La meccanizzazione della coltivazione dell`aglio di Vessalico
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La meccanizzazione della coltivazione dell`aglio di Vessalico
A. Peruzzi a curaadicura di Andrea Andrea Peruzzi Peruzzi LA MECCANIZZAZIONE DELLA COLTIVAZIONE DELL’AGLIO DI VESSALICO NELL’ALTA VALLE ARROSCIA MARITTIMO MARITTIMO - IT FR- IT - MFR A R- IM TA IM R IET I M E TOSCANA - TOSCANA LIGURIA -- SARDEGNA LIGURIA - SARDEGNA - CORSE - CORSE LaLa meccanizzazione meccanizzazione della della coltivazione coltivazione dell’aglio dell’aglio didi Vessalico Vessalico nell’Alta nell’Alta Valle Valle Arroscia Arroscia La coopératione La coopératione au coeuraudecoeur la Mediterranée de la Mediterranée La cooperazione La cooperazione al cuorealdel cuore Mediterraneo del Mediterraneo In collaborazione In collaborazione con: con: UNIVERSITÀ UNIVERSITÀ DI PISA DI PISA UniversitàUniversità di Pisa di centro di ricerche centro di ricerche agro-ambientali agro-ambientali C.I.R.A.A.C.I.R.A.A. Enrico AvanziEnrico Avanzi Pisa Programma Programma cofinanziato cofinanziato con il Fondo con il Europeo Fondo Europeo per lo Sviluppo per lo Sviluppo Regionale Regionale Programme Programme cofinancé cofinancé par le Fonds par leEuropéen Fonds Européen de Développement de Développement Régional Régional MARITTIMO - IT FR - M A R I T I M E TOSCANA - LIGURIA - SARDEGNA - CORSE a cura di Andrea Peruzzi La meccanizzazione della coltivazione dell’aglio di Vessalico nell’Alta Valle Arroscia La coopératione au coeur de la Mediterranée La cooperazione al cuore del Mediterraneo In collaborazione con: UNIVERSITÀ DI PISA Università di Pisa Programma cofinanziato con il Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale C.I.R.A.A. centro di ricerche agro-ambientali Enrico Avanzi Programme cofinancé par le Fonds Européen de Développement Régional LIMINA : lingua italiana minima d’accesso alla Facoltà di lingue e letterature straniere / Roberta Cella, Raffaele Donnarumma, Alessandro Grilli, Florida Nicolai, Alessandro Russo. – Nuova edizione. - Pisa : Pisa university press, c2012 (Didattica e ricerca. Manuali) La meccanizzazione della coltivazione dell’aglio di Vessalico nell’Alta Valle Arroscia / a cura di Andrea Peruzzi. - Pisa : Pisa university press, 2013. - In testa al frontespizio: 450 (21.) Toscana Liguria Sardegna 1.Marittimo-IT Lingua italianaFR-maritime, I. Cella, Roberta II. Donnarumma, RaffaeleCorse III. Grilli, Alessandro IV. Nicolai, Florida V. Russo, Alessandro 635.260284 (22.) I. Peruzzi, Andrea 1. Aglio – Coltivazione meccanica CIP a cura del Sistema bibliotecario dell’Università di Pisa CIP a cura del Sistema bibliotecario dell’Università di Pisa In copertina Immagine creata con Wordle.net (http://wordle.net/) © Copyright Copyright 2013 © 2012 by by Pisa Pisa University UniversityPress Presssrl srl Società con con socio Società socio unico unico Università Università di di Pisa Pisa Capitale Sociale Sociale Euro Capitale Euro 20.000,00 20.000,00 i.v. i.v. --Partita PartitaIVA IVA02047370503 02047370503 Sede legale: legale: Lungarno Sede Lungarno Pacinotti Pacinotti 43/44 43/44 -- 56126, 56126,Pisa Pisa Tel. + Tel. + 39 39 050 050 2212056 2212056Fax Fax++39 39050 0502212945 2212945 e-mail: [email protected] [email protected] e-mail: Member of ISBN 978-88-6741-020-0 ISBN 978-88-6741-099-6 Le fotocopie per uso personale del lettore possono essere effettuate nei limiti del 15% di ciascun volume/fascicolo di periodico dietro pagamento alla SIAE del compenso previsto dall’art. 68, commi 4 e 5, della legge 22 aprile 1941 n. 633. Le riproduzioni effettuate per finalità di carattere professionale, economico o commerciale o comunque per uso diverso da quello personale possono essere effettuate a seguito di specifica autorizzazione rilasciata da AIDRO, Corso di Porta Romana n. 108, Milano 20122, e-mail [email protected] e sito webdel www.aidro.org Le fotocopie per uso personale lettore possono essere effettuate nei limiti del 15% di ciascun volume/fascicolo di periodico dietro pagamento alla SIAE del compenso previsto dall’art. 68, commi 4 e 5, della legge 22 aprile 1941 n. 633. Le riproduzioni effettuate per finalità di carattere professionale, economico o commerciale o comunque per uso diverso da quello personale possono essere effettuate a seguito di specifica autorizzazione [email protected] e sito web www.aidro.org Gli autori di questo libro sono: Andrea Peruzzi, Marco Fontanelli, Christian Frasconi, Michele Raffaelli, Luisa Martelloni Centro di Ricerche Agro-Ambientali “Enrico Avanzi” Università di Pisa Gli autori del paragrafo 6.5 sono: Federico Grillo Laboratorio Regionale di Analisi Fitopatologica – sede di Sarzana (La.R.A.F.). Stefano Pini Regione Liguria – Servizi alle Imprese Agricole e Florovivaismo Alle ricerche oggetto della presente pubblicazione, oltre agli autori, hanno partecipato attivamente, collaborando alla realizzazione delle attrezzature innovative, occupandosi della gestione in campo ed in laboratorio delle prove sperimentali ed effettuando una prima elaborazione dei dati: Roberta Del Sarto, Calogero Plaia Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali, Università di Pisa Marco Ginanni, Alessandro Pannocchia, Paolo Gronchi, Claudio Marchi, Giovanni Melai, Marco Della Croce e Enrico Canesi Centro di Ricerche Agro-Ambientali “Enrico Avanzi” dell’Università di Pisa INDICE Ringraziamenti ........................................................................................................................IX Résumé. ....................................................................................................................................... X Presentazione a cura dell’Assessore all’Agricoltura della Regione Liguria ...........................................XI Prefazione a cura di Carlo Petrini Associazione Slow Food ............................................................. XII PRIMA PARTE La coltivazione dell’aglio a Vessalico e nell’Alta Valle Arroscia dal passato ai giorni nostri.......................................................................................14 Capitolo 1. Diffusione e coltivazione dell’aglio in Italia e all’estero . ......15 Capitolo 2. La coltivazione dell’aglio nell’Alta Valle Arroscia ...................21 2.1. Descrizione geografica ed agronomica .........................................................................21 2.2. Cenni storici .....................................................................................................................24 2.3. Importanza territoriale ed economica ........................................................................27 2.4. Tradizione . .......................................................................................................................29 2.5. Alcune ricette tradizionali ............................................................................................. 31 Capitolo 3. La valorizzazione dell’aglio di Vessalico .....................................33 3.1. Storia del presidio Slow Food ......................................................................................... 33 3.2. La coltivazione biologica ................................................................................................34 3.3. La vendita in trecce . .......................................................................................................34 Capitolo 4. La coltivazione e commercializzazione dell’aglio come potenziale “motore” dello sviluppo economico e della tutela ambientale dell’Alta Valle Arroscia. .....................................................................37 SECONDA PARTE La meccanizzazione come strumento utile e virtuoso ..................................42 Capitolo 5. La tecnica tradizionale di coltivazione dell’aglio di Vessalico: principali punti di debolezza ..................................................................................43 5.1. L’impianto della coltura...........................................................................................43 5.2. Il controllo della flora spontanea............................................................................45 5.3. Difesa fitopatologica e sanità del materiale di propagazione.................................46 5.4. Raccolta del prodotto..............................................................................................47 Capitolo 6. Definizione di strategie innovative e progettazione e realizzazione di macchine tecnologicamente idonee per attuarle..........49 6.1. Strategie alternative di coltivazione basate su un utilizzo appropriato della meccanizzazione....................................................................................................49 6.2. Interventi su impianto, controllo infestanti e raccolta . ........................................52 6.3. Sistemi a traffico controllato . ................................................................................57 6.4. Progettazione e realizzazione di attrezzature tecnologicamente avanzate idonee ad operare nel contesto dell’Alta Valle Arroscia . ..........................................................59 6.4.1. Seminatrice di precisione . ..................................................................................59 6.4.2. Erpice a dischi attivi . ..........................................................................................62 6.4.3. Operatrice per il pirodiserbo ............................................................................ 64 6.4.4. Sarchiatrice di precisione ....................................................................................68 6.4.5. Macchina agevolatrice per raccolta......................................................................70 6.5. Attività svolte sugli aspetti fitosanitari del materiale di propagazione.................73 6.5.1. Avversità e selezione del materiale di propagazione............................................73 6.5.2. Pratiche agronomiche preventive........................................................................75 6.5.3. Selezione di materiale di propagazione sano.......................................................76 6.5.4. Selezione in campo del materiale sano................................................................77 6.5.5. Conclusioni........................................................................................................78 Capitolo 7. Le attività dimostrative effettuate nel 2007 (progetto UE Promstap)...........................................................................................81 7.1. Introduzione.............................................................................................................81 7.2. Materiali e Metodi....................................................................................................83 7.2.1. Impianto e raccolta dell’aglio................................................................................83 7.2.2. Macchine innovative per la gestione della flora spontanea................................... 84 7.2.3. La prova dimostrativa condotta nel 2007............................................................86 7.3 Risultati ottenuti......................................................................................................89 7.3.1. Controllo delle infestanti......................................................................................89 7.3.2. Rese produttive..................................................................................................91 7.3.3. Stime economiche..............................................................................................92 7.4 Conclusioni della prima serie di prove e prospettive future.....................................93 Capitolo 8. Le attività di supporto e di dimostrazione effettuate nel triennio 2010-2012 (Progetto UE Marte+). ................................................95 8.1. Introduzione............................................................................................................95 8.2. Materiali e Metodi....................................................................................................98 8.2.1. Le macchine innovative.......................................................................................98 8.2.2. La dimostrazione in campo...............................................................................100 8.2.3. I rilievi effettuati e l’analisi presentata in questo volume......................................103 8.2.4. Attività divulgativa.............................................................................................105 8.3. Risultati ottenuti...................................................................................................106 8.3.1. Valutazione delle prestazioni delle macchine ....................................................106 8.3.2. Rese produttive................................................................................................107 8.3.3. Controllo delle infestanti...................................................................................108 8.3.4. Stime economiche............................................................................................ 110 8.4. Conclusioni e prospettive future...........................................................................113 Capitolo 9. Conclusioni. ..........................................................................................115 Bibliografia......................................................................................................................119 Ringraziamenti: Gli autori desiderano ringraziare la Regione Liguria per aver finanziato le ricerche oggetto di questo volume e per la fattiva collaborazione dimostrata nella realizzazione delle prove sperimentali e dimostrative. Al riguardo, un ringraziamento particolare va a: Stefano Pini per la fattiva collaborazione e la perseveranza con cui ha trovato il modo di finanziare le attività divulgative svolte a Vessalico, all’Assessore Giovanni Barbagallo per aver creduto in questa “operazione” virtuosa e Beatrice Pesenti e Antonia Pantera per aver scritto il résumé in francese. Un ringraziamento sentito e dovuto va inoltre agli agricoltori e a tutti i soci della Cooperativa “A Resta” di Vessalico (IM): Aldo Anfosso (Presidente), Pierluigi Zunino (Vicepresidente), Roberto Marini (Responsabile Presidio Slow-Food), Franco Cha, Rita Floccia e sua figlia Paola Ferrari, Roberto Gualdesi, Alberto Marini, Rossella Ruggeri e Marco Sasso che hanno attivamente partecipato alle ricerche e alle prove dimostrative a partire dal 2007 e con i quali è nato un rapporto di amicizia e stima che ha decisamente travalicato i limiti di un formale rapporto di lavoro e ha consentito di raggiungere gli importanti risultati riportati in questo volume, confermando come le interazioni positive tra esseri umani siano la base fondamentale per accrescere le conoscenze e quindi per svolgere un proficuo lavoro di ricerca Un grazie speciale a Aldo Anfosso, a Pierluigi Zunino e a Roberto Marini, che ci hanno fornito informazioni e materiale bibliografico specifico sulla coltivazione dell’aglio, sul territorio e sulla sua storia, nonché sul presidio Slow-food. Un ringraziamento particolare va inoltre alle ditte MAITO di Arezzo e Puccinelli di Vecchiano (PI). Un sentito grazie va infine a Giovanni Barbagallo, assessore all’Agricoltura della Regione Liguria, per aver scritto la presentazione e a Carlo Petrini, fondatore del movimento SlowFood per aver scritto la prefazione. Un ultimo personale ringraziamento da parte dell’Editor, Andrea Peruzzi, va a Goffredo Carbonelli, per avergli “trasmesso” il forte interesse e la curiosità per tutto ciò che è “umano” e insegnato a riconoscere il ruolo fondamentale dell’“irrazionale” nell’acquisizione di nuove conoscenze e nella realizzazione di attività di ricerca. I disegni e gli schemi presenti in questo volume sono originali e sono stati interamente realizzati da Uliva Foà - Impaginazione e grafica di Uliva Foà IX Résumé Ce volume présente la recherche, la diffusion et le transfert de la technologie mise en œuvre dans la période entre 2007 et 2011 par l '«équipe», dirigée par le professeur Andrea Peruzzi, au Centre Interdépartemental d'agro-environnement de la recherche de l’Université de Pise, en collaboration avec la Région Ligurie et la Coopérative "A Resta" de Vessalico (IM), dans le cadre de deux projets financés par l'UE, dans la « Haute Valle Arroscia » sur l’ail biologique, un produit qui est une ressource clé pour l'économie locale, étant un « Presidio Slow Food » et étant vendu à prix très élevés sur le marché. En particulier, on a défini des stratégies appropriées agronomiques et environnementales où est pratiquée une agriculture «héroïque» et ont été conçus et mis en œuvre des machines innovantes pour la plantation de la culture, le contrôle physique de la végétation naturelle et de la collecte du produit. La mécanisation dans ce cas a eu le rôle de véritable «moteur» du développement économique équilibré d'une zone marginale et a risque d’instabilité hydrogéologique, parce-que elle semblait permettre aux agriculteurs (surtout les jeunes ...) d’obtenir une augmentation considérable du rendement et des revenus, une réduction significative des temps de fonctionnement et des coûts de production et donc avec un potentiel futur de récupération des terres abandonnées. Cette mise en valeur d'un produit de haute qualité, réalisable grâce à une utilisation appropriée des nouvelles technologies (et créatives ...) permettra à un certain nombre de personnes de faire le travail d'agriculteur à temps plein d'une manière satisfaisante et digne. En outre, en vertu du majeur revenu garanti par les activités agricoles, en face à un moindre engagement en termes d'heures de travail, ce sera aussi possible de démarrer la production et la commercialisation des produits transformés à base d'ail et de consolider le tourisme rural et la gastronomie, conformément aux principes de la multifonctionnalité de l'agriculture. L’élevée valeur éthique de cette opération, qui consiste à créer les conditions pour protéger un agro-écosystème de montagne potentiellement sujet à l'érosion et à l’instabilité hydrogéologiques, en assurant la garnison et l'entretien par les agriculteurs, en l'absence de tout risque de contamination de l'environnement résultant de l'utilisation de pesticides, avec des avantages évidents pour la communauté tout entière, peut être poursuivi grâce à l'étude, à la conception, à la mise en œuvre et à la correcte utilisation des machines innovantes. Andrea Peruzzi, rédacteur en chef de ce volume, est professeur de Mécanique agricole et des sciences de la mécanisation agricole au Département des sciences de l'agriculture, de l'alimentation et de l'agro-environnementale et directeur adjoint du Centre pour la recherche agro-environnementale "Enrico Avanzi" de l’Université de Pise, ville où il est né le 01.01.1960 et où il a commencé à faire de la recherche et de l'enseignement sous diverses formes depuis 1984. Il coordonne depuis des années certains groupes de recherche sur des sujets liés à l'étude et le développement de solutions innovantes pour la réalisation de techniques de travail du sol, du contrôle physique des mauvaises herbes dans les zones agricoles, urbaines et péri-urbaines et de la désinfection et la désinfestation du sol, pour une gestion durable tant du point de vue économique que de celui de la sauvegarde de l'environnement et de la protection de la santé des citoyens. Son travail est documenté dans plus de 350 publications scientifiques. X Presentazione L’Alta Valle Arroscia è collocata nell’entroterra imperiese al confine con il Piemonte e rappresenta un ambito territoriale collinare e montano molto diffuso in Liguria, caratterizzato da acclività e presenza di appezzamenti terrazzati. In alcuni comuni di questa valle, la coltivazione dell’aglio di Vessalico ha radici antiche e negli ultimi anni ha acquisito sempre maggiore interesse tanto da diventare un’importante risorsa per il territorio. Infatti l’aglio di Vessalico è un prodotto commercialmente molto apprezzato e richiesto, la cui produzione interessa circa 35 aziende ed oltre 25 ettari di superficie, buona parte dei quali coltivati con metodo biologico e che prevedono l’esecuzione di molte operazioni colturali ancora a mano. La Regione, utilizzando anche sostegno finanziario dei progetti europei, ha cercato di supportare i produttori locali al fine di trovare risposte ad alcuni problemi particolarmente rilevanti quali la gestione delle erbe infestanti con mezzi non chimici, la meccanizzazione delle fase di semina e raccolta pur in un ambito territoriale così difficile e particolare. In collaborazione con il Centro di Ricerche Agro-Ambientali “Enrico Avanzi” dell’Università di Pisa, tramite il Prof. Peruzzi e suoi collaboratori, e dal confronto con i produttori abbiamo affrontato con competenza e passione le diverse problematiche trovando le soluzioni ampiamente trattate nel testo. Il valore aggiunto delle attività messe in atto sta e sperimentate rappresentano modelli di sviluppo sostenibile trasferibili in molti areali simili della Liguria o di altre regioni del bacino mediterraneo. Produzioni di pregio, tradizionalmente coltivate in ambiti territoriali difficili, per le innovazioni introdotte possono diventare competitive garantendo quindi un reddito sufficiente a chi si accinge alla coltivazione, e diventano presupposto fondamentale per il mantenimento del presidio umano in zone molto fragili dal punto di vista ambientale. Giovanni Barbagallo Assessore all’Agricoltura Regione Liguria XI Prefazione Quando tradizione e innovazione trovano strade comuni, il successo è assicurato. Certo, non è una sfida facile, occorre che i luoghi comuni cedano il passo al mite buon senso per arrivare a riconoscere che la tradizione in sé altro non è che un'innovazione ben riuscita. Innovazione che si radica in un determinato tempo fino a quando qualcuno non la adatterà alle esigenze e alle possibilità, anche tecnologiche, del tempo successivo, creando una nuova pratica che, se efficace, potrà a sua volta mettere radici. Ci sono poi luoghi in cui “innovare” è più facile e altri in cui è una sfida ulteriore. Certamente la Valle Arroscia, che accoglie Vessalico ed altri borghi dediti alla coltivazione dell'aglio, è uno di quei luoghi in cui qualsiasi attività legata al territorio diventa una sfida. Terreni impervi, zolle fertili che la montagna concede quasi per distrazione, ma su cui da generazioni si affinano sapienze, capacità di previsione, di lettura dei segnali, di tutela. E' come se il tessuto connettivo di quelle aree fosse costituito dalle persone che le abitano e dai loro saperi. Se queste se ne vanno, se si perdono le competenze e i savoir-faire tradizionali, quelle zone perdono la pelle, l'elemento aggregante che permette loro di non sgretolarsi. Anche per questo, oltre che per le qualità intrinseche di questo prodotto straordinario, l'aglio di Vessalico è un presidio Slow Food, uno dei primi, creato nel 2000 cioè dopo solo due anni dall'avvio del progetto dei Presìdi: perché l'agricoltura collinare e pedemontana va tutelata come un servizio al territorio, oltre che alla nostra salute e alla nostra cultura. Ecco perché quell'agricoltura, prima di quella di pianura, ha bisogno di innovazione, ha bisogno che la ricerca non se ne dimentichi. Per comunità come quella di Vessalico e più in generale per territori come la Valle Arroscia, non è possibile replicare i metodi adottati nell'agricoltura di scala industriale: non ci sono i numeri, gli spazi e nemmeno le risorse economiche da investire. Soprattutto c'è la ferma volontà dei produttori di non voler cambiare radicalmente strada, ma di volersi modernizzare proprio per mantenere la tradizione. Ed è proprio questa la storia che questa pubblicazione ci racconta: come tradizione e innovazione possono incontrarsi lungo un percorso comune e condiviso, senza stravolgere gli usi della popolazione e le peculiarità di un prodotto come quello che cresce a Vessalico. L'elemento prezioso dell'approccio seguito dal prof. Andrea Peruzzi e dai suoi collaboratori del Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali sta proprio nella capacità di affrontare la questione con attenzione e flessibilità, confrontandosi con le esperienze dei produttori, studiando e valutando le varie fasi della coltivazione, partendo dai tentativi già provati e poi falliti per meccanizzare alcune pratiche. Adattare alle esigenze di questa comunità le tecnologie e le conoscenze attualmente disponibili, dopo aver individuato le problematiche che rendevano deludenti o fallimentari le precedenti prove di meccanizzazione, ha permesso di sperimentare nuovi strumenti adattandoli alla zona, ai terreni e alle caratteristiche di coltivazione dell'aglio di Vessalico. Un’operazione che permetterà ai produttori di ridurre tempi e costi di produzione, di aumentare le rese, e quindi il reddito, ma soprattutto consentirà ai contadini di Vessalico di recuperare terreni finora lasciati incolti per mancanza di manodopera. Un esempio virtuoso che dimostra, se ancora ce ne fosse bisogno, che un'altra agricoltura è non solo possibile, ma attualmente e saldamente in corso d'opera. Carlo Petrini Fondatore Associazione Slow Food XII “Fate le cose nel modo più semplice possibile, ma senza semplificare.” Albert Einstein “Rifiutarsi di amare per paura di soffrire è come rifiutarsi di vivere per paura di morire” Jim Morrison “Non è necessario sapere tutto sull’aglio per usarlo per migliorare la nostra salute. Non avete niente da perdere a consumare aglio tutti i giorni per proteggere la vostra salute e rafforzare il vostro stato di benessere.” Bernard Jensen PRIMA PARTE La coltivazione dell’aglio a Vessalico e nell’Alta Valle Arroscia dal passato ai giorni nostri Capitolo 1. Diffusione e coltivazione dell’aglio in Italia e all’estero L’Aglio, Allium sativum L., appartiene alla famiglia delle Liliaceae, è originario dell’Asia centrale (Iran e Afghanistan) e rappresenta una delle più antiche piante coltivate. Le prime tracce scritte che testimoniano l’impiego dell’aglio sono alcuni testi in sanscrito che ne documentano l’uso già 5000 anni fa. È una pianta erbacea perenne, a ciclo di coltivazione annuale. La parte edule è il bulbo, che si sviluppa come fusto modificato sotterraneo. Il bulbo è ricoperto da tuniche, nel cui interno sono racchiusi da 8 a 14 Fig 1.1. Bulbo di aglio bianco ricoperto dalle tuniche e bulbilli. 15 La meccanizzazione della coltivazione dell’aglio di Vessalico nell’Alta Valle Arroscia 16 bulbilli, organi di moltiplicazione agamica (fig. 1.1). Le foglie si saldano a tubo alla base e formano una guaina intorno allo scapo fiorale; appiattite e cave, sono larghe fino a 2 cm alla base e si assottigliano alla sommità. I fiori si presentano in numero variabile e sono portati su un lungo e sottile peduncolo, sono bianchi, rosei o porporini, spesso frammisti a bulbilli derivati dalla metamorfosi di gemme fiorali. Ogni fiore presenta 6 tepali, persistenti nel frutto, 6 stami e un ovario triloculare, uno stilo diritto e filiforme e uno stigma intero. Dalla fecondazione si origina una capsula, che raramente contiene semi. La semina viene effettuata in autunno (al Sud) o in primavera (al Nord), deponendo i bulbilli ad alcuni centimetri di profondità con l’apice rivolto verso l’alto. La distanza sulla fila deve essere di 10-12 cm, quella tra le file di 25-30 cm. Predilige terreni sciolti e non troppo umidi. La raccolta viene effettuata nei mesi di giugno e luglio quando le foglie delle pianta sono secche. Nel Meridione la raccolta è anticipata di 1-2 mesi. Le numerose varietà di aglio coltivate si raccolgono sotto due ecotipi fondamentali; l’aglio bianco o comune, che presenta tuniche di colore bianco, e l’aglio rosa che invece si ricopre di tuniche rosate. L’aglio bianco o comune, per la sua rusticità e buona produttività, è coltivato in tutte le regioni italiane; fornisce una produzione tardiva e bulbi dall’aroma alquanto accentuato. L’aglio rosa non è molto coltivato perché i suoi bulbi, oltre a presentare bulbilli di dimensioni difformi, sono particolarmente sensibili all’umidità, perciò difficilmente conservabili. La produzione mondiale di aglio si è attestata nel 2010 (dati FAOSTAT più aggiornati di cui disponiamo) su 22561298 t su una superficie di 1319323 ha. I principali paesi produttori sono la Cina (18558669 t), l’India (833970 t), la Repubblica di Corea (271560 t) e l’Egitto (244626 t). Alla fine del 2011 l'Unione Europea ha attribuito per la prima volta all'aglio cinese di Jinxiang Da Suan il riconoscimento e la tutela comunitaria come prodotto ad Indicazione Geografica Protetta, IGP. Il marchio IGP sull’aglio cinese cela il pericolo di trarre in inganno il consumatore perché potrebbe essere scambiato per un prodotto europeo. L’Unione Europea nel 2010 ha prodotto 275153 t di aglio su una superficie di 36743 ha. I maggiori produttori tra gli Stati membri sono la Spagna che con 136000 t da sola produce il 49% di tutta l’Unione Europea; seguono la Romania con 67215 t (24%) l’Italia con 29655 t (11%) e la Francia con 18655 t (7%). Mentre la produzione mondiale è andata aumentando (nel 2007 era stata di 15686310 t) quella Europea tende a diminuire (304040 t nel 2007). Il gruppo di contatto ispanico-franco-italiano dell'aglio, costituito da Diffusione e coltivazione dell’aglio in Italia e all’estero produttori di Spagna, Francia, e Italia, e dai rappresentanti istituzionali ha recentemente analizzato la campagna 2012 e la concorrenza dell'aglio cinese nel mercato comunitario. È stato evidenziato il diffondersi di una malattia (Fusarium proliferatum) che sta interessando la produzione di aglio a livello mondiale, nonché la caduta del prezzo del prodotto, che ha colpito soprattutto la Spagna. A tale proposito l'ufficio nazionale dell'aglio spagnolo ha avvertito che il mercato di questo prodotto mostra chiari sintomi di paralisi in Spagna. Il rallentamento delle esportazioni, così come la riduzione dei consumi interni a causa della crisi, sono due dei fattori maggiormente indicati come possibili cause dell'attuale situazione di stallo in cui versa il settore. Questi segnali sono evidenti anche nei dati che registra la rete dei mercati all'ingrosso, dove i prezzi medi correnti segnano una riduzione del 22% circa su base annua. Anche i consumatori hanno potuto osservare un lieve calo dei prezzi pagati per l'aglio (4,89 € kg-1 nel 2012, contro 5,34 € kg-1 del 2011). In materia di esportazioni, i dati cumulativi relativi al primo semestre del 2012 evidenziano una netta diminuzione dei volumi e del prezzo delle spedizioni, sia a livello europeo che extra europeo, ad eccezione del Brasile. Si sono ridotte soprattutto le spedizioni verso Francia, Italia, Regno Unito, Polonia e Romania, con un prezzo medio che si è attestato a 1,90 € kg-1, rispetto ai 2,50 € kg-1 del 2011. Anche per le importazioni è stato riscontrato uno scenario simile, con riduzioni dei volumi e dei prezzi. In particolare, nel primo semestre del 2012, hanno ridotto le loro spedizioni la Cina, l'Argentina e il Cile, i tre principali fornitori extra europei di aglio del paese. Il prezzo medio delle importazioni è sceso a 1,16 € kg-1, contro 1,74 € kg-1 nel 2011. La Francia, primo fornitore europeo di aglio del paese, ha ridotto di oltre il 50% le spedizioni, registrando un prezzo medio in caduta a 0,50 € kg-1. Nel 2012 la produzione italiana è stata di 28827 t, ottenuta su una superficie di 3234 ha (Tabella 1.1). In Italia il prezzo medio di vendita dell’aglio è attualmente di 6,90 € kg-1 ed il suo consumo è stimato essere di 50000 t all’anno, e quindi superiore del 42% rispetto alla produzione nazionale. Perciò, poco meno della metà del fabbisogno (più la quantità necessaria per compensare le esportazioni) viene importata dal resto del mondo. Nel 2010 l'Italia ha importato direttamente dalla Cina quasi 2500 t di aglio e gli arrivi dal gigante asiatico nei primi sette mesi del 2011 sono aumentati del 18%. Nel 2011 sono state importate circa 3000 t, con un crescendo annuale del 20%. L’esportazione di aglio italiano raggiunge la Germania (41%), l’Austria (40%), la Danimarca (8%), altri paesi europei (7%) e paesi extra europei (4%). 17 La meccanizzazione della coltivazione dell’aglio di Vessalico nell’Alta Valle Arroscia Tabella 1.1. Superfici e produzioni di aglio in Italia (dati ISTAT, 2012). Regione Campania Emilia-Romagna Veneto Puglia Sicilia Sardegna Liguria Piemonte Lazio Molise Toscana Lombardia Abruzzo Marche Calabria ITALIA 18 Superficie (ha) 1056 572 344 339 285 178 172 77 55 50 39 21 20 17 9 3234 Produzione (t) 9686 6818 3464 2361 1620 868 225 864 1535 500 339 240 110 106 88 28827 Produzione unitaria (t ha-1) 9,2 11,9 10,1 7,0 5,7 4,9 1,3 11,2 27,9 10,0 8,7 11,4 5,5 6,2 9,8 8,9 L’aglio viene commercializzato allo stato fresco, semisecco e secco. È consumato crudo, cotto e come aromatizzante di molti cibi. È inoltre presente sul mercato trasformato in polvere, in pasta ed estratto oleoso. Come aromatizzante, l’aglio rappresenta un elemento insostituibile in gran parte delle cucine popolari del Mediterraneo. Fin dalle epoche più antiche è stato impiegato in cucina, ma ha trovato anche una collocazione importante nella medicina popolare e da sempre è considerato una panacea contro parecchie malattie. L’aglio possiede infatti delle proprietà che lo rendono un prezioso alleato della salute umana: è un eccellente antibiotico per la presenza di allicina e garlicina; stimola l’attività cardiaca e svolge un’azione depurativa del sangue. Inoltre, a livello intestinale, svolge un’azione spasmolitica, antisettica ed antidiarroica. Infine, agisce a livello dell’apparato respiratorio, con un’azione antisettica, balsamica ed espettorante. L’uso dell’aglio è consigliato a chi ha problemi di ipertensione, a chi soffre di malattie da raffreddamento, aiuta a prevenire i tumori intestinali ed è indicato contro la caduta di capelli. I bulbi di aglio contengono acqua, proteine, grassi, carboidrati, fibre e un ricco “patrimonio” di sali minerali (arsenico, cromo, calcio, ferro, fosforo, germanio, iodio, magnesio, manganese, potassio, rame, selenio, silicio, sodio, zinco, zolfo), di vitamine (gruppo A, B, C, D, H), di enzimi ed amminoacidi. La composizione chimica ed il valore energetico per 100 g di parte edibile di aglio sono riportati nella tabella 1.2. Diffusione e coltivazione dell’aglio in Italia e all’estero Tabella 1.2. Composizione chimica e valore energetico per 100 g di parte edibile di aglio. AGLIO Composizione chimica valore per 100 g Parte edibile (%): 75 Acqua (g): 80 Proteine (g): 0,9 Lipidi(g): 0,6 Colesterolo (mg): 0 Carboidrati disponibili (g): 8,4 Amido (g): 0 Zuccheri solubili (g): 8,4 Fibra totale (g): 3,1 Alcol (g): 0 Energia (kcal): 41 Energia (kJ): 171 Sodio (mg): 3 Potassio (mg): 600 Ferro (mg): 1,5 Calcio (mg): 14 Fosforo (mg): 63 Tiamina (mg): 0,14 Riboflavina (mg): 0,02 Niacina (mg): 1,3 Vitamina A retinolo eq. (µg): 5 Vitamina C (mg): 5 Fonte: Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione 19 Capitolo 2 La coltivazione dell’aglio nell’Alta Valle Arroscia 2.1. Descrizione geografica ed agronomica L’Alta Valle Arroscia (entroterra di Albenga) si estende su una superficie di 252 km2 e è ubicata all’interno delle Alpi Marittime occidentali in corrispondenza della parte alta del bacino di cattura del torrente Arroscia e del primo segmento idrografico del fiume Tanaro (torrente Tanarello). L’area appartiene completamente alla Provincia di Imperia ed è storicamente luogo di transito tra Ponente Ligure e basso Piemonte. Il territorio, di aspetto montano, presenta forti pendenze medie dei versanti, creste dirupate, pareti scoscese e valloni incisi profondamente che scendono fino a quote basse. La vegetazione è caratterizzata in prevalenza da boschi subalpini a larice e rododendro, boschi mesofili, anche cedui, a faggio e castagno o a pino silvestre e abete. Fino a circa 800 m sul livello del mare sono anche presenti Fig. 2.1 - Scorcio del territorio dell’Alta Valle Arroscia, caratterizzato dai terrazzamenti coltivati e dai muri in pietra. 21 La meccanizzazione della coltivazione dell’aglio di Vessalico nell’Alta Valle Arroscia Fig 2.2 - Mappa rappresentante la posizione geografica di Vessalico e degli altri Comuni dell’Alta Valle Arroscia in cui viene prodotto l’aglio (evidenziati con un punto rosso). Fig. 2.3 - Scorcio fotografico del paese di Vessalico (IM). 22 sia i boschi mesofili a nocciolo e alno, sia i boschi cedui mesotermofili a carpino nero e roverella. Le formazioni erbacee sono rappresentate da praterie di altitudine esclusivamente pascolate; alle quote basse sono diffuse le praterie montane mesoxerofile falciate o pascolate. Nella Valle Arroscia si pratica ancora la transumanza, un’usanza tanto antica quanto suggestiva: le mandrie vengono spostate tra gli alpeggi e le campagne, invadendo paesi e strade. Il territorio coltivato (sotto i 600 m sul livello del mare) è caratterizzato da terrazzamenti e muri in pietra (fig 2.1), le colture sono rappresentate principalmente da oliveti e nei fondovalle da vigneti. In questo contesto, ed in pochi ettari di terreno, viene coltivato l’aglio di Vessalico, prodotto agroalimentare particolarmente apprezzato per la sua genuinità, tipicità e qualità. Vessalico è un piccolo comune dell’Alta Valle Arroscia situato sulle sponde del fiume Arroscia, al centro di una zona fertile e ricca di acque (fig. 2.2 e fig 2.3). L’aglio viene coltivato nelle frazioni più alte e meno abitate del comune, in piccoli appezzamenti di terreno aventi superfici pari a 50-250 m2, detti “fasce”, abbarbicati in montagna e ben esposti a sud (fig. 2.4). Le “fasce” sono state ricavate sui fianchi delle colline, lungo le curve di livello, e sono spesso sostenute da muretti a secco (fig 2.5). L’area di produzione dell’aglio ricade anche nei Comuni di Borghetto d’Arroscia, Aquila d’Arroscia, Pieve La coltivazione dell’aglio nell’Alta Valle Arroscia Fig. 2.4 - Caratteristiche “fasce” dell’Alta Valle Arroscia dove l’aglio viene coltivato. Fig 2.5 - Piccoli appezzamenti di terreno (“fasce”) destinate alla coltivazione di aglio. di Teco, Ranzo e Rezzo; viene coltivato ad un’altitudine che varia dai 200 ai 600 m sul livello del mare, il che lo caratterizza come “coltura di montagna” (così come definito dalla Legge 289/2002). La natura dei terreni è di medio impasto, tendente all’argilloso, dotata di sostanza organica e caratterizzata da elevata permeabilità e ricchezza di scheletro. Il clima è particolarmente mite nonostante l’altitudine della zona, temperato e ventilato nei mesi estivi, asciutto e non eccessivamente rigido in quelli invernali. Le temperature invernali sfiorano gli 0°C per brevi periodi e qualche nevicata non costituisce un’eccezione. Le piogge sono distribuite regolarmente durante l’anno, con precipitazioni più intense nel tardo autunno. L’estate è generalmente fresca e interrotta da temporali abbastanza frequenti. L’aglio di Vessalico dell’Alta Valle Arroscia è del tipo bianco; il bulbo si presenta di medio/piccole dimensioni, di forma regolare e compatta, con circa sei/dieci bulbilli (fig. 2.6). Si differenzia dall’aglio comune per il colore delle tuniche: bianco il giorno della raccolta, presenta striature tendenti al rosso il giorno seguente (fig. 2.7) e alabastrine da secco. I bulbilli sono ben attaccati tra loro ed il germoglio è di piccole dimensioni (“anima sottile”). Le piccole dimensioni del germoglio ne determinano l’alta digeribilità, fattore che distingue in maniera marcata questo prodotto dagli altri tipi di aglio bianco. Tradizionalmente, i bulbilli ricavati dai bulbi migliori ottenuti con la raccolta dell’anno precedente vengono trapiantati nelle “storiche fasce” che caratterizzano il territorio della Valle Arroscia. L’aglio ottenuto da questi terreni ha proprietà particolari quali l’aroma delicato ed il sapore intenso e leggermente piccante. È un prodotto a lunga conservazione se tenuto in un luogo fresco ed asciutto, lontano dalla luce diretta del sole e dal totale buio, che ne determinerebbe la germogliazione. 23 La meccanizzazione della coltivazione dell’aglio di Vessalico nell’Alta Valle Arroscia Fig. 2.6 - Aglio di Vessalico dalla caratteristica forma regolare e compatta. 24 2.2. Cenni storici L’aglio della Valle Arroscia è coltivato sin dall’antichità con metodi tradizionali, consociato ad altri ortaggi, in piccoli appezzamenti di terreno. Nel 1760, la Comunità di Vessalico, per cercare di sanare i debiti pubblici e privati dei propri cittadini, chiese al Senato della Repubblica di Genova la possibilità di istituire una fiera di “bestiame e qualunque altra sorta di mercanzie” da tenersi ogni anno i primi quattro giorni di luglio in località Canavai (frazione di Vessalico), situata al centro della valle in posizione strategica per creare un punto di incontro e di scambio. Il Senato regolarizzò la richiesta con un provvedimento datato 1 maggio 1760. In occasione dell’avvenimento fieristico il paese si animava: centinaia di mercanti provenienti da tutto il ponente ligure tra Nizza ed Albenga vi giungevano a cavallo o con carrozze. In origine il ventaglio di prodotti in esposizione e in vendita era molto ampio, ma gradualmente prese il sopravvento una tipica produzione di stagione dell’agricoltura locale: l’aglio. Con il passare del tempo, la fiera ha preso il nome di “Fiera dell’Aglio” e si svolge tutt’oggi ogni anno a Vessalico il 2 luglio ed è diventata uno degli appuntamenti tradizionali della Valle Arroscia. Nel 1883 l’aglio dell’Alta Valle Arroscia fu citato da Agostino Bertani negli “Atti della Giunta per l’Inchiesta Agraria e sulle condizioni della classe agricola” come prodotto per buona parte esportato in Francia e Germania. Negli anni ’80 la produzione dell’aglio nell’Alta Valle Arroscia era in fase di La coltivazione dell’aglio nell’Alta Valle Arroscia forte decrescita e la sua presenza nella storica fiera andava via via scemando. All’invecchiamento della popolazione agricola si aggiungevano infatti fattori economici contingenti negativi come la crisi di mercato dei prodotti locali. Si assisteva ad un continuo spopolamento del territorio, che riguardava specialmente i giovani agricoltori che andavano alla ricerca di lavori diversi rispetto a quello agricolo che non dava prospettive. Negli anni dal 1990 al 1997 la Comunità Montana Valle Arroscia (soppressa nel 2011, così come tutte le altre Comunità Montane della Liguria, con la Legge Regionale n. 23 del 29 dicembre 2010 e in vigore dal 1 maggio 2011) ed il Comune di Vessalico, visto il progressivo ridursi dei produttori di aglio nella valle ed il progressivo "inquinamento" del seme originale con bulbilli provenienti da altre zone, con una delibera ufficiale, hanno deciso di adoperarsi per la tutela di questa particolare varietà. Hanno cercato i produttori che ancora possedevano i bulbilli originali (l'antiga semenza nel dialetto locale), ovvero quella parte migliore d’aglio prodotto che, tramandato da diverse generazioni per antica tradizione, rappresentava il seme dell’annata successiva; questa usanza ha contribuito inconsapevolmente ad una sorta di selezione naturale del seme (“selezione massale”). Dal 1999 la Comunità Montana ha creato uno spazio ben definito e circoscritto all'interno della fiera del 2 luglio che raccoglie anche oggi i produttori di aglio della Valle Arroscia. Nello stesso anno è stato inoltre pensato un sistema di autocertificazione del prodotto che consisteva nella denuncia da parte degli agricoltori della superficie e della località dei campi coltivati ad aglio. A seguito di tali dichiarazioni le guardie del consorzio forestale Fig. 2.7 - Aglio di Vessalico così come si presenta il giorno successivo alla raccolta; risultano ben evidenti le striature tendenti al rosso. 25 La meccanizzazione della coltivazione dell’aglio di Vessalico nell’Alta Valle Arroscia Fig 2.8 - Resta tradizionalmente confezionata con 25 piante di aglio per facilitare la fase di trasporto del prodotto dai campi al luogo di conservazione e così venduta. 26 (incaricati dall’ufficio tecnico della Comunità Montana) stimavano la produzione effettiva direttamente in campo ed in seguito a tale quantificazione rilasciavano dei certificati (chiamati “bollini”). Tali “bollini”, riportanti la dicitura “Aglio di Vessalico”, il logo della Comunità Montana Alta Valle Arroscia e lo slogan “Prodotto di un territorio tra le Alpi e il mare”, dovevano obbligatoriamente accompagnare le trecce il giorno della fiera e fornivano una prima sorta di certificazione di provenienza del prodotto. La Comunità Montana ha inoltre supportato la costituzione della Cooperativa "A Resta", che tramite l'adozione di un disciplinare di produzione e rigorosi controlli interni coltiva l'Aglio di Vessalico nel rispetto delle tradizioni locali. L’unione di diversi agricoltori in quest’associazione ha permesso una migliore organizzazione dei diversi momenti della filiera; dalla semina, alla coltivazione, alla vendita e, soprattutto, la valorizzazione del prodotto. La Cooperativa “A Resta” (Via Villa – Frazione di Lenzari, Vessalico – IM) è stata costituita nel 2000. Resta nel dialetto locale significa “treccia” ed indica la modalità in cui l’aglio dell’Alta Valle Arroscia viene tradizionalmente confezionato (fig. 2.8). La Cooperativa, nata dai soci fondatori in qualità di coltivatori d’aglio, si impegna oggi, così come al momento della sua costituzione, a conservare e valorizzare quello che generazioni di contadini della zona erano riusciti a tramandare. La Cooperativa, dotata di un proprio Statuto, di un regolamento interno e di un disciplinare di produzione per l’aglio, ha come obiettivi la promozione di azioni finalizzate alla valorizzazione delle produzioni agricole tradizionali della Valle Arroscia (quali l’aglio, l’olio, il vino, il latte ed i suoi derivati), la commercializzazione dei prodotti dei soci e la gestione dei punti vendita, la gestione delle aziende agricole con lo scopo di contribuire all’aumento ed alla qualificazione della produzione dei soci. È volontà dei soci, espressa nello Statuto, di promuovere e valorizzare i prodotti della Valle Arroscia ed in particolare modo l’aglio. Al riguardo, infatti, nello Statuto è raccomandato che, per tutte le coltivazioni che s’intendono effettuare, ma in particolare per l’aglio, dovranno essere usati metodi di coltivazione attenti al rispetto dell’ambiente. L’adozione di un disciplinare di produzione è stata sentita come necessità di normare ed uniformare la tecnica di coltivazione, la modalità di lavorazione e confezionamento, nonché la commercializzazione dell’aglio prodotto dalla Cooperativa. Sempre nel 2000, l’aglio di Vessalico, è stato censito dalla Regione Liguria ed inserito nell’elenco nazionale dei prodotti agroalimentari tradizionali (D.M. 18/07/2000) con la denominazione “Aglio bianco di Vessalico”, e La coltivazione dell’aglio nell’Alta Valle Arroscia riconfermato nell'elenco con Decreto 8 maggio 2001. Nel mese di luglio 2008, grazie all'interessamento dell'Assessore all'Agricoltura della Regione Liguria Giancarlo Cassini e della Comunità Montana Valle Arroscia, si è costituito il “Comitato promotore Aglio di Vessalico D.O.P.”, al momento è in corso la richiesta di riconoscimento del marchio D.O.P da parte dell’Unione Europea. Nel 2000 l’aglio di Vessalico prodotto dalla Cooperativa “A Resta” è diventato Presidio Slow Food e dal 2003 è certificato come prodotto biologico. 2.3. Importanza territoriale ed economica Un tempo l’aglio di Vessalico veniva venduto e comprato soltanto in occasione della “Fiera dell’Aglio” del 2 luglio (fig. 2.9). Tutta la produzione, e la successiva vendita, era perciò organizzata in maniera che potesse esaurirsi in un solo giorno, al punto che il prezzo di una resta poteva variare nell’arco di una stessa giornata, con bruschi cali e pochi margini di guadagno per i produttori alla sera. A risollevare la drammatica situazione, che aveva messo a duro rischio il perseverare nel tempo di una produzione storica, è intervenuta la Cooperativa “A Resta”, che con la propria costituzione e gli aiuti apportati da Slow Food, il Comune di Vessalico e la Comunità Montana Alta Valle Arroscia, ha fatto sì che l’aglio ed il territorio di provenienza fossero conosciuti ed apprezzati a livello sia nazionale che internazionaFig. 2.9 - Bancarelle alla Fiera dell’aglio di Vessalico nel 2006. 27 La meccanizzazione della coltivazione dell’aglio di Vessalico nell’Alta Valle Arroscia 28 le, viste e considerate le richieste di prodotto giunte da vari paesi europei abituali consumatori di aglio e grazie anche ai servizi televisivi mandati in onda dalle emittenti CNN (americana) e BBC (inglese). Nel 2004, una delegazione di giornalisti cinesi, esperti in materia di enogastronomia, nel corso di un soggiorno di lavoro in Italia, ha richiesto ed effettuato una visita guidata di due giorni nel territorio di produzione dell’aglio di Vessalico. Da questa curiosa esperienza è nata una pubblicazione in lingua cinese sull’aglio di Vessalico di cui alcune copie sono state inviate alla Comunità Montana Alta Valle Arroscia che aveva gestito l’iniziativa. Nel 2007 l’aglio di Vessalico è stato decantato anche in Inghilterra per i “benefici” effetti sulle prestazioni “erotiche” che alcuni scienziati inglesi hanno definito migliori di quelle garantite dal Viagra. La conoscenza del prodotto ha determinato l’incremento e la costanza della domanda con conseguente aumento della produzione. Oggi l’aglio non viene più venduto soltanto il giorno della fiera, ma durante tutto l’anno ed il prezzo delle reste si mantiene a livelli fissi. La riscoperta o “scoperta” dell’aglio di Vessalico ha avuto importanti ricadute anche a livello territoriale. Molti terreni abbandonati, infatti, sono stati recuperati al fine di coltivarne il prodotto. La Cooperativa ha inoltre come oggetto del proprio Statuto la realizzazione e la gestione di acquedotti irrigui, strade interpoderali e vicinali. Per rendere accessibile l’acquisto del prodotto al maggior numero di consumatori possibile, anche a chi consuma poco aglio, la Cooperativa ha deciso di ridurre le tradizionali 25 teste che componevano la resta a 13 (fig. 2.10). La produzione di aglio della Cooperativa “A Resta” con il passare degli anni è andata via via aumentando e se nel 2000 le reste prodotte annualmente erano 2300, nel 2012 la produzione è aumentata fino a raggiungere circa 14000 unità. L’incremento della produzione è sicuramente una conseguenza dell’aumento del numero dei soci della Cooperativa (6 nel 2000 e 9 nel 2012) che hanno apportato nuovi appezzamenti di terreno coltivati ad aglio (7 ettari nel 2000 e 12 nel 2012). Oltre alla produzione della Cooperativa “A Resta” nella Valle Arroscia è presente anche quella proveniente da 30 diversi produttori che coltivano l’aglio su una superficie totale di circa 5 ha e che, spinti dall’interesse economico provocato dall’aumento delle richieste del prodotto, hanno intensificato le semine. La superficie totale coltivata ad aglio nell’Alta Valle Arroscia sembrerebbe irrisoria se paragonata a quella nazionale, ma riveste invece un ruolo molto importante per l’economia agricola montana della zona. Il fatto stesso che molti produttori siano anche “giovani agricoltori” determina una sicurezza La coltivazione dell’aglio nell’Alta Valle Arroscia per il mantenimento del prodotto sul territorio. Un’ulteriore prerogativa della Cooperativa “A Resta” è stata quella di trarre benefici economici da tutto il prodotto raccolto, se un tempo infatti le teste di aglio di calibro inferiore ai 20 mm o prive di foglie venivano utilizzate per uso personale dal produttore o date in pasto al bestiame, oggi queste sono indispensabili per il confezionamento e la successiva vendita delle “arbanelle”, bulbilli di aglio in agro-dolce, oppure per la produzione e la vendita della crema di aglio. “A Resta” promuove forme di assistenza tecnica e di coordinamento dell’attività produttiva dei soci al fine di consentire il miglioramento delle condizioni economiche ed incrementare il progresso tecnico, economico e sociale del territorio. Organizza, peraltro, corsi di formazione e di aggiornamento, affida e coordina gli incarichi assegnati agli istituti di ricerca o ad esperti per potenziare e migliorare la produzione, con particolare riguardo alle tecnologie impiegabili in agricoltura biologica. Fig. 2.10 - Reste di aglio di Vessalico confezionate intrecciando 13 piante intere. 2.4. Tradizione La coltivazione dell’aglio negli orti familiari dell’Alta Valle Arroscia è di antica tradizione poiché tale erba aromatica è sempre stata essenziale per la preparazione dei piatti tipici. La sopravvivenza nel tempo dell’aglio di Vessalico (e anche la sua selezione “massale”) è strettamente legata alla volontà degli agricoltori della zona che si sono tramandati per almeno quattrocento anni i bulbilli migliori e la tecnica di coltivazione e confezionamento in reste. Ogni anno il 2 luglio (tranne gli anni in cui cade di domenica nei quali viene spostata al sabato) sul prato dei Canavai, a Vessalico, si svolge la settecentesca Fiera dell’Aglio, una delle più antiche e originali dell’intero territorio nazionale. La superficie espositiva è di ben 13000 m2, l’ingresso è gratuito e dalle 7:00 di mattina fino alle 20:00 di sera è possibile acquistare il famigerato prodotto. La fiera, che nel 2012 ha visto svolgersi la sua 252a edizione, ha sempre riscosso un grande successo di visitatori, anche stranieri, grazie forse alla sua semplicità fatta di prodotti naturali coltivati nei campi della vallata, la lunga fila di bancarelle e un “pizzico di magia” dovuto alla presenza dell’aglio, rimedio sicuro, secondo la tradizione, per allontanare streghe e malocchio. La Fiera dall’anno 2000 è organizzata dalla Cooperativa “La Resta” e nel corso della giornata, oltre all’esposizione e la vendita delle reste, sono previsti assaggi di “aié”, una crema a base di aglio che si accompagna a fette di pane o, ancora meglio, alle patate bollite (fig. 2.11). 29 La meccanizzazione della coltivazione dell’aglio di Vessalico nell’Alta Valle Arroscia Fig. 2.11 - Aié, crema a base di aglio molto gustosa, originaria dei luoghi in cui viene coltivato l'aglio di Vessalico. Fig 2.12 - Confezionamento di una resta di aglio di Vessalico. 30 La tecnica e la manualità con cui l’aglio viene intrecciato per formare le caratteristiche reste (“resta” significa “treccia” nel dialetto locale) è radicata nella tradizione della cultura locale. Mani abilissime lo intrecciano con un ricamo particolare e caratteristico: un lavoro di tessitura che, partendo da una base di uno, due o tre bulbi, disegna un lungo reticolo arabescato, sul quale le teste si affiancano a coppie e che viene sigillato al termine con una treccia (fig. 2.12). Venticinque piante intere di aglio (oggi tredici) venivano tradizionalmente confezionate in reste per facilitarne il trasporto e per aumentarne la conservabilità. Alcune Ricette Tradizionali Zuppa d’aglio Preparazione: in un tegame, possibilmente di coccio, soffriggere nell’olio l’aglio precedentemente pestato nel mortaio, aggiungere le fette di pane e la foglia di alloro. Coprire con acqua, salare, pepare e lasciare cuocere a fuoco lento, fino a quando la zuppa diventerà una crema omogenea. A parte sbattere le uova con un pizzico di sale e versarle nella zuppa, continuando la cottura fino a quando risulteranno rapprese. Servire con olio crudo ed un contorno di ravanelli: un aiuto per rendere più digeribile l’aglio. Ingredienti: 200g di pane raffermo, 4 spicchi d’aglio fresco, 4 uova, olio extre vergine d’oliva, una foglia di alloro, sale e pepe nero. Tourin all’aglio È la zuppa del povero. Le contadine di un tempo lo preparavano al ritorno dal lavoro nei campi nei giorni in cui non avevano avuto il tempo di far bollire lentamente la tradizionale zuppa. Ingredienti: 10 spicchi d’aglio fresco, 2 uova, aceto bianco, sale e pepe nero. Fare dorare in un tegame una decina di grossi spicchi d’aglio tritati non troppo finemente avendo cura di non lasciarli annerire. Versare dentro al tegame un litro d’acqua o di brodo. Portare ad ebollizione per qualche minuto e spegnere il fuoco. Aggiungere l’albume sbattuto di due uova e due tuorli diluiti con due cucchiai d’aceto. Mescolare il tutto, salare e pepare. Servire con crostini. Aié È una crema a base di aglio molto gustosa, originaria dei luoghi in cui viene coltivato l'aglio di Vessalico. Preparazione: pestare l’aglio nel mortaio fino ad ottenere un composto omogeneo, incorporare il tuorlo d’uovo, il sale e l’olio a filo fino a raggiungere una densità cremosa. Servire con patate lesse o altre verdure cotte, accompagnate da crostoni di pane integrale. Alla pagina web “http://www.youtube.com/watch?v=wu-25CE6_a8&feature=player_ embedded” è disponibile la video ricetta dell’Aié così come spiegata da uno dei soci della Cooperativa “A Resta”. Ingredienti: 1 torlo d’uovo, 2 spicchi d’aglio fresco, olio extra vergine di oliva, sale. 31 La meccanizzazione della coltivazione dell’aglio di Vessalico nell’Alta Valle Arroscia Bagna cauda Ingredienti: 10 spicchi d’aglio, 100 g di acciughe sotto sale, 50 g di burro, olio extra vergine di oliva. Sbucciare dieci spicchi d’aglio e tagliarli a fettine sottili. Pulire 100 g di acciughe sotto sale (eliminare anche le pinne e le codine residue). Preparare una casseruola con l’aglio, le acciughe e due cucchiai di olio e cuocere per trenta minuti a fuoco molto basso: l’olio dovrà bollire appena. Di tanto in tanto mescolare il tutto schiacciando i filetti d’acciuga. A fine cottura aggiungere 50 g di burro e appena il burro si sarà sciolto la bagna cauda sarà pronta per essere portata in tavola. Porre la casseruola su un fornellino a fiamma debole che terrà in caldo la salsa. Oltre al pane si possono intingere nella salsa pezzi di verdura fresca (peperoni, sedano, fettine di cavolo ecc…) e patate bollite. Filetto di maiale all’aglio Ingredienti: 5 spicchi di aglio, 600-700 g di filetto di maiale, olio, succo di limone, burro, prezzemolo. 32 Riunire in un piatto fondo 4 cucchiai di olio ed il succo di mezzo limone, 5 grossi spicchi d’aglio tagliati a fette sottili, mescolare. Bagnare con questa marinata 600-700 g di filetto di maiale tagliato in fette sottili e sovrapporle in un piatto fondo avendo la cura di mettere tra l’una e l’altra le fette d’aglio. Coprire con un altro piatto fondo e lasciare riposare per almeno tre ore, voltandole di tanto in tanto. Scaldare bene una padella, far cuocere a fiamma vivace le fette di filetto fino a quando non saranno dorate da entrambe le parti. Salare la carne e servirla condendola con riccioli di burro e un po’ di prezzemolo tritato. Capitolo 3 La valorizzazione dell’aglio di Vessalico 3.1. Storia del presidio slow food Particolare aiuto alla valorizzazione dell’aglio di Vessalico è stato dato da Slow Food che, sensibile a questa piccola produzione, a partire dall’anno 1999, attraverso la sua Condotta di Imperia, ha riconosciuto quest’aglio, denominato appunto “Aglio di Vessalico”, come “prodotto da presidiare”. Il “Presidio Slow Food Aglio di Vessalico” è nato nell’anno 2000 (primo Presidio Slow Food ligure), anno della prima partecipazione al Salone del Gusto di Torino. Il termine Presidio Slow Food è applicato ai prodotti rari ed eccellenti a rischio di estinzione; ai gruppi di contadini, allevatori, pescatori, che li producono; ai disciplinari e regole di produzione che li contraddistinguono. I Presidi rappresentano la tutela delle “piccole cose” e la salvaguardia della biodiversità. L’Associazione Slow Food ha riconosciuto Presidio soltanto l’aglio della Cooperativa “A Resta”, che in quell’anno era composta da sette piccoli produttori, ma che già seguiva un rigoroso disciplinare di produzione autocontrollato. Per ottenere il contrassegno “Presidio Slow Food” è inoltre necessario che i produttori del Presidio abbiano sottoscritto un disciplinare di produzione del Presidio e siano riuniti in un’associazione, in una cooperativa o in un consorzio che deve recepire le linee ideali generali del progetto e approvare il regolamento del Presidio. Il riconoscimento ha permesso di dare inizio ad un processo di valorizzazione dell’aglio di Vessalico che ne costituisce oggi una importante risorsa per i piccoli paesi alti e sperduti della Valle Arroscia. Il Presidio in sinergia con la Cooperativa si occupa oggi di far conoscere l’aglio di Vessalico, e le sue particolarità, al di fuori di quel ristretto territorio dove è nato e dove è conosciuto, ricercato e rispettato. 33 La meccanizzazione della coltivazione dell’aglio di Vessalico nell’Alta Valle Arroscia 3.2. La coltivazione biologica Nel biennio 2001-2002, la Comunità Montana Alta Valle Arroscia, con il cofinanziamento della Regione Liguria con fondi Comunitari (Reg. CEE 1257/1999) ha attuato un progetto dimostrativo finalizzato all’introduzione dei metodi di coltivazione biologica nelle aree di produzione dell’aglio di Vessalico (progetto ideato da AIAB Liguria). Dopo attenta analisi del processo produttivo, nel luglio 2003, l’Ente Certificatore BioAgriCert srl ha rilasciato alla Cooperativa “A Resta” la certificazione per la vendita dell’aglio come prodotto da agricoltura biologica con Certificato di conformità 00539/2003. La scelta di passare al biologico (Reg. CE n. 835/2007) è stata perseguita per valorizzare ulteriormente il prodotto e perché si aprissero le porte verso mercati di vendita più ampi e remunerativi rispetto al passato. Il passaggio all’agricoltura biologica ha permesso inoltre di preservare la qualità dei suoli coltivati della zona, forniti già di per se di una elevata dotazione di sostanza organica (circa il 4%). 3.3. La vendita in trecce Le teste di aglio non sono recise dalla pianta, né mondate del ciuffo, ma confezionate in lunghe trecce (reste) (fig. 3.1). Con quest’accorgimento viene assicurata la gradualità della disidratazione della pianta, dando la possiFig 3.1 - Fase di confezionamento in reste dell’aglio di Vessalico. 34 La valorizzazione dell’aglio di Vessalico bilità al bulbo di arricchirsi ancora (durante il periodo che ne precede l’uso) delle sostanze contenute nello stelo. Le teste essiccate e selezionate in base alla dimensione sono intrecciate a coppie di due insieme allo stelo, con rafia o altro materiale idoneo, formando un lungo reticolo arabescato (fig. 3.2). Questa operazione può essere svolta soltanto alla sera o di mattina, quando le teste d’aglio sono più umide e le foglie non rischiano di spezzarsi. Le piante non recise permettono che l’aglio si mantenga sano e profumato fino ad otto, dieci mesi dalla raccolta. Ogni resta, che originariamente conteneva venticinque teste di aglio, oggi ne contiene tredici (fig. 3.3). Ogni resta prodotta nell’Alta Valle Arroscia e venduta durante la fiera del 2 luglio porta un’etichetta di riconoscimento rilasciata dal Comune di Vessalico, a tutela della provenienza del prodotto, e lo slogan “Prodotto di un territorio tra le Alpi e il mare”. Ogni anno vengono distribuiti ai produttori tante etichette da applicare quante sono state le reste prodotte. L’aglio prodotto dalla Cooperativa “A Resta”, oltre allo slogan “Prodotto di un territorio tra le Alpi e il mare” porta il marchio dell’Agricoltura Biologica, quello del “Presidio Slow Food®” ed il logo della Cooperativa “A Resta”. Il logo della Cooperativa in uso è rappresentato da un cerchio all’interno del quale campeggia una foto panoramica della Valle Arroscia. In primo piano è rappresentata una parte della tipica treccia con quattro teste d’aglio con gambo intrecciato. Alle teste d’aglio si sovrappongono rispettivamente due spighe di lavanda sulla prima, due foglie di trifoglio sulla seconda, un fiore di trifoglio sulla terza e due foglie di trifoglio sulla quarta. In basso Fig 3.2 - Resta di aglio di Vessalico della Cooperativa “A Resta” etichettata e pronta per essere commercializzata. Fig. 3.3 - Reste di aglio di Vessalico nel luogo di conservazione, pronte per essere commercializzate. 35 La meccanizzazione della coltivazione dell’aglio di Vessalico nell’Alta Valle Arroscia Fig. 3.4 - Logo che la Cooperativa “A Resta” ha adottato per contraddistinguere il proprio prodotto. 36 rispetto al cerchio è riportata la scritta: Aglio di Vessalico - Cooperativa “A resta” (fig. 3.4). Le indicazioni esterne alla resta possono contenere l’eventuale denominazione del singolo produttore. La varietà “aglio bianco” e la categoria per le trecce alla rinfusa compare sul documento di trasporto. Il prezzo di una resta varia a seconda del calibro delle teste che la compongono. Le classi di calibro sono sei, la 20/30 mm, la 30/40 mm (che rappresentano la III Categoria), la 40/50 mm, la 50/60 mm (che rappresentano la II Categoria), la 60/70 mm e la 70/80 mm (che rappresentano la I Categoria). Ovviamente la classe 20/30 mm è più economica (6 euro) e la 70/80 mm la più costosa (21 euro). Il prezzo medio di una resta negli ultimi dodici anni è andato aumentando passando da un valore di 8 euro nel 2000 a 13,50 euro del 2012. Le reste sono disponibili sul mercato da luglio fino ad esaurimento del prodotto. L’acquisto dell’aglio di Vessalico e degli altri prodotti provenienti dalle aziende associate alla Cooperativa “A Resta” è possibile tramite la vendita diretta in azienda o in botteghe, agriturismi, piccoli punti vendita legati al territorio oppure durante le varie manifestazioni liguri in cui il prodotto è presente (Fiera dell’Aglio, Vessalico (IM), Mercati della Terra, Cairo Montenotte (SV), La Repubblica del gusto, Noli (SV), Fiera di S. MaTè, Laigueglia (SV), Fiori Frutta e Qualità, Celle Ligure (SV), - Salto dell’Acciuga, Laiguglia (SV)) e anche attraverso il negozio on-line accessibile dal sito www.vessaglio.it. Capitolo 4 La coltivazione e commercializzazione dell’aglio come potenziale “motore” dello sviluppo economico e della tutela ambientale dell’Alta Valle Arroscia Che l’aglio di Vessalico sia considerato coltura da reddito lo dimostra il fatto che i produttori della zona lo definiscano “oro bianco di Vessalico”; il suo prezzo è infatti pari a circa 24 euro kg-1. L’obiettivo di raggiungere una produzione più elevata rispetto a quella attuale attraverso la messa a coltura di nuovi terreni può essere raggiunto grazie all’introduzione della meccanizzazione di tutto il ciclo produttivo poiché questa permette di ridurre notevolmente i tempi necessari per le operazioni colturali; ore di lavoro risparmiate che possono essere bene impiegate per coltivare nuove superfici, recuperando soprattutto quelle abbandonate, e contribuire in maniera positiva anche al mantenimento del territorio. La conformazione dello stesso non consente produzioni estese, di massa, per cui la logica impone di puntare su un prodotto di nicchia come l’aglio, prodotto tipico e unico al mondo ed apprezzato dai suoi consumatori per il forte aroma, il sapore piccante, l’alta digeribilità e la lunga conservazione. L’aggregazione dell’offerta mediante la diminuzione dei costi di produzione dell’aglio e di un’attenta razionalizzazione della tecnica di coltivazione dell’aglio attraverso la meccanizzazione può certamente contribuire allo sviluppo economico dell’Alta Valle Arroscia. Oltre al reddito derivato dalla vendita del prodotto in sé (reste) e dei prodotti derivati (bulbilli in agro-dolce e creme a base di aglio) ci sono un’altra serie di aspetti collaterali che caratterizzano l’aglio di Vessalico come un potenziale “motore” della piccola economia locale dell’Alta Valle Arroscia. La sua unicità lo rende un elemento chiave per risvegliare l’interesse turistico e culturale per la Valle. Le località isolate e turisticamente poco valorizzate della Valle offrono interessanti aspetti naturalistici e culturali che possono essere scoperti dai visitatori che si avvicinano al territorio per conoscere i luoghi in cui l’aglio viene prodotto e che possono fare da trampolino allo sviluppo di esercizi relativi al settore terziario. Dalle caratteristiche “fasce” e dai preziosi vigneti (fig. 4.1), si possono raggiungere gli ombrosi boschi di castagni e le fiorite 37 La meccanizzazione della coltivazione del’aglio di Vessalico nell’Alta Valle Arroscia Fig. 4.1 - Caratteristico vigneto nell’Alta Valle Arroscia. 38 praterie alpine circondate da conifere: luoghi adatti per escursioni turistiche, sia a piedi che a cavallo, di grande interesse ambientale sulle tracce degli antichi pastori (fig. 4.2). L’aspetto naturalistico del territorio, proprio per la sua connotazione orografica, permette inoltre lo svolgimento di innumerevoli attività sportive: dal trekking alla mountain bike, dal parapendio allo sci, fino al kajak e al rafting. La valle dell'Arroscia poi, per il verde lussureggiante dei suoi castagneti, per l'amena varietà delle sue campagne, per gli smorti colori tonali della pietra dei suoi monumenti, che si intonano bene all'argento lucido e glabro dei suoi olivi, costituisce una meta agognata dagli amanti della natura, della quiete, dell'arte e delle antichità (fig. 4.3). Il sito offre un fascino profondo di romantica nostalgia che emana da una natura rimasta intatta e da una presenza umana rispettosa dell'ambiente. In questo contesto, l’attività agrituristica, supportata anche dal PSR 2007-2013 della Regione Liguria, e quella della ristorazione trovano ampio spazio per lo svilupparsi di una tradizione gastronomica importante e ricca di piccoli borghi da visitare. Un aspetto particolarmente rappresentativo del territorio è infatti costituito dalla gastronomia locale, caratterizzata dall’impiego di prodotti naturali, tipici dell’alimentazione mediterranea quali l’olio di oliva e il pane di farina integrale cotto nel forno a legna. La Valle Arroscia ha saputo sapientemente preservare molte produzioni agricole tipiche del mediterraneo e delle Alpi, fondamentali per il mantenimento di una tradizione gastronomica caratteristica. La Cooperativa “A Resta” stessa, oltre al tradizionale aglio, coltiva anche altre colture tipiche quali l’olivo, il castagno e il nocciolo. La coltivazione e commercializzazione dell’aglio come potenziale “motore” dello sviluppo economico e della tutela ambientale dell’Alta Valle Arroscia Essere presidio Slow Food per l’aglio di Vessalico è di estrema importanza per lo sviluppo economico della vallata. I visitatori, infatti, sono ben disposti a scoprire la cucina tipica della zona. L’associazione Slow Food si prefigge di promuovere l’educazione del gusto e si batte per la biodiversità agroalimentare, organizzando manifestazioni e pubblicando libri e riviste. Nel 2009 l’Associazione Slow Food ha peraltro siglato un patto con circa 200 ristoranti italiani (“l’Alleanza”) che si sono impegnati a impiegare stabilmente in alcuni piatti almeno tre Presidi, indicando sul menu i nomi del prodotto e del produttore. I cuochi che hanno scelto di utilizzare per la preparazione dei loro piatti almeno tre Presidi Slow Food hanno a disposizione materie prime di grande qualità e al tempo stesso valorizzano le piccole aziende agricole alimentando microeconomie virtuose. Il ristorante Suavis di Savona, uno dei migliori ristoranti liguri secondo la Guida dell’Espresso, propone stabilmente l’aglio di Vessalico. Le attuali politiche mirate alla valorizzazione delle produzioni tipiche e/o di nicchia come l’aglio di Vessalico, legate alla storia ed alle caratteristiche del territorio possono contribuire allo sviluppo economico dell’Alta Valle Arroscia attraverso la promozione del turismo. Compatti ed in posizione strategica, i borghi della valle, tutti accomunati dall’uso persistente della pietra, offrono numerosi e preziosi spunti monumentali ed artistici che spaziano dal romantico, al barocco fino al neoclassicismo in un affascinante incontro di elementi piemontesi, provenzali e liguri. L’uomo ha abitato questo territorio fin dalla Preistoria lasciando in zona numerose tracce della sua antica presenza, prime fra tutte le grotte che servivano da rifugio o da Fig. 4.2 - Scorcio di bosco nel Comune di Rezzo, Alta Valle Arroscia. Fig. 4.3 - Oliveto coltivato sui tipici terrazzamenti che caratterizzano l’Alta Valle Arroscia. 39 La meccanizzazione della coltivazione del’aglio di Vessalico nell’Alta Valle Arroscia 40 sepoltura. Le più note sono lo Sgarbu du Ventu, presso il colle San Bartolomeo, l'Arma du Cuppà nella Valle del Rio Ferraia ad Aquila d'Arroscia e quelle che si aprono nei dintorni di Pornassio, Cosio d'Arroscia ed in Val Tanarello. Nel Medioevo, invece, la Valle Arroscia era proprietà dei Conti di Ventimiglia e dei Marchesi di Clavesana, diventando poi teatro delle lotte fra la Repubblica di Genova e il Ducato di Savoia. Di questi scontri rimangono come testimonianza numerose fortificazioni, fra cui quelle del Colle di Nava, che segnavano l'antico confine tra i territori della Superba e il Ducato sabaudo. Alla fine del Settecento, poi, la Valle Arroscia subì anche il passaggio delle armate napoleoniche, lanciate nella campagna d'Italia. Ricche di fascino sono anche le manifestazioni folcloristiche che si svolgono in tutti i comuni della Valle, ripercorrendo il passato colmo di storia e di tradizioni popolari, in un’atmosfera particolarmente suggestiva. Rendere sempre più conosciuto l’aglio di Vessalico, i suoi derivati e la storica fiera del 2 luglio può portare ad avere un flusso di visitatori interessati non solo all’acquisto del prodotto, ma anche visitare e soggiornare per qualche tempo in un territorio montano che rappresenta uno degli angoli più caratteristici dell’entroterra imperiese, con vantaggio non soltanto dei produttori in sé, ma anche dei ristoratori, albergatori ed altri operatori del settore terziario della Valle Arroscia, ai fini del rilancio turistico ed enogastronomico della zona. L’aglio di Vessalico si colloca pertanto al centro di un modello di sviluppo integrato ed armonico che incrementa il valore di tutte le produzioni agroalimentari locali ed enologiche e il patrimonio agricolo e gastronomico dell’Alta Valle Arroscia che può essere ulteriormente valorizzata attraverso la realizzazione di itinerari turistici e percorsi a valenza agricola, gastronomica, ambientale e culturale. La Valle costituisce infatti un ambiente ideale per gli amanti degli sport all’aria aperta, dal trekking alla mountain bike al torrentismo, ma anche per quanti sono interessati a scoprire le affascinanti bellezze di borghi ricchi di storia e tradizioni. È necessario pertanto lavorare su due fronti: richiamare cioè l’attenzione su una realtà che può diventare un forte volano per il turismo “di nicchia” ed al contempo dare gli strumenti agli imprenditori agricoli per sviluppare tecniche di coltivazione per aumentare la produzione e le superfici coltivate, sempre nel rispetto dell’ambiente, ma con maggiore visibilità sul mercato. Il Programma di Sviluppo Rurale della Regione Liguria (2007-2013) ha in tal senso contribuito notevolmente alla tutela delle aree rurali e della qualità della vita da loro garantita con finanziamenti a sostegno dell’immagine, dei percorsi di valorizzazione dell’entroterra e dei prodotti tipici, nonché per l’insediamento dei giovani agricoltori nella zona, azione di fondamen- La coltivazione e commercializzazione dell’aglio come potenziale “motore” dello sviluppo economico e della tutela ambientale dell’Alta Valle Arroscia tale importanza al fine del recupero dei terreni abbandonati ed al conseguente preservamento del territorio. L’area dell’Alta Valle Arroscia ricade peraltro nella zona classificata “D” dal PSR, ovvero è un’area rurale con problemi complessivi di sviluppo e ha pertanto diritto ad usufruire degli aiuti economici dell’Asse III e dell’Asse Leader, dedicati esclusivamente alle zone D e C (aree rurali intermedie). L’Asse III finanzia misure specifiche volte alla diversificazione con attività non agricole, alla creazione e sviluppo di imprese, all’incentivazione di attività turistiche, allo sviluppo di servizi di base per l’economia e per la popolazione rurale, al rinnovamento e sviluppo dei villaggi, alla conservazione e miglioramento del patrimonio rurale ed alla formazione ed informazione. L’Asse Leader finanzia strategie di sviluppo locale (competitività, ambiente/terreno, qualità della vita), l’attuazione di progetti di cooperazione e la gestione di gruppi d’azione locale, di acquisizione competenze e animazione. La Cooperativa “A Resta”, infine, avendo scelto di adottare metodi di produzione biologica garantisce la tutela dell’ambiente e della biodiversità, riduce il rischio di erosione dei suoli, si occupa della manutenzione dei sentieri e della creazione di nuove strade di accesso ai terreni coltivati. 41 SECONDA PARTE La meccanizzazione come strumento utile e virtuoso Capitolo 5 La tecnica tradizionale di coltivazione dell’aglio di Vessalico: principali punti di debolezza 5.1. L’impianto della coltura L’aglio di Vessalico è coltivato in rotazione con altre colture quali pomodoro, melanzana o Cucurbitaceae, che lo precedono, e carota ed insalata che lo seguono. Spesso è associato in coltivazione con vite e olivo. Il terreno viene preparato durante il periodo estivo arando ad una profondità di circa 40 cm e vengono apportati circa 70000 kg ha-1 di letame maturo biologico certificato, ammendante fondamentale in agricoltura biologica perché consente di preservare o addirittura aumentare la percentuale di sostanza organica nel suolo. La distribuzione del letame permette di avere nel terreno una riserva di macroelementi (N-P-K) che una volta mineralizzati potranno essere assimilati come nutrimento dalle piante. La mineralizzazione è un processo molto lento perciò la letamazione è effettuata almeno tre mesi prima della semina dei bulbilli. In seguito il terreno viene affinato utilizzando una zappatrice rotativa. Tradizionalmente il giorno prima della semina i bulbilli venivano conciati per prevenire lo sviluppo di funghi patogeni (ad es. Penicillium spp.), ovvero immersi per 12 ore in una soluzione di solfato di rame alla dose di 1kg/100 L di acqua. Attualmente questa pratica non viene più eseguita per due motivi fondamentali. Il primo riguarda la limitazione della distribuzione di solfato di rame a 6 kg ha-1 all’anno (Reg CE n. 889/2008) perché questo elemento si accumula nel terreno con conseguenti effetti negativi sui microrganismi utili al mantenimento della fertilità del suolo. Il secondo motivo riguarda la scarsa efficacia del trattamento soprattutto contro i parassiti tellurici che attaccano i bulbilli in una fase successiva al loro interramento. Il terreno è manualmente preparato a prode, alte circa 15 cm, per evitare ristagni idrici; l’aglio è infatti una coltura sensibile ad eccessi di umidità. La semina è effettuata manualmente a gennaio; i bulbilli (scelti tra i migliori di quelli prodotti nell’annata precedente) vengono deposti sulle prode in 43 La meccanizzazione della coltivazione dell’aglio di Vessalico nell’Alta Valle Arroscia Fig. 5.1 - Sesto di impianto dell’aglio tradizionalmente adottato dagli imprenditori agricoli dell’Alta Valle Arroscia. Fig. 5.2 - Pianta patate monofila adattata per l’impianto dell’aglio di Vessalico. 44 solchi profondi circa 5-6 cm. La distanza di semina della coltura è di 10 cm sulla fila e 30 cm tra le file, per un investimento di circa 30000 bulbilli ha-1 (fig. 5.1). L’elevata onerosità dell’impianto manuale in termini, sia di impiego di manodopera, sia di costi, ha portato nel recente passato i soci della Cooperativa “A Resta” alla ricerca di soluzioni alternative in grado di ridurre i tempi di intervento e nel contempo di consentire una gestione più “semplice” e meccanizzata delle successive operazioni di controllo delle infestanti nell’interfila. Con questa finalità per la semina dell’aglio è stata messa a punto un’attrezzatura derivata da una pianta patate operante su una fila singola (fig. 5.2), le cui prestazioni non sono però apparse soddisfacenti a causa della troppa elevata profondità e della scarsa regolarità di deposizione del bulbillo. L’utilizzo di questa operatrice risultava inoltre connesso con un aumento dell’interfila (pari a circa 50 cm), che consentiva poi interventi di sarchiatura per mezzo di una zappatrice rotativa azionata da una motrice monoasse (Fig. 5.3).Nel complesso, i risultati ottenuti impiegando questa “strategia” sono apparsi insoddisfacenti e tali da compromettere in parte la qualità del prodotto finale, tanto da spingere gli stessi soci della Cooperativa a utilizzare nuovamente l’impianto manuale in attesa di definire e adottare soluzioni più efficienti (vedi paragrafo 6.2). Normalmente in primavera sono effettuate una concimazione azotata ed una a base di zolfo (che favorisce l’assorbimento dell’azoto) per via fogliare, con prodotti ammessi in agricoltura biologica. Per quanto riguarda l’irrigazione, l’aglio non è caratterizzato da un fabbisogno idrico elevato e, al contrario, è molto sensibile a livelli di umidità eccessivi. Pertanto l’irrigazione viene effettuata soltanto durante annate particolarmente siccitose ed in assenza di piogge primaverili mediante impianto a goccia o per percolamento. La tecnica tradizionale di coltivazione dell’aglio di Vessalico: principali punti di debolezza Fig. 5.3 - Motocoltivatore utilizzato dai soci della Cooperativa “A Resta” per il controllo meccanico delle infestanti tra le file della coltura. Fig. 5.4 - Zappa a ruota utilizzata dagli agricoltori dell’Alta Valle Arroscia per il controllo delle infestanti tra le file della coltura. 5.2. Il controllo della flora spontanea La presenza delle infestanti durante il ciclo colturale dell’aglio rappresenta uno dei problemi maggiori per la coltivazione di questo prodotto. Le erbe spontanee sono più rapide nella crescita rispetto alla coltura e determinano non pochi danni, sia a causa dell’ombreggiamento sia della competizione per acqua e nutrienti. Per il controllo delle infestanti viene preventivamente effettuata la falsa semina irrigando il terreno e devitalizzando successivamente le infestanti emerse con una zappatrice rotativa e azionata da un motocoltivatore. Generalmente sono realizzati due passaggi a distanza di circa dieci giorni l’uno dall’altro, prima della semina della coltura. Come è noto l’utilizzo di un’attrezzatura azionata per la realizzazione della falsa semina risulta decisamente inadeguata in quanto, pur controllando la flora reale, aumenta l’aggressività di quella potenziale e facilita la diffusione dei propaguli delle specie stolonifere e rizomatose. Le infestanti presenti in post-emergenza della coltura sono tradizionalmente controllate effettuando un minimo di due scerbature manuali in primavera, operazioni molto onerose in termini economici e che richiedono tempi di lavoro molto elevati. Alcuni agricoltori utilizzano una zappa a ruota per il controllo di post-emergenza delle piante spontanee tra le file della coltura. La zappa a ruota è costituita da stegole per la guida manuale saldate a un piccolo telaio collegato ad una ruota (fig 5.4). Il telaio è equipaggiato all’estremità inferiore con un utensile a lama che lavora qualche centimetro sotto il livello del terreno e permette di eliminare le plantule delle infestanti durante l’avanzamento della ruota (fig 5.5). Questa attrezzatura permette di ridurre i tempi per il controllo delle infestanti nell’interfila rispetto alla scerbatura manuale (330 h ha-1 anziché 1660 h ha-1), ma non risolve il problema delle avventizie che crescono sulla fila della coltura, tra una pianta di aglio e l’altra, e che devono in ogni caso essere tolte a mano. Fig. 5.5 - Dettaglio della lama della zappa a ruota, organo lavorante che permette di controllare le infestanti tra le file dell’aglio. 45 La meccanizzazione della coltivazione dell’aglio di Vessalico nell’Alta Valle Arroscia Fig 5.6 - Piccolo appezzamento di terreno coltivato ad aglio utilizzando la pacciamatura in Mater-Bi, un telo biodegradabile a base di amido di mais. In alcuni casi è utilizzata la tecnica della pacciamatura, realizzata con teli biodegradabili (Mater-Bi) o removibili, ma questo sistema garantisce un adeguato controllo soltanto se riesce a perdurare in campo per almeno i primi tre quarti del ciclo colturale dell’aglio (fig. 5.6). I teli biodegradabili più efficienti per il controllo delle infestanti su aglio sono quelli di colore nero e spessore di 15 μm. Per le coltivazioni di alta quota sono invece più adatti i teli non colorati (semitrasparenti) che, oltre al contenimento delle avventizie, producono un “effetto serra” sul terreno e sui bulbilli, accelerandone la fase di germogliazione, anticipandone la produzione e proteggendone i bulbi da eventuali ritorni di freddo. D’altro canto, l’utilizzo della pacciamatura risulta decisamente oneroso e spesso interferisce negativamente con il corretto sviluppo della coltura, favorendo a volte anche l’insorgenza di malattie fungine. 5.3. Difesa fitopatologica e sanità del materiale di propagazione 46 Spesso sui bulbilli non germinati e sulle piante malate è stata rilevata la presenza di funghi, batteri, virus o nematodi. Questi agenti patogeni determinano cali di resa anche consistenti (dal 30% al 70% rispetto all’investimento iniziale). Tale problema è accentuato dalla pratica tradizionale per cui i bulbilli da seminare sono selezionati dalla coltura dell’anno precedente; bulbilli che possono così tramandare una patologia, se presente, alla nuova coltura. I patogeni tellurici che attaccano le radici della pianta sono difficili da eliminare e spesso determinano l’insorgere di malattie che provocano forti perdite di resa, come il molto diffuso “calzone bianco” provocato dallo Sclerotium bulborum. L’apparato fogliare dell’aglio è sensibile a diversi agenti fungini come Phytophtora porri e Puccinia porri, che lo attaccano a temperature medie di 12°C-18°C e alta umidità relativa dell’aria. Per prevenire le malattie dell’apparato fogliare generalmente vengono effettuati uno o due trattamenti con poltiglia bordolese o idrossido di rame (meno persistente della poltiglia bordolese, ma ad azione più rapida). La rotazione colturale è un mezzo di lotta preventivo nei confronti dei patogeni e l’aglio di Vessalico non è coltivato sullo stesso appezzamento almeno per due anni consecutivi. Le piante che risultano malate, vengono bruciate per non determinare un ulteriore diffondersi delle patologie. Per combattere i parassiti tellurici presenti nei bulbilli, come Penicillium spp., Phytium spp. e Rhizoctonia solani, viene utilizzata la termoterapia, un La tecnica tradizionale di coltivazione dell’aglio di Vessalico: principali punti di debolezza metodo di lotta fisico che prevede l’utilizzo di acqua calda. Il tempo di trattamento dei bulbilli può essere di venti o trenta minuti ed è strettamente legato alle temperature impiegate, che variano dai 40°C ai 55°C. La scelta di una temperatura idonea è di estrema importanza perché se questa è troppo alta, infatti, compromette irrimediabilmente la vitalità dell’aglio. Viceversa se la temperatura è troppo bassa non viene ottenuto l’effetto desiderato. Al termine del trattamento i bulbilli vengono fatti asciugare e in seguito sono seminati. La disinfestazione dei terreni da funghi e parassiti viene realizzata utilizzando la tecnica della solarizzazione e la tecnica della biofumigazione, ovvero il sovescio di piante appartenenti alla famiglia delle Brassicaceae, che hanno proprietà biocida contro i patogeni. Ulteriori aspetti sulla fitopatologia e sulla selezione del materiale di propagazione dell’aglio di Vessalico sono riportati nel paragrafo 6.5 di questo volume. 5.4. Raccolta del prodotto Fig. 5.7 - Piante di aglio di Vessalico così come si presentano al momento della raccolta, la parte aerea non deve essere separata dal bulbo per consentire il successivo confezionamento in reste. La raccolta è effettuata manualmente al momento in cui la parte aerea della pianta inizia a essiccare, periodo che coincide con la fine di giugno. Le piante intere (fig. 5.7) sono sradicate utilizzando zappe o forche e lasciate asciugare ai bordi degli appezzamenti di terreno per essere poi ripulite e trasportate in luogo areato e al riparo dalla luce diretta del sole, per terminare l’essiccazione. Le perdite di prodotto dovute al mancato sterramento e al danneggiamento provocato dagli utensili risultano comunque rilevanti, variando tra il 10% ed il 20%. Inoltre la raccolta manuale appare decisamente onerosa, richiedendo elevati impieghi di manodopera (circa 1200 h ha-1). 47 Capitolo 6 Definizione di strategie innovative e progettazione e realizzazione di macchine tecnologicamente idonee per attuarle 6.1. Strategie alternative di coltivazione basate su un utilizzo appropriato della meccanizzazione Spesso alle tecnologie, e soprattutto alle macchine, applicate all’agricoltura possono venire attribuiti dei connotati negativi quando si parla di colture tipiche, di nicchia, legate al territorio, “insignite” con il marchio DOP oppure in lizza per ottenerlo, proprio come è l’aglio di Vessalico. Visitando il sito internet dell’Associazione Slow Food ed andando a “spulciare” tra i vari presidi italiani (sono veramente tantissimi e la curiosità spingerebbe anche l’utente più scettico a stare incollato allo schermo per ore), l’aglio di Vessalico lo troviamo naturalmente nella casella dedicata alla Regione Liguria e sotto la voce “Ortaggi e conserve vegetali”. “Cliccando” appare una bella foto del nostro aglio con le sue tipiche striature rosse, conferitegli “dall’aria di montagna”, con tanto di lista di produttori (il primo posto è riservato alla Cooperativa “A Resta”…), contatti degli agricoltori ed una breve descrizione sia del prodotto che della tecnica colturale (fig. 6.1). Nell’ambito di quest’ultima si specifica quanto segue “la coltivazione è completamente manuale e biologica…” Il termine “manuale” viene quindi associato al termine “biologico”, come se questi fossero strettamente legati, e quasi come se il primo rafforzasse e desse molto più spessore al secondo. All’aggettivo “manuale” può essere facilmente, in questo contesto ed a nostro parere, essere attribuito un significato positivo. Ciò è decisamente comprensibile in quanto un’agricoltura “manuale” è sicuramente non industrializzata, condotta secondo i principi della tradizione e rispettosa della storia e della tipicità del prodotto. Siamo abituati inoltre ad attribuire, nel pensiero comune, l’agricoltura meccanizzata (che potrebbe forse significare il contrario di “manuale”…) ad una tipologia di coltivazione molto impattante, industrializzata, “globalizzata” (nel senso che è un po’ uguale ovunque e non si distingue da luogo a luogo), legata molto alla “quantità” più che alla “qualità” e quindi decisamente poco tipica (fig. 6.2). Fig. 6.1 - L’Aglio di Vessalico rappresenta uno dei presidi gastronomici dell’Associazione Slow Food. 49 La meccanizzazione della coltivazione dell’aglio di Vessalico nell’Alta Valle Arroscia Fig. 6.2 - Fase di preparazione delle trecce (reste) di aglio di Vessalico. Fig. 6.3 Riunione tra il Prof. Peruzzi dell’Università di Pisa, il Dott. Pini della Regione Liguria ed i soci della Cooperativa “A Resta”. Fig. 6.4 - Prodotto confezionato pronto per la commercializzazione. 50 Cosa ha fatto quindi l’Università di Pisa nell’ambito dei due progetti Europei della Regione Liguria in cui è stata coinvolta? Ha rischiato di togliere tipicità e personalità all’aglio di Vessalico introducendo delle macchine? Ha minacciato la qualità di questo ottimo presidio gastronomico tentando di trasformarlo, introducendo una specifica catena di meccanizzazione in campo, in un prodotto di qualità inferiore e più “industriale” (fig. 6.3)? Credo che le risposte a queste ed altre domande possano innanzi tutto darle i soci della stessa Cooperativa “A Resta”, che da anni ormai stanno cercando delle macchine idonee per facilitare il loro lavoro e poter produrre un po’ di più, in modo tale da poter soddisfare le numerose richieste da parte dei loro clienti. Questi “virtuosi” agricoltori infatti hanno il problema contrario a molti altri loro colleghi italiani, cioè hanno più richieste che prodotto… (fig. 6.4). A queste considerazioni appare opportuno aggiungere un’altra doverosa riflessione, l’agricoltura biologica e la coltivazione dei prodotti tipici (due mondi che molto spesso si intrecciano, come nel caso dell’aglio di Vessalico) sono nel pensiero comune frequentemente legati a sistemi colturali “antichi”, che rappresentano un “sano” ritorno al passato con un impiego minimo di tecnologia, senza nessun tipo di aggiornamento. Anzi la bellezza sta proprio nel fatto che si coltivi la terra come i nostri nonni, bisnonni e trisavoli, quando i prodotti erano genuini e le persone vivevano bene ed in salute in un mondo senza inquinamento e pesticidi. È invece importante sottolineare in questa sede che sarebbe molto riduttivo tornare al passato ignorando “toutcourt” le tecnologie e le conoscenze di cui è possibile attualmente disporre. Viviamo infatti in un periodo storico in cui approfondite conoscenze scientifiche in campo agronomico e tecnologie molto sofisticate al servizio dell’agricoltura possono essere impiegate con Definizione di strategie innovative e progettazione e realizzazione di macchine tecnologicamente idonee per attuarle la lucida consapevolezza che un’industrializzazione eccessiva dei sistemi colturali può non solo danneggiare severamente l’agroecosistema e la sua biodiversità, ma anche rappresentare una seria minaccia per la salute degli operatori, dei cittadini e dei consumatori. Utilizzare in modo razionale ed ottimizzato alcuni tipi di macchine, ad esempio, può permettere di rivisitare “in chiave moderna” quanto di sano e buono i nostri avi ci hanno tramandato agevolando e facilitando la vita di nipoti e pronipoti. È quindi possibile e lecito pensare che l’agricoltura “biologica-tradizionale” possa essere “innovativa” e meccanizzata senza per questo far venir meno la qualità, la tipicità ed il legame con il territorio del prodotto, sebbene nel caso dell’aglio di Vessalico è proprio il “territorio” di per sé che si presta molto male all’impiego delle macchine, in quanto è rappresentato da un paese montano in cui piccoli appezzamenti sono stati “eroicamente strappati” alla montagna da volenterosi agricoltori (fig. 6.5). Con la ferma volontà di “accettare” questa “sfida” e con questo spirito i ricercatori del Centro “Enrico Avanzi” dell’Università di Pisa hanno realizzato e testato, nell’ambito di specifiche strategie innovative, macchine operatrici idonee ad effettuare tutte le principali fasi di coltivazione dell’aglio, quali la preparazione del letto di semina, la semina, il controllo delle malerbe, la raccolta. Le strategie proposte dall’Università di Pisa, che saranno descritte in dettaglio nei paragrafi successivi di questo capitolo, e consistono nel passaggio “multiplo” (due o più interventi a distanza di una settimana) con una speciFig. 6.5 - Apezzamento terrazzato che caratterizza il tipico contesto agricolo di Vessalico. 51 La meccanizzazione della coltivazione dell’aglio di Vessalico nell’Alta Valle Arroscia Fig. 6.6 - Fase di essiccazione del prodotto. fica macchina (erpice a dischi attivi) prima della semina della coltura (operazione che viene chiamata “falsa semina” perché consiste nell’eliminare le infestanti emerse, stimolando nel contempo l’emergenza di nuove piante spontanee che saranno rimosse al passaggio seguente), semina di precisione dei bulbilli su file singole con apposita seminatrice, controllo delle infestanti selettivo mediante fiamma libera o pirodiserbo (l’aglio è resistente allo shock termico della fiamma mentre molte infestanti risultano sensibili, specialmente nelle prime fasi di sviluppo), sarchiatura di precisione (con una sarchiatrice appropiata equipaggiata con utensili “elastici” e un sistema di guida manuale) e raccolta grazie ad una apposita macchina in grado di sterrare ed effettuare una prima pulizia delle piante intere con le foglie (che vengono poi fatte essiccare e successivamente intrecciate nelle classiche “reste” ) (fig. 6.6). 6.2. Interventi su impianto, controllo infestanti e raccolta del prodotto L’Università di Pisa ed altri istituti di ricerca hanno contribuito a migliorare tutti i principali aspetti colturali caratterizzanti l’aglio biologico prodotto nel Comune di Vessalico, al fine di incrementare la resa e la qualità della coltura e ridurre l’impiego di manodopera. Al riguardo sono stati individuati come decisamente limitanti e penalizzanti le tecniche di impianto della coltura, di controllo della flora spontanea e di raccolta, nonché alcuni Fig. 6.7 - a) Seminatrice monofila da patata utilizzata dai soci della Cooperativa “A Resta” per l’impianto della coltura; b) Seminatrice meccanica a 5 file per aglio realizzata presso la ditta JJ Broch seguendo le specifiche progettuali dell’Università di Pisa. 52 a) b) Definizione di strategie innovative e progettazione e realizzazione di macchine tecnologicamente idonee per attuarle aspetti fitosanitari del materiale di propagazione. L’impianto della coltura rappresentava uno degli aspetti chiave assolutamente da prendere in esame nell’ottica di incrementare le rese e di ridurre l’impiego di manodopera. La macchina per l’impianto di tuberi seme di patata, adattata dai soci della Cooperativa per la semina dell’aglio, non garantiva infatti prestazioni soddisfacenti in termini sia di caratteristiche operative che di qualità del lavoro, poiché permetteva di effettuare l’impianto di una sola fila alla volta, ad una profondità minima decisamente troppo elevata per l’aglio, e non rendeva possibile ridurre lo spazio tra una fila e l’altra (incrementare cioè la densità) ottenendo una interfila precisa e costante. In altre parole a tempi elevati per l’impianto corrispondevano anche risultati non all’altezza della qualità del prodotto. Da lì l’idea di realizzare, grazie alla collaborazione con la ditta spagnola “JJ Broch”, una seminatrice di precisione meccanica molto compatta in grado di operare su di un fronte di lavoro pari a 1,5 m e di mettere a dimora cinque file singole di aglio distanti 20 cm l’una dall’altra contemporaneamente. Tale macchina garantisce non solo tempi operativi molto ridotti rispetto alla precedente soluzione, ma consente anche di ottenere una densità più elevata di impianto con una eccellente qualità e precisione del lavoro (fig. 6.7 a e b). Per quanto concerne invece il controllo della flora spontanea, la strategia proposta dall’Università di Pisa, ha previsto innanzitutto la realizzazione di una tecnica particolare detta falsa-semina, che segue la tradizionale lavorazione secondaria effettuata con operatrici azionate dalla presa di potenza (come ad esempio la zappatrice rotativa), in cui il terreno anziché seminato immediatamente viene lavorato molto superficialmente (fino ad una profondità massima di 3-5 cm) prima della semina con una specifica macchina (chiamata erpice a dischi attivi), due o più volte, con lo scopo principale di eliminare le plantule spontanee emerse e di stimolare l’emergenza di nuove piante spontanee controllate con il passaggio successivo. Ciò consente la riduzione dei semi di infestanti germinabili nei primi centimetri di profondità del terreno (la cosiddetta banca-seme o seed-bank) e garantisce quindi un controllo preventivo delle avventizie, più difficilmente gestibili, in quanto eliminabili soltanto con interventi selettivi, nelle fasi successive all’emergenza della coltura (fig. 6.8). La nuova strategia proposta dall’Università di Pisa prevede poi l’utilizzo della tecnica del pirodiserbo (fig. 6.9), consistente nell’impiego di una fiamma libera generata da appositi bruciatori alimentati a GPL (gas contenuto nelle comuni bombole da cucina) che causa in pochi decimi di secondo la devitalizzazione delle malerbe grazie ad un intenso shock termico che porta alla “lessatura” del tessuto vegetale. 53 La meccanizzazione della coltivazione dell’aglio di Vessalico nell’Alta Valle Arroscia Fig. 6.8 - Tecnica della falsa semina eseguita con erpice a dischi attivi. 54 La parte aerea va incontro poi ad essiccazione. Naturalmente piante dotate di organi di riserva sotterranei non vanno incontro ad una devitalizzazione totale ma sono in grado di “ricacciare” in quanto tutto ciò che è sotto il terreno (radici, tuberi, bulbi, etc.) non subisce l’effetto della fiamma. Altre piante inoltre presentano il meristema (che rappresenta quella parte del tessuto vegetale in grado di crescere grazie a cellule che hanno la capacità di dividersi e moltiplicarsi) ben protetto e quindi hanno la capacità di recuperare anche se sottoposte ad un rilevante shock termico. Molte specie appartenenti alle famiglie botaniche delle Poacee e Liliacee possiedono questa caratteristica e l’aglio è proprio una di queste. Tale caratteristica consente di poter impiegare il pirodiserbo non solo prima della semina e prima dell’emergenza della coltura ma anche selettivamente in fase di “post-emergenza”. In altre parole un trattamento tempestivo di pirodiserbo effettuato in maniera indiscriminata su aglio emerso (anche in uno stadio vegetativo molto precoce) e sulle sue infestanti, dovrebbe uccidere teoricamente quest’ultime senza essere letale per il primo. Naturalmente l’intervento termico risulta efficace se le infestanti presenti sono piuttosto piccole (preferibilmente ad uno stadio di sviluppo compreso tra la fase cotiledonare e quello di 4-6 foglie) e quindi particolarmente sensibili al trattamento. In ogni caso, anche le infestanti “più sviluppate”, sebbene in grado di recuperare nel tempo, subiscono danni molto importanti e tali da ridurne Definizione di strategie innovative e progettazione e realizzazione di macchine tecnologicamente idonee per attuarle Fig. 6.9 - Intervento di pirodiserbo in postemergenza sull’aglio di Vessalico. consistentemente l’aggressività e la competitività nei confronti della coltura. Pertanto l’impiego del pirodiserbo rappresenta senza dubbio, un’operazione chiave nell’ambito della coltivazione biologica dell’aglio, in quanto può essere attuata anche in post-emergenza senza timore di devitalizzare la coltura. Ciò consente quindi di poter controllare anche le infestanti presenti sulla fila, con una azione assimilabile a quella esercitata da un erbicida selettivo. Tutto ciò assume una rilevante importanza in considerazione del fatto che, uno dei problemi principali in orticoltura biologica è proprio legato all’impiego di manodopera per la rimozione manuale delle malerbe dalla fila, in quanto con utensili meccanici (zappette e denti ad esempio) è molto difficile avvicinarsi alla coltura senza correre seri rischi di danneggiarla. Quindi uno dei grandi vantaggi legati alla coltivazione dell’aglio sta nel fatto che risulta tollerante agli shock termici e quindi può contare su un efficace impiego del pirodiserbo in post-emergenza, ponendo in parte rimedio ad una delle maggiori criticità dell’orticoltura biologica. Infatti considerando che l’aglio comunque non viene scerbato nelle ultime fasi di sviluppo per evitare di danneggiare il bulbo, grazie ad un impiego “multiplo” del pirodiserbo è possibile arrivare alla fine del ciclo colturale con un impiego molto limitato, o al limite adirittura nullo di manodopera per il controllo manuale delle avventizie. Altra operazione proposta dall’Università di Pisa per il controllo delle av- 55 La meccanizzazione della coltivazione dell’aglio di Vessalico nell’Alta Valle Arroscia Fig. 6.10 - Sarchiatrice di precisione in fase di lavoro sull’aglio di Vessalico. 56 ventizie in post-emergenza è la sarchiatura di precisione, realizzabile con una particolare operatrice fornita di zappette rigide in grado di lavorare molto in superficie il terreno nell’interfila eliminando le malerbe presenti ed attuando un arieggiamento del suolo stesso (fig. 6.10). La particolarità di questa macchina prodotta e commercializzata dalla ditta MIPE Viviani di Monteriggioni (Siena), sulla base di un prototipo sviluppato dall’Università di Pisa, risiede nella possibilità di operare su interfila “stretti” larghi solo 20 cm. Inoltre questa sarchiatrice è dotata di denti elastici per il controllo selettivo delle malerbe sulla fila (se la coltura è sufficientemente sviluppata e “ancorata” meglio al terreno rispetto alle avventizie, i denti elastici, adeguatamente regolati, riescono ad eliminare queste ultime senza danneggiare la prima) ed è equipaggiata con un sistema di guida manuale gestito da un secondo operatore, che può correggere, mediante un volante, la traiettoria della macchina, evitando possibili danni alla coltura. L’operazione deve naturalmente essere effettuata tempestivamente e comunque prima che il bulbo si sia sviluppato in maniera tale da poter essere danneggiato dalle lame. La sarchiatura rappresenta una ottima operazione per eliminare anche infestanti sfuggite al trattamento di pirodiserbo e/o sviluppatesi eccessivamente tra le file, in quanto le lame sono in grado di tagliare i tessuti vegetali di parti anche in fase avanzata di accrescimento. L’ultimo intervento effettuato dall’Università di Pisa, nell’ambito delle prove sperimentali e dimostrative svolte nel Comune di Vessalico, è stato il test in campo di una operatrice progettata presso l’Università di Pisa e realiz- Definizione di strategie innovative e progettazione e realizzazione di macchine tecnologicamente idonee per attuarle zata dall’officina meccanica Puccinelli Vecchiano (Pisa), in collaborazione con i ricercatori ed i tecnici dell’Ateneo Toscano, per agevolare la raccolta manuale dell’aglio. La macchina, che sarà descritta più in dettaglio nel paragrafo 6.4.5, ha lo scopo di sterrare il prodotto, effettuarne una prima pulizia per poi lasciarlo a terra intero e completo delle foglie in modo da poter essere successivamente essiccato e intrecciato. La necessità di sviluppare una operatrice “ex-novo” ed “unica al mondo” è scaturita dal fatto che la raccolta rappresenta un’altra forte criticità della coltivazione dell’aglio a Vessalico. L’operazione è tradizionalmente svolta a mano, con semplici forche o vanghe. Colui che raccoglie è quindi costretto prima a sterrare il prodotto e successivamente a raccoglierlo effettuando una pulizia grossolana di quest’ultimo. L’operazione oltre che molto faticosa è anche comprensibilmente molto dispendiosa in termini di utilizzo di manodopera. Inoltre, la raccolta manuale determina il danneggiamento di una parte del prodotto e non garantisce lo sterramento di tutti i bulbi. Lo scopo della macchina appositamente costruita è quello di lasciare all’operatore solo l’onere di raccogliere da terra il prodotto già “estratto” e parzialmente “liberato” dal terreno limitando danni e perdite di qualsiasi genere (fig. 6.11). Fig. 6.11 - Operatrice per la raccolta e l’andanatura delle piante di aglio intere. 6.3. Sistemi a traffico controllato Il termine “traffico controllato” suona, specialmente ai giorni nostri, come un qualcosa legato a sofisticate tecnologie per l’agricoltura di precisione, 57 La meccanizzazione della coltivazione dell’aglio di Vessalico nell’Alta Valle Arroscia Fig. 6.12 - Sistema a traffico controllato adottato per la coltivazione dell’aglio di Vessalico. Fig. 6.13 - Nei sistemi a traffico controllato, durante le differenti operazioni, gli organi di propulsione e di sostegno della trattrice percorrono le stesse ormaie per tutto il ciclo della coltura senza mai calpestare il terreno all’interno. 58 mentre in realtà non è niente di tutto questo, e appare molto semplice da realizzare. In molti areali orticoli italiani (in Sicilia, in Abruzzo, in Lazio ed in Toscana, etc.) gli agricoltori usano questo sistema già da moltissimi anni magari senza sapere come si chiama e senza essere consapevoli di adottare una tecnica molto “benefica” per il terreno. Si tratta semplicemente di creare delle corsie di traffico preferenziali corrispondenti alla carreggiata del trattore, che passerà sempre sulle stesse ormaie per tutto il ciclo della coltura, senza mai calpestare il terreno all’interno. Solitamente con gli ortaggi tale pratica è molto semplice in quanto tutte o comunque molte macchine operatrici dell’azienda sono appositamente “dimensionate” in modo da avere un fronte di lavoro pari a quello della carreggiata del trattore stesso (così come nel caso dell’aglio di Vessalico), anche se si stanno diffondendo attrezzature per la lavorazione del terreno e per la semina dotate di un telaio modulare, in grado di consentire di operare contemporaneamente su più di una delle “strisce” coltivate. Nel caso in cui la carreggiata corrisponda al fronte di lavoro dell’operatrice, per spostarsi da una corsia di traffico a quella contigua, il trattorista non deve fare altro che porre le ruote del trattore nelle ormaie rispettivamente a fianco di quelle appena percorse. Molto spesso tale tecnica viene inoltre abbinata alla realizzazione di aiuole rialzate che forniscono il vantaggio di riservare per la coltura una strato di terreno soffice e ben lavorato ed inoltre di poter sopperire ad eventuali problemi di eccessiva umidità in quanto questa tipologia di sistemazione del terreno facilita notevolmente il drenaggio dell’acqua (fig. 6.12 e 6.13). I principali vantaggi attribuibili alla tecnica del traffico controllato sono legati al fatto che la struttura del terreno viene preservata, in quanto il compattamento derivato dal passaggio degli organi di propulsione e di sostegno del trattore è “riservato” esclusivamente alle ormaie permanenti che delimitano le corsie di traffico. Inoltre l’area di terreno calpestata (che diventa a tutti gli effetti una “tara-terra”) è solitamente molto ridotta (di solito nel Definizione di strategie innovative e progettazione e realizzazione di macchine tecnologicamente idonee per attuarle caso degli ortaggi rappresenta il 12-13% della superficie coltivata) grazie all’impiego di pneumatici a sezione stretta. Altro grande vantaggio di questa tecnica è che migliora notevolmente la trafficabilità degli appezzamenti, in quanto le ormaie compattate permettono di avere accesso al terreno anche quando quest’ultimo è caratterizzato da una rilevante umidità, senza il rischio di causare danni alle colture. È da sottolineare come quest’ultimo aspetto si riveli di notevole importanza specialmente nel caso di operazioni che debbono essere tempestive e che non prevedono la lavorazione del terreno. Un esempio specifico del nostro caso di studio è il pirodiserbo, operazione che deve essere tempestiva (deve essere effettuata al momento giusto in modo che l’effetto sia massimo) e che, non “toccando” il terreno, può tranquillamente essere svolta anche in caso di elevata umidità, purché l’accesso agli appezzamenti sia consentito dalle “solide” ormaie permanenti delle corsie di traffico. 6.4. Progettazione e realizzazione di attrezzature tecnologicamente avanzate idonee ad operare nel contesto dell’Alta Valle Arroscia Tutte le macchine costruite per il particolare contesto agricolo dell’Alta Valle Arroscia sono state progettate con un fronte di lavoro massimo pari a 1,5 m, in modo tale che possano operare, seguendo la tecnica del traffico controllato, su aiuole di larghezza netta coltivabile pari a circa 1 m. Inoltre tutte le macchine sono adatte ad essere accoppiate a trattrici di bassa potenza (25-40 kW corrispondenti a 35-55 CV) ed a baricentro basso (cingolate oppure a quattro ruote motrici isodiametriche) diffuse nella zona e comunque tipiche in zone declivi collinari e montane. 6.4.1. Seminatrice di precisione La seminatrice di precisione è stata realizzata presso la ditta specializzata spagnola JJ Broch, appositamente per il contesto di riferimento, come esemplare unico, dopo esser stata ideata e progettata presso l’Università di Pisa (fig. 6.14). La macchina presenta una larghezza massima pari ad 1,5 m ed è in grado di mettere a dimora 5 file singole di bulbilli distanti 20 cm tra loro. La scelta di una distanza tra le file molto ridotta consente di incrementare notevolmente la densità di semina dell’aglio, senza per questo inficiarne la qualità. La distanza di semina sulla fila è stata nel nostro caso pari a circa 10 cm nel corso delle prove dimostrative attuate nel 2012, ma è possibile variarla da 7 a 17 cm circa (fig. 6.15 e 6.16). 59 Fig. 6.14 - Seminatrice meccanica di precisione per la coltura dell’aglio, appositamente realizzata presso la ditta JJ Broch per gli specifici contesti ambientali di Vessalico. Fig. 6.15 - Seminatrice meccanica di precisione a 5 file in fase di lavoro durante l’impianto dell’aglio di Vessalico. Fig. 6.16 - Fasi di preparazione dei “bulbi seme” (spicchi). 60 La macchina è semiportata e quindi collegabile alla trattrice mediante attacco a tre punti standard. Costruttivamente è molto semplice in quanto la messa a dimora del seme è completamente meccanica e non necessita quindi di un ventilatore e di appositi condotti in grado di creare una depressione a livello del disco portaseme, come invece accade nei più costosi modelli pneumatici (fig. 6.17). La seminatrice è costituita dai seguenti componeneti principali: • 5 corpi seminanti ciascuno dotato di un disco portaseme recante un certo numero di pinze a cucchiaio; • una tramoggia unica; • 5 assolcatori a vomere; • 6 ancore copriseme posteriori; • due ruote di aderenza che, azionate per attrito con il terreno, danno il moto ai vari organi della seminatrice stessa; • un sistema di scuotimento ad eccentrici, esterno alla tramoggia, atto a favorire una corretta l’alimentazione dei dischi con in bulbilli; Ciascun corpo seminante è quindi dotato di un apposito disco rotante, azionato dalle ruote di aderenza dell’operatrice e munito di pinze prendiseme a forma di cucchiaio (fig. 6.18). Ogni pinza, normalmente chiusa, si apre in corrispondenza della parte inferiore della tramoggia, dove per ciascun disco seminante, si trova una piccola “camera raccogliseme”. Una volta “afferrato” il bulbillo, la pinza si apre di nuovo quando ha raggiunto la sede esatta dove effettuare la deposizione. Ogni pinza è in grado di discostarsi dal disco oppure dal bulbillo che sta stringendo grazie ad una piccola asta collegata, che, quando urta contro una apposita piastra posta ad hoc, “forza” la pinza stessa ad aprirsi, mantenendola in tale posizione sino a che l’ostacolo non viene superato e tale appendice torna in posizione di riposo, ortogonalmente al disco. La macchina viene fornita con diversi set di pinze a cucchiaio di varie misure: a seconda del calibro dei bulbilli possono essere facilmente ed integralmente sostituite. L’impiego di pinze troppo grandi potrebbe causare ad esempio molte deposizioni doppie, mentre l’impiego di pinze troppo piccole potrebbe portare ad inevitabili fallanze. Il flusso dei bulbilli in uscita da ciascuna camera raccogli seme posta nella parte inferiore della tramoggia è regolata da due “rasatori” a spazzola che riducono il rischio di prese “doppie” di bulbilli ed evitano che fuoriesca “seme” non afferrato dalla pinze. Cinque piccoli alberi, (azionati da un unico albero ad essi parallelo e collegato alle ruote di aderenza), ciascuno equipaggiato con un eccentrico a tre lobi, sono posti nella parte posteriore di ciascuna camera raccogliseme, all’altezza del centro dei dischi distributori. Ogni eccentrico trasforma il moto rotatorio dell’albero nel moto alternato di uno sportellino rettangolare inserito nella parte posteriore e finale della tramoggia ed incernierato sul lato stretto più alto, che ha lo scopo di fungere da agitatore dei bulbilli e di favorire l’alimentazione continuativa dei dischi distributori (fig. 6.19). Ciascun corpo seminante è dotato di un robusto assolcatore costituito da Fig. 6.17 - L’ingombro limitato della seminatrice risulta fondamentale nella fase di trasporto nei piccoli appezzamenti terrazzati di Vessalico caratterizzati da ristretti spazi di manovra. Fig. 6.18 - Particolare degli organi di distribuzione della seminatrice meccanica di precisione per l’aglio. Fig. 6.19 - Particolare del sistema per la distribuzione del seme proporzionale all’avanzamento, il moto rotatorio della ruota di aderenza aziona anche un cinematismo ad eccentrici che trasmette vibrazioni alle tramogge favorendo il flusso continuativo dei bulbilli ai dischi distributori. 61 La meccanizzazione della coltivazione dell’aglio di Vessalico nell’Alta Valle Arroscia un vomere equipaggiato con puntale conformato ad “Y”, che si è rilevato in grado di operare efficacemente nel contesto di riferimento e che può essere regolato facilmente per ottenere la profondità di semina ideale a seconda della tipologia di terreno e del calibro e della varietà dell’aglio. La macchina è inoltre dotata di 6 ancore che, lavorando il terreno tra un solco e l’altro, espletano un’efficace azione di copertura dei bulbilli deposti creando allo stesso tempo piccoli colmi, connessi con indubbi vantaggi agronomici per questa coltura. La macchina è stata utilizzata durante la prova dimostrativa ad una velocità pari a circa 1 km/h. Gli attacchi presenti sull’operatrice per i bracci del sollevatore idraulico ed il punto centrale sono stati inoltre abbassati rispetto alla versione originale in modo da poter aumentare la luce libera da terra della seminatrice completamente sollevata e renderne possibile un efficace accoppiamento anche con i trattori comunemente presenti nel Comune di Vessalico caratterizzati da potenza contenuta e baricentro basso. 6.4.2. Erpice a dischi attivi L’erpice a dischi attivi è un'operatrice larga 1,4 m, ideata, progettata e costruita inizialmente per operare nel contesto orticolo della Provincia di Pisa, e dotata di un telaio realizzato in profilato quadro che supporta gli organi lavoranti ed il dispositivo di collegamento con la trattrice (fig. 6.20). Nel 2004 l’erpice a dischi attivi è stato brevettato dall’Università di Pisa e contestualmente è stato progettato e costruito un secondo prototipo largo Fig. 6.20 - Erpice a dischi attivi con larghezza di lavoro pari a 1,4 m. 62 Definizione di strategie innovative e progettazione e realizzazione di macchine tecnologicamente idonee per attuarle 2 m, in grado di operare correttamente anche in contesti diversi dove è richiesta un maggiore fronte di lavoro. Gli organi di lavoro sono costituiti da dischi a spuntoni (disposti anteriormente) e da rulli a gabbia (disposti posteriormente), inseriti su due assi collegati mediante un sistema di trasmissione a pignoni e catena con rapporto di trasmissione pari a 2 (fig. 6.21). I dischi ed i rulli possono avere due diverse collocazioni sui due assi: • disposizione ravvicinata e tale da consentire la lavorazione di tutta la superficie interessata dal trattamento (utilizzata per interventi di controllo meccanico delle infestanti in fase di falsa semina); • disposizione distanziata e tale da consentire l’effettuazione corretta di interventi selettivi in post-emergenza (utilizzata per sarchiature di precisione). La modalità di azione dell’erpice a dischi attivi prevede in primo luogo il passaggio dei dischi dotati di spuntoni che smuovono il terreno fino ad una profondità di 3-4 cm, cui fa seguito il passaggio dei rulli a gabbia che operano con elevata velocità periferica (in quanto l’asse posteriore su cui sono disposti risulta motorizzato, tramite un moltiplicatore avente τ = 2, dall’asse anteriore) a profondità decisamente più ridotta (1-2 cm). Il controllo delle infestanti si realizza mediante una “lavorazione” molto superficiale ed in grado di “sbriciolare” il terreno in modo intenso e tale da consentire la separazione completa della radice delle plantule dal terreno, Fig 6.21 - Gli organi lavoranti dell’erpice a dischi attivi sono montati su due assi, collegati fra loro con una trasmissione a pignoni e catena. 63 La meccanizzazione della coltivazione dell’aglio di Vessalico nell’Alta Valle Arroscia Fig. 6.22 - Particolare della ruota direzionale del sistema di guida manuale implementato sull’erpice a dischi attivi per consentirne l’uso come sarchiatrice. Fig 6.23 - Erpice a dischi attivi in fase di lavoro durante le operazioni di falsa semina effettuate nel corso delle prove sperimentali condotte a Vessalico. 64 prevenendo così possibili fenomeni di riaffrancamento, sia dopo la falsa semina, sia in fase di sarchiatura. Questo problema, molto “sentito” nel caso di trattamenti su terreno bagnato a consistenza plastica o semi-plastica e/o in presenza di un’apprezzabile crosta superficiale, viene risolto in modo molto efficiente dalla nuova attrezzatura, mentre può risultare difficilmente risolvibile utilizzando erpici strigliatori e sarchiatrici equipaggiate con organi lavoranti più convenzionali (ancore rigide, elastiche, dischi dentati, etc.). La macchina è stata ulteriormente perfezionata, mediante implementazione di un sistema di guida manuale (fig. 6.22), e di utensili elastici, in modo da poter effettuare sarchiature di precisione efficaci, garantendo un elevato grado di rinettamento sia nell’interfila che sulla fila. In particolare, il sistema di guida manuale è indispensabile per un immediato impiego di questa attrezzatura per la sarchiatura di precisione delle colture orticole seminate e trapiantate, in quanto, spesso la disposizione delle piante sulla fila non è sufficientemente precisa ed occorre quindi operare correzioni di traiettoria in modo da evitare di danneggiare le piante coltivate. Nel caso specifico delle prove condotte nella Alta Valle Arroscia questa macchina è stata molto utile per mettere in atto la tecnica della falsa semina, in quanto riesce molto bene a colpire sia la flora attuale sia quella già germinata ma non ancora emersa (fig. 6.23). La velocità adottata è stata pari a circa 7 km/h e la versione dell’attrezzatura scelta è stata naturalmente quella larga 1,4 m, date le ridotte dimensioni degli apprestamenti dell’areale oggetto di studio. 6.4.3. Operatrice per il pirodiserbo La macchina per il pirodiserbo utilizzata per le prove condotte nel Comune di Vessalico è un’attrezzatura da pieno campo a fiamma libera equipaggiata Definizione di strategie innovative e progettazione e realizzazione di macchine tecnologicamente idonee per attuarle con sei bruciatori a bacchetta larghi 25 cm, oppure tre bruciatori larghi 50 cm, e quindi con fronte di lavoro complessivo pari a 1,5 m. (fig. 6.24). Inoltre nell’ambito di una prova dimostrativa svolta nel 2007 è stata impiegata anche una piccola macchina spalleggiata equipaggiata con una lancia e un bruciatore largo 15 cm per effettuare trattamenti termici manualmente. In questo modo risulta possibile operare il controllo termico delle infestanti anche in corrispondenza delle carreggiate della trattrice comprese tra aiuole limitrofe, contenendo lo sviluppo della flora spontanea anche ai bordi delle strisce coltivate. La macchina operatrice per il pirodiserbo costruita e messa a punto presso il Centro “Enrico Avanzi” dell’Università di Pisa, risulta polivalente, efficiente, sicura e facile da utilizzare. Questa attrezzatura ha una struttura piuttosto semplice ed è composta dai seguenti elementi: il telaio, i serbatoi del combustibile, lo scambiatore termico, i dispositivi di regolazione e di sicurezza, i bruciatori, i dispositivi per l’accensione dei bruciatori, i meccanismi per mantenere la corretta distanza tra bruciatore e terreno. Il telaio ha la funzione di supportare i serbatoi del GPL, lo scambiatore termico, i dispositivi di regolazione e di sicurezza ed i bruciatori con i relativi meccanismi di supporto e di distanziamento dal terreno. Il telaio è completato dal sistema standard di attacco a tre punti alla trattrice (Cat. I). I serbatoi del combustibile sono quattro semplici bombole di GPL commerciali con capacità fino a 25 kg, ciascuna delle quali è collegata con una singola coppia di bruciatori. Fig. 6.24 - Prototipo dell’operatrice per il pirodiserbo realizzata dall’Università di Pisa in fase di lavoro durante le prove dimostrative condotte sull’aglio di Vessalico. 65 La meccanizzazione della coltivazione dell’aglio di Vessalico nell’Alta Valle Arroscia Fig. 6.25 - L’operatrice per il pirodiserbo realizzata dall’Università di Pisa è provvista di un innovativo scambiatore termico che sfrutta il calore dei gas di scarico del motore endotermico della trattrice e consente di utilizzare tutto il GPL contenuto nelle bombole. Lo scambiatore termico è presente in quanto il GPL evapora a temperatura ambiente, ma, essendo contenuto sotto pressione nel serbatoio, necessita dell’apporto di energia esterna affinché il passaggio dalla fase liquida a quella gassosa avvenga con sufficiente velocità. Lo scambiatore termico è costituito da una tramoggia metallica contenenente acqua calda in cui sono collocate le bombole. Per il riscaldamento dell’acqua vengono utilizzati i gas di scarico del trattore che sono convogliati, per mezzo di un tubo flessibile inserito nella marmitta, in un tubo in rame che passa dentro la tramoggia (fig. 6.25). Per quanto concerne la regolazione, i dispositivi impiegati sono: • un regolatore di pressione ed un manometro per ciascuna bombola (e quindi per ogni coppia di bruciatori); • una valvola di regolazione di minima e di massima, posta all’inizio del circuito di alimentazione di tutti i bruciatori, quando la valvola è chiusa il combustibile giunge ai bruciatori con una pressione minima, ma sufficiente a garantire il mantenimento di una fiamma pilota. La valvola viene azionata durante le voltate per ridurre il consumo di combustibile ed evitare di danneggiare e di incendiare la vegetazione presente sulle testate dei campi; • una serie di valvole aperto/chiuso poste a monte del circuito di alimentazione di ogni bruciatore. 66 Riguardo ai dispositivi di sicurezza, su ogni bruciatore è presente una termocoppia collegata ad un’elettrovalvola posta nel circuito di alimentazione con la funzione di bloccare l’erogazione del gas qualora la fiamma si spengesse o la pressione non fosse sufficiente ed esistesse il rischio di ritorni di fiamma. Per quanto riguarda il controllo del corretto afflusso del GPL a ciascun bruciatore, è stato realizzato un sistema di controllo elettronico che permette al trattorista, direttamente dal posto di guida, di regolare la dose Definizione di strategie innovative e progettazione e realizzazione di macchine tecnologicamente idonee per attuarle di gas mediante un interruttore (livello alto in fase di lavoro e livello basso con fiamma pilota in fase di voltata e di trasferimento) e di verificare se i bruciatori lavorano correttamente. Un sensore è in grado di misurare le minime variazioni di pressione del gas nel circuito ed inviare al pannello di controllo un segnale corrispondente alla situazione registrata nell’impianto. Appositi “led” segnalano se i bruciatori sono spenti o accesi e se operano a bassa o ad alta pressione. I bruciatori sono del tipo a bacchetta ciascuno equipaggiato con un ugello esterno (di diametro variabile in funzione della larghezza del bruciatore) per la miscelazione aria-gas. Il risultato è che la fiamma generata risulta piatta, ben delimitata sui lati e con una forma “a spazzola”. Il dispositivo per l’accensione è costituito da un piccolo bruciatore cilindrico posto all’estremità di un tubo metallico dotato di impugnatura che ha funzione di condotto di efflusso del gas, collegato, attraverso apposite condutture di gomma, ad un serbatoio di GPL. L’operatore accende il dispositivo e successivamente lo avvicina ai singoli bruciatori provvedendo alla loro accensione. I meccanismi per mantenere la corretta distanza bruciatore-terreno sono piuttosto semplici e sono rappresentati da parallelogrammi articolati ai quali sono connesse aste cilindriche regolabili in altezza che supportano i bruciatori. Il carter esterno dei bruciatori è inoltre inclinabile diversamente rispetto alla superficie del terreno agendo su un bullone portante. Le regolazioni dell’altezza e dell’inclinazione dei bruciatori rispetto al suolo possono essere facilmente effettuate mediante martinetti meccanici. I bruciatori in questo caso sono stati regolati in modo da mantenere in fase di lavoro una distanza di 10 cm ed un’inclinazione di 45° rispetto alla superficie del terreno. La macchina può essere utilizzata per effettuare trattamenti di pre-semina/ pre-emergenza oppure selettivi di post-emergenza su aglio a tutta superficie. In particolare in post emergenza sono state testate, nell’ambito delle prove svolte nel 2007 e 2012, diverse velocità (da 1 a 7 km/h), diverse pressioni di esercizio (da 0,2 a 0,5 MPa) per l’attuazione di un numero variabile di trattamenti (compreso tra 1 e 3) in diversi stadi di sviluppo della coltura. Nell’ambito dell’attività condotta nel 2012 è stata inoltre costruita una nuova macchina per il pirodiserbo, in collaborazione con la ditta MAITO di Arezzo (AR), molto più idonea al contesto di riferimento (fig. 6.26). La nuova macchina è stata notevolmente migliorata rispetto al vecchio prototipo e non solo da un punto di vista estetico. I bruciatori sono di nuova Fig. 6.26 - Operatrice per il pirodiserbo idonea ad operare nei contesti agricoli dell’Alta Valle Arroscia, appositamente realizzata dalla ditta Maito di Arezzo. 67 La meccanizzazione della coltivazione dell’aglio di Vessalico nell’Alta Valle Arroscia Fig. 6.27 - L’operatrice per il pirodiserbo prodotta dalla ditta Maito è provvista di uno scambiatore termico con singole tramogge cilindriche. Fig. 6.28 - Le operatrici per il pirodiserbo della serie PIRO-TRACTOR prodotte dalla ditta Maito sono fornite di un sistema di accensione elettronico dei bruciatori, azionabile direttamente dalla cabina di guida del trattore. generazione e dotati di una apposita fessura per l’ingresso di aria secondaria (come aria primaria si intende invece quella aspirata a livello dell’ugello esterno), migliorando così notevolmente la combustione della fiamma e l’efficienza energetica. La macchina è provvista di 4 bruciatori larghi 30 cm, per un fronte di lavoro complessivo pari a 1,2 m, più che sufficiente per operare su di una aiuola di larghezza effettiva coltivabile pari ad 1 m. La tramoggia è più piccola e compatta e può contenere due bombole da 15 kg. È presente un solo regolatore di pressione con manometro poiché le due bombole sono messe in parallelo ed il gas fluisce in un rail comune (fig. 6.27). Questo accorgimento consente di poter tranquillamente effettuare un trattamento in maniera continuativa con due bombole contraddistinte da un contenuto iniziale di gas molto diverso, riuscendo a portarle entrambe ad esaurimento. Infine la nuova macchina per il pirodiserbo è provvista di un sistema di accensione mediante piezoelettrico (simile a quello comunemente in dotazione nei fornelli domestici da cucina) azionabile direttamente dalla cabina di guida del trattore mediante una chiavetta collocata sul quadro della centralina (fig 6. 28). 68 6.4.4. Sarchiatrice di precisione Questa operatrice è stata costruita dalla ditta MIPE Viviani sulla base di un prototipo precedentemente ideato, progettato e costruito presso l’Università di Pisa. La macchina presenta sei elementi rigidi ed è idonea per operare su 5 file larghe 20 cm. La sarchiatrice è dotata di un sistema di guida manuale e di sedile per l’operatore in modo da effettuare un intervento di precisione evitando di danneggiare le piante coltivate (fig. 6.29). Definizione di strategie innovative e progettazione e realizzazione di macchine tecnologicamente idonee per attuarle Fig. 6.29 - Il sistema di guida manuale presente sulla sarchiatrice di precisione prodotta dalla ditta MIPE Viviani consente di seguire le file della coltura durante gli interventi senza danneggiarla. La macchina è costituita da un telaio che supporta gli organi di collegamento con la trattrice e quelli di lavoro. Questi ultimi sono disposti su parallelogrammi articolati dotati di ruote di regolazione della profondità e sono costituiti da ancore rigide che possono essere equipaggiate con lame orizzontali taglienti oppure puntali a zampa d’oca realizzati con angolazione tale da operare un intervento di rinettamento senza smuovere eccessivamente il terreno e limitando al minimo eventuali problemi di “ingolfamento”, anche in presenza di abbondante vegetazione spontanea nell’interfila. In tal modo viene infatti attuata una lavorazione superficiale nell’interfila (la profondità viene regolata tramite l’apposita ruota anteriore) che ha lo scopo di controllare meccanicamente le infestanti presenti, senza determinare condizioni sfavorevoli per la coltura. L’attrezzatura ha inoltre appositi sistemi di attacco (disposti sugli elementi sarchianti) che permettono l’inserimento di coppie di denti elastici utilizzabili sia come “denti vibranti” che come “diserbatori a torsione” (torsion weeder) e comunque atti ad operare un controllo delle infestanti selettivo anche sulla fila (fig. 6.30). Gli utensili a molla (realizzati in acciaio speciale) sono costituiti da denti lunghi complessivamente 25 cm, con un primo tratto verticale di 20 cm ed un secondo tratto di 5 cm angolato rispetto al primo di 135°. Il segmento più lungo può essere piegato con angolo di 135° in direzione opposta all’avanzamento immediatamente dopo il punto di attacco e successivamente piegato di nuovo di 45° nella direzione di avanzamento in prossimità della superficie del terreno in modo che il segmento più corto “lavori” molto vicino alla pianta come vero e proprio “dente vibrante” (un po’ come quelli 69 La meccanizzazione della coltivazione dell’aglio di Vessalico nell’Alta Valle Arroscia Fig. 6.30 - La sarchiatrice di precisione è provvista di utensili elastici che garantiscono un efficace controllo selettivo delle infestanti anche sulla fila della coltura. Fig. 6.31 - Macchina per la raccolta dell’aglio appositamente realizzata dalla ditta Pulcinelli in collaborazione con l’Università di Pisa per poter operare agevolmente nei piccoli appezzamenti terrazzati che caratterizzano gli ambienti agricoli dell’Alta Valle Arroscia. 70 dello strigliatore). Altrimenti, l’utensile può essere connesso in modo da risultare inclinato rispetto al suolo con il tratto di 5 cm disposto “a torsione” in modo pressoché parallelo alla superficie del terreno, operando come una sorta di “lama” vibrante a ridosso della fila. Le coppie di “denti”, che in base a come vengono inserite lavorano come veri e propri denti oppure come “lame”, possono essere regolate in modo da realizzare il controllo meccanico delle infestanti in una fascia più o meno ravvicinata alla coltura (nel caso del torsion weeder i segmenti corti possono anche arrivare ad essere incrociati sulla fila). L’azione di questi utensili è in ogni caso molto “gentile” e rispettosa nei confronti delle piante coltivate, mentre consente un buon controllo delle plantule di malerbe presenti sulla fila. I due diversi tipi di utensili adottati sulla sarchiatrice sono connessi all’elemento sarchiante per mezzo di attacchi molto semplici (costituiti da piastre imbullonate). La sarchiatrice è stata impiegata una o due volte durante il ciclo colturale sempre con velocità molto bassa e pari a circa 1 km/h. 6.4.5. Macchina agevolatrice per raccolta Questa operatrice è stata completamente progettata e realizzata dalla ditta Puccinelli di Vecchiano (PI), in collaborazione con l’Università di Pisa, che aveva come obiettivo quello di fornire una agevolatrice idonea al contesto difficoltoso di “agricoltura eroica” tipico della montagne della Valle Arroscia (fig. 6.31). L’esemplare è unico in quanto non era presente in commercio nessuna macchina raccoglitrice avente dimensioni e compatezza appropiate per poter operare efficacemente in un areale caratterizzato da spazi molto limitati ed apprestamenti decisamente piccoli. Tutte le macchine disponibili sul mercato infatti, che avrebbero potuto essere adattate al contesto di studio, sono Definizione di strategie innovative e progettazione e realizzazione di macchine tecnologicamente idonee per attuarle state di fatto scartate perché troppo ingombranti (spesso per l’eccessiva lunghezza), e quindi non idonee a operare in terrazzamenti montani. Tale agevolatrice è stata quindi realizzata “ex-novo”. La macchina deriva il moto dalla presa di potenza ma ha una trasmissione completamente idraulica, ed è accoppiabile ad un comune trattore di bassa potenza mediante l’attacco a tre punti (fig. 6.32). Gli elementi principali che compongono questa agevolatrice sono i seguenti: • una lama oscillante in grado di effettuare il taglio orizzontale del terreno e causare lo sterramento delle piante di aglio intere senza danneggiarle; • un nastro trasportatore atto ad una prima pulizia del prodotto, che lascia le piante raccolte in superficie posteriormente alla macchina stessa; • due dischi a margine dentato in grado di effettuare tagliare superficialmente e convogliare verso il nastro trasportatore il terreno insieme al prodotto sollevato dalla lama; • un serbatoio dell’olio; • due pompe e due motori idraulici che danno il moto rispettivamente alla lama ed al nastro trasportatore. Il funzionamento della macchina è il seguente: la presa di potenza aziona due pompe ad essa direttamente collegate, che a loro volta azionano due motori idraulici, uno che trasmette il moto al nastro trasportatore, l’altro invece che muove la lama mediante un albero motore orizzontale collegato a due bielle verticali, poste alle due estremità laterali della macchina, mediante due eccentrici (fig. 6.33). Le pompe sono entrambe ad ingranaggi mentre i motori sono ad orbitale, Fig. 6.32 - L’operatrice per la raccolta specificatamente realizzata per l’aglio di Vessalico è composta da: una lama oscillante orizzontale che attua lo sterramento dei bulbilli, un nastro trasportatore che effettua la pulizia del prodotto, due dischi laterali che tagliano verticalmente il terreno convogliandolo sul nastro trasportatore. Fig. 6.33 - Tutti i cinematismi presenti nell’operatrice per la raccolta dell’ aglio sono azionati da motori idraulici. 71 La meccanizzazione della coltivazione dell’aglio di Vessalico nell’Alta Valle Arroscia Fig. 6.34 - Raccolta del prodotto dopo il passaggio della macchina agevolatrice che ha operato lo serramento ed una prima pulizia delle piante di aglio. Fig. 6.35 – Agevolatrice per la raccolta dell’aglio in fase di lavoro durante le attività dimostrative condotte dall’Università di Pisa a Vessalico. 72 in modo da garantire un momento motore elevato, associato ad un basso regime di rotazione. La portata massima del motore che aziona il nastro trasportatore è pari a 20 L/min, mentre quello del motore che aziona la lama è pari a 40 L/min. Inoltre il secondo è associato ad un riduttore con rapporto di trasmissione 2:1 (τ = 0,5) al fine di dimezzare il regime di rotazione massimo dell’albero motore associato alla lama e quindi di fornire all’organo stesso una coppia motrice di valore doppio a parità di potenza erogata. La mandata dell’olio ai motori può essere regolata tramite apposite valvole che consentono quindi di agire sulla velocità di rotazione degli organi stessi. La lama agisce energicamente sul terreno riuscendo a sterrare il prodotto senza che ci siano perdite e senza danneggiarlo, anche grazie al supporto dei due dischi laterali. Il nastro, costituito da tondini di metallo paralleli alla lama oscillante ed ortogonali alla direzione di avanzamento della trattrice, effettua una prima pulizia dell’aglio raccolto per poi adagiarlo posteriormente alla macchina. L’operatore a questo punto non deve far altro che raccogliere il prodotto da terra (fig. 6.34). Il vantaggio che una macchina così funzionale ed efficace può dare è enorme, considerando che la raccolta, effettivamente, rappresenta una forte criticità per gli agricoltori vessalcesi in quanto è stata fino ad adesso condotta completamente a mano con l’ausilio solo di forche o vanghe. Il risparmio di fatica e di manodopera risulta decisamente rilevante anche in considerazione del fatto che la velocità di lavoro della macchina misurata in campo è stata pari a circa 1 km/h e quindi di tutto rispetto considerando la delicatezza dell’operazione (fig. 6.35). Inoltre l’impiego delle macchine presenta altri vantaggi di notevole entità, in quanto “tutto” il prodotto viene sterrato senza provocare alcun danno ai bulbi, mentre adottando la raccolta manuale una considerevole quantità di aglio rimane nel terreno o viene seriamente danneggiata. Definizione di strategie innovative e progettazione e realizzazione di macchine tecnologicamente idonee per attuarle Durante i primi test la macchina non ha avuto difficoltà ad operare in condizioni piuttosto critiche, che purtroppo caratterizzano spesso il momento della raccolta dell’ortaggio: terreno arido e veramente molto difficile da lavorare, presenza di sassi e di una biomassa molto elevata di erbe infestanti (fig. 6.36). Naturalmente si rende a questo punto necessario un successivo test più approfondito e soprattutto duraturo nel 2013, da parte dei soci della cooperativa, in modo da poter valutare eventuali piccoli accorgimenti che potrebbero perfezionare ulteriormente l’operazione di raccolta con questa agevolatrice. 6.5. Attività svolte sugli aspetti fitosanitari del materiale di propagazione 6.5.1. Avversità e selezione del materiale di propagazione Numerose avversità colpiscono l’aglio sia nella sua parte aerea che in quella ipogea. La parte fogliare può essere colpita da funghi, insetti e virus. Puccinia spp., è il fungo responsabile della “ruggine dell’aglio”: è piuttosto comune, compare all’inizio dell’estate e determina la formazione di pustole allungate nel senso delle nervature, lunghe fino a 4-5 mm e con un alone decolorato, che si fessurano longitudinalmente per lasciare fuoriuscire una polvere rugginosa di colore brunastro, costituita da una miriade di spore. Le foglie colpite ingialliscono e, nei casi più gravi, disseccano. Un altro fungo di importanza rilevante è Peronospora spp., i cui sintomi danno origine a macchie decolorate, allungate longitudinalmente, di dimensione variabile. In condizioni di elevata umidità atmosferica, queste lesioni tendono ad espandersi, confluendo tra loro, e i tessuti infetti si ricoprono di una muffa grigio-violacea; se l’aria è secca, le aree infette vengono generalmente invase da altri miceti opportunisti e saprofitari come Stemphylium e Alternaria. Le foglie colpite ingialliscono, disseccano all’apice e tendono a ripiegarsi verso terra, andando incontro a processi di marcescenza. La malattia può essere trasmessa attraverso le semente e attraverso i bulbi dopo la raccolta. Tra gli insetti che possono arrecare danno alla parte aerea della pianta si trovano la mosca dell’aglio, Suillia univittata, che depone mediamente 60-65 uova, una o più per pianta, sulle foglie a livello del suolo. La larva penetra nel pacchetto fogliare e termina il proprio sviluppo in un mese circa, ultimato il quale fuoriesce per impuparsi nel terreno. Anche la mosca della cipolla, Delia antiqua, può infestare l’aglio deponendo le uova nel Fig. 6.36 - L’agevolatrice per la raccolta dell’aglio è riuscita ad operare efficacemente anche in condizioni pedologiche sfavorevoli (terreno arido allo stato coesivo con elevata presenza di scheletro e biomassa vegetale). 73 La meccanizzazione della coltivazione dell’aglio di Vessalico nell’Alta Valle Arroscia Fig 6.37 - Aglio colpito da OYDV, virus del nanismo giallo della cipolla. L’infezione provoca caratteristici giallumi fogliari che possono portare anche al completo disseccamento della pianta. (Fonte: Evaluation of the national plant germplasm system’s garlic collection for seven viruses, Pappu et al., 2008). 74 terreno vicino al colletto che viene attaccato dalle larve; entrambi i ditteri sviluppano la prima generazione a carico dell’aglio e colpiscono la coltura nei mesi di marzo e aprile. Le colture di aglio possono essere infestate anche da virus. Tra quelli attualmente isolati ricordiamo il “virus del nanismo giallo della cipolla”, OYDV, (Potyvirus); provoca ingiallimenti fogliari che possono causare riduzioni di produzione più o meno estese fino alla perdita totale del raccolto. Il virus viene trasmesso con il materiale di propagazione e tramite afidi (fig. 6.37). Altri virus noti su aglio sono il virus della “striatura gialla del porro”, LYSV (Potyvirus); il virus “latente dell’aglio” GCLV (Carlavirus) e il genere molto vasto degli Allexivirus. Tali virus, che spesso coesistono, causano danni simili sulla parte aerea della pianta, quali ingiallimenti o nanismi; la riduzione dell’apparato fotosintetizzante si ripercuote negativamente sullo sviluppo dei bulbi che rimangono più piccoli e di qualità scadente. Possono essere trasmessi da afidi, nematodi e attraverso il materiale di propagazione. I danni più gravi provengono però dai parassiti e patogeni della parte ipogea. In particolare alcuni funghi possono determinare il marciume del bulbo; Sclerotium cepivorum determina il “marciume bianco” ed è in grado di portare rapidamente a morte piante giovani o adulte. Si trasmette con i bulbilli ed è in grado di rimanere nel terreno fino a 4 anni. Aspergillus spp., può manifestarsi durante la conservazione dell’aglio indipendentemente dalla temperatura e può causare la mummificazione o marcescenza dei bulbi a seconda che l’ambiente sia secco od umido. Fusarium spp. determina clorosi, rallentamenti della crescita, appassimenti e disseccamenti, si colloca all'interno dei fasci vascolari determinandone il caratteristico imbrunimento; causa i danni più gravi durante la conservazione, poiché a temperature medio alte si sviluppa sui bulbi facendoli marcire. Helmintosporium spp., Pennicilium spp. sviluppano in condizioni di temperature elevate, portando anch’essi a mummificazioni o alla comparsa di muffe con conseguente marciume dei bulbi (fig. 6.38). Botrytis spp. può apparire sulle piante in primavera causando marciumi fogliari e al collo del bulbo, a causa dello sviluppo di una muffa grigia con sclerozi neri. In realtà tale muffa appare raramente in campo ed è molto più pericolosa durante il periodo di conservazione nel quale si sviluppa in condizioni di temperature elevate, provocando marciumi. Tra i batteri l’agente principale di danno è Pseudomonas fluerescens. Si sviluppa in condizioni di elevata umidità con temperature intorno ai 15°C; le infezioni hanno inizio a livello delle guaine fogliari esterne con la compar- Definizione di strategie innovative e progettazione e realizzazione di macchine tecnologicamente idonee per attuarle Fig. 6.38 - Bulbo di aglio colpito da Penicillium spp. La caratteristica muffa di colore blu colpisce il bulbo durante il periodo di conservazione in condizioni di temperature elevate. (Fonte: http:// plant-clinic.bpp. oregonstate.edu). sa di una lesione iniziale marcescente di forma ovale. L’umidità favorisce l’estensione delle infezioni alle guaine sottostanti causando il ripiegamento della pianta a livello del marciume stesso ed infine passa al bulbo i cui tessuti vanno in necrosi. Tra le altre batteriosi responsabili di marciumi ricordiamo Erwinia carotovora. La penetrazione degli agenti batterici avviene attraverso lesioni conseguenti alle operazioni colturali o attacchi di fitofagi. Tra questi si trovano i nematodi Dytilenchus dispaci, che attaccano le piante già alla germinazione del bulbillo causando alterazioni necrotiche, deformazioni fogliari e del bulbo, i cui tessuti divengono spugnosi e marciscono; si propaga anche attraverso bulbilli infestati. I ditteri Brachiceri (Brachycerus algiri) e il Cosside dell’aglio (Dyspessa ulula) possono causare danni ai bulbi sia in campo sia in magazzino durante la conservazione del prodotto, e sono in grado di passare da un bulbo all’altro (fig. 39). 6.5.2. Pratiche agronomiche preventive I danni causati da funghi e batteri aumentano notevolmente quando vi sono condizioni di elevata umidità. È molto importante quindi gestire correttamente le acque superficiali e l’irrigazione, soprattutto in quei terreni che per struttura trattengono molto l’umidità e sono soggetti a ristagni idrici evitando inoltre di utilizzare acque di stagni o canali che potrebbero propagare tali infezioni. Alcuni batteri come Pseudomonas fluorescens permangono nel terreno anche 3 anni, alcuni funghi come Sclerotium cepivorum anche 4 anni, pertanto è buona norma prevedere rotazioni colturali adeguate. Le rotazioni colturali sono importanti anche per limitare la presenza di nematodi e l’infestazione di insetti fitofagi che possono impuparsi nel terreno ed infestare Fig. 6.39 - Larva di Cosside dell’aglio. Danneggia i bulbi sia in campo che durante il periodo di conservazione. (Fonte: http://www. naturamediterraneo. com). 75 La meccanizzazione della coltivazione dell’aglio di Vessalico nell’Alta Valle Arroscia la nuova coltura. Alcuni funghi sono presenti anche nel materiale destinato a semente, pertanto può essere necessario conciare i bulbilli prima di metterli a dimora nel terreno. Per prevenire marcescenze dei bulbi raccolti è opportuno conservare il prodotto in luoghi asciutti e ben areati o impiegare composti fungicidi, verificare la presenza di insetti o larve, distruggere il materiale infetto limitando così la possibilità di infestazione e migliorando la qualità del prodotto. In campo è importante monitorare lo stato sanitario ed intervenire con trattamenti adeguati e compatibili con il metodo di produzione adottato alla comparsa dei sintomi, impostare la difesa dagli afidi e dagli altri insetti che possono lesionare la parte vegetativa o trasmettere virus, la difesa dai quali si completa con la selezione di materiale sano da destinare a semente. Questa pratica è molto utile anche per evitare la diffusione di funghi e larve nella nuova coltura. 76 6.5.3. Selezione di materiale di propagazione sano Lo stato sanitario delle colture di aglio e la qualità del prodotto possono essere preservate e migliorate selezionando bulbi sani, da cui prelevare i bulbilli da destinare a semente. Un’impostazione di questo tipo, unita ad appropriate rotazioni colturali, consente di limitare la propagazione di molti funghi, batteri e ad anche insetti e si è rivelata fondamentale per abbattere l’incidenza dei virus, per i quali non esistono mezzi di lotta efficaci in campo. La Regione Liguria tramite il Laboratorio Regionale di Analisi Fitopatologica – sede di Sarzana (LaRAF) ha seguito la Cooperativa “A Resta”, che produce aglio di Vessalico biologico, dapprima monitorando la situazione fitosanitaria relativamente alla presenza di virus e successivamente impostando un piano di selezione e controllo del materiale di propagazione, con il duplice obiettivo di fornire ai coltivatori una discreta quantità di materiale esente da virus da valutare in campo relativamente a stato sanitario e qualità del prodotto e di renderli autonomi nella selezione, impostando insieme a loro un efficiente metodo di selezione. Il materiale necessario a tali prove è stato fornito dai soci della Cooperativa. Sono state condotte prove preliminari su un elevato numero di campioni, costituiti da foglie e bulbilli, al fine di mettere a punto le tecniche diagnostiche di RT-PCR; queste hanno mostrato che la selezione visiva delle piante asintomatiche comporta un incremento considerevole dei campioni negativi ai test specifici per tali virus. Considerando poi che i procedimenti di risanamento risultano essere piuttosto difficoltosi ed onerosi, è emersa la necessità di verificare il grado di infezione del materiale origi- Definizione di strategie innovative e progettazione e realizzazione di macchine tecnologicamente idonee per attuarle nario e la presenza di ceppi sani, idonei ad essere propagati. A tale scopo furono svolte le prime analisi su 15 campioni provenienti da Vessalico in modo da avere le prime indicazioni sulla diffusione dei virus in quella zona: in questo caso solo 2 campioni risultarono negativi, mentre gli altri risultarono positivi ad almeno un virus, con grande incidenza del GCLV, virus latente dell’aglio. Sulla base di queste prime indicazioni si pensò di poter operare la selezione direttamente in campo, individuando le piante sane mediante osservazione dei sintomi. Nell’estate del 2010 furono svolte le prime prove per verificare l’utilità della selezione del prodotto, selezione peraltro già adottata dagli operatori della cooperativa nelle fasi di raccolta per la scelta del prodotto da destinare a semente. Al momento della raccolta 6 produttori scelsero circa 15 bulbi ciascuno provenienti da piante rigogliose, che non avevano mostrato alcuna sintomatologia. In totale furono raccolti 85 campioni. I risultati dei test RT-PCR per la determinazione di GCLV, LYSV, OYDV e allexivirus furono molto soddisfacenti: quasi il 70% dei campioni risultò assolutamente sano e tutti i campioni positivi risultarono infetti dal solo GCLV con l’eccezione di un solo campione degli 85 analizzati che risultò positivo a LYSV, virus della striatura gialla del porro. La selezione operata in campo era stata in grado di eliminare 3 tipologie di virus che colpiscono l’aglio sul totale di 4 ricercate. Il virus latente dell’aglio, GCLV, è risultato invece immune a tale selezione, probabilmente perché non mostra sintomi evidenti; per questo motivo alla selezione visiva è stato necessario affiancare analisi di laboratorio volte alla ricerca del GCLV. 6.5.4. Selezione in campo del materiale sano Sulla base dei risultati ottenuti e delle valutazioni sopra descritte, nel 2011 si è proceduto alla selezione di un elevato numero di bulbi, che permettesse agli operatori di disporre di un buon numero di bulbilli sani da destinare a semente per iniziare a produrre materiale esente da virus. Ad inizio primavera i produttori hanno iniziato ad individuare le piante migliori, asintomatiche e rigogliose, dalle quali poco prima dell’essicazione della parte aerea sono state prelevate alcune foglie da impiegare in saggi diagnostici alla ricerca di GCLV. Furono prelevati circa 100 campioni da ognuno dei 9 produttori, per un totale di circa 900 campioni; le piante furono cartellinate in modo da poterle ricondurre allo stato sanitario in via di accertamento. A causa dell’elevato numero di campioni, e dopo varie prove per valutarne l’affidabilità, le ana- 77 La meccanizzazione della coltivazione dell’aglio di Vessalico nell’Alta Valle Arroscia Fig. 6.40 - Test DAS ELISA per diagnosi del “virus latente dell’aglio” GCLV. In figura si vede la piastra a 96 pozzetti alloggiata nello spettrofotometro per la lettura a 405nm. Nella prima fila della piastra sono predisposti i controlli positivo e negativo e i bianchi di reazione. Nelle restanti file sono caricati i campioni. Ogni campione e controllo viene caricato in doppio. La colorazione gialla del pozzetto indica la positività del campione relativo. Fig. 6.41 - Gel d’agarosio al 2% relativo a 6 campioni provenienti da Vessalico. I campioni sono stati analizzati mediante RT-PCR specifica per OYDV (in alto a sinistra); LYSV(in alto a destra); allexivirus (in basso a sinistra) e GCLV (in basso a destra). Come si può notare dalla presenza delle bande i campioni sono risultati positivi al solo GCLV, il virus per il quale è stata riscontrata la maggiore incidenza. 78 lisi furono condotte con il metodo immunoenzimatico chiamato ELISA test, meno sensibile dell’RT-PCR, ma più veloce ed economico, e quindi idoneo all’analisi di grandi quantità di campioni (fig. 6.40). Furono comunque predisposti test di verifica mediante RT-PCR al fine di avere ulteriore conferma sia della validità dei test ELISA, sia dell’opera di selezione condotta dai produttori (fig. 6.41). I test immunoenzimatici hanno mostrato un’incidenza media del GCLV di poco superiore all’8%, mentre i test di verifica mediante RT-PCR condotti su 50 campioni relativamente a LYSV, OYDV ed allexivirus hanno dato esito positivo in soli 3 casi per allexivirus, tutti appartenenti allo stesso produttore. 6.5.5. Conclusioni La selezione visiva operata in campo ed accompagnata dai test ELISA per GCLV ha dato risultati eccellenti: i produttori hanno potuto destinare a semente i bulbi di circa il 92% delle piante selezionate. I bulbilli migliori sono stati impiantati in campi o porzioni di campi isolati, in modo da destinare l’intera produzione ad essere reimpiantata, aumentando così esponenzialmente il numero di bulbilli verosimilmente virus esente; l’opera di selezione visiva prosegue tuttavia su queste piante ed a maggior ragione su quelle nate da materiale non testato, così da ridurre costantemente l’incidenza di virosi. Nel 2012 sono state fatte le prime valutazioni in merito alla differenza tra prodotto selezionato e quello non selezionato per i virus: ai produttori che avevano partecipato alle prove di selezione è stato sottoposto un questionario, dal quale sono emersi alcuni dati interessanti. I risultati più evidenti riguardano: • la perdita di prodotto per moria delle piante durante la coltivazione: assente nell’aglio selezionato, stimata nel 15-20% nell’aglio non selezionato; Definizione di strategie innovative e progettazione e realizzazione di macchine tecnologicamente idonee per attuarle • i bulbi scartati alla raccolta sono risultati essere: il 15-20%, nelle piante selezionate contro il 20-25% per i bulbi di piante non selezionate. • il calibro del prodotto raccolto: pur nel contesto di un’annata con calibri mediamente inferiori alla media ed assenza dei calibri più grandi, è stata riscontrata una percentuale lievemente più alta nel calibro 50-60 nei bulbi provenienti da piante selezionate (20% contro 18%). Dal punto di vista economico tali differenze risultano ancora più marcate; se questi dati fossero confermati anche nelle prossime annate, ed ipotizzando che i produttori riescano a selezionare il 100% del prodotto da reimpiantare, la resa potrebbe aumentare anche del 15-20% ed il fatturato del 20-25%, considerando la maggior distribuzione di prodotto nel calibro superiore. 79 Capitolo 7 Le attività dimostrative effettuate nel 2007 (progetto UE Promstap) 7.1. Introduzione Nel 2007 è stata effettuata dall’Università di Pisa la prima serie di prove dimostrative su aglio biologico nel Comune di Vessalico, e più precisamente nella Frazione di Lenzari, in alcuni appezzamenti di proprietà della Cooperativa “A Resta”. L’Università di Pisa ha realizzato, nell’ambito del Progetto Europeo Interreg IIIC Promstap, in collaborazione con il Dipartimento Agricoltura e Protezione Civile della Regione Liguria e con la Cooperativa “A Resta”, uno studio di fattibilità e una prova dimostrativa allo scopo di introdurre, nella coltura biologica dell’aglio attuata nel comprensorio territoriale del Comune di Vessalico, una catena di meccanizzazione idonea alla risoluzione delle principali problematiche agronomiche dell’ortaggio, quali il sistema di impianto e soprattutto la gestione della flora spontanea. Fig. 7.1 - Appezzamenti terrazzati tipici della zona di Vessalico. 81 La meccanizzazione della coltivazione del’aglio di Vessalico nell’Alta Valle Arroscia 82 In questo capitolo saranno descritte le prime attività svolte dall’Università di Pisa nell’ambito di questa collaborazione, che hanno avuto come obiettivo principale quello di valorizzare l’agricoltura di alta qualità, strategia fondamentale per consentire ai produttori italiani di affermarsi in ambito europeo. In particolare si è trattato di una serie di test preliminari in cui si testava da un punto di vista sia meccanico che agronomico la nuova tecnica di impianto e di controllo delle avventizie e la tolleranza della coltura stessa al pirodiserbo ed alla sarchiatura. Il contesto agricolo del Comune di Vessalico, essendo principalmente caratterizzato da aziende di dimensioni molto ridotte, costituite da piccoli appezzamenti terrazzati (fig. 7.1), implica necessariamente l’impiego di macchine motrici ed operatrici molto maneggevoli e poco ingombranti, come già più volte specificato nel capitolo precedente. Lo spirito con cui questo primo progetto è stato intrapreso nel 2007 è stato quello di voler migliorare in modo rilevante l’efficienza della tecnica colturale dell’aglio (che risultava decisamente bassa a causa della mancanza di forme adeguate di meccanizzazione), impiegando le attrezzature per il controllo fisico delle infestanti già presenti all’Università, adottando un sistema di impianto che potesse valorizzare il lavoro delle operatrici e massimizzare la resa (non essendo disponibile una seminatrice di precisione, una semina su file larghe 20 cm fu “simulata” a mano) e studiare “un piano futuro” che potesse risolvere anche gli aspetti legati alla meccanizzazione della fase di raccolta. È opportuno ricordare che l’agricoltura in questi luoghi impervi riveste anche il ruolo di difesa dell’ambiente e tutela del territorio, funzione che in economia è classificata come “esternalità positiva”, difficilmente monetizzabile in quanto caratterizzata dal principio di non esclusione e dalla non rivalità al consumo. Nella maggior parte dei casi queste esternalità positive non sono riconosciute dal mercato, per cui gli imprenditori agricoli di queste zone marginali, che si trovano ad affrontare costi di produzione elevati e basse rese, sono svantaggiati rispetto a quelli che operano in condizioni più “facili” (quali quelle di pianura). Gli agricoltori di Vessalico, pur confrontandosi con le problematiche tipiche delle aree marginali, riescono ad ottenere un prodotto di altissima qualità (seppur in quantità molto limitata) che riscuote l’apprezzamento da parte dei consumatori, e buon successo sul mercato. Proprio in considerazione della prevalenza della domanda rispetto all’offerta, il primo obiettivo da perseguire è stato quello di incrementare le rese e le superfici coltivate per consolidare la competitività delle aziende agricole che operano in queste aree svantaggiate e che svolgono, come già ricordato Le attività dimostrative effettuate nel 2007 (progetto UE Promstap) anche l’importantissima funzione di presidio del territorio. Il primo progetto ha quindi preso in esame tutte le principali problematiche dell’areale oggetto di studio, ma si è focalizzato principalmente sull’applicazione in campo di metodi non chimici per la gestione delle malerbe e lo sviluppo di una nuova tecnica colturale, mentre possibili soluzioni tecniche per la meccanizzazione delle fasi di impianto e di raccolta sono state studiate ma non realizzate. In altre parole, le possibili soluzioni sono state indicate all’interno di uno “studio di fattibilità”, in attesa di altre possibili azioni dedicate e debitamente finanziate. La gestione della flora infestante rappresenta comunque sempre il “problema” chiave in orticoltura biologica, e l’aglio, tra l’altro, è caratterizzato da una scarsa competitivà e inoltre risulta molto delicato da questo punto di vista dato che anche le scerbature manuali possono arrecare danni alla coltura. Fig. 7.2 - Seminatrice pneumatica per l’aglio prodotta e commercializzata dalla ditta Franzino (non più in produzione). 7.2. Materiali e Metodi 7.2.1. Impianto e raccolta dell’aglio Lo studio di fattibilità che ha riguardato le fasi di impianto e di raccolta svolto nel 2007 ha portato già all’individuazione di alcune soluzioni, che, una volta sviluppate, risultavano in grado di superare queste criticità. Per risolvere le problematiche legate alla semina ed alla raccolta sono state individuate le macchine operatrici disponibili sul mercato: due tipologie di seminatrice pneumatica di precisione (fig. 7.2 e 7.3), progettate appositamente per l’aglio, entrambe equipaggiate con dischi e con altri utensili specifici, regolati in maniera tale da permettere un efficace impianto degli “spicchi”; una raccoglitrice di costruzione molto semplice (fig. 7.4), in grado di effettuare lo “sterramento” e una prima pulizia della coltura mediante Fig. 7.3 - Seminatrice pneumatica per l’aglio prodotta e commercializzata dalla ditta Erme. Fig. 7.4 - Raccoglitrice per patate della ditta IMAC adattabile alla raccolta dell’aglio. 83 La meccanizzazione della coltivazione del’aglio di Vessalico nell’Alta Valle Arroscia un vomere al quale è collegata una griglia oscillante e lasciare le piante di aglio intere disposte in andane, facilitando molto e rendendo più rapidi ed efficienti le successive operazioni di raccolta manuale. Queste idee sono state il punto di partenza per le due macchine successivamente realizzate nel 2012. 7.2.2. Macchine innovative per la gestione della flora spontanea Nel corso delle attività sperimentali e dimostrative svolte nel 2007, sono state impiegate le tre seguenti attrezzature per il controllo fisico delle infestanti, progettate e realizzate dall’Università di Pisa, tutte operanti su di un fronte di lavoro pari ad 1,4 m circa, e già descritte nel capitolo 6: L’erpice a dischi attivi L’erpice a dischi attivi (fig. 7.5), macchina per la lavorazione del terreno dotata di dischi a spuntoni e rulli a gabbia, è stato impiegato per la falsa semina prima dell’impianto della coltura. Fig 7.5 - Foto dell’erpice a dischi attivi allestito a tutta superficie in fase di lavoro a Vessalico. 84 Le attività dimostrative effettuate nel 2007 (progetto UE Promstap) Fig. 7.6 - Operatrice per il pirodiserbo utilizzata a Vessalico. Attrezzature per il pirodiserbo L’operatrice per il pirodiserbo (fig. 7.6), macchina utilizzabile come già detto sia in pre-semina che in pre/post-emergenza, consente l’eliminazione delle avventizie tramite l’impiego di una fiamma libera (ottenuta dalla combustione del GPL), che causa la “lessatura” di quest’ultime. Questo tipo di trattamento ha il vantaggio di non stimolare la successiva emergenza di nuove infestanti, in quanto il terreno non viene “smosso”. In questa sperimentazione è stata impiegata una macchina equipaggiata con 3 bruciatori a bacchetta larghi 50 cm. Oltre all’operatrice portata accoppiabile alla trattrice, a fini dimostrativi è stata inoltre impiegata una macchina spalleggiata per il pirodiserbo, dotata di lancia e bruciatore a bacchetta largo 15 cm, per la realizzazione di interventi in post-emergenza su aglio in fase di 2-4 foglie vere (fig. 7.7). Sarchiatrice di precisione La sarchiatrice di precisione (fig. 7.8), utilizzata per il controllo delle infestanti in post-emergenza, è caratterizzata da un sistema di guida manuale a stegole, grazie al quale un secondo operatore può impartire alla macchina la giusta traiettoria. Fig. 7.7 - Attrezzatura spalleggiata di pirodiserbo utilizzata a Vessalico. 85 La meccanizzazione della coltivazione del’aglio di Vessalico nell’Alta Valle Arroscia Fig. 7.8 - Sarchiatrice di precisione utilizzata a Vessalico. Oltre agli elementi rigidi operanti nell’interfila, la sarchiatrice è dotata di utensili elastici (torsion weeders e denti vibranti) che permettono il controllo selettivo anche delle malerbe presenti sulla fila. La versione impiegata nel 2007 aveva la possibilità di impiegare entrambe le tipologie di dente elastico contemporaneamente. 86 7.2.3. La prova dimostrativa condotta nel 2007 Le aziende della Cooperativa “A Resta” effettuano normalmente la semina con una seminatrice monofila da patate appositamente modificata per l’aglio. Tale macchina ha senz’altro permesso una netta riduzione dei tempi operativi rispetto alla semina manuale, ma presenta lo svantaggio di collocare i bulbilli (o “spicchi”) troppo in profondità nel terreno, ritardandone e rendendone più difficoltosa l’emergenza. La distanza tra le file è di circa 50 cm e questo perché il controllo della flora spontanea nell’interfila viene effettuato con una motozappa con stegole manuali. Le infestanti sulla fila quando è possibile vengono rimosse manualmente. Gli interventi non sono protratti troppo a lungo nel tempo in quanto, giustamente, negli agricoltori di Vessalico sussiste il timore di poter recare danni alla coltura. La strategia innovativa proposta per il controllo della flora spontanea nel 2007 consisteva in un intervento di falsa semina con erpice a dischi attivi, che aveva lo scopo di realizzare una lavorazione molto superficiale del terreno (fino a 3-4 cm di profondità) eliminando le infestanti presenti Le attività dimostrative effettuate nel 2007 (progetto UE Promstap) Fig. 7.9 - Schema della strategia innovativa proposta per la gestione della flora infestante. Falsa semina Semina Pirodiserbo Emergenza Pirodiserbo Sarchiatura Pirodiserbo Raccolta e stimolando l’emergenza di nuove avventizie, che potevano essere così successivamente eliminate grazie ad un intervento termico (pirodiserbo) con fiamma libera che può essere effettuato sia in pre che in post-emergenza, in quanto l’aglio ha la caratteristica di tollerare l’esposizione alle radiazioni termiche (per intervalli di tempo di pochi decimi di secondo). Successivamente la gestione delle infestanti è stata effettuata sia mediante pirodiserbo che mediante sarchiature di precisione (fig. 7.9). All’interno del campo sperimentale i trattamenti di controllo fisico delle infestanti sono stati differenziati. Su tutte le parcelle è stato eseguito preliminarmente un intervento di falsa semina con l’erpice a dischi attivi (fig. 7.10). Fig. 7.10 - Intervento di falsa semina effettuato con erpice a dischi attivi conformato per lavorare a tutta superficie. 87 La meccanizzazione della coltivazione del’aglio di Vessalico nell’Alta Valle Arroscia Fig. 7.11 - Intervento di pirodiserbo effettuato allo stadio fenologico di post-emergenza. Successivamente è stato seminato manualmente l’aglio su quattro file, con interfila pari a circa 20 cm (che sostituisce l’impianto tradizionale con interfila pari a circa 50 cm). In post-emergenza precoce è stato effettuato un intervento di pirodiserbo in cui si sono differenziate le pressioni di esercizio sulle varie parcelle (da 0,2 a 0,5 MPa) mantenendo però costante la velocità di avanzamento (4 km h-1) (fig. 7.11). Quando la coltura ha raggiunto lo stadio di 4 foglie vere per ogni pressione di esercizio sono state eseguite 3 diverse tipologie di interventi: sarchiatura più aggressiva con denti vibranti e torsion weeder (fig. 7.12 a); sarchiatura più leggera effettuata con la sarchiatrice di precisione allestita con i soli torsion weeder (fig. 7.12 b); intervento di pirodiserbo con attrezzatura spalleggiata con pressione di esercizio di 0,2 MPa. Su alcune parcelle non è stato effettuato alcun intervento dopo quello di pirodiserbo effettuato in post-emergenza precoce. Fig. 7.12 - Le due tipologie di sarchiatura effettuate: “aggressiva” denti vibranti e torsion weeder (a) “leggera” solo torsion weeder (b). a) 88 b) Le attività dimostrative effettuate nel 2007 (progetto UE Promstap) Sono stati effettuati dei rilievi numerici delle infestanti su superficie nota sia tra le file che sulla fila. Al termine della prova sono stati eseguiti rilievi produttivi e un rilievo sulla biomassa finale delle infestanti sia sulle parcelle “innovativa” sia su alcune parcelle che sono state coltivate secondo il metodo aziendale. Il disegno utilizzato è stato uno split-block, i dati sono stati sottoposti ad analisi della varianza ed è stato adottato il test post hoc LSD di Fisher. 7.3. Risultati ottenuti I trattamenti fisici realizzati per la gestione della flora spontanea non hanno provocato gravi fisiopatie alla coltura. 7.3.1. Controllo delle infestanti Dai rilievi effettuati dopo 29 giorni dal primo trattamento di pirodiserbo emerge che la pressione di esercizio apparsa più efficace nel controllo delle flora avventizia tra le file della coltura e pari a 0,3 MPa (fig. 7.13). 250 a Sulla fila Tra le file Flora infestante (piante m-2) 200 ab ab 150 b Fig. 7.13 - Effetto delle differenti pressioni d’esercizio del trattamento di pirodiserbo in post-emergenza sulla flora infestante rilevata tra le file e sulla fila della coltura (numero di piante m-2 ). Lettere diverse di uno stesso colore indicano una differenza statisticamente significativa (LSD 0,05). 100 50 0 0,2 MPa 0,3 MPa 0,4 MPa 0,5 MPa Pressioni d’esercizio I rilievi della flora spontanea sulla fila e tra le file della coltura effettuati 35 giorni dopo il secondo intervento hanno evidenziato una differenza significativa tra le parcelle trattate ed il testimone non trattato, ma non si sono riscontrate differenze tra le diverse tipologie di trattamento (fig. 7.14). La 89 La meccanizzazione della coltivazione del’aglio di Vessalico nell’Alta Valle Arroscia riduzione percentuale della flora avventizia rilevata sulla fila e tra le file è oscillata dal 25% al 60 % circa. 250 Flora infestante (piante m-2) Fig. 7.14 - Effetto delle delle differenti tipologie di intervento sulla flora infestante rilevata tra le file e sulla fila della coltura (numero di piante m-2 ). S1: sarchiatura con solo torsion weeder; S2: sarchiatura con denti vibranti e torsion weeder; P: pirodiserbo effettuato con attrezzatura spalleggiata alla pressione di 0,2 MPa; T: testimone non trattato. Lettere diverse di uno stesso colore indicano una differenza statisticamente significativa (LSD 0,05). Sulla fila Tra le file a 200 a 150 b b b b b 100 b 50 0 S1 S2 P T b b 0,4 MPa 0,5 MPa Fig. 7.15 - Effetto delle differenti pressioni d’esercizio del trattamento di pirodiserbo sulla biomassa secca (g m-2) delle infestanti alla raccolta della coltura. Lettere diverse indicano una differenza statisticamente significativa (LSD 0,05). Biomassa secca della flora infestante (g m-2) Trattamenti 200 a 180 160 140 b 120 100 80 60 40 20 0 0,2 MPa 0,3 MPa Pressione d’esercizio 90 I dati rilevati sulla biomassa secca delle infestanti effettuati alla raccolta della coltura hanno evidenziato valori del trattamento effettuato alla pressione di 0,2 MPa significativamente superiori a livello statistico rispetto a quelli Le attività dimostrative effettuate nel 2007 (progetto UE Promstap) ottenuti eseguendo trattamenti a pressioni più elevate (in media +41%) (fig. 7.15), tuttavia tra i trattamenti secondari non si sono osservate differenze statisticamente significative. Ponendo a confronto i dati relativi alle parcelle sottoposte al trattamento di pirodiserbo alla pressione di 0,2 MPa con quelli di quelle coltivate secondo il metodo aziendale, si è riscontrata una differenza statisticamente significativa, con una riduzione della biomassa secca delle infestanti sulle parcelle trattate pari a circa il 60% (fig. 7.16). Fig. 7.16 - Biomassa secca della flora infestante alla raccolta della coltura, confronto tra la strategia innovativa proposta (media dei valori registrati sulle parcelle sottoposte a pirodiserbo alla pressione d’esercizio di 0,2 MPa) e la strategia aziendale. Lettere diverse indicano una differenza statisticamente significativa (LSD 0,05). Biomassa secca flora infestante (g m-2) 600 a 500 400 300 b 200 100 0 Strategia innovativa Strategia aziendale 7.3.2. Rese produttive Per la pressione d’esercizio di 0,2 MPa si sono registrate rese, sia per il peso secco totale sia per il peso secco dei bulbi statisticamente superiori alle altre pressioni d’esercizio testate (in media rispettivamente del 66% e del 63%) (fig. 7.17). 3500 Resa (kg ha-1) 3000 0,2 MPa 0,3 MPa 0,4 MPa 0,5 MPa a 2500 2000 1500 b bc a a 1000 b b Fig. 7.17 - Dati produttivi: (peso secco dei bulbi e peso secco totale) relativi alle differenti pressioni d’esercizio con cui è stato effettuato il trattamento di pirodiserbo. Lettere diverse indicano una differenza statisticamente significativa (LSD 0,05). c 500 0 peso secco totale peso secco bulbi 91 La meccanizzazione della coltivazione del’aglio di Vessalico nell’Alta Valle Arroscia Per i trattamenti secondari non sono state osservate differenze statisticamente significative. Confrontando le produzioni ottenute nelle parcelle sottoposte a pirodiserbo alla pressione di 0,2 MPa con quelle aziendali si sono evidenziate differenze statisticamente significative; le parcelle trattate infatti, hanno fatto riscontrare aumenti del 39% per quanto riguarda il peso secco totale (fig. 7.18). 3500 Strategia innovativa Strategia aziendale 3000 a 2500 Resa (kg ha-1) Fig. 7.18 - Dati produttivi: (peso secco dei bulbi e peso secco totale) confronto tra la strategia innovativa proposta (media dei valori registrati sulle parcelle sottoposte a pirodiserbo alla pressione d’esercizio di 0,2 MPa) e la strategia aziendale. Lettere diverse indicano una differenza statisticamente significativa (LSD 0,05). b 2000 a 1500 1000 b 500 0 peso secco bulbi peso secco totale I trattamenti di pirodiserbo hanno consentito di ottenere un buon controllo della flora spontanea e non hanno compromesso la produzione della coltura. Le pressioni d’esercizio più elevate hanno fatto registrare i migliori risultati in termini di contenimento delle infestanti, rispetto alla pressione di 0,2 MPa, che comunque ha conseguito un soddisfacente controllo delle infestanti (in termini di biomassa secca) se paragonato al metodo aziendale. Questi risultati possono essere spiegati dal fatto che durante un trattamento di pirodiserbo condotto a velocità costante, alte pressioni di esercizio corrispondono a maggiori livelli di energia trasmessa. Tutto ciò può anche spiegare le maggiori produzioni ottenute sulle parcelle trattate alla pressione di 0,2 MPa. 92 7.3.3. Stime economiche L’incremento delle rese osservato per la strategia innovativa si quantifica con un aumento della PLV stimata al netto dei costi per la gestione della flora spontanea pari a circa 45000 €/ha , rispetto a quella media garantita dalla tecnica “tradizionale” (fig 7.19). Le attività dimostrative effettuate nel 2007 (progetto UE Promstap) Fig. 7.19 - Stima dei dati relativi alla PLV al netto dei costi sostenuti per il controllo delle infestanti per le due tipologie di gestione della flora spontanea prese in esame nel corso della prova dimostrativa. PLV al netto controllo infestanti (€ ha-1) 140000 120000 100000 80000 60000 40000 20000 0 Strategia aziendale Strategia innovativa 7.4. Conclusioni della prima serie di prove e prospettive future L’introduzione di una catena di meccanizzazione nella coltura biologica dell’aglio, coltivato nel territorio del Comune di Vessalico, è sembrata senz’altro un’opportunità realizzabile alla luce dei risultati ottenuti nell’ambito di questa prima prova dimostrativa e da quanto emerso da un primo studio di fattibilità, impiegando le macchine operatrici appropriate, già disponibili sul mercato oppure realizzate dall’Università di Pisa, con gli opportuni allestimenti e le eventuali modifiche. In particolare, per quanto riguarda il controllo della flora spontanea, che è apparso di gran lunga il problema più rilevante, la prova dimostrativa che è stata allestita utilizzando le attrezzature messe a punto dall’Università di Pisa nel 2007 ha evidenziato che è possibile ottenere un soddisfacente controllo delle infestanti, aumentando la produzione in termini quantitativi e il reddito. A tale riguardo la tecnica del pirodiserbo appare quella più adatta per questa coltura, in quanto la specie orticola in esame sembra tollerare abbastanza bene i trattamenti termici applicati (fig. 7.20). Inoltre questa tecnica consente di controllare la flora infestante senza lavorare il terreno, non provocando danni ai bulbi e all’apparato radicale dell’aglio. Questa prima serie di prove non è stata comunque esaustiva per valutare a fondo le reali potenzialità di una nuova catena di meccanizzazione per la Fig. 7.20 - Prova dimostrativa sull’efficacia del pirodiserbo: la fila a destra è stata sottoposta a 2 interventi di pirodiserbo effettuati con l’attrezzatura spalleggiata alla pressione d’esercizio di 0,2 MPa, sulla fila a sinistra non è stato effettuato alcun trattamento. 93 La meccanizzazione della coltivazione del’aglio di Vessalico nell’Alta Valle Arroscia coltivazione dell’aglio biologico nell’areale oggetto di studio. Per quanto riguarda il controllo della flora spontanea, infatti, non era stato effettuato nessun tipo di studio “puntuale” sulla risposta dell’aglio ai trattamenti termici al variare della velocità del trattamento, della fase di sviluppo della coltura e della frequenza degli interventi. È apparso inoltre opportuno “progettare” una macchina del pirodiserbo più compatta e perfezionata, che permettesse di massimizzare l’effetto desiderato con consumi inferiori, grazie ad una ottimizzazione fluidodinamica dei bruciatori e ad un dimensionamento degli stessi più consono alla larghezza dell’aiuola coltivata. Alla fine di questa serie di prove si rendeva inoltre assolutamente necessaria la realizzazione di due operatrici appropiate per il contesto di riferimento: una seminatrice di precisione e una per agevolatrice per la raccolta. 94 Capitolo 8 Le attività di supporto e di dimostrazione effettuate nel triennio 2010-2012 (Progetto UE Marte+) 8.1. Introduzione Al fine di proseguire le attività avviate nel 2007 nel Comune di Vessalico, che hanno fornito risultati decisamente molto incoraggianti che meritavano di essere presi in considerazione come nuovo punto di partenza, e di completare la ricerca focalizzando principalmente l’attenzione sugli aspetti legati all’impiego razionale ed ottimizzato della tecnica del pirodiserbo ed allo sviluppo di una catena di meccanizzazione – che include oltre all’erpice a dischi attivi ed alla sarchiatrice di precisione anche una nuova macchina per il pirodiserbo industrializzata, ottimizzata e certificata e soprattutto una seminatrice di precisione ed una agevolatrice per la raccolta – è cominFig. 8.1 - Intervento preventivo di controllo non chimico della flora spontanea eseguito con l’erpice a dischi attivi durante le attività dimostrative sull’aglio di Vessalico. 95 La meccanizzazione della coltivazione del’aglio di Vessalico nell’Alta Valle Arroscia Fig. 8.2 - Fasi di registrazione dei partecipanti al “fieldday” tenutosi a Vessalico (in località Lenzari) nell’Aprile del 2012. Fig. 8.3 - Il supporto tecnico e logistico fornito dagli imprenditori agricoli di Vessalico è stato di fondamentale importanza per l’Università di Pisa nel corso di tutte le attività svolte in questo areale. 96 ciata nel 2010 una nuova collaborazione tra Regione Liguria e Centro “Enrico Avanzi” dell’Università di Pisa, nell’ambito del progetto strategico MA-R-TE+ – Sottoprogetto SC – Azione 3.1, iniziativa che in seguito è stata formalizzata con il seguente titolo “Attività di scelta, adattamento ed ottimizzazione delle attrezzature e definizione di itinerari tecnici per la meccanizzazione delle fasi di impianto, controllo non chimico della flora spontanea e raccolta dell'aglio di Vessalico” (fig. 8.1). Rispetto alla precedente collaborazione tra Regione Liguria ed Università di Pisa, nella quale l’obiettivo era quello di indagare sulla fattibilità tecnica di una nuova strategia agronomica basata sull’impiego di alcune macchine per il controllo non-chimico delle infestanti e di effettuare uno studio di fattibilità sull’introduzione di una seminatrice e di una raccoglitrice, il nuovo progetto aveva come scopo quello di realizzare una completa catena di meccanizzazione consistente in una serie di operatrici costruite ad hoc per “l’agricoltura eroica” tipica dell’alta Valle Arroscia. Naturalmente, come sarà discusso più in dettaglio nel corso del capitolo, le soluzioni tecniche adottate hanno seguito quanto già ideato e progettato nello studio di fattibilità, ma con accorgimenti leggermente diversi rispetto a quelli originali, Le attività di supporto, dotazione e dimostrazione effettuate nel triennio 2010-2012 (Progetto UE Marte+) frutto di uno studio più approfondito di quanto disponibile sul mercato e in accordo con i progressi tecnologici effettuati dai costruttori di macchine agricole nel frattempo. La nuova collaborazione prevedeva inoltre di dedicare parte del progetto ad attività divulgative a cui avrebbero partecipato gli agricoltori del luogo, professionisti, operatori del territorio, rappresentanti delle varie municipalità coinvolte e della regione e più in generale chiunque fosse interessato o semplicemente incuriosito da quanto svolto nell’ambito delle varie iniziative. Tra queste ricordiamo il “field-day” che si è svolto a Vessalico, località Lenzari (fig. 8.2). In aprile del 2012 e nell’ottobre dello stesso anno, presso un congresso organizzato dalla Regione Liguria in località Castelnuovo Magra (SP), è stata presentata la relazione tecnica specifica sull’argomento, tenuta dal Prof. Peruzzi, responsabile scientifico del progetto. Parte dell’attività divulgativa prevista nel progetto è questo stesso volumetto, la cui presentazione, che avverrà nei primi mesi del 2013, sarà concomitante ad un secondo “field-day” che si svolgerà probabilmente presso il Comune di Aquila d’Arroscia (IM). Chi scrive vorrebbe cogliere l’occasione per puntualizzare, in maniera un po’ presuntuosa, che ha messo il cuore in quanto è stato fatto e vedere la luce negli occhi di un nutrito gruppo di agricoltori che si radunano curiosi in cerchio attorno ad una nuova strana macchina non ha veramente prezzo (anche se questa espressione è stata purtroppo inflazionata da una nota recente pubblicità televisiva…). Vedere che gli agricoltori riservano i loro campi migliori per le prove dimostrative, lavorano insieme ai ricercatori nello sviluppo, messa in opera e cura delle prove dimostrative, e soprattutto constatare che anche loro supportano e credono in quello che facciamo perché tutto quello che facciamo non è solo “farina” del sacco dell’Università di Pisa, ma lo facciamo insieme. Hanno sempre trovato il tempo per noi anche se oberati di lavoro e si sono sempre fatti in quattro per accoglierci calorosamente e per organizzare qualsiasi tipo di iniziativa. Hanno sempre saputo darci consigli partecipando attivamente alla progettazione ed all’ottimizzazione delle macchine (fig. 8.3). In altre parole è stata un’esperienza di grande soddisfazione sia da un punto di vista umano che professionale. Prima di entrare nel merito di quanto fatto in questa seconda attività dimostrativa vale la pena di spendere due parole anche sull’impegno della Regione Liguria, che grazie a persone decisamente capaci, come il Dott. Stefano Pini, ha saputo concretamente supportare e promuovere le produzioni tipiche e di qualità del proprio territorio. 97 La meccanizzazione della coltivazione del’aglio di Vessalico nell’Alta Valle Arroscia Fig. 8.4 - Seminatrice meccanica di precisione per aglio in fase di lavoro negli appezzamenti terrazzati tipici di Vessalico. 98 8.2. Materiali e Metodi 8.2.1. Le macchine innovative Nell’ambito della collaborazione tra Regione Liguria e Università di Pisa sono state fornite, alla Cooperativa “A Resta”, per lo svolgimento di prove sperimentali/dimostrative aziendali su aglio, le seguenti attrezzature, adeguatamente costruite e/o modificate per il contesto agricolo di impiego: un erpice a dischi attivi, una operatrice per il pirodiserbo a fiamma libera, una sarchiatrice di precisione ed una seminatrice meccanica di precisione a cinque file con interfila pari a 20 cm. Queste macchine sono già state dettagliatamente descritte nel capitolo 6. • La seminatrice di precisione è assolutamente idonea, grazie alle sue dimensioni compatte, all’areale di riferimento, che risulta contraddistinto da piccoli appezzamenti terrazzati difficilmente accessibili. È un esemplare unico costruito dalla ditta spagnola JJ Broch, in collaborazione con il gruppo di ricerca del Prof. Andrea Peruzzi (fig. 8.4). Inoltre l’attacco a tre punti è stato appositamente modificato presso il Centro “Enrico Avanzi” dell’Università di Pisa in modo tale da poter aumentare, se necessario, la luce libera dal suolo quando la macchina è completamente sollevata. Questo accorgimento consente alla seminatrice di poter essere accoppiata ad una trattrice a baricentro basso (ad esempio cingolata o a ruote isodiametriche) Le attività di supporto, dotazione e dimostrazione effettuate nel triennio 2010-2012 (Progetto UE Marte+) senza il rischio che gli organi lavoranti siano in alcun modo danneggiati a seguito di un impatto accidentale durante le fasi di trasporto e/o di voltata, a causa delle asperità e della giacitura declive tipica dei terreni e dei sentieri montani. Tale cantiere prevede la coltivazione dell’aglio su aiuole di larghezza effettiva pari a circa 1 m, ciascuna costituita da cinque file singole, con interfila pari a 20 cm. Rispetto a quanto prospettato nel primo studio di fattibilità è stato deciso di optare per una seminatrice di precisione meccanica anziché pneumatica poiché più semplice costruttivamente e basata su un sistema di distribuzione estremamente preciso e decisamente efficace, che consiste nell’impiego di dischi con pinze a cucchiaio (vedi capitolo 6). • L’erpice a dischi attivi, operatrice per la falsa semina dotata di un rango di dischi a spuntoni ed un rango parallelo di rulli a gabbia, già più volte descritta in questa sede, è stata impiegata per la falsa semina due volte prima dell’impianto. Il fronte di lavoro effettivo era anche in questo caso pari a 1 m (fig. 8.5). • Il pirodiserbo è stato utilizzato in post-emergenza, in quanto l’aglio risulta coltura tollerante alle radiazioni termiche, come osservato nel corso di precedenti attività di ricerca svolte sempre presso il comprensorio della Cooperativa “A Resta”. La macchina utilizzata per la prova sperimentale dimostrativa, costruita presso l’Università di Pisa, è caratterizzata da un fronte di lavoro pari a 1,5 m, dato da sei bruciatori larghi 25 cm. Successivamente è stata realizzata, a fini dimostrativi, una seconda operatrice realizzata da una ditta toscana (MAITO srl di Arezzo) che ha perfezionato, industrializzato e certificato il prototipo realizzato presso l’Università di Pisa. I bruciatori sono stati ottimizzati mediante l’utilizzo di aria secondaria. Inoltre la nuova operatrice è stata dimensionata in modo da essere più adatta ad essere utilizzata nel contesto di riferimento (4 bruciatori larghi 30 cm, per un totale di 1,20 m), risulta più compatta (la tramoggia porta solo due bombole per questo). Per una descrizione più dettagliata si rimanda comunque al capitolo 6 (fig. 8.6). • La sarchiatrice di precisione, dotata di guida con volante e sedile per il secondo operatore, sei ancore rigide per controllare le malerbe nello spazio tra le file e denti elastici per il controllo sulla fila, è stata fornita dalla ditta MIPE Viviani sulla base di un prototipo già realizzato dall’Università di Pisa ed impiegato nella precedente sperimentazione (fig. 8.7). Fig. 8.5 - Erpice a dischi attivi in fase di lavoro durante le operazioni di falsa semina condotte sull’aglio di Vessalico. 99 La meccanizzazione della coltivazione del’aglio di Vessalico nell’Alta Valle Arroscia • Poiché non è stato possibile reperire sul mercato una macchina per la raccolta dell’aglio che si potesse adattare ai particolari contesti e alle esigenze dei produttori Vessalcesi, è stato realizzato un prototipo “ad hoc” di raccoglitrice. Tale operatrice ha una larghezza di lavoro di 1 m e una lunghezza di 1,4 m, è dotata di un vomere anteriore oscillante e di un trasportatore a catene posteriore che permette di effettuare la prima pulizia e del prodotto. Tutti i cinematismi della macchina sono azionati da motori idraulici. La velocità di lavoro registrata è stata pari a circa 1 km/h ed è stata osservata una elevata efficienza nella raccolta, praticamente pari al 100% (fig. 8.8). La macchina inoltre ha dato ottimi risultati riguardo all’adattabilità al contesto stesso, risultando correttamente accoppiabile alle trattrici di bassa potenza della Cooperativa e presentando dimensioni idonee alle ridotte superfici di difficile accesso tipiche della zona. 8.2.2. La dimostrazione in campo La prova dimostrativa è stata effettuata a partire dalla fine di Dicembre 2011 e si è protratta fino all’inizio di agosto dell’anno successivo, oltre cioè alla data di raccolta, che normalmente si conclude entro il mese di giugno. La tecnica colturale ha previsto l’adozione del sistema a traffico controllato su aiuole di larghezza netta pari a 1 m e complessiva di circa 1,5 m. La tecnica ha ricalcato quella già impostata nell’ambito della precedente collaborazione con la Regione Liguria ed ha previsto la realizzazione della falsa semina in due passaggi in data 22/12/2011 e 11/01/2012 con erpice a dischi attivi su tutta la superficie destinata alla prova dimostrativa su terreno già preparato, al fine di rimuovere le infestanti emerse e Fig. 8.6 - Operatrice per il pirodiderbo realizzata per operare efficacemente negli agro-ecosistemi tipici di Vessalico. Fig. 8.7 - Intervento di controllo meccanico selettivo delle infestanti sull’aglio di Vessalico eseguito con la sarchiatrice di precisione. 100 Le attività di supporto, dotazione e dimostrazione effettuate nel triennio 2010-2012 (Progetto UE Marte+) Fig. 8.8 - Operatrice per l’agevolazione della raccolta appositamente realizzata per l’aglio di Vessalico. di stimolare l’emergenza di nuove plantule, in modo tale da ridurre la presenza di semi vitali nel terreno (controllo preventivo). In immediata successione al secondo intervento con erpice a dischi attivi la coltura è stata seminata con la nuova seminatrice di precisione meccanica (distanza di impianto pari a 10 cm sulla fila e 20 cm tra le file) (fig. 8.9). Dopo l’emergenza è stato effettuato un trattamento selettivo di postemergenza di pirodiserbo. Uno dei principali scopi della prova dimostrativa era proprio quello di testare i seguenti fattori legati al trattamento termico, ritenuto operazione chiave nella gestione della flora spontanea su aglio: • quattro diverse velocità del trattamento termico (1-3-5-7 km/h); • tre diverse frequenze nell’ambito del ciclo colturale (1, 2 o 3 trattamenti); • tre diversi stadi di sviluppo dell’aglio (emergenza, 3/4 foglie, 6/7 foglie) (fig. 8.10); per un totale di 28 differenti combinazioni (tab. 8.1). 101 La meccanizzazione della coltivazione del’aglio di Vessalico nell’Alta Valle Arroscia Tabella 8.1. Tutte le diverse tipologie di trattamento di pirodiserbo testate su aglio nell’ambito delle prove dimostrative svolte nel 2011/2012 presso il Comune di Vessalico, in cui gli interventi termici si sono differenziati secondo le combinazioni tra quattro diverse velocità, tre diverse frequenze e tre diversi stadi vegetativi della coltura. Tesi 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 102 Velocità di trattamento (km/h) 1 1 1 1 1 1 1 3 3 3 3 3 3 3 5 5 5 5 5 5 5 7 7 7 7 7 7 7 Numero di trattamenti 1 1 1 2 2 2 3 1 1 1 2 2 2 3 1 1 1 2 2 2 3 1 1 1 2 2 2 3 Stadio vegetativo dell’aglio all’emergenza a 3/4 foglie a 6/7 foglie emergenza + 3/4 foglie emergenza + 6/7 foglie 3/4 + 6/7 foglie emergenza + 3/4 + 6/7 foglie all’emergenza a 3/4 foglie a 6/7 foglie emergenza + 3/4 foglie emergenza + 6/7 foglie 3/4 + 6/7 foglie emergenza + 3/4 + 6/7 foglie all’emergenza a 3/4 foglie a 6/7 foglie emergenza + 3/4 foglie emergenza + 6/7 foglie 3/4 + 6/7 foglie emergenza + 3/4 + 6/7 foglie all’emergenza a 3/4 foglie a 6/7 foglie emergenza + 3/4 foglie emergenza + 6/7 foglie 3/4 + 6/7 foglie emergenza + 3/4 + 6/7 foglie Al riguardo, in data 01/03/2012 è stato effettuato il primo trattamento, con l’aglio che si presentava decisamente in vantaggio rispetto alle malerbe appena emerse ed in numero non cospicuo. In data 23/03/2012, quando l’aglio si presentava allo stadio fenologico di 3/4 foglie, è stato effettuato il secondo trattamento termico. Inoltre tutte le parcelle (esclusi i testimoni) sono state sottoposte ad un trattamento meccanico di controllo delle infestanti tra le file della coltura, eseguito con la sarchiatrice di precisione. In data 26/04/2012 è stato eseguito, sia il terzo intervento di pirodiserbo allo stadio fenologico più Le attività di supporto, dotazione e dimostrazione effettuate nel triennio 2010-2012 (Progetto UE Marte+) avanzato (6/7 foglie), sia il secondo intervento di sarchiatura di precisione. La raccolta dell’aglio è stata effettuata in data 12/07/2012 mediante prelievo manuale di campioni per ciascuna delle parcelle e delle tesi prese in esame. Alle tesi descritte è stato aggiunto un testimone aziendale non scerbato ed un testimone scerbato a mano fino alla fase finale di sviluppo della coltura, in modo da poter valutare i danni inflitti sia dalla competizione con le erbe infestanti che a causa della shock termico del trattamento. 8.2.3. I rilievi effettuati e l’analisi presentata in questo volume Nell’ambito delle prove dimostrative allestite nel 2011/2012, sono stati effettuati diversi tipi di rilievo al fine di valutare tutti i fondamentali aspetti meccanici e agronomici e di poter stimare le ripercussioni economiche connesse con il nuovo sistema di coltivazione. • Analisi sulle principali caratteristiche fisico-chimiche, umidità, densità apparente e resistenza alla penetrazione del terreno, realizzate presso il laboratorio del Centro “Enrico Avanzi” dell’Università di Pisa; • Rilievi sulle principali caratteristiche operative delle macchine testate (profondità di lavoro, velocità di lavoro, capacità di lavoro, tempo operativo, consumo di GPL e di gasolio, etc.); • Rilievi sulla flora infestante, contando specie per specie la flora emersa e valutando inoltre a raccolta la biomassa di avventizie presenti (fig. 8.11); • Rilievi sull’investimento dell’aglio, stime visive della percentuale di Fig. 8.9 - Immagine del campo dimostrativo realizzato nell’ambito delle attività svolte a Vessalico dall’Università di Pisa nel periodo 20112012. Fig. 8.10 - Effetto istantaneo dei trattamenti termici a fiamma libera su piante di aglio. Questa coltura risulta tollerare abbastanza bene la rapida esposizione a radiazioni termiche consistenti. 103 La meccanizzazione della coltivazione del’aglio di Vessalico nell’Alta Valle Arroscia danno subito dal pirodiserbo e stima delle rese sia totale che in bulbi. È stata inoltre valutata la qualità della resa misurando il calibro dei bulbi e classificandoli secondo le classi merceologiche adottate dalla Cooperativa “A Resta”. • Calcolo della Produzione Lorda Vendibile (PLV), dei costi sostenuti per il sistema di gestione colturale (costi della semina, controllo delle infestanti e raccolta del prodotto) e della PVL al netto dei costi per il sistema di gestione colturale. Considerando il taglio divulgativo della pubblicazione i dati sono stati analizzati mediante una semplice analisi della varianza (ANOVA) con un disegno sperimentale a blocchi randomizzati a cui ha seguito un test LSD per il confronto tra le medie. Inoltre per semplificare e rendere la lettura del testo più snella in questa sede verranno presentati solo gli aspetti principali dei risultati di questa ricerca, puntando in particolare l’attenzione sugli aspetti più macroscopici e di maggiore interesse “pratico”, come l’effetto della frequenza e della velocità del trattamento, considerati come due fattori separati, sulla biomassa finale delle infestanti e sui parametri quali-quantitativi della resa. Infine, è opportuno presentare brevemente i grandi vantaggi economici garantiti dall’introduzione delle macchine e dal loro corretto impiego, Fig. 8.11 - Fasi della raccolta dei dati per l’analisi floristica, condotta dai ricercatori dell’Università di Pisa durante le attività dimostrative sull’aglio di Vessalico. 104 Le attività di supporto, dotazione e dimostrazione effettuate nel triennio 2010-2012 (Progetto UE Marte+) in quanto rappresentano la base concreta della valorizzazione del territorio ottenibile attraverso un corretto processo di messa a punto di tecnologie innovative e di trasferimento tecnologico. 8.2.4. Attività divulgativa Come già accennato nella parte introduttiva di questo capitolo, il progetto ha previsto anche una importante attività divulgativa, svolta grazie all’aiuto ed alla collaborazione sia della Regione Liguria che della Cooperativa “A Resta”. In merito a ciò, è con grande piacere e con un certo orgoglio che possiamo affermare che in realtà tutte le fasi della prova dimostrativa (dalla falsa semina, alla semina ed ai vari trattamenti) sono sempre stati seguiti da un nutrito gruppo di agricoltori della zona ed anche da alcuni rappresentanti della Regione, per cui in realtà il campo dimostrativo stesso è riuscito, almeno in parte, a svolgere in modo diretto e concreto un’azione divulgativa. A questi singoli eventi diciamo “routinari” debbono essere aggiunti i giorni “speciali”. Il giorno 05/04/2012 ha avuto luogo un “field day” con visita guidata alle prove dimostrative allestito a Vessalico in località Lenzari, grazie alla fattiva collaborazione di tutti i soci della cooperativa “A Resta” e della Regione Liguria. L’evento ha previsto una prima parte in aula, in cui il Prof. Peruzzi ha presentato una relazione sulla meccanizzazione dell’aglio di Vessalico, con particolari riferimenti ai sistemi di impianto, di gestione della flora spontanea e della raccolta (fig. 8.12). Nella seconda parte della mattinata ha avuto luogo la visita guidata alle prove dimostrative, che ha previsto anche la descrizione delle macchine innovative che i partecipanti all’evento hanno potuto osservare. All’evento hanno partecipato anche gli altri partner del progetto europeo MA-R-TE+. Oltre a questo evento il Prof. Peruzzi ha presentato un lavoro specifico sull’attività in data 16/10/2012 a Castelnuovo Magra (SP) nell’ambito del 1° Convegno Espositivo Nazionale Sulla Meccanizzazione Della Viticoltura Ed Olivicoltura Conservativa dal titolo “La meccanizzazione delle fasi di impianto, controllo delle infestanti e raccolta su aglio biologico presso il Comune di Vessalico”. Sempre in questa occasione, sono anche state presentate alcune delle macchine innovative. Inoltre l’attività divulgativa proseguirà nel 2013 con un seconda giornata dimostrativa che sarà probabilmente realizzata nel Comune di Aquila d’Arroscia. Fig. 8.12 - Durante il “field-day” tenutosi a Vessalico, il Prof. Peruzzi ha presentato una relazione sui principali aspetti della meccanizzazione dell’aglio di Vessalico affrontati nel corso delle attività svolte dall’Università di Pisa. 105 La meccanizzazione della coltivazione del’aglio di Vessalico nell’Alta Valle Arroscia 8.3. Risultati ottenuti 8.3.1. Valutazione delle prestazioni delle macchine Le principali caratteristiche fisico-chimiche del terreno sul quale hanno avuto luogo le prove dimostrative sono riportate nella tabella 8.2. Tabella 8.2. Caratteristiche fisico-chimiche del terreno sul quale sono state realizzate le prove dimostrative in località Lenzari, Comune di Vessalico (IM). Parametri Valori pH 8 Sostanza Organica (%) 4,76 Argilla (%) 12,04 Limo (%) 40,6 Sabbia (%) 47,36 Scheletro totale (%) 8,4 (2-5 mm) (%) 25 (>5 mm) (%) 75 106 Tutte le macchine innovative testate hanno presentato caratteristiche operative idonee al contesto di riferimento e sono state accoppiate a due trattrici di bassa potenza (40 kW pari a circa 55 CV) ed a baricentro basso (cingolata e a ruote isodiametriche). L’erpice a dischi attivi ha fatto registrare la velocità più alta, date le caratteristiche costruttive della macchina stessa e la minor “delicatezza” dell’operazione svolta rispetto alle successive, con valori pari a circa 7 km/h. La semina è avvenuta ad una velocità di circa 1 km/h e le deposizioni sono state molto precise in base ai successivi rilievi condotti sull’emergenza in campo. Il pirodiserbo è stato realizzato alle quattro velocità già ricordate nel precedente paragrafo – 1, 3, 5, 7 km/h – che corrispondono rispettivamente ad un consumo di GPL pari a circa 112, 37, 22, 16 kg/ha, considerando che nell’ambito di questa prova la pressione di esercizio non è stata variata ed è stata sempre 0,2 MPa. La sarchiatrice ha presentato prestazioni analoghe a quelle osservate nella precedente sperimentazione con una velocità pari a circa 1 km/h. Questa è da considerarsi l’operazione più dispendiosa in quanto piuttosto lenta e connessa con la necessità della presenza di un secondo operatore. Passando infine alla raccoglitrice, purtroppo non è stato possibile sperimentarla a lungo perché la sua realizzazione è avvenuta alla fine del tempo di raccolta. Comunque la giornata di prove effettuata ha rilevato una velocità di lavoro ragguardevole considerando la delicatezza dell’intervento (1 km/h circa) in assenza di perdite e di danni al prodotto. Le attività di supporto, dotazione e dimostrazione effettuate nel triennio 2010-2012 (Progetto UE Marte+) Resa in bulbi sostanza secca (kg ha-1) 8.3.2. Rese produttive Passando invece al commento delle rese ottenute è interessante notare come, tra le tesi in cui è stato effettuato il trattamento di pirodiserbo, il numero degli interventi realizzati non abbia influito negativamente, in quanto la “soluzione” più “intensiva” ha fornito valori più alti rispetto alle altre che prevedevano l’impiego di uno o due trattamenti (fig. 8.13). 3500 a 3000 2500 b bc 2000 c 1500 d 1000 Fig. 8.13 - Dati produttivi del peso secco dei bulbi relativi alle differenti frequenze adottate, nel corso del ciclo colturale, per il trattamento di pirodiserbo. Lettere diverse indicano una differenza statisticamente significativa (LSD 0,05). 500 0 1 2 3 Testimone non trattato Testimone scerbato Numero trattamenti pirodiserbo Stesso andamento è stato osservato per la velocità del trattamento stesso. In questo caso il pirodiserbo alla dose più elevata (1 km/h) ha permesso di ottenere una produzione superiore rispetto a quelle conseguite con le altre soluzioni (fig. 8.14). Il testimone aziendale ha dato rese ridotte del 50% rispetto a quelle relative alle migliori tesi trattate, mentre rispetto a quest’ultime il testimone scerbato ha fornito un peso in bulbi per unità di superficie decisamente più elevato (+40%). Resa in bulbi sostanza secca (kg ha-1) 12000 a 10000 8000 b bc 6000 b c 4000 d Fig. 8.14 - Dati produttivi del peso secco dei bulbi relativi alle differenti velocità di lavoro adottate per il trattamento di pirodiserbo. Lettere diverse indicano una differenza statisticamente significativa (LSD 0,05). 2000 0 1 3 5 7 Testimone non trattato Velocità del pirodiserbo (km h-1) Testimone scerbato 107 La meccanizzazione della coltivazione del’aglio di Vessalico nell’Alta Valle Arroscia A questo riguardo appare opportuno far presente che, una tesi che viene tenuta costantemente pulita grazie a ripetuti e minuziosi interventi di scerbatura, effettuati anche su avventizie di piccola taglia, specialmente nelle prime fasi di sviluppo della coltura, ha un significato scientifico (valutare le potenzialità produttive dell’ortaggio eliminando qualsiasi forma di stress dovuto al pirodiserbo oppure alla competizione con le malerbe nella prima fase di sviluppo della coltura) più che agronomico, in quanto risulta decisamente inapplicabile considerando la limitata disponibilità di manodopera da parte della Cooperativa e gli elevati costi che tale tecnica potrebbe avere se la stessa Cooperativa facesse ricorso a manodopera esterna. Fig. 8.15 - Valori della biomassa secca delle infestanti relativi alle differenti frequenze adottate, nel corso del ciclo colturale, per il trattamento di pirodiserbo. Lettere diverse indicano una differenza statisticamente significativa (LSD 0,05). 108 Biomassa secca delle infestanti (g m-2) 8.3.3. Controllo delle infestanti Per quanto concerne la biomassa secca della flora spontanea rilevata a raccolta, tutte le diverse frequenze e velocità testate per il pirodiserbo hanno fornito risultati simili tra loro ed al testimone scerbato a mano (nel quale, è necessario ricordare che gli interventi sono stati sospesi nella seconda parte del ciclo colturale per evitare danni ai bulbi) e comunque mediamente quattro volte inferiori rispetto al testimone aziendale non scerbato (fig. 8.15-16). Come parametro qualitativo della resa è apparso opportuno presentare i valori del numero di bulbi nella classe merceologica del diametro da 50 mm. Al riguardo possiamo anche in questo caso notare un incremento notevole nel numero di bulbi, appartenenti a tale classe, nelle tesi “pirodiserbate” rispetto al testimone aziendale non-scerbato (fig. 8.17-18). a 450 400 350 300 250 b 200 150 b b b 1 2 3 100 50 0 Testimone non trattato Numero trattamenti pirodiserbo Testimone scerbato Biomassa secca delle infestanti (g m-2) Le attività di supporto, dotazione e dimostrazione effettuate nel triennio 2010-2012 (Progetto UE Marte+) 450 a 400 350 300 250 b 200 150 bc c 100 bc bc 5 7 Fig. 8.16 - Valori della biomassa secca delle infestanti relativi alle differenti velocità di lavoro adottate per il trattamento di pirodiserbo. Lettere diverse indicano una differenza statisticamente significativa (LSD 0,05). 50 0 1 3 Testimone non trattato Testimone scerbato Numero bulbi diametro 50 mm (n m-2) Velocità del pirodiserbo (km h-1) 20 Fig. 8.17 - Dati qualitativi del numero di bulbi appartenenti alla classe merceologica “diametro 50 mm” relativi alle differenti frequenze adottate, nel corso del ciclo colturale, per il trattamento di pirodiserbo. Lettere diverse indicano una differenza statisticamente significativa (LSD 0,05). a 18 16 14 ab 12 10 8 6 bc bc 4 2 0 c 1 2 3 Testimone non trattato Testimone scerbato Numero bulbi diametro 50 mm (n m-2) Numero trattamenti pirodiserbo 20 a 18 16 14 12 10 8 b 6 bc b 4 bc 2 0 c 1 3 5 7 Testimone non trattato Velocità del pirodiserbo (km h-1) Fig. 8.18 - Dati qualitativi del numero di bulbi appartenenti alla classe merceologica “diametro 50 mm” relativi alle differenti velocità di lavoro adottate per il trattamento di pirodiserbo. Lettere diverse indicano una differenza statisticamente significativa (LSD 0,05). Testimone scerbato 109 La meccanizzazione della coltivazione del’aglio di Vessalico nell’Alta Valle Arroscia Inoltre tra i vari trattamenti di pirodiserbo testati, i migliori risultati sono stati ottenuti adottando la soluzione più intensiva (frequenza uguale a 3 trattamenti e velocità uguale a 1 km/h) confermando l’ipotesi che più trattamenti possono non solo non determinare riduzioni delle rese, ma anzi incrementarle rispetto ad un solo trattamento (anche se non sempre in modo statisticamente significativo). Al riguardo è importante notare che per quanto riguarda il numero di bulbi della classe 50 mm non sono state osservate differenze significative tra il testimone scerbato e la media delle tesi trattate tre volte con pirodiserbo. 110 8.3.4. Stime economiche La Produzione Lorda vendibile (PLV), i costi di esercizio e la PLV al netto dei costi di esercizio sostenuti per gli interventi di semina, di controllo delle infestanti e di raccolta del prodotto sono stati stimati relativamente alla gestione complessiva di 1 ha di terreno. La gestione meccanizzata (semina, due interventi con erpice a dischi attivi, due interventi di sarchiatura, tre interventi con operatrice per il pirodiserbo e raccolta manuale) è stata confrontata sia con la gestione completamente manuale, che include due interventi di scerbatura (gestione manuale 1), sia con la gestione manuale che prevede un intervento di controllo delle infestanti con zappa a ruota ed uno eseguito a mano (gestione manuale 2). La resa di aglio della Cooperativa “A Resta” commercializzabile in reste è normalmente troppo scarsa in rapporto alle superfici coltivate e agli sforzi profusi degli agricoltori. La causa di questo fenomeno è da ricercarsi nell’insufficiente sanità del materiale di propagazione e nelle problematiche connesse con le tecniche di coltivazione (vedi capitolo 4 e 6). L’investimento iniziale di 300000 bulbilli ha-1 va incontro ordinariamente a forti cali, compresi tra un minimo del 30% in annate particolarmente favorevoli ad un massimo del 70% in quelle maggiormente problematiche. I capi di aglio commercializzabili (con calibro maggiore di 20 mm) raccolti sono mediamente 90000 ha-1. Le perdite sono causate dai bulbilli non germogliati, dall’insorgere di patologie, dalla competizione con le infestanti che non permette all’aglio di raggiungere il calibro minimo di commercializzazione e dalle perdite di prodotto alla raccolta (il 10% - 20% non viene sterrato o è danneggiato da zappe o forche). Ai 90000 bulbi ha-1 raccolti devono essere sottratti quelli che servono per la semina dell’anno successivo, pertanto il numero delle reste effettivamente commercializzabili è dell’ordine di 4600 ha-1. L’investimento della prova dimostrativa è stato di 500000 bulbilli ha-1 ed Le attività di supporto, dotazione e dimostrazione effettuate nel triennio 2010-2012 (Progetto UE Marte+) i bulbi raccolti sono stati 294000 ha-1 con una perdita di resa del 40% dovuta essenzialmente ai bulbilli non germogliati ed alle perdite alla raccolta. Questo dato indica che l’impianto a cinque file distanziate tra loro 20 cm permette di per sé di avere rese più alte rispetto al metodo di coltivazione tradizionale. Le reste commercializzabili sono risultate 18700 ha-1. Per il calcolo della PLV è stato adottato un costo medio per una resta di 13 euro. La PLV del metodo tradizionale è stata di 60000 euro ha-1 mentre quella ottenuta impiegando le macchine operatrici è risultata 4 volte superiore (pari a 244000 euro ha-1) (fig. 8.19). Fig 8.19 Produzione Lorda Vendibile unitaria riferita al sistema di gestione colturale meccanizzato e manuale. 300000 250000 PLV(€ ha-1) 200000 150000 100000 50000 0 gestione meccanizzata gestione manuale Il calcolo dei costi di esercizio delle macchine agricole è stato effettuato adottando la metodologia riportata nei principali testi di meccanica agraria quali “Meccanica agraria. Le macchine agricole” (Biondi, 1999), “Prontuario di Meccanica Agraria e Meccanizzazione” (Lazzari e Mazzetto, 2005), etc.. Per quanto riguarda il costo orario della manodopera è stato utilizzato il valore di 7 euro h-1, che rappresenta il compenso ordinario che i soci della Cooperativa “A Resta” attribuiscono alle proprie ore di lavoro. Il costo complessivo per la gestione completamente manuale di un ettaro di terreno è di circa 30900 euro e di 21500 euro (-30% circa) utilizzando la zappa a ruota. La gestione meccanica ha fatto registrare costi sensibilmente più bassi, pari a 3280 euro ha-1 (-90% circa rispetto alla gestione manuale) (fig. 8.20). 111 La meccanizzazione della coltivazione del’aglio di Vessalico nell’Alta Valle Arroscia 35000 30000 Costi di esercizio (€ ha-1) Fig. 8.20 Costi di esercizio unitari riferiti ai tre differenti tipi di gestione colturale. (*controllo delle infestanti completamente manuale; ** controllo delle infestanti manuale e con zappa a ruota). 25000 20000 15000 10000 5000 0 gestione meccanizzata gestione manuale 1* gestione manuale 2** Tali costi sarebbero stati ulteriormente inferiori (2400 euro ha-1) se per la raccolta fosse stata utilizzata la nuova macchina appositamente realizzata. La PLV al netto dei costi sostenuti per la semina, il controllo delle infestanti e la raccolta del prodotto è risultata significativamente più alta nel caso della gestione meccanizzata rispetto a quella ottenibile adottando la gestione completamente manuale (240800 euro ha-1 vs 29000 euro ha-1), con un incremento superiore ad un fattore 8 (Fig. 8.21) come conseguenza diretta, sia del sistema di impianto a 5 file, sia del costo di esercizio molto basso delle operazioni eseguite con le macchine innovative. 300000 PLV al netto dei costi (€ ha-1) Fig. 8.21 Produzione Lorda Vendibile unitaria al netto dei costi di esercizio sostenuti per la semina, il controllo delle infestanti e la raccolta, per le tipologie di gestione colturale prese in esame: (*controllo delle infestanti completamente manuale;** controllo delle infestanti manuale e con zappa a ruota). 250000 200000 150000 100000 50000 0 112 gestione meccanizzata gestione manuale 1* gestione manuale 2** Le attività di supporto, dotazione e dimostrazione effettuate nel triennio 2010-2012 (Progetto UE Marte+) 8.4. Conclusioni e Prospettive future Le attività dimostrative allestite nell’ambito del progetto europeo Marte+ assieme alla Regione Liguria e alla Cooperativa “A Resta” di Vessalico ha anche permesso di perfezionare quanto già iniziato nel 2007 su aglio biologico. Utilizzando la pressione di esercizio del pirodiserbo di 0,2 MPa (la migliore tesi nel 2007) è stato possibile osservare che anche trattamenti multipli (massimo tre) possono essere ben tollerati e dare rese soddisfacenti. Nel 2012 le rese delle tesi trattate con la tecnica innovativa sono state in media ulteriormente incrementate rispetto alla precedente prova (dove già erano stati ottenuti risultati statisticamente superiori a quelli della tecnica aziendale), sia grazie ad una strategia perfezionata di controllo termico delle avventizie che ad una semina effettuata con grande precisione grazie ad una semplice ed affidabile operatrice completamente meccanica. La catena di meccanizzazione è quindi adesso completa anche grazie alla messa a punto della agevolatrice per la raccolta che ha permesso di ottenere ottimi risultati in termini sia di prestazioni operative che di qualità del lavoro. Inoltre l’operatrice per il pirodiserbo, diventata un po’ la chiave di tutta questa tecnica innovativa di coltivazione biologica, è stata riproposta in versione ottimizzata da una ditta specializzata che collabora da alcuni anni con l’Università di Pisa. Anche i risultati economici legati all’utilizzo del nuovo sistema di coltivazione appaiono decisamente soddisfacenti e giustificano pienamente i finanziamenti ottenuti nel corso degli anni dall’UE per la messa a punto di tecnologie innovative. Appare oltresì ovvio come l’utilizzo delle macchine e delle strategie possa essere ulteriormente ottimizzato dagli agricoltori di Vessalico, che negli anni a venire avranno modo di continuare a “sperimentare” in modo da definire le migliori modalità di impiego delle attrezzature, nonché le soluzioni legate all’ottenimento dei migliori risultati produttivi, qualitativi ed economici. 113 9 Conclusioni In questo volume, volutamente caratterizzato da un taglio tecnico-scientifico, ma soprattutto divulgativo, è apparso opportuno innanzitutto spiegare che l’introduzione di tecnologie innovative in contesti agricoli prevalentemente caratterizzati, come nel caso dell’Alta Valle Arroscia, dalla coltivazione biologica di una singola specie orticola, quale l’aglio di Vessalico (che è a tutti gli effetti tipica, di nicchia, legata al territorio, nonché riconosciuta e promossa come presidio dall’Associazione Slow Food…) non rappresenti un modo di toglierle tipicità e personalità, né un tentativo di ridurne la qualità, trasformandola in una sorta di prodotto “industriale”, ma viceversa uno strumento virtuoso in grado di rendere possibile un rilevante incremento delle rese e del reddito, un significativo recupero dei terreni incolti (e quindi un aumento della superficie coltivata) e lo sviluppo di altre attività produttive (quali quelle di trasformazione, di ristorazione, di agriturismo), in grado di promuovere e di valorizzare un areale montano caratterizzato da elevati rischi di erosione e di dissesto idrogeologico, proteggendolo e garantendone la tutela e la “manutenzione” proprio in virtù della presenza e del presidio garantito da un gruppo consistente di giovani agricoltori “eroici”, che in questo modo possono contare su condizioni di lavoro e di vita dignitose e soddisfacenti. Al riguardo, infatti, appare necessario precisare che, per quanto la gestione completamente (o anche solo prevalentemente) “manuale” garantisca che l’agricoltura sicuramente non è industrializzata, ma tradizionale e rispettosa della storia e della tipicità del prodotto (in questo caso l’aglio di Vessalico), l’introduzione di macchine appropriate, specificamente ideate e realizzate per operare nel contesto territoriale di riferimento, fornendo agli agricoltori gli strumenti adeguati a risolvere i loro maggiori problemi e a migliorare sensibilmente le loro condizioni economiche e di vita, non determina necessariamente la trasformazione in una gestione impattante, convenzionale, “globalizzata” (nel senso che è un po’ uguale ovunque e non si distingue da luogo a luogo), legata più alla “quantità” che alla “qualità” e quindi de- 115 La meccanizzazione della coltivazione del’aglio di Vessalico nell’Alta Valle Arroscia 116 cisamente poco tipica, ma piuttosto costituisce lo strumento fondamentale per favorire lo sviluppo economico equilibrato del territorio, con tangibili benefici per l’intera collettività, in termini di protezione e conservazione dell’ambiente, di tutela della salute degli operatori e dei consumatori e di sicurezza alimentare. Le attività di divulgazione e trasferimento tecnologico condotte su aglio biologico dal 2007 al 2012 dal “team” guidato dal Prof. Andrea Peruzzi presso il Centro di Ricerche Agro-Ambientali dell’Università di Pisa, nella Alta Valle Arroscia, in collaborazione con la Regione Liguria e con la Cooperativa “A Resta” di Vessalico nell’ambito di due Progetti finanziati dalla Comunità Europea, hanno avuto come finalità proprio quella di trovare soluzioni tecnologicamente adeguate per risolvere le maggiori problematiche degli agricoltori, consentendo loro di ottenere rese molto più elevate e tali da poter soddisfare le elevate e sempre crescenti richieste di prodotto. Questi agricoltori “eroici”, fortunatamente, hanno infatti il problema contrario a molti altri loro colleghi italiani, avendo più richieste da parte del mercato che prodotto disponibile…in altre parole, la domanda è molto superiore all’offerta. I risultati del lavoro svolto dall’Università di Pisa, dettagliatamente riportati in questo volume, evidenziano come sia stato possibile, grazie anche alla potente sinergia scaturita dai rapporti umani e di collaborazione che si sono sviluppati e sempre più consolidati tra ricercatori e agricoltori, definire strategie adeguate al contesto ambientale e agronomico, caratterizzato come già più volte ricordato da una gestione “eroica” dell’agricoltura, progettando e realizzando macchine innovative per l’impianto della coltura, il controllo fisico della flora spontanea e la raccolta del prodotto. La meccanizzazione in questo caso ha avuto esattamente il ruolo di vero e proprio “motore” dello sviluppo economico equilibrato di un territorio marginale e a rischio di dissesto idrogeologico, in quanto ha fornito agli agricoltori (e specialmente ai giovani agricoltori…) gli strumenti adeguati per poter ottenere un considerevole aumento delle rese e del reddito, una forte riduzione dei tempi operativi e dei costi di produzione con conseguente futura potenzialità di un significativo recupero di terreni incolti. Al riguardo, sebbene i risultati tecnici ed economici riportati in questa sede non possano e non debbano essere considerati stabili nel tempo, in quanto ottenuti in un periodo troppo breve, la loro valutazione mostra in modo incontrovertibile come l’introduzione delle macchine e il loro corretto impiego abbia determinato aumenti sensibili delle produzioni Conclusioni di aglio e quindi dei proventi derivanti dalla loro vendita. In buona sostanza, appare adesso concretamente possibile perseguire la valorizzazione di un prodotto di alta qualità, proprio attraverso un impiego appropriato di tecnologie innovative (e creative…), permettendo a un cospicuo numero di esseri umani di svolgere il mestiere di agricoltore a tempo pieno in modo soddisfacente e dignitoso. Inoltre, il maggior reddito garantito dalle attività agricole a fronte di un minor impegno in termini di ore di lavoro, offre anche l’opportunità ai soci della Cooperativa “A Resta” di avviare la produzione e la commercializzazione di prodotti trasformati a base di aglio e di consolidare le attività agrituristiche e gastronomiche, in accordo con i principi di multifunzionalità dell’agricoltura. L’elevato valore etico di questa operazione, che consiste nel creare le condizioni per tutelare un agro-ecosistema montano potenzialmente soggetto a erosione e a dissesto idrogeologico, garantendone il presidio e la manutenzione da parte degli agricoltori, in assenza di alcun rischio di contaminazione ambientale derivante dall’impiego di agrofarmaci, con evidenti benefici per tutta la collettività, potrà essere perseguito proprio grazie allo studio, alla progettazione e alla realizzazione di specifiche macchine innovative e quindi ad un impiego appropriato della meccanizzazione. In conclusione, quindi, le esperienze riportate in questo libro, rappresentano una testimonianza dell’importanza della ricerca applicata in agricoltura in termini non solo di protezione e tutela del territorio e della salute dei cittadini, ma anche di miglioramento consistente delle condizioni economiche e di lavoro degli agricoltori. D’altra parte, appare altrettanto evidente che i risultati ottenuti sono basati sul rapporto di collaborazione e di solidarietà nato tra donne e uomini molto diversi tra loro da un punto di vista del lavoro che svolgono e della formazione culturale, confermando come qualsiasi attività di ricerca risulti “fruttuosa” e soddisfacente soltanto se al centro ci sono gli esseri umani, i loro bisogni, i loro desideri, la loro creatività e le loro capacità. 117 Bibliografia Anfosso a. (2004). Vessalico, 13 teste per ogni resta. Terra e Vita. 9, 26-29. ASCARD J. (1988) Thermal weed control in flame treatment. A useful method for row-cultivated crops and hauem-killing in potatoes. In: Proceedings of 29th Swedish Crop Protection Conference "Weeds and weed control", Uppsala, 27-28 Gennaio 1988, vol. 1, 194-207. ASCARD J., FOGELBERG F. (2002) Mechanical intra-row weed control in organic onion production. 5th EWRS Workshop on Physical and Cultural Weed Control, Pisa, 11-13 March 2002, 125. 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In particolare sono state definite strategie adeguate al contesto ambientale e agronomico, dove viene praticata un’agricoltura “eroica” e sono state progettate e realizzate macchine innovative per l’impianto della coltura, il controllo fisico della flora spontanea e la raccolta del prodotto. La meccanizzazione in questo caso ha avuto il ruolo di vero e proprio “motore” dello sviluppo economico equilibrato di un territorio marginale e a rischio di dissesto idrogeologico, in quanto è apparsa in grado di consentire agli agricoltori (e specialmente ai giovani agricoltori…) di poter ottenere un considerevole aumento delle rese e del reddito, una forte riduzione dei tempi operativi e dei costi di produzione con conseguente futura potenzialità di significativo recupero di terreni incolti. Questa valorizzazione di un prodotto di alta qualità, conseguibile attraverso un impiego appropriato di tecnologie innovative (e creative…) potrà permettere a un certo numero di persone di svolgere il mestiere di agricoltore a tempo pieno in modo soddisfacente e dignitoso. Inoltre, in virtù del maggior reddito garantito dalle attività agricole a fronte di un minor impegno in termini di ore di lavoro, sarà possibile anche avviare la produzione e la commercializzazione di prodotti trasformati a base di aglio e di consolidare le attività agrituristiche e gastronomiche, in accordo con i principi di multifunzionalità dell’agricoltura. L’elevato valore etico di questa operazione, che consiste nel creare le condizioni per tutelare un agro-ecosistema montano potenzialmente soggetto a erosione e a dissesto idrogeologico, garantendone il presidio e la munutenzione da parte degli agricoltori, in assenza di alcun rischio di contaminazione ambientale derivante dall’impiego di agrofarmaci, con evidenti benefici per tutta la collettività, può essere perseguito proprio grazie allo studio, alla progettazione, alla realizzazione e al corretto impiego di macchine innovative. Andrea Peruzzi, curatore di questo volume, è Professore Ordinario di Meccanica Agraria e Meccanizzazione Agricola presso il Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali e Vice-Direttore del Centro di Ricerche Agro-Ambientali “Enrico Avanzi” dell’Università di Pisa, città dove è nato il 01/01/1960 e dove ha cominciato a svolgere lavoro di ricerca ed attività didattica sotto varie forme a partire dal 1984. Coordina da anni alcuni gruppi di ricerca su tematiche inerenti lo studio e la messa a punto di soluzioni innovative per la realizzazione di tecniche di lavorazione del terreno, di controllo fisico delle infestanti in aree agricole, urbane e periurbane e di disinfezione e disinfestazione del suolo, organiche ad una gestione sostenibile sia dal punto di vista economico che da quello della salvaguardia dell’ambiente e della tutela della salute dei cittadini. Il suo lavoro è documentato da più di 350 pubblicazioni scientifiche.