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LE FRODI ALIMENTARI

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LE FRODI ALIMENTARI
LE FRODI ALIMENTARI "
A cura di Melania SABIA
A.A. 2012-2013
Gli alimenti sono un bene insostituibile e muovono interessi molto
importanti, tali da indurre alcuni produttori e/o rivenditori a trarre profitti
illeciti tramite azioni, comunemente conosciute come "frodi", che hanno
come obiettivo principale quello di rendere "vendibili" prodotti con
caratteristiche merceologiche e/o sanitarie non idonee al consumo, ovvero di
"migliorare" la qualità degli alimenti con operazioni che traggono in inganno i
consumatori.
Gli alimenti sono sottoposti a controlli accurati per
verificare che siano idonei al consumo
La "frode alimentare", in altre parole, racchiude in sé diverse condotte
illegali finalizzate ad un guadagno illecito abbattendo i costi di produzione e
peggiorando la qualità del prodotto alimentare venduto, quasi sempre, senza
alcun riguardo per la salute del consumatore (Fig.1).
Tipi di frode
Le frodi alimentari possono essere di carattere commerciale e/o di
carattere sanitario. Le frodi commerciali producono danni economici in
quanto vengono venduti alimenti di valore commerciale inferiore a quello
reale mentre le frodi sanitarie possono avere conseguenze sulla salute in
quanto possono contenere prodotti di degradazione, sostanze chimiche
esogene o contaminanti microbici potenzialmente dannosi.
Tracciare un confine netto tra i due tipi di frodi, commerciali e sanitarie,
è assai difficile in quanto nella maggior parte dei casi i due fenomeni sono
coesistenti.
Le sofisticazioni
Nel settore alimentare, le frodi vengono distinte in varie categorie. Un
primo esempio di frode sono le sofisticazioni che consistono nel modificare
un alimento scadente per renderlo simile ad un prodotto di ottima qualità.
1
La sofisticazione
è
una
operazione
fraudolenta
che
consiste nell'aggiungere all'alimento sostanze estranee alla sua
composizione con lo
scopo di migliorarne
l'aspetto o di coprirne i
difetti. Per ottenere
questi
risultati
si
ricorre spesso all’agdi sostanze
Bistecca prima del tratta- Bistecca dopo il tratta- giunta
mento con monossido di mento con monossido di chimiche non consencarbonio
carbonio
tite che mascherano
colori, sapori degli alimenti o mascherano l’utilizzo di materie prime di
cattiva qualità o difetti dei procedimenti produttivi mediante l'impiego di
coloranti o conservanti non autorizzati. Un esempio è l’aggiunta di anidride
solforosa alla carne macinata per renderla di colore rosso.
Colore di carne macinata senza Carne macinata ammassata per preparazione ed
l’aggiunta di sostanze
eventuale aggiunta di sostanze chimiche che la
rendono di un colore più vivace.
Altro
esempio
è
l’aggiunta di coloranti alla
pasta per farla sembrare
all’uovo, o di perossido di
benzoile alla mozzarella
per renderla più bianca.
Le adulterazioni
Un altro tipo di frode comprende le adulterazioni, ovvero tutte quelle
operazioni che determinano modificazioni nelle composizioni analitiche del
prodotto alimentare, attuate mediante l'aggiunta o la sottrazione di alcuni
2
componenti, allo scopo di ottenere un maggior tornaconto economico, senza
che apparentemente il prodotto venga modificato in maniera apprezzabile.
Generalmente modificano la composizione originale di un alimento, con
la conseguente variazione del suo valore nutrizionale quanto le sue
caratteristiche igienico-sanitarie. Queste variazioni possono comportare un
grave pericolo per la salute umana.
Con l’affinamento delle conoscenze in materia di tecnologia alimentare,
è oggi possibile adulterare un alimento anche sottraendo dei nutrienti e
sostituendoli con altri di minore costo, come, ad esempio, produrre formaggi
utilizzando sottoprodotti utilizzando caseine o latte in polvere zootecnico;
sostituire l’alcol etilico nel vino con l’alcol metilico per aumentarne il grado
alcolico; aggiungere acqua al latte o al vino o aggiungere olio di semi all’olio
di oliva per venderlo sul mercato come olio di oliva puro al 100%.
La contraffazione
Altra frode frequente è la contraffazione in cui si verifica la totale
sostituzione di una sostanza alimentare con un'altra di minor pregio in modo
da indurre in inganno il compratore. È il caso dell'olio di semi spacciato per
olio di oliva, o quello della margarina che contiene idrocarburi di origine
minerale e viene spacciata per burro, acqua gassata o bibite analcoliche con
glicerina o con anidride solforosa.
3
È una frode che conferisce al prodotto in questione una denominazione
diversa da quella reale, e che può essere molto pericolosa quando, per
sostituire i prodotti originali o naturali, vengono utilizzate sostanze nocive
alla salute.
Le alterazioni.
Le alterazioni si
hanno
quando
la
composizione di una
sostanza alimentare si
modifica a causa di
fenomeni
degenerativi
spontanei, determinati da
errate
modalità
o
eccessivo prolungamento
dei tempi di conservazione. Questi prodotti
degenerati
vengono
spacciati come prodotti
regolari come accade ad
esempio nella modificazione della data di
scadenza posta sull’etichetta, oppure quando si
effettua il "bonificare" dei
prodotti ammuffiti o deteriorati e quindi metterli in vendita come freschi.
Le falsificazioni
Le falsificazioni invece sono delle frodi
in cui il prodotto viene addirittura sostituito
con un altro, come nel classico esempio della
margarina al posto del burro.
L’agro-pirateria
Infine, per concludere, vi è l’agro-pirateria che può essere considerata
un ulteriore tipo di contraffazione in quanto ad un alimento viene attribuita
illecitamente la denominazione di un altro prodotto alimentare noto per le sue
caratteristiche organolettiche e/o di sicurezza o di origine, pur essendo
diverso. "La frode consiste nell’impiegare nel ciclo produttivo una materia
prima di minore valore commerciale rispetto a quella dichiarata. "
L’Italia, grazie alla sua posizione geografica, al clima e alla maestria
individuale è riuscita ad ottenere, nel corso dei secoli, una straordinaria
4
quantità di alimenti ad elevato valore nutrizionale e con caratteristiche
organolettiche uniche ed irripetibili nel sapore, gusto e colore, derivanti
proprio dal territorio di produzione o lavorazione, tanto che molti di questi
prodotti hanno ottenuto dall’Unione europea la certificazione di qualità
attraverso il riconoscimento come DOP (Denominazione di Origine Protetta),
IGP (Indicazione Geografica Protetta) e STG (Specialità Tradizionale
Garantita).
Sono proprio questi prodotti, in quanto espressione di eccellenza
agroalimentare italiana, ad essere "piratati" sui mercati esteri, come Stati
Uniti, Australia, Nuova Zelanda e Cina.
L’agro-pirateria, in altre parole, consiste in una illegale falsificazione
delle indicazioni geografiche tutelate e delle denominazioni protette,
contraffazione che sfrutta qualità, apprezzamento e notorietà dei prodotti
alimentari italiani, traducendosi in un inganno per il consumatore e in un
danno economico per le aziende a causa della violazione del marchio e della
proprietà industriale.
A
C
B
Immagini
relative
a
Parmigiano Reggiano (A
e B)
Asiago (C)
e Grana Padano (D ed E
D
E
5
L’elenco potrebbe
continuare
ed
occupare pagine e
pagine considerato
che il fenomeno
della
contraffazione alimentare è
cresciuto
negli
ultimi anni del
90%.
L’agro-pirateria è un fenomeno
Questa immagine del Parmigiano Reggiano ci aiuta a che ha cause e
controllare la sua autenticità
implicazioni
di
diversa natura.
Una di queste cause è l’apprezzamento da parte dei consumatori di tutto
il mondo degli alimenti italiani. L’industria alimentare ha un export molto
importante, all’estero ci sono industrie che riescono a produrre alcuni alimenti
"copia" a tal punto che, in certi casi, non è facile riuscire a distinguere un
prodotto autenticamente italiano da quello straniero.
Ed anche i motivi di questa facilità di "copiare" e "imitare" i prodotti
originali sono molteplici. Uno tra i primi motivi sono le emigrazioni di molti
italiani all’estero i quali emigrando si sono portati dietro i "segreti" della
tradizione alimentare.
Altro motivo è la delocalizzazione delle produzioni di alcune aziende
alimentari italiane in altri Paesi, dove esiste un’ampia disponibilità di materia
prima ma, soprattutto, il costo della manodopera è significativamente più
basso. In questi casi la "pirateria" diviene molto facile perché si riescono a
produrre degli ottimi alimenti a prezzi estremamente competitivi.
Non sono rari i casi in cui questi prodotti vengono importati anche in
Italia con etichette più o meno equivoche. Il danno maggiore è però arrecato
alle esportazioni perché sui mercati internazionali i consumatori trovano dei
prodotti obiettivamente molto simili, con un buon livello di sicurezza anche se
i sapori sono diversi, ma con prezzi diversi a sfavore di quelli italiani che
rischiano di restare sugli scaffali.
Le reti commerciali della grande distribuzione diffuse in tutto il mondo,
infine, contribuiscono ad incrementare questo fenomeno in quanto non esitano
ad evidenziare la convenienza economica dei prodotti "pirata" che trovano
facile consenso soprattutto tra quei consumatori che dispongono di un budget
ridotto per la spesa alimentare.
Nel settore agro-alimentare, l’espressione "Italian sounding" si usa per
indicare quei prodotti alimentari che "suonano" di italiano nel senso che
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presentano un mix di nomi
italiani, loghi, immagini,
packaging e slogan riconducibili in modo evidente
all’Italia. In questo caso non si
tratta di alimenti contraffatti
come nell’agropirateria quanto
piuttosto di imitazioni, copie
low cost di prodotti che si sono impossessati del valore e della qualità dei
prodotti della filiera agroalimentare italiana.
Italian sounding è dunque sinonimo di prodotti che "richiamano"
falsamente l’italianità mediante l’uso di nomi e l’apposizione di etichette con
simboli dell’Italia come il Tricolore, il Colosseo o il Vesuvio, pur non avendo
affatto un’origine italiana.
La fantasia nel coniare o evocare l’italianità dei prodotti è alla base di
questo fenomeno che oltre ad ingannare milioni di
consumatori provoca danni economici al vero "made in
Italy" per miliardi di euro all’anno: e così il parmigiano
reggiano diventa Parmesao (brasiliano), Regianito
(argentino), Parmesan (statunitense), il prosciutto di
Parma diventa "Parma Ham" e "Daniele Prosciutto"
negli Stati Uniti, e poi la "Tinboonzola" dell’Australia,
la "Mortadela" del Brasile, la "Cambozola" in
Germania, Austria e Belgio, la "Robiola" del Canada.
Ma se, da un lato, il richiamo all’italianità è molto importante per
l’industria alimentare nazionale che così riesce ad esportare importanti
quantità di derrate in tutto il mondo, dall’altro lato però favorisce, su molti
mercati esteri, il fenomeno dell’Italian sounding da parte di abili produttori
che vendono per "italiani" prodotti che di italiano hanno poco o niente.
Così, non è difficile trovare nei supermercati di Tallin o di Copenaghen
confezioni di pasta che richiamano l’Italia, salvo poi leggere attentamente le
etichette e scoprire che si tratta di pasta prodotta nella Repubblica Ceca.
7
E’ evidente quindi che per il consumatore l’etichetta che richiama l’Italia
è un elemento importante, ma accessorio, in quanto il prodotto "copia" è
realmente molto simile a quello originale.
In pratica, molto spesso dietro un "sounding italian food product" c’è
una vera e propria ricerca scientifica che può consentire di ottenere degli
alimenti con ottime caratteristiche organolettiche e nutrizionali cui la
parvenza di italianità è soltanto un mezzo di espansione commerciale.
Non si può escludere, comunque, che in qualche caso questi prodotti
siano dello stesso livello di quelli originali. In questi casi, però, per
correttezza e trasparenza commerciale nei confronti dei consumatori, e del
mercato più in generale, i produttori stranieri, dopo un periodo di lancio di
"italianità", dovrebbero continuare la commercializzazione di questi prodotti
con il proprio marchio, evitando così ogni pericolo di confusione con il vero
made in Italy.
I prodotti Italian sounding, in fondo, sono il frutto dell’esperienza
maturata nei campi, nelle cucine e nelle botteghe artigianali di una volta dove,
senza saperlo, si svolgevano importanti ricerche scientifiche che hanno reso
possibile la produzione di tanti alimenti tipici presenti oggi sulle nostre
tavole. È però anche vero che ogni alimento tipico può essere migliorato e ne
possono essere creati dei nuovi. Da questo punto di vista, l’Italia ha forse
lasciato uno spazio incredibilmente ampio ai ricercatori di altri Paesi molto
meglio organizzati e capaci di introdurre alimenti innovativi di cui veniamo a
conoscenza attraverso la pubblicità e che ora, per molti aspetti, possono
rappresentare un problema per il settore agroalimentare nazionale e per la
stessa economia interna.
Le adulterazioni e le contraffazioni alimentari sono di diversi tipi e, tra
queste, alcune possono compromettere la sicurezza degli alimenti e, di
conseguenza, la salute dei consumatori.
Frodi alimentari: pericoli per la salute
In linea generale, i principali pericoli per la salute derivano dalla
contaminazione chimica e/o microbiologica degli alimenti come è avvenuto,
ad esempio, nel gravissimo caso del latte in polvere cinese contaminato con
melammina, che ha provocato la morte di alcuni neonati.
8
La melammina, o melamina è un composto eterociclico fortemente
azotato, importante come materia prima per la realizzazione di polimeri. La
molecola non viene considerata particolarmente tossica, ma in presenza
di acido cianurico, composto peraltro utilizzato per elevare legalmente il
tenore di azoto nei mangimi animali in molti paesi, forma un composto
pericoloso.
La melammina non è comunque innocua e viene indicata nelle schede
di rischio come pericolosa se ingerita, inalata o assorbita attraverso la pelle.
L'esposizione cronica alle polveri può provocare tumori e danni
riproduttivi.
Il composto, in virtù della presenza del gruppo NH2 nella molecola e del
suo elevato tenore d'azoto, può falsare alcuni metodi di determinazione
analitica della concentrazione di proteine negli alimenti, in quanto le proteine
sono anch'esse formate da polimeri aminoacidici, dotati del gruppo
funzionale.
Il composto come già detto di sopra eleva la quantità di azoto nei
mangimi animali. Alcuni Paesi soggetti a meno controlli, hanno fatto uso di
questa sostanza, negli allevamenti. A questo punto la contaminazione, oltre
che causare direttamente danni all'animale stesso, si può estendere a ogni
derivato della filiera di produzione: carni, latte, uova, e prodotti industriali da
essi derivati come proteine del latte, uova in polvere, mangimi di origine
animale, integratori alimentari, e tanti altri.
Questo caso di presenza di melammina si è avuto in molti paesi oltre alla
Cina. La prima volta nel 2005, in tutto il Nord America, con fatti di evidenza
veterinaria e morte di animali da compagnia, e in seguito, come ho già detto
nel 2008 in Cina, con sofisticazione di latte in polvere. Il fatto ha causato in
primo luogo danni a carico dei reni, migliaia di intossicazioni e persino la
morte di alcuni bambini.
La contaminazione per melammina in Italia, effettivamente accertata
dalle analisi chimiche (dati fino ad ottobre 2008), riguarda esclusivamente tre
casi rilevati a cura dei NAS: due confezioni di latte sequestrate in provincia di
9
Bari e una di yogurt in Campania, con concentrazioni dai 3 ai 22 mg/kg di
melammina (contro i 2,5 del limite legale), non letali ma comunque tossiche.
Fino ad ora, altri sequestri di diverse tonnellate di merce non hanno mai
dato esito a conferme analitiche di contaminazione. Sono state tuttavia
sequestrate, agli inizi di dicembre, due container al porto
di Ravenna contenenti proteine di riso provenienti dalla Cina e destinate ad
una società milanese, il cui contenuto, analizzato al laboratorio dell'Asl di
Ravenna, conteneva melammina.
Oltre al latte anche altri tipi di contaminazioni si sono evidenziate e
ancora purtroppo si evidenziano. Un esempio è quello delle "mozzarelle blu",
mozzarelle che, all’apertura della confezione, assumono una colorazione
bluastra a causa della presenza dello Pseudomonas fluorescens, un
microrganismo gram-negativo che in ambienti con carenza di ferro produce
un pigmento solubile fluorescente chiamato fluoresceina. Questo
microrganismo è capace di sottrarre il ferro complessato a proteine presenti
nell'organismo parassitato o sul substrato colturale e veicolarlo nella cellula
batterica.
Questo batterio è ritenuto privo di patogenicità per l’uomo, infettando
più che altro persone debilitate o immunodepresse. Pur non essendo patogeno
per l’uomo un alimento contenente Pseudomonas fluorescens è comunque un
alimento che non deve essere mangiato poiché la colorazione blu è,
comunque, un segno di un sistema di produzione che presenta delle anomalie
ed anche di una conservazione non del tutto adeguata.
Un episodio di mozzarella blu si è verificato in una scuola elementare
milanese che si forniva da Milano Ristorazione. L’azienda Milano
Ristorazione, di fronte a questo evento ritirò l’intero lotto di mozzarelle e il
campione colorato venne portato all’Istituto zooprofilattico per accertamenti.
Esso confermò la presenza di Pseudomonas fluorescens su uno dei sei
bocconcini di mozzarella portati ad analizzare.
Questo evento si verifica quando i latticini in questo caso le mozzarelle
vanno incontro ad alterazione di temperatura. Un periodo da considerare
pericoloso per questi eventi è l’estate. Questa stagione a causa delle alte
temperature favorisce la proliferazione di questi microrganismi.
La formazione di questo batterio e quindi il cambiamento di colorazione
del latticino in questione si forma più facilmente anche quando la mozzarella
viene aperta e consumata solo in parte. La rimanente quota lasciata in
frigorifero può colorarsi con più facilità. Un altro fattore da considerare è la
10
temperatura del frigorifero. Quando il termometro segna + 8°C il colore si
può formare dopo una settimana di conservazione, se invece il formaggio
rimane a temperatura ambiente +20°C il colore anomalo si forma dopo 48
ore.
Dal punto di vista legislativo non esistono norme che prevedano un
limite per la presenza di Pseudomonas negli alimenti. Per quanto riguarda la
fonte di contaminazione, si ipotizza che possa arrivare alla mozzarella nella
fase produttiva, tramite l’acqua con cui viene raffreddata la pasta filata, nel
contesto di impianti di lavorazione non puliti correttamente, così che si forma
un biofilm, cioè una pellicola di microrganismi, difficile da eliminare. Quindi,
più che per la pericolosità del microrganismo in sé, la presenza di
Pseudomonas è preoccupante perché denota una non corretta igiene degli
impianti e del processo di lavorazione, il che potrebbe aumentare il rischio di
altre contaminazioni, anche più rischiose.
Il problema della presenza di questo batterio, ad oggi, è stato riscontrato
non solo su mozzarelle ma anche su altre tipologie di formaggi che, in alcuni
casi, hanno presentato colorazioni anomale, comprendenti anche il rosso.
Questo tipo di episodio si evidenzia comunque molto facilmente ogni
qualvolta che l’alimento o non viene conservato bene o le strutture non sono
pulite in modo giusto. Infatti l’episodio di mozzarella blu oltre che a Milano,
si è verificato anche a Frosinone, in Piemonte, Valle D’Aosta, diciamo che si
evidenzia spesso e ha toccato quasi ogni regione italiana.
Purtroppo questi casi continueranno ad esserci soprattutto su prodotti
come i latticini che devono essere conservati in opportune temperature e che
sono alimenti molto delicati.
Bisogna non comprare prodotti che arrivano dall’estero perché vanno
incontro a troppi sbalzi di temperatura quindi è buona abitudine soprattutto
per chi è italiano comprare tutte marche che sappiamo provengono dall’ Italia
quindi quando andiamo al supermercato è buona abitudine leggere anche la
provenienza del prodotto.
Le frodi commerciali e sanitarie purtroppo continuano a verificarsi in
tutto il mondo anche se è strano accendere la televisione e ascoltare ancora
cose a dir poco sconvolgenti. Vi sono molti casi molto recenti, uno tra questi è
il caso del ritrovamento di carne di cavallo non dichiarata in molti alimenti
11
come tortellini, ragù pronto in barattolo, lasagne e tanti altri che di seguito
elencherò.
Uno tra i primi prodotti sequestrati sono state le lasagne Findus. Il
sequestro è avvenuto in Gran Bretagna. In Irlanda e Inghilterra il consumo di
carne equina è considerato un tabù. Purtroppo dalle analisi effettuate dalle
Autorità britanniche della sicurezza alimentare (Fsa) molte partite di lasagne
erano fatte di carne di cavallo invece che di manzo (all'insaputa dei
consumatori). Dalle analisi risulta che ben il 60% della carne contenuta nel
piatto surgelato era equina (in alcuni casi addirittura fino al 100%). Lo
scandalo ha colpito anche la Svezia, dove sono state ritirate ventimila
confezioni di lasagne surgelate.
La Findus Uk di fronte a tale situazione ha confermato con un
comunicato che le lasagne prodotte dall’industria francese Comigel
presentavano carne di cavallo, quindi la società di produzione ha subito detto
che i consumatori che avevano acquistato il prodotto andavano incontro a
risarcimento.
I controlli sono stati effettuati dopo che a metà gennaio le autorità
irlandesi avevano scoperto che hamburger venduti in catene della grande
distribuzione in Gran Bretagna e Irlanda, tra cui la Tesco, contenevano carne
di cavallo.
La Findus ha cominciato un ritiro delle sue lasagne. Anche i
supermercati Tesco e Aldi hanno ritirato una serie di piatti preparati dalla
Comigel. Il problema in Gran Bretagna al momento non è quindi di salute, ma
di tipo etico perché il cavallo è molto amato e rispettato.
Dopo le lasagne è toccato il sequestro di ravioli e tortellini della Nestlè
perché dalle analisi sono state rinvenute tracce di Dna di carne di cavallo pari
all'1%. Quindi dopo averlo fatto in Italia e Spagna, Nestlè ha deciso di ritirare
anche dagli scaffali di Francia e Portagallo i ravioli e tortellini di manzo
Buitoni, società che fa capo al colosso alimentare. In particolare i "Ravioli di
Brasato Buitoni" e "I Tortellini di Carne".
Poi c’è stato il sequestro delle polpettine di carne che venivano date nei
fast food ikea.
Questa scoperta è avvenuta nella Repubblica Ceca che ha allertato i
sistemi di controllo.
12
Dopo questa scoperta i Nas hanno sequestrato e sospeso la vendita di
questo composto in 13 paesi Europei compresa l’Italia e infine per concludere
dopo le lasagne Findus, i ravioli e i tortellini Buitoni e le polpette dell'Ikea, è
stato sequestrato anche il Ragù Star. Anche lì è stata trovata carne di cavallo
non dichiarata in etichetta.
Sono state sequestrate 300mila confezioni. L'azienda si forniva di carne
macinata congelata proveniente dalla Romania e acquistata in Francia.
Si tratta di quattro sughi in particolare: il Gran Ragù con verdure (lotto
LH 044 - scadenza 13.02.2016), il Ragù Bolognese (lotto LH 045 - scadenza
14.02.2016), il Gran Ragù Classico (lotto LH 035 - scadenza 04.02.2016) e il
Gran Ragù Classico (lotto LH 032 - scadenza 01.02.2016).
Tutti prodotti dalla Star Stabilimento Alimentare Spa di Agrate Brianza.
I carabinieri del Nas hanno sequestrato 300mila confezioni per violazione
dell'articolo 515 del c.p. (frode commerciale) e stanno procedendo agli
accertamenti sulla filiera. Nei Ragù sotto accusa sono state utilizzate partite di
carne macinata congelata proveniente dalla Romania e acquistate dal fornitore
francese Gel Alpes di Saint Maurice - Manosque, già posto sotto attenzione
da parte delle autorità transalpine.
Le analisi effettuate non hanno dato un esito per quanto riguarda la
salute dell’uomo.
Il problema non è la carne di cavallo ma il vero problema è che queste
carni non sono state dichiarate e quindi non essendo state dichiarate non sono
rintracciabili e quindi noi consumatori fino all’altro giorno che abbiamo
acquistato questi prodotti sapevamo cosa compravamo ma non cosa
mangiavamo.
Da tempo la carne di cavallo è una carne pregiata perché si distingue per
la sua magrezza e per una caratteristica sapidità dalle sfumature dolciastre. Ha
un ridotto contenuto lipidico e un elevato contenuto in ferro. Considerata un
alimento nobile, viene spesso consigliata agli sportivi, ai bambini in crescita,
13
in gravidanza e alle persone anemiche. In ogni 100 grammi di carne di cavallo
troviamo infatti 4 mg di ferro (più del doppio rispetto ai tagli bovini). Al
contrario di quello presente nei vegetali (primi tra tutti gli spinaci), il ferro
contenuto nella carne di cavallo risulta altamente biodisponibile e può essere
assorbito in proporzioni tre volte maggiori. Ha un colorito simile a quello
della carne bufalina ed è uniforme, privo di venature per la mancanza di
grasso adiposo. Il colesterolo è presente in proporzioni di circa 60 mg/100
grammi di carne - un quantitativo sicuramente non trascurabile ma
sovrapponibile a quello delle altre carni magre (bovino, maiale leggero e petto
di pollo).
A differenza delle altre, la carne di cavallo si distingue per un modesto
contenuto in glicogeno (0,5-1 grammi) che contribuisce a conferirle il tipico
sapore dolciastro.
Carne di:
Bovino adulto
(tagli p.)
Vitello
Maiale leggero
(lombo)
Maiale pesante
(lombo)
Coniglio (coscio)
Pollo (petto)
Cavallo
Acqua
Glucidi
Proteine
Grassi
Colesterolo
Ferro
Calorie
74,0
0
21,5
3,4
52-68
1,6
117
76,9
70,7
0
0
20,7
20,7
2,7
7,0
71
62
2,3
1,3
107
146
68,0
0
20,8
9,9
88
1,4
172
72,0
74,9
74,9
0
0
0,6
21
23,3
19,8
5,9
0,8
6,8 g
60
60
61
1,0
0,4
3,9
137
100
143
Il problema che si è verificato sul ritrovamento della carne di cavallo in
questi alimenti che ho descritto nelle righe precedenti sta nel fatto che come
detto in precedenza il composto non era etichettato cioè non è stato
menzionato negli ingredienti, quindi ovviamente non è carne rintracciabile
quindi non sappiamo da quale allevamento arriva e se questo allevamento o
animali utilizzati stavano in perfetta salute.
Purtroppo oltre alla carne di cavallo ci sono stati altri ritrovamenti che
riguardavano un topo morto all’interno di un
barattolo di fagiolini verdi, la presenza di cadmio
in una partita di cappesante e, infine, del veleno
per topi in una partita di insalata spedita dall’Italia
e destinata al mercato tedesco.
Il topo trovato morto è un episodio avvenuto
in Francia in un prodotto del supermercato
Carrefour, il gigante della distribuzione francese.
Il topo si trovava nei fagiolini Grand Jury,
prodotto premiato dal gruppo Carrefour, secondo
un'informazione de Le Parisien, confermata dall'azienda, che ha aperto
14
un'indagine e ritirato grandi quantità del prodotto. Dopo il topo ritrovato in
Francia, c’è stato il momento delle cappesante al cadmio. Le capesante in
questione presentavano tracce di cadmio, in percentuale piuttosto alta. Il
ritrovamento è avvenuto a Chioggia (Venezia). Questi molluschi sono stati
pescati in acque vietate, ma venduti come se provenienti da acque sane. Una
frode, questa, messa in atto da 10 pescherecci chioggiotti e scoperta quando i
prodotti erano già arrivati sulle tavole dei consumatori. Purtroppo la cosa in
questo caso riguarda oltre alle capesante anche ad altri molluschi. Il cadmio è
un metallo pesante altamente tossico, il quale si lega principalmente alla
metallotioneina, una proteina plasmatica contenenti diversi gruppi sulfidrilici;
la proteina contenente cadmio viene eliminata attraverso la filtrazione
glomerulare per poi essere riassorbita dalle cellule del tubulo prossimale,
nelle quali provoca tossicità. La larga quota riassorbita spiega perché nelle
fasi iniziali dell'esposizione il cadmio venga debolmente escreto con le urine.
Successive e durature esposizioni fanno sì che la tossicità sulle cellule
tubulari porti all'incapacità da parte del rene di riassorbire il cadmio escreto,
con cadmiuria rilevante. Per la tipica patogenesi, il bersaglio principale del
cadmio è il rene. La malattia derivante è una glomerulopatia e una tubulopatia
e conseguente proteinuria. Con il tempo si instaura anche aminoaciduria,
glicosuria, iperfosfaturia e calciuria. Quest'ultimo elemento è il principale
responsabile dei quadri di osteoporosi, osteomalacia e calcolosi delle vie
urinarie presenti nei soggetti cronicamente esposti al cadmio. Le polveri e i
fumi di cadmio sono inoltre chiamati in causa come induttori di enfisema
polmonare e carcinoma polmonare. Altri quadri caratteristici sono l'atrofia
delle mucose nasali e conseguente anosmia. Vi può inoltre essere anemia da
carenza di ferro per riduzione dell'assorbimento del ferro, epatopatia e
colorazione giallognola dello smalto dentale.
Questo composto è altamente presente nell’ambiente infatti circa 25.000
tonnellate di cadmio sono scaricate nell'ambiente. Circa la metà di questo
cadmio è scaricata nei fiumi attraverso l'erosione delle rocce e un po' di
cadmio è scaricato in aria attraverso incendi boschivi e vulcani. Il resto del
cadmio è liberato attraverso le attività umane. I canali di scarico di cadmio
dalle industrie finiscono principalmente sui terreni.
Le cause di questi flussi residui sono per esempio
la produzione di zinco, l'implicazione di minerali
di fosfato e bio- concimi industriali. I canali residui
di cadmio possono anche entrare nell'aria
attraverso la combustione (domestica) dei rifiuti e
la combustione dei combustibili fossili. Grazie ad
alcune leggi soltanto poco cadmio ora entra nell'acqua attraverso
l'eliminazione di acqua di scarico da case o industrie.
La scoperta di questa truffa da parte dei pescatori è avvenuta mediante
tracciati radar dei viaggi delle barche dei pescatori, che pescavano nelle acque
15
inquinate e vietate vicine al Delta del Po anziché nella zona di laguna di
competenza dell’Asl di San Donà di Piave.
I militari dell'Arma, scoprendo il raggiro dei molluschi pescati in acque
vietate, ma marchiati come se il prelievo fosse avvenuto in acque sane, hanno
potuto risalire alla frode da parte dei 10 pescherecci chioggiotti quando questa
era già avvenuta.
Queste sostanze chimiche che vengono scaricate in mare, sono molto
pericolose e purtroppo sono sostanze che si accumulano nei tessuti dei pesci e
costituiscono un grave pericolo per chi se ne ciba. Fra tutte le sostanze
chimiche che raggiungono il mare, oltre al cadmio, vi è anche lo zinco, il
piombo e il mercurio.
Si tratta di inquinanti molto resistenti alla degradazione che si
accumulano prevalentemente nei tessuti grassi degli animali marini e che
penetrano nella catena alimentare, con possibili conseguenze per la salute
umana. Il mercurio, ad esempio, è una sostanza estremamente tossica che, in
concentrazioni elevate, provoca danni al sistema nervoso. Il cadmio invece,
come già detto in precedenza, se accumulato nel corpo umano, può
comportare disfunzioni renali, decalcificazione dello scheletro e carenze
dell’apparato riproduttivo, senza escludere effetti cancerogeni. La IARC
(Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro), lo classifica come
Cancerogeno per l’uomo di PRIMO GRUPPO.
Uno studio del MEDPOL (Programma dell’ONU per controllare e
ridurre l’inquinamento nel Mediterraneo riporta concentrazioni di mercurio
nelle triglie (Mullus barbatus) fino a 1 mg per pesci di un 1 etto prelevati
sulle coste nordafricane (dati dal rapporto "Transboundary Diagnostic
Analysis ", 2005).
In pesci della stessa specie e stesso peso sono stati rilevati 0.8 mg di
mercurio nel Tirreno, 0.2 mg nel golfo del Leone e nell’Egeo e inferiore a 0.1
mg nel Canale di Sicilia. I dati del MEDPOL riferiscono che nell’ Adriatico i
livelli di concentrazione di cadmio nei tessuti molli delle cozze, hanno subito
un’impennata tra il 2000-2003 raggiungendo i 0.4 – 1.2 mg per chilo di peso,
superando di 8 volte i livelli registrati negli ultimi 20 anni. Lo stesso vale per
lo zinco, le cui concentrazioni nel Mediterraneo sono aumentate notevolmente
negli ultimi 20 anni, fino a raggiungere i 210 mg/l nelle aree costiere
maggiormente inquinate. Pur essendo meno tossico per l’uomo degli altri
metalli pesanti, lo zinco può causare, però, danni al sistema riproduttivo di
molte specie marine. Nell’uomo l’eccessiva esposizione allo zinco può avere
effetti sulla circolazione, sull’apparato digerente, su reni, polmoni, pancreas e
sistema riproduttivo.
16
Il piombo, invece, può ostacolare lo sviluppo del processo cognitivo e
delle prestazioni intellettuali nei bambini, nonché aumentare la pressione
sanguigna e le malattie cardiovascolari negli adulti. Inoltre il piombo viene
classificato dalla IARC come " possibile cancerogeno " per polmoni, stomaco
e cervello. I metalli pesanti scaricati in mare si accumulano nei tessuti dei
pesci e costituiscono un grave pericolo anche per la salute di chi se ne ciba.
Altro problema che in questi giorni si è verificato è il ritrovamento in
Germania di una partita di insalata romana importata dall'Italia contaminata
da veleno per topi. L'insalata fa parte di un gruppo di 110 cassette vendute
nella regione di Reno-Meno: 105 sono state distrutte mentre delle cinque che
mancano all'appello una sarebbe già stata venduta.
Delle cinque cassette mancanti, una è stata venduta in un mercato della
cittadina di Offenbach, mentre altre quattro sono già state smerciate ai
consumatori da venditori ambulanti. Per ora non si hanno notizie di
avvelenamenti. L'agenzia Dpa scrive che il commerciante tedesco all'ingrosso
Oezdemir di Francoforte ha ritirato tutte le insalate del produttore
"Ortofrutticola La Trasparenza". L'azienda produttrice della "insalata al
topicida" è Campana.
Queste sostanze anche se noi non ce ne rendiamo conto possono andare a
intaccare il nostro patrimonio genetico e creare delle gravi malattie.
A causa di queste frodi avvenute si è verificata una diminuzione del 30
per cento degli acquisti in Italia perché secondo una stima della Coldiretti sei
italiani su dieci hanno paura a tavola. Sempre secondo la Coldiretti, dopo la
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scoperta di un giro vorticoso di partite di carne che si spostano da un capo
all’altro dell’Europa attraverso intermediazioni poco trasparenti che
favoriscono il verificarsi di frodi ed inganni, a danno delle imprese e dei
consumatori, la situazione non può essere affrontata semplicemente con un
aumento momentaneo dei controlli, perché è ormai chiaro che si tratta di
una truffa non occasionale ma sistematica che ha coinvolto piccole aziende
ma anche i grandi marchi dell’agroalimentare mondiale, dalla Buitoni alla
Star fino alla Findus.
Per evitare il ripetersi in futuro di altre emergenze e di chiarire ogni
dubbio sulle effettive caratteristiche del cibo che si porta a tavola occorrono
interventi strutturali come l’obbligo di indicare la provenienza degli alimenti
in etichetta per farla conoscere ai consumatori e scoraggiare il proliferare di
passaggi che favoriscono le truffe. Ma per evitare danni economici e
occupazionali, le piccole e le grandi aziende multinazionali soprattutto se
titolari di marchi prestigiosi dovrebbero anche valutare concretamente
l’opportunita’ di evitare forniture di prodotti di dubbia qualita’ e di
origine incerta per acquistare invece al giusto prezzo prodotti locali e
certificati che non devono percorrere lunghe distanze con mezzi inquinanti.
Ma come ben sappiamo noi possediamo già un ampio sistema normativo
ed organizzativo per la tutela della sicurezza degli alimenti finalizzato a
prevenire e a ridurre al minimo i pericoli per la salute dei consumatori, sia in
ambito europeo che nazionale, ma purtroppo anche con questo sistema a
quanto pare ci sono ancora dei problemi.
Questo sistema normativo nasce il 1° gennaio 2005, sistema introdotto
dall’Unione Europea in tutti i Paesi membri, e quindi anche in Italia. Il
sistema consiste nella "tracciabilità" degli alimenti "dal campo alla tavola"
per garantire cibi sani e sicuri lungo tutta la filiera produttiva fino al
consumatore. Questo sistema impone a tutti gli operatori del settore
alimentare, dalla produzione agricola primaria fino alla distribuzione finale, di
predisporre procedure che consentano di identificare ogni singola fase del
processo produttivo in maniera tale da poter risalire alla causa di un eventuale
rischio sanitario e, di conseguenza, disporre l’immediato ritiro dal mercato e
dal consumo del cibo pericoloso, individuando anche eventuali responsabilità
individuali.
Fino al 2005 erano rintracciabili solo alcuni prodotti, quali carni, pesce e
uova, quelli cioè più a rischio per la salute del consumatore. Dal 1° gennaio
2006, con l’entrata in vigore di una serie di nuovi Regolamenti europei in
materia di sicurezza alimentare noti come "Pacchetto Igiene", l’obbligo della
rintracciabilità è stato esteso a tutti i prodotti agroalimentari, il che consente
di individuare qualsiasi prodotto in ognuna delle fasi del ciclo produttivo.
Oltre alla tracciabilità è stato istituito, a livello europeo, anche il Sistema di
Allerta Rapido per gli alimenti e i mangimi (RASFF), sotto forma di rete, a
cui partecipano la Commissione Europea, l’EFSA (Autorità per la Sicurezza
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Alimentare) e gli Stati membri dell’Unione, per la notifica in tempo reale dei
rischi diretti o indiretti per la salute pubblica connessi al consumo di alimenti
o mangimi. In caso di frode tossica o di prodotti nocivi o pericolosi per la
salute pubblica il Sistema di Allerta Rapido prevede il ritiro dal mercato dei
prodotti pericolosi da parte del produttore e degli altri operatori economici
della catena alimentare (grossisti, trasformatori, negozianti, ristoratori ecc...);
nel caso di "rischio grave ed immediato" (es. tossina botulinica), oltre a
disporre immediatamente il sequestro dei prodotti tramite l’intervento del
Comando Carabinieri della Sanità e degli Assessorati Regionali, la procedura
di emergenza può essere integrata con comunicati stampa con informazioni
dirette ai cittadini sul rischio legato al consumo di quel determinato prodotto e
sulle modalità di riconsegna dell’alimento alla ASL territorialmente
competente.
Nella gestione del rischio alimentare, è di fondamentale importanza
l’organizzazione dei controlli che coinvolge le aziende produttrici degli
alimenti e, a cascata, le strutture pubbliche di controllo. Ma anche la
responsabilizzazione delle industrie alimentari ha un ruolo fondamentale nel
garantire la sicurezza dei prodotti e, per questo, è stato previsto un sistema di
autocontrollo obbligatorio (HACCP e Manuali GHP) molto rigoroso per tutti
gli operatori che, a qualunque livello, facciano parte della filiera alimentare
nelle fasi della produzione, lavorazione, confezionamento, distribuzione,
deposito, vendita e somministrazione, in modo da garantire il rispetto dei
requisiti igienico-sanitari degli alimenti previsti dalle normative vigenti.
Naturalmente, questo sistema ufficiale destinato a garantire la sicurezza
dei prodotti alimentari e la salute dei consumatori può operare concretamente
solo in un contesto di normalità e legalità, mentre nel caso di alimenti
contraffatti o "pirata" è facile supporre che le regole di produzione non
vengano rispettate e, quindi, il rischio di consumare prodotti potenzialmente
pericolosi per la salute sono consistenti.
Questo rischio può avverarsi anche quando l’obiettivo truffaldino è
soltanto merceologico. Così, ad esempio, se si intende mettere in vendita un
formaggio o un salume "copia" di un prodotto tipico, non si fa molta
attenzione alle caratteristiche qualitative delle materie prime impiegate e nella
filiera produttiva potrebbero essere impiegati additivi alimentari o altre
sostanze utili per perseguire questo obiettivo truffaldino. Si tratta di
operazioni che non sempre sono facilmente rintracciabili nel prodotto finito.
Infatti, se ad esempio una materia prima impiegata contiene contaminanti
chimici e/o microbiologici, durante i processi di lavorazione questi
contaminanti vengono "diluiti" per cui una loro identificazione nel prodotto
finito diventa molto difficile. Gli additivi alimentari che possono essere
impiegati nella lavorazione o trasformazione sono dell’ordine delle centinaia
e le norme vigenti indicano con precisione le quantità che possono essere
aggiunte. Se però non esiste una chiara e veritiera indicazione nelle etichette,
19
gli organi di controllo per risalire alla presenza di una sostanza presente a
concentrazione di qualche mg per chilo di prodotto dovrebbero lavorare per
dei giorni prima di arrivare ad un risultato concreto. Di questa difficoltà dei
controlli ne è perfettamente consapevole chi produce illegalmente ed
approfitta della situazione per agire spesso indisturbato.
Un esempio per tutti è l’olio extravergine di oliva che si trova in
commercio in bottiglie ad un prezzo estremamente basso. In mancanza di
un’etichetta chiara, è molto probabile che queste
bottiglie siano state riempite con olio di oliva di
importazione da altri Paesi, il consumatore non può
conoscere l’origine dell’olio e ovviamente non sa
in quale modo sono state coltivate le olive e se sono
stati utilizzati dei fitofarmaci per combattere le
malattie delle piante. L’unico fatto certo è che la
produzione, la trasformazione e la distribuzione degli alimenti garantisce ai
consumatori un ottimo livello di sicurezza solo se sono effettuate nel rispetto
delle norme di legge.
Le frodi alimentari non costituiscono solo un pericolo per la sicurezza e
la salute dei consumatori, ma rappresentano anche un grave problema
economico per le imprese e per il settore agroalimentare italiano
particolarmente ricco di prodotti di eccellenza, con elevati standard produttivi
e certificazioni di qualità.
Il fenomeno dell’agropirateria e soprattutto l’Italian sounding, secondo
le stime più recenti delle principali organizzazioni di categoria dei produttori
agricoli, colpisce fortemente l’Italia, la quale detiene oltre il 22% dei prodotti
certificati registrati complessivamente a livello europeo. A questi vanno
aggiunti gli oltre 400 vini DOC, DOCG e IGT e gli oltre 4.000 prodotti
tradizionali censiti dalle Regioni e inseriti nell’Albo nazionale.
Una lunghissima lista di prodotti che ogni giorno, però, rischia il
"taroccamento" con un enorme volume d’affari illegale che provoca danni
altrettanto ingenti all’agricoltura, andando a colpire l’intera filiera italiana
impegnata in produzioni di qualità.
Si tratta, infatti, di un settore, quello dell’agricoltura, che rappresenta il
15% del PIL e il 10% dell’occupazione nazionale e che subisce senza tregua
un vero e proprio assalto: solo il business dell’agropirateria nei confronti del
Made in Italy viene stimato in 7 milioni di euro l’ora e in 60 miliardi di euro
l’anno.
Il fenomeno riguarda tutte le denominazioni d’origine, con alcuni
prodotti più colpiti rispetto ad altri, che poi sono quelli che costituiscono
l’80% del fatturato DOP e IGP: parmigiano reggiano, grana padano, asiago,
pecorino, fontina, prosciutti e poi vini, oli, conserve di pomodoro, pasta,
aceti.
20
Dal punto di vista delle imprese, la contraffazione svilisce anche la
funzione tipica del marchio che è quella della riconoscibilità di un prodotto da
parte del consumatore: attraverso di esso, infatti, il consumatore individua
immediatamente le caratteristiche e la qualità di quel determinato prodotto,
mentre il "tarocco", ovvero il falso prodotto, provoca sicuramente una perdita
di fiducia a causa dell’incertezza dell’origine e della sicurezza delle materie
prime utilizzate.
E così, da una parte i consumatori sono truffati e dall’altra i produttori
derubati: sono circa 50.000, infatti, le aziende agricole italiane che hanno
chiuso nel 2011 a causa dei danni provocati dall’agropirateria. Le aziende
oneste, di fronte a questa situazione non possono sostenere una concorrenza
sleale messa in atto, con minori costi di produzione e di manodopera, da chi
commercializza prodotti contraffatti, in quanto la produzione di qualità
richiede innovazione, investimenti, dispendio di risorse umane ed economiche
laddove, dietro le truffe alimentari si tende invece, aggirando le regole,
all’abbattimento dei costi immettendo sul mercato prodotti di scarsa qualità e
a prezzi assai inferiori.
L’impresa che agisce nella legalità subisce danni enormi in termini di
mancate vendite, perdita di immagine e di credibilità del marchio, spese per la
tutela legale, con forti ripercussioni anche sull’occupazione non solo in
termini di perdita di posti di lavoro, ma anche di sfruttamento e minore
sicurezza delle stesse condizioni dei lavoratori, quasi sempre extracomunitari,
che vengono impiegati nelle produzioni alimentari "pirata".
Ogni anno, il bilancio dei danni provocati dall’agropirateria alle imprese,
ai consumatori ed anche all’erario attraverso l’evasione fiscale, diventa
sempre più grave: nel 2011, la lotta alla contraffazione dell’agroalimentare
Made in Italy ha fatto registrare circa 37 milioni di euro di prodotti
sequestrati, con un totale di 8.700 sanzioni amministrative e 1.300 persone
segnalate all’Autorità giudiziaria, frutto di oltre 79.000 controlli.
Oggi, i controlli contro l’agropirateria sono effettuati dagli organi
ufficiali ai quali si affiancano quelli dei Consorzi di tutela dei prodotti di
qualità certificati, ma la loro azione non è sufficiente di fronte ad un
fenomeno dalle enormi proporzioni, che non dà tregua e che, per questo,
richiederebbe una tutela dei prodotti anche al di fuori del territorio
dell’Unione europea, cosa che ridurrebbe sicuramente il fenomeno,
rappresenterebbe una maggiore sicurezza per tutti i consumatori ed un
considerevole aumento della ricchezza nazionale, anche attraverso nuova
occupazione.
Con la globalizzazione dei mercati agroalimentari, i rischi per i
consumatori di imbattersi in prodotti contraffatti, adulterati, sofisticati, a volte
addirittura nocivi per la salute, sono elevati e all’ordine del giorno. Il settore
alimentare è sicuramente quello nel quale l’esigenza di tutela dei consumatori
è più forte, innanzitutto per la stretta connessione tra corretta nutrizione e
21
salute, ma anche perché la spesa alimentare incide sempre più fortemente sul
bilancio domestico. Di fronte alle frodi alimentari è allora indispensabile per i
consumatori conoscere quali strumenti di tutela hanno a disposizione in modo
da esser certi di non essere ingannati nelle proprie scelte e danneggiati sotto il
profilo economico.
Lo strumento di tutela più importante è rappresentato sicuramente
dall’Etichettatura.
Nell’etichetta e sulla confezione sono racchiuse, infatti, tutte le
indicazioni di legge che rappresentano e descrivono un prodotto alimentare.
L’etichetta rappresenta, infatti, una sorta di carta d’identità del prodotto,
il principale collegamento tra produttore e consumatore e per questa sua
funzione deve essere obbligatoriamente redatta in modo chiaro ed esaustivo,
oltre che veritiero.
Il 22 novembre 2011 è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale
dell’Unione Europea il Regolamento (UE) N. 1169/2011 che ridefinisce la
normativa sull’etichettatura alimentare introducendo rilevanti novità sia per la
sicurezza dei milioni di consumatori europei, che potranno compiere scelte
più salutari e mirate nell’acquisto di cibi, sia per la piena trasparenza della
filiera e una maggiore tutela della qualità dei prodotti anche contro
l’agropirateria e l’Italian sounding.
Il Regolamento prevede, infatti, l’obbligo di fornire precise informazioni
nutrizionali sui prodotti alimentari, di inserire avvertenze sulla presenza negli
alimenti di eventuali sostanze potenzialmente pericolose per la salute nonché
di evidenziare la presenza di allergeni. Viene introdotto, inoltre, il divieto di
indicazioni fuorvianti per il consumatore ed una migliore leggibilità dei testi,
essendo stata definita la dimensione minima dei caratteri. Per quanto riguarda,
invece, l’indicazione dell’origine degli alimenti, la sua obbligatorietà viene
estesa ad alcune categorie di prodotti, mentre per altre, purtroppo, il
Regolamento prevede tempi più lunghi. In ogni caso, il nuovo Regolamento
non è entrato subito in vigore poiché i singoli Stati, compresa l’Italia, devono
recepire le nuove misure entro tre anni e cinque anni per le informazioni
nutrizionali.
L’uomo ha il diritto al cibo è anche diritto a saper cosa mangia ed in tal
senso il regolamento 1169 dell’Unione Europea inizia evidenziando che: "La
legislazione alimentare si prefigge di consentire ai consumatori di compiere
scelte consapevoli in relazione agli alimenti che consumano e di prevenire
qualunque pratica in grado di indurre in errore il consumatore". In tutte le
forme di comunicazione pubblicitaria dovrà essere rispettata la garanzia di
trasparenza e la lealtà dell’informazione e le etichette dovranno riportare gli
allergeni presenti, i valori nutrizionali, indicazione del paese di origine,
scadenza e in più è richiesta per gli alimenti che le etichette siano leggibili e
con il divieto da parte delle industrie di indicazioni fuorvianti per i
consumatori.
22
Gli allergeni sono dei composti molto importanti da essere riportate sulle
etichette poiché le allergie a determinati composti o alimenti stanno
aumentando in modo vertiginoso. Gli allergeni sono delle sostanze
solitamente innocue per la maggior parte delle persone, ma che in taluni
individui (i soggetti allergici) sono in grado di produrre
manifestazioni allergiche di varia natura (asma, orticaria, etc.). Una persona
allergica può entrare in contatto con gli allergeni in molti modi, uno tra questi
è anche il cibo.
Categoria
Coloranti
Classificazione: E
da E 100 a E 199
Allergeni chimici
Giallo crinolina, giallo-arancio S, azorubina,
amaranto, eritrosina, Ponceau 4R, blue patent,
indigo carminio, nero brillante, ossido di ferro rosso,
cocciniglia, tartrazina
Preservanti
da E 200 a E 299
Acido sorbico, Benzoato di sodio, Metabisolfito di
sodio, Nitrato di sodio
Antiossidanti
da E 300 a Butilidrossianisolo
(BHA),
propil-gallate,
E 321
butilidrossitoluolo (BHT), tocoferolo
Esaltatori di
E621
Glutammato monosodico
sapore
Sostanze
Vari
Acido salicilico, ammine biogene, acido p-idrossinaturali
benzoico, esteri acidi, fragranze
La maggioranza degli allergeni alimentari finora studiata mostra
caratteristiche comuni: si tratta di glicoproteine solubili in acqua, di basso
peso molecolare (10-70 kd) e stabili all’azione del calore, delle proteasi e in
ambienti acidi. Le reazioni allergiche sono dose-indipendenti e sono quindi
sufficienti piccole quantità dell’alimento contenente l’allergene per
determinare la risposta del sistema immunitario e provocare i relativi sintomi.
23
La Commissione per il Codex Alimentarius, la Commissione Europea e altre
organizzazioni internazionali hanno definito i criteri scientifici per la
selezione degli alimenti allergizzanti da indicare nelle etichette alimentari. Le
etichette di tutti gli alimenti sono regolate, infatti, dalla Direttiva 2003/89/CE
e successive modifiche. L’individuo allergico ha, grazie a questa normativa,
la possibilità, leggendo attentamente le etichette, di essere informato e
prevenire le eventuali allergie alimentari da alimenti a lui proibiti.
L'allergia alimentare è una rapida ed esagerata reazione patologica del
sistema immunitario nei confronti di un alimento ingerito. Spesso è scambiata
erroneamente con l'intolleranza alimentare.
L’allergia alimentare è una reazione immunoimmediata alle proteine
degli alimenti mentre l’intolleranza è la capacità dell’organismo di essere
intollerante ad un determinato alimento come per esempio il lattosio, ovvero
l’organismo non riesce a digerirlo quindi la reazione non è immunologica
come accade per le allergie.
Questa patologia, se pur
raramente, può manifestarsi con
quadri clinici pericolosi per la
vita come lo shock anafilattico.
Le allergie alimentari causa di
anafilassi potenzialmente fatale,
sono dovute per l'80% dei casi
ad arachidi e nocciole. La reazione allergica determinata dagli alimenti è
causa di una variegata sintomatologia che può manifestarsi su vari organi ed
apparati come la pelle, l'apparato gastrointestinale, l'apparato respiratorio. Le
reazioni allergiche comportano un coinvolgimento di meccanismi immunitari,
IgE mediati e cellulo-mediati, che in termini fisiopatologici fanno parte delle
ipersensibilità immediata di tipo I.
Quando si manifesta una reazione allergica l’organismo agisce mediante
allergia per scacciare in questo caso la proteina ingerita che risulta
all’organismo come antigene. Tra gli alimenti maggiormente coinvolti nelle
allergie alimentari vi sono il latte, le uova, la soia, le arachidi, le nocciole, il
pesce, i crostacei e molti altri alimenti capaci di far degranulare i mastociti
liberando l'istamina in essi contenuta. Oltre agli allergeni alimentari abbiamo
anche allergie da alimenti che derivano dai componenti ultimi degli alimenti
ossia i così detti allergeni chimici.
Altra cosa importante è il valore energetico (Kcal) e la quantità di grassi
saturi, carboidrati, zuccheri, proteine e sale devono essere indicati in una
tabella comprensibile al consumatore, riportata sull’imballaggio, insieme e nel
medesimo campo visivo. Tutte le informazioni devono essere espresse per
100 g o per 100 ml e possono, inoltre, essere espresse anche in porzioni.
24
Poi
abbiamo
come
altro
componente di etichetta la provenienza
cioè il Paese dove il prodotto è stato
fabbricato, è una nota importante non
solo per i prodotti confezionati ma
anche per le carni fresche bovine,
suine, ovine, caprine e avicole. Questa
nota non è ancora prevista, invece,
come obbligatoria su altre categorie di
cibo, come latte e carne impiegati
come ingredienti, alimenti non
trasformati, alimenti mono-ingrediente
e ingredienti che rappresentano più del
50% dell’alimento.
Esempio di etichetta alimentare
Altre due cosa che ci possono
sembrare futile ma che hanno una grossa importanza sono la leggibilità e il
divieto di indicazioni fuorviante per i consumatori. Tutte le informazioni del
prodotto devono essere riportate sulle etichette in modo chiaro, trasparente,
facilmente identificabile e comprensibile dal consumatore.
In base alle nuove regole sulla dimensione
minima dei caratteri, per le diciture
obbligatorie, le etichette dovranno avere
caratteri tipografici minimi non inferiori a 1,2
mm (prendendo come riferimento la "x"
minuscola), oppure 0,9 mm se le confezioni
presentano una superficie inferiore a 80 cm².
Per la superficie inferiore a 10 cm²,
l’etichetta potrà riportare solo le informazioni
principali (denominazione di vendita, allergeni, peso netto, termine minimo di
conservazione, ecc.) disponendole nella posizione più favorevole. Se avviene
all’interno dell’alimento da parte della fabbrica la sostituzione di un
ingrediente con un altro deve essere indicata a caratteri ben visibili sulla parte
frontale dell’imballaggio accanto alla marca l’avvenuta sostituzione. Inoltre,
gli alimenti che imitano altri prodotti, ma che hanno ingredienti diversi,
dovranno essere immediatamente identificati, come nel caso dei similformaggi. Altra cosa riguarda la carne e il pesce ottenuti da combinazioni di
più parti che devono essere indicati come "carne ricomposta" e "pesce
ricomposto".
E infine vi è la data di scadenza che deve essere presente sempre anche
sui prodotti confezionati singolarmente.
25
A governare questi scambi economici e
contraffazioni c’è la criminalità organizzata, dalle
quali ricava ingenti quantità di denaro.
Secondo un rapporto sulla sicurezza alimentare
pubblicato recentemente, le autorità italiane hanno
effettuato oltre un milione di controlli in tutta la
filiera alimentare. Sono stati confiscati così 24
milioni di chilogrammi di merci per un valore di circa 850 milioni di Euro.
Sono stati sequestrati soprattutto quei prodotti commercializzati con successo
anche all’estero con l’etichetta “Made in Italy”, come mostra l’ultimo studio
dell’associazione italiana “Legambiente” e dell’associazione di consumatori
“Movimento per il Cittadino”. Tra le specialità enogastronomiche
maggiormente contraffatte figurano, insieme alla mozzarella e all’olio d’oliva,
anche i pomodori San Marzano provenienti da Paesi esotici, vino annacquato
e cozze coltivate in acque inquinate.
La criminalità organizzata si nasconde dietro il fiorente commercio
illegale. La cosiddetta Agromafia costituisce solo una minima parte dei
guadagni miliardari registrati ogni anno dalle organizzazioni criminali
italiane. Cosa Nostra in Sicilia, la ‘Ndrangheta calabrese e la Camorra dalla
Campania sono infiltrate in quasi ogni settore economico. Esponenti mafiosi e
intermediari provenienti dall’industria e dalla politica tutelano anche in questi
ambiti gli interessi commerciali delle organizzazioni criminali. Nel settore
alimentare sono coinvolti quasi 50 diversi clan mafiosi.
La Coldiretti stima in almeno 12,5 miliardi di Euro il giro d’affari annuo
per le agromafie. Le organizzazioni criminali operano in tutta la filiera
alimentare, dalla raccolta alla produzione sino all’imballaggio e alla
commercializzazione. Anche ai varchi di frontiera e nei porti italiani, come
confermano anche la Polizia di Frontiera e la Guardia Costiera, queste
organizzazioni sono molto attive nell’Import-Export. Nell’ultimo anno le
autorità hanno confiscato un gran numero di prodotti di provenienza cinese.
Sono state sequestrate anche merci contraffatte o contaminate che da India,
Turchia e Germania giungevano in Italia.
Secondo Legambiente il commercio di alimenti contraffatti è diventato
negli ultimi anni particolarmente redditizio poiché la crisi economica
internazionale ha portato ad una crescente domanda di specialità "Made in
Italy" a basso prezzo sia in Italia che all’estero. Prodotti molto amati come il
Parmigiano o il prosciutto di Parma, un tempo tra gli alimenti più cari, sono
disponibili anche a prezzi stracciati. A tal proposito diverse associazioni di
consumatori hanno lanciato l’allarme. Con prodotti low cost il rischio che
siano contraffatti o adulterati è davvero alto.
I consumatori dovrebbero fare sempre più attenzione al rapporto
qualità/prezzo e leggere attentamente le etichette sulle confezioni. Il
Presidente di Legambiente Vittorio Cogliatti Dezza si è detto favorevole a
26
pene più severe per reati legati alla contraffazione alimentare, poiché alimenti
contraffatti o contaminati metterebbero in serio pericolo la salute dei
consumatori.
Eppure nel grande business alimentare non si nascondono solo rischi per
la salute. Il commercio illegale ha effetti negativi anche sull’economia
italiana. Il danno economico che ne deriva ammonta nell’ultimo anno a più di
113 milioni di Euro. Le conseguenze oltrepassano anche i confini nazionali.
Per i prodotti Made in Italy, conosciuti e apprezzati in tutto il mondo, il danno
di immagine in conseguenza dei vari scandali è notevole. Le violazioni dei
diritti umani, insieme alla produzione alimentare, sono ulteriore motivo di
preoccupazione. Nell’ultimo anno i media e le organizzazioni no-profit hanno
riferito di migranti africani inseriti e sfruttati come braccianti agricoli nel Sud
Italia dalla criminalità organizzata.
Questo cibo contraffatto e anche quello che appare a noi buono ma in
realtà magari contaminato nelle acque e nella terra da agenti chimici sempre
in maggiori quantità nell’ambiente ci portano allo stato di malattie croniche
come i tumori. In realtà le malattie che assalgono il nostro organismo
derivano la maggior parte da ciò che assumiamo ogni giorno, un esempio
semplice che mi viene da spiegare è quello di una qualsiasi macchina, nella
quale, se viene introdotta materia prima di scarsa qualità o materia prima
estranea a quel tipo di macchinario, la macchina va incontro a dei problemi e
dopo qualche anno si rompe e deve essere rottamata. La stessa cosa accade
per noi umani. Il nostro organismo è una macchina perfetta, una macchina che
assumendo ogni giorno cibi che contengono al di là della nostra conoscenza
sostanze nocive che ci creano quelle malattie molto temute che sono i tumori.
Un numero crescente di studi sta dimostrando l'importanza di una sana
alimentazione nella prevenzione del cancro. Non è facile fare calcoli precisi,
ma l’American Institute for Cancer Research ha calcolato che le cattive
abitudini alimentari sono responsabili di circa 3 tumori su 10.
In alcuni casi ciò dipende dalla presenza in alcuni cibi di sostanze che
favoriscono lo sviluppo della malattia:
i nitriti e i nitrati utilizzati per la conservazione dei salumi, per esempio,
facilitano la comparsa del tumore dello stomaco, tanto che in Italia questa
malattia è più diffusa nelle regioni in cui il consumo di questi prodotti è
maggiore. Più in generale gli studi epidemiologici hanno dimostrato che
un'alimentazione ricca di grassi e proteine animali favorisce la comparsa della
malattia, mentre la preferenza per gli alimenti ricchi di fibre, vitamine e
oligoelementi, come cereali integrali, legumi e verdure, sembra avere un
effetto protettivo.
Ci sono ormai molte prove che una sana alimentazione vada adottata fin
dalla più tenera età, ma non è mai troppo tardi per cambiare menu e, secondo
alcune ricerche, anche le persone alle quali è stato già diagnosticato il cancro
possono trarre vantaggio da una dieta più sana.
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La conferma viene da alcuni grandi studi, principalmente l'European
Prospective Investigation into Cancer and Nutrition (EPIC), che ha indagato
sulle conseguenze per la salute delle abitudini alimentari degli europei; allo
studio EPIC hanno contribuito diversi scienziati italiani, sostenuti da AIRC.
Tra quelli che risentono di più della quantità e della qualità dei cibi ci
sono ovviamente i tumori dell'apparato gastrointestinale, e in particolare
quelli dell'esofago, dello stomaco e del colon-retto: si calcola che fino a tre
quarti di questi tumori si potrebbero prevenire mangiando meglio a tavola.
Importante è la scelta dei cibi anche per il tumore del fegato, organo
attraverso cui passano tutte le sostanze assorbite dall'intestino, e quindi
particolarmente esposto ai danni provocati da eventuali elementi cancerogeni.
L'azione locale di alcune sostanze (come ad esempio l'etanolo contenuto nelle
bevande alcoliche) può favorire lo sviluppo di tumori della bocca o della gola.
Gli studi più recenti hanno però messo in evidenza che l'azione del cibo
sul rischio di cancro è molto più estesa: il tipo di alimentazione influisce
infatti sullo stato di infiammazione che può predisporre a ogni forma di
cancro e sull'equilibrio ormonale che può favorire od ostacolare lo sviluppo
dei tumori della prostata nell'uomo e del seno, dell'ovaio e della superficie
interna dell'utero, l'endometrio, nella donna.
Purtroppo nei cibi che mangiamo ormai ci sono sostanze chimiche,
niente più è naturale come lo era molto tempo fa, quando si mangiavano non
come adesso molte cose genuine e che non facevano male.
Ѐ importante allontanare dalla propria dieta molti cibi spazzatura come
hamburger, hot dog, patatine fritte, soft drink come coca-cola e aranciata o
biscotti e tanti stuzzichini che pensiamo facciano bene al nostro metabolismo.
Le aranciate, le coca-cola, le gassose e tanti altri simili, apportano tante
calorie sotto forma di zucchero tanto che ci sono persone obese solo perché
che ne bevono grandi quantità. Sono inoltre gasate più o meno fortemente,
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favorendo l’insorgenza di una malattia seria come
la gastrite. Praticamente sempre contengono
conservanti che vanno ad intaccare la nostra flora
batterica intestinale (fanno il contrario dello
yogurt). Fino a pochi anni fa contenevano coloranti
cancerogeni, mentre adesso la cosa è migliorata,
anche se alcuni tipi sono considerati sospetti da
molti scienziati.
Poi abbiamo le merendine, i biscotti, i grissini, i
salatini e simili che sono tutti alimenti prodotti dalla moderna industria
alimentare. Sono quasi sempre alimenti pessimi. Tanto per incominciare
possiamo dire che il termine merendina ci porta alla mente qualcosa di dolce,
che associamo allo zucchero. Nelle merendine e simili, però, non è lo
zucchero il male peggiore, ma i pessimi grassi che vi sono presenti, non solo
saturi, ma spesso anche idrogenati, che alcuni dei maggiori esperti
internazionali reputano farmaci di membrana. Abbiamo quasi paura a
mangiare i grassi del pesce, della frutta secca e dell’olio extravergine d’oliva
che sono grassi miracolosi, della salute, che ci fanno vivere meglio e più a
lungo, mentre mangiano spesso senza neanche saperlo, grandi quantità di
margarine nascoste nelle merendine. Quando si guardano le etichette, i
prodotti con la scritta grassi idrogenati vanno lasciati sugli scaffali e magari i
dolci se vengono fatti in casa è meglio perché è meglio non mangiare nulla di
quello che è dolce o salato preconfezionato.
E infine abbiamo hamburger, hot dog, le patatine fritte e i kebab che,
anche se fatti in casa non sono un cibo sano ma se mangiati nei fast-food
fanno ancor più male.
Sono soprattutto ai ragazzi che spesso si trovano a scegliere tra mangiare
un Kebab o un panino al Mc Donald’s. Tra i due, forse il male peggiore è
sicuramente il panino di un qualsiasi fast food.
Il kebab è un misto di carne impilate su un pilastro di ferro. Le carni
utilizzate spaziano dal manzo, agnello montone. In Italia, paese non
mussulmano, spesso mettono anche il maiale. La carne radunata e compressa
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contro il pilastro viene immersa nel grasso. Durante la cottura il grasso viene
messo sulla cima, questo per non far bruciare il già instabile prodotto,
venendo poi letteralmente raschiato via dalla pila e riutilizzato. Degli
ingredienti non si sa mai nulla; la cosa sconvolgente è che quella carne può
essere vecchia e di pessima qualità; a nascondere il cattivo gusto ci sono le
tante spezie ed il grasso che vanno a coprire i sapori ed ad ingannare il palato.
Purtroppo i metodi di produzione del Kebab non rispettano le Norme
Igieniche. Il kebab non è a norma igienica. Molti utilizzano prodotti surgelati
importati
dalla
Germania, con carne
proveniente da paesi
esteri extra UE. In
Europa le regole per
maneggiare la carne
sono
rigide
per
garantirne la qualità e
la sicurezza
.Il pollame, il
manzo,
il
maiale
devono essere divisi in
modo appropriato o
almeno segnalati, non
ci si può limitare a
gettare tutto insieme e
farlo cuocere. Il kebab,
se presenta carne non cotta bene può causare avvelenamento o di ammalarsi
di salmonellosi se la carne non è igienicamente controllata ed è contaminata
da Salmonella.
Senza contare che la cottura eccessiva e prolungata aumenta la
produzione di sostanze cancerogene all’ interno della carne stessa.
Su questi panini sono stati fatti degli studi da dei nutrizionisti inglesi di
LACORS (Local Authority Coordinators of Regulatory Services).
Lo studio LACORS è stato condotto su 494 panini acquistati in 76 aree
della Gran Bretagna e del nord dell’Irlanda. Di ogni panino sono stati
catalogati composizione della carne attraverso il DNA e valori nutrizionali.
Il 35 per cento dei panini conteneva carni diverse da quelle dichiarate, la
composizione del kebab variava da esercente ad esercente. Nella maggior
parte dei casi si trattava di carne di pecora o di un miscuglio di manzo e
pecora. Ma spesso si è scoperto che vengono aggiunti tacchino o pollo in
composizioni varie. Raramente ci si può imbattere in kebab di solo pollo
(5,1% dei casi) o in kebab composto in parte da carne di maiale (1,2% dei
casi). Questa, seppure un’eventualità rara, è una truffa ai danni degli ignari
consumatori musulmani per i quali la carne di maiale è tabù e per chi compra
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questi prodotti con la consapevolezza che siano composti dagli alimenti che
dicono.
In conclusione, per gli oltre 300 campioni valutati, nell’ 8,7% non è stato
possibile valutare il tipo di carne contenuta e la composizione è risultata a
rischio per la salute per contenuto di grassi, contenuto di grassi saturi e
contenuto di sale, in oltre il 90% degli oltre 300 campioni valutati (escluse le
salse e i condimenti).
E infine per concludere ci sono i Fast-food, anche se sarebbe più
opportuno chiamarli "killer-food". Essi vendono panini spesso pieni di
zucchero nell’impasto del pane per aumentare la sensazione di piacevolezza
nei giovani, con carne rossa ricca di grassi e pure della peggiore qualità, con
magari una foglia d’insalata verde giusto per acquietare la coscienza, patatine
fritte e il tutto condito con salse di vario tipo e per concludere e saziare ancora
di più, essi sono accompagnati anche a mezzo litro di una qualche bevanda
gassata.
Purtroppo questi panini hanno invaso anche l’Italia e quindi ora non sono
solo gli americani a mangiare questa roba ma anche noi italiani.
La cosa veramente grave è che questi fast-food truffano i consumatori
senza che essi se ne rendano nemmeno conto, attraverso pubblicità che
dichiarano anche il falso; quindi molte persone si fanno convincere dalle belle
immagini ed ecco che escono con i propri figli a mangiare fuori in uno di
questi fast-food. Uno tra i più famosi è ovviamente il Mc Donald’s, che
fornisce cibi sulla cui sicurezza ci sarebbe da dubitare.
Le malattie più comuni
verso cui conduce l'uso dei
cibi spazzatura sono l'obesità,
il diabete, malattie cardiovascolari, alcuni tipi di cancro, depressione e tante
altre ancora non diagnosticate. Il cibo spazzatura è un cibo considerato
malsano a causa del suo bassissimo valore nutrizionale e la ricchezza di grassi
o zuccheri.
Un’azione legale contro i due colossi americani del fast-food,
McDonald’s e Burger King, li porterà, probabilmente, ad essere obbligati ad
apporre sui loro alimenti-spazzatura l’etichetta di avvertenza: può causare il
cancro.
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Gli alimenti prodotti da questi due grandi fast-food contengono
l’acrilamide che è una sostanza chimica prodotta dai cibi ricchi di carboidrati,
quali "french fries" o "potato chips", le famose "patatine fritte", le quali
vengono scaldate a elevate temperature. La presenza di questa sostanza fu
scoperta nel 2002 da alcuni ricercatori svedesi, la quale si presentava in alti
dosaggi e secondo le loro ricerche anche causa di cancro e danneggiamenti
agli organi riproduttivi. Quindi questa sostanza è vista da molti scienziati
inglesi, svizzeri e giapponesi con particolare "preoccupazione".
L’acrilamide è stata trovata in gran quantità sia nei punti vendita
McDonalds che Burger King, tale sostanza chimica si sviluppa quando
l’alimento si cucina su entrambi i lati a elevate temperature, naturalmente
finché non raggiunga quel tanto desiderato "effetto croccante". Il problema è
che più è alta la temperatura, più l’alimento diventa croccante e più
acrilamide si sviluppa.
Secondo un articolo pubblicato sul quotidiano inglese The Guardian, “gli
americani oggigiorno mangiano in media più di 13 kg di fritto per anno e 35
microgrammi di acrilamide per giorno.” La percentuale risulta di molto
superiore del livello che l’Organizzazione Mondiale della Sanità giudica
sicura. Questi risultati, e l’azione legale in corso cerca di pubblicizzare al
meglio queste scoperte tanto da preoccupare i giganti del fast-food tanto da
far calare le vendite dei loro prodotti.
Uno studio condotto da Paul Johnson e Paul Kenny dello Scripps
Research Institute nel 2008 hanno ipotizzato che il consumo di cibo
spazzatura possa alterare l'attività cerebrale in modo simile a quello provocato
dalle sostanze stupefacenti quali la cocaina o l'eroina.
Dopo molte settimane di uso abbondante di cibo spazzatura si è notato
che la parte del cervello di ratto destinata alle stimolazioni del piacere è
diventato insensibile richiedendo quantità sempre maggiori di cibo per
ritornare sensibile.
Nel 2007 il British Journal of Nutrition ha pubblicato uno studio secondo
il quale le madri che mangiano cibo spazzatura durante la gravidanza
aumentano la probabilità di malattie nei figli. Un articolo simile del 2008
suggerisce che le madri che mangiano cibo spazzatura durante la gravidanza o
in allattamento hanno figli che sono più inclini all'obesità. I bambini sono
anche più inclini a diabete, a colesterolemia e problematiche riguardanti la
circolazione.
Quindi è bene stare lontani da questi tipi di cibi perché anche se nel
momento in cui li mangiamo ci danno quel senso del piacere sono un tipo di
frode nascosta, che solo dopo varie esposizioni e dopo anni mostra i suoi veri
effetti quando ormai i danni all’organismo si saranno ormai stati manifestati,
spesso anche in modo grave: ricordiamo che questi cibi possono anche essere
causa di tumori.
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Purtroppo più andiamo avanti e più c’è la possibilità di ammalarci per il
cibo che introduciamo nel nostro organismo. Una causa di tutto ciò è l’uomo
affamato di denaro e quindi è lo stesso uomo che porta all’autodistruzione di
sé stesso.
Troppe sostanze nocive circondano uomini e animali e, a causa della
produzione di cibi a livello industriale e a spesso poco controllata dal punto di
vista della sicurezza, molte di queste sostanze vengono assunte con gli
alimenti e i risultati cominciano già ad essere sotto gli occhi di tutti.
Bibliografia
1) Wikipedia, l’enciclopedia libera
2) Il fatto alimentare
 Art. pubbl. il 3 maggio 2011 Dario Dongo
 Art. pubbl. il 9 gennaio 2012 Roberto la Pira
3) La Repubblica
 Art. pubbl. il 10 maggio 2012 Tiziana de Giorgio
4) Altro consumo-news 10 maggio 2012
5) BBC-news 11 febbraio 2013-03-22
6) Proconsumo 25 febbraio 2013-03-22
7) MTV news
25 febbraio 2013-03-22
8) Virgilio Expo 6 marzo 2013 "Qualità alimentare"
9) Corriere della sera Nutrizione

Art. pubbl. 6 marzo 2013

Art. pubbl. 8 febbraio 2013

Art. pubbl. 18 febbraio 2013

Art. pubbl.25 febbraio 2013
10) Quotidiano
 net 7 marzo 2013 Fonte Agi
 Ultime notizie flash 8 marzo 2013 Assunta de Rosa
 Italia dall’estero pubbl. in Svizzera
 25 novembre 2012 Romina Spina
Satya Benessere natura 27 ottobre 2008
Satya Di Coste
Guida alla pirateria Unione Nazionale Consumatori
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