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La meccanizzazione della coltivazione dell`aglio di Vessalico

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La meccanizzazione della coltivazione dell`aglio di Vessalico
A. Peruzzi
a curaadicura di
Andrea
Andrea
Peruzzi
Peruzzi
LA MECCANIZZAZIONE DELLA COLTIVAZIONE DELL’AGLIO DI VESSALICO NELL’ALTA VALLE ARROSCIA
MARITTIMO
MARITTIMO
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A R- IM
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R IET I M E
TOSCANA - TOSCANA
LIGURIA -- SARDEGNA
LIGURIA - SARDEGNA
- CORSE
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LaLa
meccanizzazione
meccanizzazione
della
della
coltivazione
coltivazione
dell’aglio
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Vessalico
Vessalico
nell’Alta
nell’Alta
Valle
Valle
Arroscia
Arroscia
La coopératione
La coopératione
au coeuraudecoeur
la Mediterranée
de la Mediterranée
La cooperazione
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al cuorealdel
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Mediterraneo
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In collaborazione
In collaborazione
con: con:
UNIVERSITÀ
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DI PISA DI PISA
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di Pisa di
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con il Fondo
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per lo Sviluppo
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de Développement
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Régional
Régional
MARITTIMO - IT FR - M A R I T I M E
TOSCANA - LIGURIA - SARDEGNA - CORSE
a cura di
Andrea Peruzzi
La meccanizzazione
della coltivazione dell’aglio
di Vessalico nell’Alta Valle Arroscia
La coopératione au coeur de la Mediterranée
La cooperazione al cuore del Mediterraneo
In collaborazione con:
UNIVERSITÀ DI PISA
Università di Pisa
Programma cofinanziato con il Fondo Europeo
per lo Sviluppo Regionale
C.I.R.A.A.
centro di ricerche
agro-ambientali
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de Développement Régional
LIMINA : lingua italiana minima d’accesso alla Facoltà di lingue e letterature straniere /
Roberta Cella, Raffaele Donnarumma, Alessandro Grilli, Florida Nicolai, Alessandro Russo. –
Nuova edizione. - Pisa : Pisa university press, c2012
(Didattica
e ricerca. Manuali)
La meccanizzazione
della coltivazione dell’aglio di Vessalico nell’Alta Valle Arroscia /
a cura di Andrea Peruzzi. - Pisa : Pisa university press, 2013. - In testa al frontespizio:
450 (21.)
Toscana
Liguria Sardegna
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Lingua italianaFR-maritime,
I. Cella, Roberta
II. Donnarumma,
RaffaeleCorse
III. Grilli, Alessandro IV.
Nicolai, Florida V. Russo, Alessandro
635.260284 (22.)
I. Peruzzi, Andrea 1. Aglio – Coltivazione meccanica
CIP a cura del Sistema bibliotecario dell’Università di Pisa
CIP a cura del Sistema bibliotecario dell’Università di Pisa
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alla SIAE del compenso previsto dall’art. 68, commi 4 e 5, della legge 22 aprile 1941 n. 633.
Le riproduzioni effettuate per finalità di carattere professionale, economico o commerciale o comunque per uso diverso da quello personale
possono essere effettuate a seguito di specifica autorizzazione rilasciata da AIDRO, Corso di Porta Romana n. 108, Milano 20122, e-mail
[email protected]
e sito webdel
www.aidro.org
Le fotocopie per uso personale
lettore possono essere effettuate nei limiti del 15% di ciascun volume/fascicolo di periodico
dietro pagamento alla SIAE del compenso previsto dall’art. 68, commi 4 e 5, della legge 22 aprile 1941 n. 633. Le riproduzioni effettuate per finalità di carattere professionale, economico o commerciale o comunque per uso diverso da quello personale possono
essere effettuate a seguito di specifica autorizzazione [email protected] e sito web www.aidro.org
Gli autori di questo libro sono:
Andrea Peruzzi,
Marco Fontanelli,
Christian Frasconi,
Michele Raffaelli,
Luisa Martelloni
Centro di Ricerche Agro-Ambientali “Enrico Avanzi”
Università di Pisa
Gli autori del paragrafo 6.5 sono:
Federico Grillo
Laboratorio Regionale di Analisi Fitopatologica – sede di Sarzana (La.R.A.F.).
Stefano Pini
Regione Liguria – Servizi alle Imprese Agricole e Florovivaismo
Alle ricerche oggetto della presente pubblicazione, oltre agli autori, hanno partecipato
attivamente, collaborando alla realizzazione delle attrezzature innovative, occupandosi
della gestione in campo ed in laboratorio delle prove sperimentali ed effettuando una
prima elaborazione dei dati:
Roberta Del Sarto, Calogero Plaia
Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali,
Università di Pisa
Marco Ginanni, Alessandro Pannocchia, Paolo Gronchi, Claudio Marchi,
Giovanni Melai, Marco Della Croce e Enrico Canesi
Centro di Ricerche Agro-Ambientali “Enrico Avanzi” dell’Università di Pisa
INDICE
Ringraziamenti ........................................................................................................................IX
Résumé. ....................................................................................................................................... X
Presentazione
a cura dell’Assessore all’Agricoltura della Regione Liguria ...........................................XI
Prefazione
a cura di Carlo Petrini Associazione Slow Food ............................................................. XII
PRIMA PARTE
La coltivazione dell’aglio a Vessalico e nell’Alta Valle Arroscia
dal passato ai giorni nostri.......................................................................................14
Capitolo 1. Diffusione e coltivazione dell’aglio in Italia e all’estero . ......15
Capitolo 2. La coltivazione dell’aglio nell’Alta Valle Arroscia ...................21
2.1. Descrizione geografica ed agronomica .........................................................................21
2.2. Cenni storici .....................................................................................................................24
2.3. Importanza territoriale ed economica ........................................................................27
2.4. Tradizione . .......................................................................................................................29
2.5. Alcune ricette tradizionali ............................................................................................. 31
Capitolo 3. La valorizzazione dell’aglio di Vessalico .....................................33
3.1. Storia del presidio Slow Food ......................................................................................... 33
3.2. La coltivazione biologica ................................................................................................34
3.3. La vendita in trecce . .......................................................................................................34
Capitolo 4. La coltivazione e commercializzazione dell’aglio
come potenziale “motore” dello sviluppo economico e della tutela
ambientale dell’Alta Valle Arroscia. .....................................................................37
SECONDA PARTE
La meccanizzazione come strumento utile e virtuoso ..................................42
Capitolo 5. La tecnica tradizionale di coltivazione dell’aglio di Vessalico:
principali punti di debolezza ..................................................................................43
5.1. L’impianto della coltura...........................................................................................43
5.2. Il controllo della flora spontanea............................................................................45
5.3. Difesa fitopatologica e sanità del materiale di propagazione.................................46
5.4. Raccolta del prodotto..............................................................................................47
Capitolo 6. Definizione di strategie innovative e progettazione
e realizzazione di macchine tecnologicamente idonee per attuarle..........49
6.1. Strategie alternative di coltivazione basate su un utilizzo appropriato
della meccanizzazione....................................................................................................49
6.2. Interventi su impianto, controllo infestanti e raccolta . ........................................52
6.3. Sistemi a traffico controllato . ................................................................................57
6.4. Progettazione e realizzazione di attrezzature tecnologicamente avanzate idonee
ad operare nel contesto dell’Alta Valle Arroscia . ..........................................................59
6.4.1. Seminatrice di precisione . ..................................................................................59
6.4.2. Erpice a dischi attivi . ..........................................................................................62
6.4.3. Operatrice per il pirodiserbo ............................................................................ 64
6.4.4. Sarchiatrice di precisione ....................................................................................68
6.4.5. Macchina agevolatrice per raccolta......................................................................70
6.5. Attività svolte sugli aspetti fitosanitari del materiale di propagazione.................73
6.5.1. Avversità e selezione del materiale di propagazione............................................73
6.5.2. Pratiche agronomiche preventive........................................................................75
6.5.3. Selezione di materiale di propagazione sano.......................................................76
6.5.4. Selezione in campo del materiale sano................................................................77
6.5.5. Conclusioni........................................................................................................78
Capitolo 7. Le attività dimostrative effettuate nel 2007
(progetto UE Promstap)...........................................................................................81
7.1. Introduzione.............................................................................................................81
7.2. Materiali e Metodi....................................................................................................83
7.2.1. Impianto e raccolta dell’aglio................................................................................83
7.2.2. Macchine innovative per la gestione della flora spontanea................................... 84
7.2.3. La prova dimostrativa condotta nel 2007............................................................86
7.3 Risultati ottenuti......................................................................................................89
7.3.1. Controllo delle infestanti......................................................................................89
7.3.2. Rese produttive..................................................................................................91
7.3.3. Stime economiche..............................................................................................92
7.4 Conclusioni della prima serie di prove e prospettive future.....................................93
Capitolo 8. Le attività di supporto e di dimostrazione effettuate
nel triennio 2010-2012 (Progetto UE Marte+). ................................................95
8.1. Introduzione............................................................................................................95
8.2. Materiali e Metodi....................................................................................................98
8.2.1. Le macchine innovative.......................................................................................98
8.2.2. La dimostrazione in campo...............................................................................100
8.2.3. I rilievi effettuati e l’analisi presentata in questo volume......................................103
8.2.4. Attività divulgativa.............................................................................................105
8.3. Risultati ottenuti...................................................................................................106
8.3.1. Valutazione delle prestazioni delle macchine ....................................................106
8.3.2. Rese produttive................................................................................................107
8.3.3. Controllo delle infestanti...................................................................................108
8.3.4. Stime economiche............................................................................................ 110
8.4. Conclusioni e prospettive future...........................................................................113
Capitolo 9. Conclusioni. ..........................................................................................115
Bibliografia......................................................................................................................119
Ringraziamenti:
Gli autori desiderano ringraziare la Regione Liguria per aver finanziato le ricerche oggetto di questo volume e per la fattiva collaborazione dimostrata nella realizzazione delle
prove sperimentali e dimostrative. Al riguardo, un ringraziamento particolare va a:
Stefano Pini per la fattiva collaborazione e la perseveranza con cui ha trovato il modo di
finanziare le attività divulgative svolte a Vessalico, all’Assessore Giovanni Barbagallo per
aver creduto in questa “operazione” virtuosa e Beatrice Pesenti e Antonia Pantera per aver
scritto il résumé in francese.
Un ringraziamento sentito e dovuto va inoltre agli agricoltori e a tutti i soci della Cooperativa “A Resta” di Vessalico (IM):
Aldo Anfosso (Presidente), Pierluigi Zunino (Vicepresidente), Roberto Marini (Responsabile Presidio Slow-Food), Franco Cha, Rita Floccia e sua figlia Paola Ferrari, Roberto Gualdesi, Alberto Marini, Rossella Ruggeri e Marco Sasso
che hanno attivamente partecipato alle ricerche e alle prove dimostrative a partire dal
2007 e con i quali è nato un rapporto di amicizia e stima che ha decisamente travalicato
i limiti di un formale rapporto di lavoro e ha consentito di raggiungere gli importanti
risultati riportati in questo volume, confermando come le interazioni positive tra esseri
umani siano la base fondamentale per accrescere le conoscenze e quindi per svolgere un
proficuo lavoro di ricerca
Un grazie speciale a Aldo Anfosso, a Pierluigi Zunino e a Roberto Marini, che ci hanno
fornito informazioni e materiale bibliografico specifico sulla coltivazione dell’aglio, sul
territorio e sulla sua storia, nonché sul presidio Slow-food.
Un ringraziamento particolare va inoltre alle ditte MAITO di Arezzo
e Puccinelli di Vecchiano (PI).
Un sentito grazie va infine a Giovanni Barbagallo, assessore all’Agricoltura della Regione
Liguria, per aver scritto la presentazione e a Carlo Petrini, fondatore del movimento SlowFood per aver scritto la prefazione.
Un ultimo personale ringraziamento da parte dell’Editor, Andrea Peruzzi, va a
Goffredo Carbonelli, per avergli “trasmesso” il forte interesse e la curiosità per tutto ciò
che è “umano” e insegnato a riconoscere il ruolo fondamentale dell’“irrazionale” nell’acquisizione di nuove conoscenze e nella realizzazione di attività di ricerca.
I disegni e gli schemi presenti in questo volume sono originali e sono stati interamente
realizzati da Uliva Foà - Impaginazione e grafica di Uliva Foà
IX
Résumé
Ce volume présente la recherche, la diffusion et le transfert de la technologie mise en œuvre
dans la période entre 2007 et 2011 par l '«équipe», dirigée par le professeur Andrea Peruzzi,
au Centre Interdépartemental d'agro-environnement de la recherche de l’Université de Pise,
en collaboration avec la Région Ligurie et la Coopérative "A Resta" de Vessalico (IM), dans le
cadre de deux projets financés par l'UE, dans la « Haute Valle Arroscia » sur l’ail biologique,
un produit qui est une ressource clé pour l'économie locale, étant un « Presidio Slow Food »
et étant vendu à prix très élevés sur le marché. En particulier, on a défini des stratégies appropriées agronomiques et environnementales où est pratiquée une agriculture «héroïque»
et ont été conçus et mis en œuvre des machines innovantes pour la plantation de la culture,
le contrôle physique de la végétation naturelle et de la collecte du produit. La mécanisation
dans ce cas a eu le rôle de véritable «moteur» du développement économique équilibré d'une
zone marginale et a risque d’instabilité hydrogéologique, parce-que elle semblait permettre
aux agriculteurs (surtout les jeunes ...) d’obtenir une augmentation considérable du rendement et des revenus, une réduction significative des temps de fonctionnement et des coûts
de production et donc avec un potentiel futur de récupération des terres abandonnées. Cette
mise en valeur d'un produit de haute qualité, réalisable grâce à une utilisation appropriée des
nouvelles technologies (et créatives ...) permettra à un certain nombre de personnes de faire le
travail d'agriculteur à temps plein d'une manière satisfaisante et digne. En outre, en vertu du
majeur revenu garanti par les activités agricoles, en face à un moindre engagement en termes
d'heures de travail, ce sera aussi possible de démarrer la production et la commercialisation
des produits transformés à base d'ail et de consolider le tourisme rural et la gastronomie,
conformément aux principes de la multifonctionnalité de l'agriculture. L’élevée valeur éthique de cette opération, qui consiste à créer les conditions pour protéger un agro-écosystème
de montagne potentiellement sujet à l'érosion et à l’instabilité hydrogéologiques, en assurant
la garnison et l'entretien par les agriculteurs, en l'absence de tout risque de contamination
de l'environnement résultant de l'utilisation de pesticides, avec des avantages évidents pour
la communauté tout entière, peut être poursuivi grâce à l'étude, à la conception, à la mise en
œuvre et à la correcte utilisation des machines innovantes.
Andrea Peruzzi, rédacteur en chef de ce volume, est professeur de Mécanique agricole et des
sciences de la mécanisation agricole au Département des sciences de l'agriculture, de l'alimentation et de l'agro-environnementale et directeur adjoint du Centre pour la recherche
agro-environnementale "Enrico Avanzi" de l’Université de Pise, ville où il est né le 01.01.1960
et où il a commencé à faire de la recherche et de l'enseignement sous diverses formes depuis
1984. Il coordonne depuis des années certains groupes de recherche sur des sujets liés à
l'étude et le développement de solutions innovantes pour la réalisation de techniques de
travail du sol, du contrôle physique des mauvaises herbes dans les zones agricoles, urbaines
et péri-urbaines et de la désinfection et la désinfestation du sol, pour une gestion durable
tant du point de vue économique que de celui de la sauvegarde de l'environnement et de la
protection de la santé des citoyens. Son travail est documenté dans plus de 350 publications
scientifiques.
X
Presentazione
L’Alta Valle Arroscia è collocata nell’entroterra imperiese al confine con il Piemonte e rappresenta un ambito territoriale collinare e montano molto diffuso in Liguria, caratterizzato
da acclività e presenza di appezzamenti terrazzati.
In alcuni comuni di questa valle, la coltivazione dell’aglio di Vessalico ha radici antiche e
negli ultimi anni ha acquisito sempre maggiore interesse tanto da diventare un’importante
risorsa per il territorio.
Infatti l’aglio di Vessalico è un prodotto commercialmente molto apprezzato e richiesto, la
cui produzione interessa circa 35 aziende ed oltre 25 ettari di superficie, buona parte dei quali
coltivati con metodo biologico e che prevedono l’esecuzione di molte operazioni colturali
ancora a mano.
La Regione, utilizzando anche sostegno finanziario dei progetti europei, ha cercato di supportare i produttori locali al fine di trovare risposte ad alcuni problemi particolarmente rilevanti quali la gestione delle erbe infestanti con mezzi non chimici, la meccanizzazione delle
fase di semina e raccolta pur in un ambito territoriale così difficile e particolare.
In collaborazione con il Centro di Ricerche Agro-Ambientali “Enrico Avanzi” dell’Università di Pisa, tramite il Prof. Peruzzi e suoi collaboratori, e dal confronto con i produttori abbiamo affrontato con competenza e passione le diverse problematiche trovando le soluzioni
ampiamente trattate nel testo.
Il valore aggiunto delle attività messe in atto sta e sperimentate rappresentano modelli di
sviluppo sostenibile trasferibili in molti areali simili della Liguria o di altre regioni del bacino
mediterraneo. Produzioni di pregio, tradizionalmente coltivate in ambiti territoriali difficili,
per le innovazioni introdotte possono diventare competitive garantendo quindi un reddito
sufficiente a chi si accinge alla coltivazione, e diventano presupposto fondamentale per il
mantenimento del presidio umano in zone molto fragili dal punto di vista ambientale.
Giovanni Barbagallo
Assessore all’Agricoltura
Regione Liguria
XI
Prefazione
Quando tradizione e innovazione trovano strade comuni, il successo è assicurato. Certo, non
è una sfida facile, occorre che i luoghi comuni cedano il passo al mite buon senso per arrivare
a riconoscere che la tradizione in sé altro non è che un'innovazione ben riuscita. Innovazione
che si radica in un determinato tempo fino a quando qualcuno non la adatterà alle esigenze e
alle possibilità, anche tecnologiche, del tempo successivo, creando una nuova pratica che, se
efficace, potrà a sua volta mettere radici.
Ci sono poi luoghi in cui “innovare” è più facile e altri in cui è una sfida ulteriore. Certamente
la Valle Arroscia, che accoglie Vessalico ed altri borghi dediti alla coltivazione dell'aglio, è
uno di quei luoghi in cui qualsiasi attività legata al territorio diventa una sfida. Terreni impervi, zolle fertili che la montagna concede quasi per distrazione, ma su cui da generazioni si
affinano sapienze, capacità di previsione, di lettura dei segnali, di tutela. E' come se il tessuto
connettivo di quelle aree fosse costituito dalle persone che le abitano e dai loro saperi. Se queste se ne vanno, se si perdono le competenze e i savoir-faire tradizionali, quelle zone perdono
la pelle, l'elemento aggregante che permette loro di non sgretolarsi.
Anche per questo, oltre che per le qualità intrinseche di questo prodotto straordinario, l'aglio
di Vessalico è un presidio Slow Food, uno dei primi, creato nel 2000 cioè dopo solo due anni
dall'avvio del progetto dei Presìdi: perché l'agricoltura collinare e pedemontana va tutelata
come un servizio al territorio, oltre che alla nostra salute e alla nostra cultura.
Ecco perché quell'agricoltura, prima di quella di pianura, ha bisogno di innovazione, ha
bisogno che la ricerca non se ne dimentichi.
Per comunità come quella di Vessalico e più in generale per territori come la Valle Arroscia,
non è possibile replicare i metodi adottati nell'agricoltura di scala industriale: non ci sono i
numeri, gli spazi e nemmeno le risorse economiche da investire. Soprattutto c'è la ferma volontà dei produttori di non voler cambiare radicalmente strada, ma di volersi modernizzare
proprio per mantenere la tradizione. Ed è proprio questa la storia che questa pubblicazione
ci racconta: come tradizione e innovazione possono incontrarsi lungo un percorso comune
e condiviso, senza stravolgere gli usi della popolazione e le peculiarità di un prodotto come
quello che cresce a Vessalico.
L'elemento prezioso dell'approccio seguito dal prof. Andrea Peruzzi e dai suoi collaboratori
del Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali sta proprio nella capacità di affrontare la questione con attenzione e flessibilità, confrontandosi con le esperienze
dei produttori, studiando e valutando le varie fasi della coltivazione, partendo dai tentativi
già provati e poi falliti per meccanizzare alcune pratiche. Adattare alle esigenze di questa
comunità le tecnologie e le conoscenze attualmente disponibili, dopo aver individuato le problematiche che rendevano deludenti o fallimentari le precedenti prove di meccanizzazione,
ha permesso di sperimentare nuovi strumenti adattandoli alla zona, ai terreni e alle caratteristiche di coltivazione dell'aglio di Vessalico. Un’operazione che permetterà ai produttori di
ridurre tempi e costi di produzione, di aumentare le rese, e quindi il reddito, ma soprattutto
consentirà ai contadini di Vessalico di recuperare terreni finora lasciati incolti per mancanza
di manodopera.
Un esempio virtuoso che dimostra, se ancora ce ne fosse bisogno, che un'altra agricoltura è
non solo possibile, ma attualmente e saldamente in corso d'opera.
Carlo Petrini
Fondatore Associazione Slow Food
XII
“Fate le cose nel modo più semplice possibile,
ma senza semplificare.”
Albert Einstein
“Rifiutarsi di amare per paura di soffrire
è come rifiutarsi di vivere per paura di morire”
Jim Morrison
“Non è necessario sapere tutto sull’aglio
per usarlo per migliorare la nostra salute.
Non avete niente da perdere a consumare aglio
tutti i giorni per proteggere la vostra salute
e rafforzare il vostro stato di benessere.”
Bernard Jensen
PRIMA PARTE
La coltivazione dell’aglio a Vessalico
e nell’Alta Valle Arroscia dal passato ai giorni nostri
Capitolo 1.
Diffusione e coltivazione dell’aglio in Italia
e all’estero
L’Aglio, Allium sativum L., appartiene alla famiglia delle Liliaceae, è originario dell’Asia centrale (Iran e Afghanistan) e rappresenta una delle
più antiche piante coltivate. Le prime tracce scritte che testimoniano
l’impiego dell’aglio sono alcuni testi in sanscrito che ne documentano
l’uso già 5000 anni fa.
È una pianta erbacea perenne, a ciclo di coltivazione annuale. La parte
edule è il bulbo, che si sviluppa come fusto modificato sotterraneo. Il
bulbo è ricoperto da tuniche, nel cui interno sono racchiusi da 8 a 14
Fig 1.1. Bulbo di aglio
bianco ricoperto dalle
tuniche e bulbilli.
15
La meccanizzazione della coltivazione dell’aglio di Vessalico nell’Alta Valle Arroscia
16
bulbilli, organi di moltiplicazione agamica (fig. 1.1). Le foglie si saldano a
tubo alla base e formano una guaina intorno allo scapo fiorale; appiattite
e cave, sono larghe fino a 2 cm alla base e si assottigliano alla sommità. I
fiori si presentano in numero variabile e sono portati su un lungo e sottile
peduncolo, sono bianchi, rosei o porporini, spesso frammisti a bulbilli
derivati dalla metamorfosi di gemme fiorali. Ogni fiore presenta 6 tepali,
persistenti nel frutto, 6 stami e un ovario triloculare, uno stilo diritto e
filiforme e uno stigma intero. Dalla fecondazione si origina una capsula,
che raramente contiene semi.
La semina viene effettuata in autunno (al Sud) o in primavera (al Nord),
deponendo i bulbilli ad alcuni centimetri di profondità con l’apice rivolto
verso l’alto. La distanza sulla fila deve essere di 10-12 cm, quella tra le
file di 25-30 cm. Predilige terreni sciolti e non troppo umidi. La raccolta
viene effettuata nei mesi di giugno e luglio quando le foglie delle pianta
sono secche. Nel Meridione la raccolta è anticipata di 1-2 mesi.
Le numerose varietà di aglio coltivate si raccolgono sotto due ecotipi fondamentali; l’aglio bianco o comune, che presenta tuniche di colore bianco, e l’aglio rosa che invece si ricopre di tuniche rosate. L’aglio bianco o
comune, per la sua rusticità e buona produttività, è coltivato in tutte le
regioni italiane; fornisce una produzione tardiva e bulbi dall’aroma alquanto accentuato. L’aglio rosa non è molto coltivato perché i suoi bulbi,
oltre a presentare bulbilli di dimensioni difformi, sono particolarmente
sensibili all’umidità, perciò difficilmente conservabili.
La produzione mondiale di aglio si è attestata nel 2010 (dati FAOSTAT
più aggiornati di cui disponiamo) su 22561298 t su una superficie di
1319323 ha. I principali paesi produttori sono la Cina (18558669 t), l’India
(833970 t), la Repubblica di Corea (271560 t) e l’Egitto (244626 t).
Alla fine del 2011 l'Unione Europea ha attribuito per la prima volta
all'aglio cinese di Jinxiang Da Suan il riconoscimento e la tutela comunitaria come prodotto ad Indicazione Geografica Protetta, IGP. Il marchio
IGP sull’aglio cinese cela il pericolo di trarre in inganno il consumatore
perché potrebbe essere scambiato per un prodotto europeo.
L’Unione Europea nel 2010 ha prodotto 275153 t di aglio su una superficie
di 36743 ha. I maggiori produttori tra gli Stati membri sono la Spagna che
con 136000 t da sola produce il 49% di tutta l’Unione Europea; seguono
la Romania con 67215 t (24%) l’Italia con 29655 t (11%) e la Francia con
18655 t (7%). Mentre la produzione mondiale è andata aumentando (nel
2007 era stata di 15686310 t) quella Europea tende a diminuire (304040
t nel 2007).
Il gruppo di contatto ispanico-franco-italiano dell'aglio, costituito da
Diffusione e coltivazione dell’aglio in Italia e all’estero
produttori di Spagna, Francia, e Italia, e dai rappresentanti istituzionali
ha recentemente analizzato la campagna 2012 e la concorrenza dell'aglio
cinese nel mercato comunitario. È stato evidenziato il diffondersi di una
malattia (Fusarium proliferatum) che sta interessando la produzione di
aglio a livello mondiale, nonché la caduta del prezzo del prodotto, che ha
colpito soprattutto la Spagna. A tale proposito l'ufficio nazionale dell'aglio
spagnolo ha avvertito che il mercato di questo prodotto mostra chiari
sintomi di paralisi in Spagna. Il rallentamento delle esportazioni, così
come la riduzione dei consumi interni a causa della crisi, sono due dei
fattori maggiormente indicati come possibili cause dell'attuale situazione
di stallo in cui versa il settore. Questi segnali sono evidenti anche nei dati
che registra la rete dei mercati all'ingrosso, dove i prezzi medi correnti segnano una riduzione del 22% circa su base annua. Anche i consumatori
hanno potuto osservare un lieve calo dei prezzi pagati per l'aglio (4,89 €
kg-1 nel 2012, contro 5,34 € kg-1 del 2011). In materia di esportazioni, i dati
cumulativi relativi al primo semestre del 2012 evidenziano una netta diminuzione dei volumi e del prezzo delle spedizioni, sia a livello europeo
che extra europeo, ad eccezione del Brasile. Si sono ridotte soprattutto
le spedizioni verso Francia, Italia, Regno Unito, Polonia e Romania, con
un prezzo medio che si è attestato a 1,90 € kg-1, rispetto ai 2,50 € kg-1 del
2011. Anche per le importazioni è stato riscontrato uno scenario simile,
con riduzioni dei volumi e dei prezzi. In particolare, nel primo semestre
del 2012, hanno ridotto le loro spedizioni la Cina, l'Argentina e il Cile, i
tre principali fornitori extra europei di aglio del paese. Il prezzo medio
delle importazioni è sceso a 1,16 € kg-1, contro 1,74 € kg-1 nel 2011. La
Francia, primo fornitore europeo di aglio del paese, ha ridotto di oltre il
50% le spedizioni, registrando un prezzo medio in caduta a 0,50 € kg-1.
Nel 2012 la produzione italiana è stata di 28827 t, ottenuta su una superficie di 3234 ha (Tabella 1.1). In Italia il prezzo medio di vendita dell’aglio
è attualmente di 6,90 € kg-1 ed il suo consumo è stimato essere di 50000 t
all’anno, e quindi superiore del 42% rispetto alla produzione nazionale.
Perciò, poco meno della metà del fabbisogno (più la quantità necessaria
per compensare le esportazioni) viene importata dal resto del mondo.
Nel 2010 l'Italia ha importato direttamente dalla Cina quasi 2500 t di
aglio e gli arrivi dal gigante asiatico nei primi sette mesi del 2011 sono
aumentati del 18%. Nel 2011 sono state importate circa 3000 t, con un
crescendo annuale del 20%.
L’esportazione di aglio italiano raggiunge la Germania (41%), l’Austria
(40%), la Danimarca (8%), altri paesi europei (7%) e paesi extra europei (4%).
17
La meccanizzazione della coltivazione dell’aglio di Vessalico nell’Alta Valle Arroscia
Tabella 1.1. Superfici e produzioni di aglio in Italia (dati ISTAT, 2012).
Regione
Campania
Emilia-Romagna
Veneto
Puglia
Sicilia
Sardegna
Liguria
Piemonte
Lazio
Molise
Toscana
Lombardia
Abruzzo
Marche
Calabria
ITALIA
18
Superficie (ha)
1056
572
344
339
285
178
172
77
55
50
39
21
20
17
9
3234
Produzione (t)
9686
6818
3464
2361
1620
868
225
864
1535
500
339
240
110
106
88
28827
Produzione unitaria (t ha-1)
9,2
11,9
10,1
7,0
5,7
4,9
1,3
11,2
27,9
10,0
8,7
11,4
5,5
6,2
9,8
8,9
L’aglio viene commercializzato allo stato fresco, semisecco e secco. È consumato crudo, cotto e come aromatizzante di molti cibi. È inoltre presente sul mercato trasformato in polvere, in pasta ed estratto oleoso. Come
aromatizzante, l’aglio rappresenta un elemento insostituibile in gran parte
delle cucine popolari del Mediterraneo. Fin dalle epoche più antiche è stato impiegato in cucina, ma ha trovato anche una collocazione importante
nella medicina popolare e da sempre è considerato una panacea contro
parecchie malattie. L’aglio possiede infatti delle proprietà che lo rendono
un prezioso alleato della salute umana: è un eccellente antibiotico per la
presenza di allicina e garlicina; stimola l’attività cardiaca e svolge un’azione
depurativa del sangue. Inoltre, a livello intestinale, svolge un’azione spasmolitica, antisettica ed antidiarroica. Infine, agisce a livello dell’apparato respiratorio, con un’azione antisettica, balsamica ed espettorante. L’uso
dell’aglio è consigliato a chi ha problemi di ipertensione, a chi soffre di malattie da raffreddamento, aiuta a prevenire i tumori intestinali ed è indicato
contro la caduta di capelli.
I bulbi di aglio contengono acqua, proteine, grassi, carboidrati, fibre e un
ricco “patrimonio” di sali minerali (arsenico, cromo, calcio, ferro, fosforo,
germanio, iodio, magnesio, manganese, potassio, rame, selenio, silicio, sodio, zinco, zolfo), di vitamine (gruppo A, B, C, D, H), di enzimi ed amminoacidi. La composizione chimica ed il valore energetico per 100 g di parte
edibile di aglio sono riportati nella tabella 1.2.
Diffusione e coltivazione dell’aglio in Italia e all’estero
Tabella 1.2. Composizione chimica e valore energetico per 100 g di parte edibile di aglio.
AGLIO
Composizione chimica
valore per 100 g
Parte edibile (%):
75
Acqua (g):
80
Proteine (g):
0,9
Lipidi(g):
0,6
Colesterolo (mg):
0
Carboidrati disponibili (g):
8,4
Amido (g):
0
Zuccheri solubili (g):
8,4
Fibra totale (g):
3,1
Alcol (g):
0
Energia (kcal):
41
Energia (kJ):
171
Sodio (mg):
3
Potassio (mg):
600
Ferro (mg):
1,5
Calcio (mg):
14
Fosforo (mg):
63
Tiamina (mg):
0,14
Riboflavina (mg):
0,02
Niacina (mg):
1,3
Vitamina A retinolo eq. (µg):
5
Vitamina C (mg):
5
Fonte: Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione
19
Capitolo 2
La coltivazione dell’aglio
nell’Alta Valle Arroscia
2.1. Descrizione geografica ed agronomica
L’Alta Valle Arroscia (entroterra di Albenga) si estende su una superficie
di 252 km2 e è ubicata all’interno delle Alpi Marittime occidentali in corrispondenza della parte alta del bacino di cattura del torrente Arroscia e del
primo segmento idrografico del fiume Tanaro (torrente Tanarello). L’area
appartiene completamente alla Provincia di Imperia ed è storicamente luogo di transito tra Ponente Ligure e basso Piemonte. Il territorio, di aspetto
montano, presenta forti pendenze medie dei versanti, creste dirupate, pareti scoscese e valloni incisi profondamente che scendono fino a quote basse.
La vegetazione è caratterizzata in prevalenza da boschi subalpini a larice
e rododendro, boschi mesofili, anche cedui, a faggio e castagno o a pino
silvestre e abete. Fino a circa 800 m sul livello del mare sono anche presenti
Fig. 2.1 - Scorcio del
territorio dell’Alta Valle
Arroscia, caratterizzato dai
terrazzamenti coltivati e
dai muri in pietra.
21
La meccanizzazione della coltivazione dell’aglio di Vessalico nell’Alta Valle Arroscia
Fig 2.2 - Mappa
rappresentante la
posizione geografica
di Vessalico e degli
altri Comuni dell’Alta
Valle Arroscia in cui
viene prodotto l’aglio
(evidenziati con un punto
rosso).
Fig. 2.3 - Scorcio
fotografico del paese di
Vessalico (IM).
22
sia i boschi mesofili a nocciolo e alno, sia i boschi cedui mesotermofili a carpino nero e roverella. Le formazioni erbacee sono
rappresentate da praterie di altitudine esclusivamente pascolate;
alle quote basse sono diffuse le praterie montane mesoxerofile
falciate o pascolate. Nella Valle Arroscia si pratica ancora la transumanza, un’usanza tanto antica quanto suggestiva: le mandrie
vengono spostate tra gli alpeggi e le campagne, invadendo paesi
e strade.
Il territorio coltivato (sotto i 600 m sul livello del mare) è caratterizzato da terrazzamenti e muri in pietra (fig 2.1), le colture
sono rappresentate principalmente da oliveti e nei fondovalle da
vigneti. In questo contesto, ed in pochi ettari di terreno, viene
coltivato l’aglio di Vessalico, prodotto agroalimentare particolarmente apprezzato per la sua genuinità, tipicità e qualità. Vessalico è
un piccolo comune dell’Alta Valle Arroscia situato sulle sponde del fiume
Arroscia, al centro di una zona fertile e ricca di acque (fig. 2.2 e fig 2.3).
L’aglio viene coltivato nelle frazioni più alte e meno abitate del comune,
in piccoli appezzamenti di terreno aventi superfici pari a 50-250 m2, detti
“fasce”, abbarbicati in montagna e ben esposti a sud (fig. 2.4). Le “fasce”
sono state ricavate sui fianchi delle colline, lungo le curve di livello, e sono
spesso sostenute da muretti a secco (fig 2.5). L’area di produzione dell’aglio
ricade anche nei Comuni di Borghetto d’Arroscia, Aquila d’Arroscia, Pieve
La coltivazione dell’aglio nell’Alta Valle Arroscia
Fig. 2.4 - Caratteristiche
“fasce” dell’Alta Valle
Arroscia dove l’aglio
viene coltivato.
Fig 2.5 - Piccoli
appezzamenti di terreno
(“fasce”) destinate alla
coltivazione di aglio.
di Teco, Ranzo e Rezzo; viene coltivato ad un’altitudine che varia dai 200 ai
600 m sul livello del mare, il che lo caratterizza come “coltura di montagna”
(così come definito dalla Legge 289/2002). La natura dei terreni è di medio
impasto, tendente all’argilloso, dotata di sostanza organica e caratterizzata
da elevata permeabilità e ricchezza di scheletro.
Il clima è particolarmente mite nonostante l’altitudine della zona, temperato e ventilato nei mesi estivi, asciutto e non eccessivamente rigido in quelli invernali. Le temperature invernali sfiorano gli 0°C per brevi periodi e
qualche nevicata non costituisce un’eccezione. Le piogge sono distribuite
regolarmente durante l’anno, con precipitazioni più intense nel tardo autunno. L’estate è generalmente fresca e interrotta da temporali abbastanza
frequenti.
L’aglio di Vessalico dell’Alta Valle Arroscia è del tipo bianco; il bulbo si
presenta di medio/piccole dimensioni, di forma regolare e compatta, con
circa sei/dieci bulbilli (fig. 2.6). Si differenzia dall’aglio comune per il colore
delle tuniche: bianco il giorno della raccolta, presenta striature tendenti al
rosso il giorno seguente (fig. 2.7) e alabastrine da secco. I bulbilli sono ben
attaccati tra loro ed il germoglio è di piccole dimensioni (“anima sottile”).
Le piccole dimensioni del germoglio ne determinano l’alta digeribilità, fattore che distingue in maniera marcata questo prodotto dagli altri tipi di
aglio bianco.
Tradizionalmente, i bulbilli ricavati dai bulbi migliori ottenuti con la raccolta dell’anno precedente vengono trapiantati nelle “storiche fasce” che
caratterizzano il territorio della Valle Arroscia. L’aglio ottenuto da questi
terreni ha proprietà particolari quali l’aroma delicato ed il sapore intenso e
leggermente piccante. È un prodotto a lunga conservazione se tenuto in un
luogo fresco ed asciutto, lontano dalla luce diretta del sole e dal totale buio,
che ne determinerebbe la germogliazione.
23
La meccanizzazione della coltivazione dell’aglio di Vessalico nell’Alta Valle Arroscia
Fig. 2.6 - Aglio
di Vessalico dalla
caratteristica forma
regolare e compatta.
24
2.2. Cenni storici
L’aglio della Valle Arroscia è coltivato sin dall’antichità con metodi tradizionali, consociato ad altri ortaggi, in piccoli appezzamenti di terreno.
Nel 1760, la Comunità di Vessalico, per cercare di sanare i debiti pubblici
e privati dei propri cittadini, chiese al Senato della Repubblica di Genova
la possibilità di istituire una fiera di “bestiame e qualunque altra sorta di
mercanzie” da tenersi ogni anno i primi quattro giorni di luglio in località
Canavai (frazione di Vessalico), situata al centro della valle in posizione
strategica per creare un punto di incontro e di scambio. Il Senato regolarizzò la richiesta con un provvedimento datato 1 maggio 1760. In occasione dell’avvenimento fieristico il paese si animava: centinaia di mercanti
provenienti da tutto il ponente ligure tra Nizza ed Albenga vi giungevano
a cavallo o con carrozze. In origine il ventaglio di prodotti in esposizione
e in vendita era molto ampio, ma gradualmente prese il sopravvento una
tipica produzione di stagione dell’agricoltura locale: l’aglio. Con il passare
del tempo, la fiera ha preso il nome di “Fiera dell’Aglio” e si svolge tutt’oggi
ogni anno a Vessalico il 2 luglio ed è diventata uno degli appuntamenti
tradizionali della Valle Arroscia.
Nel 1883 l’aglio dell’Alta Valle Arroscia fu citato da Agostino Bertani
negli “Atti della Giunta per l’Inchiesta Agraria e sulle condizioni della
classe agricola” come prodotto per buona parte esportato in Francia e
Germania.
Negli anni ’80 la produzione dell’aglio nell’Alta Valle Arroscia era in fase di
La coltivazione dell’aglio nell’Alta Valle Arroscia
forte decrescita e la sua presenza nella storica fiera andava via via scemando. All’invecchiamento della popolazione agricola si aggiungevano infatti
fattori economici contingenti negativi come la crisi di mercato dei prodotti
locali. Si assisteva ad un continuo spopolamento del territorio, che riguardava specialmente i giovani agricoltori che andavano alla ricerca di lavori
diversi rispetto a quello agricolo che non dava prospettive.
Negli anni dal 1990 al 1997 la Comunità Montana Valle Arroscia (soppressa nel 2011, così come tutte le altre Comunità Montane della Liguria, con
la Legge Regionale n. 23 del 29 dicembre 2010 e in vigore dal 1 maggio
2011) ed il Comune di Vessalico, visto il progressivo ridursi dei produttori
di aglio nella valle ed il progressivo "inquinamento" del seme originale con
bulbilli provenienti da altre zone, con una delibera ufficiale, hanno deciso
di adoperarsi per la tutela di questa particolare varietà. Hanno cercato i
produttori che ancora possedevano i bulbilli originali (l'antiga semenza nel
dialetto locale), ovvero quella parte migliore d’aglio prodotto che, tramandato da diverse generazioni per antica tradizione, rappresentava il seme
dell’annata successiva; questa usanza ha contribuito inconsapevolmente ad
una sorta di selezione naturale del seme (“selezione massale”).
Dal 1999 la Comunità Montana ha creato uno spazio ben definito e circoscritto all'interno della fiera del 2 luglio che raccoglie anche oggi i produttori di aglio della Valle Arroscia. Nello stesso anno è stato inoltre pensato
un sistema di autocertificazione del prodotto che consisteva nella denuncia
da parte degli agricoltori della superficie e della località dei campi coltivati
ad aglio. A seguito di tali dichiarazioni le guardie del consorzio forestale
Fig. 2.7 - Aglio di
Vessalico così come
si presenta il giorno
successivo alla raccolta;
risultano ben evidenti
le striature tendenti al
rosso.
25
La meccanizzazione della coltivazione dell’aglio di Vessalico nell’Alta Valle Arroscia
Fig 2.8 - Resta
tradizionalmente
confezionata con 25
piante di aglio per
facilitare la fase di
trasporto del prodotto
dai campi al luogo di
conservazione e così
venduta.
26
(incaricati dall’ufficio tecnico della Comunità Montana) stimavano la produzione effettiva direttamente in campo ed in seguito a tale quantificazione
rilasciavano dei certificati (chiamati “bollini”). Tali “bollini”, riportanti la
dicitura “Aglio di Vessalico”, il logo della Comunità Montana Alta Valle
Arroscia e lo slogan “Prodotto di un territorio tra le Alpi e il mare”, dovevano obbligatoriamente accompagnare le trecce il giorno della fiera e fornivano una prima sorta di certificazione di provenienza del prodotto.
La Comunità Montana ha inoltre supportato la costituzione della Cooperativa "A Resta", che tramite l'adozione di un disciplinare di produzione e
rigorosi controlli interni coltiva l'Aglio di Vessalico nel rispetto delle tradizioni locali. L’unione di diversi agricoltori in quest’associazione ha permesso una migliore organizzazione dei diversi momenti della filiera; dalla
semina, alla coltivazione, alla vendita e, soprattutto, la valorizzazione del
prodotto.
La Cooperativa “A Resta” (Via Villa – Frazione di Lenzari, Vessalico – IM)
è stata costituita nel 2000. Resta nel dialetto locale significa “treccia” ed
indica la modalità in cui l’aglio dell’Alta Valle Arroscia viene tradizionalmente confezionato (fig. 2.8). La Cooperativa, nata dai soci fondatori in
qualità di coltivatori d’aglio, si impegna oggi, così come al momento della sua costituzione, a conservare e valorizzare quello che generazioni di
contadini della zona erano riusciti a tramandare. La Cooperativa, dotata
di un proprio Statuto, di un regolamento interno e di un disciplinare di
produzione per l’aglio, ha come obiettivi la promozione di azioni finalizzate alla valorizzazione delle produzioni agricole tradizionali della Valle
Arroscia (quali l’aglio, l’olio, il vino, il latte ed i suoi derivati), la commercializzazione dei prodotti dei soci e la gestione dei punti vendita, la gestione delle aziende agricole con lo scopo di contribuire all’aumento ed alla
qualificazione della produzione dei soci. È volontà dei soci, espressa nello
Statuto, di promuovere e valorizzare i prodotti della Valle Arroscia ed in
particolare modo l’aglio. Al riguardo, infatti, nello Statuto è raccomandato
che, per tutte le coltivazioni che s’intendono effettuare, ma in particolare
per l’aglio, dovranno essere usati metodi di coltivazione attenti al rispetto
dell’ambiente.
L’adozione di un disciplinare di produzione è stata sentita come necessità di
normare ed uniformare la tecnica di coltivazione, la modalità di lavorazione e confezionamento, nonché la commercializzazione dell’aglio prodotto
dalla Cooperativa.
Sempre nel 2000, l’aglio di Vessalico, è stato censito dalla Regione Liguria
ed inserito nell’elenco nazionale dei prodotti agroalimentari tradizionali
(D.M. 18/07/2000) con la denominazione “Aglio bianco di Vessalico”, e
La coltivazione dell’aglio nell’Alta Valle Arroscia
riconfermato nell'elenco con Decreto 8 maggio 2001. Nel mese di luglio
2008, grazie all'interessamento dell'Assessore all'Agricoltura della Regione
Liguria Giancarlo Cassini e della Comunità Montana Valle Arroscia, si è
costituito il “Comitato promotore Aglio di Vessalico D.O.P.”, al momento è in corso la richiesta di riconoscimento del marchio D.O.P da parte
dell’Unione Europea.
Nel 2000 l’aglio di Vessalico prodotto dalla Cooperativa “A Resta” è diventato Presidio Slow Food e dal 2003 è certificato come prodotto biologico.
2.3. Importanza territoriale ed economica
Un tempo l’aglio di Vessalico veniva venduto e comprato soltanto in occasione della “Fiera dell’Aglio” del 2 luglio (fig. 2.9). Tutta la produzione, e la
successiva vendita, era perciò organizzata in maniera che potesse esaurirsi
in un solo giorno, al punto che il prezzo di una resta poteva variare nell’arco di una stessa giornata, con bruschi cali e pochi margini di guadagno
per i produttori alla sera. A risollevare la drammatica situazione, che aveva
messo a duro rischio il perseverare nel tempo di una produzione storica, è
intervenuta la Cooperativa “A Resta”, che con la propria costituzione e gli
aiuti apportati da Slow Food, il Comune di Vessalico e la Comunità Montana Alta Valle Arroscia, ha fatto sì che l’aglio ed il territorio di provenienza
fossero conosciuti ed apprezzati a livello sia nazionale che internazionaFig. 2.9 - Bancarelle alla
Fiera dell’aglio di Vessalico
nel 2006.
27
La meccanizzazione della coltivazione dell’aglio di Vessalico nell’Alta Valle Arroscia
28
le, viste e considerate le richieste di prodotto giunte da vari paesi europei
abituali consumatori di aglio e grazie anche ai servizi televisivi mandati
in onda dalle emittenti CNN (americana) e BBC (inglese). Nel 2004, una
delegazione di giornalisti cinesi, esperti in materia di enogastronomia, nel
corso di un soggiorno di lavoro in Italia, ha richiesto ed effettuato una visita guidata di due giorni nel territorio di produzione dell’aglio di Vessalico.
Da questa curiosa esperienza è nata una pubblicazione in lingua cinese
sull’aglio di Vessalico di cui alcune copie sono state inviate alla Comunità
Montana Alta Valle Arroscia che aveva gestito l’iniziativa. Nel 2007 l’aglio
di Vessalico è stato decantato anche in Inghilterra per i “benefici” effetti
sulle prestazioni “erotiche” che alcuni scienziati inglesi hanno definito migliori di quelle garantite dal Viagra.
La conoscenza del prodotto ha determinato l’incremento e la costanza della domanda con conseguente aumento della produzione. Oggi l’aglio non
viene più venduto soltanto il giorno della fiera, ma durante tutto l’anno ed
il prezzo delle reste si mantiene a livelli fissi.
La riscoperta o “scoperta” dell’aglio di Vessalico ha avuto importanti ricadute anche a livello territoriale. Molti terreni abbandonati, infatti, sono stati
recuperati al fine di coltivarne il prodotto. La Cooperativa ha inoltre come
oggetto del proprio Statuto la realizzazione e la gestione di acquedotti irrigui, strade interpoderali e vicinali.
Per rendere accessibile l’acquisto del prodotto al maggior numero di consumatori possibile, anche a chi consuma poco aglio, la Cooperativa ha deciso
di ridurre le tradizionali 25 teste che componevano la resta a 13 (fig. 2.10).
La produzione di aglio della Cooperativa “A Resta” con il passare degli
anni è andata via via aumentando e se nel 2000 le reste prodotte annualmente erano 2300, nel 2012 la produzione è aumentata fino a raggiungere
circa 14000 unità. L’incremento della produzione è sicuramente una conseguenza dell’aumento del numero dei soci della Cooperativa (6 nel 2000 e 9
nel 2012) che hanno apportato nuovi appezzamenti di terreno coltivati ad
aglio (7 ettari nel 2000 e 12 nel 2012).
Oltre alla produzione della Cooperativa “A Resta” nella Valle Arroscia è
presente anche quella proveniente da 30 diversi produttori che coltivano
l’aglio su una superficie totale di circa 5 ha e che, spinti dall’interesse economico provocato dall’aumento delle richieste del prodotto, hanno intensificato le semine.
La superficie totale coltivata ad aglio nell’Alta Valle Arroscia sembrerebbe
irrisoria se paragonata a quella nazionale, ma riveste invece un ruolo molto
importante per l’economia agricola montana della zona. Il fatto stesso che
molti produttori siano anche “giovani agricoltori” determina una sicurezza
La coltivazione dell’aglio nell’Alta Valle Arroscia
per il mantenimento del prodotto sul territorio.
Un’ulteriore prerogativa della Cooperativa “A Resta” è stata quella di trarre benefici economici da tutto il prodotto raccolto, se un
tempo infatti le teste di aglio di calibro inferiore ai 20 mm o prive
di foglie venivano utilizzate per uso personale dal produttore o
date in pasto al bestiame, oggi queste sono indispensabili per il
confezionamento e la successiva vendita delle “arbanelle”, bulbilli
di aglio in agro-dolce, oppure per la produzione e la vendita della crema
di aglio.
“A Resta” promuove forme di assistenza tecnica e di coordinamento dell’attività produttiva dei soci al fine di consentire il miglioramento delle condizioni economiche ed incrementare il progresso tecnico, economico e sociale
del territorio. Organizza, peraltro, corsi di formazione e di aggiornamento,
affida e coordina gli incarichi assegnati agli istituti di ricerca o ad esperti
per potenziare e migliorare la produzione, con particolare riguardo alle
tecnologie impiegabili in agricoltura biologica.
Fig. 2.10 - Reste di aglio
di Vessalico confezionate
intrecciando 13 piante
intere.
2.4. Tradizione
La coltivazione dell’aglio negli orti familiari dell’Alta Valle Arroscia è di
antica tradizione poiché tale erba aromatica è sempre stata essenziale per la
preparazione dei piatti tipici. La sopravvivenza nel tempo dell’aglio di Vessalico (e anche la sua selezione “massale”) è strettamente legata alla volontà
degli agricoltori della zona che si sono tramandati per almeno quattrocento
anni i bulbilli migliori e la tecnica di coltivazione e confezionamento in
reste.
Ogni anno il 2 luglio (tranne gli anni in cui cade di domenica nei quali viene spostata al sabato) sul prato dei Canavai, a Vessalico, si svolge la
settecentesca Fiera dell’Aglio, una delle più antiche e originali dell’intero
territorio nazionale. La superficie espositiva è di ben 13000 m2, l’ingresso è
gratuito e dalle 7:00 di mattina fino alle 20:00 di sera è possibile acquistare
il famigerato prodotto.
La fiera, che nel 2012 ha visto svolgersi la sua 252a edizione, ha sempre riscosso un grande successo di visitatori, anche stranieri, grazie forse alla sua
semplicità fatta di prodotti naturali coltivati nei campi della vallata, la lunga
fila di bancarelle e un “pizzico di magia” dovuto alla presenza dell’aglio,
rimedio sicuro, secondo la tradizione, per allontanare streghe e malocchio.
La Fiera dall’anno 2000 è organizzata dalla Cooperativa “La Resta” e nel
corso della giornata, oltre all’esposizione e la vendita delle reste, sono previsti assaggi di “aié”, una crema a base di aglio che si accompagna a fette di
pane o, ancora meglio, alle patate bollite (fig. 2.11).
29
La meccanizzazione della coltivazione dell’aglio di Vessalico nell’Alta Valle Arroscia
Fig. 2.11 - Aié, crema
a base di aglio molto
gustosa, originaria dei
luoghi in cui viene coltivato
l'aglio di Vessalico.
Fig 2.12 - Confezionamento di una resta di aglio
di Vessalico.
30
La tecnica e la manualità con cui l’aglio viene intrecciato per formare le
caratteristiche reste (“resta” significa “treccia” nel dialetto locale) è radicata
nella tradizione della cultura locale. Mani abilissime lo intrecciano con un
ricamo particolare e caratteristico: un lavoro di tessitura che, partendo da
una base di uno, due o tre bulbi, disegna un lungo reticolo arabescato, sul
quale le teste si affiancano a coppie e che viene sigillato al termine con una
treccia (fig. 2.12). Venticinque piante intere di aglio (oggi tredici) venivano
tradizionalmente confezionate in reste per facilitarne il trasporto e per aumentarne la conservabilità.
Alcune Ricette Tradizionali
Zuppa d’aglio
Preparazione: in un tegame, possibilmente di coccio, soffriggere nell’olio
l’aglio precedentemente pestato nel mortaio, aggiungere le fette di pane e la
foglia di alloro. Coprire con acqua, salare, pepare e lasciare cuocere a fuoco lento, fino a quando la zuppa diventerà una crema omogenea. A parte
sbattere le uova con un pizzico di sale e versarle nella zuppa, continuando
la cottura fino a quando risulteranno rapprese. Servire con olio crudo ed
un contorno di ravanelli: un aiuto per rendere più digeribile l’aglio.
Ingredienti:
200g di pane raffermo,
4 spicchi d’aglio fresco,
4 uova,
olio extre vergine d’oliva,
una foglia di alloro,
sale e pepe nero.
Tourin all’aglio
È la zuppa del povero. Le contadine di un tempo lo preparavano al ritorno dal
lavoro nei campi nei giorni in cui non avevano avuto il tempo di far bollire
lentamente la tradizionale zuppa.
Ingredienti:
10 spicchi d’aglio fresco,
2 uova, aceto bianco,
sale e pepe nero.
Fare dorare in un tegame una decina di grossi spicchi d’aglio tritati non
troppo finemente avendo cura di non lasciarli annerire. Versare dentro al
tegame un litro d’acqua o di brodo. Portare ad ebollizione per qualche minuto e spegnere il fuoco. Aggiungere l’albume sbattuto di due uova e due
tuorli diluiti con due cucchiai d’aceto. Mescolare il tutto, salare e pepare.
Servire con crostini.
Aié
È una crema a base di aglio molto gustosa, originaria dei luoghi in cui viene
coltivato l'aglio di Vessalico.
Preparazione: pestare l’aglio nel mortaio fino ad ottenere un composto
omogeneo, incorporare il tuorlo d’uovo, il sale e l’olio a filo fino a raggiungere una densità cremosa. Servire con patate lesse o altre verdure cotte,
accompagnate da crostoni di pane integrale.
Alla pagina web “http://www.youtube.com/watch?v=wu-25CE6_a8&feature=player_
embedded” è disponibile la video ricetta dell’Aié così come spiegata da uno dei soci della
Cooperativa “A Resta”.
Ingredienti:
1 torlo d’uovo,
2 spicchi d’aglio fresco,
olio extra vergine di oliva,
sale.
31
La meccanizzazione della coltivazione dell’aglio di Vessalico nell’Alta Valle Arroscia
Bagna cauda
Ingredienti:
10 spicchi d’aglio,
100 g di acciughe sotto
sale,
50 g di burro,
olio extra vergine di oliva.
Sbucciare dieci spicchi d’aglio e tagliarli a fettine sottili. Pulire 100 g di
acciughe sotto sale (eliminare anche le pinne e le codine residue). Preparare una casseruola con l’aglio, le acciughe e due cucchiai di olio e
cuocere per trenta minuti a fuoco molto basso: l’olio dovrà bollire appena. Di tanto in tanto mescolare il tutto schiacciando i filetti d’acciuga. A fine cottura aggiungere 50 g di burro e appena il burro si sarà
sciolto la bagna cauda sarà pronta per essere portata in tavola. Porre la
casseruola su un fornellino a fiamma debole che terrà in caldo la salsa.
Oltre al pane si possono intingere nella salsa pezzi di verdura fresca (peperoni, sedano, fettine di cavolo ecc…) e patate bollite.
Filetto di maiale all’aglio
Ingredienti:
5 spicchi di aglio,
600-700 g di filetto di
maiale,
olio,
succo di limone,
burro, prezzemolo.
32
Riunire in un piatto fondo 4 cucchiai di olio ed il succo di mezzo limone,
5 grossi spicchi d’aglio tagliati a fette sottili, mescolare. Bagnare con questa
marinata 600-700 g di filetto di maiale tagliato in fette sottili e sovrapporle
in un piatto fondo avendo la cura di mettere tra l’una e l’altra le fette d’aglio.
Coprire con un altro piatto fondo e lasciare riposare per almeno tre ore,
voltandole di tanto in tanto. Scaldare bene una padella, far cuocere a fiamma vivace le fette di filetto fino a quando non saranno dorate da entrambe
le parti. Salare la carne e servirla condendola con riccioli di burro e un po’
di prezzemolo tritato.
Capitolo 3
La valorizzazione dell’aglio di Vessalico
3.1. Storia del presidio slow food
Particolare aiuto alla valorizzazione dell’aglio di Vessalico è stato dato
da Slow Food che, sensibile a questa piccola produzione, a partire
dall’anno 1999, attraverso la sua Condotta di Imperia, ha riconosciuto
quest’aglio, denominato appunto “Aglio di Vessalico”, come “prodotto da presidiare”. Il “Presidio Slow Food Aglio di Vessalico” è nato
nell’anno 2000 (primo Presidio Slow Food ligure), anno della prima
partecipazione al Salone del Gusto di Torino.
Il termine Presidio Slow Food è applicato ai prodotti rari ed eccellenti
a rischio di estinzione; ai gruppi di contadini, allevatori, pescatori, che
li producono; ai disciplinari e regole di produzione che li contraddistinguono. I Presidi rappresentano la tutela delle “piccole cose” e la
salvaguardia della biodiversità.
L’Associazione Slow Food ha riconosciuto Presidio soltanto l’aglio della
Cooperativa “A Resta”, che in quell’anno era composta da sette piccoli
produttori, ma che già seguiva un rigoroso disciplinare di produzione
autocontrollato. Per ottenere il contrassegno “Presidio Slow Food” è
inoltre necessario che i produttori del Presidio abbiano sottoscritto un
disciplinare di produzione del Presidio e siano riuniti in un’associazione, in una cooperativa o in un consorzio che deve recepire le linee ideali
generali del progetto e approvare il regolamento del Presidio.
Il riconoscimento ha permesso di dare inizio ad un processo di valorizzazione dell’aglio di Vessalico che ne costituisce oggi una importante
risorsa per i piccoli paesi alti e sperduti della Valle Arroscia. Il Presidio
in sinergia con la Cooperativa si occupa oggi di far conoscere l’aglio di
Vessalico, e le sue particolarità, al di fuori di quel ristretto territorio
dove è nato e dove è conosciuto, ricercato e rispettato.
33
La meccanizzazione della coltivazione dell’aglio di Vessalico nell’Alta Valle Arroscia
3.2. La coltivazione biologica
Nel biennio 2001-2002, la Comunità Montana Alta Valle Arroscia, con il
cofinanziamento della Regione Liguria con fondi Comunitari (Reg. CEE
1257/1999) ha attuato un progetto dimostrativo finalizzato all’introduzione dei metodi di coltivazione biologica nelle aree di produzione dell’aglio
di Vessalico (progetto ideato da AIAB Liguria). Dopo attenta analisi del
processo produttivo, nel luglio 2003, l’Ente Certificatore BioAgriCert srl
ha rilasciato alla Cooperativa “A Resta” la certificazione per la vendita
dell’aglio come prodotto da agricoltura biologica con Certificato di conformità 00539/2003.
La scelta di passare al biologico (Reg. CE n. 835/2007) è stata perseguita
per valorizzare ulteriormente il prodotto e perché si aprissero le porte verso
mercati di vendita più ampi e remunerativi rispetto al passato. Il passaggio all’agricoltura biologica ha permesso inoltre di preservare la qualità dei
suoli coltivati della zona, forniti già di per se di una elevata dotazione di
sostanza organica (circa il 4%).
3.3. La vendita in trecce
Le teste di aglio non sono recise dalla pianta, né mondate del ciuffo, ma
confezionate in lunghe trecce (reste) (fig. 3.1). Con quest’accorgimento viene assicurata la gradualità della disidratazione della pianta, dando la possiFig 3.1 - Fase di
confezionamento in reste
dell’aglio di Vessalico.
34
La valorizzazione dell’aglio di Vessalico
bilità al bulbo di arricchirsi ancora (durante il periodo che ne precede l’uso)
delle sostanze contenute nello stelo. Le teste essiccate e selezionate in base
alla dimensione sono intrecciate a coppie di due insieme allo stelo, con rafia
o altro materiale idoneo, formando un lungo reticolo arabescato (fig. 3.2).
Questa operazione può essere svolta soltanto alla sera o di mattina, quando
le teste d’aglio sono più umide e le foglie non rischiano di spezzarsi. Le
piante non recise permettono che l’aglio si mantenga sano e profumato fino
ad otto, dieci mesi dalla raccolta. Ogni resta, che originariamente conteneva venticinque teste di aglio, oggi ne contiene tredici (fig. 3.3).
Ogni resta prodotta nell’Alta Valle Arroscia e venduta durante la fiera del
2 luglio porta un’etichetta di riconoscimento rilasciata dal Comune di Vessalico, a tutela della provenienza del prodotto, e lo slogan “Prodotto di un
territorio tra le Alpi e il mare”. Ogni anno vengono distribuiti ai produttori
tante etichette da applicare quante sono state le reste prodotte. L’aglio prodotto dalla Cooperativa “A Resta”, oltre allo slogan “Prodotto di un territorio tra le Alpi e il mare” porta il marchio dell’Agricoltura Biologica, quello
del “Presidio Slow Food®” ed il logo della Cooperativa “A Resta”.
Il logo della Cooperativa in uso è rappresentato da un cerchio all’interno
del quale campeggia una foto panoramica della Valle Arroscia. In primo
piano è rappresentata una parte della tipica treccia con quattro teste d’aglio
con gambo intrecciato. Alle teste d’aglio si sovrappongono rispettivamente
due spighe di lavanda sulla prima, due foglie di trifoglio sulla seconda, un
fiore di trifoglio sulla terza e due foglie di trifoglio sulla quarta. In basso
Fig 3.2 - Resta di
aglio di Vessalico della
Cooperativa “A Resta”
etichettata e pronta per
essere commercializzata.
Fig. 3.3 - Reste di
aglio di Vessalico nel
luogo di conservazione,
pronte per essere
commercializzate.
35
La meccanizzazione della coltivazione dell’aglio di Vessalico nell’Alta Valle Arroscia
Fig. 3.4 - Logo che la
Cooperativa “A Resta”
ha adottato per
contraddistinguere
il proprio prodotto.
36
rispetto al cerchio è riportata la scritta: Aglio di Vessalico - Cooperativa “A
resta” (fig. 3.4).
Le indicazioni esterne alla resta possono contenere l’eventuale denominazione del singolo produttore. La varietà “aglio bianco” e la categoria per le
trecce alla rinfusa compare sul documento di trasporto.
Il prezzo di una resta varia a seconda del calibro delle teste che la compongono. Le classi di calibro sono sei, la 20/30 mm, la 30/40 mm (che rappresentano la III Categoria), la 40/50 mm, la 50/60 mm (che rappresentano la
II Categoria), la 60/70 mm e la 70/80 mm (che rappresentano la I Categoria). Ovviamente la classe 20/30 mm è più economica (6 euro) e la 70/80
mm la più costosa (21 euro). Il prezzo medio di una resta negli ultimi dodici
anni è andato aumentando passando da un valore di 8 euro nel 2000 a
13,50 euro del 2012. Le reste sono disponibili sul mercato da luglio fino ad
esaurimento del prodotto.
L’acquisto dell’aglio di Vessalico e degli altri prodotti provenienti dalle
aziende associate alla Cooperativa “A Resta” è possibile tramite la vendita
diretta in azienda o in botteghe, agriturismi, piccoli punti vendita legati
al territorio oppure durante le varie manifestazioni liguri in cui il prodotto è presente (Fiera dell’Aglio, Vessalico (IM), Mercati della Terra, Cairo
Montenotte (SV), La Repubblica del gusto, Noli (SV), Fiera di S. MaTè,
Laigueglia (SV), Fiori Frutta e Qualità, Celle Ligure (SV), - Salto dell’Acciuga, Laiguglia (SV)) e anche attraverso il negozio on-line accessibile dal
sito www.vessaglio.it.
Capitolo 4
La coltivazione e commercializzazione
dell’aglio come potenziale “motore” dello
sviluppo economico e della tutela ambientale
dell’Alta Valle Arroscia
Che l’aglio di Vessalico sia considerato coltura da reddito lo dimostra il
fatto che i produttori della zona lo definiscano “oro bianco di Vessalico”; il
suo prezzo è infatti pari a circa 24 euro kg-1.
L’obiettivo di raggiungere una produzione più elevata rispetto a quella attuale attraverso la messa a coltura di nuovi terreni può essere raggiunto grazie all’introduzione della meccanizzazione di tutto il ciclo produttivo poiché questa permette di ridurre notevolmente i tempi necessari per le operazioni colturali; ore di lavoro risparmiate che possono essere bene impiegate
per coltivare nuove superfici, recuperando soprattutto quelle abbandonate,
e contribuire in maniera positiva anche al mantenimento del territorio. La
conformazione dello stesso non consente produzioni estese, di massa, per
cui la logica impone di puntare su un prodotto di nicchia come l’aglio,
prodotto tipico e unico al mondo ed apprezzato dai suoi consumatori per
il forte aroma, il sapore piccante, l’alta digeribilità e la lunga conservazione.
L’aggregazione dell’offerta mediante la diminuzione dei costi di produzione dell’aglio e di un’attenta razionalizzazione della tecnica di coltivazione
dell’aglio attraverso la meccanizzazione può certamente contribuire allo
sviluppo economico dell’Alta Valle Arroscia.
Oltre al reddito derivato dalla vendita del prodotto in sé (reste) e dei prodotti derivati (bulbilli in agro-dolce e creme a base di aglio) ci sono un’altra
serie di aspetti collaterali che caratterizzano l’aglio di Vessalico come un
potenziale “motore” della piccola economia locale dell’Alta Valle Arroscia.
La sua unicità lo rende un elemento chiave per risvegliare l’interesse turistico e culturale per la Valle.
Le località isolate e turisticamente poco valorizzate della Valle offrono interessanti aspetti naturalistici e culturali che possono essere scoperti dai
visitatori che si avvicinano al territorio per conoscere i luoghi in cui l’aglio
viene prodotto e che possono fare da trampolino allo sviluppo di esercizi
relativi al settore terziario. Dalle caratteristiche “fasce” e dai preziosi vigneti (fig. 4.1), si possono raggiungere gli ombrosi boschi di castagni e le fiorite
37
La meccanizzazione della coltivazione del’aglio di Vessalico nell’Alta Valle Arroscia
Fig. 4.1 - Caratteristico
vigneto nell’Alta Valle
Arroscia.
38
praterie alpine circondate da conifere: luoghi adatti per escursioni turistiche, sia a piedi che a cavallo, di grande interesse ambientale sulle tracce
degli antichi pastori (fig. 4.2). L’aspetto naturalistico del territorio, proprio
per la sua connotazione orografica, permette inoltre lo svolgimento di innumerevoli attività sportive: dal trekking alla mountain bike, dal parapendio allo sci, fino al kajak e al rafting. La valle dell'Arroscia poi, per il verde
lussureggiante dei suoi castagneti, per l'amena varietà delle sue campagne,
per gli smorti colori tonali della pietra dei suoi monumenti, che si intonano
bene all'argento lucido e glabro dei suoi olivi, costituisce una meta agognata dagli amanti della natura, della quiete, dell'arte e delle antichità (fig. 4.3).
Il sito offre un fascino profondo di romantica nostalgia che emana da una
natura rimasta intatta e da una presenza umana rispettosa dell'ambiente. In
questo contesto, l’attività agrituristica, supportata anche dal PSR 2007-2013
della Regione Liguria, e quella della ristorazione trovano ampio spazio per
lo svilupparsi di una tradizione gastronomica importante e ricca di piccoli
borghi da visitare. Un aspetto particolarmente rappresentativo del territorio è infatti costituito dalla gastronomia locale, caratterizzata dall’impiego
di prodotti naturali, tipici dell’alimentazione mediterranea quali l’olio di
oliva e il pane di farina integrale cotto nel forno a legna. La Valle Arroscia
ha saputo sapientemente preservare molte produzioni agricole tipiche del
mediterraneo e delle Alpi, fondamentali per il mantenimento di una tradizione gastronomica caratteristica. La Cooperativa “A Resta” stessa, oltre al
tradizionale aglio, coltiva anche altre colture tipiche quali l’olivo, il castagno e il nocciolo.
La coltivazione e commercializzazione dell’aglio come potenziale “motore”
dello sviluppo economico e della tutela ambientale dell’Alta Valle Arroscia
Essere presidio Slow Food per l’aglio di Vessalico è di
estrema importanza per lo sviluppo economico della
vallata. I visitatori, infatti, sono ben disposti a scoprire
la cucina tipica della zona. L’associazione Slow Food
si prefigge di promuovere l’educazione del gusto e si
batte per la biodiversità agroalimentare, organizzando manifestazioni e pubblicando libri e riviste. Nel
2009 l’Associazione Slow Food ha peraltro siglato un
patto con circa 200 ristoranti italiani (“l’Alleanza”)
che si sono impegnati a impiegare stabilmente in alcuni piatti almeno tre Presidi, indicando sul menu i
nomi del prodotto e del produttore. I cuochi che hanno scelto di utilizzare
per la preparazione dei loro piatti almeno tre Presidi Slow Food hanno a
disposizione materie prime di grande qualità e al tempo stesso valorizzano
le piccole aziende agricole alimentando microeconomie virtuose. Il ristorante Suavis di Savona, uno dei migliori ristoranti liguri secondo la Guida
dell’Espresso, propone stabilmente l’aglio di Vessalico.
Le attuali politiche mirate alla valorizzazione delle produzioni tipiche e/o
di nicchia come l’aglio di Vessalico, legate alla storia ed alle caratteristiche
del territorio possono contribuire allo sviluppo economico dell’Alta Valle
Arroscia attraverso la promozione del turismo. Compatti ed in posizione
strategica, i borghi della valle, tutti accomunati dall’uso persistente della
pietra, offrono numerosi e preziosi spunti monumentali ed artistici che spaziano dal romantico, al barocco fino al neoclassicismo in un affascinante
incontro di elementi piemontesi, provenzali e liguri. L’uomo ha abitato questo territorio fin dalla Preistoria lasciando in zona numerose tracce della
sua antica presenza, prime fra tutte le grotte che servivano da rifugio o da
Fig. 4.2 - Scorcio di
bosco nel Comune
di Rezzo, Alta Valle
Arroscia.
Fig. 4.3 - Oliveto
coltivato sui tipici
terrazzamenti che
caratterizzano l’Alta Valle
Arroscia.
39
La meccanizzazione della coltivazione del’aglio di Vessalico nell’Alta Valle Arroscia
40
sepoltura. Le più note sono lo Sgarbu du Ventu, presso il colle San Bartolomeo, l'Arma du Cuppà nella Valle del Rio Ferraia ad Aquila d'Arroscia e
quelle che si aprono nei dintorni di Pornassio, Cosio d'Arroscia ed in Val
Tanarello. Nel Medioevo, invece, la Valle Arroscia era proprietà dei Conti
di Ventimiglia e dei Marchesi di Clavesana, diventando poi teatro delle
lotte fra la Repubblica di Genova e il Ducato di Savoia. Di questi scontri
rimangono come testimonianza numerose fortificazioni, fra cui quelle del
Colle di Nava, che segnavano l'antico confine tra i territori della Superba e
il Ducato sabaudo. Alla fine del Settecento, poi, la Valle Arroscia subì anche
il passaggio delle armate napoleoniche, lanciate nella campagna d'Italia.
Ricche di fascino sono anche le manifestazioni folcloristiche che si svolgono in tutti i comuni della Valle, ripercorrendo il passato colmo di storia e di
tradizioni popolari, in un’atmosfera particolarmente suggestiva.
Rendere sempre più conosciuto l’aglio di Vessalico, i suoi derivati e la storica fiera del 2 luglio può portare ad avere un flusso di visitatori interessati non solo all’acquisto del prodotto, ma anche visitare e soggiornare per
qualche tempo in un territorio montano che rappresenta uno degli angoli
più caratteristici dell’entroterra imperiese, con vantaggio non soltanto dei
produttori in sé, ma anche dei ristoratori, albergatori ed altri operatori del
settore terziario della Valle Arroscia, ai fini del rilancio turistico ed enogastronomico della zona.
L’aglio di Vessalico si colloca pertanto al centro di un modello di sviluppo integrato ed armonico che incrementa il valore di tutte le produzioni
agroalimentari locali ed enologiche e il patrimonio agricolo e gastronomico
dell’Alta Valle Arroscia che può essere ulteriormente valorizzata attraverso
la realizzazione di itinerari turistici e percorsi a valenza agricola, gastronomica, ambientale e culturale. La Valle costituisce infatti un ambiente ideale
per gli amanti degli sport all’aria aperta, dal trekking alla mountain bike al
torrentismo, ma anche per quanti sono interessati a scoprire le affascinanti
bellezze di borghi ricchi di storia e tradizioni.
È necessario pertanto lavorare su due fronti: richiamare cioè l’attenzione
su una realtà che può diventare un forte volano per il turismo “di nicchia”
ed al contempo dare gli strumenti agli imprenditori agricoli per sviluppare
tecniche di coltivazione per aumentare la produzione e le superfici coltivate,
sempre nel rispetto dell’ambiente, ma con maggiore visibilità sul mercato.
Il Programma di Sviluppo Rurale della Regione Liguria (2007-2013) ha in
tal senso contribuito notevolmente alla tutela delle aree rurali e della qualità della vita da loro garantita con finanziamenti a sostegno dell’immagine,
dei percorsi di valorizzazione dell’entroterra e dei prodotti tipici, nonché
per l’insediamento dei giovani agricoltori nella zona, azione di fondamen-
La coltivazione e commercializzazione dell’aglio come potenziale “motore”
dello sviluppo economico e della tutela ambientale dell’Alta Valle Arroscia
tale importanza al fine del recupero dei terreni abbandonati ed al conseguente preservamento del territorio. L’area dell’Alta Valle Arroscia ricade
peraltro nella zona classificata “D” dal PSR, ovvero è un’area rurale con
problemi complessivi di sviluppo e ha pertanto diritto ad usufruire degli
aiuti economici dell’Asse III e dell’Asse Leader, dedicati esclusivamente
alle zone D e C (aree rurali intermedie). L’Asse III finanzia misure specifiche volte alla diversificazione con attività non agricole, alla creazione e
sviluppo di imprese, all’incentivazione di attività turistiche, allo sviluppo di
servizi di base per l’economia e per la popolazione rurale, al rinnovamento
e sviluppo dei villaggi, alla conservazione e miglioramento del patrimonio
rurale ed alla formazione ed informazione. L’Asse Leader finanzia strategie
di sviluppo locale (competitività, ambiente/terreno, qualità della vita), l’attuazione di progetti di cooperazione e la gestione di gruppi d’azione locale,
di acquisizione competenze e animazione.
La Cooperativa “A Resta”, infine, avendo scelto di adottare metodi di produzione biologica garantisce la tutela dell’ambiente e della biodiversità,
riduce il rischio di erosione dei suoli, si occupa della manutenzione dei
sentieri e della creazione di nuove strade di accesso ai terreni coltivati.
41
SECONDA PARTE
La meccanizzazione come strumento utile e virtuoso
Capitolo 5
La tecnica tradizionale di coltivazione
dell’aglio di Vessalico: principali punti
di debolezza
5.1. L’impianto della coltura
L’aglio di Vessalico è coltivato in rotazione con altre colture quali pomodoro, melanzana o Cucurbitaceae, che lo precedono, e carota ed insalata che lo
seguono. Spesso è associato in coltivazione con vite e olivo.
Il terreno viene preparato durante il periodo estivo arando ad una profondità di circa 40 cm e vengono apportati circa 70000 kg ha-1 di letame maturo biologico certificato, ammendante fondamentale in agricoltura biologica
perché consente di preservare o addirittura aumentare la percentuale di sostanza organica nel suolo. La distribuzione del letame permette di avere nel
terreno una riserva di macroelementi (N-P-K) che una volta mineralizzati
potranno essere assimilati come nutrimento dalle piante. La mineralizzazione è un processo molto lento perciò la letamazione è effettuata almeno
tre mesi prima della semina dei bulbilli. In seguito il terreno viene affinato
utilizzando una zappatrice rotativa.
Tradizionalmente il giorno prima della semina i bulbilli venivano conciati
per prevenire lo sviluppo di funghi patogeni (ad es. Penicillium spp.), ovvero immersi per 12 ore in una soluzione di solfato di rame alla dose di
1kg/100 L di acqua. Attualmente questa pratica non viene più eseguita per
due motivi fondamentali. Il primo riguarda la limitazione della distribuzione di solfato di rame a 6 kg ha-1 all’anno (Reg CE n. 889/2008) perché
questo elemento si accumula nel terreno con conseguenti effetti negativi
sui microrganismi utili al mantenimento della fertilità del suolo. Il secondo motivo riguarda la scarsa efficacia del trattamento soprattutto contro i
parassiti tellurici che attaccano i bulbilli in una fase successiva al loro interramento.
Il terreno è manualmente preparato a prode, alte circa 15 cm, per evitare
ristagni idrici; l’aglio è infatti una coltura sensibile ad eccessi di umidità. La
semina è effettuata manualmente a gennaio; i bulbilli (scelti tra i migliori
di quelli prodotti nell’annata precedente) vengono deposti sulle prode in
43
La meccanizzazione della coltivazione dell’aglio di Vessalico nell’Alta Valle Arroscia
Fig. 5.1 - Sesto di
impianto dell’aglio
tradizionalmente
adottato dagli
imprenditori agricoli
dell’Alta Valle Arroscia.
Fig. 5.2 - Pianta patate
monofila adattata per
l’impianto dell’aglio di
Vessalico.
44
solchi profondi circa 5-6 cm. La distanza di semina della coltura è di 10 cm
sulla fila e 30 cm tra le file, per un investimento di circa 30000 bulbilli ha-1
(fig. 5.1).
L’elevata onerosità dell’impianto manuale in termini, sia di impiego di manodopera, sia di costi, ha portato nel recente passato i soci della Cooperativa “A Resta” alla ricerca di soluzioni alternative in grado di ridurre i
tempi di intervento e nel contempo di consentire una gestione più “semplice” e meccanizzata delle successive operazioni di controllo delle infestanti
nell’interfila.
Con questa finalità per la semina dell’aglio è stata messa a punto un’attrezzatura derivata da una pianta patate operante su una fila singola (fig. 5.2),
le cui prestazioni non sono però apparse soddisfacenti a causa della troppa
elevata profondità e della scarsa regolarità di deposizione del bulbillo.
L’utilizzo di questa operatrice risultava inoltre connesso con un aumento
dell’interfila (pari a circa 50 cm), che consentiva poi interventi di sarchiatura per mezzo di una zappatrice rotativa azionata da una motrice monoasse
(Fig. 5.3).Nel complesso, i risultati ottenuti impiegando questa “strategia”
sono apparsi insoddisfacenti e tali da compromettere in parte la qualità del
prodotto finale, tanto da spingere gli stessi soci della Cooperativa a utilizzare nuovamente l’impianto manuale in attesa di definire e adottare soluzioni
più efficienti (vedi paragrafo 6.2).
Normalmente in primavera sono effettuate una concimazione azotata ed
una a base di zolfo (che favorisce l’assorbimento dell’azoto) per via fogliare,
con prodotti ammessi in agricoltura biologica.
Per quanto riguarda l’irrigazione, l’aglio non è caratterizzato da un fabbisogno idrico elevato e, al contrario, è molto sensibile a livelli di umidità
eccessivi. Pertanto l’irrigazione viene effettuata soltanto durante annate
particolarmente siccitose ed in assenza di piogge primaverili mediante impianto a goccia o per percolamento.
La tecnica tradizionale di coltivazione dell’aglio di Vessalico:
principali punti di debolezza
Fig. 5.3 - Motocoltivatore
utilizzato dai soci della
Cooperativa “A Resta” per
il controllo meccanico delle
infestanti tra le file della
coltura.
Fig. 5.4 - Zappa a ruota
utilizzata dagli agricoltori
dell’Alta Valle Arroscia per
il controllo delle infestanti
tra le file della coltura.
5.2. Il controllo della flora spontanea
La presenza delle infestanti durante il ciclo colturale dell’aglio rappresenta
uno dei problemi maggiori per la coltivazione di questo prodotto. Le erbe
spontanee sono più rapide nella crescita rispetto alla coltura e determinano
non pochi danni, sia a causa dell’ombreggiamento sia della competizione
per acqua e nutrienti. Per il controllo delle infestanti viene preventivamente
effettuata la falsa semina irrigando il terreno e devitalizzando successivamente le infestanti emerse con una zappatrice rotativa e azionata da un
motocoltivatore. Generalmente sono realizzati due passaggi a distanza di
circa dieci giorni l’uno dall’altro, prima della semina della coltura. Come
è noto l’utilizzo di un’attrezzatura azionata per la realizzazione della falsa
semina risulta decisamente inadeguata in quanto, pur controllando la flora
reale, aumenta l’aggressività di quella potenziale e facilita la diffusione dei
propaguli delle specie stolonifere e rizomatose.
Le infestanti presenti in post-emergenza della coltura sono tradizionalmente controllate effettuando un minimo di due scerbature manuali in primavera, operazioni molto onerose in termini economici e che richiedono tempi di lavoro molto elevati. Alcuni agricoltori utilizzano una zappa a ruota
per il controllo di post-emergenza delle piante spontanee tra le file della
coltura. La zappa a ruota è costituita da stegole per la guida manuale saldate a un piccolo telaio collegato ad una ruota (fig 5.4). Il telaio è equipaggiato
all’estremità inferiore con un utensile a lama che lavora qualche centimetro
sotto il livello del terreno e permette di eliminare le plantule delle infestanti
durante l’avanzamento della ruota (fig 5.5). Questa attrezzatura permette
di ridurre i tempi per il controllo delle infestanti nell’interfila rispetto alla
scerbatura manuale (330 h ha-1 anziché 1660 h ha-1), ma non risolve il problema delle avventizie che crescono sulla fila della coltura, tra una pianta di
aglio e l’altra, e che devono in ogni caso essere tolte a mano.
Fig. 5.5 - Dettaglio della
lama della zappa a ruota,
organo lavorante che
permette di controllare
le infestanti tra le file
dell’aglio.
45
La meccanizzazione della coltivazione dell’aglio di Vessalico nell’Alta Valle Arroscia
Fig 5.6 - Piccolo
appezzamento di
terreno coltivato
ad aglio utilizzando
la pacciamatura in
Mater-Bi, un telo
biodegradabile a base di
amido di mais.
In alcuni casi è utilizzata la tecnica della pacciamatura,
realizzata con teli biodegradabili (Mater-Bi) o removibili, ma questo sistema garantisce un adeguato controllo soltanto se riesce a perdurare in campo per almeno
i primi tre quarti del ciclo colturale dell’aglio (fig. 5.6).
I teli biodegradabili più efficienti per il controllo delle
infestanti su aglio sono quelli di colore nero e spessore
di 15 μm. Per le coltivazioni di alta quota sono invece
più adatti i teli non colorati (semitrasparenti) che, oltre
al contenimento delle avventizie, producono un “effetto serra” sul terreno e sui bulbilli, accelerandone la fase di germogliazione,
anticipandone la produzione e proteggendone i bulbi da eventuali ritorni
di freddo. D’altro canto, l’utilizzo della pacciamatura risulta decisamente
oneroso e spesso interferisce negativamente con il corretto sviluppo della
coltura, favorendo a volte anche l’insorgenza di malattie fungine.
5.3. Difesa fitopatologica e sanità del materiale di propagazione
46
Spesso sui bulbilli non germinati e sulle piante malate è stata rilevata la
presenza di funghi, batteri, virus o nematodi. Questi agenti patogeni determinano cali di resa anche consistenti (dal 30% al 70% rispetto all’investimento iniziale). Tale problema è accentuato dalla pratica tradizionale
per cui i bulbilli da seminare sono selezionati dalla coltura dell’anno precedente; bulbilli che possono così tramandare una patologia, se presente,
alla nuova coltura.
I patogeni tellurici che attaccano le radici della pianta sono difficili da eliminare e spesso determinano l’insorgere di malattie che provocano forti
perdite di resa, come il molto diffuso “calzone bianco” provocato dallo
Sclerotium bulborum. L’apparato fogliare dell’aglio è sensibile a diversi
agenti fungini come Phytophtora porri e Puccinia porri, che lo attaccano a
temperature medie di 12°C-18°C e alta umidità relativa dell’aria. Per prevenire le malattie dell’apparato fogliare generalmente vengono effettuati
uno o due trattamenti con poltiglia bordolese o idrossido di rame (meno
persistente della poltiglia bordolese, ma ad azione più rapida).
La rotazione colturale è un mezzo di lotta preventivo nei confronti dei patogeni e l’aglio di Vessalico non è coltivato sullo stesso appezzamento almeno
per due anni consecutivi. Le piante che risultano malate, vengono bruciate
per non determinare un ulteriore diffondersi delle patologie.
Per combattere i parassiti tellurici presenti nei bulbilli, come Penicillium
spp., Phytium spp. e Rhizoctonia solani, viene utilizzata la termoterapia, un
La tecnica tradizionale di coltivazione dell’aglio di Vessalico:
principali punti di debolezza
metodo di lotta fisico che prevede l’utilizzo di acqua calda. Il tempo di trattamento dei bulbilli può essere di venti o trenta minuti ed è strettamente legato alle temperature impiegate, che variano dai 40°C ai 55°C. La scelta di
una temperatura idonea è di estrema importanza perché se questa è troppo
alta, infatti, compromette irrimediabilmente la vitalità dell’aglio. Viceversa
se la temperatura è troppo bassa non viene ottenuto l’effetto desiderato. Al
termine del trattamento i bulbilli vengono fatti asciugare e in seguito sono
seminati.
La disinfestazione dei terreni da funghi e parassiti viene realizzata utilizzando la tecnica della solarizzazione e la tecnica della biofumigazione, ovvero il sovescio di piante appartenenti alla famiglia delle Brassicaceae, che
hanno proprietà biocida contro i patogeni. Ulteriori aspetti sulla fitopatologia e sulla selezione del materiale di propagazione dell’aglio di Vessalico
sono riportati nel paragrafo 6.5 di questo volume.
5.4. Raccolta del prodotto
Fig. 5.7 - Piante di aglio
di Vessalico così come si
presentano al momento
della raccolta, la parte
aerea non deve essere
separata dal bulbo per
consentire il successivo
confezionamento in reste.
La raccolta è effettuata manualmente al momento in cui la parte aerea
della pianta inizia a essiccare, periodo che coincide con la fine di giugno. Le piante intere (fig. 5.7) sono sradicate utilizzando zappe o forche
e lasciate asciugare ai bordi degli appezzamenti di terreno per essere poi
ripulite e trasportate in luogo areato e al riparo dalla luce diretta del sole,
per terminare l’essiccazione. Le perdite di prodotto dovute al mancato
sterramento e al danneggiamento provocato dagli utensili risultano comunque rilevanti, variando tra il 10% ed il 20%. Inoltre la raccolta manuale appare decisamente onerosa, richiedendo elevati impieghi di manodopera (circa 1200 h ha-1).
47
Capitolo 6
Definizione di strategie innovative
e progettazione e realizzazione di macchine
tecnologicamente idonee per attuarle
6.1. Strategie alternative di coltivazione basate su un utilizzo appropriato della meccanizzazione
Spesso alle tecnologie, e soprattutto alle macchine, applicate all’agricoltura
possono venire attribuiti dei connotati negativi quando si parla di colture
tipiche, di nicchia, legate al territorio, “insignite” con il marchio DOP oppure in lizza per ottenerlo, proprio come è l’aglio di Vessalico. Visitando
il sito internet dell’Associazione Slow Food ed andando a “spulciare” tra
i vari presidi italiani (sono veramente tantissimi e la curiosità spingerebbe
anche l’utente più scettico a stare incollato allo schermo per ore), l’aglio
di Vessalico lo troviamo naturalmente nella casella dedicata alla Regione
Liguria e sotto la voce “Ortaggi e conserve vegetali”. “Cliccando” appare
una bella foto del nostro aglio con le sue tipiche striature rosse, conferitegli
“dall’aria di montagna”, con tanto di lista di produttori (il primo posto è
riservato alla Cooperativa “A Resta”…), contatti degli agricoltori ed una
breve descrizione sia del prodotto che della tecnica colturale (fig. 6.1).
Nell’ambito di quest’ultima si specifica quanto segue “la coltivazione è
completamente manuale e biologica…” Il termine “manuale” viene quindi
associato al termine “biologico”, come se questi fossero strettamente legati,
e quasi come se il primo rafforzasse e desse molto più spessore al secondo. All’aggettivo “manuale” può essere facilmente, in questo contesto ed a
nostro parere, essere attribuito un significato positivo. Ciò è decisamente
comprensibile in quanto un’agricoltura “manuale” è sicuramente non industrializzata, condotta secondo i principi della tradizione e rispettosa della
storia e della tipicità del prodotto. Siamo abituati inoltre ad attribuire, nel
pensiero comune, l’agricoltura meccanizzata (che potrebbe forse significare
il contrario di “manuale”…) ad una tipologia di coltivazione molto impattante, industrializzata, “globalizzata” (nel senso che è un po’ uguale ovunque e non si distingue da luogo a luogo), legata molto alla “quantità” più
che alla “qualità” e quindi decisamente poco tipica (fig. 6.2).
Fig. 6.1 - L’Aglio di
Vessalico rappresenta uno
dei presidi gastronomici
dell’Associazione Slow
Food.
49
La meccanizzazione della coltivazione dell’aglio di Vessalico nell’Alta Valle Arroscia
Fig. 6.2 - Fase di
preparazione delle
trecce (reste) di aglio di
Vessalico.
Fig. 6.3 Riunione
tra il Prof. Peruzzi
dell’Università di Pisa, il
Dott. Pini della Regione
Liguria ed i soci della
Cooperativa “A Resta”.
Fig. 6.4 - Prodotto
confezionato pronto per
la commercializzazione.
50
Cosa ha fatto quindi l’Università di Pisa nell’ambito dei due progetti Europei della Regione Liguria in cui è stata coinvolta? Ha rischiato di togliere
tipicità e personalità all’aglio di Vessalico introducendo delle macchine?
Ha minacciato la qualità di questo ottimo presidio gastronomico tentando
di trasformarlo, introducendo una specifica catena di meccanizzazione in
campo, in un prodotto di qualità inferiore e più “industriale” (fig. 6.3)?
Credo che le risposte a queste ed altre domande possano innanzi tutto darle i soci della stessa Cooperativa “A Resta”, che da anni ormai stanno cercando delle macchine idonee per facilitare il loro lavoro e poter produrre
un po’ di più, in modo tale da poter soddisfare le numerose richieste da
parte dei loro clienti. Questi “virtuosi” agricoltori infatti hanno il problema
contrario a molti altri loro colleghi italiani, cioè hanno più richieste che
prodotto… (fig. 6.4).
A queste considerazioni appare opportuno aggiungere un’altra doverosa
riflessione, l’agricoltura biologica e la coltivazione dei prodotti tipici (due
mondi che molto spesso si intrecciano, come nel caso dell’aglio di Vessalico) sono nel pensiero comune frequentemente legati a sistemi colturali
“antichi”, che rappresentano un “sano” ritorno al passato con un impiego
minimo di tecnologia, senza nessun tipo di aggiornamento. Anzi la bellezza
sta proprio nel fatto che si coltivi la terra come i nostri nonni, bisnonni e
trisavoli, quando i prodotti erano genuini e le persone vivevano bene ed in
salute in un mondo senza inquinamento e pesticidi.
È invece importante sottolineare in questa sede che sarebbe molto riduttivo tornare al passato ignorando “toutcourt” le tecnologie e le conoscenze di
cui è possibile attualmente disporre.
Viviamo infatti in un periodo storico in
cui approfondite conoscenze scientifiche in campo agronomico e tecnologie
molto sofisticate al servizio dell’agricoltura possono essere impiegate con
Definizione di strategie innovative
e progettazione e realizzazione di macchine tecnologicamente idonee per attuarle
la lucida consapevolezza che un’industrializzazione eccessiva dei sistemi
colturali può non solo danneggiare severamente l’agroecosistema e la sua
biodiversità, ma anche rappresentare una seria minaccia per la salute degli
operatori, dei cittadini e dei consumatori. Utilizzare in modo razionale ed
ottimizzato alcuni tipi di macchine, ad esempio, può permettere di rivisitare “in chiave moderna” quanto di sano e buono i nostri avi ci hanno
tramandato agevolando e facilitando la vita di nipoti e pronipoti. È quindi
possibile e lecito pensare che l’agricoltura “biologica-tradizionale” possa
essere “innovativa” e meccanizzata senza per questo far venir meno la qualità, la tipicità ed il legame con il territorio del prodotto, sebbene nel caso
dell’aglio di Vessalico è proprio il “territorio” di per sé che si presta molto
male all’impiego delle macchine, in quanto è rappresentato da un paese
montano in cui piccoli appezzamenti sono stati “eroicamente strappati”
alla montagna da volenterosi agricoltori (fig. 6.5).
Con la ferma volontà di “accettare” questa “sfida” e con questo spirito i
ricercatori del Centro “Enrico Avanzi” dell’Università di Pisa hanno realizzato e testato, nell’ambito di specifiche strategie innovative, macchine operatrici idonee ad effettuare tutte le principali fasi di coltivazione dell’aglio,
quali la preparazione del letto di semina, la semina, il controllo delle malerbe, la raccolta.
Le strategie proposte dall’Università di Pisa, che saranno descritte in dettaglio nei paragrafi successivi di questo capitolo, e consistono nel passaggio
“multiplo” (due o più interventi a distanza di una settimana) con una speciFig. 6.5 - Apezzamento
terrazzato che
caratterizza il tipico
contesto agricolo di
Vessalico.
51
La meccanizzazione della coltivazione dell’aglio di Vessalico nell’Alta Valle Arroscia
Fig. 6.6 - Fase di
essiccazione del
prodotto.
fica macchina (erpice a dischi attivi) prima della semina della coltura (operazione che viene chiamata “falsa
semina” perché consiste nell’eliminare le infestanti
emerse, stimolando nel contempo l’emergenza di nuove piante spontanee che saranno rimosse al passaggio
seguente), semina di precisione dei bulbilli su file singole con apposita seminatrice, controllo delle infestanti
selettivo mediante fiamma libera o pirodiserbo (l’aglio
è resistente allo shock termico della fiamma mentre
molte infestanti risultano sensibili, specialmente nelle
prime fasi di sviluppo), sarchiatura di precisione (con una sarchiatrice appropiata equipaggiata con utensili “elastici” e un sistema di guida manuale)
e raccolta grazie ad una apposita macchina in grado di sterrare ed effettuare una prima pulizia delle piante intere con le foglie (che vengono poi fatte
essiccare e successivamente intrecciate nelle classiche “reste” ) (fig. 6.6).
6.2. Interventi su impianto, controllo infestanti e raccolta
del prodotto
L’Università di Pisa ed altri istituti di ricerca hanno contribuito a migliorare
tutti i principali aspetti colturali caratterizzanti l’aglio biologico prodotto
nel Comune di Vessalico, al fine di incrementare la resa e la qualità della
coltura e ridurre l’impiego di manodopera. Al riguardo sono stati individuati come decisamente limitanti e penalizzanti le tecniche di impianto
della coltura, di controllo della flora spontanea e di raccolta, nonché alcuni
Fig. 6.7 - a) Seminatrice
monofila da patata
utilizzata dai soci della
Cooperativa “A Resta”
per l’impianto della
coltura; b) Seminatrice
meccanica a 5 file per
aglio realizzata presso la
ditta JJ Broch seguendo
le specifiche progettuali
dell’Università di Pisa.
52
a)
b)
Definizione di strategie innovative
e progettazione e realizzazione di macchine tecnologicamente idonee per attuarle
aspetti fitosanitari del materiale di propagazione.
L’impianto della coltura rappresentava uno degli aspetti chiave assolutamente da prendere in esame nell’ottica di incrementare le rese e di ridurre l’impiego di manodopera. La macchina per l’impianto di tuberi seme
di patata, adattata dai soci della Cooperativa per la semina dell’aglio, non
garantiva infatti prestazioni soddisfacenti in termini sia di caratteristiche
operative che di qualità del lavoro, poiché permetteva di effettuare l’impianto di una sola fila alla volta, ad una profondità minima decisamente
troppo elevata per l’aglio, e non rendeva possibile ridurre lo spazio tra una
fila e l’altra (incrementare cioè la densità) ottenendo una interfila precisa
e costante. In altre parole a tempi elevati per l’impianto corrispondevano
anche risultati non all’altezza della qualità del prodotto. Da lì l’idea di realizzare, grazie alla collaborazione con la ditta spagnola “JJ Broch”, una
seminatrice di precisione meccanica molto compatta in grado di operare su
di un fronte di lavoro pari a 1,5 m e di mettere a dimora cinque file singole
di aglio distanti 20 cm l’una dall’altra contemporaneamente. Tale macchina
garantisce non solo tempi operativi molto ridotti rispetto alla precedente
soluzione, ma consente anche di ottenere una densità più elevata di impianto con una eccellente qualità e precisione del lavoro (fig. 6.7 a e b).
Per quanto concerne invece il controllo della flora spontanea, la strategia
proposta dall’Università di Pisa, ha previsto innanzitutto la realizzazione di
una tecnica particolare detta falsa-semina, che segue la tradizionale lavorazione secondaria effettuata con operatrici azionate dalla presa di potenza
(come ad esempio la zappatrice rotativa), in cui il terreno anziché seminato
immediatamente viene lavorato molto superficialmente (fino ad una profondità massima di 3-5 cm) prima della semina con una specifica macchina
(chiamata erpice a dischi attivi), due o più volte, con lo scopo principale
di eliminare le plantule spontanee emerse e di stimolare l’emergenza di
nuove piante spontanee controllate con il passaggio successivo. Ciò consente la riduzione dei semi di infestanti germinabili nei primi centimetri di
profondità del terreno (la cosiddetta banca-seme o seed-bank) e garantisce
quindi un controllo preventivo delle avventizie, più difficilmente gestibili,
in quanto eliminabili soltanto con interventi selettivi, nelle fasi successive
all’emergenza della coltura (fig. 6.8).
La nuova strategia proposta dall’Università di Pisa prevede poi l’utilizzo
della tecnica del pirodiserbo (fig. 6.9), consistente nell’impiego di una fiamma libera generata da appositi bruciatori alimentati a GPL (gas contenuto
nelle comuni bombole da cucina) che causa in pochi decimi di secondo
la devitalizzazione delle malerbe grazie ad un intenso shock termico che
porta alla “lessatura” del tessuto vegetale.
53
La meccanizzazione della coltivazione dell’aglio di Vessalico nell’Alta Valle Arroscia
Fig. 6.8 - Tecnica della
falsa semina eseguita
con erpice a dischi attivi.
54
La parte aerea va incontro poi ad essiccazione. Naturalmente piante dotate
di organi di riserva sotterranei non vanno incontro ad una devitalizzazione
totale ma sono in grado di “ricacciare” in quanto tutto ciò che è sotto il
terreno (radici, tuberi, bulbi, etc.) non subisce l’effetto della fiamma. Altre
piante inoltre presentano il meristema (che rappresenta quella parte del
tessuto vegetale in grado di crescere grazie a cellule che hanno la capacità di dividersi e moltiplicarsi) ben protetto e quindi hanno la capacità
di recuperare anche se sottoposte ad un rilevante shock termico. Molte
specie appartenenti alle famiglie botaniche delle Poacee e Liliacee possiedono questa caratteristica e l’aglio è proprio una di queste. Tale caratteristica
consente di poter impiegare il pirodiserbo non solo prima della semina
e prima dell’emergenza della coltura ma anche selettivamente in fase di
“post-emergenza”. In altre parole un trattamento tempestivo di pirodiserbo
effettuato in maniera indiscriminata su aglio emerso (anche in uno stadio
vegetativo molto precoce) e sulle sue infestanti, dovrebbe uccidere teoricamente quest’ultime senza essere letale per il primo. Naturalmente l’intervento termico risulta efficace se le infestanti presenti sono piuttosto piccole
(preferibilmente ad uno stadio di sviluppo compreso tra la fase cotiledonare e quello di 4-6 foglie) e quindi particolarmente sensibili al trattamento. In ogni caso, anche le infestanti “più sviluppate”, sebbene in grado di
recuperare nel tempo, subiscono danni molto importanti e tali da ridurne
Definizione di strategie innovative
e progettazione e realizzazione di macchine tecnologicamente idonee per attuarle
Fig. 6.9 - Intervento
di pirodiserbo in postemergenza sull’aglio di
Vessalico.
consistentemente l’aggressività e la competitività nei confronti della coltura. Pertanto l’impiego del pirodiserbo rappresenta senza dubbio, un’operazione chiave nell’ambito della coltivazione biologica dell’aglio, in quanto
può essere attuata anche in post-emergenza senza timore di devitalizzare
la coltura. Ciò consente quindi di poter controllare anche le infestanti presenti sulla fila, con una azione assimilabile a quella esercitata da un erbicida
selettivo. Tutto ciò assume una rilevante importanza in considerazione del
fatto che, uno dei problemi principali in orticoltura biologica è proprio legato all’impiego di manodopera per la rimozione manuale delle malerbe
dalla fila, in quanto con utensili meccanici (zappette e denti ad esempio) è
molto difficile avvicinarsi alla coltura senza correre seri rischi di danneggiarla. Quindi uno dei grandi vantaggi legati alla coltivazione dell’aglio sta
nel fatto che risulta tollerante agli shock termici e quindi può contare su
un efficace impiego del pirodiserbo in post-emergenza, ponendo in parte rimedio ad una delle maggiori criticità dell’orticoltura biologica. Infatti
considerando che l’aglio comunque non viene scerbato nelle ultime fasi di
sviluppo per evitare di danneggiare il bulbo, grazie ad un impiego “multiplo” del pirodiserbo è possibile arrivare alla fine del ciclo colturale con un
impiego molto limitato, o al limite adirittura nullo di manodopera per il
controllo manuale delle avventizie.
Altra operazione proposta dall’Università di Pisa per il controllo delle av-
55
La meccanizzazione della coltivazione dell’aglio di Vessalico nell’Alta Valle Arroscia
Fig. 6.10 - Sarchiatrice
di precisione in fase
di lavoro sull’aglio di
Vessalico.
56
ventizie in post-emergenza è la sarchiatura di precisione, realizzabile con
una particolare operatrice fornita di zappette rigide in grado di lavorare
molto in superficie il terreno nell’interfila eliminando le malerbe presenti
ed attuando un arieggiamento del suolo stesso (fig. 6.10).
La particolarità di questa macchina prodotta e commercializzata dalla
ditta MIPE Viviani di Monteriggioni (Siena), sulla base di un prototipo
sviluppato dall’Università di Pisa, risiede nella possibilità di operare su interfila “stretti” larghi solo 20 cm. Inoltre questa sarchiatrice è dotata di
denti elastici per il controllo selettivo delle malerbe sulla fila (se la coltura
è sufficientemente sviluppata e “ancorata” meglio al terreno rispetto alle
avventizie, i denti elastici, adeguatamente regolati, riescono ad eliminare
queste ultime senza danneggiare la prima) ed è equipaggiata con un sistema di guida manuale gestito da un secondo operatore, che può correggere,
mediante un volante, la traiettoria della macchina, evitando possibili danni
alla coltura. L’operazione deve naturalmente essere effettuata tempestivamente e comunque prima che il bulbo si sia sviluppato in maniera tale
da poter essere danneggiato dalle lame. La sarchiatura rappresenta una
ottima operazione per eliminare anche infestanti sfuggite al trattamento
di pirodiserbo e/o sviluppatesi eccessivamente tra le file, in quanto le lame
sono in grado di tagliare i tessuti vegetali di parti anche in fase avanzata di
accrescimento.
L’ultimo intervento effettuato dall’Università di Pisa, nell’ambito delle prove sperimentali e dimostrative svolte nel Comune di Vessalico, è stato il test
in campo di una operatrice progettata presso l’Università di Pisa e realiz-
Definizione di strategie innovative
e progettazione e realizzazione di macchine tecnologicamente idonee per attuarle
zata dall’officina meccanica Puccinelli Vecchiano (Pisa), in collaborazione
con i ricercatori ed i tecnici dell’Ateneo Toscano, per agevolare la raccolta manuale dell’aglio. La macchina, che sarà descritta più in dettaglio nel
paragrafo 6.4.5, ha lo scopo di sterrare il prodotto, effettuarne una prima
pulizia per poi lasciarlo a terra intero e completo delle foglie in modo da
poter essere successivamente essiccato e intrecciato. La necessità di sviluppare una operatrice “ex-novo” ed “unica al mondo” è scaturita dal fatto che
la raccolta rappresenta un’altra forte criticità della coltivazione dell’aglio a
Vessalico. L’operazione è tradizionalmente svolta a mano, con semplici forche o vanghe. Colui che raccoglie è quindi costretto prima a sterrare il prodotto e successivamente a raccoglierlo effettuando una pulizia grossolana
di quest’ultimo. L’operazione oltre che molto faticosa è anche comprensibilmente molto dispendiosa in termini di utilizzo di manodopera. Inoltre, la
raccolta manuale determina il danneggiamento di una parte del prodotto
e non garantisce lo sterramento di tutti i bulbi. Lo scopo della macchina appositamente costruita è quello di lasciare all’operatore solo l’onere di
raccogliere da terra il prodotto già “estratto” e parzialmente “liberato” dal
terreno limitando danni e perdite di qualsiasi genere (fig. 6.11).
Fig. 6.11 - Operatrice per
la raccolta e l’andanatura
delle piante di aglio
intere.
6.3. Sistemi a traffico controllato
Il termine “traffico controllato” suona, specialmente ai giorni nostri, come
un qualcosa legato a sofisticate tecnologie per l’agricoltura di precisione,
57
La meccanizzazione della coltivazione dell’aglio di Vessalico nell’Alta Valle Arroscia
Fig. 6.12 - Sistema
a traffico controllato
adottato per la
coltivazione dell’aglio di
Vessalico.
Fig. 6.13 - Nei sistemi
a traffico controllato,
durante le differenti
operazioni, gli organi
di propulsione e di
sostegno della trattrice
percorrono le stesse
ormaie per tutto il ciclo
della coltura senza mai
calpestare il terreno
all’interno.
58
mentre in realtà non è niente di tutto questo, e appare molto semplice da
realizzare. In molti areali orticoli italiani (in Sicilia, in Abruzzo, in Lazio ed
in Toscana, etc.) gli agricoltori usano questo sistema già da moltissimi anni
magari senza sapere come si chiama e senza essere consapevoli di adottare
una tecnica molto “benefica” per il terreno. Si tratta semplicemente di creare delle corsie di traffico preferenziali corrispondenti alla carreggiata del
trattore, che passerà sempre sulle stesse ormaie per tutto il ciclo della coltura, senza mai calpestare il terreno all’interno. Solitamente con gli ortaggi
tale pratica è molto semplice in quanto tutte o comunque molte macchine
operatrici dell’azienda sono appositamente “dimensionate” in modo da
avere un fronte di lavoro pari a quello della carreggiata del trattore stesso
(così come nel caso dell’aglio di Vessalico), anche se si stanno diffondendo
attrezzature per la lavorazione del terreno e per la semina dotate di un telaio modulare, in grado di consentire di operare contemporaneamente su più
di una delle “strisce” coltivate. Nel caso in cui la carreggiata corrisponda
al fronte di lavoro dell’operatrice, per spostarsi da una corsia di traffico a
quella contigua, il trattorista non deve fare altro che porre le ruote del trattore nelle ormaie rispettivamente a fianco di quelle appena percorse. Molto
spesso tale tecnica viene inoltre abbinata alla realizzazione di aiuole rialzate
che forniscono il vantaggio di riservare per la coltura una strato di terreno
soffice e ben lavorato ed inoltre di poter sopperire ad eventuali problemi
di eccessiva umidità in quanto questa tipologia di sistemazione del terreno
facilita notevolmente il drenaggio dell’acqua (fig. 6.12 e 6.13).
I principali vantaggi attribuibili alla tecnica del traffico controllato sono
legati al fatto che la struttura del terreno viene preservata, in quanto il compattamento derivato dal passaggio degli organi di propulsione e di sostegno
del trattore è “riservato” esclusivamente alle ormaie permanenti che delimitano le corsie di traffico. Inoltre l’area di terreno calpestata (che diventa
a tutti gli effetti una “tara-terra”) è solitamente molto ridotta (di solito nel
Definizione di strategie innovative
e progettazione e realizzazione di macchine tecnologicamente idonee per attuarle
caso degli ortaggi rappresenta il 12-13% della superficie coltivata) grazie
all’impiego di pneumatici a sezione stretta. Altro grande vantaggio di questa tecnica è che migliora notevolmente la trafficabilità degli appezzamenti,
in quanto le ormaie compattate permettono di avere accesso al terreno anche quando quest’ultimo è caratterizzato da una rilevante umidità, senza il
rischio di causare danni alle colture. È da sottolineare come quest’ultimo
aspetto si riveli di notevole importanza specialmente nel caso di operazioni che debbono essere tempestive e che non prevedono la lavorazione del
terreno. Un esempio specifico del nostro caso di studio è il pirodiserbo,
operazione che deve essere tempestiva (deve essere effettuata al momento
giusto in modo che l’effetto sia massimo) e che, non “toccando” il terreno,
può tranquillamente essere svolta anche in caso di elevata umidità, purché
l’accesso agli appezzamenti sia consentito dalle “solide” ormaie permanenti
delle corsie di traffico.
6.4. Progettazione e realizzazione di attrezzature tecnologicamente avanzate idonee ad operare nel contesto dell’Alta Valle Arroscia
Tutte le macchine costruite per il particolare contesto agricolo dell’Alta
Valle Arroscia sono state progettate con un fronte di lavoro massimo pari
a 1,5 m, in modo tale che possano operare, seguendo la tecnica del traffico
controllato, su aiuole di larghezza netta coltivabile pari a circa 1 m. Inoltre
tutte le macchine sono adatte ad essere accoppiate a trattrici di bassa potenza (25-40 kW corrispondenti a 35-55 CV) ed a baricentro basso (cingolate
oppure a quattro ruote motrici isodiametriche) diffuse nella zona e comunque tipiche in zone declivi collinari e montane.
6.4.1. Seminatrice di precisione
La seminatrice di precisione è stata realizzata presso la ditta specializzata spagnola JJ Broch, appositamente per il contesto di riferimento, come
esemplare unico, dopo esser stata ideata e progettata presso l’Università di
Pisa (fig. 6.14).
La macchina presenta una larghezza massima pari ad 1,5 m ed è in grado di
mettere a dimora 5 file singole di bulbilli distanti 20 cm tra loro. La scelta
di una distanza tra le file molto ridotta consente di incrementare notevolmente la densità di semina dell’aglio, senza per questo inficiarne la qualità.
La distanza di semina sulla fila è stata nel nostro caso pari a circa 10 cm nel
corso delle prove dimostrative attuate nel 2012, ma è possibile variarla da 7
a 17 cm circa (fig. 6.15 e 6.16).
59
Fig. 6.14 - Seminatrice
meccanica di precisione
per la coltura dell’aglio,
appositamente realizzata
presso la ditta JJ Broch
per gli specifici contesti
ambientali di Vessalico.
Fig. 6.15 - Seminatrice
meccanica di precisione
a 5 file in fase di lavoro
durante l’impianto
dell’aglio di Vessalico.
Fig. 6.16 - Fasi di
preparazione dei “bulbi
seme” (spicchi).
60
La macchina è semiportata e quindi collegabile alla trattrice mediante attacco a tre punti standard. Costruttivamente è molto semplice in quanto
la messa a dimora del seme è completamente meccanica e non necessita
quindi di un ventilatore e di appositi condotti in grado di creare una depressione a livello del disco portaseme, come invece accade nei più costosi
modelli pneumatici (fig. 6.17).
La seminatrice è costituita dai seguenti componeneti principali:
• 5 corpi seminanti ciascuno dotato di un disco portaseme recante un
certo numero di pinze a cucchiaio;
• una tramoggia unica;
• 5 assolcatori a vomere;
• 6 ancore copriseme posteriori;
• due ruote di aderenza che, azionate per attrito con il terreno, danno il
moto ai vari organi della seminatrice stessa;
• un sistema di scuotimento ad eccentrici, esterno alla tramoggia, atto a
favorire una corretta l’alimentazione dei dischi con in bulbilli;
Ciascun corpo seminante è quindi dotato di un apposito disco rotante,
azionato dalle ruote di aderenza dell’operatrice e munito di pinze prendiseme a forma di cucchiaio (fig. 6.18). Ogni pinza, normalmente chiusa, si apre
in corrispondenza della parte inferiore
della tramoggia, dove per ciascun disco
seminante, si trova una piccola “camera
raccogliseme”.
Una volta “afferrato” il bulbillo, la pinza
si apre di nuovo quando ha raggiunto la
sede esatta dove effettuare la deposizione. Ogni pinza è in grado di discostarsi
dal disco oppure dal bulbillo che sta
stringendo grazie ad una piccola asta
collegata, che, quando urta contro una
apposita piastra posta ad hoc, “forza” la pinza stessa ad aprirsi, mantenendola in tale posizione sino a che l’ostacolo non viene superato e tale appendice torna in posizione di riposo, ortogonalmente al disco. La macchina
viene fornita con diversi set di pinze a cucchiaio di varie misure: a seconda
del calibro dei bulbilli possono essere facilmente ed integralmente sostituite. L’impiego di pinze troppo grandi potrebbe causare ad esempio molte
deposizioni doppie, mentre l’impiego di pinze troppo piccole potrebbe
portare ad inevitabili fallanze. Il flusso dei bulbilli in uscita da ciascuna
camera raccogli seme posta nella parte inferiore della tramoggia è regolata
da due “rasatori” a spazzola che riducono il rischio di prese “doppie” di
bulbilli ed evitano che fuoriesca “seme” non afferrato dalla pinze. Cinque
piccoli alberi, (azionati da un unico albero ad essi parallelo e collegato alle
ruote di aderenza), ciascuno equipaggiato con un eccentrico a tre lobi, sono
posti nella parte posteriore di ciascuna camera raccogliseme, all’altezza del
centro dei dischi distributori. Ogni eccentrico trasforma il moto rotatorio
dell’albero nel moto alternato di uno sportellino rettangolare inserito nella
parte posteriore e finale della tramoggia ed incernierato sul lato stretto più
alto, che ha lo scopo di fungere da agitatore dei bulbilli e di favorire l’alimentazione continuativa dei dischi distributori (fig. 6.19).
Ciascun corpo seminante è dotato di un robusto assolcatore costituito da
Fig. 6.17 - L’ingombro
limitato della seminatrice
risulta fondamentale
nella fase di trasporto
nei piccoli appezzamenti
terrazzati di Vessalico
caratterizzati da ristretti
spazi di manovra.
Fig. 6.18 - Particolare
degli organi di
distribuzione della
seminatrice meccanica di
precisione per l’aglio.
Fig. 6.19 - Particolare
del sistema per la
distribuzione del
seme proporzionale
all’avanzamento, il moto
rotatorio della ruota di
aderenza aziona anche
un cinematismo ad
eccentrici che trasmette
vibrazioni alle tramogge
favorendo il flusso
continuativo dei bulbilli ai
dischi distributori.
61
La meccanizzazione della coltivazione dell’aglio di Vessalico nell’Alta Valle Arroscia
un vomere equipaggiato con puntale conformato ad “Y”, che si è rilevato in
grado di operare efficacemente nel contesto di riferimento e che può essere
regolato facilmente per ottenere la profondità di semina ideale a seconda
della tipologia di terreno e del calibro e della varietà dell’aglio. La macchina è inoltre dotata di 6 ancore che, lavorando il terreno tra un solco e l’altro,
espletano un’efficace azione di copertura dei bulbilli deposti creando allo
stesso tempo piccoli colmi, connessi con indubbi vantaggi agronomici per
questa coltura.
La macchina è stata utilizzata durante la prova dimostrativa ad una velocità
pari a circa 1 km/h. Gli attacchi presenti sull’operatrice per i bracci del
sollevatore idraulico ed il punto centrale sono stati inoltre abbassati rispetto
alla versione originale in modo da poter aumentare la luce libera da terra
della seminatrice completamente sollevata e renderne possibile un efficace
accoppiamento anche con i trattori comunemente presenti nel Comune di
Vessalico caratterizzati da potenza contenuta e baricentro basso.
6.4.2. Erpice a dischi attivi
L’erpice a dischi attivi è un'operatrice larga 1,4 m, ideata, progettata e costruita inizialmente per operare nel contesto orticolo della Provincia di
Pisa, e dotata di un telaio realizzato in profilato quadro che supporta gli
organi lavoranti ed il dispositivo di collegamento con la trattrice (fig. 6.20).
Nel 2004 l’erpice a dischi attivi è stato brevettato dall’Università di Pisa e
contestualmente è stato progettato e costruito un secondo prototipo largo
Fig. 6.20 - Erpice
a dischi attivi con
larghezza di lavoro pari
a 1,4 m.
62
Definizione di strategie innovative
e progettazione e realizzazione di macchine tecnologicamente idonee per attuarle
2 m, in grado di operare correttamente anche in contesti diversi dove è richiesta un maggiore fronte di lavoro. Gli organi di lavoro sono costituiti da
dischi a spuntoni (disposti anteriormente) e da rulli a gabbia (disposti posteriormente), inseriti su due assi collegati mediante un sistema di trasmissione a pignoni e catena con rapporto di trasmissione pari a 2 (fig. 6.21).
I dischi ed i rulli possono avere due diverse collocazioni sui due assi:
• disposizione ravvicinata e tale da consentire la lavorazione di tutta la superficie interessata dal trattamento (utilizzata per interventi di controllo
meccanico delle infestanti in fase di falsa semina);
• disposizione distanziata e tale da consentire l’effettuazione corretta di
interventi selettivi in post-emergenza (utilizzata per sarchiature di precisione).
La modalità di azione dell’erpice a dischi attivi prevede in primo luogo il
passaggio dei dischi dotati di spuntoni che smuovono il terreno fino ad una
profondità di 3-4 cm, cui fa seguito il passaggio dei rulli a gabbia che operano con elevata velocità periferica (in quanto l’asse posteriore su cui sono
disposti risulta motorizzato, tramite un moltiplicatore avente τ = 2, dall’asse
anteriore) a profondità decisamente più ridotta (1-2 cm).
Il controllo delle infestanti si realizza mediante una “lavorazione” molto
superficiale ed in grado di “sbriciolare” il terreno in modo intenso e tale da
consentire la separazione completa della radice delle plantule dal terreno,
Fig 6.21 - Gli organi
lavoranti dell’erpice a
dischi attivi sono montati
su due assi, collegati fra
loro con una trasmissione
a pignoni e catena.
63
La meccanizzazione della coltivazione dell’aglio di Vessalico nell’Alta Valle Arroscia
Fig. 6.22 - Particolare
della ruota direzionale
del sistema di guida
manuale implementato
sull’erpice a dischi attivi
per consentirne l’uso
come sarchiatrice.
Fig 6.23 - Erpice a dischi
attivi in fase di lavoro
durante le operazioni di
falsa semina effettuate
nel corso delle prove
sperimentali condotte a
Vessalico.
64
prevenendo così possibili fenomeni di riaffrancamento, sia dopo la falsa
semina, sia in fase di sarchiatura. Questo problema, molto “sentito” nel
caso di trattamenti su terreno bagnato a consistenza plastica o semi-plastica e/o in presenza di un’apprezzabile crosta superficiale, viene risolto
in modo molto efficiente dalla nuova attrezzatura, mentre può risultare
difficilmente risolvibile utilizzando erpici strigliatori e sarchiatrici equipaggiate con organi lavoranti più convenzionali (ancore rigide, elastiche,
dischi dentati, etc.).
La macchina è stata ulteriormente perfezionata, mediante implementazione di un sistema di guida manuale (fig. 6.22), e di utensili elastici, in modo
da poter effettuare sarchiature di precisione efficaci, garantendo un elevato
grado di rinettamento sia nell’interfila che sulla fila.
In particolare, il sistema di guida manuale è indispensabile per un immediato impiego di questa attrezzatura per la sarchiatura di precisione delle
colture orticole seminate e trapiantate, in quanto, spesso la disposizione
delle piante sulla fila non è sufficientemente precisa ed occorre quindi operare correzioni di traiettoria in modo da evitare di danneggiare le piante
coltivate.
Nel caso specifico delle prove condotte nella Alta Valle Arroscia questa
macchina è stata molto utile per mettere in atto la tecnica della falsa semina, in quanto riesce molto bene a colpire sia la flora attuale sia quella già
germinata ma non ancora emersa (fig. 6.23). La velocità adottata è stata pari
a circa 7 km/h e la versione dell’attrezzatura scelta è stata naturalmente
quella larga 1,4 m, date le ridotte dimensioni degli apprestamenti dell’areale oggetto di studio.
6.4.3. Operatrice per il pirodiserbo
La macchina per il pirodiserbo utilizzata per le prove condotte nel Comune
di Vessalico è un’attrezzatura da pieno campo a fiamma libera equipaggiata
Definizione di strategie innovative
e progettazione e realizzazione di macchine tecnologicamente idonee per attuarle
con sei bruciatori a bacchetta larghi 25 cm, oppure tre bruciatori larghi 50
cm, e quindi con fronte di lavoro complessivo pari a 1,5 m. (fig. 6.24). Inoltre nell’ambito di una prova dimostrativa svolta nel 2007 è stata impiegata
anche una piccola macchina spalleggiata equipaggiata con una lancia e un
bruciatore largo 15 cm per effettuare trattamenti termici manualmente.
In questo modo risulta possibile operare il controllo termico delle infestanti anche in corrispondenza delle carreggiate della trattrice comprese
tra aiuole limitrofe, contenendo lo sviluppo della flora spontanea anche ai
bordi delle strisce coltivate.
La macchina operatrice per il pirodiserbo costruita e messa a punto presso
il Centro “Enrico Avanzi” dell’Università di Pisa, risulta polivalente, efficiente, sicura e facile da utilizzare. Questa attrezzatura ha una struttura
piuttosto semplice ed è composta dai seguenti elementi: il telaio, i serbatoi
del combustibile, lo scambiatore termico, i dispositivi di regolazione e di
sicurezza, i bruciatori, i dispositivi per l’accensione dei bruciatori, i meccanismi per mantenere la corretta distanza tra bruciatore e terreno.
Il telaio ha la funzione di supportare i serbatoi del GPL, lo scambiatore termico, i dispositivi di regolazione e di sicurezza ed i bruciatori con i relativi
meccanismi di supporto e di distanziamento dal terreno. Il telaio è completato dal sistema standard di attacco a tre punti alla trattrice (Cat. I).
I serbatoi del combustibile sono quattro semplici bombole di GPL commerciali con capacità fino a 25 kg, ciascuna delle quali è collegata con una
singola coppia di bruciatori.
Fig. 6.24 - Prototipo
dell’operatrice per il
pirodiserbo realizzata
dall’Università di Pisa
in fase di lavoro durante
le prove dimostrative
condotte sull’aglio di
Vessalico.
65
La meccanizzazione della coltivazione dell’aglio di Vessalico nell’Alta Valle Arroscia
Fig. 6.25 - L’operatrice
per il pirodiserbo
realizzata dall’Università
di Pisa è provvista di un
innovativo scambiatore
termico che sfrutta il
calore dei gas di scarico
del motore endotermico
della trattrice e consente
di utilizzare tutto il
GPL contenuto nelle
bombole.
Lo scambiatore termico è presente in quanto il GPL evapora a temperatura ambiente, ma, essendo contenuto sotto pressione nel serbatoio, necessita dell’apporto di energia esterna affinché il passaggio dalla fase liquida
a quella gassosa avvenga con sufficiente velocità. Lo scambiatore termico
è costituito da una tramoggia metallica contenenente acqua calda in cui
sono collocate le bombole. Per il riscaldamento dell’acqua vengono utilizzati i gas di scarico del trattore che sono convogliati, per mezzo di un tubo
flessibile inserito nella marmitta, in un tubo in rame che passa dentro la
tramoggia (fig. 6.25).
Per quanto concerne la regolazione, i dispositivi impiegati sono:
• un regolatore di pressione ed un manometro per ciascuna bombola (e
quindi per ogni coppia di bruciatori);
• una valvola di regolazione di minima e di massima, posta all’inizio del
circuito di alimentazione di tutti i bruciatori, quando la valvola è chiusa il combustibile giunge ai bruciatori con una pressione minima, ma
sufficiente a garantire il mantenimento di una fiamma pilota. La valvola
viene azionata durante le voltate per ridurre il consumo di combustibile
ed evitare di danneggiare e di incendiare la vegetazione presente sulle
testate dei campi;
• una serie di valvole aperto/chiuso poste a monte del circuito di alimentazione di ogni bruciatore.
66
Riguardo ai dispositivi di sicurezza, su ogni bruciatore è presente una termocoppia collegata ad un’elettrovalvola posta nel circuito di alimentazione
con la funzione di bloccare l’erogazione del gas qualora la fiamma si spengesse o la pressione non fosse sufficiente ed esistesse il rischio di ritorni di
fiamma. Per quanto riguarda il controllo del corretto afflusso del GPL a
ciascun bruciatore, è stato realizzato un sistema di controllo elettronico che
permette al trattorista, direttamente dal posto di guida, di regolare la dose
Definizione di strategie innovative
e progettazione e realizzazione di macchine tecnologicamente idonee per attuarle
di gas mediante un interruttore (livello alto in fase di lavoro e livello basso con fiamma pilota in fase di voltata
e di trasferimento) e di verificare se i bruciatori lavorano correttamente. Un sensore è in grado di misurare le
minime variazioni di pressione del gas nel circuito ed
inviare al pannello di controllo un segnale corrispondente alla situazione registrata nell’impianto. Appositi
“led” segnalano se i bruciatori sono spenti o accesi e se
operano a bassa o ad alta pressione.
I bruciatori sono del tipo a bacchetta ciascuno equipaggiato con un ugello esterno (di diametro variabile
in funzione della larghezza del bruciatore) per la miscelazione aria-gas. Il
risultato è che la fiamma generata risulta piatta, ben delimitata sui lati e con
una forma “a spazzola”.
Il dispositivo per l’accensione è costituito da un piccolo bruciatore cilindrico posto all’estremità di un tubo metallico dotato di impugnatura che
ha funzione di condotto di efflusso del gas, collegato, attraverso apposite
condutture di gomma, ad un serbatoio di GPL. L’operatore accende il dispositivo e successivamente lo avvicina ai singoli bruciatori provvedendo
alla loro accensione.
I meccanismi per mantenere la corretta distanza bruciatore-terreno sono
piuttosto semplici e sono rappresentati da parallelogrammi articolati ai
quali sono connesse aste cilindriche regolabili in altezza che supportano i
bruciatori. Il carter esterno dei bruciatori è inoltre inclinabile diversamente
rispetto alla superficie del terreno agendo su un bullone portante. Le regolazioni dell’altezza e dell’inclinazione dei bruciatori rispetto al suolo possono essere facilmente effettuate mediante martinetti meccanici. I bruciatori
in questo caso sono stati regolati in modo da mantenere in fase di lavoro
una distanza di 10 cm ed un’inclinazione di 45° rispetto alla superficie del
terreno.
La macchina può essere utilizzata per effettuare trattamenti di pre-semina/
pre-emergenza oppure selettivi di post-emergenza su aglio a tutta superficie.
In particolare in post emergenza sono state testate, nell’ambito delle prove
svolte nel 2007 e 2012, diverse velocità (da 1 a 7 km/h), diverse pressioni
di esercizio (da 0,2 a 0,5 MPa) per l’attuazione di un numero variabile di
trattamenti (compreso tra 1 e 3) in diversi stadi di sviluppo della coltura.
Nell’ambito dell’attività condotta nel 2012 è stata inoltre costruita una nuova macchina per il pirodiserbo, in collaborazione con la ditta MAITO di
Arezzo (AR), molto più idonea al contesto di riferimento (fig. 6.26).
La nuova macchina è stata notevolmente migliorata rispetto al vecchio prototipo e non solo da un punto di vista estetico. I bruciatori sono di nuova
Fig. 6.26 - Operatrice
per il pirodiserbo idonea
ad operare nei contesti
agricoli dell’Alta Valle
Arroscia, appositamente
realizzata dalla ditta
Maito di Arezzo.
67
La meccanizzazione della coltivazione dell’aglio di Vessalico nell’Alta Valle Arroscia
Fig. 6.27 - L’operatrice
per il pirodiserbo
prodotta dalla ditta
Maito è provvista di uno
scambiatore termico
con singole tramogge
cilindriche.
Fig. 6.28 - Le operatrici
per il pirodiserbo della
serie PIRO-TRACTOR
prodotte dalla ditta
Maito sono fornite di un
sistema di accensione
elettronico dei bruciatori,
azionabile direttamente
dalla cabina di guida del
trattore.
generazione e dotati di una apposita fessura per l’ingresso di aria secondaria (come aria primaria si intende invece quella aspirata a livello dell’ugello esterno), migliorando così notevolmente la combustione della fiamma
e l’efficienza energetica. La macchina è provvista di 4 bruciatori larghi 30
cm, per un fronte di lavoro complessivo pari a 1,2 m, più che sufficiente per
operare su di una aiuola di larghezza effettiva coltivabile pari ad 1 m. La
tramoggia è più piccola e compatta e può contenere due bombole da 15 kg.
È presente un solo regolatore di pressione con manometro poiché le due
bombole sono messe in parallelo ed il gas fluisce in un rail comune (fig.
6.27). Questo accorgimento consente di poter tranquillamente effettuare
un trattamento in maniera continuativa con due bombole contraddistinte
da un contenuto iniziale di gas molto diverso, riuscendo a portarle entrambe ad esaurimento. Infine la nuova macchina per il pirodiserbo è provvista
di un sistema di accensione mediante piezoelettrico (simile a quello comunemente in dotazione nei fornelli domestici da cucina) azionabile direttamente dalla cabina di guida del trattore mediante una chiavetta collocata
sul quadro della centralina (fig 6. 28).
68
6.4.4. Sarchiatrice di precisione
Questa operatrice è stata costruita dalla ditta MIPE Viviani sulla base di
un prototipo precedentemente ideato, progettato e costruito presso l’Università di Pisa. La macchina presenta sei elementi rigidi ed è idonea per
operare su 5 file larghe 20 cm. La sarchiatrice è dotata di un sistema di guida manuale e di sedile per l’operatore in modo da effettuare un intervento
di precisione evitando di danneggiare le piante coltivate (fig. 6.29).
Definizione di strategie innovative
e progettazione e realizzazione di macchine tecnologicamente idonee per attuarle
Fig. 6.29 - Il sistema di
guida manuale presente
sulla sarchiatrice di
precisione prodotta
dalla ditta MIPE Viviani
consente di seguire le
file della coltura durante
gli interventi senza
danneggiarla.
La macchina è costituita da un telaio che supporta gli organi di collegamento con la trattrice e quelli di lavoro. Questi ultimi sono disposti su
parallelogrammi articolati dotati di ruote di regolazione della profondità e
sono costituiti da ancore rigide che possono essere equipaggiate con lame
orizzontali taglienti oppure puntali a zampa d’oca realizzati con angolazione tale da operare un intervento di rinettamento senza smuovere eccessivamente il terreno e limitando al minimo eventuali problemi di “ingolfamento”, anche in presenza di abbondante vegetazione spontanea nell’interfila.
In tal modo viene infatti attuata una lavorazione superficiale nell’interfila
(la profondità viene regolata tramite l’apposita ruota anteriore) che ha lo
scopo di controllare meccanicamente le infestanti presenti, senza determinare condizioni sfavorevoli per la coltura.
L’attrezzatura ha inoltre appositi sistemi di attacco (disposti sugli elementi
sarchianti) che permettono l’inserimento di coppie di denti elastici utilizzabili sia come “denti vibranti” che come “diserbatori a torsione” (torsion
weeder) e comunque atti ad operare un controllo delle infestanti selettivo
anche sulla fila (fig. 6.30).
Gli utensili a molla (realizzati in acciaio speciale) sono costituiti da denti
lunghi complessivamente 25 cm, con un primo tratto verticale di 20 cm ed
un secondo tratto di 5 cm angolato rispetto al primo di 135°. Il segmento più
lungo può essere piegato con angolo di 135° in direzione opposta all’avanzamento immediatamente dopo il punto di attacco e successivamente piegato di nuovo di 45° nella direzione di avanzamento in prossimità della
superficie del terreno in modo che il segmento più corto “lavori” molto
vicino alla pianta come vero e proprio “dente vibrante” (un po’ come quelli
69
La meccanizzazione della coltivazione dell’aglio di Vessalico nell’Alta Valle Arroscia
Fig. 6.30 - La
sarchiatrice di precisione
è provvista di utensili
elastici che garantiscono
un efficace controllo
selettivo delle infestanti
anche sulla fila della
coltura.
Fig. 6.31 - Macchina
per la raccolta dell’aglio
appositamente realizzata
dalla ditta Pulcinelli
in collaborazione con
l’Università di Pisa
per poter operare
agevolmente nei piccoli
appezzamenti terrazzati
che caratterizzano
gli ambienti agricoli
dell’Alta Valle Arroscia.
70
dello strigliatore). Altrimenti, l’utensile può essere connesso in modo da
risultare inclinato rispetto al suolo con il tratto di 5 cm disposto “a torsione” in modo pressoché parallelo alla superficie del terreno, operando come
una sorta di “lama” vibrante a ridosso della fila. Le coppie di “denti”, che
in base a come vengono inserite lavorano come veri e propri denti oppure
come “lame”, possono essere regolate in modo da realizzare il controllo
meccanico delle infestanti in una fascia più o meno ravvicinata alla coltura
(nel caso del torsion weeder i segmenti corti possono anche arrivare ad
essere incrociati sulla fila).
L’azione di questi utensili è in ogni caso molto “gentile” e rispettosa nei
confronti delle piante coltivate, mentre consente un buon controllo delle
plantule di malerbe presenti sulla fila. I due diversi tipi di utensili adottati
sulla sarchiatrice sono connessi all’elemento sarchiante per mezzo di attacchi molto semplici (costituiti da piastre imbullonate).
La sarchiatrice è stata impiegata una o due volte durante il ciclo colturale
sempre con velocità molto bassa e pari a circa 1 km/h.
6.4.5. Macchina agevolatrice per raccolta
Questa operatrice è stata completamente progettata e realizzata dalla ditta
Puccinelli di Vecchiano (PI), in collaborazione con l’Università di Pisa, che
aveva come obiettivo quello di fornire una agevolatrice idonea al contesto
difficoltoso di “agricoltura eroica” tipico della montagne della Valle Arroscia (fig. 6.31).
L’esemplare è unico in quanto non era presente in commercio nessuna macchina raccoglitrice avente dimensioni e compatezza appropiate per poter
operare efficacemente in un areale caratterizzato da spazi molto limitati ed
apprestamenti decisamente piccoli. Tutte le macchine disponibili sul mercato infatti, che avrebbero potuto essere adattate al contesto di studio, sono
Definizione di strategie innovative
e progettazione e realizzazione di macchine tecnologicamente idonee per attuarle
state di fatto scartate perché troppo ingombranti (spesso per l’eccessiva lunghezza), e quindi non idonee a operare in terrazzamenti montani.
Tale agevolatrice è stata quindi realizzata “ex-novo”. La macchina deriva il
moto dalla presa di potenza ma ha una trasmissione completamente idraulica, ed è accoppiabile ad un comune trattore di bassa potenza mediante
l’attacco a tre punti (fig. 6.32).
Gli elementi principali che compongono questa agevolatrice sono i seguenti:
• una lama oscillante in grado di effettuare il taglio orizzontale del terreno e causare lo sterramento delle piante di aglio intere senza danneggiarle;
• un nastro trasportatore atto ad una prima pulizia del prodotto, che lascia le piante raccolte in superficie posteriormente alla macchina stessa;
• due dischi a margine dentato in grado di effettuare tagliare superficialmente e convogliare verso il nastro trasportatore il terreno insieme al
prodotto sollevato dalla lama;
• un serbatoio dell’olio;
• due pompe e due motori idraulici che danno il moto rispettivamente
alla lama ed al nastro trasportatore.
Il funzionamento della macchina è il seguente: la presa di potenza aziona
due pompe ad essa direttamente collegate, che a loro volta azionano due
motori idraulici, uno che trasmette il moto al nastro trasportatore, l’altro
invece che muove la lama mediante un albero motore orizzontale collegato
a due bielle verticali, poste alle due estremità laterali della macchina, mediante due eccentrici (fig. 6.33).
Le pompe sono entrambe ad ingranaggi mentre i motori sono ad orbitale,
Fig. 6.32 - L’operatrice
per la raccolta
specificatamente
realizzata per l’aglio di
Vessalico è composta
da: una lama oscillante
orizzontale che attua lo
sterramento dei bulbilli,
un nastro trasportatore
che effettua la pulizia
del prodotto, due dischi
laterali che tagliano
verticalmente il terreno
convogliandolo sul nastro
trasportatore.
Fig. 6.33 - Tutti i
cinematismi presenti
nell’operatrice per la
raccolta dell’ aglio
sono azionati da motori
idraulici.
71
La meccanizzazione della coltivazione dell’aglio di Vessalico nell’Alta Valle Arroscia
Fig. 6.34 - Raccolta
del prodotto dopo
il passaggio della
macchina agevolatrice
che ha operato lo
serramento ed una prima
pulizia delle piante di
aglio.
Fig. 6.35 – Agevolatrice
per la raccolta dell’aglio
in fase di lavoro durante
le attività dimostrative
condotte dall’Università
di Pisa a Vessalico.
72
in modo da garantire un momento motore elevato, associato ad un basso
regime di rotazione. La portata massima del motore che aziona il nastro
trasportatore è pari a 20 L/min, mentre quello del motore che aziona la
lama è pari a 40 L/min. Inoltre il secondo è associato ad un riduttore con
rapporto di trasmissione 2:1 (τ = 0,5) al fine di dimezzare il regime di rotazione massimo dell’albero motore associato alla lama e quindi di fornire
all’organo stesso una coppia motrice di valore doppio a parità di potenza
erogata. La mandata dell’olio ai motori può essere regolata tramite apposite valvole che consentono quindi di agire sulla velocità di rotazione degli
organi stessi. La lama agisce energicamente sul terreno riuscendo a sterrare
il prodotto senza che ci siano perdite e senza danneggiarlo, anche grazie al
supporto dei due dischi laterali. Il nastro, costituito da tondini di metallo
paralleli alla lama oscillante ed ortogonali alla direzione di avanzamento
della trattrice, effettua una prima pulizia dell’aglio raccolto per poi adagiarlo posteriormente alla macchina. L’operatore a questo punto non deve far
altro che raccogliere il prodotto da terra (fig. 6.34).
Il vantaggio che una macchina così funzionale ed efficace può dare è enorme, considerando che la raccolta, effettivamente, rappresenta una forte criticità per gli agricoltori vessalcesi in quanto è stata fino ad adesso condotta
completamente a mano con l’ausilio solo di forche o vanghe. Il risparmio
di fatica e di manodopera risulta decisamente rilevante anche in considerazione del fatto che la velocità di lavoro della macchina misurata in campo è
stata pari a circa 1 km/h e quindi di tutto rispetto considerando la delicatezza dell’operazione (fig. 6.35).
Inoltre l’impiego delle macchine presenta altri vantaggi di notevole entità,
in quanto “tutto” il prodotto viene sterrato senza provocare alcun danno ai
bulbi, mentre adottando la raccolta manuale una considerevole quantità di
aglio rimane nel terreno o viene seriamente danneggiata.
Definizione di strategie innovative
e progettazione e realizzazione di macchine tecnologicamente idonee per attuarle
Durante i primi test la macchina non ha avuto difficoltà
ad operare in condizioni piuttosto critiche, che purtroppo
caratterizzano spesso il momento della raccolta dell’ortaggio: terreno arido e veramente molto difficile da lavorare,
presenza di sassi e di una biomassa molto elevata di erbe
infestanti (fig. 6.36).
Naturalmente si rende a questo punto necessario un successivo test più approfondito e soprattutto duraturo nel
2013, da parte dei soci della cooperativa, in modo da poter
valutare eventuali piccoli accorgimenti che potrebbero perfezionare ulteriormente l’operazione di raccolta con questa agevolatrice.
6.5. Attività svolte sugli aspetti fitosanitari del materiale di
propagazione
6.5.1. Avversità e selezione del materiale di propagazione
Numerose avversità colpiscono l’aglio sia nella sua parte aerea che in quella
ipogea. La parte fogliare può essere colpita da funghi, insetti e virus.
Puccinia spp., è il fungo responsabile della “ruggine dell’aglio”: è piuttosto
comune, compare all’inizio dell’estate e determina la formazione di pustole
allungate nel senso delle nervature, lunghe fino a 4-5 mm e con un alone
decolorato, che si fessurano longitudinalmente per lasciare fuoriuscire una
polvere rugginosa di colore brunastro, costituita da una miriade di spore.
Le foglie colpite ingialliscono e, nei casi più gravi, disseccano.
Un altro fungo di importanza rilevante è Peronospora spp., i cui sintomi
danno origine a macchie decolorate, allungate longitudinalmente, di dimensione variabile. In condizioni di elevata umidità atmosferica, queste
lesioni tendono ad espandersi, confluendo tra loro, e i tessuti infetti si ricoprono di una muffa grigio-violacea; se l’aria è secca, le aree infette vengono
generalmente invase da altri miceti opportunisti e saprofitari come Stemphylium e Alternaria. Le foglie colpite ingialliscono, disseccano all’apice e
tendono a ripiegarsi verso terra, andando incontro a processi di marcescenza. La malattia può essere trasmessa attraverso le semente e attraverso i
bulbi dopo la raccolta.
Tra gli insetti che possono arrecare danno alla parte aerea della pianta
si trovano la mosca dell’aglio, Suillia univittata, che depone mediamente
60-65 uova, una o più per pianta, sulle foglie a livello del suolo. La larva
penetra nel pacchetto fogliare e termina il proprio sviluppo in un mese
circa, ultimato il quale fuoriesce per impuparsi nel terreno. Anche la mosca della cipolla, Delia antiqua, può infestare l’aglio deponendo le uova nel
Fig. 6.36 - L’agevolatrice
per la raccolta dell’aglio
è riuscita ad operare
efficacemente anche in
condizioni pedologiche
sfavorevoli (terreno
arido allo stato coesivo
con elevata presenza
di scheletro e biomassa
vegetale).
73
La meccanizzazione della coltivazione dell’aglio di Vessalico nell’Alta Valle Arroscia
Fig 6.37 - Aglio colpito
da OYDV, virus del
nanismo giallo della
cipolla. L’infezione
provoca caratteristici
giallumi fogliari che
possono portare anche al
completo disseccamento
della pianta. (Fonte:
Evaluation of the national
plant germplasm system’s
garlic collection for seven
viruses, Pappu et al.,
2008).
74
terreno vicino al colletto che viene attaccato dalle larve; entrambi i ditteri sviluppano la prima generazione
a carico dell’aglio e colpiscono la coltura nei mesi di
marzo e aprile.
Le colture di aglio possono essere infestate anche da
virus. Tra quelli attualmente isolati ricordiamo il “virus del nanismo giallo della cipolla”, OYDV, (Potyvirus); provoca ingiallimenti fogliari che possono causare riduzioni di produzione più o meno estese fino alla
perdita totale del raccolto. Il virus viene trasmesso con
il materiale di propagazione e tramite afidi (fig. 6.37).
Altri virus noti su aglio sono il virus della “striatura gialla del porro”, LYSV
(Potyvirus); il virus “latente dell’aglio” GCLV (Carlavirus) e il genere molto
vasto degli Allexivirus. Tali virus, che spesso coesistono, causano danni simili sulla parte aerea della pianta, quali ingiallimenti o nanismi; la riduzione dell’apparato fotosintetizzante si ripercuote negativamente sullo sviluppo
dei bulbi che rimangono più piccoli e di qualità scadente. Possono essere
trasmessi da afidi, nematodi e attraverso il materiale di propagazione.
I danni più gravi provengono però dai parassiti e patogeni della parte
ipogea. In particolare alcuni funghi possono determinare il marciume del
bulbo; Sclerotium cepivorum determina il “marciume bianco” ed è in grado
di portare rapidamente a morte piante giovani o adulte. Si trasmette con i
bulbilli ed è in grado di rimanere nel terreno fino a 4 anni.
Aspergillus spp., può manifestarsi durante la conservazione dell’aglio indipendentemente dalla temperatura e può causare la mummificazione o
marcescenza dei bulbi a seconda che l’ambiente sia secco od umido. Fusarium spp. determina clorosi, rallentamenti della crescita, appassimenti e
disseccamenti, si colloca all'interno dei fasci vascolari determinandone il
caratteristico imbrunimento; causa i danni più gravi durante la conservazione, poiché a temperature medio alte si sviluppa sui bulbi facendoli marcire. Helmintosporium spp., Pennicilium spp. sviluppano in condizioni di
temperature elevate, portando anch’essi a mummificazioni o alla comparsa
di muffe con conseguente marciume dei bulbi (fig. 6.38).
Botrytis spp. può apparire sulle piante in primavera causando marciumi fogliari e al collo del bulbo, a causa dello sviluppo di una muffa grigia con
sclerozi neri. In realtà tale muffa appare raramente in campo ed è molto
più pericolosa durante il periodo di conservazione nel quale si sviluppa in
condizioni di temperature elevate, provocando marciumi.
Tra i batteri l’agente principale di danno è Pseudomonas fluerescens. Si sviluppa in condizioni di elevata umidità con temperature intorno ai 15°C; le
infezioni hanno inizio a livello delle guaine fogliari esterne con la compar-
Definizione di strategie innovative
e progettazione e realizzazione di macchine tecnologicamente idonee per attuarle
Fig. 6.38 - Bulbo di aglio
colpito da Penicillium spp.
La caratteristica muffa
di colore blu colpisce il
bulbo durante il periodo
di conservazione in
condizioni di temperature
elevate. (Fonte: http://
plant-clinic.bpp.
oregonstate.edu).
sa di una lesione iniziale marcescente di forma ovale. L’umidità favorisce
l’estensione delle infezioni alle guaine sottostanti causando il ripiegamento
della pianta a livello del marciume stesso ed infine passa al bulbo i cui tessuti vanno in necrosi.
Tra le altre batteriosi responsabili di marciumi ricordiamo Erwinia carotovora. La penetrazione degli agenti batterici avviene attraverso lesioni conseguenti alle operazioni colturali o attacchi di fitofagi. Tra questi si trovano
i nematodi Dytilenchus dispaci, che attaccano le piante già alla germinazione del bulbillo causando alterazioni necrotiche, deformazioni fogliari e
del bulbo, i cui tessuti divengono spugnosi e marciscono; si propaga anche
attraverso bulbilli infestati.
I ditteri Brachiceri (Brachycerus algiri) e il Cosside dell’aglio (Dyspessa ulula) possono causare danni ai bulbi sia in campo sia in magazzino durante la
conservazione del prodotto, e sono in grado di passare da un bulbo all’altro
(fig. 39).
6.5.2. Pratiche agronomiche preventive
I danni causati da funghi e batteri aumentano notevolmente quando vi
sono condizioni di elevata umidità. È molto importante quindi gestire correttamente le acque superficiali e l’irrigazione, soprattutto in quei terreni che per struttura trattengono molto l’umidità e sono soggetti a ristagni
idrici evitando inoltre di utilizzare acque di stagni o canali che potrebbero
propagare tali infezioni.
Alcuni batteri come Pseudomonas fluorescens permangono nel terreno anche 3 anni, alcuni funghi come Sclerotium cepivorum anche 4 anni, pertanto è buona norma prevedere rotazioni colturali adeguate. Le rotazioni
colturali sono importanti anche per limitare la presenza di nematodi e l’infestazione di insetti fitofagi che possono impuparsi nel terreno ed infestare
Fig. 6.39 - Larva di
Cosside dell’aglio.
Danneggia i bulbi sia in
campo che durante il
periodo di conservazione.
(Fonte: http://www.
naturamediterraneo.
com).
75
La meccanizzazione della coltivazione dell’aglio di Vessalico nell’Alta Valle Arroscia
la nuova coltura. Alcuni funghi sono presenti anche nel materiale destinato
a semente, pertanto può essere necessario conciare i bulbilli prima di metterli a dimora nel terreno.
Per prevenire marcescenze dei bulbi raccolti è opportuno conservare il prodotto in luoghi asciutti e ben areati o impiegare composti fungicidi, verificare la presenza di insetti o larve, distruggere il materiale infetto limitando
così la possibilità di infestazione e migliorando la qualità del prodotto.
In campo è importante monitorare lo stato sanitario ed intervenire con
trattamenti adeguati e compatibili con il metodo di produzione adottato
alla comparsa dei sintomi, impostare la difesa dagli afidi e dagli altri insetti
che possono lesionare la parte vegetativa o trasmettere virus, la difesa dai
quali si completa con la selezione di materiale sano da destinare a semente.
Questa pratica è molto utile anche per evitare la diffusione di funghi e larve
nella nuova coltura.
76
6.5.3. Selezione di materiale di propagazione sano
Lo stato sanitario delle colture di aglio e la qualità del prodotto possono
essere preservate e migliorate selezionando bulbi sani, da cui prelevare i
bulbilli da destinare a semente.
Un’impostazione di questo tipo, unita ad appropriate rotazioni colturali,
consente di limitare la propagazione di molti funghi, batteri e ad anche
insetti e si è rivelata fondamentale per abbattere l’incidenza dei virus, per
i quali non esistono mezzi di lotta efficaci in campo.
La Regione Liguria tramite il Laboratorio Regionale di Analisi Fitopatologica – sede di Sarzana (LaRAF) ha seguito la Cooperativa “A Resta”,
che produce aglio di Vessalico biologico, dapprima monitorando la situazione fitosanitaria relativamente alla presenza di virus e successivamente
impostando un piano di selezione e controllo del materiale di propagazione, con il duplice obiettivo di fornire ai coltivatori una discreta quantità di materiale esente da virus da valutare in campo relativamente a stato
sanitario e qualità del prodotto e di renderli autonomi nella selezione,
impostando insieme a loro un efficiente metodo di selezione. Il materiale
necessario a tali prove è stato fornito dai soci della Cooperativa.
Sono state condotte prove preliminari su un elevato numero di campioni,
costituiti da foglie e bulbilli, al fine di mettere a punto le tecniche diagnostiche di RT-PCR; queste hanno mostrato che la selezione visiva delle
piante asintomatiche comporta un incremento considerevole dei campioni negativi ai test specifici per tali virus. Considerando poi che i procedimenti di risanamento risultano essere piuttosto difficoltosi ed onerosi, è
emersa la necessità di verificare il grado di infezione del materiale origi-
Definizione di strategie innovative
e progettazione e realizzazione di macchine tecnologicamente idonee per attuarle
nario e la presenza di ceppi sani, idonei ad essere propagati.
A tale scopo furono svolte le prime analisi su 15 campioni provenienti da
Vessalico in modo da avere le prime indicazioni sulla diffusione dei virus
in quella zona: in questo caso solo 2 campioni risultarono negativi, mentre
gli altri risultarono positivi ad almeno un virus, con grande incidenza del
GCLV, virus latente dell’aglio. Sulla base di queste prime indicazioni si
pensò di poter operare la selezione direttamente in campo, individuando le
piante sane mediante osservazione dei sintomi.
Nell’estate del 2010 furono svolte le prime prove per verificare l’utilità della
selezione del prodotto, selezione peraltro già adottata dagli operatori della
cooperativa nelle fasi di raccolta per la scelta del prodotto da destinare a
semente.
Al momento della raccolta 6 produttori scelsero circa 15 bulbi ciascuno
provenienti da piante rigogliose, che non avevano mostrato alcuna sintomatologia. In totale furono raccolti 85 campioni.
I risultati dei test RT-PCR per la determinazione di GCLV, LYSV, OYDV
e allexivirus furono molto soddisfacenti: quasi il 70% dei campioni risultò
assolutamente sano e tutti i campioni positivi risultarono infetti dal solo
GCLV con l’eccezione di un solo campione degli 85 analizzati che risultò
positivo a LYSV, virus della striatura gialla del porro.
La selezione operata in campo era stata in grado di eliminare 3 tipologie di
virus che colpiscono l’aglio sul totale di 4 ricercate.
Il virus latente dell’aglio, GCLV, è risultato invece immune a tale selezione,
probabilmente perché non mostra sintomi evidenti; per questo motivo alla
selezione visiva è stato necessario affiancare analisi di laboratorio volte alla
ricerca del GCLV.
6.5.4. Selezione in campo del materiale sano
Sulla base dei risultati ottenuti e delle valutazioni sopra descritte, nel 2011
si è proceduto alla selezione di un elevato numero di bulbi, che permettesse
agli operatori di disporre di un buon numero di bulbilli sani da destinare a
semente per iniziare a produrre materiale esente da virus.
Ad inizio primavera i produttori hanno iniziato ad individuare le piante
migliori, asintomatiche e rigogliose, dalle quali poco prima dell’essicazione
della parte aerea sono state prelevate alcune foglie da impiegare in saggi
diagnostici alla ricerca di GCLV.
Furono prelevati circa 100 campioni da ognuno dei 9 produttori, per un totale di circa 900 campioni; le piante furono cartellinate in modo da poterle
ricondurre allo stato sanitario in via di accertamento. A causa dell’elevato
numero di campioni, e dopo varie prove per valutarne l’affidabilità, le ana-
77
La meccanizzazione della coltivazione dell’aglio di Vessalico nell’Alta Valle Arroscia
Fig. 6.40 - Test DAS ELISA
per diagnosi del “virus
latente dell’aglio” GCLV.
In figura si vede la piastra
a 96 pozzetti alloggiata
nello spettrofotometro per
la lettura a 405nm. Nella
prima fila della piastra
sono predisposti i controlli
positivo e negativo e i
bianchi di reazione. Nelle
restanti file sono caricati i
campioni. Ogni campione
e controllo viene caricato
in doppio. La colorazione
gialla del pozzetto indica
la positività del campione
relativo.
Fig. 6.41 - Gel d’agarosio
al 2% relativo a 6
campioni provenienti da
Vessalico. I campioni sono
stati analizzati mediante
RT-PCR specifica per
OYDV (in alto a sinistra);
LYSV(in alto a destra);
allexivirus (in basso a
sinistra) e GCLV (in basso
a destra). Come si può
notare dalla presenza
delle bande i campioni
sono risultati positivi al
solo GCLV, il virus per il
quale è stata riscontrata
la maggiore incidenza.
78
lisi furono condotte con il metodo immunoenzimatico chiamato ELISA
test, meno sensibile dell’RT-PCR, ma più veloce ed economico, e quindi
idoneo all’analisi di grandi quantità di campioni (fig. 6.40).
Furono comunque predisposti test di verifica mediante RT-PCR al fine di
avere ulteriore conferma sia della validità dei test ELISA, sia dell’opera di
selezione condotta dai produttori (fig. 6.41).
I test immunoenzimatici hanno mostrato un’incidenza media del GCLV
di poco superiore all’8%, mentre i test di verifica mediante RT-PCR condotti su 50 campioni relativamente a LYSV, OYDV ed allexivirus hanno
dato esito positivo in soli 3 casi per allexivirus, tutti appartenenti allo stesso
produttore.
6.5.5. Conclusioni
La selezione visiva operata in campo ed accompagnata dai test ELISA per
GCLV ha dato risultati eccellenti: i produttori hanno potuto destinare a
semente i bulbi di circa il 92% delle piante selezionate. I bulbilli migliori
sono stati impiantati in campi o porzioni di campi isolati, in modo da destinare l’intera produzione ad essere reimpiantata, aumentando così esponenzialmente il numero di bulbilli verosimilmente virus esente; l’opera di
selezione visiva prosegue tuttavia su queste piante ed a maggior ragione su
quelle nate da materiale non testato, così da ridurre costantemente l’incidenza di virosi.
Nel 2012 sono state fatte le prime valutazioni in merito alla differenza tra
prodotto selezionato e quello non selezionato per i virus: ai produttori che
avevano partecipato alle prove di selezione è stato sottoposto un questionario, dal quale sono emersi alcuni dati interessanti.
I risultati più evidenti riguardano:
• la perdita di prodotto per moria delle piante durante la coltivazione:
assente nell’aglio selezionato, stimata nel 15-20% nell’aglio non selezionato;
Definizione di strategie innovative
e progettazione e realizzazione di macchine tecnologicamente idonee per attuarle
• i bulbi scartati alla raccolta sono risultati essere: il 15-20%, nelle piante
selezionate contro il 20-25% per i bulbi di piante non selezionate.
• il calibro del prodotto raccolto: pur nel contesto di un’annata con calibri
mediamente inferiori alla media ed assenza dei calibri più grandi, è stata
riscontrata una percentuale lievemente più alta nel calibro 50-60 nei
bulbi provenienti da piante selezionate (20% contro 18%).
Dal punto di vista economico tali differenze risultano ancora più marcate; se questi dati fossero confermati anche nelle prossime annate, ed ipotizzando che i produttori riescano a selezionare il 100% del prodotto da
reimpiantare, la resa potrebbe aumentare anche del 15-20% ed il fatturato
del 20-25%, considerando la maggior distribuzione di prodotto nel calibro
superiore.
79
Capitolo 7
Le attività dimostrative effettuate nel 2007
(progetto UE Promstap)
7.1. Introduzione
Nel 2007 è stata effettuata dall’Università di Pisa la prima serie di prove dimostrative su aglio biologico nel Comune di Vessalico, e più precisamente
nella Frazione di Lenzari, in alcuni appezzamenti di proprietà della Cooperativa “A Resta”.
L’Università di Pisa ha realizzato, nell’ambito del Progetto Europeo Interreg IIIC Promstap, in collaborazione con il Dipartimento Agricoltura e
Protezione Civile della Regione Liguria e con la Cooperativa “A Resta”,
uno studio di fattibilità e una prova dimostrativa allo scopo di introdurre,
nella coltura biologica dell’aglio attuata nel comprensorio territoriale del
Comune di Vessalico, una catena di meccanizzazione idonea alla risoluzione delle principali problematiche agronomiche dell’ortaggio, quali il sistema di impianto e soprattutto la gestione della flora spontanea.
Fig. 7.1 - Appezzamenti
terrazzati tipici della zona
di Vessalico.
81
La meccanizzazione della coltivazione del’aglio di Vessalico nell’Alta Valle Arroscia
82
In questo capitolo saranno descritte le prime attività svolte dall’Università
di Pisa nell’ambito di questa collaborazione, che hanno avuto come obiettivo principale quello di valorizzare l’agricoltura di alta qualità, strategia
fondamentale per consentire ai produttori italiani di affermarsi in ambito
europeo. In particolare si è trattato di una serie di test preliminari in cui si
testava da un punto di vista sia meccanico che agronomico la nuova tecnica
di impianto e di controllo delle avventizie e la tolleranza della coltura stessa
al pirodiserbo ed alla sarchiatura.
Il contesto agricolo del Comune di Vessalico, essendo principalmente caratterizzato da aziende di dimensioni molto ridotte, costituite da piccoli appezzamenti terrazzati (fig. 7.1), implica necessariamente l’impiego di macchine motrici ed operatrici molto maneggevoli e poco ingombranti, come
già più volte specificato nel capitolo precedente.
Lo spirito con cui questo primo progetto è stato intrapreso nel 2007 è stato
quello di voler migliorare in modo rilevante l’efficienza della tecnica colturale dell’aglio (che risultava decisamente bassa a causa della mancanza di
forme adeguate di meccanizzazione), impiegando le attrezzature per il controllo fisico delle infestanti già presenti all’Università, adottando un sistema
di impianto che potesse valorizzare il lavoro delle operatrici e massimizzare
la resa (non essendo disponibile una seminatrice di precisione, una semina
su file larghe 20 cm fu “simulata” a mano) e studiare “un piano futuro” che
potesse risolvere anche gli aspetti legati alla meccanizzazione della fase di
raccolta.
È opportuno ricordare che l’agricoltura in questi luoghi impervi riveste anche il ruolo di difesa dell’ambiente e tutela del territorio, funzione che in
economia è classificata come “esternalità positiva”, difficilmente monetizzabile in quanto caratterizzata dal principio di non esclusione e dalla non
rivalità al consumo. Nella maggior parte dei casi queste esternalità positive
non sono riconosciute dal mercato, per cui gli imprenditori agricoli di queste zone marginali, che si trovano ad affrontare costi di produzione elevati
e basse rese, sono svantaggiati rispetto a quelli che operano in condizioni
più “facili” (quali quelle di pianura).
Gli agricoltori di Vessalico, pur confrontandosi con le problematiche tipiche delle aree marginali, riescono ad ottenere un prodotto di altissima
qualità (seppur in quantità molto limitata) che riscuote l’apprezzamento da
parte dei consumatori, e buon successo sul mercato.
Proprio in considerazione della prevalenza della domanda rispetto all’offerta, il primo obiettivo da perseguire è stato quello di incrementare le rese
e le superfici coltivate per consolidare la competitività delle aziende agricole
che operano in queste aree svantaggiate e che svolgono, come già ricordato
Le attività dimostrative effettuate nel 2007 (progetto UE Promstap)
anche l’importantissima funzione di presidio del territorio. Il primo progetto ha quindi preso in esame tutte
le principali problematiche dell’areale oggetto di studio,
ma si è focalizzato principalmente sull’applicazione in
campo di metodi non chimici per la gestione delle malerbe e lo sviluppo di una nuova tecnica colturale, mentre possibili soluzioni tecniche per la meccanizzazione
delle fasi di impianto e di raccolta sono state studiate
ma non realizzate. In altre parole, le possibili soluzioni
sono state indicate all’interno di uno “studio di fattibilità”, in attesa di altre
possibili azioni dedicate e debitamente finanziate. La gestione della flora
infestante rappresenta comunque sempre il “problema” chiave in orticoltura biologica, e l’aglio, tra l’altro, è caratterizzato da una scarsa competitivà
e inoltre risulta molto delicato da questo punto di vista dato che anche le
scerbature manuali possono arrecare danni alla coltura.
Fig. 7.2 - Seminatrice
pneumatica per
l’aglio prodotta e
commercializzata dalla
ditta Franzino (non più in
produzione).
7.2. Materiali e Metodi
7.2.1. Impianto e raccolta dell’aglio
Lo studio di fattibilità che ha riguardato le fasi di impianto e di raccolta
svolto nel 2007 ha portato già all’individuazione di alcune soluzioni, che,
una volta sviluppate, risultavano in grado di superare queste criticità.
Per risolvere le problematiche legate alla semina ed alla raccolta sono state
individuate le macchine operatrici disponibili sul mercato: due tipologie
di seminatrice pneumatica di precisione (fig. 7.2 e 7.3), progettate appositamente per l’aglio, entrambe equipaggiate con dischi e con altri utensili
specifici, regolati in maniera tale da permettere un efficace impianto degli
“spicchi”; una raccoglitrice di costruzione molto semplice (fig. 7.4), in grado
di effettuare lo “sterramento” e una prima pulizia della coltura mediante
Fig. 7.3 - Seminatrice
pneumatica per
l’aglio prodotta e
commercializzata dalla
ditta Erme.
Fig. 7.4 - Raccoglitrice
per patate della ditta
IMAC adattabile alla
raccolta dell’aglio.
83
La meccanizzazione della coltivazione del’aglio di Vessalico nell’Alta Valle Arroscia
un vomere al quale è collegata una griglia oscillante e lasciare le piante di
aglio intere disposte in andane, facilitando molto e rendendo più rapidi ed
efficienti le successive operazioni di raccolta manuale. Queste idee sono
state il punto di partenza per le due macchine successivamente realizzate
nel 2012.
7.2.2. Macchine innovative per la gestione della flora spontanea
Nel corso delle attività sperimentali e dimostrative svolte nel 2007, sono
state impiegate le tre seguenti attrezzature per il controllo fisico delle infestanti, progettate e realizzate dall’Università di Pisa, tutte operanti su di un
fronte di lavoro pari ad 1,4 m circa, e già descritte nel capitolo 6:
L’erpice a dischi attivi
L’erpice a dischi attivi (fig. 7.5), macchina per la lavorazione del terreno
dotata di dischi a spuntoni e rulli a gabbia, è stato impiegato per la falsa
semina prima dell’impianto della coltura.
Fig 7.5 - Foto dell’erpice
a dischi attivi allestito a
tutta superficie in fase di
lavoro a Vessalico.
84
Le attività dimostrative effettuate nel 2007 (progetto UE Promstap)
Fig. 7.6 - Operatrice per
il pirodiserbo utilizzata a
Vessalico.
Attrezzature per il pirodiserbo
L’operatrice per il pirodiserbo (fig. 7.6), macchina utilizzabile come già detto
sia in pre-semina che in pre/post-emergenza, consente l’eliminazione delle
avventizie tramite l’impiego di una fiamma libera (ottenuta dalla combustione del GPL), che causa la “lessatura” di quest’ultime.
Questo tipo di trattamento ha il vantaggio di non stimolare la successiva
emergenza di nuove infestanti, in quanto il terreno non viene “smosso”. In
questa sperimentazione è stata impiegata una macchina equipaggiata con 3
bruciatori a bacchetta larghi 50 cm. Oltre all’operatrice portata accoppiabile alla trattrice, a fini dimostrativi è stata inoltre impiegata una macchina
spalleggiata per il pirodiserbo, dotata di lancia e bruciatore a bacchetta
largo 15 cm, per la realizzazione di interventi in post-emergenza su aglio in
fase di 2-4 foglie vere (fig. 7.7).
Sarchiatrice di precisione
La sarchiatrice di precisione (fig. 7.8), utilizzata per il controllo delle infestanti in post-emergenza, è caratterizzata da un sistema di guida manuale a
stegole, grazie al quale un secondo operatore può impartire alla macchina
la giusta traiettoria.
Fig. 7.7 - Attrezzatura
spalleggiata di
pirodiserbo utilizzata a
Vessalico.
85
La meccanizzazione della coltivazione del’aglio di Vessalico nell’Alta Valle Arroscia
Fig. 7.8 - Sarchiatrice di
precisione utilizzata a
Vessalico.
Oltre agli elementi rigidi operanti nell’interfila, la sarchiatrice è dotata di
utensili elastici (torsion weeders e denti vibranti) che permettono il controllo selettivo anche delle malerbe presenti sulla fila. La versione impiegata
nel 2007 aveva la possibilità di impiegare entrambe le tipologie di dente
elastico contemporaneamente.
86
7.2.3. La prova dimostrativa condotta nel 2007
Le aziende della Cooperativa “A Resta” effettuano normalmente la semina con una seminatrice monofila da patate appositamente modificata per
l’aglio. Tale macchina ha senz’altro permesso una netta riduzione dei tempi
operativi rispetto alla semina manuale, ma presenta lo svantaggio di collocare i bulbilli (o “spicchi”) troppo in profondità nel terreno, ritardandone
e rendendone più difficoltosa l’emergenza. La distanza tra le file è di circa
50 cm e questo perché il controllo della flora spontanea nell’interfila viene
effettuato con una motozappa con stegole manuali. Le infestanti sulla fila
quando è possibile vengono rimosse manualmente. Gli interventi non sono
protratti troppo a lungo nel tempo in quanto, giustamente, negli agricoltori
di Vessalico sussiste il timore di poter recare danni alla coltura.
La strategia innovativa proposta per il controllo della flora spontanea nel
2007 consisteva in un intervento di falsa semina con erpice a dischi attivi, che aveva lo scopo di realizzare una lavorazione molto superficiale del
terreno (fino a 3-4 cm di profondità) eliminando le infestanti presenti
Le attività dimostrative effettuate nel 2007 (progetto UE Promstap)
Fig. 7.9 - Schema della
strategia innovativa
proposta per la gestione
della flora infestante.
Falsa semina
Semina
Pirodiserbo
Emergenza
Pirodiserbo
Sarchiatura
Pirodiserbo
Raccolta
e stimolando l’emergenza di nuove avventizie, che potevano essere così
successivamente eliminate grazie ad un intervento termico (pirodiserbo)
con fiamma libera che può essere effettuato sia in pre che in post-emergenza, in quanto l’aglio ha la caratteristica di tollerare l’esposizione alle
radiazioni termiche (per intervalli di tempo di pochi decimi di secondo).
Successivamente la gestione delle infestanti è stata effettuata sia mediante
pirodiserbo che mediante sarchiature di precisione (fig. 7.9).
All’interno del campo sperimentale i trattamenti di controllo fisico delle infestanti sono stati differenziati. Su tutte le parcelle è stato eseguito
preliminarmente un intervento di falsa semina con l’erpice a dischi attivi
(fig. 7.10).
Fig. 7.10 - Intervento di
falsa semina effettuato
con erpice a dischi attivi
conformato per lavorare
a tutta superficie.
87
La meccanizzazione della coltivazione del’aglio di Vessalico nell’Alta Valle Arroscia
Fig. 7.11 - Intervento di
pirodiserbo effettuato
allo stadio fenologico di
post-emergenza.
Successivamente è stato seminato manualmente l’aglio su quattro file, con
interfila pari a circa 20 cm (che sostituisce l’impianto tradizionale con interfila pari a circa 50 cm).
In post-emergenza precoce è stato effettuato un intervento di pirodiserbo
in cui si sono differenziate le pressioni di esercizio sulle varie parcelle (da
0,2 a 0,5 MPa) mantenendo però costante la velocità di avanzamento (4 km
h-1) (fig. 7.11).
Quando la coltura ha raggiunto lo stadio di 4 foglie vere per ogni pressione
di esercizio sono state eseguite 3 diverse tipologie di interventi: sarchiatura
più aggressiva con denti vibranti e torsion weeder (fig. 7.12 a); sarchiatura
più leggera effettuata con la sarchiatrice di precisione allestita con i soli
torsion weeder (fig. 7.12 b); intervento di pirodiserbo con attrezzatura spalleggiata con pressione di esercizio di 0,2 MPa. Su alcune parcelle non è
stato effettuato alcun intervento dopo quello di pirodiserbo effettuato in
post-emergenza precoce.
Fig. 7.12 - Le due
tipologie di sarchiatura
effettuate: “aggressiva”
denti vibranti e torsion
weeder (a) “leggera”
solo torsion weeder (b).
a)
88
b)
Le attività dimostrative effettuate nel 2007 (progetto UE Promstap)
Sono stati effettuati dei rilievi numerici delle infestanti su superficie nota
sia tra le file che sulla fila. Al termine della prova sono stati eseguiti rilievi
produttivi e un rilievo sulla biomassa finale delle infestanti sia sulle parcelle “innovativa” sia su alcune parcelle che sono state coltivate secondo il
metodo aziendale. Il disegno utilizzato è stato uno split-block, i dati sono
stati sottoposti ad analisi della varianza ed è stato adottato il test post hoc
LSD di Fisher.
7.3. Risultati ottenuti
I trattamenti fisici realizzati per la gestione della flora spontanea non hanno
provocato gravi fisiopatie alla coltura.
7.3.1. Controllo delle infestanti
Dai rilievi effettuati dopo 29 giorni dal primo trattamento di pirodiserbo
emerge che la pressione di esercizio apparsa più efficace nel controllo delle
flora avventizia tra le file della coltura e pari a 0,3 MPa (fig. 7.13).
250
a
Sulla fila
Tra le file
Flora infestante (piante m-2)
200
ab
ab
150
b
Fig. 7.13 - Effetto delle
differenti pressioni
d’esercizio del trattamento
di pirodiserbo in
post-emergenza sulla
flora infestante rilevata
tra le file e sulla fila della
coltura (numero di piante
m-2 ). Lettere diverse di uno
stesso colore indicano una
differenza statisticamente
significativa (LSD 0,05).
100
50
0
0,2 MPa
0,3 MPa
0,4 MPa
0,5 MPa
Pressioni d’esercizio
I rilievi della flora spontanea sulla fila e tra le file della coltura effettuati 35
giorni dopo il secondo intervento hanno evidenziato una differenza significativa tra le parcelle trattate ed il testimone non trattato, ma non si sono
riscontrate differenze tra le diverse tipologie di trattamento (fig. 7.14). La
89
La meccanizzazione della coltivazione del’aglio di Vessalico nell’Alta Valle Arroscia
riduzione percentuale della flora avventizia rilevata sulla fila e tra le file è
oscillata dal 25% al 60 % circa.
250
Flora infestante (piante m-2)
Fig. 7.14 - Effetto delle
delle differenti tipologie
di intervento sulla flora
infestante rilevata tra
le file e sulla fila della
coltura (numero di piante
m-2 ). S1: sarchiatura con
solo torsion weeder;
S2: sarchiatura con
denti vibranti e torsion
weeder; P: pirodiserbo
effettuato con
attrezzatura spalleggiata
alla pressione di 0,2
MPa; T: testimone non
trattato. Lettere diverse
di uno stesso colore
indicano una differenza
statisticamente
significativa (LSD 0,05).
Sulla fila
Tra le file
a
200
a
150
b
b
b
b
b
100
b
50
0
S1
S2
P
T
b
b
0,4 MPa
0,5 MPa
Fig. 7.15 - Effetto
delle differenti
pressioni d’esercizio
del trattamento di
pirodiserbo sulla biomassa
secca (g m-2) delle
infestanti alla raccolta
della coltura. Lettere
diverse indicano una
differenza statisticamente
significativa (LSD 0,05).
Biomassa secca della flora infestante (g m-2)
Trattamenti
200
a
180
160
140
b
120
100
80
60
40
20
0
0,2 MPa
0,3 MPa
Pressione d’esercizio
90
I dati rilevati sulla biomassa secca delle infestanti effettuati alla raccolta della coltura hanno evidenziato valori del trattamento effettuato alla pressione
di 0,2 MPa significativamente superiori a livello statistico rispetto a quelli
Le attività dimostrative effettuate nel 2007 (progetto UE Promstap)
ottenuti eseguendo trattamenti a pressioni più elevate (in media +41%) (fig.
7.15), tuttavia tra i trattamenti secondari non si sono osservate differenze
statisticamente significative.
Ponendo a confronto i dati relativi alle parcelle sottoposte al trattamento di
pirodiserbo alla pressione di 0,2 MPa con quelli di quelle coltivate secondo
il metodo aziendale, si è riscontrata una differenza statisticamente significativa, con una riduzione della biomassa secca delle infestanti sulle parcelle
trattate pari a circa il 60% (fig. 7.16).
Fig. 7.16 - Biomassa
secca della flora
infestante alla raccolta
della coltura, confronto
tra la strategia innovativa
proposta (media dei
valori registrati sulle
parcelle sottoposte
a pirodiserbo alla
pressione d’esercizio di
0,2 MPa) e la strategia
aziendale. Lettere diverse
indicano una differenza
statisticamente
significativa (LSD 0,05).
Biomassa secca flora infestante
(g m-2)
600
a
500
400
300
b
200
100
0
Strategia innovativa
Strategia aziendale
7.3.2. Rese produttive
Per la pressione d’esercizio di 0,2 MPa si sono registrate rese, sia per il
peso secco totale sia per il peso secco dei bulbi statisticamente superiori
alle altre pressioni d’esercizio testate (in media rispettivamente del 66%
e del 63%) (fig. 7.17).
3500
Resa (kg ha-1)
3000
0,2 MPa
0,3 MPa
0,4 MPa
0,5 MPa
a
2500
2000
1500
b bc
a
a
1000
b
b
Fig. 7.17 - Dati produttivi:
(peso secco dei bulbi e
peso secco totale) relativi
alle differenti pressioni
d’esercizio con cui è stato
effettuato il trattamento
di pirodiserbo. Lettere
diverse indicano una
differenza statisticamente
significativa (LSD 0,05).
c
500
0
peso secco totale
peso secco bulbi
91
La meccanizzazione della coltivazione del’aglio di Vessalico nell’Alta Valle Arroscia
Per i trattamenti secondari non sono state osservate differenze statisticamente significative. Confrontando le produzioni ottenute nelle parcelle
sottoposte a pirodiserbo alla pressione di 0,2 MPa con quelle aziendali si
sono evidenziate differenze statisticamente significative; le parcelle trattate
infatti, hanno fatto riscontrare aumenti del 39% per quanto riguarda il
peso secco totale (fig. 7.18).
3500
Strategia innovativa
Strategia aziendale
3000
a
2500
Resa (kg ha-1)
Fig. 7.18 - Dati
produttivi: (peso secco
dei bulbi e peso secco
totale) confronto tra
la strategia innovativa
proposta (media dei
valori registrati sulle
parcelle sottoposte
a pirodiserbo alla
pressione d’esercizio
di 0,2 MPa) e la
strategia aziendale.
Lettere diverse
indicano una differenza
statisticamente
significativa (LSD 0,05).
b
2000
a
1500
1000
b
500
0
peso secco bulbi
peso secco totale
I trattamenti di pirodiserbo hanno consentito di ottenere un buon controllo della flora spontanea e non hanno compromesso la produzione della
coltura. Le pressioni d’esercizio più elevate hanno fatto registrare i migliori
risultati in termini di contenimento delle infestanti, rispetto alla pressione
di 0,2 MPa, che comunque ha conseguito un soddisfacente controllo delle
infestanti (in termini di biomassa secca) se paragonato al metodo aziendale.
Questi risultati possono essere spiegati dal fatto che durante un trattamento di pirodiserbo condotto a velocità costante, alte pressioni di esercizio
corrispondono a maggiori livelli di energia trasmessa. Tutto ciò può anche
spiegare le maggiori produzioni ottenute sulle parcelle trattate alla pressione di 0,2 MPa.
92
7.3.3. Stime economiche
L’incremento delle rese osservato per la strategia innovativa si quantifica
con un aumento della PLV stimata al netto dei costi per la gestione della
flora spontanea pari a circa 45000 €/ha , rispetto a quella media garantita
dalla tecnica “tradizionale” (fig 7.19).
Le attività dimostrative effettuate nel 2007 (progetto UE Promstap)
Fig. 7.19 - Stima dei dati
relativi alla PLV al netto
dei costi sostenuti per il
controllo delle infestanti
per le due tipologie
di gestione della flora
spontanea prese in
esame nel corso della
prova dimostrativa.
PLV al netto controllo infestanti (€ ha-1)
140000
120000
100000
80000
60000
40000
20000
0
Strategia aziendale
Strategia innovativa
7.4. Conclusioni della prima serie di prove e prospettive future
L’introduzione di una catena di meccanizzazione nella coltura biologica dell’aglio, coltivato nel territorio del Comune di Vessalico, è sembrata
senz’altro un’opportunità realizzabile alla luce dei risultati ottenuti nell’ambito di questa prima prova dimostrativa e da quanto emerso da un primo
studio di fattibilità, impiegando le macchine operatrici appropriate, già
disponibili sul mercato oppure realizzate dall’Università di Pisa, con gli
opportuni allestimenti e le eventuali modifiche.
In particolare, per quanto riguarda il controllo della flora spontanea, che è
apparso di gran lunga il problema più rilevante, la prova dimostrativa che
è stata allestita utilizzando le attrezzature messe a punto dall’Università di
Pisa nel 2007 ha evidenziato che è possibile ottenere un soddisfacente controllo delle infestanti, aumentando la produzione in termini quantitativi e
il reddito.
A tale riguardo la tecnica del pirodiserbo appare quella più adatta per questa coltura, in quanto la specie orticola in esame sembra tollerare abbastanza bene i trattamenti termici applicati (fig. 7.20).
Inoltre questa tecnica consente di controllare la flora infestante senza lavorare il terreno, non provocando danni ai bulbi e all’apparato radicale
dell’aglio.
Questa prima serie di prove non è stata comunque esaustiva per valutare a
fondo le reali potenzialità di una nuova catena di meccanizzazione per la
Fig. 7.20 - Prova
dimostrativa sull’efficacia
del pirodiserbo: la
fila a destra è stata
sottoposta a 2 interventi
di pirodiserbo effettuati
con l’attrezzatura
spalleggiata alla
pressione d’esercizio
di 0,2 MPa, sulla
fila a sinistra non è
stato effettuato alcun
trattamento.
93
La meccanizzazione della coltivazione del’aglio di Vessalico nell’Alta Valle Arroscia
coltivazione dell’aglio biologico nell’areale oggetto di studio. Per quanto
riguarda il controllo della flora spontanea, infatti, non era stato effettuato nessun tipo di studio “puntuale” sulla risposta dell’aglio ai trattamenti
termici al variare della velocità del trattamento, della fase di sviluppo della coltura e della frequenza degli interventi. È apparso inoltre opportuno
“progettare” una macchina del pirodiserbo più compatta e perfezionata,
che permettesse di massimizzare l’effetto desiderato con consumi inferiori,
grazie ad una ottimizzazione fluidodinamica dei bruciatori e ad un dimensionamento degli stessi più consono alla larghezza dell’aiuola coltivata. Alla
fine di questa serie di prove si rendeva inoltre assolutamente necessaria la
realizzazione di due operatrici appropiate per il contesto di riferimento:
una seminatrice di precisione e una per agevolatrice per la raccolta.
94
Capitolo 8
Le attività di supporto e di dimostrazione
effettuate nel triennio 2010-2012
(Progetto UE Marte+)
8.1. Introduzione
Al fine di proseguire le attività avviate nel 2007 nel Comune di Vessalico,
che hanno fornito risultati decisamente molto incoraggianti che meritavano di essere presi in considerazione come nuovo punto di partenza, e di
completare la ricerca focalizzando principalmente l’attenzione sugli aspetti
legati all’impiego razionale ed ottimizzato della tecnica del pirodiserbo ed
allo sviluppo di una catena di meccanizzazione – che include oltre all’erpice a dischi attivi ed alla sarchiatrice di precisione anche una nuova macchina per il pirodiserbo industrializzata, ottimizzata e certificata e soprattutto
una seminatrice di precisione ed una agevolatrice per la raccolta – è cominFig. 8.1 - Intervento
preventivo di controllo
non chimico della flora
spontanea eseguito
con l’erpice a dischi
attivi durante le attività
dimostrative sull’aglio di
Vessalico.
95
La meccanizzazione della coltivazione del’aglio di Vessalico nell’Alta Valle Arroscia
Fig. 8.2 - Fasi di
registrazione dei
partecipanti al “fieldday” tenutosi a Vessalico
(in località Lenzari)
nell’Aprile del 2012.
Fig. 8.3 - Il supporto
tecnico e logistico
fornito dagli imprenditori
agricoli di Vessalico è
stato di fondamentale
importanza per
l’Università di Pisa nel
corso di tutte le attività
svolte in questo areale.
96
ciata nel 2010 una nuova collaborazione tra Regione
Liguria e Centro “Enrico Avanzi” dell’Università di
Pisa, nell’ambito del progetto strategico MA-R-TE+ –
Sottoprogetto SC – Azione 3.1, iniziativa che in seguito
è stata formalizzata con il seguente titolo “Attività di
scelta, adattamento ed ottimizzazione delle attrezzature e definizione di itinerari tecnici per la meccanizzazione delle fasi di impianto, controllo non chimico
della flora spontanea e raccolta dell'aglio di Vessalico”
(fig. 8.1).
Rispetto alla precedente collaborazione tra Regione Liguria ed Università
di Pisa, nella quale l’obiettivo era quello di indagare sulla fattibilità tecnica
di una nuova strategia agronomica basata sull’impiego di alcune macchine
per il controllo non-chimico delle infestanti e di effettuare uno studio di
fattibilità sull’introduzione di una seminatrice e di una raccoglitrice, il nuovo progetto aveva come scopo quello di realizzare una completa catena di
meccanizzazione consistente in una serie di operatrici costruite ad hoc per
“l’agricoltura eroica” tipica dell’alta Valle Arroscia. Naturalmente, come
sarà discusso più in dettaglio nel corso del capitolo, le soluzioni tecniche
adottate hanno seguito quanto già ideato e progettato nello studio di fattibilità, ma con accorgimenti leggermente diversi rispetto a quelli originali,
Le attività di supporto, dotazione e dimostrazione effettuate
nel triennio 2010-2012 (Progetto UE Marte+)
frutto di uno studio più approfondito di quanto disponibile sul mercato e
in accordo con i progressi tecnologici effettuati dai costruttori di macchine
agricole nel frattempo.
La nuova collaborazione prevedeva inoltre di dedicare parte del progetto
ad attività divulgative a cui avrebbero partecipato gli agricoltori del luogo,
professionisti, operatori del territorio, rappresentanti delle varie municipalità coinvolte e della regione e più in generale chiunque fosse interessato o
semplicemente incuriosito da quanto svolto nell’ambito delle varie iniziative. Tra queste ricordiamo il “field-day” che si è svolto a Vessalico, località
Lenzari (fig. 8.2).
In aprile del 2012 e nell’ottobre dello stesso anno, presso un congresso
organizzato dalla Regione Liguria in località Castelnuovo Magra (SP), è stata presentata la relazione tecnica specifica sull’argomento, tenuta dal Prof.
Peruzzi, responsabile scientifico del progetto.
Parte dell’attività divulgativa prevista nel progetto è questo stesso volumetto, la cui presentazione, che avverrà nei primi mesi del 2013, sarà
concomitante ad un secondo “field-day” che si svolgerà probabilmente
presso il Comune di Aquila d’Arroscia (IM).
Chi scrive vorrebbe cogliere l’occasione per puntualizzare, in maniera un
po’ presuntuosa, che ha messo il cuore in quanto è stato fatto e vedere la
luce negli occhi di un nutrito gruppo di agricoltori che si radunano curiosi
in cerchio attorno ad una nuova strana macchina non ha veramente prezzo
(anche se questa espressione è stata purtroppo inflazionata da una nota
recente pubblicità televisiva…). Vedere che gli agricoltori riservano i loro
campi migliori per le prove dimostrative, lavorano insieme ai ricercatori
nello sviluppo, messa in opera e cura delle prove dimostrative, e soprattutto
constatare che anche loro supportano e credono in quello che facciamo
perché tutto quello che facciamo non è solo “farina” del sacco dell’Università di Pisa, ma lo facciamo insieme. Hanno sempre trovato il tempo per noi
anche se oberati di lavoro e si sono sempre fatti in quattro per accoglierci
calorosamente e per organizzare qualsiasi tipo di iniziativa. Hanno sempre
saputo darci consigli partecipando attivamente alla progettazione ed all’ottimizzazione delle macchine (fig. 8.3).
In altre parole è stata un’esperienza di grande soddisfazione sia da un
punto di vista umano che professionale. Prima di entrare nel merito
di quanto fatto in questa seconda attività dimostrativa vale la pena di
spendere due parole anche sull’impegno della Regione Liguria, che
grazie a persone decisamente capaci, come il Dott. Stefano Pini, ha saputo concretamente supportare e promuovere le produzioni tipiche e di
qualità del proprio territorio.
97
La meccanizzazione della coltivazione del’aglio di Vessalico nell’Alta Valle Arroscia
Fig. 8.4 - Seminatrice
meccanica di precisione
per aglio in fase di lavoro
negli appezzamenti
terrazzati tipici di
Vessalico.
98
8.2. Materiali e Metodi
8.2.1. Le macchine innovative
Nell’ambito della collaborazione tra Regione Liguria e Università di
Pisa sono state fornite, alla Cooperativa “A Resta”, per lo svolgimento
di prove sperimentali/dimostrative aziendali su aglio, le seguenti attrezzature, adeguatamente costruite e/o modificate per il contesto agricolo
di impiego: un erpice a dischi attivi, una operatrice per il pirodiserbo a
fiamma libera, una sarchiatrice di precisione ed una seminatrice meccanica di precisione a cinque file con interfila pari a 20 cm. Queste
macchine sono già state dettagliatamente descritte nel capitolo 6.
• La seminatrice di precisione è assolutamente idonea, grazie alle sue
dimensioni compatte, all’areale di riferimento, che risulta contraddistinto da piccoli appezzamenti terrazzati difficilmente accessibili.
È un esemplare unico costruito dalla ditta spagnola JJ Broch, in
collaborazione con il gruppo di ricerca del Prof. Andrea Peruzzi (fig.
8.4). Inoltre l’attacco a tre punti è stato appositamente modificato
presso il Centro “Enrico Avanzi” dell’Università di Pisa in modo
tale da poter aumentare, se necessario, la luce libera dal suolo quando la macchina è completamente sollevata. Questo accorgimento
consente alla seminatrice di poter essere accoppiata ad una trattrice
a baricentro basso (ad esempio cingolata o a ruote isodiametriche)
Le attività di supporto, dotazione e dimostrazione effettuate
nel triennio 2010-2012 (Progetto UE Marte+)
senza il rischio che gli organi lavoranti siano in
alcun modo danneggiati a seguito di un impatto accidentale durante le fasi di trasporto e/o di
voltata, a causa delle asperità e della giacitura declive tipica dei terreni e dei sentieri montani. Tale
cantiere prevede la coltivazione dell’aglio su aiuole di larghezza effettiva pari a circa 1 m, ciascuna
costituita da cinque file singole, con interfila pari
a 20 cm. Rispetto a quanto prospettato nel primo
studio di fattibilità è stato deciso di optare per
una seminatrice di precisione meccanica anziché pneumatica poiché più semplice costruttivamente e basata su un sistema di distribuzione estremamente preciso e decisamente efficace, che consiste
nell’impiego di dischi con pinze a cucchiaio (vedi capitolo 6).
• L’erpice a dischi attivi, operatrice per la falsa semina dotata di un
rango di dischi a spuntoni ed un rango parallelo di rulli a gabbia,
già più volte descritta in questa sede, è stata impiegata per la falsa
semina due volte prima dell’impianto. Il fronte di lavoro effettivo
era anche in questo caso pari a 1 m (fig. 8.5).
• Il pirodiserbo è stato utilizzato in post-emergenza, in quanto l’aglio
risulta coltura tollerante alle radiazioni termiche, come osservato nel
corso di precedenti attività di ricerca svolte sempre presso il comprensorio della Cooperativa “A Resta”. La macchina utilizzata per
la prova sperimentale dimostrativa, costruita presso l’Università di
Pisa, è caratterizzata da un fronte di lavoro pari a 1,5 m, dato da
sei bruciatori larghi 25 cm. Successivamente è stata realizzata, a fini
dimostrativi, una seconda operatrice realizzata da una ditta toscana
(MAITO srl di Arezzo) che ha perfezionato, industrializzato e certificato il prototipo realizzato presso l’Università di Pisa. I bruciatori
sono stati ottimizzati mediante l’utilizzo di aria secondaria. Inoltre
la nuova operatrice è stata dimensionata in modo da essere più adatta ad essere utilizzata nel contesto di riferimento (4 bruciatori larghi
30 cm, per un totale di 1,20 m), risulta più compatta (la tramoggia
porta solo due bombole per questo). Per una descrizione più dettagliata si rimanda comunque al capitolo 6 (fig. 8.6).
• La sarchiatrice di precisione, dotata di guida con volante e sedile
per il secondo operatore, sei ancore rigide per controllare le malerbe nello spazio tra le file e denti elastici per il controllo sulla fila,
è stata fornita dalla ditta MIPE Viviani sulla base di un prototipo
già realizzato dall’Università di Pisa ed impiegato nella precedente
sperimentazione (fig. 8.7).
Fig. 8.5 - Erpice a dischi
attivi in fase di lavoro
durante le operazioni di
falsa semina condotte
sull’aglio di Vessalico.
99
La meccanizzazione della coltivazione del’aglio di Vessalico nell’Alta Valle Arroscia
• Poiché non è stato possibile reperire sul mercato una macchina per
la raccolta dell’aglio che si potesse adattare ai particolari contesti
e alle esigenze dei produttori Vessalcesi, è stato realizzato un prototipo “ad hoc” di raccoglitrice. Tale operatrice ha una larghezza
di lavoro di 1 m e una lunghezza di 1,4 m, è dotata di un vomere
anteriore oscillante e di un trasportatore a catene posteriore che permette di effettuare la prima pulizia e del prodotto. Tutti i cinematismi della macchina sono azionati da motori idraulici. La velocità di
lavoro registrata è stata pari a circa 1 km/h ed è stata osservata una
elevata efficienza nella raccolta, praticamente pari al 100% (fig. 8.8).
La macchina inoltre ha dato ottimi risultati riguardo all’adattabilità
al contesto stesso, risultando correttamente accoppiabile alle trattrici di bassa potenza della Cooperativa e presentando dimensioni
idonee alle ridotte superfici di difficile accesso tipiche della zona.
8.2.2. La dimostrazione in campo
La prova dimostrativa è stata effettuata a partire dalla fine di Dicembre
2011 e si è protratta fino all’inizio di agosto dell’anno successivo, oltre cioè
alla data di raccolta, che normalmente si conclude entro il mese di giugno.
La tecnica colturale ha previsto l’adozione del sistema a traffico controllato
su aiuole di larghezza netta pari a 1 m e complessiva di circa 1,5 m.
La tecnica ha ricalcato quella già impostata nell’ambito della precedente collaborazione con la Regione Liguria ed ha previsto la realizzazione
della falsa semina in due passaggi in data 22/12/2011 e 11/01/2012 con
erpice a dischi attivi su tutta la superficie destinata alla prova dimostrativa su terreno già preparato, al fine di rimuovere le infestanti emerse e
Fig. 8.6 - Operatrice
per il pirodiderbo
realizzata per operare
efficacemente negli
agro-ecosistemi tipici di
Vessalico.
Fig. 8.7 - Intervento
di controllo meccanico
selettivo delle infestanti
sull’aglio di Vessalico
eseguito con la
sarchiatrice di precisione.
100
Le attività di supporto, dotazione e dimostrazione effettuate
nel triennio 2010-2012 (Progetto UE Marte+)
Fig. 8.8 - Operatrice
per l’agevolazione della
raccolta appositamente
realizzata per l’aglio di
Vessalico.
di stimolare l’emergenza di nuove plantule, in modo tale da ridurre la
presenza di semi vitali nel terreno (controllo preventivo). In immediata
successione al secondo intervento con erpice a dischi attivi la coltura
è stata seminata con la nuova seminatrice di precisione meccanica (distanza di impianto pari a 10 cm sulla fila e 20 cm tra le file) (fig. 8.9).
Dopo l’emergenza è stato effettuato un trattamento selettivo di postemergenza di pirodiserbo. Uno dei principali scopi della prova dimostrativa era proprio quello di testare i seguenti fattori legati al trattamento termico, ritenuto operazione chiave nella gestione della flora
spontanea su aglio:
• quattro diverse velocità del trattamento termico (1-3-5-7 km/h);
• tre diverse frequenze nell’ambito del ciclo colturale (1, 2 o 3 trattamenti);
• tre diversi stadi di sviluppo dell’aglio (emergenza, 3/4 foglie, 6/7 foglie) (fig. 8.10); per un totale di 28 differenti combinazioni (tab. 8.1).
101
La meccanizzazione della coltivazione del’aglio di Vessalico nell’Alta Valle Arroscia
Tabella 8.1. Tutte le diverse tipologie di trattamento di pirodiserbo testate su aglio nell’ambito delle prove
dimostrative svolte nel 2011/2012 presso il Comune di Vessalico, in cui gli interventi termici si sono differenziati
secondo le combinazioni tra quattro diverse velocità, tre diverse frequenze e tre diversi stadi vegetativi della
coltura.
Tesi
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20
21
22
23
24
25
26
27
28
102
Velocità di trattamento
(km/h)
1
1
1
1
1
1
1
3
3
3
3
3
3
3
5
5
5
5
5
5
5
7
7
7
7
7
7
7
Numero di trattamenti
1
1
1
2
2
2
3
1
1
1
2
2
2
3
1
1
1
2
2
2
3
1
1
1
2
2
2
3
Stadio vegetativo dell’aglio
all’emergenza
a 3/4 foglie
a 6/7 foglie
emergenza + 3/4 foglie
emergenza + 6/7 foglie
3/4 + 6/7 foglie
emergenza + 3/4 + 6/7 foglie
all’emergenza
a 3/4 foglie
a 6/7 foglie
emergenza + 3/4 foglie
emergenza + 6/7 foglie
3/4 + 6/7 foglie
emergenza + 3/4 + 6/7 foglie
all’emergenza
a 3/4 foglie
a 6/7 foglie
emergenza + 3/4 foglie
emergenza + 6/7 foglie
3/4 + 6/7 foglie
emergenza + 3/4 + 6/7 foglie
all’emergenza
a 3/4 foglie
a 6/7 foglie
emergenza + 3/4 foglie
emergenza + 6/7 foglie
3/4 + 6/7 foglie
emergenza + 3/4 + 6/7 foglie
Al riguardo, in data 01/03/2012 è stato effettuato il primo trattamento,
con l’aglio che si presentava decisamente in vantaggio rispetto alle malerbe appena emerse ed in numero non cospicuo.
In data 23/03/2012, quando l’aglio si presentava allo stadio fenologico
di 3/4 foglie, è stato effettuato il secondo trattamento termico. Inoltre
tutte le parcelle (esclusi i testimoni) sono state sottoposte ad un trattamento meccanico di controllo delle infestanti tra le file della coltura,
eseguito con la sarchiatrice di precisione. In data 26/04/2012 è stato
eseguito, sia il terzo intervento di pirodiserbo allo stadio fenologico più
Le attività di supporto, dotazione e dimostrazione effettuate
nel triennio 2010-2012 (Progetto UE Marte+)
avanzato (6/7 foglie), sia il secondo intervento di sarchiatura di precisione. La raccolta dell’aglio è stata effettuata in data 12/07/2012 mediante
prelievo manuale di campioni per ciascuna delle parcelle e delle tesi
prese in esame.
Alle tesi descritte è stato aggiunto un testimone aziendale non scerbato
ed un testimone scerbato a mano fino alla fase finale di sviluppo della
coltura, in modo da poter valutare i danni inflitti sia dalla competizione
con le erbe infestanti che a causa della shock termico del trattamento.
8.2.3. I rilievi effettuati e l’analisi presentata in questo volume
Nell’ambito delle prove dimostrative allestite nel 2011/2012, sono stati
effettuati diversi tipi di rilievo al fine di valutare tutti i fondamentali
aspetti meccanici e agronomici e di poter stimare le ripercussioni economiche connesse con il nuovo sistema di coltivazione.
• Analisi sulle principali caratteristiche fisico-chimiche, umidità, densità apparente e resistenza alla penetrazione del terreno, realizzate
presso il laboratorio del Centro “Enrico Avanzi” dell’Università di
Pisa;
• Rilievi sulle principali caratteristiche operative delle macchine testate (profondità di lavoro, velocità di lavoro, capacità di lavoro, tempo
operativo, consumo di GPL e di gasolio, etc.);
• Rilievi sulla flora infestante, contando specie per specie la flora
emersa e valutando inoltre a raccolta la biomassa di avventizie presenti (fig. 8.11);
• Rilievi sull’investimento dell’aglio, stime visive della percentuale di
Fig. 8.9 - Immagine del
campo dimostrativo
realizzato nell’ambito
delle attività svolte a
Vessalico dall’Università
di Pisa nel periodo 20112012.
Fig. 8.10 - Effetto
istantaneo dei
trattamenti termici
a fiamma libera su
piante di aglio. Questa
coltura risulta tollerare
abbastanza bene la
rapida esposizione a
radiazioni termiche
consistenti.
103
La meccanizzazione della coltivazione del’aglio di Vessalico nell’Alta Valle Arroscia
danno subito dal pirodiserbo e stima delle rese sia totale che in bulbi. È stata inoltre valutata la qualità della resa misurando il calibro
dei bulbi e classificandoli secondo le classi merceologiche adottate
dalla Cooperativa “A Resta”.
• Calcolo della Produzione Lorda Vendibile (PLV), dei costi sostenuti
per il sistema di gestione colturale (costi della semina, controllo delle infestanti e raccolta del prodotto) e della PVL al netto dei costi
per il sistema di gestione colturale.
Considerando il taglio divulgativo della pubblicazione i dati sono stati
analizzati mediante una semplice analisi della varianza (ANOVA) con
un disegno sperimentale a blocchi randomizzati a cui ha seguito un test
LSD per il confronto tra le medie. Inoltre per semplificare e rendere la
lettura del testo più snella in questa sede verranno presentati solo gli
aspetti principali dei risultati di questa ricerca, puntando in particolare l’attenzione sugli aspetti più macroscopici e di maggiore interesse
“pratico”, come l’effetto della frequenza e della velocità del trattamento,
considerati come due fattori separati, sulla biomassa finale delle infestanti e sui parametri quali-quantitativi della resa.
Infine, è opportuno presentare brevemente i grandi vantaggi economici
garantiti dall’introduzione delle macchine e dal loro corretto impiego,
Fig. 8.11 - Fasi della
raccolta dei dati per
l’analisi floristica,
condotta dai ricercatori
dell’Università di Pisa
durante le attività
dimostrative sull’aglio di
Vessalico.
104
Le attività di supporto, dotazione e dimostrazione effettuate
nel triennio 2010-2012 (Progetto UE Marte+)
in quanto rappresentano la base concreta della valorizzazione del territorio ottenibile attraverso un
corretto processo di messa a punto di tecnologie innovative e di trasferimento tecnologico.
8.2.4. Attività divulgativa
Come già accennato nella parte introduttiva di questo capitolo, il progetto ha previsto anche una importante attività divulgativa, svolta grazie all’aiuto
ed alla collaborazione sia della Regione Liguria che
della Cooperativa “A Resta”. In merito a ciò, è con grande piacere e con
un certo orgoglio che possiamo affermare che in realtà tutte le fasi della
prova dimostrativa (dalla falsa semina, alla semina ed ai vari trattamenti) sono sempre stati seguiti da un nutrito gruppo di agricoltori della
zona ed anche da alcuni rappresentanti della Regione, per cui in realtà
il campo dimostrativo stesso è riuscito, almeno in parte, a svolgere in
modo diretto e concreto un’azione divulgativa.
A questi singoli eventi diciamo “routinari” debbono essere aggiunti i
giorni “speciali”. Il giorno 05/04/2012 ha avuto luogo un “field day”
con visita guidata alle prove dimostrative allestito a Vessalico in località
Lenzari, grazie alla fattiva collaborazione di tutti i soci della cooperativa “A Resta” e della Regione Liguria. L’evento ha previsto una prima
parte in aula, in cui il Prof. Peruzzi ha presentato una relazione sulla
meccanizzazione dell’aglio di Vessalico, con particolari riferimenti ai
sistemi di impianto, di gestione della flora spontanea e della raccolta
(fig. 8.12).
Nella seconda parte della mattinata ha avuto luogo la visita guidata
alle prove dimostrative, che ha previsto anche la descrizione delle macchine innovative che i partecipanti all’evento hanno potuto osservare.
All’evento hanno partecipato anche gli altri partner del progetto europeo MA-R-TE+.
Oltre a questo evento il Prof. Peruzzi ha presentato un lavoro specifico
sull’attività in data 16/10/2012 a Castelnuovo Magra (SP) nell’ambito
del 1° Convegno Espositivo Nazionale Sulla Meccanizzazione Della Viticoltura Ed Olivicoltura Conservativa dal titolo “La meccanizzazione
delle fasi di impianto, controllo delle infestanti e raccolta su aglio biologico presso il Comune di Vessalico”. Sempre in questa occasione, sono
anche state presentate alcune delle macchine innovative.
Inoltre l’attività divulgativa proseguirà nel 2013 con un seconda giornata dimostrativa che sarà probabilmente realizzata nel Comune di Aquila d’Arroscia.
Fig. 8.12 - Durante il
“field-day” tenutosi
a Vessalico, il Prof.
Peruzzi ha presentato
una relazione sui
principali aspetti della
meccanizzazione
dell’aglio di Vessalico
affrontati nel corso
delle attività svolte
dall’Università di Pisa.
105
La meccanizzazione della coltivazione del’aglio di Vessalico nell’Alta Valle Arroscia
8.3. Risultati ottenuti
8.3.1. Valutazione delle prestazioni delle macchine
Le principali caratteristiche fisico-chimiche del terreno sul quale hanno
avuto luogo le prove dimostrative sono riportate nella tabella 8.2.
Tabella 8.2. Caratteristiche fisico-chimiche del terreno sul quale sono state realizzate le prove dimostrative
in località Lenzari, Comune di Vessalico (IM).
Parametri
Valori
pH
8
Sostanza Organica (%)
4,76
Argilla (%)
12,04
Limo (%)
40,6
Sabbia (%)
47,36
Scheletro totale (%)
8,4
(2-5 mm) (%)
25
(>5 mm) (%)
75
106
Tutte le macchine innovative testate hanno presentato caratteristiche
operative idonee al contesto di riferimento e sono state accoppiate a due
trattrici di bassa potenza (40 kW pari a circa 55 CV) ed a baricentro
basso (cingolata e a ruote isodiametriche). L’erpice a dischi attivi ha fatto registrare la velocità più alta, date le caratteristiche costruttive della
macchina stessa e la minor “delicatezza” dell’operazione svolta rispetto
alle successive, con valori pari a circa 7 km/h. La semina è avvenuta ad
una velocità di circa 1 km/h e le deposizioni sono state molto precise
in base ai successivi rilievi condotti sull’emergenza in campo. Il pirodiserbo è stato realizzato alle quattro velocità già ricordate nel precedente
paragrafo – 1, 3, 5, 7 km/h – che corrispondono rispettivamente ad un
consumo di GPL pari a circa 112, 37, 22, 16 kg/ha, considerando che
nell’ambito di questa prova la pressione di esercizio non è stata variata
ed è stata sempre 0,2 MPa. La sarchiatrice ha presentato prestazioni
analoghe a quelle osservate nella precedente sperimentazione con una
velocità pari a circa 1 km/h. Questa è da considerarsi l’operazione più
dispendiosa in quanto piuttosto lenta e connessa con la necessità della
presenza di un secondo operatore. Passando infine alla raccoglitrice,
purtroppo non è stato possibile sperimentarla a lungo perché la sua realizzazione è avvenuta alla fine del tempo di raccolta. Comunque la giornata di prove effettuata ha rilevato una velocità di lavoro ragguardevole
considerando la delicatezza dell’intervento (1 km/h circa) in assenza di
perdite e di danni al prodotto.
Le attività di supporto, dotazione e dimostrazione effettuate
nel triennio 2010-2012 (Progetto UE Marte+)
Resa in bulbi sostanza secca
(kg ha-1)
8.3.2. Rese produttive
Passando invece al commento delle rese ottenute è interessante notare
come, tra le tesi in cui è stato effettuato il trattamento di pirodiserbo, il
numero degli interventi realizzati non abbia influito negativamente, in
quanto la “soluzione” più “intensiva” ha fornito valori più alti rispetto alle
altre che prevedevano l’impiego di uno o due trattamenti (fig. 8.13).
3500
a
3000
2500
b
bc
2000
c
1500
d
1000
Fig. 8.13 - Dati produttivi
del peso secco dei bulbi
relativi alle differenti
frequenze adottate, nel
corso del ciclo colturale,
per il trattamento di
pirodiserbo. Lettere
diverse indicano una
differenza statisticamente
significativa (LSD 0,05).
500
0
1
2
3
Testimone
non trattato
Testimone
scerbato
Numero trattamenti pirodiserbo
Stesso andamento è stato osservato per la velocità del trattamento stesso.
In questo caso il pirodiserbo alla dose più elevata (1 km/h) ha permesso
di ottenere una produzione superiore rispetto a quelle conseguite con le
altre soluzioni (fig. 8.14). Il testimone aziendale ha dato rese ridotte del
50% rispetto a quelle relative alle migliori tesi trattate, mentre rispetto
a quest’ultime il testimone scerbato ha fornito un peso in bulbi per unità di superficie decisamente più elevato (+40%).
Resa in bulbi sostanza secca
(kg ha-1)
12000
a
10000
8000
b
bc
6000
b
c
4000
d
Fig. 8.14 - Dati
produttivi del peso
secco dei bulbi relativi
alle differenti velocità
di lavoro adottate
per il trattamento di
pirodiserbo. Lettere
diverse indicano una
differenza statisticamente
significativa (LSD 0,05).
2000
0
1
3
5
7
Testimone
non trattato
Velocità del pirodiserbo (km h-1)
Testimone
scerbato
107
La meccanizzazione della coltivazione del’aglio di Vessalico nell’Alta Valle Arroscia
A questo riguardo appare opportuno far presente che, una tesi che viene tenuta costantemente pulita grazie a ripetuti e minuziosi interventi di
scerbatura, effettuati anche su avventizie di piccola taglia, specialmente
nelle prime fasi di sviluppo della coltura, ha un significato scientifico
(valutare le potenzialità produttive dell’ortaggio eliminando qualsiasi
forma di stress dovuto al pirodiserbo oppure alla competizione con le
malerbe nella prima fase di sviluppo della coltura) più che agronomico,
in quanto risulta decisamente inapplicabile considerando la limitata disponibilità di manodopera da parte della Cooperativa e gli elevati costi
che tale tecnica potrebbe avere se la stessa Cooperativa facesse ricorso
a manodopera esterna.
Fig. 8.15 - Valori della
biomassa secca delle
infestanti relativi alle
differenti frequenze
adottate, nel corso
del ciclo colturale,
per il trattamento di
pirodiserbo. Lettere
diverse indicano
una differenza
statisticamente
significativa (LSD 0,05).
108
Biomassa secca delle infestanti
(g m-2)
8.3.3. Controllo delle infestanti
Per quanto concerne la biomassa secca della flora spontanea rilevata a
raccolta, tutte le diverse frequenze e velocità testate per il pirodiserbo
hanno fornito risultati simili tra loro ed al testimone scerbato a mano
(nel quale, è necessario ricordare che gli interventi sono stati sospesi
nella seconda parte del ciclo colturale per evitare danni ai bulbi) e comunque mediamente quattro volte inferiori rispetto al testimone aziendale non scerbato (fig. 8.15-16). Come parametro qualitativo della resa è
apparso opportuno presentare i valori del numero di bulbi nella classe
merceologica del diametro da 50 mm. Al riguardo possiamo anche in
questo caso notare un incremento notevole nel numero di bulbi, appartenenti a tale classe, nelle tesi “pirodiserbate” rispetto al testimone
aziendale non-scerbato (fig. 8.17-18).
a
450
400
350
300
250
b
200
150
b
b
b
1
2
3
100
50
0
Testimone
non trattato
Numero trattamenti pirodiserbo
Testimone
scerbato
Biomassa secca delle infestanti
(g m-2)
Le attività di supporto, dotazione e dimostrazione effettuate
nel triennio 2010-2012 (Progetto UE Marte+)
450
a
400
350
300
250
b
200
150
bc
c
100
bc
bc
5
7
Fig. 8.16 - Valori della
biomassa secca delle
infestanti relativi alle
differenti velocità
di lavoro adottate
per il trattamento di
pirodiserbo. Lettere
diverse indicano una
differenza statisticamente
significativa (LSD 0,05).
50
0
1
3
Testimone
non trattato
Testimone
scerbato
Numero bulbi diametro 50 mm
(n m-2)
Velocità del pirodiserbo (km h-1)
20
Fig. 8.17 - Dati qualitativi
del numero di bulbi
appartenenti alla
classe merceologica
“diametro 50 mm”
relativi alle differenti
frequenze adottate, nel
corso del ciclo colturale,
per il trattamento di
pirodiserbo. Lettere
diverse indicano una
differenza statisticamente
significativa (LSD 0,05).
a
18
16
14
ab
12
10
8
6
bc
bc
4
2
0
c
1
2
3
Testimone
non trattato
Testimone
scerbato
Numero bulbi diametro 50 mm
(n m-2)
Numero trattamenti pirodiserbo
20
a
18
16
14
12
10
8
b
6
bc
b
4
bc
2
0
c
1
3
5
7
Testimone
non trattato
Velocità del pirodiserbo (km h-1)
Fig. 8.18 - Dati qualitativi
del numero di bulbi
appartenenti alla classe
merceologica “diametro
50 mm” relativi alle
differenti velocità
di lavoro adottate
per il trattamento di
pirodiserbo. Lettere
diverse indicano una
differenza statisticamente
significativa (LSD 0,05).
Testimone
scerbato
109
La meccanizzazione della coltivazione del’aglio di Vessalico nell’Alta Valle Arroscia
Inoltre tra i vari trattamenti di pirodiserbo testati, i migliori risultati sono
stati ottenuti adottando la soluzione più intensiva (frequenza uguale a 3
trattamenti e velocità uguale a 1 km/h) confermando l’ipotesi che più trattamenti possono non solo non determinare riduzioni delle rese, ma anzi
incrementarle rispetto ad un solo trattamento (anche se non sempre in
modo statisticamente significativo). Al riguardo è importante notare che
per quanto riguarda il numero di bulbi della classe 50 mm non sono state
osservate differenze significative tra il testimone scerbato e la media delle
tesi trattate tre volte con pirodiserbo.
110
8.3.4. Stime economiche
La Produzione Lorda vendibile (PLV), i costi di esercizio e la PLV al
netto dei costi di esercizio sostenuti per gli interventi di semina, di
controllo delle infestanti e di raccolta del prodotto sono stati stimati
relativamente alla gestione complessiva di 1 ha di terreno. La gestione
meccanizzata (semina, due interventi con erpice a dischi attivi, due interventi di sarchiatura, tre interventi con operatrice per il pirodiserbo e
raccolta manuale) è stata confrontata sia con la gestione completamente
manuale, che include due interventi di scerbatura (gestione manuale
1), sia con la gestione manuale che prevede un intervento di controllo
delle infestanti con zappa a ruota ed uno eseguito a mano (gestione
manuale 2).
La resa di aglio della Cooperativa “A Resta” commercializzabile in reste
è normalmente troppo scarsa in rapporto alle superfici coltivate e agli
sforzi profusi degli agricoltori. La causa di questo fenomeno è da ricercarsi nell’insufficiente sanità del materiale di propagazione e nelle problematiche connesse con le tecniche di coltivazione (vedi capitolo 4 e 6).
L’investimento iniziale di 300000 bulbilli ha-1 va incontro ordinariamente a forti cali, compresi tra un minimo del 30% in annate particolarmente favorevoli ad un massimo del 70% in quelle maggiormente
problematiche. I capi di aglio commercializzabili (con calibro maggiore
di 20 mm) raccolti sono mediamente 90000 ha-1. Le perdite sono causate dai bulbilli non germogliati, dall’insorgere di patologie, dalla competizione con le infestanti che non permette all’aglio di raggiungere il
calibro minimo di commercializzazione e dalle perdite di prodotto alla
raccolta (il 10% - 20% non viene sterrato o è danneggiato da zappe o
forche). Ai 90000 bulbi ha-1 raccolti devono essere sottratti quelli che
servono per la semina dell’anno successivo, pertanto il numero delle
reste effettivamente commercializzabili è dell’ordine di 4600 ha-1. L’investimento della prova dimostrativa è stato di 500000 bulbilli ha-1 ed
Le attività di supporto, dotazione e dimostrazione effettuate
nel triennio 2010-2012 (Progetto UE Marte+)
i bulbi raccolti sono stati 294000 ha-1 con una perdita di resa del 40%
dovuta essenzialmente ai bulbilli non germogliati ed alle perdite alla
raccolta. Questo dato indica che l’impianto a cinque file distanziate tra
loro 20 cm permette di per sé di avere rese più alte rispetto al metodo
di coltivazione tradizionale. Le reste commercializzabili sono risultate
18700 ha-1.
Per il calcolo della PLV è stato adottato un costo medio per una resta
di 13 euro. La PLV del metodo tradizionale è stata di 60000 euro ha-1
mentre quella ottenuta impiegando le macchine operatrici è risultata 4
volte superiore (pari a 244000 euro ha-1) (fig. 8.19).
Fig 8.19 Produzione
Lorda Vendibile unitaria
riferita al sistema di
gestione colturale
meccanizzato e manuale.
300000
250000
PLV(€ ha-1)
200000
150000
100000
50000
0
gestione meccanizzata
gestione manuale
Il calcolo dei costi di esercizio delle macchine agricole è stato effettuato adottando la metodologia riportata nei principali testi di meccanica
agraria quali “Meccanica agraria. Le macchine agricole” (Biondi, 1999),
“Prontuario di Meccanica Agraria e Meccanizzazione” (Lazzari e Mazzetto, 2005), etc..
Per quanto riguarda il costo orario della manodopera è stato utilizzato
il valore di 7 euro h-1, che rappresenta il compenso ordinario che i soci
della Cooperativa “A Resta” attribuiscono alle proprie ore di lavoro. Il
costo complessivo per la gestione completamente manuale di un ettaro
di terreno è di circa 30900 euro e di 21500 euro (-30% circa) utilizzando la zappa a ruota. La gestione meccanica ha fatto registrare costi
sensibilmente più bassi, pari a 3280 euro ha-1 (-90% circa rispetto alla
gestione manuale) (fig. 8.20).
111
La meccanizzazione della coltivazione del’aglio di Vessalico nell’Alta Valle Arroscia
35000
30000
Costi di esercizio (€ ha-1)
Fig. 8.20 Costi di
esercizio unitari
riferiti ai tre differenti
tipi di gestione
colturale. (*controllo
delle infestanti
completamente
manuale; ** controllo
delle infestanti manuale
e con zappa a ruota).
25000
20000
15000
10000
5000
0
gestione
meccanizzata
gestione
manuale 1*
gestione
manuale 2**
Tali costi sarebbero stati ulteriormente inferiori (2400 euro ha-1) se per la
raccolta fosse stata utilizzata la nuova macchina appositamente realizzata.
La PLV al netto dei costi sostenuti per la semina, il controllo delle infestanti e la raccolta del prodotto è risultata significativamente più alta nel
caso della gestione meccanizzata rispetto a quella ottenibile adottando la
gestione completamente manuale (240800 euro ha-1 vs 29000 euro ha-1),
con un incremento superiore ad un fattore 8 (Fig. 8.21) come conseguenza
diretta, sia del sistema di impianto a 5 file, sia del costo di esercizio molto
basso delle operazioni eseguite con le macchine innovative.
300000
PLV al netto dei costi (€ ha-1)
Fig. 8.21 Produzione
Lorda Vendibile unitaria
al netto dei costi di
esercizio sostenuti per la
semina, il controllo delle
infestanti e la raccolta,
per le tipologie di
gestione colturale prese
in esame: (*controllo
delle infestanti
completamente
manuale;** controllo
delle infestanti manuale
e con zappa a ruota).
250000
200000
150000
100000
50000
0
112
gestione
meccanizzata
gestione
manuale 1*
gestione
manuale 2**
Le attività di supporto, dotazione e dimostrazione effettuate
nel triennio 2010-2012 (Progetto UE Marte+)
8.4. Conclusioni e Prospettive future
Le attività dimostrative allestite nell’ambito del progetto europeo Marte+ assieme alla Regione Liguria e alla Cooperativa “A Resta” di Vessalico ha anche permesso di perfezionare quanto già iniziato nel 2007 su
aglio biologico. Utilizzando la pressione di esercizio del pirodiserbo di
0,2 MPa (la migliore tesi nel 2007) è stato possibile osservare che anche
trattamenti multipli (massimo tre) possono essere ben tollerati e dare
rese soddisfacenti.
Nel 2012 le rese delle tesi trattate con la tecnica innovativa sono state in
media ulteriormente incrementate rispetto alla precedente prova (dove
già erano stati ottenuti risultati statisticamente superiori a quelli della
tecnica aziendale), sia grazie ad una strategia perfezionata di controllo
termico delle avventizie che ad una semina effettuata con grande precisione grazie ad una semplice ed affidabile operatrice completamente
meccanica. La catena di meccanizzazione è quindi adesso completa anche grazie alla messa a punto della agevolatrice per la raccolta che ha
permesso di ottenere ottimi risultati in termini sia di prestazioni operative che di qualità del lavoro. Inoltre l’operatrice per il pirodiserbo,
diventata un po’ la chiave di tutta questa tecnica innovativa di coltivazione biologica, è stata riproposta in versione ottimizzata da una ditta
specializzata che collabora da alcuni anni con l’Università di Pisa.
Anche i risultati economici legati all’utilizzo del nuovo sistema di coltivazione appaiono decisamente soddisfacenti e giustificano pienamente i finanziamenti ottenuti nel corso degli anni dall’UE per la messa
a punto di tecnologie innovative. Appare oltresì ovvio come l’utilizzo
delle macchine e delle strategie possa essere ulteriormente ottimizzato
dagli agricoltori di Vessalico, che negli anni a venire avranno modo di
continuare a “sperimentare” in modo da definire le migliori modalità
di impiego delle attrezzature, nonché le soluzioni legate all’ottenimento
dei migliori risultati produttivi, qualitativi ed economici.
113
9
Conclusioni
In questo volume, volutamente caratterizzato da un taglio tecnico-scientifico, ma soprattutto divulgativo, è apparso opportuno innanzitutto spiegare
che l’introduzione di tecnologie innovative in contesti agricoli prevalentemente caratterizzati, come nel caso dell’Alta Valle Arroscia, dalla coltivazione biologica di una singola specie orticola, quale l’aglio di Vessalico (che
è a tutti gli effetti tipica, di nicchia, legata al territorio, nonché riconosciuta
e promossa come presidio dall’Associazione Slow Food…) non rappresenti
un modo di toglierle tipicità e personalità, né un tentativo di ridurne la
qualità, trasformandola in una sorta di prodotto “industriale”, ma viceversa
uno strumento virtuoso in grado di rendere possibile un rilevante incremento delle rese e del reddito, un significativo recupero dei terreni incolti
(e quindi un aumento della superficie coltivata) e lo sviluppo di altre attività
produttive (quali quelle di trasformazione, di ristorazione, di agriturismo),
in grado di promuovere e di valorizzare un areale montano caratterizzato
da elevati rischi di erosione e di dissesto idrogeologico, proteggendolo e
garantendone la tutela e la “manutenzione” proprio in virtù della presenza e del presidio garantito da un gruppo consistente di giovani agricoltori
“eroici”, che in questo modo possono contare su condizioni di lavoro e di
vita dignitose e soddisfacenti.
Al riguardo, infatti, appare necessario precisare che, per quanto la gestione
completamente (o anche solo prevalentemente) “manuale” garantisca che
l’agricoltura sicuramente non è industrializzata, ma tradizionale e rispettosa
della storia e della tipicità del prodotto (in questo caso l’aglio di Vessalico),
l’introduzione di macchine appropriate, specificamente ideate e realizzate
per operare nel contesto territoriale di riferimento, fornendo agli agricoltori
gli strumenti adeguati a risolvere i loro maggiori problemi e a migliorare
sensibilmente le loro condizioni economiche e di vita, non determina necessariamente la trasformazione in una gestione impattante, convenzionale,
“globalizzata” (nel senso che è un po’ uguale ovunque e non si distingue
da luogo a luogo), legata più alla “quantità” che alla “qualità” e quindi de-
115
La meccanizzazione della coltivazione del’aglio di Vessalico nell’Alta Valle Arroscia
116
cisamente poco tipica, ma piuttosto costituisce lo strumento fondamentale
per favorire lo sviluppo economico equilibrato del territorio, con tangibili
benefici per l’intera collettività, in termini di protezione e conservazione
dell’ambiente, di tutela della salute degli operatori e dei consumatori e di
sicurezza alimentare.
Le attività di divulgazione e trasferimento tecnologico condotte su aglio
biologico dal 2007 al 2012 dal “team” guidato dal Prof. Andrea Peruzzi
presso il Centro di Ricerche Agro-Ambientali dell’Università di Pisa,
nella Alta Valle Arroscia, in collaborazione con la Regione Liguria e
con la Cooperativa “A Resta” di Vessalico nell’ambito di due Progetti
finanziati dalla Comunità Europea, hanno avuto come finalità proprio
quella di trovare soluzioni tecnologicamente adeguate per risolvere le
maggiori problematiche degli agricoltori, consentendo loro di ottenere
rese molto più elevate e tali da poter soddisfare le elevate e sempre crescenti richieste di prodotto. Questi agricoltori “eroici”, fortunatamente,
hanno infatti il problema contrario a molti altri loro colleghi italiani,
avendo più richieste da parte del mercato che prodotto disponibile…in
altre parole, la domanda è molto superiore all’offerta.
I risultati del lavoro svolto dall’Università di Pisa, dettagliatamente riportati in questo volume, evidenziano come sia stato possibile, grazie
anche alla potente sinergia scaturita dai rapporti umani e di collaborazione che si sono sviluppati e sempre più consolidati tra ricercatori e
agricoltori, definire strategie adeguate al contesto ambientale e agronomico, caratterizzato come già più volte ricordato da una gestione “eroica” dell’agricoltura, progettando e realizzando macchine innovative per
l’impianto della coltura, il controllo fisico della flora spontanea e la raccolta del prodotto.
La meccanizzazione in questo caso ha avuto esattamente il ruolo di vero
e proprio “motore” dello sviluppo economico equilibrato di un territorio marginale e a rischio di dissesto idrogeologico, in quanto ha fornito
agli agricoltori (e specialmente ai giovani agricoltori…) gli strumenti
adeguati per poter ottenere un considerevole aumento delle rese e del
reddito, una forte riduzione dei tempi operativi e dei costi di produzione con conseguente futura potenzialità di un significativo recupero di
terreni incolti.
Al riguardo, sebbene i risultati tecnici ed economici riportati in questa
sede non possano e non debbano essere considerati stabili nel tempo, in
quanto ottenuti in un periodo troppo breve, la loro valutazione mostra
in modo incontrovertibile come l’introduzione delle macchine e il loro
corretto impiego abbia determinato aumenti sensibili delle produzioni
Conclusioni
di aglio e quindi dei proventi derivanti dalla loro vendita.
In buona sostanza, appare adesso concretamente possibile perseguire la
valorizzazione di un prodotto di alta qualità, proprio attraverso un impiego appropriato di tecnologie innovative (e creative…), permettendo a
un cospicuo numero di esseri umani di svolgere il mestiere di agricoltore a tempo pieno in modo soddisfacente e dignitoso. Inoltre, il maggior
reddito garantito dalle attività agricole a fronte di un minor impegno
in termini di ore di lavoro, offre anche l’opportunità ai soci della Cooperativa “A Resta” di avviare la produzione e la commercializzazione di
prodotti trasformati a base di aglio e di consolidare le attività agrituristiche e gastronomiche, in accordo con i principi di multifunzionalità
dell’agricoltura.
L’elevato valore etico di questa operazione, che consiste nel creare le
condizioni per tutelare un agro-ecosistema montano potenzialmente
soggetto a erosione e a dissesto idrogeologico, garantendone il presidio
e la manutenzione da parte degli agricoltori, in assenza di alcun rischio
di contaminazione ambientale derivante dall’impiego di agrofarmaci,
con evidenti benefici per tutta la collettività, potrà essere perseguito
proprio grazie allo studio, alla progettazione e alla realizzazione di specifiche macchine innovative e quindi ad un impiego appropriato della
meccanizzazione.
In conclusione, quindi, le esperienze riportate in questo libro, rappresentano una testimonianza dell’importanza della ricerca applicata in
agricoltura in termini non solo di protezione e tutela del territorio e
della salute dei cittadini, ma anche di miglioramento consistente delle
condizioni economiche e di lavoro degli agricoltori. D’altra parte, appare altrettanto evidente che i risultati ottenuti sono basati sul rapporto
di collaborazione e di solidarietà nato tra donne e uomini molto diversi
tra loro da un punto di vista del lavoro che svolgono e della formazione
culturale, confermando come qualsiasi attività di ricerca risulti “fruttuosa” e soddisfacente soltanto se al centro ci sono gli esseri umani, i
loro bisogni, i loro desideri, la loro creatività e le loro capacità.
117
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Finito di stampare Febbraio 2013 presso Pisa University Press - Pisa
Questo volume presenta le attività di ricerca, divulgazione e trasferimento tecnologico condotte nel periodo compreso tra il 2007
e il 2011 dal “team” guidato dal Prof. Andrea Peruzzi, presso il
Centro di Ricerche Agro-Ambientali dell’Università di Pisa, in
collaborazione con la Regione Liguria e con la Cooperativa “A Resta” di Vessalico (IM), nell’ambito di due Progetti finanziati dalla
Comunità Europea, nella Alta Valle Arroscia, su aglio biologico,
prodotto che costituisce una risorsa fondamentale per l’economia
locale, essendo un Presidio Slow-Food e spuntando prezzi elevatissimi sul mercato. In particolare sono state definite strategie adeguate al contesto ambientale
e agronomico, dove viene praticata un’agricoltura “eroica” e sono state progettate e realizzate
macchine innovative per l’impianto della coltura, il controllo fisico della flora spontanea e la
raccolta del prodotto. La meccanizzazione in questo caso ha avuto il ruolo di vero e proprio
“motore” dello sviluppo economico equilibrato di un territorio marginale e a rischio di dissesto idrogeologico, in quanto è apparsa in grado di consentire agli agricoltori (e specialmente
ai giovani agricoltori…) di poter ottenere un considerevole aumento delle rese e del reddito,
una forte riduzione dei tempi operativi e dei costi di produzione con conseguente futura
potenzialità di significativo recupero di terreni incolti. Questa valorizzazione di un prodotto
di alta qualità, conseguibile attraverso un impiego appropriato di tecnologie innovative (e
creative…) potrà permettere a un certo numero di persone di svolgere il mestiere di agricoltore a tempo pieno in modo soddisfacente e dignitoso. Inoltre, in virtù del maggior reddito
garantito dalle attività agricole a fronte di un minor impegno in termini di ore di lavoro,
sarà possibile anche avviare la produzione e la commercializzazione di prodotti trasformati
a base di aglio e di consolidare le attività agrituristiche e gastronomiche, in accordo con i
principi di multifunzionalità dell’agricoltura. L’elevato valore etico di questa operazione, che
consiste nel creare le condizioni per tutelare un agro-ecosistema montano potenzialmente
soggetto a erosione e a dissesto idrogeologico, garantendone il presidio e la munutenzione da
parte degli agricoltori, in assenza di alcun rischio di contaminazione ambientale derivante
dall’impiego di agrofarmaci, con evidenti benefici per tutta la collettività, può essere perseguito proprio grazie allo studio, alla progettazione, alla realizzazione e al corretto impiego di
macchine innovative.
Andrea Peruzzi, curatore di questo volume, è Professore Ordinario di Meccanica Agraria e
Meccanizzazione Agricola presso il Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali e Vice-Direttore del Centro di Ricerche Agro-Ambientali “Enrico Avanzi” dell’Università di Pisa, città dove è nato il 01/01/1960 e dove ha cominciato a svolgere lavoro di ricerca ed
attività didattica sotto varie forme a partire dal 1984. Coordina da anni alcuni gruppi di ricerca
su tematiche inerenti lo studio e la messa a punto di soluzioni innovative per la realizzazione di
tecniche di lavorazione del terreno, di controllo fisico delle infestanti in aree agricole, urbane e
periurbane e di disinfezione e disinfestazione del suolo, organiche ad una gestione sostenibile sia
dal punto di vista economico che da quello della salvaguardia dell’ambiente e della tutela della
salute dei cittadini. Il suo lavoro è documentato da più di 350 pubblicazioni scientifiche.
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