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Trentini dall`uragano Irene Ma la paura è passata

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Trentini dall`uragano Irene Ma la paura è passata
NEW YORK
Trentini
dall'uragano Irene
Ma la paura è passata
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TRENTO. L'uragano Irene
ha rovinato i piani dei trentini. Erano partiti in 5, anziché in 15, destinazione Montreal e non Boston. Ma i
membri del gruppo Ufe (utenti e familiari esperti) del Servizio di salute mentale di
Trento si sono ritrovati ieri
fra le migliaia di viaggiatori
tenuti a terra dall'uragano
che ha investito l'America.
Grande lavoro per l'agenzia
Bolgia, costretta a gestire da
Trento l'emergenza dei propri clienti in viaggio negli
Stati Uniti.
FAUSTO DA DEPPO A PAG.2
E SERVIZI A PAG.3
Trentini nella morsa dell'uragano Irene
di Fausto Da Deppo
TRENTO. Sono partiti in 5, anziché in
15, destinazione Montreal e non Boston.
Ma ce l'hanno fatta. I membri del gruppo
Ufe (utenti e familiari esperti) del Servizio di salute mentale di Trento si sono ritrovati ieri fra le migliaia di viaggiatori
tenuti a terra dall'uragano che ha investi«Questo maledetto uragano Irene non ci voleva - esclamava ieri Renzo De Stefani
del Servizio salute mentale Per fortuna che, grazie all'agenzia Bolgia, abbiamo ricombinato i
piani. Sono
le 13 e fra un
paio d'ore decolleremo
per Parigi.
Da lì a Montreal: vista
la situazione, non
avrei scommesso di trovare 5 posti
su un volo
per il Canada». Poi viene il bello,
perché
il
meeting da
non perdere
per De Stefa- .. a. _ rr
v_
ni è la prima
conferenza del tour, oggi
(considerate il fuso orario) alla Boston university: «A
Montreal saliremo in auto:
500 chilometri, 5 ore e sare-
mo ^a, Boston, stanchi, ma
pronti a coTninciare il coast
to coast verso Los Angeles, a
illustrare agli americani la filosofia del fareassieme».
110 che ieri proprio non ce
l'hanno fatta si aggregheranno in un paio di giorni e, tutti insieme, a New York sì che
ci andranno, fra una settimana. Quel che finisce bene fa
spalancare il sorriso, ma
non cancella una domenica
di disagi. Luciana Bolgia,
della citata agenzia, si è trovata appunto con una comitiva in urgente partenza, una
lista di aeroporti chiusi
(New York e Boston, ma anche Philadelphia e Washington) e «compagnie aeree
che, da ieri (sabato, ndr),
npn offrono assistenza». Risultato: un giorno al telefono, premessa probabile di un
inizio di settimana altrettanto affannoso. «Questa emergenza - osserva la signora
Bolgia - lascia un senso di impotenza. La soluzione per
Montreal è uscita grazie a
contatti che ho attivato personalmente e in questi casi,
to l'America. Puntuali sulla tabella di
marcia, sono arrivati a Linate per imbarcarsi verso la prima tappa del viaggio di
incontri attraverso gli Usa e a Linate hanno iniziato a seguire con ansia i riflessi
degli aggiornamenti meteo sulla griglia
di partenza (e di cancellazione) dei voli.
lo sottolineo, si vede l'importanza delle agenzie. Chi aveva prenotazioni fatte via internet nel mezzo dell'uragano americano è rimasto senza informazioni».
L'allarme Irene è stato
esteso agli aeroporti per 72
ore. Alla Bolgia, ieri, hanno
almeno tirato un sospiro di
sollievo per «i vari viaggiatori singoli partiti con nostre
prenotazioni verso la costa
orientale Usa: nessuno ha
avuto bisogno di assistenza».
Un po' per tutti si tratterà di
rifare il punto oggi, quando
New York spera di parlare di
Irene al passato con un bilancio meno drammatico del
previsto del suopassaggio.
Lo spera Josephine Leonardelli, presidentessa del
Circolo trentino di New
York. Ieri ci ha scritto che
era «contenta di poter dire
che non è successo niente di
grave finora nella zona del
Queens dove abito. Onestamente non avevo paura e
non ero preoccupata per la
mia sicurezza. Ero preparata
con lampade portatili, cibo e
acqua e ho dei buoni vicini
di casa che mi avrebbero aiutato se fosse stato necessario. Io e tanti altri, però, eravamo frustati con i mass media. La televisione e la radio
non facevano e non fanno altro che parlare dell'uragano.
Basta! Avremmo apprezzato
la possibilità di distrarci da
Irene con qualche programma divertente», «n sindaco
Bloomberg, il governatore
Cuomo e tutti gli altri responsabili del governo della città
e dello Stato di New York
hanno fatto tutto il possibile
e il necessario per evitare un
disastro - aggiunge la signora Leonardelli - E' stata fermata la metropolitana e le
persone che vivono sulla costa o nei palazzi alti sono state avvisate di lasciare le loro
case. La maggior parte di loro ha ascoltato l'appello. Io
non vivo in una di quelle zone, comunque c'è sempre il
pericolo di perdere la corrente elettrica o il rischio che
un albero cada su case o auto abbattuto dai forti venti
che ci sono stati».
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