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Abbiamo riflettuto a lungo prima di stilare questa relazione ,nel
RELAZIONE DI ZONA ANNO SCOUT 2007/08
A conclusione del secondo anno del nostro mandato, desideriamo verificare solo brevemente sulle
cose fatte,dando invece priorità a quelle che sono le nostre sensazioni in merito all’ultimo periodo
appena trascorso, che valutiamo sottotono e dal basso profilo per eventi e partecipazione.
Dopo alcuni anni abbiamo riorganizzato il momento di apertura di“zona”,così come preventivato in
novembre. Occasione questa per fare incontrare il nuovo Pastore e Vescovo con l’Associazione.
Sicuramente l’evento ha avuto un alto gradimento da parte della maggioranza dei capi e dei ragazzi,
anche se la branca l/c avrebbe potuto essere meglio inserita nel contesto della “caccia al tesoro”
realizzata per tutti gli altri ragazzi. Purtroppo i gruppi di Milazzo hanno vissuto il disagio
“logistico” dell’evento ma è anche vero che è molto difficile organizzare un evento del genere
,senza creare delle difficoltà per qualcuno.
La nostra zona si identifica con la diocesi ed è caratterizzata da un vasto territorio :vivere un evento
zonale significherà sempre, dover rinunciare a qualcosa, ben sapendo che, l’opportunità di essere
associativamente visibili e di condividere una bella esperienza possono superare ogni difficoltà ed
essere un buon motivo per fare incontrare i nostri ragazzi,primi destinatari della nostra azione
educativa e per i quali è importante testimoniare il nostro senso di appartenenza all’ Agesci.
L’apertura voleva, nel nostro intento,essere anche occasione di incontro con tutti i nostri A.E. e
punto di partenza per un dialogo con il nostro Vescovo; il risultato, da questo punto di vista, è stato
veramente deludente.
Inoltre ,anche quest’anno, la nostra partecipazione ad eventi programmati dalla Diocesi si è ridotta,
nel periodo di Quaresima ,all’incontro con i giovani ed il Vescovo solo grazie alla buona volontà di
pochi che, malgrado la comunicazione dell’ultimo momento ,hanno ritenuto opportuno presenziare.
E’ pur vero che, non calendarizzando a livello diocesano i vari eventi, veniamo avvisati all’ultimo
momento o, ancor peggio, non veniamo avvisati affatto: questo sarà ribadito per l’ennesima volta in
occasione della prossima Consulta Pastorale.
L’associazione ha affidato alla zona una serie di mandati,norme e procedure che devono aiutarla a
realizzare la sua funzione di struttura vicina ai capi ed alle realtà dei gruppi. “la zona scout è la
struttura di coordinamento di gruppi esistenti ed operanti in un ambito territoriale contiguo…Scopi
della zona sono:…a. promuovere e curare la formazione e la crescita delle
Comunità Capi;
b. contribuire alla formazione ricorrente dei Capi;
c. coordinare i Gruppi esistenti e promuovere la costituzione di
nuovi Gruppi, predisponendo un apposito progetto di sviluppo;…..” “ Statut., art. 22. In questa
ottica ,noi responsabili ,abbiamo ritenuto opportuno,là dove possibile, visitare alcune Co.Ca.,
perché solo attraverso una conoscenza diretta dei capi che le compongono,possono maggiormente
essere comprese le istanze delle stesse alle quali non sempre la zona è in grado di rispondere. E'
quindi necessario cercare di cogliere i bisogni dei capi, soprattutto quando si rende utile un servizio
che supporti le Co.Ca sotto gli aspetti metodologici, formativi e gestionali; al contrario, la Zona
avrebbe fallito nel suo compito primario.
Speriamo che questo tipo di servizio possa dare i suoi frutti, come del resto è stata l’impressione
positiva che ne abbiamo avuto. Uno dei problemi emersi, di cui abbiamo già riferito in consiglio
per quanto concerne il periodo di “noviziato “ R/S ,è anche il grosso problema di turn over di
giovani capi ,che dopo poco tempo, vuoi per motivi di studio, vuoi per motivi di lavoro,
abbandonano presto le Co.ca. Cercheremo di dare, nei prossimi CDZ e attraverso gli incaricati della
branca r/s, una particolare attenzione a questa problematica, individuando delle possibili strategie
che permettano ai capi di trovare delle soluzioni alternative ed efficaci.
Non possiamo nascondere il nostro rammarico nel constatare la crisi numerica che anche per
quest’anno coinvolge due gruppi della nostra zona, che non riescono a raggiungere un numero
minimo “sindacale” di censiti. In un caso abbiamo avuto addirittura un dimezzamento,arrivando a
12 tra capi ,ragazzi ed A.E.;nell’altro il numero è di 13 ,in cui però 9 risultano essere i ragazzi.
Numeri questi che, certamente ,riteniamo ,non possano garantire né utile confronto,né crescita.
Occorre trovare,nello spirito associativo, soluzioni coraggiose,coerenti, idonee ed alternative,perché
queste realtà possano avere un valido futuro.
A questo proposito riteniamo, a distanza di un anno,malgrado ,forse, un po’ di diffidenza iniziale,
,fruttuoso il percorso attuato al Me 4 e Me 12 con parziale coinvolgimento relativo esclusivamente
alla branca R/S del Me 14, che hanno ritenuto utile unire le proprie forze,in una prospettiva o di
fusione o di rilancio dei singoli gruppi.
Il mandato, che abbiamo ricevuto come zona dall’Associazione, è anche quello di sollecitare e
“controllare” la foca dei capi,ecco perché ci siamo trovati costretti ,nell’ambito delle nostre
funzioni, ad intervenire a volte anche in modo censorio sulle autorizzazioni ai censimenti, laddove
perduravano situazioni inveterate nel tempo e in contrasto con ciò che oggi richiede l’Agesci.
Anche questo aspetto, per alcuni potrebbe essere stato percepito come atteggiamento
esageratamente intransigente, al contrario, è occasione per noi di riproposizione dell’importanza
della formazione dei capi ,nella ricerca di un cambiamento positivo del nostro modo di fare
scoutismo; ma è anche, soprattutto nello stile di un rapporto fraterno che si basa sulla solidarietà e
sulla capacità di ascolto, un volere ripensare alle “ regole “ della “competenza nel servire”. E’
chiaro, comunque, che le stesse “regole” devono esserci utili per realizzare un buon servizio basato
sulla qualità del nostro essere capi e sulla capacità di intessere relazioni umane per costruire il
Regno di Dio già su questa terra. Sarebbe veramente poco utile restare inchiodati su “ questioni di
principio”poiché ,soprattutto per noi scout, esiste quello che deve guidare il nostro “buon senso” nel
ritenere e nel sapere discernere ciò che è formale da ciò che invece è sostanziale. In tal senso c’è
chi infatti,non ha condiviso, seppur legittimo, il ricorso presentato contro l’unica mozione ,alla
nostra assemblea di zona di aprile; assemblea che è stata anche un’ occasione feconda per
riallacciare il rapporto con l’Azienda Demanio e Foreste, ma soprattutto un buon momento di
confronto su tematiche quali “l’accoglienza del diverso”, che sicuramente possono essere l’inizio di
un percorso che potrebbe portare alla costituzione di una pattuglia nella quale poter mettere insieme
le esperienze dei singoli gruppi ed elaborare eventualmente un progetto di lavoro.
La “figura del capo gruppo” ci ha visti impegnati in CDZ ,come nel precedente anno, in un utile
momento formativo, anche questa volta animato dalla foca regionale nella persona di N.Zagara, nel
quale abbiamo affrontato la gestione delle conflittualità all’interno delle co.ca..
In zona abbiamo assistito ad un notevole turn over di Capi gruppo: a questo proposito
è da considerarsi superata del tutto la fase che in CDZ il CG partecipi semplicemente per fare
rapporto e ricevere dai responsabili quelle che sono le ultime novità. Ai capi gruppo oggi è
richiesto di qualificare la propria presenza in seno al CDZ in modo fattivo ma soprattutto
rappresentativo del proprio gruppo.
Il CG dovrebbe essere colui il quale realizza il giusto collegamento fra il programma di co.ca ed il
Progetto di Zona e rivestire, per come detto più volte, un ruolo fondamentale all’interno del CDZ.
A lui oggi l’Associazione delega decisioni importanti che incidono sulla vita di tutta una zona e
quindi per ricaduta ,sul proprio gruppo. Purtroppo ci duole rilevare , che, in alcuni casi,
l’autorevolezza che il capo gruppo deve avere, non appare né riconosciuta,né tantomeno esercitata e
questo crea non pochi problemi. Soprattutto a livello decisionale manca quello che l’Associazione
definisce “ il mandato consapevole”,per cui spesso esiste un reale scollamento tra le coca e la zona.
Permane,in qualche caso ,la pessima abitudine di assegnare questo importante ruolo a persone “
disponibili”,ma che alla fine hanno scarsa capacità promozionale e di rappresentanza.
Il programma elaborato dal nostro CDZ è stato attento ad evitare troppi impegni per i capi,ecco
perché alcune tematiche del nostro progetto sono state delegate alle branche,così come i momenti di
fede previsti. A questo proposito, ci duole rilevare che sui tre incontri programmati è stato
realizzato solo quello secondo lo stile E/G a Milazzo con, in generale, una scarsa partecipazione ; il
secondo invece è coinciso con la Veglia Quaresimale, organizzata dalla Pastorale Giovanile della
quale abbiamo precedentemente accennato, e quindi abbiamo ritenuto più opportuno dare priorità
all’evento diocesano ;per il terzo invece si sono verificati dei problemi logistici e personali dei capi
incaricati all’animazione, legati alle date preventivamente stabilite. Ci duole, inoltre, rilevare la
scarsissima partecipazione all'evento del 19 luglio (solo una trentina tra ragazzi e capi),
programmato e organizzato dalla Pastorale Giovanile in occasione della GMG 2008 "Vogliamo
svegliare l'aurora", che è stato ampiamente divulgato in zona già dal mese di marzo. Certamente
non si può ignorare che il suddetto periodo sia per ciascuno di noi molto intenso ,sia per
l'organizzazione che per la realizzazione delle nostre attività estive, ma è pur vero che troppo spesso
non siamo disposti a dare le giuste priorità per testimoniare e condividere quel "fare Chiesa" che
dovrebbe contraddistinguerci nella scelta cristiana del Patto Associativo al quale abbiamo aderito
nella nostra risposta alla "Chiamata al servizio".
Purtroppo,evidentemente, non è tradizione e cultura della nostra zona avere il desiderio e la
necessità di essere protagonisti in tal senso e poter dare quindi anche una buona visibilità
dell'Associazione nel rendersi parte integrante di questa nostra Diocesi.
Mentre stiliamo questa relazione,non conosciamo ancora quella che sarà in zona la volontà di
prorogare o meno il nostro Progetto più volte definito “faraonico”. Abbiamo ,purtroppo, la cattiva
abitudine di elaborare progetti, sia in zona che nelle nostre co.ca., che assumono a volte le
connotazioni di trattati sociologici. I loro contenuti risultano spesso poco incidenti rispetto ai
problemi dei capi. Inoltre abbiamo la sensazione che gli stessi vengano “vissuti” come una
incombenza ed un impegno in più e non come qualcosa di utile e concreto quale strumento idoneo
per produrre “ cambiamento”e per affrontare e risolvere i problemi dei capi ;strumento quindi di
utile “crescita” per tutta la zona. Auspichiamo per il futuro un progetto più semplice e con pochi
obiettivi qualificanti,che sia snello e soprattutto gestibile,che guardi soprattutto alle esigenze
formative delle coca per uno sviluppo qualitativo e non quantitativo.
I rapporti con le istituzioni , in questo anno appena trascorso, causa le note vicende politiche
amministrative che hanno interessato il nostro territorio, sono stati quasi nulli. Malgrado ciò, per
come è noto al CDZ ,abbiamo fatto il possibile affinchè alla nostra Associazione possa essere
assegnato un bene confiscato dalla mafia che, al di là del fatto in se stesso, assume per noi e,
soprattutto per i nostri ragazzi ,un valore simbolico molto importante. Contiamo tra le altre cose,
non appena sarà possibile, di bussare alla porta dei nostri nuovi “ amministratori”, per chiedere a
gran voce una politica più attenta ai bisogni dei nostri giovani, volendo far pesare il ruolo
dell’Agesci come associazione che svolge un compito importante nell’educazione e nella crescita
formativa dei nostri ragazzi.
In ultimo vogliamo ringraziare tutti gli incaricati alle branche e ai settori che, sicuramente hanno
cercato, come noi, di “fare del proprio meglio”pur considerando le difficoltà e i limiti che ciascuno
ha nell’adempiere ai compiti del proprio mandato.
Auspichiamo inoltre che, nel prossimo futuro, i nostri giovani capi possano avere il desiderio,
l’entusiasmo e le competenze per prendere in mano le “redini” di questa nostra zona, nella
consapevolezza, da parte nostra, di voler lasciare un buon esempio nel cammino finora percorso.
Concludiamo con le parole del nostro unico Maestro, che hanno guidato e continueranno a guidare
il percorso da noi intrapreso nelle coca:
“…Il Regno di Dio è simile a un mercante di perle preziose.
Quando ha trovato una perla di grande valore, egli va,
vende tutto quello che ha e compera quella perla”.
(Mt 13,45-46)
Michela e Nunzio
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