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Numero 2 - Reporter nuovo
Anno III - Numero 2 Settimanale della Scuola Superiore di Giornalismo della Luiss Guido Carli Reporter 22 Gennaio 2010 nuovo Regionali Inaugurazione Ucraina Giochi Deaglio: Emma Col “laureato” Dragosei: Warhammer potrebbe farcela Joseph Stiglitz vincerà Mosca e nuove figurine NOTTE DI RONDA A BORDO DI UNA VOLANTE IN PATTUGLIAMENTO NELLE ZONE A RISCHIO Politica Elezioni regionali, gli schieramenti in campo. Ne parliamo con l’ex direttore di Diario Deaglio: «Emma potrebbe farcela» Intanto i manifesti elettorali per la Polverini alludono a Marrazzo Andrea Pala A grandi passi verso le elezioni regionali che, nel Lazio, vedono le candidature contrapposte di due donne. Una sfida tutta al femminile. In città sono già visibili i cartelloni pubblicitari che alludono maliziosamente a una “regione normale” in caso di vittoria della Polverini, riferimento esplicito alla non normalità rappresentata dal “caso Marrazzo”. Per tentare di comprendere i motivi e le prospettive della sfida in rosa, ne abbiamo parlato brevemente con Enrico Deaglio, ex direttore di Diario. Gli abbiamo chiesto se, dopo lo scandalo che ha costretto alle dimissioni Piero Marrazzo, i due principali schieramenti della politica italiana sono stati costretti a scegliere donne come candidate alla presidenza. E cioè se esiste una sorta di «effetto Marrazzo» che ha forzato le decisioni del Popolo della Libertà e del Partito Democratico. «A mio avviso sì – dice Enrico Deaglio – anche se non saprei dire in che misura possa essere stato determinante per la Polverini. Per quanto riguarda la Bonino, invece, esiste eccome, dal momento che tutte le altre candidature, soprattutto maschili, sono state affossate». NORMALITÀ Manifesti per la Polverini inneggiano a una «regione normale». Numerose le perplessità per l’evidente discriminazione. Molti sono stati subito fatti sparire Il Partito democratico ha deciso di puntare tutto su uno dei volti storici del Partito radicale. Tanti gli esponenti democratici che hanno applaudito alla decisione del partito di appoggiare l’attuale vicepresidente del Senato, ma la componente teodem in seno al Pd non ci sta. «Per perdere le elezioni nel Lazio Emma Bonino va bene. Sono un grande ammiratore della Bonino, è molto brava e preparata, ma in questo modo si perde». Così si è espresso il cattolico Enzo Carra, mentre Paola Binetti ha dichiarato che in caso di vittoria del- la Bonino è pronta a lasciare il partito. Per Enrico Deaglio però non è detto che il centrosinistra sia destinato a perdere. «È certo che il voto dei cattolici laziali non andrà alla Bonino, ma è altrettanto vero che l’esponente radicale ha sempre goduto di un forte voto di opinione, grazie anche ai numerosi incarichi che ha ricoperto. Inoltre va sottolineato che sulle elezioni regionali ha sempre pesato il voto romano e sarà la città a indicare il nome del prossimo governatore». Sulla candidatura dell’esponente radicale sono arrivati gli strali di Giuliano Ferrara, direttore de Il Foglio. «Detesto Emma Bonino, spero che perda le elezioni. È un’intollerante, un’abortista sfegatata, una cercatrice di cariche meticolosa e fatua, la complice non candida, ma molto candidata, del peggior Pannella, una pallona gonfiata come poche». La Bonino ha replicato sul Corriere della Sera, con un secco «Ferrara dev’essere malato. L’avrò visto una volta in vita mia». Ma la linea di Ferrara avrà con- Al lavoro la macchina elettorale dell’amministrazione: schede, scrutatori, liste I costi “straordinari” per il voto Enrico Messina In vista delle prossime elezioni la pubblica amministrazione si è messa in moto. Un periodo particolarmente caldo, questo, in cui si accavallano scadenze e nuovi adempimenti amministrativi che rendono il meccanismo particolarmente complesso, ed anche molto costoso: basti pensare che per le elezioni regionali dell’aprile 2005 la sola Direzione dei servizi elettorali di Roma ha speso l’incredibile somma di 12 milioni di euro. Il calendario è preciso: le consultazioni si devono tenere in una delle quattro domeniche antecedenti la fine del mandato. La data deve essere indicata con un minimo di 45 giorni di anticipo. A partire da questo momento per la macchina amministrativa inizia una corsa contro il tempo: l’obiettivo è far sì che tutto funzioni al meglio il giorno delle elezioni. A trenta giorni dalla consultazione scatterà ufficialmente la campagna elet- 2 22 Gennaio 2010 torale e la Commissione elettorale comunale nominerà i 10.400 scrutatori e i 2.600 presidenti di seggio. La maggior parte degli adempimenti, come la comunicazione delle liste e della data delle elezioni e la predisposizione di tutti i servizi “esterni” all’ufficio (ad esem- ta deroga alla norma che impone al dipendente di non sforare le quarantotto ore di straordinario mensili. Intanto la Direzione dei servizi elettorali si sta già occupando di quelle pratiche che si possono concludere nel periodo antecedente i “45 giorni di fuoco”. Si tratta della con- L’aumento delle ore di straordinario dei dipendenti arriva a toccare il cento per cento del monte ore mensile pio il trasporto delle schede a fine consultazione e dei membri del seggio all’ufficio generale per la consegna di plichi e verbali), si concentra in quei 45 giorni. Ciò comporta un aumento considerevole delle ore di straordinario dei dipendenti, che arriva a toccare il cento per cento del monte ore mensile. Per permettere lo svolgimento di questi straordinari “anormali” è prevista perfino un’apposi- segna delle tessere elettorali a tutti i “nuovi romani” e dell’aggiornamento di quelle che riportano dei dati inesatti. Ancora, della formazione delle liste di sezione (che contengono gli elettori per seggio), della verifica dei 499 plessi scolastici e degli altri 40 tra ospedali e case di cura), del monitoraggio dei luoghi che ospiteranno gli impianti per la propaganda elettorale, della tenuta dell’albo degli scrutato- ri (chi ha presentato la domanda ha tempo ancora qualche giorno per verificare il proprio inserimento nell’albo). Facilmente, tra spese tecniche e spese generali, la quota dei 12 milioni di euro, spesi per i servizi elettorali del solo comune di Roma per le elezioni regionali passate, sarà superata. Lo straordinario del personale dipendente non è sicuramente la voce più importante, ma è comunque una parte consistente delle spese generali, quelle, cioè, “interne” all’ufficio. Il dato, che alle orecchie del normale cittadino sembra esorbitante, è in realtà in linea con i costi generali delle consultazioni elettorali. Basti pensare che per le ultime elezioni politiche sono stati spesi all’incirca 400 milioni di euro per gestire le 61.428 sezioni nazionali. Le sezioni che la Direzione dei servizi elettorali di Roma si troverà a gestire per queste elezioni regionali sono 2.600, per un totale di due milioni 300 mila elettori. seguenze? Sarà in grado di spostare consensi? «No – afferma Deaglio – perché si è visto alle ultime politiche quanti pochi voti ha preso Ferrara, dimostrando di avere scarsissimo peso elettorale». Su Renata Polverini, invece, il Popolo della Libertà si è schierato al gran completo. «Senza dubbio – spiega Deaglio – la sua candidatura è stata decisa perché ex segretaria dell’Ugl. Grazie a questo ruolo ha avuto grande visibilità mediatica nell’ultimo periodo, partecipando come ospite a trasmissioni televisive di successo che l’hanno fatta conoscere al pubblico». Rimane ancora il nodo Udc. Se per la Polverini l’accordo con i casiniani esiste, gli organismi regionali del partito la pensano diversamente. Luciano Ciocchetti, segretario regionale Udc nel Lazio, si è espresso in questo modo a Il giornale: «Spero prevalga il buon senso. D’altronde è di tutta evidenza che, senza il nostro appoggio, la Polverini rischia concretamente di perdere». Intanto alle elezioni comunali di Viterbo, l’Udc potrebbe appoggiare il candidato del Partito democratico. Tante polemiche dunque all’interno dei due schieramenti in attesa che gli elettori si esprimano. I NUMERI DELLE REGIONALI PER ROMA 499 2.600 plessi scolastici impegnati sezioni elettorali nel territorio del Comune 40 150 tra ospedali e case di cura euro il gettone per i presidenti di seggio 13.000 12.000.000 fra scrutatori e presidenti di seggio 120 euro il gettone per gli scrutatori di euro la spesa del Comune per le regionali del 2005 2.300.000 elettori COORDINAMENTO La direzione servizi elettorali in piazza Marconi Reporter nuovo Economia Laurea honoris causa alla Luiss Guido Carli per Joseph Stiglitz, economista controcorrente Quella mano invisibile da guidare La ricetta del premio Nobel: più Stato per governare la globalizzazione Davide Maggiore Dichiarare in un discorso ufficiale che “le lezioni di economia hanno persuaso molte generazioni di studenti a credere in tante cose che sembrano contrarie al modo in cui va il mondo” non è certo la miglior pubblicità per un economista. Come anche dire che “Il crollo di Wall Street è per il fondamentalismo del mercato quello che la caduta del Muro di Berlino è stata per il comunismo”. Se poi si ironizza sul principio fondamentale che da secoli, per gli studiosi di scienze economiche, regola il mercato, sostenendo che “la ragione per cui la mano invisibile sembra frequentemente invisibile è che, spesso, non c’è”, la fama di persona da non ascoltare è presto guadagnata. Sono necessari più interventi pubblici per correggere i fallimenti del mercato A meno che non ci si chiami Joseph Stiglitz. Cioè, appunto, uno degli esperti più citati nel suo campo, che può sfoggiare un Premio Nobel e varie lauree honoris causa conseguite in giro per il mondo. Alle quali si aggiungerà, il cinque febbraio prossimo, quella conferita dalla Luiss Guido Carli, presso cui il professore statunitense terrà una lectio magistralis su “lezioni della crisi globale per la teoria economica e politica”. Ennesimo riconoscimento, questo, di una carriera già segnata dal luogo di nascita: Gary, nell’Indiana, da dove venivano anche un altro premiato col Nobel per l’economia, Paul Samuelson e numerosi docenti universitari della materia. Dagli Stati Uniti profondi alla cattedra della prestigiosa Columbia University, passando, tra l’altro, per il Mit e Yale, un cammino che ha visto Stiglitz impegnato anche in politica, come capo dei consiglieri economici del presidente Clinton e come vicepresidente della Banca mondiale. In campo universitario, la notorietà dell’economista statunitense è legata soprattutto agli studi che gli sono valsi il Nobel 2001, con George Akerlof e Michael Spence: un contributo alla teoria delle “asimmetrie informative”, ovvero di quelle situazioni in cui uno degli interlocutori ha maggiori informazioni rispetto agli altri e può trarne un vantaggio. In questi casi, che possono riguardare il mercato delle assicurazioni come quello del lavoro o dei prestiti bancari, è possibile porre rimedio alla mancanza di informazioni studiando la reazione dei soggetti ai diversi livelli di prezzo. Più in generale, per Stiglitz, le imperfezioni del mercato (e di conseguenza quelli che in economia si chiamano i suoi “fallimenti”) sono molto più diffuse di quanto sostenga la Il conferimento della laurea honoris causa al professor Stiglitz concluderà, il 5 febbraio, l’inaugurazione dell’anno accademico all’Università Luiss. Nel corso della cerimonia, a cui sarà presente come ospite d’onore il presidente del Senato Renato Schifani, sono previsti, tra gli altri, interventi di Luca Cordero di Montezemolo, del rettore Massimo Egidi e dell’amministratore delegato Pier Luigi Celli. Una prolusione su economia e lavoro sarà inoltre affidata a Pietro Reichlin, mentre Jean-Paul Fitoussi pronuncerà la laudatio che precederà la consegna della laurea al Nobel statunitense. NOBEL Josph Stiglitz sarà il 5 febbraio alla Luiss Guido Carli teoria economica dominante, ed è dunque giustificato un più ampio intervento dello Stato nel sistema. Nonostante il ruolo del settore pubblico sia moderato dall’uso di accorgimenti che hanno lo scopo di ridurne gli sprechi e le inefficienze, è bastato questo per guadagnare a Stiglitz la fama di studioso “controcorrente”. Fama accresciuta, se possibile, dalle posizioni per le quali è più celebre presso il pubblico dei lettori, quelle su globalizzazione e sviluppo. Non è la globalizzazione in sé, secondo il professore della Columbia, ad essere negativa, sottolineano i recensori dei suoi libri. Questo processo infatti ha permesso un cambiamento del modo di pensare collettivo, e la diffusione di democrazia e benessere. A dover essere profondamente rivista sarebbe solo la maniera in cui è gestita da quelli che Stiglitz chiama i “fondamentalisti”. Che non hanno guardato all’esperienza storica, dove si dimostra il successo di strategie fondate su un tentativo di sovrapporre ai meccanismi della mondializzazione un intervento diretto dei governi, come nelle vicende di Stati Uniti e Giappone. E invece hanno raccomandato ai Paesi in via di sviluppo politiche fondate sull’apertura delle frontiere e sulla liberalizzazione del commercio. In una parola sul predominio assoluto di quel mercato le cui falle Stiglitz ha studiato nella sua opera accademica. Un errore grave, che ha aumentato la povertà diffusa, fatto perdere milioni di posti di lavoro, ma soprattutto ha causato o peggiorato crisi come quella asiatica del 1997, quella russa del 1998 o quella argentina dell’inizio del millennio. E tutto più in nome di ragioni ideologiche (la difesa del Washington consensus, il pensiero unico sulla globalizzazione) che di effettive necessità. Feudo dei “fondamentalisti”, e principale imputato di questo stato di cose, il Tesoro statunitense, accusato di voler perseguire a ogni costo i suoi interessi particolari. Ma anche le istituzioni sovranazionali, Organizzazione mondiale del commercio, Banca mondiale e Fondo mo- netario internazionale, hanno le loro responsabilità. In quanto dominate, nei loro organismi dirigenti, da uomini dei Paesi già sviluppati, non di quelli che più avrebbero bisogno del loro intervento. E accusate di favorire, con le loro politiche, proprio quelli che già sono i vincitori del gioco globale. Sarebbe dunque necessaria una riforma dell’intero assetto che governa l’economia internazionale, ispirata al principio per cui ad una testa dovrebbe corrispondere un voto, e non a quello attuale “un dollaro, un voto”. Sono opinioni come queste, espresse soprattutto nel libro La globalizzazione e i suoi oppositori, ad essere costate al Premio Nobel del 2001 la perdita del ruolo ricoperto alla Banca mondiale. Ma soprat- Sotto accusa i “fondamentalisti” del ministero del Tesoro statunitense tutto ad aver fatto di lui una delle voci più ascoltate da chi ritiene possibile un’altra gestione dell’economia globale. Gli stessi che normalmente non vedono di buon occhio i premi Nobel, o gli economisti, e che invece sono diventati i migliori alleati dell’uomo di Gary. Una contraddizione? Per qualcuno forse, ma non per Joseph Stiglitz. Non più regali per mandati-baby. Ora servono cinque anni di legislatura Vito Miraglia Da questa legislatura la pacchia è finita. I parlamentari eletti per la prima volta devono aborrire il pensiero di scioglimento anticipato delle Camere, altrimenti addio pensione. Saranno necessari, infatti, cinque anni effettivi di mandato parlamentare per poter intascare un assegno vitalistico pari al 20 per cento dell’indennità parlamentare lorda. Scende dall’80 al 60 per cento l’importo massimo per quindici anni, o più, di mandato. Stop alla possibilità – in questo caso per tutti gli onorevoli – di riscattare con contribuzione volontaria gli anni di mandato non svolti in caso Reporter nuovo Addio alla pacchia dei vitalizi di fine anticipata della legislatura. Questo il contenuto della delibera approvata il 23 luglio 2007 dai presidenti di Camera e Senato, Fausto Bertinotti e Franco Marini. Alla notizia, i deputati e i senatori allora accomodati in parlamento hanno tirato un sospiro di sollievo. Per loro erano ancora valide le vecchie regole: il vitalizio sarebbe scattato con soli due anni, sei mesi e un giorno di mandato, con la possibilità di riscattare gli altri anni con la contribuzione volontaria. Con l’aria che ti- rava a Palazzo Madama durante il governo Prodi, il rischio di scioglimento anticipato delle Camere era molto alto. Perfetto. Molti speravano di tirare avanti fino a mercoledì 29 ottobre 2008 per poter incassare il vitalizio. Peccato che le Camere fossero sciolte il 28 aprile, 184 giorni prima del fatidico giorno. Così 180 parlamentari, 120 deputati e 60 senatori, eletti per la prima volta nel 2006 e non ricandidati, o non rieletti, alle successive consultazioni, sono tornati a casa senza aver maturato un cen- tesimo di pensione. Tra questi, Gennaro Migliore, il capogruppo dei deputati di Rifondazione Comunista, per il quale lo Stato ha risparmiato circa tremila euro d’assegno mensile, il deputato dell’Udc Cosimo Mele, già protagonista di uno scandalo a luci rosse nell’estate del 2007, oppure Paolo Gambescia, ex direttore del Messaggero, eletto nelle file dell’Ulivo, o Franca Rame, senatrice dell’Italia dei Valori. Almeno si sono potuti consolare con il rimborso dei contributi versati nei 24 mesi da parlamentare (l’8,6 per cento dell’indennità lorda, 1.006,51 euro al mese), con un esborso dello Stato di circa 25 mila euro per deputato. Ben altra sorte è toccata invece ai parlamentari non rieletti nella XVI legislatura, ma con alle spalle almeno 20 anni di contributi. Effettivi? Certo che no. Anche per loro era sufficiente aver riscattato gli anni in cui non avevano esercitato il mandato in caso di fine anticipata della legislatura. Dal 1992 al 2006, su cinque legislature, in tre occasioni (‘92, ‘94 e 2006), le Camere sono state sciolte anzitempo. Così, ad esempio, per Alfonso Pecoraro Scanio sono bastati 16 anni da parlamentare, dal 1992, per scucire dalle casse dello Stato quasi 9 mila euro lordi di assegno vitalizio mensile. Oliviero Diliberto, eletto per la prima volta nel 1994, ha occupato un seggio a Montecitorio per 14 anni su 20, spalmati in quattro legislature, sufficienti in ogni caso per ottenere una pensione di quasi ottomila euro lordi al mese. Moltissimi onorevoli che hanno beneficiato di questo trattamento di favore non avevano compiuto i sessant’anni d’età: tutta una vita davanti. 22 Gennaio 2010 3 Mondo Aiuti da tutto il mondo. Difficile il coordinamento a più di una settimana dal terremoto L’Italia in prima linea ad Haiti Raccolti 7,6 milioni di euro dalle ong italiane e 500 mila dal governo Federica Ionta Il salvataggio di una neonata di 15 giorni, otto dei quali trascorsi sotto le macerie. È questa l’ultima straordinaria immagine che ci racconta il terremoto di Haiti, metà più sfortunata di un paradiso terrestre che lotta tra le enormi devastazioni e il tentativo di sopravvivere. Alla distruzione della natura si è aggiunta la disperazione delle vittime, che si è fatta ferocia e ha creato sull’isola un’atmosfera da guerra civile. Difficilissimo organizzare le azioni di soccorso. “L’impraticabilità delle strade e del porto sta rallentando le operazioni umanitarie, perché non si riesce a smaltire il grande flusso di materiali arrivati da tutto il mondo e bloccati in aeroporto”, spiega Giulio Di Blasi di Agire onlus, l’agenzia per la risposta alle emergenze che raggruppa le principali organizzazioni non governative italiane. “Si stanno tentando soluzioni alternative a questo problema, dando priorità alla ricostruzione delle strade mentre i soldati americani hanno cominciato a lanciare i pacchi con i generi di prima necessità dagli aerei. Un’alternativa è quella di organizzare lo smista- AIUTI Rapida la mobilitazione internazionale. Difficoltà nel coordinamento dei soccorsi mento da Santo Domingo”. Secondo i dati ufficiali la scossa del 12 gennaio ha ucciso 75 mila persone; i feriti sono 250 mila, oltre 370 mila gli sfollati. “Abbiamo bisogno di 269 milioni di dollari per assistere circa 2 milioni di haitiani e provvedere alla logistica degli aiuti”, dice Vichi De Marchi, portavoce per il programma alimentare mondiale, l’agenzia dell’Onu contro la fame nel mondo. “Finora abbiamo ricevuto 85 milioni di dollari dai governi e sei milioni dai privati”. Tempestivo il contributo dell’Italia, che con il corpo dei carabinieri coordinerà gli aiuti umanitari per conto dell’Europa. “L’Italia è stato uno dei primi governi che ha fatto una donazione di mezzo milione di dollari al Programma alimentare mondiale - continua De Marchi Dalla base di pronto intervento umanitario di Brindisi, che gestisce il nostro inter- vento per tutta la comunità internazionale, è partito un aereo con tende, kit sanitari, coperte e biscotti ad alto contenuto energetico. Altri 13 camion con nostro materiale sono stati imbarcati sulla portaerei Cavour, in viaggio per Haiti.”. Più di sette milioni e mezzo di euro sono stati raccolti da Agire nel corso della prima settimana di emergenza. In coordinamento con il ministero degli Esteri e i principali operatori telefonici, l’associazione organizza la raccolta fondi su tutto il territorio italiano via sms al costo di due euro, ma si può donare anche online, con carta di credito o bonifico bancario. Sempre Di Blasi aggiunge “In generale noi rifiutiamo donazioni di beni, sia per ragioni logistiche che per motivi di qualità, perché sarebbe necessario catalogare e spedire beni non omogenei che andrebbero verificati in base a standard qualitativi. La nostra preferenza va verso la raccolta di fondi, che ci consente anche di acquistare prodotti in loco e quindi di aiutare l’economia locale”. E, riguardo all’utilizzo delle somme, conclude “Le raccolte fondi di Agire rispettano i massimi criteri di trasparenza. Le spese sono controllate attraverso un sistema di rendicontazione e i progetti sul territorio vengono valutati da una commissione esterna. Tutta la documentazione è accessibile online.”. Mancano acqua, luce, cibo ma non la speranza. Si continua a scavare sotto le macerie e a salvare vite che non si vogliono dare per perse, in una corsa contro il tempo in cui il principale nemico è la paura di epidemie. Una grave accusa scuote l’Europa mentre in Italia ci si interroga sull’accordo con la Novartis Influenza suina, panico su commissione Marco Maimeri L’influenza A/H1N1 è una bufala orchestrata dalle case farmaceutiche tramite l’Organizzazione mondiale della sanità per fare miliardi con inutili e pericolosi vaccini. L’accusa viene dal presidente della commissione Sanità del Consiglio d’Europa, Wolfang Wodarg, che in questi giorni ha fatto approvare una risoluzione per un’inchiesta internazionale sulla vicenda. «Uno dei più grandi scandali sanitari del secolo», l’ha definita Wodarg. «Per promuovere i loro farmaci brevettati e i vaccini contro l’influenza - si legge nella risoluzione - le case farmaceutiche hanno influenzato scienziati e organismi ufficiali: li hanno spinti a sperperare ristrette risorse finanziarie per 4 22 Gennaio 2010 strategie di vaccinazione inef- verni a reagire immediata- dienti non sufficientemente ficaci e hanno esposto inu- mente e a firmare contratti testati, altri addirittura, come tilmente milioni di persone al milionari di approvvigiona- il vaccino della Novartis, rischio di effetti collaterali mento vaccini con quelle creati in bireattori da cellule sconosciuti per vaccini non stesse compagnie». cancerogene: una tecnica fisufficientemente testati». Una campagna di panico nora mai usata». In che modo? Semplice. sostenuta, secondo il presiE proprio su un “accordo Su indicazione di alcune dente della commissione Sa- privato urgente”, ovvero sengrandi compaza gara gnie farmaceud’appalto, Milioni di euro per milioni di dosi, tiche, l’Oms ha con la Noridefinito il convartis Vacla maggior parte inutilizzate. cetto di pandecines, stimia abbassando pulato dal Farmindustria: convertiamo le scorte i livelli di allargoverno me. «Prima, una Berlusconi pandemia, per essere consi- nità, da una massiccia ope- il 21 agosto 2009, si concenderata tale, - ha spiegato Wo- razione di disinformazione tra la polemica in Italia. Si darg – doveva essere non che ha procurato, oltre a tratta – come denunciato dalsolo estesa a tanti paesi ma enormi guadagni a chi l’ha la Corte dei conti lo scorso 10 anche produrre un numero di pianificata e cospicui sprechi settembre – di un contratto decessi superiori alla media. di denaro pubblico, «elevati “fuori dai canoni” che sottoCon la cancellazione di que- rischi per la salute della po- scrive vincoli capestro vansto secondo criterio, è stato polazione causa la velocità taggiosi per la società farpossibile lanciare un falso con cui i vaccini sono stati maceutica, sconvenienti per allarme, costringendo i go- prodotti: alcuni con ingre- i contribuenti e rischiosi per la salute pubblica. Un “regalo” di circa 184 milioni di euro per l’acquisto di quasi 24 milioni di dosi, la maggior parte delle quali inutilizzate. Sono stati somministrati infatti solo 850mila vaccini ma le clausole del contratto non prevedono né la restituzione degli eccessi né eventuali rimborsi. Cosa fare quindi? Una proposta viene dal presidente di Farmindustria, Sergio Dompè, che ha invitato Novartis e governo italiano a convertire l’ordine dei vaccini nella consegna alternativa di altri farmaci prodotti dall’azienda. Questo permetterebbe, secondo Dompè, di rispettare l’accordo alla stessa cifra pattuita lo scorso agosto, di ridurre la spesa per la campagna antinfluenzale e di smaltire tutte le dosi in eccesso. LE ALTRE DONAZIONI Al Bangladesh andarono 850.000 euro Nel novembre 2007 il ciclone Sidr si abbatte sul Bangladesh con raffiche a 240 km/h. Le vittime sono 3.500 ma si parla di oltre cinque milioni di persone coinvolte. Agire Italia raccoglie 637 mila euro da privati e 210 mila dagli sponsor. Dei progetti di ricostruzione beneficiano oltre 160 mila bengalesi. Nel sud-est asiatico, ong e Agire Un tifone e due scosse di terremoto colpiscono rispettivamente le Filippine e l’isola indonesiana di Sumatra nell’ottobre 2009. I morti sono centinaia e gli sfollati complessivi oltre 4 milioni. In collaborazione con altre ong, Agire lancia progetti di supporto alimentare, ricostruzione di alloggi e fornitura di acqua potabile. Un milione di euro per il Myanmar Nel maggio 2009 il ciclone Nargis distrugge le coste del Myanmar (ex Birmania). Tra morti e dispersi sono 138.000 le vittime mentre i danni materiali sono stimati a 11 milioni di dollari. Grazie alla generosità dei cittadini italiani, Agire ha raccolto 1,1 milioni di euro e aiutato circa 700 mila persone. Donati trenta milioni dall’Italia Nel 2009 l’Italia ha donato quasi 30 milioni di dollari al Programma alimentare mondiale (la donazione per il 2008 era stata pari a 101 milioni). Fondamentale anche la solidarietà dei privati, per cui è sempre aperto un fondo raccolta online. Reporter nuovo Mondo Elezioni speciali per il Massachusetts, vinto dai repubblicani il seggio “storico” dei Kennedy L’Elefante pesta il piede a Obama Nuovo stop per la riforma sanitaria. Continuano a chiudere gli ospedali pubblici Federica Ionta Ha lasciato più che un seggio vuoto, Edward “Ted” Kennedy. A cinque mesi dalla sua scomparsa, avvenuta nell’agosto 2009 a causa di un tumore al cervello, gli stessi americani che avevano pianto l’uomo politico e l’ultimo rappresentante della sfortunata dinastia Kennedy hanno eletto al suo posto un repubblicano. Scott Philip Brown, classe 1959, festeggia una vittoria storica nelle elezioni speciali per il rappresentante del Massachusetts al Senato, sconfiggendo la rivale democratica Martha Coakley con il 52 per cento delle preferenze (contro il 47 per cento di lei) proprio il giorno prima dell’anniversario dell’insediamento di Barack Obama alla Casa Bianca. Un seggio che, per i democratici, rappresentava piuttosto un banco di prova prima delle elezioni di medio termine previste per il 2 novembre 2010. Un altro esame non superato per la squadra presidenziale, che ha perso la maggioranza qualificata al Senato e soprattutto il prestigio in uno stato, il Massachusetts, storicamente democratico che aveva eletto Ted Kennedy per ben nove volte dal 1962. Non è forse un caso che proprio nella contea di Barnstable, quella porzione della penisola di Cape Cod dove “il leone del Senato” si è spento alla fine dell’estate scorsa, Brown abbia vinto con il 61,5 per cento delle preferenze. Non è bastato che Obama stesso scendesse in piazza domenica scorsa, per promuovere la candidata democratica. Gli elettori, ancora preoccupati per l’alto tasso di disoccupazione e diffidenti verso l’aumento della spesa pubblica per finanziare la sanità, hanno mandato un messaggio diverso rispetto a un anno fa. La politica filo-populista dei democratici, che vuole aiutare i ceti mediobassi colpendo Wall Street, rappresenta forse una rivoluzione più grande di quella che gli stessi americani avevano auspicato con le elezioni del 2008 e oggi quel desiderio di DOPPIA SCONFITTA La vittoria repubblicana minaccia la riforma sanitaria cambiamento si è trasformato in insoddisfazione. A fare le spese di questa ennesima crisi è, ancora una volta, la riforma sanitaria, emblema di un rapporto, quello tra il presidente degli Stati Uniti e il suo elettorato, ormai deteriorato. Persa la maggioranza qualificata al Senato Obama è ancora più vulnerabile nei confronti dei repubblicani che ora, con 41 senatori, sono in grado di blocca- re il programma di riforme. Se da un lato il Presidente potrebbe accontentarsi del testo passato un mese fa, già ridotto rispetto alla proposta iniziale, dall’altro l’opposizione alla Camera ha annunciato che voterà contro. I lavori sono fermi fino all’insediamento di Brown e la salute degli americani rimane sospesa tra le assicurazioni private e le alternative pubbliche, come i programmi Medicare e Medicaid che dagli anni Sessanta offrono copertura assicurativa e rimborsi alle categorie svantaggiate. Protagonista della sanità statunitense, pre e post riforma, rimane comunque la polizza. Quella che ai più sembra una rivoluzione, infatti, è in realtà una piccola modifica dello status quo, finalizzata ad aiutare le classi meno abbienti nell’acquisto di un ser- vizio privato e ad allargare i criteri di idoneità a Medicare e Medicaid. Non si parla, nella riforma, di aumentare i finanziamenti agli ospedali pubblici che, offrendo mediche gratuite, sono decimati dalla bancarotta e si sono ridotti del 27 per cento tra il 1996 e il 2002. È azzardato generalizzare gli effetti della sconfitta in Massachusetts, che alcuni hanno definito un referendum abrogativo nei confronti della politica di Obama. Ma il “no” di uno degli stati più colti, benestanti e progressisti del Paese rappresenta un preoccupante campanello di allarme. La battaglia tra l’Asino e l’Elefante, in una simbologia ormai centenaria che associa le due figure rispettivamente ai democratici e ai repubblicani, ha lasciato come unico supersite una “anatra zoppa”, cioè un presidente dalla politica incerta e claudicante, bloccato tra programmi di difficile attuazione e l’ostruzionismo di un’opposizione sempre più forte. Con Fabrizio Dragosei del Corriere della Sera un’analisi del voto in Ucraina Jacopo Matano Kiev va al ballottaggio. A sei anni dalla ‘rivoluzione arancione’ l’ex repubblica sovietica guarda al secondo turno del 7 febbraio con poca fiducia nella classe politica. In vantaggio nei sondaggi è Viktor Yanukovich, ‘delfino’ dell’ex oligarca Kucma e rappresentante dello schieramento filorusso già battuto nel 2004 da Viktor Yushenko. Ma la sensazione è che i veri vincitori delle elezioni saranno gli interessi dei grandi gruppi economici e della Russia. Ne abbiamo parlato con Fabrizio Dragosei, corrispondente da Mosca del Corriere della Sera. Bisogna aspettarsi il ritorno di Yanukovic? “Non è detto. Lo scarto è di 10-11 punti ma la partita è ancora aperta. Viktor Yanukovic ha un elettorato più ‘strutturato’, un bacino di elettori tradizionali che proviene dalle regioni russofone: in Crimea ha ottenuto il 66 per cento, a Karkov addirittura il 70. Ha già migliorato la sua prestazione rispetto alle scorse elezioni ma nel secondo turno non potrà sfondare. Anche Ju- Reporter nuovo Comunque vada vincerà Mosca In vantaggio Yanukovich, già battuto da Yushenko nel 2004 lia Timoshenko ha preso più voti del previsto, ma avrà maggiori possibilità di raccogliere più voti caldeggiando il mito della rivoluzione arancione e raccogliendo i voti provenienti dagli altri candidati. Ricordiamoci che al primo turno molti cittadini hanno puntato su altri ‘cavalli’, come Sergei Tigipko, che ha preso il 13,05 per cento, e l’ex presidente del Parlamento Arseni Yatseniuk, arrivato quarto”. Anche se la sua immagine di ‘rivoluzionaria’ sembra un po’ sbiadita. “La Timoshenko è poco credibile visto che ha dimostrato di comportarsi come il suo antagonista in termini di dialogo con la Russia e di sostegno da parte dei ‘clan’ economici che governano la politica Ucraina. Credo comunque - a differenza degli analisti del Financial Times che hanno già espresso il loro endorsement nei confronti RIVALI I candidati Viktor Yanukovich e Julia Timoshenko di Yanukovic - che Timoshenko vincerà. Molti delusi dalla rivoluzione arancione si tureranno il naso e la voteranno, ma considerandola come ‘il minore dei mali’”. Che fine ha fatto Yushenko, il padre della rivoluzione arancione del 2004? Alcuni giornali parlano di un accordo tra lui e Yanukovic per silurare l’ex pasionaria. “Yushenko in questa campagna elettorale ha detto cose terribili sia dell’uno che dell’altro candidato, non potrà appoggiare Yanukovic. Secondo il presidente uscente queste elezioni sono state già vinte da Mosca, visto il cambio di atteggiamento della Timoshenko nei confronti dell’ingombrante vicino. Non dimentichiamoci, però, che entrambi - primo ministro e presidente - sono cresciuti politicamente durante l’epoca di Leonid Kucma: lo stesso Yushenko venne nominato primo ministro dall’ex oligarca nel 1999. Dall’altra parte Yanukovic, considerato il delfino di Kucma, si presenta molto cambiato: parla di avvicinamento all’UE e di mantenimento della collaborazione con la Nato, si è affidato a degli strateghi elettorali americani per cambiare immagine. Il risultato è uno solo: la gente si è stancata di questi personaggi politici. Ma per trovare un nuovo leader bisognerà aspettare le prossime presidenziali”. Nel 2004 ci furono molte ingerenze da parte dei paesi occidentali e del vicino rus- so. Quanto pesano le influenze straniere in questa campagna elettorale? “Durante la rivoluzione arancione gli Stati Uniti inviarono i propri consulenti, ma furono i russi a intervenire in modo più pesante per cercare di orientare il voto. Oggi queste influenze dirette sono minime. Pensare però che Kiev possa fare a meno dei rapporti con il suo vicino mi sembra follia. L’Ucraina è un grandissimo consumatore di energia perchè ha una struttura industriale antiquata, non può fare a meno del gas russo”. Ed ecco Gazprom. “I rapporti con questo colosso industriale pesano molto nella politica interna ucraina. Ad esempio, durante la crisi economica il Paese ha consumato meno rispetto agli accordi previsti ed è incorso in multe salate. Se chiedi alla Russia il favore di non pagare, dopo non puoi ‘prenderla a ceffoni’” Insomma, la rivoluzione arancione sì è sbiadita? “Ha tradito le aspettative degli ucraini, che si aspettavano maggiori cambiamenti”. 22 Gennaio 2010 5 Primo Piano A bordo di una volante della polizia in pattugliamento nelle zone a rischio della capitale “Qui zeronove, nottata tranquilla” Gli interventi ora per ora: furti, liti e prostituzione il bottino finale Si chiama ‘monitoraggio in aree di criticità’, è il più recente servizio della Questura nell’ambito del ‘Patto per Roma Sicura’, rimodulato dal sindaco Alemanno “nell’ottica della massima concretezza degli interventi”. In campo 50 vetture, con pattugliamenti pomeridiani e notturni nei quartieri più a rischio, mirati al contrasto dei principali fattori di pericolo per la cittadinanza: prostituzione, accattonaggio, vendita di merci contraffatte e abuso di superalcolici (in linea con le ordinanze sindacali ad hoc). Per il nuovo Patto sono stati stanziati 24 milioni di euro, undici dalla Regione, dieci dal Campidoglio e tre dalla Provincia di Roma. Il bilancio dello scorso anno è positivo: sono 15.689 gli stranieri fermati per controlli e 622 i pregiudicati romeni rimpatriati per ragioni di pubblica sicurezza, 113 le prostitute extracomunitarie e 2.176 quelle comunitarie accompagnate presso l’ufficio immigrazione, mentre i reati ‘predatori’ sono diminuiti, del 15 per cento i furti e del 30,4 per cento le rapine. Per documentare come funziona questa ‘linea dura’, abbiamo seguito un pattugliamento della polizia a bordo di una volante. Alessio Liverziani IN AZIONE Una prostituta romena fermata dalla volante zeronove sulla Tiburtina per un controllo È appena passata l’una e mezza di notte quando, nella volante con il cronista a bordo, il monotono gracchiare della radio si fa improvvisamente interessante. Una strana combinazione di ‘bip’ anticipa la voce della centrale operativa, una donna è stata appena scippata in zona Arco di Travertino. Si cerca un uomo con una tuta grigia e un giaccone nero, corporatura media, alto circa un metro e settantacinque. Siamo a Piazza Venezia, non molto distanti, uno sguardo d’intesa: torno a mezzanotte e mezza, “Interveniamo!”. Ad avere il comando du- partendo dalla Questura di rante il pattugliamento nel Via di San Vitale. Dalla radio freddo sabato notte capitolino nessuna segnalazione di riliec’è il dottor Antonino Giunta, vo, a parte qualche rumore sulla mostrina dell’uniforme molesto in un appartamento di due stellette e una coroncina Spinaceto, un parcheggiatore dorata indicano il grado di vice abusivo “particolarmente miquestore aggiunto. Alla guida naccioso” a Piazza Marconi e della Punto con i colori della un tentato furto di un motopolizia di stato c’è l’assistente rino in Via Cassia, tanto da poSurace, che va subito col pie- tersi concedere il lusso di un de pesante sull’acceleratore e caffè al bar prima di iniziare il imbocca Via dei Fori Imperiali. turno. Secondo il dottor GiunMentre le curve mi sballotta- ta dovrebbe essere una nottano a destra e sinistra i due ta tranquilla, “il buongiorno si chiacchierano del più e del vede dal mattino, anche se in questo lavoro meno, capisco è mai detta subito che “Lo Stato fa leva non l’ultima parola”. quello che a me Il silenzio sembra la scena sulla nostra della centrale di un poliziesco americano passione e ci chiede operativa che per loro è uno di fare dei sacrifici” coordina le pantere dislocate dei tanti intersul territorio venti di routine. La luce blu del lampeg- rende profetiche le sue parogiante accende a intermitten- le. La sua lunga esperienza deza tutto l’abitacolo e colora i riva da 25 anni di servizio, i palazzi che velocemente sfila- primi passati a Catania, nella no lungo le fiancate, in meno sua terra d’origine. “Ancora ridi dieci minuti siamo sul po- cordo il mio primo intervensto. A prendere la deposizio- to”, racconta, una rapina in ne della vittima, una donna ro- banca nella zona industriale di mena ferita alla testa e visibil- Librino, quartiere periferico a mente scioccata, ci sono già sud ovest del capoluogo sicidue agenti ai quali il dottor liano. Aveva appena ventidue Giunta lascia il compito di pro- anni quando il suo superiore seguire il pattugliamento alla gli disse “metti il colpo in canna”. Fare il poliziotto in ricerca del sospetto. “Prevenzione 09”, questo il una grande città come Roma nome della nostra volante, è molto diverso, lui che viene può così riprendere il consueto dal Sud, dagli anni in cui la giro di monitoraggio. C’era- Mafia faceva ancora la voce vamo messi in macchina in- grossa, ne ha viste di cotte e di 6 22 Gennaio 2010 crude. “Una volta siamo stati attirati dal forte odore che proveniva da un’auto parcheggiata, nel bagagliaio c’era un cadavere incaprettato”. L’incaprettamento è il marchio di fabbrica dei killer mafiosi. “Un’altra hanno sparato con un fucile a canne mozze sulla facciata del commissariato”. Il giorno prima avevano arrestato quattro esponenti del clan locale. Oggi fortunatamente ricorda la sua Terra solo quando la moglie fa gli arancini. “Roma è una città tutto sommato tranquilla, la criminalità è presente ma è un fenomeno fisiologico”. Poi il pensiero torna alla moglie, “è una cuoca eccezionale”, dice sorridendo. Approfittando del clima informale butto lì la classica domanda sul mestiere del poliziotto: “Perché scegliete di rischiare la vita per poco più di 1200 euro al mese?”. Il dottor Giunta ritorna prontamente nel ruolo di alto funzionario e risponde elogiando i lati positivi di una professione dinamica, sempre diversa, lasciando al collega l’occasione per sbottonarsi un po’ di più: “Diciamo che bisognerebbe avere uno stipendio più adeguato, lo Stato fa leva sulla nostra passione e ci chiede di fare dei sacrifici”. L’orologio segna le tre, il riscaldamento al massimo secca la gola e la stanchezza comincia a farsi sentire. Non posso che dargli ragione. Ma in questo mestiere non ci si rilassa mai. È un attimo e la radio comincia a friggere. Un giovane viene aggredito e rapinato a Piazza Re di Roma, in Via Casilina un’auto con targa romena fugge dopo aver provocato un incidente, mentre a Tor Pignattara viene segnalato un tentativo di truffa con il classico espediente dello specchietto rotto. Naturalmente per l’incolumità del cronista non gli è consentito intervenire in prima battuta, e comunque “la Punto non è propriamente un’auto da pronto intervento – lamenta il dottor Giunta – con l’Alfa 159 saremmo arrivati in cinque minuti, ma lei sarebbe uscito con le ginocchia rotte”. La pantera della polizia non ha i sedili posteriori ma una panchetta con un sottile rivestimento in gommapiuma che serve solo per brevi trasferimenti. Mezz’ora dopo le tre scoppia una lite all’uscita del Piper, la celebre discoteca di Via Tagliamento. Trovandoci in Via Salaria per un controllo antiprostituzione si decide di accorrere sul posto. Da lontano si intravedono i lampeggianti di due volanti, gli agenti stanno placando gli animi di un paio di ragazzini che si guardano in cagnesco. “La classica lite per futili motivi – dicono – questi bevono e poi si prendono a schiaffi”. Ci dirigiamo in Via Tiburtina per riprendere il pattu- rimpatrio è scaduto. Oggi, oltre all’ammenda di 200 euro prevista dall’ordinanza sindacale anti-prostituzione, nell’ambito del ‘Patto per Roma Sicura’ il Prefetto può emanare un decreto di allontanamento per motivi di ordine pubblico contro le prostitute già segnalate all’ufficio immigrazione, anche se comunitarie. Lei invece smentisce tutti e con risolutezza tira fuori dalla tasca una serie di carte che attestano il ricorso vinto in tribunale. “Non sussistono i motivi di ordine pubblico”, si legge, “sembra un avvocato”, commenta il dottor Giunta. Spesgliamento che avevamo ini- so, mi spiega, le prostitute coziato sulla Salaria. Le piazzo- munitarie fanno ricorso al le di sosta disabitate testimo- giudice ordinario dimostranniano la notevole diminuzio- do di avere un domicilio e che ne delle passeggiatrici. “Prima l’attività di meretricio non è facevamo circa 90 interventi a l’unica fonte di sostentamensera, oggi non arriviamo nem- to, con esito positivo. Non remeno a 20”. Ogni turno ven- sta che chiamare un’altra patgono pianificati con la Prefet- tuglia per contestare la santura controlli sistematici per ar- zione, che nella maggior parginare il fenomeno. Incon- te dei casi resta insoluta. triamo una sola ragazza lungo Sono ormai le cinque del la strada, minigonna e stivali mattino, una nebbiolina bascerca di combattere il freddo sa preannuncia l’inizio di una pungente avvolta dentro un nuova giornata. È il cambio piumino bianco. La volante si della guardia, tra la città che va accosta per controllare i do- a dormire e l’altra che si è apcumenti e io ne pena svegliata, approfitto per l’assi“Con la crisi gli mentre farle qualche stente Surace domanda. Ga- italiani non hanno i riporta lentabriella, una romente la Punto mena di appena soldi nemmeno per alla base: “Qui vent’anni, belzeronove, notvenire con noi” lissima, con i catata tranquilla. pelli biondi e gli Passo e chiuocchi azzurri tipici delle ra- do”. Il rapporto si chiude alle gazze dell’est, dice di essere sul- sei e trenta, gli episodi più rila strada da quando aveva 17 levanti sono un furto d’auto, anni. “Prima facevo la badan- un uomo denunciato a piede te ma qui si guadagna meglio, libero dopo una lite, una donanche se con la crisi gli italia- na ubriaca arrestata per aver ni non hanno i soldi nemme- aggredito due agenti e un rano per venire con noi”. Perché gazzo di 23 anni ferito al sonon cambi vita? Lei si giusti- pracciglio e derubato di 20 fica dicendo che in Romania euro. Troppo poco come botnon ha ricevuto la giusta edu- tino di una notte insonne alla cazione, ma ho l’impressione ricerca di notizie che onorasche siano tutte frottole, para- sero il detto “bad news is good dossalmente protegge qual- news”. Ma in fondo è un bene cuno che la costringe a ven- che sia andata così. Come dersi ogni notte. Non sembra aveva previsto il dottor Giunminimamente preoccupata ta, “è stata una notte tranquilla, quando i poliziotti le dicono figlia del dopo festività, figlia che il suo provvedimento di del freddo”. Reporter nuovo Cronaca Car sharing, in aumento gli utenti, le vetture, i punti sosta anche se i parcheggi riservati non vengono sempre rispettati dagli altri automobilisti L’ATTESA Auto in sosta nello stallo riservato, una macchina è sul cordolo, forse per aver trovato occupato. A destra: postazione bike sharing Ora l’auto condivisa va forte Il servizio sarà presto esteso a tutta la città. Atteso il bando Ilaria Del Prete I DATI IN ITALIA Novità in vista sul versante car sharing. Il servizio di auto in condivisione entrato in funzione in via sperimentale nel 2005 circoscritto al terzo municipio e poi ampliato al primo, secondo e XVII, sarà prossimamente esteso all’intero comune di Roma. La notizia arriva dall’assessorato alla mobilità e ai trasporti, che annuncia un imminente bando per affidare la gestione del progetto a un’azienda che potrebbe anche non essere l’Atac Spa (dal 1 gennaio Agenzia Roma servizi per la Mobilità), già affidataria dell’appalto quinquennale in corso. Il problema dell’assegnazione ha di fatto bloccato l’implementazione effettiva auspicata dall’amministrazione, anche se il fenomeno è in costante crescita dal momento della sua introduzione. Dall’ingresso nel dicembre 2008 nel progetto mobilità sostenibile, il servizio di car sharing ha moltiplicato i suoi numeri, arrivando agli attuali 61 parcheggi per un par- Parcheggi: meglio Torino. Roma quinta per utenti Città Bologna Firenze Genova Inizio Ago. 2002 Apr. 2005 Lug. 2004 Savona Milano Modena Palermo Parma Roma Torino Venezia Giu. 2009 Sett. 2001 Apr. 2003 Mar. 2009 Feb. 2007 Mar. 2005 Nov. 2002 Ago. 2002 Totale co auto che ha raggiunto le 114 vetture partendo da una base di 39. Con l’aumento degli stalli per la sosta, in ascesa anche le iscrizioni, cresciute del 35 per cento negli ultimi quattro mesi del 2009, con un incremento delle ore di utilizzo del 60 per cento. Dall’Agenzia per Auto 39 20 Utenti 1.085 932 Parcheggi 25 22 76 1.890 52 94 18 32 21 80 119 48 3.055 207 136 363 1.029 2.027 3.049 64 14 15 12 61 80 11 508 13.773 la Mobilità arrivano dati positivi anche sulla soddisfazione degli utenti, che in termini numerici si traduce in un basso livello di disdette, 50 su più di mille utenti, dovute per lo più allo scarso utilizzo. Eterogeneo il bacino d’utenza, dal pensionato allo stu- 319 dente, con un gran numero di mamme che sfruttano l’auto condivisa per accompagnare i figli nelle attività quotidiane ma anche di stranieri in soggiorno per qualche anno in città. Il car sharing conviene a tutte quelle persone che non vogliono sostenere i costi fissi di una vettura poco utilizzata, ed ha il vantaggio di poter circolare nelle zone a traffico limitato. Il rovescio della medaglia restano i parcheggi, poiché non di rado automobilisti indisciplinati occupano abusivamente gli stalli riservati, costringendo i clienti a cercare parcheggio altrove. Le vetture in sosta abusiva possono essere rimosse, ma non sempre il carro attrezzi è disponibile in tempi compatibili con le esigenze del cliente. Per chi si impegna a favore di una mobilità sostenibile poi, in alcuni municipi – primo, terzo e XII – è attivo il servizio di bike sharing, con una flotta di circa 150 biciclette perfette per brevi spostamenti per lo più concentrati nel centro storico. Gradita anche ai turisti poiché non è necessaria la residenza per iscriversi, l’iniziativa è controllata da Atac solo dal giugno 2009, ma in questi sei mesi gli utenti sono passati da 2875 a 5600, dati confortanti in una città che sulle due ruote ci è sempre andata, ma in moto! Lo sfogo di una coraggiosa ciclista. Troppe inutili difficoltà, niente incentivi In sella, la vita non è tutta bella Vito Miraglia Per i ciclisti romani, la vita è davvero dura se anche chi dovrebbe essere più solidale con loro li sopporta appena. “Gli stessi pedoni ci trattano male, ci tollerano. Gli unici a rispettarci un po’ di più sono gli autisti dei mezzi pubblici, forse perché ne sono obbligati”. È molto duro il giudizio di Maria Cenerini, una battagliera signora romana che usa ogni giorno la bici per muoversi in città. Lei abita in centro, nei pressi del Palatino: “per girare nel centro storico, mettersi ai pedali è l’unico sistema possibile. Come ciclisti non abbiamo problemi di traffico né di parcheggio, possiamo lasciare la bici Reporter nuovo dove ci pare, come faccio io muovendomi in diverse zone, da Monteverde all’Auditorium”. Quali le difficoltà? “Fuori del centro – risponde – mi accorgo dei grandi ostacoli che incontriamo: il quartiere Prati, ad esempio, ci è quasi proibito”. Che fare quindi? “L’Assessorato alla mobilità dovrebbe pensare a una nuova politica per noi ciclisti, che ci equipari almeno ai pedoni. Siamo maltrattati da tutti. Auto, motorini e taxi sfrecciano come se non ci fossimo e non possiamo nemmeno salire sui marciapiedi: i vigili ci lasciano passare, ma gli sguardi contrariati dei pedoni sono evidenti”. Inoltre, per la coraggiosa ciclista, mancano gli incentivi all’uso del- le biciclette. “La bici è considerata come un mezzo per passeggiare, non un mezzo di trasporto vero e proprio. Le piste ciclabili sul lungotevere sono inutili se poi abbiamo grosse difficoltà per attraversare i ponti e muoverci nei quartieri, anche in quelli più pianeggianti come Trastevere”. Il bike sharing? “Un’iniziativa lodevole, ma il Comune non dà la possibilità di utilizzare le biciclette in modo adeguato”: ancora una volta, sotto accusa le piste ciclabili. Nonostante le difficoltà, la signora non si perde d’animo: “lo sanno tutti cosa è successo a via dei Fori imperiali, ma se abbiamo paura, non usciamo più di casa!”. Buona pedalata e buona fortuna. COSÌ NEL MONDO Bene negli Usa, il Giappone pensa all’aria EUROPA Nel 1987 a Zurigo il primo car sharing al mondo, segue Berlino nel 1988. Ad oggi Svizzera e Germania detengono la più alta percentuale di vetture in condivisione. Il problema resta la sosta: non garantita in Francia e Spagna, con apposite aree in Italia, Belgio, Austria e Regno Unito. ASIA Inaugurato nei primi anni ’90. Il Giappone è stato il paese che ha sviluppato il maggior numero di strutture e utenti nell’ultimo ventennio. Qui è possibile prenotare la propria auto tramite sms e guidare veicoli ibridi, mentre a Singapore si punta sull’elettrico. La pecca: non sono garantiti servizi di sosta gratuiti. AUSTRALIA Solo dal 2003 è possibile usare un’auto condivisa. Gli utenti provengono dai quartieri residenziali, è però difficile ottenere assicurazioni per clienti giovani o stranieri. Vantaggioso il parcheggio, gratuito ed in apposite aree, funzionale il servizio, totalmente automatizzato. USA E CANADA Nel Nord America il più alto rapporto di utenti per veicolo, pari a 35 a uno. Molti i clienti business, che affiancano quelli dei quartieri residenziali, mentre la nuova frontiera è costituita dagli studenti del college. Nei soli Stati Uniti si contano 17 gestori, che uniti agli 11 del Canada servono quasi 120 mila persone. I.D.P. 22 Gennaio 2010 7 Costume & Società Non solo ragazzi nei centri di Warhammer. Un’alternativa alla playstation, incentiva la fantasia Dipingi il tuo mostro e combatti Ma tornano le figurine Panini come ai tempi del Feroce Saladino Eloisa Moretti Clementi Un ragazzino di dodici anni è intento a dipingere con un pennello sottile l’armatura argentata di un mostro alto pochi centimetri. Intorno a lui, altri ragazzi ruotano attorno a un grande tavolo addobbato, curvandosi a lanciare dadi e spostare personaggi sul terreno di scontro di una battaglia che ha tutta l’aria di essere campale. È l’atmosfera concentrata e allegra che si respira entrando in Games Workshop, rivenditore autorizzato di Warhammer, un war game tridimensionale da tavolo che sta prendendo sempre più piede in Italia, tra i ragazzi di 1214 anni e non solo. Come spiega il manager del negozio di via Nemorense, Dario Giordano, il giocatore assembla e dipinge a mano le miniature, personalizzandole secondo la propria creatività. Le battaglie tra armate avversarie si possono svolgere a casa o nelle ludoteche e rappresentano un’occasione di socializzazione. Se un tempo c’erano gli scontri nei fortini dei cow boy assediati dagli In- CONCENTRATI Un gruppo di ragazzi impegnati nel gioco di strategia diani, oggi si gioca alla guerra con miniature di pochi centimetri raffiguranti cavalieri e creature magiche. Ce n’è per tutti i gusti: si va dal Warhammer classico, che ha un’ambientazione fantasy-medievale, a Warhammer 40.000, che segue la scia di Guerre stellari. C’è infine Il Signore degli Anelli, per gli amanti dell’omonima saga, le cui miniature riproducono fedelmente gli eroi dei libri e dei film di culto. Giocare è semplice: bastano alcune miniature, i dadi, un misuratore e soprattutto una buona dose di fantasia. I ragazzi si appassionano alla possibilità di volare con la fantasia, immaginandosi prodi cavalieri o mostri a tre teste capaci di sbaragliare intere armate grazie a un po’ di strategia e a un lancio di dadi fortunato. Non solo Playstation e videogiochi, dunque. Un altro classico di una volta, le figurine, tiene il passo. Collezionarle è un’antica passione italiana, nata negli anni Trenta con la raccolta lanciata da Buitoni-Perugina. I premi messi in palio per chi riusciva a completare l’album scatenarono una cac- cia alle cento figurine disegnate da Angelo Bioletto. L’immagine più introvabile era quella del “Feroce Saladino”, considerata rarissima. Negli anni Sessanta la passione per gli album si consolida, con le prime raccolte dedicate da Panini ai calciatori della serie A. Dai tempi in cui le figurine erano semplici foto in bianco e nero colorate a mano a oggi sono cambiate molte cose ma la tradizione resiste. Il “Calciatori Panini Tour 2010”, che lancerà la nuova collezione, partirà il 16 gennaio da Lecce e Palermo, per poi andare a toccare le principali città della penisola. Tra gli eventi previsti c’è anche l’“happy hour dello scambio’’, in cui i collezionisti potranno scambiare fino a calciatori con gli addetti Panini. Le figurine costano poco, si rinnovano ogni anno e permettono ai bambini di confrontare i propri album al grido di “ce l’ho, mi manca”. Una passione che coinvolge grandi e piccoli, come ci confermano alcuni edicolanti, per cui le figurine rappresentano da sempre un business sicuro. Avuto in regalo da Putin è una divisa in dotazione allo staff del Cremlino Pro e contro il piumino di Silvio “Scelta inopportuna”, “Bellissimo, farei carte false per averlo” Jacopo Matano Senza cerotti, ma con un vistoso piumino ‘targato’ Russia: reduce dalla dolorosa disavventura milanese, il Presidente del Consiglio si è mostrato così ai primi fotografi che cercavano uno scatto del suo ritorno alla vita politica dopo il periodo di riposo ad Arcore. Le immagini hanno fatto il giro del mondo: il premier e la sua giacca, l’uomo di potere violato nella sua incolumità e il suo abbigliamento ‘protettivo’ e informale, già indossato durante una breve vacanza in Sardegna e nuovamente da esibire a telecamere e sostenitori. Dal guardaroba di Palazzo Grazioli agli armadi dei fan modaioli il passo sarebbe stato breve, ma la giubba di Silvio è irreperibile in Italia: si tratta infatti di un accessorio in dotazione ai membri dello staff di governo in Russia, regalo da parte del premier russo Vladimir Putin all’omologo italiano durante una fredda e ventosa visita di Stato a San Pietroburgo: complici il clima e la generosità dell’ex Kgb - sempre prodigo di doni nei confronti 8 22 Gennaio 2010 del collega - e tra il premier e il piumino è scoccato subito l’amore. Sul cappotto assurto agli onori della cronaca campeggiano la vistosa scritta ‘Russia’ e l’araldo della presidenza della Federazione, l’aquila bicefala di Pietro il Grande che incornicia la raffigurazione romana, infatti, l’82enne Lyudmila Alekseeva, anziana dissidente capo dell’organizzazione umanitaria “Moscow Helskinki Group”, veniva fermata a Mosca dalla polizia di Putin. “La scelta del giaccone da parte di Silvio Berlusconi – scrivono gli attivisti di ‘Anna Viva’ - pare Sul petto campeggiano la scritta “Russia” e l’aquila bicefala di Pietro il Grande, sulla manica “Wrestling Team” della lotta tra San Giorgio e il dragone, mentre la manica è segnata dalla scritta ‘Wrestling Team’. “Avete visto cosa c’è scritto? Cari ragazzi io non mollo mai!”, aveva commentato il presidente del Consiglio ai militanti del Pdl accorsi ad accoglierlo al suo ritorno a Palazzo Grazioli. Ma la divisa non è piaciuta a tutti. ‘Anna Viva’, l’associazione per i diritti civili e la libertà di informazione ispirata alla giornalista Anna Politovskaya uccisa nel 2006, ha protestato duramente. Nei giorni in cui il premier tornava nella sua residenza proprio inopportuna, a causa di quanto successo poche ore prima alla Alekseeva e ad altri dieci oppositori, arrestati perché colpevoli di esprimere il proprio parere”. Se la tempistica dell’indossamento non è sembrata opportuna, è stata la stessa esigenza di esibire il simbolo di una potenza straniera a suscitare dibattito e curiosità, e non solo in Italia. “Molti russi trovano singolare il fatto che il capo di un governo straniero vada in giro con una giacca con lo stemma della Russia”, ci dice Fabrizio Dragosei, corrispon- dente del Corriere della Sera da Mosca. “Credo che se Putin si muovesse in pubblico con un capo d’abbigliamento con la bandiera italiana o americana desterebbe molto rumore”. Gli italiani, invece, si sono scatenati a cercare possibili spiegazioni all’attaccamento del premier all’abito, aprendo un acceso dibattito sulla rete. “Ci mettiamo anche a finanziare l’economia comunista?” chiede in tono di sfida l’utente ‘Fedesiena’ sul forum di una rivista sportiva. “Spesso è segno di buona educazione indossare gli abiti regalati dagli amici. Magari preferivi un giubbotto milanese con lo stemma del Duomo sopra?” risponde in tono altrettanto provocatorio ‘Epma’. E tra chi nella piuma d’oca vede un’esigenza psicologica di ‘autoprotezione affettiva’ contro il gesto d’odio subìto e chi ipotizza una più probabile copertura per nascondere un giubbotto antiproiettile, il più significativo sembra essere l’apprezzamento di ‘Josef’: “Bellissimo quel giaccone, farei carte false per averne uno”. Il Made in Italy riparte dal Made in Russia? MADE IN RUSSIA Berlusconi con il giaccone regalato da Putin Reporter nuovo Settimanale della Scuola Superiore di giornalismo “Massimo Baldini” della LUISS Guido Carli Direttore responsabile Roberto Cotroneo Comitato di direzione Sandro Acciari, Alberto Giuliani, Sandro Marucci Direzione e redazione Viale Pola, 12 - 00198 Roma tel. 0685225558 - 0685225544 fax 0685225515 Stampa Centro riproduzione dell’Università Amministrazione Università LUISS Guido Carli viale Pola, 12 - 00198 Roma Reg. Tribunale di Roma n. 15/08 del 21 gennaio 2008 [email protected] ! www.luiss.it/giornalismo Reporter nuovo