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nodo parlato semplice
CROCE ROSSA ITALIANA COMITATO CENTRALE SERVIZIO ATTIVITA’ SANITARIE Manuale dell’operatore polivalente di salvataggio in acqua della Croce Rossa Italiana 1 Saper fare alcuni nodi fa parte del bagaglio indispensabile per un buon soccorritore in qualsiasi situazione. Legare in maniera solida, ma facile da sciogliere, attrezzi da trasferire dal mezzo di soccorso al luogo di recupero dell’infortunato; legare la barella ai cavi di estrazione, di una barca come di un elicottero; legare assi o rami per fare una barella o una steccatura di fortuna; ormeggiare l’imbarcazione o fissare un cavo di rimorchio. Sono solo alcuni esempi di situazioni nelle quali saper fare non un nodo qualsiasi, ma il nodo più adatto ed efficace, diventa parte integrante del soccorso che ha successo. 1 NODO SEMPLICE E’ “il” nodo. Si forma anche da solo, quando si maneggia una cima riposta disordinatamente. Fa parte della famiglia dei nodi “di arresto” ed è la base di altri nodi. Si chiamano “di arresto” i nodi eseguiti ad un capo di un cavo o di una cima, per impedire che scivolino via quando li si usa in un lavoro. Si fa un occhio tenendo il corrente sopra il dormiente. Si passa il corrente dentro l’occhio. Si assucca tirando i due capi contemporaneamente. 2 NODO INGLESE O DEL PESCATORE Fa parte della famiglia dei nodi “di giunzione”. Serve a unire due cime di diametro non grande, anche leggermente diverso tra le due. Sottoposto a forte trazione può sciogliersi. E’ formato, sostanzialmente, da due nodi semplici. Si appaiano i due correnti mettendoli paralleli uno sopra e uno sotto. Con il corrente inferiore si fa Si stringe non fortissimo un occhio sul dormiente supe tirando il corrente. riore passando dietro questo. Si ripete la manovra con il corrente dell’altra cima. Tirando contemporaneamente i due dor- Assuccando si chiude il nodo. I capi demienti si congiungono i due nodi. vono stare uno sopra e uno sotto. 3 NODO PIANO Fa parte della famiglia dei nodi “di giunzione”. Serve ad unire due cime di uguale diametro, o per chiudere delle legature non sottoposte ad eccessiva tensione, altrimenti si può rovesciare e sciogliere. E’ meno sicuro del nodo inglese. Si incrociano i correnti, Si intreccia il corrente di Con il destro sempre sopra, si uno sopra e uno sotto. destra con quello di sinistra. portano indietro i due correnti. Il corrente di destra entra nell’occhio Si chiude assuccando, tirando contemporaneformato dal corrente di sinistra. amente le due cime. 4 NODO DI SCOTTA O DI BANDIERA E’ un altro nodo della famiglia “di giunzione”. Si parte dall’impostazione del nodo piano e serve ad unire due cime di diametro assai differente, come quelle della bandiera e della cima che serve ad issarla sul pennone o sull’albero. Si piega il corrente della cima più grossa sul suo dormiente. Il corrente della cima piccola passa sotto il suo dormiente. Per rinforzarlo dopo il passaggio 3 si fa un altro giro. Si infila il corrente della cima più piccola nell’occhio creato. Il corrente della cima piccola passa sotto il dormiente della grande. Si assucca tirando la cima piccola mentre la grande sta ferma. Si ripassa con il corrente sotto Si assucca tirando il doril dormiente della cima piccola. miente della cima piccola. 5 NODO SAVOIA Prende il suo nome dall’essere presente nello stemma araldico della famiglia Savoia. Noto anche come nodo d’amore, o nodo ad otto. E’ un importantissimo esemplare dei nodi “di arresto”. Serve a fermare l’eventuale slittamento del nodo a monte di una cima soggetta a forti tensioni. Si passa il corrente sopra il dormiente. Il corrente fa un giro com- Il corrente entra nell’ocpleto sul dormiente. chio formato dal dormiente. Si tirano contemporaneamente dormiente e corrente. Si assucca chiudendo il nodo. 6 NODO PARLATO DA ORMEGGIO Appartiene alla famiglia dei nodi “di avvolgimento”; quelli nei quali la cima viene “avvolta” attorno a qualche punto di fermo. Deve essere possibile “incappellare” il fermo - bitta, palo o picchetto che sia - ovvero sistemare il nodo passando sopra una estremità del punto di fermo. Si fa un occhio ruotando Si ripete la manovra. Fare L’occhio di sinistra viene fat di ½ giro con la mano il dormiente sotto il Corrente. attenzione alle dimensioni dei due occhi. to scorrere sotto l’occhio di Destra. Si “incappella” il palo o la bitta. Si assucca tirando contemporaneamente corrente e dormiente. 7 NODO PARLATO SEMPLICE Questa è l’esecuzione del nodo parlato quando non è possibile “incappellare” il punto di fermo, un albero o altro punto di fermo di altezza o forma non sovrastabile a mano. Si gira attorno al palo con il corrente che passa sotto il dormiente. Si entra col corrente dentro il secondo giro. Si fa un altro giro con il corrente che passa sopra il dormiente. Si assucca tirando assieme il corrente ed il dormiente. Per rendere il nodo più sicuro, si dà volta ad un altro giro. Nodo assuccato visto da Dietro. Si passa il corrente sotto il dormiente e si assucca il nodo doppiato. 8 GASSA D’AMANTE SEMPLICE E’ il rappresentante per eccellenza della famiglia dei nodi “ad occhio”. Il termine “ad occhio” ha due significati: la parte principale del nodo è un occhio e la dimensione dell’occhio va calcolata “ad occhio” da chi lo esegue, perché l’occhio corrisponda alle dimensioni dell’oggetto da fissare. E’ un nodo semplice, sicuro, non scorre e non si scioglie da solo, non si stringe troppo attorno all’oggetto (o alla persona), è facile da sciogliere quando il cavo non è in tensione. Con il corrente girato si crea un occhio sopra il dormiente. Si passa il corrente da dietro dentro l’occhio piccolo. Si infila il corrente nell’occhio piccolo e si assucca. 9 Si passa il corrente dietro il dormiente creando un occhio grande. Si assucca tirando corrente e dormiente. GASSA DI SALVATAGGIO E’ un nodo creato per le esigenze di imbracatura di pericolante e soccorritore in situazioni particolari, come l’elisoccorso e il recupero da imbarcazione con mare mosso. La particolarità è rappresentata dal fatto che il nodo può essere fatto usando solo una mano. Si passa la cima dietro la schiena sotto le ascelle. Si ruota il polso all’indietro per creare un occhio col dormiente. Cima del corrente e tre dita vanno dentro. Si impugna il capo del corrente con tre dita e lo si passa sopra il dormiente. Si passa la cima del corrente sotto il dormiente e la si recupera all’indietro. 10 Con il pollice e l’indice si infila la cima del corrente nell’occhio piccolo passando sopra il dormiente. Si recupera la cima del corrente e si chiude l’occhio piccolo. Si chiude il nodo usando pollice e indice sulla cima del dormiente e sul lato della gassa. Si assucca tirando contemporaneamente corrente e lato della gassa. 11 NODO DI ANCOROTTO Usato normalmente per legare la cima alla cicala (occhiello del gambo dell’ancora), nelle piccole imbarcazioni, si usa anche per l’ormeggio in banchina, con cavi di medio o piccolo diametro. E’ della famiglia dei nodi “di avvolgimento”. Si danno tre volte di cima attorno all’oggetto da fissare. Si passa il corrente davanti al dormiente e si entra nelle spire. Continuando a tirare cor- Per maggior sicurezza si rente e dormiente si aseffettuano dei mezzi colli. succa il nodo. 12 Si tirano contemporaneamente il corrente e il dormiente per chiudere il nodo. Ogni mezzo collo va assuccato a sé stante. CAPITOLO 1 NORMATIVE Normative per lo svolgimento dell’attività degli operatori polivalenti di salvataggio in acqua della Croce Rossa Italiana Protocollo di intesa tra il Comando Generale delle Capitanerie di Porto e la Croce Rossa Italiana Elementi di diritto della navigazione Salvataggio in acqua Normativa 1997-1998 Linee guida per le unità di soccorso speciale - Salvataggio in acqua Capitolato tecnico per gli equipaggiamenti e il vestiario Capitolato tecnico per i mezzi navali Programma del corso di formazione per il salvataggio in acque vive Scheda di iscrizione al corso id formazione per il salvataggio in acque vive Scheda di prenotazione per il corso di formazione O.P.S.A. Modello per trasmissione del verbale di esame Distintivi di specializzazione Legge quadro sul volontariato Legge istitutiva del Servizio nazionale della protezione civile pag. 3 pag. 6 pag. 20 pag. 41 pag. 80 pag. 96 pag. 109 pag. pag. pag. pag. pag. pag. 110 111 112 113 115 124 Operatore polivalente di salvataggio in acqua Moduli di formazione Italian Maritime Rescue Coordination Centre Piano nazionale per la ricerca e il salvataggio in mare CAPITOLO 2 PRIMO SOCCORSO PER INCIDENTI ACQUATICI Principi di primo soccorso La catena del soccorso Il C.I.R.M. Centri italiani dotati di camera iperbarica Primo soccorso con ossigeno Segni e sintomi degli incidenti subacquei Manuale d’istruzione e d’uso della camera iperbarica carrellata Elementi di fisica Cenni di anatomia e fisiologia AVVERTENZA RIGUARDO I PROTOCOLLI USA La rianimazione cardiopolmonare Disturbi legati al caldo e al freddo Altri tipi di emergenze 1 Emergenze con rischio di decesso 2 Danni alla testa, agli occhi, ai denti 3 Ustioni 4 Danni muscolo scheletrici 5 Danni tissutali e controllo delle emorragie 6 Conficcamento di oggetti 7 Svenimenti Crisi convulsive 8 Diabete 9 Asma 10 Avvelenamento La defibrillazione precoce Medtronic Lifepack 500 L’aspiratore di fluidi pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. 3 11 14 34 44 56 57 70 72 77 75 77 79 80 81 82 84 85 86 88 107 CAPITOLO 3 NUOTO PER SALVAMENTO Entrata in acqua Nuoto e avvicinamento al pericolante Trasporti Sequenza di recupero con rescue-tube Recupero a due soccorritori di presunta lesione cervicale PREMESSA AI PROTOCOLLI U.S.A. Riconoscimento dei casi di emergenza in acqua Salvataggio in superficie Protocollo per pericolanti coscienti Protocolli di segnalazione Uso del rescue-tube I traumi alla colonna vertebrale e le tecniche di intervento Protocollo per salvataggi a profondità limitate Protocollo per salvataggi a profondità elevate Spiaggia con buche Uso del pattino Nuoto per salvamento in acque vive 1° Corso sperimentale di salvataggio in acque vive Emergenze in acque ad alto rischio CAPITOLO 4 pag. 2 pag. 4 pag. 6 pag. 9 pag. 16 pag. 28 pag. 36 pag. 39 ATTREZZATURE DIVERSE Radiocomunicazioni Zattere di salvataggio autogonfiabili Istruzioni per l’uso Manutenzione piscine Norme d’uso degli estintori I nodi 3 5 6 12 14 21 22 29 41 46 56 58 61 71 72 81 PSICOLOGIA PER IL SALVATAGGIO IN ACQUA Introduzione all’utilizzo della psicologia nel salvataggio in acqua Esempio d'esercizio di rilassamento psicofisico L'altruismo Possibili criteri di selezione degli OPSA, costruzione di esercitazioni finali che misurino anche l’idoneità psicologica dei soggetti. Apprendimento e didattica. Traumi psicologici da disastro, implicazioni teoriche ed operative. Psicologia delle vittime di eventi traumatici. Una volontaria del terremoto in Irpinia racconta.... Bibliografia CAPITOLO 5 pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag.