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Liberate i giovani leoni

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Liberate i giovani leoni
Business
il­FRIU­LI
Mensile dell’econoMia - suppl. al n. 31 del settimanale il Friuli
direttore Giovanni Bertoli - a cura di Rossano Cattivello - AGOSTO 2014
Chiara Mio
Liberate i giovani leoni
Alberto De toni
Come superare l’attuale
modello di welfare,
Costoso, buroCratiCo e
presto insostenibile
FAbrizio romAnelli
il CeCk-up energetiCo,
anChe per le piCCole
imprese, può dare enormi
opportunità di risparmio
ADriAno luci
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Sommario
Inchieste
5
Fondi europei, un oceano di retorica
La via d’uscita della sussidiarietà
Dove volano gli angeli
Lasciamo cacciare i nostri leoni
8
Impresa e finanza
17
Sistemi produttivi
20
Industria
31
Costruzioni
36
Agroalimentare
46
Terziario
48
Attesa per la liquidità
Piazza ‘affari’ per i soci
Studio all’estero verso il raddoppio
Ceck-up al contatore
La voce del domani
22
Qualità a prova di sisma
Oggetti a regola d’arte
Eresia innovativa
Atelier per ambiente ed edilizia
La storia continua grazie alla coop
Una, cento, mille certificazioni
32
Caduta e ripartenza
Soluzioni olistiche
Passpartout per i Balcani
40
Responsabilità sociale
52
It club
54
Bandiera verde
I vantaggi di tagliare i fili
Finanza agevolata 56
Aziende, fatevi una App
50
Diritto
Sconfitto il cartello
della Silicon Valley
Alpe adria
59
60
La riscossa dell’estate
R ubriche
60
Design
Diritto del lavoro
Fisco
Supplemento al numero 31
dell‘8 agosto 2014
del settimanale Il Friuli
direttore Giovanni Bertoli
a cura di Rossano Cattivello
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grafica: Vittorio Regattin
agosto 2014
62
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ilFRIULI BUSINESS 3
La Provincia informa le Imprese
PIPOL-GARANZIA GIOVANI:
fondamentale il contributo delle imprese
S
ono 2.806 utenti registrati a PIPOL – Garanzia
Giovani, dei quali 1.933 già convocati dai Centri
per l’Impiego per il primo colloquio e ben 75 laboratori di accoglienza realizzati. Sono numeri importanti
quelli registrati al 31 luglio 2014 e relativi alla prima
fase delle attività del progetto PIPOL in Provincia di
Udine. Nel solo mese di luglio sono stati 1.087 gli
utenti convocati ai colloqui presso i Centri per l’Impiego e 39 i laboratori di accoglienza realizzati da
ogni CPI in collaborazione con gli enti di formazione
presenti sul territorio.
Fondamentali per illustrare agli aderenti le opportunità offerte da PIPOL, i laboratori di accoglienza
sono anche lo strumento che incarna il concetto di
cooperazione attuativa sul quale è incentrato tutto
il progetto. PIPOL integra infatti le competenze del
sistema regionale pubblico dei servizi per il lavoro e
dell’orientamento, del sistema scolastico e universitario regionale, degli enti di formazione professionale accreditati ai servizi al lavoro e dei servizi sociali
territoriali. Tutti questi soggetti agiscono in sinergia,
mettendo in campo le proprie competenze e specificità affinché i destinatari del progetto possano
ricevere un concreto potenziamento delle loro abilità
a muoversi nel mercato del lavoro.
Dopo un primo step prevalentemente orientato ai cittadini sta ora iniziando la fase nella quale vengono
messi a punto gli strumenti operativi e le linee guida
che coinvolgeranno anche le imprese del territorio. E’
dunque fondamentale che anche le realtà imprendi-
Palazzo Belgrado, sede della Provincia di Udine
Avviata con successo la fase
dedicata all’utenza, le aziende
del territorio sono ora chiamate a
segnalare le loro esigenze
toriali entrino in rete e diventino soggetti attivi e propositivi. A questo proposito, la Provincia di Udine sta
effettuando una capillare ricognizione dei fabbisogni
formativi ed occupazionali delle imprese, al fine di
indirizzare al meglio la formazione prevista nel piano
Garanzia Giovani – Pipol e offrire alle aziende un ventaglio di servizi concreti. “Lancio un appello a tutte le
imprese del territorio – afferma l’assessore Leonardo
Barberio – affinché, direttamente o attraverso le associazioni di categoria, ci segnalino le loro esigenze e
richieste e diano così un contributo fondamentale per
l’attuazione delle linee guida del progetto. Solo con
l’aiuto degli imprenditori saremo davvero in grado di
essere concreti e di rispondere realmente alle necessità del tessuto imprenditoriale locale”.
P.I.P.O.L si propone dunque come un’occasione importante per le imprese della Provincia di Udine, che possono beneficiare di bonus occupazionali (sgravi contributivi) per le nuove assunzioni e di incentivi economici
per l’attivazione di tirocini, contratti di apprendistato e
di interventi formativi. Sono infatti molteplici le azioni
di post accoglienza previste da P.I.P.O.L. che prevedono
il coinvolgimento delle imprese del territorio, soprattutto a livello di interventi formativi. Particolarmente
interessanti sono le operazioni per la qualificazione di
base abbreviata e le operazioni formative professionalizzanti. Si tratta di interventi formativi di lunga durata
(dalle 500 alle 1000 ore) finalizzati all’accrescimento di competenze specialistiche, che prevedono una
fase di stage in azienda. Le imprese sono chiamate
ad attestare la valenza formativa dei percorsi e la
disponibilità alla realizzazione degli stage. L’attività
di formazione mirata all’inserimento lavorativo è invece caratterizzata da una valenza occupazionale e
propone percorsi formativi individuali studiati in base
alle esigenze di specifiche competenze professionali
espresse da un’azienda, che deve dunque garantire
il successivo inserimento occupazionale dell’allievo.
Rivolti ad un massimo di tre unità, questi percorsi
formativi permettono l’acquisizione delle competenze
specifiche necessarie a colmare i gap che rendono
difficoltoso l’inserimento lavorativo.
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Centralino: 0431 50264 – 0431 59545
Fax: 0431 512298
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agosto 2014
L’OPINIONE
Fondi europei,
un oceano
di retorica
di giovanni bertoli
N
el 2012, l’Italia ha versato all’Unione europea 16 miliardi di euro
e ne ha ricevuti 11. Secondo
regolamento, per ogni euro di
fondi strutturali che riceve dalla Ue, il Paese deve aggiungere
almeno un euro di risorse proprie. Contrariamente a quanto
si crede, dunque, i fondi strutturali sono tutti pagati – e due
volte – dal contribuente italiano. Fin qui, la fotografia contabile del passato. Visto che sta
partendo la programmazione
per il periodo 2014-20, è lecito
chiedersi se questo fiume di
denaro già speso sia stato utile
e se non sia eventualmente il
caso di aggiustare il tiro.
due risposte , un esperimento
La risposta alla prima domanda è sconsolante: non abbiamo idea, infatti, degli effetti
prodotti dai progetti già realizzati. La risposta al secondo
quesito è altrettanto sconsolante: la nuova programmazione ricalca sostanzialmente
la precedente. Per dirla in breve: non sappiamo come è andata sin qui, ma continuiamo
sulla stessa strada. Un abominio metodologico, a prescindere dai risultati che poi produce.
Parliamo di formazione, visto che è un asset strategico e
che assorbe una gran quantità di risorse (ogni euro per
agosto 2014
Il dIsastro annuncIato deI contrIbutI strutturalI
La programmazione per i prossimi 7 anni
rischia di somigLiare aLLa gestione faLLimentare
deLL’esperienza precedente: tanti soLdi spesi
senza sapere se sono serviti davvero aLLo scopo
i soldi che costa. Ebbene, non
risulta che nessun esperimento del genere sia stato condotto
in Italia. Nonostante ciò, i sostenitori del marchingegno ci
dicono allegramente che, mal
che vada, i corsi di formazione
pagano almeno i formatori.
costi e benefici
Il caso emblematico
dei corsi di formazione,
che sarebbero strategici
in questa difficile
congiuntura: non si riesce
nemmeno a capire
quanto siano efficaci
un corso di formazione, lo ribadiamo, ci costa due euro in
tasse). Buon senso vorrebbe
che si cercasse di stabilire quali siano gli effetti di tali corsi
di formazione. Per farlo, si potrebbe condurre un semplice
esperimento: prendiamo due
gruppi casuali di tot persone
disoccupate; al primo mettiamo a disposizione un corso
di formazione, al secondo no.
Dopo un anno o due, vediamo quante persone del primo
gruppo hanno un lavoro e
quante sono ancora a spasso.
Se non vi è alcuna differenza, oppure se è poco significativa, è molto difficile sostenere
che il corso di formazione vale
Il vecchio adagio secondo il
quale quando si ragiona di servizi (sanità, scuola, trasporti,
pubblica amministrazione in
genere) ci si concentra più sui
fornitori del servizio che sui
fruitori, indipendentemente
dall’efficienza e dall’economicità delle prestazioni. A questa considerazione, possiamo
aggiungerne una seconda: la
valutazione dei progetti di formazione – pur producendo risultati insoddisfacenti sull’efficacia dei percorsi svolti – è a
sua volta un’industria che non
conosce crisi e che tiene in vita
decine di centri di ricerca, non
tutti attrezzati scientificamente e non tutti indipendenti dai
propri committenti politici.
La stessa Unione europea
incarica un network di esperti
per collezionare tutti i rapporti
di valutazione di ciascun Paese. Nessuna delle valutazioni
prese in esame per l’Italia è del
tipo costi-benefici. Forse perchè non abbiamo la minima
idea né degli uni, né degli altri.
La formula del co-finanziamento attuata in Italia, inoltre,
parte da un presupposto buono, ma lo realizza male. Il cofinanziamento, infatti, è un’ottima idea in linea di principio
perché punta a coinvolgere il
beneficiario e lo motiva a svolgere il compito nel migliore
dei modi. Il problema è che
l’applicazione pratica del meccanismo è stata tale da negare
il principio. Mentre praticamente tutti i progetti di formazione sono attuati da Regioni e
Province, solo il 4 per cento del
finanziamento totale proviene
da questi Enti. Il resto è foraggiato in parti uguali dallo Stato
italiano e dalla Ue. Le Regioni,
dunque, hanno pochi incentivi ad assicurarsi che questi
progetti funzionino sul serio.
miliardi sfuggiti di mano
Non è solo colpa nostra,
però. La struttura complicata
dei fondi europei non aiuta.
E l’euroburocrazia, per molti
aspetti, è peggiore di quella
nostrana. Una mentalità dirigistica, che produce un gigantesco esercizio di programmazione, costa una barca di
miliardi, ma rischia di risolversi in un oceano di retorica
o, quantomeno, nella pretesa
illusoria di poter programmare e prevedere tutto su un orizzonte di sette anni (il dirigismo
sovietico si accontentava dei
piani quinquennali!).
Questi fondi sono completamente sfuggiti di mano, soprattutto nel nostro Paese. E
la programmazione 2014-20,
che sta iniziando ora, non sarà
diversa da quella attuale nella
sostanza. Anche essa, perciò,
pare destinata a naufragare in
un mare di retorica.
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La via d’uscita
della sussidiarietà
di alberto felice de toni
In questa rubrica abbiamo
più volte indicato nell’auto-organizzazione
una
risposta sistematica alla
complessità crescente che
le imprese devono affrontare. In ambito politico, una delle risposte chiave alla complessità di governo è la
sussidiarietà, che può essere intesa come
una forma di auto-organizzazione. In
generale, la sussidiarietà è definita come
quel principio regolatore per cui se un
ente che sta ‘più in basso’ è capace di fare
bene qualcosa, l’ente che sta ‘più in alto’
deve lasciargli questo compito, eventualmente sostenendone anche l’azione.
Il principio di sussidiarietà può essere
l’espressione di una nuova cultura politica che contiene una forte istanza di libertà e di democrazia e un immenso valore
etico-sociale. Si tratta, in altri termini,
del tentativo di progettare e sperimentare forme di democrazia partecipata a
responsabilità diffusa, in cui i processi
decisionali siano collocati il più vicino
possibile ai soggetti coinvolti e in cui i
soggetti si esprimono con le proprie risorse e con la propria capacità di assumersi
responsabilità dirette. Cittadinanza attiva e non popolazione amministrata.
squilibrio evidente
Per spiegare cosa significhi declinare
la sussidiarietà nell’ambito del welfare, si
consideri che oggi l’Europa con il 9% della popolazione mondiale, ha il 25% del Pil
mondiale e il 50% del welfare mondiale.
Perché esiste questo squilibrio? Perché
non viene applicato il principio di sussidiarietà.
Si considera in modo astratto il problema del bisogno, per soddisfare il quale si
costruisce un sistema necessariamente
sempre più costoso. Prescindendo dalle
agosto 2014
Welfare Community
Va superato l’attuale
modello costoso,
burocratico e presto
insostenibile
soluzione del problema, in quanto non
agisce sulle cause (l’organizzazione del
Welfare State), bensì sugli effetti (i costi
dei servizi). La soluzione non è ridurre
il Welfare State, ma passare dal Welfare
State al Welfare Community. Un welfare fondato sulle comunità locali, le quali
possono interpretare in modo contestualizzato dal basso i portatori del bisogno e offrire soluzioni non solo personalizzate (non standard), ma anche meno
costose.
peculiarità di chi lo esprime e dal contesto familiare, culturale, sociale, economico in cui si manifesta. Partendo
dall’assunto dell’uguaglianza di tutti i
cittadini anche nell’espressione del bisogno, si giunge a prefigurare risposte
standardizzate, attraverso strutture che
finiscono con il burocratizzarsi e, quindi,
diventare sempre più costose.
Anziché considerare il bisogno o i bisogni in modo indifferenziato, ricercare
soluzioni universalistiche e rafforzare
l’apparato di definizione dei bisogni e di
costruzione deduttiva delle modalità di
soddisfacimento, sarebbe più corretto
tenere conto del loro manifestarsi. La politica del welfare dovrebbe spostare il focus dal ‘bisogno’ a chi è portatore di quel
bisogno, con le sue capacità di provvedere come singolo e come appartenente a
un gruppo, come la famiglia o la comunità, con la sua storia e con i suoi valori.
L’insistenza sul bisogno e, quindi, sulla
meccanicità delle risposte, porta alla progressiva deresponsabilizzazione di amministratori, operatori e utenti, e perciò a
crescenti costi.
tagliare non è la soluzione
Ridurre l’assistenza del Welfare State perché ha costi incompatibili con la
situazione economica attuale non è la
portatore del bisogno
Come è possibile fornire soluzioni personalizzate e meno costose? Nel tempo
lo sviluppo del Welfare State fondato sul
bisogno standard ha portato alla creazione di una burocrazia sempre più ampia e sproporzionata rispetto all’obiettivo da raggiungere; all’assunzione di
un potere enorme, non giustificato e
incontrollabile da parte degli operatori
e dei professionisti preposti all’analisi
dei bisogni, all’organizzazione e all’erogazione dei servizi; a rafforzare la tendenza dei politici a offrire sempre di
più, convinti di potere in questo modo
di ampliare il consenso; alla crescente
pressione fiscale, con i cittadini ridotti
a pagare imposte e contributi senza poter in alcun modo scegliere come soddisfare il proprio bisogno, senza poter
esercitare alcun controllo sulle strutture
che erogano i servizi e sulle modalità di
erogazione.
L’erogazione dei servizi in una logica
di Welfare Community si basa su una
concezione sussidiaria che è intrinsecamente pluralista, si concentra sul portatore del bisogno, sollecitandone l’assunzione di responsabilità, coinvolgendolo
nei processi decisionali e riconoscendo
la sua libertà di scelta.
[email protected]
ilFRIULI BUSINESS 7
Business Angel - In questI
annI dI declIno economIco come
sta cambIando l’attIvItà deglI
‘InvestItorI InformalI’? Il loro
numero è aumentato, così come
l’offerta dI Idee ImprendItorIalI
da sostenere, eppure non sI
rIesce ad avvIare una nuova
IndustrIalIzzazIone
D
opo tutti questi anni di declino
economico, i business angel
volano ancora. Anzi, la loro
attività si è fatta progressivamente più
intensa: il clima di difficoltà ha spinto
molti a proporre nuove idee imprenditoriali, i potenziali investitori sono
cresciuti nel numero, esistono numerose strutture, private e pubbliche, che
consentono di avviare l’incubazione.
Tutto questo, però, non si è tradotto in
nuova epoca di industrializzazione. La
decimazione delle start-up nel momento di entrare nella fase della produzione è altissima, mancano finanziamenti
e anche supporti professionali per la
commercializzazione. Il fermento c’è,
quindi, ma rimane nella botte.
In Italia il mercato dell’informal
8 ilFRIULI BUSINESS
Dove volano
gli angeli
venture capital è in continua crescita
e nel 2013 ha fatto registrare operazioni per un totale di quasi 32 milioni
di euro. Secondo una ricerca di Iban,
sono stati censiti 324 investimenti:
l’84% è stato finalizzato all’acquisto di
equity, l’11% al finanziamento soci e
il 5% come garanzia bancaria. Il 68%
degli investimenti è stato di importo
inferiore ai 100mila euro. Un terzo degli investimenti vede impegnato congiuntamente più di un business angel.
Il settore che ha beneficiato maggiormente dei finanziamenti è stato l’Ict,
seguito dal ‘media & entertainment’ e
dal medtech.
Lo scorso anno sono stati registrati
19 disinvestimenti, la metà di essi ha
comportato una perdita o un recupe-
ro del solo capitale investito, mentre il
14% ha ottenuto una redditività superiore al 50%.
Dal quadro generale emerge che gli
investimenti in high-tech non garantiscono performance superiori rispetto agli investimenti in altri settori.
Inoltre, quelli di durata inferiore ai
tre anni producono ritorni inferiori rispetto a quelli con impegno temporale
superiore.
Infine, chi è il tipico business angel
italian? Ha fra i 40 e i 50 anni, è un
uomo e vive nel Nord Italia. È un imprenditore e ha un passato come manager, è laureato, ha un patrimonio inferiore ai due milioni di euro e investe
meno del 10% del proprio patrimonio
in angel investment.
agosto 2014
INCHIESTA
Carlo asquini
(Italian Angels for Growth)
Il percorso non è completo:
manca Il ‘second round’
E’ rElativamEntE sEmplicE
accompagnarE un’idEa
imprEnditorialE a divEntarE
una start-up. l’anEllo dEbolE è
l’avvio dElla fasE produttiva:
è un problEma di EcosistEma
A
nche in Friuli ‘volano’ diversi
business angel. Tra loro Carlo
Asquini, che aderisce al gruppo
Italian Angels for Growth (Iag), il quale
con 118 attuali associati rappresenta il
più grande network del genere in Italia.
Si tratta di imprenditori, manager, professionisti e uomini di finanza che decidono di essere investitori in prima persona e, quindi, vanno a caccia di idee
imprenditoriali da sostenere affinché si
traducano in realtà concrete.
In questi anni di caduta economica, come è
cambiato il ruolo dei business angel?
“La crisi ha indotto molte persone a
tirare fuori dal cassetto progetti e idee,
all’insegna del ‘tanto non c’è nulla da
perdere’: se l’azienda per cui lavori è in
crisi e, quindi, rischi di perdere il lavoro,
allora diventa più facile poter decidere
di rinunciare allo stipendio per tentare
di sviluppare un sogno inespresso.
Di conseguenza, c’è stata una presa
di coscienza rispetto a chi può aiutare
l’idea a concretizzarsi, vale a dire i business angel, che sono cresciuti nel numero e hanno acquisito maggiore visibilità.
Inoltre, sono nati acceleratori privati di
‘primo miglio’, che forniscono tutoraggio affinché chi ha un’idea la possa presentare e sviluppare nel modo migliore.
È il caso, per esempio, dell’Impact Hub
Trieste, di cui sono socio, e in cui hanno
investito anche Friulia e gli imprenditori
Lorenzo Pacorini e Giuseppe Visentini”.
La quantità e qualità delle idee imprenditoriali che aiutate a nascere sono aumentate
o diminuite?
“Negli ultimi anni la quantità è semagosto 2014
pre molto alta e la qualità non è in media molto cambiata. Rimane invariato
un problema, presente sia prima della
crisi, sia oggi: i progetti troppo spesso
vengono presentati male. Mancano informazioni di mercato, mancano dati
economici e finanziari di supporto: chi
ha un’idea non può nascondersi dietro
la difficoltà di fare una previsione, ma
deve comunque fare un stima, altrimenti non merita di avere attenzione da
parte di potenziali investitori. Mancano,
poi, team completi: quelli composti di
soli tecnici oppure soli commerciali non
sono sufficienti e non danno le necessarie garanzie di successo.
Va, comunque, dato atto che molti
progetti sono, invece, presentati i maniera formidabile. Rimango sempre colpito quando giovani potenziali imprenditori ventenni presentano in maniera
eccellente idee innovative. Assicuro che
trasmettono una energia incredibile:
anche per questo è bello essere un business angel; riempie di soddisfazione sapere che, forse, grazie anche al proprio
aiuto potranno avere successo”.
Quali sono le idee che oggi hanno più probabilità di avere succe sso?
“Ogni settore può presentare opportunità interessanti, tutto dipende dalla
qualità del management, che deve essere in grado di interpretare velocemente
i segnali del mercato e, se necessario,
di modificare in tempi rapidi il proprio modello di business. La regola non
scritta è: meglio investire in un’idea
buona con un eccellente management,
piuttosto che in un’idea eccellente con
un management discreto”.
Può fare un bilancio di questi anni di attività
del vostro network?
“Nel periodo tra febbraio 2008 ad aprile
2014 abbiamo ricevuto 2.135 segnalazioni
di idee imprenditoriali, delle quali il primo
screening ha bocciato il 21 per cento. Il
4,4% è stato, poi, presentato ai soci e trenta, pari all’1,4%, hanno superato tutto il
percorso è sono diventate start-up. Importante è stata anche la crescita della nostra
realtà, visto che oggi contiamo 118 soci, di
cui 21 nel Nordest e, in particolare, 12 che
operano in Friuli Venezia Giulia”.
Gli ostacoli per far decollare un’idea imprenditoriale sono gli stessi o sono cambiati?
“Purtroppo, sono sempre gli stessi. E
non è solo la burocrazia o la solita ‘rigidità’
del nostro Paese. C’è anche un problema
di ecosistema: le medie e grandi aziende
dovrebbero cominciare a investire in innovazione e tecnologia anche acquistandola dalle start-up. Infatti, uno dei problemi più evidenti è l’altissima difficoltà
a trovare capitali per il cosiddetto ‘second
round financing’, ovvero nella fase successiva all’accompagnamento del business
angel, in cui la start-up che ha già elaborato un prototipo o testato un prodotto
dovrebbe tradurlo in una linea produttiva
e lanciarlo, quindi, sul mercato con azioni
commerciali e di marketing”.
Quindi, siamo bravi a generare nuove imprese
vincenti, ma non a farle vivere?
“Gli Usa in questo sono maestri: da
loro un bel progetto raccoglie dieci volte
i capitali che potrebbe raccogliere in Italia. È sempre un problema di ecosistema
non adeguato. Le aziende già esistenti
e ben avviate dovrebbero diventare più
permeabili all’innovazione, cercandola
al di fuori della propria organizzazione,
che si rivela spesso poco flessibile alle
novità, e di conseguenza andandola a
scovare anche tra le start-up”.
Quali azioni, quindi, sarebbe importante mettere in campo oggi?
“Vanno fatte incontrare eccellenze
produttive friulane e start-up locali.
Sono certo che potranno nascere progetti stupendi che non sarà difficile finanziare ulteriormente. Solo così si potrà creare il giusto ecosistema”.
ilFRIULI BUSINESS 9
INCHIESTA
D
ai business angel ai rainman:
l’intuizione di creare un ulteriore anello, quello cioè che
collega l’idea imprenditoriale a un potenziale investitore o assistente alla
nascita, si è concretizzata in un progetto di network, frutto di collaborazione tra l’Associazione italiana degli
investitori informali in rete (Iban) e la
cooperativa Cramars. Perché, spesso,
non far incontrare l’idea giusta con il
business angel adatto diventa un’occasione persa per tutto il sistema
economico, come spiega il presidente
della coop carnica Vanni Treu.
Vanni treu
(Cooperativa Cramars)
Ecco i rainman
Un network regionale per
mettere in contatto l’idea
giUsta con il bUsiness angel
più adatto: solo bagnando
il terreno i semi possono
germinare
10 ilFRIULI BUSINESS
Perché nasce Ban Fvg?
“Nasce all’interno del sistema della
formazione professionale finanziata dalla Regione, in quanto Cramars,
che è l’ente di formazione che l’ha
creata, sostiene da sempre che i posti
di lavoro si creano con nuovi imprenditori o rafforzando l’imprenditoria
locale. Ban Fvg desidera, pertanto,
mettere l’imprenditore o l’aspirante
imprenditore al centro del suo progetto di intervento coinvolgendo la rete
nazionale dei business angels”.
Come opera il progetto?
“Ban Fvg opera cercando di scovare
nelle menti giovani il guizzo dell’autoimpiego. Accompagna il giovane
nell’analisi delle sue potenzialità personali e indaga nella valenza dell’idea
imprenditoriale coinvolgendo i rainman”.
Chi sono?
“Sono gli ‘uomini della pioggia’, che
se vedono un piccolo seme di idea imprenditoriale valida accompagnata
da un imprenditore capace dedicano
il loro tempo a far germogliare velocemente questa idea. Di solito sono
professionisti affermati o imprenditori
che hanno sposato questa filosofia di
Cramars”.
In questi anni di caduta economica, come è
cambiato il ruolo dei business angel?
“Il business angel, figura relativamente nuova nel panorama italiano,
è un investitore informale interessato
a investire parte delle proprie risorse
agosto 2014
personali in progetti di impresa ad alto
tasso di innovazione, a bassa intensità di capitale e che possano, in tempi
relativamente brevi, portare significativi profitti. In questo senso la crisi
economica ha contribuito a far emergere nuovi modelli di innovazione e di
business”.
La quantità e qualità delle idee imprenditoriali che aiutate a nascere sono aumentate
o diminuite?
“Non si tratta di una questione di
numeri, intesi come valori assoluti,
ma di settori e di nicchie di mercato,
e, soprattutto, di progetti e idee imprenditoriali particolarmente innovative, in cui la compagine sociale deve
dimostrare di meritare la fiducia di un
potenziale investitore”.
Gli ostacoli che incontrate nel far decollare
un’idea imprenditoriale sono gli stessi o sono cambiati?
“Non tutte le idee imprenditoriali vengono finanziate da un bussines
angel. Questo perché non tutte le idee
hanno le caratteristiche per suppor-
agosto 2014
tare il rientro economico dell’investitore. Pertanto, una buona parte dei
progetti valutati si limita alla semplice
consulenza per la redazione dei business plan da parte dei nostri rainman.
Ci sono alcuni settori e alcuni progetti,
comunque, che stiamo accompagnando con i nostri rainman che prevedono crescite esponenziali nei prossimi
anni. Ci riferiamo soprattutto al settore Ict. In questo caso, l’ostacolo principale è quello di trovare il business
angel maggiormente adatto”.
Quali sono le idee che oggi hanno più probabilità di avere successo?
“Esiste un contenitore che si chiama
Imprenderò 4.0 finanziato dalla nostra
Regione. Noi siamo partner del progetto e assieme agli altri partner analizzeremo ogni idea che proviene al fine di
poterla ospitare all’interno del nostro
particolare percorso di autoimprenditorialità. Alcune idee potranno proseguire
l’iter, altre le fermeremo prima in quanto
non remunerative, ma non limiterei mai
i settori della creatività imprenditoriale”.
ilFRIULI BUSINESS 11
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macchine movimento terra personalizzabili
secondo le specifiche necessità. Ma ACM è
molto di più: dalla consulenza alla vendita,
dall’assistenza al noleggio, è un gruppo di
persone che punta a costruire un rapporto
unico con il cliente per dare sempre una
mano nel migliorare l’attività dell’impresa.
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IL PERSONAGGIO
Lasciamo
cacciare
i nostri leoni
Chiara Mio - Per l’economista i giovani
sono ‘addomesticati’: devono riaPProPriarsi
di un ruolo decisionale, anche in maniera
traumatica. e’ giunto il momento di mettere
in camPo un orgoglio socialmente diffuso
L
a grandinata è terminata: restare chiusi in
casa non serve a niente,
ora bisogna uscire, spalare il
ghiaccio e ricominciare a coltivare la nostra terra. Usa questa
metafora l’economista Chiara
Mio per descrivere il momento
attuale. Fu lei, addirittura nel
2006, quasi come una inascoltata Cassandra, ad avvertire
che non ci si stava infilando
nel tunnel di una semplice crisi, ma che gli stessi paradigmi
dell’economia stavano cambiando. Non rendersene conto
e non riuscire a reagire, avrebbe generato enormi difficoltà
per il nostro tessuto produttivo,
con conseguenze inevitabili di
carattere sociale. Così è stato.
Pordenonese, Mio è docente
di management all’Università Ca’ Foscari di Venezia, ma
è ben immersa nell’economia
‘reale’: siede nel consiglio di
amministrazione, come indipendente, di Banca FriulAdria
e di Eurotech, è componente del collegio sindacale nel
Gruppo Danieli ed è stata anche assessore al Comune di
Pordenone, chiamata dall’allora sindaco Sergio Bolzonello.
Cosa succederà nei prossimi mesi?
“Nel secondo semestre
AGOSTO 2014
dell’anno i segnali di ripresa
continueranno e andranno a
coagularsi. Non si tratta, comunque, di segnali tutti convergenti: è impossibile passare
dal nero al bianco immediatamente. In termini sociali, invece, servirà molto più tempo per
riassorbire l’espulsione occupazionale: i frutti della ripresa
sul lavoro si avvertiranno non
prima di 3-5 anni”.
Se le cose andranno meglio, sarà
merito di un sistema friulano che
si è effettivamente rinnovato, oppure sarà ‘per grazia ricevuta’?
“Abbiamo affrontato questa
lunga fase con pochi e isolati
casi di aziende ‘champion’, cui
dal 2008 si sono aggiunte altre che non avevano difficoltà
debitorie e si sono ripensate.
Possiamo dire, così, che attualmente il 20% delle aziende
friulane è pronta ad affrontare
e a cogliere le opportunità di
questo nuovo periodo”.
Sono, quindi, una minoranza: e le
altre?
“Tutte le altre vanno accompagnate. A livello di contesto,
considero molto favorevole la
spinta di una rinnovata politica, sia a livello regionale sia
nazionale, che sta portando a
Il 20%
delle imprese
locali è pronta
per le nuove
sfide, le altre
devono essere
accompagnate
una vera strategia industriale.
All’interno di ogni singola impresa, poi, vanno individuati i
fondamentali veramente utili
in questo momento. Va superata, però, la scarsità di leadership che in passato ha portato a
errori colossali nella lettura di
quanto stava accadendo. Faccio un esempio pratico: oggi
ci troviamo con un notevole
patrimonio edilizio invenduto,
ma gli stessi costruttori hanno
continuato a edificare fino a
ieri con classi energetiche basse e, quindi, già fuori mercato.
Più in generale, nella nostra società bisogna elevare
il livello culturale, che non si
significa il ‘titolo di studio’,
ma riguarda una consapevolezza diffusa dell’importanza dell’economia intesa non
come generatrice di soldi, ma
di benessere. Senza questo
tipo di orgoglio socialmente
diffuso non riusciremo neppure a mettere in discussione
e a migliorare settori strategici,
come scuola e welfare”.
Nella sua esperienza di amministratore locale, cosa ha imparato?
“Che la vera sfida è garantire
capacità di ascolto delle persone, senza cedere sui propri
principi. Si impara a concilia-
re questi due aspetti facendo
l’amministratore locale, più
che il politico”.
Che impatto ha avuto con la burocrazia?
“Obbligherei a fare stage semestrali nelle aziende tutti i
funzionari e dirigenti pubblici e, viceversa, gli imprenditori e manager negli enti locali.
Solo creando questa osmosi
si riuscirebbe a far capire alla
pubblica
amministrazione
come funziona il mercato,
quello ‘sano’, abbattendo la
sua autoreferenzialità, e a far
comprendere all’impresa la
complessità nella gestione del
bene comune. Questa potrebbe essere la vera ‘riforma’ della burocrazia, da realizzare
peraltro a costo zero”.
La giunta regionale ha appena
presentato le linee guida del piano di sviluppo industriale: che valutazioni fa?
“Il piano, che ho avuto
modo di leggere in maniera approfondita, costituisce
una rappresentazione ampia,
completa e dettagliata della
situazione economica della
manifattura attuale e
degli strumenti a disposizione.
ilFRIULI BUSINESS 13
IL PERSONAGGIO
L’incarico ai vertici
di categorie e sindacati è
diventato un mestiere: c’è una
squadra di mediocri che rende
deboli i loro rappresentati
In passato, disse che non ci vogliono solo le quote rosa, ma anche
quelle anagrafiche, per aumentare
la presenza di giovani nella classe
dirigente. Conferma?
“I giovani, volendo semplificare gli under 35, devono
riappropriarsi di un ruolo decisionale, anche in maniera
traumatica”.
È, quindi, un’ottima
base di partenza per
sviluppare la strategia attraverso l’individuazione
delle priorità e l’allocazione
delle risorse disponibili”.
Quali suggerimenti ha?
“Siamo l’unico territorio in
Italia con un sistema portuale che, non solo è il più vicino
al Centro Europa attraverso il
canale di Suez, ma che si affaccia su piattaforme produttive
molto ampie e infrastrutturate,
immediatamente disponibili.
Questa combinazione di trasporti e spazi è, poi, arricchita
dalla presenza di maestranze
abili in vari settori. Dobbiamo
mettere assieme porti, logistica
e fabbriche, persone e competenze, che possono così realizzare l’ultimo anello manifatturiero, che spesso è anche quello
a maggiore valore aggiunto. Per
sviluppare questo progetto la
Regione non basta, ma servono
decisioni a livello di governo
nazionale. La vicinanza della
nostra governatrice al premier,
perciò, costituisce un’opportunità strategica”.
Come sono le banche viste dal di
dentro?
“Anche le banche, in generale, sono aziende, ma sono diventate dei Moloch e devono,
quindi, evolversi, altrimenti
sono veramente a rischio di
estinzione. La questione non
è dimensionale, ma legata alla
capacità di accompagnare le
imprese.
Sopravviveranno
quelle in grado di valutare le
prospettive future di un’azienda cliente e non meramente il
AGOSTO 2014
suo bilancio, che fotografa invece il passato”.
Il sistema creditizio locale è ancora a rischio di collasso per i non performing loans?
“Le sofferenze nei bilanci
bancari sono tante: in passato si sono dati soldi senza una
logica aziendale, spesso per
interesse dei singoli manager,
che venivano premiati anche
in base agli incrementi realizzati negli impieghi. Oggi
recuperare questi soldi è estremamente difficile, vista anche
la diffusa e pessima abitudine
delle procedure concorsuali
che si chiudono spesso con il
pagamento di appena il 10%
del credito vantato.
Non credo, comunque, che
il sistema bancario sia in pericolo, ma deve rassegnarsi a un
periodo di minore redditività
e impegnarsi a un recupero
di efficienza e, in questo caso,
gli spazi sono enormi. Penso,
ad esempio, a bisogni che possono emergere tra la clientela
e che le banche ancora non
soddisfano. Ad esempio, si potrebbero, attraverso i mezzi di
pagamento elettronico, comprendere le ragioni sottostanti
i flussi finanziari delle persone
e delle aziende e intercettare,
così, nuovi spazi di business”.
In questa fase economica, che differenze di approccio avverte tra gli
imprenditori veneti e quelli friulani?
“I friulani soffrono della
cultura dell’assistenzialismo.
Stiamo sprecando tempo ed
energie per farci riconoscere
la nostra ‘specialità’, mentre i
veneti se la prendono sul campo. Oggi per noi la specialità è
una gabbia”.
In Friuli c’è anche un ‘problema’ di
rappresentanza imprenditoriale e
sindacale?
“Chi siede ai vertici delle
rappresentanze, sia di categoria, sia sindacali, è spesso
portatore della cultura dell’individualismo degli ultimi
vent’anni: per queste persone,
che spesso non hanno più alternative professionali, ricoprire tali incarichi è diventato
un mestiere. Sono come la gramigna, aggrappati al loro posto. È una squadra di mediocri
che rende deboli gli interessi
dei loro rappresentati nei confronti degli interlocutori politici e sociali”.
Non è che ci sono pochi giovani alla guida perché proprio tra loro c’è
scarsità di talento, impegno e capacità di mettersi in gioco?
“Nel loro percorso di crescita
hanno sempre avuto un aiuto
per superare i problemi. Oggi,
quindi, sono più deboli e non
affrontano alcuna battaglia
perché la ritengono, a priori,
già persa. Il leone pericoloso
è quello che ha fame, mentre
i giovani sono leoni addomesticati che non sono stati addestrati a procurarsi il cibo da
soli”.
Quindi, come si può spezzare questa situazione?
“O attendiamo ancora di
perdere benessere e, quindi,
che cresca la ‘fame’, oppure
mettiamo in campo azioni,
come dicevo, traumatiche. Per
esempio: riformiamo il sistema
camerale creando un’unica
Camera regionale imponendo un limite di età massimo ai
suoi vertici e una rotazione.
All’orizzonte, però, c’è un’opportunità…”
Quale?
“Sarà interessante vedere
cosa faranno i giovani immigrati di seconda generazione
nati qui in Friuli, ma cresciuti
in un contesto familiare con
situazioni di incertezza, con
fame di successo e alla ricerca
di un ascensore sociale. Dobbiamo attendere, però, ancora
una decina di anni per vederne
i risultati”.
ilFRIULI BUSINESS 15
imprese & finanza
Attesa per
la liquidità
I
prezzi al consumo continuano a mantenersi troppo bassi nell’Area euro:
il tasso annuo è negativo in
Spagna, allo zero in Italia, in
calo sotto l’1% in Germania.
I livelli d’inflazione, così lontani dal target della Bce, aumentano le aspettative sugli
effetti dell’immissione di liquidità che la stessa avvierà a
settembre. Sul fronte geopolitico internazionale, le sanzioni decise dall’Unione europea
alla Russia rischiano di essere
una nuova zavorra sulla già
fragile ripresa dell’Area. Preoccupanti e confusi anche gli
sviluppi sul default dei titoli
argentini a seguito di una sentenza Usa: le trattative hanno
pesato non poco sui mercati,
condizionati anche dall’andamento del Banco Espirito Santo portoghese la cui azione
è crollata in una sola seduta
di oltre il 40% dopo la notizia
ImmIssIone della Bce
L’infLazione rimane aL di
sotto dei target e iL mercato
ha grandi aspettative per
L’operazione che sarà avviata
a settembre
I RISULTATI IN PIAzzA AffARI
cHIUSURA
30-12-2013
cHIUSURA
04-08-2014
VAR %
Danieli
24,95
20,85
-16,43%
Danieli risp
16,25
15,60
-4,00%
Eurotech
1,82
1,96
+7,70%
Generali
17,17
15,81
-7,92%
Banca Generali
22,51
20,95
-6,93%
18.967
20479
+7,97%
SOCIETA’
fTMIB
Rubrica realizzata
in collaborazione con
di perdite per 3,5 miliardi di
euro nel primo semestre.
Tranquillo il mercato dei
titoli governativi. Che la percezione del rischio nell’Area
euro sia bassa, lo dimostra
anche l’esito delle aste dei
GRUPPO BANCA POPOLARE DI CIVIDALE
Bot, Ctz e Btp: i rendimenti
all’emissione hanno segnato
nuovi minimi storici su tutte
le scadenze proposte. Spicca il
2,60% del Btp a dieci anni, che
già sul mercato secondario
nelle sedute precedenti l’asta
aveva trattato a un nuovo minimo storico poco sopra tale
livello. Il mercato delle divise
è stato condizionato soprattutto dalle scelte, per quanto
attese, della Federal Reserve:
il dollaro ha recuperato contro tutte le principali valute.
La Fed ha continuato a ridurre gli acquisti di asset sul
mercato, portandoli a 25 miliardi di dollari mensili; erano
85 all’inizio della manovra
e l’azzeramento è previsto
per ottobre. Ha, poi, parlato
di miglioramento del ciclo
economico e del mercato del
lavoro, ma con “ampio potenziale inutilizzato delle risorse
lavorative”. Il solo tasso di disoccupazione, quindi, non è
l’unico driver per le decisioni
sui tassi, che apparentemente non c’è fretta di rialzare,
anche perché non vi è alcun
segnale di tensioni inflazionistiche.
nuovi business daLLe fiLiere energetiche
Le grandi occasioni dell’Energy Community
L
a costruzione di una capacità di governance
energetica territoriale può rappresentare una
occasione di rilancio, secondo un approccio
finalizzato alla costruzione di modelli di business innovativi. Dell’argomento se n’è parlato
in modo molto operativo presso la sede della
Banca Popolare di Cividale, che ha una propria
struttura interna dedicata alla green economy,
in occasione della visita di Luigi Debarberis,
high level officer researcher e responsabile per
le Smart Grid al Joint Research Center, la struttura di ricerca con sede a Petten in Olanda che
supporta la Commissione Europea nelle scelte
di politica energetica.
Lo sviluppo delle fonti rinnovabili, come biomasagosto 2014
se, solare, eolico, geotermico, idroelettrico, con
la diffusione dei centri di produzione sul territorio, di elettricità e calore, comporterà impatti
enormi, cambiamenti nelle regole del mercato,
investimenti nelle infrastrutture e in apparati
energetici che per funzionare necessiteranno di
tecnologie intelligenti (smart grid) e sistemi di
accumulo. Energie pulite a minor costo, modelli
di sviluppo efficienti e basati sulle Energy Community, sono i binari sui cui si muove l’Europa.
“Il costo sostenuto dai Paesi UE per l’approvvigionamento energetico è enorme – ha dichiarato
Debarberis - per cui s’impone un processo di
riconversione e di forte innovazione del sistema
energetico in Europa. Solo per abbattere i costi
energetici degli edifici pubblici la Commissione
Europea conta di favorire la ristrutturazione del
3% annuo del patrimonio immobiliare esistente.
È la dimensione finanziaria che ora va bene
individuata. Ci sono enormi risorse finanziarie
che attendono di essere allocate e qui in Friuli
ho visto la concreta possibilità di avviare dei
business plan sostenibili che prevedano la creazione di filiere energetiche attraverso la messa
in rete di tanti progetti che possano formare
una consistente massa critica per tali modelli
di business. Persino la Banca europea degli
investimenti (Bei) mette a disposizione tranche
di finanziamento a partire da 7,5 milioni di euro
a tale scopo, a tassi estremamente agevolati”.
ilFRIULI BUSINESS 17
imprese & finanza
friuladria
per pmi e mid cap
ottanta milioni di
credito agevolato
F
riulAdria è sempre più vicina alle
imprese di Friuli Venezia Giulia
grazie all’accordo firmato a Parma
tra il Gruppo Cariparma Crédit
Agricole, di cui l’istituto friulano fa
parte, e la Banca europea per gli
investimenti (Bei), che prevede un
plafond di 80 milioni rivolto a Pmi e
Mid Cap, per finanziare progetti che
abbiano un costo massimo di 25
milioni di euro ciascuno.
Le linee di credito aperte dal gruppo
Cariparma Crédit Agricole consentiranno a molte imprese, nelle due rispettiva
fasce fino a 250 dipendenti e tra 250
e tremila, di accedere a finanziamenti
a condizioni ancora più vantaggiose
rispetto ai valori di mercato, grazie al
sostegno appunto della Bei.
Le risorse saranno fornite alle imprese
che vorranno investire nell’acquisto
di beni materiali (diversi dai terreni),
brevetti, licenze e per i beni immateriali (spese di sviluppo, R&S, realizzazione di reti di distribuzione). Il plafond
copre anche i finanziamenti per
cessione dell’impresa per passaggio
generazionale o passaggio di proprietà
ai dipendenti e quelli per garantire
fabbisogno di capitale circolante a
medio-lungo termine.
Cariparma Crédit Agricole rinnova,
quindi, il suo impegno, grazie alla partnership con Bei, per sostenere le Pmi
e le Mid Cap più dinamiche e pronte a
investire e a rilanciarsi innovando.
I progetti che verranno finanziati
dovranno essere realizzati entro un
termine massimo di tre anni dalla
data di finanziamento.
la direzione generale di friuladria
18 ilFRIULI BUSINESS
Federazione Bcc - La vetrina web deL credito cooperativo regionaLe è
‘affoLLata’ da oLtre 400 imprese che offrono servizi scontati
Piazza ‘affari’
per i soci
S
ono oltre 400 le imprese che hanno
scelto di mettersi ‘in
mostra’ nella vetrina web
spaziosoci.it, un progetto ormai collaudato delle Bcc del Friuli Venezia
Giulia. Artigiani, aziende
agricole, professionisti, alberghi diffusi, ristoranti,
negozi, agenzie di viaggio,
associazioni sportive, circoli culturali, Udine e Gorizia Fiere, Il Piccolo Festival del Fvg, l’Ente Teatrale
Regionale, hanno deciso
di offrire servizi, sconti e agevolazioni a tutti i
62mila soci del credito cooperativo della regione.
legami sul territorio
Una bacheca virtuale
di successo che ha riscosso pure l’interesse di 56
aziende del vicino Veneto.
Da sempre, i soci rappresentano per la Bcc la principale ragione d’essere e
un potente motore di sviluppo e di crescita. Grazie
a essi, il credito cooperativo mantiene un legame
forte, costante ed esteso
con le comunità locali di
riferimento. Per questo
motivo la Federazione
delle Bcc ha aperto lo spaziosoci.it: un servizio on
line, completamente dedicato ai soci dei quindici
istituti della regione; uno
spazio telematico gratuito
che rappresenta un vero e
proprio punto d’incontro
virtuale tra chi cerca e chi
offre prodotti e servizi a
condizioni favorevoli.
sito e social
L’iniziativa del portale
(www.spaziosoci.it),
è supportata da una fan
page di Facebook, con
quasi 1.300 fan e la pubblicazione di un post al
giorno, da una newsletter
periodica e dalla tessera
identificativa personalizzata ‘Spazio Soci’ che può
essere richiesta presso uno
dei 238 sportelli delle Bcc
regionali. Si tratta di un
progetto innovativo che si
propone di rappresentare
la versione moderna di una
bacheca strutturata con alcuni tratti identificativi: la
divisione in 20 categorie
merceologiche, l’area di
operatività del socio con le
caratteristiche dell’attività
svolta e delle facilitazioni
concesse.
L’accesso, via web, è
disponibile anche attraverso i social network più
diffusi, quali Facebook e
Twitter.
agosto 2014
Istituto Nord Est Qualità
Grazie a Ineq, salami, salumi,
ma anche formaggi sicuri e di qualità
D
a anni impegnata nel controllo e nella certificazione di conformità del Prosciutto di San Daniele
e di altre grandi produzioni a DOP-IGP - tra le quali
possono essere ricordati la Mortadella Bologna (prodotta in otto regioni), lo Speck Alto Adige, i Salamini
italiani alla cacciatora (ottenuti in undici regioni) -, di
altri cinque salami e salumi, di ulteriori cinque prosciutti stagionati e dell’enclave della carne originata
dalla Cinta Senese in Toscana, da tempo l’Istituto
Nord Est Qualità si occupa anche di formaggi (Stelvio) e, dal 2012, segue anche i grandi settori produttivi del Pecorino Romano e del Pecorino Sardo.
Per il San Daniele – fondato su una quarantina di
operatori, cui si aggiungono altri otto prodotti che
condividono obbligatoriamente la medesima filiera,
che fa riferimento ad altri 110 prosciuttifici e salumifici - l’Ineq controlla, oltre alla conformità di tutte
le lavorazioni, anche i flussi della materia prima per
prosciutti e salami originata da un bacino che si sviluppa nell’Italia centro-settentrionale, dove operano
oltre quattromila allevamenti di suini e alcune decine
di stabilimenti di macellazione .
Ad essi si aggiungono altri 140 salumifici, 27 laboratori che certificano la carne di Cinta Senese ed
una settantina di caseifici. L’ attività complessiva
del 2013 si è articolata attraverso 19.378 verifiche
L’ istituto – diretto da Francesco Ciani ed
attualmente presieduto da Alberto Morgante opera su quattro sedi (San Daniele, Fidenza,
Chiusi e Bolzano - e sta predisponendo
l’apertura di una propria sezione in Sardegna
ispettive e di controllo e l’analisi di alcune migliaia
di campioni in laboratorio, con il supporto di ulteriori
migliaia di visite in allevamento e macello e da un
continuo monitoraggio dei flussi lungo le filiere - quasi 70mila partite di suini macellati in 6.673 diverse giornate, oltre 26mila partite di suinetti trasferiti
inter-allevamenti - e con l’ emissione di 4.430 certificati di conformità.
L’ istituto – diretto da Francesco Ciani ed attualmente presieduto da Alberto Morgante - opera su
quattro sedi (San Daniele, Fidenza (Pr), Chiusi (Si) e
Bolzano e sta predisponendo l’apertura di una propria sezione in Sardegna, anche in funzione di ulteriori programmi di sviluppo; sono in programma, in
breve, le misure di approntamento della struttura di
controllo della IGP “Finocchiona”, che dovrebbe ottenere il riconoscimento comunitario entro l’anno e per
la quale l’Ineq è stato già indicato come organismo
di controllo di alcune altre decine di salumifici che
lavorano il famoso salame in Toscana .
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agosto 2014
ilFRIULI BUSINESS 19
sistEmi
Produttivi
Studio all’estero
verso il raddoppio
Erasmus - Entro il 2020,
il numEro di studEnti
univErsitari impEgnati in corsi
E tirocini in altri paEsi EuropEi
dovrà raggiungErE il 20%
N
on solo le produzioni e i commerci vanno internazionalizzati,
ma anche le menti. Da ventisette anni ci pensa Erasmus, il programma
europeo che incentiva la mobilità internazionale degli studenti, con esperienze
di studio e di tirocinio. In Europa circa il
10% degli studenti matura un’esperienza
all’estero. L’obiettivo che si è posto la nuova programmazione Erasmus+ è quello
di raddoppiare questa adesione entro il
2020. Una sfida ambiziosa, spiegata dalla
delegata alla mobilità dell’Università di
Udine, Monica Ballerini.
Quali sono i numeri dell’Erasmus in chiave
friulana?
“Il quadro generale ha visto il programma Erasmus, lanciato per la prima volta
nel 1987, passare a livello europeo da
tremila studenti coinvolti addirittura ai
270mila nell’anno accademico 2012-13.
Quindi, ha avuto una grandissima evoluzione, riscontrabile, con le dovute proporzioni, anche nell’Università di Udine.
Nell’ultima annualità Erasmus conclusa
(a.a. 2012-13) sono stati 369 gli studenti friulani che hanno svolto un periodo
all’estero, mentre 142 quelli stranieri che
sono venuti a Udine per i propri studi”.
Gli ultimi anni di difficoltà economica hanno portato a una rinuncia da parte di studenti e famiglie?
“Anche in questi ultimi anni la partecipazione è costantemente aumentata,
in media del 10% all’anno. Dovremmo,
comunque, presupporre che in una situazione economica più favorevole,
probabilmente, l’incremento sarebbe
stato anche maggiore. Infatti, è ormai
consolidata da consapevolezza da parte di studenti e famiglie dell’importanza di un’esperienza di studio all’estero”.
Il costo di mantenimento è un ostacolo?
“Per fare un esempio concreto. Il programma europeo ha garantito nel 201213 una borsa di studio di 230 euro al mese
che, con l’integrazione garantita dall’ateneo friulano, è arrivata a 300 euro. Come
20 ilFRIULI BUSINESS
Erasmus atENEo frIulaNo
aNNo 2012/13
studENtI
In uscIta
369
In entrata
142
Fonte: Mobilità internazionale Università di Udine
si capisce, copre solo una parte delle spese che lo studente deve affrontare, che poi
dipendono anche dal costo della vita del
Paese che sceglie. Ciononostante, dai dati
non ancora definitivi del periodo 2013/14
la partecipazione al programma è ulteriormente aumentata”.
Quali sono le destinazioni preferite dagli studenti friulani?
“Siamo in linea con i dati europei. Infatti, i Paesi di destinazioni preferiti e
che da soli rappresentano quasi il 60%
di tutte le partenze per studio da Udine
sono Spagna, Germania e Francia”.
Nel corso degli anni si è evoluto anche l’approccio degli studenti?
“Vorrei sottolineare che c’è stato un
cambiamento di spirito nella mobilità
internazionale. All’inizio si partiva per
curiosità e per migliorare la propria competenza linguistica. Oggi, già prima della
partenza è richiesta una competenza linguistica alta e si privilegia la destinazione
in cui sarà possibile acquisire crediti adeguati. Dalla semplice possibilità di crescita personale, quindi, Erasmus ha assunto
una funzione di crescita accademica, con
la possibilità di acquisire anche competenze che non sono presenti nell’ateneo
cui si appartiene”.
Esiste un punto debole?
“Purtroppo, molti conoscono l’Erasmus
per lo studio, meno quello per il tirocinio. Infatti, il programma dà la possibilità anche di fare esperienza in un’azienda all’estero. All’ateneo friulano su 369
partecipanti nel 2012/13, solo 75 hanno
partecipato a un tirocinio. Organizzarlo è
indubbiamente più difficile, perché sono
necessarie relazioni dirette con le aziende
ospitanti. Però, è importante per il percorso formativo maturare un’esperienza
all’estero in un ambiente lavorativo, anche
per gettare possibili basi per un’eventuale
futuro inserimento”.
Quali sono le prossime novità?
“A gennaio è partito Erasmus+ il nuovo
programma 2014-20 per l’istruzione, la
formazione, la gioventù e lo sport, che ha
far gli obiettivi quello di portare in sette
anni gli studenti in mobilità al 20 per cento. E’ una nuova sfida che prevede anche
la possibilità di estendere la mobilità Erasmus oltre i confini d’Europa”.
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Ceck-up al contatore
Audit energetico - Una direttiva eUropea introdUce l’obbligo per le aziende energivore di analizzare i
propri conSUmi. il principio, però, è valido anche per le piccole impreSe, che coSì poSSono individUare
Spazi di miglioramento notevoli, per il bene non Solo dell’ambiente, ma anche del proprio bilancio
P
reparatevi: è in arrivo il ceck-up
energetico obbligatorio per le
aziende, ma si tratta di un’opportunità, più che di un ennesimo
adempimento burocratico. Infatti, se
nelle grosse aziende energivore, cosa
che spesso già si fa, un’analisi dei consumi consente di individuare miglioramenti che, a loro volta, consente risparmi rilevanti, anche nelle medie e
piccole attività, non necessariamente
energivore, è possibile limare la bolletta energetica. È lo spirito della direttiva europea entrata in vigore alla
fine del 2012 e che tra non molto sortirà i suoi primi effetti pratici, introducendo l’audit energetico obligatorio.
Matteo Mazzolini
(Ape Fvg)
efficienzA migliore
del 20-25 Per cento
le SolUzioni diSponibili Sono
moltiSSime e molto SpeSSo
integrabili tra loro
D
opo l’audit, cioè l’analisi, serve
la prognosi, che può essere data
dall’energy manager. Una figura in grado di suggerire, come spiega il
direttore dell’Agenzia per l’energia (Ape
Fvg) Matteo Mazzolini, soluzioni per la
riduzione della voce di costo fino al 2025 per cento.
Che impatto avrà sulle imprese, in particolare piccole, la direttiva europea?
“Per le grandi imprese e per quelle a
elevato consumo di energia si introduce un obbligo di diagnosi energetica:
dovranno eseguirla entro il 5 dicembre
2015 e, successivamente, ogni 4 anni.
L’obbligo non si applica alle grandi imprese con sistemi di gestione certificati
Iso 50001 O Iso 14001.
Le aziende saranno agevolate
nell’assolvere all’obbligo, con contributi nell’ordine del 50% a carico delle
Regioni e del 50% a carico dello Stato,
che a tal fine mette sul piatto 10 milio-
22 ilFRIULI BUSINESS
ni di euro presi dai proventi annui delle
aste delle quote di emissione di anidride carbonica. In caso di inottemperanza, i soggetti obbligati dovranno pagare
una multa i cui proventi sono destinati
ad alimentare il fondo per l’efficienza energetica previsto nel decreto. Nel
provvedimento, infatti, si dispone che
venga istituito presso il Mise un Fondo
nazionale per l’efficienza energetica.
Tale fondo, a natura rotativa, sosterrà
interventi di efficientamento realizzati dalla pubblica amministrazione, le
Esco e le imprese.
Per le piccole imprese, invece, non
cambia molto nell’immediato, in quanto l’iniziativa è lasciata alla sensibilità
della proprietà o del management, ma
la strada è tracciata. In questo senso
sono previsti programmi triennali di
informazione e formazione per sensibilizzare le imprese: per il
triennio 2015-2017 ci sarà a disposizione un milione di euro”.
agosto 2014
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Produttivi
Cos’è la diagnosi energetica e a
cosa serve?
“È un’analisi dei consumi di
energia all’interno dell’azienda per identificare la ripartizione dei
consumi energetici in funzione di impianti e tecnologie. Si individuano i
potenziali di risparmio energetico e il
margine di miglioramento ottenibile
attraverso l’adozione di appropriate
soluzioni. Nelle aziende queste analisi dei costi energetici vengono fatte
di continuo, ma a volte sfuggono certi aspetti e ci vuole il contributo di un
professionista esterno. L’energy manager esperto saprà trovare anche opportunità di finanziamento o di sgravio
fiscale da parte dell’amministrazione
statale. Ad esempio, uno dei componenti più diffusi in alcuni cicli produttivi sono i motori elettrici: quelli che si
trovano nell’ultimo quarto di vita utile
possono essere sostituiti con motori ad
alto rendimento, molto più efficienti
Più il ciclo produttivo si
avvicina alla scala industriale,
maggiori sono i volumi di energia
in gioco e maggiori sono anche i
margini di risparmio: migliorando
l’efficienza energetica del
processo si possono tagliare i costi
anche del 20-25 per cento
dal punto di vista energetico. Il costo
di sostituzione, leggermente più elevato, è ampiamente compensato dal
risparmio energetico ed economico
generato nell’arco della vita utile della
macchina”.
Quali margini di risparmio si possono ottenere dal mettere sotto esame i propri consumi energetici?
“Nel settore secondario e terziario
dipende molto dal tipo di attività e dal
profilo del consumatore: ovviamente, più il ciclo produttivo si avvicina
alla scala industriale, maggiori sono
i volumi di energia in gioco e maggiori sono i margini di risparmio. Ad
esempio, imprese molto energivore
dal punto di vista termico, con cicli di
produzione continui, possono dotarsi
di cogeneratori, ovvero di macchine
che producono sia calore, sia elettricità, migliorando l’efficienza energetica
del processo di una percentuale che si
aggira attorno al 20-25 per cento. Le
soluzioni disponibili sono moltissime
e molto spesso integrabili: prima di investire occorre, comunque, condurre
un audit energetico per identificare gli
interventi fattibili tecnicamente e convenienti economicamente. Per questo
nel mercato ci sono professionisti, i cosiddetti esperti nella gestione di energia, che sono di supporto alle aziende
per queste attività”.
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24 ilFRIULI BUSINESS
agosto 2014
Fabrizio romanelli
(Progetto Ceem)
Questione di (doppia)
sopravvivenza
L’energia è un’area di
costo che promette grandi
opportunità perchè Le
soLuzioni tecnoLogiche oggi
a disposizione sono notevoLi
I
ndividuare la soluzione più opportuna per le particolari esigenze
dell’azienda, ma anche fare un buon
uso delle fonti rinnovabili, evitando di
essere abbagliati da potenziali risparmi
che poi non si concretizzano. Inoltre,
per qualsiasi investimento nel risparmio energetico è fondamentale analizzare l’aspetto finanziario. Tutto questo
è il pane quotidiano di un progetto avviato proprio in Friuli e che da alcuni
mesi sta fornendo un servizio gratuito
di audit energetico. Il progetto si chiama Ceem (Central environmental and
agosto 2014
energy management) ed è finanziato
con fondi europei del programma di
cooperazione per l’Europa Centrale,
avendo come partner locale Friuli Innovazione. Referente è l’esperto Fabrizio Romanello.
Che approccio avvertite tra gli imprenditori
sul tema del risparmio energetico?
“Il progetto Ceem vuole affrontare due
temi cruciali per il mondo produttivo:
l’ambiente e l’energia, ma con un approccio preciso, addirittura considerandoli
come ‘strumenti per la sopravvivenza’.
Per la parte ambientale, ma anche l’energia è ambiente, i settori strategici sono
quelli della green economy e della caratterizzazione di prodotti e servizi in funzione delle loro emissioni di gas serra, in
particolare anidride carbonica. In questa
fase stiamo affrontando il tema energetico, coinvolgendo le imprese friulane nel
mega-sforzo planetario, o per lo meno
europeo, visto che molti Paesi industrializzati ultimamente si sono defilati sulla
questione, di ridurre i fabbisogni energetici e migliorare l’efficienza energetica in generale.
ilFRIULI BUSINESS 25
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Produttivi
Si può risparmiare non solo sull’energia
di processo, ma anche su quella relittuale,
spesso poco conosciuta
C’è da stabilire da subito un punto fermo: si sente dire che le industrie sposano
le politiche ambientali solo per il fatto che
ridurre i consumi energetici fa ridurre anche i costi aziendali. Dai numerosi incontri che
stiamo avendo con gli imprenditori friulani, possiamo senz’altro affermare che l’aspetto ambientale dell’energia, ovvero la necessità di ridurre le
emissioni in atmosfera e i consumi di fonti fossili,
è invece molto sentito. La sensibilità verso questi
aspetti è sicuramente aumentata: si pensi alle centinaia di certificazioni ambientali Iso 14001, quasi
600, tuttora attive in Friuli Venezia Giulia.
I consumi energetici sono, però, un aspetto strategico e cruciale in tempo di crisi, appunto per la
‘sopravvivenza’. Si tratta di un’area di costo che
promette grandi vantaggi e opportunità per il fatto che le tecnologie, le modalità costruttive, i materiali, i rendimenti motoristici, i nuovi carburanti
hanno fatto enormi progressi negli ultimi tempi e
vi sono ancora margini di miglioramento. Molti
risultati provenienti dal mondo della ricerca, poi,
non hanno ancora trovato adeguata diffusione e
collocazione sul mercato. Per questo ci sono i progetti europei, che hanno lo scopo di colmare questa lacuna”.
Dai primi casi che avete esaminato con il progetto che sta
guidando cosa emerge?
“Ceem offre alle imprese diverse opportunità:
innanzitutto, vuole indurre l’imprenditore all’analisi, alla conoscenza dei fabbisogni energetici, reali e potenziali. Questo aspetto non è scontato,
perché, soprattutto nelle micro e piccole imprese,
queste conoscenze sono spesso piuttosto approssimate. Quindi, dalla raccolta delle informazioni,
elaborate da un apposito tool da compilare on-line, si ottiene una sintesi ‘prestazionale’, da utilizzare come base per le strategie di miglioramento.
Attraverso le visite e gli incontri che teniamo con
gli imprenditori si passa alla fase più operativa,
dove i problemi emergono nel concreto e dove è
possibile formulare alcune soluzioni di massima,
utili all’impresa per orientarsi in termini di investimenti, di ritorno del capitale investito attraagosto 2014
verso i risparmi ottenuti, di risorse finanziarie da
reperire. In queste settimane abbiamo incontrato
numerose imprese, dei più disparati settori, dal
lattiero-caseario al metallurgico, dalla gestione
rifiuti ai bancali industriali, ma tutte con elevati
consumi energetici. Di quale tipo, però? Per molti è energia di processo, rendimenti di motori e
prestazioni delle linee; ma per altri c’è l’opportunità, spesso già intravista dall’imprenditore, di
sfruttare l’energia relittuale, ad esempio termica,
per operazioni che la richiedono, come il riscaldamento locali, oppure per abbattere consumi energetici di altra natura, ad esempio elettrici. Molto
spesso le tecnologie risolutive dei diversi problemi
si trovano. Tuttavia, occorre fare i conti, ovviamente, con i numeri: soluzioni tecnicamente possibili, ma costose, che quindi rendono i tempi di
pay-back eccessivi, chiaramente lasciano le cose
come stanno. I nostri interventi nelle imprese, comunque, affrontano anche gli aspetti finanziari,
seppure a grandi linee, per far capire all’impresa
se una soluzione è percorribile e a quali condizioni economico-finanziarie”.
ilFRIULI BUSINESS 27
sistemi
produttivi
La voce
del domani
G20 YounG EntrEprEnEurs AlliAncE
Dal summit monDiale Dei giovani imprenDitori
iDee concrete per rilanciare economia e
occupazione, portate avanti anche Da Due friulani
E
siste un altro G20, che
dà voce ai giovani dei
Paesi più industrializzati. Si tratta del G20 Young
Entrepreneurs Alliance, il
cui summit annuale si è tenuto nelle scorse settimane a Sydney in Australia.
All’evento, che si tiene dal
2009, hanno partecipato anche due friulani, presenti in
seno alla delegazione italia-
28 ilFRIULI BUSINESS
na presente con 21 imprenditori junior.
Una è Lia Correzzola,
imprenditrice pordenonese di seconda generazione,
che prosegue l’attività delle
aziende di famiglia, Tecnogroup e LeanProducts, che
si occupano di strumenti e
tecnologie per l’automazione
industriale e il lean manufacturing. L’altro è Matteo
I delegati del Nordest, tra essi da sinistra il secondo
è Matteo Tomba e l’ultima è Lia Correzzola
Tomba, 36 anni, della Pert
di Tavagnacco, specializzata
nella fornitura di impianti
ad alto valore tecnologico
nel settore della laminazione
a caldo e nell’ecologia tramite la divisione Perteco.
Tema centrale del sum-
mit di quest’anno è stata disoccupazione giovanile e le
azioni per combatterla.
“Il nostro mercato sono le
aziende manifatturiere, oggi
in grande difficoltà – spiega Correzzola - e proprio da
questa considerazione nasce
agosto 2014
occupazione. Dati i tassi
di disoccupazione italiani,
non possiamo far altro che
investire e sostenere l’imprenditoria in particolare
giovanile. È importante insistere in ogni situazione per
mantenere e promuovere
l’imprenditoria, sia a livello nazionale verso i nostri
leader politici, dato che gli
imprenditori possono essere
molto utili a raggiungere gli
obiettivi promessi di crescita e occupazione, visto che
coincidono con quelli aziendali; sia a livello internazionale, promuovendo la qualità e vitalità del sistema Italia,
nonostante tutto e tutti”.
il mio impegno in Confindustria e in questo progetto
G20Yea: non c’è altra soluzione per creare benessere
e lavoro se non sostenere le
aziende, unica realtà che
può trasformare risorse e
know-how in ricchezza e
agosto 2014
contaminazione di idee
“Ho seguito il G20Yea,
sin dalla sua fondazione
nel 2008 a Stresa, grazie al
lavoro fatto dal gruppo internazionalizzazione
di
Confindustria giovani a
Roma – aggiunge Tomba -.
Lo scopo dei vari summit è
quello di scambiare idee ed
esperienze tra giovani imprenditori provenienti dai
20 Paesi più industrializzati
e proporre soluzioni coordinate ai problemi comuni.
Un punto fermo che vorrei
portare avanti nel prossimo
summit del 2015, in Turchia,
è l’importanza del settore
manifatturiero. Settore che
nella nostra regione sta soffrendo molto e non riesce a
uscire dalla spirale della crisi. Nel nostro piccolo, come
gruppo giovani, dobbiamo
mettere a disposizione degli
associati i contatti con i vari
rappresentanti del G20Yea in
modo da creare una piattaforma comune e mettere in
contatto le nostre realtà con
quelle estere. Sfruttando anche la logistica favorevole della nostra regione come porta
al mercato Europeo”.
Al summit in Austrialia è
stato redatto un documento chiamato ‘Final communiquè’, che riassume le otto
azioni concrete richieste a una
voce da tutti i giovani imprenditori del mondo. Tra queste,
riformare il sistema finanziario globale per promuovere
investimenti e accesso ai capitali a condizioni accessibili; promuovere istruzione
e formazione intensificando
la collaborazione tra scuole e
imprese, allineando i percorsi formativi alle esigenze del
mercato e favorendo l’istruzione tecnica; una riduzione
e semplificazione del sistema
della tassazione nazionale.
Tale documento è stato consegnato a vari rappresentanti
istituzionali affinché venga
preso in considerazione dai
leader politici che si riuniranno a novembre a Brisbane durante il G20 ‘senior’.
ilFRIULI BUSINESS 29
1954
2014
Componenti artistici
Aziende
IndustrIa
Qualità a prova
di sisma
Modulblok
L’AziendA di PAgnAcco
continuA A crescere
neL settore deLLe
scAffALAture industriALi
grAzie A unA costAnte
ricercA ALL’insegnA
deLLA sicurezzA
D
urante gli eventi sismici del maggio
2012 in Emilia tutte
le scaffalature industriali
prodotte da Modulblok hanno retto alle scosse riportando in alcuni casi dei danni
ma senza collassare. Dati
importanti che l’azienda
friulana, con 150 dipendenti
distribuiti nelle due sedi di
Pagnacco e Amaro e un fatturato di 25 milioni di euro,
per quasi un terzo realizzato
all’estero. Nonostante il protrarsi della crisi economica,
Modulblok ha aumentato
costantemente i propri investimenti in ricerca e sviluppo, collaborando a stretto
contatto con centri universitari in Italia e nel mondo.
Per quanto riguarda l’aspetto normativo Modulblok
è in prima linea non solo
nell’ottenere le certificazioni, da citare che nell’ottobre
2013 è stata la prima azienda
in Italia a ottenere la certificazione Igq per la norma
più importante del settore,
la En 15512:2009, ma anche
nel contribuire a definire
le normative del futuro nel
settore: i tecnici e ricercatori
dell’azienda partecipano attivamente ai gruppi di lavoagosto 2014
1976
25
150
Anno di
fondazione
Fatturato in
milioni di euro
Numero di
dipendenti
ro dell’Uni (ente normativo
italiano), dell’Erf (European
Racking Federation) e del
Cen (Comité Européen de
Normalisation). Modulblok,
inoltre, è l’unica azienda italiana che
partecipa al Seiseracks2,
il progetto di studio europeo
più avanzato al mondo sul
comportamento degli scaffali in zona sismica. Della
strategia futura parla l’amministratore delegato Mauro Savio.
Qual è la situazione antisismica
di magazzini e strutture logistiche in Friuli?
“È difficile sapere quale sia
la situazione attuale in Friuli
dal momento che ogni cliente opta per un’azienda di logistica che può essere attenta alla qualità e, quindi,alla
sicurezza anche in chiave
antisismica o meno. Per
quanto riguarda la nostra
clientela abbiamo notato
come, soprattutto ultimamente, sia sempre più consapevole dell’importanza di
questo aspetto. Ma ciò è anche possibile perché siamo
noi a sottolinearlo: in ogni
preventivo Modulblok specifichiamo, ad esempio, gli alti
Mauro Savio
valori di sismoresistenza dei
nostri prodotti”.
Quali linee di crescita state percorrendo?
“Nella logistica c’è bisogno
di un cambiamento continuo. Questo è possibile grazie alla conoscenza che, nel
nostro settore, può arrivare
solo frequentando le imprese e le università. Ecco perché, ad esempio, investiamo
moltissimo, e continueremo
a farlo, in ricerca. Solo così
possiamo testare i nostri
prodotti, soprattutto in termini di qualità e sicurezza.
Grazie agli studi condotti in
collaborazione con rinomati
atenei nazionali e internazionali e ai test eseguiti dagli
enti di certificazione è stato
possibile dimostrare come
le performance delle nostre
soluzioni siano superiori a
quanto previsto dalle norme. L’obiettivo è quello di
continuare a porci a livello
nazionale ed europeo come
un’azienda che propone soluzioni logistiche eccellenti sia perché aumentano le
performance dei magazzini
grazie a strutture personalizzate, originali e innovative, sia perché sono in grado
di resistere alle sollecitazioni più estreme come quelle
sismiche”.
Per l’azienda quanto pesa sul
fatturato il mercato estero?
“Il 30% del fatturato arriva
dal mercato estero. Esportiamo principalmente nel Nord
Europa in Paesi come Francia, Germania, Olanda. Dal
punto di vista commerciale
siamo sempre alla ricerca di
nuove opportunità all’estero
anche se per noi il servizio
alla clientela resta la priorità,
quindi penetriamo solo nei
mercati dove siamo in grado
di offrirlo alle stesse condizioni garantite in Italia”.
ilFRIULI BUSINESS 31
aziende
industria
Oggetti a regola d’arte
C
reatività, qualità e una cura certosina per i dettagli. Sono le tre parole chiave per comprendere tutta la
produzione Creativando. Eppure, forse,
l’azienda di Udine non sarebbe mai nata
senza un altro ingrediente fondamentale:
la passione per l’arte contemporanea e il
design. Quella che fin dall’inizio ha spinto i fondatori, Mauro Bassani e Laura
Ellero, nella ricerca, ideazione e realizzazione di oggetti regalo e di uso quotidiano
rivisitati sotto una lente artistico-grafica.
Un’ispirazione che spesso arriva dalla Pop-Art: ecco perché da oltre un decennio dura la collaborazione tra Creativando e la Keith Haring Foundation.
L’azienda friulana, infatti, riproduce sui
materiali con cui crea i suoi prodotti, dalla ceramica ai tessuti, fino al laminato,
alcune delle più celebri opere di Haring.
Sempre nell’ottica del Pop Style, Creativando non poteva mancare di scegliere
due texture realizzate da Karim Rashid,
32 ilFRIULI BUSINESS
Creativando - L’azienda
di Udine reaLizza i sUoi
cataLoghi ispirandosi
aLL’arte contemporanea e
coLLaborando con artisti e
designer di tUtto iL mondo
uno dei designer più prolifici del momento, per personalizzare i suoi prodotti con
un tocco di vitalità e colore.
cura dei materiali
In generale, al di là delle collaborazioni celebri, tutti i complementi d’arredo firmati Creativando sono il frutto di
una continua ricerca di idee innovative
possibile grazie al confronto con artisti
e designer italiani e stranieri. Nascono,
così, prodotti sempre originali che non
prescindono mai dalla qualità garantita dal Made in Italy: tutti i complementi
sono prodotti in Italia con materiali accuratamente selezionati e l’azienda pone
un’attenzione massima a ogni singolo
dettaglio, al punto che anche il packaging
riveste un ruolo fondamentale. Per queste ragioni spesso i prodotti Creativando
catturano l’attenzione anche fuori dai
confini nazionali: è questo il caso di Oplà,
originale portariviste che nasce dall’incastro di tre semplice pezzi che sono reversibili e possono essere utilizzati in due
finiture diverse, secondo il gusto del momento. Disegnato dai designer Gianluca
Tonelli e Davide Carlesi di Area 44, è stato
recentemente selezionato e inserito nel
agosto 2014
1997
Anno di
fondazione
5
Numero di
dipendenti
0,7
Fatturato in
milioni di euro
Mauro Bassani
catalogo di uno dei più prestigiosi musei
americani, l’Institute of Art of Chicago.
collezioni per ogni occasione
La produzione dell’azienda, quindi,
spazia da specchi a orologi, da appendiabiti a tavolini, da portaombrelli a portariviste, per arrivare a cuscini, grembiuli
e tovaglie. Non solo: per valorizzare in
particolare la ceramica Made in Italy ha
creato un marchio apposito, Heart Gallery, che produce solo oggetti realizzati
con questo materiale. Sono oltre 80 i cuori interpretati graficamente da artisti e
agosto 2014
graphic designer, tutti con un messaggio
e un significato diverso, che sono un vero
e proprio biglietto da visita del marchio.
Molto successo ha ottenuto negli anni
anche la collezione sempre implementata con nuovi modelli degli hummi, creativi umidificatori in ceramica, e delle butterfly, farfalle in ceramica da usare come
oggetto decorativo o fermacarte. Fra le
novità, i Balloons, palloncini decorativi
in ceramica colorati da fissare al muro e
due prodotti perfetti per chi ama la tecnologia, i-Woof e i-Xxxl, speaker naturali
per amplificare naturalmente rispettivamente l’i-Phone e l’i-Pad.
ilFRIULI BUSINESS 33
PAOLA 8:55
ANTONIO e PIERO 9:03
MARIO e AVV. ROSSI 10:10
FRANCESCA 11:45
CEO 15:00
GIAN 15:30
ANTONIO 16:50
GABRIELE 17:30
FRANCESCA 17:32
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SiStema
Costruzioni
Eresia
innovativa
ArChitetturA in CArniA - a FaaS di timau
un ediFicio di deSign vuole rompere Sia con
l’immobiliSmo progettuale, Sia con la Finzione
grotteSca e Stereotipata della tradizione.
il Suo progettiSta, Federico mentil: “Qui la
gente dovrebbe credere di più nel Futuro”
L
’innovazione è una disobbedienza andata a
buon fine, ma, sua volta, cos’è la tradizione se non
un’innovazione che si è consolidata nel tempo? L’architetto Federico Mentil ha preso
alla lettera questi principi e li
ha tradotti in realtà nella ‘sua’
Timau, precisamente nel piccolo borgo di Faas, dove ha
progettato la ristrutturazione
di un vecchio stavolo, recuperando i volumi e realizzando
un edificio di design, destinato a diventare strutture ricettiva per il neonato albergo diffuso del comune di Paluzza.
radici da coltivare
La sua è stata un’eresia in
un territorio, come quello
carnico, in cui vige un immobilismo architettonico che
altre zone alpine, dalla vicina Carinzia al Sud Tirolo, da
tempo hanno superato. Mentil, oggi 45enne, è figlio di
emigranti carnici in Svizzera,
rientrati quando lui aveva 12
anni; ha svolto gli studi universitari alla Iuav di Venezia
e nella città lagunare è rimasto, creando nel 1998 assieme
a Gaetano Ceschia uno studio associato. Pur operando
a livello nazionale, tra le varie
opere realizzate la riquali36 ilFRIULI BUSINESS
ficazione del centro storico
di Trieste, ama tornare nella
vallata delle origini per realizzare piccoli progetti, che
regolarmente vincono premi
e segnalazioni, oppure finiscono semplicemente sulle
riviste di design. Così è stato
per il vecchio fienile dello
zio, Velio Unfer. Mentil lo ha
ripensato e ne è nato un piccolo gioiello di architettura
contemporanea, che utilizza
però materiali locali naturali.
in armonia con la natura
La struttura, che si sviluppa su due piani e un soppalco, ha complessivamente 60
metri quadrati. È energicamente autonomo, grazie a
pannelli solari montati a terra nel prato e che alimentano
lampade a Led, acqua captata da una fonte nei pressi,
una stufa a legna per il riscaldamento e solo i fuochi
della cucina sono alimentati
a Gpl. Il costo complessivo
dell’opera è stato di 115mila
euro, per metà finanziato con fondi europei gestiti
dall’amministrazione regionale nell’ambito del progetto
di albergo diffuso. Per la sua
realizzazione sono servite
due stagioni estive di lavori.
“Il pezzo forte del progetagosto 2014
to è la finestra – commenta
Mentil – ampia, che guarda
a Est, e che diventa cornice di un quadro in costante
mutamento qual è il paesaggio. All’alba il sole invade la
stanza, mentre al tramonto
si può vedere lo spettacolo
delle montagne illuminate
dagli ultimi raggi”.
Questa opera non dovrebbe
suscitare stupore, se non fossimo in Carnia. Qui, infatti, è
ancora forte un immobilismo
architettonico restio a soluzioni contemporanee e quando si interviene su edifici esistenti, anche storici, alla fine si
ottengono finzioni stereotipate della tradizione montana,
al limite del grottesco.
i nonni erano più moderni
“Anche i professionisti qui
sono poco propensi a guardare avanti – continua Mentil
– spesso succubi del committente che detta i dettagli architettonici e richiede un supporto soltanto per il disbrigo delle
pratiche. La giusta conservazione dei luoghi non deve trasferire paranoie anche sulle
cose nuove. In Carnia, invece,
tutti dovrebbero credere di
più nel futuro e aprirsi, quindi, anche all’architettura contemporanea. I nostri nonni, al
loro tempo, sono stati molto
più moderni di noi oggi”.
Questo moderno chalet,
inoltre, è inserito in un pro-
getto turistico ben preciso,
quale l’albergo diffuso. L’ambizione, infatti, è quella di
aumentare la ricettività non
più con grandi infrastrutture
alberghiere, ma grazie a piccole unità sparse sul territorio e, ancora meglio, se frutto
del recupero del patrimonio
edilizio in disuso.
Per portare in porto la sua
idea, però, Mentil ha utilizzato uno ‘stratagemma’.
omologazione evitata
“I lavori per l’opera – chiarisce - sono stati avviati attraverso la Segnalazione certificata
di inizio attività (Scia), che prevede l’asseverazione da parte
del professionista del rispetto
di alcuni parametri estetici.
Infatti, se il progetto fosse stato sottoposto ai vari organi
consultivi, ci sarebbe stata
sicuramente l’imposizione di
modifiche finalizzate a rendere il progetto maggiormente
attinente a quella tradizione
costruttiva proveniente da ‘tipi
edilizi’, che mal si conciliano
alla globalità dei bisogni del
vivere contemporaneo”.
Il risultato, così, è un’abitazione di design in simbiosi
con la natura circostante e in
cui il panorama entra dalla
finestra. Viverci, anche per
soli pochi giorni, è una esperienza che tutti possono provare con pochi euro grazie
all’albergo diffuso.
Ecco come si presentava il preesistente edificio
agosto 2014
ilFRIULI BUSINESS 37
Centro Medico San Biagio
Un percorso in continua crescita
U
n percorso in continua ascesa. Così
si potrebbe definire l’evoluzione del
Centro Medico San Biagio che, dalle sue
lontane origini (1993) si delinea oggi
come uno dei Centri più qualificati del
Veneto orientale e del Basso Friuli per
il trattamento dei difetti visivi con laser
ad eccimeri e per la microchirurgia del-
la cataratta. Supportato da anni di
esperienza e forte delle ultimissime
tecniche di intervento con attrezzature all’avanguardia, il Centro Medico
San Biagio è oggi una struttura di
riferimento per le patologie oftalmiche. I pazienti che devono sottoporsi
ai trattamenti possono farlo i tempi
rapidi, in anestesia locale e in ambito
ambulatoriale.
LA CHIRURGIA dELLA CATARATTA
Per cataratta si intende l’opacizzazione
del cristallino, lente naturale interna
all’occhio, che provoca l’annebbiamento progressivo della vista. Sebbene
la cataratta possa insorgere anche in
giovane età, è un tipico effetto dell’invecchiamento. Generalmente essa si
sviluppa lentamente e senza causare
dolore. Può insorgere in entrambi gli occhi, anche se di norma un occhio viene
interessato prima dell’altro. In presenza
di cataratta non esistono medicine od
occhiali in grado di farla regredire. Finora l’unico trattamento valido è di tipo
chirurgico e consiste nell’estrazione del
cristallino opaco e nella sostituzione
con un cristallino artificiale di materiale
plastico. Solo il giorno dell’intervento e
fino alla prima visita di controllo da effettuarsi il giorno dopo, l’occhio operato
resta bendato e, per qualche tempo, è
bene limitare gli sforzi.
CHIRURGIA
REFRATTIVA LASER
Il raggio di luce che in pochi minuti ti
può cambiare la vita. La maggior parte
delle persone ha bisogno di ricorrere a
occhiali o lenti a contatto per correggere miopia, astigmatismo, ipermetropia.
Quale portatore di occhiali non sogna
di fare sport, andare al mare o lavorare,
libero dalle lenti?
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vista la fotocheratectomia refrattiva
mediante laser ad eccimeri rappresenta
la metodica più avanzata ed innovativa,
con risultati positivi nella quasi totalità
dei casi (98%).
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nuovo laser a femtosecondi FS200 ed il
laser ad eccimeri di nuova generazione
EX500 collegati in un network computerizzato per l’inserimento e il trattamento
semplificato dei dati.
Per coloro che non sono idonei alla
chirurgia con il laser, esiste un’altra opzione per correggere il difetto refrattivo
oltre agli occhiali e alla lente a contatto.
La lente fachica viene posizionata in camera anteriore in presenza del cristallino naturale e permette di correggere il
difetto refrattivo anche se elevato.
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38 ilFRIULI BUSINESS
agosto 2014
Aziende
Costruzioni
Atelier per ambiente ed edilizia
Gruppo LuCi - LA reALtà
di PovoLetto, sPeciALizzAtA
in servizi AmbientALi e in
costruzioni, hA ‘cAmbiAto PeLLe’
e PuntA A crescere neL mercAto
internAzionALe
C
rescita nel mercato estero con nuove idee innovative in settori apparentemente tradizionali. È quanto
sta facendo il Gruppo Luci, procedendo,
appunto, su due binari: quello dei servizi
ambientali all’industria e quello delle costruzioni. Un piede nel ‘mercato globale’,
in verità, lo ha già messo da tempo, e la
partecipazione all’Expo di Shanghai nel
2010 è stato un consolidamento importante per l’azienda di Povoletto, perché ha
potuto orientarsi verso le esigenze emergenti e, al contempo, entrare in contatto
con partner strategici.
Fatturato in
Numero di
Anno di
L’azienda nasce nel 1951 per opera di
milioni di euro
dipendenti
fondazione
Francesco Luci, che avvia un’attività artigianale di estrazione di ghiaia dai corsi economico locale.
d’acqua. Negli Anni ’70 l’ingresso dei fiStrategiche, poi, si rivelano le collabogli, Adriano, Giancarlo, Graziano
razioni con università e centri di rie Cristina, porta un ampliamencerca, non ultima per importanza
to della strategia che sfocerà
e prestigio quella con il Cnr.
negli Anni ’80 con i primi ser“Non intendiamo crescere
vizi ambientali all’industria,
in volumi, ma in qualità dei
tra i primi in regione. Oggi,
servizi – continua Luci –
è stata compiuta una riorgacosì, dopo essere passati da
nizzazione per adeguare la
una realtà operante a livello
struttura a nuovi obiettivi.
provinciale, poi, regionale
La holding del gruppo è la
e, quindi, nazionale, ora inElle Partecipazioni che contendiamo consolidarci oltre i
trolla le società specializzate
confini italiani e guardare al
Adriano
Luci
Gesteco, Labiotest e Lod, oltre
mercato internazionale”.
ad altre società di scopo e quote
La carte da giocare sono molminori in altre imprese.
to competitive e hanno già portato a
“Negli ultimi anni – commenta interessanti traguardi. In tale contesto,
Adriano Luci – abbiamo elevato il livello di competenze del personale, anche
investendo su una maggiore presenza
di giovani e donne: abbiamo cambiato
stile e prospettiva”.
1951
continua ad assumere
Attualmente, il gruppo conta 130 dipendenti, di cui una quindicina sono
stati assunti quest’anno, in evidente
controtendenza rispetto allo scenario
agosto 2014
25
130
per esempio, si inserisce la partnership
con il Gruppo Hera, primaria multiutility nazionale, per la bonifica e il recupero di aree dismesse dal settore siderurgico. Nel settore delle costruzioni, poi,
la collaborazione con Italcementi ha
consentito al Gruppo Luci di adottare
per le proprie realizzazioni il ‘cemento
trasparente’, vale a dire un materiale dai
molteplici utilizzi che risulta appunto
trasparente, grazie all’inserimento nella
mescola di componenti diversi.
novità in arrivo
Nei prossimi mesi sono previste ulteriori novità.
“Nel settore delle costruzioni stiamo
cambiando pelle, individuando prodotti rivoluzionari” rivela Adriano Luci.
Da poco è stato realizzato un nuovo stabilimento del gruppo, a Remanzacco,
destinato a diventare un vero ‘atelier’
del cemento.
Sul fronte ambientale, invece, sarà
presto presentato un innovativo strumento per la qualità dell’aria negli
ambienti interni, frutto di una ricerca
durata cinque anni: si tratta di un impianto in grado contemporaneamente
di neutralizzare cattivi odori, aromatizzare l’aria e sanificarla, con un preciso ‘killeraggio’ dei batteri. Lo strumento è pensato per strutture di comunità,
dalle scuole agli ospedali.
ilFRIULI BUSINESS 39
Aziende
Costruzioni
La storia continua
grazie alla coop
MarMi Marangon - L’AziendA hA superAto Lo scogLio deL
pAssAggio generAzionALe grAzie ALLA formuLA cooperAtivA
degLi stessi dipendenti che hAnno, così, difeso iL proprio
posto e vALorizzAto iL know-how Acquisito in tAnti Anni
Q
uando l’imprenditore vuole
‘passare la mano’, la formula
cooperativa può essere la soluzione ideale. I lavoratori dell’impresa
possono, cioè, garantire la continuità
aziendale, trasformandosi in cooperativa e assumendo direttamente la
gestione aziendale. Ne è un esempio
recente la cooperativa Marmi Marangon di Fmb, nata a Capriva d’Isonzo nel
gennaio del 2013 quando, tre lavoratori
dell’impresa artigiana nata quarant’an-
40 ilFRIULI BUSINESS
ni fa, si sono costituiti in cooperativa.
“Sia in presenza di crisi aziendali, sia
in occasione del passaggio generazionale
– spiega il segretario generale di Confcooperative Fvg, Nicola Galluà – la forma
d’impresa cooperativa può consentire
ai lavoratori dell’azienda di assumerne
la direzione, così da salvaguardare non
solo l’occupazione, ma anche il knowhow che il personale stesso ha acquisito
nel tempo. Il beneficio per la continuità
dell’attività aziendale è evidente”.
portafoglio clienti
La nuova cooperativa, che nel frattempo ha anche assunto un dipendente, ha preso in affitto il ramo d’azienda
ceduto dal titolare, mantenendo intatto
il know-how e le relazioni commerciali acquisite nella precedente gestione, specializzata nella lavorazione dei
marmi, dei graniti e delle pietre, in particolare quelle locali quali Fior di mare,
Aurisina, Repen e Piasentina, destinate
agosto 2014
all’edilizia, all’arredamento, ai restauri
e all’arte funeraria.
“Si è trattato – commenta Ervino Nanut presidente dell’Unione provinciale
cooperative di Gorizia - di un esempio
da manuale di come sia possibile consentire a un’attività consolidata di proseguire nel tempo con il passaggio alla
forma di gestione cooperativa: è un metodo che permette di non disperdere il
patrimonio industriale che si è costituito nel tempo e, a chi lo vuole, consente
di diventare imprenditore di sé stesso”.
agosto 2014
Con il passaggio alla forma cooperativa, infatti, chi un tempo era dipendente,
oggi è diventato il presidente dell’azienda, eletto dai tre soci lavoratori.
esempio da replicare
“L’avviamento dell’attività è stato in
continuità con la precedente società, di
cui abbiamo potuto conservare i clienti
– spiega Davide Bertoli, appunto presidente e socio lavoratore della cooperativa – mentre il cambiamento sostanziale
è stato sotto il profilo delle responsabilità, che sono aumentate: ma anche a questo eravamo preparati perché già stati
responsabilizzati nella precedente società”.
Non mancano tuttavia i problemi.
“Non vi sono ancora strumenti che
incentivino efficacemente questo tipo
di operazioni – conferma Galluà –. Se
fossero disponibili misure di sostegno
specifiche, la formula cooperativa si potrebbe rivelare lo strumento ideale per
superare molte crisi aziendali”.
ilFRIULI BUSINESS 41
SiStema
Costruzioni
80
Tipi di
certificazioni
esistenti oggi
in Europa
Una, cento, mille certificazioni
P
arte proprio da Udine l’appello
per mettere un ordine tra i numerosi modelli di certificazione
edilizia presenti in Italia e in Europa.
Nel corso del tempo, infatti, si sono
sviluppati in maniera parallela diversi
protocolli, ognuno con caratteristiche
peculiari, che analizzano lo stesso edificio sotto i vari aspetti. Ora è giunto il
momento di far dialogare tra loro le varie certificazioni, di armonizzare per
quanto possibile i vari protocolli, per
consentire così a progettisti, costruttori
e clienti di avere a disposizione strumenti più efficaci. Lo spiega Andrea
Moro, architetto e rappresentante di iiSbe Italia, un’organizzazione non profit
per la promozione di costruzioni sostenibili.
Perché siamo arrivati a una Babele europea
di 80 criteri differenti di certificazione della
sostenibilità delle costruzioni?
“Il primo sistema di certificazione
della qualità ambientale degli edifici
nasce circa 25 anni fa in Gran Bretagna:
si tratta del Breeam. L’idea era di poter
certificare, oltre alla qualità ambientale, anche le prestazioni di un edificio
riguardo all’eco-compatibilità dei ma-
agosto 2014
Progetto Cesba - Nel
campo della valutazioNe
di SoSteNibilità degli
edifici fiNo a oggi è Stata
coStruita uNa babele. ora
Si puNta a uN ‘dialogo’ tra
i diverSi protocolli e a uNa
armoNizzazioNe dei parametri
teriali da costruzione impiegati, i consumi di acqua, il comfort indoor, l’impatto sul sito. Breeam ebbe un notevole
successo e da allora molti altri sistemi
ne seguirono le orme, come ad esempio
lo statunitense Leed, il tedesco Dgnb, il
francese Hqe o l’italiano Protocollo Itaca del 2004. Purtroppo, questo processo
di implementazione di nuovi sistemi di
valutazione non si è sviluppato in maniera sinergica e coordinata. Se non in
pochi casi, non si è riusciti, cioè, a convergere su una metodologia comune,
con il risultato di avere oggi un quadro
molto eterogeneo di sistemi di valutazione che non consentono la comparabilità dei risultati prodotti. Ciò ha generato molta confusione tra i portatori di
interesse del settore delle costruzioni”.
Come è possibile semplificare questo scenario?
“Attraverso lo sviluppo di un comune denominatore tra i sistemi. Ovvero,
concordando a livello internazionale
i cosiddetti ‘indicatori chiave di performance’ (Kpi) e definendo metriche
comuni per misurarli. In questo modo,
i numerosi sistemi di valutazioni utilizzati in Europa potrebbero avere
una pagina ‘europea’ del certificato.
In quest’ultima potrebbero essere rappresentati i valori dei Kpi sotto forma
di ‘firma’ dell’edificio, permettendo
una comparazione diretta delle prestazioni di edifici in diverse aree geografiche e valutati con sistemi diversi
tra loro. Questo è l’obiettivo dell’iniziativa Cesba (Common european sutainable building assessment), lanciata
per iniziativa di un cluster di progetti
europei e di cui è promotrice, prima
tra le città italiane, la città di Udine.
Proprio a inizio di luglio, la Commissione Europea ha pubblicato una raccomandazione sulle opportunità per
l’uso efficiente delle risorse nel settore
delle costruzioni in cui si sottolinea la
priorità di definire un cuore
comune di criteri di valutazione europeo”.
ilFRIULI BUSINESS 43
SiStema
Costruzioni
Come è meglio che si orientino i costruttori tra tutti questi protocolli?
“Dipende dalle loro esigenze.
I protocolli hanno caratteristiche molto diverse. Non è vero, ad esempio, che in Italia il Leed, il Protocollo
Itaca o Casaclima siano sullo stesso
piano. Leed è un protocollo americano
di valore mondiale, rivolto soprattutto
agli edifici ‘internazionali’. Prevede criteri onerosi in termini di verifica, come
ad esempio il commissioning o le verifiche energetiche in regime dinamico.
Casaclima è un protocollo di natura
principalmente energetica e certifica
anche una modalità di realizzare le costruzioni. Il Protocollo Itaca è un sistema per la certificazione ‘diffusa’, ovvero
caratterizzato da un allineamento totale con le norme e i regolamenti nazioni
e formato da criteri di agevole verifica.
Anche i costi sono differenti. Una certificazione Leed, consulenze incluse,
costa molto di più di una certificazione
Casaclima o Protocollo Itaca”.
Si può certificare per se
stessi oppure per il mercato:
il risultato sarà comunque
migliore rispetto a un edificio
tradizionale
Secondo lei l’introduzione dell’obbligatorietà della classe energetica che cosa ha portato?
“A un miglioramento della media delle prestazioni energetiche degli edifici.
Purtroppo, ci sono ancora problematiche per quanto riguarda il processo di
certificazione definito a livello nazionale, che ha portato a una scarsa credibilità di questo tipo di certificazione.
Una maggiore qualità del processo di
certificazione potrebbe sicuramente
portare a un ulteriore miglioramento
delle prestazioni energetiche degli edifici nuovi o ristrutturati”.
Ne esiste uno migliore di altri?
“Direi di no. Dipende dalle esigenze
della certificazione”.
La certificazione energetica è ancora vista più
come un onere, piuttosto che un’opportunità?
“Bisogna fare un distinguo: l’ambito
residenziale e quello non. Per quanto riguarda il primo, la certificazione è vista
come un onere. Purtroppo, non c’è ancora la coscienza di valutare il consumo
energetico tra le priorità di scelta di un
immobile da affittare o acquistare. Nel
campo commerciale e terziario, invece,
c’è maggiore coscienza della convenienza di investire magari di più inizialmente per ottenere costi di gestione inferiori
durante il ciclo vita della costruzione,
In campo residenziale, ad esempio, la
maggior parte delle certificazioni di sostenibilità sono legate alla presenza di
un incentivo. In campo commerciale ci
si certifica perché si dà così più valore
all’immobile sul mercato”.
Come si possono cogliere le opportunità di
un protocollo?
“Un protocollo di certificazione consente di ottenere un edificio migliore:
44 ilFRIULI BUSINESS
consuma di meno, quindi le bollette
saranno meno care, e ci si vive meglio,
quindi ci sarà maggiore comfort. Si può
certificare per sé se stessi oppure per il
mercato: il risultato sarà comunque migliore rispetto a un edificio tradizionale”.
Andrea Moro
È sufficientemente diffusa oggi tra progettisti e costruttori una sensibilità verso il risparmio energetico e la sostenibilità ambientale?
“Sta crescendo esponenzialmente.
Fino a dieci anni fa, i ‘bioarchitetti’ erano uno sparuto gruppo, quasi una élite
di moda. Oggi non c’è professionista
che non si avvicini al tema. Sicuramente, la diffusione dell’edilizia sostenibile,
soprattutto grazie alle iniziative pubbliche che richiedono o premiano prestazioni superiori, è una grande occasione di aggiornamento e crescita di
tutta la filiera delle costruzioni”.
agosto 2014
aziende
agroaLimentare
Caduta e
ripartenza
Latterie FriuLane
- La cooperativa di
campoformido sta
recuperando quote di
mercato ed è pronta a
riavviare iL processo
di aggregazione con
granaroLo
N
el 2013, Latterie Friulane di Campoformido aveva chiuso i
conti con un fatturato pari a
60 milioni di euro e un saldo
positivo a favore degli allevatori con un conguaglio sul
latte conferito pari a 4,835
centesimi. Per effetto di tale
decisione, la liquidazione
media del latte conferito dai
soci l’anno scorso, pari a 446
mila ettolitri, è stata pari
a 42,721 centesimi al litro,
al netto dell’Iva. È a questa
dimensione e ruolo nello
scenario
lattierocaseario
regionale, cui si aggiunge il
dato sui collaboratori pari a
186, che la società ora conta
di riassumere, puntando a
chiudere e superare il capitolo nero legato alla vicenda
del latte contenente tossine
e al blocco produttivo di fine
giugno.
in profondità l’azienda e l’incidente di giugno ha peggiorato le cose, provocando un
danno economico di alcuni
milioni di euro. Resta il fatto
evidente che tutta la squadra
di Latterie Friulane, guidata
dai due temporary manager
Massimiliano Dri e Roberto
De Simone, è impegnata nel
recuperare in trasparenza e
reputazione con degli ottimi
risultati raggiunti in poco
più di un mese di appassionato lavoro. Infatti, siamo
di nuovo presenti in tutti i
punti vendita della grande
distribuzione organizzata e
il fatturato delle vendite è già
stato recuperato per oltre la
metà del proprio valore”.
Insomma, un’estate particolarmente calda per gli
uomini e le donne di Latte-
una calda estate
“Naturalmente, il bilancio
per il 2014 avrà numeri diversi – spiega la neopresidente
della cooperativa, la commercialista udinese Michela
Del Piero -. La crisi ha morso
46 ilFRIULI BUSINESS
Michela Del Piero
rie Friulane e tutta l’azienda che, recentemente, ha
presentato il risultato degli
investimenti effettuati e indirizzati all’aumento della
qualità e della produttività.
Come quelli legati al formaggio Montasio Dop, confezionato nell’unico impianto del
suo genere esistente in Italia,
totalmente automatizzato,
con una capacità produttiva
di 1.500 forme al giorno, risultanti dalla lavorazione di
120mila litri di latte.
impianti all’avanguardia
Nel nuovo impianto di ricevimento del latte, il cuore
pulsante della cooperativa,
sono stati investiti oltre 7
milioni di euro. Sicuramente
è l’impianto più avanzato nel
Nordest.
Di fianco, è in funzione
da un anno l’impianto automatico per la produzione di
ricotta in sacchi da 10 chilogrammi a uso delle industrie
alimentari, con una capacità
produttiva di circa tre tonnellate al giorno. Come nella
tradizione friulana, esso utilizza il siero quale sottoprodotto della lavorazione del
Montasio Dop, degli altri formaggi pressati e della mozzarella, estraendone grassi e
proteine utili alla produzione di ricotta.
Valutate tutte queste premesse, oltre lo storico presidio del territorio regionale e
la forte patrimonializzazione della cooperativa friulana, pari a 26 milioni di euro,
il presidente di Granarolo,
Gianpiero Calzolari ha confermato l’interesse della
cooperativa emiliana a procedere con il progetto di integrazione e alleanza strategica tra i due soggetti.
“Siamo convinti – ha spiegato Calzolari - che la regionalizzazione dei prodotti e
del mercato sia importante,
ma lo sia altrettanto la necessità di internazionalizzazione dove c’è ampio spazio
per i prodotti agroalimentari
italiani e per il Montasio Dop
in particolare. Il nostro scopo principale è quello di lavorare per valorizzare il latte
dei soci in una condizione di
partnership come facciamo
con tutte le altre cooperative
con le quali collaboriamo.
Perciò, a settembre faremo
una verifica sui numeri e riapriremo il tavolo delle trattative con il preciso progetto
di mantenere attiva la struttura friulana, valorizzare i
marchi storici aziendali e garantire l’occupazione, anche
per conservare la fiscalità in
Friuli Venezia Giulia, come
concordato pure con la giunta regionale”.
agosto 2014
Jonnny Luanie, è questo il nuovo format che ha recentemente aperto i battenti a San Daniele del Friuli,
nel punto in cui era nata la prima prosciutteria Dok Dall’Ava, auspicando che possa avere la stessa
fortunata ascesa. Da JL, questo l’acronimo della pizzeria burgeria, troverete pizze con impasto a farina
bianca e multi grain a lievitazione madre e ingredienti di qualità con filiera corta direttamente dal
produttore. Ecco quindi che tra gli ingredienti si trovano i pomodori di Gragnano, mozzarella di bufala
pugliese, friarielli campani, olive taggiasche, trota di San Daniele, mortadella di Bologna del presidio di
Slow Food, acciughe e tonno del Cantabrico, capperi di Pantelleria, solo per citarne alcuni. E poi i panini
a base di burger di scottona piemontese e salsicce di suini friulani che abbinati ad ingredienti mai
banali fanno elegante il piatto; il tutto abbinato a diverse birre artigianali locali. Vi aspettiamo tutti i
giorni, tranne il martedì chiuso per turno di riposo, per emozionarvi il palato con le nostre pizze e burger.
E’ gradita la prenotazione.
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T 0432 940570
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Aziende
Terziario
Soluzioni
olistiche
olos - LA società di Udine è speciALizzAtA in eUroprogettAzione e in gestione deLLe fLotte AziendALi e
si distingUe per Un Approccio consULenziALe e formAtivo ‘sistemico’
U
n soluzione ‘sistemica’ per le
imprese e gli enti locali, che tiene conto di tutti gli aspetti economici e sociali. È questo il significato
di ‘olistico’ ed è da questo principio che
ha mosso i suoi passi nel 2009 la Olos di
Udine, società di servizi specializzata
in due distinti settori, per entrambi con
un approccio consulenziale e formativo: l’europrogettazione e la gestione
delle flotte aziendali.
A dare avvio all’iniziativa imprenditoriale è stata Simona Rossotti, cui si è
48 ilFRIULI BUSINESS
affiancato poi nel 2012 Giovanni Col- strutturazione organica della nostra
lino, che è diventato presidente della società, rinforzando le nostre compesocietà. All’inizio, l’attività si
tenze e facendo esperienza
è mossa nei campi della procon commesse in tutta Italia –
gettazione per bandi europei
spiega Collino – oggi, così, abe nell’educazione alla sicubiamo consolidato un’offerta
rezza stradale. Gli orizzonti,
di servizi qualificati che ci
però, si sono ben presto amconsentirà di aprire una nuopliati.
va stagione di espansione”.
Simona Rossotti
Sono due le aree operatial via una nuova fase
ve di Olos. Una è quella, appunto, della
progettazione per bandi europei, diretti
“Da due anni abbiamo avviato una e indiretti, dell’assistenza tecnica agli
agosto 2014
enti pubblici e alle imprese per l’accesso
ai finanziamenti europei, ministeriali
e regionali. Settori di specializzazione
sono, in particolare, l’innovazione per le
imprese, l’ambiente, l’energia, la mobilità e lo sviluppo territoriale integrato.
“Su questo fronte siamo molto impegnati – continua Collino –. È appena iniziata la Nuova Programmazione
2014-2020 e anche in Italia sta maturando la consapevolezza che per vincere un bando è necessario rispondere ai
bisogni delle aziende e degli enti locali
con idee sostenibili”.
sicurezza vuol dire risparmio
L’altro campo di attività è la gestione
integrata delle flotte veicolari. Il metodo integrato di gestione delle flotte
veicolari crea, indirizza e monitora
processi di gestione delle flotte rivolgendosi ad aziende, multi utility ed enti
locali. Olos agisce attraverso quattro
strumenti operativi integrati fra loro:
analisi delle flotta veicolare (personale,
mezzi), formazione (guida anticipativa e EcoDrive Italia), gestione in piat-
taforma web avanzata, monitoraggio
(strumenti di localizzazione sui veicoli
leggeri e pesanti).
“Formiamo i dipendenti delle aziende nel rivedere i propri stili di guida e di
comportamento sulla strada per ottenere diversi risultati, tra loro connessi:
maggiore sicurezza, minore usura dei
mezzi, consumi più contenuti e, di conseguenza, anche minori emissioni – aggiunge Collino -. Tutto nasce dalla consapevolezza che la strada costituisce
un luogo di incontro sociale tra uomo,
veicolo e infrastruttura. Da lì parte,
così, un approccio formativo integrato
e olistico”.
I risultati ottenuti con la formazione
permettono di generare una riduzione
tra il 10 e 15% dei consumi e delle emissioni di anidride carbonica dell’intera
flotta veicolare. Inoltre, notevoli sono i
vantaggi a favore della sicurezza stradale, incolumità pubblica e sistema assicurativo e di welfare.
Questo ‘percorso’ formativo è stato declinato anche all’indirizzo dei giovani.
Infatti, in quattro anni Olos ha formato
più di 14mila studenti di tutta Italia.
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C
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CM
MY
1
31/05/12
curriculum
ImprendItore e polItIco
le due vite
di collino
M
ondo dell’impresa, andata
e ritorno. È questo il
percorso che ha compiuto
Giovanni collino. Di lui, infatti,
oggi si ricorda spesso l’attività
politica, che lo ha portato per
quattro legislature
dal 1996 a sedere
in Parlamento e per
un paio d’anni anche
all’Europarlamento.
Ha salutato, però,
la politica attiva nel
2011 e il suo, quindi,
è stato un ritorno al
sistema economico locale. Infatti, prima della lunga e importante parentesi politica, Collino
ha lavorato alle Ferriere Nord
e alla Venturini, poi ha fondato
una società di servizi finanziari
specializzata nel leasing.
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ilFRIULI BUSINESS 49
Aziende
Terziario
Passpartout per i Balcani
Friuli innovazione - GrAzie
Ai proGetti europei vinti in
questi Anni e Al network di
collAborAzioni che hA costruito,
è sempre di più un riferimento
per le imprese che voGliono
sviluppAre il proprio business
nei pAesi dell’europA orientAle
tica. Su questo fronte, ma in un altro
progetto che si intitola Profis, siamo
anche impegnati in questo periodo
nella formazione di 25 startupper provenienti da tutta Italia, che a settembre
affronteranno una selezione. I migliori
tre andranno a Budapest a novembre
e presenteranno il loro progetto di
impresa davanti a degli investitori internazionali provenienti da ben nove
Paesi del sud est Europa”.
“
I frutti di tante attività fatte durante i progetti europei a cui abbiamo partecipato negli ultimi
cinque anni ora costituiscono un capitale importante di conoscenze, relazioni e opportunità che Friuli Innovazione mette a disposizione del territorio”.
Così si è espresso Fabio Feruglio in
occasione della presentazione del più
recente progetto europeo in cui l’ente
friulano, che gestisce il Parco Scientifico di Udine, è coinvolto, ovvero Smart
Inno, finanziato dal programma di cooperazione adriatico Ipa.
in anticipo sulle nuove strategie
Si tratta di un’iniziativa con un ampio consorzio, tant’è che sono 18 i partner, che di fatto anticiperà la messa in
opera della strategia per la nuova macroregione adriatico-ionica, che sarà
approvata al Consiglio Europeo di dicembre, a conclusione del semestre di
presidenza italiana dell’Ue.
Il progetto vuole ottimizzare l’offerta di competenze innovative disponibili nei Paesi e nelle regioni costiere
e dare impulso alle quattro priorità
50 ilFRIULI BUSINESS
della macroregione: economia marittima, trasporti, ambiente e turismo. Uno dei principali obiettivi è la
messa in rete di strumenti finanziari
e schemi di supporto alle start-up e
ai progetti di altre Pmi innovative
già esistenti o di nuova istituzione.
Le attività prevedono, fra l’altro, l’aggregazione di Pmi interessate al trasferimento tecnologico, la creazione
di una rete trans-adriatica di centri
di ricerca e di incubatori di impresa, la facilitazione dell’accesso alle
competenze tecnologiche disponibili
nell’area anche attraverso il potenziamento del ruolo dei business angel, il
rafforzamento della bancabilità dei
progetti di innovazione delle start-up
e delle Pmi in generale.
rete di Business angel
“Grazie al nostro incubatore Techno Seed - spiega Feruglio - vantiamo
un’importante competenza nel supporto alle start-up e, in base a questa
esperienza, guideremo per Smart Inno
la creazione di una rete di business
angel internazionale nell’area adria-
trasferimento di conoscenza
Il know-how del centro di ricerca
friulano è molto richiesto anche per
altri aspetti. Recentemente, ad esempio, Friuli Innovazione ha firmato un
accordo voluto dalla città croata di
Lepoglava per assicurarsi l’assistenza,
il supporto e il trasferimento di conoscenze nell’avvio di un centro tecnologico per l’industria del legno nella contea di Varazdin, un comparto che nel
Paese balcanico impiega un terzo della
forza lavoro di tutto il manifatturiero.
Friuli Innovazione contribuirà alla definizione del modello di business da
applicare al centro per il legno, che è
inteso come luogo in cui alle piccole e
medie imprese croate saranno messi
a disposizione macchinari, tecnologie
d’avanguardia e servizi specifici, fino
alla possibilità di esternalizzare le lavorazioni speciali.
Il secondo fronte di collaborazione con Friuli Innovazione riguarderà,
invece, l’attivazione di relazioni con
imprese italiane sia nell’ambito del design, sia per la fornitura di macchinari
di lavorazione innovativi.
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premio save
vincono
Forni di sopra
e Tavagnacco
I
vincitori del Premio
Sustainable Actions
Versus Energy (Save)
sono risultati ex aequo il
Comune di Forni di Sopra, per la realizzazione
di una filiera corta delle
biomasse legnose con
utilizzo sostenibile delle
risorse locali e teleriscaldamento di edifici
pubblici e privati, e il
Comune di Tavagnacco
per il suo modello di
governance energetica
che ha promosso la
partecipazione attiva dei
residenti tramite gruppi
di acquisto sull’energia,
piani e azioni di mobilità sostenibile, audit
energetico, azioni di
risparmio energetico.
f.barcherini@
mgmtgorizia.com
Un impianto della Secab
Bandiera verde
Secab - La Cooperativa idroeLettriCa CarniCa, assieme ad ape fvg
e ai Comuni deLLa vaLLe deL But, indiCata da LegamBiente Come
esempio positivo neLLa gestione deL territorio montano
A
nche quest’anno Legambiente ha assegnato riconoscimenti nell’ambito della
sua campagna ‘Carovana delle Alpi’, che
segnala esempi positivi e negativi di gestione
del territorio. Tra loro, ‘bandiera verde’ andata
all’Agenzia per l’energia (Ape Fvg), alla cooperativa idroelettrica carnica Secab e ai Comuni
della Valle del But per aver avviato un piano di
azione orientato all’autosufficienza energetica.
pUlizia sUll’arzino
Piena promozione secondo il giudizio
dell’associazione ambientalista per Damiano
Nonis di Mountain Wilderness e i suoi amici,
cesba
per la complessa e spettacolare pulizia dell’Alta Valle dell’Arzino.
anche Una bocciaTUra
Legambiente, però, non manca di assegnare
anche alcune bocciature, con due ‘bandiere
nere’ assegnate nella nostra regione. La prima
è per Massimo Peresson, presidente della società Carnia Welcome, per aver sostenuto che
le manifestazioni motoristiche in alta quota
fanno bene all’ambiente. La seconda, per ora a
livello di sola ‘segnalazione’, è alla società Edipower, per il progetto di sfangamento del Lago
di Verzegnis.
Comparazione tra varie piattaforme
Udine in prima fila sui protocolli
N
ell’ambito delle azioni finalizzate a
promuovere il risparmio e l’efficienza energetica negli edifici, il Comune di
Udine, che è partner del progetto europeo Cec5, ha organizzato un convegno
sui protocolli di sostenibilità in edilizia e
nella pianificazione urbana. L’obiettivo
è comparare le procedure certificative
quali la piattaforma Cesba, il protocollo
52 ilFRIULI BUSINESS
Itaca e il protocollo CasaClima Nature. Il
convegno, con partecipazione gratuita,
si è svolto a metà luglio nel Salone del
Parlamento del Castello di Udine. Il
Comune aderisce fin dal 2009 al patto
tra sindaci per ridurre entro il 2020 il
20% delle emissioni e incrementare
l’efficienza degli edifici.
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agosto 2014
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enuto di questo documento appartiene al gruppo Sisal ed è strettamente riservato .
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I vantaggi di tagliare i fili
Tecnologia wi-fi in azienda
E’ una grandE comodità,
La
maggior parte
di pc e anche
stampanti sono
già dotati di
antenna
interna; inoltre
accedono
anche i tablet e
gli smartphone
pErchè consEntE EconomiE
nEll’installazionE E facilE
accEsso da più dispositivi,
anchE in movimEnto,
ma richiEdE adEguatE
politichE di sicurEzza
di cristiano di paolo
La possibilità di creare reti
di pc senza la necessità di
collegare i dispositivi con
i cavi di rete realtà ormai
da parecchio tempo grazie al wi-fi. Il passaggio dei
dati avviene attraverso un segnale radio,
similmente a quanto avviene per i nostri smartphone, sebbene utilizzando la
tecnologia in scala ridotta. In sostanza, si
tratta di dotare i nostri uffici di un apparato detto access point che trasmetta e riceva
i dati tramite onde radio e di fare in modo
che i nostri pc, ma anche stampanti e altri
dispositivi, siano altrettanto in grado di
comunicare con questo dispositivo utilizzando il wi-fi. I pc portatili sono ormai
quasi tutti dotati di antenna wi-fi integrata, così come smarphone e tablet; per i pc
da scrivania, invece, bisogna dotarsi di un
piccolo dispositivo che funga da antenna,
normalmente da installare in un porta
Usb come una normale pen drive.
Particolare attenzione va posta nel posizionare l’access point, poiché a differenza del segnale della telefonia mobile,
quello wi-fi ha una portata piuttosto limitata, nell’ordine di decine di metri al
chiuso e centinaia all’aperto, ed è piuttosto sensibile all’attraversamento di
pareti e altri ostacoli.
verificare il segnale
Con un unico access point si è normalmente in grado di coprire più stanze, ma solo una prova diretta sul campo
54 ilFRIULI BUSINESS
permette di verificare l’effettiva copertura e la po-tenza del segnale nelle varie
postazioni. Un vantaggio importante del wi-fi è permettere di
spostare il pc senza perdere la connettività e senza l’impaccio dei cavi, oppure
di consentire in maniera semplice di far
connettere alla rete aziendale, o solo a
internet, i dispositivi di eventuali ospiti e
di personale esterno che operi in azienda anche solo temporaneamente.
appositi sistemi in grado
di rilasciare le credenziacredenzia
li di accesso con scadenza
programmabile o limitate a un
certo volume di dati.
Per quanto riguarda la banda che il wifi mette a disposizione, cioè la quantità
di dati che è possibile scambiare, gli apparati più recenti utilizzano tecnologie
che riescono ad arrivare fino a 0,5 Gb/s,
quindi prestazioni confrontabili a quelle
di una rete cablata.
filtri e barriere
le origini del nome
Naturalmente, questa facilità nell’accesso alla rete deve essere coniugata a
politiche di sicurezza in grado di evitare
accessi non autorizzati o abusi nell’uso
della connessione da parte di qualcuno
che, posto nelle vicinanze, ‘ascolti’ le
comunicazioni radio della nostra rete.
La rete wi-fi va, quindi, sempre protetta
impostando sistemi di cifratura che ne
impediscano l’utilizzo a chi non conosca la password di connessione; per gli
ospiti o gli accessi temporanei, esistono
Una curiosità sul wi-fi è l’origine del
nome: nonostante l’assonanza con la
sigla hi-fi (High Fidelity,cioè alta fedeltà) utilizzata per l’audio, wi-fi non sta
per wireless fidelity (fedeltà senza fili),
ma è semplicemente un nome scelto da
un’azienda di marketing, dopo che il
consorzio inventore del sistema nel 1999
si accorse che la sigla tecnica Ieee 802.11
non era particolarmente accattivante e
non ne favoriva la diffusione sul mercato.
[email protected]
agosto 2014
f i n an z a a g e vo l ata
Rubrica realizzata
in collaborazione con
bandi in corso
un posto
in fiera
È
stato approvato il
Bando per la concessione di contributi
per la partecipazione
da parte delle Pmi della
provincia di Udine a fiere
internazionali in Italia e
all’estero, che si terranno
fino al 31 ottobre. Le
domande di contributo,
dovranno essere inoltrate
entro il 31 dicembre.
nuova call
per life
È
stata pubblicata
la call 2014 del
nuovo programma Life
2014-2020. Complessivamente, la call
mette a disposizione
dei beneficiari 283mila
euro, di cui oltre l’80%
dedicati al sub-programma ‘Ambiente’ e
la quota restante riservata al sub-programma
‘Azioni per il clima’. La
scadenza per i progetti
‘tradizionali’ è fissata
per il 16 ottobre.
primo bando
per la salute
È
stato pubblicato il
bando 2014 relativo
al nuovo programma
Sanità 2014-2020.
Riguarda il co-finanziamento di progetti e le
sovvenzioni di funzionamento e dispone di un
budget di 12,3 milioni
di euro per i progetti e
4.650.000 euro per le
sovvenzioni di funzionamento. La scadenza per
l’invio delle proposte
progettuali è il 25
settembre.
Per maggiori informazioni
[email protected]
56 ilFRIULI BUSINESS
Aziende, fatevi una App
Camera di CommerCio di Udine - Contributi per la Creazione di appliCazioni
informatiChe dediCate ai dispositivi di tipo mobile e di siti web responsive
L
a Camera di Commercio
di Udine contribuisce le
imprese della provincia
che intendono realizzare per
la propria azienda applicazioni mobile e siti web responsive. Sono ammesse a contributo le spese per l’acquisizione di
consulenze specifiche per la
creazione di applicazioni informatiche dedicate ai dispositivi di tipo mobile; inoltre,
per l’acquisizione di consulenze specifiche per la creazione
di un sito web responsive.
Potrà essere ammessa a finanziamento solamente una
domanda di contributo per
ciascuna impresa con spese
sostenute, ovvero fatturate e
pagate, prima della presentazione della domanda di contributo. Inoltre, l’iniziativa
deve essere avviata successivamente al 10 giugno 2014
e conclusa prima della presentazione della domanda di
contributo.
un aiuto fino al 70%
L’agevolazione concedibile
per ciascuna domanda consiste in un contributo a fondo
perduto, in conto capitale sulle
spese sostenute e ritenute ammissibili per gli investimenti,
di cui all’art. 6 del bando, nella
percentuale massima del 70
per cento. Saranno esclusi i
progetti con spesa ammissibile inferiore a 2.000 euro, al netto dell’Iva. Il contributo concedibile non potrà, in ogni caso,
superare l’importo di 10mila
per progetto.
Le domande potranno essere inviate via Pec entro il
31 dicembre 2014. Le risorse
finanziarie destinate al presente bando ammontano a
70mila euro, successivamente
ampliabili con l’assestamento
di bilancio 2014 dell’ente camerale. La Camera di Commercio di Udine si riserva di
chiudere anticipatamente il
bando in caso di esaurimento
dei fondi disponibili.
www.mgmtgorizia.com
creazione di applicazioni informatiche dedicate ai dispositivi di tipo mobile e di siti web responsive - bando 2014
riferimenti
Determinazione sel segretario Generale n. 202 del 06/06/2014.
destinatari
Sono ammesse ai benefici del presente bando le imprese, loro cooperative e consorzi che rientrano nella definizione di micro, piccola e media impresa secondo la normativa comunitaria recepita a livello nazionale, con sede legale e/o unità locale destinataria
dell’investimento nella provincia di Udine.
regime
d'aiuto
Le agevolazioni sono concesse in osservanza alle condizioni prescritte dal regolamento CE 1407 del 18 dicembre 2013 relativo all’applicazione degli artt. 87 e 88 del Trattato CE agli aiuti di importanza minore “de minimis” pubblicato in GUUE serie L n. 352 del 24 dicembre 2013.
ammontare
del
contributo
L’agevolazione concedibile per ciascuna domanda consiste in un contributo a fondo perduto, in conto capitale sulle spese sostenute e ritenute
ammissibili per gli investimenti di cui all’art. 6 del Bando nella percentuale massima del 70%.
Saranno esclusi i progetti con spesa ammissibile inferiore a euro 2.000,00 (al netto dell’IVA).
Il contributo concedibile non potrà, in ogni caso, superare l’importo di euro 10.000,00 per progetto.
Non è prevista l’erogazione di anticipazioni sul contributo concesso.
spese
ammissibili
Sono ammesse a contributo le spese prima della presentazione della domanda per le seguenti tipologie di investimento:
a) l’acquisizione di consulenze specifiche per la creazione di applicazioni informatiche dedicate ai dispositivi di tipo mobile;
b) l’acquisizione di consulenze specifiche per la creazione di un sito web responsive.
Per app si intende: una applicazione o un programma creato per essere installato su dispositivi di connettività mobile quali telefoni cellulari o tablet.
Per sito web responsive (adattivo) si intende un Sito web capace di adattarsi alle diverse risoluzioni dei dispositivi sui quali viene visualizzato, dallo schermo del computer a quello di dispositivi di connettività mobile quali telefoni cellulari o tablet. Le spese per consulenze sono ammissibili a condizione che il consulente o la società di consulenza svolga un’attività professionale, risultante dalla
visura camerale o da documentazione equipollente, coerente con le consulenze ammissibili per il presente articolo.
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procedure
I contributi sono attribuiti, secondo il procedimento valutativo a sportello, fino ad esaurimento dei fondi disponibili, secondo l’ordine cronologico di presentazione delle domande determinato da:
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certificazione del messaggio, che sono documentati e certificati dal gestore del sistema pec dell’ente camerale all’ente medesimo.
Potrà essere ammessa a finanziamento solamente una domanda di contributo per ciascuna impresa
contatti
Le imprese interessate presentano domanda di contributo in bollo alla CCIAA di Udine utilizzando, a pena di inammissibilità, la modulistica prevista dal Bando a partire dalle ore 09.00.00 del 10 giugno 2014 ed entro il 31 dicembre 2014.
Per maggiori informazioni: [email protected]
agosto 2014
diritto internazionale
Sconfitto il cartello
della Silicon Valley
di alessia sialino
Questa volta non
più con Samsung in materia
di brevetti, tecnologie o sistemi
informatici, ma
con Google, suo collaboratore
in tante battaglie, per lo sviamento del personale. Eh sì…
i cervelli bravi valgono oro e,
quindi, ogni strategia è buona
per strappare un dipendente
al ‘rivale’. Loro, però, i dipendenti, non ci stanno e hanno
intentato una class action, cioè
una causa collettiva tipica del
diritto americano di common
law, per bloccare questa pratica di non concorrenza fra i big
in materia di personale.
Infatti, non da oggi vige la
possibilità di costituire un cosiddetto ‘cartello’ fra aziende
al fine di non farsi la guerra su
determinate questioni e anche quella del personale era
diventata tale: quindi, meglio
tutelarsi e procedere giudizialmente.
stipendi addomesticati
Risulta, infatti, che un numero consistente di lavoratori
e scienziati della Silicon Valley, pare 64mila, abbiano denunciato un cartello anticoncorrenza fra Apple e Google
instaurando una causa collettiva con l’accusa di aver silenziosamente concordato di non
strapparsi i talenti, cioè di non
reclutare personale altrui con
l’intento di ‘addomesticare’ gli
stipendi.
agosto 2014
Patto di non concorrenza - Nella ricerca di persoNale
quattro sorelle dell’hi-tech avevaNo raggiuNto uN accordo
segreto, ma i dipeNdeNti haNNo avviato uNa class actioN
Le società
per non finire alla
gogna mediatica
del processo
hanno preferito un
accordo bonario
con i dipendenti,
risarcendoli con
3 miliardi di dollari
La normativa antitrust, violata negli anni fra il 2005 e il
2009, avrebbe avuto, in realtà,
quali protagoniste, quattro
aziende: Intel e Adobe System
oltre alle due sopracitate.
Agli atti e-mail scottanti fra
Steve Jobs e Sergey Brin da cui
emergeva la rabbia per il comportamento scorretto di avances da parte dell’Ad di Google
agli scienziati di Apple e, quindi, facendo di necessità virtù,
la volontà di porre fine a questa pratica, istituendo un cartello proprio con l’intento di
evitare abboccamenti segreti,
diretti o tramite intermediari,
sulle assunzioni.
Nel rilevare l’importanza di
una tale accusa e della portata
della class action, che avreb-
be visto molti top manager ed
executive testimoniare pubblicamente, le società hanno
preferito firmare un patteggiamento milionario, ma sicuramente inferiore al danno
all’immagine che un tanto
avrebbe causato.
rischi per l’immagine
Pure senza riconoscere di
aver violato alcuna norma e,
anzi, negando di averlo fatto,
si è preferito accordarsi in via
bonaria partendo dalla richiesta di risarcimento dei danni
ai dipendenti, ammontante a
3 miliardi di dollari, cifra che
poteva essere triplicata in sede
di processo visto che la normativa americana lo prevede, con
ricadute economiche e di immagine, come detto, ben oltre
il danno effettivo.
Un patteggiamento anche
miliardario ha chiuso, ancora
una volta, pratiche americane di cartello che nuocciono
al libero mercato e che, se
avevano lo scopo forse indiretto di contenere gli stipendi
alla luce della crisi mondiale,
sicuramente non facevano
bene all’umore dei lavoratori i
quali, in questo modo, hanno
raggiunto un duplice obbiettivo: si sono garantiti un bonus
ragguardevole e si sono dimostrati paladini di una giustizia,
quella americana, che sa essere molto punitiva nei confronti
dei mostri sacri dell’hi-tech.
[email protected]
ilFRIULI BUSINESS 59
alpe adria
Corridoio
per il gAs
Tra le strategie
consiprese in consi
derazione negli
ultimi mesi per
assicurare la stabilità energetica dell’Europa centrale,
con un rifornimento sicuro
e continuo di gas naturale,
baypassando la Russia, ci
sarebbe la costruzione di
un rigassificatore nel nord
Adriatico, sull’isola di Veglia
(Krk), in Croazia, nei pressi
della città di Fiume. Lo
scopo finale è di collegare il
terminal per il gas sull’isola
di Veglia al rigassificatore
sul Mar Baltico, in Polonia,
formando in questo modo
un corridoio energetico
nord-sud che garantirebbe
forniture di gas naturale alla
Polonia, Rep. Ceca, Slovacchia, Ungheria e Croazia, con
collegamenti anche ai Paesi
confinanti, inclusa l’Ucraina.
La riscossa
dell’estate
AltA BAdiA - Il progetto MovIMënt, con la realIzzazIone dI un ‘parco
dIvertIMentI’ a dueMIla MetrI, vuole potenzIare e allungare l’offerta turIstIca
della zona sfruttando al MeglIo le bellezze naturalI delle doloMItI
con gli impianti di risalita, ha realizzato tutta una serie di strutture
per il turismo estivo.
Come è nata l’idea di Movimënt? Vi siete ispirati a qualcosa che già esiste in
qualche parte del mondo?
“L’idea è nata qualche anno fa,
mentre passeggiavo sul Piz La Ila in
primavera, verso la fine di maggio.
C’era una calma irreale, ho pensato che d’estate, ancora più che
d’inverno, l’altopiano tra La Villa,
San Cassiano e il Pralongià, senza
dimenticarci del Boè, potesse essere il posto ideale per godere della
bellezza delle Dolomiti. Un posto
unico per tutte le attività sportive,
dove far giocare, divertire e rilassare grandi e piccini.
La nostra offerta si distingue soprattutto per la ricchezza di attività
e offerta, ma il vero valore aggiunto
sono sicuramente le Dolomiti che
ci circondano, e che rendono tutta
la zona unica nel suo genere”.
FArMACi
trAinAnti
La società
farmaceutica
Krka, principa
principale esportatore
sloveno, ha registrato nel
primo semestre dell’anno in
corso un lieve incremento
del giro d’affari e un sostanzioso aumento degli utili
rispetto allo stesso periodo
dell’anno scorso. Gli affari
nel periodo gennaio-giugno
2014 sono aumentati dello
0,4% rispetto allo stesso
periodo dell’anno precedente attestandosi a 599,4
milioni di euro. Gli utili registrati sono stati invece pari
a 106,6 milioni di euro, ovvero il 6% in più rispetto allo
stesso periodo dell’anno
scorso. Il mercato principale
di Krka rimane l’Est Europa
e in primis la Russia. Nelle
regioni dell’Europa orientale
la società farmaceutica ha
venduto prodotti per 220,8
milioni di euro, dichiarando
di non lamentare perdite o
ribassi di vendita a causa
della crisi ucraina.
60 ilFRIULI BUSINESS
U
na destinazione leader nel
turismo invernale alpino
vuole diventarlo anche nel
periodo estivo. L’Alta Badia, infatti, ha aggiunto da qualche anno
un nuovo tassello per un’offerta
competitiva. Si tratta di Movimënt,
un’iniziativa per la quale la definizione di parco divertimento in alta
quota è, forse, riduttiva. A idearlo
e realizzarlo è stato Andy Varallo, discendente di una conosciuta
famiglia ladina fatta di campioni
sportivi e imprenditori turistici. Su
un altipiano a duemila metri di altezza, raggiungibile comodamente
Andy Varallo è
l’imprenditore
ladino che ha
realizzato il
progetto
Dal 2011 è
stato
investito
finora un
milione di
euro
Qual è stato il valore dell’investimento e
come è stato sostenuto?
“Per le nostre società, Movimënt
è stato sicuramente un investimento importante. Da quando è nato,
nel 2011, sono stati spesi circa un
milione di euro. Anche quest’anno
abbiamo migliorato l’offerta costruendo un mini golf molto particolare sul Piz Sorega nella zona di
San Cassiano e delle attività sul Piz
Boè per ampliare l’area Movimënt”.
Che riscontro sta avendo questa estate?
“È ancora troppo presto per tiagosto 2014
Friuli europa
La paroLa ai cittadini
città da ripensare
di Fabio cattaruzzi
Qual è l’obiettivo di numero di visitatori
che vi siete dati?
“L’obiettivo è sicuramente quello
di aumentare i visitatori dell’Alta
Badia in estate. In inverno siamo
una delle principali località turistiche nell’arco alpino, oltre a essere
nei primi posti mondiali. Perché
non provare a raggiungere lo stesso
risultato anche d’estate? Sappiamo che la strada è lunga, bisogna
ancora investire molto sul turismo
estivo, ma il potenziale è grande, le
Dolomiti sono addirittura più affascinati d’estate che d’inverno”.
Questa iniziativa vuole anche dimostrare che è possibile conciliare turismo in
alta quota con rispetto della natura?
“Ovviamente, il turismo in alta
quota deve conciliarsi con il rispetto della natura. Questa è una
nostra idea imprescindibile fin da
quando è nata l’area Movimënt. I
nostri parchi, le nostre attrazioni
sono ‘frutto’ della natura stessa. La
agosto 2014
nostra volontà è quella di godere
della natura in modo attivo e responsabile”.
Quale potrebbe essere la strada di
un’area montana come quella friulana
e carnica, ancora marginale e poco sviluppata, per conquistare un proprio ruolo nel turismo?
“A queste domande difficilmente posso rispondere, in quanto
dall’esperienza maturata in questi
anni ho potuto apprendere che lo
sviluppo turistico di una località
deve essere determinato dalla gente del posto. Solo gli abitanti della
località turistica conoscono e apprezzano veramente le peculiarità
della loro zona. Il progetto Movimënt, replicato altrove, sicuramente non trasmetterebbe ciò che
intendiamo comunicare ai clienti
estivi dell’Alta Badia. Il problema
dei finanziamenti, poi, lo affronterei solo dopo aver individuato la
strada da percorrere”.
Foto Gabi Russwurm-Biro
rare le somme. Vediamo un grosso
interesse attorno al concetto Movimënt, oltre che dai turisti che stanno arrivando in Alta Badia, anche
dai residenti che hanno apprezzato
molto gli sviluppi delle ultime stagioni estive. Questo ci rende orgogliosi, perché vorremmo coinvolgere sempre di più anche la gente
del posto nelle nostre attività, sia
d’estate, sia d’inverno.
Sono sicuro che, se il prodotto
Movimënt è apprezzato dalla gente
del posto, lo sarà doppiamente dal
turista che ci fa visita per le sue vacanze”.
Tra le politiche comunitarie per il
rilancio e la crescita sostenibile dei
Paesi dell’Unione Europea, accanto
a energia, ambiente, occupazione e
lavoro, ve n’é una che, per ricaduta
in termini di sviluppo del territorio, trova un collegamento forte con gli enti locali e che, di recente, è
stata oggetto di intervento da parte del Commissario
per le Politiche regionali Joannes Hahn: la politica
urbana. Lo scorso 22 luglio lui stesso ha esortato
tutti i cittadini dell’Unione a contribuire a quella che
rappresenterà una delle principali fonti di ispirazione
per l’attuazione, anche nella dimensione urbana, delle politiche comunitarie, ossia l’Agenda Urbana Ue.
L’importanza di pensare e ri-pensare le città ha
assunto, via via nel tempo e in modo sempre più
preponderante, un peso non solo maggiore, ma
altresì specifico: a livello europeo, oltre due terzi
dei cittadini vive e opera in ambito urbano. Questo
significa che le problematiche maggiori collegate alla
società moderna quali l’inquinamento, la gestione
del ciclo dei rifiuti, l’approvvigioneranno energetico,
la disoccupazione si concentrano nelle città. Motivo
questo per migliorare, in termini qualitativi, l’apporto
che le istituzioni europee possono fornire alla costruzione e allo sviluppo delle città del futuro, integrando
fin dall’origine politiche energetiche, di innovazione,
sviluppo e occupazione nella strategia urbana
comunitaria. A tal fine, la Commissione ha lanciato
la consultazione pubblica, che resterà aperta fino
al 26 settembre, per poter acquisire indicazioni
utili al fine di mettere a punto l’Agenda Urbana Ue,
per poter integrare le politiche nazionali degli Stati
membri e sostenere quelle regionali o locali secondo
il principio della sussidiarietà.
Quella delle città è, quindi, ancor di più una sfida
da affrontare su più piani d’intervento: non a caso
anche a livello regionale, oltre che nazionale, la
riforma dell’architettura amministrativa dello Stato,
con l’eliminazione delle Province a favore di Aree
metropolitane o ambiti territoriali estesi, prende
atto della preponderante necessità di intervenire e
regolamentare un mutamento sociale, demografico
e produttivo, che ha portato a modificare l’assetto
e il peso delle varie istituzioni preposte all’amministrazione pubblica, spostando il baricentro su
realtà cittadine sempre più aggregate e connesse.
La tematica è quella, quasi ventennale, delle unioni
e fusioni di Comuni, dei consorzi, delle gestioni
associate di servizi pubblici. Con un distinguo: come
indicato e riconosciuto anche dalla Commissione, la
dimensione non deve essere più solo locale, regionale o nazionale, ma europea, mediante l’adozione
di buone pratiche comuni e di strategie integrate, al
fine di sfruttare la grande ricchezza rappresentata
da quel primo e imprescindibile punto di riferimento
per ogni cittadino che è il proprio Comune.
[email protected]
ilFRIULI BUSINESS 61
design
Aprite pure
quella porta
Maniglie
Le usiamo
costantemente,
ma ci accorgiamo
deLLe Loro forme
soLo aL momento
deLL’acquisto.
ecco, quindi, una
panoramica suLLe
uLtime novità
di Fabio di bartolomei *
Forse non ci
facciamo caso
a quest’oggetto, anche se lo
usiamo sempre, ed è probabilmente
per questo che gli dedichiamo interesse solo quando
l’acquistiamo. Sto parlando
della maniglia per la porta,
strumento essenziale che è
oramai divenuta un oggetto
di design a tutti gli effetti:
non più solo oggetto funzionale all’utilizzo, ma ornamento a pieno titolo con cui
moltissimi designer si sono
confrontati.
È proprio al momento di acquistarla
che ci rendiamo conto
della grande varietà di
proposte che le aziende specializzate fanno. Esse sono frutto
spesso di importanti
studi ergonomici, ma
anche semplicemente
formali. Alcuni modelli, per esempio vengono
studiati per chi ha diffi-
coltà motorie, per cui
agevolano loro la presa. Tra i molti modelli
che il mercato offre,
ne ho selezionati alcuni interessanti.
cura dei materiali
Di Colombo Design due maniglie,
la prima appena
presentata è nata dalla collaborazione con
Momo Design e si chiama
Tecno. È disponibile nelle finiture cromat-cromo e
cromat-carbonio, viene realizzata nel robusto materiale Cromall. Decorativo e
d’impatto l’inserto in fibra
di carbonio sul fronte della
maniglia, caratterizzato dal
logo Momodesign; la seconda
si chiama Twitty, disegnata
da Tomo Kimura, è una maniglia certamente tra le più
originali sul mercato, ma che
I nostri servizi
La nostra esperienza
a servizio
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62 ilFRIULI BUSINESS
agosto 2014
trovo anche molto raffinata.
Su un’ottica decisamente
opposta, non mancano certo
di stupire le RococòPop, maniglie disegnate da Enrico
Cassina, che fondono lo stile
di Luigi XV con la stravaganza di Andy Warhol. Sembra,
invece, un sasso scultura la
maniglia Chelsea di Olivari,
design Jean Nouvel, declinata nei colori bianco e nero.
Sarà capitato a tutti di ritrovarsi senza luce in casa e
agosto 2014
vagare alla disperata ricerca
di una torcia. Ecco allora che
il trio di designer Kun-hee
Kim, Kei Shimizu & Nguyenvu Dan ha ideato Ledoor.
Si tratta di una stravagante
maniglia per porte dotata di
un sensore di luce integrato
per l’attivazione automatica al buio e di una batteria
al litio che permette di trasformare la maniglia in una
pratica torcia trasportabile.
Altra grande innovazione
è che la batteria si ricarica
quotidianamente sfruttando la spinta manuale della
maniglia.
animali da guardia
Zaha Hadid con Woody
Yao ha disegnato H356, una
serie di maniglie prodotte
da Fusital decisamente originali e che rispecchiano il
suo progetto in architettura.
Per concludere la mani-
glia per porta a forma di lucertola: essa richiama alla
mente antiche maniglie a
forma di animali che troviamo in castelli o ville d’epoca,
ma in chiave decisamente
contemporanea.
*Industrial & Interior Designer
Former Design Professor at the
Architecture Faculty of Udine
and Trieste University,
Academy ‘Cignaroli’ of Verona
www.dibartolomei.com
ilFRIULI BUSINESS 63
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l av o r o
Troppi i bluff della politica
di alberto giorgiutti
Negli ultimi anni tra i giuslavoristi vi è l’opinione
diffusa che non ci sono
state vere riforme del lavoro.
Formazione nella macroregione
A oggi non viene utilizzato
il vantaggio competitivo del
Trentino Alto Adige: i loro ragazzi dalle elementari vengono formati al bilinguismo, attraverso scambi con scuole
austriache e tedesche. In Friuli Venezia
Giulia abbiamo il vantaggio enorme
della formazione allo sloveno e al tedesco e non viene finanziata. Si pensi che
a 100 chilometri a nord e fino ad Amburgo il tasso di disoccupazione giovanile è del 7% contro il nostro 50 per
cento! È indispensabile dare la possibilità ai giovani di imparare il tedesco per
fornire loro l’opportunità di non subire
la disoccupazione giovanile italiana.
Un giovane che espatria per cercare lavoro a 24 anni non riesce a colmare il
gap linguistico, e ancora di più culturale, che gli permetta di comprendere
anche psicologicamente i colleghi e i
datori di lavoro.
Si pensi, per esempio, che a Villacco vi
è una valida scuola alberghiera dove si
esce con un’ottima conoscenza delle
lingue e con capacità tecnica, oltre che
con costante interazione scuola lavoro.
Manca completamente, poi, un ufficio
di collocamento transfrontaliero per
cercare lavori da qui fino ad Amburgo.
A oggi, nonostante tantissimi incontri
politici e gemellaggi tra Udine e Villacco, per esempio, non sono stati attivati
scambi di un semestre in quarta superiore tra scuole friulane e carinziane.
I nostri politici e funzionari non parlano le lingue e non conoscono le altre
culture, e vengono subito identificati
come ‘italiani’ appena arrivano oltre
confine. Non è corretto facciano fare la
stessa fine ai nostri figli.
OccupaziOne giOvanile - OstacOli per le aziende, sOlite lObby
e scarsità di strumenti per i lavOratOri e cOsì, se l’eurOpa
del nOrd sta reagendO, da nOi stiamO cOmprOmettendO il
nOstrO futurO: breve elencO delle rifOrme false O mancate
po indeterminato o trasformazioni a
tempo indeterminato in base alla legge 18/2005: sono finite le risorse con
comunicazione della Regione del 30
giugno, ma con effetto retroattivo al 30
aprile. Almeno si poteva dare copertura fino al 30 giugno. Per effetto di tali
incentivi ben utilizzati, in molte aziende regionali la percentuale dei contratti a tempo indeterminato era superiore
rispetto alla media nazionale. Questo
dava molta stabilità ai lavoratori e alle
loro famiglie.
1
agosto 2014
Stagisti estivi
Quest’anno la Regione Friuli
Venezia Giulia non ha, di fatto, reso possibile l’alternanza scuolalavoro. gli stage estivi sono attivabili
solo dagli enti formativi e dalle scuole e
solo per i loro studenti. La norma è stata
pubblicata il 24 luglio, ma di fatto verranno avviati pochissimi stage vista la
chiusura delle scuole.
2
Contratto a termine
È stato posto un limite del 20%
ai contratti a termine: questo
significa che per le aziende fino a 5 dipendenti si può avere solo un contratto
a termine! Se un’azienda ha un picco di
lavoro, non può assumere, salvo pesanti sanzioni. Come sempre, però, hanno
dato la possibilità alle aziende di lavoro
interinale di assumere senza vincoli. I
giovani resteranno precari con contratto dipendendo da un ‘fornitore’ e non
dal vero datore di lavoro.
3
4
Incentivi per la stabilizzazione
Blocco degli incentivi regionali alle assunzione a tem-
5
Apprendistato
La riforma Renzi ‘Jobs Act’
aveva, in un primo momento,
ridotto la burocrazia e la formazione
esterna trasversale; poi, le lobby conservatrici sono riuscite di nuovo a ridurre la portata del contratto. A oggi le
aziende industriali in Italia non stanno utilizzando l’apprendistato e anche
per questo aumenta la disoccupazione
giovanile. Le principali industrie friulane hanno pochissimi apprendisti al
loro interno.
Garanzia Giovani
A oggi e dopo 3 mesi dall’apertura delle iscrizioni dei giovani alle banche dati, non vi sono indicazioni su quali siano gli sgravi per
le aziende che assumono. Si è solo a
conoscenza di finanziamenti agli enti
formativi.
6
Non vi è altro da dire. Il tempo sta scadendo, le pensioni che oggi stanno
ancora mitigando la crisi nella nostra
regione finiranno e avremo tanti disoccupati non formati per la competizione internazionale.
ilFRIULI BUSINESS 65
F I S C O
Limiti alla presunzione
PrinciPio abusato
Onere della prOva a
di karen garofalo
investigative, di cercare di legare la spesa con la ‘presunta’
capacità contributiva, senza
spostare l’onere della prova sul
‘povero’ contribuente.
Sarebbe opportuno un intervento legislativo che stabilisse in maniera definitiva che
i coefficienti reddituali hanno
natura indiziaria, con la conseguente necessità che anche
gli accertamenti basati sul
redditometro siano supportati,
non solo da elementi o valori
standardizzati, ma da elementi effettivi, al fine di realizzare
il principio sancito dall’art. 53
della Costituzione, secondo
cui tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in
ragione della propria capacità
contributiva.
[email protected]
Secondo il diritto italiano, la
‘presunzione’ è
una conseguenza che la legge o
il giudice ricavano da un fatto noto per ottenere la conoscenza di un fatto
ignoto.
Non solo il diritto civile e
penale prevedono specie di
presunzioni, ma, al fine di
evitare l’evasione e nell’interesse della giusta e regolare
percezione dei tributi, anche
nell’ordinamento tributario
con l’art.53 dell’Iva e l’art. 39
delle imposte sui redditi sono
state introdotte presunzioni
per rendere meno gravosa l’attività accertatrice dell’ammi-
66 ilFRIULI BUSINESS
nistrazione finanziaria. Altri
strumenti nel tempo si sono
aggiunti ai suddetti articoli, il
primo dei quali fu quello dei
‘coefficienti presuntivi’, i quali
furono elaborati dal Ministero
delle Finanze per determinare il reddito in base a elementi
extracontabili come la superficie dei locali, gli acquisti, le
retribuzioni dei dipendenti,
i macchinari, senza che gli
uffici dovessero fornire altra
dimostrazione, lasciando al
contribuente l’onere di fornire
la prova contraria. Tale strumento fu abrogato e sostituito dai cosiddetti ‘parametri’.
Abbandonato anche quest’ultimo strumento, attualmente
sono in vigore il Redditometro
e gli Studi di settore, con cui
l’amministrazione determina
induttivamente i ricavi di professionisti e imprese, i quali
hanno l’onere di dimostrare
la prova contraria, altrimenti
rischiano di subire una tassazione di ricchezze non realizzate.
rispetto per la costituzione
Premesso che nessuno vuole negare all’Agenzia delle Entrate il diritto di basare i suoi
accertamenti sulle spese o sugli incrementi degli elementi
patrimoniali di un contribuente, però allo stesso tempo si richiede agli accertatori di non
attribuire automaticamente
solo a questi elementi un corrispondente valore reddituale.
È compito della stessa Agenzia,
che ne ha poteri e possibilità
caricO del cOntribuente
agosto 2014
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COMMERCIANTE,
COMMERCIO,
COMMERCIO,
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COMMERCIANTE,
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LIBERO
LIBERO
LIBERO
PROFESSIONISTA,
PROFESSIONISTA,
PROFESSIONISTA,
PROMOTORE
PROMOTORE
PROMOTORE
COMMERCIO,
COMMERCIO,
COMMERCIO,
ARTIGIANO,
ARTIGIANO,
ARTIGIANO,
COMMERCIANTE,
COMMERCIANTE,
COMMERCIANTE,
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LIBERO
PROFESSIONISTA,
PROMOTORE
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PROMOTORE
PROMOTORE
PROMOTORE
FINANZIARIO,
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FINANZIARIO,
FINANZIARIO,
FINANZIARIO,
VENDITORE
VENDITORE
VENDITORE
PORTA
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LIBERO
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LIBERO
PROFESSIONISTA,
PROFESSIONISTA,
PROFESSIONISTA,
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PROMOTORE
PROMOTORE
FINANZIARIO,
PORTA
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PORTA,IMPRESA, L
FINANZIARIO,
FINANZIARIO,
VENDITORE
VENDITORE
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