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La donna che fa tremare Pechino
imaginechina/contrasto Hu Shuli La donna che fa tremare Pechino Hu Shuli è determinata, ottimista e indipendente. Con le sue inchieste rappresenta il futuro dell’informazione cinese S econdo Hu Shuli la qualità più importante per un giornalista è non accettare compromessi. E lei non li ha mai accettati. Nel 1998 ha fondato il magazine economico Caijing, diventato in pochi anni uno dei giornali cinesi più autorevoli grazie alle sue inchieste sulla corruzione e sulla gestione da parte del governo dell’epidemia di Sars. Le divergenze sulla linea editoriale, però, hanno provocato una lotta interna tra i proprietari della testata e Hu Shuli, che nel 2009 ha lasciato il posto. Ma quella che poteva sembrare una resa si è trasformata in una prova di forza: un centinaio di dipendenti di Caijing si sono licenziati e alcuni l’hanno seguita in una nuova avventura. Da gennaio Hu Shuli è direttore editoriale del gruppo Caixin Media e continua il suo lavoro investigativo attraverso i mezzi d’informazione del gruppo: il settimanale Century Weekly, il sito caing.com, il mensile China Reform. Hu Shuli ammette che l’attenzione internazionale per il suo caso e le enormi prospettive che si sono aperte grazie a internet sono state di grande aiuto. Secondo la giornalista, in Cina l’80 per cento dei 400 milioni di utenti usano il web per informarsi. Un’occasione da non perdere. u Hu Shuli sarà il 3 ottobre al Teatro Comunale insieme a Dana Priest e Horacio Verbitsky. Internazionale a Ferrara 865 | 24 settembre 2010 i i luoghi del festival l Biblioteca Ariostea Palazzo Massari via delle Scienze 17 Caffè Castello Castello Estense l Chiostro di San Paolo piazzetta Schiatti 7/9 l Cinema Apollo via del Carbone 35 l Cinema Boldini via Previati 18 l Palazzo Massari corso Porta mare 9 l Piazza Municipale l Piazzetta Sant’Anna l Sala Borsa largo Castello 20 l Sala Estense piazza Municipale 14 l Teatro Comunale corso Martiri della libertà 5 l Zuni via Ragno 15 l Sala Borsa Castello Radio3Mondo Estense Piazza Municipale Infopoint Chiostro di San Paolo Libreria e Caffetteria del festival Circolo Arci Zuni Sala Stampa Cinema Apollo Biblioteca Ariostea Un giro in città Una sera a teatro u Alcuni degli incontri più importanti del festival si svolgeranno nel Teatro Comunale. Costruito tra il 1790 e il 1797 dagli architetti Antonio Foschini e Cosimo Morelli, il teatro si è inserito abbastanza naturalmente tra le architetture preesistenti, come il Castello Estense e la chiesa di San Carlo. La facciata verso il Castello è caratterizzata da un ampio portico, mentre il fronte nord è collegato al lato che si affaccia sulla chiesa di San Carlo attraverso un elegante slargo di forma ellittica. L’interno è un classico esempio di “teatro all’italiana”, elegante e funzio- radio marco caselli nirmal Radio3Mondo seguirà il festival con collegamenti in diretta e interviste agli ospiti dal cortile del Castello Estense: il 1 ottobre dalle 11 alle 12; il 2 ottobre dalle 10.50 alle 11.20 e dalle 16 alle 16.45; il 3 ottobre dalle 10.50 alle 11.20. Il pubblico è invitato ad assistere alle trasmissioni e a intervenire. Il programma delle dirette è disponibile all’infopoint del festival, che si trova a piazza Municipale/via Cortevecchia 6. ii Teatro Comunale Sala Estense ufficio stampa traduzioni Piazzetta Sant’Anna Piazza Castello L’ufficio stampa del festival sarà aperto dalle 10 alle 20 in via del Carbone 18/a. Giornalisti e blogger che si vogliono accreditare devono riempire il modulo presente sul sito del festival. Per ogni evento sono disponibili 50 ingressi stampa. Ciascun giornalista potrà accreditarsi a un massimo di tre eventi al giorno. Info internazionale.it/festival /sala-stampa Nei luoghi in cui è prevista la traduzione simultanea saranno disponibili delle cuffiette. Per usarle sarà necessario presentare un documento d’identità. Cinema Boldini Il Teatro Comunale Internazionale a Ferrara 865 | 24 settembre 2010 nale, decorato da Francesco Migliari nel 1850. Il Teatro Comunale svolge un ruolo centrale nella vita culturale della città, come sede di diverse stagioni di prosa, opera, balletto, concerti, oltre che degli spettacoli organizzati dal comitato Ferrara Musica Ferrara Musica propone una stagione di concerti e opere liriche di qualità, ospitando tra gli altri la Mahler Chamber Orchestra. Sul palcoscenico di Ferrara Musica si sono esibite grandi orchestre e solisti sotto la guida di alcuni tra i più grandi direttori del panorama musicale internazionale. Oltre alla stagione concertistica e alla stagione dell’opera, nel Teatro Comunale si tiene anche una prestigiosa stagione di danza (da gennaio a dicembre) e un ricca stagione di prosa. Inoltre il sabato pomeriggio, da novembre ad aprile, nel foyer del teatro sono organizzati concerti di giovani musicisti italiani. Info Fondazione Teatro Comunale di Ferrara, corso Martiri della libertà 5 Tel. 0532 218311, fax 0532 247353, email: [email protected] Incontri L’economista risponde piono scelte razionali. Gli animali preferiscono bere acqua tonica, pur detestandola, perché quando premono l’apposita leva nella gabbia ne ottengono una quantità maggiore rispetto ad altre bevande. Gli esempi di Harford funzionano per il loro realismo e per l’uso di ricerche curiose e insolite. Quando ha scritto L’economista mascherato nessuno voleva pubblicarlo, ma poi gli editori hanno capito che la divulgazione economica può vendere. Harford è stato capace di usare il suo successo per avvicinare chi, prima, non gli avrebbe dato retta. Così ha potuto incontrare il premio Nobel per l’economia Gary Be- Dal sesso al parcheggio, niente è casuale. C’è sempre una logica, che Tim Harford è pronto a spiegare T im Harford, ex tutor di economia a Oxford, è diventato un autore di bestseller applicando alla vita le teorie economiche che insegnava ai suoi studenti. Il suo primo libro, L’economista mascherato (Rizzoli 2006), ha venduto 600mila copie in tutto il mondo. Harford è decisamente un bravo ragazzo. Quindi è un po’ strano, aprendo il nuovo libro, La logica nascosta della vita (Feltrinelli 2010), addentrarsi senza mezzi termini nella questione del sesso orale (molto diffuso, a quanto sembra, tra gli adolescenti americani che temono l’aids e l’aborto). Eppure è un volume interessante. Harford cita per esempio una ricerca secondo cui anche le cavie di laboratorio com- Gli esempi di Harford funzionano per il loro realismo e per l’uso di ricerche curiose e insolite cker. Quando Harford si è presentato all’appuntamento, il professore, ultrasettantenne, l’ha portato in macchina al ristorante, dove ha parcheggiato molto vicino al locale in un’area con la sosta limitata a trenta minuti. La zona non era controllata frequentemente e quindi, secondo Becker, valeva la pena rischiare la multa in cambio della comodità del parcheggio. Aveva fatto sempre così e la maggior parte delle volte gli era andata bene. E anche quella volta non c’erano multe sul parabrezza all’uscita dal ristorante. Harford continua a scrivere la rubrica Dear Economist per il Financial Times. Nel frattempo gira il mondo alla ricerca di altri studi curiosi. Una scelta pienamente razionale.– The Sunday Times u cb Tim Harford sarà a Ferrara il 2 ottobre. È possibile fargli avere delle domande su intern.az/bAA5J3 o all’infopoint di piazza Municipale. Da leggere Giornalisti in erba u Abbiamo chiesto ai protagonisti del festival di segnalare alcuni libri da consigliare ai lettori di Internazionale. I libri saranno disponibili presso la libreria del festival, al chiostro di San Paolo. Ecco i libri consigliati da Amara Lakhous. Lo scrittore algerino sarà il 2 ottobre alle 16.30 in piazzetta Sant’Anna. teresa sdralevich Novità u A Ferrara ci sarà spazio anche per i più piccoli. Teresa Sdralevich, illustratrice di Internazionale, organizzerà laboratori per i bambini tra i 6 e i 12 anni presso la Biblioteca Ariostea. Si comincia la mattina del 2 ottobre alle 9.30 con il “Laboratorio antiscoop. Come nasce un giornale mondiale illustrato”. I bambini saranno impegnati a creare un giornale con le notizie più strambe. L’iscrizione costa 12 euro. Dalle 14.30 alle 18.30 sarà il turno di “Made in qui”: Teresa Sdralevich ridarà vita alle magliette portate da grandi e bambini. La partecipazione è gratuita. Il 3 ottobre, dalle 10 alle 13,è il turno di “Dire, fare, protestare. Come nasce un manifesto”. L’iscrizione costa 15 euro. Info intern.az/9WSuxJ Riccardo Staglianò Grazie. Ecco perché senza immigrati saremmo perduti Chiarelettere, 2010, 14,60 euro Francesco Forgione Mafia Export Baldini Castoldi, 2010, 20,00 euro Ala Al Aswani Se non fossi egiziano Feltrinelli 2009, 16,00 euro Internazionale a Ferrara 865 | 24 settembre 2010 iii Informazione e potere Robert Fisk, The Independent, Gran Bretagna Il giornalismo è diventato un campo di battaglia linguistico. E sempre più spesso, scrive Robert Fisk, i reporter si arrendono, diventando complici di un gioco pericoloso S tate seguendo le ultime notizie dal fronte della semantica? I giornalisti e il governo israeliano vanno di nuovo d’amore e d’accordo. C’è il terrorismo islamico, il terrorismo turco, il terrorismo di Hamas, il terrorismo degli hezbollah, il terrorismo degli attivisti, la guerra al terrorismo, il terrorismo palestinese, il terrorismo iraniano, il terrorismo siriano, il terrorismo antisemita e così via. Siamo innamorati di questa parola, che ci seduce e ci ossessiona. Il nostro linguaggio è diventato il fedele partner verbale di governi, eserciti e generali. Il nesso tra informazione e potere non riguarda solo gli stretti rapporti tra giornalisti e leader politici, tra editori e presidenti. E neppure l’osmosi o il parassitismo tra reporter presumibilmente onesti e autorità. Quello tra mezzi d’informazione e potere, nel mondo occidentale, è un legame che riguarda le parole, il loro uso e l’origine di determinate espressioni. Ma anche l’uso distorto dei fatti storici e la nostra ignoranza. Oggi più che mai, noi giornalisti siamo prigionieri del linguaggio del potere. Forse perché abbiamo trascurato la linguistica e la semantica. O perché i computer “correggono” la nostra ortografia e “aggiustano” la nostra grammatica, e le nostre frasi somigliano troppo spesso a iv quelle di chi governa. Sono queste le ragioni per cui oggi gli editoriali dei quotidiani sono così simili ai discorsi dei politici. Negli ultimi vent’anni i leader statunitensi, britannici, israeliani e palestinesi hanno usato l’espressione “processo di pace” per definire l’accordo che ha permesso a Stati Uniti e Israele di controllare ogni pezzetto di terra da assegnare alla popolazione occupata. Ricordate come la chiamava Arafat? “La pace dei coraggiosi”. Eppure, che io ricordi, nessun giornalista ha sottolineato che la stessa espressione era stata usata dal generale De Gaulle a proposito della fine della guerra d’Algeria, che i francesi hanno perso. E noi non abbiamo colto questa straordinaria ironia. Lo stesso succede oggi. Noi giornalisti occidentali, usati dai nostri padroni, abbiamo spiegato che la guerra in Afghanistan poteva essere vinta solo conquistando “i cuori e le menti”. Nessuno ha fatto notare ai militari che era la stessa frase usata per i civili vietnamiti durante la guerra. E in Vietnam l’occidente ha perso. Diamo un’occhiata ad altre espressioni che recentemente abbiamo preso in prestito dai militari statunitensi. Quando i “nostri” nemici – per esempio Al Qaeda o i taliban – sono più attivi del solito, definiamo la situazione “un picco di violenza”. Stiamo usando, Non c’è conflitto tra informazione e potere: attraverso il linguaggio, noi, i giornalisti, siamo diventati il potere Internazionale a Ferrara 865 | 24 settembre 2010 quasi alla lettera, un’espressione creata per noi dal Pentagono. Un picco sale in modo brusco e in modo brusco ridiscende. “Picco di violenza”, quindi, evita l’uso dell’inquietante “aumento di violenza”, perché un aumento è potenzialmente infinito. Intanto il “processo di pace” falliva e i nostri leader – o le “figure chiave”, come amiamo chiamarli – cercavano di farlo ripartire. Il processo doveva essere “rimesso sui binari”. Era come un treno che aveva deragliato. Dopodiché abbiamo creato la “road map” ma, visto che non ha funzionato, il vecchio “processo di pace” è tornato sui giornali e in tv. Non è solo una questione di luoghi comuni: questo è un giornalismo ridicolo. Non c’è conflitto tra informazione e potere: attraverso il linguaggio, noi, i giornalisti, siamo diventati il potere. Ecco un altro esempio di vigliaccheria dei mezzi d’informazione. Molti articoli ci dicono che in Medio Oriente dobbiamo confrontarci con “narrazioni contrapposte”. Davvero molto carino. Non si tratta di una giusta e un’altra ingiusta, ma di due versioni diverse della storia. Oggi, sulla stampa britannica, le “narrazioni contrapposte” saltano fuori regolarmente. L’espressione, presa da un falso linguaggio antropologico, cancella l’ipotesi che un gruppo di persone subisce un’occupazione mentre un altro la compie. Di nuovo, né giustizia né ingiustizia, né oppressi né oppressori: soltanto amichevoli “narrazioni contrapposte”. Quasi una partita a calcio, un campo neutro in cui le due parti sono “in competizione”. Allo stesso modo un’occupazione diventa una “contesa”. Un muro diven- martin kollar (vu/blobcg) Un giornalista della Cnn a New Orleans ta un “recinto” o una “barriera di sicurezza”. E gli atti di colonizzazione israeliana in terra araba, contrari a qualunque legge internazionale, diventano “insediamenti”, “avamposti” o “quartieri ebraici”. È stato Colin Powell, da debole segretario di stato di George W. Bush, a suggerire ai diplomatici statunitensi di parlare dei territori palestinesi occupati come una “terra contesa”, un’espressione che andava abbastanza bene per la maggior parte dei giornali. Ovviamente, non ci sono invece “narrazioni contrapposte” sui taliban. Quando ci saranno, sarà perché l’occidente ha perso. Eppure, tra noi, continuiamo a usare il linguaggio del potere. Quante volte ho sentito reporter occidentali parlare di “combattenti stranieri” in Afghanistan? Ovviamente si riferiscono ai vari gruppi arabi che sostengono i taliban. La stessa storia l’abbiamo sentita in Iraq. È chiaro che si tratta di combat- tenti sauditi, giordani, palestinesi, ceceni. I generali li hanno chiamati “combattenti stranieri” e immediatamente noi giornalisti occidentali abbiamo fatto lo stesso. Chiamarli “combattenti stranieri” significa che sono degli invasori. Ma non ho mai sentito una tv occidentale dire che in Afghanistan ci sono almeno 150mila “combattenti stranieri” che, guarda caso, indossano uniformi statunitensi, britanniche e di altri paesi Nato. Siamo noi i veri “combattenti stranieri”. La fine della verità Ma l’effetto più pericoloso del linguaggio del potere, della nostra nuova guerra semantica (che non è proprio una guerra, visto che ormai ci siamo arresi), è che ci isola dai nostri ascoltatori e lettori, che non sono stupidi. In molti casi capiscono le parole e i fatti meglio di noi. Sanno che attingiamo il nostro vocabolario da generali e presidenti, dalle cosiddette élite, dall’arroganza degli esperti. Così siamo diventati parte di questo linguaggio che ci sta uccidendo. E sospetto che sia una delle ragioni per cui i lettori si sono spostati dalla stampa tradizionale a internet. Non perché la rete sia gratuita, ma perché sanno che la stampa li ha imbrogliati; sanno che quello che leggono sui giornali è un’estensione di ciò che arriva dal Pentagono o dal governo israeliano, sanno che le nostre parole sono un’accurata rappresentazione gradita ai potenti, che oscura la verità e ci rende alleati dei principali governi occidentali. Ma noi preferiamo le “narrazioni contrapposte”. Crediamo nel “processo di pace”, nella “road map”. Manteniamo il “recinto” attorno ai palestinesi. E lasciamo che le “figure chiave” sistemino le cose. u cb Robert Fisk sarà a Ferrara il 1 ottobre al Teatro Comunale. Internazionale a Ferrara 865 | 24 settembre 2010 v Spreco zero Documentari La guerra in tribunale Ecologicamente insieme A piedi, in bicicletta o in autobus: raggiungere i luoghi del festival è facile e poco inquinante. Basta fare le scelte giuste Giustizia e riconciliazione sono possibili anche in Sierra Leone, spiega Rebecca Richman Cohen N ell’estate del 2006 sono stata tra gli osservatori nel Tribunale speciale per la Sierra Leone, il primo tribunale “ibrido” per i crimini di guerra, creato dalle Nazioni Unite insieme al governo locale. Ero lì come studente di legge e praticante e, anche se mi avevano assegnata a un altro caso, mi sono appassionata al processo a Issa Sesay, ex leader del movimento ribelle Fronte rivoluzionario unito (Ruf ), accusato di crimini contro l’umanità ma contemporaneamente figura chiave nei negoziati di pace. Ero incuriosita dai ruoli diversi che il Ruf aveva assunto nel corso del conflitto e mi sono convinta che la vicenda del suo processo doveva raggiungere un pubblico più ampio. Unendo la mia esperienza legale a quella da regista, ho pensato che con un documentario potevo raccontare la complessità E missioni di gas a effetto serra, smog, inquinamento acustico, traffico, incidenti stradali: l’uso dell’auto privata porta con sé una serie di inconvenienti dai costi sociali e ambientali elevati. L’organizzazione di eventi a spreco zero richiede quindi un’attenzione particolare al tema della mobilità, soprattutto visto il numero di persone che si sposteranno per raggiungere la meta. Durante il festival di Internazionale, con i suoi cento ospiti e oltre 70mila presenze, la questione della mobilità ha un ruolo prioritario, e ha comportato l’adozione di alcuni accorgimenti. I luoghi degli incontri, per esempio, sono stati scelti tenendo conto della vicinanza alle linee di trasporto pubblico e a percorsi pedonali o ciclabili. Allo stesso modo sono stati scelti gli alberghi per gli ospiti: non troppo lontani dai luoghi dove si svolgono gli incontri e comunque facilmente raggiungibili a piedi, in bicicletta o con i mezzi pubblici. L’invito per tutti, in particolare a chi viene da fuori città, è chiaramente quello di lasciare a casa l’auto e raggiungere il festival in treno o in autobus, per poi spostarsi “ecologicamente” in città tra i diversi appuntamenti che dall’1 al 3 ottobre animeranno Ferrara. u War Don Don dell’ascesa e della caduta di Sesay. Quello per la Sierra Leone è il primo tribunale per crimini di guerra a concludere i suoi lavori dai tempi del processo di Norimberga. Questo momento storico è anche un richiamo al dialogo e all’analisi. La speranza è che War Don Don offra un punto di vista privilegiato sulle complesse questioni morali, politiche e legali suscitate dalla riconciliazione di paesi senza legge e dilaniati dalla guerra, e possa ispirare un dibattito serio sul futuro della giustizia penale internazionale. u Info La rassegna Mondovisioni è a cura di Cineagenzia. I documentari saranno proiettati al Cinema Boldini internazionale.it/festival/documentari u “Quattro amici partono insieme per un viaggio, cercano risposte sul fenomeno dell’immigrazione: i flussi si possono ancora gestire? I lampedusani, i più colpiti dal fenomeno, sono soffocati dagli immigrati? Sono diventati insofferenti e razzisti?”. Così si apre Viaggio a Lampedusa, di Giuseppe di Bernardo, che sarà proiettato durante la rassegna di documentari “Mamma li turchi! L’immigrazione vista dalle due sponde del Mediterraneo”, preceduta da un incontro con autori e registi. vi In Be Yé ka Yé (Cosa c’è lì che non c’è qui), di Cleophas Adrien Dioma e Alessandro Ceci, Cleophas torna in Burkina Faso a intervistare le persone che hanno fatto l’esperienza dell’emigrazione e poi sono tornate a casa. In Soltanto il mare, di Dagmawi Yimer, Fabrizio Barraco e Giulio Cederna, il protagonista è Dagmawi, che torna a Lampedusa, dov’era sbarcato nel 2006 dopo essere fuggito dall’Etiopia. Info Mamma li turchi! sarà presentato il 1 ottobre in piazzetta Sant’Anna. Internazionale a Ferrara 865 | 24 settembre 2010 enzo d. (flickr/getty images) Tre storie italiene ulf andersen (gamma/contrasto) Al Qaeda cerca ribelli senza causa Secondo Olivier Roy, Al Qaeda è un fenomeno che esprime un’ideologia rivoluzionaria occidentale I n Svizzera si vietano i minareti; in Francia e in Belgio si discute sul velo. Perché i simboli religiosi preoccupano tanto gli europei? Il dibattito europeo si è spostato dall’immigrazione ai simboli esteriori dell’islam. Un tempo era prerogativa della destra, ma ormai gli attacchi arrivano da destra e da sinistra. Per la destra l’Europa è cristiana. La sinistra, invece, difende la laicità e si oppone al fondamentalismo. Il dibattito sull’islam rivela un nodo più complicato: quello dell’identità europea. Lei sostiene che i gruppi fondamentalisti come Al Qaeda non c’entrano niente con la tradizione islamica. Al Qaeda è un fenomeno nuovo nel mondo musulmano, ma i suoi metodi sono già stati usati: in Sri Lanka le Tigri tamil ricorrevano agli attacchi suicidi; in Italia l’estrema destra è responsabile della strage alla stazione di Bologna; i video che mostrano le esecuzioni degli ostaggi stranieri in Iraq fanno pensare all’esecuzione di Aldo Moro. Sono tutti elementi che definiscono Al Qaeda non come un’espressione dell’islam tradizionale, ma come una nuova idea di islam unita a un’ideologia rivoluzionaria occidentale. Il successo di movimenti e ideologie così radicali è legato alla povertà? Olivier Roy Nessuna ricerca lo dimostra. Ci sono molti più sauditi che bengalesi nei movimenti fondamentalisti islamici. Penso che le lotte di oggi siano un effetto dello scontro tra l’occidente, in particolare gli Stati Uniti, e i vecchi movimenti anti imperialisti. Al Qaeda è un movimento generazionale, composto da giovani che hanno preso le distanze dal loro ambiente sociale e dai paesi d’origine. E c’è un numero sorprendente di convertiti: ribelli senza causa che, trent’anni fa, avrebbero aderito alla Rote Armee Fraktion o alle Brigate Rosse.– Signandsight u sc Olivier Roy sarà il 3 ottobre al Teatro Comunale con Ian Buruma e Tariq Ramadan. Internazionale a Ferrara 865 | 24 settembre 2010 vii Portfolio federica poggi valeria quadri federica poggi luca pareschi federica poggi Da destra, in senso orario: il concerto di Le luci della centrale elettrica nella Sala Estense (2009); l’incontro sul Tibet in Sala Borsa (2007); Rebecca Solnit (2009); Joe Sacco al Teatro Comunale (2009); lo shop di Internazionale al Cinema Apollo (2009). Promotori In collaborazione con Internazionale Comune di Ferrara Provincia di Ferrara Con il contributo di Con il sostegno di Web tv grazie a Powered by Regione Emilia-Romagna Fondazione Teatro Comunale di Ferrara Arci Ferrara Ferrara sotto le stelle viii Internazionale a Ferrara 865 | 24 settembre 2010 Media partner