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4 COMMENTI&OPINIONI ❚❘❙ DALLA PRIMA PAGINA MORENO BERNASCONI Musulmani, l’integrazione alla prova nationale» e dal mondo del lavoro. Le ragioni dell’impasse francese sono certo numerose ma colpisce che gli slogan sia della destra frontista sia dei repubblicani (in senso lato), sia della sinistra, siano di stampo tipicamente nazionale: il diritto del sangue da un lato, la cittadinanza e la laicità dello Stato dall’altro. Se il diritto che viene dal ceppo familiare e razziale autoctono appaiono manifestamente inappropriati ad affrontare il mondo globale, anche il richiamo astratto alla cittadinanza e alla laicità dello Stato non si stanno dimostrando adeguate all’ampiezza del problema. Se un cittadino francese di origini arabe dopo due generazioni subisce ancora pesanti discriminazioni sociali, economiche e formative, vuol dire che qualcosa non va nel sistema. Quanto al principio della laicità dello Stato, se con esso si intende il fatto che la legge religiosa non può essere applicata in politica, si tratta di un baluardo necessario contro chi vuole applicare la «sharìa» alla vita civile. Ma se esso viene interpretato rigidamente come pretesa di accordare ai credenti la libertà di culto individuale restringendo o rintuzzando quello di associazione religiosa, lo scontro è programmato. Infatti, nelle società europee segnate dall’individualismo si dà spesso per scontato che anche la religione possa essere praticata solo privatamente e non pubblicamente. Nelle comunità immigrate in generale, ma particolarmente in quelle di origini islamiche, la cultura e la religione sono un fatto anzitutto comunitario. L’individualismo diffuso in Europa ha d’altronde svuotato parecchio la stessa nozione di cittadinanza. Esattamente come la globalizzazione e unioni politiche sovranazionali stanno cambiando la nozione di cittadinanza nazionale. Queste considerazioni sono utili per capire come il punto di partenza di un Paese come la Svizzera (confrontata con 450.000 musulmani, di cui un terzo naturalizzati) sia uguale e diverso nel contempo. Se è vero che il progresso economico e il welfare hanno favorito anche da noi la diffusione dell’individualismo, il sistema sociopolitico elvetico permette tuttavia (e i fatti sembrano confermarlo, almeno finora) di integrare le diversità meglio di altri. Ciò è dovuto anzitutto al fatto che lo Stato non è qualcosa di lontano dal cittadino ma lo coinvolge direttamente, declinandosi in una miriade di sottoinsiemi e di comunità diverse (dai Cantoni, ai Comuni, ai patriziati … ai comitati di quartiere e del carnevale… alle lingue e confessioni diverse). Ciò configura una diversificata ma forte società civile, strutturata in modo tale da favorire il dialogo non solo con individui isolati bensì con altre comunità. Certo, il sistema politico svizzero fortemente partecipativo può anche portare il popolo sovrano a votare, ad esempio, contro l’edificazione di minareti e il porto del burqa oppure per l’espulsione degli stranieri criminali. Ma indipendentemente dal giudizio che si può avere sull’esito di questa o quella votazione popolare (che può essere talvolta in contrasto con il diritto internazionale e porre problemi giuridici o politici non facilmente risolvibili) ciò ha il merito di far chiarezza sulle evidenze culturali, religiose o sociali maggioritarie di un Cantone o della Svizzera, agli occhi di chi decide di stabilirvisi pur avendo altri costumi sociali e pratiche religiose. Anche sui rapporti fra religione e politica, la laicità dello Stato viene applicata in Svizzera in modo differenziato a dipendenza della storia religiosa e culturale dei diversi Cantoni: in taluni casi «alla francese», in altri riconoscendo fattivamente alle comunità religiose un ruolo pubblico utile al corpo sociale. Sulla carta, la configurazione del modello politico-istituzionale e socio-culturale elvetico appare più moderno, vale a dire più adeguato al mondo globale e agli acuti problemi di oggi che non altri. Se lo sarà anche in realtà, lo dimostreranno i non facili anni a venire. CENT’ANNI FA Corriere del Ticino VENERDÌ 15 GENNAIO 2016 DALLA PRIMA PAGINA ❚❘❙ LINO TERLIZZI Passo giusto nel quadro che si è creato 15 gennaio 1916 Tempesta di vento – Nella giornata di ieri e durante la notte si è scatenata a Lugano una tempesta di vento. Le strade erano spazzate con furia da improvvise raffiche che sollevavano nugoli di polvere acciecando quasi i passanti. La cronaca non registra fortunatamente danni gravi o incidenti notevoli. Nel Comasco più che una tempesta di vento si scatenò un vero ciclone che causò danni abbastanza rilevanti. Parecchie persone risultarono colpite e contuse dalla caduta di tegole; qualche tetto fu scoperchiato, numerosi comignoli furono demoliti. I piroscafi che provenivano dall’alto e dal centro del lago dovettero affrettarsi e rifugiarsi nei vicini porti. Furto a Lugano – Due ragazzi, Dozio e Rezzonico, della nostra città vennero condotti dai gendarmi al nostro Penitenziere imputati del furto di una pompa idraulica di proprietà dell’Istituto Sant’Anna. I due biricchini, data la loro età non possiamo chiamarli con altro nome, interrogati al Commissiariato confessarono il loro fallo e dichiararono che rubarono la pompa per impadronirsi e vendere le parti in rame. Controlli serrati al confine – La Direzione centrale di Polizia avvisa che lo Stato Maggiore dell’Armata, Ufficio informazioni, in Lugano, con sua comunicazione 7 gennaio corr., notifica di aver prese le seguenti disposizioni in merito al transito al confine italiano: «A partire dal 15 gennaio i posti militari, le guardie di confine ed i gendarmi dell’armata, non lascieranno entrare su territorio svizzero che quelle persone a loro personalmente conosciute o che possono provare con legittimazione (passaporto, lascia passare) che sono cittadini svizzeri, forestieri domiciliati in Isvizzera, o forestieri che hanno da lavorare in Isvizzera o che possegono i mezzi per poter vivere in Isvizzera. le che i prossimi azionisti diano certezze e siano in grado di comprendere bene la realtà della banca ticinese e di questa piazza. La volontà di evitare lo smembramento della BSI, dichiarata da BancaStato, è importante. Un conto sono limature agli organici di BSI, che sono già in corso e che forse in futuro ancora ci saranno, un altro conto sarebbero tagli drastici, con un impatto sull’occupazione e sul gettito fiscale del Cantone. È importante anche che la BSI possa mantenere la sua autonomia, che possa essere ancora un centro decisionale con targa ticinese. BancaStato ha fatto la sua offerta insieme a due partner, non dichiarati. Secondo fonti attendibili, si tratterebbe del gruppo finanziario Investindustrial guidato dall’italiano Andrea Bonomi (che a suo tempo si era già interessato a BSI) e di UBS. BancaStato e Investindustrial avrebbero in BSI quote rilevanti, mentre UBS avrebbe una piccola partecipazione. Non ci sono conferme dei diretti interessati, ma le voci in queste direzioni sono insistenti. Vedremo gli sviluppi. In prospettiva, tra cinque o sei anni, forse ci potrebbe essere anche una quotazione in Borsa di BSI. Ma ora occorre che l’offerta di BancaStato e dei partner si affermi. In campo ci sono appunto altri pretendenti. La maggior parte dei concorren- ma la domanda sull’impatto maggiore che deriverebbe da altre soluzioni al di fuori dell’offerta di BancaStato e partner. Si può certo discutere sul fatto che una banca pubblica si assuma il ruolo prefigurato dall’offerta. Bisogna però considerare la situazione particolare in cui si è venuta a trovare BSI, banca di rilievo per il cantone, e occorre considerare che BancaStato non corre in solitaria, ma appunto con partner. Si può anche ricordare che un intervento di BancaStato per BSI era già emerso come ipotesi negli anni scorsi. È vero, va riconosciuto, anche se forse occorre aggiungere che a quel tempo il prezzo di BSI era attorno a 2 miliardi di franchi, perché diverso era il mercato e perché ancora non erano subentrate le complicazioni dell’ultima fase, con la lunga cessione da parte di Generali e poi con le vicende BTG Pactual. Ora, sempre secondo fonti bene informate, il prezzo non supererebbe 1 miliardo di franchi. È anche opportuno ricordare che la fase che si sta aprendo è cruciale per la piazza ticinese e, nello specifico, per BSI. La voluntary disclosure italiana è terminata, molti capitali sono rimasti in gestione a banche elvetiche. Ma c’è terreno da recuperare e ancor più occorrono certezze su azionisti, strategie, attività. DALLA PRIMA PAGINA ❚❘❙ VANNI CARATTO Superfranco, la tempesta e l’ombrello mondo imprenditoriale si sono moltiplicate, soprattutto per i danni che questo nuovo scenario poteva provocare all’export, colonna portante della nostra economia. Poi un anno è passato. Qualche azienda ha chiuso, la maggior parte ha tenuto, magari aumentando le ore di lavoro dei dipendenti, investendo in innovazione e riducendo i margini di guadagno; la disoccupazione non ha raggiunto per ora livelli preoccupanti. Quindi – direbbe qualcuno – erano allarmi ingiustificati. Purtroppo no. Basta vedere l’andamento del PIL svizzero del 2015: nel primo trimestre dello scorso anno è salito dello 0,2%, poi è sceso della stessa percentuale e infine ha segnato zero nel terzo trimestre. Non sappiamo ancora come sia andato l’ultimo scorcio dell’anno, ma certamente non si può dire che sia stato un anno da incorniciare. Soprattutto per un Paese come il nostro, abituato a ben altri livelli di crescita. Se ora il peggio fosse passato, il pericolo di un rafforzamento del franco definitivamente scongiurato e le imprese vedessero risalire lentamente gli ordini, allora ci sarebbe da stappare bottiglie di champagne. Purtroppo, stando a quello che dicono gli imprenditori interpellati dal CdT nelle pagine del ❚❘❙ lo spillo Il bello della diretta RSI è rimanere in mutande Involontario e anche un po’ imbarazzante incidente di percorso per il direttore regionale della RSI Maurizio Canetta. Tutte le mattine, il numero uno di Comano propone su Periscope – un’applicazione di Twitter per trasmettere in diretta una ripresa fatta con il proprio smartphone – una rassegna stampa. Canetta si inquadra con il proprio telefonino e riassume, interagendo con i suoi «follower», le prime pagine delle principali testate internazionali e nazionali. Solo che ieri, mentre trasmetteva da una camera d’albergo nella regione di Zurigo, non si è accorto del riflesso sulla vetrata. Dall’immagine, un po’ sfocata, si intravede l’abbi- ti, come accade spesso in questi casi, non conferma colloqui e contatti. Safra Sarasin ha smentito, Julius Bär (il cui nome era corso già in precedenza) non ha mai confermato, come altre banche. Secondo fonti bene informate, ora sarebbe in prima linea nella corsa il ramo svizzero del gruppo EFG, controllato dalla famiglia greca Latsis. La Finma, l’organismo svizzero di vigilanza, avrà certamente un ruolo anche in questa vicenda della nuova cessione di BSI. La volontà della Finma di garantire una soluzione ragionevole e il più possibile priva di incertezze rispecchia il suo ruolo. È auspicabile peraltro che anche l’autorità di vigilanza tenga conto dei vantaggi che l’offerta di BancaStato e partner potrebbe dare per quel che riguarda il quadro delle attività di BSI e il suo radicamento nel nostro cantone. Il problema dell’estensione della garanzia pubblica a BSI non dovrebbe sussistere, anche perché BancaStato nell’ipotesi non supererebbe una certa soglia di capitale e BSI manterrebbe appunto la sua autonomia. BSI ha un’attività centrata sul private banking, BancaStato è certo presente nel settore ma non a un livello tale da produrre clamorose sovrapposizioni. BSI dovrà comunque fare i conti con i suoi organici, come ha già iniziato a fare, ma è legitti- gliamento minimalista usato dal direttore durante la diretta online. Canetta indossa una camicia, ma non i pantaloni. Non si è accorto di essersi ripreso in mutande. Primo piano di oggi, la vera sfida inizia adesso: con l’inizio di quest’anno bisogna costruire un nuovo portafoglio ordini che tenga conto dei nuovi livelli di cambio, mentre molti strumenti di flessibilità e di innovazione sono già stati ampiamenti utilizzati. Quello che ci vorrebbe ora sarebbe un vento di ripresa internazionale capace di far crescere la domanda dei nostri beni, ridando fiato al sistema economico: a leggere le stime dei principali istituti, però, più che di vento per ora si parla di brezza. Come nel gioco dell’oca torniamo dunque alla casella di partenza: l’unico modo per rimettere le cose a posto sarebbe avere un franco più svalutato, almeno saldamente sopra l’1,10 (stiamo parlando sempre di 10 centesimi in meno di un anno fa). La Banca nazionale è da tempo che ci sta provando. Quest’estate ha permesso con i suoi interventi sul mercato (più che con le dichiarazioni sul franco «chiaramente sopravvalutato») di portare l’euro-franco dall’area 1,05 a quella 1,08 e più volte ha tentato l’assalto all’1,10: chi sa leggere bene i grafici dice che la mano dell’istituto sul mercato è ben riconoscibile e si concretizza in un «saltino» altrimenti inspiegabile del cambio nel giro di un quarto d’ora. Quotidiano indipendente della Svizzera Italiana EDITORE Società editrice del Corriere del Ticino SA, via Industria, 6933 Muzzano Amministratore delegato: Marcello Foa Direzione, Redazione centrale e Amministrazione, via Industria, 6933 Muzzano, tel. 091.960.31.31 Recapito postale c.p. 620, 6903 Lugano CdT online: http://www.cdt.ch Sito mobile: http://m.cdt.ch Versione testuale: http://wap.cdt.ch E-mail: [email protected] Direttore responsabile: Fabio Pontiggia Vicedirettore: Bruno Costantini Responsabili redazionali: Estero: . . . . . . . . . . . . . . . . . . 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Paride Pelli Prezzi abbonamento 2016 – Svizzera annuale . . . . . fr. 330.— annuale un giorno semestrale . . . fr. 185.— alla settimana, trimestrale . . . fr. 135.— giovedì con Extra mensile . . . . . fr. 50.— venerdì con Ticinosette . . . . . . . . . . fr. 130.— Ma il lavoro di Jordan è lungo e complesso. Rema contro la politica di quantitative easing della BCE che tende a indebolire la moneta unica; rema contro anche la politica di rialzo dei tassi della Federal Reserve che spinge al rialzo il dollaro a scapito dell’euro. E il rapporto con il franco spesso tende ad adeguarsi. Quindi gli interventi sul mercato devono continuare per correggere la situazione. Il conto di un anno di questa politica lo conosciamo già: 560 miliardi di riserve in divise (nel 2009 erano 55 miliardi) e una perdita che nel 2015 ha raggiunto, secondo la prima stima preliminare, i 23 miliardi di franchi. È la più alta degli ultimi dieci anni. Chiedere ora alla BNS interventi più massicci per riportare il cambio eurofranco ad un livello più accettabile è come chiedere ad un ciclista di correre il Tour de Suisse con le ruote sgonfie: magari ce la fa, ma certo non parte avvantaggiato. La buona notizia è dunque che dopo un anno il sistema è ancora in piedi, le imprese cercano nuovi mercati e l’economia non si è avvitata su se stessa. La cattiva è che abbiamo finito gli ombrelli e speriamo quindi in un 2016 con poche nuvole. Redazioni esterne: Bellinzona e Valli Piazza Collegiata 7, 6500 Bellinzona, [email protected], tel. 091.825.15.25 – 091.826.15.20/21, fax 091.825.15.27 Locarno e Valli Piazza Grande, vicolo Torretta 2, 6600 Locarno, [email protected], tel. 091.751.12.24 – 091.751.54.93, fax 091.752.17.89 Lugano via S. Balestra 12, 6900 Lugano, [email protected], tel. 091.921.36.81/82/83, fax 091.922.75.24 Mendrisiotto corso S. Gottardo 54, 6830 Chiasso, [email protected], tel. 091.682.58.32/33/34, fax 091.682.58.86 Esteri e Confederazione [email protected], fax 091.968.27.79 Economia [email protected], fax 091.960.32.29 Cronaca e Cantone [email protected], fax 091.968.29.77 Sport [email protected], fax 091.960.32.55 Cultura e Spettacoli [email protected], fax 091.960.32.64 STAMPA Centro Stampa Ticino SA, 6933 Muzzano, tel. 091.960.33.83 Direttore: Stefano Soldati CARTA SVIZZERA TELEFONO 091.960.31.31 SERVIZIO CLIENTI 091.960.31.08 e 091.960.31.13 [email protected] Per inserzioni e piccoli annunci rivolgersi a PUBLICITAS Lugano Annunci funebri fuori orario: Domenica e festivi: tel. 091.910.35.65 dalle 17.30 alle 20.30 dalle 17.00 alle 18.30 fax 091.910.35.49 tel. 091.960.32.07 tel. 091.910.35.65 fax 091.960.31.51 fax 091.910.35.49 Prezzi per annunci in b/n, Corriere del Ticino PLUS, per mm d’altezza (larghezza di una colonna) per Cantone Ticino e resto della Svizzera. 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