontri settimanali con lei (una-due giornate la settimana) da giugno a settembre, durante i quali si sono esplorati la storia (familiare, scolastica, lavorativa) dell’utente, le competenze e le potenzialità, gli interessi, le motivazioni e le aspettative relative al progetto. Nello stesso periodo, si sono valutate le possibilità di inserimento con stage, in linea con gli interessi dell’utente. Inoltre, sono state svolte simulazioni relative a colloqui di lavoro e telefonate, infine è stato compilato il curriculum vitae da presentare alle aziende. Da settembre, alla formazione si è affiancata la ricerca tramite Internet di aziende ed esercizi commerciali in linea con gli interessi del ragazzo (fumetterie, videoteche, elettrodomestici, librerie, supermercati). In questo periodo il ragazzo ha lavorato individualmente a casa: scrittura di esperienze da inserire nel curriculum, scrittura di una lettera di presentazione, pensare e individuare il copione di telefonate di lavoro e colloqui, ricerca di contatti con le aziende target (nomi e numeri di telefono), manifestando motivazione e impegno. Successivamente si è iniziato a contattare telefonicamente e con visite dirette (nel caso di piccoli esercizi commerciali siti in zona) le aziende target, proponendo il progetto di stage e il cv del ragazzo. Le aziende di piccole dimensioni, quali librerie e negozi, hanno dato risposte negative legate alla mancanza di disponibilità di lavoro per una persona in più. Le gdo contattate hanno valutato la proposta, ma le risposte sono state differenti. Un rivenditore di elettrodomestici, inizial- 89 mente interessato, ha poi risposto negativamente alla proposta di tirocinio al momento della descrizione delle caratteristiche del ragazzo. Un’altra gdo si era resa disponibile allo stage, ma a causa di un imprevisto nel personale ha rimandato la disponibilità a gennaio. La terza gdo ha dato da subito disponibilità e ha concluso positivamente la selezione con un colloquio con il ragazzo. Durante lo stage l’utente si occuperà del rifornimento degli scaffali presso il supermercato. Avrà la possibilità di confrontarsi con diversi colleghi e clienti, responsabilizzarsi sul rispetto degli orari e le norme del negozio. Dovrà, inoltre, con la supervisione del responsabile di reparto, apprendere la gestione delle proprie mansioni. Il ragazzo si è dimostrato motivato già nelle prime fasi del progetto. Ora che ha iniziato lo stage dimostra ancora interesse, motivazione e senso di responsabilità nei confronti dell’azienda ospitante e della mansione. Al fine di formare l’utente in previsione della fine dello stage (dicembre), si effettueranno incontri relativi alla ricerca di lavoro (tramite annunci, siti specializzati, simulate di telefonate e colloqui) per concludere la formazione e fornire ulteriori strumenti di base per la ricerca del lavoro, considerando anche l’esperienza di stage effettuata. dottoressa Elizabeth Ciampà operatrice tips Autismo Reggio Emilia 90 Il metodo ips: lati positivi e negativi Il progetto tips è stato per gli operatori un’opportunità per verificare sul campo la propria idea di assistenza, che è cambiata grazie all’approccio radicalmente innovativo della tecnica ips. Rivolgersi alla persona in toto, non limitandosi a considerare solo la patologia, è stato fondamentale in due casi per far sì che gli operatori superassero la paura di confrontarsi con la disabilità psichica, che non avevano mai incontrato prima; negli altri è stato utile per validare nel concreto un’idea identificata mediante l’intuizione, e cioè che la persona avesse risorse e capacità spendibili nel mondo del lavoro competitivo, al di fuori della rete di benefici sociali. Il supervisore, dottor Donato Piegari, sottolinea come tutti gli operatori formati abbiano espresso valutazioni positive sul metodo, dichiarando di non avere riscontrato particolari difficoltà nella sua applicazione, pur avendo notato che la non corretta implementazione costituisce il suo punto debole. Se questo è il punto debole, la forza dell’ips sta nel fatto che esso garantisce all’utente la presenza costante di un operatore, il quale rivolge le proprie attenzioni e la propria professionalità ai suoi bisogni specifici nell’ambito della ricerca dell’impiego. Ciò fornisce all’utente un aiuto chiaro e ben delimitato. 91 Gli operatori giudicano fondamentali ai fini della riuscita del progetto e dell’ottenimento di risultati così incoraggianti gli incontri di supervisione, che hanno fornito supporto agli operatori e sono stati un’importante occasione di confronto, nonché il progressivo rafforzarsi del rapporto con personalità dell’ausl e del csm, che con la loro continua presenza sono stati un punto di riferimento ineludibile. Uno dei punti di forza principali, infatti, è stata senza dubbio l’opportunità di implementare e approfondire i rapporti già in essere tra l’istituto della formazione (Fondazione Enaip “Don G. Magnani”), l’ausl di Reggio Emilia e il csm competente. In questa interazione le rispettive competenze sono state valorizzate e riconosciute, dinamica che riteniamo possa costituire una solida base per eventuali collaborazioni future. Il progetto tips è stato inoltre riconosciuto come estremamente stimolante da parte di tutti gli operatori che vi hanno preso parte: avere la possibilità di partecipare a un processo di attivazione di una persona, sostenerla e offrirle il proprio aiuto nella ricerca di nuove possibilità è sì responsabilizzante ma, al contempo, entusiasmante. Da annoverare tra i punti di forza secondo la dottoressa Elisabetta Vignali (operatrice ips, ausl Reggio Emilia), anche il fatto che il tempo dell’operatore sia dedicato esclusivamente alla ricerca del lavoro e lo sia in modo flessibile, l’utilizzo dello strumento informatico per portare avanti una ricerca ampia ma, al contempo, mirata e, infine, la capacità del tutor di stimolare la rete. L’osservazione dei percorsi svolti dagli utenti ci permette di affermare con sicurezza che la tecnica ips conduce nella maggioranza dei casi a una crescita della persona, che passa attraverso la sua responsabilizzazione rispetto al tema “lavo- 92 ro” (cosa significa trovarlo, cosa significa mantenerlo…) ma anche attraverso un lavoro sulla sua autostima: se l’utente arriva a percepirsi come persona con delle capacità, dei talenti, delle possibilità e non come paziente, acquisisce un punto di vista diverso su di sé e sul mondo, che lo induce a mostrarsi diversamente e, quindi, a ricevere feedback qualitativamente differenti e, probabilmente, migliori, dal mondo stesso; con le evidenti positive conseguenze sulla vita di relazione, rapporti familiari e professionali. Importante per il raggiungimento di questo scopo anche il fatto che i colloqui con gli operatori ips non siano avvenuti all’interno di una struttura ascrivibile nella grande categoria dei Servizi della Salute Mentale, ma in un luogo completamente neutro e che, anzi, è noto per occuparsi di indirizzamento professionale. La metodologia ips si è rivelata efficace anche in caso di soggetti autistici, come confermato dalla direttrice del Programma Autismo della ausl di Reggio Emilia, la quale afferma che ips motiva e responsabilizza gli utenti durante il processo di formazione e di ricerca e sottolinea la positività dello spostare il focus sugli interessi, capacità e potenzialità degli utenti per individuare le aree lavorative di interesse. Riguardo alle difficoltà, è ineludibile una citazione della situazione attuale del mercato del lavoro, particolarmente refrattario ad assorbire nuovi lavoratori. Il che ha condotto alla necessità di aiutare gli utenti a ridimensionare le loro aspettative, sia in termini qualitativi (che lavoro vorrei fare), sia in termini quantitativi (quanto mi aspetto di essere pagato, che tipo di contratto mi aspetto di sottoscrivere). Un punto di debolezza unanimemente riscontrato da operatori e utenti è che il progetto tips sia stato organizzato con un 93 monte ore destinato a esaurirsi con il dicembre 2011, presupponendo che gli operatori possano improvvisamente troncare il legame creatosi con gli utenti e privarli di quel supporto cui tanto valore viene riconosciuto, e altresì che gli utenti siano in grado di provvedere autonomamente alla loro ricerca in campo professionale. D’altro canto, come sottolinea la dottoressa Simona Artoni (operatrice ips, ausl Reggio Emilia), è stato parte integrante del “contratto terapeutico” stretto con l’utente il fatto che il progetto avesse una data di scadenza, e quindi è stato un incentivo per l’utente nella ricerca del lavoro. Infine, la dottoressa Elisabetta Vignali sottolinea come gli utenti tendano comunque ad aspettare lo stimolo del tutor, permanendo in loro una fatica di fondo nell’agire in modo intraprendente. Questo punto di debolezza del metodo richiederebbe a suo avviso una maggiore condivisione con il Centro per l’impiego e il collocamento mirato, affinché siano coinvolti nella rete più attori attivi oltre al tutor. Al momento della pubblicazione degli atti del workshop, un questionario finale che pone domande sul gradimento del progetto da parte degli utenti è in distribuzione, pertanto non siamo in grado di includere nella presente relazione tali risultati. Dobbiamo quindi limitarci a riferire i feedback ricevuti verbalmente dagli utenti. Quasi tutti riferiscono che è stato importante aver ricevuto attenzione mirata su un argomento preciso, avere qualcuno con cui parlare della propria situazione professionale, tema che non si sentono di affrontare liberamente nel contesto familiare, e quindi potersi confrontare con un punto di riferimento esterno sia alla famiglia che ai Servizi. Gli utenti si sono trovati a loro agio nell’atmosfera di non giudizio e alcuni hanno 94 detto di aver trovato particolarmente utile il fatto che gli incontri avvenissero in un luogo “neutro”, non afferente alla rete dei Servizi di Salute Mentale. Particolarmente positivo, secondo gli utenti della dottoressa Vignali, il fatto che la modalità di ricerca fosse ampia e non presentasse vincoli istituzionali. Inoltre, la dottoressa sottolinea come sia stato un vero punto di forza del metodo il fornire supporto prima dei colloqui di lavoro (simulandolo), ma anche dopo, lavorando sull’esperienza. Gli utenti riferiscono che l’essersi sentiti supportati li ha aiutati a recuperare autostima e ad acquisire la consapevolezza che il trovare o meno lavoro non dipende solo dalla loro malattia ma da una varietà di fattori, molti dei quali esterni a loro. Anche qualora non abbiano trovato lavoro, una maggiore consapevolezza di se stessi e del contesto ha permesso che venissero fatti comunque dei passi avanti e che venisse riconosciuta importanza allo stabilire piccoli obiettivi raggiungibili. Per quanto sopra esposto e dati i risultati ottenuti riteniamo che la tecnica ips possa essere una valida alternativa ad altri percorsi di inserimento lavorativo. Pur riconoscendo che non è la strada giusta per tutti gli utenti, crediamo che valga la pena offrire la possibilità di tentare a quanti mostrino il desiderio di trovare un’occupazione e abbiano sufficiente motivazione per procedere nella ricerca supportati dai tutor. 95