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LE FRODI ALIMENTARI
LE FRODI ALIMENTARI " A cura di Melania SABIA A.A. 2012-2013 Gli alimenti sono un bene insostituibile e muovono interessi molto importanti, tali da indurre alcuni produttori e/o rivenditori a trarre profitti illeciti tramite azioni, comunemente conosciute come "frodi", che hanno come obiettivo principale quello di rendere "vendibili" prodotti con caratteristiche merceologiche e/o sanitarie non idonee al consumo, ovvero di "migliorare" la qualità degli alimenti con operazioni che traggono in inganno i consumatori. Gli alimenti sono sottoposti a controlli accurati per verificare che siano idonei al consumo La "frode alimentare", in altre parole, racchiude in sé diverse condotte illegali finalizzate ad un guadagno illecito abbattendo i costi di produzione e peggiorando la qualità del prodotto alimentare venduto, quasi sempre, senza alcun riguardo per la salute del consumatore (Fig.1). Tipi di frode Le frodi alimentari possono essere di carattere commerciale e/o di carattere sanitario. Le frodi commerciali producono danni economici in quanto vengono venduti alimenti di valore commerciale inferiore a quello reale mentre le frodi sanitarie possono avere conseguenze sulla salute in quanto possono contenere prodotti di degradazione, sostanze chimiche esogene o contaminanti microbici potenzialmente dannosi. Tracciare un confine netto tra i due tipi di frodi, commerciali e sanitarie, è assai difficile in quanto nella maggior parte dei casi i due fenomeni sono coesistenti. Le sofisticazioni Nel settore alimentare, le frodi vengono distinte in varie categorie. Un primo esempio di frode sono le sofisticazioni che consistono nel modificare un alimento scadente per renderlo simile ad un prodotto di ottima qualità. 1 La sofisticazione è una operazione fraudolenta che consiste nell'aggiungere all'alimento sostanze estranee alla sua composizione con lo scopo di migliorarne l'aspetto o di coprirne i difetti. Per ottenere questi risultati si ricorre spesso all’agdi sostanze Bistecca prima del tratta- Bistecca dopo il tratta- giunta mento con monossido di mento con monossido di chimiche non consencarbonio carbonio tite che mascherano colori, sapori degli alimenti o mascherano l’utilizzo di materie prime di cattiva qualità o difetti dei procedimenti produttivi mediante l'impiego di coloranti o conservanti non autorizzati. Un esempio è l’aggiunta di anidride solforosa alla carne macinata per renderla di colore rosso. Colore di carne macinata senza Carne macinata ammassata per preparazione ed l’aggiunta di sostanze eventuale aggiunta di sostanze chimiche che la rendono di un colore più vivace. Altro esempio è l’aggiunta di coloranti alla pasta per farla sembrare all’uovo, o di perossido di benzoile alla mozzarella per renderla più bianca. Le adulterazioni Un altro tipo di frode comprende le adulterazioni, ovvero tutte quelle operazioni che determinano modificazioni nelle composizioni analitiche del prodotto alimentare, attuate mediante l'aggiunta o la sottrazione di alcuni 2 componenti, allo scopo di ottenere un maggior tornaconto economico, senza che apparentemente il prodotto venga modificato in maniera apprezzabile. Generalmente modificano la composizione originale di un alimento, con la conseguente variazione del suo valore nutrizionale quanto le sue caratteristiche igienico-sanitarie. Queste variazioni possono comportare un grave pericolo per la salute umana. Con l’affinamento delle conoscenze in materia di tecnologia alimentare, è oggi possibile adulterare un alimento anche sottraendo dei nutrienti e sostituendoli con altri di minore costo, come, ad esempio, produrre formaggi utilizzando sottoprodotti utilizzando caseine o latte in polvere zootecnico; sostituire l’alcol etilico nel vino con l’alcol metilico per aumentarne il grado alcolico; aggiungere acqua al latte o al vino o aggiungere olio di semi all’olio di oliva per venderlo sul mercato come olio di oliva puro al 100%. La contraffazione Altra frode frequente è la contraffazione in cui si verifica la totale sostituzione di una sostanza alimentare con un'altra di minor pregio in modo da indurre in inganno il compratore. È il caso dell'olio di semi spacciato per olio di oliva, o quello della margarina che contiene idrocarburi di origine minerale e viene spacciata per burro, acqua gassata o bibite analcoliche con glicerina o con anidride solforosa. 3 È una frode che conferisce al prodotto in questione una denominazione diversa da quella reale, e che può essere molto pericolosa quando, per sostituire i prodotti originali o naturali, vengono utilizzate sostanze nocive alla salute. Le alterazioni. Le alterazioni si hanno quando la composizione di una sostanza alimentare si modifica a causa di fenomeni degenerativi spontanei, determinati da errate modalità o eccessivo prolungamento dei tempi di conservazione. Questi prodotti degenerati vengono spacciati come prodotti regolari come accade ad esempio nella modificazione della data di scadenza posta sull’etichetta, oppure quando si effettua il "bonificare" dei prodotti ammuffiti o deteriorati e quindi metterli in vendita come freschi. Le falsificazioni Le falsificazioni invece sono delle frodi in cui il prodotto viene addirittura sostituito con un altro, come nel classico esempio della margarina al posto del burro. L’agro-pirateria Infine, per concludere, vi è l’agro-pirateria che può essere considerata un ulteriore tipo di contraffazione in quanto ad un alimento viene attribuita illecitamente la denominazione di un altro prodotto alimentare noto per le sue caratteristiche organolettiche e/o di sicurezza o di origine, pur essendo diverso. "La frode consiste nell’impiegare nel ciclo produttivo una materia prima di minore valore commerciale rispetto a quella dichiarata. " L’Italia, grazie alla sua posizione geografica, al clima e alla maestria individuale è riuscita ad ottenere, nel corso dei secoli, una straordinaria 4 quantità di alimenti ad elevato valore nutrizionale e con caratteristiche organolettiche uniche ed irripetibili nel sapore, gusto e colore, derivanti proprio dal territorio di produzione o lavorazione, tanto che molti di questi prodotti hanno ottenuto dall’Unione europea la certificazione di qualità attraverso il riconoscimento come DOP (Denominazione di Origine Protetta), IGP (Indicazione Geografica Protetta) e STG (Specialità Tradizionale Garantita). Sono proprio questi prodotti, in quanto espressione di eccellenza agroalimentare italiana, ad essere "piratati" sui mercati esteri, come Stati Uniti, Australia, Nuova Zelanda e Cina. L’agro-pirateria, in altre parole, consiste in una illegale falsificazione delle indicazioni geografiche tutelate e delle denominazioni protette, contraffazione che sfrutta qualità, apprezzamento e notorietà dei prodotti alimentari italiani, traducendosi in un inganno per il consumatore e in un danno economico per le aziende a causa della violazione del marchio e della proprietà industriale. A C B Immagini relative a Parmigiano Reggiano (A e B) Asiago (C) e Grana Padano (D ed E D E 5 L’elenco potrebbe continuare ed occupare pagine e pagine considerato che il fenomeno della contraffazione alimentare è cresciuto negli ultimi anni del 90%. L’agro-pirateria è un fenomeno Questa immagine del Parmigiano Reggiano ci aiuta a che ha cause e controllare la sua autenticità implicazioni di diversa natura. Una di queste cause è l’apprezzamento da parte dei consumatori di tutto il mondo degli alimenti italiani. L’industria alimentare ha un export molto importante, all’estero ci sono industrie che riescono a produrre alcuni alimenti "copia" a tal punto che, in certi casi, non è facile riuscire a distinguere un prodotto autenticamente italiano da quello straniero. Ed anche i motivi di questa facilità di "copiare" e "imitare" i prodotti originali sono molteplici. Uno tra i primi motivi sono le emigrazioni di molti italiani all’estero i quali emigrando si sono portati dietro i "segreti" della tradizione alimentare. Altro motivo è la delocalizzazione delle produzioni di alcune aziende alimentari italiane in altri Paesi, dove esiste un’ampia disponibilità di materia prima ma, soprattutto, il costo della manodopera è significativamente più basso. In questi casi la "pirateria" diviene molto facile perché si riescono a produrre degli ottimi alimenti a prezzi estremamente competitivi. Non sono rari i casi in cui questi prodotti vengono importati anche in Italia con etichette più o meno equivoche. Il danno maggiore è però arrecato alle esportazioni perché sui mercati internazionali i consumatori trovano dei prodotti obiettivamente molto simili, con un buon livello di sicurezza anche se i sapori sono diversi, ma con prezzi diversi a sfavore di quelli italiani che rischiano di restare sugli scaffali. Le reti commerciali della grande distribuzione diffuse in tutto il mondo, infine, contribuiscono ad incrementare questo fenomeno in quanto non esitano ad evidenziare la convenienza economica dei prodotti "pirata" che trovano facile consenso soprattutto tra quei consumatori che dispongono di un budget ridotto per la spesa alimentare. Nel settore agro-alimentare, l’espressione "Italian sounding" si usa per indicare quei prodotti alimentari che "suonano" di italiano nel senso che 6 presentano un mix di nomi italiani, loghi, immagini, packaging e slogan riconducibili in modo evidente all’Italia. In questo caso non si tratta di alimenti contraffatti come nell’agropirateria quanto piuttosto di imitazioni, copie low cost di prodotti che si sono impossessati del valore e della qualità dei prodotti della filiera agroalimentare italiana. Italian sounding è dunque sinonimo di prodotti che "richiamano" falsamente l’italianità mediante l’uso di nomi e l’apposizione di etichette con simboli dell’Italia come il Tricolore, il Colosseo o il Vesuvio, pur non avendo affatto un’origine italiana. La fantasia nel coniare o evocare l’italianità dei prodotti è alla base di questo fenomeno che oltre ad ingannare milioni di consumatori provoca danni economici al vero "made in Italy" per miliardi di euro all’anno: e così il parmigiano reggiano diventa Parmesao (brasiliano), Regianito (argentino), Parmesan (statunitense), il prosciutto di Parma diventa "Parma Ham" e "Daniele Prosciutto" negli Stati Uniti, e poi la "Tinboonzola" dell’Australia, la "Mortadela" del Brasile, la "Cambozola" in Germania, Austria e Belgio, la "Robiola" del Canada. Ma se, da un lato, il richiamo all’italianità è molto importante per l’industria alimentare nazionale che così riesce ad esportare importanti quantità di derrate in tutto il mondo, dall’altro lato però favorisce, su molti mercati esteri, il fenomeno dell’Italian sounding da parte di abili produttori che vendono per "italiani" prodotti che di italiano hanno poco o niente. Così, non è difficile trovare nei supermercati di Tallin o di Copenaghen confezioni di pasta che richiamano l’Italia, salvo poi leggere attentamente le etichette e scoprire che si tratta di pasta prodotta nella Repubblica Ceca. 7 E’ evidente quindi che per il consumatore l’etichetta che richiama l’Italia è un elemento importante, ma accessorio, in quanto il prodotto "copia" è realmente molto simile a quello originale. In pratica, molto spesso dietro un "sounding italian food product" c’è una vera e propria ricerca scientifica che può consentire di ottenere degli alimenti con ottime caratteristiche organolettiche e nutrizionali cui la parvenza di italianità è soltanto un mezzo di espansione commerciale. Non si può escludere, comunque, che in qualche caso questi prodotti siano dello stesso livello di quelli originali. In questi casi, però, per correttezza e trasparenza commerciale nei confronti dei consumatori, e del mercato più in generale, i produttori stranieri, dopo un periodo di lancio di "italianità", dovrebbero continuare la commercializzazione di questi prodotti con il proprio marchio, evitando così ogni pericolo di confusione con il vero made in Italy. I prodotti Italian sounding, in fondo, sono il frutto dell’esperienza maturata nei campi, nelle cucine e nelle botteghe artigianali di una volta dove, senza saperlo, si svolgevano importanti ricerche scientifiche che hanno reso possibile la produzione di tanti alimenti tipici presenti oggi sulle nostre tavole. È però anche vero che ogni alimento tipico può essere migliorato e ne possono essere creati dei nuovi. Da questo punto di vista, l’Italia ha forse lasciato uno spazio incredibilmente ampio ai ricercatori di altri Paesi molto meglio organizzati e capaci di introdurre alimenti innovativi di cui veniamo a conoscenza attraverso la pubblicità e che ora, per molti aspetti, possono rappresentare un problema per il settore agroalimentare nazionale e per la stessa economia interna. Le adulterazioni e le contraffazioni alimentari sono di diversi tipi e, tra queste, alcune possono compromettere la sicurezza degli alimenti e, di conseguenza, la salute dei consumatori. Frodi alimentari: pericoli per la salute In linea generale, i principali pericoli per la salute derivano dalla contaminazione chimica e/o microbiologica degli alimenti come è avvenuto, ad esempio, nel gravissimo caso del latte in polvere cinese contaminato con melammina, che ha provocato la morte di alcuni neonati. 8 La melammina, o melamina è un composto eterociclico fortemente azotato, importante come materia prima per la realizzazione di polimeri. La molecola non viene considerata particolarmente tossica, ma in presenza di acido cianurico, composto peraltro utilizzato per elevare legalmente il tenore di azoto nei mangimi animali in molti paesi, forma un composto pericoloso. La melammina non è comunque innocua e viene indicata nelle schede di rischio come pericolosa se ingerita, inalata o assorbita attraverso la pelle. L'esposizione cronica alle polveri può provocare tumori e danni riproduttivi. Il composto, in virtù della presenza del gruppo NH2 nella molecola e del suo elevato tenore d'azoto, può falsare alcuni metodi di determinazione analitica della concentrazione di proteine negli alimenti, in quanto le proteine sono anch'esse formate da polimeri aminoacidici, dotati del gruppo funzionale. Il composto come già detto di sopra eleva la quantità di azoto nei mangimi animali. Alcuni Paesi soggetti a meno controlli, hanno fatto uso di questa sostanza, negli allevamenti. A questo punto la contaminazione, oltre che causare direttamente danni all'animale stesso, si può estendere a ogni derivato della filiera di produzione: carni, latte, uova, e prodotti industriali da essi derivati come proteine del latte, uova in polvere, mangimi di origine animale, integratori alimentari, e tanti altri. Questo caso di presenza di melammina si è avuto in molti paesi oltre alla Cina. La prima volta nel 2005, in tutto il Nord America, con fatti di evidenza veterinaria e morte di animali da compagnia, e in seguito, come ho già detto nel 2008 in Cina, con sofisticazione di latte in polvere. Il fatto ha causato in primo luogo danni a carico dei reni, migliaia di intossicazioni e persino la morte di alcuni bambini. La contaminazione per melammina in Italia, effettivamente accertata dalle analisi chimiche (dati fino ad ottobre 2008), riguarda esclusivamente tre casi rilevati a cura dei NAS: due confezioni di latte sequestrate in provincia di 9 Bari e una di yogurt in Campania, con concentrazioni dai 3 ai 22 mg/kg di melammina (contro i 2,5 del limite legale), non letali ma comunque tossiche. Fino ad ora, altri sequestri di diverse tonnellate di merce non hanno mai dato esito a conferme analitiche di contaminazione. Sono state tuttavia sequestrate, agli inizi di dicembre, due container al porto di Ravenna contenenti proteine di riso provenienti dalla Cina e destinate ad una società milanese, il cui contenuto, analizzato al laboratorio dell'Asl di Ravenna, conteneva melammina. Oltre al latte anche altri tipi di contaminazioni si sono evidenziate e ancora purtroppo si evidenziano. Un esempio è quello delle "mozzarelle blu", mozzarelle che, all’apertura della confezione, assumono una colorazione bluastra a causa della presenza dello Pseudomonas fluorescens, un microrganismo gram-negativo che in ambienti con carenza di ferro produce un pigmento solubile fluorescente chiamato fluoresceina. Questo microrganismo è capace di sottrarre il ferro complessato a proteine presenti nell'organismo parassitato o sul substrato colturale e veicolarlo nella cellula batterica. Questo batterio è ritenuto privo di patogenicità per l’uomo, infettando più che altro persone debilitate o immunodepresse. Pur non essendo patogeno per l’uomo un alimento contenente Pseudomonas fluorescens è comunque un alimento che non deve essere mangiato poiché la colorazione blu è, comunque, un segno di un sistema di produzione che presenta delle anomalie ed anche di una conservazione non del tutto adeguata. Un episodio di mozzarella blu si è verificato in una scuola elementare milanese che si forniva da Milano Ristorazione. L’azienda Milano Ristorazione, di fronte a questo evento ritirò l’intero lotto di mozzarelle e il campione colorato venne portato all’Istituto zooprofilattico per accertamenti. Esso confermò la presenza di Pseudomonas fluorescens su uno dei sei bocconcini di mozzarella portati ad analizzare. Questo evento si verifica quando i latticini in questo caso le mozzarelle vanno incontro ad alterazione di temperatura. Un periodo da considerare pericoloso per questi eventi è l’estate. Questa stagione a causa delle alte temperature favorisce la proliferazione di questi microrganismi. La formazione di questo batterio e quindi il cambiamento di colorazione del latticino in questione si forma più facilmente anche quando la mozzarella viene aperta e consumata solo in parte. La rimanente quota lasciata in frigorifero può colorarsi con più facilità. Un altro fattore da considerare è la 10 temperatura del frigorifero. Quando il termometro segna + 8°C il colore si può formare dopo una settimana di conservazione, se invece il formaggio rimane a temperatura ambiente +20°C il colore anomalo si forma dopo 48 ore. Dal punto di vista legislativo non esistono norme che prevedano un limite per la presenza di Pseudomonas negli alimenti. Per quanto riguarda la fonte di contaminazione, si ipotizza che possa arrivare alla mozzarella nella fase produttiva, tramite l’acqua con cui viene raffreddata la pasta filata, nel contesto di impianti di lavorazione non puliti correttamente, così che si forma un biofilm, cioè una pellicola di microrganismi, difficile da eliminare. Quindi, più che per la pericolosità del microrganismo in sé, la presenza di Pseudomonas è preoccupante perché denota una non corretta igiene degli impianti e del processo di lavorazione, il che potrebbe aumentare il rischio di altre contaminazioni, anche più rischiose. Il problema della presenza di questo batterio, ad oggi, è stato riscontrato non solo su mozzarelle ma anche su altre tipologie di formaggi che, in alcuni casi, hanno presentato colorazioni anomale, comprendenti anche il rosso. Questo tipo di episodio si evidenzia comunque molto facilmente ogni qualvolta che l’alimento o non viene conservato bene o le strutture non sono pulite in modo giusto. Infatti l’episodio di mozzarella blu oltre che a Milano, si è verificato anche a Frosinone, in Piemonte, Valle D’Aosta, diciamo che si evidenzia spesso e ha toccato quasi ogni regione italiana. Purtroppo questi casi continueranno ad esserci soprattutto su prodotti come i latticini che devono essere conservati in opportune temperature e che sono alimenti molto delicati. Bisogna non comprare prodotti che arrivano dall’estero perché vanno incontro a troppi sbalzi di temperatura quindi è buona abitudine soprattutto per chi è italiano comprare tutte marche che sappiamo provengono dall’ Italia quindi quando andiamo al supermercato è buona abitudine leggere anche la provenienza del prodotto. Le frodi commerciali e sanitarie purtroppo continuano a verificarsi in tutto il mondo anche se è strano accendere la televisione e ascoltare ancora cose a dir poco sconvolgenti. Vi sono molti casi molto recenti, uno tra questi è il caso del ritrovamento di carne di cavallo non dichiarata in molti alimenti 11 come tortellini, ragù pronto in barattolo, lasagne e tanti altri che di seguito elencherò. Uno tra i primi prodotti sequestrati sono state le lasagne Findus. Il sequestro è avvenuto in Gran Bretagna. In Irlanda e Inghilterra il consumo di carne equina è considerato un tabù. Purtroppo dalle analisi effettuate dalle Autorità britanniche della sicurezza alimentare (Fsa) molte partite di lasagne erano fatte di carne di cavallo invece che di manzo (all'insaputa dei consumatori). Dalle analisi risulta che ben il 60% della carne contenuta nel piatto surgelato era equina (in alcuni casi addirittura fino al 100%). Lo scandalo ha colpito anche la Svezia, dove sono state ritirate ventimila confezioni di lasagne surgelate. La Findus Uk di fronte a tale situazione ha confermato con un comunicato che le lasagne prodotte dall’industria francese Comigel presentavano carne di cavallo, quindi la società di produzione ha subito detto che i consumatori che avevano acquistato il prodotto andavano incontro a risarcimento. I controlli sono stati effettuati dopo che a metà gennaio le autorità irlandesi avevano scoperto che hamburger venduti in catene della grande distribuzione in Gran Bretagna e Irlanda, tra cui la Tesco, contenevano carne di cavallo. La Findus ha cominciato un ritiro delle sue lasagne. Anche i supermercati Tesco e Aldi hanno ritirato una serie di piatti preparati dalla Comigel. Il problema in Gran Bretagna al momento non è quindi di salute, ma di tipo etico perché il cavallo è molto amato e rispettato. Dopo le lasagne è toccato il sequestro di ravioli e tortellini della Nestlè perché dalle analisi sono state rinvenute tracce di Dna di carne di cavallo pari all'1%. Quindi dopo averlo fatto in Italia e Spagna, Nestlè ha deciso di ritirare anche dagli scaffali di Francia e Portagallo i ravioli e tortellini di manzo Buitoni, società che fa capo al colosso alimentare. In particolare i "Ravioli di Brasato Buitoni" e "I Tortellini di Carne". Poi c’è stato il sequestro delle polpettine di carne che venivano date nei fast food ikea. Questa scoperta è avvenuta nella Repubblica Ceca che ha allertato i sistemi di controllo. 12 Dopo questa scoperta i Nas hanno sequestrato e sospeso la vendita di questo composto in 13 paesi Europei compresa l’Italia e infine per concludere dopo le lasagne Findus, i ravioli e i tortellini Buitoni e le polpette dell'Ikea, è stato sequestrato anche il Ragù Star. Anche lì è stata trovata carne di cavallo non dichiarata in etichetta. Sono state sequestrate 300mila confezioni. L'azienda si forniva di carne macinata congelata proveniente dalla Romania e acquistata in Francia. Si tratta di quattro sughi in particolare: il Gran Ragù con verdure (lotto LH 044 - scadenza 13.02.2016), il Ragù Bolognese (lotto LH 045 - scadenza 14.02.2016), il Gran Ragù Classico (lotto LH 035 - scadenza 04.02.2016) e il Gran Ragù Classico (lotto LH 032 - scadenza 01.02.2016). Tutti prodotti dalla Star Stabilimento Alimentare Spa di Agrate Brianza. I carabinieri del Nas hanno sequestrato 300mila confezioni per violazione dell'articolo 515 del c.p. (frode commerciale) e stanno procedendo agli accertamenti sulla filiera. Nei Ragù sotto accusa sono state utilizzate partite di carne macinata congelata proveniente dalla Romania e acquistate dal fornitore francese Gel Alpes di Saint Maurice - Manosque, già posto sotto attenzione da parte delle autorità transalpine. Le analisi effettuate non hanno dato un esito per quanto riguarda la salute dell’uomo. Il problema non è la carne di cavallo ma il vero problema è che queste carni non sono state dichiarate e quindi non essendo state dichiarate non sono rintracciabili e quindi noi consumatori fino all’altro giorno che abbiamo acquistato questi prodotti sapevamo cosa compravamo ma non cosa mangiavamo. Da tempo la carne di cavallo è una carne pregiata perché si distingue per la sua magrezza e per una caratteristica sapidità dalle sfumature dolciastre. Ha un ridotto contenuto lipidico e un elevato contenuto in ferro. Considerata un alimento nobile, viene spesso consigliata agli sportivi, ai bambini in crescita, 13 in gravidanza e alle persone anemiche. In ogni 100 grammi di carne di cavallo troviamo infatti 4 mg di ferro (più del doppio rispetto ai tagli bovini). Al contrario di quello presente nei vegetali (primi tra tutti gli spinaci), il ferro contenuto nella carne di cavallo risulta altamente biodisponibile e può essere assorbito in proporzioni tre volte maggiori. Ha un colorito simile a quello della carne bufalina ed è uniforme, privo di venature per la mancanza di grasso adiposo. Il colesterolo è presente in proporzioni di circa 60 mg/100 grammi di carne - un quantitativo sicuramente non trascurabile ma sovrapponibile a quello delle altre carni magre (bovino, maiale leggero e petto di pollo). A differenza delle altre, la carne di cavallo si distingue per un modesto contenuto in glicogeno (0,5-1 grammi) che contribuisce a conferirle il tipico sapore dolciastro. Carne di: Bovino adulto (tagli p.) Vitello Maiale leggero (lombo) Maiale pesante (lombo) Coniglio (coscio) Pollo (petto) Cavallo Acqua Glucidi Proteine Grassi Colesterolo Ferro Calorie 74,0 0 21,5 3,4 52-68 1,6 117 76,9 70,7 0 0 20,7 20,7 2,7 7,0 71 62 2,3 1,3 107 146 68,0 0 20,8 9,9 88 1,4 172 72,0 74,9 74,9 0 0 0,6 21 23,3 19,8 5,9 0,8 6,8 g 60 60 61 1,0 0,4 3,9 137 100 143 Il problema che si è verificato sul ritrovamento della carne di cavallo in questi alimenti che ho descritto nelle righe precedenti sta nel fatto che come detto in precedenza il composto non era etichettato cioè non è stato menzionato negli ingredienti, quindi ovviamente non è carne rintracciabile quindi non sappiamo da quale allevamento arriva e se questo allevamento o animali utilizzati stavano in perfetta salute. Purtroppo oltre alla carne di cavallo ci sono stati altri ritrovamenti che riguardavano un topo morto all’interno di un barattolo di fagiolini verdi, la presenza di cadmio in una partita di cappesante e, infine, del veleno per topi in una partita di insalata spedita dall’Italia e destinata al mercato tedesco. Il topo trovato morto è un episodio avvenuto in Francia in un prodotto del supermercato Carrefour, il gigante della distribuzione francese. Il topo si trovava nei fagiolini Grand Jury, prodotto premiato dal gruppo Carrefour, secondo un'informazione de Le Parisien, confermata dall'azienda, che ha aperto 14 un'indagine e ritirato grandi quantità del prodotto. Dopo il topo ritrovato in Francia, c’è stato il momento delle cappesante al cadmio. Le capesante in questione presentavano tracce di cadmio, in percentuale piuttosto alta. Il ritrovamento è avvenuto a Chioggia (Venezia). Questi molluschi sono stati pescati in acque vietate, ma venduti come se provenienti da acque sane. Una frode, questa, messa in atto da 10 pescherecci chioggiotti e scoperta quando i prodotti erano già arrivati sulle tavole dei consumatori. Purtroppo la cosa in questo caso riguarda oltre alle capesante anche ad altri molluschi. Il cadmio è un metallo pesante altamente tossico, il quale si lega principalmente alla metallotioneina, una proteina plasmatica contenenti diversi gruppi sulfidrilici; la proteina contenente cadmio viene eliminata attraverso la filtrazione glomerulare per poi essere riassorbita dalle cellule del tubulo prossimale, nelle quali provoca tossicità. La larga quota riassorbita spiega perché nelle fasi iniziali dell'esposizione il cadmio venga debolmente escreto con le urine. Successive e durature esposizioni fanno sì che la tossicità sulle cellule tubulari porti all'incapacità da parte del rene di riassorbire il cadmio escreto, con cadmiuria rilevante. Per la tipica patogenesi, il bersaglio principale del cadmio è il rene. La malattia derivante è una glomerulopatia e una tubulopatia e conseguente proteinuria. Con il tempo si instaura anche aminoaciduria, glicosuria, iperfosfaturia e calciuria. Quest'ultimo elemento è il principale responsabile dei quadri di osteoporosi, osteomalacia e calcolosi delle vie urinarie presenti nei soggetti cronicamente esposti al cadmio. Le polveri e i fumi di cadmio sono inoltre chiamati in causa come induttori di enfisema polmonare e carcinoma polmonare. Altri quadri caratteristici sono l'atrofia delle mucose nasali e conseguente anosmia. Vi può inoltre essere anemia da carenza di ferro per riduzione dell'assorbimento del ferro, epatopatia e colorazione giallognola dello smalto dentale. Questo composto è altamente presente nell’ambiente infatti circa 25.000 tonnellate di cadmio sono scaricate nell'ambiente. Circa la metà di questo cadmio è scaricata nei fiumi attraverso l'erosione delle rocce e un po' di cadmio è scaricato in aria attraverso incendi boschivi e vulcani. Il resto del cadmio è liberato attraverso le attività umane. I canali di scarico di cadmio dalle industrie finiscono principalmente sui terreni. Le cause di questi flussi residui sono per esempio la produzione di zinco, l'implicazione di minerali di fosfato e bio- concimi industriali. I canali residui di cadmio possono anche entrare nell'aria attraverso la combustione (domestica) dei rifiuti e la combustione dei combustibili fossili. Grazie ad alcune leggi soltanto poco cadmio ora entra nell'acqua attraverso l'eliminazione di acqua di scarico da case o industrie. La scoperta di questa truffa da parte dei pescatori è avvenuta mediante tracciati radar dei viaggi delle barche dei pescatori, che pescavano nelle acque 15 inquinate e vietate vicine al Delta del Po anziché nella zona di laguna di competenza dell’Asl di San Donà di Piave. I militari dell'Arma, scoprendo il raggiro dei molluschi pescati in acque vietate, ma marchiati come se il prelievo fosse avvenuto in acque sane, hanno potuto risalire alla frode da parte dei 10 pescherecci chioggiotti quando questa era già avvenuta. Queste sostanze chimiche che vengono scaricate in mare, sono molto pericolose e purtroppo sono sostanze che si accumulano nei tessuti dei pesci e costituiscono un grave pericolo per chi se ne ciba. Fra tutte le sostanze chimiche che raggiungono il mare, oltre al cadmio, vi è anche lo zinco, il piombo e il mercurio. Si tratta di inquinanti molto resistenti alla degradazione che si accumulano prevalentemente nei tessuti grassi degli animali marini e che penetrano nella catena alimentare, con possibili conseguenze per la salute umana. Il mercurio, ad esempio, è una sostanza estremamente tossica che, in concentrazioni elevate, provoca danni al sistema nervoso. Il cadmio invece, come già detto in precedenza, se accumulato nel corpo umano, può comportare disfunzioni renali, decalcificazione dello scheletro e carenze dell’apparato riproduttivo, senza escludere effetti cancerogeni. La IARC (Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro), lo classifica come Cancerogeno per l’uomo di PRIMO GRUPPO. Uno studio del MEDPOL (Programma dell’ONU per controllare e ridurre l’inquinamento nel Mediterraneo riporta concentrazioni di mercurio nelle triglie (Mullus barbatus) fino a 1 mg per pesci di un 1 etto prelevati sulle coste nordafricane (dati dal rapporto "Transboundary Diagnostic Analysis ", 2005). In pesci della stessa specie e stesso peso sono stati rilevati 0.8 mg di mercurio nel Tirreno, 0.2 mg nel golfo del Leone e nell’Egeo e inferiore a 0.1 mg nel Canale di Sicilia. I dati del MEDPOL riferiscono che nell’ Adriatico i livelli di concentrazione di cadmio nei tessuti molli delle cozze, hanno subito un’impennata tra il 2000-2003 raggiungendo i 0.4 – 1.2 mg per chilo di peso, superando di 8 volte i livelli registrati negli ultimi 20 anni. Lo stesso vale per lo zinco, le cui concentrazioni nel Mediterraneo sono aumentate notevolmente negli ultimi 20 anni, fino a raggiungere i 210 mg/l nelle aree costiere maggiormente inquinate. Pur essendo meno tossico per l’uomo degli altri metalli pesanti, lo zinco può causare, però, danni al sistema riproduttivo di molte specie marine. Nell’uomo l’eccessiva esposizione allo zinco può avere effetti sulla circolazione, sull’apparato digerente, su reni, polmoni, pancreas e sistema riproduttivo. 16 Il piombo, invece, può ostacolare lo sviluppo del processo cognitivo e delle prestazioni intellettuali nei bambini, nonché aumentare la pressione sanguigna e le malattie cardiovascolari negli adulti. Inoltre il piombo viene classificato dalla IARC come " possibile cancerogeno " per polmoni, stomaco e cervello. I metalli pesanti scaricati in mare si accumulano nei tessuti dei pesci e costituiscono un grave pericolo anche per la salute di chi se ne ciba. Altro problema che in questi giorni si è verificato è il ritrovamento in Germania di una partita di insalata romana importata dall'Italia contaminata da veleno per topi. L'insalata fa parte di un gruppo di 110 cassette vendute nella regione di Reno-Meno: 105 sono state distrutte mentre delle cinque che mancano all'appello una sarebbe già stata venduta. Delle cinque cassette mancanti, una è stata venduta in un mercato della cittadina di Offenbach, mentre altre quattro sono già state smerciate ai consumatori da venditori ambulanti. Per ora non si hanno notizie di avvelenamenti. L'agenzia Dpa scrive che il commerciante tedesco all'ingrosso Oezdemir di Francoforte ha ritirato tutte le insalate del produttore "Ortofrutticola La Trasparenza". L'azienda produttrice della "insalata al topicida" è Campana. Queste sostanze anche se noi non ce ne rendiamo conto possono andare a intaccare il nostro patrimonio genetico e creare delle gravi malattie. A causa di queste frodi avvenute si è verificata una diminuzione del 30 per cento degli acquisti in Italia perché secondo una stima della Coldiretti sei italiani su dieci hanno paura a tavola. Sempre secondo la Coldiretti, dopo la 17 scoperta di un giro vorticoso di partite di carne che si spostano da un capo all’altro dell’Europa attraverso intermediazioni poco trasparenti che favoriscono il verificarsi di frodi ed inganni, a danno delle imprese e dei consumatori, la situazione non può essere affrontata semplicemente con un aumento momentaneo dei controlli, perché è ormai chiaro che si tratta di una truffa non occasionale ma sistematica che ha coinvolto piccole aziende ma anche i grandi marchi dell’agroalimentare mondiale, dalla Buitoni alla Star fino alla Findus. Per evitare il ripetersi in futuro di altre emergenze e di chiarire ogni dubbio sulle effettive caratteristiche del cibo che si porta a tavola occorrono interventi strutturali come l’obbligo di indicare la provenienza degli alimenti in etichetta per farla conoscere ai consumatori e scoraggiare il proliferare di passaggi che favoriscono le truffe. Ma per evitare danni economici e occupazionali, le piccole e le grandi aziende multinazionali soprattutto se titolari di marchi prestigiosi dovrebbero anche valutare concretamente l’opportunita’ di evitare forniture di prodotti di dubbia qualita’ e di origine incerta per acquistare invece al giusto prezzo prodotti locali e certificati che non devono percorrere lunghe distanze con mezzi inquinanti. Ma come ben sappiamo noi possediamo già un ampio sistema normativo ed organizzativo per la tutela della sicurezza degli alimenti finalizzato a prevenire e a ridurre al minimo i pericoli per la salute dei consumatori, sia in ambito europeo che nazionale, ma purtroppo anche con questo sistema a quanto pare ci sono ancora dei problemi. Questo sistema normativo nasce il 1° gennaio 2005, sistema introdotto dall’Unione Europea in tutti i Paesi membri, e quindi anche in Italia. Il sistema consiste nella "tracciabilità" degli alimenti "dal campo alla tavola" per garantire cibi sani e sicuri lungo tutta la filiera produttiva fino al consumatore. Questo sistema impone a tutti gli operatori del settore alimentare, dalla produzione agricola primaria fino alla distribuzione finale, di predisporre procedure che consentano di identificare ogni singola fase del processo produttivo in maniera tale da poter risalire alla causa di un eventuale rischio sanitario e, di conseguenza, disporre l’immediato ritiro dal mercato e dal consumo del cibo pericoloso, individuando anche eventuali responsabilità individuali. Fino al 2005 erano rintracciabili solo alcuni prodotti, quali carni, pesce e uova, quelli cioè più a rischio per la salute del consumatore. Dal 1° gennaio 2006, con l’entrata in vigore di una serie di nuovi Regolamenti europei in materia di sicurezza alimentare noti come "Pacchetto Igiene", l’obbligo della rintracciabilità è stato esteso a tutti i prodotti agroalimentari, il che consente di individuare qualsiasi prodotto in ognuna delle fasi del ciclo produttivo. Oltre alla tracciabilità è stato istituito, a livello europeo, anche il Sistema di Allerta Rapido per gli alimenti e i mangimi (RASFF), sotto forma di rete, a cui partecipano la Commissione Europea, l’EFSA (Autorità per la Sicurezza 18 Alimentare) e gli Stati membri dell’Unione, per la notifica in tempo reale dei rischi diretti o indiretti per la salute pubblica connessi al consumo di alimenti o mangimi. In caso di frode tossica o di prodotti nocivi o pericolosi per la salute pubblica il Sistema di Allerta Rapido prevede il ritiro dal mercato dei prodotti pericolosi da parte del produttore e degli altri operatori economici della catena alimentare (grossisti, trasformatori, negozianti, ristoratori ecc...); nel caso di "rischio grave ed immediato" (es. tossina botulinica), oltre a disporre immediatamente il sequestro dei prodotti tramite l’intervento del Comando Carabinieri della Sanità e degli Assessorati Regionali, la procedura di emergenza può essere integrata con comunicati stampa con informazioni dirette ai cittadini sul rischio legato al consumo di quel determinato prodotto e sulle modalità di riconsegna dell’alimento alla ASL territorialmente competente. Nella gestione del rischio alimentare, è di fondamentale importanza l’organizzazione dei controlli che coinvolge le aziende produttrici degli alimenti e, a cascata, le strutture pubbliche di controllo. Ma anche la responsabilizzazione delle industrie alimentari ha un ruolo fondamentale nel garantire la sicurezza dei prodotti e, per questo, è stato previsto un sistema di autocontrollo obbligatorio (HACCP e Manuali GHP) molto rigoroso per tutti gli operatori che, a qualunque livello, facciano parte della filiera alimentare nelle fasi della produzione, lavorazione, confezionamento, distribuzione, deposito, vendita e somministrazione, in modo da garantire il rispetto dei requisiti igienico-sanitari degli alimenti previsti dalle normative vigenti. Naturalmente, questo sistema ufficiale destinato a garantire la sicurezza dei prodotti alimentari e la salute dei consumatori può operare concretamente solo in un contesto di normalità e legalità, mentre nel caso di alimenti contraffatti o "pirata" è facile supporre che le regole di produzione non vengano rispettate e, quindi, il rischio di consumare prodotti potenzialmente pericolosi per la salute sono consistenti. Questo rischio può avverarsi anche quando l’obiettivo truffaldino è soltanto merceologico. Così, ad esempio, se si intende mettere in vendita un formaggio o un salume "copia" di un prodotto tipico, non si fa molta attenzione alle caratteristiche qualitative delle materie prime impiegate e nella filiera produttiva potrebbero essere impiegati additivi alimentari o altre sostanze utili per perseguire questo obiettivo truffaldino. Si tratta di operazioni che non sempre sono facilmente rintracciabili nel prodotto finito. Infatti, se ad esempio una materia prima impiegata contiene contaminanti chimici e/o microbiologici, durante i processi di lavorazione questi contaminanti vengono "diluiti" per cui una loro identificazione nel prodotto finito diventa molto difficile. Gli additivi alimentari che possono essere impiegati nella lavorazione o trasformazione sono dell’ordine delle centinaia e le norme vigenti indicano con precisione le quantità che possono essere aggiunte. Se però non esiste una chiara e veritiera indicazione nelle etichette, 19 gli organi di controllo per risalire alla presenza di una sostanza presente a concentrazione di qualche mg per chilo di prodotto dovrebbero lavorare per dei giorni prima di arrivare ad un risultato concreto. Di questa difficoltà dei controlli ne è perfettamente consapevole chi produce illegalmente ed approfitta della situazione per agire spesso indisturbato. Un esempio per tutti è l’olio extravergine di oliva che si trova in commercio in bottiglie ad un prezzo estremamente basso. In mancanza di un’etichetta chiara, è molto probabile che queste bottiglie siano state riempite con olio di oliva di importazione da altri Paesi, il consumatore non può conoscere l’origine dell’olio e ovviamente non sa in quale modo sono state coltivate le olive e se sono stati utilizzati dei fitofarmaci per combattere le malattie delle piante. L’unico fatto certo è che la produzione, la trasformazione e la distribuzione degli alimenti garantisce ai consumatori un ottimo livello di sicurezza solo se sono effettuate nel rispetto delle norme di legge. Le frodi alimentari non costituiscono solo un pericolo per la sicurezza e la salute dei consumatori, ma rappresentano anche un grave problema economico per le imprese e per il settore agroalimentare italiano particolarmente ricco di prodotti di eccellenza, con elevati standard produttivi e certificazioni di qualità. Il fenomeno dell’agropirateria e soprattutto l’Italian sounding, secondo le stime più recenti delle principali organizzazioni di categoria dei produttori agricoli, colpisce fortemente l’Italia, la quale detiene oltre il 22% dei prodotti certificati registrati complessivamente a livello europeo. A questi vanno aggiunti gli oltre 400 vini DOC, DOCG e IGT e gli oltre 4.000 prodotti tradizionali censiti dalle Regioni e inseriti nell’Albo nazionale. Una lunghissima lista di prodotti che ogni giorno, però, rischia il "taroccamento" con un enorme volume d’affari illegale che provoca danni altrettanto ingenti all’agricoltura, andando a colpire l’intera filiera italiana impegnata in produzioni di qualità. Si tratta, infatti, di un settore, quello dell’agricoltura, che rappresenta il 15% del PIL e il 10% dell’occupazione nazionale e che subisce senza tregua un vero e proprio assalto: solo il business dell’agropirateria nei confronti del Made in Italy viene stimato in 7 milioni di euro l’ora e in 60 miliardi di euro l’anno. Il fenomeno riguarda tutte le denominazioni d’origine, con alcuni prodotti più colpiti rispetto ad altri, che poi sono quelli che costituiscono l’80% del fatturato DOP e IGP: parmigiano reggiano, grana padano, asiago, pecorino, fontina, prosciutti e poi vini, oli, conserve di pomodoro, pasta, aceti. 20 Dal punto di vista delle imprese, la contraffazione svilisce anche la funzione tipica del marchio che è quella della riconoscibilità di un prodotto da parte del consumatore: attraverso di esso, infatti, il consumatore individua immediatamente le caratteristiche e la qualità di quel determinato prodotto, mentre il "tarocco", ovvero il falso prodotto, provoca sicuramente una perdita di fiducia a causa dell’incertezza dell’origine e della sicurezza delle materie prime utilizzate. E così, da una parte i consumatori sono truffati e dall’altra i produttori derubati: sono circa 50.000, infatti, le aziende agricole italiane che hanno chiuso nel 2011 a causa dei danni provocati dall’agropirateria. Le aziende oneste, di fronte a questa situazione non possono sostenere una concorrenza sleale messa in atto, con minori costi di produzione e di manodopera, da chi commercializza prodotti contraffatti, in quanto la produzione di qualità richiede innovazione, investimenti, dispendio di risorse umane ed economiche laddove, dietro le truffe alimentari si tende invece, aggirando le regole, all’abbattimento dei costi immettendo sul mercato prodotti di scarsa qualità e a prezzi assai inferiori. L’impresa che agisce nella legalità subisce danni enormi in termini di mancate vendite, perdita di immagine e di credibilità del marchio, spese per la tutela legale, con forti ripercussioni anche sull’occupazione non solo in termini di perdita di posti di lavoro, ma anche di sfruttamento e minore sicurezza delle stesse condizioni dei lavoratori, quasi sempre extracomunitari, che vengono impiegati nelle produzioni alimentari "pirata". Ogni anno, il bilancio dei danni provocati dall’agropirateria alle imprese, ai consumatori ed anche all’erario attraverso l’evasione fiscale, diventa sempre più grave: nel 2011, la lotta alla contraffazione dell’agroalimentare Made in Italy ha fatto registrare circa 37 milioni di euro di prodotti sequestrati, con un totale di 8.700 sanzioni amministrative e 1.300 persone segnalate all’Autorità giudiziaria, frutto di oltre 79.000 controlli. Oggi, i controlli contro l’agropirateria sono effettuati dagli organi ufficiali ai quali si affiancano quelli dei Consorzi di tutela dei prodotti di qualità certificati, ma la loro azione non è sufficiente di fronte ad un fenomeno dalle enormi proporzioni, che non dà tregua e che, per questo, richiederebbe una tutela dei prodotti anche al di fuori del territorio dell’Unione europea, cosa che ridurrebbe sicuramente il fenomeno, rappresenterebbe una maggiore sicurezza per tutti i consumatori ed un considerevole aumento della ricchezza nazionale, anche attraverso nuova occupazione. Con la globalizzazione dei mercati agroalimentari, i rischi per i consumatori di imbattersi in prodotti contraffatti, adulterati, sofisticati, a volte addirittura nocivi per la salute, sono elevati e all’ordine del giorno. Il settore alimentare è sicuramente quello nel quale l’esigenza di tutela dei consumatori è più forte, innanzitutto per la stretta connessione tra corretta nutrizione e 21 salute, ma anche perché la spesa alimentare incide sempre più fortemente sul bilancio domestico. Di fronte alle frodi alimentari è allora indispensabile per i consumatori conoscere quali strumenti di tutela hanno a disposizione in modo da esser certi di non essere ingannati nelle proprie scelte e danneggiati sotto il profilo economico. Lo strumento di tutela più importante è rappresentato sicuramente dall’Etichettatura. Nell’etichetta e sulla confezione sono racchiuse, infatti, tutte le indicazioni di legge che rappresentano e descrivono un prodotto alimentare. L’etichetta rappresenta, infatti, una sorta di carta d’identità del prodotto, il principale collegamento tra produttore e consumatore e per questa sua funzione deve essere obbligatoriamente redatta in modo chiaro ed esaustivo, oltre che veritiero. Il 22 novembre 2011 è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea il Regolamento (UE) N. 1169/2011 che ridefinisce la normativa sull’etichettatura alimentare introducendo rilevanti novità sia per la sicurezza dei milioni di consumatori europei, che potranno compiere scelte più salutari e mirate nell’acquisto di cibi, sia per la piena trasparenza della filiera e una maggiore tutela della qualità dei prodotti anche contro l’agropirateria e l’Italian sounding. Il Regolamento prevede, infatti, l’obbligo di fornire precise informazioni nutrizionali sui prodotti alimentari, di inserire avvertenze sulla presenza negli alimenti di eventuali sostanze potenzialmente pericolose per la salute nonché di evidenziare la presenza di allergeni. Viene introdotto, inoltre, il divieto di indicazioni fuorvianti per il consumatore ed una migliore leggibilità dei testi, essendo stata definita la dimensione minima dei caratteri. Per quanto riguarda, invece, l’indicazione dell’origine degli alimenti, la sua obbligatorietà viene estesa ad alcune categorie di prodotti, mentre per altre, purtroppo, il Regolamento prevede tempi più lunghi. In ogni caso, il nuovo Regolamento non è entrato subito in vigore poiché i singoli Stati, compresa l’Italia, devono recepire le nuove misure entro tre anni e cinque anni per le informazioni nutrizionali. L’uomo ha il diritto al cibo è anche diritto a saper cosa mangia ed in tal senso il regolamento 1169 dell’Unione Europea inizia evidenziando che: "La legislazione alimentare si prefigge di consentire ai consumatori di compiere scelte consapevoli in relazione agli alimenti che consumano e di prevenire qualunque pratica in grado di indurre in errore il consumatore". In tutte le forme di comunicazione pubblicitaria dovrà essere rispettata la garanzia di trasparenza e la lealtà dell’informazione e le etichette dovranno riportare gli allergeni presenti, i valori nutrizionali, indicazione del paese di origine, scadenza e in più è richiesta per gli alimenti che le etichette siano leggibili e con il divieto da parte delle industrie di indicazioni fuorvianti per i consumatori. 22 Gli allergeni sono dei composti molto importanti da essere riportate sulle etichette poiché le allergie a determinati composti o alimenti stanno aumentando in modo vertiginoso. Gli allergeni sono delle sostanze solitamente innocue per la maggior parte delle persone, ma che in taluni individui (i soggetti allergici) sono in grado di produrre manifestazioni allergiche di varia natura (asma, orticaria, etc.). Una persona allergica può entrare in contatto con gli allergeni in molti modi, uno tra questi è anche il cibo. Categoria Coloranti Classificazione: E da E 100 a E 199 Allergeni chimici Giallo crinolina, giallo-arancio S, azorubina, amaranto, eritrosina, Ponceau 4R, blue patent, indigo carminio, nero brillante, ossido di ferro rosso, cocciniglia, tartrazina Preservanti da E 200 a E 299 Acido sorbico, Benzoato di sodio, Metabisolfito di sodio, Nitrato di sodio Antiossidanti da E 300 a Butilidrossianisolo (BHA), propil-gallate, E 321 butilidrossitoluolo (BHT), tocoferolo Esaltatori di E621 Glutammato monosodico sapore Sostanze Vari Acido salicilico, ammine biogene, acido p-idrossinaturali benzoico, esteri acidi, fragranze La maggioranza degli allergeni alimentari finora studiata mostra caratteristiche comuni: si tratta di glicoproteine solubili in acqua, di basso peso molecolare (10-70 kd) e stabili all’azione del calore, delle proteasi e in ambienti acidi. Le reazioni allergiche sono dose-indipendenti e sono quindi sufficienti piccole quantità dell’alimento contenente l’allergene per determinare la risposta del sistema immunitario e provocare i relativi sintomi. 23 La Commissione per il Codex Alimentarius, la Commissione Europea e altre organizzazioni internazionali hanno definito i criteri scientifici per la selezione degli alimenti allergizzanti da indicare nelle etichette alimentari. Le etichette di tutti gli alimenti sono regolate, infatti, dalla Direttiva 2003/89/CE e successive modifiche. L’individuo allergico ha, grazie a questa normativa, la possibilità, leggendo attentamente le etichette, di essere informato e prevenire le eventuali allergie alimentari da alimenti a lui proibiti. L'allergia alimentare è una rapida ed esagerata reazione patologica del sistema immunitario nei confronti di un alimento ingerito. Spesso è scambiata erroneamente con l'intolleranza alimentare. L’allergia alimentare è una reazione immunoimmediata alle proteine degli alimenti mentre l’intolleranza è la capacità dell’organismo di essere intollerante ad un determinato alimento come per esempio il lattosio, ovvero l’organismo non riesce a digerirlo quindi la reazione non è immunologica come accade per le allergie. Questa patologia, se pur raramente, può manifestarsi con quadri clinici pericolosi per la vita come lo shock anafilattico. Le allergie alimentari causa di anafilassi potenzialmente fatale, sono dovute per l'80% dei casi ad arachidi e nocciole. La reazione allergica determinata dagli alimenti è causa di una variegata sintomatologia che può manifestarsi su vari organi ed apparati come la pelle, l'apparato gastrointestinale, l'apparato respiratorio. Le reazioni allergiche comportano un coinvolgimento di meccanismi immunitari, IgE mediati e cellulo-mediati, che in termini fisiopatologici fanno parte delle ipersensibilità immediata di tipo I. Quando si manifesta una reazione allergica l’organismo agisce mediante allergia per scacciare in questo caso la proteina ingerita che risulta all’organismo come antigene. Tra gli alimenti maggiormente coinvolti nelle allergie alimentari vi sono il latte, le uova, la soia, le arachidi, le nocciole, il pesce, i crostacei e molti altri alimenti capaci di far degranulare i mastociti liberando l'istamina in essi contenuta. Oltre agli allergeni alimentari abbiamo anche allergie da alimenti che derivano dai componenti ultimi degli alimenti ossia i così detti allergeni chimici. Altra cosa importante è il valore energetico (Kcal) e la quantità di grassi saturi, carboidrati, zuccheri, proteine e sale devono essere indicati in una tabella comprensibile al consumatore, riportata sull’imballaggio, insieme e nel medesimo campo visivo. Tutte le informazioni devono essere espresse per 100 g o per 100 ml e possono, inoltre, essere espresse anche in porzioni. 24 Poi abbiamo come altro componente di etichetta la provenienza cioè il Paese dove il prodotto è stato fabbricato, è una nota importante non solo per i prodotti confezionati ma anche per le carni fresche bovine, suine, ovine, caprine e avicole. Questa nota non è ancora prevista, invece, come obbligatoria su altre categorie di cibo, come latte e carne impiegati come ingredienti, alimenti non trasformati, alimenti mono-ingrediente e ingredienti che rappresentano più del 50% dell’alimento. Esempio di etichetta alimentare Altre due cosa che ci possono sembrare futile ma che hanno una grossa importanza sono la leggibilità e il divieto di indicazioni fuorviante per i consumatori. Tutte le informazioni del prodotto devono essere riportate sulle etichette in modo chiaro, trasparente, facilmente identificabile e comprensibile dal consumatore. In base alle nuove regole sulla dimensione minima dei caratteri, per le diciture obbligatorie, le etichette dovranno avere caratteri tipografici minimi non inferiori a 1,2 mm (prendendo come riferimento la "x" minuscola), oppure 0,9 mm se le confezioni presentano una superficie inferiore a 80 cm². Per la superficie inferiore a 10 cm², l’etichetta potrà riportare solo le informazioni principali (denominazione di vendita, allergeni, peso netto, termine minimo di conservazione, ecc.) disponendole nella posizione più favorevole. Se avviene all’interno dell’alimento da parte della fabbrica la sostituzione di un ingrediente con un altro deve essere indicata a caratteri ben visibili sulla parte frontale dell’imballaggio accanto alla marca l’avvenuta sostituzione. Inoltre, gli alimenti che imitano altri prodotti, ma che hanno ingredienti diversi, dovranno essere immediatamente identificati, come nel caso dei similformaggi. Altra cosa riguarda la carne e il pesce ottenuti da combinazioni di più parti che devono essere indicati come "carne ricomposta" e "pesce ricomposto". E infine vi è la data di scadenza che deve essere presente sempre anche sui prodotti confezionati singolarmente. 25 A governare questi scambi economici e contraffazioni c’è la criminalità organizzata, dalle quali ricava ingenti quantità di denaro. Secondo un rapporto sulla sicurezza alimentare pubblicato recentemente, le autorità italiane hanno effettuato oltre un milione di controlli in tutta la filiera alimentare. Sono stati confiscati così 24 milioni di chilogrammi di merci per un valore di circa 850 milioni di Euro. Sono stati sequestrati soprattutto quei prodotti commercializzati con successo anche all’estero con l’etichetta “Made in Italy”, come mostra l’ultimo studio dell’associazione italiana “Legambiente” e dell’associazione di consumatori “Movimento per il Cittadino”. Tra le specialità enogastronomiche maggiormente contraffatte figurano, insieme alla mozzarella e all’olio d’oliva, anche i pomodori San Marzano provenienti da Paesi esotici, vino annacquato e cozze coltivate in acque inquinate. La criminalità organizzata si nasconde dietro il fiorente commercio illegale. La cosiddetta Agromafia costituisce solo una minima parte dei guadagni miliardari registrati ogni anno dalle organizzazioni criminali italiane. Cosa Nostra in Sicilia, la ‘Ndrangheta calabrese e la Camorra dalla Campania sono infiltrate in quasi ogni settore economico. Esponenti mafiosi e intermediari provenienti dall’industria e dalla politica tutelano anche in questi ambiti gli interessi commerciali delle organizzazioni criminali. Nel settore alimentare sono coinvolti quasi 50 diversi clan mafiosi. La Coldiretti stima in almeno 12,5 miliardi di Euro il giro d’affari annuo per le agromafie. Le organizzazioni criminali operano in tutta la filiera alimentare, dalla raccolta alla produzione sino all’imballaggio e alla commercializzazione. Anche ai varchi di frontiera e nei porti italiani, come confermano anche la Polizia di Frontiera e la Guardia Costiera, queste organizzazioni sono molto attive nell’Import-Export. Nell’ultimo anno le autorità hanno confiscato un gran numero di prodotti di provenienza cinese. Sono state sequestrate anche merci contraffatte o contaminate che da India, Turchia e Germania giungevano in Italia. Secondo Legambiente il commercio di alimenti contraffatti è diventato negli ultimi anni particolarmente redditizio poiché la crisi economica internazionale ha portato ad una crescente domanda di specialità "Made in Italy" a basso prezzo sia in Italia che all’estero. Prodotti molto amati come il Parmigiano o il prosciutto di Parma, un tempo tra gli alimenti più cari, sono disponibili anche a prezzi stracciati. A tal proposito diverse associazioni di consumatori hanno lanciato l’allarme. Con prodotti low cost il rischio che siano contraffatti o adulterati è davvero alto. I consumatori dovrebbero fare sempre più attenzione al rapporto qualità/prezzo e leggere attentamente le etichette sulle confezioni. Il Presidente di Legambiente Vittorio Cogliatti Dezza si è detto favorevole a 26 pene più severe per reati legati alla contraffazione alimentare, poiché alimenti contraffatti o contaminati metterebbero in serio pericolo la salute dei consumatori. Eppure nel grande business alimentare non si nascondono solo rischi per la salute. Il commercio illegale ha effetti negativi anche sull’economia italiana. Il danno economico che ne deriva ammonta nell’ultimo anno a più di 113 milioni di Euro. Le conseguenze oltrepassano anche i confini nazionali. Per i prodotti Made in Italy, conosciuti e apprezzati in tutto il mondo, il danno di immagine in conseguenza dei vari scandali è notevole. Le violazioni dei diritti umani, insieme alla produzione alimentare, sono ulteriore motivo di preoccupazione. Nell’ultimo anno i media e le organizzazioni no-profit hanno riferito di migranti africani inseriti e sfruttati come braccianti agricoli nel Sud Italia dalla criminalità organizzata. Questo cibo contraffatto e anche quello che appare a noi buono ma in realtà magari contaminato nelle acque e nella terra da agenti chimici sempre in maggiori quantità nell’ambiente ci portano allo stato di malattie croniche come i tumori. In realtà le malattie che assalgono il nostro organismo derivano la maggior parte da ciò che assumiamo ogni giorno, un esempio semplice che mi viene da spiegare è quello di una qualsiasi macchina, nella quale, se viene introdotta materia prima di scarsa qualità o materia prima estranea a quel tipo di macchinario, la macchina va incontro a dei problemi e dopo qualche anno si rompe e deve essere rottamata. La stessa cosa accade per noi umani. Il nostro organismo è una macchina perfetta, una macchina che assumendo ogni giorno cibi che contengono al di là della nostra conoscenza sostanze nocive che ci creano quelle malattie molto temute che sono i tumori. Un numero crescente di studi sta dimostrando l'importanza di una sana alimentazione nella prevenzione del cancro. Non è facile fare calcoli precisi, ma l’American Institute for Cancer Research ha calcolato che le cattive abitudini alimentari sono responsabili di circa 3 tumori su 10. In alcuni casi ciò dipende dalla presenza in alcuni cibi di sostanze che favoriscono lo sviluppo della malattia: i nitriti e i nitrati utilizzati per la conservazione dei salumi, per esempio, facilitano la comparsa del tumore dello stomaco, tanto che in Italia questa malattia è più diffusa nelle regioni in cui il consumo di questi prodotti è maggiore. Più in generale gli studi epidemiologici hanno dimostrato che un'alimentazione ricca di grassi e proteine animali favorisce la comparsa della malattia, mentre la preferenza per gli alimenti ricchi di fibre, vitamine e oligoelementi, come cereali integrali, legumi e verdure, sembra avere un effetto protettivo. Ci sono ormai molte prove che una sana alimentazione vada adottata fin dalla più tenera età, ma non è mai troppo tardi per cambiare menu e, secondo alcune ricerche, anche le persone alle quali è stato già diagnosticato il cancro possono trarre vantaggio da una dieta più sana. 27 La conferma viene da alcuni grandi studi, principalmente l'European Prospective Investigation into Cancer and Nutrition (EPIC), che ha indagato sulle conseguenze per la salute delle abitudini alimentari degli europei; allo studio EPIC hanno contribuito diversi scienziati italiani, sostenuti da AIRC. Tra quelli che risentono di più della quantità e della qualità dei cibi ci sono ovviamente i tumori dell'apparato gastrointestinale, e in particolare quelli dell'esofago, dello stomaco e del colon-retto: si calcola che fino a tre quarti di questi tumori si potrebbero prevenire mangiando meglio a tavola. Importante è la scelta dei cibi anche per il tumore del fegato, organo attraverso cui passano tutte le sostanze assorbite dall'intestino, e quindi particolarmente esposto ai danni provocati da eventuali elementi cancerogeni. L'azione locale di alcune sostanze (come ad esempio l'etanolo contenuto nelle bevande alcoliche) può favorire lo sviluppo di tumori della bocca o della gola. Gli studi più recenti hanno però messo in evidenza che l'azione del cibo sul rischio di cancro è molto più estesa: il tipo di alimentazione influisce infatti sullo stato di infiammazione che può predisporre a ogni forma di cancro e sull'equilibrio ormonale che può favorire od ostacolare lo sviluppo dei tumori della prostata nell'uomo e del seno, dell'ovaio e della superficie interna dell'utero, l'endometrio, nella donna. Purtroppo nei cibi che mangiamo ormai ci sono sostanze chimiche, niente più è naturale come lo era molto tempo fa, quando si mangiavano non come adesso molte cose genuine e che non facevano male. Ѐ importante allontanare dalla propria dieta molti cibi spazzatura come hamburger, hot dog, patatine fritte, soft drink come coca-cola e aranciata o biscotti e tanti stuzzichini che pensiamo facciano bene al nostro metabolismo. Le aranciate, le coca-cola, le gassose e tanti altri simili, apportano tante calorie sotto forma di zucchero tanto che ci sono persone obese solo perché che ne bevono grandi quantità. Sono inoltre gasate più o meno fortemente, 28 favorendo l’insorgenza di una malattia seria come la gastrite. Praticamente sempre contengono conservanti che vanno ad intaccare la nostra flora batterica intestinale (fanno il contrario dello yogurt). Fino a pochi anni fa contenevano coloranti cancerogeni, mentre adesso la cosa è migliorata, anche se alcuni tipi sono considerati sospetti da molti scienziati. Poi abbiamo le merendine, i biscotti, i grissini, i salatini e simili che sono tutti alimenti prodotti dalla moderna industria alimentare. Sono quasi sempre alimenti pessimi. Tanto per incominciare possiamo dire che il termine merendina ci porta alla mente qualcosa di dolce, che associamo allo zucchero. Nelle merendine e simili, però, non è lo zucchero il male peggiore, ma i pessimi grassi che vi sono presenti, non solo saturi, ma spesso anche idrogenati, che alcuni dei maggiori esperti internazionali reputano farmaci di membrana. Abbiamo quasi paura a mangiare i grassi del pesce, della frutta secca e dell’olio extravergine d’oliva che sono grassi miracolosi, della salute, che ci fanno vivere meglio e più a lungo, mentre mangiano spesso senza neanche saperlo, grandi quantità di margarine nascoste nelle merendine. Quando si guardano le etichette, i prodotti con la scritta grassi idrogenati vanno lasciati sugli scaffali e magari i dolci se vengono fatti in casa è meglio perché è meglio non mangiare nulla di quello che è dolce o salato preconfezionato. E infine abbiamo hamburger, hot dog, le patatine fritte e i kebab che, anche se fatti in casa non sono un cibo sano ma se mangiati nei fast-food fanno ancor più male. Sono soprattutto ai ragazzi che spesso si trovano a scegliere tra mangiare un Kebab o un panino al Mc Donald’s. Tra i due, forse il male peggiore è sicuramente il panino di un qualsiasi fast food. Il kebab è un misto di carne impilate su un pilastro di ferro. Le carni utilizzate spaziano dal manzo, agnello montone. In Italia, paese non mussulmano, spesso mettono anche il maiale. La carne radunata e compressa 29 contro il pilastro viene immersa nel grasso. Durante la cottura il grasso viene messo sulla cima, questo per non far bruciare il già instabile prodotto, venendo poi letteralmente raschiato via dalla pila e riutilizzato. Degli ingredienti non si sa mai nulla; la cosa sconvolgente è che quella carne può essere vecchia e di pessima qualità; a nascondere il cattivo gusto ci sono le tante spezie ed il grasso che vanno a coprire i sapori ed ad ingannare il palato. Purtroppo i metodi di produzione del Kebab non rispettano le Norme Igieniche. Il kebab non è a norma igienica. Molti utilizzano prodotti surgelati importati dalla Germania, con carne proveniente da paesi esteri extra UE. In Europa le regole per maneggiare la carne sono rigide per garantirne la qualità e la sicurezza .Il pollame, il manzo, il maiale devono essere divisi in modo appropriato o almeno segnalati, non ci si può limitare a gettare tutto insieme e farlo cuocere. Il kebab, se presenta carne non cotta bene può causare avvelenamento o di ammalarsi di salmonellosi se la carne non è igienicamente controllata ed è contaminata da Salmonella. Senza contare che la cottura eccessiva e prolungata aumenta la produzione di sostanze cancerogene all’ interno della carne stessa. Su questi panini sono stati fatti degli studi da dei nutrizionisti inglesi di LACORS (Local Authority Coordinators of Regulatory Services). Lo studio LACORS è stato condotto su 494 panini acquistati in 76 aree della Gran Bretagna e del nord dell’Irlanda. Di ogni panino sono stati catalogati composizione della carne attraverso il DNA e valori nutrizionali. Il 35 per cento dei panini conteneva carni diverse da quelle dichiarate, la composizione del kebab variava da esercente ad esercente. Nella maggior parte dei casi si trattava di carne di pecora o di un miscuglio di manzo e pecora. Ma spesso si è scoperto che vengono aggiunti tacchino o pollo in composizioni varie. Raramente ci si può imbattere in kebab di solo pollo (5,1% dei casi) o in kebab composto in parte da carne di maiale (1,2% dei casi). Questa, seppure un’eventualità rara, è una truffa ai danni degli ignari consumatori musulmani per i quali la carne di maiale è tabù e per chi compra 30 questi prodotti con la consapevolezza che siano composti dagli alimenti che dicono. In conclusione, per gli oltre 300 campioni valutati, nell’ 8,7% non è stato possibile valutare il tipo di carne contenuta e la composizione è risultata a rischio per la salute per contenuto di grassi, contenuto di grassi saturi e contenuto di sale, in oltre il 90% degli oltre 300 campioni valutati (escluse le salse e i condimenti). E infine per concludere ci sono i Fast-food, anche se sarebbe più opportuno chiamarli "killer-food". Essi vendono panini spesso pieni di zucchero nell’impasto del pane per aumentare la sensazione di piacevolezza nei giovani, con carne rossa ricca di grassi e pure della peggiore qualità, con magari una foglia d’insalata verde giusto per acquietare la coscienza, patatine fritte e il tutto condito con salse di vario tipo e per concludere e saziare ancora di più, essi sono accompagnati anche a mezzo litro di una qualche bevanda gassata. Purtroppo questi panini hanno invaso anche l’Italia e quindi ora non sono solo gli americani a mangiare questa roba ma anche noi italiani. La cosa veramente grave è che questi fast-food truffano i consumatori senza che essi se ne rendano nemmeno conto, attraverso pubblicità che dichiarano anche il falso; quindi molte persone si fanno convincere dalle belle immagini ed ecco che escono con i propri figli a mangiare fuori in uno di questi fast-food. Uno tra i più famosi è ovviamente il Mc Donald’s, che fornisce cibi sulla cui sicurezza ci sarebbe da dubitare. Le malattie più comuni verso cui conduce l'uso dei cibi spazzatura sono l'obesità, il diabete, malattie cardiovascolari, alcuni tipi di cancro, depressione e tante altre ancora non diagnosticate. Il cibo spazzatura è un cibo considerato malsano a causa del suo bassissimo valore nutrizionale e la ricchezza di grassi o zuccheri. Un’azione legale contro i due colossi americani del fast-food, McDonald’s e Burger King, li porterà, probabilmente, ad essere obbligati ad apporre sui loro alimenti-spazzatura l’etichetta di avvertenza: può causare il cancro. 31 Gli alimenti prodotti da questi due grandi fast-food contengono l’acrilamide che è una sostanza chimica prodotta dai cibi ricchi di carboidrati, quali "french fries" o "potato chips", le famose "patatine fritte", le quali vengono scaldate a elevate temperature. La presenza di questa sostanza fu scoperta nel 2002 da alcuni ricercatori svedesi, la quale si presentava in alti dosaggi e secondo le loro ricerche anche causa di cancro e danneggiamenti agli organi riproduttivi. Quindi questa sostanza è vista da molti scienziati inglesi, svizzeri e giapponesi con particolare "preoccupazione". L’acrilamide è stata trovata in gran quantità sia nei punti vendita McDonalds che Burger King, tale sostanza chimica si sviluppa quando l’alimento si cucina su entrambi i lati a elevate temperature, naturalmente finché non raggiunga quel tanto desiderato "effetto croccante". Il problema è che più è alta la temperatura, più l’alimento diventa croccante e più acrilamide si sviluppa. Secondo un articolo pubblicato sul quotidiano inglese The Guardian, “gli americani oggigiorno mangiano in media più di 13 kg di fritto per anno e 35 microgrammi di acrilamide per giorno.” La percentuale risulta di molto superiore del livello che l’Organizzazione Mondiale della Sanità giudica sicura. Questi risultati, e l’azione legale in corso cerca di pubblicizzare al meglio queste scoperte tanto da preoccupare i giganti del fast-food tanto da far calare le vendite dei loro prodotti. Uno studio condotto da Paul Johnson e Paul Kenny dello Scripps Research Institute nel 2008 hanno ipotizzato che il consumo di cibo spazzatura possa alterare l'attività cerebrale in modo simile a quello provocato dalle sostanze stupefacenti quali la cocaina o l'eroina. Dopo molte settimane di uso abbondante di cibo spazzatura si è notato che la parte del cervello di ratto destinata alle stimolazioni del piacere è diventato insensibile richiedendo quantità sempre maggiori di cibo per ritornare sensibile. Nel 2007 il British Journal of Nutrition ha pubblicato uno studio secondo il quale le madri che mangiano cibo spazzatura durante la gravidanza aumentano la probabilità di malattie nei figli. Un articolo simile del 2008 suggerisce che le madri che mangiano cibo spazzatura durante la gravidanza o in allattamento hanno figli che sono più inclini all'obesità. I bambini sono anche più inclini a diabete, a colesterolemia e problematiche riguardanti la circolazione. Quindi è bene stare lontani da questi tipi di cibi perché anche se nel momento in cui li mangiamo ci danno quel senso del piacere sono un tipo di frode nascosta, che solo dopo varie esposizioni e dopo anni mostra i suoi veri effetti quando ormai i danni all’organismo si saranno ormai stati manifestati, spesso anche in modo grave: ricordiamo che questi cibi possono anche essere causa di tumori. 32 Purtroppo più andiamo avanti e più c’è la possibilità di ammalarci per il cibo che introduciamo nel nostro organismo. Una causa di tutto ciò è l’uomo affamato di denaro e quindi è lo stesso uomo che porta all’autodistruzione di sé stesso. Troppe sostanze nocive circondano uomini e animali e, a causa della produzione di cibi a livello industriale e a spesso poco controllata dal punto di vista della sicurezza, molte di queste sostanze vengono assunte con gli alimenti e i risultati cominciano già ad essere sotto gli occhi di tutti. Bibliografia 1) Wikipedia, l’enciclopedia libera 2) Il fatto alimentare Art. pubbl. il 3 maggio 2011 Dario Dongo Art. pubbl. il 9 gennaio 2012 Roberto la Pira 3) La Repubblica Art. pubbl. il 10 maggio 2012 Tiziana de Giorgio 4) Altro consumo-news 10 maggio 2012 5) BBC-news 11 febbraio 2013-03-22 6) Proconsumo 25 febbraio 2013-03-22 7) MTV news 25 febbraio 2013-03-22 8) Virgilio Expo 6 marzo 2013 "Qualità alimentare" 9) Corriere della sera Nutrizione Art. pubbl. 6 marzo 2013 Art. pubbl. 8 febbraio 2013 Art. pubbl. 18 febbraio 2013 Art. pubbl.25 febbraio 2013 10) Quotidiano net 7 marzo 2013 Fonte Agi Ultime notizie flash 8 marzo 2013 Assunta de Rosa Italia dall’estero pubbl. in Svizzera 25 novembre 2012 Romina Spina Satya Benessere natura 27 ottobre 2008 Satya Di Coste Guida alla pirateria Unione Nazionale Consumatori 33