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lo scudo aprile 2010 - Diocesi di Brindisi – Ostuni
Aprile 2010 N° 4 Mensile cattolico d'informazione fondato nel 1921 La destra conquista importanti regioni Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 conv. in L. 27/02/2004, art. 1, comma 2, DCB BR una copia € 2,00 di Stefano Cavallo bassa percentuale dei votanti come conseguenza dell’astensionismo protestatario di cui avevamo parlato il mese scorso, si è puntualmente registrata nelle elezioni regionali. Gli scandali, le intercettazioni telefoniche che rivelano gli abusi dei governanti, la grave crisi economica con un preoccupante aumento della disoccupazione, la completa assenza di una politica per il Mezzogiorno, anzi la sottrazione di risorse finanziarie per far fronte ad eventi straordinari, non hanno influito sul voto, ma hanno appunto indotto al non voto. Ha resistito la Lega Nord che non solo avanza nelle regioni del Nord e vede eletti i suoi candidati a Presidente in Piemonte e in Veneto, ma cresce in alcune regioni come l’Emilia Romagna, storica roccaforte della sinistra e nelle Marche. Il Popolo della Libertà perde consensi al Nord, ma conquista il Lazio, la Campania e la Calabria, anche per gli errori compiuti dal centrosinistra nella scelta dei candidati alla Presidenza. In particolare nel Lazio, la candidatura della Bonino si è rivelata inadeguata a raccogliere i consensi di larghi strati di cattolici e il passaggio alla destra della Calabria e della Campania sono la conseguenza non solo di candidature inappropriate, ma di una politica insufficiente a dare speranze a quelle popolazioni. Il Partito Democratico col suo 25,9% incalza il Popolo della Libertà, ma la Lega Nord raggiunge il 12,7% e l’Italia dei Valori si attesta sul 6,9%. Elevato anche il numero delle schede bianche e nulle che confermano il clima di protesta che pervade l’elettorato. La Puglia appare quasi un’eccezione, ma non per merito dei partiti, solo per la capacità di Nichi Vendola di infondere speranza, specialmente nei giovani, e di presentarsi come un politico passato indenne per la bufera che pure ha attraversato la Regione. I due maggiori partiti hanno confermato la crisi che li attraversa: l’on. Fitto ha addirittura rassegnato le dimissioni da Ministro che, naturalmente, sono state respinte da Berlusconi, per l’insuccesso conseguito nella regione nella quale si era assunto la responsabilità della candidatura di Rocco Palese; questi ha addirittura accusato alcuni parlamentari del suo partito di avere fatto votare la coalizione di centrodestra, ma non il candidato alla Presidenza e, naturalmente, grande è l’insoddisfazione so- La V prattutto dei candidati non eletti, ma anche di alcuni eletti che non potranno essere assessori. Il Partito Democratico era giunto alle elezioni dopo la batosta delle primarie che avevano visto sconfitto l’on. Boccia e il trionfo di Vendola appoggiato da larghi settori dello stesso PD. L’arresto di Frisullo e l’annuncio del ritiro della candidatura di Mazzarano che è stato comunque eletto e non intende dimettersi, hanno contribuito ad appannare l’immagine del partito il cui segretario, Blasi, appare spesso indeciso. Se dovesse entrare in Giunta aprirebbe nel PD una crisi risolvibile solo con elezioni interne. Anche nella nostra Provincia il centrodestra è in agitazione per il modesto risultato alle regionali e per i risultati nei Comuni dove si votava. Ha conquistato Cellino S. Marco, ma ha perso il grosso Comune di Mesagne, dove Franco Scoditti ha preso il 60,80% e il Comune di Torre S. Susanna, feudo del sen. Saccomanno che aveva voluto candidare a Sindaco il fratello! A Torchiarolo Del Coco è stato eletto Sindaco con uno schieramento trasversale, ma prevalentemente di destra. L’11 e 12 aprile si è votato per i ballottaggi che hanno visto prevalere a S. Vito dei N.nni e a Ceglie M.ca i candidati del centro destra; a S. Pietro V.co e Latiano i DS sono stati sconfitti, non dalla destra che era fuori dal ballottaggio, ma da coalizioni particolari: a S. Pietro ha vinto Rizzo dell’UDC, sostenuto anche dall’Italia dei Valori e a Latiano ha prevalso De Giorgi, anch’egli appoggiato dal partito di Di Pietro che a Latiano è presente col sen. Caforio. Si ricomincia a parlare di riforme come se fosse necessario attendere le elezioni regionali. In particolare si parla delle riforme istituzionali e con esse del Presidenzialismo e della riforma fiscale, proprio delle riforme che non potranno produrre alcun effetto in questa legislatura: la prima comporta modifiche alla Costituzione e potrebbe andare in vigore nel 2018 (!); la seconda incontra la grande difficoltà del debito pubblico che in questa legislatura è aumentato. Le riforme più urgenti sarebbero quelle che riguardano l’economia, ma di esse non si parla. Il Presidente del Consiglio continua a dire che il Governo non ha poteri! Dovrebbe spiegare perché i governi che si sono succeduti nel dopoguerra abbiano trasformato l’Italia! enerdì 7 maggio, alle ore 18,00 verrà presentato, nell’auditorium della Biblioteca comunale di Ostuni, il volume “Palcoscenico ostunese”, Schena Editore di Domenico Colucci. L’opera raccoglie le commedie: Li femmene moderne, Lu bersagliere, Donna Rata in lingua dialettale ostunese, già rappresentate negli anni passati; Orazio Coclite, commedia tratta dal romanzo storico-satirico “Il porco troiano”; il dramma storico in 4 atti Donn’Arcangelu anche questo in dialetto ostunese ed infine Tanto gentile, saggo scolastico-teatrale in lingua italiana. Presenterà l’opera il prof. Bartolo Anglani, Docente di Letteratura Comparata nell’Università di Bari che ne ha curato l’introduzione. Seguirà la lettura di alcune scene delle commedie. La manifestazione è promossa dall’Università delle Tre Età, dall’Amministrazione Comunale e della Banca di Credito Cooperativo di Ostuni. Aspetti della campagna ostunese in primavera nell’articolo di G. Ciola a pag. 7 (Foto: G. Ciola) Per un Paese solidale. Chiesa italiana e Mezzogiorno di Tonino Marseglia vent’anni dalla pubblicazione del documento “Sviluppo nella solidarietà”. Chiesa italiana e Mezzogiorno” ottobre 1989),i Vescovi italiani intervengono nuovamente nella situazione del Meridione d’Italia,”non solo per celebrare un anniversario,ma per intervenire in un dibattito che coinvolge tanti soggetti” e spinti dal “dovere e volontà della Chiesa di essere presente e solidale in ogni parte d’Italia,per promuovere un autentico sviluppo di tutto il paese”.Il nuovo documento, pubblicato il 21/2/10, si pone, infatti, in stretta continuità con il primo,per il medesimo spirito di servizio e di amore “intelligente per il Mezzogiorno” che lo anima e appare mosso e sollecitato dalla costatazione del perdurare del problema meridionale, alla luce dei nuovi fatti e dei profondi cambiamenti verificatisi negli ultimi venti anni. Fatti e mutamenti che non hanno migliorato la situazione del Mezzogiorno d’Italia e che non saranno positivi ”se esso non reagirà adeguatamente e non li trasformerà in opportunità”. La descrizione che i Vescovi fanno degli avvenimenti e dei fenomeni sociali, politici ed economici, verificatisi negli ultimi anni nel mondo e in Italia, sembra accomunare tali fatti con la caratteristica di “occasioni mancate” per il Mezzogiorno, se non come vere e proprie emergenze negative per il suo sviluppo. Così, nel campo politicoistituzionale, ritengono che l’elezione diretta dei sindaci e dei presidenti delle province e delle regioni “non ha scardinato meccanismi perversi o semplicemente malsani nell’amministrazione della cosa pubblica,né ha prodotto quei benefici che una democrazia più diretta nella gestione del territorio avrebbe auspicato”. Ed ancora, ”le politiche di aiuto per il Sud hanno bisogno di essere verificate sul se e come le risorse siano state utilizzate”. ”Il complesso panorama politico ed economico, nazionale ed internazionale, ha fatto crescere l’egoismo individuale e corporativo… con il rischio di tagliare fuori il Mezzogiorno dai canali della redistribuzione delle risorse, trasformandolo in un collettore di voti per disegni politici-economici estranei al suo sviluppo”. Egualmente negativo è il giudizio dei Vescovi sulle modalità con cui la modernizzazione è stata recepita dal Sud. Invece di un graduale rinnovamento, dicono, esso ha patito un vero e proprio sradicamento disordinato, specialmente nel settore dell’agricoltura. La modernità, del resto, dal punto di vista culturale, ha “innestato una nuova mentalità segnata dall’individuali- A smo e nichilismo. ”L’Europa e il Mediterraneo, per la favorevole posizione geografica del Mezzogiorno, dovevano e potevano agevolare un suo sviluppo in campo economico-commerciale. Ma così non è stato per ”una radicale fragilità del suo tessuto sociale, culturale ed economico e per la frequente mancanza di sicurezza”. A questa “piaga profonda”, che ha origine dalla criminalità organizzata e dalle varie mafie, i Vescovi dedicano un intero paragrafo, definendo il fenomeno “un vero e proprio cancro”, ”una tessitura malefica che avvolge e schiavizza la dignità della persona,che avvelena la vita sociale, pervade la mente e il cuore di tanti giovani, soffoca l’economia, deforma il volto autentico del Sud”. L’economia illegale però soffre di altri mali, egualmente deleteri: usura, estorsione, evasione fiscale ,lavoro nero: frutti ugualmente avvelenati e rivelatori di una carenza diffusa di senso civico. In questa situazione, i Vescovi ricordano che la chiesa ha pronunciato parole tipicamente evangeliche come”peccato”, ”conversione”, ”pentimento”, ”giudizio di Dio”, proferite da Papa Giovanni Paolo II nella Valle dei Templi di Agrigento e da Benedetto XVI in occasione della 43ª giornata della pace. Ricordano anche i numerosi testimoni che hanno dato la loro vita per la giustizia: magistrati,forze dell’ordine, politici, sindacalisti, imprenditori, giornalisti, e segnalano le “luminose testimonianze date da componenti delle comunità cristiane del Sud: don Pino Puglisi, don Giuseppe Diana, il giudice Rosario Livatino. Rilevano che le Chiese “debbono ancora recepire sino in fondo la lezione profetica dei testimoni morti per la giustizia ed osservano che “tanti sembrano cedere alla tentazione di non parlare più del problema o di limitarsi a parlarne come di un male antico e invisibile”. Evidenziano che “le emergenze rappresentate dalla povertà, dalla disoccupazione, e dall’emigrazione, se toccano aree dell’intero Paese, affliggono con particolare intensità le regioni del Mezzogiorno. La disoccupazione, in particolare, colpisce soprattutto i giovani, causando un flusso migratorio verso il centro-nord e l’estero. Il fenomeno “cambia i connotati della società meridionale, privandola delle risorse più importanti e provocando un generale depauperamento di professionalità”. Fin qui l’analisi, con la descrizione dei mali e delle emergenze. (Continua a pag. 8) 2 CITTà Aprile 2010 GIOVANNI EPIFANI RICORDANDO DON ORAZIO eletto nel Consiglio Regionale O stuni torna ad essere rappresentata nel Consiglio della Regione Puglia: nella lista del PD, grazie al premio di maggioranza, è stato eletto il geometra Giovanni Epifani. Naturalmente bisogna attendere la proclamazione da parte della Corte di Appello di Bari. Epifani è un volto noto della politica, dell’imprenditoria e dello sport ostunese; già iscritto alla Democrazia Cristiana è ora dirigente del Partito Democratico e nelel ultime elezioni provinciali è stato eletto nel Consiglio dove ricopre l’incarico di Presidente della Commissione Ambiene, Trasporti e Infrastrutture. Ha fatto parte del Consiglio comunale di Ostuni dal 1983 al 2009 e ha ricoperto l’incarico di Assessore alla Pubblica Istruzione e ai Lavori Pubblici; nonché Presidente del Consiglio Comunale. Formuliamo vive felicitazioni ad Epifani per il successo ottenuto e ogni augurio per l’attività che lo attende nell’interesse della Puglia e quindi anche della nostra città. S.C. L’aula del Consiglio Regionale attende i nuovi eletti (Foto: Giampiero Parisi) Il postino suona sempre due volte postino suona sempre due volte” è un romanzo di James McCain ambientato a San Francisco che però non potrebbe essere riproposto nelle contrade di Ostuni, e nemmeno in alcune vie della città, dove da tempo si registrano difficoltà nella consegna della corrispondenza, dovute all’ avvicendamento dei portalettere e alla sovrapposizione di altre agenzie di concorrenti di Poste italiane; la liberalizzazione dei servizi di recapito ha indotto varie grosse imprese (come le banche) ad affidarsi a tali società per la gestione delle consegne, e da un momento all’altro molti concittadini hanno scoperto di essere irrintracciabili da parte della posta perché il loro indirizzo risulta incompleto, troppo vago o indeterminabile. Su un sito Internet molto diffuso è stata pubblicata la lettera dell’arch. Antonio Pacifico che sottolinea tali disservizi ricordando l’esistenza, in Ostuni, di 12 diverse vie Tanzarella (a via A.Tanzarella potrebbero corrispondere le vie Angelo, Andrea, Aristide o Antonio Tanzarella), 11 vie Tamborrino o Tamburini, 6 Ayroldi, 4 Anglani, 4 Trinchera e così via. Si sottolinea inoltre la mancanza di una toponomastica precisa nelle contrade, dove molti forestieri ed ostunesi trascorrono molto tempo o addirittura tutto l’anno; le difficoltà di reperimento causano seri problemi, soprattutto per l’invio di raccomandate e di bollette, con aggravio di costi e rischio di distacco delle utenze (per questo è sempre consigliabile farle addebitare sui conti correnti bancari e, per chi pratica la tecnologia, incrementare l’invio della posta elettronica). Il Comune di Ostuni, intanto, è stato sollecitato dai consiglieri del PDL alla soluzione della questione; il Sindaco Tanzarella ha ricordato che già l’anno scorso è stata affidata alla società “Doc Artis” di Reggio Emilia, che fa capo all’architetto Franco Lavecchia, originario di Ostuni, la realizzazione di un piano di individuazione, denominazione e numerazione delle strade e dei luoghi: il servizio sta per essere portato a termine, e si correggeranno così anche vecchi errori di denominazione delle località, dovute alla scarsa conoscenza del territorio da parte di anonimi funzionari che molti anni fa, ad esempio, chiamarono “Madonna della Grotta” la “Madonna della Grata”. FERDINANDO SALLUSTIO “Il Dalla pagina 1 PER UN PAESE SOLIDALE..... Nella seconda parte del documento i Vescovi colgono, segnali positivi che pur provengono dalla società meridionale e dagli ambienti ecclesiali,che inducono alla speranza. I giovani innanzitutto. Grazie al ritrovato gusto dell’associazionismo, hanno dato vita ad esperienze di volontariato, hanno vinto la rassegnazione e sono scesi in piazza per gridare che il Mezzogiorno non è tutto mafia o luogo senza speranza. Si tratta di “uomini nuovi… che si espongono in prima persona, lavorano… al riscatto della loro terra”. In questo impegno “si è costantemente spesa la Chiesa del Sud… e ha fatto sorgere e accompagnato esperienze di rinnovamento pastorale e di mobilitazione morale”. Le associazioni antiusura e antiracket sono frutto di tale lavoro. I giovani sono anche i protagonisti del c.d. “Progetto Policoro” come nuova forma di solidarietà e condivisione per “contrastare la disoccupazione, l’usura, lo sfruttamento minorile e il lavoro nero”. E’ il risultato dell’incontro e della collaborazione dei rappresentanti delle Diocesi di Calabria, Basilicata, Puglia, cui si sono aggiunte le Diocesi della Campania, Sicilia, Abruzzo, Molise e Sardegna. Altro segnale di speranza i Vescovi vedono nella presenza al Sud di imprese efficienti, distretti industriali funzionanti, micro imprenditorialità diffuse, agricoltura specializzata. Ed indicano come rimedio al superamento delle varie diversità il coordinamento tra le varie realtà meridionali “per trovare una unità strategica… in vista di una politica economica che porti effettivamente alla crescita”. Altra risorsa importante del Sud è rappresentata dal tasso di natalità superiore alla media nazionale. ”Questa preziosa risorsa esprime fiducia verso il futuro ed è la pri- ma concreta attuazione della speranza nell’accoglienza della vita”. Un apporto decisivo possono e devono dare alla società civile le comunirà ecclesiali del Sud. La presenza capillare delle parrocchie, delle comunità religiose, delle aggregazioni laicali sono luogo di coesione e di progettualità educative che possono costituire anche un “prezioso tessuto connettivo nel territorio… e una scuola di passione e di dedizione civile”. Per questo, va promosso ogni impegno verso uno scambio e mutuo aiuto tra le Chiese, per superare “inerzie e stanchezze”,c he possono diventare fermento per tutta la vita sociale, ”anche nelle dimensioni politiche ed economiche”. A tal proposito, i Vescovi si dicono convinti che il problema dello sviluppo del Mezzogiorno ha origine ed assume una dimensione più profonda, ”che è di carattere etico, culturale ed antropologico”. Vedono nella cultura del bene comune, della cittadinanza, del diritto, della buona amministrazione e della sana impresa, nel rifiuto della illegalità ”i capisaldi da sostenere e promuovere “ all’interno di un grande progetto educativo”. L’educazione, appunto, delle giovani generazioni a livello scolare, ma anche universitario e post-universitario è priorità urgente per superare “una tendenza al ribasso che coinvolge tute le regioni d’Italia,fino a costituire un vero e proprio degrado”. La nuova proposta educativa, dunque, deve coinvolgere la “questione scolastica” di tutto il Paese e costituisce anche, per la Chiesa una ”sfida educativa” per la catechesi. Il documento si chiude con un invito al coraggio e alla speranza rivolto alle comunità ecclesiali del Paese,in particolare del Mezzogiorno, e a tutti gli uomini di buona volontà. ”Contro ogni tentazione ed inerzia, abbiamo il dovere di annunciare che i cambiamenti sono possibili”. TONINO MARSEGLIA RIPARTIAMO DALLA COSTITUZIONE E DAL CONCILIO ei primi due decenni dell’ultimo dopoguerra, due straordinari eventi storici videro impegnato mons. Orazio Semeraro: il primo generò la nostra Costituzione Repubblicana (1948), il secondo il Concilio Vaticano II (1962-1965). Al primo di questi due eventi partecipò da protagonista sin dall’agosto ’44, quando, da Vicario generale della diocesi di Ostuni, dettò le sue lezioni sul tema “Giustizia e carità” nella Tre giorni regionale dell’Azione Cattolica, che si tenne nella nostra città con la presenza del Presidente Nazionale Luigi Gedda, quando l’Italia a nord di Roma non era stata ancora liberata, Don Orazio intravedeva “necessario, indispensabile un saggio ordinamento giuridico, che garantisca nella società il rispetto scrupoloso del diritto altrui” e per questo nuovo ordinamento giuridico-costituzionale richiamava i valori fondanti – giustizia e carità – della dottrina sociale della Chiesa. Alla celebrazione del Concilio egli partecipò direttamente come Vescovo della diocesi di Cariati, ma non da protagonista previdente, com’era stato per il primo evento. Si aspettava un concilio dottrinario, com’erano stati tutti gli altri nei due millenni di storia della Chiesa, e al Presidente della Commissione preparatoria aveva inviato una nota in cui proponeva “una rinnovata solenne condanna della dottrina e della prassi del comunismo ateo”, tema che era stato oggetto della sua lettera pastorale del 1961 dal titolo L’eresia del secolo. Ma il Concilio si rivelò subito non dottrinario ma pastorale, non di condanna e di esclusione ma di perdono, di dialogo e di inclusione degli erranti. “Una novella Pentecoste”, come aveva annunciato il pontefice Giovanni XXIII. E don Orazio, al pari dei suoi confratelli venuti a Roma da tutti i continenti, ne fu emozionato e conquistato. In tutti gli altri anni in cui esercitò le sue funzioni di vescovo, prima nella diocesi di Cariati e poi nella diocesi di Brindisi-Ostuni, si adoperò per dare attuazione al Concilio. Questi due eventi epocali che nel dopoguerra si sono succeduti, sono ben diversi fra loro (uno riguarda l’Italia, l’altro la Chiesa Universale), ma hanno profonde e reciproche connessioni. Il perché sta nel fatto che per essere buoni cristiani occorre essere buoni cittadini e buoni italiani. E l’essere buoni cittadini e buoni italiani, nella storia d’Italia, spesso ha rappresentato un problema per i cattolici. Dall’epoca del Risorgimento, che vide i suoi principali artefici operare contro lo Stato Vaticano e la Chiesa, fino ai nostri giorni, che vedono il risorgere di antichi steccati e la difficoltà per i cattolici ad impegnarsi per concorrere, insieme agli altri, al bene comune del Paese, come hanno egregiamente fatto nel dopoguerra, quando, pur nell’aspro scontro ideologico fra cattolici e comunisti, hanno assicurato all’Italia distrutta il nuovo ordine costituzionale insieme alla ricostruzione e allo sviluppo economico. Confrontando il contesto economico, sociale, politico, e soprattutto etico e culturale, di quegli anni con il contesto odierno, troviamo differenze abissali. Ieri dovevamo fare i conti con le ristrettezze economiche, con lo scontro ideologico, con l’interesse comune delle istituzioni; oggi dobbiamo fare i conti col decadimento dell’etica pubblica e della cultura delle regole, anche costituzionali, per il proposito più volte dichiarato di chi vuol travolgere il quadro costituzionale e l’equilibrio fra i poteri dello Stato democratico, delegittimando la magistratura e i più alti organi di garanzia. Progetto che purtroppo esce N rafforzato dall’ultima consultazione elettorale e reso più pesante dal successo della Lega., una forza politica, fortemente ideologica, che tatticamente usa la politica del doppio binario, interessata ad assicurare protezione agli interessi delle regioni più sviluppate del nord. Il forte calo della partecipazione alla recente consultazione elettorale (non ha votato un elettore su tre) sta ad indicare la differenza fra la diffusa indifferenza odierna per la politica e la grande passione politica degli anni della cosiddetta Prima Repubblica, quando a votare era oltre il 90 per cento degli elettori Ci si chiede com’è potuto accadere che l’Italia sia entrata in tanta sofferenza e in tanta delusione per la politica. La crisi viene da quanto è successo per l’Occidente negli ultimi due decenni. C’è il peso enorme della svolta storica, data dalla fine dei totalitarismi (nazifascismo e comunismo) di fine Novecento, e l’emergere delle sfide violente emblematizzate dall’11 settembre 2001 (abbattimento delle Torri Gemelle) e data soprattutto dal dominio totalizzante del libero mercato. Il peso di questi processi ha sviluppato l’egoismo e ha inaridito l’animo di tutti. La situazione per l’Italia è più grave per l’inadeguatezza del ceto politico, che ha finalizzato la lotta politica al solo esercizio del potere più che alla soluzione dei gravi problemi della crisi economica e al varo delle necessarie riforme istituzionali e costituzionali, tante volte promesse e di cui si parla da oltre venti anni. Se i cattolici non riescono più ad essere determinanti sul piano sociale e politico, la ragione è da cercare in quei processi a cui accennavo che hanno in loro affievolito lo slancio conciliare e la passione politica, fino a farli scomparire. Ci si chiede ora: è possibile per l’Italia una svolta che apra alla speranza di un futuro per le nuove generazioni? La risposta è sì. E’ successo altre volte nella storia dei popoli e nella storia del singolo uomo.L’ostacolo maggiore è la rassegnazione. D’altra parte anche nella palude in cui siamo non mancano casi di edificanti testimonianze. Grandi e piccoli esempi quotidiani di persone che continuano a testimoniare il bene, nonostante tutto. Noi laici cattolici abbiamo bisogno di riprendere i valori della Costituzione in cui ad opera dei nostri padri costituenti si è concretizzato il meglio della dottrina sociale cattolica e di riprendere lo Spirito del Concilio, che non è solo nel nostro passato; è davanti a noi, nel nostro futuro. Per favorire una ripresa pastorale forte del Concilio, dobbiamo impegnarci con costanza, affrontando la fatica del pensare, insieme dialogando intorno ai complessi problemi posti dalle emergenze di questa nostra epoca che siamo chiamati a vivere oggi. Se usciremo dai nostri piccoli recinti, creeremo l’opinione pubblica, di cui la Chiesa e il nostro agire politico hanno bisogno. Allora anche i nostri pastori saranno felici di operare insieme ad un laicato che sa assumersi le sue responsabilità SANDRO MASSARI Leggi e divulga «LO SCUDO» il mensile che da 86 anni diffonde l’immagine, la vita e la storia di Ostuni. Quante occasioni durante l’anno! Natale, Capodanno, Pasqua, Matrimoni, Cresime, Prime Comunioni, ringraziamenti, riconoscenza, amicizia. Che cosa regalare che piaccia e che sia utile al tempo stesso? Perché non regalare a parenti ed amici l’abbonamento a «LO SCUDO»? 3 Terza Pagina Aprile 2010 I tesori della Cattedrale Iniziative per la valorizzazione del patrimonio culturale di Enza Aurisicchio è svolta a Brindisi a che rimane comunque Palazzo Nervegna ostico e indecifrabile a dal 18 febbraio al 5 marquanti non posseggano zo u.s. una mostra orgaadeguate competenze di nizzata dall’Assessorato paleografia e conoscenze al Sud e Diritto allo Studi latino. Non si tratta dio, Beni culturali, Musei, però di ostacoli insormonArchivi e Biblioteche deltabili: animati da profonda la Regione Puglia e dalpassione per la ricerca l’A.R.T.I. (Agenzia Regiooccorre soltanto tanta panale per la Tecnologia e zienza e buona volontà. l’Innovazione), intitolata Un pannello della Mostra Una nuova stagione per i intitolato Nuova luceBeni Culturali in Puglia. Riordino e inventario, Un’importante iniziativa pubblicazione, riproduzioche ha inteso presentare ne digitale e restauro dei all’attenzione del pubblidocumenti presenti nelco i risultati dei numerosi l’Archivio Diocesano di interventi di recupero e di Ostuni, compilato dal prof. Giacomo Carito, ha valorizzazione del patriesemplificato i risultati del monio culturale regionale restauro attraverso la rirealizzati nel periodo di produzione della più antiprogrammazione 2000ca pergamena custodita 2006. Con fondi stanziati nell’Archivio, uno strudall’Accordo di Programmento di pignoramento ma Quadro in materia di del maggio 1137 con il Beni Culturali per il terriquale Nicola figlio di Savitorio della Regione Puno, concedeva al vescovo glia, sono stati avviati Roberto una cisterna di progetti di restauro e di acqua nella serra vicino recupero di quello che alla porta Crucigera a gaviene definito il sistema Pergamena del 1137 custodita nell’Archivio dei beni culturali in Pu- Capitolare ranzia di una somma di glia. denaro avuta in prestito. Archivi, aree archeologiche, biblioteche, cattedrali, Dispaice che l’esposizione, allestita probabilmente complessi monumentali, musei, teatri costituiscono in tempi molto ristretti non abbia ricevuto l’attenziole testimonianze più significative del nostro humus ne che meritava. culturale, cardini di una ricchezza materiale che Una delle ragioni è da attribuirsi alla comunicazionon è adeguatamente valorizzata e che potrebbe ne indiretta pervenuta alle istituzioni interessate alrappresentare un’importante risorsa produttiva per l’evento: l’Ufficio dei Beni culturali dell’Arcidiocesi la nostra economia. di Brindisi-Ostuni e l’Archivio e la Biblioteca diocePer poter trasformare i luoghi, i monumenti, i segni sana. del passato in elementi capaci di attrarre visitatori *** e di generare occasioni lavorative è necessario Documenti, carte antiche, volumi e manoscritti poche siano agibili e fruibili. E’ stato questo il primo tranno essere visionati in una mostra organizzata obiettivo a cui si è cercato di rispondere con i fi- dall’Archivio e dalla Biblioteca Diocesana di connanziamenti concessi. Il secondo, più ambizioso certo con l’Ufficio dei Beni Culturali dell’Arcidiocesi ma non impossibile, è quello di avviare progetti in- di Brindisi-Ostuni, con il gruppo dei Tutors diocetegrati con la realtà economica locale, di program- sani e con il patrocinio del Comune di Ostuni al mare attività legate con le nuove professionalità e piano terreno della ex-Curia, in piazza arcid. Teole nuove imprese, di creare circuiti legati ai beni doro Trinchera in concomitanza con la Settimana culturali che possano avere ricadute positive an- della Cultura promossa dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali per il 24 e 25 aprile. Una tappa che sul settore delle strutture ricettive del territorio. Due le istituzioni culturali ostunesi che hanno be- di un itinerario culturale che nelle stesse giornate neficiato dell’intervento: l’Archivio e la Biblioteca si snoda nello spazio di poche centinaia di metri Diocesana. Con i finanziamenti regionali pervenuti tra la cattedrale di Santa Maria Assunta, illustrata in virtù delle procedure attivate dall’Ufficio dei Beni dai Tutors dicesani e la chiesa di San Vito martire Culturali dell’Arcidiocesi Brindisi-Ostuni, diretto dal con la mostra I reperti archeologici del Capitolo faprof. Giacomo Carito, i due prestigiosi poli dioce- se conclusiva del progetto Adotta un monumento, sani ostunesi hanno potenziato parte del loro in- proposta dall’I.I.S.S. “Pepe-Calamo” Liceo Classigente patrimonio forse poco conosciuto nell’ambito co. Scoperti casualmente nel 1845 in un giardino cittadino. già di proprietà del Capitolo, il nucleo archeologico Circa duecentocinquanta volumi della Patrologia oggetto dell’esposizione si lega ad un’altra iniziatiLatina e della Patrologia Greca pubblicati dall’aba- va culturale proposta nella giornata del 24 aprile te Paul Migne tra il 1844 e il 1855, vero gioiello p.v. dedicata alla zona degli orti periurbani di Ostudella Biblioteca, la sola in Terra d’Otranto a con- ni Gli orti del tempo organizzata con il patricinio servarne la serie completa che conta circa otto- dell’Amministrazione Comunale, da Italia Nostra, cento testi, possono ora essere agevolmente con- dal W.W.F., da Slow Food, dagli I.I.S.S.”E. Pantasultati senza timore di sgualcire o smembrare le nelli” e I.I.S.S “Pepe-Calamo” Liceo Classico, dalla Comunità dei giardinieri degli orti periurbani di pagine. La Biblioteca Diocesana, va ricordato, fu istituita Ostuni e dalla Coldiretti-Brindisi. Un importante nel 1865 dal vescovo Raffaele Ferrigno ed è collo- contributo ala conoscenza e alla valorizzazione del nostro straordinario patrimonio culturale. cata presso i locali dell’ex curia diocesana. Il corpus completo delle pergamene (circa duecento) datate tra la fine del XII e la fine del XVIII secolo, i volumi più antichi dei Registri dei battezzati, la serie delle Conclusioni Capitolare, Platee, Cause, Atti Notarili, Benifici sono stati riordinati, restaurati e inventariati dalla Cooperativa Il sogno di Giacobbe di Guagnano. Una piccola parte calcolabile in trecentomila documenti (quantitativo riferito ai fogli manoscritti) di una istituzione che raccoglie fondi rinvenienti dalla Curia vescovile, dalla Mensa vescovile, dal Capitolo e dalla Diocesi. La riproduzione digitale facilita la leggibilità e la pubblica fruibilità di questo materiale Dettaglio della Bolla del Papa Pio VI Si 8ª puntata LA FAMIGLIA MARESCA di Dino Ciccarese ome già riferito, dei figli dorli e 3 di carrube; la pianmaschi di Giosuè e Adetata di uliveto Spessito di tolaide Vitale morti per lo più in moli 21 e stoppelli 2, con giovane età, solo l’ultimoge499 alberi di ulivo, 6 alberi nito Giovanni contrae matridi pero, 4 di carrube”. monio. Sposa il 12 gennaio Sempre Luciano con tre 1853 donna Lauretta Sansostrumenti del notaio Raffaene di Gaetano e di donna le Bruni di Lecce (18 ottobre Cornelia dei Conti Acquaviva 1839, 31 maggio 1846, 25 di Monopoli e dal matrimonio giugno 1851), compra il nascono nove figli. “fondo olivato Gesuiti pel - Giosuè Luciano Andrea, prezzo di ducati 6.800 (Lire nato il 22 febbraio 1854 e 28.920). Trovasi diviso in 8 tenuto a battesimo il 2 marchiuse, le quali contengono zo dagli zii Luciano e Cle1800 alberi d’ulivo e 200 di mentina, officiante il canocarrube, un pozzo e delle nico don Vincenzo Quartulcorti. Nell’apprezzo giuridico li. fatto nell’interesse del Con- Adelaide Maria nata il prite di Conversano coi suoi mo novembre 1855, battezzata dal Padre Mae- creditori, fu valutato il suddetto fondo ducati stro dei Carmelitani Giovanni Vavalle e con pa- 10.513 e 90 grani (Lire 44.684) dal Tavolario don drini i cognati di Giovanni, Giuseppina e Nicola Pietro Schioppa nel 1816”. Con gli stessi tre struSansone. menti Luciano acquista da don Giuseppe Bussola - Cornelia Maria nata il 24 marzo 1857, battezzata per ducati 6.205 (Lire 26.371), anche “una quota dal canonico don Gaetano Tanzarella e con pa- del fondo Acquaro di tomoli 19 diviso in tre chiudrini l’avo materno don Gaetano Sansone e se, con 684 alberi di ulivo, 80 di carrube ed un vadonna Mariuccia Villanova. stissimo acquaro donde il fondo ha preso il nome. - Alfredo Gaetano Giuseppe nato il 17 marzo Per la verità, un fondo molto vistoso e molto frutti1859, battezzato dal cantore don Ciro Ghionda fero”. e con padrini donna Virginia Maresca e suo pa- Gravemente infermo Luciano che muore a 47 andre Antonio. Annota il padre Giovanni: “di tutti i ni il 27 aprile 1856, il 14 dello stesso mese rilascia miei figli questo è stato il più bello di forme fisi- al notaio Giovanni Sasso il testamento per atto che, e perciò nato pel cielo”. pubblico. “Istituisco e nomino mio erede nella uni- Eugenio nato il 26 aprile 1861, battezzato dal versalità dei miei beni mobili, immobili, mobiglia, canonico penitenziere don Antonio Tanzarella e effetti mobiliari ed altro che possa appartenermi, il con padrini i coniugi Antonio Maresca e Agnese mio diletto nipote Giosuè di Giovanni che godrà Anglani. dell’usufrutto in sua vita. Metto a peso dell’eredità - Agostino Gaetano nato il 29 agosto 1863, bat- i seguenti legati: tezzato dal parroco don Luca Giovene e con pa- - Lego il fondo Gesuiti ai nipoti Michelino, Giosuè, drini il canonico penitenziere don Francesco Raffaele, Adelaide ed Anna Semeraro, figli di mia Paolo Ayroldi e donna Rosina Tadeo Sansone. sorella Giovannina. - Alfredo nato il 23 novembre 1865, battezzato dal - Lego il predio di Acquaro di alberi 700 alla diretparroco don Luca Giovene e con padrini Andrea tissima Germana Clementina (che a sua volta lo Maresca e donna Concetta Petraroli. lascerà al nipote Giosuè con atto del notaio Paolo - Amelia Giuseppa nata il 14 aprile 1868, battez- Specchia del 26 gennaio 1885). zato dal padre Angelo Maria Diffinitore dell’ordi- - Lego la masseria Lamatroccolo ed i miei crediti, ne riformato degli Alcantarini e con padrini don capitoli e canoni enfiteutici ai germani Andrea e Gaetano Sansone e donna Clementina Mare- Giovanni. sca. - Lascio ai miei domestici Rosa e Oronzo CamarIl 20 agosto 1868 muore Laura Sansone e l’even- da rispettivamente 100 e 50 ducati; a Lucia Cato è così consegnato alla memoria della Platea marda un vitalizio di annui ducati 15 in consideradal marito Giovanni: “dopo lunga e dolorosa ma- zione, che è stata donna assai diligente nel prelattia di consunzione morì la mia dolcissima com- stare i suoi servizi. pagna Laura, intestata, donna quanto mai buona, - Dalla rendita di ducati 300 capitalizzati ad inteaffettuosa e senza pretenzione di sorta, dell’età resse, Giosuè farà celebrare anniversari per me e giovanissima di anni trentaquattro”. i miei genitori e destinare a maritaggio ducati 100 In questi anni il patrimonio immobiliare dei Mare- ad un anno dalla mia morte. sca si incrementa ulteriormente grazie a Luciano, - Lego ancora ducati 100 al mio padre spirituale che il 16 luglio 1836 all’asta pubblica del Tribuna- don Melchiorre Trinchera per messe alla ragione le di Lecce contro i signori Acquaviva D’Aragona, di grana 20 l’una. acquista per ducati 3.410 (Lire 14.492,50) i fondi Nomino erede testamentario mio zio Antonio”. Aia Grande o Pesco Marano, Sperti, Nevaro, Lama d’Interno, Pezza Fredda o Ciccotonno. Con i due lotti di Aia Grande e Sperti, Luciano forma una masseria di tomoli 100 che contiene 500 alberi di ulivi, 20 di carrube e un vistoso acquaro. Vi costruisce un notevole fabbricato, un’aia per la trebbia di cereali, le corti per le pecore e quelle per i bovi, un giardino di 100 alberi agrumi “circoscritto da muro a cotto ossia da fabbrico, altro giardino per ortaggi e un vistoso frutteto”. La masseria è data in fitto una prima volta con atto del 10 agosto 1839 del notaio Fabio de Anna, “per annui ducati 330 per le sole terre sative (seminative), con riserva del fruttato degli ulivi. Fittato poi per 9 anni a ducati 440 annui e divisione del fruttato degli ulivi, con atti dei notai Fabio de Anna del 3 aprile 1844 e Giuseppe Domenico dell’Edera del 27 aprile 1850. A sua volta Giovanni amplia la tenuta Aia Grande, acquistando dal cavalier Martinelli di Monopoli per ducati 13.000 (Lire 55.250) e con atto del detto notaio dell’Edera del 26 giugno 1858, fondi contigui al fabbricato: “vigneto di tomoli 7 con 45 alberi d’ulivo e altri frutti; mandorleto di tomoli 20 e 3 stoppelli Cappella della famiglia Maresca nel cimitero di Ostuni con 152 alberi d’ulivo, 172 man- C 4 Cultura Aprile 2010 L’ARTISTA TRA MERCATO, GLORIA E TESTIMONIANZA el marzo 2008, il Circolo IPLAC (Insieme per la cultura) di Mestre, ha presentato per beneficienza il mio libro, “Perché domani? Già oggi può essere tardi!” Tema della tavola rotonda coordinata dal presidente dottor Maurizio Meggiorini, “Il domani sarà quello che noi costruiamo oggi”. Tutti concordi nel rilevare, che rispetto alla doverosa responsabilità dell’uomo della strada, ben altra sensibilità tocca a politici, intellettuali, operatori economici e mediatici, artisti, che per la sirena psicologica dei loro privilegiati ruoli, assurgono ad inseguiti modelli di emulazione sociale. Il dottor Meggiorini pubblicò su “Voci”, il bimestrale associativo, le riflessioni su “l’artista…” e “l’antiartista” che riportiamo in due puntate su Lo Scudo. N L’artista che ha avuto in sorte la capacità creativa, la proiezione del sogno e la percezione del bello e del buono, deve sentire l’esigenza messianica di proporsi come simbolo di servizio, testimone di memorie, annunciatore di speranza, strumento di denuncia delle ingiustizie. Poeti, scrittori, musicisti, pittori e gente dello spettacolo, in consonanza con intellettuali e formatori, devono scuotere dalle fondamenta una società che ti obbliga a vincere a spese degli altri e a ridurti ad immagine virtuale, che programma il disimpegno civile e non educa a capitalizzare ostacoli ed insuccessi, per trasformarli in opportunità di nuove e più solide proiezioni vitali. Ancora, gli artisti hanno il dovere di scongiurare la colonizzazione mentale, avallata da spregiudicati salotti alla moda, mediatici e non, per promuovere e giustificare eticamente e culturalmente il principio, “tutto ciò che è possibile e praticabile è automaticamente consentito”. Contro lo straniamento della parola, sempre più strumento manipolativo al soldo dei poteri forti, contro lo strisciante smarrimento dell’appartenenza personale e comunitaria, i custodi di un’arte significante prendono per mano l’uomo, che non comprendendo più l’originalità e la complementarietà dell’altro, inciampa fatalmente sul niente del proprio individualismo e sopravvive nell’inerzia, scettico verso ogni propositiva relazione ed incapace a mettersi giornalmente in discussione. Solo perché tale, l’artista non può presuntuosamente sentirsi autorizzato a trasferire su ribalte sempre più disinibite, ogni cosa che gli passi per la testa, senza alcun filtro etico, estetico ed esperienziale, ossessionato solo da narcisistica autoreferenzialità o dall’o- stentata compiacenza di stupire, provocare, trasgredire, irridere, scandalizzare sempre e a qualunque prezzo. Anche a costo di causare imprevedibili e pesanti disorientamenti psicologici e attitudinali ai vulnerabili adolescenti, ai non addetti ai lavori e comunque alle tante personalità non corazzate da adeguati anticorpi intellettivi, morali e spirituali. L’artista onesto e totale invece, assunta piena consapevolezza delle privilegiate potenzialità del proprio talento e del suo elitario status di trainante riferimento di modelli culturali, sociali e comportamentali, sfugge alle imboscate della protervia e mette ordine e priorità nei suoi pensieri e aspirazioni. Offre sostegno premuroso a chi annaspa nell’angoscia del mal d’esistere; educa ad evitare l’imbarazzo di spaesanti silenzi e lo sconcerto dell’ovvietà; abilita sé e gli altri alla generosità dell’ascolto e a lasciare risarcitoria traccia della personale storia; sollecita a non accontentarsi della mediocrità, delle mezze misure, dell’istituzionalizzato compromesso quotidiano. Motivato da sana ambizione e positiva utopia, l’artista si sente ed opera da pedagogo del piacere di apprendere, della promozione di una bellezza non ridotta a puro estetismo, della crescita in una dimensione di libertà, che non è lo sfrenato perseguimento dei propri piaceri ed interessi, ma passionale bandiera di responsabile autonomia, di orgogliosa autenticità, di tollerante comprensione. Una condizione non retorica di libertà, ben superiore a quella strumentale ed utilitarista, che l’organizzazione sociale e politica del tempo, si compiace di consentirgli. Solo un artista di tal fatta, vive con coscienza critica il suo mondo, arpiona il rigore coscienziale esaltandosi con il suo lavoro, recupera sé e il circostante alla distinta tempra di chi non si abbandona alla meccanicità di un tempo servile e sa sempre discernere l’essenziale. Che è poi il miglior viatico, per sconfiggere la tragica prospettiva di una endemica inconsistenza valoriale e pervenire a quella situazione di serenità generalizzata, che è prerogativa di quanti scelgono di esistere e non solo di tirare a campare. Teoricamente la riflessione è ineccepibile, ma nella realtà, quante persone sono disposte ad imbarcarsi in un così impervio cammino artistico di ricerca e fattualità che, nella migliore delle ipotesi, allunga i tempi della notorietà, della soddisfazione economica e, soprattutto, della innovazione desiderata? ..segue… DINO CICCARESE Messaggio della Presidenza CEI per l’86ª Giornata dell'Università Cattolica del Sacro Cuore reato a immagine e somiglianza di Dio, l’uomo è posto nel mondo come soggetto libero e responsabile (cfr Gn 2,15). In questo orizzonte, si colloca la comprensione dell’uomo in se stesso e nelle sue dinamiche relazioni con Dio e con il mondo. È questa assunzione creatrice a dare senso alla vicenda umana secondo una progettualità dinamica: i suoi contenuti sono consegnati alla ricerca dell’uomo stesso, che li scopre nel confronto tra l’ideale creativo divino e le concrete condizioni storiche del suo agire. Si colloca qui il compito scientifico e il ruolo formativo dell’Università". Si apre così il Messaggio per l’86ª Giornata per l’Università Cattolica del Sacro Cuore che si celebra il prossimo 18 aprile 2010 sul tema Carità e verità nell’impegno di ricerca e formazione dell’università. "C UNIVERSITA’ DELLE TRE ETA’ UNITRE - OSTUNI PROGRAMMA Sede degli incontri: AUDITORIUM BIBLIOTECA COMUNALE • Venerdì 16 aprile - ore 18,00 Il Prof. Antonello TODISCO presenta la tesi di laurea della dottoressa Erica ANDRIOLA: “CULTURA IN CARTAPESTA NEL TERRITORIO DI OSTUNI” • Venerdì 23 aprile - ore 18,00 Serata in onore del Maestro Alfredo MACCHITELLA. Presentazione da parte del prof. Alessandro MACCHIA del volume della prof.ssa Anna CATINO. Esecuzione di brani musicali. • Venerdì 7 maggio - ore 18,00 Il prof. Bartolo ANGLANI, Docente di Letteratura cmparata nell’Università di Bari presenta il volume “PALCOSCENICO OSTUNESE” di Domenico COLUCCI. Incontro promossso insieme alla Civica Amministrazione e alla Banca di Credito Cooperativo di Ostuni • Venerdì 14 maggio - ore 18,00 Incontro culturale con Giuseppe DELEONIBUS, Ingegnere per l’Ambiente e il Territorio sul tema: “EMERGENZE AMBIENTALI DEL TERRITORIO E FONTI ENERGETICHE ALTERNATIVE”. Introduce il prof. Sandro MASSARI; interviene il dr. Giuseppe SANTORO, Assessore comunale all’Ambiente. Vernacolo amore mio di Vincenzo Palmisano stuni dal punto di vista culturale è veramente una città viva .Gli eventi che vi si svolgono sono tanti e così interessanti che per raccontarli tutti ci vorrebbe un intero giornale. I convegni, le tavole rotonde, le conferenze, le presentazioni di libri, gli incontri con gli autori, le mostre, i concerti, gli spettacoli teatrali, le rassegne cinematografiche hanno qui la loro casa, sia in inverno che durante l’estate. Naturalmente, chi non partecipa non se ne accorge. Un settore vitalissimo, fra i tanti, è il teatro amatoriale in vernacolo. Il quale è talmente radicato e apprezzato che ogni commedia rappresentata fa registrare il tutto esaurito nelle numerose repliche. Un esempio. Tra febbraio e aprile ci sono state addirittura due compagnie che si sono presentate al pubblico contemporaneamente nello stesso periodo senza temere la concorrenza. 1) IL GRUPPO TEATRALE SAN LUIGI GONZAGA nel teatrino della chiesa omonima, con la Commedia in 2 atti LU SUENNE DE PEPPINE, tratta da “Il volere del fato” di Giuseppe Toscano e tradotta in vernacolo ostunese dallo stesso gruppo. 2) L’ASSOCIAZIONE CULTURALE “AMICI DEL TEATRO”, con la Commedia in due tempi LU SCAPULONE, liberamente tratta da “Io, Alfredo e Valentina” di Oreste de Santis, che la poetessa dialettale Pina Moro ha tradotto in ostunese e adattato alla realtà locale. “Lu suenne de Peppine” racconta la storia di una famiglia benestante degli anni ’60, angustiata dalla presenza di un padre padrone che ritrova la giusta dimensione a seguito di un sogno molto premonitore. “Lu scapulone” narra la vicenda di Caitane, uno scapolo che decide di andare ad abitare da solo per assaporare in pieno quel bene che è la libertà senza condizionamenti, suscitando i sospetti della impicciona e oppressiva sorella Maria, la quale cerca in tutti i modi di scoprire il vero motivo che rende il fratello allergico al matrimonio. Le accosto entrambe in questa breve nota non per metterle a confronto e “dare le pagelle”, ma per esternare le emozioni e le riflessioni che l’una e l’altra hanno provocato in me. Della prima commedia mi ha colpito notevolmente il momento centrale della vicenda, quando Peppine si addormenta, fa un brutto sogno e poi capisce che deve cambiare i propri comportamenti dittatoriali, se vuole salvare la famiglia. E’ la prima volta che nel teatro amatoriale ostunese irrompono gli effetti speciali usati dalla cinematografia. Fabio e Gianni Contento, e Pietro Saponaro con la sua voce potente fuori campo, con un gioco nervoso, epilettico delle luci e una amplificazione al massimo dei decibel sono riusciti a creare un O paesaggio notturno domestico apocalittico nel quale fulmini accecanti e tuoni terrificanti scuotono Peppine, lo svegliano e finalmente lo fanno… rinsavire. Ammirevoli sono stati Pietro Petraroli (Patrune Peppine, il “duce” di casa, ingombrante, oppressivo e soffocante), Erminia Saponaro (Cungetta, moglie di Peppine), sempre più talentosa e fortemente espressiva, Mimmo Marseglia (figlio di Peppine, un po’ strambo e pedante, che con la sua reiterata richiesta di avere le chiavi della macchina manda in bestia il papà), Francesca Caramia (figlia schiava delle assurde proibizioni del padre padrone), Tonino Saponaro (Peppe, garzone, esilarante nel suo insopprimibile desiderio di un bicchiere di vino, come compenso per ogni servizio prestato). Gli altri attori (Cosimo Palmisano, Concetta Clarizia, Leonardo Cirasino, Mina Lorusso, Gennaro Lorusso, Maristella Lotesoriere), pur essendo figure di contorno, hanno contribuito a vivacizzare e a dare compiutezza al racconto. Le risate scoccodanti, il crepitio degli applausi e le ovazioni finali, infatti, sono stati il premio meritatissimo che il numeroso pubblico ha consegnato non a un singolo attore, ma a tutta la compagnia. Novità assoluta della seconda commedia, “Lu scapulone”, è stata l’irrompere, sul palcoscenico, dell’omosessualità, un tema che nessun commediografo ostunese ha mai finora affrontato. L’allegro e placido don Domenico detto Mimì (Gianni Cariulo), lo scatenato e divertentissimo Caitane (Riccardo Prisco), sua sorella Maria, preoccupata e furente (Angela Zurlo), il piccoletto tutto riso e pepe (Vito Oronzo Epifani), sua moglie Giulia, frizzante e intraprendente (Nicoletta Natola), Peppino, cognato di Caitane, poetastro che si crede Leopardi (Vincenzo Cariulo), la bella di giorno Natascia (Paola Antelmi), il portiere in divisa Gino, che appare e scompare come una piccola meteora (Giulio Saponaro) hanno saputo interpretare i ruoli loro affidati con una presenza scenica, una naturalezza e una padronanza dei mezzi espressivi veramente ammirevoli. Poche volte mi è capitato di vedere un pubblico ridere e applaudire con una sussultoria intensità, incessantemente dall’inizio alla fine, come in questa serata. Associazione “ AMICI del TEATRO “ di Ostuni, quest’anno sta portando in scena “ Lu Scapùlone “ commedia in due atti tratta da “ Io Alfredo e Valentina “ del Prof. Oreste de Santis, riadattata alla realtà Ostunese dalla Sig. ra Pina Moro. Come di consuetudine, anche quest’anno il gruppo “ Amici del Teatro “ dedicherà alcune serate alla solidarietà. • Giorno 17 Aprile il gruppo metterà in scena l’opera a completa disposizione della Parrocchia Madonna del Pozzo. • Giorno 18 Aprile il gruppo devolverà l’intero ricavato della serata a favore di due persone meno fortunate di noi; l’importo sarà diviso in parti uguali, a favore di una bambina di anni 4, Ostunese, colpita da un tumore cerebrale, e di un ragazzo, un giovane Ostunese, che da 7 anni è costretto a vivere in un letto colpito da danni cerebrali. • Giorno 24 Aprile il Gruppo devolverà l’intero ricavato della serata a favore di tre Associazioni che operano nel comune di Ostuni, in particolare: 1 – UNITALSI, Unione Nazionale Italiana Trasporto Ammalati a Lourdes e Santuari Internazionali, la missione che si costruisce ogni giorno grazie all’impegno smisurato di quanti abbracciano il cuore della nostra associazione che, partendo dai pellegrinaggi, con l’aiuto della Provvidenza, ha realizzato una serie numerosa di progetti in grado di offrire risposte concrete ai bisogni di ammalati, disabili, persone in difficoltà. 2 – ROTARY INTERNATIONAL , nell’ambito del progetto pro Clownterapia denominato “ Il sorriso più dolce delle medicine “. Nel comune di Ostuni è nata l’Associazione ARABIMBUMBA’ dove si organizzano corsi per clownterapisti, cioè operatori capaci di stimolare nel paziente il coping, cioè la capacità di vincere le difficoltà, fornendogli un’importante chance per cooperare con lo staff medico superando le barriere legate alle patologie e restituendogli emozioni positive per accelerare il processo di guarigione. 3 – AIFO, Associazione italiana amici di Raul Follereau, "L'Associazione, ispirandosi ai valori umani e cristiani per il servizio alla persona e alla società ed alla testimonianza di vita ed al messaggio di amore di Raoul Follereau, opera nel campo della promozione umana e sociale portando aiuto materiale e morale ai malati del morbo di Hansen, ed attuando interventi sociali e sanitari per concorrere a superare le diverse cause di emarginazione e di sottosviluppo. Con la speranza che questo messaggio venga raccolto dalla popolazione Ostunese e limitrofe, l’Associazione “ AMICI del TEATRO “ di Ostuni ringrazia anticipatamente tutti coloro che vorranno partecipare. L’ C M G N Speciale 5 Aprile 2010 L’eredità delle fiestas zambras nel dialetto e nella tradizione ostunese di Ginevra Viesti e Gianmichele Pavone 1. ETIMOLOGIA DEL VOCABOLO ZAMBRA su di un ritmo in quattro quarti (battendo le mani al DE LA BARCA, El Tuzaní de la Alpujarra, Alinea, Pochissime parole tipiche del vernacolo ostunese 2, 3, 4), una versione più lenta del flamenco, che 2004). La festa ha luogo in casa del moro Cadí di affondano le proprie origini in un passato affasci- evoca una tipologia di festeggiamenti allo stesso venerdì così come vuole la tradizione, ma viene innante quanto quello della parola zambra. Difficil- tempo grossolana e impetuosa, molto somigliante terrotta dall’arrivo di Juan Malec un moro cristianizmente a qualcuno verrebbe in mente di ricostruire alla danza del ventre. Il ballo era sempre improvvi- zato che ha un ruolo di prestigio nel Cabildo (orgal’etimologia di un vocabolo tanto abusato per addi- sato e spesso si danzava senza le scarpe. no amministrativo locale), accanto ai rappresentanti tare quei particolari modi di essere e di vestire esa- La popolarità di questo ballo fu notevole anche nella dell’aristocrazia cristiana. Malec annuncia ai mori lì speratamente vistosi e tutt’altro che chic. stessa Spagna (NAVARRO, Las zambras gitanas riuniti la pubblicazione di nuove ordinanze contro i La parola zambra (o ciambra, sambra) è stata a lun- de Granada, in NAVARRO-ROPERO, Historia del moriscos e riferisce di come, esprimendo il suo digo presente nei vocabolari della lingua italiana ed al- Flamenco, Tartessos, 1995, II, 174) come si evince sappunto durante la riunione del Cabildo, il nobile cuni linguisti hanno ritenuto di collocarla tra i c.d da numerose opere come gli intagli lignei di Erasmo Juan de Mendoza, portavoce della casta dominante “gallicismi” (BEZZOLA, Abbozzo di una storia dei Grasser (1480) o i disegni di Weiditz (primi del XVI dei cristianos viejos, lo abbia pubblicamente umiliagallicismi italiani nei primi secoli 750-1300, saggio sec.). Degna di nota è, inoltre, la composizione di to. Juan Malec è troppo vecchio per vendicarsi da storico linguistico, Heidelberg, 1925; CELLA, I galli- Vélez de Guevara dal titolo “Baile de Moriscos”, che sé dell’affronto subito, né ha un erede maschio che cismi nei testi dell'italiano antico: dalle origini alla fi- sarebbe servita come intermezzo all’opera La Her- possa farlo al suo posto, l’unica soluzione che si ne del sec. XIV, Accad. della Crusca, 2003, 110; mosura de Raquel (1615), nella quale era possibile prospetta è il matrimonio della sua bellissima figlia FANFANI, Vocabolario della lingua italiana, LeMon- osservare il folklore di coloro che erano stati espulsi Clara Malec con Álvaro Tuzaní. Clara rifiuterà monier, 1865, 1661; NANNUCCI, Voci e locuzioni italia- poco prima (ROIG, Interpretation du baile de los mentaneamente questa possibilità ed un conflitto ne derivate dalla lingua provenzale, Firenze, 1840, moriscos, Mélanges, 1995, 591). privato si trasformerà in uno scontro collettivo, la 17), ricollegandone l’etimologia al termine provenza- A partire dal 1492, dopo la riconquista del Regno di guerra di Granada (1568-1571). Nel conflitto si fronle çambra (letto “cambra” dagli spagnoli, “sambra” Granada, ai musulmani fu imposto di convertirsi al teggiano due truppe, quella cristiana con al comandagli italiani e “cambera” dai contadini), equivalente cristianesimo transitando nella condizione sociale di do Don Juan de Austria, figlio illegittimo di Carlo V al francese chambre, e tradu“cristianos nuevos” (per distin- d’Asburgo e quella morisca guidata da Abén Hucendolo di conseguenza con guerli dai “cristianos viejos” ov- meya. Clara morirà ferita da una coltellata tra le “camera”. Più arditamente, gli vero gli stessi spagnoli). Nei pri- braccia del suo amato Tuzaní. Il conflitto privato si mi anni venne concesso loro di risolverà col perdono chiesto dalla “morisca di voce Accademici della Crusca (Vocoltivare le proprie tradizioni, tra e cattolica d’animo” Doña Isabel Tuzaní per suo fracabolario degli Accademici delle quali rientrava la musica e, di tello Álvaro, che aveva ucciso il soldato cristiano la Crusca, Venezia, 1741, V, conseguenza, la zambra (a tal macchiatesi dell’omicidio della sua sposa, e che 229), hanno ritenuto che il vofine, venne emanata, il 13 feb- Don Juan le accorderà; la guerra, invece, terminerà cabolo facesse riferimento oltre braio 1492, la Carta de merced con la sconfitta dei mori. che al cubiculum (camera, stanza), alla latrina, cioè alla del oficio de alcalde de las ju- Questo dramma storico ci offre una visone roman“cameretta” o toilette, e da qui glaras y juglares de Granada a zata di quelli che furono i fatti storici e i personaggi l’espressione “andare a zamfavor de Ayaya fisteli, conforme che li caratterizzarono, ma ci dà anche la possibilità bra” (lat. egerere). usaron tal cargo los alcaldes di riflettere su di essi. Calderón scrisse Amar deAltri dizionari, compilati in eponombrados por los reyes spués de la muerte intorno al 1633, mentre i fatti di ca più recente, oltre ai signifimoros). Gli stessi Sovrani Cat- cui narra si riferiscono alla seconda metà del XVI cati suddetti, azzardavano ipotolici, infatti, apprezzavano le secolo: c’è, quindi, una distanza temporale che se tesi marginali come “torrentello abilità coreografiche di questi da un lato permette una visione obiettiva delle vie rivo perenne”, voce del conpopoli: Isabella I, in particolare, cende storiche, dall’altra ne consente, comunque, la tado pisano (CARDINALI-BOospitava nel proprio palazzo un rievocazione immediata da parte degli spettatori. RELLI, Dizionario della lingua suonatore di tamburello, un mu- Quella offertaci da Calderón, non è una visione reliitaliana, Napoli, 1851, III, 813; sicista ed un ballerino di “danze giosa dei fatti, quindi uno scontro tra la religione GHERARDINI, Appendice alle morische” (AMORÓS-DÍEZ cattolica e l’Islam, ma una rielaborazione in chiave grammatiche italiane dedicata BORQUE-ALVAR, Historia de critica delle ragioni che hanno portato allo scontro e agli studiosi giovinetti, Molina, los espectáculos en España, queste vanno ricercate in tutte quelle ordinanze sui 1847, 1148; Vocabolario uniCastalia, 1999, 287; SIMAN- mori e contro i mori promulgate sin dai tempi dei Re versale italiano, Tramater&Co., Ballerini di zambra in una cartolina CAS, Casa Real, Leg. 19, Lu- Cattolici. Questi provvedimenti proibitivi e coercitivi, 1840, VII, 507-508), e solo cotos que se dieron a los criados partivano da un presupposto sbagliato: nel periodo me ipotesi residuale ipotizzavano ricostruzioni filolo- y oficiales y dueñas de la Casa de su alteza, An- successivo alla Riconquista l’unica arma per una convivenza pacifica tra cristiani e musulmani era giche razionali come quella nella quale ci addentria- glés, 1944, 55). mo in questa sede. Gli stessi Cardinali e Borelli, in- La situazione rimase immutata fino alla prima metà una legislazione che privasse questi ultimi della loro fatti, ricollegano la parola zambra alla “festa clamo- del XVI sec., quando l’idillio iniziò a svanire. identità ed imponesse loro gli standard propri delrosa ed accompagnata da balli e da canti, la quale Il 7 dicembre 1526 Carlo I promulgò le prime dispo- l’etnia dominante. Quindi, dopo ben otto secoli di fu introdotta in Ispagna dagli Arabi (zambra in Ispa- sizioni che proibivano le zambras, le leilas (altra ti- dominazione araba e di commistione tra i due popogna vale strepito confuso di gente festiva)”. pologia di ballo), l’uso dell’henné (voce francese per li, si optò per un salto anacronistico a ritroso verso A ben vedere, in effetti, i vocaboli arabi zumret e alheña, la lawsonia inermis usata dalle donne come una situazione non nuova ma in cui, questa volta, zemr sono traducibili l’uno con “folla”, “confusione” cosmetico) e dei rituali nuziali islamici. Tale danza, furono i mori e non gli spagnoli a trovarsi prigionieri e l’altro con i verbi “cantare”, “suonare”, “celebrare”; infatti, così sensuale, era considerata un veicolo del nella loro stessa Patria. in ebraico zamir significa sia “canto” che “suono” e peccato. Durante i festeggiamenti delle nozze, al fi- Il nostro drammaturgo riabilita la figura del moro, una radice comune ad entrambe le lingue è forse ri- ne di accertare eventuali violazioni, le porte e le fi- prescindendo da molti stereotipi propri della letterascontrabile nel persiano zembure (folla festosa). nestre delle case dovevano restare aperte. Vennero tura a lui precedente e contemporanea ma, per I filologi spagnoli (CORTÉS, Diccionario de árabe- proibiti l’uso della lingua araba, dei soprannomi mo- quanto riguarda quest’opera, non si può certo parlaespañol, Gredos, 1996, 471; MOLINER, Diccionario reschi, dei vestiti tradizionali e, infine, il possesso di re di maurofilia (ammirazione per i Mori) o di principi de uso del español, Gredos, 1988, 61), d’altro can- trovatelli o schiavi di origine berbera (NAVARRO, egualitari. Sebbene i Mori continuino a professare il to, hanno ricondotto all’arabo il vocabolo in questio- Cantes y Bayles de Granada, Arguval, 1993, 16- loro credo ed a coltivare la loro lingua e le loro ne, senza lasciare spazio ad ulteriori ipotesi, tradu- 17). Per questo motivo, per evitare la persecuzione, usanze di nascosto hanno, comunque, recepito alcendolo con “orquestra morisca”, “baile de moro”, il ballo in questione iniziò ad essere eseguito di not- cuni canoni tipici della cultura dominante come per “fiesta morisca con música y algazar” o “compañía te (CANO HENAREZ, La raíz andalusí del flamen- esempio quelli relativi al tema dell’onore (l’onore code danzantes moros”. Secondo Mármol Carvajal co, in Historia de Al-Andame reputazione, Clara rifiuta (Historia de la rebelión y castigo de los moriscos del lus, Boletín n. 60, 2007). all’inizio il matrimonio con Álvaro per timore delle caReino de Granada, 1600) la parola designa una Nel 1567 Felipe II, col suplunnie della gente). Calbanda di musicisti oppure la festa nella quale gli porto di Diego de Espinosa, derón dimostra, inoltre, che stessi suonano e cantano. Nel dizionario della Real prepararono un editto che oltre l’apparenza che è caAcademia Española (Diccionario de la Lengua imponeva varie proibizioni ratterizzata dalla diversità, i Española, Espasa-Calpe, 2001) si sostiene, infine, ai moriscos (FERNANDEZ, nobili cristiani e quelli muche derivi dall’arabo samra, festa che dura tutta la La música de los moriscos sulmani (sia ben chiaro i nonotte con balli e canti. del reino de Granada: la cabili e non il volgo dalla menVanno segnalati, per ultimi, anche i vocaboli zam- ra oculta del Renacimiento talità spicciola e utilitaristica) bracca (donna volgare o di facili costumi), termine Español, in Nasarre. Revicondividono una realtà che nato con ogni probabilità per indicare la ballerina di sta Aragonesa de Musicoè fatta dagli stessi valori, zambra, ed i suoi derivati: zambraccaccia, in senso logía, n. 4, 1988, 147) e lo che sono sempre validi ed dispregiativo, e zambraccare, per “andare a prosti- stesso venne applicato a uguali per tutti. Nella tragetute” (Vocabolario universale italiano, cit., 508). Granada l’anno seguente Musicisti e ballerini gitani dia la nobiltà d’animo è le2. LA ZAMBRA MORISCA PROIBITA nonostante le rivolte e le La festa araba in questione è la Zambra morisca, proteste della popolazione che invocava la lunga gata alla nobiltà di lignaggio ma non alla “limpieza che ha rappresentato storicamente una delle mani- storia di tolleranza della Penisola (MARMOL, Histo- de la sangre” (la purezza del sangue), altro tema a festazioni artistiche più significative dei musulmani ria del rebelión y castigo de los moriscos del reyno cui si fa riferimento nell’opera e ragione ultima che stanziati nella Penisola iberica (ribattezzata al-Anda- de Granada, Imprenta de Sancha, 1797, 69-71). permette il passaggio da una dimensione privata ad lus dagli arabi che iniziarono l’invasione nel 711, per Nel 1568 ebbe quindi inizio l’espulsione dei mori- una collettiva. Il fatto che Juan de Mendoza ritenga essere definitivamente respinti nel 1492), continuan- scos dai vari territori della Corona – venne eseguita le ordinanze sui mori legittime perché dirette contro do ad essere eseguita, per mantenere vive tradizioni tra il 1609 ed il 1614 – e la loro conseguente dia- della “gente vile, umile e bassa” è un insulto non ine costumi, durante la Reconquista cristiana, periodo spora (si veda anche: PAVONE, Il Moro indovino, in dividuale ma che, come dice Malec, riguarda tutti i mori e presuppone un principio di superiorità da in cui la popolazione musulmana dovette convertirsi Lo Scudo, Luglio 2009, 3). parte della maggioranza (gli spagnoli cristiani) rialla religione della Corona spagnola (MARTOS 3. LA ZAMBRA ED I MORISCOS NELL’OPERA spetto alla minoranza (i mori mussulmani) e quindi, DI CALDERÓN DE LA BARCA SANCHEZ, La zambra en al-Andalus y su proyección histórica, in Espiral. Cuadernos del profesora- Con una fiesta zambra si apre Amar después de la la costruzione dell’Altro non solo come qualcuno do, 2008, I, 2, www.cepcuevasolula.es/espiral, 3). muerte (o El Tuzaní de la Alpujarra), dramma stori- che è diverso da noi, ma che è anche inferiore riMusicalmente parlando, la zambra era strutturata co composto da Calderón de la Barca (CALDERÓN spetto a noi (GRILLI, La otredad de Amar después Ballerini di Tarantella de la muerte, in Calderón 2000. Homenaje a Kurt Reichnberger en su 80 cumpleaños. Actas del Congreso Internacional, IV Centenario del nacimiento de Calderón, Universidad de Navarra, septiembre, 2000, Reichenberger, 2002, II, 207-218). Non a caso i mori nella guerra di Granada vengono sconfitti dalle truppe cristiane ed il dramma, come abbiamo già detto, si chiude con il perdono di Álvaro richiesto da Doña Isabel ed è ottenuto, quindi, per intercessione dell’unica morisca che si è realmente convertita alla religione cristiana. È in questo passaggio che il nostro autore racchiude la sua visione dei fatti: il ruolo chiave è affidato al personaggio che non ha accettato passivamente l’imposizione di una religione diversa dalla sua, ma che ha creduto, ha scoperto la fede nella religione cristiana, pur invocando il perdono per suo fratello in lingua araba. Quest’opera ci offre una chiave di lettura per giudicare la storia e l’eredità dei moriscos in Spagna ma anche per riflettere su concetti di gran voga quali la diversità e la somiglianza, l’identificazione, l’identità, l’ibridità, e per comprendere meglio le definizioni che si attribuiscono oggigiorno con molta facilità alla nostra società, definita multiculturale, interculturale, transculturale. 4. L’EREDITÀ MUSICALE E LESSICALE Ritornando alla zambra, con molta probabilità i moriscos espulsi dalla Spagna si rifugiarono nelle comunità gitane alle quali trasmisero le proprie conoscenze e pratiche musicali prima che la propria cultura si estinguesse, essendosi ritrovati a condividere lo stesso tragico destino di esiliati. Sembra, infatti, non esserci soluzione di continuità tra la zambra e la zambra gitana (MARTOS SANCHEZ, cit., 5), tuttavia, quest’ultima è più monotona, con un ritmo senza alti né bassi, ha perso il carattere di improvvisazione e si avvale sempre dell’accompagnamento della chitarra. In questo modo, tramite tali girovaghi, appare chiaro come la zambra di Sacromonte (quartiere di Granada) abbia influenzato la storia della musica russa, arricchendola con intricati colpi di tamburo come accompagnamento necessario al ballo ed al canto (STARKIE, Don Gypsy: adventures with a fiddle in southern Spain and Barbary, Dutton&Co., 1937, 322). Secondo altri autori, invece, zambra e zambra mora non vanno assolutamente confuse, pur avendo origini comuni (in Persia o in Egitto): la “zambra di Granada” è, in particolare, una sorta di flamenco gitano puro, composto solitamente da musicisti appartenenti ad una stessa famiglia e tipico delle grotte di Sacromonte, e nulla ha a che vedere con le tonalità orientali della “zambra mora” (RUIZ, Vibrant Andalusia: The Spice of Life in Southern Spain, Algora, 2007, 98-100). D’altronde, la zambra non è stata gitana se non alla fine del XVIII sec., prima di questo momento era una parola da riferirsi unicamente ai balli moreschi (CANO HENAREZ, cit.). In ogni caso, è lecito pensare, come segnalò l’arabista Ribera (Interpretation du baile de los moriscos, Pretextos, 2000, 153 ss), che è possibile rinvenire eredità musicali islamiche nel folklore cristiano: ipotetiche influenze possono aver permeato alcuni aspetti della danza e possono persistere tutt’ora nei balli tradizionali del Sud Italia, rigorosamente accompagnati da tamburelli, sonagli e vestiti ampi e colorati. Da un punto di vista lessicale ci appare più semplice immaginare la possibilità che gli spagnoli, i cui costumi erano così rigorosi tra il XVI ed il XVII sec., usassero additare le persone vestite in modo eccessivamente colorato e pacchiano o avvezze a strepiti e musiche eccessivamente festose, come “una cosa zambra” e gli ostunesi dal canto loro, come è già accaduto per altri vocaboli, abbiano assorbito questa parola tra i vocaboli di uso comune, ignorandone o dimenticandone poi l’origine. Da tutto ciò si può evincere che l’incontro tra culture diverse è sempre sinonimo di arricchimento e di crescita orientata verso un ideale di società transculturale dove l’Io non si configura in opposizione all’Altro, ma riconosce ed accetta quest’ultimo senza soffermarsi sulle somiglianze (che in quanto tali già gli appartengono) ma sulle differenze che sono fonti da cui attingere per completare ed arricchire il proprio Essere. C M G N 6 Speciale Aprile 2010 In Puglia vince il centro sinistra con Vendola geografia politica è molto cambiata rispetto alle elezioni regionali del 2005, per cui è difficile un raffronto tra il risultato elettorale del 28 - 29 marzo e quello delle precedenti regionali; come pure con le elezioni europee del 2009, proprio per i cambiamenti verificatisi tra i partiti. Nelle regionali del 2005 i Democratici di Sinistra (DS) e la Margherita conseguirono rispettivamente, in Puglia, il 16,6 % e il 9,73% che sommati danno il 26,36%; nelle europee il Partito Democratico (PD) si fermò al 21,7%; in queste elezioni il PD ha preso il 20,75%. Bisogna tenere conto della forte affermazione delle liste di Vendola: Sinistra Ecologia e Libertà (SEL) ha conseguito il 9,74% e La Puglia per Vendola il 5,53%, per un totale di 15,27%. Va ricordato che il Partito della Rifondazione Comunista (PRC) con Vendola, nel 2005 aveva conseguito il 5,11% e i Socialisti Democratici (SDI) il 4,01%. Questa volta i socialisti erano nelle liste di SEL e Rifondazione Comunista nella Federazione Sinistra – Verdi che non ha raggiunto il 4% e che quindi non è rappresentata nel nuovo Consiglio regionale. L’Italia dei Valori ha fatto un grande passo avanti, passando dall’1,78% al 6,47%; ma anche alle europee il partito di Di Pietro aveva addirittura preso il l’8,9%. Alle europee del 2009 il centrosinistra si era fermato al 42,4%, mentre in queste elezioni ha conseguito il 46,05%, meno delle precedenti regionali (48,74%). Il Popolo della Libertà ha raggiunto il 31,10%, nelle precedenti regionali Forza Italia prese il 17,58% e Alleanza Nazionale il 12,11%, cioé complessivamente il ANATOMIA DI UNA SCONFITTA La he le sconfitte non piacciano a nessuno è cosa, oltre che risaputa, più che comprensibile ma che si faccia ancora ricorso ai più arditi funambolismi concettuali per celarne o ridimensionarne, soprattutto a se stessi, la portata ha solo del patetico. Valga per tutti il commento a caldo di un ineffabile Bersani: “non canto vittoria ma non accetto la narrazione di un Pd sconfitto”. Chi si contenta… E, invece, di sconfitta si è proprio trattato: tanto più cocente quanto più prevedibile nonostante la serie di vicende più o meno squallide che, con l’ulteriore, recente screditamento della maggioranza di governo, qualche speranzella l’avevano pur alimentata. Sconfitta sonora (e il peggio deve ancora venire) e non certo per uno dei tanti tiri mancini del destino “cinico e baro”; meno che mai (non prendiamoci in giro) per il bavaglio imposto dal monarca alle trasmissioni “di approfondimento” tv; ma perché le condizioni di un suo fatale verificarsi c’erano proprio tutte in partenza. Naturalmente, nell’alluvione di “acutissime” analisi che ne sono seguìte, tra prudenze, riserve ed elusioni di rito, è entrato, al solito, di tutto tranne ciò che, apertis verbis, andava gridato, una volta per tutte, ai quattro venti: l’ormai totale mancanza di credibilità di questa “opposizione” (o sinistra, o come altro la si chiami). Diciamola tutta: un’opposizione allo sbando in quanto: - tragicamente priva di una guida carismatica e compattante; - tenacemente tesa a cambiar pelle ad ogni tornata elettorale; - con la barra del timone tuttora nelle mani di coloro che non si sono fatti scrupolo di vanificarne la “spinta propulsiva” (che, in un tempo non molto lontano,, magicamente, s’era pur profilata); - ostinatissima a intrallazzare con ambigui transfughi dalla ora tanto detestata compagine maggioritaria (al cui interno, tuttavia, finché ci son rimasti, non hanno esitato a offrire il loro validissimo contributo allo smantellamento dello stato di diritto) che, incredibilmente, riescono ancora a mantenere il piede in più di una staffa; - incapace persino di piangere sul latte versato; - incapace, altresì, di inventarsi tecniche di comunicazione e persuasione più efficaci e, comunque, alternative tanto agli obsoleti meccanismi tradizionali quanto a quelli subdolamente innovativi della controparte (ed è, questo, un aspetto che investe anche il campo dell’informazione “amica” la quale, per non dire degli effetti controproducenti sul fruitore “neutro” della sua più o meno vistosa “faziosità”, raggiungendo un target di per sé stabilmente orientato, risulta assolutamente improduttiva ai fini dell’allargamento del consenso); - convinta, ancora, di poter contrastare in punta di fioretto un avversario che come arma di combattimento concepisce solo la clava; - non aliena, per vie sotterranee, a venire a patti col diavolo; - manovrata da registi (più o meno occulti) che vorrebbero darci ad intendere di lavorare per la nostra felicità laddove unico loro obiettivo è quello della propria sopravvivenza politica; - non priva, a sua volta di ingombranti - e imbarazzanti scheletri nell’armadio (nemmeno tanto ben chiuso); - destinata, ove mai le riuscisse di tornare al governo, a un ridissolvimento per via delle sue endemiche liti di condominio connesse a rivalità tra capi e capetti. Ce n’è quanto basta per spiegarsi disorientamento, disamoramento e conseguente “fuga da casa” dell’elettorato. E, tutta- C 29,69%; però a Forza Italia bisognava aggiungere il 9,13% de La Puglia prima di tutto, per cui, in effetti il centrodestra ebbe il 38,82%; con le altre liste, il centrodestra arrivò al 49,52%. Alle europee scese al 47%. In queste elezioni il centrodestra ha raggiunto il 44,22% perdendo in percentuale rispetto alle due precedenti consultazioni; al 31,10% del Popolo della Libertà va sommato il 7,05% de La Puglia prima di tutto e il 4,81% de I Pugliesi per Palese; quindi un totale di 42,96%. Indubbiamente ha influito sul risultato del centrodestra , la presenza del terzo polo con la candidatura di Adriana Poli Bortone, con le liste dell’UDC di Casini e Io Sud. La Poli Bortone ha registrato l’8,71% e le due liste rispettivamente il 6,50% e il 2,93%; per cui solo l’UDC ha conseguito 4 seggi. Nelle regionali del 2005, l’UDC di Casini era alleata con il centrodestra e prese il 7,77% e 4 seggi, alle europee del 2009 ha raggiunto addirittura il 9,1%. Naturalmente in queste ultime regionali una certa percentuale di voti è stata sottratta al centrodestra. Modestissimo il risultato di Michele Rizzi, di Alternativa Comunista, con il suo 0,35%. elezioni per il rinnovo del Consiglio regionale e del Presidente della Puglia si sono svolte con la nuova legge regionale votata alla fine della precedente legislatura (2000 – 2005). Le circoscrizioni coincidono con le Province e quindi sono sei, essendo stata istituita la nuova provincia: Barletta, Andria, Trani (BAT); è stato abolito opportunamente il listino collegato ai candidati alla presidenza che consentiva di far eleggere un certo numero di consiglieri automaticamente se vinceva il candidato presidente; è stato stabilito in 70 il numero dei consiglieri, che comprende anche il Presidente eletto e il secondo dei candidati alla presidenza. Vi è poi un rinvio alla legge statale in vigore per le elezioni comunali che assicura il 60% dei consiglieri alla coalizione che vince le elezioni, in modo da garantire la governabilità dell’ente locale. Queste elezioni hanno visto, com’era prevedibile, la vittoria del presidente uscente, Nichi Vendola (centrosinistra) che ha conseguito il 48,68%, Rocco Palese (centrodestra) ha riportato il 42,25%, Adriana Poli Bortone (centro) l’8,71%, Michele Rizzi (Alternativa Comunista) l’0,35%. Tra le liste collegate ai candidati alla presidenza sono stati distribuiti i 56 seggi col metodo proporzionale e i 13 seggi previsti come premio di maggioranza per le liste collegate al Presidente eletto che viene a ricoprire il 70° seggio. Poiché la legge elettorale regionale vuole che sia assicurata alla coalizione vincente il 60% dei consiglieri, per raggiungere tale obiettivo si è ritenuto di attribuire altri 8 seggi alle liste del centrosinistra. Su questa questione si è aperto un ampio dibattito pro e contro la legittimità dell’operazione; i contrari sostengono che lo Statuto regionale Le I votanti in Ostuni sono stati 17.791, pari al 64,12% degli aventi diritto al voto; le schede bianche sono state 218 e quelle nulle 519; VENDOLA 8.705 voti pari al 51,04% PALESE 6.587 voti pari al 38,62% pari al 10,13% 1.728 voti POLI BORTONE RIZZI 34 voti pari al 0,20% prevede 70 consiglieri e non può la legge elettorale derogare allo Statuto. Poiché la proclamazione degli eletti è competenza della Corte d’Appello di Bari, bisognerà attendere il suo verdetto per conoscere la definitiva composizione del nuovo Consiglio regionale. COMPOSIZIONE DEL NUOVO CONSIGLIO REGIONALE IN BASE AI 78 SEGGI 20 seggi 31,10% Popolo della Libertà 4 7,05% La Puglia prima di tutto I Pugliesi per il Presidente 4,81% 2 26 TOTALE 6,50% Unione di Centro – Casini 4 Partito Democratico 20,75% 23 9,74% 11 Sinistra Ecologia e Libertà Italia dei Valori 6,47% 6 La Puglia per Vendola 5,53% 6 46 TOTALE Gli altri due seggi sono stati assegnati a Nichi Vendola e Rocco Palese, per un totale di 78 consiglieri. RISULTATI IN OSTUNI Popolo della Libertà voti 4.070 843 La Puglia prima di tutto ADC – PLI – DC – Caccia 144 1.268 I Pugliesi per il Presidente Mastella – UDEUR 246 Pensionati 49 25,45% 5,27% 0,90% 7,93% 1,54% 0,31% Partito Democratico La Puglia per Vendola Italia dei Valori Sinistra Ecologia e Libertà 27,72% 0,91% 3,28% 12,54% 4.433 146 525 2.005 C M G N a cura di Stefano Cavallo via, onestà intellettuale impone l’inclusione in questa ricognizione di almeno un altro paio di considerazioni attinenti, questa volta, alla connotazione antropologica e alla tradizione storica degli italiani. Diciamo, per comodità, i fattori P e S: P come parvenir: noi italiani, infatti, nella stragrande maggioranza (è dura da ammetterlo ma basta guardarsi intorno…), siamo, un po’ tutti dei parvenus (reali, potenziali o in pectore, poco importa) e, come tali, particolarmente inclini all’identificazione con il primo parvenu doc (soprattutto se “potente”) affacciantesi alla ribalta. Se, poi, costui è anche un dispregiator di leggi e corruttore per vocazione (e, così, capace di toccare anche qualche altra nostra corda più recondita) la sua mitizzazione non ne è che una conseguenza istantanea. Non si tratta di cosa inedita: la nostra storia è ricca di esempi siffatti. E, con la storia siamo al secondo fattore: S come storia tutta italiana. Sarebbe ora di farsene una ragione: la condizione di crisi, di comune avvilimento, di fiacchezza morale ha puntualmente fatto da contrappunto alle vicende, anche fulgide, del nostro paese sin da quando esso, con la dissoluzione dell’impero romano è rimasto in balia di se stesso. Dalle celeberrime invettive dantesche alla stagione di mani pulite e oltre, giù giù fino allo squallido presente, passando per la “corruttela” e la “tristizia dei tempi” di machiavelliana memoria o il ritratto dell’uomo guicciardiniano, e, poi, la “sesquiplebe” alfieriana o la “moltitudine” foscoliana (i cui amori sono “brevi ed infausti”, che “giudica più che dall’intento, dalla fortuna”, che “chiama virtù il delitto utile e scelleraggine l’onestà che le pare dannosa, e per avere i suoi plausi conviene o atterrirla o ingrassarla, e ingannarla sempre”), e, poi, Leopardi; e, poi, Prezzolini; e, poi, Flaiano (per citare a caso)… è tutto un susseguirsi ininterrotto, tra il serio e il faceto, di denunce sul carattere degli italiani, sulla loro tempra morale, sul loro lassismo (altro che popolo di santi, di navigatori e di poeti!...). Che, poi, di quando in quando, si siano prospettate delle ventate palingenetiche vuol dir poco in quanto si è trattato sempre e solo di parentesi: più o meno gloriose, più o meno fulgide, che, però, in prospettiva, non hanno prodotto gli effetti desiderati: si pensi alle ricorrenti “delusioni storiche” seguìte alla stagione risorgimentale, o a quella resistenziale, o all’estinzione della prima repubblica. Crisi, dunque, come costante della nostra storia. E certe infauste esperienze come radiografia della nazione. Ecco, allora, in gran parte spiegato il senso di fenomeni altrove (e non si tirino in ballo i nomi di Hitler, Stalin o Mao che richiederebbero tutt’altro tipo di discorso) e altrimenti inconcepibili: il mussolinismo ieri; il berlusconismo oggi. A contrastare i quali, tuttavia, l’indignazione, da sola, non basta. Occorre che sia accompagnata da un’attenta riflessione sulle condizioni che li hanno determinati, sulle responsabilità di chi li ha resi possibili. In altri termini, ci si convinca che non sono i Mussolini o i Berlusconi a far male all’Italia ma è quest’ultima a farsi male da sé scegliendosi, di volta in volta, l’uomo più adatto a soddisfare le sue pulsioni masochistiche. Se non si riparte da qui, se, cioè, di tutto questo non si è disposti a prendere atto, tanto vale rassegnarsi all’attuale, avvilente condizione di ostaggi di una destra cialtrona e politicamente degenere. Appiattirsi, cioè, sul nostro sciagurato presente. Cantando in coro, magari, da bravi, allegri naufraghi, fatta propria una vecchia canzone di Bobby Solo da elevare a inno di bandiera, non c’è più niente da fare. VITTORIO VINCENTI Bonino – Pannella Federazione Sinistra – Verdi Unione di Centro – Casini Io Sud Alternativa Comunista 74 309 0,46% 1,93% 1.172 7,33% 691 19 4,31% 0,19% GLI ELETTI NELLA CIRCOSCRIZIONE DI BRINDISI Popolo della Libertà Maurizio Friolo voti 9.074 in Ostuni 156 Piero Iurlaro 7.817 536 La Puglia prima di tutto Franco De Biasi 5.761 608 Partito Democratico Fabiano Amati 10.024 415 Giuseppe Romano 6.264 220 Giovanni Epifani 5.380 3.139 Sinistra Ecologia e Libertà 4.904 35 Antonio Matarelli La Puglia per Vendola Giovanni Brigante 2.467 5 Italia dei Valori Lorenzo Caiolo 2.901 103 LE PREFERENZE IN OSTUNI DEGLI OSTUNESI Erano candidati a queste elezioni regionali dieci ostunesi che nella Città Bianca hanno riportato le seguenti preferenze: Giovanni Epifani (PD) 3.139; Donata Magli (PDL) 1.519; Franco Colizzi (SEL) 1.383; Gianfranco Coppola (I Pugliesi) 1.152; Antonio Molentino (UDC) 855; Mimmo Mele (IO SUD) 540; Pasquale Prudentino (UDEUR) 216; Nicola Santoro (IO SUD) 101; Francesco Marzio (ADC) 79; Amalia Ayroldi (BONINO-PANNELLA) 54. 7 Attualità Aprile 2010 La primavera silenziosa nella campagna ostunese di Gianfranco Ciola secoli le n o s t r e campagne ci hanno dato l’opportunità di osservare un paesaggio quanto mai suggestivo, che assume aspetti diversi nel succedersi delle stagioni. Bellissima è l’immagine degli oliveti in primavera, quelli che non sono stati trattati con i diserbanti e che mostrano la magia dei colori più vari. Il verde del tappeto erboso si macchia con il rosso dei papaveri, il giallo dell’acetosella e l’arancio della calendula. In questa stagione gli oliveti mostrano tutta la bellezza dei fiori tipici della flora mediterranea: si possono osservare gli anemoni, le cui corolle variano dal bianco all’azzurro, al violetto, al rosso brillante; l’aglio roseo con le infiorescenze a forma semisferica e le spate giallo-verde del gigaro. Stupenda è la contrapposizione tra la breve vita delle erbe e dei fiori, che durano appena una stagione e la longevità degli olivi secolari che si legge nei tronchi maestosi e contorti. L’oliveto è luogo insostituibile di sosta per una varietà di uccelli che in esso vi trova, oltre al cibo, tranquillità e protezione. In primavera fanno la loro apparizione l’upupa che nidifica nel tronco cavo degli olivi, la cincia, la capinera, l’averla, il verdone, il succiacapre, il codirosso, la sterpazzola, il luì e molte altre specie, tutte insettivore e quindi di grande aiuto per l’agricoltore. Nella stagione fredda si vedono pettirossi, fringuelli, tordi, merli e storni, che nell’uliveto hanno sempre trovato condizioni di vita e luogo di svernamento ideali. Lo storno, temuto dall’uomo per la grande razzia di olive che procura, ha i suoi nemici naturali, tra questi il gheppio, un rapace che nidifica in casolari abbandonati. In primavera, negli oliveti, scavano le loro gallerie lombrichi e talpe, sul terreno e fra l’erba sono presenti cavallette, grilli, coleotteri e molte specie di insetti. Nei muretti a secco che segnano i confini dell’oliveto vivono lucertole, ramarri e i gechi, che attendono immobili, con illimitata pazienza, gli insetti di cui sono ghiotti. Tra le chiome degli ulivi, di notte, è possibile scrutare anche il barbagianni e la civetta e ascoltare i loro versi aspri e striduli, che secondo alcune credenze popolari, erano forieri di sventure. L’oliveto può essere visitato anche dal tasso, dalla volpe, dal riccio, dalla donnola che lo attraversano alla ricerca di prede, soprattutto di notte. Per ultime, certo non per importanza, sono da ricordare le cicale: suggestiva è l’atmosfera che si viene a creare in estate, con il loro canto gioioso. Sono i maschi che friniscono con stridore, senza interruzione, tutto il giorno e anche nelle notti estive. L’oliveto è sempre stato un ambiente agricolo con forte naturalità, importante per la ricca vegetazione di erbe e arbusti presenti sul terreno, habitat ideale di molti animali, anche se ha subito notevoli cambiamenti nel corso degli ul- Da timi anni. Passeggiando tra le strade di campagna, nel periodo in cui l’inverno cede il passo alla primavera, si osservano i campi di un colore strano che non appartiene al colore verde dell’erba, ma a colori che vanno dalle tonalità del giallo, del rosso, dell’arancio provocate dai veleni irrorati nei campi. Sono i colori di una campagna resa sterile, avvelenata, dove ogni forma di vita è stata cancellata. Negli ultimi anni sta diventando consuetudine “pompare” veleni nelle aree agricole senza più arare la terra, e così il suolo si presenta duro e compatto come un pavimento, triste e senza vita come un paesaggio lunare. Eppure basterebbe mantenere gli oliveti inerbiti attraverso falciature invernali e primaverili. Come è noto i benefici che ne derivano sono molteplici: oltre ad assicurare un’elevata biodiversità in campo, utile a contenere tante malattie alle piante coltivate, garantisce il mantenimento della sostanza organica nel suolo, preserva il terreno dall’aridità estiva e protegge lo stesso dall’azione erosiva delle acque durante le forti piogge autunnali; inoltre facilita le operazioni colturali in quanto permette agli agricoltori di entrare in campo dopo la pioggia senza impantanarsi. Se prima ogni filo d’erba si trasformava in carne, latte, uova, formaggio, oggi per molti l’erba appare come un “flagello di Dio” da distruggere, avvelenare, eliminare ad ogni costo. Si è passati da oliveti che hanno convissuto con la vegetazione spontanea sia erbacea che macchiosa, ad oliveti sterili per la mancanza di buon senso e per una falsa cultura della ruralità che ha dichiarato una guerra chimica alla bellezza e alla diversità della vita. Ecco perché con l’avvio della primavera larghi tratti della nostra campagna diventano silenziosi e senza vita. Sono i drammatici effetti di queste pratiche, effetti che non sono solo di natura estetica, ma riguardano l’impoverimento del paesaggio o della biodiversità. Ma anche se non volessimo pensare all’estetica e alla difesa della natura, e volessimo solo soffermarci al fatto che la campagna è un luogo dove si produce cibo, quella campagna avvelenata dovrebbe far riflettere sul nostro autolesionismo, o sulla nostra incapacità a volerci del bene. Se come dice più di qualcuno, siamo quello che mangiamo, allora quella campagna sterile e silenziosa è lo specchio dei nostri tempi, del nostro modo di concepire la bellezza, la diversità della vita e la salute del nostro corpo. CC O OM M PP LL E EA AN NN NO O La signora VITUCCIA NOBILE vedova Anglani il 13 marzo 2010 ha festeggiato i suoi 90 anni di vita e ha rivolto ai propri figli il seguente messaggio: Filu meie, ce v'agghia disce, cu na fascite perde lu bene de Dije e cumburtateve ca lu Segnore v'aiuta. A me m'ha fatte arrevà a nuvantanne, m'ha fatte vete tre filu, scienere e nurure, tanda nepute, m'era piascè de vederne ngunande e de tutte so propria cundenda, e po' tutte li pariende, l'amisce e li crestiane de Stune ca canosche. E me raccumanne quante vegne pe Pasca na mme fascite acchià lu maggie. L’ambiente di Elaia orrei iniziare con una breve definizione sull’origine di un nome: “L'olivo è l'albero mediterraneo per eccellenza, con il suo tronco contorto, la chioma argentea, i bianchi e piccolissimi fiori che si trasformano nei preziosi frutti. Il nome botanico della pianta è Olea Europea e deriva dal termine greco "elaia". Qualche mese fa, grazie all’idea ed alla volontà di un gruppo di amici con cui abbiamo condiviso tante esperienze ambientali nel nostro territorio, abbiamo voluto nella nostra città un circolo Legambiente, l'idea era quella di poter fare qualcosa per promuovere la cultura della sostenibilità e dell’ambiente, nel senso e nei modi più conviviali e amichevoli possibili, nella nostra città e per il nostro territorio. Abbiamo chiamato il nostro circolo Elaia. La storia di Legambiente è legata a grandi valori condivisi e condivisibili, come il desiderio di un mondo diverso, la scelta pacifista e non violenta, i valori di democrazia e libertà, solidarietà, giustizia e coesione sociale, modernità fondata sugli interessi generali a cominciare dall'ambiente. Ma parlare oggi di ambiente può significare tante cose e diventare un discorso molte volte complesso. Quello che vorrei cercare di comunicare in queste righe è invece che vi è una maniera semplice di poter vivere in armonia con l’ambiente e per diventare messaggeri di un modo di vivere più compatibile con un’idea di progresso sostenibile ed in sintonia con la natura dell’uomo. Ma come? Vi sono tanti modi di essere ambientalisti. A noi non interessa un certo tipo di ambientalismo dottrinale e di denuncia, fine a se stesso e sempre col dito puntato. Al contrario ci siamo resi conto che è un modo di fare a piccoli passi ciò che più ci apparteneva. Coinvolgere tutti, senza distinzioni di sorta, attraverso cose semplici e conviviali, per assieme trovare un percorso che convergesse su una migliore comprensione delle specificità delle mille tessere che compongono il puzzle di ciò che definiamo ambiente. Pensare a promuovere la difesa dell’ambiente senza far passare quel cammino attraverso la conoscenza della nostra cultura, tradizione, storia, socialità, sarebbe V secondo noi tempo sprecato. Pensare a un circolo chiuso in sé, partitico e tendenzioso sarebbe un epitaffio. Quello che siamo e vorremmo essere è un gruppo di persone che si ritrova insieme a riflettere su un interesse grande che però si origina e trova forza in fatti semplici e condivisibili, punto di partenza per valutazioni più ampie ed approfondite. Sarebbe altresì uno sbaglio pensare a Ostuni e al suo territorio come a un’isola felice e esente da pericoli ambientali. A una serie di problemi del nostro territorio di grave entità e di lunga storia, si pensi alla questione giovanile, alla precarietà della nostra economia e del lavoro di tanti, all’assenza di fenomeni culturali forti, alla crisi finanziaria e della politica ed a tanto altro, si aggiungono quotidianamente ai nostri occhi segnali forti di allarme ambientale che ci sorprendono e ci sconcertano. Giusto per citare gli ultimi i fatti: le decisioni gravi nelle intenzioni dell’attuale Governo di installare centrali nucleari nelle nostre terre e piattaforme petrolifere nei nostri mari. Questa è la cultura, purtroppo molto diffusa, di risposte eclatanti, miopi e populistiche fatte a colpi di mano per risolvere problemi seri e complessi che andrebbero invece approfonditi in maniera diversa e più partecipata. L’impatto di tale tipo di approccio è estremamente distruttivo. Il concetto in questo tipo di pensiero è quello del territorio come bene da consumare, come se fosse una risorsa illimitata e rinnovabile per sua stessa capacità. Potremmo parlare a lungo degli effetti -irreversibili- di queste decisioni, ma questo voleva essere un articolo introduttivo, una pietra lanciata nello stagno. Ci sentiamo comunque di dire “no, non è così”. Sembra quindi evidente che se qualcosa possiamo fare per cambiare questo stato di cose conta molto la partecipazione attiva e l’opinione di tanti in direzione di chi ha avuto da noi stessi il mandato di governare. Noi abbiamo un sogno, ed è quello di continuare a sperare, credere e crescere nella nostra terra, di essere una speranza che si fa strada ogni giorno, di far sentire la nostra voce, di diventare il cambiamento che vogliamo vedere, perché l’ambiente è nostro, è noi stessi. Un saluto ed un augurio a tutti, CARMINE SPECCHIA Circolo Legambiente Elaia di Ostuni Salvatore Valente e... la fotografia crivere di Salvatore Valente, per chi lo conosce fin dall’adolescenza, non è tanto difficile; ma trattare di lui come fotografo non è semplice, specie per chi, come lo scrivente, di foto se ne intende quanto uno scolaro di filosofia. Ma non tratterò di fotografia; il grandangolo sarà su di lui, professionista di fotografia, anzi, artista fotografo. Già l'anno scorso, nella sala dei 400 del Palazzo del Popolo di Orvieto, il suo nome trovò spazio tra i finalisti di un concorso indetto da quella città e denominato: "Orvieto fotografia - Professional Photography Awards 2009" curato dal noto Giuseppe Bertolucci. Per Salvatore si trattò di una prima affermazione professionale di grande prestigio in quanto i vari concorrenti provenivano da tutta Italia e da vari altri paesi. Le sue foto realizzate tra il 2006 e il 2008, documentavano immagini di vita vissuta a Cuba, in Tunisia e in Marocco, oggetto finanche di una mostra in Ostuni nel centro di cultura "Donato Cirignola". Mostra visitata ed ammirata da ostunesi, forestieri ed autorità comprese. Però,quest’anno, è un'altra cosa. Il fotografo Valente ha partecipato con una serie di immagini realizzate, tra novembre e dicembre scorsi in Etiopia, tra Addis AbebaArba Minch-Lago Chamo-Jinca-Turmi-Yabelo-Awasa e Langano. In dieci giorni, tra un centro e l'altro, ha potuto sostare in tanti piccoli villaggi e scattare immagini struggenti di popoli (tribù) a noi sconosciuti per lontananze geografiche e culturali. Immagini che, speriamo, possano presto essere oggetto di una nuova mostra nella nostra terra. Immagini di grande valore artistico e singolare fascino iconografico. Per non parlare delle ancestrali tradizioni di quei popoli, come documentate, per esempio, da una giovane ragazza frustata a sangue, ma che non può emettere alcun pur minimo lamento, anche se la spalla sanguina, pena niente marito. Deve dimostrare, insomma, che è forte e pronta per affrontare la vita. Altri i riti per i giovani nubendi; sconcertanti. Uno, tra gli altri,consiste nel saltellare a piedi nudi sulle spalle di una dozzina di tori affiancati uno all'altro senza cadere, e questo per ben tre andirivieni; una caduta? Niente moglie. Nessuna donna lo vorrebbe. Forme e riti barbari si direbbe da noi, ma S per quei popoli è frutto di una cultura atavica intoccabile. Troppo lungo sarebbe l'indugiare su argomenti di questo tipo; sta di fatto che le foto per la Sezione "Reportage e Fotogiornalismo" del nostro Salvatore, quest'anno, si sono imposte all'apice delle migliaia di altre immagini per bellezza intrinseca, valore documentale e sensibilità artistica. E così, il 13 marzo 2010,il primo premio per questa competizione internazionale se I’è aggiudicato il fotografo ostunese Salvatore Valente. Complimenti vivissimi ed auguri per un futuro professionale all’altezza di questo primo "Oscar" della fotografia. DINO MONTANARO 8 CHIESA Aprile 2010 Proseguiamo in questo numero la serie di ricordi di sacerdoti che con la loro vita e le loro opere hanno significativamente testimoniato il messaggio di San Paolo. CON I “FIGLI” DI DON TONINO BELLO di Domenico Melpignano ra il mese di maggio del 1987. Dai responsabili del Settore giovani di Azione Cattolica di Molfetta mi era pervenuto un invito per una conversazione con i giovani della Diocesi. L’incontro l’avrei tenuto nel Seminario Regionale. Già questo motivo bastò a caricarmi tanto. Ritornare nei luoghi della mia giovinezza, in quel Seminario nel quale dopo gli studi filosofici affrontai anche quelli teologici, per uscirne Sacerdote. Fui accolto, nel varcare la soglia di ingresso del Seminario, dai Vice – Presidenti Diocesani. Con loro raggiunsi una delle aule scolastiche. Appena spalancarono la porta una scena mi cadde sotto gli occhi, che ancora oggi mi ritorna alla memoria ed al cuore per i sentimenti che mi suscitò. L’aula era colma di giovani assiepati in quel semicerchio di gradinate, ma la maggior parte di loro si trovava intorno ad una persona molto importante: il loro Vescovo don Tonino Bello. Il click della mia “macchina fotografica” scattò subito per immortalare quella scena e racchiudere don Tonino “coi suoi figli” in un unico abbraccio. Depositai la mia cartella su di una sedia e mi avviai doverosamente verso quel Vescovo, ormai ritenuto un grandissimo Presule, Maestro, Pastore, Padre. Mentre mi inchinavo per ossequiarlo e baciargli l’anello, don Tonino mi spalancò le sue braccia e mi abbracciò con tanta cordialità ed affetto. Al mio invito perché salisse sulla cattedra a presiedere l’incontro, mi disse: “Don Domenico, consentimi che io occupi questo posto, “tra i miei figli”. Da parte mia non gli feci alcuna difficoltà perché intuii quante fosse grande il suo affetto ed amore per quella porzione eletta della sua Diocesi. La mia relazione la svolsi sulla tematica: “Tutti chiamati alla santità e alla missione”. Tenni la mia riflessione. Fui colpito dal silenzio religioso e dalla forte attenzione dei presenti. Il primo a riservarmi tanta attenzione fu proprio lui: don Tonino Bello. Quando terminai il mio dire alcuni giovani sollevarono delle richieste alle quali puntualmente risposi. Quando stavo pensando che tutto era finito, nel modo migliore, ci fu uno, guarda caso, fu proprio don Tonino, che chiese la parola. La richiesta mi suscitò trepidazione e timore nello stesso tempo. Ogni cosa fu subito allontanata da me, don Tonino, da grande Maestro, concluse l’incontro, e mi ringraziò per essere andato a Molfetta tra i “suoi figli”. Mi ringraziò per la relazione “precisa e puntuale” a suo dire che avevo fatto. Poi uscì fuori dal banco dove sedeva, mi venne incontro e mi disse: ti ringrazio per quanto ci hai dato. Ma il ringraziamento più bello ritieni il modo come “i miei figli” ti hanno seguito. Per ricordare don Tonino Bello nell’Anno Sacerdotale, in questo mese di aprile, a pochi giorni dal 17° anniversario della sua morte, dopo la celebrazione della Santa Pasqua, ho inteso offrire il mio ricordo personalissimo di don Tonino Bello. Con il passare degli anni notiamo come la sua figura, sempre più grandemente e fortemente rifulge nel firmamento della Chiesa Cattolica, soprattutto a livello di santità. Non a caso di lui è stato scritto: “Intriso di spiritualità francescana don Tonino (nato ad Alessano in provincia di Lecce il 18/03/1935 e deceduto a Molfetta il 20/04/1993) ha attraversato la navata del mondo contemporaneo facendo della propria vita un’ esperienza di servizio e di santità….Campione del dialogo costruttore infaticabile di pace, pastore mite e protettore dei poveri, degli immigrati e degli ultimi…Profeta della speranza, infaticabile testimone dell’amore di Cristo nel tempo, cantore della bellezza nella molteplicità delle sue espressioni…Scrittore ispirato, per la freschezza e l’originalità dello stile, per la profondità del messaggio, per la forza del suo linguaggio, capace di parlare ai giovani, agli adulti, lontani o impegnati nella Chiesa, agli ultimi, a ciascuno, personalmente…La sua scelta pastorale vissuta sull’opzione radicale per gli ultimi, il suo impegno per la promozione della pace, della non violenza, della giustizia e solidarietà lo rendono, ancora oggi a distanza di diciassette anni dalla morte uno dei più audaci profeti dei nostri giorni.” A servizio della Pace, nel 1985, venne indicato dalla Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana, a succedere a Mons. Luigi Bettazzi Vescovo di Ivrea nel ruolo di presidente della “Pax Christi”, il movimento cattolico internazionale per la pace. In E questa veste si ricordano diversi duri interventi: tra i più significativi quelli con il potenziamento dei poli militari di Crotone e Gioia del Colle, e contro l’intervento bellico nella guerra del Golfo, quando manifestò un’opposizione così radicale da attirare l’accusa di istigare alla diserzione. Quando don Tonino parlava o scriveva della pace affermava: la “ Pace non è la semplice distruzione delle armi. E non è neppure l’equa distribuzione dei pani a tutti i commensali della Terra. Pace è mangiare il proprio pane a tavola insieme con i fratelli aprirsi ad orizzonti di comunione nella diversità. Pace è convivialità delle differenze, appunto”. Ed in un passo pasquale ebbe a dire: “Pace. Pace a voi”. Sono le primissime parole pronunciate da Gesù il giorno di Pasqua. Ora se le ultime parole di un moribondo vanno prese come un testamento e custodite con la venerazione che si deve alle reliquie, le prime parole del Risorto vanno accolte con tutta l’attenzione che si deve a i manifesti programmatici. Ecco perché la Chiesa dal giorno di Pasqua, ha un compito preciso: annunciare la pace. Questo è il suo progetto politico, questo la sua linea diplomatica. Questo il suo indirizzo amministrativo: la pace“. Su Mons. Tonino Bello, gloria della nostra Puglia, in particolare del Salento, ci sarebbe tanto da dire e da scrivere. Sicuramente da grandissimo Pastore quale è stato, da Profeta degli ultimi anni del XX secolo, e da Re in atteggiamento di servizio e di donazione, come egli seppe fare e parlare in rifermento “al Vescovo che ha amato la “Chiesa del grembiule”, ovvero la Chiesa semplice, facile, povera, ed ha sperimentato bene la difficoltà di farsi capire e su questa lunghezza d’onda evangelica, sulla quale una parte del clero, stenta a sintonizzarsi. Ma non fa difficoltà a comunicare con i giovani, che tanto amò, i quali capirono immediatamente quanto e come, questo piccolo – grande uomo, stava cambiando le coscienze della gente”. Anche noi, se avessimo avuto la possibilità di tempo e di spazio per scrivere su don Tonino, tanto altro avremmo scritto su di lui. Ci piace chiudere il presente articolo con una data estremamente significativa che candida don Tonino alla gloria dei Santi: 27 novembre 2007. La Congregazione per le cause dei Santi ha avviato il processo di beatificazione del Vescovo pugliese. Che don Tonino sarà così il primo Santo tra i sacerdoti formatisi nel Pontificio Seminario Regionale, in questi primi cento anni di storia di vita dell’Istituto. Lo crediamo e lo vogliamo. Diventerà un apripista per tanti che il Signore ha chiamato a seguirLo da vicino per lodare e per servire e accompagnare i fratelli e le sorelle di questa stupenda Regione che è la Puglia. Grato al Signore per il grande dono della vocazione, affidandosi alla materna intercessione di Maria Santissima Madre di Dio Giovedì 13 Maggio 2010 memoria liturgica della Beata Vergine Maria di Fatima alle ore 18,00 nella Concattedrale di Ostuni sarò ordinato Presbitero DON CLAUDIO GALIZIA per l’imposizione delle mani e la Preghiera di Ordinazione di S.E. Rev.ma Mons. Rocco Talucci Arcivescovo di Brindisi - Ostuni CC U U LL LL A A Nicola di Marcello e Adelaide Cavallo felicissimo annuncia la nascita del fratellino GIORGIO Roma 28 dicembre 2009 IL VOLONTARIATO PER UNA SOCIETA’ DELL’AMORE La Stazione quaresimale rappresenta ogni anno per ciascuna Vicaria della nostra Diocesi una occasione perché l’Arcivescovo possa incontrare le comunità parrocchiali ed ecclesiali in genere, particolarmente attraverso i membri del Consiglio pastorale Vicariale, quasi un prolungamento della Visita pastorale. L’incontro è ritmato dall’ascolto della Parola del Signore e dalla preghiera fatta insieme, che esprime il sentire comune di una Chiesa raccolta attorno al suo Pastore. L’appuntamento di questo anno, vissuto il 18 marzo presso la parrocchia dei Santi Medici, è stato caratterizzato da due motivazioni. La prima, la consegna del mandato ai ministri straordinari dell’Eucaristia, che permettono a tante persone inferme di sentirsi partecipi della liturgia domenicale attraverso il sacramento della Comunione che ricevono nelle loro case. La seconda motivazione è stato il ritrovarsi con i rappresentanti delle Associazioni di volontariato ecclesiale e civile. Nell’itinerario diocesano, le Linee pastorali del nostro Arcivescovo per l’anno 2009/2010 hanno come tema “Il Volontariato per una civiltà dell’amore”, pertanto è stato proposto alle Associazioni che operano nel nostro territorio questo incontro che potesse permettere di conoscersi e arricchirsi reciprocamente, per una collaborazione nello spirito di solidarietà e fraternità. L’Arcivescovo ha sottolineato che la presenza delle Associazioni di volontariato, sia ecclesiali che civili, è significativa per la Città tutta, in quanto è segno di amore ad ogni uomo e aiuta a riconoscere i “vuoti” per tentare di colmarli. L’amore non è disciplinato da nessuna legge, ma l’essere immagine e somiglianza di Dio permette di poter amare come Lui e di esprimere pienamente solidarietà con ogni uomo. L’Arcivescovo ha anche richiamato il dovere di conoscere i campi operativi delle diverse Associazioni per allargare la possibilità di andare incontro ai bisogni concreti delle persone, non trascurando quel sentirsi coinvolti nel “lavorare insieme”, che per la nostra Chiesa richiama l’esperienza del Sinodo. Gli interventi dei presenti hanno impreziosito la serata, dando conferma della ricchezza presente nella nostra Città. Ricordiamo alcune sollecitazioni: - Valorizzare l’assistenza spirituale accanto al supporto per alleviare le sofferenze di chi è provato dal dolore. - Far sì che le iniziative culturali possano essere a servizio della solidarietà, come si tenta di fare in diverse occasioni, anche da parte dell’Amministrazione comunale. - Dare seguito a questo incontro per conoscere l’ambito operativo delle diverse Associazioni e mettere in rete gli aiuti che offrono, senza dimenticare che il volontariato non sostituisce il servizio che istituzioni e società civile sono tenuti per loro dovere a rendere. - Il senso della gratuità di ogni servizio di volontariato è a volte accompagnato dalla poca visibilità, che spesso dipende dal silenzio in cui si opera. - Il bisogno di qualificare la propria identità associativa. Concludendo l’Arcivescovo ha affidato ai presenti la parola del Signore che dice la modalità attraverso la quale ogni persona può esprimere il suo desiderio di partecipare alla “civiltà dell’amore”: «Non sappia la tua destra ciò che fa la tua sinistra»; «Vedano le vostre opere buone e glorifichino il Padre celeste»: come dire silenzio, gratuità ma anche testimonianza. ROSA MORELLI Consiglio Pastorale Vicariale PASSIONE DELLA NOSTRA UMANITA’ secondo “ognuno di noi” Domenica delle Palme, si sa, è giorno di festa, di auguri, di sorrisi. E’ Domenica di Passione e, nonostante la lettura del “Passio”, tutti pensano con più piacere al Messia che viene esaltato invece che al Gesù che viene condannato, torturato e ucciso. Meglio aspettare il Venerdì Santo per pensare al Servo Sofferente! Eppure può accadere che il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, il Dio dell’Oreb ti faccia incontrare proprio quella mattina una persona che ti chiede una cortesia e tu, pensando di dover fare una buona azione (in fondo è quasi Pasqua!), gli dai una mano. Ma sul più bello della tua soddisfazione etica, convinto che Gesù ti viene incontro in ogni uomo che ha bisogno (“Quando avrete fatto qualcosa ad uno di questi piccoli lo avrete fatto a me), non porti a termine la tua “buona azione” per cause di forza maggiore: devi correre in Ospedale con un tuo caro! E lì ti accorgi che, forse, quel Dio che cerchi negli scritti, nella Chiesa, nei Santi, si vuole manifestare di più, in maniera più completa (“Padre, tutto è compiuto”) ti vuole far vedere che quell’incarnazione edulcorata del Natale è la stessa della Pasqua! Stando qualche ora in un Pronto Soccorso di Ospedale e, nel mio caso in quello di Brindisi, ti accorgi che la tua buona azione era solo un palliativo della tua coscienza e che il Signore dei “Cieli nuovi e Terre Nuove” è lì in quell’umanità sofferente! E’ nella bimba ustionata, negli anziani che si lamentano, nei ragazzi feriti in incidenti,negli infartuati, negli sguardi spauriti, nei parenti che aspettano, in La quelli che piangono perché la loro esistenza si è ormai “strappata”. E’ un’umanità che ha bisogno, che soffre, che invoca. Ho pensato: -oggi è Domenica di Passione! Pensavo di cavarmela con un sorriso, con un piccolo gesto di cortesia, ma quel Dio nel quale non sempre crediamo, che cerchiamo oltre l’umano, ha voluto semplicemente dirmi: <<IO SONO qui>>. Poi il tempo passava ed i medici si adoperavano con tutto il personale, i reperibili venivano richiamati in servizio e la macchina ospedaliera andava: un conforto, un sorriso, una parola forte quando necessaria, la terapia. A questo punto ho pensato: -Pasqua non è Natale, ma gli Angeli ci sono sempre! E poi, anche questo è un “passaggio”: in fondo nel Pronto Soccorso non si rimane, si va altrove, si va verso un reparto, vieni curato e dimesso. Si va verso la speranza di star meglio, di poter riabbracciare i propri cari, si va verso la Pasqua! – Bei pensieri mi son detto, belle frasi, ma cos’è Pasqua? Ognuno abbia la “sua Pasqua”! Ricordiamoci, però, che capita a tutti, ed io l’ho avvertito in questa Domenica delle Palme 2010 che Qualcuno ti dica: «Metti qua il tuo dito, stendi la mano nel mio costato e non essere più incredulo, ma credente!». Forse Pasqua può essere proprio credere che Dio è nella Storia, la scrive tramite l’uomo e la rinnova ogni giorno con la certezza dei “Cieli nuovi e Terre Nuove”. Shalom! GIACOMO VITO EPIFANI 9 RICORDI Aprile 2010 La logistica e il settore sanitario E’ stato calcolato che la gestione di un ospedale può essere paragonata, per volumi e valore, a quella di un grande supermercato. Per affrontare correttamente i problemi logistici in un ospedale, occorre il supporto di esperti professionisti del settore: una vera e propria cabina di regia che, all'interno di ogni struttura ospedaliera, disciplini l'organizzazione delle risorse disponibili, identifichi di volta in volta le priorità, analizzi le criticità e valuti i costi. In questo modo, si possono conseguire notevoli risparmi e guadagnare efficienza e qualità. Da uno studio condotto dal Politecnico di Torino, é emerso che in Italia la spesa relativa ai farmaci e ai presidi medici raggiunge il 15-20% della spesa complessiva di un ospedale. Negli Stati Uniti, la stessa voce di spesa non arriva all'8 e questo perché lì, da almeno trent'anni, sono state adottate tecniche logistiche avanzate, fondate sui principi del Material Requirement Planning e del Just in Time. Sono tre le fasi in cui le innovazioni sono più urgenti: l’erogazione di farmaci e presidi medici nei reparti, i processi di rifornimento nei reparti stessi e, infine, il controllo complessivo dei flussi dei materiali. Oggi, nella maggioranza dei casi, si utilizzano ancora prescrizioni cartacee, mentre gli stock in reparto sono disordinati e, al tempo stesso, sovrabbondanti e carenti. Soprattutto, i vari "armadi" non sono DE D E FF U UN N TT II collegati in rete e quindi spesso si perde tempo prezioso a cercare famaci che sarebbero rapidamente e facilmente rinvenibili con l’ausilio dell’informatica. La logistica moderna può dare il proprio fondamentale contributo partendo da un’approfondita analisi dei consumi e delle giacenze dei farmaci, razionalizzando i flussi e consentendo, in ogni caso, forniture complete, rapide e tesmpestive. Le linee di sviluppo di questo approccio sono legate a quello che è definito come un flusso "teso" dei rarmaci nei reparti, evitando nella massima misura possibile gli snodi che possono creare rallentamenti nella catena. Altre innovazioni saranno l’introduzione del farmacista di reparto e l’adozione di una gestione dei carrelli-armadio del tipo “pieno contro vuoto”; inoltre sarà informatizzata la prescrizione dei farmaci,i pazienti disporranno di un braccialetto elettronico che tenga conto delle medicine necessarie, delle dosi assunte e di quelle da somministrare; la cartella clinica sarà quindi e ettronica e il dosaggio dei farmaci sarà unitario e personalizzato; la distribuzione infine sarà automatizzata basandosi sull’utilizzo di carrelli “intelligenti”. In conclusione per i logistici c’è molto lavoro da fare: le soluzioni per risolvere i problemi della Sanità ci sono e sono numerose, in modo da ridurre gli oneri. FRANCESCO CASARANO AA N NN N II VV EE RR SS A AR R II 8 luglio 1932 3 marzo 2010 28.3.2009 16.4.1989 28.3.2010 Ricorre il primo anniversario della scomparsa di È stato chiamato da Dio ROCCO FRANCESCO MARZIO CICCIO MORO Trasferitosi a Torino per impegni di lavoro. Praticante del credo: famiglia, lavoro. Appassionato di calcio fin da ragazzo ha trasmesso tale entusiasmo al suo amato nipote Denis. La moglie Consiglia, con le figlie Stella e Gabriella, il fratello Mimino con Carmelita e Donato, e i parenti lo ricordano, costernati, a quanti lo conobbero. Con immenso ed immutato affetto lo ricordano a parenti ed amici la moglie Carmela, i figli Stella ed Angelo, il fratello Francesco, la sorella Tina e le nipoti Anna e Carmelita conservandolo nel proprio cuore. Sette anni fa un male inesorabile vi ha strappato materialmente alle nostre famiglie. Malgrado il trascorrere del tempo, continuate a vivere con noi attraverso i ricordi e gli esempi di una vita proba ed onesta e ORONZO GIUSEPPE ricca di affetti. PUTIGNANO PUTIGNANO I nostri silenzi, le nostre preghiere, i 14.4.2003 10.4.2003 nostri discorsi ser14.4.2010 10.4.2010 vano ad arricchire di meriti celesti le vostre anime che aleggiano intorno ai nostri pensieri. I vostri cari 29 aprile 2004 GLICERIO CAMPANELLA Ciao, Angelo nostro, Oggi 27 aprile 2010 festeggiamo “Spiritualmente” 50 anni di quel Matrimonio che ci legò ed ancor rimane nei precordi! Quello che Dio unì resta tale tra Te nell’azzurro e me nel verde dei prati quaggiù. Nella comunione di tale ricorrenza cono con noi, affettuosamente, i figli Rita-Maria, Adam, Anja ed i nipoti-gemelli Ramon e Delia. Ti giunga il bacio e l’abbraccio di sempre, la TUA Tipografo Avverto la tua presenza in ogni istante ed io, ovunque vado, ti ho sempre vicino; il tempo, ormai, non esiste più perché il tuo pensiero, eterno, vive nel mio pensiero ed insieme cerchiamo Mamma e Papà che, avvolti nella Luce Divina, continuano ad amarci teneramente e all’infinito. Natalia 9.4.2008 9.4.2010 MASCIALE FRANCIOSO le figlie Lucia ed Emanuela la vogliono ricordare con dei versi di Pier Paolo Pasolino tratti da “Supplica a mia madre”:«Tu sei la sola al mondo che sa del mio cuore, ciò che è stato sempre, prima d’ogni altro amore… Sei insostituibile. Perché l’anima è in te, sei tu, ma tu sei mia madre e il tuo amore è la mia schiavitù. Ho passato l’infanzia schiavo di questo senso alto, irrimediabile di un impegno immenso. Era l’unico modo per sentire la vita, l’unica tinta, l’unica forma – ora è finita. Sopravviviamo: ed è la confusione di una vita rinata. Fuori dalla ragione. Ti supplico, ah, ti supplico: non voler morire. Sono qui, solo, con te, in un futuro aprile…». E, nello stesso tempo, ringraziare in modo particolare i più cari amici dei propri genitori Ester e Antonio, per il calore umano e immenso affetto mostrato facendoci sentire un po’ meno sole. 27 aprile 2010 sono ormai cinque anni che non godiamo della gioia della tua presenza, ma il tuo ricordo è vivo nei nostri cuori e nelle nostre preghiere. I tuoi figli, con i tuoi nipoti, grati per l’esempio di fedeltà alla famiglia e riconoscenti per la testimonianza di vita semplice e ricca di valori cristiani, ti ricordano con grande affetto nella certezza che Dio ti ha accolto tra le sue braccia e ti ha rivestito di luce eterna. I tuoi cari 13 aprile 2009 13 aprile 2010 ANNA FRANCIOSO Ad un anno dalla sua scomparsa ricordiamo la luce della nostra vita in Sprechino MARIA ADDOLORATA LORUSSO Dopo gli anni vissuti su questa terra, accanto ai tuoi cari, ai tuoi allievi ed al tuo mondo, la tua stella continua a brillare nel cielo da dove, ogni volta che alziamo gli occhi, ci dice che la tua vera gioia è quella di abitare, in eterno, nell’Amore di Dio ed in compagnia della Vergine. Il marito Rosario, i genitori Concetta ed Enrico, la sorella Rosalba con il marito Maurizio, elevano assidue preghiere affinché la sua anima interceda per tutti i suoi cari. maritata Antonio Conenna Una donna che credevamo immortale tanto si faceva amare: nostra madre ma anche la madre di tutti. 20.4.2010 Prof.ssa ESTER Caro Nonno, Il nostro cuore si riempie di gioia quando pensiamo che la tua anima, pura e immacolata, gode al cospetto della visione beata del volto di Cristo, quale ricompensa dell’amore e della gioia che hai distribuito quando eri tra noi. E noi, i tuoi figli Caterina con Mario, Antonio con Albina, ed i cari nipoti, lodiamo, attraverso sincere preghiere, la bontà del Dio Eterno e infinito che ti ha accolto nel suo Regno. Una S. Messa di suffragio verrà celebrata giovedì 29 aprile 2010, ore 19,00, nella Chiesa di San Luigi Gonzaga. Al caro Oronzo: umile, paziente, silenzioso, fedele, cordiale con tutti. Ricorrendo il suo primo anniversario, lo sentiamo vicino con l'affetto di sempre. Il genero Massimo Nel primo anniversario della scomparsa della BIAGIO ASTORE maritata Moro GIUSEPPE APRILE Ada-Dù I tuoi cari 20.4.2009 17- 03-2009 ORONZO LEGROTTAGLIE Non si può dimenticare una persona che è vissuta per tanto tempo nell’amore dei suoi cari e per giorni belli e di sacrificio: egli continua ad esistere nei pensieri, nella mente e nei ricordi di tutti coloro che amò sulla terra e a cui donò se stesso ed un immenso bene a beneficio di tutti. La moglie Rosa, i figli Giovanni con Antonella, Giulia con Enrico, i nipoti Aldo e Domenica, Walter ed Oscar conservano affettuosamente il suo ricordo nel loro cuore. Una S. Messa di suffragio verrà celebrata domenica 25 aprile 2010, alle ore 9,00 nella Chiesa parrocchiale di San Luigi Gonzaga. VITO ASCIANO 27 aprile 2005 7-01-1928 ITALO GUIDO Il tempo è passato inesorabilmente ma il tuo ricordo ed i tuoi insegnamenti di vita ci accompagneranno per sempre insieme a tutto l’affetto che meriti. Sei sempre nel cuore della tua cara moglie Domenica, dei tuoi figli Lina, Anna e Matteo, dei tuoi generi Enzo e Nicola, di tua nuora Lucia ed in quello degli affezionati ed amati nipoti che ti ameranno sempre. il tempo scorre, ma il dolore per la tua mancanza rimane. Vorremmo averti con noi, ma un vento impetuoso ha strappato precocemente la tua vita. Solo l’amore e il ricordo, sempre vivi, ci aiutano. 25.4.2010 Ricorre il 12° anniversario della morte di Messaggio Terra-Cielo via Etere da: Ada Campanella-Nacci al marito 29 aprile 2010 19.4.2010 25.4.1998 26 aprile 1994 26 aprile 2010 TITINA (Luisa) CARLUCCI 19.4.2003 16.4.2010 GIUSEPPE TANZARELLA 9.4.2007 9.4.2010 LUCREZIA BARLETTA Signore, dona pace al riposto eterno e nella notte quieta e serena di Lucrezia. E tu, Vergine Maria, felice messaggera di salvezza, ascolta la nostra preghiera di supplica e custodisci la sua anima che a te si è affidata, ha lodato il tuo nome e innalzava a Dio la sua anima. L’amore del tuo fratello Donato, delle cognate Lucia e Isabella e degli amati nipoti continua e resta immutato. C M G N 10 CRONACA BREVE Aprile 2010 LL’’ aa nn gg oo ll oo dd ee ll ll aa pp oo ee ss ii aa VERSO LA SALVEZZA EUFORIA Euforia… Timida ti fai strada Nel presente Come il sole tra le nubi E le nebbie mattutine. di Tonino La Centra S ulla via che conduce alla salvezza, l’0stuni del Presidente Saponaro, nel recupero di mercoledì 31 marzo, ha battuto una squadra ostica quale è la Turris, al termine di una gara al cardiopalma con continui capovolgimenti di fronte. I giallo-blu di Lombardo hanno disputato una partita a dir poco eccezionale, rimontando per ben due volte lo svantaggio, conquistando alla fine una vittoria (3-2) Lauro Gallo Direttore generale Ostuni Sport che potrebbe essere determinante ai fini della salvezza; infatti i tre punti messi nel carniere permettono di raggiungere quota 37 in classifica, sorpassando proprio i campani della Turris. Questa la classifica quando mancano sei partite al termine del campionato: Neapolis 69, Pianura 64, Casarano 58, S.Antonio Abate 55, Forza e Coraggio e Pomigliano 52, Casertana 49, Francavilla sul Sinni 48, Matera 44, Grottaglie 40, Angri 39, 0stuni 37, Turris 35, Bitonto 28, Bacoli Sibilla 26, Ischia 25, Francavilla Fontana 24, Pisticci 23, Fasano 19. Ricordiamo ai nostri lettori che le ultime due squadre retrocedono nella serie inferiore. Le squadre che occupano le posizioni che vanno dal 14° al 17° posto, disputano i play-out e di queste, al termine di incontri incrociati, la perdente retrocede in Eccellenza. Per gli amanti delle statistiche, riportiamo di seguito le partite disputate dall’Ostuni Sporta e quelle da disputare fino al termine del campionato. Domenica 11 aprile si è svolta la partita Ostuni-Pisticci, conclusasi con il punteggio di 1-2. Naturalmente la classifica che precede non tiene conto dei risultati di tale giornata. La sofferenza, un tempo oscura, oggi, caleidoscopio di un’umanità figlia di luci, colori, spazi infiniti. L’azzurro del tempo Aprirà orizzonti Più ampi. Solo allora tornerai A danzare, Euforia. Masietta Palmisano Parisi LL aa uu rr ee aa Martedì 23 marzo 2010 nell’Alma Mater Studiorum – Università di Bologna, Facoltà di Lettere e Filosofia, la Dott.ssa FRANCESCA VALENTE La sede de LO SCUDO è aperta il martedì e venerdì ha conseguito la sua seconda laurea Magistrale in Antropologia Culturale ed Etmologia, discutendo la tesi: «“Lu patrune de lu regne” – Etnografia di una devozione popolare – la Festa di sant’Oronzo a Ostuni». Relatrice: Chiar.ma Prof.ssa Francesca SBARDELLA dalle ore 18,00 alle 20,00 Nonno Donato, felice per la carriera già intrapresa con crescente successo, augura alla neo antropologa la realizzazione di tutti i suoi desideri. in Corso Garibaldi, 129 N oo zz zz ee dd ii D N D ii aa m m aa nn tt ee Avvertiamo i nostri lettori che sono stati Il 29 aprile 2010 compiono 25 anni di matrimonio i signori attivati i seguenti numeri: LILIANA CICIRIELLO e LEO GALASSO Tel. 0831.360303 Fax 0831.331448 Cell. 3339063735 e-mail: [email protected] Notizie flash di Ferdinando Sallustio primi tepori della primavera hanno evidentemente influito sulle già ridotte facoltà di alcuni nostri concittadini: nel mese scorso, oltre alle purtroppo usuali notizie di cronaca nera che riguardano vari esponenti della malavita locale registriamo l’arresto di un eritreo ubriaco che aveva infastidito una barista in Piazza e poi aveva sferrato calci e pugni ai poliziotti accorsi a calmarlo; la condanna per direttissima di due energumeni pregiudicati che avevano selvaggiamente picchiato un uomo ed anche la sua compagna, “colpevoli” di aver contestato un loro avventuroso parcheggio a centro strada a Villanova; un ingegnere è stato colpito con una bastonata in testa e mandato in ospedale da un anziano cliente insoddisfatto di tempi e spese di una pratica di accatastamento. Scoperti, inoltre, due giovani protagonisti di furti ed atti vandalici ai danni del bar del Campus sportivo vicino al Liceo scientifico, che compivano razzie varie con la scusa degli allenamenti. Tra gli arresti “tradizionali” segnaliamo: il nuovo provvedimento restrittivo ai danni di un arrestato nello scorso novembre per una truffa con assegni scoperti; questa volta avrebbe emesso false fatture per operazioni inesistenti, portate in detrazione indebitamente; un pregiudicato che fingeva di passeggiare con il cane a Villanova ma stava ritirando tra gli scogli un pacchetto nascosto di 2 etti di hashish; un altro spacciatore aveva nascosto nei muretti a secco vicino alla “Madonna della Grata” 800 grammi di hashish e 120 di cocaina; un pluripregiudicato evaso dai domiciliari si nascondeva in un casolare di campagna con la convivente: i due avevano con loro anche la figlioletta di 15 mesi portata via da un centro di cura dove la piccola viene curata perché è nata con i sintomi della tossicodipendenza materna; un giovane residente da I Liliana originaria di Ostuni, si sposò a Milano ove risiede da moltissimi anni insieme al marito. Liliana e Leo ricevano da Ostuni i migliori auguri e felicitazioni per questa meravigliosa ricorrenza con l’auspicio di una lieta vita futura vissuta nella serenità, nella pace e nella gioia. noi ma originario di San Giorgio Jonico che era il referente locale di un traffico di cocaina e altra droga; un altro pregiudicato è stato riportato in carcere perché dovrà scontare varie condanne, con pene residue fino a 5 anni e 9 mesi; un altro giovane “vecchia conoscenza” è stato arrestato perché riconosciuto responsabile di una rapina in un supermercato di Cisternino, dove è stato ripreso dalle telecamere. Da segnalare, infine, la condanna in primo grado per alcuni noti imprenditori accusati di aver percepito un finanziamento di circa un miliardo di lire, nel 1998, senza averne i requisiti; oltre ai 2 anni e 6 mesi di reclusione, vi è stata la confisca di un impianto industriale e di una villa a Rosa Marina. *** edici ed operatori sanitari del reparto di Ginecologia dell’Ospedale di Ostuni sono stati rinviati a giudizio per un errore chirurgico avvenuto nel 2006, quando un telo operatorio fu dimenticato nell’addome di una paziente, che subì quindi seri problemi di decorso clinico; protesta intanto il sindacato Fials (Federazione italiana autonomi lavoratori della sanità) contro la carenza di organico di infermieri: l’attenzione dei rappresentanti sindacali si concentra soprattutto sul reparto di Chirurgia, dove solo 8 infermieri su 14 coprono ora i turni di servizio, con orari di lavoro molto pesanti. Con carenze strutturali, invece, fa i conti il laboratorio analisi, dal cui soffitto, nelle scorse settimane, vi sono stati sgocciolamenti di liquami. Mancano gli infermieri anche per il servizio di raccolta del sangue da parte dei donatori, così il Presidente della locale sezione dell’AVIS, Andrea Pinto, ed il Direttivo dell’associazione hanno chiesto agli associati la sospensione delle attività di donazione dopo che in alcuni casi si erano dovute attendere anche tre ore per poterle effettuare. Buone notizie, invece, per un’anziana di cento anni, Maria Maggiore: la centenaria cegliese è stata operata con successo ad Ostuni in anestesia locale per una frattura del femore, M ed è tornata a casa in buone condizioni. *** ponte tra generazioni:la visita compiuta prima di Pasqua dei bambini del CIF di Ostuni agli anziani ospiti del Centro “Solari”, il “Focolare” è stata l’occasione per ribadire i legami di affetto e di rispetto tra le diverse età che hanno idealmente permesso ai più vecchi di sentirsi nonni di tutti i bambini che sono andati a trovarli, ed ai giovanissimi di comprendere l’importanza dei legami umani, dell’esempio e del messaggio che possono ricevere da loro, come ha spiegato Don Franco Blasi nel messaggio di saluto. In un mondo frenetico, che impedisce di coltivare le relazioni o le relega a poche frettolose formalità, il gesto simbolico affidato ai bambini, che hanno regalato agli anziani le piantine di grano, pronto a crescere ed a fruttificare, è stato davvero esemplare, così come gli anziani hanno potuto condividere il sorriso dei più piccoli che hanno pranzato con loro. *** altro ponte tra generazioni, nel segno del servizio e della solidarietà, è stata la ricostituzione del “Rotaract Club” di Ostuni, che riunisce giovani appena maggiorenni per svolgere un impegno sociale, civile e culturale di alto livello. Il Rotaract è promosso dal Rotary International (club padrino è quello di OstuniValle d’Itria- Rosa Marina, presieduto da Giovanni Colucci). La cerimonia si è svolta il 6 aprile all’Hotel Ostuni Palace: il presidente eletto del Rotaract è Lorenzo Iaia, mentre i componenti sono: Piergiorgio Martucci, Francesco Roma, Mattia Cucci, Eugenio Santomanco, Simone Tanzarella, Marco Martucci, Silvio Marzio, Giulio Colucci, Paolo Colucci, Ilaria Anglani, Ilari Chirulli, Giovanna Molendino, Daniele Vergati, Valerio Massaro e Federica Marseglia. In totale, sono attivi nel mondo 7.179 Club Rotaract che contano 165.117 soci in circa 162 Paesi. In Italia, sono presenti 394 Club, con circa 8.000 soci, organizzati in 10 Distretti. Un Un C M G N Mensile Cattolico d'Informazione Anno LXXXVIII - Numero 4 - Aprile 2010 Corso G. Garibaldi, 129 - 72017 Ostuni (Br) Tel. 0831.360303 - Fax 0831.331448 Cell. 333.9063735 - [email protected] Part. IVA 00242540748 Associato UNIONE STAMPA PERIODICA ITALIANA Iscritto alla FEDERAZIONE ITALIANA SETTIMANALI CATTOLICI Abbonamento annuo: € 20,00 Estero: € 40,00 - C.C.P. n. 12356721 Aut. Trib. Br n. 38 del 21.7.1956 - Iscriz. R O C n° 5673 Sped. in a.p. - 45% - Art. 2 comma 20/b L. 662/'96 Filiale di Brindisi Aut. Filiale Poste Brindisi - Pubbl. inf. 40% Direttore Responsabile: Domenico Melpignano Direttore di Redazione: Stefano Cavallo Redazione Enza Aurisicchio - Gianfranco Ciola Domenico Colucci - Sandro Massari Vincenzo Palmisano - Ferdinando Sallustio Hanno collaborato a questo numero Francesco Casarano - Dino Ciccarese Giacomo Vito Epifani - Tonino La Centra Tonino Marseglia - Dino Montanaro Rosa Morelli - Maria Rosaria Palmisano Masietta Palmisano Parisi - Gianmichele Pavone Carmine Specchia - Ginevra Viesti - Vittorio Vincenti Direttore Amministrativo: Armando Saponaro Foto della testata Fotolandia di Giuseppe Cisaria - Ostuni Impaginazione: Roberta Iaia Realizzazione e Stampa: Nuova GA srl Via Stazione, 82/84 (z.i.) - Ostuni [email protected] Tel. 0831.339017 - Fax 0831.340864 Riservato agli abbonati Informativa ai sensi dell’art. 13 D.Lgs. 196/2003 e dell’art. 10 Legge 31.12.1996, n. 675. 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