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Gli imbecilli che hanno paura dei terremoti
IL FOGLIO Redazione e Amministrazione: via Carroccio 12 – 20123 Milano. Tel 02/771295.1 ANNO XVII NUMERO 25 E’ Il pazzo che ha ucciso la madre a cazzotti in faccia. L’ubriacone che ha accoltellato il figlio Giovanni Caretto, 32 anni. Di Guagnano (Lecce), «educato, gran lavoratore», un impiego al multisala “Medusa” di Surbo, viveva in una casa popolare col padre Enzo, 70 anni, ex operaio della Fiat Hitaci, la madre disabile Anna Martena, 68 anni, e la sorella malata. L’altra sera il padre, come d’abitudine ubriaco, prese a insultare moglie e figlia, Giovanni intervenne in loro difesa e quando gli sembrò che in famiglia fosse tornata la pace se ne andò in camera sua e si sdraiò sul letto a guardare la tv. D’un tratto, però, si trovò di fronte il padre che brandendo un coltello da cucina gli saltò addosso e gli infilò la lama nel fianco recidendogli un polmone. Tarda serata di lunedì 24 gennaio in via Carlo Alberto Dalla Chiesa a Guagnano (Lecce). termine del lessico amoroso), i pareri urlati degli opinionisti, i dibattiti in studio («sei vera, sei finta, sei qui solo per le telecamere»). Per la cronaca, nell’edizione di quest’anno ai tronisti giovani e plastici si associa anche il «trono over», dedicato alla ricerca dell’amore tra i senior. L’atmosfera è più raccolta, l’attenzione a scavare nei sentimenti e nelle psi- Primo “sciame sismico” tra la notte di martedì a Verona (mezzanotte e 54 minuti, magnitudo 4,2, epicentro fra i comuni di Negrar, Marano di Valpolicella, Grezzano e San Pietro in Cariano, ipocentro a 10,3 km di profondità) e la mattina di mercoledì in provincia di Reggio Emilia (9.06, magnitudo 4,9, epicentro nel reggiano fra i comuni di Poviglio, Brescello e Castelnovo di Sotto, ipocentro a 33,2 km di profondità), alle 15.53 dì venerdì la terra ha tremato per quindici secondi in tutto il Nord Italia: magnitudo 5,4 che ne fa il terremoto più violento dopo quello dell’Aquila (6,4, 6 aprile 2009), epicentro sull’Appennino parmense tra i comuni di Corniglio e Berceto, «stavolta l’urlo del sisma è salito dalle viscere della terra: a 60.8 chilometri di profondità, e meno male, perché, spiegano gli esperti, “se fosse stato più in superficie, gli effetti sarebbero stati ben peggiori”». [1] Il 17 luglio ci fu un terremoto di intensità pari a 4.7 gradi della scala Richter tra Bologna e Verona; il 27 luglio 4.3 a ovest di Torino; il 29 ottobre 4.2 nel veronese. L’origine del tutto è lo scontro in atto tra la placca africana, di cui la Val Padana è l’estremo lembo settentrionale, e la placca euroasiatica. Giovanni Caprara: «Di conseguenza abbiamo gli Appennini che spingono incessantemente a Nord schiacciandosi verso le Alpi e caricando il suolo di energia che prima o poi si libera facendo tremare il suolo più o meno con violenza. Per gli esperti la situazione rientra in una normalità geologica con qualche punto di domanda». Giardini: «I terremoti dovrebbero manifestarsi ai bordi più estremi delle placche mentre invece notiamo un’eccezione perché alcuni si sono generati anche al centro». [4] Un ragazzo di 25 anni. Originario di Como ma residente a Muggiò coi genitori, laureato alla Bicocca di Milano, fino a qualche tempo fa sportivo e pieno di interessi (faceva il maestro di judo ed era un donatore abituale di sangue per l’Avis), nei mesi scorsi, proprio quando aveva ottenuto un prestigioso stage al Sole 24 Ore, era stato colto da una brutta depressione. L’altro pomeriggio era come d’abitudine nel suo ufficio al quinto piano della sede del quotidiano quando d’un tratto aprì una finestra e si buttò di sotto. Nessun messaggio. Verso le 18 di mercoledì 25 gennaio nella sede del Sole 24 Ore in via Pisacane a Pero (Milano). ci, i drammi di C’è posta per te, ora anche il carnevale di Italia’s Got Talent. Il fatto curioso è che c’è una De Filippi diversa per ognuna di queste occorrenze. In tutte però emerge la sua natura di «burattinaio dei poveri cristi». In Uomini e donne la sua conduzione è quasi «in levare»: interviene raramente per abbozzare un modello Scosse al Nord. Il sindaco di Verona: «Falsi allarmi, mitomani». Anche Bertolaso sottovalutò lo sciame sismico dell’Aquila, ora è indagato per omicidio Italo Ceci, 58 anni. Di Pescara, una compagna di nome Eleonora, ex componente della banda Battestini che negli anni ’70 e ’80 mise a segno oltre cento rapine e due omicidi in Abruzzo e nelle Marche, da anni non aveva più contatti con la malavita, aveva aperto una piccola impresa di tinteggiatura, lavorava anche nel colorificio del cognato e in più combatteva contro lo spaccio di droga nel suo quartiere, dove tutti lo giudicavano un «omone buono, altruista e generoso». L’altro giorno, mentre abbassava la saracinesca della bottega “Color quando”, arrivò un individuo basso e tarchiato, il volto coperto da sciarpa e cappello, che sorprendendolo alle spalle gli sparò addosso tre proiettili di calibro 38: uno al braccio, uno al tronco, uno al cuore. Serata di venerdì 20 gennaio in via De Amicis a Pescara. Umberto Ventura, 47 anni. Di Padova, socio della Conte srl, azienda di San Giorgio delle Pertiche che produce pannelli fonoassorbenti per strade e autostrade e da tempo in crisi, afflitto da una depressione così grave che più volte era stato ricoverato in una casa di cura psichiatrica, a causa del vizio del gioco stava anche distruggendo la sua vita coniugale. L’altro giorno, solo in casa, si arrotolò una manica della maglia del pigiama attorno al collo, l’altra manica la fissò alla ringhiera della scala interna, e si lasciò penzolare. Alle 13.30 di martedì 24 gennaio nel quartiere Sacra Famiglia a Padova. cologie. L’effetto irrimediabilmente più triste. La cosa più interessante della trasmissione resta il ruolo della sua conduttrice, Maria De Filippi, un caso unico nella televisione italiana. Basta la sua presenza a dar vita a una sorta di «sistema De Filippi»: il trash popolare di Uomini e donne, l’accademia di Ami- di educazione sentimentale, mette zizzania quando deve, riconcilia quando è necessario. Indirizza con cinismo i pensieri confusi dei tronisti e le avances dei corteggiatori. Il suo modello narrativo è molto diverso dai risultati concreti della sua tv, come se cercasse di ordinare il disordine, accoppiare i single, riappacificare i litiganti, dare espressione compiuta al magma di sentimenti che si agitano nella mente di chi non li sa esprimere. Aldo Grasso Gli imbecilli che hanno paura dei terremoti Le «scosse registrate a distanza di pochi giorni non hanno relazione tra loro, originano da aree sismiche distinte», ha spiegato Demetrio Egidi, responsabile della Protezione civile dell’Emilia-Romagna. [2] Giampaolo Cavinato, ricercatore all’istituto di Geologia Ambientale e Geoingegneria del Cnr: «Sono sicuramente simili, ma probabilmente non esiste un collegamento fra di loro: è difficile che si sia attivata la medesima struttura geologica, dato che in Italia non sono conosciute faglie della lunghezza di 80-90 chilometri, come per esempio in Giappone». [3] Domenico Giardini, presidente dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv): «È dall’estate scorsa che la terra trema in continuazione su tutto il Nord anche se a livelli meno intensi rispetto a quelli degli ultimi giorni». [4] A. C., 63 anni. Agricoltore in pensione di Cornaredo in provincia di Milano, sposato, sconvolto dai debiti che aveva accumulato col vizio del gioco, l’altro giorno uscì come d’abitudine per portare a spasso l’amato cagnolino ma giunto sul prato estrasse dalla tasca un coltello da cucina e con quello si sgozzò. Un biglietto, lasciato in auto, per chiedere scusa ai familiari e ricordar loro di prendersi cura della sua bestiola. Verso le 13 di giovedì 26 gennaio nel parco di piazza Libertà a Cornaredo (Milano). LUNEDÌ 30 GENNAIO 2012 - € 1,30 Maria De Filippi, conduttrice «in levare» e burattinaio dei poveri cristi Maura Carta, 58 anni. Di Mandas nel Cagliaritano, una figlia morta suicida cinque anni fa, fino all’anno scorso aveva fatto l’operatrice sanitaria in una casa di riposo a Castelfranco Veneto (Treviso), poi era tornata nel suo paesino per stare vicina al figlio Ivan Putzu, 33 anni, tossico e schizofrenico, che il 29 maggio dell’anno scorso era finito in galera per averla selvaggiamente picchiata e poi aveva trovato ospitalità in una comunità di Gergei che però, di recente, aveva dovuto lasciare. Giorni fa questo Putzu tornò a bussare alla porta di casa, la madre subito lo accolse ma lui l’altra sera, durante una lite, la prese a pugni in faccia finché non smise di respirare e subito dopo mandò giù sonniferi in quantità senza però riuscire a morire perché arrivarono i carabinieri, chiamati dai vicini che avevano sentito gridare la madre. Mattina di martedì 24 gennaio in una casa a Mandas nel Cagliaritano. SUICIDI Sped. in Abb. Postale - DL 353/2003 Conv. L.46/2004 Art. 1, c. 1, DBC MILANO DIRETTORE GIULIANO FERRARA Corriere della Sera, martedì 24 gennaio difficile dire qualcosa di nuovo su un programma che è in onda dal lontano 1996, che ha cambiato pelle e formato diverse volte. Uomini e donne si basa su un repertorio di rituali che resistono al trascorrere degli anni: un fitto codice di cinesica e prossemica, comprensivo di baci, saluti, strette di mano («Maria posso salutarti?»), le «esterne» (curioso come un tecnicismo della produzione televisiva abbia potuto trasformarsi in un Delitti quotidiano Dal 1600 a oggi nella zona si sono registrati oltre 21 terremoti di rilievo. Mario Tozzi, geologo all’Istituto di Geologia Ambientale e Geoingegneria del Cnr: «L’ultimo nel 1996, quando alla Ipercoop di Reggio Emilia caddero al suolo decine di apparecchi televisivi nuovi di zecca frantumandosi in mille pezzi. Quella volta la terra tremò per 55 secondi proprio nella stessa zona dei “terremoti carbonari” del 1831 e 1832». [6] Il sisma di venerdì è stato generato da una rottura della faglia di 5 chilometri, spostamento di 4-5 centimetri in un secondo e mezzo. In superficie la scossa è durata 15 secondi per l’effetto “tamburo” della pianura Padana che, composta da sedimenti soffici, si è messa a vibrare. [6] In una mappa ufficiale usata sia dalla Protezione civile sia dagli ingegneri incaricati di costruire edifici antisismici, si parla di rischio “medio-basso” sia in Pianura Padana che nelle Prealpi Venete. Alessandro Amato (Ingv): «Sono più rari, ma i terremoti entro la magnitudo 5 possono colpire ovunque. Pianura Padana e Veneto in passato hanno sperimentato sismi molto forti pur essendo considerati luoghi relativamente sicuri». Nel 1117, quando la terra tremò causando distruzione a Verona e Venezia, la magnitudo era a quota 6,5, secondo quanto stimato oggi dall’Ingv. [7] Tutta l’Italia è zona sismica, con l’eccezione del sud della Puglia e della Sardegna. [8] Tozzi: «Nessuno è in grado di escludere che i risentimenti delle regioni geologicamente più attive si percepiscano a Roma e Napoli piuttosto che a Milano, Torino o Genova. È già successo in passato, soprattutto per i terremoti parmensi e reggiani che interessano l’Italia settentrionale fino dalla notte dei tempi. Sappiamo poi quali sono le energie attese in quelle zone, che diffi- Corsivi La Stampa, lunedì 23 gennaio el loro genio infinito, Mozart o Beethoven non avrebbero mai immaginato che un giorno sarebbero stati usati come manganelli. Spray repellenti per insetti fastidiosi. Eppure così scrive il Washington Post: in vari luoghi del mondo la musica classica viene adoperata dalla polizia per controllare la folla, e tenere lontani dai luoghi pubblici homeless e criminali. Un esperimento cominciato negli anni 80 dai supermercati 7-Eleven, che sparavano le migliori sinfonie dagli altoparlanti dei propri parcheggi per tenere lontani gli adolescenti molesti, e continuato dagli agenti di West Palm Beach, Portland, Londra e forse New York. La musica classica fa scappare dalla metropolitana gli homeless e tiene a bada i rapinatori per strada. Roba da Arancia Meccanica, dove il povero Alex finiva per vomitare durante la Nona sinfonia, a causa delle droghe che gli avevano iniettato per guarirlo dagli istinti violenti con la tecnica «Ludovico». Non ci sono ancora studi precisi che confermino l’efficacia della musica classica come sfollagente, ma esistono un paio di ipotesi contraddittorie. La prima è che sia eseguita così male, da giustificare la fuga. La seconda è che suonare Mozart o Beethoven, in qualsiasi ambiente, ne migliora l’identità. Ascoltandoli, un criminale capisce subito che quella stazione non è casa sua. Scegliamo la seconda spiegazione, per il bene della nostra civiltà. Paolo Mastrolilli N Note: [1] La Stampa, 28/1; Francesco Alberti, Corriere della Sera 28/1; [2] Luigi Spezia, la Repubblica 28/1; [3] Franco Sarcina, Il Sole 24 Ore 28/1; [4] Giovanni Caprara, Corriere della Sera 28/1; [5] Mario Tozzi, La Stampa 26/1; [6] la Repubblica 28/1; [7] Elena Dusi, la Re- cilmente superano magnitudo 6 Richter, e sappiamo che tipo di danni potrebbero eventualmente causare. Quello che non sappiamo è quando avverrà il prossimo terremoto o se ci sarà una seconda scossa più forte della prima». [5] Guardare solo al passato, spulciando archivi storici che nel migliore dei casi non vanno oltre il Medioevo, è un metodo poco adatto a tracciare mappe del rischio efficaci. Alessandro Martelli, ingegnere sismico e direttore del centro Enea di Bologna: «Dal 2001 a oggi nel mondo si sono verificati undici terremoti catastrofici. E in nove casi il pericolo era stato nettamente sottostimato. Prima del terremoto dell’Irpinia il 25% del territorio italiano era considerato a rischio, e quindi doveva adottare determinate misure antisismiche. Questo valore fu portato poi al 70% e innalzato all’80% dopo la strage di San Giuliano di Puglia. Con il risultato che il 70% degli edifici italiani sono costruiti con criteri insufficienti per lo stato di rischio attuale». [7] Il fatto che la faglia si sia rotta a Frignano non esclude il rischio di avere un altro evento in futuro, oggi come fra 50 anni, di ben altra intensità sulla faglia dell’Appennino. Si sa dove (nelle zone sopra le faglie dove più spingono le placche sottostanti) ma non quando, nemmeno dopo una sequenza di eventi come questa: i cosiddetti “precursori”, fenomeni fisici osservati in occasione di sismi (l’emissione anomala di onde radio e infrarosse, l’aumento del gas radon, la variazione della conducibilità elettrica delle rocce) non consentono alcuna previsione. Per proteggere il 40 per cento della popolazione che vive in zone ad alto rischio sismico in abitazioni troppo vecchie e non adeguate alle recenti norme sismiche (il 60 per cento degli 11,6 milioni di edifici italiani è stato costruito prima del 1971) c’è solo la prevenzione: verifica delle strutture, piani di emergenza ecc. [9] Dopo la scossa di mercoledì, il sindaco di Verona Flavio Tosi ha parlato di «falsi allarmi, mitomani, gente un po’ sprovveduta che ha preso decisioni avventate». [10] Franco Gabrielli, capo della Protezione civile, è stato molto più cauto: «Gli sciami sono imprevedibili: può esserci un evento come all’Aquila o il nulla...». [11] Guido Bertolaso, predecessore di Gabrielli, è sotto inchiesta per omicidio colposo plurimo e disastro colposo: martedì la procura dell’Aquila lo ha iscritto nel registro degli indagati in un inchiesta parallela a quella che ha portato al processo dei vertici della Commissione Grandi rischi per la morte delle 309 vittime del terremoto del 6 aprile 2009. Chiamati a giudizio, con l’accusa di omicidio colposo plurimo e lesioni, molti dei maggiori esperti italiani del settore: Franco Barberi, Bernardo De Bernardinis, Enzo Boschi, Giulio Selvaggi, Gian Michele Calvi, Claudio Eva, Mauro Dolce. [12] Bertolaso era atteso l’8 febbraio come testimone: sebbene non fosse presente alla riunione in cui la commissione avrebbe A causa di un guasto che ha bloccato la rotativa del nostro stampatore di Villasanta di Monza, Il Foglio quotidiano di sabato scorso non è stato distribuito in molte città del Nord Italia. Il Foglio quotidiano e lo stampatore si scusano con i lettori. fornito (secondo l’accusa) troppe rassicurazioni sullo sciame sismico, convincendo molti a rimanere in casa la notte del 6 aprile 2009 dopo la prima scossa (perdendo la possibilità di salvarsi), l’ex capo della Protezione civile dovrà difendersi «per il fatto stesso di avere convocato quella che lui, in un colloquio intercettato con l’assessore Daniela Stati, definiva “un’operazione mediatica”. Affermando che la riunione non era convocata “perché siamo spaventati o preoccupati, ma perché vogliamo tranquillizzare la gente”». Virginia Piccolillo: «“Bisogna zittire qualsiasi imbecille, placare illazioni, preoccupazioni”, aveva detto organizzando la riunione che si tenne 5 giorni prima del terremoto, spiato dalla Procura di Firenze che indagava sugli appalti del G8». [13] «Ho sbagliato perché nessuno mi obbligava a fare quella riunione e far parlare gli scienziati, l’ho fatto per riguardo nei confronti di quelli che oggi mi vogliono denunciare per omicidio colposo e non avevo nessun obbligo» ha commentato Bertolaso. [13] Secondo la Procura dell’Aquila, che valuta se riunire i due procedimenti, la strage causata dal terremoto si sarebbe potuta ridurre se la Commissione non si fosse macchiata di «negligenza, imperizia e imprudenza». Giuseppe Caporale: «Commise un errore macroscopico – secondo il sostituto procuratore Fabio Picuti – davanti a elementi evidenti come uno sciame sismico con quattrocento scosse in tre mesi, a decine di studi scientifici sulla vulnerabilità del patrimonio edilizio, e alla storia sismica dell’Aquila». [12] Secondo l’imputazione la Grandi rischi fornì a istituzioni e cittadinanza «informazioni incomplete, imprecise e contraddittorie sulla natura, sulle cause, sulla pericolosità e sui futuri sviluppi dell’attività sismica in esame, vanificando le finalità di tutela della vita, dei beni, degli insediamenti e dell’ambiente da calamità naturali, da catastrofi, e da altri grandi eventi che determinano situazioni di grave rischio». Caporale: «Alla base dell’accusa di Picuti, anche la relazione del professor Luis Decanini, che nella sua consulenza afferma che “il terremoto del 6 aprile rientra perfettamente nel quadro della sismicità di quest’area e non rappresenta pertanto un caso eccezionale”. L’Aquila era una città fragile, lo sapevano tutti. Gli imputati – sostiene la procura – avrebbero dovuto tenere conto di questo dato, reperibile già nel censimento di vulnerabilità dell’Abruzzo del 1999». Resta da vedere se parlare di sciami «imprevedibili» è sufficiente per cautelarsi dalle accuse. [12] pubblica” 26/1; [8] f. s., Il Sole 24 Ore 28/1; [9] Fabio Tonacci, la Repubblica 28/1; [10] Anna Sandri, La Stampa 26/1; [11] Francesco Alberti, Corriere della Sera 28/1; [12] Giuseppe Caporale, la Repubblica 26/5/2011; [13] Virginia Piccolillo, Corriere della Sera 25/1. Se domani il Foglio chiudesse i battenti… S e domani il Foglio chiudesse i battenti, noi della cooperativa giornalistica che lo facciamo, i collaboratori e i lettori spenderebbero qualche lacrimuccia. Però venderemmo la piccola sede che ci siamo comprati nel tempo, da brave formichine dei bilanci, troveremmo il modo di liquidare nel giusto modo i dipendenti, e alla fine i partner della società editoriale che hanno pagato un modesto deficit dei primi due anni, quando non incassavamo i quattrini pubblici, e che negli anni successivi ci hanno sostenuto in sostanziale pareggio, a parte l’amicizia e il gusto di un’avventura editoriale fortunata, rientrerebbero di una parte abbastanza consistente dell’investimento. E’ la logica di un giornale che non è mai diventato un carrozzone, che non ha mai generato debito, che ha fatto i conti con il possibile praticando l’impossibile, si è arrabattato a cercare pubblicità non senza qualche malizia ma in modo sempre piuttosto corretto, ha avuto un buon contratto con la Mondadori, ridimensionato nel tempo per gli inevitabili tagli aziendali (niente logica da straricchi o da jeunesse dorée); e insomma ce l’ha fatta a vivere e sopravvivere per tanti anni, sedici, con la libertà di tono e i suc- cessi di stima e di influenza che le persone oneste gli riconoscono, però senza pompose rivendicazioni di libertà e con un’adesione naturale, spontanea, a idee che erano parte delle diverse storie del gruppo fondatore, e sono diventate, nella più assoluta autonomia individuale dei singoli, uno stile per tutti, specie per la redazione dei giovani e per i collaboratori che il giornale l’hanno scritto, impaginato, nutrito. Ma il Foglio conta di non chiudere. Anzi, conta di rilanciare il suo progetto. Deve ristrutturare i suoi bilanci perché le sovvenzioni sono agli sgoccioli, e se non cambiassimo la struttura dei costi, con la collaborazione di tutti e dei sindacati, produrremmo un deficit che ci ucciderebbe. Non abbiamo mai praticato la lagna o la questua, c’era una legge, abbiamo aderito con orgoglio e senza jattanza perché sapevamo di fare un prodotto destinato alla creazione di uno spazio politico, civile e di cultura, non un veicolo per il reddito d’impresa. Ci è piaciuto pensarci dall’inizio come un ente lirico che salvaguarda una tradizione, che mette in archivio ogni giorno una formula tollerante, ma anche militante, di circolazione delle idee. E lo abbiamo dichiaratamente fatto, fuori da compressioni faziose e con molta irriverenza, sotto l’ombrello della più trascinante esperienza politica generata dalla crisi della Repubblica dei partiti, quella del Cav. o di Berlusconi se preferite, con i suoi alti e bassi, altissimi e bassissimi. Rifatto il conto della serva, e la cosa più dolorosa è la rinuncia ad essere in edicola in Sicilia e Sardegna, dove i costi di stampa e distribuzione erano diventati proibitivi, e altrettanto fuori bilancio l’eventualità di una distribuzione per le costosissime vie postali (con eccezioni nella stagione turistica), pensiamo di potere rilanciare con un forte rafforzamento della via on line le idee e le mezze follie che ci incantano, oggi parecchio confuse (ma è nella natura di imprese liberali oscillare nel dubbio, specie quando la situazione si fa dubbia). Ci proveremo. Intanto sperimenteremo fino a che punto la fruizione del Foglio com’è sulla rete potrà compensarci della perdita di lettori che non ci troveranno più nelle edicole di Palermo, Catania, Cagliari, Sassari e così via. E nel frattempo cerchiamo di definire, con alleati e interlocutori seri, una piattaforma di prodotti, fondata sui contenuti e l’iden- tità del giornale che conoscete, ma diversificata, si spera divertente, sempre fondata sulle virtù ancora non contestate della parola, sebbene diffusa come per immagine, senza il supporto della carta e dei vecchi e nuovi metodi di stampa, in tempi e in forme tecnologiche cosiddette multimediali (i tablet, i computer, i telefonini e chissà che cos’altro ancora ci riserverà il futuro). Il problema è sempre lo stesso: ridurre i costi, aumentare i ricavi, produrre qualcosa che valga la pena di leggere. Da febbraio scatterà anche un aumento di prezzo. Ci aspettano almeno un paio d’anni non facili, nessuno ci aveva promesso un giardino di rose, intorno alla testata c’è un clima miracoloso e persistente di ribalda simpatia, che fa del nostro antimercato, della nostra nicchia, un motorino mica male per continuare la lunga passeggiata romantica, cominciata nel 1996, nelle nuove condizioni ambientali di crisi nera. Dovesse alla fine andare male, ciò che è umanamente possibile ma molto improbabile, ci diremo che nessuno aveva sperato che andasse bene tanto e tanto a lungo. Un saluto affettuoso e un grazie ai lettori del Foglio, del Foglio rosa del lunedì e del Foglio.it. Amori Grattarsi le caviglie fa godere come un amplesso. Arriva in Gran Bretagna il «galateo del divorzio» CASERMA Sara Tommasi e il fidanzato Alessandro Verga Ruffoni Menon si sono trasferiti nella casa di famiglia di lui, una residenza nobiliare del Seicento lombardo a Lomazzo, in provincia di Como: oltre 1.000 metri quadrati, su più piani, ha dodici salotti, quattro zone da pranzo, sei camere da letto, altrettanti bagni e un parco immenso. La Tommasi: «Ho trovato il principe azzurro. Bello, giovane e va be’, sì, anche ricco. Sa quante delle mie colleghe me lo invidiano? Loro solitamente si accompagnano a dei vecchiacci. [...] Sto vivendo una favola. Ma non creda sia facile, a volte è davvero dura. Sembra di stare in caserma. Qui tutto è rigido, a cominciare dagli orari: si pranza alle 12.45 e si cena alle 19.45. Non un minuto dopo, non sono ammessi ritardi. […] L’altra sera sono rientrata a casa alle 20.30 e, oltre a non aver trovato più nulla in tavola, mi sono trovata la porta della cucina chiusa. La servitù, in sua assenza, non ci permette di avere accesso. Quindi sono andata a letto a stomaco vuoto» (Carlo Mondonico, Novella 2000 26/1). BON TON In Gran Bretagna – dove le separazioni nel 2011 sono aumentate del 5 per cento rispetto al 2010 – Debrett’s, dal 1769 la guida all’etichetta nella patria delle buone maniere, quest’anno, accanto al manuale tradizionale ne ha pubblicato un altro: Debrett’s Guide to Civilised Separation (La Guida Debrett alla separazione civilizzata). Tra i consigli dell’autore Mishcon de Reya, uno degli avvocati divorzisti più famosi del regno (difese la principessa Diana nella separazione dal principe Carlo): non tagliuzzare le cravatte di lui o gettare dalla finestra le (troppe) scarpe di lei; non «divorziare» anche da suoceri e parenti, che possono tornare utili come mediatori e manterranno comunque il ruolo di nonni e zii dei figli; non annoiare eccessivamente gli amici con la storia del proprio divorzio («non sarete i primi a divorziare e nemmeno gli ultimi»); eccetera (Enrico Franceschini, la Repubblica 23/1). CANI E GATTI Secondo l’Aidaa (Associazione italiana difesa animali e ambiente) nel 2011 ci sono state nel nostro Paese duemila richieste di consulenza (il 6 per cento in più rispetto al 2010) per sapere come difendersi dall’ex marito, o dall’ex moglie, che insieme ai gioielli di famiglia stava cercando di portarsi via anche il cane o il gatto. Spiega l’associazione, che ora ha istituito uno sportello dedicato solo a questo problema dove lavorano avvocati matrimonialisti che pensano innanzitutto all’interesse dei cuccioli: «Su quattro casi di richiesta di pareri, soltanto uno si è poi tradotto in atti legali. C’è chi contesta il titolo di proprietà dell’ex partner, che risulta ufficialmente proprietario dell’animale e al quale è intestato il microchip di riconoscimento, e chi, al contrario, vuole che sia l’altro a pagare per il suo mantenimento e per le spese veterinarie. E non mancano i casi dove, proprio come avviene per i figli, l’animale è utilizzato come strumento per fare pressioni sul coniuge» (Vera Schiavazzi, la Repubblica 23/1). BACI Come si baciano gli animali: le talpe si strofinano il muso, le tartarughe si danno qualche colpetto con la testa, i porcospini si sfregano il naso, i criceti si piazzano faccia a faccia, i gatti si leccano, le giraffe intrecciano il collo e diverse specie di pipistrelli usano perfino la lingua (Marco Rossari, Corriere della Sera 22/1). CIGLIA L’antropologo Bronislaw Malinowski, a zonzo per le isole Trobriand, vicino alla Nuova Guinea, notò che durante l’atto sessuale, al posto di baciarsi, i trobriandesi si mordevano le ciglia: «Non sono mai riuscito a comprendere il valore sensuale di questo atto» (Corriere della Sera 22/1). CAVIGLIE Grattarsi le caviglie genera un piacere simile a quello sessuale. Lo dice una ricerca pubblicata sul British Journal of Dermatology. Gli scienziati della Wake Forest School of Medicine del North Carolina hanno indotto un prurito intenso su alcune zone del corpo – caviglia, avambraccio e schiena – servendosi di una pianta urticante. Poi hanno costretto i partecipanti ad attendere cinque minuti prima di potersi grattare. Una volta liberi di grattarsi, i volontari dovevano stabilire un punteggio da uno a dieci per capire quant’era stato piacevole quel gesto associato alle varie parti del corpo. Risultato: il punto di massima soddisfazione era legato alle caviglie, con un picco di piacere simile a quello sessuale e superiore a quello provato grattandosi la schiena (Andrea Sperelli, italiasalute.it 24/1).