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lo scudo aprile 2010 - Diocesi di Brindisi – Ostuni

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lo scudo aprile 2010 - Diocesi di Brindisi – Ostuni
Aprile
2010
N° 4
Mensile cattolico d'informazione fondato nel 1921
La destra conquista
importanti regioni
Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 conv. in L. 27/02/2004, art. 1, comma 2, DCB BR
una copia
€ 2,00
di Stefano Cavallo
bassa percentuale dei votanti come conseguenza dell’astensionismo protestatario di cui avevamo parlato il mese scorso, si è
puntualmente registrata nelle elezioni regionali.
Gli scandali, le intercettazioni telefoniche che
rivelano gli abusi dei governanti, la grave crisi
economica con un preoccupante aumento della disoccupazione, la completa assenza di una
politica per il Mezzogiorno, anzi la sottrazione
di risorse finanziarie per far fronte ad eventi
straordinari, non hanno influito sul voto, ma
hanno appunto indotto al non voto.
Ha resistito la Lega Nord che non solo avanza
nelle regioni del Nord e vede eletti i suoi candidati a Presidente in Piemonte e in Veneto, ma
cresce in alcune regioni come l’Emilia Romagna, storica roccaforte della sinistra e nelle
Marche. Il Popolo della Libertà perde consensi
al Nord, ma conquista il Lazio, la Campania e
la Calabria, anche per gli errori compiuti dal
centrosinistra nella scelta dei candidati alla
Presidenza. In particolare nel Lazio, la candidatura della Bonino si è rivelata inadeguata a
raccogliere i consensi di larghi strati di cattolici
e il passaggio alla destra della Calabria e della
Campania sono la conseguenza non solo di
candidature inappropriate, ma di una politica
insufficiente a dare speranze a quelle popolazioni.
Il Partito Democratico col suo 25,9% incalza il
Popolo della Libertà, ma la Lega Nord raggiunge il 12,7% e l’Italia dei Valori si attesta
sul 6,9%. Elevato anche il numero delle schede bianche e nulle che confermano il clima di
protesta che pervade l’elettorato.
La Puglia appare quasi un’eccezione, ma non
per merito dei partiti, solo per la capacità di Nichi Vendola di infondere speranza, specialmente nei giovani, e di presentarsi come un
politico passato indenne per la bufera che pure ha attraversato la Regione.
I due maggiori partiti hanno confermato la crisi
che li attraversa: l’on. Fitto ha addirittura rassegnato le dimissioni da Ministro che, naturalmente, sono state respinte da Berlusconi, per
l’insuccesso conseguito nella regione nella
quale si era assunto la responsabilità della
candidatura di Rocco Palese; questi ha addirittura accusato alcuni parlamentari del suo partito di avere fatto votare la coalizione di centrodestra, ma non il candidato alla Presidenza e,
naturalmente, grande è l’insoddisfazione so-
La
V
prattutto dei candidati non eletti, ma anche di
alcuni eletti che non potranno essere assessori. Il Partito Democratico era giunto alle elezioni dopo la batosta delle primarie che avevano
visto sconfitto l’on. Boccia e il trionfo di Vendola appoggiato da larghi settori dello stesso PD.
L’arresto di Frisullo e l’annuncio del ritiro della
candidatura di Mazzarano che è stato comunque eletto e non intende dimettersi, hanno
contribuito ad appannare l’immagine del partito il cui segretario, Blasi, appare spesso indeciso. Se dovesse entrare in Giunta aprirebbe
nel PD una crisi risolvibile solo con elezioni interne.
Anche nella nostra Provincia il centrodestra è
in agitazione per il modesto risultato alle regionali e per i risultati nei Comuni dove si votava.
Ha conquistato Cellino S. Marco, ma ha perso
il grosso Comune di Mesagne, dove Franco
Scoditti ha preso il 60,80% e il Comune di Torre S. Susanna, feudo del sen. Saccomanno
che aveva voluto candidare a Sindaco il fratello! A Torchiarolo Del Coco è stato eletto Sindaco con uno schieramento trasversale, ma
prevalentemente di destra.
L’11 e 12 aprile si è votato per i ballottaggi che
hanno visto prevalere a S. Vito dei N.nni e a
Ceglie M.ca i candidati del centro destra; a S.
Pietro V.co e Latiano i DS sono stati sconfitti,
non dalla destra che era fuori dal ballottaggio,
ma da coalizioni particolari: a S. Pietro ha vinto Rizzo dell’UDC, sostenuto anche dall’Italia
dei Valori e a Latiano ha prevalso De Giorgi,
anch’egli appoggiato dal partito di Di Pietro
che a Latiano è presente col sen. Caforio.
Si ricomincia a parlare di riforme come se fosse necessario attendere le elezioni regionali.
In particolare si parla delle riforme istituzionali
e con esse del Presidenzialismo e della riforma fiscale, proprio delle riforme che non potranno produrre alcun effetto in questa legislatura: la prima comporta modifiche alla Costituzione e potrebbe andare in vigore nel 2018 (!);
la seconda incontra la grande difficoltà del debito pubblico che in questa legislatura è aumentato.
Le riforme più urgenti sarebbero quelle che riguardano l’economia, ma di esse non si parla.
Il Presidente del Consiglio continua a dire che
il Governo non ha poteri! Dovrebbe spiegare
perché i governi che si sono succeduti nel dopoguerra abbiano trasformato l’Italia!
enerdì 7 maggio, alle ore 18,00 verrà presentato,
nell’auditorium della Biblioteca comunale di
Ostuni, il volume “Palcoscenico ostunese”, Schena
Editore di Domenico Colucci.
L’opera raccoglie le commedie: Li femmene moderne, Lu bersagliere, Donna Rata in lingua dialettale
ostunese, già rappresentate negli anni passati; Orazio
Coclite, commedia tratta dal romanzo storico-satirico
“Il porco troiano”; il dramma storico in 4 atti
Donn’Arcangelu anche questo in dialetto ostunese ed
infine Tanto gentile, saggo scolastico-teatrale in lingua italiana.
Presenterà l’opera il prof. Bartolo Anglani, Docente
di Letteratura Comparata nell’Università di Bari che
ne ha curato l’introduzione.
Seguirà la lettura di alcune scene delle commedie.
La manifestazione è promossa dall’Università delle
Tre Età, dall’Amministrazione Comunale e della
Banca di Credito Cooperativo di Ostuni.
Aspetti della campagna ostunese in primavera nell’articolo di G. Ciola a pag. 7
(Foto: G. Ciola)
Per un Paese solidale.
Chiesa italiana e Mezzogiorno
di Tonino Marseglia
vent’anni dalla pubblicazione del documento
“Sviluppo nella solidarietà”. Chiesa italiana e
Mezzogiorno” ottobre 1989),i Vescovi italiani intervengono nuovamente nella situazione del Meridione
d’Italia,”non solo per celebrare un anniversario,ma
per intervenire in un dibattito che coinvolge tanti
soggetti” e spinti dal “dovere e volontà della Chiesa
di essere presente e solidale in ogni parte
d’Italia,per promuovere un autentico sviluppo di tutto il paese”.Il nuovo documento, pubblicato il
21/2/10, si pone, infatti, in stretta continuità con il
primo,per il medesimo spirito di servizio e di amore
“intelligente per il Mezzogiorno” che lo anima e appare mosso e sollecitato dalla costatazione del perdurare del problema meridionale, alla luce dei nuovi
fatti e dei profondi cambiamenti verificatisi negli ultimi venti anni.
Fatti e mutamenti che non hanno migliorato la situazione del Mezzogiorno d’Italia e che non saranno
positivi ”se esso non reagirà adeguatamente e non li
trasformerà in opportunità”. La descrizione che i Vescovi fanno degli avvenimenti e dei fenomeni sociali,
politici ed economici, verificatisi negli ultimi anni nel
mondo e in Italia, sembra accomunare tali fatti con
la caratteristica di “occasioni mancate” per il Mezzogiorno, se non come vere e proprie emergenze negative per il suo sviluppo. Così, nel campo politicoistituzionale, ritengono che l’elezione diretta dei sindaci e dei presidenti delle province e delle regioni
“non ha scardinato meccanismi perversi o semplicemente malsani nell’amministrazione della cosa pubblica,né ha prodotto quei benefici che una democrazia più diretta nella gestione del territorio avrebbe
auspicato”. Ed ancora, ”le politiche di aiuto per il
Sud hanno bisogno di essere verificate sul se e come le risorse siano state utilizzate”. ”Il complesso
panorama politico ed economico, nazionale ed internazionale, ha fatto crescere l’egoismo individuale e
corporativo… con il rischio di tagliare fuori il Mezzogiorno dai canali della redistribuzione delle risorse,
trasformandolo in un collettore di voti per disegni politici-economici estranei al suo sviluppo”. Egualmente negativo è il giudizio dei Vescovi sulle modalità
con cui la modernizzazione è stata recepita dal Sud.
Invece di un graduale rinnovamento, dicono, esso
ha patito un vero e proprio sradicamento disordinato, specialmente nel settore dell’agricoltura. La modernità, del resto, dal punto di vista culturale, ha “innestato una nuova mentalità segnata dall’individuali-
A
smo e nichilismo. ”L’Europa e il Mediterraneo, per la
favorevole posizione geografica del Mezzogiorno,
dovevano e potevano agevolare un suo sviluppo in
campo economico-commerciale. Ma così non è stato per ”una radicale fragilità del suo tessuto sociale,
culturale ed economico e per la frequente mancanza
di sicurezza”. A questa “piaga profonda”, che ha origine dalla criminalità organizzata e dalle varie mafie,
i Vescovi dedicano un intero paragrafo, definendo il
fenomeno “un vero e proprio cancro”, ”una tessitura
malefica che avvolge e schiavizza la dignità della
persona,che avvelena la vita sociale, pervade la
mente e il cuore di tanti giovani, soffoca l’economia,
deforma il volto autentico del Sud”. L’economia illegale però soffre di altri mali, egualmente deleteri:
usura, estorsione, evasione fiscale ,lavoro nero: frutti ugualmente avvelenati e rivelatori di una carenza
diffusa di senso civico. In questa situazione, i Vescovi ricordano che la chiesa ha pronunciato parole
tipicamente evangeliche come”peccato”, ”conversione”, ”pentimento”, ”giudizio di Dio”, proferite da Papa
Giovanni Paolo II nella Valle dei Templi di Agrigento
e da Benedetto XVI in occasione della 43ª giornata
della pace. Ricordano anche i numerosi testimoni
che hanno dato la loro vita per la giustizia: magistrati,forze dell’ordine, politici, sindacalisti, imprenditori,
giornalisti, e segnalano le “luminose testimonianze
date da componenti delle comunità cristiane del
Sud: don Pino Puglisi, don Giuseppe Diana, il giudice Rosario Livatino. Rilevano che le Chiese “debbono ancora recepire sino in fondo la lezione profetica
dei testimoni morti per la giustizia ed osservano che
“tanti sembrano cedere alla tentazione di non parlare più del problema o di limitarsi a parlarne come di
un male antico e invisibile”.
Evidenziano che “le emergenze rappresentate dalla
povertà, dalla disoccupazione, e dall’emigrazione,
se toccano aree dell’intero Paese, affliggono con
particolare intensità le regioni del Mezzogiorno. La
disoccupazione, in particolare, colpisce soprattutto i
giovani, causando un flusso migratorio verso il centro-nord e l’estero. Il fenomeno “cambia i connotati
della società meridionale, privandola delle risorse
più importanti e provocando un generale depauperamento di professionalità”.
Fin qui l’analisi, con la descrizione dei mali e delle
emergenze.
(Continua a pag. 8)
2
CITTà
Aprile
2010
GIOVANNI EPIFANI
RICORDANDO DON ORAZIO
eletto nel Consiglio Regionale
O
stuni torna ad essere rappresentata nel
Consiglio della Regione Puglia: nella lista
del PD, grazie al premio di maggioranza, è stato eletto il geometra Giovanni Epifani. Naturalmente bisogna attendere la proclamazione da
parte della Corte di Appello di Bari.
Epifani è un volto noto della politica, dell’imprenditoria e dello sport ostunese; già iscritto
alla Democrazia Cristiana è ora dirigente del
Partito Democratico e nelel ultime elezioni provinciali è stato eletto nel Consiglio dove ricopre
l’incarico di Presidente della Commissione
Ambiene, Trasporti e Infrastrutture. Ha fatto
parte del Consiglio comunale di Ostuni dal
1983 al 2009 e ha ricoperto l’incarico di Assessore alla Pubblica Istruzione e ai Lavori Pubblici; nonché Presidente del Consiglio Comunale.
Formuliamo vive felicitazioni ad Epifani per il successo ottenuto e
ogni augurio per
l’attività che lo
attende nell’interesse della Puglia e quindi anche della nostra
città.
S.C.
L’aula del Consiglio Regionale attende i nuovi eletti
(Foto: Giampiero Parisi)
Il postino suona sempre due volte
postino suona sempre due volte” è un romanzo di James McCain ambientato a San Francisco
che però non potrebbe essere riproposto nelle contrade di Ostuni, e nemmeno in alcune vie della città, dove da tempo si registrano difficoltà nella consegna della corrispondenza, dovute all’
avvicendamento dei portalettere e alla sovrapposizione di altre agenzie di concorrenti di Poste italiane;
la liberalizzazione dei servizi di recapito ha indotto varie grosse imprese (come le banche) ad affidarsi a
tali società per la gestione delle consegne, e da un momento all’altro molti concittadini hanno scoperto di
essere irrintracciabili da parte della posta perché il loro indirizzo risulta incompleto, troppo vago o indeterminabile. Su un sito Internet molto diffuso è stata pubblicata la lettera dell’arch. Antonio Pacifico che
sottolinea tali disservizi ricordando l’esistenza, in Ostuni, di 12 diverse vie Tanzarella (a via A.Tanzarella
potrebbero corrispondere le vie Angelo, Andrea, Aristide o Antonio Tanzarella), 11 vie Tamborrino o
Tamburini, 6 Ayroldi, 4 Anglani, 4 Trinchera e così via. Si sottolinea inoltre la mancanza di una toponomastica precisa nelle contrade, dove molti forestieri ed ostunesi trascorrono molto tempo o addirittura
tutto l’anno; le difficoltà di reperimento causano seri problemi, soprattutto per l’invio di raccomandate e di
bollette, con aggravio di costi e rischio di distacco delle utenze (per questo è sempre consigliabile farle
addebitare sui conti correnti bancari e, per chi pratica la tecnologia, incrementare l’invio della posta elettronica). Il Comune di Ostuni, intanto, è stato sollecitato dai consiglieri del PDL alla soluzione della questione; il Sindaco Tanzarella ha ricordato che già l’anno scorso è stata affidata alla società “Doc Artis” di
Reggio Emilia, che fa capo all’architetto Franco Lavecchia, originario di Ostuni, la realizzazione di un
piano di individuazione, denominazione e numerazione delle strade e dei luoghi: il servizio sta per essere portato a termine, e si correggeranno così anche vecchi errori di denominazione delle località, dovute
alla scarsa conoscenza del territorio da parte di anonimi funzionari che molti anni fa, ad esempio, chiamarono “Madonna della Grotta” la “Madonna della Grata”.
FERDINANDO SALLUSTIO
“Il
Dalla pagina 1
PER UN PAESE SOLIDALE.....
Nella seconda parte del documento i Vescovi colgono, segnali positivi che pur provengono dalla
società meridionale e dagli ambienti ecclesiali,che
inducono alla speranza.
I giovani innanzitutto.
Grazie al ritrovato gusto dell’associazionismo,
hanno dato vita ad esperienze di volontariato,
hanno vinto la rassegnazione e sono scesi in
piazza per gridare che il Mezzogiorno non è tutto
mafia o luogo senza speranza. Si tratta di “uomini
nuovi… che si espongono in prima persona, lavorano… al riscatto della loro terra”. In questo impegno “si è costantemente spesa la Chiesa del
Sud… e ha fatto sorgere e accompagnato esperienze di rinnovamento pastorale e di mobilitazione morale”. Le associazioni antiusura e antiracket
sono frutto di tale lavoro. I giovani sono anche i
protagonisti del c.d. “Progetto Policoro” come
nuova forma di solidarietà e condivisione per
“contrastare la disoccupazione, l’usura, lo sfruttamento minorile e il lavoro nero”. E’ il risultato dell’incontro e della collaborazione dei rappresentanti
delle Diocesi di Calabria, Basilicata, Puglia, cui si
sono aggiunte le Diocesi della Campania, Sicilia,
Abruzzo, Molise e Sardegna. Altro segnale di speranza i Vescovi vedono nella presenza al Sud di
imprese efficienti, distretti industriali funzionanti,
micro imprenditorialità diffuse, agricoltura specializzata. Ed indicano come rimedio al superamento
delle varie diversità il coordinamento tra le varie
realtà meridionali “per trovare una unità strategica… in vista di una politica economica che porti
effettivamente alla crescita”. Altra risorsa importante del Sud è rappresentata dal tasso di natalità
superiore alla media nazionale. ”Questa preziosa
risorsa esprime fiducia verso il futuro ed è la pri-
ma concreta attuazione della speranza nell’accoglienza della vita”. Un apporto decisivo possono e
devono dare alla società civile le comunirà ecclesiali del Sud. La presenza capillare delle parrocchie, delle comunità religiose, delle aggregazioni
laicali sono luogo di coesione e di progettualità
educative che possono costituire anche un “prezioso tessuto connettivo nel territorio… e una
scuola di passione e di dedizione civile”. Per questo, va promosso ogni impegno verso uno scambio e mutuo aiuto tra le Chiese, per superare
“inerzie e stanchezze”,c he possono diventare fermento per tutta la vita sociale, ”anche nelle dimensioni politiche ed economiche”. A tal proposito, i Vescovi si dicono convinti che il problema
dello sviluppo del Mezzogiorno ha origine ed assume una dimensione più profonda, ”che è di carattere etico, culturale ed antropologico”. Vedono
nella cultura del bene comune, della cittadinanza,
del diritto, della buona amministrazione e della sana impresa, nel rifiuto della illegalità ”i capisaldi da
sostenere e promuovere “ all’interno di un grande
progetto educativo”. L’educazione, appunto, delle
giovani generazioni a livello scolare, ma anche
universitario e post-universitario è priorità urgente
per superare “una tendenza al ribasso che coinvolge tute le regioni d’Italia,fino a costituire un vero e proprio degrado”. La nuova proposta educativa, dunque, deve coinvolgere la “questione scolastica” di tutto il Paese e costituisce anche, per la
Chiesa una ”sfida educativa” per la catechesi.
Il documento si chiude con un invito al coraggio e
alla speranza rivolto alle comunità ecclesiali del
Paese,in particolare del Mezzogiorno, e a tutti gli
uomini di buona volontà. ”Contro ogni tentazione
ed inerzia, abbiamo il dovere di annunciare che i
cambiamenti sono possibili”.
TONINO MARSEGLIA
RIPARTIAMO
DALLA COSTITUZIONE
E DAL CONCILIO
ei primi due decenni
dell’ultimo dopoguerra,
due straordinari eventi storici videro impegnato mons.
Orazio Semeraro: il primo
generò la nostra Costituzione Repubblicana (1948), il
secondo il Concilio Vaticano
II (1962-1965).
Al primo di questi due eventi
partecipò da protagonista
sin dall’agosto ’44, quando,
da Vicario generale della
diocesi di Ostuni, dettò le
sue lezioni sul tema “Giustizia e carità” nella Tre giorni
regionale dell’Azione Cattolica, che si tenne nella nostra città con la presenza
del Presidente Nazionale
Luigi Gedda, quando l’Italia a nord di Roma non
era stata ancora liberata, Don Orazio intravedeva
“necessario, indispensabile un saggio ordinamento
giuridico, che garantisca nella società il rispetto
scrupoloso del diritto altrui” e per questo nuovo ordinamento giuridico-costituzionale richiamava i valori fondanti – giustizia e carità – della dottrina sociale della Chiesa.
Alla celebrazione del Concilio egli partecipò direttamente come Vescovo della diocesi di Cariati, ma
non da protagonista previdente, com’era stato per il
primo evento. Si aspettava un concilio dottrinario,
com’erano stati tutti gli altri nei due millenni di storia della Chiesa, e al Presidente della Commissione preparatoria aveva inviato una nota in cui proponeva “una rinnovata solenne condanna della dottrina e della prassi del comunismo ateo”, tema che
era stato oggetto della sua lettera pastorale del
1961 dal titolo L’eresia del secolo. Ma il Concilio si
rivelò subito non dottrinario ma pastorale, non di
condanna e di esclusione ma di perdono, di dialogo
e di inclusione degli erranti. “Una novella Pentecoste”, come aveva annunciato il pontefice Giovanni
XXIII. E don Orazio, al pari dei suoi confratelli venuti a Roma da tutti i continenti, ne fu emozionato e
conquistato. In tutti gli altri anni in cui esercitò le
sue funzioni di vescovo, prima nella diocesi di Cariati e poi nella diocesi di Brindisi-Ostuni, si adoperò per dare attuazione al Concilio.
Questi due eventi epocali che nel dopoguerra si
sono succeduti, sono ben diversi fra loro (uno riguarda l’Italia, l’altro la Chiesa Universale), ma
hanno profonde e reciproche connessioni. Il perché sta nel fatto che per essere buoni cristiani occorre essere buoni cittadini e buoni italiani. E l’essere buoni cittadini e buoni italiani, nella storia d’Italia, spesso ha rappresentato un problema per i
cattolici. Dall’epoca del Risorgimento, che vide i
suoi principali artefici operare contro lo Stato Vaticano e la Chiesa, fino ai nostri giorni, che vedono il
risorgere di antichi steccati e la difficoltà per i cattolici ad impegnarsi per concorrere, insieme agli altri,
al bene comune del Paese, come hanno egregiamente fatto nel dopoguerra, quando, pur nell’aspro
scontro ideologico fra cattolici e comunisti, hanno
assicurato all’Italia distrutta il nuovo ordine costituzionale insieme alla ricostruzione e allo sviluppo
economico.
Confrontando il contesto economico, sociale, politico, e soprattutto etico e culturale, di quegli anni con
il contesto odierno, troviamo differenze abissali. Ieri
dovevamo fare i conti con le ristrettezze economiche, con lo scontro ideologico, con l’interesse comune delle istituzioni; oggi dobbiamo fare i conti
col decadimento dell’etica pubblica e della cultura
delle regole, anche costituzionali, per il proposito
più volte dichiarato di chi vuol travolgere il quadro
costituzionale e l’equilibrio fra i poteri dello Stato
democratico, delegittimando la magistratura e i più
alti organi di garanzia. Progetto che purtroppo esce
N
rafforzato dall’ultima consultazione elettorale e reso
più pesante dal successo della Lega., una forza
politica, fortemente ideologica, che tatticamente
usa la politica del doppio binario, interessata ad assicurare protezione agli interessi delle regioni più
sviluppate del nord.
Il forte calo della partecipazione alla recente consultazione elettorale (non ha votato un elettore su
tre) sta ad indicare la differenza fra la diffusa indifferenza odierna per la politica e la grande passione
politica degli anni della cosiddetta Prima Repubblica, quando a votare era oltre il 90 per cento degli
elettori
Ci si chiede com’è potuto accadere che l’Italia sia
entrata in tanta sofferenza e in tanta delusione per
la politica. La crisi viene da quanto è successo per
l’Occidente negli ultimi due decenni. C’è il peso
enorme della svolta storica, data dalla fine dei totalitarismi (nazifascismo e comunismo) di fine Novecento, e l’emergere delle sfide violente emblematizzate dall’11 settembre 2001 (abbattimento delle
Torri Gemelle) e data soprattutto dal dominio totalizzante del libero mercato. Il peso di questi processi
ha sviluppato l’egoismo e ha inaridito l’animo di tutti.
La situazione per l’Italia è più grave per l’inadeguatezza del ceto politico, che ha finalizzato la lotta politica al solo esercizio del potere più che alla soluzione dei gravi problemi della crisi economica e al
varo delle necessarie riforme istituzionali e costituzionali, tante volte promesse e di cui si parla da oltre venti anni. Se i cattolici non riescono più ad essere determinanti sul piano sociale e politico, la ragione è da cercare in quei processi a cui accennavo che hanno in loro affievolito lo slancio conciliare
e la passione politica, fino a farli scomparire.
Ci si chiede ora: è possibile per l’Italia una svolta
che apra alla speranza di un futuro per le nuove
generazioni? La risposta è sì. E’ successo altre volte nella storia dei popoli e nella storia del singolo
uomo.L’ostacolo maggiore è la rassegnazione.
D’altra parte anche nella palude in cui siamo non
mancano casi di edificanti testimonianze. Grandi e
piccoli esempi quotidiani di persone che continuano a testimoniare il bene, nonostante tutto.
Noi laici cattolici abbiamo bisogno di riprendere i
valori della Costituzione in cui ad opera dei nostri
padri costituenti si è concretizzato il meglio della
dottrina sociale cattolica e di riprendere lo Spirito
del Concilio, che non è solo nel nostro passato; è
davanti a noi, nel nostro futuro. Per favorire una ripresa pastorale forte del Concilio, dobbiamo impegnarci con costanza, affrontando la fatica del pensare, insieme dialogando intorno ai complessi problemi posti dalle emergenze di questa nostra epoca che siamo chiamati a vivere oggi. Se usciremo
dai nostri piccoli recinti, creeremo l’opinione pubblica, di cui la Chiesa e il nostro agire politico hanno
bisogno. Allora anche i nostri pastori saranno felici
di operare insieme ad un laicato che sa assumersi
le sue responsabilità
SANDRO MASSARI
Leggi e divulga «LO SCUDO»
il mensile che da 86 anni diffonde l’immagine, la vita e la storia di Ostuni.
Quante occasioni durante l’anno!
Natale, Capodanno, Pasqua, Matrimoni, Cresime, Prime Comunioni,
ringraziamenti, riconoscenza, amicizia.
Che cosa regalare che piaccia e che sia utile al tempo stesso?
Perché non regalare a parenti ed amici l’abbonamento a «LO SCUDO»?
3
Terza Pagina
Aprile
2010
I tesori della Cattedrale
Iniziative per la valorizzazione
del patrimonio culturale
di Enza Aurisicchio
è svolta a Brindisi a
che rimane comunque
Palazzo Nervegna
ostico e indecifrabile a
dal 18 febbraio al 5 marquanti non posseggano
zo u.s. una mostra orgaadeguate competenze di
nizzata dall’Assessorato
paleografia e conoscenze
al Sud e Diritto allo Studi latino. Non si tratta
dio, Beni culturali, Musei,
però di ostacoli insormonArchivi e Biblioteche deltabili: animati da profonda
la Regione Puglia e dalpassione per la ricerca
l’A.R.T.I. (Agenzia Regiooccorre soltanto tanta panale per la Tecnologia e
zienza e buona volontà.
l’Innovazione), intitolata
Un pannello della Mostra
Una nuova stagione per i
intitolato Nuova luceBeni Culturali in Puglia.
Riordino e inventario,
Un’importante iniziativa
pubblicazione, riproduzioche ha inteso presentare
ne digitale e restauro dei
all’attenzione del pubblidocumenti presenti nelco i risultati dei numerosi
l’Archivio Diocesano di
interventi di recupero e di
Ostuni, compilato dal
prof. Giacomo Carito, ha
valorizzazione del patriesemplificato i risultati del
monio culturale regionale
restauro attraverso la rirealizzati nel periodo di
produzione della più antiprogrammazione 2000ca pergamena custodita
2006. Con fondi stanziati
nell’Archivio, uno strudall’Accordo di Programmento di pignoramento
ma Quadro in materia di
del maggio 1137 con il
Beni Culturali per il terriquale Nicola figlio di Savitorio della Regione Puno, concedeva al vescovo
glia, sono stati avviati
Roberto una cisterna di
progetti di restauro e di
acqua nella serra vicino
recupero di quello che
alla porta Crucigera a gaviene definito il sistema Pergamena del 1137 custodita nell’Archivio
dei beni culturali in Pu- Capitolare
ranzia di una somma di
glia.
denaro avuta in prestito.
Archivi, aree archeologiche, biblioteche, cattedrali, Dispaice che l’esposizione, allestita probabilmente
complessi monumentali, musei, teatri costituiscono in tempi molto ristretti non abbia ricevuto l’attenziole testimonianze più significative del nostro humus ne che meritava.
culturale, cardini di una ricchezza materiale che Una delle ragioni è da attribuirsi alla comunicazionon è adeguatamente valorizzata e che potrebbe ne indiretta pervenuta alle istituzioni interessate alrappresentare un’importante risorsa produttiva per l’evento: l’Ufficio dei Beni culturali dell’Arcidiocesi
la nostra economia.
di Brindisi-Ostuni e l’Archivio e la Biblioteca diocePer poter trasformare i luoghi, i monumenti, i segni sana.
del passato in elementi capaci di attrarre visitatori
***
e di generare occasioni lavorative è necessario Documenti, carte antiche, volumi e manoscritti poche siano agibili e fruibili. E’ stato questo il primo tranno essere visionati in una mostra organizzata
obiettivo a cui si è cercato di rispondere con i fi- dall’Archivio e dalla Biblioteca Diocesana di connanziamenti concessi. Il secondo, più ambizioso certo con l’Ufficio dei Beni Culturali dell’Arcidiocesi
ma non impossibile, è quello di avviare progetti in- di Brindisi-Ostuni, con il gruppo dei Tutors diocetegrati con la realtà economica locale, di program- sani e con il patrocinio del Comune di Ostuni al
mare attività legate con le nuove professionalità e piano terreno della ex-Curia, in piazza arcid. Teole nuove imprese, di creare circuiti legati ai beni doro Trinchera in concomitanza con la Settimana
culturali che possano avere ricadute positive an- della Cultura promossa dal Ministero per i Beni e
le Attività Culturali per il 24 e 25 aprile. Una tappa
che sul settore delle strutture ricettive del territorio.
Due le istituzioni culturali ostunesi che hanno be- di un itinerario culturale che nelle stesse giornate
neficiato dell’intervento: l’Archivio e la Biblioteca si snoda nello spazio di poche centinaia di metri
Diocesana. Con i finanziamenti regionali pervenuti tra la cattedrale di Santa Maria Assunta, illustrata
in virtù delle procedure attivate dall’Ufficio dei Beni dai Tutors dicesani e la chiesa di San Vito martire
Culturali dell’Arcidiocesi Brindisi-Ostuni, diretto dal con la mostra I reperti archeologici del Capitolo faprof. Giacomo Carito, i due prestigiosi poli dioce- se conclusiva del progetto Adotta un monumento,
sani ostunesi hanno potenziato parte del loro in- proposta dall’I.I.S.S. “Pepe-Calamo” Liceo Classigente patrimonio forse poco conosciuto nell’ambito co. Scoperti casualmente nel 1845 in un giardino
cittadino.
già di proprietà del Capitolo, il nucleo archeologico
Circa duecentocinquanta volumi della Patrologia oggetto dell’esposizione si lega ad un’altra iniziatiLatina e della Patrologia Greca pubblicati dall’aba- va culturale proposta nella giornata del 24 aprile
te Paul Migne tra il 1844 e il 1855, vero gioiello p.v. dedicata alla zona degli orti periurbani di Ostudella Biblioteca, la sola in Terra d’Otranto a con- ni Gli orti del tempo organizzata con il patricinio
servarne la serie completa che conta circa otto- dell’Amministrazione Comunale, da Italia Nostra,
cento testi, possono ora essere agevolmente con- dal W.W.F., da Slow Food, dagli I.I.S.S.”E. Pantasultati senza timore di sgualcire o smembrare le nelli” e I.I.S.S “Pepe-Calamo” Liceo Classico, dalla
Comunità dei giardinieri degli orti periurbani di
pagine.
La Biblioteca Diocesana, va ricordato, fu istituita Ostuni e dalla Coldiretti-Brindisi. Un importante
nel 1865 dal vescovo Raffaele Ferrigno ed è collo- contributo ala conoscenza e alla valorizzazione del
nostro straordinario patrimonio culturale.
cata presso i locali dell’ex curia diocesana.
Il corpus completo delle pergamene (circa duecento) datate
tra la fine del XII e la fine del
XVIII secolo, i volumi più antichi dei Registri dei battezzati,
la serie delle Conclusioni Capitolare, Platee, Cause, Atti Notarili, Benifici sono stati riordinati, restaurati e inventariati
dalla Cooperativa Il sogno di
Giacobbe di Guagnano. Una
piccola parte calcolabile in trecentomila documenti (quantitativo riferito ai fogli manoscritti)
di una istituzione che raccoglie
fondi rinvenienti dalla Curia
vescovile, dalla Mensa vescovile, dal Capitolo e dalla Diocesi. La riproduzione digitale facilita la leggibilità e la pubblica
fruibilità di questo materiale Dettaglio della Bolla del Papa Pio VI
Si
8ª puntata
LA FAMIGLIA MARESCA di Dino Ciccarese
ome già riferito, dei figli
dorli e 3 di carrube; la pianmaschi di Giosuè e Adetata di uliveto Spessito di tolaide Vitale morti per lo più in
moli 21 e stoppelli 2, con
giovane età, solo l’ultimoge499 alberi di ulivo, 6 alberi
nito Giovanni contrae matridi pero, 4 di carrube”.
monio. Sposa il 12 gennaio
Sempre Luciano con tre
1853 donna Lauretta Sansostrumenti del notaio Raffaene di Gaetano e di donna
le Bruni di Lecce (18 ottobre
Cornelia dei Conti Acquaviva
1839, 31 maggio 1846, 25
di Monopoli e dal matrimonio
giugno 1851), compra il
nascono nove figli.
“fondo olivato Gesuiti pel
- Giosuè Luciano Andrea,
prezzo di ducati 6.800 (Lire
nato il 22 febbraio 1854 e
28.920). Trovasi diviso in 8
tenuto a battesimo il 2 marchiuse, le quali contengono
zo dagli zii Luciano e Cle1800 alberi d’ulivo e 200 di
mentina, officiante il canocarrube, un pozzo e delle
nico don Vincenzo Quartulcorti. Nell’apprezzo giuridico
li.
fatto nell’interesse del Con- Adelaide Maria nata il prite di Conversano coi suoi
mo novembre 1855, battezzata dal Padre Mae- creditori, fu valutato il suddetto fondo ducati
stro dei Carmelitani Giovanni Vavalle e con pa- 10.513 e 90 grani (Lire 44.684) dal Tavolario don
drini i cognati di Giovanni, Giuseppina e Nicola Pietro Schioppa nel 1816”. Con gli stessi tre struSansone.
menti Luciano acquista da don Giuseppe Bussola
- Cornelia Maria nata il 24 marzo 1857, battezzata per ducati 6.205 (Lire 26.371), anche “una quota
dal canonico don Gaetano Tanzarella e con pa- del fondo Acquaro di tomoli 19 diviso in tre chiudrini l’avo materno don Gaetano Sansone e se, con 684 alberi di ulivo, 80 di carrube ed un vadonna Mariuccia Villanova.
stissimo acquaro donde il fondo ha preso il nome.
- Alfredo Gaetano Giuseppe nato il 17 marzo Per la verità, un fondo molto vistoso e molto frutti1859, battezzato dal cantore don Ciro Ghionda fero”.
e con padrini donna Virginia Maresca e suo pa- Gravemente infermo Luciano che muore a 47 andre Antonio. Annota il padre Giovanni: “di tutti i ni il 27 aprile 1856, il 14 dello stesso mese rilascia
miei figli questo è stato il più bello di forme fisi- al notaio Giovanni Sasso il testamento per atto
che, e perciò nato pel cielo”.
pubblico. “Istituisco e nomino mio erede nella uni- Eugenio nato il 26 aprile 1861, battezzato dal versalità dei miei beni mobili, immobili, mobiglia,
canonico penitenziere don Antonio Tanzarella e effetti mobiliari ed altro che possa appartenermi, il
con padrini i coniugi Antonio Maresca e Agnese mio diletto nipote Giosuè di Giovanni che godrà
Anglani.
dell’usufrutto in sua vita. Metto a peso dell’eredità
- Agostino Gaetano nato il 29 agosto 1863, bat- i seguenti legati:
tezzato dal parroco don Luca Giovene e con pa- - Lego il fondo Gesuiti ai nipoti Michelino, Giosuè,
drini il canonico penitenziere don Francesco Raffaele, Adelaide ed Anna Semeraro, figli di mia
Paolo Ayroldi e donna Rosina Tadeo Sansone.
sorella Giovannina.
- Alfredo nato il 23 novembre 1865, battezzato dal - Lego il predio di Acquaro di alberi 700 alla diretparroco don Luca Giovene e con padrini Andrea tissima Germana Clementina (che a sua volta lo
Maresca e donna Concetta Petraroli.
lascerà al nipote Giosuè con atto del notaio Paolo
- Amelia Giuseppa nata il 14 aprile 1868, battez- Specchia del 26 gennaio 1885).
zato dal padre Angelo Maria Diffinitore dell’ordi- - Lego la masseria Lamatroccolo ed i miei crediti,
ne riformato degli Alcantarini e con padrini don capitoli e canoni enfiteutici ai germani Andrea e
Gaetano Sansone e donna Clementina Mare- Giovanni.
sca.
- Lascio ai miei domestici Rosa e Oronzo CamarIl 20 agosto 1868 muore Laura Sansone e l’even- da rispettivamente 100 e 50 ducati; a Lucia Cato è così consegnato alla memoria della Platea marda un vitalizio di annui ducati 15 in consideradal marito Giovanni: “dopo lunga e dolorosa ma- zione, che è stata donna assai diligente nel prelattia di consunzione morì la mia dolcissima com- stare i suoi servizi.
pagna Laura, intestata, donna quanto mai buona, - Dalla rendita di ducati 300 capitalizzati ad inteaffettuosa e senza pretenzione di sorta, dell’età resse, Giosuè farà celebrare anniversari per me e
giovanissima di anni trentaquattro”.
i miei genitori e destinare a maritaggio ducati 100
In questi anni il patrimonio immobiliare dei Mare- ad un anno dalla mia morte.
sca si incrementa ulteriormente grazie a Luciano, - Lego ancora ducati 100 al mio padre spirituale
che il 16 luglio 1836 all’asta pubblica del Tribuna- don Melchiorre Trinchera per messe alla ragione
le di Lecce contro i signori Acquaviva D’Aragona, di grana 20 l’una.
acquista per ducati 3.410 (Lire 14.492,50) i fondi Nomino erede testamentario mio zio Antonio”.
Aia Grande o Pesco Marano,
Sperti, Nevaro, Lama d’Interno,
Pezza Fredda o Ciccotonno. Con i
due lotti di Aia Grande e Sperti,
Luciano forma una masseria di tomoli 100 che contiene 500 alberi
di ulivi, 20 di carrube e un vistoso
acquaro. Vi costruisce un notevole
fabbricato, un’aia per la trebbia di
cereali, le corti per le pecore e
quelle per i bovi, un giardino di
100 alberi agrumi “circoscritto da
muro a cotto ossia da fabbrico, altro giardino per ortaggi e un vistoso frutteto”.
La masseria è data in fitto una prima volta con atto del 10 agosto
1839 del notaio Fabio de Anna,
“per annui ducati 330 per le sole
terre sative (seminative), con riserva del fruttato degli ulivi. Fittato
poi per 9 anni a ducati 440 annui e
divisione del fruttato degli ulivi,
con atti dei notai Fabio de Anna
del 3 aprile 1844 e Giuseppe Domenico dell’Edera del 27 aprile
1850.
A sua volta Giovanni amplia la tenuta Aia Grande, acquistando dal
cavalier Martinelli di Monopoli per
ducati 13.000 (Lire 55.250) e con
atto del detto notaio dell’Edera del
26 giugno 1858, fondi contigui al
fabbricato: “vigneto di tomoli 7 con
45 alberi d’ulivo e altri frutti; mandorleto di tomoli 20 e 3 stoppelli
Cappella della famiglia Maresca nel cimitero di Ostuni
con 152 alberi d’ulivo, 172 man-
C
4
Cultura
Aprile
2010
L’ARTISTA TRA MERCATO, GLORIA
E TESTIMONIANZA
el marzo 2008, il Circolo IPLAC (Insieme per la
cultura) di Mestre, ha presentato per beneficienza
il mio libro, “Perché domani? Già oggi può essere tardi!” Tema della tavola rotonda coordinata dal presidente dottor Maurizio Meggiorini, “Il domani sarà quello che noi costruiamo oggi”. Tutti concordi nel rilevare,
che rispetto alla doverosa responsabilità dell’uomo
della strada, ben altra sensibilità tocca a politici, intellettuali, operatori economici e mediatici, artisti, che per
la sirena psicologica dei loro privilegiati ruoli, assurgono ad inseguiti modelli di emulazione sociale. Il dottor
Meggiorini pubblicò su “Voci”, il bimestrale associativo, le riflessioni su “l’artista…” e “l’antiartista” che riportiamo in due puntate su Lo Scudo.
N
L’artista che ha avuto in sorte la capacità creativa, la
proiezione del sogno e la percezione del bello e del
buono, deve sentire l’esigenza messianica di proporsi
come simbolo di servizio, testimone di memorie, annunciatore di speranza, strumento di denuncia delle
ingiustizie.
Poeti, scrittori, musicisti, pittori e gente dello spettacolo, in consonanza con intellettuali e formatori, devono
scuotere dalle fondamenta una società che ti obbliga
a vincere a spese degli altri e a ridurti ad immagine
virtuale, che programma il disimpegno civile e non
educa a capitalizzare ostacoli ed insuccessi, per trasformarli in opportunità di nuove e più solide proiezioni vitali. Ancora, gli artisti hanno il dovere di scongiurare la colonizzazione mentale, avallata da spregiudicati salotti alla moda, mediatici e non, per promuovere
e giustificare eticamente e culturalmente il principio,
“tutto ciò che è possibile e praticabile è automaticamente consentito”.
Contro lo straniamento della parola, sempre più strumento manipolativo al soldo dei poteri forti, contro lo
strisciante smarrimento dell’appartenenza personale e
comunitaria, i custodi di un’arte significante prendono
per mano l’uomo, che non comprendendo più l’originalità e la complementarietà dell’altro, inciampa fatalmente sul niente del proprio individualismo e sopravvive
nell’inerzia, scettico verso ogni propositiva relazione ed
incapace a mettersi giornalmente in discussione.
Solo perché tale, l’artista non può presuntuosamente
sentirsi autorizzato a trasferire su ribalte sempre più
disinibite, ogni cosa che gli passi per la testa, senza
alcun filtro etico, estetico ed esperienziale, ossessionato solo da narcisistica autoreferenzialità o dall’o-
stentata compiacenza di stupire, provocare, trasgredire, irridere, scandalizzare sempre e a qualunque prezzo. Anche a costo di causare imprevedibili e pesanti
disorientamenti psicologici e attitudinali ai vulnerabili
adolescenti, ai non addetti ai lavori e comunque alle
tante personalità non corazzate da adeguati anticorpi
intellettivi, morali e spirituali.
L’artista onesto e totale invece, assunta piena consapevolezza delle privilegiate potenzialità del proprio talento e del suo elitario status di trainante riferimento di
modelli culturali, sociali e comportamentali, sfugge alle imboscate della protervia e mette ordine e priorità
nei suoi pensieri e aspirazioni. Offre sostegno premuroso a chi annaspa nell’angoscia del mal d’esistere;
educa ad evitare l’imbarazzo di spaesanti silenzi e lo
sconcerto dell’ovvietà; abilita sé e gli altri alla generosità dell’ascolto e a lasciare risarcitoria traccia della
personale storia; sollecita a non accontentarsi della
mediocrità, delle mezze misure, dell’istituzionalizzato
compromesso quotidiano.
Motivato da sana ambizione e positiva utopia, l’artista
si sente ed opera da pedagogo del piacere di apprendere, della promozione di una bellezza non ridotta a
puro estetismo, della crescita in una dimensione di libertà, che non è lo sfrenato perseguimento dei propri
piaceri ed interessi, ma passionale bandiera di responsabile autonomia, di orgogliosa autenticità, di tollerante comprensione. Una condizione non retorica di
libertà, ben superiore a quella strumentale ed utilitarista, che l’organizzazione sociale e politica del tempo,
si compiace di consentirgli.
Solo un artista di tal fatta, vive con coscienza critica il
suo mondo, arpiona il rigore coscienziale esaltandosi
con il suo lavoro, recupera sé e il circostante alla distinta tempra di chi non si abbandona alla meccanicità
di un tempo servile e sa sempre discernere l’essenziale. Che è poi il miglior viatico, per sconfiggere la
tragica prospettiva di una endemica inconsistenza valoriale e pervenire a quella situazione di serenità generalizzata, che è prerogativa di quanti scelgono di
esistere e non solo di tirare a campare.
Teoricamente la riflessione è ineccepibile, ma nella
realtà, quante persone sono disposte ad imbarcarsi in
un così impervio cammino artistico di ricerca e fattualità che, nella migliore delle ipotesi, allunga i tempi
della notorietà, della soddisfazione economica e, soprattutto, della innovazione desiderata? ..segue…
DINO CICCARESE
Messaggio della Presidenza CEI per
l’86ª Giornata dell'Università Cattolica del Sacro Cuore
reato a immagine e
somiglianza di Dio,
l’uomo è posto nel mondo
come soggetto libero e responsabile (cfr Gn 2,15). In
questo orizzonte, si colloca
la comprensione dell’uomo
in se stesso e nelle sue dinamiche relazioni con Dio e
con il mondo. È questa assunzione creatrice a dare
senso alla vicenda umana
secondo una progettualità
dinamica: i suoi contenuti
sono consegnati alla ricerca dell’uomo stesso, che li
scopre nel confronto tra l’ideale creativo divino e le
concrete condizioni storiche del suo agire. Si colloca qui il compito scientifico e il ruolo formativo
dell’Università". Si apre così il Messaggio per l’86ª Giornata per l’Università Cattolica del Sacro
Cuore che si celebra il prossimo 18 aprile 2010 sul tema Carità e verità nell’impegno di ricerca
e formazione dell’università.
"C
UNIVERSITA’ DELLE TRE ETA’
UNITRE - OSTUNI
PROGRAMMA
Sede degli incontri: AUDITORIUM
BIBLIOTECA COMUNALE
• Venerdì 16 aprile - ore 18,00
Il Prof. Antonello TODISCO presenta la tesi di laurea della dottoressa Erica ANDRIOLA: “CULTURA IN CARTAPESTA NEL TERRITORIO DI
OSTUNI”
• Venerdì 23 aprile - ore 18,00
Serata in onore del Maestro Alfredo MACCHITELLA. Presentazione da parte del prof. Alessandro
MACCHIA del volume della prof.ssa Anna CATINO. Esecuzione di brani musicali.
• Venerdì 7 maggio - ore 18,00
Il prof. Bartolo ANGLANI, Docente di Letteratura
cmparata nell’Università di Bari presenta il volume
“PALCOSCENICO OSTUNESE” di Domenico
COLUCCI.
Incontro promossso insieme alla Civica Amministrazione e alla Banca di Credito Cooperativo di Ostuni
• Venerdì 14 maggio - ore 18,00
Incontro culturale con Giuseppe DELEONIBUS,
Ingegnere per l’Ambiente e il Territorio sul tema:
“EMERGENZE AMBIENTALI DEL TERRITORIO E FONTI ENERGETICHE ALTERNATIVE”.
Introduce il prof. Sandro MASSARI; interviene il
dr. Giuseppe SANTORO, Assessore comunale all’Ambiente.
Vernacolo amore mio
di Vincenzo Palmisano
stuni dal punto di vista culturale è veramente una città
viva .Gli eventi che vi si svolgono sono tanti e così interessanti
che per raccontarli tutti ci vorrebbe un intero giornale.
I convegni, le tavole rotonde, le
conferenze, le presentazioni di
libri, gli incontri con gli autori, le
mostre, i concerti, gli spettacoli
teatrali, le rassegne cinematografiche hanno qui la loro casa,
sia in inverno che durante l’estate. Naturalmente, chi non partecipa non se ne accorge.
Un settore vitalissimo, fra i tanti, è il teatro amatoriale in vernacolo. Il quale è talmente radicato e
apprezzato che ogni commedia rappresentata fa
registrare il tutto esaurito nelle numerose repliche.
Un esempio. Tra febbraio e aprile ci sono state
addirittura due compagnie che si sono presentate
al pubblico contemporaneamente nello stesso periodo senza temere la concorrenza.
1) IL GRUPPO TEATRALE SAN LUIGI GONZAGA nel teatrino della chiesa omonima, con la
Commedia in 2 atti LU SUENNE DE PEPPINE,
tratta da “Il volere del fato” di Giuseppe Toscano e tradotta in vernacolo ostunese dallo stesso
gruppo.
2) L’ASSOCIAZIONE CULTURALE “AMICI DEL
TEATRO”, con la Commedia in due tempi LU
SCAPULONE, liberamente tratta da “Io, Alfredo
e Valentina” di Oreste de Santis, che la poetessa dialettale Pina Moro ha tradotto in ostunese
e adattato alla realtà locale.
“Lu suenne de Peppine” racconta la storia di una
famiglia benestante degli anni ’60, angustiata dalla presenza di un padre padrone che ritrova la
giusta dimensione a seguito di un sogno molto
premonitore.
“Lu scapulone” narra la vicenda di Caitane, uno
scapolo che decide di andare ad abitare da solo
per assaporare in pieno quel bene che è la libertà
senza condizionamenti, suscitando i sospetti della
impicciona e oppressiva sorella Maria, la quale
cerca in tutti i modi di scoprire il vero motivo che
rende il fratello allergico al matrimonio.
Le accosto entrambe in questa breve nota non
per metterle a confronto e “dare le pagelle”, ma
per esternare le emozioni e le riflessioni che l’una
e l’altra hanno provocato in me.
Della prima commedia mi ha colpito notevolmente
il momento centrale della vicenda, quando Peppine si addormenta, fa un brutto sogno e poi capisce che deve cambiare i propri comportamenti dittatoriali, se vuole salvare la famiglia.
E’ la prima volta che nel teatro amatoriale ostunese irrompono gli effetti speciali usati dalla cinematografia.
Fabio e Gianni Contento, e Pietro Saponaro con
la sua voce potente fuori campo, con un gioco
nervoso, epilettico delle luci e una amplificazione
al massimo dei decibel sono riusciti a creare un
O
paesaggio notturno domestico apocalittico nel
quale fulmini accecanti e tuoni terrificanti scuotono Peppine, lo svegliano e finalmente lo fanno…
rinsavire.
Ammirevoli sono stati Pietro Petraroli (Patrune
Peppine, il “duce” di casa, ingombrante, oppressivo e soffocante), Erminia Saponaro (Cungetta,
moglie di Peppine), sempre più talentosa e fortemente espressiva, Mimmo Marseglia (figlio di
Peppine, un po’ strambo e pedante, che con la
sua reiterata richiesta di avere le chiavi della macchina manda in bestia il papà), Francesca Caramia (figlia schiava delle assurde proibizioni del
padre padrone), Tonino Saponaro (Peppe, garzone, esilarante nel suo insopprimibile desiderio di
un bicchiere di vino, come compenso per ogni
servizio prestato).
Gli altri attori (Cosimo Palmisano, Concetta Clarizia, Leonardo Cirasino, Mina Lorusso, Gennaro
Lorusso, Maristella Lotesoriere), pur essendo figure di contorno, hanno contribuito a vivacizzare
e a dare compiutezza al racconto.
Le risate scoccodanti, il crepitio degli applausi e le
ovazioni finali, infatti, sono stati il premio meritatissimo che il numeroso pubblico ha consegnato
non a un singolo attore, ma a tutta la compagnia.
Novità assoluta della seconda commedia, “Lu
scapulone”, è stata l’irrompere, sul palcoscenico,
dell’omosessualità, un tema che nessun commediografo ostunese ha mai finora affrontato.
L’allegro e placido don Domenico detto Mimì
(Gianni Cariulo), lo scatenato e divertentissimo
Caitane (Riccardo Prisco), sua sorella Maria,
preoccupata e furente (Angela Zurlo), il piccoletto
tutto riso e pepe (Vito Oronzo Epifani), sua moglie
Giulia, frizzante e intraprendente (Nicoletta Natola), Peppino, cognato di Caitane, poetastro che si
crede Leopardi (Vincenzo Cariulo), la bella di giorno Natascia (Paola Antelmi), il portiere in divisa
Gino, che appare e scompare come una piccola
meteora (Giulio Saponaro) hanno saputo interpretare i ruoli loro affidati con una presenza scenica,
una naturalezza e una padronanza dei mezzi
espressivi veramente ammirevoli.
Poche volte mi è capitato di vedere un pubblico ridere e applaudire con una sussultoria intensità,
incessantemente dall’inizio alla fine, come in questa serata.
Associazione “ AMICI del TEATRO “ di Ostuni,
quest’anno sta portando in scena “ Lu Scapùlone “ commedia in due atti tratta da “ Io Alfredo e
Valentina “ del Prof. Oreste de Santis, riadattata
alla realtà Ostunese dalla Sig. ra Pina Moro.
Come di consuetudine, anche quest’anno il gruppo “ Amici del Teatro “ dedicherà alcune serate alla solidarietà.
• Giorno 17 Aprile il gruppo metterà in scena l’opera a completa disposizione della Parrocchia Madonna del Pozzo.
• Giorno 18 Aprile il gruppo devolverà l’intero ricavato della serata a favore di due persone meno
fortunate di noi; l’importo sarà diviso in parti uguali, a favore di una bambina di anni 4, Ostunese,
colpita da un tumore cerebrale, e di un ragazzo, un giovane Ostunese, che da 7 anni è costretto a
vivere in un letto colpito da danni cerebrali.
• Giorno 24 Aprile il Gruppo devolverà l’intero ricavato della serata a favore di tre Associazioni che
operano nel comune di Ostuni, in particolare:
1 – UNITALSI, Unione Nazionale Italiana Trasporto Ammalati a Lourdes e Santuari Internazionali,
la missione che si costruisce ogni giorno grazie all’impegno smisurato di quanti abbracciano il cuore della nostra associazione che, partendo dai pellegrinaggi, con l’aiuto della Provvidenza, ha realizzato una serie numerosa di progetti in grado di offrire risposte concrete ai bisogni di ammalati, disabili, persone in difficoltà.
2 – ROTARY INTERNATIONAL , nell’ambito del progetto pro Clownterapia denominato “ Il sorriso
più dolce delle medicine “. Nel comune di Ostuni è nata l’Associazione ARABIMBUMBA’ dove si organizzano corsi per clownterapisti, cioè operatori capaci di stimolare nel paziente il coping, cioè la
capacità di vincere le difficoltà, fornendogli un’importante chance per cooperare con lo staff medico
superando le barriere legate alle patologie e restituendogli emozioni positive per accelerare il processo di guarigione.
3 – AIFO, Associazione italiana amici di Raul Follereau, "L'Associazione, ispirandosi ai valori umani e cristiani per il servizio alla persona e alla società ed alla testimonianza di vita ed al messaggio
di amore di Raoul Follereau, opera nel campo della promozione umana e sociale portando aiuto
materiale e morale ai malati del morbo di Hansen, ed attuando interventi sociali e sanitari per concorrere a superare le diverse cause di emarginazione e di sottosviluppo.
Con la speranza che questo messaggio venga raccolto dalla popolazione Ostunese e limitrofe,
l’Associazione “ AMICI del TEATRO “ di Ostuni ringrazia anticipatamente tutti coloro che vorranno
partecipare.
L’
C M G N
Speciale
5
Aprile
2010
L’eredità delle fiestas zambras
nel dialetto e nella tradizione ostunese di Ginevra Viesti e Gianmichele Pavone
1. ETIMOLOGIA DEL VOCABOLO ZAMBRA
su di un ritmo in quattro quarti (battendo le mani al DE LA BARCA, El Tuzaní de la Alpujarra, Alinea,
Pochissime parole tipiche del vernacolo ostunese 2, 3, 4), una versione più lenta del flamenco, che 2004). La festa ha luogo in casa del moro Cadí di
affondano le proprie origini in un passato affasci- evoca una tipologia di festeggiamenti allo stesso venerdì così come vuole la tradizione, ma viene innante quanto quello della parola zambra. Difficil- tempo grossolana e impetuosa, molto somigliante terrotta dall’arrivo di Juan Malec un moro cristianizmente a qualcuno verrebbe in mente di ricostruire alla danza del ventre. Il ballo era sempre improvvi- zato che ha un ruolo di prestigio nel Cabildo (orgal’etimologia di un vocabolo tanto abusato per addi- sato e spesso si danzava senza le scarpe.
no amministrativo locale), accanto ai rappresentanti
tare quei particolari modi di essere e di vestire esa- La popolarità di questo ballo fu notevole anche nella dell’aristocrazia cristiana. Malec annuncia ai mori lì
speratamente vistosi e tutt’altro che chic.
stessa Spagna (NAVARRO, Las zambras gitanas riuniti la pubblicazione di nuove ordinanze contro i
La parola zambra (o ciambra, sambra) è stata a lun- de Granada, in NAVARRO-ROPERO, Historia del moriscos e riferisce di come, esprimendo il suo digo presente nei vocabolari della lingua italiana ed al- Flamenco, Tartessos, 1995, II, 174) come si evince sappunto durante la riunione del Cabildo, il nobile
cuni linguisti hanno ritenuto di collocarla tra i c.d da numerose opere come gli intagli lignei di Erasmo Juan de Mendoza, portavoce della casta dominante
“gallicismi” (BEZZOLA, Abbozzo di una storia dei Grasser (1480) o i disegni di Weiditz (primi del XVI dei cristianos viejos, lo abbia pubblicamente umiliagallicismi italiani nei primi secoli 750-1300, saggio sec.). Degna di nota è, inoltre, la composizione di to. Juan Malec è troppo vecchio per vendicarsi da
storico linguistico, Heidelberg, 1925; CELLA, I galli- Vélez de Guevara dal titolo “Baile de Moriscos”, che sé dell’affronto subito, né ha un erede maschio che
cismi nei testi dell'italiano antico: dalle origini alla fi- sarebbe servita come intermezzo all’opera La Her- possa farlo al suo posto, l’unica soluzione che si
ne del sec. XIV, Accad. della Crusca, 2003, 110; mosura de Raquel (1615), nella quale era possibile prospetta è il matrimonio della sua bellissima figlia
FANFANI, Vocabolario della lingua italiana, LeMon- osservare il folklore di coloro che erano stati espulsi Clara Malec con Álvaro Tuzaní. Clara rifiuterà monier, 1865, 1661; NANNUCCI, Voci e locuzioni italia- poco prima (ROIG, Interpretation du baile de los mentaneamente questa possibilità ed un conflitto
ne derivate dalla lingua provenzale, Firenze, 1840, moriscos, Mélanges, 1995, 591).
privato si trasformerà in uno scontro collettivo, la
17), ricollegandone l’etimologia al termine provenza- A partire dal 1492, dopo la riconquista del Regno di guerra di Granada (1568-1571). Nel conflitto si fronle çambra (letto “cambra” dagli spagnoli, “sambra” Granada, ai musulmani fu imposto di convertirsi al teggiano due truppe, quella cristiana con al comandagli italiani e “cambera” dai contadini), equivalente cristianesimo transitando nella condizione sociale di do Don Juan de Austria, figlio illegittimo di Carlo V
al francese chambre, e tradu“cristianos nuevos” (per distin- d’Asburgo e quella morisca guidata da Abén Hucendolo di conseguenza con
guerli dai “cristianos viejos” ov- meya. Clara morirà ferita da una coltellata tra le
“camera”. Più arditamente, gli
vero gli stessi spagnoli). Nei pri- braccia del suo amato Tuzaní. Il conflitto privato si
mi anni venne concesso loro di risolverà col perdono chiesto dalla “morisca di voce
Accademici della Crusca (Vocoltivare le proprie tradizioni, tra e cattolica d’animo” Doña Isabel Tuzaní per suo fracabolario degli Accademici delle quali rientrava la musica e, di tello Álvaro, che aveva ucciso il soldato cristiano
la Crusca, Venezia, 1741, V,
conseguenza, la zambra (a tal macchiatesi dell’omicidio della sua sposa, e che
229), hanno ritenuto che il vofine, venne emanata, il 13 feb- Don Juan le accorderà; la guerra, invece, terminerà
cabolo facesse riferimento oltre
braio 1492, la Carta de merced con la sconfitta dei mori.
che al cubiculum (camera,
stanza), alla latrina, cioè alla
del oficio de alcalde de las ju- Questo dramma storico ci offre una visone roman“cameretta” o toilette, e da qui
glaras y juglares de Granada a zata di quelli che furono i fatti storici e i personaggi
l’espressione “andare a zamfavor de Ayaya fisteli, conforme che li caratterizzarono, ma ci dà anche la possibilità
bra” (lat. egerere).
usaron tal cargo los alcaldes di riflettere su di essi. Calderón scrisse Amar deAltri dizionari, compilati in eponombrados por los reyes spués de la muerte intorno al 1633, mentre i fatti di
ca più recente, oltre ai signifimoros). Gli stessi Sovrani Cat- cui narra si riferiscono alla seconda metà del XVI
cati suddetti, azzardavano ipotolici, infatti, apprezzavano le secolo: c’è, quindi, una distanza temporale che se
tesi marginali come “torrentello
abilità coreografiche di questi da un lato permette una visione obiettiva delle vie rivo perenne”, voce del conpopoli: Isabella I, in particolare, cende storiche, dall’altra ne consente, comunque, la
tado pisano (CARDINALI-BOospitava nel proprio palazzo un rievocazione immediata da parte degli spettatori.
RELLI, Dizionario della lingua
suonatore di tamburello, un mu- Quella offertaci da Calderón, non è una visione reliitaliana, Napoli, 1851, III, 813;
sicista ed un ballerino di “danze giosa dei fatti, quindi uno scontro tra la religione
GHERARDINI, Appendice alle
morische” (AMORÓS-DÍEZ cattolica e l’Islam, ma una rielaborazione in chiave
grammatiche italiane dedicata
BORQUE-ALVAR, Historia de critica delle ragioni che hanno portato allo scontro e
agli studiosi giovinetti, Molina,
los espectáculos en España, queste vanno ricercate in tutte quelle ordinanze sui
1847, 1148; Vocabolario uniCastalia, 1999, 287; SIMAN- mori e contro i mori promulgate sin dai tempi dei Re
versale italiano, Tramater&Co., Ballerini di zambra in una cartolina
CAS, Casa Real, Leg. 19, Lu- Cattolici. Questi provvedimenti proibitivi e coercitivi,
1840, VII, 507-508), e solo cotos que se dieron a los criados partivano da un presupposto sbagliato: nel periodo
me ipotesi residuale ipotizzavano ricostruzioni filolo- y oficiales y dueñas de la Casa de su alteza, An- successivo alla Riconquista l’unica arma per una
convivenza pacifica tra cristiani e musulmani era
giche razionali come quella nella quale ci addentria- glés, 1944, 55).
mo in questa sede. Gli stessi Cardinali e Borelli, in- La situazione rimase immutata fino alla prima metà una legislazione che privasse questi ultimi della loro
fatti, ricollegano la parola zambra alla “festa clamo- del XVI sec., quando l’idillio iniziò a svanire.
identità ed imponesse loro gli standard propri delrosa ed accompagnata da balli e da canti, la quale Il 7 dicembre 1526 Carlo I promulgò le prime dispo- l’etnia dominante. Quindi, dopo ben otto secoli di
fu introdotta in Ispagna dagli Arabi (zambra in Ispa- sizioni che proibivano le zambras, le leilas (altra ti- dominazione araba e di commistione tra i due popogna vale strepito confuso di gente festiva)”.
pologia di ballo), l’uso dell’henné (voce francese per li, si optò per un salto anacronistico a ritroso verso
A ben vedere, in effetti, i vocaboli arabi zumret e alheña, la lawsonia inermis usata dalle donne come una situazione non nuova ma in cui, questa volta,
zemr sono traducibili l’uno con “folla”, “confusione” cosmetico) e dei rituali nuziali islamici. Tale danza, furono i mori e non gli spagnoli a trovarsi prigionieri
e l’altro con i verbi “cantare”, “suonare”, “celebrare”; infatti, così sensuale, era considerata un veicolo del nella loro stessa Patria.
in ebraico zamir significa sia “canto” che “suono” e peccato. Durante i festeggiamenti delle nozze, al fi- Il nostro drammaturgo riabilita la figura del moro,
una radice comune ad entrambe le lingue è forse ri- ne di accertare eventuali violazioni, le porte e le fi- prescindendo da molti stereotipi propri della letterascontrabile nel persiano zembure (folla festosa).
nestre delle case dovevano restare aperte. Vennero tura a lui precedente e contemporanea ma, per
I filologi spagnoli (CORTÉS, Diccionario de árabe- proibiti l’uso della lingua araba, dei soprannomi mo- quanto riguarda quest’opera, non si può certo parlaespañol, Gredos, 1996, 471; MOLINER, Diccionario reschi, dei vestiti tradizionali e, infine, il possesso di re di maurofilia (ammirazione per i Mori) o di principi
de uso del español, Gredos, 1988, 61), d’altro can- trovatelli o schiavi di origine berbera (NAVARRO, egualitari. Sebbene i Mori continuino a professare il
to, hanno ricondotto all’arabo il vocabolo in questio- Cantes y Bayles de Granada, Arguval, 1993, 16- loro credo ed a coltivare la loro lingua e le loro
ne, senza lasciare spazio ad ulteriori ipotesi, tradu- 17). Per questo motivo, per evitare la persecuzione, usanze di nascosto hanno, comunque, recepito alcendolo con “orquestra morisca”, “baile de moro”, il ballo in questione iniziò ad essere eseguito di not- cuni canoni tipici della cultura dominante come per
“fiesta morisca con música y algazar” o “compañía te (CANO HENAREZ, La raíz andalusí del flamen- esempio quelli relativi al tema dell’onore (l’onore code danzantes moros”. Secondo Mármol Carvajal co, in Historia de Al-Andame reputazione, Clara rifiuta
(Historia de la rebelión y castigo de los moriscos del lus, Boletín n. 60, 2007).
all’inizio il matrimonio con
Álvaro per timore delle caReino de Granada, 1600) la parola designa una Nel 1567 Felipe II, col suplunnie della gente). Calbanda di musicisti oppure la festa nella quale gli porto di Diego de Espinosa,
derón dimostra, inoltre, che
stessi suonano e cantano. Nel dizionario della Real prepararono un editto che
oltre l’apparenza che è caAcademia Española (Diccionario de la Lengua imponeva varie proibizioni
ratterizzata dalla diversità, i
Española, Espasa-Calpe, 2001) si sostiene, infine, ai moriscos (FERNANDEZ,
nobili cristiani e quelli muche derivi dall’arabo samra, festa che dura tutta la La música de los moriscos
sulmani (sia ben chiaro i nonotte con balli e canti.
del reino de Granada: la cabili e non il volgo dalla menVanno segnalati, per ultimi, anche i vocaboli zam- ra oculta del Renacimiento
talità spicciola e utilitaristica)
bracca (donna volgare o di facili costumi), termine Español, in Nasarre. Revicondividono una realtà che
nato con ogni probabilità per indicare la ballerina di sta Aragonesa de Musicoè fatta dagli stessi valori,
zambra, ed i suoi derivati: zambraccaccia, in senso logía, n. 4, 1988, 147) e lo
che sono sempre validi ed
dispregiativo, e zambraccare, per “andare a prosti- stesso venne applicato a
uguali per tutti. Nella tragetute” (Vocabolario universale italiano, cit., 508).
Granada l’anno seguente
Musicisti e ballerini gitani
dia la nobiltà d’animo è le2. LA ZAMBRA MORISCA PROIBITA
nonostante le rivolte e le
La festa araba in questione è la Zambra morisca, proteste della popolazione che invocava la lunga gata alla nobiltà di lignaggio ma non alla “limpieza
che ha rappresentato storicamente una delle mani- storia di tolleranza della Penisola (MARMOL, Histo- de la sangre” (la purezza del sangue), altro tema a
festazioni artistiche più significative dei musulmani ria del rebelión y castigo de los moriscos del reyno cui si fa riferimento nell’opera e ragione ultima che
stanziati nella Penisola iberica (ribattezzata al-Anda- de Granada, Imprenta de Sancha, 1797, 69-71). permette il passaggio da una dimensione privata ad
lus dagli arabi che iniziarono l’invasione nel 711, per Nel 1568 ebbe quindi inizio l’espulsione dei mori- una collettiva. Il fatto che Juan de Mendoza ritenga
essere definitivamente respinti nel 1492), continuan- scos dai vari territori della Corona – venne eseguita le ordinanze sui mori legittime perché dirette contro
do ad essere eseguita, per mantenere vive tradizioni tra il 1609 ed il 1614 – e la loro conseguente dia- della “gente vile, umile e bassa” è un insulto non ine costumi, durante la Reconquista cristiana, periodo spora (si veda anche: PAVONE, Il Moro indovino, in dividuale ma che, come dice Malec, riguarda tutti i
mori e presuppone un principio di superiorità da
in cui la popolazione musulmana dovette convertirsi Lo Scudo, Luglio 2009, 3).
parte della maggioranza (gli spagnoli cristiani) rialla religione della Corona spagnola (MARTOS 3. LA ZAMBRA ED I MORISCOS NELL’OPERA
spetto alla minoranza (i mori mussulmani) e quindi,
DI CALDERÓN DE LA BARCA
SANCHEZ, La zambra en al-Andalus y su proyección histórica, in Espiral. Cuadernos del profesora- Con una fiesta zambra si apre Amar después de la la costruzione dell’Altro non solo come qualcuno
do, 2008, I, 2, www.cepcuevasolula.es/espiral, 3).
muerte (o El Tuzaní de la Alpujarra), dramma stori- che è diverso da noi, ma che è anche inferiore riMusicalmente parlando, la zambra era strutturata co composto da Calderón de la Barca (CALDERÓN spetto a noi (GRILLI, La otredad de Amar después
Ballerini di Tarantella
de la muerte, in Calderón 2000. Homenaje a Kurt
Reichnberger en su 80 cumpleaños. Actas del Congreso Internacional, IV Centenario del nacimiento
de Calderón, Universidad de Navarra, septiembre,
2000, Reichenberger, 2002, II, 207-218).
Non a caso i mori nella guerra di Granada vengono
sconfitti dalle truppe cristiane ed il dramma, come
abbiamo già detto, si chiude con il perdono di Álvaro richiesto da Doña Isabel ed è ottenuto, quindi,
per intercessione dell’unica morisca che si è realmente convertita alla religione cristiana. È in questo
passaggio che il nostro autore racchiude la sua visione dei fatti: il ruolo chiave è affidato al personaggio che non ha accettato passivamente l’imposizione di una religione diversa dalla sua, ma che ha
creduto, ha scoperto la fede nella religione cristiana, pur invocando il perdono per suo fratello in lingua araba. Quest’opera ci offre una chiave di lettura per giudicare la storia e l’eredità dei moriscos in
Spagna ma anche per riflettere su concetti di gran
voga quali la diversità e la somiglianza, l’identificazione, l’identità, l’ibridità, e per comprendere meglio
le definizioni che si attribuiscono oggigiorno con
molta facilità alla nostra società, definita multiculturale, interculturale, transculturale.
4. L’EREDITÀ MUSICALE E LESSICALE
Ritornando alla zambra, con molta probabilità i moriscos espulsi dalla Spagna si rifugiarono nelle comunità gitane alle quali trasmisero le proprie conoscenze e pratiche musicali prima che la propria cultura si estinguesse, essendosi ritrovati a condividere lo stesso tragico destino di esiliati. Sembra, infatti, non esserci soluzione di continuità tra la zambra
e la zambra gitana (MARTOS SANCHEZ, cit., 5),
tuttavia, quest’ultima è più monotona, con un ritmo
senza alti né bassi, ha perso il carattere di improvvisazione e si avvale sempre dell’accompagnamento
della chitarra. In questo modo, tramite tali girovaghi,
appare chiaro come la zambra di Sacromonte
(quartiere di Granada) abbia influenzato la storia
della musica russa, arricchendola con intricati colpi
di tamburo come accompagnamento necessario al
ballo ed al canto (STARKIE, Don Gypsy: adventures with a fiddle in southern Spain and Barbary,
Dutton&Co., 1937, 322).
Secondo altri autori, invece, zambra e zambra mora
non vanno assolutamente confuse, pur avendo origini comuni (in Persia o in Egitto): la “zambra di
Granada” è, in particolare, una sorta di flamenco gitano puro, composto solitamente da musicisti appartenenti ad una stessa famiglia e tipico delle grotte di Sacromonte, e nulla ha a che vedere con le tonalità orientali della “zambra mora” (RUIZ, Vibrant
Andalusia: The Spice of Life in Southern Spain, Algora, 2007, 98-100). D’altronde, la zambra non è
stata gitana se non alla fine del XVIII sec., prima di
questo momento era una parola da riferirsi unicamente ai balli moreschi (CANO HENAREZ, cit.).
In ogni caso, è lecito pensare, come segnalò l’arabista Ribera (Interpretation du baile de los moriscos,
Pretextos, 2000, 153 ss), che è possibile rinvenire
eredità musicali islamiche nel folklore cristiano: ipotetiche influenze possono aver permeato alcuni aspetti
della danza e possono persistere tutt’ora nei balli
tradizionali del Sud Italia, rigorosamente accompagnati da tamburelli, sonagli e vestiti ampi e colorati.
Da un punto di vista lessicale ci appare più semplice immaginare la possibilità che gli spagnoli, i cui
costumi erano così rigorosi tra il XVI ed il XVII sec.,
usassero additare le persone vestite in modo eccessivamente colorato e pacchiano o avvezze a
strepiti e musiche eccessivamente festose, come
“una cosa zambra” e gli ostunesi dal canto loro, come è già accaduto per altri vocaboli, abbiano assorbito questa parola tra i vocaboli di uso comune,
ignorandone o dimenticandone poi l’origine.
Da tutto ciò si può evincere che l’incontro tra culture
diverse è sempre sinonimo di arricchimento e di
crescita orientata verso un ideale di società transculturale dove l’Io non si configura in opposizione
all’Altro, ma riconosce ed accetta quest’ultimo senza soffermarsi sulle somiglianze (che in quanto tali
già gli appartengono) ma sulle differenze che sono
fonti da cui attingere per completare ed arricchire il
proprio Essere.
C M G N
6
Speciale
Aprile
2010
In Puglia vince il centro sinistra con Vendola
geografia politica è molto
cambiata rispetto alle elezioni regionali del 2005, per cui
è difficile un raffronto tra il risultato elettorale del 28 - 29 marzo
e quello delle precedenti regionali; come pure con le elezioni
europee del 2009, proprio per i
cambiamenti verificatisi tra i
partiti.
Nelle regionali del 2005 i Democratici di Sinistra (DS) e la Margherita conseguirono rispettivamente, in Puglia, il 16,6 % e il
9,73% che sommati danno il
26,36%; nelle europee il Partito
Democratico (PD) si fermò al 21,7%; in
queste elezioni il PD ha preso il 20,75%.
Bisogna tenere conto della forte affermazione delle liste di Vendola: Sinistra Ecologia e Libertà (SEL) ha conseguito il 9,74%
e La Puglia per Vendola il 5,53%, per un
totale di 15,27%.
Va ricordato che il Partito della Rifondazione Comunista (PRC) con Vendola, nel
2005 aveva conseguito il 5,11% e i Socialisti Democratici (SDI) il 4,01%. Questa volta
i socialisti erano nelle liste di SEL e Rifondazione Comunista nella Federazione Sinistra – Verdi che non ha raggiunto il 4% e
che quindi non è rappresentata nel nuovo
Consiglio regionale. L’Italia dei Valori ha
fatto un grande passo avanti, passando
dall’1,78% al 6,47%; ma anche alle europee il partito di Di Pietro aveva addirittura
preso il l’8,9%. Alle europee del 2009 il
centrosinistra si era fermato al 42,4%,
mentre in queste elezioni ha conseguito il
46,05%, meno delle precedenti regionali
(48,74%).
Il Popolo della Libertà ha raggiunto il
31,10%, nelle precedenti regionali Forza
Italia prese il 17,58% e Alleanza Nazionale
il 12,11%, cioé complessivamente il
ANATOMIA DI UNA SCONFITTA
La
he le sconfitte non piacciano a nessuno è cosa, oltre che
risaputa, più che comprensibile ma che si faccia ancora
ricorso ai più arditi funambolismi concettuali per celarne o ridimensionarne, soprattutto a se stessi, la portata ha solo del
patetico. Valga per tutti il commento a caldo di un ineffabile
Bersani: “non canto vittoria ma non accetto la narrazione di
un Pd sconfitto”. Chi si contenta…
E, invece, di sconfitta si è proprio trattato: tanto più cocente
quanto più prevedibile nonostante la serie di vicende più o
meno squallide che, con l’ulteriore, recente screditamento
della maggioranza di governo, qualche speranzella l’avevano
pur alimentata. Sconfitta sonora (e il peggio deve ancora venire) e non certo per uno dei tanti tiri mancini del destino “cinico e baro”; meno che mai (non prendiamoci in giro) per il
bavaglio imposto dal monarca alle trasmissioni “di approfondimento” tv; ma perché le condizioni di un suo fatale verificarsi c’erano proprio tutte in partenza.
Naturalmente, nell’alluvione di “acutissime” analisi che ne sono seguìte, tra prudenze, riserve ed elusioni di rito, è entrato,
al solito, di tutto tranne ciò che, apertis verbis, andava gridato, una volta per tutte, ai quattro venti: l’ormai totale mancanza di credibilità di questa “opposizione” (o sinistra, o come altro la si chiami). Diciamola tutta: un’opposizione allo sbando
in quanto:
- tragicamente priva di una guida carismatica e compattante;
- tenacemente tesa a cambiar pelle ad ogni tornata elettorale;
- con la barra del timone tuttora nelle mani di coloro che non
si sono fatti scrupolo di vanificarne la “spinta propulsiva”
(che, in un tempo non molto lontano,, magicamente, s’era
pur profilata);
- ostinatissima a intrallazzare con ambigui transfughi dalla
ora tanto detestata compagine maggioritaria (al cui interno,
tuttavia, finché ci son rimasti, non hanno esitato a offrire il
loro validissimo contributo allo smantellamento dello stato
di diritto) che, incredibilmente, riescono ancora a mantenere il piede in più di una staffa;
- incapace persino di piangere sul latte versato;
- incapace, altresì, di inventarsi tecniche di comunicazione e
persuasione più efficaci e, comunque, alternative tanto agli
obsoleti meccanismi tradizionali quanto a quelli subdolamente innovativi della controparte (ed è, questo, un aspetto
che investe anche il campo dell’informazione “amica” la
quale, per non dire degli effetti controproducenti sul fruitore
“neutro” della sua più o meno vistosa “faziosità”, raggiungendo un target di per sé stabilmente orientato, risulta assolutamente improduttiva ai fini dell’allargamento del consenso);
- convinta, ancora, di poter contrastare in punta di fioretto un
avversario che come arma di combattimento concepisce
solo la clava;
- non aliena, per vie sotterranee, a venire a patti col diavolo;
- manovrata da registi (più o meno occulti) che vorrebbero
darci ad intendere di lavorare per la nostra felicità laddove
unico loro obiettivo è quello della propria sopravvivenza politica;
- non priva, a sua volta di ingombranti - e imbarazzanti scheletri nell’armadio (nemmeno tanto ben chiuso);
- destinata, ove mai le riuscisse di tornare al governo, a un ridissolvimento per via delle sue endemiche liti di condominio
connesse a rivalità tra capi e capetti.
Ce n’è quanto basta per spiegarsi disorientamento, disamoramento e conseguente “fuga da casa” dell’elettorato. E, tutta-
C
29,69%; però a Forza Italia bisognava aggiungere il 9,13% de La Puglia prima di tutto, per cui, in effetti il centrodestra ebbe il
38,82%; con le altre liste, il centrodestra
arrivò al 49,52%. Alle europee scese al
47%.
In queste elezioni il centrodestra ha raggiunto il 44,22% perdendo in percentuale
rispetto alle due precedenti consultazioni;
al 31,10% del Popolo della Libertà va sommato il 7,05% de La Puglia prima di tutto e
il 4,81% de I Pugliesi per Palese; quindi un
totale di 42,96%. Indubbiamente ha influito
sul risultato del centrodestra , la presenza
del terzo polo con la candidatura di Adriana Poli Bortone, con le liste dell’UDC di
Casini e Io Sud. La Poli Bortone ha registrato l’8,71% e le due liste rispettivamente
il 6,50% e il 2,93%; per cui solo l’UDC ha
conseguito 4 seggi. Nelle regionali del
2005, l’UDC di Casini era alleata con il
centrodestra e prese il 7,77% e 4 seggi, alle europee del 2009 ha raggiunto addirittura il 9,1%. Naturalmente in queste ultime
regionali una certa percentuale di voti è
stata sottratta al centrodestra. Modestissimo il risultato di Michele Rizzi, di Alternativa Comunista, con il suo 0,35%.
elezioni per il rinnovo del Consiglio regionale e del Presidente
della Puglia si sono svolte con la nuova legge regionale votata
alla fine della precedente legislatura (2000 – 2005). Le circoscrizioni
coincidono con le Province e quindi sono sei, essendo stata istituita la
nuova provincia: Barletta, Andria, Trani (BAT); è stato abolito opportunamente il listino collegato ai candidati alla presidenza che consentiva
di far eleggere un certo numero di consiglieri automaticamente se vinceva il candidato presidente; è stato stabilito in 70 il numero dei consiglieri, che comprende anche il Presidente eletto e il secondo dei candidati alla presidenza. Vi è poi un rinvio alla legge statale in vigore per le
elezioni comunali che assicura il 60% dei consiglieri alla coalizione che
vince le elezioni, in modo da garantire la governabilità dell’ente locale.
Queste elezioni hanno visto, com’era prevedibile, la vittoria del presidente uscente, Nichi Vendola (centrosinistra) che ha conseguito il
48,68%, Rocco Palese (centrodestra) ha riportato il 42,25%, Adriana
Poli Bortone (centro) l’8,71%, Michele Rizzi (Alternativa Comunista)
l’0,35%.
Tra le liste collegate ai candidati alla presidenza sono stati distribuiti i
56 seggi col metodo proporzionale e i 13 seggi previsti come premio di
maggioranza per le liste collegate al Presidente eletto che viene a ricoprire il 70° seggio.
Poiché la legge elettorale regionale vuole che sia assicurata alla coalizione vincente il 60% dei consiglieri, per raggiungere tale obiettivo si è
ritenuto di attribuire altri 8 seggi alle liste del centrosinistra.
Su questa questione si è aperto un ampio dibattito pro e contro la legittimità dell’operazione; i contrari sostengono che lo Statuto regionale
Le
I votanti in Ostuni sono stati 17.791, pari al 64,12% degli aventi
diritto al voto; le schede bianche sono state 218 e quelle nulle
519;
VENDOLA
8.705 voti
pari al 51,04%
PALESE
6.587 voti
pari al 38,62%
pari al 10,13%
1.728 voti
POLI BORTONE
RIZZI
34 voti
pari al 0,20%
prevede 70 consiglieri e non può la legge elettorale derogare allo Statuto. Poiché la proclamazione degli eletti è competenza della Corte
d’Appello di Bari, bisognerà attendere il suo verdetto per conoscere la
definitiva composizione del nuovo Consiglio regionale.
COMPOSIZIONE DEL NUOVO CONSIGLIO REGIONALE
IN BASE AI 78 SEGGI
20
seggi
31,10%
Popolo della Libertà
4
7,05%
La Puglia prima di tutto
I Pugliesi per il Presidente
4,81%
2
26
TOTALE
6,50%
Unione di Centro – Casini
4
Partito Democratico
20,75%
23
9,74%
11
Sinistra Ecologia e Libertà
Italia dei Valori
6,47%
6
La Puglia per Vendola
5,53%
6
46
TOTALE
Gli altri due seggi sono stati assegnati a Nichi Vendola e Rocco Palese, per un totale di 78 consiglieri.
RISULTATI IN OSTUNI
Popolo della Libertà
voti
4.070
843
La Puglia prima di tutto
ADC – PLI – DC – Caccia
144
1.268
I Pugliesi per il Presidente
Mastella – UDEUR
246
Pensionati
49
25,45%
5,27%
0,90%
7,93%
1,54%
0,31%
Partito Democratico
La Puglia per Vendola
Italia dei Valori
Sinistra Ecologia e Libertà
27,72%
0,91%
3,28%
12,54%
4.433
146
525
2.005
C M G N
a cura di Stefano Cavallo
via, onestà intellettuale impone l’inclusione in questa ricognizione di almeno un altro paio di considerazioni attinenti, questa volta, alla connotazione antropologica e alla tradizione storica degli italiani. Diciamo, per comodità, i fattori P e S: P come parvenir: noi italiani, infatti, nella stragrande maggioranza
(è dura da ammetterlo ma basta guardarsi intorno…), siamo,
un po’ tutti dei parvenus (reali, potenziali o in pectore, poco
importa) e, come tali, particolarmente inclini all’identificazione
con il primo parvenu doc (soprattutto se “potente”) affacciantesi alla ribalta. Se, poi, costui è anche un dispregiator di leggi
e corruttore per vocazione (e, così, capace di toccare anche
qualche altra nostra corda più recondita) la sua mitizzazione
non ne è che una conseguenza istantanea. Non si tratta di
cosa inedita: la nostra storia è ricca di esempi siffatti.
E, con la storia siamo al secondo fattore: S come storia tutta
italiana. Sarebbe ora di farsene una ragione: la condizione di
crisi, di comune avvilimento, di fiacchezza morale ha puntualmente fatto da contrappunto alle vicende, anche fulgide, del
nostro paese sin da quando esso, con la dissoluzione dell’impero romano è rimasto in balia di se stesso. Dalle celeberrime invettive dantesche alla stagione di mani pulite e oltre,
giù giù fino allo squallido presente, passando per la “corruttela” e la “tristizia dei tempi” di machiavelliana memoria o il ritratto dell’uomo guicciardiniano, e, poi, la “sesquiplebe” alfieriana o la “moltitudine” foscoliana (i cui amori sono “brevi ed
infausti”, che “giudica più che dall’intento, dalla fortuna”, che
“chiama virtù il delitto utile e scelleraggine l’onestà che le pare dannosa, e per avere i suoi plausi conviene o atterrirla o
ingrassarla, e ingannarla sempre”), e, poi, Leopardi; e, poi,
Prezzolini; e, poi, Flaiano (per citare a caso)… è tutto un susseguirsi ininterrotto, tra il serio e il faceto, di denunce sul carattere degli italiani, sulla loro tempra morale, sul loro lassismo (altro che popolo di santi, di navigatori e di poeti!...).
Che, poi, di quando in quando, si siano prospettate delle ventate palingenetiche vuol dir poco in quanto si è trattato sempre e solo di parentesi: più o meno gloriose, più o meno fulgide, che, però, in prospettiva, non hanno prodotto gli effetti
desiderati: si pensi alle ricorrenti “delusioni storiche” seguìte
alla stagione risorgimentale, o a quella resistenziale, o all’estinzione della prima repubblica.
Crisi, dunque, come costante della nostra storia. E certe infauste esperienze come radiografia della nazione. Ecco, allora, in gran parte spiegato il senso di fenomeni altrove (e
non si tirino in ballo i nomi di Hitler, Stalin o Mao che richiederebbero tutt’altro tipo di discorso) e altrimenti inconcepibili:
il mussolinismo ieri; il berlusconismo oggi. A contrastare i
quali, tuttavia, l’indignazione, da sola, non basta. Occorre
che sia accompagnata da un’attenta riflessione sulle condizioni che li hanno determinati, sulle responsabilità di chi li ha
resi possibili.
In altri termini, ci si convinca che non sono i Mussolini o i
Berlusconi a far male all’Italia ma è quest’ultima a farsi male
da sé scegliendosi, di volta in volta, l’uomo più adatto a soddisfare le sue pulsioni masochistiche.
Se non si riparte da qui, se, cioè, di tutto questo non si è disposti a prendere atto, tanto vale rassegnarsi all’attuale, avvilente condizione di ostaggi di una destra cialtrona e politicamente degenere. Appiattirsi, cioè, sul nostro sciagurato presente. Cantando in coro, magari, da bravi, allegri naufraghi,
fatta propria una vecchia canzone di Bobby Solo da elevare
a inno di bandiera, non c’è più niente da fare.
VITTORIO VINCENTI
Bonino – Pannella
Federazione Sinistra – Verdi
Unione di Centro – Casini
Io Sud
Alternativa Comunista
74
309
0,46%
1,93%
1.172
7,33%
691
19
4,31%
0,19%
GLI ELETTI NELLA CIRCOSCRIZIONE DI BRINDISI
Popolo della Libertà
Maurizio Friolo
voti
9.074
in Ostuni
156
Piero Iurlaro
7.817
536
La Puglia prima di tutto
Franco De Biasi
5.761
608
Partito Democratico
Fabiano Amati
10.024
415
Giuseppe Romano
6.264
220
Giovanni Epifani
5.380
3.139
Sinistra Ecologia e Libertà
4.904
35
Antonio Matarelli
La Puglia per Vendola
Giovanni Brigante
2.467
5
Italia dei Valori
Lorenzo Caiolo
2.901
103
LE PREFERENZE IN OSTUNI DEGLI OSTUNESI
Erano candidati a queste elezioni regionali dieci ostunesi che nella
Città Bianca hanno riportato le seguenti preferenze:
Giovanni Epifani (PD) 3.139; Donata Magli (PDL) 1.519; Franco
Colizzi (SEL) 1.383; Gianfranco Coppola (I Pugliesi) 1.152; Antonio Molentino (UDC) 855; Mimmo Mele (IO SUD) 540; Pasquale
Prudentino (UDEUR) 216; Nicola Santoro (IO SUD) 101; Francesco Marzio (ADC) 79; Amalia Ayroldi (BONINO-PANNELLA) 54.
7
Attualità
Aprile
2010
La primavera silenziosa
nella campagna ostunese
di Gianfranco Ciola
secoli le
n o s t r e
campagne ci hanno dato l’opportunità di osservare
un
paesaggio
quanto mai suggestivo, che assume aspetti diversi
nel succedersi
delle stagioni.
Bellissima è l’immagine degli oliveti in primavera,
quelli che non sono stati trattati
con i diserbanti e
che mostrano la
magia dei colori
più vari. Il verde del tappeto erboso si macchia con il rosso dei papaveri, il giallo dell’acetosella e l’arancio della calendula. In questa
stagione gli oliveti mostrano tutta la bellezza
dei fiori tipici della flora mediterranea: si possono osservare gli anemoni, le cui corolle variano dal bianco all’azzurro, al violetto, al rosso brillante; l’aglio roseo con le infiorescenze
a forma semisferica e le spate giallo-verde del
gigaro. Stupenda è la contrapposizione tra la
breve vita delle erbe e dei fiori, che durano
appena una stagione e la longevità degli olivi
secolari che si legge nei tronchi maestosi e
contorti.
L’oliveto è luogo insostituibile di sosta per una
varietà di uccelli che in esso vi trova, oltre al
cibo, tranquillità e protezione. In primavera
fanno la loro apparizione l’upupa che nidifica
nel tronco cavo degli olivi, la cincia, la capinera, l’averla, il verdone, il succiacapre, il codirosso, la sterpazzola, il luì e molte altre specie, tutte insettivore e quindi di grande aiuto
per l’agricoltore. Nella stagione fredda si vedono pettirossi, fringuelli, tordi, merli e storni, che
nell’uliveto hanno sempre trovato condizioni di
vita e luogo di svernamento ideali. Lo storno,
temuto dall’uomo per la grande razzia di olive
che procura, ha i suoi nemici naturali, tra questi il gheppio, un rapace che nidifica in casolari abbandonati.
In primavera, negli oliveti, scavano le loro gallerie lombrichi e talpe, sul terreno e fra l’erba
sono presenti cavallette, grilli, coleotteri e molte specie di insetti. Nei muretti a secco che segnano i confini dell’oliveto vivono lucertole, ramarri e i gechi, che attendono immobili, con illimitata pazienza, gli insetti di cui sono ghiotti.
Tra le chiome degli ulivi, di notte, è possibile
scrutare anche il barbagianni e la civetta e
ascoltare i loro versi aspri e striduli, che secondo alcune credenze popolari, erano forieri
di sventure. L’oliveto può essere visitato anche dal tasso, dalla volpe, dal riccio, dalla
donnola che lo attraversano alla ricerca di prede, soprattutto di notte.
Per ultime, certo non per importanza, sono da
ricordare le cicale: suggestiva è l’atmosfera
che si viene a creare in estate, con il loro canto gioioso. Sono i maschi che friniscono con
stridore, senza interruzione, tutto il giorno e
anche nelle notti estive.
L’oliveto è sempre stato un ambiente agricolo
con forte naturalità, importante per la ricca vegetazione di erbe e arbusti presenti sul terreno, habitat ideale di molti animali, anche se ha
subito notevoli cambiamenti nel corso degli ul-
Da
timi anni. Passeggiando tra le strade di campagna, nel periodo in cui l’inverno cede il passo alla primavera, si osservano i campi di un
colore strano che non appartiene al colore
verde dell’erba, ma a colori che vanno dalle
tonalità del giallo, del rosso, dell’arancio provocate dai veleni irrorati nei campi. Sono i colori di una campagna resa sterile, avvelenata,
dove ogni forma di vita è stata cancellata. Negli ultimi anni sta diventando consuetudine
“pompare” veleni nelle aree agricole senza più
arare la terra, e così il suolo si presenta duro e
compatto come un pavimento, triste e senza
vita come un paesaggio lunare.
Eppure basterebbe mantenere gli oliveti inerbiti attraverso falciature invernali e primaverili.
Come è noto i benefici che ne derivano sono
molteplici: oltre ad assicurare un’elevata biodiversità in campo, utile a contenere tante malattie alle piante coltivate, garantisce il mantenimento della sostanza organica nel suolo,
preserva il terreno dall’aridità estiva e protegge lo stesso dall’azione erosiva delle acque
durante le forti piogge autunnali; inoltre facilita
le operazioni colturali in quanto permette agli
agricoltori di entrare in campo dopo la pioggia
senza impantanarsi.
Se prima ogni filo d’erba si trasformava in carne, latte, uova, formaggio, oggi per molti l’erba
appare come un “flagello di Dio” da distruggere, avvelenare, eliminare ad ogni costo. Si è
passati da oliveti che hanno convissuto con la
vegetazione spontanea sia erbacea che macchiosa, ad oliveti sterili per la mancanza di
buon senso e per una falsa cultura della ruralità che ha dichiarato una guerra chimica alla
bellezza e alla diversità della vita.
Ecco perché con l’avvio della primavera larghi
tratti della nostra campagna diventano silenziosi e senza vita. Sono i drammatici effetti di
queste pratiche, effetti che non sono solo di
natura estetica, ma riguardano l’impoverimento del paesaggio o della biodiversità. Ma anche se non volessimo pensare all’estetica e
alla difesa della natura, e volessimo solo soffermarci al fatto che la campagna è un luogo
dove si produce cibo, quella campagna avvelenata dovrebbe far riflettere sul nostro autolesionismo, o sulla nostra incapacità a volerci
del bene. Se come dice più di qualcuno, siamo quello che mangiamo, allora quella campagna sterile e silenziosa è lo specchio dei
nostri tempi, del nostro modo di concepire la
bellezza, la diversità della vita e la salute del
nostro corpo.
CC O
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M PP LL E
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La signora VITUCCIA NOBILE
vedova Anglani
il 13 marzo 2010 ha festeggiato i suoi 90 anni di vita e ha rivolto ai propri figli il seguente messaggio:
Filu meie, ce v'agghia disce, cu na fascite perde lu bene
de Dije e cumburtateve ca lu Segnore v'aiuta.
A me m'ha fatte arrevà a nuvantanne, m'ha fatte vete tre
filu, scienere e nurure, tanda nepute, m'era piascè de vederne ngunande e de tutte so propria cundenda, e po'
tutte li pariende, l'amisce e li crestiane de Stune ca canosche. E me raccumanne quante vegne pe Pasca na mme
fascite acchià lu maggie.
L’ambiente di Elaia
orrei iniziare con una breve
definizione sull’origine di un
nome: “L'olivo è l'albero mediterraneo per eccellenza, con il
suo tronco contorto, la chioma
argentea, i bianchi e piccolissimi fiori che si trasformano nei
preziosi frutti. Il nome botanico
della pianta è Olea Europea e
deriva dal termine greco "elaia". Qualche mese fa, grazie all’idea ed alla volontà di un gruppo di amici con cui
abbiamo condiviso tante esperienze ambientali nel nostro territorio, abbiamo voluto nella nostra città un circolo Legambiente, l'idea era quella di poter fare qualcosa
per promuovere la cultura della sostenibilità e dell’ambiente, nel senso e nei modi più conviviali e amichevoli
possibili, nella nostra città e per il nostro territorio. Abbiamo chiamato il nostro circolo Elaia.
La storia di Legambiente è legata a grandi valori condivisi e condivisibili, come il desiderio di un mondo diverso, la scelta pacifista e non violenta, i valori di democrazia e libertà, solidarietà, giustizia e coesione sociale,
modernità fondata sugli interessi generali a cominciare
dall'ambiente.
Ma parlare oggi di ambiente può significare tante cose
e diventare un discorso molte volte complesso.
Quello che vorrei cercare di comunicare in queste righe
è invece che vi è una maniera semplice di poter vivere in
armonia con l’ambiente e per diventare messaggeri di
un modo di vivere più compatibile con un’idea di progresso sostenibile ed in sintonia con la natura dell’uomo.
Ma come? Vi sono tanti modi di essere ambientalisti. A
noi non interessa un certo tipo di ambientalismo dottrinale e di denuncia, fine a se stesso e sempre col dito
puntato.
Al contrario ci siamo resi conto che è un modo di fare a
piccoli passi ciò che più ci apparteneva. Coinvolgere
tutti, senza distinzioni di sorta, attraverso cose semplici
e conviviali, per assieme trovare un percorso che convergesse su una migliore comprensione delle specificità delle mille tessere che compongono il puzzle di ciò
che definiamo ambiente.
Pensare a promuovere la difesa dell’ambiente senza
far passare quel cammino attraverso la conoscenza
della nostra cultura, tradizione, storia, socialità, sarebbe
V
secondo noi tempo sprecato.
Pensare a un circolo chiuso in sé, partitico e tendenzioso sarebbe un epitaffio.
Quello che siamo e vorremmo essere è un gruppo di
persone che si ritrova insieme a riflettere su un interesse grande che però si origina e trova forza in fatti semplici e condivisibili, punto di partenza per valutazioni
più ampie ed approfondite.
Sarebbe altresì uno sbaglio pensare a Ostuni e al suo
territorio come a un’isola felice e esente da pericoli ambientali.
A una serie di problemi del nostro territorio di grave entità e di lunga storia, si pensi alla questione giovanile,
alla precarietà della nostra economia e del lavoro di
tanti, all’assenza di fenomeni culturali forti, alla crisi finanziaria e della politica ed a tanto altro, si aggiungono
quotidianamente ai nostri occhi segnali forti di allarme
ambientale che ci sorprendono e ci sconcertano.
Giusto per citare gli ultimi i fatti: le decisioni gravi nelle
intenzioni dell’attuale Governo di installare centrali nucleari nelle nostre terre e piattaforme petrolifere nei nostri mari. Questa è la cultura, purtroppo molto diffusa, di
risposte eclatanti, miopi e populistiche fatte a colpi di
mano per risolvere problemi seri e complessi che andrebbero invece approfonditi in maniera diversa e più
partecipata. L’impatto di tale tipo di approccio è estremamente distruttivo. Il concetto in questo tipo di pensiero è quello del territorio come bene da consumare, come se fosse una risorsa illimitata e rinnovabile per sua
stessa capacità. Potremmo parlare a lungo degli effetti
-irreversibili- di queste decisioni, ma questo voleva essere un articolo introduttivo, una pietra lanciata nello
stagno. Ci sentiamo comunque di dire “no, non è così”.
Sembra quindi evidente che se qualcosa possiamo fare
per cambiare questo stato di cose conta molto la partecipazione attiva e l’opinione di tanti in direzione di chi
ha avuto da noi stessi il mandato di governare.
Noi abbiamo un sogno, ed è quello di continuare a sperare, credere e crescere nella nostra terra, di essere
una speranza che si fa strada ogni giorno, di far sentire
la nostra voce, di diventare il cambiamento che vogliamo vedere, perché l’ambiente è nostro, è noi stessi.
Un saluto ed un augurio a tutti,
CARMINE SPECCHIA
Circolo Legambiente Elaia di Ostuni
Salvatore Valente e... la fotografia
crivere di Salvatore Valente, per chi lo conosce fin
dall’adolescenza, non è tanto difficile; ma trattare di
lui come fotografo non è semplice, specie per chi, come
lo scrivente, di foto se ne intende quanto uno scolaro di
filosofia.
Ma non tratterò di fotografia; il grandangolo sarà su di
lui, professionista di fotografia, anzi, artista fotografo.
Già l'anno scorso, nella sala dei 400 del Palazzo del
Popolo di Orvieto, il suo nome trovò spazio tra i finalisti
di un concorso indetto da quella città e denominato:
"Orvieto fotografia - Professional Photography Awards
2009" curato dal noto Giuseppe Bertolucci.
Per Salvatore si trattò di una prima affermazione professionale di grande prestigio in quanto i vari concorrenti provenivano da tutta Italia e da vari
altri paesi. Le sue foto realizzate tra il
2006 e il 2008, documentavano immagini
di vita vissuta a Cuba, in Tunisia e in Marocco, oggetto finanche di una mostra in
Ostuni nel centro di cultura "Donato Cirignola".
Mostra visitata ed ammirata da ostunesi,
forestieri ed autorità comprese.
Però,quest’anno, è un'altra cosa. Il fotografo Valente ha partecipato con una serie
di immagini realizzate, tra novembre e dicembre scorsi in Etiopia, tra Addis AbebaArba Minch-Lago Chamo-Jinca-Turmi-Yabelo-Awasa e Langano. In dieci giorni, tra
un centro e l'altro, ha potuto sostare in
tanti piccoli villaggi e scattare immagini
struggenti di popoli (tribù) a noi sconosciuti per lontananze geografiche e culturali.
Immagini che, speriamo, possano presto
essere oggetto di una nuova mostra nella
nostra terra. Immagini di grande valore artistico e singolare fascino iconografico.
Per non parlare delle ancestrali tradizioni
di quei popoli, come documentate, per
esempio, da una giovane ragazza frustata
a sangue, ma che non può emettere alcun
pur minimo lamento, anche se la spalla
sanguina, pena niente marito. Deve dimostrare, insomma, che è forte e pronta per
affrontare la vita.
Altri i riti per i giovani nubendi; sconcertanti. Uno, tra gli altri,consiste nel saltellare a
piedi nudi sulle spalle di una dozzina di tori affiancati uno all'altro senza cadere, e
questo per ben tre andirivieni; una caduta? Niente moglie. Nessuna donna lo vorrebbe.
Forme e riti barbari si direbbe da noi, ma
S
per quei popoli è frutto di una cultura atavica intoccabile.
Troppo lungo sarebbe l'indugiare su argomenti di questo tipo; sta di fatto che le foto per la Sezione "Reportage e Fotogiornalismo" del nostro Salvatore, quest'anno,
si sono imposte all'apice delle migliaia di altre immagini
per bellezza intrinseca, valore documentale e sensibilità artistica.
E così, il 13 marzo 2010,il primo premio per questa
competizione internazionale se I’è aggiudicato il fotografo ostunese Salvatore Valente.
Complimenti vivissimi ed auguri per un futuro professionale all’altezza di questo primo "Oscar" della fotografia.
DINO MONTANARO
8
CHIESA
Aprile
2010
Proseguiamo in questo numero la serie di ricordi di sacerdoti che con la loro vita e le loro opere hanno significativamente testimoniato il messaggio di San Paolo.
CON I “FIGLI” DI DON TONINO BELLO
di Domenico Melpignano
ra il mese di maggio del 1987. Dai responsabili
del Settore giovani di Azione Cattolica di Molfetta mi era pervenuto un invito per una conversazione con i giovani della Diocesi. L’incontro l’avrei tenuto nel Seminario Regionale. Già questo motivo
bastò a caricarmi tanto. Ritornare nei luoghi della
mia giovinezza, in quel Seminario nel quale dopo
gli studi filosofici affrontai anche quelli teologici, per
uscirne Sacerdote. Fui accolto, nel varcare la soglia
di ingresso del Seminario, dai Vice – Presidenti Diocesani. Con loro raggiunsi una delle aule scolastiche. Appena spalancarono la porta una scena mi
cadde sotto gli occhi, che ancora oggi mi ritorna alla
memoria ed al cuore per i
sentimenti che mi suscitò.
L’aula era colma di giovani
assiepati in quel semicerchio di gradinate, ma la
maggior parte di loro si trovava intorno ad una persona
molto importante: il loro Vescovo don Tonino Bello.
Il click della mia “macchina
fotografica” scattò subito per
immortalare quella scena e
racchiudere don Tonino “coi
suoi figli” in un unico abbraccio. Depositai la mia cartella
su di una sedia e mi avviai
doverosamente verso quel
Vescovo, ormai ritenuto un
grandissimo Presule, Maestro, Pastore, Padre. Mentre
mi inchinavo per ossequiarlo
e baciargli l’anello, don Tonino mi spalancò le sue braccia e mi abbracciò con tanta
cordialità ed affetto. Al mio
invito perché salisse sulla cattedra a presiedere l’incontro, mi disse: “Don Domenico, consentimi che io
occupi questo posto, “tra i miei figli”.
Da parte mia non gli feci alcuna difficoltà perché intuii quante fosse grande il suo affetto ed amore per
quella porzione eletta della sua Diocesi. La mia relazione la svolsi sulla tematica: “Tutti chiamati alla
santità e alla missione”. Tenni la mia riflessione. Fui
colpito dal silenzio religioso e dalla forte attenzione
dei presenti. Il primo a riservarmi tanta attenzione fu
proprio lui: don Tonino Bello.
Quando terminai il mio dire alcuni giovani sollevarono delle richieste alle quali puntualmente risposi.
Quando stavo pensando che tutto era finito, nel modo migliore, ci fu uno, guarda caso, fu proprio don
Tonino, che chiese la parola. La richiesta mi suscitò
trepidazione e timore nello stesso tempo. Ogni cosa
fu subito allontanata da me, don Tonino, da grande
Maestro, concluse l’incontro, e mi ringraziò per essere andato a Molfetta tra i “suoi figli”. Mi ringraziò
per la relazione “precisa e puntuale” a suo dire che avevo fatto. Poi uscì fuori dal banco dove sedeva, mi venne incontro e mi disse: ti ringrazio per
quanto ci hai dato. Ma il ringraziamento più bello ritieni il modo come “i miei figli” ti hanno seguito. Per
ricordare don Tonino Bello nell’Anno Sacerdotale,
in questo mese di aprile, a pochi giorni dal 17° anniversario della sua morte, dopo la celebrazione della
Santa Pasqua, ho inteso offrire il mio ricordo personalissimo di don Tonino Bello. Con il passare degli
anni notiamo come la sua figura, sempre più grandemente e fortemente rifulge nel firmamento della
Chiesa Cattolica, soprattutto a livello di santità. Non
a caso di lui è stato scritto: “Intriso di spiritualità
francescana don Tonino (nato ad Alessano in provincia di Lecce il 18/03/1935 e deceduto a Molfetta
il 20/04/1993) ha attraversato la navata del mondo
contemporaneo facendo della propria vita un’ esperienza di servizio e di santità….Campione del dialogo costruttore infaticabile di pace, pastore mite e
protettore dei poveri, degli immigrati e degli ultimi…Profeta della speranza, infaticabile testimone
dell’amore di Cristo nel tempo, cantore della bellezza nella molteplicità delle sue espressioni…Scrittore ispirato, per la freschezza e l’originalità dello stile, per la profondità del messaggio, per la forza del
suo linguaggio, capace di parlare ai giovani, agli
adulti, lontani o impegnati nella Chiesa, agli ultimi, a
ciascuno, personalmente…La sua scelta pastorale
vissuta sull’opzione radicale per gli ultimi, il suo impegno per la promozione della pace, della non violenza, della giustizia e solidarietà lo rendono, ancora oggi a distanza di diciassette anni dalla morte
uno dei più audaci profeti dei nostri giorni.”
A servizio della Pace, nel 1985, venne indicato dalla Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana,
a succedere a Mons. Luigi Bettazzi Vescovo di
Ivrea nel ruolo di presidente della “Pax Christi”, il
movimento cattolico internazionale per la pace. In
E
questa veste si ricordano diversi duri interventi: tra i
più significativi quelli con il potenziamento dei poli
militari di Crotone e Gioia del Colle, e contro l’intervento bellico nella guerra del Golfo, quando manifestò un’opposizione così radicale da attirare l’accusa
di istigare alla diserzione. Quando don Tonino parlava o scriveva della pace affermava: la “ Pace non
è la semplice distruzione delle armi. E non è neppure l’equa distribuzione dei pani a tutti i commensali
della Terra. Pace è mangiare il proprio pane a tavola insieme con i fratelli aprirsi ad orizzonti di comunione nella diversità. Pace è convivialità delle differenze, appunto”. Ed in un passo pasquale ebbe a
dire: “Pace. Pace a voi”. Sono le primissime parole pronunciate da Gesù il giorno di
Pasqua. Ora se le ultime parole di un moribondo vanno
prese come un testamento e
custodite con la venerazione
che si deve alle reliquie, le
prime parole del Risorto
vanno accolte con tutta l’attenzione che si deve a i manifesti programmatici. Ecco
perché la Chiesa dal giorno
di Pasqua, ha un compito
preciso: annunciare la pace.
Questo è il suo progetto politico, questo la sua linea diplomatica. Questo il suo indirizzo amministrativo: la pace“.
Su Mons. Tonino Bello, gloria della nostra Puglia, in
particolare del Salento, ci
sarebbe tanto da dire e da
scrivere. Sicuramente da
grandissimo Pastore quale è stato, da Profeta degli
ultimi anni del XX secolo, e da Re in atteggiamento
di servizio e di donazione, come egli seppe fare e
parlare in rifermento “al Vescovo che ha amato la
“Chiesa del grembiule”, ovvero la Chiesa semplice,
facile, povera, ed ha sperimentato bene la difficoltà
di farsi capire e su questa lunghezza d’onda evangelica, sulla quale una parte del clero, stenta a sintonizzarsi. Ma non fa difficoltà a comunicare con i
giovani, che tanto amò, i quali capirono immediatamente quanto e come, questo piccolo – grande uomo, stava cambiando le coscienze della gente”.
Anche noi, se avessimo avuto la possibilità di tempo e di spazio per scrivere su don Tonino, tanto altro avremmo scritto su di lui.
Ci piace chiudere il presente articolo con una data
estremamente significativa che candida don Tonino
alla gloria dei Santi: 27 novembre 2007. La Congregazione per le cause dei Santi ha avviato il processo di beatificazione del Vescovo pugliese.
Che don Tonino sarà così il primo Santo tra i sacerdoti formatisi nel Pontificio Seminario Regionale, in
questi primi cento anni di storia di vita dell’Istituto.
Lo crediamo e lo vogliamo. Diventerà un apripista
per tanti che il Signore ha chiamato a seguirLo da
vicino per lodare e per servire e accompagnare i
fratelli e le sorelle di questa stupenda Regione che
è la Puglia.
Grato al Signore per il grande dono
della vocazione,
affidandosi alla materna intercessione
di Maria Santissima Madre di Dio
Giovedì 13 Maggio 2010
memoria liturgica della
Beata Vergine Maria di Fatima
alle ore 18,00
nella Concattedrale di Ostuni
sarò ordinato
Presbitero
DON CLAUDIO GALIZIA
per l’imposizione delle mani e la Preghiera
di Ordinazione di
S.E. Rev.ma Mons. Rocco Talucci
Arcivescovo di Brindisi - Ostuni
CC U
U LL LL A
A
Nicola di Marcello e Adelaide Cavallo felicissimo annuncia la nascita del fratellino
GIORGIO
Roma 28 dicembre 2009
IL VOLONTARIATO
PER UNA SOCIETA’ DELL’AMORE
La
Stazione quaresimale rappresenta
ogni anno per ciascuna Vicaria della
nostra Diocesi una occasione perché l’Arcivescovo possa incontrare le comunità parrocchiali ed ecclesiali in genere, particolarmente attraverso i membri del Consiglio pastorale Vicariale, quasi un prolungamento
della Visita pastorale.
L’incontro è ritmato dall’ascolto della Parola
del Signore e dalla preghiera fatta insieme,
che esprime il sentire comune di una Chiesa
raccolta attorno al suo Pastore.
L’appuntamento di questo anno, vissuto il 18
marzo presso la parrocchia dei Santi Medici,
è stato caratterizzato da due motivazioni.
La prima, la consegna del mandato ai ministri straordinari dell’Eucaristia, che permettono a tante persone inferme di sentirsi partecipi della liturgia domenicale attraverso il
sacramento della Comunione che ricevono
nelle loro case.
La seconda motivazione è stato il ritrovarsi
con i rappresentanti delle Associazioni di volontariato ecclesiale e civile.
Nell’itinerario diocesano, le Linee pastorali del nostro Arcivescovo per l’anno 2009/2010 hanno come
tema “Il Volontariato per una civiltà dell’amore”,
pertanto è stato proposto alle Associazioni che
operano nel nostro territorio questo incontro che
potesse permettere di conoscersi e arricchirsi reciprocamente, per una collaborazione nello spirito di
solidarietà e fraternità.
L’Arcivescovo ha sottolineato che la presenza delle
Associazioni di volontariato, sia ecclesiali che civili,
è significativa per la Città tutta, in quanto è segno di
amore ad ogni uomo e aiuta a riconoscere i “vuoti”
per tentare di colmarli. L’amore non è disciplinato
da nessuna legge, ma l’essere immagine e somiglianza di Dio permette di poter amare come Lui e
di esprimere pienamente solidarietà con ogni uomo.
L’Arcivescovo ha anche richiamato il dovere di conoscere i campi operativi delle diverse Associazioni
per allargare la possibilità di andare incontro ai bisogni concreti delle persone, non trascurando quel
sentirsi coinvolti nel “lavorare insieme”, che per la
nostra Chiesa richiama l’esperienza del Sinodo.
Gli interventi dei presenti hanno impreziosito la serata, dando conferma della ricchezza presente nella nostra Città. Ricordiamo alcune sollecitazioni:
- Valorizzare l’assistenza spirituale accanto al supporto per alleviare le sofferenze di chi è provato dal
dolore.
- Far sì che le iniziative culturali possano essere a
servizio della solidarietà, come si tenta di fare in diverse occasioni, anche da parte dell’Amministrazione comunale.
- Dare seguito a questo incontro per conoscere
l’ambito operativo delle diverse Associazioni e mettere in rete gli aiuti che offrono, senza dimenticare
che il volontariato non sostituisce il servizio che istituzioni e società civile sono tenuti per loro dovere a
rendere.
- Il senso della gratuità di ogni servizio di volontariato è a volte accompagnato dalla poca visibilità,
che spesso dipende dal silenzio in cui si opera.
- Il bisogno di qualificare la propria identità associativa.
Concludendo l’Arcivescovo ha affidato ai presenti
la parola del Signore che dice la modalità attraverso la quale ogni persona può esprimere il suo desiderio di partecipare alla “civiltà dell’amore”: «Non
sappia la tua destra ciò che fa la tua sinistra»; «Vedano le vostre opere buone e glorifichino il Padre
celeste»: come dire silenzio, gratuità ma anche testimonianza.
ROSA MORELLI
Consiglio Pastorale Vicariale
PASSIONE DELLA NOSTRA UMANITA’
secondo “ognuno di noi”
Domenica delle Palme, si sa, è giorno di festa, di auguri, di sorrisi. E’ Domenica di Passione e, nonostante la lettura del “Passio”, tutti
pensano con più piacere al Messia che viene esaltato invece che al Gesù che viene condannato, torturato e ucciso.
Meglio aspettare il Venerdì Santo per pensare al
Servo Sofferente!
Eppure può accadere che il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, il Dio dell’Oreb ti faccia incontrare proprio quella mattina una persona che ti chiede
una cortesia e tu, pensando di dover fare una buona azione (in fondo è quasi Pasqua!), gli dai una
mano.
Ma sul più bello della tua soddisfazione etica, convinto che Gesù ti viene incontro in ogni uomo che
ha bisogno (“Quando avrete fatto qualcosa ad uno
di questi piccoli lo avrete fatto a me), non porti a termine la tua “buona azione” per cause di forza maggiore: devi correre in Ospedale con un tuo caro!
E lì ti accorgi che, forse, quel Dio che cerchi negli
scritti, nella Chiesa, nei Santi, si vuole manifestare
di più, in maniera più completa (“Padre, tutto è
compiuto”) ti vuole far vedere che quell’incarnazione edulcorata del Natale è la stessa della Pasqua!
Stando qualche ora in un Pronto Soccorso di
Ospedale e, nel mio caso in quello di Brindisi, ti accorgi che la tua buona azione era solo un palliativo
della tua coscienza e che il Signore dei “Cieli nuovi
e Terre Nuove” è lì in quell’umanità sofferente! E’
nella bimba ustionata, negli anziani che si lamentano, nei ragazzi feriti in incidenti,negli infartuati, negli sguardi spauriti, nei parenti che aspettano, in
La
quelli che piangono perché la loro esistenza si è
ormai “strappata”.
E’ un’umanità che ha bisogno, che soffre, che invoca. Ho pensato: -oggi è Domenica di Passione!
Pensavo di cavarmela con un sorriso, con un piccolo gesto di cortesia, ma quel Dio nel quale non
sempre crediamo, che cerchiamo oltre l’umano, ha
voluto semplicemente dirmi: <<IO SONO qui>>.
Poi il tempo passava ed i medici si adoperavano
con tutto il personale, i reperibili venivano richiamati in servizio e la macchina ospedaliera andava: un
conforto, un sorriso, una parola forte quando necessaria, la terapia.
A questo punto ho pensato: -Pasqua non è Natale,
ma gli Angeli ci sono sempre! E poi, anche questo
è un “passaggio”: in fondo nel Pronto Soccorso
non si rimane, si va altrove, si va verso un reparto,
vieni curato e dimesso. Si va verso la speranza di
star meglio, di poter riabbracciare i propri cari, si va
verso la Pasqua! –
Bei pensieri mi son detto, belle frasi, ma cos’è Pasqua?
Ognuno abbia la “sua Pasqua”! Ricordiamoci,
però, che capita a tutti, ed io l’ho avvertito in questa Domenica delle Palme 2010 che Qualcuno ti dica: «Metti qua il tuo dito, stendi la mano nel mio
costato e non essere più incredulo, ma credente!».
Forse Pasqua può essere proprio credere che Dio
è nella Storia, la scrive tramite l’uomo e la rinnova
ogni giorno con la certezza dei “Cieli nuovi e Terre
Nuove”.
Shalom!
GIACOMO VITO EPIFANI
9
RICORDI
Aprile
2010
La logistica e il settore sanitario
E’
stato calcolato che la gestione di un ospedale può essere paragonata, per volumi e valore, a quella di un grande supermercato. Per affrontare correttamente i problemi logistici in un ospedale,
occorre il supporto di esperti professionisti del settore: una vera e
propria cabina di regia che, all'interno di ogni struttura ospedaliera,
disciplini l'organizzazione delle risorse disponibili, identifichi di volta in volta le priorità, analizzi le criticità e valuti i costi. In questo
modo, si possono conseguire notevoli risparmi e guadagnare efficienza e qualità. Da uno studio condotto dal Politecnico di Torino, é
emerso che in Italia la spesa relativa ai farmaci e ai presidi medici
raggiunge il 15-20% della spesa complessiva di un ospedale.
Negli Stati Uniti, la stessa voce di spesa non arriva all'8 e questo perché lì, da almeno trent'anni, sono state adottate tecniche logistiche
avanzate, fondate sui principi del Material Requirement Planning e
del Just in Time.
Sono tre le fasi in cui le innovazioni sono più urgenti: l’erogazione di
farmaci e presidi medici nei reparti, i processi di rifornimento nei reparti stessi e, infine, il controllo complessivo dei flussi dei materiali.
Oggi, nella maggioranza dei casi, si utilizzano ancora prescrizioni
cartacee, mentre gli stock in reparto sono disordinati e, al tempo stesso, sovrabbondanti e carenti. Soprattutto, i vari "armadi" non sono
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collegati in rete e quindi spesso si perde tempo prezioso a cercare famaci che sarebbero rapidamente e facilmente rinvenibili con l’ausilio
dell’informatica. La logistica moderna può dare il proprio fondamentale contributo partendo da un’approfondita analisi dei consumi e
delle giacenze dei farmaci, razionalizzando i flussi e consentendo, in
ogni caso, forniture complete, rapide e tesmpestive. Le linee di sviluppo di questo approccio sono legate a quello che è definito come
un flusso "teso" dei rarmaci nei reparti, evitando nella massima misura possibile gli snodi che possono creare rallentamenti nella catena.
Altre innovazioni saranno l’introduzione del farmacista di reparto e
l’adozione di una gestione dei carrelli-armadio del tipo “pieno contro
vuoto”; inoltre sarà informatizzata la prescrizione dei farmaci,i pazienti disporranno di un braccialetto elettronico che tenga conto delle
medicine necessarie, delle dosi assunte e di quelle da somministrare;
la cartella clinica sarà quindi e ettronica e il dosaggio dei farmaci
sarà unitario e personalizzato; la distribuzione infine sarà automatizzata basandosi sull’utilizzo di carrelli “intelligenti”. In conclusione
per i logistici c’è molto lavoro da fare: le soluzioni per risolvere i
problemi della Sanità ci sono e sono numerose, in modo da ridurre
gli oneri.
FRANCESCO CASARANO
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R II
8 luglio 1932
3 marzo 2010
28.3.2009
16.4.1989
28.3.2010
Ricorre il primo anniversario della scomparsa di
È stato chiamato
da Dio
ROCCO FRANCESCO
MARZIO
CICCIO
MORO
Trasferitosi a
Torino per impegni di lavoro.
Praticante del credo: famiglia, lavoro.
Appassionato di calcio fin da ragazzo ha
trasmesso tale entusiasmo al suo amato nipote Denis.
La moglie Consiglia, con le figlie Stella e
Gabriella, il fratello Mimino con Carmelita e Donato, e i parenti lo ricordano, costernati, a quanti lo conobbero.
Con immenso ed
immutato affetto
lo ricordano a
parenti ed amici
la moglie Carmela, i figli Stella ed Angelo, il
fratello Francesco, la sorella
Tina e le nipoti
Anna e Carmelita conservandolo nel proprio cuore.
Sette anni fa un male inesorabile vi ha
strappato materialmente alle nostre
famiglie. Malgrado
il trascorrere del
tempo, continuate a
vivere con noi attraverso i ricordi e gli
esempi di una vita
proba ed onesta e
ORONZO
GIUSEPPE ricca di affetti.
PUTIGNANO PUTIGNANO I nostri silenzi, le
nostre preghiere, i
14.4.2003
10.4.2003
nostri discorsi ser14.4.2010
10.4.2010
vano ad arricchire
di meriti celesti le
vostre anime che aleggiano intorno ai nostri pensieri.
I vostri cari
29 aprile 2004
GLICERIO
CAMPANELLA
Ciao,
Angelo nostro,
Oggi 27 aprile 2010 festeggiamo “Spiritualmente” 50 anni di quel Matrimonio che ci legò ed ancor rimane nei
precordi! Quello che Dio unì resta tale
tra Te nell’azzurro e me nel verde dei
prati quaggiù.
Nella comunione di tale ricorrenza cono con noi, affettuosamente, i figli Rita-Maria, Adam, Anja ed i nipoti-gemelli Ramon e Delia.
Ti giunga il bacio e l’abbraccio di
sempre, la TUA
Tipografo
Avverto la tua
presenza
in
ogni istante ed
io, ovunque vado, ti ho sempre
vicino; il tempo,
ormai, non esiste più perché il
tuo pensiero,
eterno, vive nel
mio pensiero ed
insieme cerchiamo Mamma e Papà che,
avvolti nella Luce Divina, continuano ad
amarci teneramente e all’infinito.
Natalia
9.4.2008
9.4.2010
MASCIALE FRANCIOSO
le figlie Lucia ed Emanuela la vogliono ricordare
con dei versi di Pier Paolo Pasolino tratti da “Supplica a mia madre”:«Tu sei la sola al mondo che sa
del mio cuore, ciò che è stato sempre, prima d’ogni
altro amore… Sei insostituibile. Perché l’anima è in te, sei tu, ma tu sei mia
madre e il tuo amore è la mia schiavitù. Ho passato l’infanzia schiavo di
questo senso alto, irrimediabile di un impegno immenso. Era l’unico modo
per sentire la vita, l’unica tinta, l’unica forma – ora è finita. Sopravviviamo:
ed è la confusione di una vita rinata. Fuori dalla ragione. Ti supplico, ah, ti
supplico: non voler morire. Sono qui, solo, con te, in un futuro aprile…».
E, nello stesso tempo, ringraziare in modo particolare i più cari amici dei
propri genitori Ester e Antonio, per il calore umano e immenso affetto mostrato facendoci sentire un po’ meno sole.
27 aprile 2010
sono ormai cinque anni che non godiamo della
gioia della tua presenza, ma il tuo ricordo è vivo
nei nostri cuori e nelle nostre preghiere.
I tuoi figli, con i tuoi nipoti, grati per l’esempio
di fedeltà alla famiglia e riconoscenti per la testimonianza di vita semplice e ricca di valori cristiani, ti ricordano con grande affetto nella certezza che Dio ti ha accolto tra le sue braccia e ti ha rivestito di luce eterna.
I tuoi cari
13 aprile 2009
13 aprile 2010
ANNA
FRANCIOSO
Ad un anno dalla sua scomparsa ricordiamo la luce della nostra vita
in Sprechino
MARIA ADDOLORATA
LORUSSO
Dopo gli anni vissuti
su questa terra, accanto ai tuoi cari, ai
tuoi allievi ed al tuo
mondo, la tua stella
continua a brillare nel cielo da dove, ogni volta che alziamo gli occhi, ci dice che la tua vera
gioia è quella di abitare, in eterno, nell’Amore
di Dio ed in compagnia della Vergine.
Il marito Rosario, i genitori Concetta ed Enrico, la sorella Rosalba con il marito Maurizio,
elevano assidue preghiere affinché la sua anima interceda per tutti i suoi cari.
maritata Antonio Conenna
Una donna
che credevamo immortale tanto si faceva amare:
nostra madre
ma anche la
madre di tutti.
20.4.2010
Prof.ssa ESTER
Caro Nonno,
Il nostro cuore si riempie di gioia quando pensiamo che la tua
anima, pura e immacolata, gode al cospetto della visione beata del volto di Cristo, quale ricompensa dell’amore e della
gioia che hai distribuito quando eri tra noi.
E noi, i tuoi figli Caterina con Mario, Antonio con Albina, ed i
cari nipoti, lodiamo, attraverso sincere preghiere, la bontà del
Dio Eterno e infinito che ti ha accolto nel suo Regno.
Una S. Messa di suffragio verrà celebrata giovedì 29 aprile 2010, ore
19,00, nella Chiesa di San Luigi Gonzaga.
Al caro Oronzo: umile, paziente, silenzioso, fedele, cordiale con tutti. Ricorrendo il suo primo anniversario, lo sentiamo vicino con l'affetto di sempre.
Il genero Massimo
Nel primo anniversario della scomparsa della
BIAGIO ASTORE
maritata Moro
GIUSEPPE APRILE
Ada-Dù
I tuoi cari
20.4.2009
17- 03-2009
ORONZO
LEGROTTAGLIE
Non si può dimenticare una
persona che è vissuta per tanto
tempo nell’amore dei suoi cari
e per giorni belli e di sacrificio:
egli continua ad esistere nei
pensieri, nella mente e nei ricordi di tutti coloro che amò
sulla terra e a cui donò se stesso ed un immenso bene a beneficio di tutti.
La moglie Rosa, i figli Giovanni con Antonella, Giulia
con Enrico, i nipoti Aldo e Domenica, Walter ed Oscar
conservano affettuosamente il suo ricordo nel loro cuore.
Una S. Messa di suffragio verrà celebrata domenica 25
aprile 2010, alle ore 9,00 nella Chiesa parrocchiale di
San Luigi Gonzaga.
VITO
ASCIANO
27 aprile 2005
7-01-1928
ITALO GUIDO
Il tempo è passato inesorabilmente ma il tuo
ricordo ed i
tuoi insegnamenti di vita ci
accompagneranno per sempre insieme a
tutto l’affetto
che meriti.
Sei sempre nel cuore della tua cara moglie Domenica, dei tuoi figli Lina, Anna
e Matteo, dei tuoi generi Enzo e Nicola,
di tua nuora Lucia ed in quello degli affezionati ed amati nipoti che ti ameranno
sempre.
il tempo scorre,
ma il dolore per
la tua mancanza
rimane.
Vorremmo averti con noi, ma un vento
impetuoso ha strappato precocemente la
tua vita.
Solo l’amore e il ricordo, sempre vivi, ci
aiutano.
25.4.2010
Ricorre il 12° anniversario della morte di
Messaggio Terra-Cielo via Etere da:
Ada Campanella-Nacci al marito
29 aprile 2010
19.4.2010
25.4.1998
26 aprile 1994
26 aprile 2010
TITINA (Luisa) CARLUCCI
19.4.2003
16.4.2010
GIUSEPPE
TANZARELLA
9.4.2007
9.4.2010
LUCREZIA BARLETTA
Signore,
dona pace al riposto eterno e nella notte
quieta e serena di Lucrezia.
E tu, Vergine Maria, felice messaggera
di salvezza, ascolta la nostra preghiera
di supplica e custodisci la sua anima
che a te si è affidata, ha lodato il tuo
nome e innalzava a Dio la sua anima.
L’amore del tuo fratello Donato, delle cognate Lucia e Isabella e
degli amati nipoti continua e resta immutato.
C M G N
10
CRONACA
BREVE
Aprile
2010
LL’’ aa nn gg oo ll oo dd ee ll ll aa pp oo ee ss ii aa
VERSO LA SALVEZZA
EUFORIA
Euforia…
Timida ti fai strada
Nel presente
Come il sole tra le nubi
E le nebbie mattutine.
di Tonino La Centra
S
ulla via che conduce alla salvezza,
l’0stuni del Presidente Saponaro, nel
recupero di mercoledì 31 marzo, ha battuto
una squadra ostica quale è la Turris, al termine di una gara al cardiopalma con continui capovolgimenti di fronte.
I giallo-blu di Lombardo hanno disputato
una partita a dir poco eccezionale, rimontando per ben due volte lo svantaggio,
conquistando alla fine una vittoria (3-2)
Lauro Gallo
Direttore generale Ostuni Sport
che potrebbe essere determinante ai fini
della salvezza; infatti i tre punti messi nel
carniere permettono di raggiungere quota
37 in classifica, sorpassando proprio i
campani della Turris.
Questa la classifica quando mancano sei
partite al termine del campionato: Neapolis 69, Pianura 64, Casarano 58, S.Antonio Abate 55, Forza e Coraggio e Pomigliano 52, Casertana 49, Francavilla sul
Sinni 48, Matera 44, Grottaglie 40, Angri
39, 0stuni 37, Turris 35, Bitonto 28, Bacoli Sibilla 26, Ischia 25, Francavilla Fontana 24, Pisticci 23, Fasano 19.
Ricordiamo ai nostri lettori che le ultime
due squadre retrocedono nella serie inferiore. Le squadre che occupano le posizioni che vanno dal 14° al 17° posto, disputano i play-out e di queste, al termine di incontri incrociati, la perdente retrocede in
Eccellenza.
Per gli amanti delle statistiche, riportiamo
di seguito le partite disputate dall’Ostuni
Sporta e quelle da disputare fino al termine
del campionato.
Domenica 11 aprile si è svolta la partita
Ostuni-Pisticci, conclusasi con il punteggio di 1-2. Naturalmente la classifica che
precede non tiene conto dei risultati di tale
giornata.
La sofferenza, un tempo oscura,
oggi, caleidoscopio di un’umanità
figlia di luci, colori,
spazi infiniti.
L’azzurro del tempo
Aprirà orizzonti
Più ampi.
Solo allora tornerai
A danzare,
Euforia.
Masietta Palmisano Parisi
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Martedì 23 marzo 2010 nell’Alma Mater Studiorum – Università di Bologna,
Facoltà di Lettere e Filosofia, la
Dott.ssa FRANCESCA VALENTE
La sede de LO SCUDO
è aperta il martedì e venerdì
ha conseguito la sua seconda laurea Magistrale in Antropologia Culturale ed
Etmologia, discutendo la tesi: «“Lu patrune de lu regne” – Etnografia di una
devozione popolare – la Festa di sant’Oronzo a Ostuni».
Relatrice: Chiar.ma Prof.ssa Francesca SBARDELLA
dalle ore 18,00 alle 20,00
Nonno Donato, felice per la carriera già intrapresa con crescente successo,
augura alla neo antropologa la realizzazione di tutti i suoi desideri.
in Corso Garibaldi, 129
N oo zz zz ee dd ii D
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Avvertiamo i nostri lettori
che sono stati
Il 29 aprile 2010 compiono 25 anni di matrimonio i signori
attivati i seguenti numeri:
LILIANA CICIRIELLO
e LEO GALASSO
Tel. 0831.360303
Fax 0831.331448
Cell. 3339063735
e-mail: [email protected]
Notizie flash
di Ferdinando Sallustio
primi tepori della primavera hanno evidentemente influito sulle già ridotte facoltà di alcuni nostri concittadini: nel mese scorso, oltre alle purtroppo usuali notizie di
cronaca nera che riguardano vari esponenti della malavita locale registriamo l’arresto di un eritreo ubriaco che
aveva infastidito una barista in Piazza e poi aveva sferrato calci e pugni ai poliziotti accorsi a calmarlo; la condanna per direttissima di due energumeni pregiudicati
che avevano selvaggiamente picchiato un uomo ed anche la sua compagna, “colpevoli” di aver contestato un
loro avventuroso parcheggio a centro strada a Villanova; un ingegnere è stato colpito con una bastonata in
testa e mandato in ospedale da un anziano cliente insoddisfatto di tempi e spese di una pratica di accatastamento. Scoperti, inoltre, due giovani protagonisti di furti
ed atti vandalici ai danni del bar del Campus sportivo
vicino al Liceo scientifico, che compivano razzie varie
con la scusa degli allenamenti. Tra gli arresti “tradizionali” segnaliamo: il nuovo provvedimento restrittivo ai
danni di un arrestato nello scorso novembre per una
truffa con assegni scoperti; questa volta avrebbe emesso false fatture per operazioni inesistenti, portate in detrazione indebitamente; un pregiudicato che fingeva di
passeggiare con il cane a Villanova ma stava ritirando
tra gli scogli un pacchetto nascosto di 2 etti di hashish;
un altro spacciatore aveva nascosto nei muretti a secco
vicino alla “Madonna della Grata” 800 grammi di hashish e 120 di cocaina; un pluripregiudicato evaso dai domiciliari si nascondeva in un casolare di campagna con
la convivente: i due avevano con loro anche la figlioletta di 15 mesi portata via da un centro di cura dove la
piccola viene curata perché è nata con i sintomi della
tossicodipendenza materna; un giovane residente da
I
Liliana originaria di Ostuni, si sposò a Milano ove risiede da moltissimi anni
insieme al marito.
Liliana e Leo ricevano da Ostuni i migliori auguri e felicitazioni per questa
meravigliosa ricorrenza con l’auspicio di una lieta vita futura vissuta nella serenità, nella pace e nella gioia.
noi ma originario di San Giorgio Jonico che era il referente locale di un traffico di cocaina e altra droga; un altro pregiudicato è stato riportato in carcere perché dovrà scontare varie condanne, con pene residue fino a 5
anni e 9 mesi; un altro giovane “vecchia conoscenza” è
stato arrestato perché riconosciuto responsabile di una
rapina in un supermercato di Cisternino, dove è stato ripreso dalle telecamere.
Da segnalare, infine, la condanna in primo grado per
alcuni noti imprenditori accusati di aver percepito un finanziamento di circa un miliardo di lire, nel 1998, senza
averne i requisiti; oltre ai 2 anni e 6 mesi di reclusione,
vi è stata la confisca di un impianto industriale e di una
villa a Rosa Marina.
***
edici ed operatori sanitari del reparto di Ginecologia dell’Ospedale di Ostuni sono stati rinviati a giudizio per un errore chirurgico avvenuto nel 2006, quando un telo operatorio fu dimenticato nell’addome di una
paziente, che subì quindi seri problemi di decorso clinico; protesta intanto il sindacato Fials (Federazione italiana autonomi lavoratori della sanità) contro la carenza
di organico di infermieri: l’attenzione dei rappresentanti
sindacali si concentra soprattutto sul reparto di Chirurgia, dove solo 8 infermieri su 14 coprono ora i turni di
servizio, con orari di lavoro molto pesanti. Con carenze
strutturali, invece, fa i conti il laboratorio analisi, dal cui
soffitto, nelle scorse settimane, vi sono stati sgocciolamenti di liquami. Mancano gli infermieri anche per il
servizio di raccolta del sangue da parte dei donatori,
così il Presidente della locale sezione dell’AVIS, Andrea Pinto, ed il Direttivo dell’associazione hanno chiesto agli associati la sospensione delle attività di donazione dopo che in alcuni casi si erano dovute attendere
anche tre ore per poterle effettuare. Buone notizie, invece, per un’anziana di cento anni, Maria Maggiore: la
centenaria cegliese è stata operata con successo ad
Ostuni in anestesia locale per una frattura del femore,
M
ed è tornata a casa in buone condizioni.
***
ponte tra generazioni:la visita compiuta prima di
Pasqua dei bambini del CIF di Ostuni agli anziani ospiti del Centro “Solari”, il “Focolare” è stata l’occasione per ribadire i legami di affetto e di rispetto tra le
diverse età che hanno idealmente permesso ai più vecchi di sentirsi nonni di tutti i bambini che sono andati a
trovarli, ed ai giovanissimi di comprendere l’importanza
dei legami umani, dell’esempio e del messaggio che
possono ricevere da loro, come ha spiegato Don Franco Blasi nel messaggio di saluto. In un mondo frenetico, che impedisce di coltivare le relazioni o le relega a
poche frettolose formalità, il gesto simbolico affidato ai
bambini, che hanno regalato agli anziani le piantine di
grano, pronto a crescere ed a fruttificare, è stato davvero esemplare, così come gli anziani hanno potuto condividere il sorriso dei più piccoli che hanno pranzato
con loro.
***
altro ponte tra generazioni, nel segno del servizio e della solidarietà, è stata la ricostituzione
del “Rotaract Club” di Ostuni, che riunisce giovani appena maggiorenni per svolgere un impegno sociale, civile e culturale di alto livello. Il Rotaract è promosso dal
Rotary International (club padrino è quello di OstuniValle d’Itria- Rosa Marina, presieduto da Giovanni Colucci). La cerimonia si è svolta il 6 aprile all’Hotel Ostuni
Palace: il presidente eletto del Rotaract è Lorenzo Iaia,
mentre i componenti sono: Piergiorgio Martucci, Francesco Roma, Mattia Cucci, Eugenio Santomanco, Simone Tanzarella, Marco Martucci, Silvio Marzio, Giulio
Colucci, Paolo Colucci, Ilaria Anglani, Ilari Chirulli, Giovanna Molendino, Daniele Vergati, Valerio Massaro e
Federica Marseglia. In totale, sono attivi nel mondo
7.179 Club Rotaract che contano 165.117 soci in circa
162 Paesi. In Italia, sono presenti 394 Club, con circa
8.000 soci, organizzati in 10 Distretti.
Un
Un
C M G N
Mensile Cattolico d'Informazione
Anno LXXXVIII - Numero 4 - Aprile 2010
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Francesco Casarano - Dino Ciccarese
Giacomo Vito Epifani - Tonino La Centra
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