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La Prima Guerra Mondiale

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La Prima Guerra Mondiale
ISTITUTO TECNICO COMM. IGEA – “Antonio GRAMSCI” – Albano Laziale (RM)
A.S. 2008-2009
dal PIANO OFFERTA FORMATIVA (P.O.F.)
DELL'ISTITUTO TECNICO COMMERCIALE – I.G.E.A.
Paritario (D.M.04-12-01)
”A N T O N I O G R A M S C I”
42° Distretto Scolastico
RMTD00500C
Sezione Cinema-Letteratura a Scuola
LA PRIMA GUERRA MONDIALE
1914-1918
Per le classi quarte e quinte
ISTITUTO TECNICO COMM. IGEA – “Antonio GRAMSCI” – Albano Laziale (RM)
Indice
Sezione 1
Sezione 2
Gli scrittori
Sezione Libraria
Bibliografia essenziale
Gabriele D’Annunzio
Ernest
Hemingway
Carlo Emilio Gadda
Aldo Palazzeschi
Giuseppe Prezzolini
E.Maria Remarque
Umberto Saba
Giuseppe Ungaretti
3
4
5
6
9
19
21
23
24
25
29
La Cinematografia della I G.M.
31
CIAK SI GIRA! IN SCENA LA GRANDE GUERRA
(di Massimiliano Italiano)
32
La Cinematografia
36
Sezione documentaria correlata
38
Mata Hary
40
Compagno B
41
Scarpe al sole
42
Le vie della gloria
43
La grande guerra
44
Addio alle armi
45
Le vie della gloria
46
La grande guerra
47
Uomini contro
48
E Johnny prese il fucile
50
Cuore
51
Regeneration
52
Il battaglione perduto
53
2
ISTITUTO TECNICO COMM. IGEA – “Antonio GRAMSCI” – Albano Laziale (RM)
Sezione 1
GLI SCRITTORI
E
I POETI
3
ISTITUTO TECNICO COMM. IGEA – “Antonio GRAMSCI” – Albano Laziale (RM)
SEZIONE LIBRARIA PROPOSTA
N°
titolo
Anno di
edizione
AUTORE
Cod.
Addio alle Armi
Ernest Hemingway
OO.005
OE.004
Niente di nuovo sul fronte occidentale
Erich Maria Remarque
OM.010
3
Giornale di guerra e di prigionia
4
5
6
7
8
9
10
11
12
Due imperi... mancati
Notturno
Gadda Carlo Emilio
Aldo Palazzeschi
Gabriele D’Annunzio
4
ISTITUTO TECNICO COMM. IGEA – “Antonio GRAMSCI” – Albano Laziale (RM)
Bibliografia essenziale
N°
titolo
Gli esuli di Caporetto. I profughi in
Italia durante la grande guerra
Grande guerra, piccoli generali. Una
cronaca feroce della prima guerra
mondiale
La grande guerra. 1914-1818
Assalto al potere mondiale. La
Germania nella guerra 1914-1918
L' ultima estate dell'Europa. Il grande
enigma del 1914: perché è scoppiata
la Prima guerra mondiale?
La grande guerra e la memoria
moderna
La grande guerra degli italiani: 19151918
Le guerre degli italiani. Parole,
immagini, ricordi 1848-1945
La Grande Guerra
Storia politica della grande guerra
1915-1918
Verdum
L'Italia nella prima guerra mondiale
La prima guerra mondiale: una storia
illustrata
Storia della prima guerra mondiale
Da Giolitti a Mussolini
L'Italia di fronte alla prima guerra
mondiale
La prima guerra mondiale
Edizione
AUTORE
Laterza, Roma 2006
Ceschin, D.
UTET, Torino 2007
Del Boca, L.
Mursia, Milano 1972.
Ferro, M.
Einaudi, Torino 1965.
Fischer, F.
Garzanti Libri, Milano
2005.
Fromkin, D.
Il Mulino, Bologna 2005
Fussel, P.
Sansoni, Milano 2001
Gibelli, A.
Mondadori, Milano 1989
Isnenghi, M.
GIUNTI
Isnenghi, M.
Laterza, Bari 1969
Melograni, P.
2003
Einaudi, Torino 1971
Arnoldo
Mondadori, Milano
2005.
Vallecchi, Firenze 1967
Il Saggiatore, Milano
1967.
Ricciardi, Milano-Napoli
1967
Mondadori Electa, Milano
2004
Ousby Ian
Cod.
ST.002
ST.014
Pieri, P.
Strachan, H.
Taylor, A.J.P.
Valeri, N.
Vigezzi, B.
Willmott, H.P.
5
ISTITUTO TECNICO COMM. IGEA – “Antonio GRAMSCI” – Albano Laziale (RM)
GABRIELE D’ANNUNZIO
LA VITA
Gabriele D'Annunzio nasce a Pescara il 12 marzo 1863 da famiglia borghese, che vive grazie alla ricca
eredità dello zio Antonio D'Annunzio. Compie gli studi
liceali nel collegio Cicognini di Prato, distinguendosi
sia per la sua condotta indisciplinata che per il suo
accanimento nello studio unito ad una forte smania di
primeggiare. Già negli anni di collegio, con la sua prima
raccolta poetica Primo vere, pubblicata a spese del
padre, ottiene un precoce successo, in seguito al quale
inizia a collaborare ai giornali letterari dell'epoca. Nel
1881, iscrittosi alla facoltà di Lettere, si trasferisce a
Roma, dove, senza portare a termine gli studi
universitari, conduce una vita sontuosa, ricca di amori e
avventure. In breve tempo, collaborando a diversi
periodici, sfruttando il mercato librario e giornalistico e
orchestrando intorno alle sue opere spettacolari
iniziative pubblicitarie, il giovane D'Annunzio diviene figura di primo piano della vita culturale e mondana
romana.
Dopo il successo di Canto novo e di Terra vergine (1882), nel 1883 hanno grande risonanza la fuga e il
matrimonio con la duchessina Maria Hardouin di Gallese, unione da cui nasceranno tre figli, ma che, a causa
dei suoi continui tradimenti, durerà solo fino al 1890. Compone i versi l'Intermezzo di rime ('83), la cui
«inverecondia» scatena un'accesa polemica; mentre nel 1886 esce la raccolta Isaotta Guttadàuro ed altre
poesie, poi divisa in due parti L'Isottèo e La Chimera (1890).
Ricco di risvolti autobiografici è il suo primo romanzo Il piacere (1889), che si colloca al vertice di questa
mondana ed estetizzante giovinezza romana. Nel 1891 assediato dai creditori si allontana da Roma e si
trasferisce insieme all'amico pittore Francesco Paolo Michetti a Napoli, dove, collaborando ai giornali locali
trascorre due anni di «splendida miseria». La principessa Maria Gravina Cruyllas abbandona il marito e va a
vivere con il poeta, dal quale ha una figlia. Alla fine del 1893 D'Annunzio è costretto a lasciare, a causa delle
difficoltà economiche, anche Napoli.
Ritorna, con la Gravina e la figlioletta, in Abruzzo, ospite ancora del Michetti. Nel 1894 pubblica, dopo le
raccolte poetiche Le elegie romane ('92) e Il poema paradisiaco ('93) e dopo i romanzi Giovanni Episcopo
('91) e L'innocente ('92), il suo nuovo romanzo Il trionfo della morte. I suoi testi inoltre cominciano a
circolare anche fuori dall'Italia.
Nel 1895 esce La vergine delle rocce, il romanzo in cui si affaccia la teoria del superuomo e che dominerà
tutta la sua produzione successiva. Inizia una relazione con l'attrice Eleonora Duse, descritta successivamente
nel romanzo «veneziano» Il Fuoco (1900); e avvia una fitta produzione teatrale: Sogno d'un mattino di
primavera ('97), Sogno d'un tramonto d'autunno, La città morta ('98), La Gioconda ('99), Francesca da
Rimini (1901), La figlia di Jorio (1903).
Nel '97 viene eletto deputato, ma nel 1900, opponendosi al ministero Pelloux, abbandona la destra e si unisce
all'estrema sinistra (in seguito non verrà più rieletto). Nel '98 mette fine al suo legame con la Gravina, da cui
ha avuto un altro figlio. Si stabilisce a Settignano, nei pressi di Firenze, nella villa detta La Capponcina, dove
vive lussuosamente prima assieme alla Duse, poi con il suo nuovo amore Alessandra di Rudinì. Intanto
escono Le novelle della Pescara (1902) e i primi tre libri delle Laudi: Maia, Elettra, Alcyone (1903).
6
ISTITUTO TECNICO COMM. IGEA – “Antonio GRAMSCI” – Albano Laziale (RM)
Il 1906 è l'anno dell'amore per la contessa Giuseppina Mancini. Nel 1910 pubblica il romanzo Forse che sì,
forse che no, e per sfuggire ai creditori, convinto dalla nuova amante Nathalie de Goloubeff, si rifugia in
Francia.
Vive allora tra Parigi e una villa nelle Lande, ad Arcachon, partecipando alla vita mondana della belle
époque internazionale. Compone opere in francese; al «Corriere della Sera» fa pervenire le prose Le faville
del maglio; scrive la tragedia lirica La Parisina, musicata da Mascagni, e anche sceneggiature
cinematografiche, come quella per il film Cabiria (1914).
Nel 1912, a celebrazione della guerra in Libia, esce il quarto libro delle Laudi (Merope. il quinto, Asterope,
sarà completato nel 1918 e i restanti due, sebbene annunciati, non usciranno mai). Nel 1915, nell'imminenza
dello scoppio della prima guerra mondiale, torna in Italia. Riacquista un ruolo di primo piano, tenendo accesi
discorsi interventistici e, traducendo nella realtà il mito letterario di una vita inimitabile, partecipa a varie e
ardite imprese belliche, ampiamente autocelebrate. Durante un incidente aereo viene ferito ad un occhio. A
Venezia, costretto a una lunga convalescenza, scrive il Notturno, edito nel 1921.
Nonostante la perdita dell'occhio destro, diviene eroe nazionale partecipando a celebri imprese, quali la beffa
di Buccari e il volo nel cielo di Vienna. Alla fine della guerra, conducendo una violenta battaglia per
l'annessione all'Italia dell'Istria e della Dalmazia, alla testa di un gruppo di legionari nel 1919 marcia su
Fiume e occupa la città, instaurandovi una singolare repubblica, la Reggenza italiana del Carnaro, che il
governo Giolitti farà cadere nel 1920. Negli anni dell'avvento del Fascismo, nutrendo una certa diffidenza
verso Mussolini e il suo partito, si ritira, celebrato come eroe nazionale, presso Gardone, sul lago di Garda,
nella villa di Cargnacco, trasformato poi nel museo-mausoleo del Vittoriale degli Italiani. Qui, pressoché in
solitudine, nonostante gli onori tributatigli dal regime, raccogliendo le reliquie della sua gloriosa vita, il
vecchio esteta trascorre una malinconica vecchiaia sino alla morte avvenuta il primo marzo 1938.
IL CINEMA
Nel 1914 Giovanni Pastrone girò la prima versione del film Cabiria, il primo grande kolossal del cinema
delle origini. Con un’astuta strategia promozionale egli ingaggiò d’Annunzio il quale redasse le cosiddette
"didascalie vergate" e diede i nomi ai personaggi per un compenso di ben 50.000 lire in oro. L’accordo
rimase dietro le quinte e il film fu presentato in sala così:
CABIRIA
Visione storica del III secolo a.C.
Film di Gabriele d’Annunzio.
La prima proiezione fu un successo spaventoso, anche grazie alla fama del (presunto) autore che rimase tale
per anni. Accanto a una quantità di innovazioni tecniche, Cabiria diede una forma visiva a una certa qual
retorica colonialista e fu la prima comparsa della figura di Maciste (interpretato dal vigoroso Bartolomeo
Pagano), che si inseriva facilmente nel superomismo di alcune opere di d’Annunzio. In un suo saggio
Emanuele Podestà espone una serie di analogie tra Cabiria (1914) e Terra Vergine (1882).
Sono numerosi i film che si sono richiamati a delle opere di d’Annunzio o ad alcuni aspetti della sua
mitologia personale e letteraria. Le trasposizioni cinematografiche a tutti gli effetti sono meno numerose:
•
•
Il delitto di Giovanni Episcopo, regia di Alberto Lattuada (1947), tratto dal romanzo Giovanni
Episcopo
L'innocente, regia di Visconti (1976), tratto dall'omonimo romanzo.
7
ISTITUTO TECNICO COMM. IGEA – “Antonio GRAMSCI” – Albano Laziale (RM)
SEZIONE LIBRARIA PROPOSTA D’ISTITUTO
N°
Titolo
Anno di
edizione
GARIELE
D’ANNUNZIO
Cod.
Canto Novo
1882
Isaotta Guttadàuro
1886
Chimera
1880
NT.007
Elegie Romane
1892
NT.007
Il Piacere
1889
OO.008
Intermezzo di Rime
1883
NT.007
Laudi del cielo del mare della terra e
degli eroi
1903
NT.009
Isotteo
1880
NT.007
Novelle
GZ.011
L’innocente
1892
Poema Paradisiaco
1893
Il Trionfo della morte
Le Vergini delle rocce
La Gioconda
Il fuoco
Le novelle di Pescara
Francesca da Rimini
La figlia di Iorio
La fiaccola sotto il moggio
Prose scelte
Cabiria
La Leda senza cigno
La beffa di Buccari
Le faville del maglio
1894
1895
1899
1900
1902
1902
1904
1905
1906
1914
1916
1918
1924
Poesie in dialetto per canzoni e disperse
Primo Vere
NT.007
NT.007
NT.008
1879
NT.007
8
ISTITUTO TECNICO COMM. IGEA – “Antonio GRAMSCI” – Albano Laziale (RM)
ERNEST HEMINGWAY
LA VITA
Nasce il 21 luglio 1899 a Oak Park (Chicago).
Dopo aver frequentato senza grande entusiasmo la scuola elementare, venne iscritto alla "Municipal High
School" ed ebbe la fortuna di incontrare due insegnanti che, avendo notato l'attitudine del ragazzo per la
letteratura, lo incoraggiarono a scrivere. Nacquero così i primi racconti e i primi articoli di cronaca pubblicati
sui giornali scolastici Tabula e Trapeze. Nel 1917 ottenne il diploma ma si rifiutò sia di iscriversi
all'università.
Si recò a Kansas City dove iniziò a lavorare come cronista del quotidiano locale, il "Kansas City Star", che si
distingueva per il linguaggio moderno, rapido e oggettivo sotto l'insegnamento del vice capocronista Peter
Wellington, maestro di objective writing.
Gli anni della prima guerra mondiale
In quello stesso anno (1917), il 6 aprile, gli Stati Uniti entrarono nella guerra ed Hemingway, lasciato il
lavoro, si presentò come volontario per andare a combattere in Europa
con il Corpo di spedizione americano del generale Pershing come già
stavano facendo molti giovani aspiranti scrittori che provenivano dalle
università, tra i quali E.E. Cummings, John Dos Passos, William
Faulkner e Francis Scott Fitzgerald.
Escluso dai reparti combattenti a causa di un difetto alla vista venne
arruolato nei servizi di autoambulanza come autista dell'ARC (American
Red Cross, la sezione statunitense della Croce Rossa e Mezzaluna Rossa
Internazionale) destinati al fronte italiano e dopo due settimane di
addestramento e dieci giorni trascorsi a New York si imbarcò, il 23
maggio 1918, sulla Chicago diretta a Bordeaux, città nella quale sbarcò
il 29 maggio.
Il 31 maggio giunse a Parigi ed ebbe modo, girando per la città con
l'amico Ted Brumback, di vedere il disastro provocato nei vari quartieri
dal cannone tedesco chiamato Parisgeschütz (spesso erroneamente
confuso con la Grande Berta). Proseguì in treno per Milano, dove rimase
per alcuni giorni prestando subito opera di soccorso e pattugliamento (in
periferia era infatti saltata in aria una fabbrica di munizioni e aveva fatto
molte vittime tra le operaie) e in seguito fu inviato a Vicenza con Ted
Brumback e Bill Horne, assegnato alla Sezione IV della Croce Rossa
Internazionale americana, presso il Lanificio Cazzola, a Schio, cittadina ai piedi del Pasubio, nella quale
tornò anche nel primo dopoguerra.
Malgrado il 15 giugno si fosse scatenata sul fronte italiano la Battaglia del Solstizio, alla Sezione IV la
situazione era tranquilla.
Il giovane desiderava però poter assistere alla guerra da vicino e così fece domanda per essere trasferito.
Mandato sulla riva del basso Piave nelle vicinanze di Fossalta di Piave come assistente di trincea e quindi
con il compito di distribuire generi di conforto ai soldati, durante la notte tra l'8 e il 9 luglio, nel pieno delle
sue mansioni, venne colpito da un mortaio austriaco. Cercò di mettere in salvo i feriti ma, mentre stava
recandosi al Comando con un ferito in spalla, fu colpito alla gamba destra dai proiettili di una mitragliatrice
che gli penetrarono nel piede e nella rotula del ginocchio.
Il 15 luglio venne finalmente trasportato su un treno ospedale e il 17 luglio venne consegnato all'Ospedale
della Croce Rossa americana a Milano dove venne operato. All'ospedale, dove rimase tre mesi, si innamorò,
ricambiato, di una infermiera statunitense di origine tedesca, Agnes von Kurowski, che però non manterrà la
promessa di sposarlo. Dimesso dall'ospedale e decorato con la Croce al merito di guerra americana e con la
Medaglia d'argento al Valor Militare italiana, ritornò al fronte a Bassano del Grappa; smobilitato il 21
gennaio del 1919, fece ritorno a Oak Park accolto come un eroe.
9
ISTITUTO TECNICO COMM. IGEA – “Antonio GRAMSCI” – Albano Laziale (RM)
Gli anni venti
Dopo il rientro a casa Hemingway riprese a scrivere, ad andare a pesca e a fare conferenze nelle quali raccontava i giorni drammatici trascorsi sul fronte italiano. Durante una delle sue conferenze conobbe Harriet
Gridlay Connable, che risiedeva a Toronto con il marito e che lo invitò a trascorrere un po' di tempo con
loro.
Nel 1920 Hemingway s trasferisce a Toronto presso i Connable e venne introdotto nella redazione di "The
Toronto Star" dove iniziò una collaborazione che durò per molti anni. Cercò anche di farsi pubblicare alcuni
dei suoi racconti senza però riuscirci fino a quando la madre, che non ammetteva il modo di vivere del figlio,
convinse il padre a smettere di mantenerlo.
Il giovane, rimasto così senza casa e senza sostentamento, venne ospitato a Chicago dal fratello di Bill Smith
e conobbe Hadley Richardson, una pianista ospite anch'essa degli Smith, che sposò l'anno dopo.
A Chicago conobbe Sherwood Anderson (noto scrittore americano) che lo stimolò a cimentarsi nella
narrativa, mentre il giornalismo diventò una rapida fonte di successo.
Nel dicembre del 1921 Hemingway venne mandato dal Toronto Star in Europa come corrispondente e
inviato speciale. Con la moglie partì quindi per il suo reportage soggiornando in Spagna, in Svizzera e in
Francia. Nell'autunno - su suggerimento di Sherwood Anderson che gli fornì alcune lettere di
raccomandazione per la scrittrice americana espatriata Gertrude Stein affinché presentasse il giovane a
James Joyce e a Ezra Pound - decise di trasferirsi a Parigi.
L'inizio della carriera letteraria
Hemingway iniziò così a Parigi la sua carriera letteraria, stimolata anche dall'incontro con Gertrude Stein che
gli fornì una reading list, un elenco dei libri che il giovane Ernest avrebbe dovuto leggere per mettersi al
passo con le avanguardie letterarie dell'epoca, in particolar modo il modernismo. Un altro incontro
fondamentale a Parigi, nell'ambiente degli espatriati americani e della "generazione perduta" fu quello con il
poeta Ezra Pound, che il giovane Ernest considerò subito un maestro e grazie al quale cominciò a pubblicare
alcune poesie e racconti su riviste letterarie.
Nel 1922 Hemingway continuò la collaborazione con il Toronto Star scrivendo articoli che verranno in
seguito raccolti in diverse antologie. In giugno tornò in Italia con la moglie e rivide Milano, Schio e Fossalta
di Piave. A Milano si recò ad intervistare Mussolini presso la sede della rivista Il Popolo d'Italia, della quale
era direttore. Rientrato a Parigi inviò a Harriet Monroe a Chicago qualche poesia per Poetry: a Magazine of
Verse. Nello stesso mese apparve sulla rivista "Double-Dealer" di New Orleans una sua poesia e un racconto
di William Faulkner.
Il Toronto Star lo incaricò, proprio in quel periodo, ad andare a Costantinopoli come inviato della guerra tra
la Grecia e la Turchia, dove in agosto i Turchi avevano cercato di respingere i greci dall'Anatolia con
un'offensiva e avevano occupato e dato alle fiamme il porto di Smirne. Malgrado il parere contrario della
moglie, il giovane Hemingway partì e a Costantinopoli.
Il 21 ottobre, dopo aver assistito all'evacuazione dei Cristiani dalla Tracia (scena che ispirerà la ritirata di
Addio alle armi), ritornò in treno a Parigi, colpito dalla malaria e dalle cimici. Ricevette per il servizio 400
dollari che gli permisero di scrivere con una certa tranquillità e non solo per guadagnarsi da vivere.
Primi racconti
Scrisse in questo periodo il racconto My Old Man; il 20 novembre era a Losanna come inviato del Toronto
Star dove si teneva la Conferenza della Pace per sistemare la disputa dei territori tra Grecia e Turchia.
Nel 1923 Hemingway e la moglie, che era in attesa di un bambino, fecero un altro viaggio in Italia: a
Rapallo, a Pisa, a Sirmione e a Cortina d'Ampezzo, dove rimasero fino alla tarda primavera. A Rapallo, dove
erano andati su invito di Pound che lì risiedeva, Hemingway ebbe così modo di incontrare il proprietario
delle Contact Editions, Robert MacAlmon, e iniziò a scrivere il racconto Cat in the Rain.
Nell'estate del 1923 gli Hemingway, insieme ad un gruppo di amici, tra i quali William Bird della "Three
mountains Press" e Robert MaAlmon delle "Contact Editions" si recarono in Spagna e a Siviglia e lo scrittore
assistette alla prima sua corrida importante, partecipò agli encierros (gli spostamenti a piedi dei tori da
combattimento) e alle novilladas (le corride per principianti ) e conobbe toreri celebri. Al ritorno a Parigi,
10
ISTITUTO TECNICO COMM. IGEA – “Antonio GRAMSCI” – Albano Laziale (RM)
McAlmon gli offrì di pubblicare un volume di racconti nelle sue "Contact Editions". Hemingway gli inviò
allora i tre racconti, Up in Michigan, My Old Main e Out of Season ai quali aggiunse qualche poesia.
Su consiglio di Gertrude Stein si recò nell'estate del 1924 a Pamplona per la festa di San Firmino e fu in quel
luogo, a contatto con i matador del momento, Nicanor Villalta e Manuel Garcìa, detto Maera, che trasse
molte delle idee che sviluppò per tutta la vita e che gli ispirarono il romanzo Fiesta (allora intitolato Il sole
sorgerà ancora), salutato dalla critica e dal pubblico con clamore. Ritornato a Parigi scrisse altre miniature
ispirate alle sue vicende di guerra in Italia e a quelle sulle corride e i toreri.
Prime pubblicazioni (Three Stories and Ten Poems e in our time)
Il 5 agosto gli furono inviate le bozze di Three Stories and Ten Poems della "Contact Edition", pubblicate
l'anno stesso, anche se pochi si accorsero di queste pubblicazioni tranne il recensore del mensile "The
Diable" che criticò Up in Michigan e paragona My Old Man a certe storie di cavalli scritte da Anderson,
ignorando le poesie. Il 15 agosto gli Hemingway si recarono a Toronto e il 10 ottobre, nacque il primo figlio,
John Hadley Nicanor che il padre chiamerà in seguito Bumby. A Natale furono infine pubblicate le copie di
In our time (scritto con le lettere minuscole) della "Three Mountains Press".
Il 1° gennaio del 1924 Hemingway diede le dimissioni dal Toronto Star e il 19 ritornò a Parigi. Stabilitosi in
Rue Notre Dame des Champs 113, Hemingway iniziò a frequentare i caffè letterari di Ford Madox Ford che
aveva fondato la rivista "Transatlantic review"; presto diventò scout della rivista stessa che in aprile pubblicò
il racconto, dal titolo Indian Camp, scritto al ritorno da Toronto.
Durante l'anno approfondì l'amicizia con lo scrittore umoristico Donald Ogden Stewart, iniziò a frequentare
più assiduamente Dos Passos e iniziò a scrivere il lungo racconto Big Two-Hearted River con protagonista
Nick Adams, già apparso in Indian Camp, contenente le linee fondamentali della sua poetica. Finì nel
frattempo i racconti The Doctor and the Doctor's Wife, Soldiers Home, The End of Something, The ThreeDay Blow, Cat in the Rain, Cross-Country Snow che costituiranno, insieme ai racconti di Three Stories and
Ten Poems e a quelli di our time, il contenuto del volume "In Our Time", accettato e pubblicato nel 1925
dall'editore Horace Liveright.
Nel frattempo Hemingway aveva scritto il racconto The Undefeated, respinto dalla rivista "The Diable"
perché considerato troppo forte. Firmò però un contratto con Liveright e conobbe l'editor di Scribner,
Maxwell Perkins, grazie alla raccomandazione di Francis Scott Fitzgerald che era in quel momento all'apice
della sua carriera.
In giugno iniziò a scrivere il romanzo Along whith youth: a Novel (mai terminato), ma il cui titolo servì a
Peter Griffin per la biografia dello scrittore pubblicata nel 1985. In luglio Hemingway organizzò un viaggio
per la Fiesta di Pamplona dove si recò, oltre che con la moglie Hadley, con gli amici Donald Ogden Stewart
e Harold Loeb. Terminata la festa di San Firmino si recò con la sola Hadley a Madrid dove, durante una
corrida, Cayetano Ordonez dedicò ad Hadley un orecchio del toro e in un'altra corrida le regalò la sua cappa.
Lo scrittore prese poi spunto da questi episodi per delineare la figura di un personaggio di un romanzo che
aveva pensato dapprima di intitolare Fiesta, titolo poi scartato insieme ad altri perché straniero. Ritornato a
Parigi terminò il romanzo concludendolo con la data 21 settembre 1925 e intitolandolo The Sun Also Rises.
Conobbe e frequentò in questo periodo l'ambiente dei miliardari Gerard e Sarah Murphy che saranno i
modelli di Fitzgerald in Tender is the Night (Tenera è la notte) e che vivevano gran parte dell'anno a Cap
d'Antibes ospitando persone illustri.
I primi romanzi di successo
Per liberarsi dal vincolo del contratto dell'editore Liveright, che non gli permetteva di passare all'editore
Scribner, Hemingway compì un gesto piuttosto opportunistico che indignò quasi tutti i suoi amici: scrisse
The Torrent of Spring con l'intenzione di farne una parodia dei modi affettati che Sherwood Anderson usava
nel suo ultimo romanzo Dark Laughter. In questo modo, Liveright non avrebbe potuto pubblicarlo e lo
scrittore sarebbe stato libero di passare all'altro editore. L'unica a difenderlo sarà Pauline Pfeiffer, una
redattrice di moda di Vogue, che da quel momento diventerà una presenza costante nel matrimonio di Ernest
e Hedlay e due anni dopo diventerà la sua seconda moglie.
Nel febbraio del 1926, liberatosi dall'editore Liviright, lo scrittore si recò da solo a New York dove avvenne
l'incontro con Scribner che gli assicurò la pubblicazione di The Torrents of Spring e di The Sun Also Rises
11
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non ancora terminati. La promessa verrà mantenuta e nello stesso anno saranno pubblicati i suoi primi due
romanzi.
Con la pubblicazione dei due romanzi, soprattutto con The Sun Also Rises Fiesta (Il sole sorgerà ancora)
pubblicato in quell'anno, la fama di Hemingway crebbe ma il suo matrimonio, già profondamente in crisi per
la presenza di Pauline, si ruppe definitivamente.
Nel 1927 egli sposò in seconde nozze e con rito cattolico la Pfeiffer e andò a vivere a key West,
nell'arcipelago delle Keys in Florida, dove iniziò a scrivere A Farewell to Arms (Addio alle armi). In ottobre
venne pubblicato Men without Women (Uomini senza donne) recensito da Virginia Woolf. Nel giugno del
1928 nacque il secondo figlio, Patrick, ma il 6 dicembre il padre si suicidò lasciando profondamente
sconvolto lo scrittore.
Nel gennaio del 1929 il manoscritto di A Farewell to Arms (Addio alle armi) venne terminato e in settembre
fu pubblicato ottenendo grande successo.
Gli anni trenta
Nel 1930 lo scrittore ritornò a Parigi e durante l'anno scrisse una prefazione alle memorie di Kiki de
Montparnasse, si recò a fare un viaggio alle isole Marquesas e Tortuga, organizzò un safari in Africa e iniziò
a bere troppo conducendo una vita molto sregolata che gli procurò alcuni incidenti. Nello stesso anno uscì la
riduzione cinematografica che ebbe un ottimo successo di pubblico e gli rese un eccellente guadagno.
Nel 1931, ritornato a Key West, Hemingway apprese che Pauline era nuovamente incinta. Insofferente però
alla vita familiare e sempre bisognoso di nuove avventure si recò a Madrid da solo e partecipò alla sua
settima edizione della Fiera di San Firmin a Pamplona. Egli, in questo periodo, ebbe una lunga relazione con
Jean Mason, moglie di un funzionario della Pan American che terminerà con un tentato suicidio della donna.
A novembre lo scrittore ritornò a Kansas City per la nascita del figlio che fu chiamato Gregory Hancock. Il
19 dicembre la famiglia rientrò nella nuova casa di Key West dove Hemingway terminò di scrivere Death in
the Afternoon (Morte nel pomeriggio) che venne pubblicato nel 1932 ottenendo scarso successo.
Sempre attratto dall'avventura, lo scrittore compì, sempre in quell'anno, anche una spedizione di pesca in
Avana con Joe Russell, proprietario dello Sloppy Joe's Bar che egli frequentava, scoprendo la pesca dei
marlin. Scrisse il terzo racconto di Nick Adams, A Way You'll Never Be ambientato nell'Italia del 1918
mentre continua il flirt con Jane che gli ispirerà il ritratto della protagonista del racconto The Short Happy
Life of Francis Macomber.
Nel 1933 lo scrittore si recò a New York dove conobbe Thomas Wolfe e incontrò Arnold Gingrich il
fondatore della rivista "Esquire" che diventerà il marito di Jane Mason. Ritornò a Key West e durante la
primavera la rivista "Scribner's Magazine" accettò tre suoi racconti (Clean, Well-Lighted Place, Homage to
Switzerland) oltre che il noto Give us a Prescription, Doctor, più tardi intitolato The Gambler, the Nun, and
the Radio, che prendeva ispirazione dall'esperienza trascorsa nell'ospedale di Billing.
Venne pubblicata, sempre in quell'anno, la sua terza raccolta intitolata Chi vince non prende nulla ed
Hemingway iniziò a scrivere il racconto che farà parte in seguito di To Have and Have Not e decise il titolo
per la nuova raccolta di racconti, Winner Take Nothing, e che verranno pubblicati l'anno stesso. Non rinunciò
comunque ai suoi viaggi e in aprile si recò in crociera a Cuba sulla barca di Joe Russell rimanendovi per due
mesi. In agosto andò con Pauline all'Avana dove assistette alla rivoluzione del 12 agosto che ebbe come
risultato la deposizione del dittatore cubano Gerardo Machado e l'elezione di Carlos Manuel de Cespedes.
Dopo essere ritornato a Parigi e aver letto con dispiacere le recensioni negative sulla sua raccolta Winner
Take Nothing, ripartirà ancora, insieme a Pauline e Charles Thompson, per Monbasa e Nairobi dove iniziò il
safari con Philip Percival.
Nel 1934 comprò, con i soldi che Arnold Gingrich gli aveva dato come anticipo sui suoi futuri articoli per
l'"Esquire", la sua famosa barca d'altura che chiamò "Pilar" e fece ritorno a Key West dove deciderà, in
quell'anno, di scrivere la storia del suo safari. Il 18 luglio Hemingway inaugurò la Pilar e andò a Cuba e,
lasciatala poi all'Avana, ritornò a casa dove terminò di scrivere il libro sul safari che intitolerà The Green
Hills of Africa (Verdi colline d'Africa)
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Nel 1935 Hemingway trascorse molto tempo a pescare con la sua nuova barca a Bimini dove ebbe un
pauroso incidente. Verdi colline d'Africa uscirà solamente in agosto e verrà accolto con indifferenza. Portò a
termine il secondo racconto di To Have and Have Not con il titolo The Tradesman's Return.
Nel 1936 scrisse i racconti The Capital of The World e The Short Happy life of Francis Macomber e terminò
Le nevi del Kilimangiaro (The Snows of Kilimanjaro) oltre al terzo racconto di To Have and Have Not. In
Spagna era intanto scoppiata la guerra civile e la North American Newspaper Alliance (N.A.N.A) lo contatta
perché invii servizi dalla Spagna sui suoi sessanta giornali, offerta che egli accettò nel 1937 riprendendo
così, dopo molti anni, l'attività giornalistica.
In questo periodo lavorò intensamente ad un documentario propagandistico antifascista dal titolo Spain in
Flames e a febbraio, con il poeta Arcibald McLeish, la commediografa Lillian Hellman e l'amico John Dos
Passos, fondò una società per raccogliere i fondi per un secondo documentario sulla Spagna che avrà il titolo
The Spanish Earth (Terra di Spagna).
Il 16 marzo, dopo aver ottenuto i permessi per la Spagna, Hemingway partì in aereo per Barcellona
intenzionato ad arrivare più a sud e, arrivato a Valencia, volle andare subito a vedere i luoghi della vittoria
lealista. In seguito si spostò a Madrid dove iniziò la sua attività di inviato speciale e dove lo raggiunse
Martha Gellhorn, la giovane e ambiziosa scrittrice che aveva incontrato allo "Sloppy Joe's Bar" e che sposerà
nel 1940 dopo il divorzio da Pauline. Ad aprile iniziò la vera preparazione del film-documentario Terra di
Spagna, che verrà presentato il 4 giugno a New York durante una riunione organizzata dalla "League of
American Writers", dopo che John Dos Passos, Arcibal MacLeish e Lilliam Hellman ebbero costituito la
"Contemporany Historian Inc." per fare in modo che il famoso regista Joris Ivens e il cameraman John Ferno
partecipassero.
L'8 luglio il documentario fu proiettato alla Casa Bianca, dove Hemingway era stato invitato dal presidente
Roosevelt, e il 10 luglio in California. Durante la serata, che si tenne a casa di Frederic March, presente
Doroty Parker e Francis Scott Fitzgerald, lo scrittore raccolse fondi per inviare ambulanze in Spagna.
Ritornato in Spagna con Martha si recherà in prima linea conducendo con lei una vita molto dura spostandosi
continuamente sui luoghi di battaglia e di bombardamenti. Dopo un mese al fronte Hemingway si trasferì a
Madrid all'Hotel Florida con Martha ormai ufficialmente al suo fianco. Il 15 ottobre 1937 uscì To Have and
Have Not (Avere e non avere) che diventò subito un best seller e nel frattempo scrisse una commedia che si
ispirava a Martha, The Fifth Column (La quinta colonna).
Prima di Natale, mentre Martha ed Ernest si avviavano verso Barcellona, vennero a conoscenza di
un'avanzata lealista e ritornarono sui luoghi dove si combatteva e da lì ritornarono a Parigi dove Hemingway
trovò Pauline che si era recata nella città nel tentativo di salvare il loro matrimonio. Hemingway, che intanto
iniziava ad accusare seri disturbi di fegato e a bere in modo eccessivo. Fece ritorno a New York.
Con il ritorno a New York era finito il secondo viaggio in Spagna di Hemingway, ma il fascino di quella
terra era per lui troppo forte tanto che lo scrittore, il 19 marzo 1938, avendo ottenuto un altro contratto con la
N.A.N.A, si imbarcò ancora per la Spagna verso i luoghi di battaglia e vi rimase fino alla metà di maggio per
poi ritornare a Parigi e a New York.
Scrisse in questo periodo articoli per la rivista di sinistra "Ken" fondata dallo stesso editore di "Esquire" sul
quale, l'11 agosto del '38 scriveva del timore di una nuova guerra europea. Usciva intanto a New York la
rappresentazione di The Fifth Column con l'adattamento di Benjamin Glaser. Ritornato a Parigi si rimise con
Martha Gellhorn e iniziò a scrivere il romanzo sulla Spagna mentre usciva il volume di racconti con
recensioni non sempre favorevoli ma che gli fruttò solo nelle due prime settimane 6.000 copie.
Gli anni della seconda guerra mondiale
Nel febbraio del 1939 lo scrittore si recò a Cuba dove rimase un mese lavorando al romanzo For Whom the
Bell Tolls (Per chi suona la campana). Al ritorno a Key West gli venne proposta la riduzione cinematografica
di The Short Happy Life of Grancis Macomber. Hemingway, intanto ritornato all'Avana, fu raggiunto da
Martha Gellhorn che lo convinse ad affittare una tenuta in rovina, chiamata "Finca Vigìa". Sempre con
Martha, si recò nell'Idhaho, a Sun Valley, un vecchio villaggio vicino alla città mineraria di Ketchum, dove
trascorreva gran parte del tempo cacciando selvaggina.
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Il 1940 fu l'anno dedicato alla stesura del romanzo Per chi suona la campana che venne pubblicato in luglio
a New York con una vendita immediata di 100.000 copie. Nello stesso anno fu realizzata la riduzione
cinematografica del libro e in novembre, dopo aver avuto conferma del divorzio ottenuto da Pauline, sposò
Martha, accompagnandola poco tempo dopo in Cina come inviata della rivista "Collier's".
Era intanto scoppiata la seconda guerra mondiale e i tedeschi avevano invaso la Danimarca, i Paesi Bassi e la
Francia, mentre Dunkerque era stata evacuata e in Messico era stato ucciso Trotzkij.
Il 27 gennaio del 1941 lo scrittore si recò a Los Angeles per prendere accordi sul film tratto dal suo romanzo
For Whom the Bell Tolls e incontrò Gary Cooper e Ingrid Bergman. Ritornato a Hong Kong dove rimase un
mese (di questo periodo è l'intervista fatta a Chiang Kai-shek) continuò il viaggio in Birmania dove gli arrivò
la notizia che For Whom the Bell Tolls era stato candidato al Premio Pulitzer (che però quell'anno non verrà
assegnato).
Mentre Martha fu inviata a Giacarta, Hemingway dovette ritornare a Honk Kong, ma alla fine di maggio era
di nuovo alla "Finca Vigia" (la casa che aveva comprato come regalo di nozze per Martha con i primi
guadagni del romanzo) a San Francisco de Paula vicino all'Avana dove iniziarono i problemi con le tasse.
Nel 1942 lo scrittore si recò in vacanza a Città del Messico ospite di Nathan Davis che lo convinse ad
iniziare un'attività di controspionaggio all'Avana per impedire da parte della Quinta Colonna nazista di
infiltrarsi a Cuba. Ottenuta l'autorizzazione dall'Ambasciata americana, l'ambasciatore Spruille Brade, dopo
averne discusso con il Primo Ministro, autorizzò Hemingway a realizzare l'organizzazione che venne
chiamata con il codice "Crime Shop", poco dopo sostituita dallo stesso Hemingway con "Crook Factory".
Dopo aver ottenuto il permesso dell'ambasciatore Hemingway predispose la sua imbarcazione, la "Pilar", a
fare da nave civetta camuffandola come se si trattasse di una nave interessata a fare ricerche scientifiche per
il Museo Americano di Storia Naturale. La moglie Martha, contraria all'operazione e infastidita
dall'atteggiamento narcisistico del marito che aveva iniziato a farsi chiamare "Papa" e soprattutto a bere
troppo, accettò nel frattempo l'incarico, affidatole dalla rivista "Collier's", di partire come inviata speciale per
il Mare dei Caraibi. Hemingway visse questa avventura, che gli ispirerà Island in the Stream, con grande
entusiasmo, ma in seguito all'indagine sui metodi della "Crook Factory" condotta da sedici agenti dell'FBI
venuti all'Avana, l'organizzazione fu sospesa. Il 10 luglio intanto si tenne a New York la prima di For Whom
the Bell Tolls e il romanzo raggiunse le 785.000 copie, solamente in America.
Malgrado Martha insistesse perché tornasse in Europa, Hemingway rimase all'Avana fino al 1944, quando
finalmente si decise a ritornare a New York. Alla vigilia dello sbarco in Normandia si recò a Londra come
inviato speciale del "Collier's" e li conobbe Mary Welsh, inviata di "Time" e "Life", e iniziò a corteggiarla.
In questo periodo conobbe anche il fotografo Robert Capa con il quale strinse subito una grande amicizia e il
25 maggio, dopo solamente una settimana dal suo arrivo a Londra, ritornando da una festa data da Capa a
tarda notte, ebbe un terribile incidente d'auto e, con prognosi di commozione cerebrale, venne ricoverato al
St. George's Hospital. Dimesso il 29 maggio senza tener conto delle indicazioni dei medici ricominciò a bere
e il 2 giugno, invece di rimanere a riposo come gli era stato prescritto, si recò, insieme ad altri corrispondenti
di guerra, su un aereo per andare ad attendere l'invasione del D-Day e da quel momento, per sette mesi,
partecipò alla guerra in Europa.
Il 26 luglio conobbe colui che diventerà il suo eroe militare, il colonnello, in seguito promosso generale,
Charles Trueman Lanham comandante del ventiduesimo Reggimento di Fanteria della Quarta Divisione e lo
seguì come corrispondente presso il suo reggimento. Lasciata in agosto la Quarta Divisione, lo scrittore si
spostò a Rambouillet, sulla strada di Parigi, per unirsi ad un gruppo di partigiani francesi prendendone il
comando e il 24 agosto entrò a Parigi prima del generale Leclerc e avvenne quella che egli chiamò la
liberazione dell'Hotel Ritz.
Il 4 ottobre venne sottoposto ad un'inchiesta a Nancy con l'accusa di aver violato la Convenzione di Ginevra
per essersi tolto, quando si trovava a Rambouillet, le mostrine di corrispondente e aver preso il comando dei
partigiani francesi. Il 15 novembre, dopo essere stato assolto, raggiunse il colonnello Lanham nella foresta di
Hurtgen e rimase con il battaglione per tutti i diciotto giorni della Battaglia di Hurtgen Forest sferrata dai
tedeschi nella quale morirono 2.678 americani. Ritornato a Parigi in settembre per un breve periodo, lo
scrittore incontrò Martha che gli aveva chiesto il divorzio ed ebbe la visita di Jean-Paul Sartre e Simone de
Beauvoir. Ricevuta la notizia che il colonnello Lanham aveva subito un attacco nel Lussemburgo, lo
raggiunse e rientrò nella città solamente nel gennaio del 1945, anno molto difficile per lo scrittore che, oltre a
soffrire di forti emicranie, contrasse due polmoniti, ebbe un nuovo gravissimo incidente di macchina,
concluse il divorzio con Martha e fu molto in pena per il figlio John ferito e catturato dai tedeschi.
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Gli anni del dopoguerra
Hemingway trascorse il 1946, anno in cui sposò Mary, in condizioni più favorevoli di salute che gli
permisero di dedicarsi alla stesura del nuovo libro The Garden of Eden (Il giardino dell'Eden).
Nel 1947 ricevette all'Ambasciata americana dell'Avana la Bronze Star per i servizi prestati come
corrispondente di guerra in Francia e Germania e nel 1948 si recò con la moglie in Italia, dove rimase fino
all'aprile del 1949, portando con sé la sua fama di machismo, e proprio quando la sua celebrità di scrittore era
arrivata al massimo. Fra i suoi soggiorni italiani egli risiederà, per alcuni periodi del 1952, anche nella
località campana di Acciaroli. In questo periodo, a più riprese fino al 1954, soggiornò frequentemente in
Veneto, soprattutto fra Venezia (era un assiduo frequentatore dell'Harry's Bar e del Gritti), l'isola di Torcello,
Cortina e la laguna di Caorle. Fu in tale periodo che scrisse il romanzo Across the River and into the Trees
(Di là dal fiume e tra gli alberi) ambientato proprio nei luoghi veneti conosciuti dall'autore. Il romanzo,
pubblicato nel 1950, fu accolto freddamente dalla critica e non ottenne un grande successo, ma rappresentò
comunque il ritorno di Hemingway al romanzo dopo dieci anni.
Proprio per gli aperti riferimenti a luoghi e persone realmente conosciuti all'epoca (si era innamorato anche
della giovane nobildonna veneta Adriana Ivancich, facilmente riconoscibile in un personaggio del romanzo),
Hemingway vietò la pubblicazione in Italia di "Di là dal fiume e tra gli alberi" per almeno 2 anni. Ciò non
impedì comunque che la relazione di Hemingway con la giovane italiana suscitasse un certo scandalo,
almeno in Italia. Di fatto poi il romanzo sarà pubblicato in Italia solo nel 1965. È in procinto di essere
realizzato il film "Hemingway for Cuba", basato sulla storia d' amore tra Hemingway e Adriana Ivancich:
sarà interpretato da Kurt Russell, con la consulenza dello scrittore Gabriel Garcia Marquez e dell'artista Bobo
Ivancich y De La Torriente.
Il ritorno a Cuba e l'ultimo romanzo: The Old Man and the Sea (Il vecchio e il mare)
Tornato a Cuba si dedicò alla pesca sulla sua "Pilar" e scrisse The Old Man and the Sea (Il vecchio e il mare)
che terminò il 17 febbraio del 1952.
Lo stesso anno Leland Hayward gli offrì di pubblicare su un numero unico di "Life", con uscita in settembre,
The Old Man and the Sea mentre Adriana Ivancich disegnò la copertina del libro per l'editore Scribner che
pubblicò il romanzo nello stesso anno e nell'aprile del 1953 il romanzo vincerà il Premio Pulitzer.
Gli ultimi anni di vita
Hemingway nel frattempo aveva organizzato un safari spinto dal suo solito desiderio di avventura, ma anche
perché voleva raggiungere in Africa il figlio Patrick che si trovava in Kenia con la moglie. Dopo aver
accettato un contratto con la rivista "Look" per la pubblicazione di una serie di articoli sul safari che avrebbe
fatto, Hemingway volle ritornare a Pamplona per la Festa di San Firmino.
Gli incidenti
Il 21 gennaio 1954 partì con Mary dall'aeroporto di Nairobi, ma la "sfortuna" lo stava perseguitando. Il pilota
dell'aereo sul quale viaggiava, per evitare uno stormo di ibis, colpì un filo del telegrafo e, con l'elica e la
fusoliera danneggiata, tentò un atterraggio di fortuna in Uganda dove, con una spalla rotta, Hemingway e la
moglie furono costretti a trascorrere la notte all'aperto e al freddo. Il mattino, avvistati da una grande barca e
fatti salire a bordo, furono trasportati a Butiaba dove Reggie Cartwright si offrì di portarli fino a Entebbe col
suo piccolo aereo, ma l'aereo prese fuoco e lo scrittore, nel tentativo di sfondare un portello con la testa, subì
danni fisici molto gravi dai quali non si riprese mai più.
Condotto a Nairobi, dove ricevette le prime cure, si sforzò di scrivere il primo articolo per il "Look" e accettò
di essere condotto da Roy Marsh sul suo aereo all'accampamento di Shimoni sulla costa del Kenia, come era
stato precedentemente programmato, ma allo scoppio di un incendio nel vicino accampamento egli, che era
accorso per aiutare, venne avvolto dalle fiamme uscendone fortemente ustionato.
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Ancora a Madrid
Solo alla fine di marzo, dimagrito di dieci chili, poté raggiungere Venezia dove il Conte Federico Kechler lo
raggiunse e lo accompagnò in varie cliniche per esami radiografici e visite più complete. Malgrado la salute
così precaria lo scrittore aveva il desiderio di rivedere la Spagna e così, accompagnato in macchina da Aaron
Edward Hotchner, che dalle conversazioni registrate lungo il viaggio trarrà Papa Hemingway pubblicato nel
1966, si recò a Madrid.
A Madrid si fece curare da un medico, per poi ripartire alla volta di Genova dove, imbarcatosi per l'Avana,
giunse alla Finca e fu assistito con cure intensive dal suo medico, José Luis Herrera. Durante l'estate riuscì
solamente a scrivere alcune lettere e a ricevere qualche visita come quella di Ava Gardner e Luis Miguel
Dominguin che aveva conosciuto a Madrid quando era andato ad assistere ad una sua corrida.
Il Premio Nobel
Il 28 ottobre ricevette per telefono la notizia che gli era stato assegnato il premio Nobel, ma non fu in grado
di viaggiare fino a Stoccolma e il premio venne ritirato dall'ambasciatore Jon Cabot. Si dice anche che alla
consegna del premio lo scrittore americano abbia risposto al messo "Troppo tardi".
La ripresa della lavorazione del film "Il vecchio e il mare"
Durante i primi mesi del 1955 Hemingway, con il corpo martoriato,
ricevette stancamente i visitatori che venivano numerosi a trovarlo e
cercò di collaborare con Leland Hayward e Peter Viertel giunti alla
Finca il primo di giugno per riprendere la lavorazione del film he Old
Man and the Sea. A luglio andò a trovarlo anche Aaron Edward
Hotchner con il quale discusse il programma per la riduzione teatrale di
alcuni suoi racconti e in agosto accolse la troupe cinematografica che
era arrivata sul luogo per girare le scene della pesca.
Il testamento e la malattia
Il 17 settembre redasse il suo testamento con il quale nominò la moglie
Mary erede ed esecutrice testamentaria, a patto che provvedesse ai figli
e solamente a novembre riuscì, a fatica, a recarsi all'Avana per ricevere
l'onorificenza dell'Ordine di San Cristobal ma, ammalatosi di nefrite e di
epatite, fu costretto a letto fino al 9 gennaio. Ripresosi in parte, durante
il 1956 tentò di scrivere qualche racconto che però rimase incompiuto e,
malgrado tutti lo dissuadessero, volle recarsi a Madrid per assistere alle corride di Antonio Ordonez. Beveva
sempre di più e la pressione era sempre troppo alta, ma non volendo rassegnarsi al suo stato fisico così
deteriorato e, sfidando il medico, combinò un safari in Africa che fortunatamente non gli fu possibile
effettuare perché proprio quell'anno Nasser chiuse il canale di Suez.
Si recò comunque in Spagna per una caccia alle pernici e a novembre a Parigi. All'Hotel Ritz gli vennero dati
due bauli rimasti in magazzino dal 1928 che contenevano manoscritti e dattiloscritti di quegli anni che
diventeranno in seguito A Moveable Feast.
La depressione
Durante il 1957 Hemingway iniziò a soffrire di forte depressione che gli impedì di portare a termine l'articolo
su Fitzgerald per la rivista Atlantic Monthly. In tutto l'anno scrisse un solo racconto: A Man of the World. Lo
scrittore si muoveva raramente da casa se non per recarsi a New York ad un incontro di boxe di Sugar Ray
Robinson, ma la città lo deluse perché troppo caotica e rumorosa e a Bernard Berenson scrisse anche che
Cuba non possedeva più alcun fascino a causa dei grattacieli che cospargevano le spiagge.
Nella primavera del 1958 riprese a scrivere con una certa regolarità alcuni capitoli sulla vita trascorsa a
Parigi con Hadley tra il 1921 e il 1926, ma iniziò ad avere strani sintomi di mania di persecuzione che
esternò con un forte risentimento nei confronti di Pauline e dei Murphy, che accusava di essere stati i
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responsabili del fallimento del suo primo matrimonio. Riuscì comunque a portare a termine il libro composto
da diciotto capitoli e riprese a scrivere il romanzo The Garden of Eden che aveva iniziato dieci anni prima.
In aprile, insofferente del clima di Cuba, volle recarsi a Ketchum dove riprese la caccia e trasse un certo
beneficio dalle cure del dottor George Saviers che prestava servizio al Sun Valley Hospital e che divenne suo
amico. In dicembre decise di acquistare una villa a due piani fuori dal centro della città per vivere in una casa
più organizzata e poter dedicarsi con tranquillità allo scrivere. Nel febbraio del 1959 morì Taylor Williams
che era stata la guida di Sun Valley, suo compagno di caccia agli orsi e grande amico ed Hemingway gli
acquisto una tomba vicino alla sua dove venne poi sepolto.
Per l'ultima volta in Spagna
In aprile, dopo essere stato all'Avana ed aver incontrato Tennessee Williams e Kenneth Tynan, accettò
l'invito di Bill Davis e in maggio fu suo ospite con Mary, nella villa "La Consula" a Malaga sulla Costa del
Sol, da dove si mosse per assistere alla serie di corride di Dominguin e di Antonio Ordonez per la Spagna. A
Pamplona, dopo aver assistito a venti corride, conobbe Valery Danby-Smith che divenne in seguito la sua
segretaria e che rimase vicino a Mary dopo la morte di Hemingway.
Il 21 luglio di quell'anno venne organizzata da Mary una grande festa per il suo sessantesimo compleanno,
ma lo scrittore in quell'occasione si comportò in modo preoccupante alternando crisi di pianto a discorsi
sarcastici verso gli amici. Ripresa la tournée si recò a Valencia per continuare a seguire le corride ed anche
Dominguin venne ferito. La rivista Life aveva intanto commissionato ad Hemingway un articolo sulla corrida
ed egli aveva iniziato a prendere numerosi appunti. Ma quando in ottobre, ritornato alla Finca Vigia, cercò di
riordinarli, non ci riuscì.
Le crisi maniaco-depressive
Nel gennaio 1960 lo scrittore si recò a Miami assistito dalla segretaria Valerie e continuò a scrivere la storia
delle corride che stava ormai diventando un manoscritto di 688 pagine. Ossessionato dal lavoro intrapreso, in
giugno chiese all'amico Aaron Edward Hotchner di raggiungerlo alla Finca per aiutarlo a tagliare il
manoscritto che diventerà poi The Dangerous Summer. Alla fine di luglio il lavoro era stato terminato ed
Hemingway, accompagnato da Hotchner, volle ritornare in Spagna.
I segni di squilibrio mentale diventavano intanto sempre più evidenti: ossessionato dal fatto che Valerie fosse
giunta a Cuba con un visto temporaneo non ancora rinnovato, si convinse che Antonio Ordonez avesse
bisogno di lui e si recò a New York passando dalla Spagna (anche per controllare di persona il suo scritto
sulle corride) quindi da solo in volo, senza un motivo preciso, si recò a Madrid, seguito subito da una
persona di fiducia e poi da Hotchner, per andare a "La Consula" e preoccupando tutti gli amici a causa delle
crisi maniaco-depressive che lo facevano sospettare di tutto e di tutti, con grandi vuoti di memoria.
A settembre uscì su Life la prima delle tre puntate di The Dangerous Summer e lo scrittore fu assalito
dall'angoscia perché lo ritenne un "pasticcio" e ne provava vergogna. Gli amici spagnoli, preoccupati dal suo
stato patologico, sentirono il dovere di farlo caricare su un volo notturno e di riportarlo a New York dove
cominciò ad essere ossessionato dai complotti che vede ovunque intorno a lui.
Il ricovero
Il 22 ottobre ritornò a Ketchum, ma la situazione non migliorò. Era convinto di non avere più denaro per
mantenere la casa, pensava di essere pedinato dall'FBI e perseguitato per il visto non rinnovato di Valerie e
vedeva ovunque agenti federali (dall'archivio generale dell'FBI che verrà ripreso in visione dopo che Jeffrey
Meyers rivelerà sul "The New York Review of Books "del 31 marzo 1983, nell'articolo intitolato Wanted by
the F.B. I.!, si potrà constatare che i timori di Hemingway erano in parte giustificati. Infatti il Bureau lo
teneva sotto sorveglianza dai tempi della guerra di Spagna e dell'attività di controspionaggio.
Dopo aver parlato con uno psichiatra, il dottor Saviers si rese conto della necessità di un ricovero. Il 30
novembre, sotto falso nome, Hemingway partì con un aereo privato insieme al dottor Saviers (Mary lo
raggiungerà in treno) per essere ricoverato alla clinica Mayo nel Minnesota. Gli fu diagnosticata una
emocromatosi, fu sottoposto a numerosi elettroshock e venne colpito da afasia. Il 22 gennaio, dimesso dalla
clinica, fece ritorno a Ketchum e riprese a fatica il lavoro al libro di Parigi, smettendo di bere e rifiutando
qualsiasi invito. Piangeva con grande facilità, continuava a dimagrire ed era convinto di avere un cancro.
Il 21 aprile tentò di sottrarre un fucile dalla stanza dove erano conservate le armi, ma Mary riuscì a distrarlo.
L'arrivo del dottor Saviers per la sua visita quotidiana fu provvidenziale perché riuscì a convincerlo a deporre
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il fucile e lo condusse al "Sun Vallery Hospital" e di qui, nuovamente alla clinica Mayo dove fu sottoposto
ad altri elettroshock. Rimase in ospedale per due mesi, isolato in una stanza senza la presenza di alcun
oggetto e il 26 giugno venne dimesso "clinicamente guarito", ma già lungo il viaggio di ritorno ricominciò ad
avere strani comportamenti e forti allucinazioni.
La morte
Il 1° luglio 1961, come riferisce Mary nelle memorie, fu una giornata abbastanza tranquilla per lo scrittore
tranne che per il ricorrente incubo della persecuzione dell'FBI. Ella racconta che alla sera cantò con lei una
canzone che aveva imparato a Cortina da Fernanda Pivano e che era solito canticchiare nei momenti di
serenità.
Pochi giorni prima, Mary lo aveva sorpreso con un fucile e delle cartucce in mano, ma egli le aveva risposto
che intendeva soltanto "dargli una ripulita". Allarmatissima, lei aveva riposto l'arma nell'armadietto e l'aveva
serrato, nascondendone la chiave.
La mattina della domenica del 2 luglio Mary fu svegliata da un forte colpo. Hemingway si era sparato alla
tempia ed era morto. Disgraziatamente, lei aveva dimenticato le chiavi dell'armadietto sul tavolo della cucina
e lui le aveva trovate. Dopo tre giorni, nella piccola chiesa di "Our Lady of the Snow" (Nostra Signora delle
Nevi) vennero celebrate le onoranze funebri alla presenza dei tre figli e di pochi intimi amici. Il suo corpo
trovò sepoltura nel cimitero di Ketchum.
SEZIONE LIBRARIA PROPOSTA D’ISTITUTO
N°
Titolo
Anno di
edizione
ERNEST HEMINGWAY
Cod.
Addio alle Armi
OO.005
OE.004
Avere e non avere
OE.005
Di là dal fiume e tra gli alberi
OE.005
Festa mobile
OE.004
Fiesta
OE.004
I Quarantanove racconti
OM.017
Il giardino dell’Eden
OE.003
Il vecchio e il mare
OO.002
RP.005
Morte nel pomeriggio
OE.004
Per chi suona la campana
OE.005
OO.004
Verdi colline d’Africa
OE.004
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CARLO EMILIO GADDA
NOTE BIOGRAFICHE
Nasce a Milano, in via Manzoni 5, il 14 novembre
1893, da una famiglia della media borghesia lombarda,
caduta in gravi difficoltà a causa dei disastrosi investimenti economici del padre («industriale idealista» che
si rovina «in parte con gli esperimenti di coltivazione
del baco da seta», e in parte facendo costruire una villa
a Longone, in Brianza). Così Carlo Emilio Gadda trascorre «un'infanzia tormentata e un'adolescenza anche
più dolorosa».
Dopo la morte del padre (1909), la madre provvede al
mantenimento della famiglia a prezzo di gravi sacrifici,
pur senza disfarsi della villa di Longone. Per volontà
materna è costretto a rinunciare agli studi letterari, e ad
iscriversi alla più proficua Facoltà di Ingegneria del Politecnico di Milano.
Con la vana speranza di dare ordine, senso e forza, alla sua vita «orribilmente tormentata» si arruola
volontario nella grande guerra, durante la quale scrive una serie di diari, editi nel 1950, e in forma più
completa nel 1965, con il titolo Giornale di guerra e di prigionia. Al rientro a casa nel 1919, la notizia della
morte del fratello aviatore, precipitato con il suo apparecchio durante un combattimento, lo getta in un stato
di profonda depressione, da cui si riprende assai lentamente. Laureatosi in ingegneria elettrotecnica, lavora
come ingegnere prima in Sardegna e in Lombardia, e poi tra il 1922 e il 1924 in Argentina.
Ritornato a Milano, si iscrive alla Facoltà di filosofia (ma non discuterà mai la tesi), e si mantiene
insegnando matematica e fisica al liceo Parini.
Nel 1925 riprende l'attività di ingegnere; e nel 1926 inizia a collaborare alla rivista fiorentina «Solaria»,
pubblicandovi saggi e racconti. Tra il 1928 e il 1929, durante un lungo riposo dovuto a motivi di salute,
elabora vari testi rimasti incompiuti. Nel 1931appare il suo primo libro La Madonna dei filosofi. Nel 1931
intraprende a scrivere Un fulmine sul 220, una novella, divenuta racconto lungo, poi romanzo in cinque
capitoli, e infine abbandonato quando, dalle carte accumulate inizierà a profilarsi il contorno robusto dei
Disegni milanesi dell'Adalgisa. Il romanzo incompiuto verrà successivamente ricostruito per l'editore
Garzanti da Dante Isella (2000) sulle carte e i quaderni autografi di Gadda.
Fallito il tentativo di vivere solamente con il suo lavoro letterario, torna all'ingegneria, ma continuando ad
intensificare il suo impegno in campo letterario. Nel 1934 esce il suo secondo volume Il Castello di Udine,
che vince il premio Bagutta.
Nel 1936, in seguito alla morte della madre, vende la villa di Longone ed inizia a scrivere il romanzo La
cognizione del dolore, che verrà pubblicato incompleto su «Letteratura» tra il 1938 e il 1941, mentre in
volume uscirà nel 1963 (ottenendo il Prix International de Littérature), e poi nel 1970 con l'aggiunta di due
capitoli inediti.
Abbandonata definitivamente la professione di ingegnere, dal 1940 al 1950 vive a Firenze, dove si lega a
scrittori e critici, come Bonsanti, Montale, Bo, Landolfi e molti altri. Negli anni della guerra escono Le
meraviglie d'Italia (1939), Gli anni (1943), e la raccolta L'Adalgisa (1944). Nel '50 l'incarico di redattore
dei programmi culturali della Rai viene a migliorare la sua disperata situazione economica. Nel 1953 ottiene
il premio Viareggio con Le novelle del Ducato in fiamme; inoltre, sempre nello stesso anno, l'editore Livio
Garzanti lo persuade a portare a termine Quer pasticciaccio brutto de via Merulana (pubblicato
parzialmente su «Letteratura» dal 1946 al '47), che uscirà nel 1957 ottenendo un vasto consenso di pubblico.
Negli anni successivi cresce notevolmente la sua fama. Diviene modello per gli scrittori della
Neoavanguardia; e vengono pubblicate molte sue opere rare o inedite: la raccolta di saggi I viaggi e la morte
(1958), Verso la certosa (1961), la raccolta di novelle Accoppiamenti giudiziosi (1963), Eros e Priapo
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ISTITUTO TECNICO COMM. IGEA – “Antonio GRAMSCI” – Albano Laziale (RM)
(1967), La meccanica (1970), Novella seconda (1971). Ciò nonostante non muta il suo distaccato e
traumatico rapporto con il mondo: Gadda continua a vivere nel suo doloroso e tormentato isolamento fino
alla morte, che lo coglie a Roma il 21 maggio 1973
SEZIONE LIBRARIA PROPOSTA D’ISTITUTO
N°
Anno di
edizione
Titolo
Quer pasticciaccio
Merulana
brutto
de
via
C.E. GADDA
Cod.
RP.046
20
ISTITUTO TECNICO COMM. IGEA – “Antonio GRAMSCI” – Albano Laziale (RM)
ALDO PALAZZESCHI
NOTE BIOGRAFICHE
Aldo Palazzeschi (pseudonimo di Aldo Giurlani) nasce nel 1885 a
Firenze. Nel 1902-03 frequenta la scuola di recitazione diretta da Luigi
Rasi. Il suo primo volume di versi, apparso nel 1905, è “I cavalli
bianchi”, cui seguono “Lanterna” (1907) e “L’incendiario” (1910). In
essi, il crepuscolarismo perde certe connotazioni languorose, proprie ad
esempio d’un Corazzini, per “sostituire il lazzo al sospiro, contro il
sospiro” (E.De Michelis). Nel frattempo, egli stringe rapporti con i
futuristi fiorentini e milanesi, pur se il suo contributo al movimento avrà
sempre forme peculiari e poco ortodosse. E’ del 1911 “Il Codice di
Perelà”, forse il suo esito più rilevante.
Nel finire del 1913 soggiorna a Parigi, dove incontra e frequenta
assiduamente Apollinaire e i futuri dadaisti, ma anche Picasso, Braque e
Matisse, che lo libera del tutto dalla già povera influenza del verso e
dell’ideologia di Martinetti.
Insieme ai suoi coetanei anch’egli, che pure era stato riformato alla visita di leva, nell’estate del 1916 venne
in ogni caso chiamato alle armi. L’esperienza militare si riflette in un inquietante volume di genere diaristico,
Due imperi…mancati, peraltro contrassegnato da un inedito impulso all’abbraccio fraterno. Dopo la guerra
condusse a Firenze un’esistenza quasi totalmente appartata. Sono anni poveri di eventi di rilievo secondo la
prospettiva biografica ma che risultano decisivi dal punto di vista letterario. La produzione creativa di
Palazzeschi in questo periodo torna infatti a essere intensa, intensissima
Dei lavori successivi, meritano menzione “Stampe dell’Ottocento” (1932), tutto sul filo della memoria; “Le
sorelle Materassi” (1934), all’insegna di un’immalinconita ironia; “Il palio dei buffi” (1936), in un’ottica di
deformazione del reale. Nel 1941 si trasferisce a Roma, ove si spegne nel 1974, dopo avere licenziato altre
opere di minore importanza.
Il poeta si diverte
pazzamente
smisuratamente
non lo state a insolentire
lasciatelo divertire
poveretto
queste piccole corbellerie
sono il suo diletto.
In questi versi, è possibile rinvenire l’originalità dell’approccio palazzeschiano nell’ambito della letteratura
nostrana del primo ‘900: codesta rivendicazione del divertimento, peraltro, si traduce in forme di
sperimentalismo assai più radicali di quelle dei futuristi suoi compagni di strada (in verità, per un periodo
assai breve: già nel 1914, il Nostro autore dichiara infatti su “Lacerba” di non sentirsi più futurista). Espressa
con vigore dapprima nelle raccolte poetiche, la pungente vena palazzeschiana si concretizza al meglio nel
romanzo “Il Codice di Perelà”, allegoria amara e scorata, che prende a tratti l’aspetto di un calco della vita di
Gesù. L’insieme di novelle e bozzetti, sospeso sul crinale del grottesco, di “Stampe dell’Ottocento”, anticipa
l’altro grande risultato di quegli anni, “Le sorelle Materassi”, dove il modulo verista è ibridato con buffe ed
intenerite annotazioni. Nelle fatiche successive, da “I fratelli Cuccoli” (1948) alle novelle de “Il buffo
integrale” (1966), sino ai romanzi “Il doge” (1967), “Stefanino” (1969), “Storia di un’amicizia” (1971), la
felice vena espressiva sua faticherà a trovare i giusti sentieri.
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ISTITUTO TECNICO COMM. IGEA – “Antonio GRAMSCI” – Albano Laziale (RM)
SEZIONE LIBRARIA PROPOSTA D’ISTITUTO
N°
Titolo
I cavalli bianchi
Lanterna
Poemi
L'incendiario
Il codice di Perelà
Il controdolore
Due imperi... mancati
L'interrogatorio della contessa Maria
La piramide
Anno di
edizione
Stampe dell'Ottocento
Sorelle Materassi
Il palio dei buffi
Allegoria di novembre
Difetti 1905
I fratelli Cuccoli
Bestie del '900
Roma
Scherzi di gioventù
Il buffo integrale
Il doge
1905
1907
1909
1910
1911
1914
1920
1925
1926
1932
1934
1936
1943
1947
1948
1951
1953
1956
1966
1967
Cuor mio
1968
Stefanino
Storia di un'amicizia
Via delle cento stelle
1969
1971
1972
ALDO PALAZZESCHI
Cod.
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ISTITUTO TECNICO COMM. IGEA – “Antonio GRAMSCI” – Albano Laziale (RM)
GIUSEPPE PREZZOLINI
NOTE BIOGRAFICHE
Nato a Perugia nel 1882 da genitori senesi, Prezzolini trascorre
buona parte della sua adolescenza fra studi e viaggi (Grenoble, ma
soprattutto Parigi). Nei primi anni del Novecento conosce Giovanni
Papini che aiuta nella fondazione della rivista "Leonardo" e
Benedetto Croce che influenzerà profondamente il suo pensiero,
stimolandolo alla pubblicazione dei suoi primi scritti. Nel 1908
fonda la rivista "La Voce", di cui resterà direttore, con brevi
interruzioni, fino al 1913, rivista impegnata nella lotta contro la
retorica della vita italiana. L'anno successivo "La Voce" si scinde in
due riviste indipendenti: "La Voce gialla" a carattere politico, diretta
da Prezzolini e "La Voce bianca" a carattere artistico-letterario, diretta da De Robertis. Prende parte al primo
conflitto mondiale pur mantenendo intatte le sue attività: fonda l'Istituto Bibliografico Italiano, organo di
consulenza bibliografica ed editoriale, viene chiamato come professore per un corso estivo alla Columbia
University di New York, incarico che si ripeterà anche negli anni successivi. Ha inizio per lo scrittore una
serie di spostamenti continui tra Francia e Stati Uniti fino al rientro, dopo sedici anni di assenza, in Italia,
dove stabilisce varie relazioni con le case editrici per la pubblicazione dei suoi nuovi libri e per traduzioni e
ristampe. Nel 1968 si trasferisce a Lugano e tre anni dopo viene nominato Cavaliere di Gran Croce nel corso
di una solenne cerimonia svoltasi a Roma.
Muore nel 1982.
SEZIONE LIBRARIA PROPOSTA D’ISTITUTO
N°
Titolo
Diario, 1900-1941
Diario, 1942-1968
La Voce, 1908-1913
Manifesto dei conservatori
Carteggio. I. 1907-1918
L'Italia finisce, ecco quel che resta
Vita di Niccolò Machiavelli fiorentino
L'italiano inutile,
Intervista sulla Destra
Codice della vita italiana
Anno di
edizione
1981
1981
1974
1972
1977
1994
1994
1994
1994
2003
GIUSEPPE
PREZZOLINI
Cod.
Rusconi
Rusconi
Rusconi
Rusconi
Edizioni di Storia e
Letteratura
Rusconi
Rusconi
Rusconi
Mondadori
Robin
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ISTITUTO TECNICO COMM. IGEA – “Antonio GRAMSCI” – Albano Laziale (RM)
ERIC MARIA REMARQUE
NOTE BIOGRAFICHE
Erich Maria Remarque (pseudonimo di Erich Paul Remark)
(Osnabrück, 22 giugno 1898 – Locarno, 25 settembre 1970) è stato
uno scrittore tedesco.
Erich Paul Remark nacque a Osnabrück in una famiglia cattolica. A
diciotto anni, durante la Prima guerra mondiale, andò al fronte dove
fu ferito più volte. Dopo la guerra cambiò il suo cognome in Remarque, che era stato il nome della famiglia fino a suo nonno. Cambiò
molti lavori, diventando bibliotecario, uomo d'affari, insegnante e
giornalista.
Nel 1929 pubblicò la sua opera più famosa, Niente di nuovo sul fronte
occidentale (Im Westen nichts Neues) con il nome Erich Maria
Remarque (cambiando il suo secondo nome in onore della madre): il
romanzo descriveva la totale crudeltà della guerra attraverso la prospettiva di un soldato diciannovenne. In seguito scrisse altre opere
simili, che con un linguaggio semplice e toccante descrivevano in
modo realistico la vita durante e dopo la guerra.
Nel 1933, i nazisti bruciarono e misero al bando le opere di Remarque, mentre la propaganda di regime
faceva circolare la voce che discendesse da ebrei francesi e che il suo cognome fosse Kramer, cioè il suo
vero nome al contrario. Questa informazione è ancora presente in alcune biografie nonostante la mancanza di
prove a supporto. Remarque visse in Svizzera dal 1931, e nel 1939 si trasferì negli Stati Uniti con la prima
moglie, Ilsa Jeanne Zamboui, che sposò e dalla quale si separò due volte; divennero cittadini statunitensi nel
1947. Nel 1948 tornò in Svizzera. Nel 1958 sposò l'attrice hollywoodiana Paulette Goddard che rimase con
lui fino alla sua morte, avvenuta nel 1970 a 72 anni.
È sepolto al cimitero di Ronco, in Svizzera, dove è sepolta anche Goddard.
SEZIONE LIBRARIA PROPOSTA D’ISTITUTO
N°
Titolo
Anno di
edizione
Niente di nuovo sul fronte occidentale
1929
E.M. REMARQUE
Cod.
OM.010
Tre camerati
Arco di trionfo
Tempo di vivere, tempo di morire
L'obelisco nero
OJ.011
La notte di Lisbona
La via del ritorno
Ombre in Paradiso
Ama il prossimo tuo
L'ultima scintilla
Il cielo non ha preferenze
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ISTITUTO TECNICO COMM. IGEA – “Antonio GRAMSCI” – Albano Laziale (RM)
UMBERTO SABA
NOTE BIOGRAFICHE
Umberto Saba (all'anagrafe Umberto Poli) nacque il 9 marzo
1883 a Trieste, da madre ebrea, Felicita Rachele Cohen e da
Ugo Edoardo Poli, di nobile famiglia veneziana e agente di
commercio. Edoardo si era convertito alla religione ebraica in
occasione del matrimonio, avvenuto nel 1882, ma essendo
cittadino italiano ed irredentista, le autorità asburgiche lo
costrinsero a lasciare la città, abbandonando la moglie incinta.
Primi anni
Visse una malinconica infanzia, velata dalla mancanza del
padre. Venne allevato per tre anni dalla balia slovena Gioseffa
Gabrovich Schobar, detta "Peppa", che avendo perso un figlio,
riversò sul piccolo Umberto tutto il suo affetto, affetto che il
bambino ricambiò tanto da considerarla, come egli stesso scrisse, «madre di gioia».
Quando la madre lo rivolle con sé, il poeta ebbe il suo primo trauma di cui tratterà nelle poesie raccolte sotto
il titolo Il piccolo Berto (1926).
Frequentò, con scarso rendimento, il Ginnasio Dante Alighieri, dove fu promosso ma gli venne sconsigliato
di proseguire gli studi al liceo. Si iscrisse in seguito alla Regia Accademia di Commercio e Nautica, che
abbandonerà a metà anno.
Risale a questo periodo la sua attrazione verso la musica dovuta anche all'amicizia con il violinista Ugo
Chiesa e il pianista a suonare il violino ebbero esiti scarsi mentre la composizione delle prime poesie, che
firmava con il nome di Umberto Chopin Poli, e dei primi racconti diedero buoni risultati.
Università
Nel 1903 si trasferì a Pisa per frequentare l'università. Dapprima seguì corsi di letteratura italiana, ma lasciò
presto questi corsi per seguire quelli di archeologia, tedesco e latino.
Il 14 luglio 1905 apparve sul quotidiano di Trieste Il Lavoratore un articolo sulle esperienze fatte durante un
viaggio, compiuto a piedi, nel Montenegro. In questo periodo frequentò il Caffè Rossetti, luogo storico di
ritrovo per giovani intellettuali, dove conobbe il futuro poeta Virgilio Giotti. L'anno successivo lasciò Trieste
per recarsi a Firenze dove rimase per due anni frequentando i circoli artistici "vociani" della città, dove
conobbe fra gli altri Giovanni Papini e Giuseppe Prezzolini.
Durante uno dei rari ritorni a casa, conobbe Carolina Wölfler, la Lina delle sue poesie, che diventò in seguito
sua moglie.
Essendo cittadino italiano, pur abitando nell'Impero austro-ungarico, nell'aprile del 1907 partì per il servizio
militare destinato a Salerno. Nasceranno da questa esperienza i Versi militari. Ritornato a Trieste nel
settembre del 1908 si mise in società con il fratello della futura moglie per gestire due negozi di articoli
elettrici e il 28 febbraio, con rito ebraico, sposò Lina. L'anno successivo nacque la figlia Linuccia.
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ISTITUTO TECNICO COMM. IGEA – “Antonio GRAMSCI” – Albano Laziale (RM)
Primi libri di poesie
Nel 1911 pubblicò, a proprie spese e con lo pseudonimo di Saba, il suo primo libro, Poesie, prefate da Silvio
Benco a cui fece seguito, nel 1912, nelle edizioni della rivista La Voce la raccolta Coi miei occhi (il mio
secondo libro di versi), in seguito nota come Trieste e una donna.
Per superare un periodo di crisi dovuto al tradimento della moglie, nel maggio 1913 il poeta si trasferì con la
famiglia dapprima a Bologna, dove collaborò al quotidiano Il Resto del Carlino, e nel febbraio del 1914 a
Milano, dove assunse l'incarico di gestire il caffè del Teatro Eden. Il soggiorno milanese ispirerà La serena
disperazione.
Prima guerra mondiale
Saba, refrattario a schieramenti politici ma tendente all'interventismo per le sue origini triestine, arriva a
collaborare con Il popolo d'Italia diretto da Benito Mussolini.
Allo scoppio della grande guerra venne richiamato alle armi dapprima a Casalmaggiore in un campo di
soldati austriaci prigionieri, poi come dattilografo in un ufficio militare, e infine, nel 1917, al Campo di
aviazione di Taliedo, dove venne nominato collaudatore del legname per la costruzione degli aerei.
Risale a questo periodo la lettura di Nietzsche e il riacutizzarsi delle crisi psicologiche, per le quali, nel 1918,
verrà ricoverato nell'ospedale militare di Milano.
Attività
Terminata la guerra e ritornato a Trieste, dopo aver fatto per parecchi mesi il direttore di un cinematografo
del quale era proprietario suo cognato e scritto alcuni testi pubblicitari per la Leoni Films, rilevò la libreria
antiquaria Mayländer.
Prendeva intanto corpo la prima redazione del Canzoniere che vedrà la luce nel 1922 con il titolo Canzoniere
(1900-1921), che raccoglieva tutta la sua produzione poetica in redazione leggermente modificata confronto
alla bozza del 1919.
Sempre nel 1922 strinse amicizia con Giacomo Debenedetti, ed iniziò a collaborare alla rivista Primo Tempo,
sulla quale apparvero alcune sezioni del nuovo libro, Figure e canti, che verrà pubblicato nel 1926. Iniziò a
frequentare i letterati riuniti intorno alla rivista Solaria che, nel maggio 1928, gli dedicò un intero numero.
Fra il 1929 e il 1931, a causa di una crisi nervosa più intensa delle altre, decise di mettersi in analisi a Trieste
con il dottor Edoardo Weiss, lo stesso di Italo Svevo. Fu Weiss, allievo di Freud, che con la Rivista italiana
di psicoanalisi introdusse in Italia gli studi del medico viennese. Con lo psicanalista, Saba indagò la sua
infanzia, e rivalutò il ruolo della sua nutrice.
La critica intanto andava scoprendo il poeta e i nuovi giovani scrittori e poeti, come Giovanni Comisso, Pier
Antonio Quarantotti Gambini e Sandro Penna, cominciavano a considerarlo un maestro.
Seconda guerra mondiale
Nel 1938, poco prima del secondo conflitto mondiale, a causa delle leggi razziali, fu costretto a cedere
formalmente la libreria al commesso Carlo Cerne e ad emigrare in Francia, a Parigi. Ritornato in Italia alla
fine del 1939, si rifugia prima a Roma, dove Ungaretti cerca di aiutarlo, ma senza risultato, e poi nuovamente
a Trieste, deciso ad affrontare con gli altri italiani la tragedia nazionale.
Dopo l'8 settembre 1943 fu però costretto a fuggire con Lina e la figlia Linuccia, e a nascondersi a Firenze,
cambiando spesso appartamento. Gli sarà di conforto l'amicizia di Montale che, a rischio della vita, andrà a
trovarlo ogni giorno nelle case provvisorie, e quella di Carlo Levi. Uscirà intanto a Lugano, con una
prefazione di Gianfranco Contini, la raccolta Ultime cose, aggiunta poi nella definitiva edizione del
Canzoniere, che uscirà a Torino, edita da Einaudi, nel 1945.
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ISTITUTO TECNICO COMM. IGEA – “Antonio GRAMSCI” – Albano Laziale (RM)
Dopoguerra
Negli anni del dopoguerra Saba visse per un periodo di nove mesi a Roma e poi a Milano dove rimase per
circa dieci anni, tornando periodicamente a Trieste. In questo periodo collaborò al Corriere della Sera,
pubblicò da Mondadori Scorciatoie, la sua prima raccolta di aforismi e Storia e cronistoria del Canzoniere.
Nel 1946 Saba vinse, ex aequo con Silvio Micheli, il primo Premio Viareggio per la poesia del dopoguerra,
al quale seguirono nel 1951 il Premio dell'Accademia dei Lincei e il Premio Taormina, mentre l'Università di
Roma gli conferì, nel 1953, la laurea honoris causa.
Ormai noto e di grandezza riconosciuta, Saba ebbe un avvicinamento "religioso", si convertì poi al
cattolicesimo e si fece battezzare, mentre il suo matrimonio non venne convertito per mancanza di adeguata
preparazione.
Morte e sepoltura
Nel 1955, stanco e malato, e sconvolto per la malattia della moglie, si fece ricoverare in una clinica di
Gorizia, dalla quale uscì solo in occasione del funerale della moglie, mancata il 25 novembre 1956. Saba
muore nove mesi dopo, il 25 agosto 1957, dopo aver periodo lavorato alla stesura di Ernesto, rimasto
incompiuto e pubblicato postumo.
SEZIONE LIBRARIA PROPOSTA D’ISTITUTO: POESIA
N°
Titolo
Poesie
Coi miei occhi (il mio secondo libro di
versi)
La serena disperazione
L'amorosa spina, Trieste
Il canzoniere (1900-1920)
Preludio e canzonette, in "Primo
Tempo"
Autobiografia.I Prigioni, in "Primo
tempo"
Figure e canti
L'Uomo
Preludio e fughe
Tre poesie alla mia balia
Ammonizione ed altre poesie
Tre composizioni
Ultime cose
Il Canzoniere (1900-1945)
Mediterranee
Il Canzoniere (1900-1947)
Uccelli
Uccelli. Quasi un racconto
Anno di
edizione
UMBERTO SABA
1911
Casa editrice italiana, Firenze
1912
Cod.
Casa editrice italiana, Firenze
1920
1921
1921
1922
1923
1926
1926
1928
1929
1932
1933
1944
1945
1946
1948
1950
1951
Epigrafe. Ultime prose
1959
Il Canzoniere (1900-1954)
1957
a cura di Giacomo
Debenedetti
27
ISTITUTO TECNICO COMM. IGEA – “Antonio GRAMSCI” – Albano Laziale (RM)
SEZIONE LIBRARIA PROPOSTA D’ISTITUTO: NARRATIVA
N°
Titolo
Anno di
edizione
Scorciatoie e raccontini
Storia e Cronistoria del Canzoniere
Ricordi. Racconti 1910-1947
1946
1948
1956
Epigrafe.Ultime prose
1959
Quel che resta da fare ai poeti
Ernesto
1961
1975
UMBERTO SABA
Cod.
a cura di Giacomo
Debenedetti
Edizioni dello Zibaldone
Einaudi, Torino
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ISTITUTO TECNICO COMM. IGEA – “Antonio GRAMSCI” – Albano Laziale (RM)
GIUSEPPE UNGARETTI
NOTE BIOGRAFICHE
Giuseppe Ungaretti nasce il 10 febbraio 1888 ad Alessandria
d’Egitto da genitori lucchesi, trasferiti in Africa per lavorare
alla costruzione del canale di Suez. A due anni il poeta
subisce il primo lutto in famiglia: la morte del padre. Il
periodo egiziano lascia nella mente dello scrittore ricordi
esotici, uniti a esperienze giovanili di consolidate amicizie,
come quella con il compatriota Enrico Pea, fondatore del
circolo anarchico la «Baracca rossa».
Nel 1912 Ungaretti si trasferisce a Parigi: studia per due anni
alla Sorbona, segue le lezioni di filosofia di Bergson, ma non
si laurea. Frequenta gli ambienti dell’avanguardia, venendo a
contatto con Apollinaire, Picasso, Braque, e con gli italiani
De Chirico, Modigliani, Soffici, Papini, Palazzeschi,
Marinetti e Boccioni.
Rientra in Italia nel 1914, si abilita all'insegnamento della
lingua francese e lavora a Milano. Questo è il periodo in cui
inizia la sua attività poetica. Allo scoppio della guerra, è
attivo come interventista, si arruola come volontario ed è
mandato a combattere sul fronte del Carso. Questa esperienza di trincea spinge Ungaretti a una profonda riflessione sull’effimera condizione umana e sul valore della
fratellanza tra gli uomini: è l’uomo presente alla sua/fragilità. Nasce quindi in mezzo ai morti la sua prima
raccolta (Il porto sepolto, 1916): «nel mio silenzio, ho scritto, lettere piene d'amore».
Dal 1918 al 1921 vive a Parigi, lavora presso l’Ambasciata italiana ed è corrispondente per il giornale
fascista il «Popolo d’Italia». Durante il suo soggiorno francese sposa Jeanne Dupoix e pubblica con Vallecchi la prima edizione di Allegria di Naufragi (1919). Il nome della raccolta indica la gioia del sopravvissuto
alla tempesta, di colui che, avendo visto la morte vicina, sa apprezzare la vita: «E subito riprende il viaggio,
come dopo il naufragio, un superstite lupo di mare». Ungaretti è dunque il poeta delle emozioni forti, che
richiedono un’immediatezza espositiva, giocata sull’impiego di analogie e sulla rottura delle regole della
metrica tradizionale. La punteggiatura è annullata, la disposizione della parola nello spazio bianco del foglio
assume un’importanza fondamentale che concorre a scandire il ritmo nella declamazione poetica. Ogni
parola racchiude in sé un concetto, per questo l’autore opera una scelta ben calibrata del lessico, che con la
sua semplicità riesce a rendere con pienezza tutta l’amarezza e il dolore della sua prima produzione.
A causa della precaria condizione economica, nel 1923 si trasferisce vicino Roma, a Marino, e viene
impiegato al Ministero degli Esteri. Nel 1925, Ungaretti firma il Manifesto degli intellettuali fascisti.
Nel 1931 esce l'edizione definitiva, de l’Allegria, il volume pubblicato originariamente nel 1916 con il titolo
Il Porto Sepolto, quindi nel 1919 con il titolo Allegria di naufragi e di nuovo nel 1923 con la prefazione di
Benito Mussolini.
La raccolta Sentimento del tempo, datata 1933, segna l’inizio dell’avvicinamento alla fede religiosa, che
rappresenta per lo scrittore l’ultimo appiglio dell'uomo smarrito di fronte alle angosce esistenziali e al dolore
della morte. Il recupero fideistico da parte dello scrittore comporta la ripresa di una metrica più tradizionale
che vede l’impiego dell’endecasillabo e del settenario.
Dopo un periodo di lavoro come corrispondente della «Gazzetta del Popolo», che lo vede impegnato in
diversi viaggi all’estero, nel 1936 è chiamato in Brasile a insegnare letteratura italiana all’Università di San
Paolo. Durante il soggiorno americano, il poeta, che in pochi anni aveva visto la morte della madre e del
fratello, è ora colpito da un lutto ben più grave, la morte del figlio di nove anni. A questo tragico evento sono
dedicati molti dei versi raccolti nella prima parte de Il dolore, in cui l’uomo ungarettiano lotta per conservare
la fede di fronte agli imperscrutabili disegni divini: «In cielo cerco il tuo felice volto, ed i miei occhi in me
null'altro vedano, quando anch'essi vorrà chiudere Iddio...»
Nel 1942, a causa del conflitto mondiale, ritorna in Italia: gli sono conferiti il titolo di Accademico d'Italia e
la cattedra di Letteratura italiana moderna e contemporanea all’Università di Roma. Alla fine della guerra,
dopo una serie di difficoltà legate al suo collaborazionismo con il regime fascista, è confermato docente
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ISTITUTO TECNICO COMM. IGEA – “Antonio GRAMSCI” – Albano Laziale (RM)
universitario e Mondadori comincia a pubblicare le sue poesie: Il dolore (1947), La Terra promessa (1950),
Un grido e paesaggi (1952), Il taccuino del vecchio (1961) e Vita di un uomo (1969). Questa ultima raccolta
racchiude tutta la sua produzione poetica, inclusi i suoi saggi critici e le sue traduzioni, tra cui Gòngora,
Mallarmé e Blake. Ungaretti termina così la sua opera letteraria, un anno prima della sua scomparsa
IDEOLOGIA e POETICA
Ungaretti vive nel periodo in cui la borghesia, dopo aver realizzato in Italia il capitalismo, non porta avanti
gli ideali di giustizia e libertà, ma si chiude in se stessa, temendo di perdere la propria egemonia, e affida la
risoluzione delle proprie contraddizioni sociali prima al colonialismo-imperialismo, poi alla guerra mondiale,
al fascismo e alla II guerra mondiale.
E' l'esperienza della guerra che rivela al poeta la povertà dell'uomo, la sua fragilità e
solitudine, ma anche la sua spontaneità e semplicità (primitivismo) che viene ritrovata
nel dolore. L'esistenza è un bene precario ma anche prezioso. In guerra egli si è
sottratto ad ogni vanità e orgoglio; nella distruzione e nella morte ha però riscoperto il
bisogno di una vita pura, innocente, spontanea, primitiva. Ha acquisito compassione
per ogni soldato coinvolto nell'assurda logica della guerra: ha maturato, per questo,
un profondo senso di fraterna solidarietà. La sua visione esistenziale è dolorosa
perch'egli pensa che l'uomo non abbia la possibilità di concretizzare le sue aspirazioni
conoscitive e morali. Ungaretti non crede nelle filosofie razionali e cerca di cogliere
la realtà attraverso una poetica che s'incentri
sull'analogia, cioè sul rapido congiungimento di ordini fenomenici diversi, di immagini fra loro molto lontane che la coscienza comune non metterebbe insieme.
Questa esperienza lo porta a rifiutare -soprattutto nell'Allegria- ogni
forma metrica tradizionale: rifiuta il lessico letterario, le convenzioni grammaticali, sintattiche e retoriche (ad es. elimina la punteggiatura, il "come" nelle analogie, ecc. Diventano importanti gli accenti tonici, le pause). Crea un ritmo totalmente libero, con versi
scomposti, brevissimi, scarni, fulminei, dove la singola parola acquista un valore assoluto, dove il titolo è parte integrante del testo.
La poetica qui è frammentaria, allusiva, scabra, anche perché il
poeta non ha una realtà ben chiara da offrire.
Ne Il porto sepolto Ungaretti lascia intendere che poesia significa
possibilità di contemplare la purezza in un mondo caotico e assurdo, ma la poesia dev'essere espressione di una esperienza particolare, intensamente vissuta: la ricerca del vocabolo giusto è faticosa, perché l'uomo deve liberarsi del male che è in lui e fuori di lui.
SEZIONE LIBRARIA PROPOSTA D’ISTITUTO
N°
Titolo
UNGARETTI: Vita di un uomo
Anno di
edizione
GIUSEPPE
UNGARETTI
Cod.
OE.007
Allegria
Il porto sepolto
30
ISTITUTO TECNICO COMM. IGEA – “Antonio GRAMSCI” – Albano Laziale (RM)
Sezione 2
LA CINEMATOGRAFIA
DELLA
PRIMA GUERRA MONDIALE
31
ISTITUTO TECNICO COMM. IGEA – “Antonio GRAMSCI” – Albano Laziale (RM)
LA PRIMA GUERRA MONDIALE
1914-1918
CIAK SI GIRA! IN SCENA LA GRANDE GUERRA
(di Massimiliano Italiano)
Così come oggi il giornalismo televisivo, allo stesso modo, durante il primo conflitto mondiale e soprattutto
negli anni successivi, con l'avvento del sonoro, il Cinema dei pionieri del grande schermo ha permesso alla
moltitudine di far conoscere i diversi aspetti della guerra. Proprio in quel periodo, infatti, le proiezioni
cinematografiche conoscono la loro prima diffusione di massa.
Solo negli Stati Uniti, tra il 1915 e il 1918, vennero prodotti 2.500 film; in Europa, la nuova arte visiva
ebbe un esordio un po' più stentato, ma non per questo meno prolisso, superando comunque le 400 opere.
Durante la guerra, la maggior parte dei film realizzati ebbe chiari intenti propagandistici, e soltanto a
partire dagli anni '20, i temi ispirati alla prima guerra mondiale iniziarono
ad essere molto più variegati.
Purtroppo, le prime vere iniziative letterarie, promosse soprattutto in
Europa, erano state arrestate dalla guerra, e molti registi di talento
dovettero interrompere i loro lavori. Sta di fatto, che, già da prima del
1914, il vecchio continente si era fatto promotore del genere epico con il
kolossal "Cabiria", su soggetto e didascalie di Gabriele D'annunzio, e con
l'uscita di “Marcantonio e Cleopatra”, girato nel 1913 da Enrico
Guazzoni, che tra l'altro aveva avuto un certo successo negli Stati Uniti
con "Quo vadis?"; i registi Mario Caserini e Eleuterio Rodolfi, con il loro
"Gli ultimi giorni di Pompei" (1913), erano anche riusciti a girare con i
primi effetti speciali e scenografie particolarmente elaborate, superando i
tremila metri di pellicola.
Ma durante il corso del conflitto, la produzione europea perse sia in
qualità che in quantità, diventando succube del successo americano.
L'impatto culturale della cinematografia d'oltreoceano fu molto forte,
anche perché la diffusione della letteratura classica, era molto limitata per
via dell'analfabetismo; i divertimenti alternativi al cinematografo erano
poi piuttosto scarsi e la popolazione si lasciò facilmente prendere dall'entusiasmo per la novità tecnologica.
Neppure il cinema di propaganda venne pienamente sfruttato in Europa quanto in America. In Italia, le
autorità militari si accorsero troppo tardi dell'efficacia della cinematografia sulla psiche umana. Tra i
pochi film prodotti a tale scopo troviamo "Maciste Alpino", di Luigi Romano Borgnetto, prodotto dalla Itala
film (1916), con la regia di Giovanni Pastrone che aveva portato al successo internazionale anche altri film
come "La caduta di Troia" del 1911 e "Cabiria" nel 1914. La guerra, purtroppo, interruppe la sua carriera,
e così anche il suo capolavoro, "La Bibbia", che non sarà mai terminato e tutti i set demoliti.
I registi cinematografici della grande America si accorsero, invece, di avere tra le mani un nuovo strumento
tecnico-letterario capace di suscitare i sentimenti umani, molto di più di quanto avessero finora fatto la
letteratura e le altre arti visive. Solo pochi registi, però, valorizzarono fin dall'inizio questa possibilità,
creando opere di un certo spessore letterario. Durante il conflitto, il cinema ebbe un orientamento più che
altro propagandistico, con il fine di coinvolgere emotivamente la popolazione al dramma della guerra e
di inculcare tra i valori della vita quotidiana il mito dell'eroe e del valore, elementi che saranno fondamentali
pure nella propaganda fascista. Il soldato-simbolo, con il suo eroismo, la sua triste vita privata fatta di
addii e di grandi amori e la crudeltà della guerra rimasero difatti protagonisti dell'immaginario
collettivo ancora per molti anni.
32
ISTITUTO TECNICO COMM. IGEA – “Antonio GRAMSCI” – Albano Laziale (RM)
I temi che maggiormente si svilupparono durante gli anni della guerra furono orientati, più che altro,
all'esaltazione della guerra e ad un certo estetismo del campo da battaglia; e ciò non soltanto inteso in senso
letterale ma anche in senso figurato: uomini con l'elmetto e donne innamorate sono spesso protagonisti di
una storia privata che si intreccia in qualche modo con la guerra; e ognuno di loro ne combatte a sua
volta una propria interiore, che di volta in volta può assumere i più diversi significati: ideologici, esistenziali
o puramente materiali. Esiste la guerra dei patrioti, quella degli uomini che sperano di migliorare il proprio
futuro dopo la pace, quella degli innamorati che attendono di poter abbracciare la propria amata. Molti di
questi uomini torneranno a casa disillusi.
In Italia, i patrioti rinfacceranno ai politici la vittoria mutilata, i contadini
la terra promessa mai avuta, molti giovani saranno mutilati o perderanno
la loro vita, altri non avranno più il loro lavoro. Questa disillusione, accompagnata da una certa rassegnazione qualunquista al “sacrificio inutile”, continuò ad essere rappresentata anche molti anni dopo la fine della
guerra. Alla propaganda del riscatto nazionalista si affiancò dunque la
cinematografia pacifista. "La grande illusione" di Jean Renoir (1937)
è forse uno degli esempi più classici di questo filone letterario. Secondo
Renoir tutti siamo perdenti di fronte alla guerra. Nel suo film, l'aristocratico, il ricco ebreo e il proletario, prigionieri nel campo di concentramento tedesco, condividono il loro comune destino pensando ad un modo per evadere. La prigionia assume,
anche, un valore altamente simbolico: tutti siamo prigionieri della guerra.
A questa comunanza si associa, però, la diversità delle classi sociali e le loro naturali contrapposizioni, che
sono proprio la base di quei diversi interessi che ogni individuo trova nella guerra e che prima citavo. Questo
fu il grande dramma della prima guerra mondiale. Ognuno combatte la propria guerra: nazioni contro
nazioni, uomini contro uomini. Questa sorta di conflitto sociale parallelo viene visto da Renoir attraverso la
teoria delle “barriere orizzontali”, dove ogni casta sociale vede il mondo in maniera trasversale rispetto a
quella che poteva essere la sola contrapposizione delle nazioni. Il nobile tedesco Rauffenstein, che
comandava la fortezza-campo di concentramento, si ritrova alla fine concorde con
l'aristocratico francese, prigioniero di guerra. Entrambi si riconoscono nel mondo
dell’antica cavalleria, in un’aristocrazia fondata sul dovere delle armi, ma senza
dimenticare comunque la propria fedeltà verso i compagni e la patria.
L'aristocratico francese – De Boeldieu – sacrifica così la propria vita per permettere
la fuga agli altri prigionieri. Al tedesco Rauffenstein, dalla cui mano era stato ucciso,
così dirà sul punto di morire: “per un uomo del popolo è terribile morire in guerra.
Per voi e per me, è una buona soluzione”.
Quell'uomo del popolo che ha interesse a salvare soltanto la propria pelle sarà
intepretato da Alberto Sordi e Vittorio Gasmann nel film "La grande guerra", di
Mario Monicelli (1957), dove solo nel finale, i due protagonisti, catturati dagli
austriaci, rendono onore alla propria divisa.
Una estremizzazione della guerra degli “egoismi”, è sicuramente il film di Kubrik "Orizzonti di gloria"
(1957). In questo caso, la sete di carriera e il fanatismo di un generale francese, porta solo alla morte degli
uomini del suo reparto, mandati all'assalto delle posizioni tedesche senza alcuna possibilità di vittoria. Il
fallimento dell'operazione viene alla fine imputata agli stessi soldati e tre di loro vengono fucilati per viltà di
fronte al nemico.
Al tema delle divisioni sociali, si contrappone tutta una serie di film sul cameratismo, dove, all'opposto,
viene sottolineata l' unione degli uomini di fronte al dovere verso la patria e una dovuta quanto
necessaria solidarietà verso il compagno d'arme: il camerata. Questa unione fraterna non fa altro che
compensare la solitudine degli uomini di fronte al mondo. Ma quella solitudine non è dovuta certo alla
guerra dei soldati e dei cannoni ma allo stesso egoismo degli uomini, che pensano solo a se stessi. Con lo
spirito di cameratismo, si cerca di superare questo isolamento e di sopperire a quegli affetti che ogni uomo
cerca.
33
ISTITUTO TECNICO COMM. IGEA – “Antonio GRAMSCI” – Albano Laziale (RM)
Questa sorta di solidarietà collettiva renderebbe perciò capaci di vincere ogni paura, perfino quella della
morte. Ed è così, ad esempio, che nel film "Le vie della Gloria", di Howard Hawks (1936), un gruppo di
soldati francesi deve resistere eroicamente all'avanzata tedesca anche sacrificando la propria vita, in nome di
uno spirito superiore, quello dell'onore e della comunanza alla Patria. Entrambi i generi sono accomunati
dalla presenza di un valore assoluto che si pone al di sopra di
qualunque sacrificio umano e che consente di colmare il vuoto
della solitudine e la paura della nullità dell'esistenza: nel primo
caso il concetto di umanità; nel secondo quello del patriottismo e
del coraggio. Al contrario, nel film "All'ovest niente di nuovo",
diretto da Lewis Milestone (1930), si ha una visione più nihilista: gli studenti tedeschi che si arruolano volontari si ravveono dei loro ideali politici e scoprono che la guerra ha poco da
spartire col coraggio, il dovere o l'etica. Il film, tra i primi con il
sonoro, mostra le crudeltà della guerra con uno straordinario
realismo. Riproposto in una nuova versione nel 1979, e' tratto dal
romanzo "Niente di nuovo sul Fronte Occidentale" di Enrico
Maria Remarque.
Il realismo cinematografico è spesso una delle armi utilizzate dai registi per coinvolgere il pubblico: quelle
tragiche conseguenze mostrate in sequenza sono per alcuni il frutto di un infausta decisione politica; per altri
lo spettacolo di un epica battaglia. Tutti i registi fanno comunque appello al sentimento umano o
attraverso qualche forma di romanticismo o per mezzo della tragedia; di solito è utilizzato un racconto
che si avvicina a quello dell'esperienza più comune. Così, nel film "L'angelo delle tenebre", diretto da
Sidney Franklin (1935), il protagonista Herbert Marshall, prima di fare viaggio dall'Inghilterra per
raggiungere il fronte francese, desidera sposare la propria donna.
Non trovando alcun rappresentante di Dio per celebrare il matrimonio, i due
trascorrono la loro ultima notte nel piacere. Qualche tempo dopo, lui rimane ferito
in combattimento e resta cieco. Ciò che però si pone in evidenza nel film non è la
sofferenza fisica ma quella interiore. La mente del protagonista è offuscata dalla
paura di non essere più accettato dalla propria amata per il suo stato fisico o
peggio che venga sposato solo per pietà. In una sorta di autodistruzione
dell'io, attraverso un estremizzazione della propria sofferenza, l'eroe cerca di
distruggere il suo amore facendo credere a lei di non amarla più, in modo da
allontanarla. L'ostentazione della sua donna e il suo rifiuto ad abbandonare il suo
uomo, si pone come conferma della superiorità dell'amore su ogni sofferenza.
Anche in questo caso, dunque, è solo la forza di “un valore univoco” a porsi come
speranza per l'umanità.
Il tentativo di sdrammatizzare la guerra è portato avanti con una
certa efficacia anche dalla comicità di alcuni attori. Tra i primi ad
emergere è Charlie Chaplin, con il film "Charlot in trincea " (1918). Il
vendicatore “degli oppressi” sogna di catturare da solo il kaiser e di porre
così fine alla guerra in nome del protagonismo popolare. Il film è in chiara
funzione antitedesca, ma le origini umili dell'eroe ne fanno un successo,
poiché, evidentemente, la riuscita dell'impresa è legata al desiderio di
riscatto degli uomini inviati al fronte nei confronti dei loro stessi governi,
che gli costringono a combattere una guerra che non è la loro (Charlot nel
film pensa più a salvare la pelle che a combattere il nemico), ma che
dopo tutto, alla fine, si sentono i soli veri eroi. I fotogrammi di pellicola
censurati, sia nella parte iniziale del film sia in quella finale, mostrano
difatti tutti i potenti del mondo esposti al ludibrio. La scenografia e la
cinematica del film fanno dell'opera di Chaplin una autentica prima
ridicolarizzazione della guerra, dove bombe ed esplosioni vengono sostituite da fuochi d'artificio e
girandole. Questo desiderio di riscatto degli umili in guerra è stato ben rappresentato anche a distanza di
molti anni, ad esempio, nel "Sergente York" di Howard Hawks (1941), dove il protagonista, interpretato da
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ISTITUTO TECNICO COMM. IGEA – “Antonio GRAMSCI” – Albano Laziale (RM)
Gary Cooper, dopo aver vissuto parte della sua gioventù in povertà, ritrova se stesso prima con il conforto
di un pastore e poi diventando un eroe di guerra.
Altri registi utilizzano la paura per dare forza al loro messaggio pacifista. Il francese Abel Gance, nel suo
"J'accuse" (1919), mette in scena la storia di un soldato che tornato dal fronte racconta ai suoi amici di uno
strano sogno che aveva fatto qualche tempo prima: i soldati morti erano usciti dalle loro tombe ed erano
tornati alle loro case per vedere cosa era cambiato e per raccontare delle atrocità della guerra; ma ciò
che trovano è il quotidiano materialismo della vita di sempre.
Nel film "I quattro cavalieri dell'apocalisse", di Rex Ingram (1921), alla suspance si affiancano ancora i
temi dell'amore e del sentimentalismo. Il travolgente rapporto tra i due protagonisti, Rodolfo Valentino e
Alice Terry, assume un valore altamente simbolico. Il loro amore peccaminoso, in quanto lei è già sposata
con un senatore francese, è punito dalla giustizia divina allo stesso modo di quanto stia facendo la guerra per
redimere l'umanità. Il regista ha voluto affidare alla morte del protagonista un analogo significato espiatorio. La sua anima si redime venendo in sogno all'amante ed esortando la donna a tornare da suo
marito, che la stava aspettando e che aveva bisogno del suo affetto. L'episodio, con un abile parallelismo,
riporta alla mente il racconto visionario sui quattro cavalieri dell'Apocalisse che un filosofo russo aveva
narrato ai due quando erano a Parigi. Si tratta questa volta di una giustizia universale. Per tutti i quattro anni
della guerra, morte e distruzione serpeggiano così tra gli uomini come punizione per i loro peccati.
Nel secondo dopoguerra, il richiamo del cinema alla grande guerra assume più spesso dei connotati
più propriamente politici, pur continuando a rimanere nell'alveo dello spirito pacifista. Il tema è, però,
spesso ripetitivo e confluisce puntualmente nel sottolineare la guerra nella sua inutile strage. Così, ad
esempio, nel film "Oh che bella guerra!", di Richard Attenborough (1969), gli orrori della trincea non
saranno altro che un monito alla tragica guerra del Vietnam. In entrambi i conflitti, gli uomini muoiono
senza sapere il perché.
In questi ultimi anni stiamo assistendo ad un timido revival del genere cinematografico relativo alla Prima
Guerra Mondiale. Abbandonando gli impegnati contenuti prettamente ideologici, propagandistici e
dichiaratamente pacifisti, oggi si predilige la semplice “benedizione” di strepitosi effetti sepciali, per
riconcretizzare semplicemente l’alter ego digitale del conflitto in sé stesso.
E’ questo il caso del recente, sordido rifacimento di Mata Hari (1985) con la conturbante Sylvia Kristel e di
“Giovani Aquile” (Flyboys) che romanza la vera epopea e le leggendarie gesta dei piloti franco-americani
della Squadriglia Lafayette, che si schierarono al
fianco dell’Intesa ancor prima che gli Stati Uniti
entrassero ufficialmente in guerra.
Si spinge un po’ oltre, nella scala dei valori
sociali e del messaggio trasmesso sul grande
schermo, “Una lunga Domenica di passioni” che
narra la struggente storia d’amore di un “poilu”
francese, chiaramente iconizzabile per le
migliaia di analoghe e reali vicissitudini di molti
che amarono e combatterono con eguale
intensità e passioni in quei duri anni. Non resta
che attendersi un imminente, massiccio
intervento di Hollywood, per riscoprire in tutta
la sua cruda drammaticità una delle piu’ cruente
guerre mai combattute dal genere umano e, parallelamente, un abbattimento totale di qualsiasi espressività
storica, poetica o narrativa, in favore di nuovi “gladiatori” armati di mitragliatrici Schwarzlose e terrificanti
baionette. Notizie recenti davano quasi per certo l’avvenuto, anche se insolito, connubio tra i produttori
cinematografici statunitensi e il capolavoro letterario di Sebastian Faulk, “Il Canto del Cielo” (Birdsong),
ma per il momento sembra che Hollywood stia semplicemente serbando nel cassetto una potenziale,
prossima carta vincente del cinema americano.
35
ISTITUTO TECNICO COMM. IGEA – “Antonio GRAMSCI” – Albano Laziale (RM)
LA CINEMATOGRAFIA
Anno
di
prod.
N°
titolo
01
02
03
04
05
06
07
08
09
10
11
Maciste alpino
Charlot in trincea
J'accuse
I quattro cavalieri dell’Apocalisse
La suora bianca
Koenigsmark
La grande parata
Verdun,visioni di storia
Ali
Westfront 1918"
Gli angeli dell'inferno
All'ovest niente di nuovo
(All Quiet on the Western Front)
Journey's End
La Donna che non si deve amare
Bergen in flammen (Montagne in
fiamme)
Addio alle armi
1916
1918
1919
1921
1923
1923
1925
1928
1928
1930
1930
Giovanni Pastrone
Charlie Chaplin
Abel Gance
Rex Ingram
Henry King
Leonce Perret
King Vidor
Léon Poirier
William Wellman
Georg Wilhelm Pabst
Howard Hughs
1930
Lewis Milestone
1930
1931
James Whale
James Whale
1931
Hartl - L.Trenker
1932
Borzage Frank
Mata Hari
1932
VHS
Il compagno B
1932
VHS
Ero una spia
La guerra lampo dei Fratelli Marx
con i Fratelli Marx
Rivalità eroica (Today we live)
Sobborghi (Okraina)
La Pattuglia sperduta (The lost
patrol)
L'angelo delle tenebre
Scarpe al Sole
Koenigsmark
Tredici uomini ed un cannone
Le vie della Gloria
Sangue sulla sabbia - I tredici
(Trinadcat)
La grande illusione
J'accuse (remake)
Madernoiselle Docteur Georg
La storia d'Edith Cavell
Smarrimento (Je t'attendrai)
La Spia in nero (The spy in black)
Da Mayerling a Sarajevo (De
Mayerling à Sarajevo)
Il Ponte di Waterloo (Waterloo
bridge)
Il sergente York
Fratelli d'Italia
1933
12
13
14
15
16
19
20
21
22
23
24
25
26
27
28
29
30
32
33
34
35
36
37
38
39
40
Tipo
regista
durata
Cod.
George Fitzmaurice
90 m
H.028
Marshall & Mc Carey
61 m
H.067
Victor Saville
1933
1933
1933
Howard Hawks
Boris Barnet
1934
John Ford
1935
1935
1935
1936
1936
Sidney Franklin
Marco Elter
Michel Tourneur
Forzano
Howard Hawks
1936
Michail Romm
1937
1937
1937
1939
1939
1939
Renoir J.
Abel Gance
Wilhelm Pabst
Herbert Wilcox
Léonide Moguy
Michael Powell
1940
Max Ophuls
1940
Mervyn LeRoy
1941
1952
Howard Hawks
Saraceni
36
ISTITUTO TECNICO COMM. IGEA – “Antonio GRAMSCI” – Albano Laziale (RM)
41
42
43
44
45
46
La leggenda del Piave
Penne nere
Koenigsmark
Bella non piangere
I 5 dell'Adamello
Guai a i vinti - Vae victis
Grandi manovre (Les grandes
manoeuvres)
1952
1952
1952
1954
1954
1954
Riccardo Freda
Biancoli
Solange Terac
Carbonari
Mercanti
Raffaele Matarazzo
1955
René Clair
Addio alle armi
1957
Orizzonti di gloria
1957
La Grande Guerra
1959
1962
1962
David Lean
Francois Truffaut
1962
Vincent Minnelli
54
55
56
Lawrence d'Arabia
Jules e Jim (Jules et Jim)
I Quattro cavalieri dell'apocalisse
(The four horsemen of apocalypse)
Per il re e per la patria
Mata Hari, agente segreto H21
La caduta delle aquile
1965
1965
1966
57
La Ragazza e il generale
1967
58
Oh che bella guerra!
Il Disertore e i nomadi (Zbéhove a
poutnici) - (il I° episodio)
Fraulein Doktor
Oh, che bella guerra
(Oh, what a lovely war)
E Johnny prese il fucile
I recuperanti
Uomini contro
Il Barone rosso (Von Richthofen and
Brown)
Messia selvaggio (Savage Messiah)
La Battaglia delle Aquile
All'Ovest niente di nuovo
Operazione Crepe Suzette
(Darling Lili)
1969
Joseph Losey
Jean-Louis Richard
John Guillermine
Pasquale Festa
Campanile
Richard Attenboroug
1969
Jurai Jakubisko
1969
Alberto Lattuada
1969
Richard Attenborough
1970
1970
1971
Dalton Trumbo
Ermanno Olmi
Franceso Rosi
1971
Roger Corman
1971
1976
1979
Ken Russell
Jack Gold
Delbert Mann
1980
Blake Edwards
47
49
51
52
53
59
60
61
62
63
64
65
66
67
68
69
Cuore
71
72
73
74
75
76
77
78
79
80
81
Gli anni spezzati (Gallipoli)
Il Disertore
Capitan Conan (Capitaine Conan)
Mata Hari
Light Horsemen, attacco nel deserto
La Via maestra
(The raggedy rawney)
La Notte dei maghi (Hanussen)
La vita e niente altro
Mino (sceneggiato per la TV)
Amare per sempre
Capitan Conan
VHS
Vidor Charles
152 m
F.001
135 m
K.022
120 m
F.014
Kubrick Stanley
VHS
VHS
Monicelli M.
Comencini Luigi
1981
1983
1996
1985
1987
Weir Peter
Giuliana-Berlinguer
Tavernier Bertrand
Curtis Harrington
Simon Wincer
1987
Bob Hoskins
1988
1989
1989
1996
1996
István Szabó
Bertrand Tavernier
Gianfranco Albano
Richard Attenborough
Bertrand Tavernier
37
ISTITUTO TECNICO COMM. IGEA – “Antonio GRAMSCI” – Albano Laziale (RM)
82
83
84
85
86
87
88
89
Regeneration
La chambre des officiers
Il battaglione perduto
Deathwatch - La trincea del male
Una lunga domenica di passioni
(Une longue dimanche de
fiancailles)
Joyeux Noël
Giovani aquile (Flyboys)
L'amore e la guerra (sceneggiato per
la TV)
1997
2001
2001
2002
MacKinnon Gillies
François Dupeyron
Russell Mulcahy
Michael J. Bassett
2004
Jean-Pierre Jeunet
2005
Christian Carion
Tony Bill
2007
Giacomo Campiotti
90
A DISPOSIZIONE
COMMENTATO
SEZIONE DOCUMENTARIA CORRELATA
N°
Anno
di
prod.
Tipo
1914
VHS
100 anni della…
La pace perduta
VHS
100 anni della…
Al servizio della guerra
VHS
Cronache filmate
La montagna che esplode
DVD
Istituto Luce
52 m
????
Il primo dopoguerra: 1919-1922
DVD
Istituto Luce
70 m
????
Gabriele D’Annunzio
DVD
Istituto Luce
titolo
Campi di battaglia
COLLANA
durat
a
Cod.
Z013
50 m
Z015
Z011
07
08
09
10
11
12
13
14
15
17
18
A DISPOSIZIONE
COMMENTATO
38
ISTITUTO TECNICO COMM. IGEA – “Antonio GRAMSCI” – Albano Laziale (RM)
01 - Mata Hari
Mata Hari: il nome emana mistero, intrigo e sensuale seduzione. Chi
poteva interpretare il ruolo della nota spia della Prima Guerra
Mondiale meglio di Greta Garbo, l’enigmatica, sofisticata icona del
grande schermo soprannominata la Sfinge Svedese? La Garbo è
ipnotizzante nella parte della danzatrice trasformata in agente segreto
dello spionaggio tedesco in una Parigi del tempo di guerra che pullula
di segreti e tradimenti. A completare il cast ci sono nomi di spicco
come Lionel Barrymore, il generale russo che perde la testa per lei,
Lewis Stone, una spia di ghiaccio, e Ramon Navarro, l’affascinante
aviatore che conquista il cuore che Mata Hari ignorava di avere. Con il
mondo in guerra, l’amore era la sua arma. E gli unici uomini che non
riuscì a sedurre furono i 12 che componevano il plotone d’esecuzione
che pose fine alla sua vita tragica e tumultuosa.
CAST TECNICO ARTISTICO
George Fitzmaurice
Doris Anderson, Leo Birinsky, Gilbert Emery, Benjamin Glazer
REGIA
SCENEGGIATURA
SOGGETTO
FOTOGRAFIA
MUSICA
MONTAGGIO
George Fitzmaurice, Irving Thalberg
USA 1932
90
PRODOTTO DA
DURATA
PERSONAGGI E INTERPRETI
PERSONAGGI
INTERPRETI
Mata Hari
Gen. Serge Shubin
Lt. Alexis Rosanoff
Andriani
Dubois (Capo dei servizi segreti francesi)
Carlotta (agente tedesco)
Sorella Angelica
codice
H.028
vetrina
006
scaffale
040
Greta Garbo
Lionel Barrymore
Ramon Novarro
Lewis Stone
C. Henry Gordon
Karen Morley
Blanche Friderici
formato
VHS
VIDEOTECA
a disposizione
note
39
ISTITUTO TECNICO COMM. IGEA – “Antonio GRAMSCI” – Albano Laziale (RM)
02 – Il compagno B
All'inizio della prima guerra mondiale, Stanlio e Ollio vengono forzati a
reclutarsi nell'esercito. Una volta entrati, dimostrano però di non aver capacità
nemmeno per fare una marcia, e vengono quindi sbattuti a fare gli spazzini
alle cucine militari. Per un malinteso riguardo la destinazione dell'immondizia
delle cucine, entrano in contrasto con il cuoco del plotone, il quale promette
che se li avesse ancora incontrati, "della loro pelle avrebbe fatto delle
bretelle".
Stan e Oliver diventano molto amici del commilitone Billy Smith. Il povero
Billy però non se la passa bene: viene lasciato dalla moglie e diviene l'unico
responsabile della figlia. Da arruolato non può però provvedervi; non può
farlo nemmeno la badante di famiglia, per motivi di salute. È costretto quindi
a lasciarla ad estranei.
Dopo un po' di tempo, Stan e Oliver si ritrovano con Billy al fronte; tentano di
convincerlo ad affidare la bimba ai nonni, ma invano, poiché il ragazzo aveva
chiuso i rapporti con i suoi genitori molti anni prima. Stan e Oliver riescono a
farsi dare l'indirizzo della piccola poco prima che Billy venisse catturato dai
tedeschi.
Stan e Oliver vengono mandati all'attacco per liberare il compagno, riescono
(per errore) a prevalere nello scontro e diventano "eroi per forza". Ma Billy
Smith non verrà più trovato.
La coppia, ormai reimpatriata, va a recuperare la bimba dalle persone cui era in affidamento (gentaglia senza scrupoli) e
comincia la ricerca dei nonni. L'unica cosa però che conoscono di quest'uomo, è il cognome... "Smith". Uno dei
cognomi più comuni d'America! L'elenco telefonico è la loro arma, la pazienza la loro virtù: Stan e Oliver cominciano
la ricerca di Mr. Smith andando a trovare i diretti interessati porta a porta, combinandone di tutti i colori: si prendono
due pugni da un pugile, mandano a monte un matrimonio, finché si arriva ad una scarica di fucile sui pantaloni di
Oliver. Da quell'episodio i due preferiscono telefonare, prima di incontrare un qualsiasi Mr Smith.
Le ricerche vanno per le lunghe, ed i due cominciano ad avere grane anche con le istituzioni. Non essendo riconosciuti
come tutori della bambina, l'orfanotrofio della cittadina vuole prelevare lei, per poi mettere agli arresti i due malcapitati.
Così Stan e Oliver decidono di scappare, trasferendosi altrove con la loro attività culinaria (un camion/fast-food dal
motto "Laurel & Hardy :la delizia del tuo palato"). Non avendo denaro per sostenere le spese del viaggio, chiedono un
prestito. La richiesta viene inoltrata al direttore di una banca, ma i loro avallanti (la camionetta "culinaria") non bastano
a far da garanzia; anzi, la richiesta risulta così bizzarra, che il ricco banchiere si sbellica dalle risate, tanto da farsi
cadere in testa, con un movimento brusco, un busto posto su un piedistallo alle sue spalle. Il banchiere sviene, Stan e
Oliver ne approfittano, prendono i soldi e cercano di scappare. Però è troppo tardi; la polizia è alle calcagna e a nulla
servono i tentativi di fuga. Riportati dal banchiere, i due sono costretti a restituire il denaro; la bimba sta per essere
portata via, ma tra le cose personali di Stan e Oliver c'è una foto scattata in tempo di guerra con il loro grande amico
Billy. Il banchiere guarda la foto e riconosce suo figlio: è lui il tanto ricercato Mr. Smith.
Stan e Oliver vengono rilasciati su richiesta del banchiere e le cose sembrano finire nel migliore dei modi: se non fosse
per il cuoco del Sig. Smith, lo stesso del plotone militare, che ha ancora un conticino da regolare con Stan e Oliver.
CAST TECNICO ARTISTICO
REGIA
SCENEGGIATURA
SOGGETTO
FOTOGRAFIA
MUSICA
MONTAGGIO
PRODOTTO DA
George Marshall, Raymond McCarey
H.M. Walker
Art Lloyd
Marvin T.Hatley
Richard C.Currier
Hal Roach
USA - 1932
DURATA
40
ISTITUTO TECNICO COMM. IGEA – “Antonio GRAMSCI” – Albano Laziale (RM)
PERSONAGGI E INTERPRETI
PERSONAGGI
Stan Laurel
Ollio
Badante
Mr. Hathaway
Generale
Assistente sociale
Stanlio
Oliver Hardy
Mary Carr
Billy LA Gilbert
James Finlayson
Charles Middleton
codice
vetrina
INTERPRETI
scaffale
formato
VHS
VIDEOTECA
a disposizione
note
41
ISTITUTO TECNICO COMM. IGEA – “Antonio GRAMSCI” – Albano Laziale (RM)
03 – LE SCARPE AL SOLE
Tre montanari dello stesso paese alpino - un veterano della guerra
libica e due giovani - sono arruolati negli Alpini quando nel 1915
l'Italia entra nel conflitto mondiale. Cronaca delle loro vicissitudini tra
trincee e retrovie. Sceneggiato da Curt Alexander dal libro Diario di
guerra (1921) di Paolo Monelli, ex ufficiale degli Alpini. Campione
del mondo (1913) di sci, alpino pluridecorato nella guerra 1915-18,
documentarista, il torinese M.Elter esordisce con un film schietto,
attento ai personaggi più che all'azione, non esente da cadute retoriche
né da ingenuità narrative. Premiato alla Mostra di Venezia con la
coppa del Ministero della stampa e propaganda per “il film eticamente
più significativo”.
*
Mettere le “scarpe al sole”, in gergo degli alpini, significa morire; questa
insolita espressione ci viene tramandata direttamente dall’epoca della Grande
Guerra, dalla prolifica penna di Paolo Monelli, ufficiale degli Alpini, gia’
redattore de Il Resto del Carlino, e quindi scrittore e giornalista del
Novecento
CAST TECNICO ARTISTICO
Marco Elter
Curt Alexander
Paolo Moretti
Massimo Terzano
Antonio Veretti
Camillo Mastrocinque
REGIA
SCENEGGIATURA
SOGGETTO
FOTOGRAFIA
MUSICA
MONTAGGIO
PRODOTTO DA
ITALIA, 1935
b/n 92 minuti
DURATA
PERSONAGGI E INTERPRETI
PERSONAGGI
INTERPRETI
Bepo
Anna, sua moglie
Durigan
Toni
Il tenente degli alpini
L'alpino amico di Toni e Cesco
La moglie di Bepo, alias Dirce Bellini
Maria, sua fidanzata
codice
vetrina
scaffale
Camillo Pilotto
Isa Pola
Cesco Baseggio
Carlo Ludovici
Carlo Duse
Nino Marchetti
Dina Perbellini
Nelly Corradi
VIDEOTECA
formato a disposizione
NO
note
42
ISTITUTO TECNICO COMM. IGEA – “Antonio GRAMSCI” – Albano Laziale (RM)
04 – LE VIE DELLA GLORIA
1916, fronte francese. Il coraggioso e umanista tenente Denet (F. March)
s'innamora dell'infermiera Monique (J. Lang), ignorando i suoi legami di
profonda devozione al rigido capitano Laroche (W. Baxter) che sopporta la
decimazione dei suoi uomini grazie a cocktail di brandy più aspirina e
all'affetto di Monique. Rimasto cieco per una ferita, Laroche, per non essere
di ostacolo ai due innamorati, torna in prima linea con suo padre (L.
Barrymore) e con lui sacrifica la vita in una missione. Scritto da William
Faulkner, Joel Sayre e (non accreditato) Nunnally Johson sulla base del film
Les Croix de bois (1932) di Raymond Bernard, tratto dal romanzo (1919) di
Roland Dorgelès. Non è uno dei migliori war movies di H. Hawks anche a
causa della sua ambiguità, come rivela il finale in cui, nominato capitano,
Denet accoglie le reclute con lo stesso discorso che aveva sentito fare al
militarista Laroche. Gli interni prevalgono sugli esterni e per le scene di
guerra si riciclano quelle del film di Bernard, peraltro assai efficaci nel loro
taglio semidocumentaristico. Anche gli attori principali sono di un'altra scuola
rispetto all'asciuttezza ellittica di Hawks.
CAST TECNICO ARTISTICO
Howard Hawks
William Faulkner, Joel Sayre
REGIA
SCENEGGIATURA
SOGGETTO
FOTOGRAFIA
MUSICA
MONTAGGIO
USA, 1936
PRODOTTO DA
DURATA
b/n 95 minuti
PERSONAGGI E INTERPRETI
PERSONAGGI
Il tenente Michel Denet
Monique
Il capitano P.Laroche
Ledoux
codice
vetrina
scaffale
INTERPRETI
Fredric March
June Lang
Warner Baxter
Leonid Knskey
formato
VIDEOTECA
a disposizione
NO
note
43
ISTITUTO TECNICO COMM. IGEA – “Antonio GRAMSCI” – Albano Laziale (RM)
05 - La grande illusione
Durante la guerra 1914-18 due aviatori francesi prigionieri, un
aristocratico e un proletario, sono inviati in un castello trasformato in
campo di concentramento, comandato da un asso dell'aviazione
tedesca. Alcuni prigionieri evadono. Un capolavoro di J. Renoir, e
dell'umanesimo al cinema. La verità – dei fatti, dei personaggi,
dell'atmosfera – si fa poesia in un accorato messaggio pacifista più che
antimilitarista che non trascura le differenze sociali. Scritto da Renoir
con Charles Spaak, possiede una generosa ricchezza ideologica che
nasce dalla sua ambiguità. Grande galleria di personaggi: P. Fresnay,
J. Gabin, E. von Stroheim, M. Dalio. Molte sequenze memorabili tra
cui la più famosa è quella dei prigionieri francesi, travestiti da donna
che cantano la “Marsigliese”. Premiato a Venezia, fu proibito in Italia
e Germania. Insieme a La passion de Jeanne d'Arc (1928) di Carl T.
Dreyer, è il solo film francese che figura stabilmente nelle classifiche
dei “dieci migliori film della storia del cinema”. Col medesimo titolo
– The Great Illusion – nel 1910 uscì un libro dell'inglese Norman
Angell, amico di Bertrand Russell, che s'interrogava sui vantaggi che i
vari paesi europei avrebbero ricavato da una guerra tra loro.
CAST TECNICO ARTISTICO
Jean Renoir
Charles Spaak, Jean Renoir
Jean Renoir
REGIA
SCENEGGIATURA
SOGGETTO
FOTOGRAFIA
MUSICA
MONTAGGIO
Christian Matras
Joseph Kosma
Marthe Huguet, Renée Lichtig, Marguerite Renoir
PRODOTTO DA
Francia - 1937
114
DURATA
PERSONAGGI E INTERPRETI
PERSONAGGI
Tenente Maréchal
Capitano de Boeldieu
Tenente Rosenthal
Elsa, la contadina tedesca
l'insegnante
Capitano von Rauffenstein
Cartier, l'attore
codice
vetrina
scaffale
INTERPRETI
Jean Gabin,
Pierre Fresnay
Marcel Dalio
Dita Parlo,
Jean Dasté
Erich von Stroheim
Julien Carette
formato
VHS
VIDEOTECA
a disposizione
NO
note
44
ISTITUTO TECNICO COMM. IGEA – “Antonio GRAMSCI” – Albano Laziale (RM)
06 - Addio alle armi
Dal romanzo di Ernest Hemingway. Durante la prima guerra
mondiale, sul fronte italo-austriaco, un volontario americano
s'innamora di un'infermiera inglese. Arriva Caporetto. Lui diserta e
scappa con lei. Si rifugiano in Svizzera. Rifacimento del film di
Frank Borzage (1932) con Gary Cooper (che in Italia non venne mai
perché, sulla scorta del libro di Hemingway, osava fare dei rilievi
sul comportamento delle truppe italiane a Caporetto). Questo invece
fu fatto con il concorso dell'esercito nostrano (unica contropartita:
un pistolotto iniziale sulle virtù guerriere italiche). Però è venuto
peggio, un polpettone asmatico privo di bravura con una primattrice
troppo anziana e leziosa, e poche emozioni anche per gli spettatori
di bocca buona. Davide Selznick, che voleva farne il Via col vento
degli anni Cinquanta, ne uscì stremato (appena recuperate le spese si
ritirò a vita privata). Tra le ragioni dello stremo, le furiose litigate
con il primo regista designato, John Huston, che non legava con la
moglie-diva di Selznick, Jennifer Jones, e fu esonerato dopo poche
settimane
CAST TECNICO ARTISTICO
Charles Vindor
Ben Hecht
Ernest Hemingway, Laurence Stallings
J.W.Howe, Oswald Morris, Piero Portalupi
Mario Nascimbene
John M. Foley, Gerald Wilson
REGIA
SCENEGGIATURA
SOGGETTO
FOTOGRAFIA
MUSICA
MONTAGGIO
PRODOTTO DA
USA 1957
152
DURATA
PERSONAGGI E INTERPRETI
PERSONAGGI
Tenente Frederick Henry
Maggiore Alessandro Rinaldi
padre Galli
Catherine Barkley
Miss Van Campen
Aymo
Passini
Colonnello Valentini
codice
F.001
vetrina
006
scaffale
038
INTERPRETI
Rock Hudson
Vittorio De Sica
Alberto Sordi
Jennifer Jones
Mercedes Mc Cambridge
Franco Interlenghi
Leopoldo Trieste
Victor Francen
VIDEOTECA
formato a disposizione
VHS
note
45
ISTITUTO TECNICO COMM. IGEA – “Antonio GRAMSCI” – Albano Laziale (RM)
07 – LE VIE DELLA GLORIA (Paths of glory)
Nel 1916, sul fronte francese, il generale Broulard convince il generale
Moreau, che punta ad un avanzamento di grado, a lanciare un attacco suicida
contro una postazione tedesca imprendibile, “il formicaio” - Il colonnello Dax
dovrà condurre l’attacco. Gli uomini di Dax, sfiniti dai precedenti combattimenti, avanzano a malapena, e alcuni non riescono a lasciare le trincee.
Moreau ordina al capitano Rousseau di sparare sulle proprie truppe. Rousseau
rifiuta. Nel frattempo l’attacco fallisce. Moreau convince Broulard che la
disciplina esige un sacrificio: verrà scelto un uomo in ognuna delle tre
compagnie e questi verranno giudicati dal consiglio di guerra; il colonnello
Dax sarà il loro difensore. Il procuratore Saint-Auban fa condannare a morte
Ferol, Arnaud e Paris. Dax tenta di salvare i propri uomini rivelando a
Broulard l’ordine dato al capitano Rousseau. Broulard non ne tiene conto e i
tre soldati vengono fucilati all’alba. Broulard rivela allora il suo piano: verrà
aperta un’inchiesta su Moreau e propone il suo posto a Dax. Costui rifiuta e
va a raggiungere i suoi soldati che stanno ascoltando una cantante tedesca.
Il più efficace e commovente film antimilitarista di tutti i tempi, bloccato dalla
censura francese e distribuito negli Stati Uniti solo grazie alla presenza di
Douglas. Impietoso e pieno di amara ironia nel mostrare l’ottusità e il sadismo
di chi comanda. Ma anche un eccezionale esercizio di stile, dove ogni movimento di macchina e ogni angolazione di
ripresa hanno un senso e una funzione precisa. Il romanzo è sceneggiato in modo che il centro del film non sia più la
storia dei tre soldati fucilati (come nel libro), ma la follia degli alti gradi militari (assolutamente geniale la prova di
Adolphe Menjou nella parte del generale Broulard ). Angosciante e bellissima l’ultima scena quando i soldati francesi
dimenticano gli orrori di cui sono stati testimoni, unendosi al canto di una giovane tedesca (Christian) che è stata
obbligata a cantare, ambigua e commovente metafora di un’unità che sa superare le divisioni nazionalistiche. Elogiato
da Churchill per il realismo della ricostruzione e uscito in Francia solo nel 1975 .
CAST TECNICO ARTISTICO
Stanley Kubrick
S. Kubrick, Calder Willingham, Jim Thompson
dal romanzo omonimo di Humphrey Cobb
George Krause
Gerald Fried
Eva Kroll
Bryna Productions
USA, 1957
86’
REGIA
SCENEGGIATURA
SOGGETTO
FOTOGRAFIA
MUSICA
MONTAGGIO
PRODOTTO DA
DURATA
PERSONAGGI E INTERPRETI
PERSONAGGI
codice
vetrina
INTERPRETI
Kirk Douglas
Ralph Meeker
Adolphe Menjou
George Macready
Wayne Morris
John Stein
Joseph Turkel
Timothy Carey
Richard Anderson
Peter Capell
colonnello Dax
capitano Paris
generale Broulard
generale Moreau
tenente Roget
capitano Rousseau
Arnaud
Férol
maggiore Saint-Auban
colonnello giudice
scaffale
VIDEOTECA
formato a disposizione
NO
note
46
ISTITUTO TECNICO COMM. IGEA – “Antonio GRAMSCI” – Albano Laziale (RM)
08 - La grande guerra
È il 1916, Prima Guerra Mondiale. Oreste Jacovacci e Giovanni
Busacca sono due giovani soldati che tentano di sopravvivere alla
guerra tentando di evitare il campo di battaglia. Dopo essere stato
raggirato da Oreste, che gli aveva sottratto denaro dietro la promessa
di farlo riformare, Giovanni viene fatto abile. Ma il destino porta i due
ad incontrarsi di nuovo e, nonostante il rancore di Giovanni, tra loro
nasce un'intensa amicizia. Entrambi vengono inviati al paese di
Tigliano, dove, in attesa di essere destinati al fronte, restano al sicuro
nelle retrovie seppur costretti ad un faticoso addestramento, durante il
quale tentano di svagarsi trovandosi spesso in circostanze che rivelano
la loro disastrosa ingenuità. Assegnati infine ad una postazione,
Gianno ed Oreste incontrano i commilitoni e trascorrono con loro
alcuni mesi di pausa dai combattimenti, festeggiando persino il Natale
e distraendosi durante i giri di pattuglia senza che nulla accada, fino al
giorno del primo ed estenuante scontro a fuoco contro l'esercito
austro-tedesco: impegnate lungo la linea del Piave, le forze armate
italiane affrontano il nemico con gravi sforzi e subendo numerose
perdite. Incaricati di portare un messaggio, Gianni ed Oreste si
distaccano dalla loro squadra sulla via del ritorno e, perdutisi, cercano
riparo in un casolare, dove vengono individuati da un ufficiale
austriaco che li cattura scambiandoli per spie. Minacciati di morte,
viene offerta loro un'opportunità: la vita in cambio delle informazioni
sui piani strategici dell'esercito italiano. Nonostante la loro coscienza
vacilli, in bilico tra la paura di morire ed il rifiuto di macchiarsi col disonore, l'arroganza dell'ufficiale toglie loro ogni
dubbio, ridando forza alla dignità che hanno in cuore. Saranno entrambi fucilati, portando con sé i segreti da cui
dipende la vittoria degli Italiani.
CAST TECNICO ARTISTICO
Mario Monicelli
Age & Scarpelli, Luciano Vincenzoni, Mario Monicelli
REGIA
SCENEGGIATURA
SOGGETTO
FOTOGRAFIA
MUSICA
MONTAGGIO
Giuseppe Rotunno
Nino Rota
Adriana Novelli
Dino De Laurentiis Cinematografica/ Gray Film
Italia 1959
135
PRODOTTO DA
DURATA
PERSONAGGI E INTERPRETI
PERSONAGGI
codice
K.022
vetrina
05
INTERPRETI
Alberto Sordi
Vittorio Gassmann
Silvana Mangano
Folco Lulli
Bernard Blier
Oreste Jacovacci
Giovanni Busacca
Costantina
Bordin
Capitano Castelli
scaffale
034
VIDEOTECA
formato a disposizione
VHS
note
47
ISTITUTO TECNICO COMM. IGEA – “Antonio GRAMSCI” – Albano Laziale (RM)
09 – UOMINI CONTRO
È giusto morire per la patria? In che tipo di guerra?
È partendo da umori come questi che alla famiglia dei film di dibattito civile
si aggiunge Uomini Contro di Francesco Rosi. Ed è da questa scabrosa interpretazione della guerra ‘15-’18 che si sviluppa, prendendo lo spunto da Un
anno sull’altipiano di Emilio Lussu, un viaggio nella memoria italiana tutto
nutrito di spiriti contestatori e percorso d’inviti a rivoltarsi contro il principio
d’autorità. Per sostenere l’idea che la massa popolare, fatta in maggioranza di
contadini e operai, fu portata al macello da una delittuosa classe dirigente scesa in guerra a difendere i propri interessi, Rosi realizza un film in cui gli ufficiali superiori sono costantemente contrapposti ai soldati e ai tenenti. Portavoce d’un fanatismo militarista e nazionalista, i primi non esitano a spingere
la truppa al massacro.
Il film svolge questo assunto in una serie di episodi che, seguendo da vicino il
libro di Lussu (se ne discosta nel finale), vogliono indurci a riflettere sulla
pazzia della guerra attraverso l’analisi del comportamento dei personaggi
tipici, presi dai due fuochi dei cecchini e della retorica. Ecco, alto su tutti, il
generale Leone (Alain Cuny), dipinto come l’anima nera della divisione di
fanteria mandata allo sbaraglio durante l’estenuante guerra di posizione.
L’uomo è inflessibile, con sé e con gli altri. Sempre in prima linea, disposto a pagare di persona, è convinto che sul
campo si conquisti la gloria, e non comprende come qualcuno possa tenere alla vita, se non per viltà. Gli ordini più
feroci vengono da lui, un sacerdote del rischio che in nome della disciplina militare, “dolorosa ma necessaria”, comanda
di fucilare gli insubordinati. Un suo maggiore (Franco Graziosi) non è da meno: ordinerà la decima-zione di un plotone
che di fronte al nemico gli ha disobbedito.
L’anarchico tenente Ottolenghi (Gian Maria Volontè), invece, ha scelto la strada della ribellione: nauseato da una strage
che giudica insensata, arriva ad invitare i soldati a sparare sul generale, il “vero nemico”. Ovviamente cadrà sul campo,
e a sua volta sarà passato per le armi il tenente Sassu (Mark Frechette), nel quale è adombrato lo stesso Lussu: anch’egli
ha cominciato la guerra da ardente interventista, ma ora si è rifiutato di comandare il plotone d’esecuzione, né ha
impedito ai soldati di sparare sul maggiore. Fra gli altri c’è anche il soldato Marrasi (Alberto Mastino), che più volte ha
tentato di disertare, e finalmente, quando stava per raggiungere le linee austriache, è stato falciato dai compagni.
Uomini Contro è un film di buon mestiere, con accenti di dolorosa verità, che aiuta ad acquistare coscienza, di fronte
agli ordini ingiusti, del diritto di dire no.
Rosi alterna momenti severi e asciutti ad altri spettacolari, soprattutto con la concitazione di molte scene di massa.
L’ambientazione, ottenuta “girando” in esterni, fra nude pietraie, è aspra e straziata come si conviene. La fotografia di
Pasquale de Santis è livida e cupa. Molto accurata è la ricostruzione del miserabile paesaggio, trincee di fango e bufere
di neve, in cui si trascinano, quando non vanno alla carica, uomini affranti e disperati tra il fragore delle granate .
Da: Giovanni Grazzini, Gli anni settanta in cento film, Laterza, 1976
CAST TECNICO ARTISTICO
REGIA
SCENEGGIATURA
SOGGETTO
FOTOGRAFIA
MUSICA
MONTAGGIO
PRODOTTO DA
DURATA
Francesco ROSI
Tonino Guerra, Raffaele La Capria, Francesco Rosi
Pasquale de Santis
Piero Piccioni
Ruggero Mastroianni
Italia, Jugoslavia 1970
101 m
PERSONAGGI E INTERPRETI
PERSONAGGI
ten. Sassu
ten. Ottolenghi
gen. Leone
magg. Malchiodi
ten. Santini
col. Stringari
INTERPRETI
Mark Frechette
Gian Maria Volontè
Alain Cuny
Franco Graziosi
Pier Paolo Capponi
Brunetto Del Vita
48
ISTITUTO TECNICO COMM. IGEA – “Antonio GRAMSCI” – Albano Laziale (RM)
Alberto Mastino
Luigi Pignatelli
soldato Marrasi
sottoten. Avellini
codice
vetrina
scaffale
formato
VIDEOTECA
a disposizione
NO
note
49
ISTITUTO TECNICO COMM. IGEA – “Antonio GRAMSCI” – Albano Laziale (RM)
10 – E JOHNNY PRESE IL FUCILE
Il diciannovenne Joe Bonham parte dal Colorado, lascia la famiglia e la
fidanzata Karen, e va a combattere nella prima guerra mondiale. Sul
fronte francese un’esplosione lo riduce cieco, sordomuto e privo degli
arti. Troncone umano in un letto d’ospedale, è tenuto in vita con
accorgimenti clinici dai medici militari. Essi sono convinti che la sua
sopravvivenza sia puramente vegetativa. Al contrario Joe riesce a pensare
e a organizzare le proprie sensazioni. Impara ad esprimersi muovendo la
testa al ritmo dell’alfabeto Morse e chiede ai medici di essere ucciso,
oppure esposto al pubblico in un circo. Costoro rifiutano. Allontanano
l’infermiera che ha tentato pietosamente di arrestare l’erogazione
dell’ossigeno necessario a tenerlo in vita e continuano a farlo
sopravvivere, così com’è.
Diretto dal debuttante (a 65 anni) Dalton Trumbo. L’ex black-listed (vittima del maccartismo, fu a lun-go sceneggiatore sotto pseudonimo) vi
riprese il proprio romanzo del 1938. Nel ’41 egli ne aveva realizzata una
versione radiofonica, con la voce di James Cagney. La trasposizione per
lo schermo lo indusse a rovesciare la progressione del libro, stringendo il
primo movimento drammatico (la scoperta della infermità da parte del
mutilato) per insistere maggiormente sul secondo (la sua comunicazione
con l’esterno). Johnny got his gun appartiene al cosiddetto cinema antimilitarista, per la denuncia della natura demenziale - utilitaristica della
guerra. Dopo una premessa terrificante e affascinante, il climax del dramma tende tuttavia a smorzarsi in una revisione morbida dell’idea originale. La parte centrale è molto parlata e densa di
simboli, con sequenze oniriche vagamente influenzate dal surrealismo. Echi surrealisti si ritrovano anche nel tema, che
contiene attacchi non solo all’esercito ma anche alla religione e all’inutilità della scienza. (R.N.)
Da: Nuovo dizionario universale del cinema - Fernaldo Di Giammatteo - Ed. Rumet
CAST TECNICO ARTISTICO
DaltonTrumbo
DaltonTrumbo
DaltonTrumbo
Jules Brenner
Jerry Fielding
Millie Moore
World Entertainments Ltd
USA 1970
111 m
REGIA
SCENEGGIATURA
SOGGETTO
FOTOGRAFIA
MUSICA
MONTAGGIO
PRODOTTO DA
DURATA
PERSONAGGI E INTERPRETI
PERSONAGGI
codice
INTERPRETI
Timothy Bottoms
Jason Robards jr.
Marsha Hunt
Kathy Fields
Donald Sutherland
Diane Varsi
Joe Bonham
il padre
la madre
Karen
il Cristo
l’infermiera
vetrina
scaffale
VIDEOTECA
formato a disposizione
NO
note
50
ISTITUTO TECNICO COMM. IGEA – “Antonio GRAMSCI” – Albano Laziale (RM)
11 – CUORE
Già più volte portato sullo schermo, il libro Cuore di Edmondo De
Amicis (1846-1908), è il romanzo italiano per ragazzi più tradotto al
mondo dopo Pinocchio.
La pubblicazione del romanzo risale al 1888 e ha come oggetto le
annotazioni che un allievo di terza elementare, Enrico Bottini, fa in un
diario regalatogli dal padre per l'anno scolastico 1881-82.
Il romanzo è ambientato a Torino, fino a pochi anni prima capitale del
giovanissimo Regno d'Italia e dove il ligure De Amicis visse gran parte
della sua esistenza.
Queste annotazioni saranno poi sviluppate in veri e propri racconti dal
padre del ragazzo alla fine di quell'anno e dallo stesso Enrico quattro
anni dopo, conservando però intatte le lettere dei familiari (il padre,
per l'appunto, che interviene sul diario regolarmente; la madre di tanto
in tanto; la sorella Silvia una volta) e soprattutto i cosiddetti racconti
mensili, dettati in classe dal maestro Perboni e narranti episodi eroici
con protagonisti ragazzi, coetanei degli allievi, ognuno da una diversa
parte d'Italia; l'atmosfera del romanzo risente del patriottismo del
tempo, giustificato dalla recente terza guerra d'indipendenza del
Risorgimento italiano, e dell'ottimismo della Belle époque.
Questo particolare - la passione patriottica da ridimensionare davanti all'orrore insensato di una guerra - servirà a
Comencini a realizzare il "suo" libro Cuore, diverso anche per come sfuma i ritratti "assoluti" e deterministici dei
personaggi, che originariamente rappresentavano ciascuno un preciso pregio o difetto. In particolare i compagni del
protagonista: il primo della classe Derossi, così altruista, di buoni sentimenti e pure bello nel libro, appare qui invece
spocchioso, femmineo e di una saccenteria quasi pedante, tanto da pagarla con la sconfitta alla fine dell'anno quando la
medaglia del primo posto per l'impegno nello studio verrà assegnata non a lui ma al "capoccione" Stardi.
Dall'altra parte, c'è il "cattivo" Franti, che nel libro è ritenuto "lombrosianamente" un teppista nato: qui non si converte
al ruolo di buono (come avveniva in una versione a cartoni animati giapponese, di qualche anno prima) e finisce
all'ergastolo (come allora veniva chiamato il luogo di pena, e non ancora la reclusione a vita) ma le sue espressioni, i
suoi silenzi e qualche lacrima d'umanità ne fanno forse il più interessante dei giovani personaggi.
CAST TECNICO ARTISTICO
COMENCINI LUIGI
Suso Cecchi D'Amico, Cristina Comencini, Luigi Comencini
liberamente tratto dal libro Cuore di Edmondo De Amicis
Luigi Kuveiller
Manuel De Sica
Sergio Buzi
VIDEO RAI
Italia/FRANCIA - 1984
120
REGIA
SCENEGGIATURA
SOGGETTO
FOTOGRAFIA
MUSICA
MONTAGGIO
PRODOTTO DA
DURATA
PERSONAGGI E INTERPRETI
PERSONAGGI
maestro Perboni
codice
F.014
vetrina
006
INTERPRETI
J.DORELLI
G.DE SIO
E.DE FILIPPO
U.PAGLIAI
B.BILIER
A.FERREOL
scaffale
038
VIDEOTECA
formato a disposizione
VHS
note
51
ISTITUTO TECNICO COMM. IGEA – “Antonio GRAMSCI” – Albano Laziale (RM)
12 – REGENERATIONS
Scozia 1917: ospedale militare di Craiglockhart. Alle cure del dottor Rivers,
esemplare figura di tera-peuta capace di grande umanità ed empatia, sono
affidati alcuni ufficiali reduci dal fronte affetti da gravi forme di nevrosi
traumatica. Fra questi, i due poeti Siegfried Sassoon, “interdetto” dalle autorità militari per aver scritto una dichiarazione pubblica contro il protrarsi degli
eccidi della guerra, e il giovane Wilfred Owen. Rendendosi conto dell’inutilità
della protesta, Sassoon torna in trincea dai suoi soldati. Anche Owen, dopo
aver maturato l’idea di una poesia che sappia dar voce ai patimenti della
guerra, torna al fronte morendo una settimana prima dell’agognato armistizio.
In Regeneration prevale la “pietà” come risposta alla tragedia della guerra, la
compassione aristotelicamente intesa come comunanza di dolore. “Il mio tema
è la guerra, e la pietà della guerra. La poesia è nella pietà” scriveva Owen
nell’introduzione al suo libro di poesie pubblicato poco prima della sua morte;
e la figura del giovane poeta, l’essenza stessa della sua poesia permeano il
film ancor più del romanzo. MacKinnon si appropria della misura e del pathos
del romanzo inseguendo una propria autonomia nell’intrecciare realtà e
finzione. Regeneration si apre con gli effetti devastanti della guerra: dall’alto
la m.d.p. osserva distese di terra e fango da cui si scorgono, quasi forgiati
dalla stessa materia, come in un bassorilievo, cadaveri, corpi agonizzanti, teschi di antiche morti che rimandano all’incipit di Per il re e per la patria di Losey, con le sequenze agghiaccianti di campi di battaglia disseminati di corpi senza vita che si chiudono con l’inquadratura di un teschio in primo piano. Se Regeneration entra a far parte della tradizione di film dedicati alla Grande
Guerra, dall’altro si distingue perché non indulge nelle concessioni effettistiche (si pensi alla ricercata composizione
figurativa delle grandiose scene di battaglia ne I quattro cavalieri dell’apocalisse di Ingram; alle masse di uomini e
cavalli impiegati in Addio alle armi di Charles Vidor) o nella ricerca di una verosimiglianza storica (in Orizzonti di
gloria di Kubrick) o in un’ambigua fascinazione-repulsione (nello stesso Kubrick) o nel contrasto fra soldati-vittime e
ufficiali (in Uomini contro di Rosi o nel più recente Capitan Conan di Tavernier).
Da: Segnocinema n. 89 - Rivista cinematografica bimestrale, Ed. Cineforum di Vicenza
CAST TECNICO ARTISTICO
Gillies MacKinnon
Allan Scott
basato sul romanzo di Pat Barker
Glen MacPherson
Louis Kramer
Pia Di Ciaula
Allan Scott e Peter R. Simpson, per Norstar Entert. Pres./Rafford
Film/BBC Film/Scottish Arts Council Lottery Fund/Norstar
UK, Canada 1997
114 m
REGIA
SCENEGGIATURA
SOGGETTO
FOTOGRAFIA
MUSICA
MONTAGGIO
PRODOTTO DA
DURATA
PERSONAGGI E INTERPRETI
PERSONAGGI
codice
vetrina
INTERPRETI
Jonathan Pryce
Siegfried Sassoon
Billy Prior
Wilfred Owen
Dougray Scott
Tanya Allen
John Neville
David Hayman
dr. William Rivers
James Wilby
Jonny Lee Miller
Stuart Bunce
Robert Graves
Sarah
dr. Yealland
dr. Bryce
scaffale
VIDEOTECA
formato a disposizione
NO
note
52
ISTITUTO TECNICO COMM. IGEA – “Antonio GRAMSCI” – Albano Laziale (RM)
13 – IL BATTAGLIONE PERDUTO
Nell'ottobre del 1918, alla fine della Prima Guerra Mondiale, un battaglione
della 77a divisione dell'esercito americano, penetrato nella Francia occupata
dai tedeschi, resta intrappolato dietro le linee nemiche. Davanti a sé solo due
possibilità: arrendersi al nemico o morire. Gli 800 soldati scelsero però una
terza via.
CAST TECNICO ARTISTICO
Russell Mulcahy
James Carabatsos
James Carabatsos
Jonathan Freeman
Richard Marvin
William B. Stich
Fox Television Network , A&E Television Networks , The Carousel
Picture Company , David Gerber Productions , Luxembourg Film
Fund
Lussemburgo, USA 2001
92 min. colore
REGIA
SCENEGGIATURA
SOGGETTO
FOTOGRAFIA
MUSICA
MONTAGGIO
PRODOTTO DA
DURATA
PERSONAGGI E INTERPRETI
PERSONAGGI
Maggiore Charles White Whittlesey
Capitano George McMurtry
Sergente Gaedeke
Tenente Leak
Capitano Nelson Holderman
Soldato Phillip Cepeglia
Soldato Jacob Rosen
Soldato Lipasti
Soldato Bob Yoder
Soldato Abraham Krotoshinsky
codice
vetrina
scaffale
INTERPRETI
Rick Schroder
Phil McKee
Jamie Harris
Jay Rodan
Adam James
Daniel Caltagirone
Michael Goldstrom
André Vippolis
Rhys Miles Thomas
Arthur Kremer
VIDEOTECA
formato a disposizione
NO
note
53
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