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Gli imbecilli che hanno paura dei terremoti

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Gli imbecilli che hanno paura dei terremoti
IL FOGLIO
Redazione e Amministrazione: via Carroccio 12 – 20123 Milano. Tel 02/771295.1
ANNO XVII NUMERO 25
E’
Il pazzo che ha ucciso la madre
a cazzotti in faccia. L’ubriacone
che ha accoltellato il figlio
Giovanni Caretto, 32 anni. Di Guagnano
(Lecce), «educato, gran lavoratore», un impiego al multisala “Medusa” di Surbo, viveva in una casa popolare col padre Enzo,
70 anni, ex operaio della Fiat Hitaci, la madre disabile Anna Martena, 68 anni, e la sorella malata. L’altra sera il padre, come d’abitudine ubriaco, prese a insultare moglie
e figlia, Giovanni intervenne in loro difesa
e quando gli sembrò che in famiglia fosse
tornata la pace se ne andò in camera sua e
si sdraiò sul letto a guardare la tv. D’un tratto, però, si trovò di fronte il padre che brandendo un coltello da cucina gli saltò addosso e gli infilò la lama nel fianco recidendogli un polmone.
Tarda serata di lunedì 24 gennaio in via
Carlo Alberto Dalla Chiesa a Guagnano
(Lecce).
termine del lessico amoroso), i pareri urlati
degli opinionisti, i dibattiti in studio («sei vera, sei finta, sei qui solo per le telecamere»).
Per la cronaca, nell’edizione di quest’anno ai
tronisti giovani e plastici si associa anche il
«trono over», dedicato alla ricerca dell’amore tra i senior. L’atmosfera è più raccolta, l’attenzione a scavare nei sentimenti e nelle psi-
Primo “sciame sismico” tra la notte di
martedì a Verona (mezzanotte e 54 minuti,
magnitudo 4,2, epicentro fra i comuni di
Negrar, Marano di Valpolicella, Grezzano e
San Pietro in Cariano, ipocentro a 10,3 km
di profondità) e la mattina di mercoledì in
provincia di Reggio Emilia (9.06, magnitudo 4,9, epicentro nel reggiano fra i comuni
di Poviglio, Brescello e Castelnovo di Sotto, ipocentro a 33,2 km di profondità), alle
15.53 dì venerdì la terra ha tremato per
quindici secondi in tutto il Nord Italia: magnitudo 5,4 che ne fa il terremoto più violento dopo quello dell’Aquila (6,4, 6 aprile
2009), epicentro sull’Appennino parmense
tra i comuni di Corniglio e Berceto, «stavolta l’urlo del sisma è salito dalle viscere
della terra: a 60.8 chilometri di profondità,
e meno male, perché, spiegano gli esperti,
“se fosse stato più in superficie, gli effetti
sarebbero stati ben peggiori”». [1]
Il 17 luglio ci fu un terremoto di intensità
pari a 4.7 gradi della scala Richter tra Bologna e Verona; il 27 luglio 4.3 a ovest di Torino; il 29 ottobre 4.2 nel veronese. L’origine del tutto è lo scontro in atto tra la placca africana, di cui la Val Padana è l’estremo lembo settentrionale, e la placca euroasiatica. Giovanni Caprara: «Di conseguenza abbiamo gli Appennini che spingono incessantemente a Nord schiacciandosi
verso le Alpi e caricando il suolo di energia che prima o poi si libera facendo tremare il suolo più o meno con violenza. Per
gli esperti la situazione rientra in una normalità geologica con qualche punto di domanda». Giardini: «I terremoti dovrebbero
manifestarsi ai bordi più estremi delle
placche mentre invece notiamo un’eccezione perché alcuni si sono generati anche
al centro». [4]
Un ragazzo di 25 anni. Originario di Como
ma residente a Muggiò coi genitori, laureato alla Bicocca di Milano, fino a qualche
tempo fa sportivo e pieno di interessi (faceva il maestro di judo ed era un donatore
abituale di sangue per l’Avis), nei mesi
scorsi, proprio quando aveva ottenuto un
prestigioso stage al Sole 24 Ore, era stato
colto da una brutta depressione. L’altro pomeriggio era come d’abitudine nel suo ufficio al quinto piano della sede del quotidiano quando d’un tratto aprì una finestra e si
buttò di sotto. Nessun messaggio.
Verso le 18 di mercoledì 25 gennaio nella sede del Sole 24 Ore in via Pisacane a Pero (Milano).
ci, i drammi di C’è posta per te, ora anche il
carnevale di Italia’s Got Talent. Il fatto curioso è che c’è una De Filippi diversa per ognuna di queste occorrenze.
In tutte però emerge la sua natura di «burattinaio dei poveri cristi». In Uomini e donne
la sua conduzione è quasi «in levare»: interviene raramente per abbozzare un modello
Scosse al Nord. Il sindaco di Verona: «Falsi allarmi, mitomani». Anche Bertolaso sottovalutò lo sciame sismico dell’Aquila, ora è indagato per omicidio
Italo Ceci, 58 anni. Di Pescara, una compagna di nome Eleonora, ex componente
della banda Battestini che negli anni ’70 e
’80 mise a segno oltre cento rapine e due
omicidi in Abruzzo e nelle Marche, da anni
non aveva più contatti con la malavita, aveva aperto una piccola impresa di tinteggiatura, lavorava anche nel colorificio del cognato e in più combatteva contro lo spaccio
di droga nel suo quartiere, dove tutti lo giudicavano un «omone buono, altruista e generoso». L’altro giorno, mentre abbassava
la saracinesca della bottega “Color quando”, arrivò un individuo basso e tarchiato,
il volto coperto da sciarpa e cappello, che
sorprendendolo alle spalle gli sparò addosso tre proiettili di calibro 38: uno al
braccio, uno al tronco, uno al cuore.
Serata di venerdì 20 gennaio in via De
Amicis a Pescara.
Umberto Ventura, 47 anni. Di Padova, socio della Conte srl, azienda di San Giorgio
delle Pertiche che produce pannelli fonoassorbenti per strade e autostrade e da
tempo in crisi, afflitto da una depressione
così grave che più volte era stato ricoverato in una casa di cura psichiatrica, a causa
del vizio del gioco stava anche distruggendo la sua vita coniugale. L’altro giorno, solo
in casa, si arrotolò una manica della maglia
del pigiama attorno al collo, l’altra manica
la fissò alla ringhiera della scala interna, e
si lasciò penzolare.
Alle 13.30 di martedì 24 gennaio nel
quartiere Sacra Famiglia a Padova.
cologie. L’effetto irrimediabilmente più triste.
La cosa più interessante della trasmissione resta il ruolo della sua conduttrice, Maria
De Filippi, un caso unico nella televisione
italiana. Basta la sua presenza a dar vita a
una sorta di «sistema De Filippi»: il trash popolare di Uomini e donne, l’accademia di Ami-
di educazione sentimentale, mette zizzania
quando deve, riconcilia quando è necessario.
Indirizza con cinismo i pensieri confusi dei
tronisti e le avances dei corteggiatori. Il suo
modello narrativo è molto diverso dai risultati concreti della sua tv, come se cercasse di
ordinare il disordine, accoppiare i single,
riappacificare i litiganti, dare espressione
compiuta al magma di sentimenti che si agitano nella mente di chi non li sa esprimere.
Aldo Grasso
Gli imbecilli che hanno paura dei terremoti
Le «scosse registrate a distanza di pochi
giorni non hanno relazione tra loro, originano da aree sismiche distinte», ha spiegato Demetrio Egidi, responsabile della
Protezione civile dell’Emilia-Romagna. [2]
Giampaolo Cavinato, ricercatore all’istituto di Geologia Ambientale e Geoingegneria del Cnr: «Sono sicuramente simili, ma
probabilmente non esiste un collegamento fra di loro: è difficile che si sia attivata
la medesima struttura geologica, dato che
in Italia non sono conosciute faglie della
lunghezza di 80-90 chilometri, come per
esempio in Giappone». [3] Domenico Giardini, presidente dell’Istituto nazionale di
geofisica e vulcanologia (Ingv): «È dall’estate scorsa che la terra trema in continuazione su tutto il Nord anche se a livelli
meno intensi rispetto a quelli degli ultimi
giorni». [4]
A. C., 63 anni. Agricoltore in pensione di
Cornaredo in provincia di Milano, sposato,
sconvolto dai debiti che aveva accumulato
col vizio del gioco, l’altro giorno uscì come
d’abitudine per portare a spasso l’amato
cagnolino ma giunto sul prato estrasse dalla tasca un coltello da cucina e con quello
si sgozzò. Un biglietto, lasciato in auto, per
chiedere scusa ai familiari e ricordar loro
di prendersi cura della sua bestiola.
Verso le 13 di giovedì 26 gennaio nel parco di piazza Libertà a Cornaredo (Milano).
LUNEDÌ 30 GENNAIO 2012 - € 1,30
Maria De Filippi, conduttrice «in levare» e burattinaio dei poveri cristi
Maura Carta, 58 anni. Di Mandas nel Cagliaritano, una figlia morta suicida cinque
anni fa, fino all’anno scorso aveva fatto l’operatrice sanitaria in una casa di riposo a
Castelfranco Veneto (Treviso), poi era tornata nel suo paesino per stare vicina al figlio Ivan Putzu, 33 anni, tossico e schizofrenico, che il 29 maggio dell’anno scorso era
finito in galera per averla selvaggiamente
picchiata e poi aveva trovato ospitalità in
una comunità di Gergei che però, di recente, aveva dovuto lasciare. Giorni fa questo
Putzu tornò a bussare alla porta di casa, la
madre subito lo accolse ma lui l’altra sera,
durante una lite, la prese a pugni in faccia
finché non smise di respirare e subito dopo
mandò giù sonniferi in quantità senza però
riuscire a morire perché arrivarono i carabinieri, chiamati dai vicini che avevano
sentito gridare la madre.
Mattina di martedì 24 gennaio in una casa a Mandas nel Cagliaritano.
SUICIDI
Sped. in Abb. Postale - DL 353/2003 Conv. L.46/2004 Art. 1, c. 1, DBC MILANO
DIRETTORE GIULIANO FERRARA
Corriere della Sera, martedì 24 gennaio
difficile dire qualcosa di nuovo su un
programma che è in onda dal lontano
1996, che ha cambiato pelle e formato diverse volte. Uomini e donne si basa su un repertorio di rituali che resistono al trascorrere
degli anni: un fitto codice di cinesica e prossemica, comprensivo di baci, saluti, strette di
mano («Maria posso salutarti?»), le «esterne»
(curioso come un tecnicismo della produzione televisiva abbia potuto trasformarsi in un
Delitti
quotidiano
Dal 1600 a oggi nella zona si sono registrati oltre 21 terremoti di rilievo. Mario
Tozzi, geologo all’Istituto di Geologia Ambientale e Geoingegneria del Cnr: «L’ultimo nel 1996, quando alla Ipercoop di Reggio Emilia caddero al suolo decine di apparecchi televisivi nuovi di zecca frantumandosi in mille pezzi. Quella volta la terra tremò per 55 secondi proprio nella stessa zona dei “terremoti carbonari” del 1831
e 1832». [6] Il sisma di venerdì è stato generato da una rottura della faglia di 5 chilometri, spostamento di 4-5 centimetri in un
secondo e mezzo. In superficie la scossa è
durata 15 secondi per l’effetto “tamburo”
della pianura Padana che, composta da sedimenti soffici, si è messa a vibrare. [6]
In una mappa ufficiale usata sia dalla Protezione civile sia dagli ingegneri incaricati
di costruire edifici antisismici, si parla di
rischio “medio-basso” sia in Pianura Padana che nelle Prealpi Venete. Alessandro
Amato (Ingv): «Sono più rari, ma i terremoti entro la magnitudo 5 possono colpire
ovunque. Pianura Padana e Veneto in passato hanno sperimentato sismi molto forti
pur essendo considerati luoghi relativamente sicuri». Nel 1117, quando la terra
tremò causando distruzione a Verona e Venezia, la magnitudo era a quota 6,5, secondo quanto stimato oggi dall’Ingv. [7]
Tutta l’Italia è zona sismica, con l’eccezione del sud della Puglia e della Sardegna. [8]
Tozzi: «Nessuno è in grado di escludere
che i risentimenti delle regioni geologicamente più attive si percepiscano a Roma e
Napoli piuttosto che a Milano, Torino o Genova. È già successo in passato, soprattutto
per i terremoti parmensi e reggiani che interessano l’Italia settentrionale fino dalla
notte dei tempi. Sappiamo poi quali sono
le energie attese in quelle zone, che diffi-
Corsivi
La Stampa,
lunedì 23 gennaio
el loro genio infinito, Mozart o
Beethoven non avrebbero mai
immaginato che un giorno sarebbero stati usati come manganelli. Spray repellenti per insetti fastidiosi. Eppure così scrive il
Washington Post: in vari luoghi del mondo la
musica classica viene adoperata dalla polizia
per controllare la folla, e tenere lontani dai
luoghi pubblici homeless e criminali. Un esperimento cominciato negli anni 80 dai supermercati 7-Eleven, che sparavano le migliori
sinfonie dagli altoparlanti dei propri parcheggi per tenere lontani gli adolescenti molesti, e
continuato dagli agenti di West Palm Beach,
Portland, Londra e forse New York. La musica
classica fa scappare dalla metropolitana gli
homeless e tiene a bada i rapinatori per strada. Roba da Arancia Meccanica, dove il povero Alex finiva per vomitare durante la Nona
sinfonia, a causa delle droghe che gli avevano
iniettato per guarirlo dagli istinti violenti con
la tecnica «Ludovico».
Non ci sono ancora studi precisi che confermino l’efficacia della musica classica come
sfollagente, ma esistono un paio di ipotesi contraddittorie. La prima è che sia eseguita così
male, da giustificare la fuga. La seconda è che
suonare Mozart o Beethoven, in qualsiasi ambiente, ne migliora l’identità. Ascoltandoli, un
criminale capisce subito che quella stazione
non è casa sua. Scegliamo la seconda spiegazione, per il bene della nostra civiltà.
Paolo Mastrolilli
N
Note: [1] La Stampa, 28/1; Francesco Alberti, Corriere della Sera 28/1; [2] Luigi Spezia, la Repubblica 28/1; [3] Franco Sarcina, Il Sole
24 Ore 28/1; [4] Giovanni Caprara, Corriere della Sera 28/1; [5] Mario Tozzi, La Stampa 26/1; [6] la Repubblica 28/1; [7] Elena Dusi, la Re-
cilmente superano magnitudo 6 Richter, e
sappiamo che tipo di danni potrebbero
eventualmente causare. Quello che non
sappiamo è quando avverrà il prossimo
terremoto o se ci sarà una seconda scossa
più forte della prima». [5]
Guardare solo al passato, spulciando archivi storici che nel migliore dei casi non
vanno oltre il Medioevo, è un metodo poco
adatto a tracciare mappe del rischio efficaci. Alessandro Martelli, ingegnere sismico e direttore del centro Enea di Bologna:
«Dal 2001 a oggi nel mondo si sono verificati undici terremoti catastrofici. E in nove casi il pericolo era stato nettamente sottostimato. Prima del terremoto dell’Irpinia
il 25% del territorio italiano era considerato a rischio, e quindi doveva adottare determinate misure antisismiche. Questo valore fu portato poi al 70% e innalzato
all’80% dopo la strage di San Giuliano di
Puglia. Con il risultato che il 70% degli edifici italiani sono costruiti con criteri insufficienti per lo stato di rischio attuale». [7]
Il fatto che la faglia si sia rotta a Frignano non esclude il rischio di avere un altro
evento in futuro, oggi come fra 50 anni, di
ben altra intensità sulla faglia dell’Appennino. Si sa dove (nelle zone sopra le faglie
dove più spingono le placche sottostanti)
ma non quando, nemmeno dopo una sequenza di eventi come questa: i cosiddetti
“precursori”, fenomeni fisici osservati in
occasione di sismi (l’emissione anomala di
onde radio e infrarosse, l’aumento del gas
radon, la variazione della conducibilità
elettrica delle rocce) non consentono alcuna previsione. Per proteggere il 40 per cento della popolazione che vive in zone ad alto rischio sismico in abitazioni troppo vecchie e non adeguate alle recenti norme sismiche (il 60 per cento degli 11,6 milioni di
edifici italiani è stato costruito prima del
1971) c’è solo la prevenzione: verifica delle
strutture, piani di emergenza ecc. [9]
Dopo la scossa di mercoledì, il sindaco di
Verona Flavio Tosi ha parlato di «falsi allarmi, mitomani, gente un po’ sprovveduta che
ha preso decisioni avventate». [10] Franco
Gabrielli, capo della Protezione civile, è
stato molto più cauto: «Gli sciami sono imprevedibili: può esserci un evento come all’Aquila o il nulla...». [11] Guido Bertolaso,
predecessore di Gabrielli, è sotto inchiesta
per omicidio colposo plurimo e disastro
colposo: martedì la procura dell’Aquila lo
ha iscritto nel registro degli indagati in un
inchiesta parallela a quella che ha portato
al processo dei vertici della Commissione
Grandi rischi per la morte delle 309 vittime
del terremoto del 6 aprile 2009. Chiamati a
giudizio, con l’accusa di omicidio colposo
plurimo e lesioni, molti dei maggiori esperti italiani del settore: Franco Barberi, Bernardo De Bernardinis, Enzo Boschi, Giulio
Selvaggi, Gian Michele Calvi, Claudio Eva,
Mauro Dolce. [12]
Bertolaso era atteso l’8 febbraio come testimone: sebbene non fosse presente alla
riunione in cui la commissione avrebbe
A causa di un guasto che ha bloccato la
rotativa del nostro stampatore di Villasanta di Monza, Il Foglio quotidiano di
sabato scorso non è stato distribuito in
molte città del Nord Italia.
Il Foglio quotidiano e lo stampatore si
scusano con i lettori.
fornito (secondo l’accusa) troppe rassicurazioni sullo sciame sismico, convincendo
molti a rimanere in casa la notte del 6 aprile 2009 dopo la prima scossa (perdendo la
possibilità di salvarsi), l’ex capo della Protezione civile dovrà difendersi «per il fatto
stesso di avere convocato quella che lui, in
un colloquio intercettato con l’assessore
Daniela Stati, definiva “un’operazione mediatica”. Affermando che la riunione non
era convocata “perché siamo spaventati o
preoccupati, ma perché vogliamo tranquillizzare la gente”». Virginia Piccolillo: «“Bisogna zittire qualsiasi imbecille, placare illazioni, preoccupazioni”, aveva detto organizzando la riunione che si tenne 5 giorni
prima del terremoto, spiato dalla Procura
di Firenze che indagava sugli appalti del
G8». [13]
«Ho sbagliato perché nessuno mi obbligava a fare quella riunione e far parlare gli
scienziati, l’ho fatto per riguardo nei confronti di quelli che oggi mi vogliono denunciare per omicidio colposo e non avevo
nessun obbligo» ha commentato Bertolaso.
[13] Secondo la Procura dell’Aquila, che
valuta se riunire i due procedimenti, la
strage causata dal terremoto si sarebbe potuta ridurre se la Commissione non si fosse macchiata di «negligenza, imperizia e
imprudenza». Giuseppe Caporale: «Commise un errore macroscopico – secondo il
sostituto procuratore Fabio Picuti – davanti a elementi evidenti come uno sciame sismico con quattrocento scosse in tre mesi,
a decine di studi scientifici sulla vulnerabilità del patrimonio edilizio, e alla storia
sismica dell’Aquila». [12]
Secondo l’imputazione la Grandi rischi
fornì a istituzioni e cittadinanza «informazioni incomplete, imprecise e contraddittorie sulla natura, sulle cause, sulla pericolosità e sui futuri sviluppi dell’attività sismica in esame, vanificando le finalità di
tutela della vita, dei beni, degli insediamenti e dell’ambiente da calamità naturali, da catastrofi, e da altri grandi eventi che
determinano situazioni di grave rischio».
Caporale: «Alla base dell’accusa di Picuti,
anche la relazione del professor Luis Decanini, che nella sua consulenza afferma
che “il terremoto del 6 aprile rientra perfettamente nel quadro della sismicità di
quest’area e non rappresenta pertanto un
caso eccezionale”. L’Aquila era una città
fragile, lo sapevano tutti. Gli imputati – sostiene la procura – avrebbero dovuto tenere conto di questo dato, reperibile già nel
censimento di vulnerabilità dell’Abruzzo
del 1999». Resta da vedere se parlare di
sciami «imprevedibili» è sufficiente per
cautelarsi dalle accuse. [12]
pubblica” 26/1; [8] f. s., Il Sole 24 Ore 28/1; [9] Fabio Tonacci, la Repubblica 28/1; [10] Anna Sandri, La Stampa 26/1; [11] Francesco Alberti, Corriere della Sera 28/1; [12] Giuseppe Caporale, la Repubblica 26/5/2011; [13] Virginia Piccolillo, Corriere della Sera 25/1.
Se domani il Foglio chiudesse i battenti…
S
e domani il Foglio chiudesse i battenti, noi della cooperativa giornalistica
che lo facciamo, i collaboratori e i lettori
spenderebbero qualche lacrimuccia. Però
venderemmo la piccola sede che ci siamo
comprati nel tempo, da brave formichine
dei bilanci, troveremmo il modo di liquidare nel giusto modo i dipendenti, e alla
fine i partner della società editoriale che
hanno pagato un modesto deficit dei primi due anni, quando non incassavamo i
quattrini pubblici, e che negli anni successivi ci hanno sostenuto in sostanziale
pareggio, a parte l’amicizia e il gusto di
un’avventura editoriale fortunata, rientrerebbero di una parte abbastanza consistente dell’investimento. E’ la logica di un
giornale che non è mai diventato un carrozzone, che non ha mai generato debito,
che ha fatto i conti con il possibile praticando l’impossibile, si è arrabattato a cercare pubblicità non senza qualche malizia
ma in modo sempre piuttosto corretto, ha
avuto un buon contratto con la Mondadori, ridimensionato nel tempo per gli inevitabili tagli aziendali (niente logica da straricchi o da jeunesse dorée); e insomma ce
l’ha fatta a vivere e sopravvivere per tanti
anni, sedici, con la libertà di tono e i suc-
cessi di stima e di influenza che le persone oneste gli riconoscono, però senza
pompose rivendicazioni di libertà e con
un’adesione naturale, spontanea, a idee
che erano parte delle diverse storie del
gruppo fondatore, e sono diventate, nella
più assoluta autonomia individuale dei
singoli, uno stile per tutti, specie per la redazione dei giovani e per i collaboratori
che il giornale l’hanno scritto, impaginato, nutrito.
Ma il Foglio conta di non chiudere. Anzi, conta di rilanciare il suo progetto. Deve
ristrutturare i suoi bilanci perché le sovvenzioni sono agli sgoccioli, e se non cambiassimo la struttura dei costi, con la collaborazione di tutti e dei sindacati, produrremmo un deficit che ci ucciderebbe.
Non abbiamo mai praticato la lagna o la
questua, c’era una legge, abbiamo aderito
con orgoglio e senza jattanza perché sapevamo di fare un prodotto destinato alla
creazione di uno spazio politico, civile e di
cultura, non un veicolo per il reddito d’impresa. Ci è piaciuto pensarci dall’inizio come un ente lirico che salvaguarda una tradizione, che mette in archivio ogni giorno
una formula tollerante, ma anche militante, di circolazione delle idee. E lo abbiamo
dichiaratamente fatto, fuori da compressioni faziose e con molta irriverenza, sotto
l’ombrello della più trascinante esperienza politica generata dalla crisi della Repubblica dei partiti, quella del Cav. o di
Berlusconi se preferite, con i suoi alti e
bassi, altissimi e bassissimi.
Rifatto il conto della serva, e la cosa più
dolorosa è la rinuncia ad essere in edicola in Sicilia e Sardegna, dove i costi di
stampa e distribuzione erano diventati
proibitivi, e altrettanto fuori bilancio l’eventualità di una distribuzione per le costosissime vie postali (con eccezioni nella
stagione turistica), pensiamo di potere rilanciare con un forte rafforzamento della
via on line le idee e le mezze follie che ci
incantano, oggi parecchio confuse (ma è
nella natura di imprese liberali oscillare
nel dubbio, specie quando la situazione si
fa dubbia). Ci proveremo. Intanto sperimenteremo fino a che punto la fruizione
del Foglio com’è sulla rete potrà compensarci della perdita di lettori che non ci troveranno più nelle edicole di Palermo, Catania, Cagliari, Sassari e così via. E nel
frattempo cerchiamo di definire, con alleati e interlocutori seri, una piattaforma
di prodotti, fondata sui contenuti e l’iden-
tità del giornale che conoscete, ma diversificata, si spera divertente, sempre fondata sulle virtù ancora non contestate della parola, sebbene diffusa come per immagine, senza il supporto della carta e dei
vecchi e nuovi metodi di stampa, in tempi
e in forme tecnologiche cosiddette multimediali (i tablet, i computer, i telefonini e
chissà che cos’altro ancora ci riserverà il
futuro). Il problema è sempre lo stesso: ridurre i costi, aumentare i ricavi, produrre
qualcosa che valga la pena di leggere. Da
febbraio scatterà anche un aumento di
prezzo. Ci aspettano almeno un paio d’anni non facili, nessuno ci aveva promesso
un giardino di rose, intorno alla testata c’è
un clima miracoloso e persistente di ribalda simpatia, che fa del nostro antimercato, della nostra nicchia, un motorino mica male per continuare la lunga passeggiata romantica, cominciata nel 1996, nelle nuove condizioni ambientali di crisi nera. Dovesse alla fine andare male, ciò che
è umanamente possibile ma molto improbabile, ci diremo che nessuno aveva sperato che andasse bene tanto e tanto a lungo. Un saluto affettuoso e un grazie ai lettori del Foglio, del Foglio rosa del
lunedì e del Foglio.it.
Amori
Grattarsi le caviglie fa godere come
un amplesso. Arriva in Gran
Bretagna il «galateo del divorzio»
CASERMA Sara Tommasi e il fidanzato
Alessandro Verga Ruffoni Menon si sono
trasferiti nella casa di famiglia di lui, una
residenza nobiliare del Seicento lombardo
a Lomazzo, in provincia di Como: oltre 1.000
metri quadrati, su più piani, ha dodici salotti, quattro zone da pranzo, sei camere da
letto, altrettanti bagni e un parco immenso.
La Tommasi: «Ho trovato il principe azzurro. Bello, giovane e va be’, sì, anche ricco. Sa
quante delle mie colleghe me lo invidiano?
Loro solitamente si accompagnano a dei
vecchiacci. [...] Sto vivendo una favola. Ma
non creda sia facile, a volte è davvero dura.
Sembra di stare in caserma. Qui tutto è rigido, a cominciare dagli orari: si pranza alle
12.45 e si cena alle 19.45. Non un minuto dopo, non sono ammessi ritardi. […] L’altra sera sono rientrata a casa alle 20.30 e, oltre a
non aver trovato più nulla in tavola, mi sono trovata la porta della cucina chiusa. La
servitù, in sua assenza, non ci permette di
avere accesso. Quindi sono andata a letto a
stomaco vuoto» (Carlo Mondonico, Novella
2000 26/1).
BON TON In Gran Bretagna – dove le separazioni nel 2011 sono aumentate del 5 per
cento rispetto al 2010 – Debrett’s, dal 1769 la
guida all’etichetta nella patria delle buone
maniere, quest’anno, accanto al manuale
tradizionale ne ha pubblicato un altro: Debrett’s Guide to Civilised Separation (La Guida
Debrett alla separazione civilizzata). Tra i
consigli dell’autore Mishcon de Reya, uno
degli avvocati divorzisti più famosi del regno (difese la principessa Diana nella separazione dal principe Carlo): non tagliuzzare
le cravatte di lui o gettare dalla finestra le
(troppe) scarpe di lei; non «divorziare» anche da suoceri e parenti, che possono tornare utili come mediatori e manterranno
comunque il ruolo di nonni e zii dei figli;
non annoiare eccessivamente gli amici con
la storia del proprio divorzio («non sarete i
primi a divorziare e nemmeno gli ultimi»);
eccetera (Enrico Franceschini, la Repubblica 23/1).
CANI E GATTI Secondo l’Aidaa (Associazione italiana difesa animali e ambiente) nel 2011 ci sono state nel nostro Paese
duemila richieste di consulenza (il 6 per
cento in più rispetto al 2010) per sapere come difendersi dall’ex marito, o dall’ex moglie, che insieme ai gioielli di famiglia stava cercando di portarsi via anche il cane o
il gatto. Spiega l’associazione, che ora ha
istituito uno sportello dedicato solo a questo problema dove lavorano avvocati matrimonialisti che pensano innanzitutto all’interesse dei cuccioli: «Su quattro casi di
richiesta di pareri, soltanto uno si è poi tradotto in atti legali. C’è chi contesta il titolo
di proprietà dell’ex partner, che risulta ufficialmente proprietario dell’animale e al
quale è intestato il microchip di riconoscimento, e chi, al contrario, vuole che sia l’altro a pagare per il suo mantenimento e per
le spese veterinarie. E non mancano i casi
dove, proprio come avviene per i figli, l’animale è utilizzato come strumento per fare pressioni sul coniuge» (Vera Schiavazzi,
la Repubblica 23/1).
BACI Come si baciano gli animali: le talpe si strofinano il muso, le tartarughe si
danno qualche colpetto con la testa, i porcospini si sfregano il naso, i criceti si piazzano faccia a faccia, i gatti si leccano, le giraffe intrecciano il collo e diverse specie di
pipistrelli usano perfino la lingua (Marco
Rossari, Corriere della Sera 22/1).
CIGLIA L’antropologo Bronislaw Malinowski, a zonzo per le isole Trobriand, vicino alla Nuova Guinea, notò che durante l’atto sessuale, al posto di baciarsi, i trobriandesi si mordevano le ciglia: «Non sono mai
riuscito a comprendere il valore sensuale
di questo atto» (Corriere della Sera 22/1).
CAVIGLIE Grattarsi le caviglie genera un
piacere simile a quello sessuale. Lo dice
una ricerca pubblicata sul British Journal of
Dermatology. Gli scienziati della Wake Forest School of Medicine del North Carolina
hanno indotto un prurito intenso su alcune
zone del corpo – caviglia, avambraccio e
schiena – servendosi di una pianta urticante. Poi hanno costretto i partecipanti ad attendere cinque minuti prima di potersi grattare. Una volta liberi di grattarsi, i volontari
dovevano stabilire un punteggio da uno a
dieci per capire quant’era stato piacevole
quel gesto associato alle varie parti del corpo. Risultato: il punto di massima soddisfazione era legato alle caviglie, con un picco di
piacere simile a quello sessuale e superiore
a quello provato grattandosi la schiena (Andrea Sperelli, italiasalute.it 24/1).
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