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Espulso uno jihadista bolzanino «Pericoloso per la sicurezza»

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Espulso uno jihadista bolzanino «Pericoloso per la sicurezza»
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BOLZANO E PROVINCIA
Corriere dell’Alto Adige Martedì 20 Gennaio 2015
Espulso uno jihadista bolzanino
«Pericoloso per la sicurezza»
Viveva a Bolzano ma
era un attivo sostenitore dell’Isis, al punto da essere classificato come «pericoloso per la
sicurezza del Paese» dal ministero dell’Interno che ne ha decretato nei giorni scorsi l’espulsione dall’Italia. Rayen Khan,
cittadino pakistano in possesso di regolare permesso di soggiorno e in Italia da tempo, è
stato accompagnato all’aeroporto di Malpensa e caricato su
un volo che lo ha riportato a
Islamabad. Il Viminale ha incaricato le forze dell’ordine bolzanine di eseguire l’ordine e informato le autorità del paese
mediorientale dell’arrivo del
presunto militante jihadista. Il
caso era stato analizzato anche
in sede di comitato per l’ordine
e la sicurezza pubblica, che
aveva analizzato e fatto il punto
proprio sui soggetti presenti in
Alto Adige che potessero rientrare nelle categorie ritenute
pericolose per la sicurezza dello Stato, magari anche in quanto «foreign fighters». Sui dettagli dell’operazione e del delicato lavoro di intelligence che
hanno portato all’espulsione
del giovane residente a Bolzano vige tuttora il massimo riserbo, ma di seguire e di supervisionare il processo – oltre che
naturalmente a inviare la prima segnalazione al Viminale la
presenza del soggetto sul territorio provinciale – si sono occupati gli uomini della Questura di Bolzano. Sul suo profilo
Facebook il bolzanino-pakistano Rayen Khan aveva messo co-
La comunità pakistana
prende le distanze
«Quell’uomo non c’entra
con la nostra associazione»
Trasporti
Bus a idrogeno
La flotta
provinciale
sarà ampliata
BOLZANO È passato più di un
anno da quando il primo
autobus alimentato ad
idrogeno ha iniziato a
circolare lungo il percorso
urbano della linea 10A di
Bolzano: dalla stazione a
Gries, per poi proseguire
verso l’ospedale, la zona
industriale e Oltrisarco
prima di fare ritorno al
punto di partenza.
«L’esperienza maturata —
sottolinea l’assessore
Mussner — conferma la
bontà della scelta: sono
silenziosi, offrono le stesse
prestazioni degli autobus
tradizionali, e hanno un
impatto ambientale nullo».
I bus alimentati a idrogeno
sono lunghi 12 metri, con
un «pieno» riescono a
coprire circa 350
chilometri, e il carburante è
fornito dal Centro per
l’idrogeno di Bolzano Sud.
L’Unione europea per i
prossimi cinque anni ha
deciso di stanziare cinque
miliardi proprio per lo
sviluppo e la diffusione
dell’idrogeno. Cercheremo
di drenare più risorse
possibili per l’Alto Adige —
conclude l’assessore
provinciale — e a partire
dal 2017 contiamo di
acquistare una nuova flotta
di mezzi a idrogeno da
utilizzare non solo nei
percorsi urbani, ma anche
in quelli extraurbani».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
BOLZANO La comunità pakistana prende le
Estremista
Il profilo
Facebook di
Rayen Khan
con la sua
fotografia e
sullo sfondo
la bandiera
simbolo
dell’Isis.
Sarebbe stata
proprio questa
immagine,
insieme alle
frasi postate da
Khan sui social,
a far scattare
l’attenzione
della questura
e l’espulsione
del Viminale
me sfondo la bandiera dell’Isis
e si era fatto notare per aver postato commenti inneggianti all’Islam – spesso in un italiano
non privo di errori – sulla pagina Facebook (ora oscurata)
«Musulmani d’Italia» oltre che
per aver postato contenuti che
si rifanno alla dottrina whaabita, ritenuta una delle più estreme nell’Islam. «Non centra Isis
o al Qaeda, ma dei musulmani
Via dall’Italia
Il ministero
ha incaricato le forze
dell’ordine di trasferirlo
a Islamabad
che si son sentiti provati dalla
(...) blasfemia di questi pazzi
che continuano a offendere il
Profeta con la scusa della libertà di espressione» aveva scritto
Khan. Il giovane pakistano era
stato oggetto di alcuni articoli
di stampa prima sul quotidiano «Il Giornale» e poi sul periodico «Panorama», in cui lo
si indicava come uno dei soggetti ritenuti problematici per i
propri commenti estremisti.
Alla fine è stato lo stesso Interno a decretarne la pericolosità
e a sancirne l’espulsione. Infatti Rayen Khan fa parte dei nove
jihadisti espulsi dalla fine di dicembre cui ha fatto riferimento
domenica il ministro dell’Interno Angelino Alfano. Si tratta
BZ
Le reazioni
Il pakistano Rayen Khan fra i nove guerriglieri rimpatriati dal Viminale
BOLZANO
5
di cinque tunisini, un turco, un
egiziano, un marocchino ed un
pakistano, cioè il bolzanino
Rayen Khan. Tutti con regolare
permesso di soggiorno, erano
residenti da anni in Italia. Per
nessuno di loro c’erano reati da
contestare. Il Viminale ha scelto la via di allontanarli dal Paese per motivi di sicurezza nazionale, in accordo appunto
con gli Stati di provenienza. Attualmente sono 59 i foreign fighters nostrani attenzionati
dal ministero, mentre i sospetti
jihadisti tenuti d’occhio «sono
molti più dei cento» di cui hanno dato conto alcuni media, ha
detto Alfano.
Silvia Fabbi
distanze da Usman Rayen Khan, il presunto
jihadista bolzanino rimpatriato ieri dal
Viminale. «Non lo conosco, la nostra
associazione non è religiosa. Certo quando ci
riuniamo preghiamo anche ma Jinnah nasce
come punto di riferimento per tutta la
comunità pakistana. Con l’Isis non c’entriamo
nulla, ci ritroviamo per celebrare la nostra festa
nazionale» spiega Anwar Shahid, presidente di
Jinnah e punto di riferimento della comunità
pakistana. Cade dalle nuvole anche Talib
Hussein per tanti anni collaboratore della
Caritas. «Non mi dice nulla questo nome».
Il Pakistan è uno dei fronti chiave nella lotta al
fondamentalismo islamico. I predicatori
wahabiti generosamente finanziati dagli Stati
arabi hanno ormai esteso la loro influenza fuori
dall’Afghanistan e il Pakistan è il primo a farne
le spese.
Le reti organizzative dei salafiti sono arrivate
fino a Bolzano dove risiedeva Usman Rayen
Khan. Il suo ruolo è presidiare i social network
dove postava in continuazione messaggi
inneggianti all’islam. Condivide pagine contro
gli sciiti dell’Iran, i messaggi del predicatore
salafita britannico Abu Waleed e teorie del
complotto giudaico massonico. Ma accanto alle
citazioni del Corano e alle attestazioni di
solidarietà alla Palestina c’erano messaggi
molto più aggressivi inneggianti al Isis o
semplici condivisioni dei post di Muhammad al
Adnani, portavoce dello Stato islamico del
Levante. Il brodo di coltura è quello wahabita,
l’ideologia nata dal predicatore settecentesco
Muhammad ibn Abdul Wahab, l’iman saudita
che da oltre due secoli ispira i fondamentalisti
di tutti i Paesi. Chiusura totale alla cultura
occidentale e alle sue scoperte, applicazione
letterale della sharia e sopratutto nessuno
spazio all’interpretazione delle norme. Non è
chiaro se Rayen Khan abbia anche collaborato al
reclutamento di jihadisti ma il Viminale ha
giudicato pericolosi i suoi messaggi e lo ha
messo alla porta.
M. An.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Inchiesta «Black Energy»
Dolzan ottiene i domiciliari
Verso il voto
Democratici senza soldi
Comunali, i candidati
dovranno pagare
Il dirigente Edison Energia ammette l’emissione delle fatture la campagna elettorale
Ha ottenuto gli arresti
domiciliari Renzo Dolzan, il dirigente (ora demansionato) di
Edison Energia arrestato alla fine di dicembre con l’accusa di
associazione per delinquere finalizzata all’emissione di fatture false nell’ambito dell’indagine che ha portato in carcere i
tre bolzanini Antonio Paolo
Waldner, 67 anni, Franco Trenti, 57 anni e Remo Prati, 67 anni insieme a Mario Marocco,
torinese di 61 anni. Nei giorni
scorsi proprio a Dolzan è stato
notificato un ulteriore provvedimento di custodia cautelare
in carcere relativo alla contestazione del reato-fine – l’emissione di fatture false – contestato sulla base delle dichiaraBOLZANO
Renzo Dolzan
(foto), 49 anni,
responsabile
della funzione
«Clienti
territoriali»
della Edison
Energia Spa.
L’uomo si trova
in carcere dal
29 dicembre
scorso in
seguito
all’inchiesta
«Black energy»
relativa a false
fatture
zioni rese in carcere dagli altri
tre presunti appartenenti all’associazione per delinquere, che
nel frattempo hanno ottenuto
gli arresti domiciliari. Solo Dolzan era rimasto in carcere, proprio in virtù di questo secondo
provvedimento notificatogli alla fine sella scorsa settimana.
Ieri è stato interrogato dal giudice Emilio Schönsberg, che al
termine delle oltre tre ore di
deposizione gli ha comunque
concesso gli arresto domiciliari, anche in forza del provvedimento con cui il Tribunale della Libertà gli concedeva gli arresto domiciliari in relazione
alla prima misura cautelare a
suo carico. Dolzan ha ammesso
di aver emesso le fatture come
contestato dalla Procura, ma ha
tuttavia precisato che quelle
fatture non riguardavano operazioni inesistenti bensì pagamenti di corrispettivi per prestazioni relative a intermediazioni. «Le dichiarazioni di Dolzan sono state importanti dal
punto di vista del chiarimento
che esse hanno fornito agli inquirenti. Tuttavia contestiamo
il reato associativo, che a nostro avviso non ha ragion d’essere perché presupporrebbe la
consapevolezza dei presunti
appartenenti di far parte di un
meccanismo precisamente finalizzato, cosa che non esiste»
spiega l’avvocato Stefano
D’Apolito.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Tribunale dei minori
La vittoria di un genitore: «No all’insegnante di sostegno»
BOLZANO «I giudici del Tribunale dei minorenni
di Bolzano chiamati a decidere sul percorso
scolastico di un bambino hanno emesso un
decreto che garantisce il suo diritto
all’apprendimento». A cantare vittoria è il padre
del bambino, del quale non forniamo ulteriori
dati per tutelarlo in quanto minorenne. Il
piccolo frequentava fino al giugno scorso la
scuola elementare in un paese della provincia di
Bolzano, dove viveva affidato alle cure della
madre. Qui aveva un insegnante di sostegno che
ad avviso del padre era superfluo in quanto
«mio figlio è molto intelligente e ha molta
memoria» spiega il genitore. Al diniego del
preside di accettare un certificato medico non
proveniente dallo psicologo della zona, nonché
di rinunciare a dare al piccolo voti «falsificati»
al rialzo assegnatigli sulla base del fatto che si
riteneva che il bimbo avesse problemi cognitivi
il padre si è rivolto al tribunale che gli ha dato
ragione. Ora il piccolo vive con il padre che nel
passaggio alla scuola media l’ha iscritto in un
altro istituto ed è riuscito a far valere così il
diritto del bambino a un autentico
apprendimento. A dare notizia della sentenza è
il Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani
Onlus di Bolzano.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
BOLZANO Il Pd è senza soldi per la campagna
elettorale. Nel vertice di domenica non è stato
trovato un accordo sul contributo da chiedere
agli eletti dunque i candidati dovranno pagari la
campagna elettorale da soli.
Con il taglio del finanziamento pubblico ai
partito, il Pd altoatesino è rimasto senza il becco
di un quattrino. Per pagare i debiti contratti per
la campagna elettorale delle provinciali è stato
accesso un mutuo garantito dalle fidejussioni di
Christian Tommasini e Roberto Bizzo. Ora però
per le comunali non c’è più nulla.
Nelle casse del partito sono rimasti 7mila euro
che non bastano nemmeno per stampare i
manifesti.
Per tentare di trovare una soluzione la segretaria
Liliana Di Fede ha riunito gli eletti domenica
scorsa ma non si è riusciti a trovare un’intesa.
Tra i pocho ad aver dato la disponibilità a
versare un contributo straordinario c’è la
deputata Luisa Gnecchi che però non vuole
essere la sola a pagare. Di fronte al rifiuto degli
altri anche l’onorevole si è tirata indietro.
A questo punto saranno i singoli candidati a
doversi accollare le spese per la campagna
elettorale. Manifesti, santini e altre eventuali
iniziative dovranno essere pagati dai singoli. Il
partito non potrà sostenere nessuno.
Ma la campagna elettorale è solamente uno dei
problemi. Senza il finanziamento pubblico il Pd
infatti rischia anche di dover chiudere dei circoli
e magari anche ridurre il personale stipendiato
dal partito.
Una situazione difficilissima per i democratici.
La frattura tra l’ala vicina a Christian Tommasini
e quella che fa capo a Roberto Bizzo di certo non
aiuta. Anzi in vista della formazione della lista
per le comunali di maggio lo scontro pare
destinato a riaccendersi visto che ogni cordata
punterà a sostenere i suoi.
M. An.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
IL FATTO 11
Martedì 20 gennaio 2015 il Giornale
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GUERRA IN EUROPA Italia in pericolo
Passaporto ritirato ai sospetti jihadisti
In arrivo un decreto: pene più dure per i «foreign fighter». E Renzi rivela: «Fatte operazioni antiterrorismo con altri Paesi»
Anna Maria Greco
Roma Controilterrorismosono
«ineludibili»nuovemisure.Parla della «crescente» minaccia
dei fanatici islamisti il ministro
dellaGiustizia Andrea Orlando,
nellarelazioneallaCamerasullo stato della giustizia. E anticipaalcunideipuntifondamentali del ddl che oggi arriverà in
Consiglio dei ministri. Non è
esclusoche possa uscirne sotto
forma di decreto, vista l’urgenza.Comunque,rivelainseratail
premier a Quinta Colonna, la
macchina della sicurezza è già
attiva: «Ci sono state – ha detto
Renzi–almenounpaiodioperazioni» condivise dall’Italia «con
i servizi segreti degli altri Paesi».
Operazioni di cui non si è ancora avuta notizia.
Orlandoprecisachel’Italiadeve rafforzare gli strumenti «di
prevenzione e repressione». Innanzitutto, devono essere «selettivi e stringenti i controlli sui
materialichepotrebberoessere
usati per attentati» e devono essere rafforzati gli interventi per
individuare e bloccare «gli stranieri combattenti». Sono i foreign fighters, numero stimato «fra
i3ei 5mila», riferiscedaBruxelles il titolare degli Esteri Paolo
Gentiloni,dopolariunioneconi
colleghi europei. In 9 sono stati
espulsi dall’Italia a fine anno,
ha già annunciato il ministro
dell’Interno Angelino Alfano.
Siparladiloronelddlantiterrorismo che oggi sarà discusso a
Palazzo Chigi: per i foreign fightersprevistepenefinoa10anni;ilritirodelpassaportoperisospetti; reato ad hoc per punire
chi organizza viaggi di combattenti; possibilità di oscurare siti
webjihadisti;strettasugliesplosivie procura nazionale antiterrorismo. Della sua istituzione
parla Orlando a Montecitorio.
Sarebbe sull’esempio di quella
antimafia o proprio allargando
questa, per rendere più specializzate ed efficaci le indagini. E
per il ministro serve anche una
procuraalivelloeuropeo,percoordinare le azioni antiterrorismo degli Stati Ue. «Sul piano
dellaefficaciadeglistrumentidi
repressione-diceOrlando-,apparecondivisaematural’ideadi
introdurre strumenti centralizzati di coordinamento delle in-
vestigazioniinmateriaditerrorismo». Dopo la strage di Parigi, il
ministroavevaspiegatocheilgovernopensa,comepuntodipartenza, al ddl presentato alla Camera dall’onorevole Stefano
Dambruoso, già magistrato
espertoinquestocampo,perattribuire alla procura nazionale
antimafia anche competenze
antiterrorismo. Sembra che si
duazione di un interlocutore
unitario ed adeguatamente informatosulfrontedellacooperazione giudiziaria internazionale».
Lalottacontroorganizzazioni
come Isis e Al Qaida, ma anche
controisolatigruppiperilJihad,
rende necessario uno sforzo
congiuntodeiPaesidelVecchio
continente. Le resistenze alla
MINISTRO
Andrea
Orlando,
titolare della
Giustizia, ha
annunciato
un giro di vite
nei confronti
dei militanti
islamisti
in Italia
PRIVACY O SICUREZZA
Lotta a Strasburgo per
consentire il controllo
delle liste passeggeri
vada, dunque, verso il raddoppio dei poteri della Dna guidata
da Franco Roberti, che ieri ha
raccomandato: «Tenere alta la
guardia». «Una scelta di questo
tipo-spiegailGuardasigilli-appareanchefunzionaleall’indivi-
l’inchiesta
cessionedibranidisovranitànazionale e di privacy personale
nonmancanoeinfattidal2011è
fermaall’EuroparlamentoladirettivaPassenger namerecord,
che istituisce un database sui
viaggiatoridellecompagnieaeree. Ieri i ministri degli Esteri
Ue ne hanno sollecitato lo
sblocco e l’alto rappresentante
per la politica estera europea
Federica Mogherini ha parlato
di«forteappello»all’Europarlamento.L’Italia, conferma Gentiloni,spingeperlo«scambiodi
informazioni tra l'intelligence
dei Paesi Ue». Ma anche con i
Paesimusulmani«sensibili»comeTurchiaedEgitto, precisala
Mogherini. Non sarebbe in discussione il trattato di Schengen perla liberacircolazione in
Europa: «Invece - dice il ministro - bisogna rafforzare i controlliallefrontiereesterneeuropee».
LO RIVELA «PANORAMA»
Rispedito in Pakistan
Fingeva di essere un «analista»
L’unico pachistano fra i nove sospetti jihadisti espulsi dalla fine dell’anno dal ministro
dell'Interno, viveva in una zona vicina a Bolzano. Il suo nome è Rayen Khan e si spacciava
per «analista» del Medio Oriente. Gli agenti
della Digos lo hanno accompagnato nei giorni scorsi all’aeroporto di Malpensa imbarcandolo su un volo verso il Pakistan. Nel numero
di «Panorama» in edicola si rivela che Khan
commentava così, in rete, con un italiano non
perfetto, gli attacchi del terrore in Francia:
«Non centra Isis o al Qaeda ma dei musulmani
che si son sentiti provati dalla (…) blasfemia di
questi pazzi che continuano a offendere il profeta con la scusa del libertà di espressione». E
sulla sua pagina Facebook usava come copertina la bandiera nera dell'Isis giustificando il
Califfato.
Un fenomeno sottostimato
Le italiane di Allah che inneggiano alle stragi
Fausto Biloslavo
Un’altra musulmana naturalizzata nel nostro Paese
avrebbeaderitoallaguerrasanta in Siria, ma su Facebook sono decine le «jihadiste» d’Italia, almeno a parole. Estremiste,nonterroriste,pronteapubblicare la faccia di Hitler con
una frase sullo sterminio degli
ebrei lodandola in nome di Allahoppurelafotodiaitantimilizianiislamiciarmatiesorridenti, che raccolgono tanti «ti piace». E 14, in gran parte donne,
apprezzanolafotodiunneonatoconlabandananeradell’Isis.
LaprocuradiMilanostaindagando non solo su Maria Luisa
Sergio, alias Fatima, la prima
convertitaitalianapartitaperla
Siria. Il quotidiano la Stampa
ha rivelato che ci sarebbe una
seconda lady Jihad o aspirante
tale.In realtà nonsi tratterebbe
diun’excristiana,madiunagiovane ventenne di origini arabe,
naturalizzatainItalia.Laragazzinasiè«convertita»alradicalismoislamicoostentandolonel-
PROPAGANDA 24 ORE AL GIORNO
Il Califfato lancia la sua tv on-line:
ci sarà il reporter inglese prigioniero
Unpalinsestofatto direportagee programmidireclutamento: èl’ultima iniziativa dello Stato Islamico (Isis) che, nell’ambito della sua
aggressiva strategia mediatica, ha annunciato il lancio di un canale
televisivo online di informazione. Gli jihadisti manderanno in onda
alcuniserviziapuntategiratidall’ostaggiobritannicoJohnCantliee
il programma settimanale «Tempo per reclutare». Come ha riferito il
quotidiano«Independent»larete,dicui giàgiraunpromo,dovrebbe
trasmettere24oresu 24e chiamarsi«Emittente delCaliffatoIslamico». Gli jihadistisunniti di Abu Bakr al-Baghdadi già gestiscono «alBayan», stazione radiofonica che trasmette da Mosul, e la stazione
televisiva satellitare «Tawheed» in Libia, ma finora non si erano mai
cimentati in un notiziario rivolto a un pubblico internazionale.
Sono decine tra immigrate e convertite: mandano baci ai guerriglieri e lodano Hitler
NAZISMO ISLAMICO Un
ritratto con citazione di Adolf
Hitler, apprezzato in quanto
sterminatore di ebrei
Nella immagine piccola,
la bandana dell’Isis
sulla fronte di un neonato
l’abbigliamentoenelleabitudini. E sarebbe partita dalla zona
di Milano verso il Califfato.
Non solo gli uomini sono
prontiallaguerrasanta,ma anche numerose donne che vivono da noi, comprese diverse
convertite. In rete nemmeno
nascondanolaloroderiva jihadista.IlnumeroinedicoladiPanorama pubblica un post agghiacciante di Naima Ahmeti,
che secondo il profilo FacebookvivrebbeaSanDonatoMilanese. «Spero con tutto il cuore che Allah accolga nella sua
grandissima misericordia i nostri 3 fratelli uccisi in Francia»
scriveil10gennaio,inbuonitaliano, poche ore dopo la morte
dei terroristi di Parigi. E imploraAllahche«proteggatuttiinostrijihadisti»contantodicuoricini fra le parole, come riporta
Panorama.
All’uscita del settimanale il
postèstatocancellato,masulla
sua pagina Naima, postava lo
scorso luglio, il faccione di Hit-
lerconunafrasetremendaattribuitaaldittatoretradottaintraballante italiano: «Avrei ucciso
tutti gli ebrei del mondo ma ho
tenutounpo’permostrareperché li ho uccisi».
KhalifaEladlascrivenellanostralingua«infatti hafattomoltobene» eNaima, chesi propone con il volto coperto dal velo,
rispondeinarabo«sialodatoAllah». Layla Noor, che sarebbe
di Crema, risponde: «Io sono la
prima che ucciderei con le mie
mani ognuna delle bestie che
stasterminandolenostrefamiglie» e poi incolpa gli israeliani
sionisti.
Sulle pagine Facebook delle
musulmane radicali vengono
postate immagini di ragazzoni
sorridenticonilfucilemitraglia-
tore in mano, che combattono
su qualche fronte della guerra
santa.Uno vestitodi neropiace
a diverse donne come Alessia
Gervasi, che vive a Roma, o la
giovanissima Ikram Tajiri, almeno nella foto su Facebook.
La ragazzina ieri scriveva in
buon italiano sulla sua pagina:
«Fratelli e Sorelle diAllah (cuoricino) per un qualche motivo
che nemmeno io conosco la
mia pagina “Tutti insieme verso Al-Jannah” (il giardino del
paradiso islamico, nda) è stata
rimossa... dicono che non accettaglistandard(sull’estremismo di Facebook, nda) anche
se io e un'altra ragazza pubblicavamo solo Ahadith (frasi e
azioni del Profeta, nda) cmq
oranehofattaunanuovaconlo
SU FACEBOOK
Fioccano i «like» per
la foto del neonato con
la bandana del Califfato
PREGHIERA
«Allah accolga nella sua
misericordia i nostri tre
fratelli uccisi a Parigi»
stesso nome».
Un altro «mi piace» al guerrigliero islamico arriva da Rahma Bellabes, che scrive in perfettoitaliano,maadessovivrebbe a Londra. Il 16 ottobre aveva
postato la foto di un neonato
con una bandana dell’Isis riscuotendo 14like, in gran parte
dadonnemusulmaneconvertite e non che stanno in Italia.
DianaKauther,daParigi,che
pubblicalabandieradelCaliffato, si è scatenata contro l’Occidente nei giorni dell’attacco a
Charlie Hebdo. «Unici fascisti e
criminali siete voi che andate
inaltri paesi(ad)ammazzarela
gente con la scusa più schifosa
almondodella“democraziaelibertà!!!! - scrive in italiano rispondendo a chi prevede lo
scontro di civiltà - Al suo posto
non sarei così contento della
guerra che arriverà e che purtroppo per la sua ignoranza i
musulmanivincono,legailQuran così avrà paura dei tempi
che arriveranno».
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