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Cartella Stampa "Mafalda di Savoia"

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Cartella Stampa "Mafalda di Savoia"
crediti non contrattuali
una coproduzione
R.T.I. - RIZZOLI AUDIOVISIVI
STEFANIA ROCCA
in
un film diretto da
MAURIZIO ZACCARO
con
FRANCO CASTELLANO, JOHANNES BRANDRUP, HARY PRINZ
CLOTILDE COURAU nel ruolo di Giovanna di Savoia
REGINA ORIOLI
con la partecipazione di AMANDA SANDRELLI
soggetto e sceneggiatura
Massimo De Rita e Mario Falcone
collaborazione alla sceneggiatura di Maurizio Zaccaro
liberamente tratto
dal libro omonimo di Cristina Siccardi
Paoline Editoriale Libri
consulenza storica
Maria Gabriella di Savoia
prodotto da
ANGELO RIZZOLI
Miniserie (2x100’) in onda martedì 28 e mercoledì 29 novembre 2006
su CANALE 5 in prima serata
crediti non contrattuali
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Cast Artistico
STEFANIA ROCCA
Mafalda di Savoia
FRANCO CASTELLANO
Aldo Maggi
JOHANNES BRANDRUP
Filippo d’Assia
HARY PRINZ
Karl Rudiger
CLOTILDE COURAU
Giovanna di Savoia
AMANDA SANDRELLI
Ester Sermoneta
REGINA ORIOLI
Sara
ADINA RAPITENAU
Miriam
MARGARETA VON KRAUS
Regina Elena di Montenegro
CARLO DOGLIANI
Vittorio Emanuele III
CLAUDIO SPADARO
Benito Mussolini
GISELLA BURINATO
Maria
MICHAEL BRANDNER
Hermann Goering
HRISTO JIVKOV
Michele Petrovich
BERNARDA REICHMUT
“Tata” Luisa Schimdt
crediti non contrattuali
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Scheda Tecnica
RESPONSABILE EDITORIALE RIZZOLI AUDIOVISIVI Francesca Galiani
STORY EDITOR
Uski Audino
CASTING ITALIA
Daniela Schiapparelli, Tiziana Torti
CASTING GERMANIA
Cornelia Von Braun
ORGANIZZATORE DI PRODUZIONE
Fulvio Rossi (a.p.e.a.)
COSTUMI
Simonetta Leoncini
SCENOGRAFIA
Marco Dentici (a.s.c.)
MUSICHE
Andrea Guerra
MONTAGGIO
Lilli Lombardi
FOTOGRAFIA
Fabio Olmi
ORGANIZZAZIONE GENERALE
Antonio De Simone Golluscio
DELEGATO DI PRODUZIONE R.T.I
Claudia Marra
STORY EDITOR R.T.I.
Costantino Margiotta
PRODUTTORE R.T.I.
Luigi Forlai
PRODOTTO DA
per
ANGELO RIZZOLI
RIZZOLI AUDIOVISIVI
Regia di Maurizio Zaccaro
UFFICIO STAMPA MEDIASET:
Francesca Fascetti
tel: 06 66390584; fax:0666390538
[email protected]
RESPONSABILE COMUNICAZIONE FICTION:
Laura Marchese
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Il personaggio di Mafalda - Un approfondimento storico
MAFALDA MARIA ELISABETTA ANNA ROMANA, secondogenita di Vittorio
Emanuele III e di Elena di Savoia, nacque a Roma il 19 novembre 1902.
Il suo nome è la traduzione italiana di quello della sua ava portoghese
Mahalda, figlia di Matilde di Savoia e nipote di Amedeo III ("f" traduce
"h" come in "hierro", "ferro" in italiano).
“Muti”, questo il suo soprannome, trascorse l’infanzia e la giovinezza in
un ambiente più familiare che nobiliare: la mamma organizzava feste in
continuazione, non disdegnando di insegnare alle figlie l’arte del cucinare
e del cucire; il papà stava con la famiglia ogni volta che poteva, lontano
dall'etichetta di corte.
Le vacanze si svolgevano a Sant'Anna di Valdieri, a Racconigi e a San
Rossore, con la partecipazione di tutto il personale, famiglie comprese.
Anche in queste occasioni, l’instancabile regina Elena preparava semplici
gare e giochi di ogni tipo. In generale, l'infanzia di Mafalda trascorse tra
ricorrenze e compleanni vari, che la regina non scordava mai di
festeggiare.
Elena e le sue figlie amavano la musica, mentre Vittorio Emanuele non
l’apprezzava più di tanto. Nel 1922, Mafalda conobbe personalmente
Puccini, a Torre del Lago. Il maestro non fece in tempo a dedicarle la
Turandot, perché morì, lasciando l'opera incompiuta.
Mentre il fratello Umberto, (detto “Beppo”), veniva educato in altro
modo, “Muti” e le altre sorelle seguivano la mamma in molte visite
ufficiali, contribuendo attivamente alle sue opere di beneficenza.
Durante la Prima Guerra Mondiale, visitarono i soldati negli ospedali
militari.
Nel 1923, “Muti” e Giovanna si ammalarono di tifo. La sorella, di
costituzione robusta, guarì in fretta, mentre per Mafalda si pensò al
peggio. Più in generale, quegli anni furono per tutta la famiglia un
periodo spensierato e ricco, vissuto mondanamente con la più bella
nobiltà europea.
I destini matrimoniali dei quattro principi Savoia si stavano delineando:
Giovanna divenne zarina di Bulgaria, Umberto conobbe Maria José, e il
23 settembre 1925 Mafalda sposò il principe tedesco Filippo d'Assia.
Filippo d’Assia (Philip Von Essen) era nato a Rumpenheim il 6 novembre
1896. Quando incontrò la futura sposa era tenente nell'esercito tedesco.
Il dono di nozze di papà Vittorio Emanuele fu un piccolo casale romano,
situato tra i Parioli e villa Savoia, cui gli sposi diedero il nome di “Villa
Polissena”, in memoria della principessa d'Assia, felice sposa di Carlo
Emanuele III.
Pur non riconoscendo i titoli nobiliari, il nazismo utilizzò il Langravio
d'Assia, conferendogli vari incarichi soprattutto burocratici. Va detto che,
come buona parte dei tedeschi, Filippo aveva una certa attrazione per il
nazismo.
Nel 1943, dopo la destituzione di Mussolini, l'affidamento del governo a
Badoglio e la firma dell'armistizio con gli alleati, i tedeschi organizzarono
la dislocazione delle truppe in territorio italiano, tentando poi di
arrestare i regnanti e di disarmare l’esercito.
Badoglio e il re si rifugiarono a Brindisi, nel sud d’Italia, lasciando
l’esercito senza ordini precisi e privo di una guida certa. Solo Maria e
Mafalda non riuscirono a seguire i genitori.
Alla fine di agosto, infatti, “Muti” era partita per Sofia per stare accanto
a Giovanna. Il marito, Re Boris di Bulgaria, era morto avvelenato dai
sicari di Hitler per non essersi schierato chiaramente a fianco della
Germania.
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Mafalda non ebbe quindi la possibilità di occuparsi della propria famiglia,
e nessuno l'avvertì di ciò che stava per accadere. Sicuramente in quei
giorni comunicò telefonicamente con il padre, che però non potè dire
nulla sulle trattative in corso con gli alleati per paura che i nazisti
potessero ascoltare.
Fatto sta che il 7 settembre Mafalda ripartì da Sofia per l'Italia. Il 22
riuscì a raggiungere Roma, facendo appena in tempo a rivedere i figli,
custoditi in Vaticano da Monsignor Giovanni Battista Montini (il futuro
Papa Paolo VI). Il 23 mattina, all'improvviso, Mafalda venne convocata
con urgenza dal comando tedesco, con la scusa dell'arrivo dalla
Germania di una telefonata del marito.
Era un tranello: subito arrestata, venne messa in un aereo, prima
destinazione Monaco, poi Berlino, infine il lager di Buchenwald, dove
venne rinchiusa nella baracca 15, sotto falso nome (Frau von Weber).
Mafalda venne ospitata in una baracca ai margini dei campo destinata a
prigionieri “di riguardo” che ospitava, fra gli altri, un ex deputato
socialdemocratico tedesco e sua moglie.
Il regime del campo era comunque durissimo: vitto insufficiente, freddo
invernale intenso, divieto di rivelare la propria identità, la principessa
era di costituzione delicata e deperì rapidamente.
Malgrado i tentativi nazisti, era comunque nota la presenza tra le recluse
di una principessa di Casa Savoia. Tra le tante testimonianze raccolte,
ricordiamo quella di un’altra prigioniera, cui una volta Mafalda disse:
“Ricordatevi di me non come principessa, ma come sorella".
Nell'agosto del 1944, gli alleati bombardarono le installazioni industriali
contigue al lager e la baracca in cui era reclusa la principessa fu
distrutta. Le prigioniere avevano tentato di rifugiarsi nella trincea che
circondava l’area, ma non fu sufficiente: il braccio sinistro di Mafalda fu
ridotto a brandelli. La donna venne trasportata distesa su una scala.
Fu ricoverata nell'infermeria della casa di tolleranza del campo, dove
venne soccorsa dalle prostitute. Purtroppo Mafalda peggiorò: proprio
mentre la cancrena stava per avere la meglio, dopo quattro giorni di
tormenti i medici finalmente decisero di operare, amputandole il braccio.
L’intervento durò un’eternità. Ancora addormentata, Mafalda venne
riportata nel postribolo e qui lasciata senza ulteriori cure. La mattina
seguente morì dissanguata senza aver ripreso conoscenza.
Era il 28 agosto 1944.
Il suo corpo, completamente denudato, venne gettato sul mucchio dei
cadaveri del bombardamento, per essere cremato. Dopo molti sforzi, il
prete del campo ottenne che il corpo venisse sottratto alla cremazione.
La salma della principessa venne chiusa in una bara di legno e seppellita
in una fossa senza nome. Solo un numero: il “262: eine enberkannte
Fraue” (donna sconosciuta).
A guerra finita, un gruppo di marinai di Gaeta, già prigionieri a
Buchenwald, identificò la tomba e consegnò alla famiglia i resti di “Muti”.
La principessa Mafalda riposa ora nel piccolo cimitero degli Assia, nel
castello di Kronberg in Taunus (Francoforte sul Meno).
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Personaggi principali
Mafalda di Savoia (S tefan ia Roc ca ) Secondogenita dei
Savoia, nasce a Roma il 19 novembre 1902. Ricca e benestante, ha
sempre avuto un’indole solidale nei confronti dei meno abbienti. Questa
sua attitudine si manifesterà appieno all’indomani della sua deportazione
nel lager di Buchenwald, avvenuta il 22 settembre 1943, quando,
nonostante le privazioni, dividerà il poco cibo con i compagni di sventura.
Morirà per le conseguenze delle ferite riportate durante un
bombardamento alleato.
Filippo d’Assia (Johannes Brandrup) Marito di Mafalda e
membro delle SS, la temuta unità paramilitare d'elite del Partito Nazista
Tedesco. Convinto assertore degli ideali nazisti, finirà per ricredersi di
fronte alla follia hitleriana. All’indomani dell’8 settembre 1943, verrà
arrestato e imprigionato dalla Gestapo.
Aldo Maggi ( F ran co Cas te l lano) Medico della Marina Militare
Italiana. Aveva già incontrato Mafalda subito dopo il bombardamento
alleato nel quartiere di San Lorenzo a Roma. Prigioniero a Buchenwald,
osteggia Mafalda, perché la reputa corresponsabile della fuga dei genitori
dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943. Dopo però si ricrede e le è
accanto durante l’intervento chirurgico che le amputerà il braccio.
Giovanna di Savoia (C lo ti ld e Cou rau ) È la sorella minore di
Mafalda. Sposa Boris III di Bulgaria che, dopo una lunga agonia, morirà
il 28 agosto 1943 (forse avvelenato dai nazisti) per aver rifiutato di
dichiarare guerra alla Russia. Il viaggio che Mafalda fece nel settembre
del 1943 per confortare la sorella, fu interpretato da Hitler come un
chiaro appoggio alla politica di Boris III.
Ester Sermoneta ( Amanda Sandr el l i) Una delle migliori
amiche di Mafalda. Dopo le terribili leggi razziali varate da Mussolini nel
1938, oltretutto controfirmate proprio dal Re Vittorio Emanuele, è
costretta a scappare negli Stati Uniti.
Karl Rudiger (Hary Prinz) Ufficiale nazista. Aveva già incontrato
più volte la protagonista durante riunioni e ricevimenti vari. Hitleriano
convinto, farà di tutto per piegare Mafalda e costringerla a dichiararsi
favorevole al nazismo.
Sara ( R e g i na O ri o l i) P r igion iera del campo di Buchenwald.
Diventerà grande amica di Mafalda.
Miriam (Ad ina Rap it ena) Giovanissima deportata del campo di
Buchenwald. Con lei Mafalda avrà un atteggiamento materno.
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Sinossi
Prima Puntata
24 agosto 1944. Mafalda Di Savoia (Stefania Rocca), internata nel
lager
di
Buchenwald,
viene
ferita
seriamente
durante
un
bombardamento alleato. Ricoverata nel bordello del campo, in condizioni
gravissime, inizia a ricordare episodi del suo passato…
…siamo in una sala da ballo. Tra i convitati distinguiamo la protagonista.
Con estrema eleganza regale, sta dedicando le proprie attenzioni verso
Filippo d’Assia Kassel (Jhoannes Brandrup), che la contraccambia con
stile e galanteria di ruolo. Il padre di Mafalda, il Re d’Italia Vittorio
Emanuele III (Carlo Dogliani), si dimostra contrario: il principe è
luterano e ben lontano dalle canoniche strategie matrimoniali utili alla
casata. La situazione politica non consente sbavature di alcun tipo: il
Fascismo ha appena manifestato la sua vera natura con l’omicidio di
Giacomo Matteotti, deputato socialista che in un discorso alla Camera
dei Deputati aveva denunciato Benito Mussolini (Claudio Spadaro) di
evidenti brogli elettorali.
Mafalda trova nella sorella Giovanna (Clotilde Courau) un’abile alleata
che riesce a farli incontrare di nuovo. Filippo si dimostra favorevole a
qualsiasi possibilità, anche a non frequentarla più se quella relazione
dovesse crearle problemi con la famiglia e con il suo ruolo. Ma Mafalda
riesce a scardinare le motivazioni del padre e in breve tempo risolve la
questione nel migliore dei modi: con un matrimonio felice tra due
innamorati pieni di vita e di ardore. È il 23 settembre del 1925.
Durante un ricevimento in onore di Hermann Goering (Michael
Brandner), Mafalda incrocia Karl Rudiger (Hary Prinz), influente
ufficiale nazista, altezzoso e provocatorio. Qualche giorno dopo, Mafalda
è in compagnia di Ester (Amanda Sandrelli), una delle sue più care
amiche. Di fronte a loro si presenta una scena terribile: un gruppo di
facinorosi assalta una libreria giudaica. Alcuni militi iniziano a pestare
l’anziano proprietario, ma interviene Ester che viene immediatamente
buttata a terra. Mafalda li ferma, rivelando di essere la moglie di Filippo.
Rudiger non la prende bene e ammonisce il principe, che a sua volta
rimprovera Mafalda.
Rudiger ordina all’uomo di fare parte del seguito di Hitler per la sua
storica visita italiana: Mafalda lo mette in imbarazzo, non presentandosi
al ricevimento che sancisce l’inizio del viaggio. Siamo ai primi di maggio
del 1938. Poco dopo saranno promulgate dal Re le famigerate leggi
razziali.
Dopo l’inizio della Seconda Guerra Mondiale, Vittorio Emanuele chiede a
Mafalda di andar per suo conto in missione diplomatica dal cugino
Michele Petrovich (Hristo Jivkov), affinché accetti il trono del
Montenegro, ma l’uomo rifiuta. Quel colloquio è spiato dalla Gestapo. Se
Goering vuole tutelare Mafalda e tiene segreto il rapporto di
quell’incontro, Rudiger invece ne parla con Filippo, che rimprovera
pesantemente la moglie per non averlo informato. L’uomo è
evidentemente sotto pressione: sa che il suo titolo conta poco e che ogni
sua mossa è sempre sotto esame.
Mafalda preferisce tornare in Italia dai figli, subendo dignitosamente le
continue provocazioni di Rudiger. Filippo, per “punizione”, viene
trasferito a Francoforte. Ma per l’Italia la Seconda Guerra Mondiale sta
diventando una scommessa persa. Sul piatto della bilancia comincia a
salire alto il numero delle sconfitte e delle vittime civili.
È il 19 luglio del 1943: il quartiere romano di San Lorenzo viene
duramente bombardato dalle forze alleate. Mafalda è con i feriti, decisa
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ad alleviarne dolori e paure. Uno dei medici è Aldo Maggi (Franco
Castellano) che l’accusa di ipocrisia e falsa carità. Il 25 luglio viene
arrestato Mussolini. Mentre riposa, Filippo sveglia Mafalda: l’uomo è
provato, ha capito di aver sbagliato su Hitler e sul nazismo. Ma sa anche
che è troppo tardi per redimersi: è stato complice di un abominio e ne
sente tutto il peso sulle spalle.
Il 27 agosto 1943, il Re avverte la figlia che suo marito Boris, Re di
Bulgaria è stato avvelenato. Mafalda accorre da Giovanna per consolarla.
Durante il funerale, la principessa incontra Rudiger. L’ufficiale nazista le
consegna una lettera di Filippo che le chiede di raggiungerlo in
Germania.
È l’8 settembre 1943, la data dell’armistizio con gli alleati: Badoglio e i
regnanti di casa Savoia scappano a Brindisi, lasciando l’esercito allo
sbando, senza ordini precisi. Mafalda vuole raggiungere i suoi figli a
Roma. Dopo un lungo e tormentoso viaggio li ritrova in Vaticano sotto la
protezione del futuro Papa Paolo VI. Con un inganno viene poi arrestata
da Kappler, l’ufficiale nazista che diventerà tristemente famoso per il
massacro delle Fosse Ardeatine. Mafalda è ora nel lager di Buchenwald.
Filippo non conosce le sorti della moglie, mentre i reali d’Italia sono
convinti che nulla potrà accadere alla figlia.
Seconda Puntata
Nel campo Mafalda lega con i coniugi Breitscheid, Tony e Rudolph. Fa
amicizia con Maria (Gisella Burinato), considerata da tutti una spia, con
Sara (Regina Orioli)... e poi incontra di nuovo Maggi, che è convinto di
averla già vista. La principessa si lascia andare, non vuole mangiare. Ed
è proprio il medico a costringerla: non tanto per compassione, quanto
invece perché se la donna morirà, lui verrà fucilato.
Un giorno, Mafalda assiste all’uccisione di un’internata che sta
proteggendo la piccola figlia, Miriam (Adina Rapitenau). La principessa
interviene bruscamente, evitando così che almeno la bambina subisca la
stessa sorte. L’uomo delle SS le punta addosso il fucile, ma viene
fermato da Maria: la donna è protetta da Rudiger.
E così Mafalda ha ora un motivo per sopravvivere a quell’inferno:
accudire Miriam come se fosse sua figlia. Giorni dopo, Maggi le si scaglia
contro. L’ha riconosciuta e la considera responsabile dell’avvento del
Fascismo, delle sconfitte italiane, della fuga dopo l’armistizio.
Mafalda prova a fraternizzare con alcuni marinai italiani, ma viene
ignorata. Nel campo tutti sanno chi è e nessuno le perdona le colpe del
padre.
Rudiger la tortura psicologicamente, facendole vedere i figli fuori dal
lager. Filippo, il marito, riesce a portarla via dal lager, ma Rudiger riesce
a farla imprigionare nuovamente.
Mafalda non cede a nessuna pressione e l’ufficiale la fa internare tra gli
ebrei del campo: è una condanna a morte che fa ricredere quelli che la
consideravano una privilegiata. È il 20 luglio del 1944: Rudiger convoca
il principe per dirgli che qualcuno ha attentato alla vita di Hitler e gli
chiede conto dei suoi “complici”. Subito dopo, il nazista chiede a Mafalda
di firmare un documento che accusi il marito di tradimento, ma Mafalda
si rifiuta.
La principessa ritrova Miriam che però sta molto male. Sara riesce a
rubare della penicillina. Alcuni marinai vogliono evadere e vengono
avvertiti da Mafalda che i nazisti stanno per entrare nella baracca.
Troppo tardi: gli attrezzi di scavo vengono trovati. Rudiger ne approfitta
per torturare psicologicamente la donna. Dovrà scegliere della vita di sei
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uomini: se si sente una principessa moriranno tre marinai, se accetterà
la propria condizione di anonima detenuta verranno uccisi gli altri tre. La
donna è disperata e si propone come vittima sacrificale, ma l’uomo la
risparmia e fa fucilare tutti e sei i malcapitati.
Nel contempo, Goering convoca Filippo dicendogli che Hitler considera
traditori lui e i suoi famigliari. In cuor suo, il gerarca vorrebbe aiutare il
langravio, ma, tra un singolo uomo e la Germania, sceglie ovviamente il
suo paese e lascia Filippo al suo destino.
Poi arriva il fatidico bombardamento alleato che ha aperto il primo
episodio. Mafalda viene ferita seriamente: bisogna amputarle subito il
braccio sinistro, altrimenti morirà. Qualcuno da Berlino ordina a Rudiger
di ritardare l’intervento. L’uomo prima obbedisce, poi dà mandato al
medico del campo di operare, facendosi aiutare da Maggi, Rudiger si
suicida e Mafalda morirà il 28 agosto 1944, dopo terribili sofferenze.
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Note del regista Maurizio Zaccaro
Questa è una delle prime fotografie di Mafalda di Savoia che ho trovato
durante la ricerca del materiale di documentazione sulla principessa, la
sua famiglia, la sua breve vita. È un’immagine bella e rassicurante
scattata a Roma poco prima dell’inizio della Seconda Guerra Mondiale.
Mafalda con i suoi tre figli maschi: Enrico, Maurizio ed Ottone. Elisabetta
sarebbe venuta al mondo qualche anno dopo. I ragazzi sono sorridenti,
spensierati, probabilmente felici e purtroppo ignari, come la loro
mamma, della tragedia che li stava per travolgere. Erano Savoia, ma
anche principini d’Assia, figli del Langravio d’Assia, Filippo d’Assia, e
quindi tedeschi, non solo italiani. Eppure, a volte, la Storia non sembra
fare molta distinzione fra i popoli, fra i ceti sociali, fra nobili e gente del
popolo, soprattutto quando a scandire il tempo arriva il momento della
guerra, dei grandi sconvolgimenti mondiali, degli orrori. Il tempo in cui
tutto può succedere.
Ho guardato spesso questa fotografia. L’ho portata con me un po’
ovunque, fino in Romania dove abbiamo girato il film. L’ho appesa ben in
vista e ingrandita nei nostri uffici a Bucarest, e poi a Snagov dove
avevamo ricostruito il lager di Buchenwald. Volevo semplicemente non
dimenticarmi la serenità che traspare da quei volti, la felicità di Mafalda:
la felicità di una madre con i suoi figli, non di una principessa, non di una
Savoia. Una mamma. Chiunque abbia dei figli sa cosa voglio dire,
conosce il valore di un’immagine del genere alla quale, non a caso, viene
sempre dato un posto d’onore e ben in vista nelle nostre case.
Mi piace, oggi, pensare a questa fotografia come “logo” ideale del nostro
film, come manifesto, come emblema di una storia pubblica ma al tempo
stesso molto privata che, purtroppo, ben pochi in Italia conoscono.
La storia di questa principessa, figlia sì di Vittorio Emanuele III di Savoia
e di Elena di Montenegro, ma pur sempre una mamma come tutte le
altre a cui la storia ha riservato un incredibile destino: quello della più
celebre vittima italiana del regime nazista.
Per questo ogni città d’Italia, ogni paese, ha una via o una piazza
dedicata al nome della principessa. In suo onore, ad un piccolo borgo in
provincia di Campobasso, Ripalta, venne cambiato il nome in Mafalda,
dove tuttora gioca una squadra di calcio omonima: la polisportiva
Mafalda. Giallonero i colori della casacca. A Mafalda di Savoia sono
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dedicati inoltre ospedali, scuole, asili nido, centri d’accoglienza, istituti di
solidarietà, campi sportivi e piscine.
Eppure la gente, gli italiani che frequentano questi luoghi ben poco
conoscono della sua storia. Poche parole vengono dedicate sui testi
scolastici al sacrificio di questa donna.
Il re firmò nel 1938 le famigerate leggi razziali, il capitolo più buio della
nostra vicenda unitaria e di quell'atto porta intera la responsabilità che
niente e nessuno potrà mai cancellare. Ma perché dimenticare che una
delle sue figlie, la principessa Mafalda, dopo mesi di umiliazioni, di
privazioni e di dolori, morì, sola, nel lager di Buchenwald?
Ideato e prodotto da Angelo Rizzoli, Mafalda di Savoia cerca
semplicemente di colmare questa imperdonabile lacuna della nostra
memoria. Questo a mio parere è l’indiscutibile valore della televisione
d’oggi che, se realizzata con grande impegno, può portare a risultati non
solo spettacolari ma anche importanti per i loro contenuti educativi. In
un momento in cui il cinema italiano è costretto ad una devastante
immobilità, non è poco.
Due parole su Buchenwald
Come si può vedere in una scena nella prima parte del film, la
costruzione delle baracche del campo, utilizzando il legno della foresta di
Ettersberg - la preferita da Goethe - iniziò nel 1937. Situato nei pressi di
Weimar, nella Germania centro orientale, Buchenwald venne adibito a
campo di ‘rieducazione’ e come tale accolse prima intellettuali e
personalità politiche considerate «nemiche del Reich», poi dal 1943
militari italiani, soprattutto marinai catturati nel mar Rosso. Vi si
accedeva attraverso un cancello in ferro battuto alla cui sommità erano
impresse le parole «Jedem das Seine», «a ciascuno il suo».
La gestione era affidata ai cosiddetti «triangoli verdi», cioè delinquenti
comuni tedeschi, che si accanirono nei confronti dei loro compagni di
prigionia; oltre che per le botte, gli stenti, il freddo e la fame si moriva
soprattutto per il pesante lavoro nella fabbrica di armamenti DAW e in
quella per componenti aeronautici della ditta Gustloff.
Queste installazioni industriali vennero distrutte da un forte
bombardamento aereo alleato, il 24 agosto 1944; durante l’incursione
morì anche la principessa Mafalda di Savoia, arrestata e deportata dai
tedeschi dopo l’Armistizio.
Il numero totale dei prigionieri passati per questo lager è di circa
240.000 unità; i morti furono 50-60.000.
Della costruzione del set di Buchenwald esiste un bel documentario
realizzato dallo scenografo Marco Dentici sulle varie fasi dell’allestimento
che ha richiesto tre mesi di lavoro a Snagov, Romania, durante l’estate
del 2005.
Nota su FERT
In una scena del film si vede la scritta FERT su una parete della casa di
Mafalda. FERT, il motto di Casa Savoia, ha varie interpretazioni tendenti
a sottolineare i valori di riferimento ma la più accreditata sembra essere:
Fides Est Regni Tutela. "La fede, tutela del regno".
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La Protagonista
STEFANIA ROCCA
Stefania Rocca nasce a Torino nel 1971. Da giovanissima intraprende gli
studi di recitazione. A Roma frequenta il Centro Sperimentale di
Cinematografia e successivamente segue una serie di corsi presso
l'Actor's Studio di New York. Dopo varie esperienze, tra cui Correre
contro di Antonio Tibaldi (film RAI presentato nel 1996 al Sundance film
festival con il titolo di Running Against) e L'amico di Wang (1997) di Carl
Haber, gira Nirvana (1997) di Gabriele Salvatores, dove interpreta
Naima, curioso personaggio dai capelli blu, che la fa notare al pubblico e
ai critici. Da eroina cibernetica passa poi al ruolo di Grace nel film Inside
out di Rob Tregenda. Entrambi i film verranno presentati a Cannes nel
1997.
Dopodichè Stefania Rocca si mette alla prova prima con Giochi
d'equilibrio (1998) di Amedeo Fago, poi con Viol@ (1998) di Donatella
Maiorca; una ricerca artistica che conferma le sue capacità di
cambiamento e adattamento alle esigenze dei singoli personaggi.
Presentata a Venezia nel 1998, l'enigmatica Marta-Viol@ viene
consacrata dal pubblico giovanile come l'icona di una nuova femminilità.
Dopo In principio erano le mutande (1999) di Anna Negri, continua le
sue esperienze internazionali prima ne Il talento di Mr. Ripley (1999) di
Anthony Minghella, poi con Pene d'amor perdute (1999) di Kenneth
Branagh. Da questo testoni Shakespeare, riadattato come musical degli
anni Quaranta, Stefania procede a ritroso, fino al diciottesimo secolo,
con Rosa e Cornelia (2000) di Giorgio Treves, con il quale si aggiudica il
Globo d'oro Premio della critica internazionale. Segue poi Resurrezione
(2001) dei fratelli Taviani, sceneggiato internazionale, in onda per l'Italia
su RAI1, dove interpreta il ruolo di Katiuscia. Questo adattamento
dell’omonimo romanzo di Tolstoj, vincerà al Festival di Mosca il Premio
come Miglior Film.
Continua poi le sue esperienze all'estero con Hotel (2001) di Mike Figgis,
interamente girato in digitale, e con Heaven (2002) di Tom Tykwer. Nel
2002 recita in Casomai di Alessandro D'Alatri, vero e proprio caso
cinematografico, che godrà di notevole successo di pubblico e critica
nonostante venga proposto a ridosso dell’estate, periodo a rischio per la
poca affluenza nelle sale.
Nel 2003, la vediamo in La vita come viene di Stefano Incerti, nel thriller
a sfondo politico Piazze delle Cinque Lune di Renzo Martinelli e in Prima
dammi un bacio di Ambrogio Lo Giudice.
L’anno successivo la ricordiamo in L'amore è eterno finché dura di Carlo
Verdone, in Stauffmberg di Jo Baier e ne Il Cartaio, classico film horror
di Dario Argento. In Francia ha trionfato nel film-tv I tre moschettieri di
Pierre Acnie.
Ha poi aderito al progetto UNICEF L’isola degli smemorati, un cartone
animato ad episodi che racconta la storia dei diritti dei bambini sanciti
nella Convenzione sui diritti dell’infanzia.
Anche in teatro, Stefania Rocca passa con disinvoltura da Processo di
Giovanna D'Arco (2003) di Walter Le Moli a Totem (2003) di Alessandro
Baricco e Gabriele Vacis, da Le polygraphe (2004) di Robert Le Page a
Vecchi merli e cucù (2004) di Francesco Barilli.
Nel 2005 l’abbiamo vista ne La bestia nel cuore di Cristina Comencini.
Alla fine dello stesso anno ha girato Mafalda di Savoia di Maurizio
Zaccaro in cui interpreta la protagonista principale.
crediti non contrattuali
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FRANCO CASTELLANO
Franco Castellano si è diplomato all’Accademia d’Arte Drammatica Silvio
D’Amico.
In teatro ha recitato opere di ogni tempo con vari registi. Ricordiamo:
l’adattamento dei Dialoghi con Leucò di Cesare Pavese e il classico Fra
diavolo (1980) per la regia di Aldo Trionfo; Il bosco shakespeariano
(1981) e Incantesimi e magie (1982) di Aldo Trionfo; Santa Giovanna di
George Bernard Shaw e Due commedie in commedia (1984) con
l’attenta regia di Luca Ronconi; i goldoniani La locandiera e Il Campiello
(1985) con regia di Giancarlo Nanni, il primo, e di Sandro Sequi, il
secondo; la sua regia per l’Hystrio di Mario Luzi (1987); Shakespeare
nell’Amleto del 1989 per la regia di Carlo Cecchi; Williams ne Lo zoo di
vetro (1990) di Furio Bordon; Curva cieca (1992) di Pamela Villoresi;
ancora Shakespeare in Molto rumore per nulla (1995) con la regia di Gigi
Dall’Aglio.
Al cinema lo abbiamo visto in Tra due risvegli (1992) di Amedeo Fago, in
Onorevoli detenuti (1997) di Giancarlo Planta, in The Rome time
elevator (2000) di Gabrial Bibliowicz, ne Il terzo leone di Manlio Roteano
e in Hannover di Ferdinando Vicentini Orgnani, entrambi del 2001.
Numerose le sue presenze televisive. Tra i titoli ricordiamo: Metamorfosi
della laguna (1984) di Giancarlo Nanni; Il piccolo alpino (1986) di
Gianfranco Albano; Il giudice di Gianluigi Calderone e Aquile di Ninì
Salerno nel 1988; Solo per dirti addio di Sergio Collima e Gioco perverso
di Italo Moscati nel 1991; Il giovane Mussolini (1992) di Gianluigi
Calderone; Il caso Fenaroli (1995) di Gian Paolo Tescari; Uno di noi
(1996) di Fabrizio Costa; Nessuno escluso di Massimo Spano, Cronaca
nera di Lodovico Gasparini, La Piovra 9 di Giacomo Battiato, Il
Maresciallo Rocca di Giorgio Capitani, Ama il tuo nemico di Damiano
Damiani e Lui e lei di Luciano Mannuzzi, tutti nel 1997; l’anno successino
lo abbiamo visto ne La donna del treno di Carlo Lizzani, ne La Bibbia Jeremia di Harry Winer e in Cristallo di Rocca di Maurizio Zaccaro; nel
1999 in Un’isola d’inverno di Gianluigi Calderone, in Commesse di
Giorgio Capitani e ne Il mistero del cortile di Paolo Poeti; Sospetti di
Luigi Perelli e Tutto in quella notte di Massimo Spano sono del 2000;
Commesse 2 (2001) di Giorgio Capitani; nel 2002 ha recitato in
Riconciliati di Rosalia Polizzi, ne L’Impero di Lamberto Bava, in Sarò il
tuo giudice di Gianluigi Calderone e in Perlasca. La banalità del bene di
Alberto Negrin. In Mafalda di Savoia di Maurizio Zaccaro è Aldo Maggi.
crediti non contrattuali
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JOHANNES BRANDRUP
Johannes Brandrup è nato a Francoforte nel 1967. Poco più che
ventenne, si trasferisce a Essen per frequentare la Folkwang-Schule.
Dopo una breve carriera teatrale, si fa subito notare per la sue qualità
recitative in Wilde Jahre (1993) di Burkhard Steeger, che gli consentirà
di vincere il Premio Max Ophuls come Miglior giovane interprete.
Con sua moglie, la regista nigeriana Branwen Okpako, gira Market
Forces (1996) e Das Tal der Ahnungslosen (2002).
Grazie a varie fiction televisive, commedie sentimentali e telefilm
polizieschi, Johannes Brandrup ottiene numerosi riconoscimenti in
Germania. In Italia dà prova del suo talento nel Paolo di Tarso di Roger
Young, ne L’ultimo sogno di Sergio Martino e in Crociati di Dominique
Othenin Girard, tutti del 2000.
Con la miniserie Al di là delle frontiere (2004) di Maurizio Zaccaro,
ottiene il Premio Flaiano d’oro come migliore attore televisivo, e l’Efebo
d’argento, insieme alla protagonista Sabrina Ferilli.
Sempre con Maurizio Zaccaro ha girato Mafalda di Savoia.
HARY PRINZ
Hary Prinz nasce in Austria nel 1967. Dopo alcune esperienze teatrali,
diventa popolare nei paesi di lingua tedesca per le sue interpretazioni
cinematografiche e televisive, tra cui l’acclamata serie del Commissario
Rex (1994), La libertà dell’aquila (2002) di Xaver Schwarzenberger (il
leggendario direttore della fotografia degli ultimi film di Fassbinder) e
Schwabenkinder (2003) di Jo Baier.
In Italia lo abbiamo visto nella miniserie Al di là delle frontiere (2004) di
Maurizio Zaccaro. Lo stesso anno ha recitato in Antares di Gotz
Spielmann, presentato al 57° Festival del Cinema di Locarno.
Sempre con Maurizio Zaccaro ha girato Mafalda di Savoia.
crediti non contrattuali
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CLOTILDE COURAU
Clotilde Courau è nata in Francia nel 1967. Tra i suoi primi film la
ricordiamo in Avik e Alberatine (1993) di Vincent Ward, e soprattutto ne
L’esca (1995) di Bertrand Tavernier che rivelò agli spettatori di tutta
Europa una nuova generazione di promettenti attori francesi.
La ricordiamo poi in Les grands ducs (1996) di Patrice Leconte, Fred
(1997) di Pierre Jolivet e Elisa (1999) di Jean Becker.
Nell’horror In fondo al bosco (2000) di Lionel Delplanque, Clotilde
Courau ha la possibilità di proporre un personaggio ricco di sfumature,
nonostante i limiti oggettivi del genere affrontato.
Nel 2002 ha girato Baciate chi vi pare di Michel Blanc, Mon idole di
Guillame Canet e Un mondo presque paisible di Michel Deville.
Nel 2004 ha partecipato a Una lunga domenica di passioni di Jean-Pierre
Jeunet.
In Mafalda di Savoia di Maurizio Zaccaro è Giovanna di Savoia.
REGINA ORIOLI
Giovane promessa del cinema italiano, Regina Orioli debutta sul grande
schermo con Ovosodo (1997) di Paolo Virzì. Con Carlo Verdone gira
Gallo Cedrone (1998). Seguono poi La guerra degli Antò (1999) di
Riccardo Milano e il raffinato horror Almost Blue (2000) di Alex Infascelli.
Nel 2001 la vediamo ne L’ultimo bacio di Gabriele Muccino. In Benzina
(2001) di Monica Stambrini, dà prova di valide capacità interpretative. In
Mafalda di Savoia di Maurizio Zaccaro è Sara.
crediti non contrattuali
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AMANDA SANDRELLI
Nata in Svizzera nel 1964, Amanda Sandrelli è figlia d’arte: la madre,
Stefania Sandrelli, è un’icona del cinema, non solo italiano; il padre,
Gino Paoli, da oltre quarant’anni è uno dei più importanti cantautori
italiani.
L’esordio cinematografico di Amanda Sandrelli è di prim’ordine: Roberto
Benigni e Massimo Troisi la chiamano per il loro Non ci resta che
piangere (1984). Seguono poi L’attenzione (1985) di Giovanni Soldati,
Strana la vita (1987) e Amori in corso (1988) di Giuseppe Bertolucci,
Cinecittà Cinecittà (1990) di Vincenzo Badolisiani, Stefano Quantestorie
(1992) di Maurizio Nichetti, Nirvana (1996) di Gabriele Salvatores e
Ricordati di me (2002) di Gabriele Muccino.
Tra le sue esperienze teatrali ricordiamo: Né in cielo né in terra (1992)
di Duccio Camerini, Bruciati (1993) di Angelo Longoni, La chunga (1994)
di Mario Vargas Llosa per la regia di Lucio De Fusco, Gianni Ginetta e gli
altri (1995) di Lina Wertmüller e Tre sorelle di Anton Checov per la regia
di Duccio Camerini.
Interessanti anche le sue esperienze televisive: Investigatori d’Italia
(1986) di Paolo Poeti, Benvenuto Cellini (1989) di Giacomo Battiato,
Piccole donne oggi (1989) di Gianfranco Albano, Il sassofono (1991) di
Andrea Barbini, Positano (1995) di Vittorio Sindoni, Le madri (1999) di
Angelo Longoni, Cuccioli (2002) e Perlasca (2001) di Paolo Poeti.
Nel 2005, per R.T.I.-Rizzoli Audiovisivi ha girato Il giudice Mastrangelo di
Enrico Oldoini e Mafalda di Savoia di Maurizio Zaccaro.
crediti non contrattuali
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Il Regista
MAURIZIO ZACCARO
Diplomato alla Scuola del Cinema di Milano. Ha lavorato con Olmi,
Nichetti, Bozzetto, Imhoof. Ha realizzato 16 cortometraggi fra i quali
Overkill che ha vinto nel 1982 il premio Juso Miglior film al Festival
Internazionale di Oberhausen. Dal 1982 al 1990, ha collaborato a Ipotesi
Cinema, laboratorio di cinema e televisione nato da un’idea di Paolo
Valmarana ed Ermanno Olmi.
FILMOGRAFIA E RICONOSCIMENTI ARTISTICI
1988 - In coda alla coda (36mo Festival di San Sebastian, Festival del
Cairo, Festival di Annecy). Premio miglior attore al Festival del Cinema
Indipendente di Bellaria. Nel cast: Alessandro Haber.
1990 - Dove comincia la notte (48ma Mostra Internazionale del Cinema
di Venezia, Festival Internazionale di Wurtzburg, Festival di Annecy).
David di Donatello miglior regista esordiente. Premio Cinema e Società.
Targa Anec. Nel cast: Tom Gallop, Cara Wilder, Kim Mai Guest.
1992 - Kalkstein – La valle di pietra (49ma Mostra Internazionale del
Cinema di Venezia, Festival Internazionale di Montreal, Festival
Internazionale di Goteborg, Festival di Annecy). Grolla d’Oro 1992
miglior sceneggiatura, Targa Anec Miglior regia, premio Ciack d’oro
migliori costumi, Premio San Fedele 1992/93 miglior film. Premio
O.C.I.C. a Montreal. Nel cast: Charles Dance, Alexander Bardini,
Miroslav Donutil, Fabio Bussotti.
1993 - L’Articolo 2 (Festival di Berlino 1994, Festival di Annecy ). Premio
Solinas miglior sceneggiatura originale. Premio Cinema e Società 1993
miglior film, Primo premio a Storie di Cinema 1993, menzione speciale
FCE a Karovy Vary. Premio Nazionale Film di Qualità. Nel cast: Mohamed
Mifta, Naima El Mcherqui, Rabia Ben Abdallah, Fabio Bussotti, Fabio
Sartor.
1995 - Testa matta (Festival di Annecy). Globo d’Oro miglior attore
protagonista ad Alessandro Haber. Nel cast: Anna Galiena, Alessandro
Haber, Roberto Citran.
1996 - Il Carniere. Cinque nomination David di Donatello, quattro per il
Globo d’Oro, una per il Nastro D’argento. David di Donatello miglior
attore non protagonista a Leo Gullotta. Festival Internazionale di Karlovy
Vary. Premio Sergio Leone al Festival di Annecy. Premio Sergio Amidei
miglior sceneggiatura. Premio del pubblico Festival Storie di Cinema,
Grosseto. Premio del Pubblico Festival di Freistadt. Menzione speciale
Festival Internazionale di Kiev. Premio Nazionale Film di Qualità. Nel
cast: Massimo Ghini, Antonio Catania, Roberto Zibetti, Paraskeva
Djukelova, Hristo Naumov Shopov.
1997 - La Missione (filmtv). Premio FIBA d’OR al Festival Internazionale
di Biarritz. Nel cast: Michele Placido, Massimo Ghini, Barbara DeRossi,
Eliana Miglio.
1998 - Cristallo di Rocca (filmtv). Nel cast: Tobias Moretti, Virna Lisi,
Teresa Zajkova, Leo Gullotta, Omero Antonutti.
1999 - Un uomo perbene (56ma Mostra Internazionale del Cinema di
Venezia 1999). Premio Critica Cinematografica “Pasinetti”. Premio
Ignazio Silone. Grolla d’Oro 1999 migliore attore a Stefano Accorsi.
David di Donatello miglior attore non protagonista a Lero Gullotta.
Nastro d’Argento miglior soggetto a Silvia Tortora. Globo d’Oro miglior
attore a Leo Gullotta. Premio Nazionale Film di Qualità. Nel cast: Michele
crediti non contrattuali
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Placido, Mariangela Melato, Giovanna Mezzogiorno, Stefano Accorsi, Leo
Gullotta, Giuliano Gemma.
2000 - Un dono semplice (filmtv). Premio O.C.I.C. al Festival
Internazionale di Montecarlo 2001. Nel cast: Murray Abrham, Virna Lisi,
Regula Grauwiller.
2001 - Cuore (filmtv). Premio Internazionale della Televisione 2002,
miglior fiction, migliori attori. Premio Anton Giulio Majano 2002 miglior
regia, migliore attore protagonista Leo Gullotta. Grolla d’Oro miglior
attrice protagonista ad Anna Valle, Efebo d’Oro miglior attore
protagonista Leo Gullotta. Nel cast: Giulio Scarpati, Anna Valle, Leo
Gullotta, Giuseppe Battiston.
2002 - I ragazzi della via Pal (filmtv). Film d’inaugurazione Giffoni Film
Festival 2003. Nel cast: Mario Adorf, Virna Lisi, Nancy Brilli, Giuseppe
Battiston.
2003 - Al di là delle frontiere (filmtv). Nel cast: Sabrina Ferilli, Johannes
Brandrup, Giuseppe Battiston, Leo Gullotta, Lino Capolicchio, Olivia
Magnani, Sergio Grammatico. Efebo d’Oro 2004, miglior regia. Efebo
d’Oro miglior attore protagonista Johannes Brandrup. Efebo d’Argento a
Sabrina Ferilli. Grolla d’Oro miglior produttore ad Angelo Rizzoli.
2004 - Il bell’Antonio (filmtv). Nel cast: Daniele Liotti, Nicole Grimaudo,
Luigi Maria Burruano, Lucia Sardo, Leo Gullotta, Sergio Grammatico.
2005 - Mafalda di Savoia. Nel cast: Stefania Rocca, Clotilde Coureau,
Johannes Brandrup, Hary Prinz, Franco Castellano, Sergio Grammatico.
In onda nel 2006.
crediti non contrattuali
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Il Produttore
Angelo Rizzoli
RIZZOLI AUDIOVISIVI S.p.A.
Angelo Rizzoli, fondatore e presidente della Rizzoli Audiovisivi S.p.A., deve forse al nonno
omonimo l’aver ereditato non solo una grande tradizione, che è quindi grande responsabilità,
ma anche una passione sincera e un sano intuito nel campo degli audiovisivi. Fatto è che la sua
società, negli anni, si è sempre distinta per la capacità di cogliere, nel cinema italiano come in
quello internazionale, il valore della qualità.
Prima di esordire nella fiction televisiva [con una gamma di proposte che va dalla collana “I
grandi romanzi italiani del Novecento” a titoli particolarmente attenti alla Storia patria anche
poco conosciuta - Il cuore nel pozzo, sul massacro delle foibe - in cui è evidente la forte
volontà di ritrovare, nel campo delle produzioni destinate al piccolo schermo, quel raffinato
connubio di arte intellettuale e di grande comunicabilità che ha fatto storico il periodo dei nostri
anni Sessanta/Settanta, durante i quali per varie ragioni ha dominato il cosiddetto
“sceneggiato a puntate”], Angelo Rizzoli si è distinto nel circuito cinematografico - di
produzione vera e propria e di distribuzione poi - avendo permesso la realizzazione di film
d’autore che, in un modo o nell’altro, possono essere annoverati già come “classici” del nuovo
corso del cinema italiano. Ricordando brevemente anche le esperienze di “STANNO TUTTI
BENE” di Giuseppe Tornatore e di “CORTESIE PER GLI OSPITI” di Paul Schrader, è doveroso
menzionare i due titoli in assoluto più famosi:
“PORTE APERTE” (1990) di Gianni Amelio: vincitore del “Felix” come Miglior film all’European
Film Awards; selezionato al 28th New York Film Festival; vincitore del Globo d’oro come
“Miglior film”; Nastri d’Argento per Miglior regia e Miglior attore non protagonista (Ennio
Fantastichini); David di Donatello per Miglior film, Miglior attore (Gian Maria Volonté), Migliori
costumi (Gianna Gissi) e Miglior suono (Remo Ugolinelli); candidato all’Oscar nella categoria
Miglior film straniero.
“IL LADRO DI BAMBINI” (1992) di Gianni Amelio: vincitore al Festival di Cannes del Gran
premio speciale della Giuria e del Gran Premio OCIC della Giuria Ecumenica; vincitore del
“Felix” come Miglior film all’European Film Awards; Nastri d’argento per Miglior regia, Miglior
sceneggiatura (Gianni Amelio, Sandro Petraglia, Stefano Rulli); David di Donatello per Miglior
film, Miglior produzione (Angelo Rizzoli), Miglior regia, Miglior musica (Franco Piersanti), Miglior
montaggio (Simona Paggi); David di Donatello speciale ai giovanissimi interpreti Giuseppe
Ieracitano e Valentina Scalici; candidato all’Oscar nella categoria Miglior film straniero.
Per la fiction televisiva, e nel corso degli anni, l’ampio raggio di portata adottato dal team di
Angelo Rizzoli permette un ventaglio di titoli, di temi e di autori – nonché di interpreti, sia
maschili che femminili, tanto da poter dire che la società, nel tempo, ha funzionato
valentemente anche come vera e propria talent-scout - davvero vario tanto nella quantità
quanto nella qualità.
Tra i tanti titoli prodotti tra il 1997 e il 2004, ricordiamo:
“PADRE PIO” (film TV in 2 episodi da 100 min. ciascuno. Regia: Carlo Carlei. Cast principale:
Sergio Castellitto, Lorenza Indovina; Committente: MEDIATRADE S.p.A.)
“PICCOLO MONDO ANTICO” (film TV in 2 episodi da 100 min. ciascuno. Regia: Cinzia TH
Torrini. Cast principale: Alessandro Gassman, Claudia Pandolfi. Committente: MEDIATRADE
S.p.A.)
“CUORE” (Serie TV in 6 episodi da 100 min. ciascuno. Regia: Maurizio Zaccaro. Cast
principale: Giulio Scarpati, Anna Valle. Committente: MEDIATRADE S.p.A.)
crediti non contrattuali
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“FERRARI” (film TV in 2 episodi da 100’ ciascuno. Regia: Carlo Carlei. Cast principale: Sergio
Castelletto. Committente: MEDIATRADE S.p.A.)
“MARCINELLE” (Mini Serie, 2x 100’ ciascuno. Regia di: Andrea and Antonio Frazzi. Cast
Principale: Claudio Amendola, Maria Grazia Cucinotta. Committente: RAI S.p.A.)
“I RAGAZZI DELLA VIA PAL” (Mini Serie, 2x 100’ ciascuno). Regia di: Maurizio Zaccaro. Cast
Principale:Mario Adorf, Virna Lisi, Nancy Brilli. Committente: R.T.I. S.p.A.)
“AL DI LA’ DELLE FRONTIERE” (Mini Serie, 2x 100’ ciascuno. Regia di: Maurizio Zaccaro.
Cast Principale:Sabrina Ferilli. Committente: RAI S.p.A.)
Produzioni del 2005:
“IL CUORE NEL POZZO” (Mini Serie, 2x 100’ ciascuno. Regia di: Alberto Negrin. Cast
Principale: Beppe Fiorello, Leo Gullotta, Antonia Liskova. Committente: RAI S.p.A.)
“IL BELL’ANTONIO” (Mini Serie, 2x 100’ ciascuno. Regia di: Maurizio Zaccaro. Cast
Principale:Daniele Liotti, Nicole Grimaudo, Leo Gullotta. Committente: RAI S.p.A.)
“IL GIUDICE MASTRANGELO” (Serie Tv in 6 puntate da 100’ ciascuno. Regia: Enrico Oldoini.
Cast Principale: Diego Abatantuono. Committente: R.T.I. S.p.A.)
“48 ORE” (Serie TV in 12 puntate da 50’ ciascuna. Regia: Eros Puglielli. Cast principale:
Claudio Amendola, Claudia Gerini, Adriano Giannini, Massimo Poggio Committente: R.T.I.
S.p.A.)
“MAFALDA DI SAVOIA” (Mini Serie, 2x 100’ ciascuno. Regia di Maurizio Zaccaro. Cast
principale: Stefania Rocca, Clotilde Coureau. Committente: R.T.I. S.p.A.)
Progetti in realizzazione 2005/2006:
“CAPRI” (Serial, 24 x 50’. Serie Tv in 24 puntate da 50’ ciascuna. Regia: Enrico Oldoini e
Francesca Marra. Cast principale: Gabriella Pession, Kaspar Capparoni, Sergio Assisi e Bianca
Guaccero. Committente: RAI S.p.A.)
“LA FRECCIA NERA” (Serie Tv in 6 puntate da 100’ ciascuna. Regia: Fabrizio Costa. Cast
Principale:Martina Stella, Riccardo Scamarcio, Ennio Fantastichini. Committente: R.T.I. S.p.A.)
“LA PROVINCIALE” (Mini Serie, 2x 100’ ciascuno. Regia: Pasquale Pozzessere. Cast
principale: Sabrina Ferilli, Stefano Dionisi. Committente: RAI S.p.A.)
Progetti in preparazione 2005/2006:
“DON ORIONE” (Mini Serie, 2x 100’ ciascuno. Soggetto e sceneggiatura: Massimo
De Rita. Committente: R.T.I. S.p.A.)
“IL GIUDICE MASTRANGELO 2” (Serie, 6x 100’ ciascuno. Soggetti e sceneggiature: G.
Diana, S. Basile, G. De Cataldo e C. Bellamio. Committente: R.T.I. S.p.A.)
“LE RAGAZZE DI SAN FREDIANO” (Mini Serie, 2x 100’ ciascuno. Soggetto e sceneggiatura:
Paola Pascolini e Massimo Russo. Committente: RAI S.p.A.)
“DAVID COPPERFIELD” (Serie, 4x100’ ciascuno. Soggetti e sceneggiature: Lorenzo Favella e
Mauro Casiraghi. Committente: RAI S.p.A.
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