Dante e De André: l`amore in versi cantato nei secoli
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Dante e De André: l`amore in versi cantato nei secoli
Dante e De André: l'amore in versi cantato nei secoli Per San Valentino la raccolta dello studioso e critico Guido Davico Bonino è in grado di esprimere il più alto dei sentimenti con devozione e conforto FRANCESCO MAMMONI o voglio del ver la mia donna laudare / ed asembrarli la rosa e lo giglio: / più che la stella diana splende e pare, / e ciò ch'è lassù bello a lei somiglio ": così cantava l'amore Guido Guinizelli nel tredicesimo secolo, e direi che niente più della letteratura e in particolare della poesia sa descrivere e raccontare l'amore. 11 critico e studioso Guido Davico Bonino, che ha raccolto in svariate antologie ("Il racconto dell'amore ", "L'amore impossibile", "Passione fatale" e " Come una carezza") scritti di autori vari in cui avvampano i guizzi folgoranti dei cuori e le smanie delle anime sollecitate al confronto sentimentale, ha curato anche una raccolta de "Le cento più belle poesie d'amore italiane " (Interlinea, ristampa -208 pp. 14 E) spaziando da Dante a Fabrizio De André. Una sorta di luce vaporosa in cui si forma il dolcissimo miele degli affetti tessuto con parole suggestive che sprigionano incantesimi eterni. E per San Valentino una raccolta poetica è in grado di esprimere l'amore nel più semplice e più alto dei significati: devozione e conforto. Abbiamo intervistato Guido Davico Bonino. Prof. Davico Bonino, perché questa antologia sulle poesie d'amore? «Passo per uno specialista dell'argomento, perché da anni vado componendo antologie sul tema dell'amore e da decenni accumulo materiali per i miei libri. Da questa specie di fondaco o magazzino personale, ho attinto le poesie per questo libro anche perché la tematica erotica amorosa è universale e si può pescare dall'antica civiltà egizia, alla poesia greca e latina, risalendo poi verso quelle che si chiamano letterature moderne, il patrimonio è altrettanto ricco. Quello dell'amore è il ti I tema in cui la poesia si è più esercitata». Nei tanti anni di poesia italiana che lei ha attraversato, ci sono cambiamenti significativi sul modo di esprimersi dei poeti? « Ci sono tanti cambiamenti anche vistosi. Quello più importante è dovuto al sesso dello scrivente. La poesia d'amore è tradizionalmente maschile, con una sola clamorosa eccezione nell'antichità che è Saffo, ma da una certa data (difficile da precisare perché è una data mobile e in letteratura, lingua per lingua, paese per paese) all'ingrosso, attorno al 500 o 600, questa mutazione avviene e incominciano a scrivere d'amore le donne, sia pure in toni misurati e castigati, mentre gli uomini non hanno quel tipo di autocensura. In Italia l'influenza che il petrarchismo ha avuto sulla poesia italiana, il poeta che ha cambiato di più la scrittura poetica, le donne incominciano a scrivere: Vittoria Colonna, Gaspara Stampa, Veronica Franco cortigiana veneziana di altissimo bordo - Enrico IV con la sua nave si fermò nel golfo di Venezia per godere le grazie di questa signora -. Anche poetesse molto appartate e di vita severa come Chiara Maitrani poetessa lucchese del Cinquecento che ha lasciato un canzoniedre d'amore bellissimo. La curva c'è anche nella letteratura francese e spagnola: tre lingue importanti nell'Europa del tempo». Fra le cento poesie italiane scelte com'è espresso l'amore? «Il livello medio è molto alto. Lo svettare di uno sopra gli altri è molto difficile da individuare. Ma quanto più il poeta è nella sua esperienza biografica, alieno dalla concreta pratica dell'amore, tanto più la sua poesia è importante. Il caso tipico è Leopardi. Per tutti i motivi che sappiamo, era infelice e straziato fisicamente dall'artrosi, debole di costitu- INTERLINEA zione, non bello anche se aveva un viso coi lineamenti molto delicati, A Silvia è una poesia stupenda perché viene dal poeta che una certa pratica non la faceva. Ricordo che Fanny Targioni Tozzetti (la Aspasia leopardiana) la quale intervistata da Matilde Serao su com'era Leopardi, disse testualmente: "Leopardi puzzava". Una battuta che fa venire i brividi detta da una donna che la cantava mirabilmente». Cambiano le parole ma il sentimento è sempre quello. Chi ama ha sempre delle energie sconosciute. «Certo, è spesso le abbina ad un altro sentimento devastante: la gelosia, una delle atrocità dell'amore dal quale sono nati dei capolavori. Il demone della gelosia attraversa quasi tutte le vicende sentimentali e amore e gelosia sono inseparabili». Quasi mille anni di poesia, come cambia il nostro modo di esprimerci arrivando fino a Fabrizio De André? «La tematica amorosa è talmente ricca e variata, ma è soprattutto il Novecento il secolo della poesia italiana. Uno dei tratti dei migliori poeti italiani del Novecento è il rimpianto d'amore per qualcosa che si è perduto, per una persona amata che non c'è più, e questo accomuna l'Ungaretti del "Taccuino del vecchio" e il Montale di "Satura": sono raccolte in cui questa tematica emerge con un fascino struggente. Ungaretti fino alla fine dei suoi giorni ha amato donne che erano molto lontane da lui e dal suo mondo, ma per il fatto di essere abbandonato o come nel caso di Montale, per la scomparsa della moglie detta questo sentimento. E Saba che nella sua duplice identità sessuale è mosso da sentimento da uno struggimento per l'amato - o amata». I cantautori ci riportano agli esordi della poesia. «Le canzoni d'amore sono milioni in tutte le lingue. Il problema che c'è un certo logorio della parola anche di quella amorosa - e in certi casi, in troppi casi, penso che molti parolieri farebbero bene a cambiare mestiere proprio per l'anonimato dei testi che sottopongono ai cantanti. Quando invece il tessuto lirico di partenza è origina- le, allora non si capisce perché distinguere fra una canzone e una poesia. I trovatori medievali, cantavano canzoni, però le loro parole erano di altissimo valore letterario: "Amor di terra lontana, per voi il cuor mi duole ne trovassi medicina sio non vado al suo richiamo". Sono parole di un trovatore marsi- "Le cento più belle poesie d'amore italiane"è il titolo del libro di poesie di Guido Davico Bonino INTERLINEA gliese Paul Rivel esiliato momentaneamente in Africa. Lì si che canzone e poesia coincidono. Ci sono dei casi particolari come De André e Paoli, in cui poesia e canzone coincidono, ma ai nostri giorni sono rari questi esempi. Ma molto penso abbia perso di autonomia lirica».