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“Misericordia io voglio e non sacrifici”

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“Misericordia io voglio e non sacrifici”
“Misericordia io voglio
e non sacrifici”
(Mt 9,13)
ORARIO SANTE MESSE
SOMMARIO
1 Copertina: La Rocca de Zucchellis - Foto San Marco
2 Sommario - Orario Sante Messe - Numeri telefonici
3 Via Crucis Biblica in parrocchia
4 "La Carità è più grande della Misericordia
6 Il Vescovo Francesco - Sintesi dei lavori per la visita vicariale
9 Calendario e numeri utili
10 Lettera del Vescovo
12 San Martino e l'imperatore Valentiniano
13 Sotto a chi tocca. Il Cristo morto e una nuova piccola tradizione
14 I riti quaresimali negli anni '20 e '30
15 Triduo Pasquale 2016
16 Chiesa universale - Chiesa diocesana
20 Diamo Energia al Malawi
22 Personale riflessione. Dialogo di Billi Pierluigi con Nietzsche
23 Sarnico di notte "...incantevole"
24 Samantha Cristoforetti
26 Associazione Anziani: rubrica di febbraio
27 Poesia: Sole...solo sole
27 Papa Francesco in Messico
28 Fotocronaca di febbraio
30 Essere vicino ai poveri
31 Dalla scuola dell'infanzia alla primaria: dubbi e preoccupazioni
32L'Arcobaleno
33 Riparte la rassegna dialettale
34 Viaggio al centro della terra: un sarnicese che si fa onore
36 Le pagine del Comune
42 Habilita: Sud Sudan: là dove c'è più bisogno
44 A Sarnico nel 1820 i primi moti contro gli austriaci
45 Classe 1940 in festa per i settantacinque anni
46 AVIS Sarnico - Basso Sebino: assemblea ordinaria
47 Gruppo Alpini Sarnico: Giornata del tesseramento
48 Attività dell'ASD Judo Sarnico
49 Gruppo Marinai Sarnico
50 Come eravamo
52 Giansacella: Boscaiolo
52 Gruppo "Pennes"
53 Anagrafe: Rinati alla vita della Grazia - Auguri Suor Giuliana
54 Caroli è ora con la mamma di tutte le mamme
55 Anagrafe: Nella casa del Padre
56 Foto storica: Ugo Bellini... uno di noi per sempre
Sabato o Vigilia di Festa
ore 8.00 - 16.00 (alla casa di riposo) -18.00 e 20.00
Festivo
Feriale
Confessioni
Segreteria
parrocchiale
ore 8.00 - 9.00 (in Ospedale) 9.30 - 11.00
18.00 e 20.00
ore 8.00 - 16.00 e 20.00
Giovedì dalle ore 8.40 alle 10.40
Sabato dalle 19.00 alle 20.00 e nei giorni feriali,
su richiesta, prima o dopo la celebrazione delle
Messe
Lun. - mer. - ven. dalle 9.00 alle 12.00
Mar. dalle 9.00 alle 12.00 e dalle 17.00 alle 19.00
Giov. dalle 17.00 alle 19.00
Il prossimo numero de “il Porto” sarà in distribuzione da Giovedì 24 marzo 2016. Si raccomanda l'invio degli articoli in
word e delle immagini in Jpeg ad alta risoluzione, entro e non
oltre lunedì 14 marzo 2016, a [email protected] o la consegna presso la casa parrocchiale.
Il materiale pervenuto oltre il limite stabilito potrà essere pubblicato solo nel mese successivo.
Tempo di
Quaresima
FEBBRAIO
2016
Direttore responsabile: Giuseppe Valli - Amministrazione: don Vittorio Rota - Casa parrocchiale
Autorizzazione Tribunale di Bergamo n. 1 del 14.01.1971 - Stampa e inserzioni pubblicitarie: Tipografia Sebina Sarnico - Tel. 035 910 292
Redazione: don V. Rota, don L. Fumagalli, don G. Fiorentini, A. Belussi, M. Dometti (Civis), R. Gusmini e S. Marini.
Collaboratori: don V. Salvoldi, A. Arcangeli, P.L. Billi, G.Cadei, C. Casati, G. Dossi, E. Frattini, G. F. Gaspari, M. Gaspari, P. Gusmini, O. Lazzari.
Progetto grafico: Studio Példy - Impaginazione Mario Dometti
Ufficio abbonamenti: Segreteria Casa parrocchiale : Tel. 035 4262490
NUMERI TELEFONICI ED E-MAIL
Parrocchia
035 4262490
don Vittorio
328 7066575
Oratorio
035 938827
don Loris
328 3932361
don Giuseppe 347 2659420
Sacrista
339 2087660
Centro pr. ascolto 035 910916
Sala Giochi (Meulì) 035 912107
Cine Junior
035 910916
Centro Quader
035 912420
Centro Famiglia
035 911252
Sito web: www.parrocchiasarnico.it
E-mail sito: [email protected]
Sito C.SI.: www.csioratoriosarnico.it
C.S.I.: [email protected]
ilPorto: [email protected]
parroco: [email protected]
don Loris: [email protected]
don Giuseppe: [email protected]
sacrista: [email protected]
c/c postale Parrocchia: 49089303
Sito web Oratorio:
http://oratorio.parrocchiasarnico.it
segreteria: [email protected]
Via Crucis Biblica nella chiesa parrocchiale - Foto Civis
EDITORIALE
a cura del Parroco
don VITTORIO ROTA - Foto San Marco
«LA CARITÀ È
PIÙ GRANDE
DELLA
MISERICORDIA»
Lunedì 15 Febbraio il nostro vicariato ha ospitato
il Vescovo Francesco venuto ad incontrare tutti
coloro che nelle nostre parrocchie si occupano
a vario titolo di carità.
È una visita programmata da tempo: le parrocchie e
la Curia hanno lavorato mesi in sinergia per “leggere”
il territorio, comprenderne i bisogni e monitorarne i
servizi.
Sulla scorta di questi dati, alcuni gruppi ecclesiali hanno
cominciato a stendere delle relazioni che sono confluite
in quella che il vicario locale, don Gustavo Bergamelli, ha
letto al Vescovo all’inizio dell’incontro (la trovate nelle
pagine seguenti).
Dopo la breve pausa buffet, il Vescovo ha portato a tutti
i presenti al cinema Junior la sua riflessione che è una
lettura del presente, ma anche un rilancio e una sfida per
tutta la Chiesa bergamasca.
Ha parlato a braccio, seguendo un canovaccio che di
tanto in tanto consultava; ha certamente lasciato parlare
il cuore, e le sue parole ci hanno raggiunti fin da subito.
L’esordio è di quelli che rapiscono l’attenzione e portano
subito la riflessione in profondità: «La carità è più grande
della misericordia: la misericordia è la carità che si china,
riscatta, solleva le miserie umane...». Il riferimento paolino
delle sue parole è evidente: ma fin dove vuole spingere
la sua riflessione? «La carità non è primariamente la
4 - IL PORTO FEBBRAIO 2016
risposta ad un bisogno, non è organizzare al meglio i
molti servizi sul territorio per offrire sollievo ai più fragili.
Questa casomai è un’esigenza di giustizia. La carità è
ancora più grande di tutto questo... La carità cristiana
abbraccia tutta la vita, la forgia, la rigenera. La carità è un
modo di vivere: è il modo di vivere di chi riconosce nel
Cristo il volto d’amore del Padre. È bellezza che pervade
la vita».
Ora la riflessione del Vescovo non è solo scesa
ulteriormente in profondità, si è proprio spostata anche
su un altro piano. Mons. Beschi non è venuto a parlarci di
carità per spronarci ad una rinnovata generosità fraterna.
Desidera innanzitutto che abbiamo ad essere abitati
dalla Carità (l’amore di Dio) per diventare a nostra volta
carità (amore per i fratelli).
Dopo aver velocemente esplorato le miserie umane
e averle ricondotte ai bisogni insoddisfatti dell’uomo,
sottolinea che la “miseria spirituale” è la radice di ogni
altra povertà perché è lontananza dall’amore di Dio che
si visibilizza nel peccato.
Il cuore della relazione è la declinazione del tema della
carità in alcuni ambienti vitali: il lavoro, la tradizione,
l’educazione e la cittadinanza.
Così se nel lavoro la nostra gente sa ancora trasmettere
passione e intelligenza (anche questa è carità, sottolinea
mons. Beschi), nella “consegna” alle giovani generazioni
di quel patrimonio che è la nostra tradizione cristiana
stiamo facendo fatica.
Trasmettiamo altri “patrimoni” con molta più cura
e passione; e così - anche se forse non lo vogliamo
consapevolmente - finiamo per dare alle giovani
generazioni beni e know-how privi della capacità di
orientare la loro vita al Bene, perché finalizzati al solo
sviluppo tecnico-economico. Ma il cuore dell’uomo
deve essere capace di generare speranza - sottolinea
con molta enfasi il Vescovo - una speranza capace di
orientare e sorreggere il cammino di ciascuno verso il
proprio pieno compimento.
Questo obiettivo non può essere raggiunto confidando
solo sui beni materiali, occorre elevare lo sguardo e
riconoscerci “creature” per delineare in modo più
compiuto il nostro destino.
Il Vescovo ora parla di slancio, affronta il tema della
catechesi che - dice - deve sempre saper rendere
“desiderabile” (non solo per i ragazzi, oggi forse
soprattutto per gli adulti) la ricerca di un senso alla
propria vita, che si svela solo nell’incontro con Gesù
Salvatore.
Nell’ambito dell’educazione la riflessione del Vescovo si
fa quasi amara: la carità cristiana è generativa - dice cioè si trasmette “contagiosamente” da una generazione
all’altra perché porta con sé un surplus di senso e di
motivazioni che appassionano alla vita.
Su questo la Chiesa Italiana sta riflettendo e investendo
da più di cinque anni, ma è ancora urgente che le
comunità sappiano scommettere per rivitalizzare una
sfida che ci deve vedere protagonisti. Anche sul tema
della cittadinanza, mons. Beschi auspica una comunità
cristiana più motivata e attiva.
Lavorare nell’ambito della cittadinanza - dice - è accogliere
chi abita accanto a noi, anche se non la pensa come noi,
ma è interessato alla costruzione di una comunità più
viva, solidale e attiva. Il contributo dei credenti è decisivo
non solo per l’apporto pratico-concreto che possono
dare, ma soprattutto per l’ispirazione cristiana che sono
chiamati a mettere in gioco.
Infine Mons. Vescovo spende parole piene di speranza
per spronare la nascita delle Caritas Parrocchiali che
vede come luoghi capaci di far emergere il bisogno e di
agire a stretto contatto con le istituzioni del territorio.
La Chiesa non può più operare da sola in questo campo,
ma deve facilitare sinergie e suggerire attenzioni.
Al termine della relazione mi guardo attorno: percepisco
che tutti hanno colto a quali sfide il Vescovo ci chiama.
La tentazione è che a “rimboccarsi le maniche” poi
saranno i soliti noti. Sarebbe uno sbaglio: è la comunità
nel suo insieme di differenti sensibilità e talenti che deve
imparare ad operare “con un cuor solo ed un’anima
sola”, sorretta dallo Spirito, illuminata dalla Parola.
Grazie Vescovo Francesco.
IL PORTO FEBBRAIO 2016 - 5
Il VESCOVO FRANCESCO incontra tutte le realtà ecclesiali e
non della Vicaria, che hanno un'attenzione particolare ai temi
della carità e solidarietà
Foto San Marco
a cura della
REDAZIONE
VICARIATO
SINTESI DEI LAVORI PER LA VISITA
VICARIALE DEL VESCOVO
Vicariato di Predore - n° 20
Alcuni paesi del Vicariato di Predore
INTRODUZIONE
Alla fine dell’anno 2014 nelle quattordici
Parrocchie (appartenenti a tredici Comuni) che fanno parte del Vicariato 20
di Predore, risultavano residenti 36.531
persone, di cui 5.349 erano straniere. Il
Vicariato di Predore per la sua quasi totalità fa parte dell’ambito territoriale n. 6
del Basso Sebino, costituito da 12 Comuni e 13 Parrocchie.
Nel Comune di Villongo vi sono due Parrocchie che si sono costituite come Unità
Pastorale. La Parrocchia di Paratico è inserita nel Vicariato n. 20 di Predore ma
fa parte della Provincia di Brescia. È uno
dei pochi casi in cui il Vicariato risulta “più
grande” rispetto all’ambito delle istituzioni locali.
LE RELAZIONI D’AMORE
La vita dell'uomo ha un senso di bontà
immediato, che si riconosce tra le pieghe
dei legami che costruisce. Alcuni sono
dati naturalmente (l'essere figlio, fratello, nipote, famigliare) altri gratuitamente
È necessario indagare e capire in profondità i fenomeni, cogliere quali dinamiche hanno cambiato i modi e i tempi
di costruire le relazioni. E questo si può
fare solo attraverso l'ascolto di ciò che gli
strumenti culturali e l'apporto di queste
conoscenze offrono alla nostra pastorale
ordinaria.
Dopo aver compreso le cause, senza
i giudizi sommari in cui siamo sempre
troppo competenti e precipitosi, un esercizio adeguato è il ritorno alla Parola, che
è il racconto di una relazione, tra Gesù e
gli uomini, fatta di gesti e parole importanti, che ispira atteggiamenti di accoglienza e misericordia. Ma l'inadeguatezza
e la mancanza di vere soluzioni ci mette
in discussione nel profondo. Se in passadagli incontri inaspettati della vita (amore, to i valori cristiani che fondavano le relazioni apparivano più evidenti, oggi sono
amicizie...).
È attraverso le relazioni che l'uomo co- scomposti e riproposti in altre parole e
struisce se stesso. E può dirsi vivo. E con nuovi significati. E muoversi in questa
nell'incarnazione anche Dio mostra la sua Babele è davvero destabilizzante.
volontà di essere 'immagine e somiglianLA FESTA, IL LAVORO E LE FRAza' nella relazione.
Se i legami costituiscono la sostanza GILITÀ
dell'uomo ne raccontano anche la sua Dalla lettura fatta del nostro territorio,
fragilità. Siamo sempre più di fronte alla risulta buona la collaborazione tra i Cencrisi del 'per sempre', all'incapacità di co- tri di Primo Ascolto e Coinvolgimento
struire patti solidi, alla messa in discussio- (CPAC), i servizi sociali dei comuni e
ne della famiglia tradizionale che è scom- dell’ambito, sia per cercare risposte sia
binata da separazioni, ricongiungimenti per la rilevazione dei bisogni. Mentre si
che compongono nuovi nuclei allargati, concorda che si incontrano ancora difficoltà nel fare invece rete tra le diverse
unioni civili.
Ci chiediamo se la comunità cristiana ha associazioni e con le istituzioni. Forse
gli strumenti per sostenere questa com- perché si è concentrati ad agire nel proplessità di situazioni. Essa accompagna prio specifico e per di più non si fa molta
le coppie e le famiglie nei momenti più formazione.
importanti del loro costituirsi, ma que- Per quanto riguarda la formazione e la
sto può bastare? Come si può realmente sensibilità, gli adulti sembrano tornati un
dialogare con la famiglia? Come si può po’ adolescenti. Anche gli adulti infatti
creare quella 'confidenza' che permette sono più propensi ad assumersi impegni
che iniziano e terminano in breve tempo,
il vero confronto?
IL PORTO FEBBRAIO 2016 - 7
VICARIATO
piuttosto che mettersi in gioco dove sia richiesta una maggiore
continuità di tempo e di energie... sembra essere troppo coinvolgente. Ci si è anche detti che oggi non basta più il buonismo
e l’assistenzialismo per aiutare chi è in difficoltà servono delle
competenze e i progetti.
Inoltre si constata un problema nel dialogo generazionale: i giovani fanno fatica ad entrare nei gruppi 'storici' (chiusi?) e già
costituiti e dal canto loro gli adulti lamentano la mancanza dei
giovani. Alcuni giovani fanno volontariato fuori dal proprio territorio ma purtroppo non si condividono le esperienze.
Anche tanti anziani però, ancora in buona salute, non si mettono a servizio perché dicono di avere già dato tanto e quindi ad
agire sono sempre... i soliti noti.
Nell’arco degli anni, secondo noi, si è creata un po’ di confusione
nella linea pastorale da intraprendere in merito alla costituzione delle Caritas parrocchiali, piuttosto che vicariali e, dove non
sono sorti i CPAC ci si affida a gruppi di animazione caritativa
all’interno di una parrocchia.
Esiste un programma di sensibilizzazione sul tema dell’integrazione a livello di ambito ma c’è molta difficoltà a coinvolgere le
comunità e sembra che sia solo per gli addetti ai lavori.
Come coinvolgere maggiormente i giovani in questi servizi?
Sono i giovani a non lasciarsi coinvolgere o non piuttosto alcuni
gruppi ormai collaudati sono chiusi in se stessi? Che fare?
LA TRADIZIONE
Riflettendo sulla “Tradizione”, intesa come “trasmissione della
fede” e “segno di carità”, sono tornate alcune considerazioni,
di due anni fa.
Anzitutto lo sguardo alla catechesi. Partendo dall' iniziazione cristiana dei fanciulli, possiamo dire che, in vicariato, vi sono alcuni
stili differenti, ma nella pluralità delle proposte troviamo e riconosciamo potenzialità e lacune. Fondamentale per tutti trovare
le giuste parole per raccontare Gesù, ciò permette di “rendere sempre ragione della nostra fede e della speranza” prima di
tutto in noi stessi. La difficoltà nasce nel rendersi conto che la
catechesi non coincide con il cammino di fede, inteso nella sua
pienezza, cioè arricchito dalle esperienze di senso, di preghiera, di scelte valoriali vissute in famiglia. Abbiamo a che fare con
persone rimaste ancora all’idea che la catechesi sia un obbligo
da assolvere e non un’opportunità per dare un senso alle cose.
Nella catechesi degli adolescenti si privilegiano le esperienze di
gruppo, di brevi convivenze, di vacanze condivise, di esperienze
8 - IL PORTO FEBBRAIO 2016
di carità e comunque di una catechesi che chiamiamo esperienziale, che non si limita all'incontro settimanale.
Quando si parla di catechesi giovani (18/25-30 anni), la situazione si fa più problematica. Spesso quelli in formazione sono
coloro che già sono coinvolti come catechisti e/o animatori negli
oratori, che partecipano alla scuola di preghiera in diocesi o a
momenti ecclesiali occasionali. Sono però presenti gruppi giovani di nuova formazione in alcune parrocchie.
LA CITTADINANZA
Nei nostri territori siamo lontani dall’espressione di Paolo VI
"la più alta forma di carità è la politica", anche da noi emerge
più lo scontro che il confronto, l’individualismo e il campanilismo prevalgono sulla progettazione del bene comune. Negli
amministratori troviamo grande generosità, ma troppe volte accompagnata da impreparazione; la formazione politica e sociale
appare molto limitata... al punto che un politico sembra potersi
'fare da sé'.
Se prendiamo in considerazione il mondo del lavoro, ci rendiamo conto che la disoccupazione non sembra diminuire, specialmente nei giovani. I pochi giovani che trovano lavoro sono pagati
con voucher e accettano condizioni lavorative umilianti pur di
lavorare. Caso ancora più emblematico sono i cinquantenni che
perdono il lavoro, per i quali le possibilità di trovare un impiego sono praticamente nulle. Il problema è a monte, richiede
un riequilibrio delle priorità e delle scelte anche politiche. Ci si
chiede: perché in Italia (vedi la vicina Val Trompia), un'industria
che assume e che incentiva gli straordinari è quella delle armi...
perché questo e non altro?
Il nostro territorio è, era, un territorio ricco, però il progresso
economico non è andato di pari passo con il progresso culturale
e la generosità. Risulta più facile mettere mano al portafoglio
che metterci noi stessi, ci sembra di notare una generosità selettiva: verso i preti (e quindi le parrocchie) si, verso gli italiani si,
verso gli stranieri no. Questo ci collega al tema migranti. Essere
generosi con il portafoglio dovrebbe venire dopo la generosità
del tempo, dell’accoglienza; anche nel cristiano ci pare di vedere uno scollamento tra la fede e la vita quotidiana: si ha paura
dell’altro... del diverso.
Dovremmo riuscire ad accogliere senza perdere di vista il motivo per il quale i profughi e non solo, lasciano la loro casa per
raggiungere il nostro e altri paesi sviluppati.
MARZO 2016
MAR 1 ore 16.30 e ore 20.45 Catechesi adulti MER 2 ore 20.45 Gruppo Liturgico
VEN 4 ore 16.30 Adorazione primo venerdì del mese e Via Crucis Biblica
ore 20.30 Via Crucis alla chiesa di S.Rocco a Castione
SAB 5 ore 18.30 Attorno alla tavola in oratorio
LUN 7 ore 16.30 Incontro Ministri straordinari dell'Eucarestia
MAR 8 ore 16.30 e ore 20.45 Catechesi adulti
ore 20.30 Commissione vicariale della famiglia a Villongo S.A.
GIO 10 ore 20.45 Incontro catechisti
VEN 11 ore 16.30 Via Crucis biblica in chiesa
ore 17.30 Confessioni 1a media
ore 20.30 Via Crucis alla chiesetta degli alpini
SAB 12 ore 18.30 Attorno alla tavola in oratorio
DOM13 ore 10.30 Everybody gruppi adolescenti - Via Crucis
MAR 15 ore 16.30 e ore 20.45 Catechesi adulti
MER 16 ore 16.45 Redazione de "il Porto"
ore 20.00 Ufficio comunitario
ore 20.30 Incontro formativo gruppi missionari vicariali
NUMERI UTILI
UFFICI COMUNALI
tel. 035 924111 - fax 035 924165
GIO 17 ore14.30 Confessioni 5a elementare
VEN 18 ore 16.30 Via Crucis biblica in chiesa
ore 17.30 Confessioni 2a media
ore 20.30 Via Crucis in chiesa parrocchiale
SAB 19 ore 18.30 Attorno alla tavola in oratorio
ore 20.00 Veglia delle palme con i giovani e il
Vescovo a Bergamo
INIZIO SETTIMANA SANTA
LUN 21 ore 20.30 Confessioni vicariali adolescenti e
giovani a Paratico
MAR 22 ore 16.30 e ore 20.30 Confessioni comunitarie
GIO 24 ore 16.00 Paraliturgia della lavanda dei piedi per
i ragazzi
ore 20.30 Messa in Coena Domini e adorazione per tutta la notte in San Rocco
VEN 25 ore 15.00 Via Crucis in chiesa
ore 20.30 Passione del Signore e processione con il Cristo morto
SAB 26 ore 21.00 Veglia pasquale con i battesimi
DOM 27
PASQUA DEL SIGNORE
PROTEZIONE CIVILE
Sede operativa: tel. 035 911893
Responsabile operativo: tel. 338 5467160
e.mail: [email protected]
Uffici Amministrativi (anagrafe)
tel. 035 924126
da lunedì a venerdì 9.00 -12.30
lunedì martedì giovedì 17.30 -18.30
Ufficio Tecnico Comunale
Urbanistica/Edilizia Privata tel. 035 924145
Lavori Pubblici/manutenzione tel. 035 924148
Polizia municipale tel. 035924 114 - 335 5454846
da lunedì a venerdì 9.00-12.30 /15.00 - 18.00
Ufficio assistente sociale tel. 035 924152
lunedì 17.30-18.30 mercoledì/giovedì 9.00 12.30
Ufficio tributi tel. 035 924112
lunedì mercoledì venerdì 9.00 -12.30 giovedì 17.30-18.30
9 - IL PORTO FEBBRAIO 2016
EMERGENZA
Ambulanza - Carabinieri - Vigili del fuoco - Polizia: tel. 112
Caserma Carbinieri: tel. 035 910031
Guardia medica: tel. 035 914553
Ospedale: 035 3062111
Farmacia: 035 910152
orari 8.30-12.30 / 15.30-19.30
BIBLIOTECA COMUNALE
IL PORTO FEBBRAIO 2016 - 9
Tel. 035 912134
Lunedì chiuso
Martedì 14.30-19.00 Mercoledì 15.00-19.00
Giovedì 09.00-12.30 /15.00 -19.00 Venerdì 15.00 -19.00
Sabato 09.00 -12.30 / 15.00 - 17.00
Foto San 2016
Marco
IL PORTO FEBBRAIO
-9
VESCOVO
a cura
della REDAZIONE
lettera del
VESCOVO
...seconda e ultima parte
I criteri
Nelle riflessioni che ho condiviso, sono già indicati i criteri a cui si
ispira la capacità di essere donne e uomini che credono, accolgono
e testimoniano la Carità.
Li riprendo in forma del tutto schematica, così che possano
diventare strumento di interpretazione del nostro attuale impegno
nella Carità e orientamenti per continuare il cammino.
Il criterio che ispira tutta la lettera e che più volte ho ricordato
è rappresentato dalla necessità di maturare una mentalità,
un’intelligenza delle cose, una cultura, contrassegnate dalla Carità,
dal comandamento dell’amore. Le opere di misericordia, le opere di
Carità, l’impegno solidale nelle sue diverse manifestazioni, devono
diventare un’autentica scuola alla quale apprendere e assimilare la
lezione della Carità evangelica perché dia forma a tutta la vita di un
cristiano.
 La Carità del cristiano non è selettiva e discriminante: non sceglie
il proprio prossimo, ma trasforma colui che crede nel Vangelo e
nella Carità di Dio, in prossimo per ogni persona umana nel suo
bisogno.
 Il povero e ogni persona nel suo limite, nella sua precarietà,
nel suo bisogno non è solo un oggetto del nostro aiuto, ma è
un attore del cambiamento della società alla luce di relazioni
segnate dai principi della giustizia e della Carità. Se forme di
assistenza urgente ed essenziali, rimarranno sempre necessarie,
altrettanto necessario è il cammino intrapreso di riscatto e di
promozione di ogni persona umana, a partire dalle concrete
condizioni in cui vive e alle concrete possibilità di cui dispone.
 L’organizzazione a volte molto complessa, della Carità a
livello comunitario e sociale, non sortirà grandi cambiamenti
10 - IL PORTO FEBBRAIO 2016

se non è sostenuta dall’impegno che coinvolge ogni persona,
ogni cristiano. La relazione personale, il “guardare negli occhi
il povero”, lo stile di vita e di rapporto con gli altri, non sono
sostituibili neanche dalle forme più organizzate della Carità o
dai servizi sociali più efficienti. Da questo punto di vista non
esiste persona che non possa esercitare la Carità e la solidarietà,
qualsiasi sia la sua condizione. Non c'è povero, malato, bisognoso
che non sia capace di un gesto d’amore. La promozione di
relazioni personali, significative, di aiuto semplice e cordiale tra
le persone che vivono in una comunità e verso le persone più
bisognose è un percorso coerente con le considerazioni che
abbiamo sviluppato.
Vi è una dimensione profetica della Carità che merita di essere
adottata come criterio delle opere della Carità, soprattutto le
più complesse, e come giudizio sul loro stile e la loro necessita.
In altre parole: molte delle grandi iniziative che segnano il
progredire della nostra civiltà, sono espressione della Carità
cristiana esercitata nella vita concreta delle singole persone e
delle comunità nel loro complesso. In questo Anno della vita
consacrata, desidero ricordare le grandi figure di Sante e di
Santi bergamaschi che con sacrifici immensi hanno dato vita
ad opere di Carità realmente profetiche: c'è una certa facilità a
dimenticarli e a considerare con sufficienza coloro che ancora
oggi ne incarnano la Missione, a cui desidero manifestare tutta
la consapevole e affettuosa riconoscenza della Comunità
diocesana. Spesso questa testimonianza anticipatrice della
Chiesa, ha aperto la strada ad assunzioni di responsabilità
sempre più ampie da parte della società e dello Stato. Quello
che apparteneva al campo di Carità è entrato nel campo della
giustizia e dei fondamentali diritti di ogni persona umana. La
dimensione profetica della Carità ci invita seriamente a rileggere
VESCOVO
il significato e lo stile delle opere e delle iniziative promosse dalla
Comunità cristiana in tutte le sue espressioni. Le persone, le
loro povertà, le nuove periferie esistenziali ci attendono e a
volte richiedono il coraggio di lasciare il già fatto e consolidato
per inoltrarci in terre nuove. Lasciare non significa abbandonare,
ma creare le condizioni perché opere ormai sviluppate, possano
camminare con le loro gambe e permettere quindi l’apertura
di nuove prospettive di esercizio della Carità. La cura delle
cosiddette “opere - segno” va in questa direzione: esse devono
rappresentare, per lo stile con cui vengono attuate e per i bisogni
a cui corrispondono, una parola che squarcia attese insolute e
rivela il volto misericordioso di Dio e la speranza del Vangelo.
Quando l’opera non mantiene più questa caratteristica, perché
assunta ad un livello sociale più vasto e garantito, è necessario
varcare altre soglie, superando la tentazione di una supplenza
che a volte diventa alibi a pigrizie sociali e istituzionali che non
debbono essere alimentate. Sotto questo profilo dunque la
Carità non è alibi, ma sprone alla giustizia sociale e a coloro che
sono chiamati a garantirla per tutti.
Attenzioni suggerite
Favorire il lavoro pastorale nella forma degli ambiti sopra indicati
e nella prospettiva di processi di trasfigurazione alla luce della
Carità evangelica.
 Coltivare la serietà impegnativa delle relazioni personali nella
comunità, nella società nei confronti dei più deboli, superando
la tentazione di delegare l’impegno di ciascun cristiano
all’organizzazione della Carità e di immaginare la Carità come la
risposta ad alcuni bisogni concreti, piuttosto che come uno stile
di vita che abbraccia tutte le dimensioni dell’esistenza a partire
dalla famiglia.
 Curare la dimensione educativa della testimonianza della Carità:
l’esercizio della Carità nelle sue diverse forme diventi scuola,
laboratorio, esperienza che fa maturare nella Carità.
 Promuovere in ogni parrocchia la Caritas parrocchiale favorendo
la comprensione del proprium di animazione pastorale che essa
porta nella vita di ogni comunità. L’animazione caritativa, dentro
le comunità e i territori, sia sviluppata attraverso il metodo
basato su tre attenzioni tra loro correlate e sinergiche: ascoltare,
osservare e discernere. Un ascoltare prolungato, un osservare
ampio e un discernere condiviso. Si tratta di uno stile che rende
possibile agire pastoralmente, ma anche perseguire un dialogo
profondo e proficuo con i vari ambiti della vita ecclesiale,
con le associazioni, i movimenti e con il variegato mondo del
volontariato organizzato.
 Promuovere nel territorio l’animazione attraverso le opere e
i servizi della carità a tutto campo. Un’opera di carità parla di
Dio, annuncia una speranza e induce a porsi domande. Occorre
coltivare al meglio la qualità delle opere: vanno rese “parlanti”,
ci si deve preoccupare soprattutto della motivazione interiore
che le anima e della qualità della testimonianza che da esse

promana. Sono opere che nascono dal Vangelo e dall’Eucaristia.
Sono opere di Chiesa espressione dell’attenzione verso chi
più fa fatica. Sono azioni pedagogiche, perché aiutano i più
poveri a crescere nella loro dignità, le comunità cristiane a
camminare nella sequela di Cristo, la società civile ad assumersi
coscientemente i propri obblighi.
 Perseguire una prospettiva di lavoro in rete e tutte le
collaborazioni possibili, come risposta alla molteplicità delle
attese in termini sempre più adeguati e con un ponderato utilizzo
di risorse, ma anche come grande occasione di maturazione di
una mentalità solidale nelle nostre comunità.
 Valorizzare il grande mondo del volontariato in tutte le sue
forme, come concreta espressione di solidarietà umana e come
ambito di dialogo ispirato alla proposta del messaggio evangelico.
 Promuovere la pratica personale e comunitaria delle opere
di misericordia corporale e spirituale, da parte di tutte le
generazioni che formano la comunità utilizzando i sussidi
diocesani.
 Sostenere la conoscenza diffusa e il progressivo apprezzamento
del Diaconato permanente, come ministero segnato dal
Sacramento dell’Ordine, in cui in modo particolare risplende
l’annuncio del Vangelo come principio di ogni gesto di Carità e
l’esercizio della Carità come testimonianza decisiva del Vangelo
di Gesù.
 Incrementare e qualificare con opportune e pertinenti scelte
parrocchiali e vicariali il servizio del Sacramento della Penitenza
e valorizzarlo in occasioni che manifestino il significato dell’Anno
giubilare della Misericordia.
 Seguire e elaborare le indicazioni che scaturiranno dal Convegno
di Firenze.
Il segno
Il segno che accompagna questa lettera pastorale è ancora una volta
quello della santità. La santità che assume la forma della testimonianza
del martirio di sangue così come ci è stato testimoniato da don
Sandro Dordi, prete diocesano bergamasco, della Comunità
missionaria del Paradiso, fidei donum in Perù, ucciso in quel Paese
a causa della sua fede in Cristo e della sua fedeltà al Vangelo, il 25
agosto 1991. Ora la sua testimonianza viene riconosciuta e proposta
a modello dei cristiani, con la sua beatificazione che avverrà in Perù
il 5 dicembre prossimo.
La vita di don Sandro Dordi è evidentemente ispirata da una fede
che è diventata ogni giorno Carità verso il prossimo: una Carità
illuminata, generosa e coraggiosa. La sua morte drammatica
è diventata una luce di Vangelo per tutti coloro che lo hanno
conosciuto, per il nostro presbiterio, per tutti coloro che lo
conosceranno, per la moltitudine di missionarie e missionari, preti,
consacrati e laici che la nostra Chiesa ha mandato nel mondo.
La riconoscenza per il dono della sua testimonianza e della sua
beatificazione diventi motivo di preghiera e di rafforzamento del
nostro impegno ad essere donne e uomini capaci di Carità.
IL PORTO FEBBRAIO 2016 - 11
COMUNITÀ
a cura
di Raffaele Rizzardi
SAN MARTINO
E L'IMPERATORE VALENTINIANO
La chiesa parrocchiale di Sarnico
è dedicata a San Martino Vescovo.
Vissuto tra il 317 e il 397, si chiamava
così in onore di Marte, dio della
guerra. Suo padre era un legionario
romano di stanza nelle Gallie,
l’attuale Francia.
Durante una ronda notturna vede un
povero seminudo e infreddolito, e lo ricopre
tagliando a metà il suo mantello. La notte
seguente vede in sogno Gesù, rivestito
con il suo mantello, ed inizia la strada di
conversione al cristianesimo.
Questi due episodi sono raffigurati nelle tele
attribuite al pittore Francesco Capella, nei
due lati dell’abside.
A prima vista sembrerebbe un quadro di devozione della massima
autorità politica al Santo vescovo.
Se guardiamo attentamente i particolari di questa immagine, cosa
pressoché impossibile nella visione della tela dal piano dell’altare,
osserviamo che un angioletto ha lanciato due saette e che del fumo esce
dal sedile del trono.
Per sapere di più di questo episodio dobbiamo esaminare un’altra
importante opera d’arte della nostra chiesa, il paliotto dell’altar maggiore,
altorilievo su marmo bianco uscito dalla bottega di Andrea Fantoni,
massimo scultore del XVIII secolo, originario di Rovetta.
IL PALIOTTO DEL FANTONI
LA TELA DEL CAPELLA
La tela di maggior dimensione, posta al centro,
raffigura l’imperatore Valentiniano che si
inginocchia davanti a San Martino.
12 - IL PORTO FEBBRAIO 2016
La scena rappresentata nel paliotto si riferisce sempre a questo episodio
della vita di S. Martino, in un momento di poco antecedente a quello
raffigurato nella tela.
Qui si capisce meglio l’episodio, raccontato da S. Fortunato Venanzio
nell’opera sulla vita di S. Martino, che lui venerava in modo particolare
per essere stato guarito da una malattia agli occhi dopo essersi unto con
l'olio di una lampada che ardeva davanti a un'immagine di san Martino.
L’imperatore Valentiniano non aveva nessuna intenzione di ricevere la
visita del santo, anzi aveva ordinato alle guardie di non farlo avvicinare al
palazzo. San Martino riesce comunque ad entrare e a raggiungere la sala
del trono, ma l’imperatore non gli rivolge il suo sguardo.
Sino a quando escono dal trono possenti lingue di fuoco, che lo obbligano
ad alzarsi, per poi prostrarsi davanti al santo.
Anche questo altorilievo non è facilmente visibile nella sua bellezza e
nella funzione di insegnamento propria delle opere d’arte, nel ricordo
della vita dei santi.
COMUNITÀ
LA SCAGLIOLA DELLA BOTTEGA
BIANCHI DI FIRENZE
L’immagine che si può vedere al centro dell’altare verso
il popolo è il bozzetto di una scagliola monocroma,
che una famiglia della nostra parrocchia intende
commissionare alla bottega artistica Bianchi di Firenze
(sito internet: http://www.biancobianchi.com/).
Gli eredi del fondatore continuano la tradizione,
confinata in pochissimi laboratori in tutta Italia, della
tecnica di intarsio del marmo.
Il bozzetto riproduce in due dimensioni la parte
centrale del paliotto del Fantoni.
SOTTO A CHI
TOCCA!
Il Cristo Morto e
una nuova
piccola tradizione
In questi anni credo di aver capito una cosa: la
processione più amata e sentita, chiaramente dopo
quella spettacolare di stella Maris, è quella del
venerdì santo.
La statua del Cristo Morto portata a spalla secondo il
tradizionale percorso, raccoglie quasi tutto il paese…
più del giorno di Pasqua!
Nel libro “Mons. Pietro Bonassi …e i fuoritema” è
stato scritto, secondo la testimonianza di don Gianni
Bellini, come questo momento segni da molto tempo
i sarnicesi e sia un momento particolarmente atteso.
Nel mio piccolo, in questi anni sto cercando di
incrementare questo momento aggiungendo una
nuova, piccola tradizione. Quella che siano i giovani
nel trentatreesimo anno di vita a portare a spalle per il
paese il Cristo. La prima volta è stato nell’anno 2014.
Ho convinto la mia classe, quella dell’81, a compiere
per primi questo gesto. Il sottoscritto ha anche cercato
di collaborare, almeno nell’ultima parte del tragitto, a
portare la statua… ma i coscritti sono statiinflessibili!
L’anno scorso è stata la volta della classe ’82.
Non serve che continui con l’elenco, quest’anno la
proposta è rivolta alla classe 1983.
Perché questo gesto? Dare un po’ di ossigeno ai
generosi che sempre, nelle diverse occasioni –
Madonna del Rosario, Santa Teresina, San Rocco – si
mettono a disposizione per questo servizio, senza
guardare all’età e agli inviti più o meno ufficiali.
E ricordare che non ci sono privilegi o privilegiati per
compiere questo gesto: mettersi di fronte al mistero
di Cristo che offre se stesso per l’umanità è il compito
di ogni credente.
Don Loris
IL PORTO FEBBRAIO 2016 - 13
STORIA
a cura di CIVIS
I RITI QUARESIMALI
negli anni '20 e '30
Dal mio libro "Mons. Bonassi e i
...fuori tema”, ho tratto uno stralcio
dal capitolo "La Parrocchia di Sarnico negli anni '20 e '30", realizzato in
collaborazione con l’indimenticabile
don Gianni Bellini e riguardante i riti
quaresimali ai tempi di Mons. Bonassi. Un piacevole "ritorno al passato"
che fa bene perchè in questa vita
dove tutto cambia, nulla si dimentica.
PRIMA PARTE
I riti erano preceduti dal “Triduo dei morti”
(oggi in calendario alla prima domenica di
Quaresima) che si officiava dal venerdì alla
domenica di “Sessagesima” (la sesta domenica prima della Settimana Santa).
Si iniziava con la Messa al mattino, a cui faceva seguito l’Ufficio Funebre e si concludeva
con una funzione serale. La domenica, dopo
i Vespri, si andava processionalmente al cimitero per la funzione di chiusura.
Nel periodo di Quaresima, uno dei tempi
forti dell’anno liturgico, erano molte le pratiche religiose che Mons. Bonassi faceva osservare, invitando insistentemente alla conversione tramite una più intensa preghiera, la
carità e altre forme di penitenza, quali il magro, il digiuno e l’astinenza al mercoledì e al
venerdì. Molto diffuso era il “Quaresimale”;
di sera, il mercoledì e il venerdì, si recitava il
Rosario, poi la predicazione e prima della Benedizione col SS. Sacramento, si cantavano
il Miserere (l’inizio del salmo 51 “Miserere
mei Deum secundum magnam misericordiam tuam” (“Pietà di me, o Dio, secondo la
tua grande misericordia”, il Tantum Ergo ed
infine l’Angelus (“Angelus Domini nuntiavit
Mariæ”).
Nel periodo che intercorreva tra le Ceneri
e la Settimana Santa, prima della Messa delle ore 8.00, il parroco teneva il “Dottrinino”
per tutti gli scolari, guai a chi mancava! Il curato, dopo la lezione, li accompagnava in fila
fino alla scuola.
Ancora in Quaresima si celebrava in San
Paolo il “Settenario”, in onore di Maria SS
Addolorata. Si svolgeva nelle sette sere an14 - IL PORTO FEBBRAIO 2016
Al centro mons. Pietro Bonassi circondato dai Confratelli del SS Sacramento
tecedenti il “Venerdì di Passione”, con la recita del Rosario dei sette dolori di Maria, a cui
faceva seguito il canto dello “Stabat Mater” di Jacopone da Todi. La benedizione con la
reliquia concludeva la celebrazione. Quanto fervore davanti a quell’affresco del ’400 di autore ignoto presente nella Chiesetta! Il venerdì precedente la Settimana Santa, la chiusura
del Settenario veniva celebrata con una Messa solenne.
Nei pomeriggi delle domeniche di Quaresima, anziché la classica “Dottrina”, si teneva il
cosiddetto “Dialogo”. Venivano posizionate a metà della Chiesa due cattedre, una di fronte all’altra, occupate da due sacerdoti: uno era “il saggio” e l’altro “l’ignorante”. Era tutto
un susseguirsi di domande e risposte sulle varie tematiche proposte.
La V Domenica di Quaresima, chiamata liturgicamente “di Passione”, era caratterizzata
dalla copertura con drappi viola di tutte le immagini sacre e dei Crocifissi; questo avveniva
su tutti gli altari in segno di rispetto per la morte di Gesù.
La Domenica delle Palme erano i fedeli stessi che si procuravano i rami d’olivo, attingendo
dalle molte piante coltivate nelle campagne di Sarnico. I più solerti, con pazienza, tingevano di vernice argento o oro rami e foglie, ostentandoli poi nel corso della Benedizione
che avveniva davanti al portale della chiesa parrocchiale alla presenza di tutto il clero.
La Messa cantata era, anche a quei tempi, caratterizzata dalla lettura del “Passio” da parte
del celebrante (Cristo) e di due lettori (narratore e folla ed altri personaggi). Al termine
avevano inizio le “Quarant’ore”, con l’esposizione del Santissimo Sacramento che rimaneva nella bellissima tribuna fino alla sera del martedì, attorniato da una suggestiva piramide
composta da candele e candelabri.
In alcune serate della Settimana Santa, alla conclusione del Mattutino, la preghiera recitata
al mattino presto o a notte inoltrata da sacerdoti e diaconi (canto dei Salmi intervallati a
letture), era permesso ai fedeli di assistere allo “strepito”. La celebrazione si svolgeva sul
retro dell’altare, all’interno dell’abside, in quella zona chiamata oggi “coro”. I presenti, al
termine dei canti e delle preghiere, cominciavano a battere i piedi per terra e le mani sui
banchi a rievocazione delle grida, delle urla e del frastuono prodotti dal popolo ebraico
contro Gesù al momento della sua condanna a morte. Questa consuetudine, che don
Bonassi… tollerava, spesso degenerava in eccessivo “fervore”, costringendo il Parroco
stesso ad intervenire ponendo fine allo schiamazzo provocato dalla frenesia dei fedeli.
Il momento forte della Quaresima, almeno a livello popolare, era il Venerdì Santo ed in particolare l’evento che don Gianni Bellini chiamava “l’Incanto del Gesù morto”.
La processione con il Cristo defunto acquistava infatti la sua dimensione più vera e completa.
Il procedere lento della processione dei fedeli per le strade del paese, immerso in un buio
interrotto solo dalle fiaccole e dalle lampadine allineate sulla “staza” (asta) alle finestre, l’austero e supplicante andamento del canto del “Miserere” (Miserere mei Deus, “Abbi pietà di
me o Dio”, scritto dal re David intorno al 970 a.C.) dinanzi al mistero del Cristo Morto e della
Madonna Addolorata, contribuivano a creare nell’animo dei presenti quel senso di necessaria
contemplazione, di vero pentimento e di desideroso ritorno a Dio che le parole stesse del
Miserere, non a tutti immediatamente comprensibili, volevano significare.
Tutti i negozi del paese, per rispetto al Cristo morto, tenevano le luci spente e le serrande
abbassate.
Alla processione partecipava con devozione tantissima gente, proveniente anche dai paesi
vicini; tutti sfilavano con la banda che intonava brani funebri.
Erano presenti tutte le Congregazioni in divisa e poi croci, crocifissi, bandiere, stendardi, lampade e ceri.
Si cantava anche lo “Stabat Mater” e il “Vexilla Regis prodeunt”, un inno e al tempo stesso
una preghiera di lode alla Santa Croce. Le parole, tratte dal poema composto da Venanzio
Fortunato (530-609 d.C.), erano ben conosciute dal popolo che le cantava con solennità
insieme al celebrante.
Facevano corona e spicco i Confratelli e
le Consorelle del SS. Sacramento.
Credo che anche questa “Confraternita”, costituita nel 1567 da padre Leonetto Clivone, delegato dell’Arcivescovo di
Milano San Carlo Borromeo, meriti un
breve rimando.
Il culto per la SS. Eucaristia ha avuto
sempre, nel corso dei secoli, forme ed
espressioni inconsuete che, in corrispondenza alla sensibilità dei tempi, hanno dato modo di far crescere nei fedeli
l’amore per il Signore e la conformità a
Lui nella vita di ogni giorno.
I “Confratelli e le Consorelle del SS. Sacramento” esercitarono, anche nella nostra Parrocchia, una modalità particolarmente significativa e carica di tradizione.
La Confraternita era costituita da credenti devoti, impegnati a vivere in modo
personale, nella celebrazione liturgica e
nella preghiera, il riferimento all’Eucaristia e, come gruppo, a prestare il proprio ministero nelle più solenni manifestazioni del culto eucaristico.
Personalmente ricordo benissimo questo gruppo di persone chiamate semplicemente i “Confradèi”. Con la loro caratteristica tunica bianca sovrastata dalla
cappa rossa, sulla quale faceva spicco il
medaglione in argento con raffigurato
un ostensorio, trasmettevano un misto
di timore e rispetto.
Indossavano questa particolare divisa
nelle varie celebrazioni liturgiche; era
però con le processioni, dove avevano il
compito di portare le torce, lo stendardo con le loro insegne, la propria croce
e il baldacchino, che la confraternita manifestava la propria essenza.
Erano molto suggestivi; li ricordo nel
corteo del “Venerdì Santo” dove, con la
loro partecipazione sentita, trasmettevano a tutti una tensione emotiva che gli
anni non riuscirono ad affievolire.
Nonostante oggi i tempi siano cambiati e quotidianamente si assista ad una
impressionante decadenza dei valori, la
processione del “Venerdì Santo” riesce
comunque ancora a toccare i cuori dei
cristiani di oggi, così come ha riempito
di emozione quelli delle generazioni
passate.
...Fine prima parte.
CHIESA UNIVERSALE
da AVVENIRE
QUARESIMA
MESSAGGIO DEL PAPA
Il tempo di Quaresima sia un tempo di conversione. Un tempo favorevole per "uscire dalla propria alienazione spirituale" e, attraverso le
opere di misericordia corporali e spirituali, comprendere di essere
tutti, perfino i superbi, i potenti e i ricchi di cui parla il Magnificat,
"immeritatamente amati dal Crocifisso, morto e risorto anche per
loro". È questo, in estrema sintesi, il cuore del Messaggio del Papa
per la Quaresima, reso noto, con il titolo "Misericordia io voglio e
non sacrifici" (mt 9. 13). Le opere di misericordia nel cammino giubilare”. La misericordia di Dio trasforma il cuore dell'uomo, scrive il
Papa, "gli fa sperimentare un amore fedele e così lo rende a sua volta
capace di misericordia".
L'ACCECAMENTO E IL DELIRIO DI ONNIPOTENZA
Le opera di misericordia degli uomini verso il prossimo sono per
così dire il "frutto" che l'amore misericordioso di Dio fa germogliare.
Il più povero verso cui chinarsi si rivela - scrive il Papa - colui che
non accetta di riconoscersi tale. Crede di essere ricco, ma è il più
povero dei poveri perché è schiavo del peccato, "che lo spinge a
utilizzare ricchezza e potere non per servire Dio e gli altri, ma per
soffocare in sé la consapevolezza di essere anch'egli null'altro che
un povero mendicante". Un "accecamento menzognero" che non gli
fa vedere il povero Lazzaro che mendica davanti a casa sua. Un accecamento, ancora, che si accompagna a un delirio di onnipotenza,
che può assumere forme sociali e politiche. E qui il Papa fa nomi e
cognomi: "le ideologie del pensiero unico e della tecnoscienza, che
pretendono di rendere Dio irrilevante e di ridurre l'uomo a massa
da strumentalizzare".
LA MISERICORDIA DI DIO CI MOTIVA ALL'AMORE
DEL PROSSIMO
Ma Lazzaro è la possibilità di conversione che Dio ci offre. L'ascolto
della Parola e le opere di misericordie possono portarci fuori dalla
nostra "alienazione spirituale". Con le opere di misericordia corporali possiamo toccare "la carne del Cristo nei fratelli e sorelle bisognosi di essere nutriti, vestiti, alloggiati, visitati", con quelle spirituali
– consigliare, insegnare, perdonare, ammonire, pregare – tocchiamo
"più direttamente il nostro essere peccatori".
Attraverso entrambe le opere corporali e quelle spirituali i peccatori possono ricevere in dono la consapevolezza di essere essi stessi poveri mendicanti. Attraverso questa strada anche i “superbi”, i
“potenti” e i “ricchi” di cui parla il Magnificat hanno la possibilità di
accorgersi di essere "immeritatamente amati dal Crocifisso"." Solo in
questo amore c’è la risposta a quella sete di felicità e di amore infiniti
che l’uomo si illude di poter colmare mediante gli idoli del sapere,
del potere e del possedere".
Il rischio è restare sordi al povero che bussa, condannandosi "a sprofondare in quell’eterno abisso di solitudine che è l’inferno". Non perdiamo questo tempo di Quaresima favorevole alla conversione!", è
la conclusione del Papa.
16 - IL PORTO FEBBRAIO 2016
Dichiarazione congiunta: Stop alle
persecuzioni dei cristiani
L’abbraccio di Papa
Francesco e Kirill
Lontano «dalle antiche contese del “Vecchio Mondo”», Francesco e
Kirill hanno siglato insieme «la necessità di un lavoro comune tra cattolici
e ortodossi» in vista del «ristabilimento dell’unità».
Il primo storico incontro del patriarca di Mosca e del Vescovo di
Roma all’aeroporto dell’«Isola simbolo delle speranza» si è concluso,
dopo un colloquio privato di due ore, con la firma di un’ampia dichiarazione comune. Parlando ieri ai giornalisti sul volo per Cuba, Papa
Francesco aveva definito questo viaggio «serrato, ma tanto voluto da
mio fratello Cirillo e anche da me». E non come «concorrenti» ma come
fratelli nella fede cristiana, nonostante la divisione e le ferite ereditate
da divergenze e conflitti passati e recenti, i due leader religiosi, che
si sono subito abbracciati, hanno mostrato al mondo che in questi
tempi difficili «dalla comune capacità di dare testimonianza insieme dipende in gran parte il futuro dell’umanità». Nell’articolato testo della
Dichiarazione, composto da trenta paragrafi e frutto di un lungo lavoro, rivisto e limato fino all'ultimo, si toccano in gran parte le sfide
che richiedono oggi una risposta comune. Prima è la preoccupazione
per quelle regioni del mondo dove i cristiani sono vittime di persecuzione: «In Siria, in Iraq e in altri paesi del Medio Oriente, constatiamo
con dolore l’esodo massiccio dei cristiani dalla terra dalla quale cominciò
a diffondersi la nostra fede e dove essi hanno vissuto, fin dai tempi degli
apostoli, insieme ad altre comunità religiose».
Quindi la richiesta alla comunità internazionale di agire urgentemente
per prevenire l’ulteriore espulsione dai loro Paesi e di porre fine a
violenza e terrorismo. E «affinché la pace sia durevole ed affidabile,
sono necessari specifici sforzi volti a riscoprire i valori comuni che ci uniscono, fondati sul Vangelo».
Vi è poi un riferimento all’ecumenismo del sangue: «Crediamo che
questi martiri del nostro tempo, appartenenti a varie Chiese, ma uniti da
una comune sofferenza, sono un pegno dell’unità dei cristiani». Così per
l’importanza del dialogo interreligioso perché esso, «in quest’epoca inquietante, è indispensabile» affermano i due leader nella Dichiarazione,
perché «le differenze nella comprensione delle verità religiose non devono
impedire alle persone di fedi diverse di vivere nella pace e nell’armonia»
e «nelle circostanze attuali, i leader religiosi hanno la responsabilità parti-
CHIESA UNIVERSALE
Il Papa in Messico:
Vengo come figlio a
trovare sua Madre a
Guadalupe
Come figlio, mi avvicinerò alla Madre e porrò ai
suoi piedi tutto quello che c’è nel mio cuore
colare di educare i loro fedeli in uno spirito rispettoso delle convinzioni di
coloro che appartengono ad altre tradizioni religiose».
Il documento si sofferma sulle restrizioni della libertà religiosa, sul secolarismo aggressivo, le radici cristiane e i processi di integrazione europea e delle migrazioni: «Non possiamo rimanere indifferenti alla sorte
di milioni di migranti e di rifugiati che bussano alla porta dei paesi ricchi».
«Le Chiese cristiane - continuano il Papa e Kirill - sono chiamate a difendere le esigenze della giustizia, il rispetto per le tradizioni dei popoli e
un’autentica solidarietà con tutti coloro che soffrono». Diversi paragrafi
sono dedicati alla famiglia e alla vita. «Siamo preoccupati dalla crisi della
famiglia in molti paesi». La famiglia «si fonda sul matrimonio, atto libero e
fedele di amore di un uomo e di una donna... Ci rammarichiamo che altre
forme di convivenza siano ormai poste allo stesso livello di questa unione,
mentre il concetto di paternità e di maternità come vocazione particolare
dell’uomo e della donna nel matrimonio viene estromesso dalla coscienza
pubblica».
Francesco e Kirill sperano che l'incontro possa anche contribuire alla
riconciliazione, «là dove esistono tensioni tra greco-cattolici e ortodossi».
Oggi è chiaro, si legge che «il metodo dell’“uniatismo” del passato, inteso come unione di una comunità all’altra, staccandola dalla sua Chiesa,
non è un modo che permette di ristabilire l’unità».Tuttavia, «le comunità
ecclesiali apparse in queste circostanze storiche hanno il diritto di esistere
e di intraprendere tutto ciò che è necessario per soddisfare le esigenze
spirituali dei loro fedeli, cercando nello stesso tempo di vivere in pace con
i loro vicini».
Non si può accettare il «ricorso a mezzi sleali per incitare i credenti a
passare da una Chiesa ad un’altra». Nel passaggio dedicato all’Ucraina è
evidente il deploro per lo scontro: «Invitiamo tutte le parti del conflitto alla
prudenza, alla solidarietà sociale e all’azione per costruire la pace. Invitiamo le nostre Chiese in Ucraina a lavorare per pervenire all’armonia sociale,
ad astenersi dal partecipare allo scontro e a non sostenere un ulteriore sviluppo del conflitto».Timori per l’incontro tra il patriarca di Mosca e papa
Francesco si erano affacciati fino all’ultimo proprio dai cristiani cattolici
di rito orientale in Ucraina. Se dunque ortodossi e cattolici si trovano
uniti nella stessa tradizione della Chiesa del primo millennio, lo sono
«anche dalla missione di predicare il Vangelo di Cristo nel mondo di oggi».
Una missione che «comporta il rispetto reciproco per i membri delle comunità cristiane ed esclude qualsiasi forma di proselitismo. «Non
siamo concorrenti ma fratelli, e da questo concetto devono essere guidate
tutte le nostre azioni reciproche e verso il mondo esterno».
Papa Francesco in Messico si presenta subito come "un figlio che
viene a trovare sua madre, la Vergine di Guadalupe, e a lasciarsi
guardare da lei". Così infatti il Papa inizia il suo discorso al Palazzo della Nazione, nella capitale, dove ha incontrato il presidente
Pena Nieto e le autorità.
Nel suo tragitto verso la sede presidenziale è stato accolto da
migliaia di messicani in festa, nel suo intervento ha esaltato la ricchezza umana, storica, culturale, etnica del Messico. «Un Paese
- ha detto - che abbraccia attraverso l'abbracio al Presidente». Ma
per Papa Francesco «la principale ricchezza del Messico ha un
volto giovane. I suoi giovani, che rappresentano metà della sua
popolazione. ...Un popolo giovane - ha sottolineato - può guardare al
futuro e ci sfida nel presente». Ha poi ricordato i bisogni della gente
del popolo: casa, lavoro dignitoso, alimentazione sana, sicurezza
effettiva, ambiente sano e pacifico.
Per tutto questo, per costruire un futuro migliore c'è, ha ricordato Francesco, la necessità «urgente di formazione della responsabilità di ciascuno, che coinvolga tutti". Per questo grande lavoro "il
governo può contare sulla collaborazione della Chiesa cattolica per
edificare la civiltà dell'amore».
«Oggi è un giorno di entusiasmo per il Messico – ha detto il presidente rivolto a Francesco – Le do il fraterno benvenuto nel nostro
paese, è la prima volta che un Papa viene ricevuto in questo Palazzo.
Santità, il Messico la ama. Lei ha un cuore di milioni di messicani».
Nieto ha poi parlato delle ingiustizie e della necessità di riflettere
su quale mondo vogliamo costruire: «Tutti siamo chiamati a edificare un mondo migliore. E in questo anche i governi sono chiamati
a un impegno costante. In accenno allo stato laico, messicano, che
deve rispettare il credo religioso dei suoi cittadini. Le cause del Papa
sono anche le cause del Messico - ha continuato, ricordando il Giubileo della Misericordia. - Visitando il nostro Paese troverà un popolo
fortemente Guadalupiano… benvenuto e benvenuta la sua luce».
Dopo Papa Francesco è andato a incontrare i vescovi del Paese,
nella cattedrale dell'Assunzione.
Concluderà l'avvenimento più atteso, la visita alla Basilica di Nostra Signora di Guadalupe, dove Papa Francesco celebra la prima
Messa di questo viaggio. In un tweet Papa Francesco ha intanto
assicurato: «Cari fratelli messicani, siete nel mio cuore, affidiamoci alla
Vergine di Guadalupe, perché non smetta di guardarci con tenerezza»
IL PORTO FEBBRAIO 2016 - 17
CHIESA DIOCESANA
da L'ECO DI BERGAMO
Il Vescovo:
«Uscire nelle strade,
aprire le porte»
Monito di monsignor Beschi durante la
Messa «Non dobbiamo guardare e
passare oltre. Dobbiamo fermarci,
compatire e “con-gioire”, prenderci cura»
La celebrazione eucaristica presieduta in cattedrale dal vescovo Francesco Beschi ha segnato la conclusione delle "24 ore per la pace"
giunta quest’anno all’ottava edizione. Un’iniziativa che ha visto il coinvolgimento di comunità, giovani e sacerdoti. «Invochiamo la pace per tutta
l’umanità – ha detto il vescovo – particolarmente per i popoli, le comunità,
le famiglie che in questo nostro tempo sono attraversate dalla tragedia della
guerra, del terrorismo, della violenza, dell’ingiustizia. Facciamo risuonare le
parole del Papa che ci richiama a vincere l’indifferenza».
È sull’indifferenza che si sono concentrate le parole di monsignor Beschi. «La quantità di emozioni a cui siamo esposti – ha detto – rischia di
alimentare il tessuto dell’indifferenza. Solo l’amore può vincerla. Se ci lasciamo raggiungere dall’amore di un Dio che non è indifferente alle sorte dei
popoli e alle miserie umane, possiamo diventare testimoni credibili contro
l’indifferenza».
Un cammino che diventa una sfida per l’uomo d’oggi. Chiari e forti gli inviti che il vescovo ha espresso formulando tre azioni possibili e necessarie
per «vincere l’indifferenza che costituisce una minaccia per la famiglia umana». Monsignor Beschi ha chiesto un risveglio delle coscienze.«Vincere
l’indifferenza significa svegliare la nostra coscienza alla luce del Vangelo della
misericordia». Un invito poi a non restare immobili. «Non basta svegliarsi, ma bisogna scendere in strada così come è accaduto per la “24
ore per la pace”. Indifferenza è ripararsi, rafforzare le difese: chi vince
l’indifferenza non ha paura di scendere nelle strade là dove abitano anche i poveri. Uscire in strada significa non chiudere le porte delle nostre
abitazioni e dei nostri cuori».
Il Vescovo ha indicato quindi un terzo passaggio. «Non basta nemmeno
scendere in strada, Occorre fermarci lungo la strada fuggendo la tentazione
di guardare e passare oltre. Quante volte noi chiediamo che qualcuno si fermi
accanto alle nostre esigenze. Vincere l’indifferenza è fermarsi, compatire e
con-gioire, prendersi cura”» .
Il Vescovo ha ricordato come le "24 ore per la Pace" abbia rappresentato
anche una tappa nel cammino di preparazione dei giovani che quest’estate raggiungeranno Cracovia.
Al termine della celebrazione uno dei giovani che ha partecipato alla
Giornata mondiale della Gioventù ha ricordato il valore della solidarietà.
«La solidarietà è la determinazione convinta di impegnarsi per il bene comune, di tutti e di ciascuno».
18 - IL PORTO FEBBRAIO 2016
«Creare la comunità
all’insegna della verità»
Il messaggio del vescovo Beschi agli
operatori dell’informazione
«La misericordia riguarda tutti»
Attingere alla speranza per creare comunità. È l’indicazione che il vescovo
Francesco Beschi ha offerto ai giornalisti e agli operatori della comunicazione riuniti per il Giubileo dei mezzi di comunicazione. Nella chiesa di
Santa Maria delle Grazie il vescovo ha presieduto la celebrazione eucaristica nella memoria di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti. In
un mondo in cui crescono la quantità e la rapidità delle notizie il vescovo
ha delineato la missione di chi si occupa della comunicazione. «Voi siete
esposti tutti i giorni in modo particolare alla crisi delle certezze e delle speranze. Affaticati nel diventare anche portavoce di notizie disperate. La risposta
non sta nel riequilibrare il peso cercando notizie buone, ma sta nel leggere gli
eventi, anche i più contradditori, dentro la logica di Dio. Avete una sorgente
rigenerante, che è la speranza?». Il Giubileo del mondo della comunicazione mette in luce il tema della misericordia. «La misericordia non è una
panacea – ha spiegato monsignor Beschi – La misericordia, come ci ha ricordato Papa Francesco, è per tutti e crea comunità. La comunicazione non può
essere esentata dalla finalità di creare comunità, non nel segno dell’ipocrisia e
della falsità, ma all’insegna della verità». Concetto che il vescovo ha ripreso
anche più tardi durante l’incontro nel Teatro alle Grazie. «Vi chiedo – si è
rivolto ai presenti – di partecipare all’opera di misericordia di costruire comunità non esclusive, capaci di essere accoglienti e ospitali». L’incontro ha visto
l’intervento di Paolo Nusiner sul tema «La riforma della comunicazione
nella Chiesa voluta da Papa Francesco». Nusiner, bergamasco, è direttore
generale della nuova Segreteria per le comunicazioni della Santa Sede.
«Delineare un modello di comunicazione – ha spiegato – adeguato ai tempi
di oggi in una prospettiva universale è un obiettivo grande e determinante per
il mondo e per la Chiesa. Una Chiesa che annuncia, comunica. Comunicare
mette in gioco il modo stesso di essere della Chiesa». Nusiner ha quindi
evidenziato alcune dimensioni fondamentali della missione comunicativa
della Santa Sede. Infine la caratteristica dell’accessibilità, che renda l’informazione fruibile senza discriminazioni. «Coniugare i vari aspetti è una sfida
molto interessante – ha concluso -. Sprona a essere al passo con i tempi, con
la cultura e le culture».
CHIESA DIOCESANA
Il vescovo alle Ceneri
«Accogliamo il dono della
Misericordia»
La missione dei consacrati
«Vicini alle miserie umane»
In centinaia con il vescovo in
Santa Maria Maggiore
In centinaia erano presenti al Giubileo della Vita consacrata celebrato dal
vescovo Francesco Beschi insieme ai religiosi e alle religiose, ai monaci e
alle monache e ai laici consacrati della diocesi. Una celebrazione che ha
concluso l’Anno dedicato alla Vita consacrata aperta da Papa Francesco il
30 novembre 2014. Nella Basilica di Santa Maria Maggiore il vescovo ha
benedetto le candele sorrette dalle persone di vita consacrata che si sono
poi dirette in processione verso il Battistero dove hanno rinnovato le
promesse battesimali. Molti gli ordini religiosi presenti e a tutti monsignor
Beschi ha rivolto il suo saluto affettuoso, ricordando in modo particolare
le perone anziane e malate, i consacrati che vivono in Paesi lontani e le
comunità monastiche di clausura rappresentate da alcune monache presenti in cattedrale. Durante l’omelia il vescovo ha portato la riflessione su
tre immagini che ha accostato al significato della celebrazione. «Il primo
pellegrino è stato il Signore – ha detto – che si è messo in cammino per
raggiungere l’umanità intera. Compiere il pellegrinaggio della misericordia ci fa
desiderare di farci pellegrini come Dio avvicinandoci ad ogni miseria umana,
materiale, culturale, relazionale e spirituale e lasciandoci toccare da essa». La
seconda immagine è stata quella della luce. «Per la vostra consacrazione
diventate testimoni della libertà evangelica. Nella vostra obbedienza splenda
agli occhi degli uomini la luce della vera libertà, la luce della scelta di una
povertà confidente. Il vostro amore per Cristo illumini ogni vostra relazione:
questo è il senso della vostra castità scelta per lui». "Tempio" è la terza parola
su cui il vescovo si è soffermato nell’omelia. «Le persone incontrando voi
possano incontrare veramente Dio, possano vedere in voi il segno della
sua presenza.
Diventate tempio di Dio nella storia appassionata e appassionante delle
vostre comunità». La vostra sia una vita fraterna aperta, che non sia solo
segno di fraternità fra di voi, ma che sia segno di un amore che si apre a
tutta l’umanità. Monsignor Beschi ha espresso riconoscenza per il dono
della Vita consacrata nella Chiesa di Bergamo e ha invitato a continuare la
preghiera per le vocazioni.
Durante la celebrazione i consacrati hanno pronunciato il ringraziamento per il dono della chiamata e hanno rinnovato gli impegni della consacrazione.
Monsignor Beschi ha invitato a pentirsi, ad
abbandonare «ogni pigrizia spirituale» e a
praticare opere di misericordia
La Quaresima, iniziata con il rito delle Ceneri, può diventare tempo propizio per accogliere il dono prezioso della misericordia, su cui il vescovo
Francesco Beschi ha voluto portare l’attenzione in cattedrale nell’omelia
della Messa del Mercoledì delle Ceneri. Una celebrazione che ha visto la
presenza degli studenti del Seminario vescovile, del rettore monsignor Pasquale Pezzoli, degli educatori e di alcuni sacerdoti della Curia diocesana.
Nel momento dell’imposizione delle Ceneri il vescovo, al centro dell’altare, ha chinato il capo ricevendo le Ceneri dal vicario generale monsignor
Davide Pelucchi. Molti i fedeli presenti che si sono accostati all’altare per
il gesto penitenziale che apre il cammino della Quaresima in questo Anno
Giubilare. «Davanti al dono della misericordia – ha chiesto il vescovo nell’omelia – che cosa significa disporci al pentimento? Significa abbandonare ogni
presunzione, ogni pigrizia spirituale che può diventare una specie di paralisi,
ogni auto giustificazione. Siamo invitati a pentirci per aprire le porte al cuore
della misericordia che significa lottare contro i nostri vizi e i nostri peccati».
Una misericordia che abbraccia e una misericordia che trasforma è quella che monsignor Beschi ha indicato come riferimento fondamentale del
cammino verso la Pasqua. «La misericordia chiede fede – ha continuato -.
Credere nella misericordia significa lasciarsi abitare, illuminare e guidare da
essa. Pratichiamo opere di misericordia».
Opere che, - ha detto il vescovo – non devono diventare strumenti di proprio compiacimento o di ricerca di lode personale. «Le mani che compiono opere di
misericordia educhino il cuore
ad essere misericordioso».
Ai sacerdoti, ai giovani, ai
fedeli che hanno partecipato alla celebrazione
il vescovo ha rivolto
l’invito a porsi
in ascolto della
Parola, a disporsi
al pentimento e ad aprire
il cuore alla misericordia. «Disponiamoci
alla Quaresima – ha concluso – perché sia un
tempo favorevole per accogliere il dono della misericordia e
diventare misericordiosi».
IL PORTO FEBBRAIO 2016 - 19
MISSIONARI
a cura del
GRUPPO MISSIONARIO
DIAMO ENERGIA
al Malawi
I padri Monfortani di Bergamo operano da un
secolo in Malawi, un paese piccolo e povero
con 15 milioni di abitanti e la densità più alta
a sud dell’Equatore. Dal 1994 è una repubblica presidenziale, dopo trent’anni di dittatura. Attività prevalenti sono agricoltura
e pastorizia: si esportano tabacco, cotone,
tè e canna da zucchero, per l’alimentazione
interna si coltiva soprattutto il granoturco.
Chikala è una montagna isolata in Malawi,
sprovvista di strade per accedere ai villaggi
sulla cima. Per ogni necessità sanitaria, alimentare o di lavoro i 6.000 abitanti devono scendere a piedi lungo sentieri sterrati
verso i centri urbani più vicini, trasportando a spalle quanto necessario, ad esempio il
grano per la macinazione e la farina ottenuta. Le donne in gravidanza che desiderano
IL PORTO FEBBRAIO 2016 - 20
PANNELLI FOTOVOLTAICI
PER UN MULINO E UNA
SCUOLA DI AGRICOLTURA
SUL MONTE CHIKALA
assistenza si trasferiscono due mesi prima del parto presso famiglie
conoscenti che abitano in prossimità di un ospedale, lasciando a casa
marito e altri figli. A piedi scendono dalla montagna e a piedi tornano
al villaggio con il neonato.
A Chikala i Monfortani hanno aperto nel 2014 una scuola primaria,
che permette ai bambini di accedere all’istruzione di base della durata
di 8 anni: prima la maggior parte rinunciava, sia in ragione della distanza da percorrere giornalmente e dei costi di un trasferimento, sia per
aiutare la famiglia nel lavoro quotidiano.
Nel 2015 i padri hanno avviato un’altra iniziativa, alla quale il nostro
Gruppo missionario offrirà un contributo in termini di sensibilizzazione e di raccolta fondi.
Il progetto DIAMO ENERGIA AL MALAWI! intende realizzare
un impianto fotovoltaico che darà energia a un mulino e a una scuola
di agricoltura a Chikala. Il mulino permetterà di macinare il mais in
loco, evitando il trasporto manuale alla/dalla valle fatto generalmente
da donne con grande fatica e rischio. La scuola di agricoltura insegnerà pratiche di rotazione delle colture e l’uso di fertilizzanti e sarà
spazio di confronto tra i contadini. Docenti specializzati nelle coltivazioni locali formeranno giovani e adulti e seguiranno lo scambio di
esperienze e opinioni guidandoli verso le scelte più opportune.
La possibilità di avere un mulino in loco, che riduce i tempi e i rischi
attuali della macinazione, insieme alla disponibilità di un supporto teorico-pratico nel lavoro dei campi, dovrebbe incentivare gli agricoltori
a continuare nell’attività, a migliorarla e potenziarla. L’area montana
infatti è particolarmente fertile e si presta ad esempio a colture di
frutta, che potrebbero costituire fonte di alimentazione e di guadagno.
Finalità del progetto è assicurare una vita dignitosa nei villaggi di Chikala, offrendo opportunità di alimentazione, di istruzione e di lavoro
che evitino l’emigrazione verso le periferie delle città e costituiscano
un modello per altre comunità del Malawi.
Il nostro Gruppo ha già promosso il progetto in occasione delle bancarelle natalizie sul lungolago e all’interno del programma di alcune
MISSIONARI
classi di catechismo. Altre iniziative seguiranno. Invitiamo tutti a dare un aiuto, non necessariamente economico. La costruzione
dei due edifici è in corso, le batterie degli impianti sono già montate sul posto, i pannelli
fotovoltaici partiranno a breve dall’Italia: sono
benvenuti volontari che aiutino nel lavoro
manuale, nella logistica, nella scelta di manuali
e strumenti per la scuola.
Chi è disponibile può contattare i padri
Monfortani di Bergamo in via Legnano 18
e in particolare padre Piergiorgio Gamba
[email protected]
IL PORTO FEBBRAIO 2016 - 21
RIFLETTIAMO
a cura di
PIERLUIGI BILLI
PERSONALE RIFLESSIONE
dialogo di Pierluigi Billi con Nietzsche
Ritratto di Friedrich Nietzsche
IIl terzo scritto che pubblichiamo postmortem di Pierluigi Billi è purtroppo un
pò “difficile” in quanto contiene un motto piuttosto complesso: “Dio è morto”
(in tedesco “Gott ist tot”), il celebre aforisma del filosofo esistenzialista Friedrich
Nietzsche. Crediamo che proprio per
questo, pur avendolo scritto a giugno
del 2014 ed inserito nella busta indirizzata al nostro responsabile di redazione,
lo abbia tenuto nel cassetto della sua
scrivania senza inviarcelo e titolandolo
solamente “Personale riflessione”.
Riteniamo quindi opportuno inserire
una premessa ed alcune nostre annotazioni all’interno dello scritto cercando,
per quanto possibile, di indirizzare il lettore alla comprensione del testo.
«Dio è morto», concetto espresso anche come morte di Dio, contenuto nella
sua opera "La gaia scienza", sintetizza
ermeticamente la decadenza del mondo occidentale nell'ultimo squarcio di
millennio. “Dio è morto” non è inteso
letteralmente, come Dio è fisicamente
morto, piuttosto è la maniera usata da
Nietzsche (che infatti riteneva che Dio
non esistesse) per dire che l'idea di Dio
non è più fonte di alcun codice morale
22 - IL PORTO FEBBRAIO 2016
o teologico.
Questa “sentenza” si ritrova inoltre nel
classico di Nietzsche “Così parlò Zarathustra” (Also sprach Zarathustra), che
è maggiormente responsabile della popolarità della frase. L'idea è espressa dal
"folle" come segue: «Dio è morto! Dio
resta morto! E noi l'abbiamo ucciso!
Come potremmo sentirci a posto, noi
assassini di tutti gli assassini? Nulla esisteva di più sacro e grande in tutto il mondo, ed ora è sanguinante sotto le nostre
ginocchia: chi ci ripulirà dal sangue? Che
acqua useremo per lavarci? Che festività
di perdono, che sacro gioco dovremo
inventarci? Non è forse la grandezza di
questa morte troppo grande per noi?
Non dovremmo forse diventare divinità
semplicemente per esserne degni?».
Giugno 2014
Molti anni fa - il tempo scorre veloce, ne ho
quasi settantacinque - riflettevo intorno ad
un pazzo filosofo in questa maniera.
Si racconta che quel pazzo di Nietzsche
entrasse nello stesso giorno in diverse chiese e intonasse il suo blasfemo “Requiem
aeternam Deo”, l’eterno riposo a Dio. Cacciatone fuori e interrogato, si dice che si
fosse limitato a rispondere invariabilmente
in questo modo: «Che altro sono ancora
queste chiese, se non le fosse e i sepolcri
di Dio?» [ndr]).
Secondo la sua demente idea, Dio sarebbe
rimasto alle categorie filosofiche, come ombra dei credenti e degli atei volgari. «Dio
è morto - egli affermava - ma gli uomini
sono così fatti, che ci vorranno ancora dei
millenni, caverne nelle quali si manifesterà
la sua ombra».
Egli si definiva l’ateo puro e portava, poveretto, il lutto già da molto tempo per la
morte di Dio. Affermava ancora nella sua
innata pazzia che morto Dio, eliminato
quell’essere nel quale l’umanità si riposava
e si ritrovava, l’uomo ormai avrebbe dovuto
avanzare e salire, avrebbe dovuto trarre da
dentro di sé, dal nulla, qualche cosa con
cui trascendere l’umanità (trascendere: superare un determinato limite della realtà,
della conoscenza). Crediamo che Pierluigi
intendesse riferirsi alla sfera spirituale ...diventare macchine non è evolvere, né spiritualmente, né fisicamente. [ndr]). “Dio è
morto, viva il superuomo”, rimorsi e disperazione saranno superati contemporaneamente in uno stesso sforzo. Al sapere che
il vecchio Dio era morto, egli finalmente
sentiva che l’orizzonte era di nuovo libero
e che le navi dell’uomo potevano salpare e
navigare verso ogni rischio, ed ogni tentativo era permesso al nuovo pioniere dell’esistenza.
«Io sono solo e voglio esserlo, dirà Zarathu-
RIFLETTIAMO
stra, guardare solo con il cielo chiaro e il mare libero».
Quanta diversità di pensiero ci separa da Nietzsche!
Mi piacere conoscere ora che fine ha fatto la Tua petulante ironia.
Tu non hai capito una cosa, che la vera grandezza è rinchiusa
nella semplicità e il nostro Dio è grande in questo. Lui, che è infinito, ama la fragilità, noi finiti amiamo la potenza, la gloria, la
ricchezza, il potere. Miserie umane. «Noi siamo - diceva il filosofo
e teologo francese Blaise Pascal - una canna agitata dal vento, una
povera canna, ma è una canna pensante. Tutta la nostra dignità
consiste nel pensiero, lavoriamo quindi a ben pensare: ecco il principio della morale [ndr]).
È necessario, caro Nietzsche, riconoscere i nostri limiti, non diventare padroni indiscussi della vita, anzi noi dobbiamo, ed è nostro
dovere, creare condizioni di crescita dovunque essa appaia. Noi
abbiamo bisogno della fede indiscussa di Abramo. Devi ricordarti
che quello che giudichi sciocchezza è per me altezza, nell’umiltà
e nell’accettazione della parola di Dio, è scegliere la nostra strada
morale per proprio conto. Determinare e stabilire da sé che cosa
è bene e che cosa è male, è assurdo. C’è dentro di noi una legge
morale che non erra, c’è una retta coscienza stabilita da Dio che
noi dobbiamo seguire. L’uomo nel fare da sé ha trovato la morte,
non è stato onesto nel riconoscere la sua fragilità, nullità e sudditanza al Creatore.
Senza alcun dubbio, se tu mi potessi rispondere, mi diresti che ho
ragione ma non esiste alcuna comunicazione fra te morto e me
vivente. Tu sei stato un semplice pazzo, come pazzi sono stati
tutti quelli che la pensano come te. Io amo la Misericordia ma fino
ad un certo punto, perché occorre anche la giustizia. Dio farà poi
quello che gli pare e giudicherà.
È così, ora non posso che pensarla in questa maniera!
SARNICO
Incantevole, fascinosa, seducente, ammaliatrice... Non ci sono aggettivi
adeguati per definire la nostra bella cittadina. Una bella foto comunica
sempre qualcosa. Un fotografo deve prima di tutto avere qualcosa da
comunicare e poi conoscere le tecniche da usare per farlo in maniera efficace. Non tormentiamoci ad analizzare l'immagine, quando possiamo
semplicemente godere della sua bellezza! Foto di Mauro Cadei
di notte "...incantevole"
IL PORTO FEBBRAIO 2016 - 23
RIFLETTIAMO
a cura di
don VALENTINO SALVOLDI
SAMANTHA
Quelle immagini sacre nello spazio,
fede e realizzazione del sogno
Nel quindicesimo anniversario del primo volo nello spazio
cosmico (1961) guidato da Jurij Alekseevich Gagarin, un suo
amico – il cosmonauta Aleksej Archipovich Leonov – racconta: «Chruscev, in uno degli incontri con i cosmonauti, chiese a
Gagarin se per caso nel cosmo avesse incontrato Dio. Gagarin,
notando che Chruscev aveva posto la domanda per scherzo,
rispose secco: «L’ho visto». «Non lo dica a nessuno» l’ammonì
Chruscev.
Questi poi dichiarò alla stampa che Gagarin, volando nello spazio, non aveva incontrato Dio.
Leonov poi aggiunge: «Jurij era battezzato, come lo sono io, ma
occorre tener conto del controllo onnipresente esercitato dal partito, per cui credere alla luce del sole era quasi impossibile. Ciononostante molti di noi avevamo sufficiente intelligenza e spirito per
sentire che “lassù” ci doveva essere qualche cosa. Per me Jurij era
quasi un santo».
Lo presenta come anima limpida e lieta, grazie al suo credo,
perché: «Senza fede era quasi impossibile operare nel nostro lavoro. Oggi prima di andare in orbita si può ricevere la benedizione
dal sacerdote, andare in chiesa, come molti fanno, ma allora era
impossibile; non ci restava che credere… in oggetti sacri».
Con quest’ultima affermazione, Aleksej Archipovich Leonov
allude alle icone portate dagli aeronauti nelle navicelle spaziali,
benedette prima del volo in orbita. Icone che fanno bella mostra di sé nelle immagini trasmesse dallo spazio, dalla navicella
sulla quale – nel 2014 – vola Samantha Cristoforetti che ci
parla attraverso una fede silenziosa, discreta, pudica, espressa
in un sospiro di seducente meraviglia quando dallo spazio contempla la terra.
Samantha nasce a Milano nel 1977 ed è originaria di Malè
(Trento). I genitori educano lei e il fratello Jonathan cristianamente, li incoraggiano nei loro sogni, li sostengono nelle
difficoltà affinché non perdano mai la speranza di realizzare
la loro aspirazione di volare in alto. La ragazza compie gli studi
superiori dapprima a Bolzano e poi a Trento e si laurea in ingegneria meccanica all'Università Tecnica di Monaco di Baviera,
in Germania. Entra nel 2001 nell’Accademia Aeronautica di
Pozzuoli. Consegue la laurea in Scienze aeronautiche presso
l'Università Federico II a Napoli. Successivamente si specializza
negli Stati Uniti (nel Texas). A maggio 2009 è assunta come
astronauta – assieme ad altri cinque concorrenti – dall'Agenzia
Spaziale Europea (ESA), in seguito ad una selezione tra 8500
24 - IL PORTO FEBBRAIO 2016
Samantha Cristoforetti astronauta dell'ESA e prima italiana nello spazio
candidati.
La sua prima missione nello spazio (ISS Expedition 42/43 Futura) dura sei mesi, con lo scopo di raggiungere la Stazione
Spaziale Internazionale a bordo di un veicolo Sojuz. È la prima
missione di una donna italiana nello spazio.
Si sa che nelle navicelle spaziali si portano solo le cose strettamente essenziali.
Nella sua navicella ci sono ben quattro icone sacre: quella centrale, più grande, mostra la Vergine Maria con il bambino Gesù.
Più in alto c’è un bel Crocifisso dorato. Poi due altre icone di
santi… Pensando che quella navicella spaziale è partita dall’Unione Sovietica nella solennità di Cristo Re dell’universo, viene
spontaneo ricordare il Salmo 139: «Dove andare lontano dal tuo
spirito, dove fuggire dalla tua presenza? Se salgo in cielo, là tu sei,
se scendo negli inferi, eccoti». E lodare Dio perché, dal tempo di
CRISTOFORETTI
Gagarin a oggi, molte cose sono cambiate: identico è il cielo,
ma più liberi coloro che lo navigano.
Liberi di esprimere la fede, come fa Samantha di fronte alla
"struggente bellezza del mondo" e alla luce riflessa dalla stazione spaziale alla quale sta avvicinandosi: «E mentre mi sono
girata lentamente, quando mi sono resa conto di ciò che stavo vedendo, sono stata sopraffatta da puro stupore e gioia: la Stazione
Spaziale era lì, ma non era solo una vista qualunque. Gli enormi
pannelli solari erano inondati da una fiammata di luce arancione,
vivida, calda e quasi aliena». Cristoforetti prima sospira: «Oh,
my God», poi ripete sette volte il nome di Dio, in italiano.
Per sette volte il nome di Dio! Si può sentire la registrazione
su YouTube.
Un’inaspettata inondazione di ineffabile luce. Luce che – per
riandare a Platone e a Einstein – è l’ombra di Dio e ci fa ricor-
RIFLETTIAMO
dare che anche noi siamo fatti di luce. Dal momento in cui Dio
disse: «Sia fatta la luce», l'universo è uno spettacolo di luci su
larga scala.
È difficile sapere che tipo di esperienza abbia vissuto Samantha, ma quell’«Oh God» e quel ripetuto nome di Dio fanno
intuire la possibilità di un’esperienza di fede. E fanno capire
l’assurdità di quegli articoli di giornali italiani in cui si parla della
possibilità che Samantha abbia visto un Ufo… Forse perché
ha detto che la luce sembrava "aliena", non tenendo conto dei
significati di questo aggettivo nella nostra lingua.
Samantha e gli astronauti nello spazio trovano il tempo per
pregare, per rivolgere lo sguardo a quelle quattro icone, che
aiutano a sentirsi ancora più vicini a Dio.
Samantha è cristiana e lo dimostra non a parole, ma con il
suo entusiasmo, con la sua silenziosa testimonianza, con la sua
presenza alla celebrazione eucaristica e con la sua foto sotto le
quattro icone. Foto che ha aperto un dibattito e ha stimolato
alla riflessione.
Ha portato a scrivere articoli di questo genere: «Samantha e
soci arrivano tra le stelle e non trovano strano portare con sé i simboli della loro fede, perché il cristianesimo ha realizzato qualcosa
che sembrava storicamente impossibile e razionalmente inaccettabile: pensare la verità come detta ad un tempo all'interno di Dio
e all'interno dell'uomo e della creazione materiale».
L’icona del Crocefisso nello spazio. Ce ne spiega il perché l’astronauta russo Maksim Suraev, memore dell’esperienza fatta
nel 2009 sulla navicella, dove leggeva il Vangelo: «Forse nello
spazio ci si sente più vicini a Dio. Forse, lontani dal mondo materiale, si entra in contatto con una dimensione più spirituale. E
forse, nonostante la possibilità di viaggiare nello spazio rappresenti
il punto più alto raggiunto dalla ricerca scientifica, c’è anche la
necessità di raccogliersi in preghiera».
Da Gagarin a Cristoforetti: la stessa esperienza, lo stesso entusiasmo, lo stesso messaggio. Al giovane che chiede all’astronauta italiana come prepararsi al futuro, Samantha risponde:
«Non farti dare limiti artificiali che non siano veramente i tuoi. E
soprattutto non darteli tu stesso, ma se hai dei sogni e delle ambizioni prova a trovare una strada. Tante volte un ostacolo è solo un
messaggio che la vita ti dà. Devi trovare un’altra strada, ma non
vuol dire che non puoi arrivare a destinazione». E mentre al giovane rivolge l’invito a non lasciarsi tarpare le ali, ai bambini augura
che come lei sognino di passeggiare tra le stelle e scelgano una
professione compatibile con il loro sogno, perché «non si sa
mai quando arriva l’occasione per trasformarlo in realtà».
IL PORTO FEBBRAIO 2016 - 25
ASSOCIAZIONI
a cura
della PRESIDENTE
RUBRICA DI FEBBRAIO
ASSOCIAZIONE
ANZIANI E
PENSIONATI
SARNICO
Il prof. Giacomo Anfuso, direttore del corso, presenta i 20° anno accademico
Il giorno 3 febbraio è iniziato il 20° Anno Accademico dell’Università Anteas, il tema è “Uno
sguardo al passato – uno sguardo al futuro”.
Numerose le autorità presenti ed anche i partecipanti.
Ci pare importante sottolineare che l’iniziativa esprime un alto grado di consenso della popolazione di Sarnico e dei paesi limitrofi per questa forma di attività culturale.
Il primo argomento proposto è stato “Dante Alighieri: a 750 anni dalla nascita”.
disponibilità, a promuovere
la cultura del’incontro e della
Il tema è stato trattato egregiamente dal Professor Enzo Noris.
pace, a superare ogni divisioDopo sette secoli, la “Divina Commedia” è ancora una delle opere più lette al mondo.
Il motivo della straordinaria attualità consiste nel fatto che Dante ha posto le basi per l’edi- ne.
ficazione della cultura occidentale moderna.
Illuminato dalla fede, Dante crede che la creazione vada compresa come un dono di Dio, INIZIATIVE:
continua l’attività dei gruppi
una realtà basata sull’amore, la comunione e la fratellanza universale.
di cammino.
Tra le attività culturali sottoliIl viaggio nell’aldilà che Dante racconta avviene nell’interiorità di ciascuno di noi.
Durante questo viaggio, ossia la nostra vita, noi prendiamo coscienza dei nostri limiti, delle neiamo l’interessante mostra
nostre fragilità, dei nostri errori e siamo chiamati al superamento delle nostre componenti all’Accademia Carrara, la visita al Museo Bernareggi ed al
istintive, per elevarci ad un’umanità piena fatta di misericordia e di perdono.
Siamo tutti chiamati a prestare la nostra attenzione, senza escludere nessuno, a porci con Palazzo Moroni.
PENSIERO DI FEBBRAIO
di Gianfranco Gaspari
“A nome di tutti i miei coetanei: per favore non chiamateci
più vecchi ma ANZIANI. Grazie"
26 - IL PORTO FEBBRAIO 2016
SOLE... SOLO SOLE
COMUNITÀ
poesia di
GIANFRANCO GASPARI
foto San Marco
Dieci febbraio: a te primavera cortese
Fra un cielo tutto e solo azzurro
In visita riparatrice di una notte da tregenda
Fra lampi e tuoni insoliti e provocanti.
Sono alla scrivania davanti ad una vetrata
Incatenato dall'azzurro insostituibile
Senza nuvole chiamate a far da scorta
Ad un pomeriggio da non dimenticare.
Tutto è limpido, tutto è chiaro, tutto è bello.. .
Pur rinchiuso nello studio, la mente lontana…
Pensando a panorami non sempre ripetibili
Che fanno un inverno spodestato da
primavera prematura...
Un sereno totale, un dono veramente regale
A noi umani non usi a doni siffatti.
Grazie natura; senza riserve e totale
Un ricordo per giorni solo e sempre invernali...
Sarnico, 10 febbraio 2016
PAPA FRANCESCO
in Messico
Sette giorni è durato il viaggio di Papa Francesco in Messico: dall’incontro storico a Cuba
con il Patriarca di Mosca e di tutta la Russia,
Kirill, alla visita alla Basilica della Nostra Signora
di Guadalupe, dall’incontro con le autorità e
la società civile, alla visita alle comunità indigene. C'è stata anche una sosta nei pressi della
barriera che divide il Messico dagli Stati Uniti,
un segno di solidarietà verso i profughi latinoamericani che cercano un fututo negli USA.
E come a Lampedusa l'8 luglio 2013, quando
gettò una corona di fiori gialli per onorare le
vittime sepolte nel Mediterraneo, Francesco
ha invocato "il dono delle lacrime" anche sulla
riva del Rio Grande.
«Qui come in altre zone di frontiera, si concentrano - ha sottolineato il Papa - migliaia di migranti dell'America Centrale e di altri Paesi, senza
dimenticare tanti messicani che pure cercano di
passare dall'altra parte».
IL PORTO FEBBRAIO 2016 - 27
FOTOCRONACA
a cura della
REDAZIONE - Foto San Marco - Civis - Andrea Bonassi
Family day Vicariale - Foto San Marco
Vittorio Sgarbi e il nostro Roberto Biancu
28 - IL PORTO FEBBRAIO 2016
Il mercoledì delle ceneri - foto Andrea Bonassi
VOGLIA D’ESTATE
Anticipazioni per l’estate 2016
SALTO DI QUALITÀ
più persone più idee
Renato Carminati e Flavio Morosini
Il 29 gennaio scorso si è tenuta l’assemblea elettiva del
Csi riconfermando Vittorio Bosio come presidente per il
prossimo quadriennio. Nella relazione introduttiva il presidente uscente ha richiamato la storia del Csi nazionale dai
primordi fino ad oggi, sottolineando come il Comitato di
Bergamo ha saputo coniugare i valori morali e sportivi promossi dall’associazione e l’impegno di un sempre miglior
servizio, con risultati numerici e qualitativi notevoli.
Al comitato bergamasco fanno riferimento più di mille
associazioni sportive che svolgono attività in quarantasei
discipline diverse. Gli iscritti, atleti e soci, superano le centomila unità.
Una nota di merito va al comparto organizzativo impegnato a gestire una notevole mole di lavoro ai suoi addetti
molti dei quali volontari.
Un ringraziamento particolare è andato alla classe arbitrale
e a tutti i dirigenti, allenatori e collaboratori delle società
affiliate.
Si è puntato sul tema della Formazione di dirigenti e allenatori che è alla base di tutte le attività e risulta essere un
notevole impegno necessario però per garantire la qualità
di risultati in continua crescita.
Anche la nostra associazione ASD Csi Oratorio Sarnico
è giunta al termine del mandato del Consiglio di amministrazione e si è quindi riunita in assemblea ordinaria per la
nomina del nuovo organo direttivo. Il 17 febbraio nella sala
del Cine Junior erano presenti coloro che avevano dato la
loro disponibilità a essere eletti e altri soci del nostro gruppo. In precedenza si era deliberato che il nuovo Consiglio
doveva essere rappresentativo di tutte le otto discipline
che vengono praticate con un massimo di due consiglieri
per ciascuna. Al termine delle votazioni risultano eletti: Giancarlo
Avigni, Elena Belussi, Sara Cossu,
Fabrizio Facchinetti, Diego Fratelli,
Carlo Fratus, Emiliano Marchetti,
Giacomo Pansera, Marta Pedrocchi, Dario Plebani, Nicoletta Savoldi; riconfermato nel ruolo di presidente Renato Carminati.
Il Compito del nuovo Consiglio Direttivo sarà quello di
una attenta analisi dello stato della nostra associazione per
porre le basi di una nuovo e moderno progetto Educativo necessario per rilanciare con vigore un associazionismo
partecipativo a tutti i livelli.
Nel tempo i gruppi sono aumentati come pure i numeri
degli atleti, si rende quindi necessaria una migliore organizzazione che armonizzi la gestione dei singoli gruppi migliorando la comunicazione e promuovendo iniziative comuni
e condivise.
Va migliorata l’immagine d’insieme del nostro gruppo anche con l’utilizzo dei social network per poter raggiungere
tutti. È però fondamentale far crescere l’interesse e la disponibilità di giovani che si mettano in gioco “sporcandosi
le mani” per e con i nostri ragazzi.
L’impegno delle famiglie, direttamente coinvolte, a supporto delle nostre attività sportive deve essere potenziato
come potenziata la collaborazione e conoscenza reciproca
tra genitori e allenatori, dopotutto questi ultimi
si prendono cura dei loro figli per almeno 6 ore
la settimana. Le cose da fare sono molte, altre
possono essere suggerite.
Auguriamo un buon lavoro al nuovo Consiglio
Direttivo
IL PORTO FEBBRAIO 2016 - 29
COMUNITÀ
a cura
di CARLA CASATI
ESSERE... VICINO
ai poveri
"In questo momento di crisi è opportuno non chiudersi in se stessi, ma cura di loro … per aiutarle a mantenere un minimo di
aprirsi, essere attenti all’altro, a coloro che sono più fragili e che spesso dignità e di speranza.
sono nella periferia del nostro cuore".
Papa Francesco
RESOCONTO DI CONTRIBUTI, DONAZIONI E
RACCOLTA VIVERI – ANNO 2015
Che cos’è il Centro di Primo Ascolto e Coinvolgimento? …È:
• Un servizio segno, espressione della carità della comunità cristiana OFFERTE DA PRIVATI
5.865,00
parrocchiale, che si propone di offrire attenzione, ascolto e risposta ai
CONTRIBUTO X LA SCUOLA MATERNA
3.000,00
bisogni del territorio. Non agisce da solo, ma cerca di creare una rete
VIVERI AGEA
3.700,00
con le Istituzioni Pubbliche del territorio.
• Una “porta aperta” per ascoltare e dare attenzione a persone in FONDO FAMIGLIA LAVORO
600 ,00
difficoltà secondo lo spirito evangelico, per dare loro voce e per P.R.R AMBITO
2.100,00
aiutarle ad essere protagoniste e soggetti attivi nel superamento
TOTALE ENTRATE
15.265,00
della loro condizione di disagio.
• Uno “strumento” per diffondere una cultura della solidarietà nei ACQUISTO VIVERI
1.417,50
confronti:
PAGAMENTO BOLLETTE
3.593,26
- della comunità cristiana, perché cresca uno stile di prossimità, attenta
ACQUISTO MEDICINALI
225,00
alla persona, capace di valorizzare le relazioni umane.
570,00
- della comunità civile, perché si mantenga attenta alle povertà SPESE VARIE
del proprio territorio, facendosene carico concretamente e CONTRIBUTI RETTE SCUOLA MATERNA
3.380,00
impegnandosi in un cammino di corresponsabilità.
PRESTITI
250,00
L’”espressione” di un gruppo di persone che vivono l’ascolto come
BORSE
4.500,00
attenzione e servizio reso ad ogni persona in difficoltà.
600,00
Nel 2015 abbiamo accolto circa 40 famiglie in difficoltà, quasi 160 VAUCHER
persone, di cui 70 bambini sotto i 5 anni. Di queste famiglie 30 sono TOTALE USCITE
14.535,76
seguite continuativamente.
AVANZO
729,24
Sono prevalentemente famiglie “impoverite” in seguito alla crisi, che
ha voluto dire: perdita del posto di lavoro, difficoltà a mantenere Nel corso del 2015 sono state fatte 3 RACCOLTE VIVERI
la famiglia, il mutuo della casa o l’affitto che non si possono pagare,
bollette che scadono e taglio del metano o dell’energia elettrica.
Questo lungo elenco delle entrate e delle uscite nel CPAC nel
Sono prevalentemente famiglie di origine straniera (presenti da molti 2015 non è una relazione contabile, ma dice di una sensibilità e
anni e alcune con cittadinanza italiana), perché da noi sono molte le attenzione che cresce e si diffonde. Inoltre questo lungo elenco vuole
famiglie di origine straniera residenti e perché “proprio gli stranieri “rendicontare” che il CPAC aiuta e sostiene le famiglie attraverso
più inseriti nel nostro contesto socio lavorativo da tanti anni hanno quanto riceve dalle famiglie della comunità che donano viveri, alimenti
pagato più di altri la crisi”.
e denaro.
A ”fare la carità” non è il Centro ma tutti coloro che con gesti concreti
I nuovi poveri hanno il volto dei vicini di casa.
testimoniano l’attenzione e la solidarietà della nostra comunità verso chi è
Ai bisogni di queste famiglie si risponde con la borsa degli alimenti, in situazione di bisogno.
con il pagamento delle bollette, con l’accesso al Fondo Famiglia- Per fare la carità non è necessario essere ricchi: basta
Lavoro della Caritas diocesana.
condividere anche il poco che si ha con chi ne ha meno!
Ma soprattutto si risponde con l’ascolto, con l’incontro GRAZIE!
…. Per farle sentire meno sole, per far sentire loro che
c’è qualcuno che in questi momenti di difficoltà si prende NB: La settimana della carità si terrà dal 5 al 13 marzo prossimo.
30 - IL PORTO FEBBRAIO 2016
COMUNITÀ
DALLA SCUOLA
DELL’INFANZIA ALLA
PRIMARIA
dubbi e legittime preoccupazioni
a cura di
ORNELLA LAZZARI
Anche quest’anno per i genitori dei bambini della
Scuola dell’Infanzia è giunto il tanto atteso (temuto?) momento di pensare all’iscrizione del proprio
piccolo al nuovo livello di scuola.
Nonostante i bambini abbiano già, spesso da almeno tre anni, affrontato un percorso educativo didattico presso la scuola dell’Infanzia, le famiglie tendono a considerare l’ingresso alla Primaria come il
vero inizio della “Scuola”; basta riflettere sull’uso, ancora in auge, del
termine “asilo”, per comprendere che il reale distacco tra i bambini
e le loro famiglie sembra iniziare in classe prima.
È indubbio che qui le richieste inizino a cambiare: le famiglie dovranno gestire notevoli cambiamenti nelle loro abitudini quotidiane, nei
loro ritmi di vita; le performances dei loro figli saranno oggetto di
valutazione…Quale genitore potrebbe, in cuor suo, non ammettere di provare legittime ansie e più o meno velate preoccupazioni
di fronte ad un percorso sconosciuto e, talvolta, descritto
come insidioso?
Riflettendo sul fatto che spesso la Scuola risulti oggetto di commenti ed incertezze, dovuti anche alla
scarsa conoscenza dell’Istituzione, quest’anno, anche nell’ottica di una maggior chiarezza comunicativa, l’Istituto Comprensivo ha rivisto il proprio
piano dell’offerta formativa, rendendolo più snello
e maggiormente fruibile dall’utenza; i genitori che
vorranno davvero conoscere le finalità educative,
le linee di riferimento dell’azione didattica, le modalità inclusive ed i progetti didattici caratterizzanti la
Scuola Primaria e Secondaria del territorio, potranno
andare sul sito, aprire il POF, confrontarlo con altri, chiedere informazioni e fare le dovute e legittime scelte.
Affidare il proprio figlio ad altri rappresenta
sicuramente un atto di fiducia ed i docenti, con tutta l’Istituzione Scolastica,
devono mostrare una seria professionalità che passa anche e soprattutto
attraverso il rispetto del bambino,
sia nelle sue manifestazioni cognitive che in quelle affettivorelazionali.
Per conoscere al meglio il
nostro “soggetto educativo”
è necessaria anche una stretta e seria collaborazione tra
la Scuola dell’Infanzia, che accompagna l’alunno verso il passaggio
ad una maggiore indipendenza tutta da costruire, e la Primaria che
deve raccogliere il testimone con cognizione di causa.
Da quest’anno i docenti dei due livelli di scuola hanno modificato il
percorso di continuità, cercando un confronto maggiormente proficuo, per sviluppare una migliore conoscenza degli alunni.
Negli incontri di programmazione comune si sono elaborate griglie
di osservazione, con parametri condivisi e si stanno prevedendo
somministrazioni di prove sui pre-requisiti, effettuate direttamente
alla Scuola dell’Infanzia, da docenti della Primaria in presenza delle
colleghe; ciò renderà le prove ancor più attendibili poiché svolte in
un contesto conosciuto ed acquisito, senza l’ansia che comprensibilmente provoca l’ingresso in nuovo ambiente con nuove figure di
riferimento.
Avendo a disposizione risultati oggettivi, informazioni dirette dalle
docenti della Scuola dell’Infanzia, griglie comuni sulla valutazione di apprendimenti e comportamenti, sarà
possibile, per la Scuola Primaria, la formazione
equilibrata delle classi alla fine di Giugno.
A Settembre gli alunni saranno direttamente inseriti nelle classi loro assegnate, senza
ulteriori periodi di osservazione e cambiamenti che, talvolta, risultano alle famiglie
poco comprensibili.
Speriamo, e lo verificheremo nel tempo,
che il percorso dia buoni frutti, poiché il benessere del bambino resta il punto cardine
attorno al quale deve ruotare l’intera organizzazione scolastica: l’interfacciarsi dei docenti
acquisisce, solo se condiviso nei principi formativi
di base, una reale valenza educativa e didattica.
L’impegno posto in essere in questo
progetto di continuità darà nuovo
impulso ai rapporti tra le Scuole di
Primo Grado del territorio e, negli
intenti comuni, si caratterizzerà
anche per un’implementazione
del curricolo verticale, che
arricchirà le competenze
dei bambini e, ce lo auguriamo, creerà ulteriori
motivi di tranquillità per
i genitori.
IL PORTO FEBBRAIO 2016 - 31
L'ARCOBALENO
a cura della
REDAZIONE
ASSOCIAZIONE SANTA FRANCESCA ROMANA
Poiché nel 2016 ricorre il 90° anno di fondazione dell’Associazione Vedove Cattoliche Bergamasche, fortemente voluta dal giovane sacerdote
don Angelo Roncalli, si è pensato opportuno celebrare la festa patronale di
Santa Francesca Romana con maggiore solennità degli anni precedenti.
Festeggeremo questa ricorrenza nel Seminario vescovile di Bergamo domenica 13 marzo 2016.
Per motivi organizzativi, chi desiderasse partecipare può telefonare a Luisa
(035 910305), Anna (035 910498) o Mariagrazia (035 911239).
Si comunica inoltre che nella nostra chiesa parrocchiale verrà celebrata la messa di Santa Francesca Romana mercoledì 9 marzo 2016 alle ore 16.00.
NOI A DIFESA DEI BAMBINI
KIWANIS, UN SECOLO DI
AZIONE E SOLIDARIETÀ
Nel 1914, a Detroit, gli esponenti della
borghesia produttiva statunitense Allens
S. Browne e Joseph G. Prance progettarono la costituzione di un club di "iniziativa" che originariamente fu chiamata Bob,
basato su questi tre principi: Benevolent
Order Brothers: vale a dire i principi di
una società civile democratica ordinata e
fondata sulla fratellanza e sul reciproco riIL PORTO FEBBRAIO 2016 - 32
spetto. Al 21 gennaio 1915, sempre a Detroit, risale la costituzione ufficiale
del Kiwanis International. I principi originari del Bob furono ancor più rafforzati con il distico “We build” che afferma la volontà di costruire in ogni
attività e iniziativa benefica e di solidarietà in ogni parte del mondo. Questo
modo di essere è sintetizzato in questa filosofia: Big Business, grandi iniziative e attività, Big Government, il buon governo, Big Labor in una comunità
democratica il lavoro è una colonna portante. Le intuizioni di Browne e di
Prance in Europa si diffusero a Vienna, Basilea, Bruxelles, Zurigo, Lucerna,
Francoforte, Milano (il 10 ottobre 1967) per estendersi in occidente con
migliaia di club e decine di migliaia di soci e, dopo la fine della guerra fredda
e della caduta del muro di Berlino nel 1989, in numerosi paesi dell’est e in
oriente. La tendenza del Kiwanis ad associarsi per operare insieme è stata
ancor più consolidata con iniziative sociali e sanitarie, in particolare in favore
dei paesi africani con il service internazionale per stroncare con le vaccinazioni le infezioni di tetano nelle puerpere e nei loro bambini. Questo stesso
service è indicativo della scelta del Kiwanis in funzione soprattutto dei bambini, nonché degli adolescenti e delle loro problematiche, ultimamente più
frequenti e complesse.
Il Kiwanis International ha cento anni, ricordati con una serie di manifestazioni e conferenze in tutta Italia e caratterizzato dal logo Centennial Year.
Il nome Kiwanis, scelto con diversi studi della sociologia nord americana, deriva dal linguaggio degli indiani Otchipew che abitavano la regione dei Grandi
Laghi fra Stati Uniti e Canada. Questa la frase originaria “Nunc Kee Wanis”
e questo uno dei significati filologicamente più accettati: Esprimi te stesso
nella collettività. Il Kiwanis, che ha un seggio all’Onu, costituisce materia di
studio per i sociologi e gli specialisti del volontariato e del terzo settore in
ogni punto del modo dove agiscono i suoi club e i suoi soci. Del resto, nel
mondo il Kiwanis è stato il secondo Club di servizio (questa è la catalogazione ufficiale) costituitosi nel Novecento. Solo il Rotary vide la luce, sempre
in America, nel 1905, mentre il Lions fu costituito nel 1917, lo Zonta nel
1919, il Soroptimist nel 1921, ultimo con scopi in parte diversi e riguardanti
lo sport, il Panathlon nel 1951. Tutti, però, si fondano su una solida base
solidaristica con la quale, come è sottolineato negli statuti kiwaniani, hanno
valore preminente la correttezza nell’ambito delle comunità e l’importanza
del lavoro retto dal’ingegno e dalla preparazione professionale.
Il presidente Dott. Roberto Giorgi
a cura della
REDAZIONE - Foto Vezzoli
EVENTI
RIPARTE LA RASSEGNA DIALETTALE
Sarnek che grégna - IX edizione
Si ricomincerà a ridere in dialetto la prima settimana dopo Pasqua: si accendono
infatti le luci della ribalta sulla IX edizione della rassegna teatrale “Sarnek che
grégna”. Organizzata dalla Parrocchia in collaborazione con Comune, Pro Loco,
Associazione culturale “Sebinia” e “Kiwanis Club del Sebino”, si svilupperà in sei serate (una in più rispetto a quelle degli anni scorsi) che vedranno impegnate altrettante
compagnie delle quali solo le prime quattro saranno in gara per aggiudicarsi i premi
alla miglior regia, ai migliori attori e attrici protagonisti e non protagonisti ed il premio
“Domenico Savoldi” alla miglior interpretazione.
Questo è il programma delle serate che si terranno tutte di venerdì con inizio alle
ore 21.00:
1° Aprile apre la rassegna il gruppo teatrale “La Sfongada” di Tavernola Bergamasca con la commedia “La famia che stress” di Paolo Bianchi.
8 aprile tocca alla nostra “Crazy Company for don John” con la storica commedia “Metonga öna preda sura” con testo e regia di Mario Dometti.
15 aprile dall’Isola bergamasca arriva la compagnia “Amici del Teatro” di Bottanuco con la commedia “Öle fa öna sorpresa” di Guglielmo Esposito con la regia
di Rossano Pirola.
22 aprile luci della ribalta accese sui cugini ...dell’est. Da Predore la compagnia
teatrale “Don Michele Signorelli” con una commedia dal titolo lunghissimo
“Agenzia Matrimonial: moér e bò di pais tò, muruse e badanti di pais…
distanti” di Stefano Palmucci con la regia di Oliviero Lanza e Vittorio Fedrighini.
29 aprile arrivano i cugini dell’...ovest, da Villongo la compagnia teatrale dialettale
“Isolabella” con la commedia “Chè fameéa…!!!” con testo e regia di Franco
Brescianini.
6 maggio si chiude la rassegna con la “Serata delle premiazioni” impreziosita dalla compagnia teatrale dialettale “Chei de San Brancat” di San Pacrazio.
I “bresciani” presenteranno, fuori
concorso, la commedia “El mort in
ca” che, nonostante il titolo, è una
brillantissima commedia di Camillo
Vittici con la regia di Angela Pedercini.
Sei imperdibili serate dedicate ai tanti
amanti del teatro dialettali che vedranno sul palco dello Junior quattro
delle cinque compagnie del Basso Sebino, il ritorno degli amici di Bottanuco, provenienti da quella terra fertile
per il teatro amatoriale che è l’Isola
bergamasca e il debutto a Sarnico di
una compagnia bresciana: “Chei de
San Brancat”.
C’è attesa anche per i pazzi attori
della nostra “Crazy Company”
reduci dal successo al “Serassi” di
Villa d’Almè, tempio del teatro dialettale Bergamasco, con due “Oscar”
con la versione 2.0 della celeberrima
“Metonga öna preda sura” (sottotilolo "...Morire dalle risate") .
Vi aspettiamo numerosi. L'utile della rassegna verrà devoluto per la ristrutturazione della chiesa.
IL PORTO FEBBRAIO 2016 - 33
COMUNITÀ
a cura
di CIVIS
VIAGGIO AL CENTRO DELLA TERRA
un sarnicese che si fa onore
Sopra, il professor Riccardo Tribuzio e il ricercatore Alessio Sanfilippo dell’Università di Pavia
mentre analizzano alcuni materiali raccolti
Una maxi spedizione che tenta di penetrare
il mantello della crosta terrestre.
Solo due italiani vi fanno parte: uno di loro,
Alessio Sanfilippo è di Sarnico
Due scienziati italiani, il professor Riccardo Tribuzio e il ricercatore Alessio Sanfilippo, nostro concittadino, geologi del Dipartimento di Scienze della Terra e dell'Ambiente dell'Università di Pavia, sono impegnati, dal 1° dicembre scorso, a perforare
rocce della crosta terrestre in una campagna oceanografica nell'Oceano Indiano,
primo passo di un importante progetto volto a perforare la crosta terreste e raggiungere per la prima volta il mantello terrestre, uno degli involucri concentrici che
costituiscono il nostro pianeta. Un viaggio al centro della terra finanziato da International Ocean Discovery Program (Iodp 360) e che vede impegnati 24 scienziati provenienti da 13 paesi differenti (Australia, Brasile, Cina, Germania, Giappone,
Gran Bretagna, Francia, Corea, India, Italia, Olanda, Polonia, Usa) e tra essi ci sono
solo i due geologi dell'Università di Pavia. Una soddisfazione per l'Italia, esclusa dalle
importanti spedizioni "Iodp" da più di un decennio, per Pavia, la sua università ma
anche per Sarnico, paese d'origine di Alessio Sanfilippo. Ora, con la nuova spedizione e la partecipazione dei due ricercatori, l'Italia potrà dare il suo contributo alla
ricerca oceanografica mondiale, anche perché gran parte dei campioni raccolti nel
34 - IL PORTO FEBBRAIO 2016
corso delle perforazioni saranno analizzati e studiati presso il Dipartimento
di Scienze della Terra e dell'Ambiente.
In un’ intervista rilasciata dal professor
Tribuzio al quotidiano "La Provincia
Pavese": «Ci sono inoltre buone probabilità che il meeting scientifico postspedizione, in cui saranno discussi e
divulgati i primi risultati della campagna oceanografica, sia organizzato in
Italia e quindi patrocinato dall'Università degli Studi di Pavia. È quindi logico
pensare che l'ateneo lombardo possa
trarre grandi benefici da questa spedizione, sia in termini scientifici sia di
visibilità. La perforazione che ha preso il via nel dicembre 2015, dovrebbe
raggiungere una profondità di circa 1.3
chilometri.
A questa seguirà un'altra spedizione
Iodp che dovrebbe permettere di
raggiungere una profondità di circa 3
chilometri fino a raggiungere, se tutto
andrà per il meglio, la zona di transizione tra la crosta oceanica profonda
e il mantello.
Ci dovrebbe infine essere una terza
fase di perforazione, con cui si prevede di raggiungere una profondità
di circa 5.5 chilometri e campionare il
mantello terrestre. I Principali obiettivi
specifici della spedizione 360 sono sostanzialmente tre - spiega alla "Provincia Pavese" il professor Riccardo Tribuzio - Il primo: definire la composizione
e la struttura della crosta oceanica
inferiore. Le quattro perforazioni profonde realizzate fino ad ora in ambito
oceanico (profondità massima 1.5 chi-
COMUNITÀ
lometri) hanno mostrato una notevole variabilità strutturale e
composizionale della crosta oceanica inferiore. Una di queste
perforazioni profonde (1.4 chilometri) è stata condotta a poca
distanza dall'attuale sito.
Si intende quindi verificare per la prima volta la continuità "laterale" della crosta oceanica inferiore alla scala chilometrica,
attraverso il confronto con la perforazione vicina e comprendere le cause che hanno prodotto l'eterogeneità della crosta
oceanica inferiore. In secondo luogo, vogliamo verificare la
presenza di vita (microbatteri) all'interno della crosta oceanica, per definire i limiti della vita al di sotto dei fondali oceanici.
Infine, proveremo a determinare l'origine delle anomalie magnetiche dei fondali oceanici».
C'è ottimismo sull'esito positivo della spedizione e la speranza
che tutto vada per il verso giusto è concreta: il precedente
tentativo di raggiungere livelli molto profondi era infatti fallito
per motivi tecnici.
Ma ora si riprova ancora. Sempre più giù.
S/O. Dopo la laurea in "Scienze Geologiche" ha conseguito il
dottorato di ricerca in petrologia. Ha seguito per diversi mesi
le spedizioni scientifiche per conto del Dipartimento in Patagonia. Ha inoltre lavorato al Centro Oceanografico di Woods
Hole (Boston), alla Kanazawa University dove ha vissuto un
anno con la compagna e la bimba. Con colleghi Giapponesi
e Americani ha partecipato a spedizioni presso la Fossa delle
Filippine e in Atlantico a Barbados e da due mesi è sulla nave
scientifica da perforazione Joides resolution (acronimo di Joint
Oceanographic Institutions Deep Earth Sampler) a sud-est del
Madagascar a 3000 Km dall'isola di Mauritius nell'Oceano Indiano.
Certo che Alessio ne ha fatta di strada! I suoi anni precedenti
li conosciamo, sono quelli della Sarnico degli anni Ottanta, per
lui i meravigliosi, spensierati, goliardici e semplici dell'oratorio,
dei campi scuola, dei CER e di don Vico, don Michele e don
Sergio.
Per dare un termine di paragone all'importanza della spedizione scientifica alla quale sta prendendo parte, si potrebbe
Alessio Sanfilippo, 31 anni, figlio di Aldo e della professoressa paragonare, con le dovute differenze ovviamente, ad un atleta
Concetta Virzì, vive a Pavia da quando si è iscritto alla facoltà che partecipa ai giochi olimpici.
di Geologia - Dipartimento di Scienze della Terra e dell'Am- Complimenti Alessio, Sarnico è orgogliosa di te!
biente - dopo aver frequentato il Liceo scientifico di Palazzolo
IL PORTO FEBBRAIO 2016 - 35
LE PAGINE DEL COMUNE
pagine a cura del Sindaco
GIORGIO BERTAZZOLI
FESTA SOCIALE DEGLI ALPINI
il saluto del Sindaco
Voglio portare il mio saluto, in qualità di Primo cittadino, e quello
di tutta la cittadinanza, in occasione della Festa Sociale del nostro
Gruppo Alpini di Sarnico svoltasi nella giornata di domenica 7 febbraio.
Quando si cita il nome “Alpino” vengono evocati molti ricordi. Nei
tempi difficili della guerra, per ritrovare la libertà, per la pace nel
mondo e per dare sostegno nelle calamità, attraverso un sano impegno civile come avviene da sempre nella nostra bella Sarnico.
nell’aprirsi senza remore al prossimo. Donare è Amare!
Quindi, grazie al Capogruppo Paolo Ravelli e a tutti i nostri Alpini e
simpatizzanti!
W i nostri Alpini!! W sempre la nostra Sarnico unita!
Il Sindaco Giorgio Bertazzoli
Così sono gli Alpini, stanno insieme, forti del loro passato, stretti
attorno ai loro ideali, sguardo verso l’alto e petto in fuori senza fatica
per raggiungere nuovi obiettivi.
Guardare al passato per trarre gli insegnamenti necessari e al contempo stare sempre insieme per condividere i passi da fare in futuro.
Ecco perché voglio dire GRAZIE di cuore ad una delle Associazioni più vive ed importanti del nostro territorio. Un’Associazione che
collabora da sempre ed in maniera proficua con tutte le Amministrazioni Comunali. Perché è una Associazione che ha coraggio
36 - IL PORTO FEBBRAIO 2016
Il Sindaco con un alpino speciale il "Sindaco emerito" Sandro Arcangeli
LE PAGINE DEL COMUNE
IL PORTO FEBBRAIO 2016 - 37
LE PAGINE DEL COMUNE
AMBITO SICUREZZA: nuovo accordo tra
Amministrazione Comunale e Polizia locale
Telelaser, etilometro, verifica dei documenti, lampeggianti blu,
controlli delle residenze e palette nella notte. Sono sempre più
ormai gli «straordinari» per gli agenti di Polizia Locale, accompagnati spesso e volentieri ed in prima linea dal Sindaco Giorgio
Bertazzoli.
Il servizio è stato reso possibile da un accordo tra il Sindaco
Bertazzoli, responsabile anche dell’ambito Sicurezza, e il comandante di Polizia Locale Marco Zerbini. Proprio quest’ultimo,
promosso al grado di commissario con decisione dell’Amministrazione comunale, chiarisce: «L’accordo sulla sicurezza con
l’Amministrazione comunale per l’anno 2016, prevede tre servizi serali a rotazione nei mesi invernali, da gennaio ad aprile e
da ottobre a dicembre e, sempre in inverno, tre domeniche al
mese di servizio dalle 8 alle 19. Un accordo senza precedenti per la cittadina. Inoltre per l’estate 3 sere alla settimana nei
wee-end».
Gli agenti hanno monitorato le aree a lago sulla litoranea del
Sebino, le piazze ed i punti importanti della cittadina. Verifiche anche del rispetto dell’ordinanza che vieta di fare musica
esternamente dopo la mezzanotte. Il sindaco ha commentato:
«Spingiamo sull’acceleratore per garantire la sicurezza dei nostri
concittadini, mantenimento dell’ordine pubblico e rispetto delle
ordinanze in vigore. Tra l’altro, abbiamo in programma il potenziamento del sistema cittadino di videosorveglianza con telecamere e una nuova autovettura per la primavera. Sono molto
soddisfatto dell’accordo fatto con i nostri agenti per la prima
volta nella storia di Sarnico. Continuiamo così».
38 - IL PORTO FEBBRAIO 2016
LE PAGINE DEL COMUNE
TAVOLA ROTONDA
su viabilità e trasporto per l'evento mondiale di Christo
Promossa dall'Amministrazione Comunale
L’Assessore Regionale Alessandro Sorte
con i Sindaci del Territorio a Sarnico
Sabato 13 febbraio si è svolta a Sarnico una Tavola rotonda organizzata dall’Amministrazione Comunale, alla presenza dell’Assessore regionale alle Infrastrutture e Mobilità, Alessandro Sorte, per
fare un punto della situazione e mettere sul tavolo le diverse criticità ed aspetti ancora da chiarire per l’evento di portata mondiale
“The Floating Piers” dell’artista Christo. «L’evento è di dimensioni
mondiali – ha chiarito il Sindaco Giorgio Bertazzoli – e chiaramente nulla va lasciato al caso. Basti pensare che per gestire il flusso
di visitatori attesi, si dovrebbero superare le 600 mila presenze
dal 18 giugno al 3 luglio, si è scelto Systematica, qualificata società
milanese che si è occupata di afflussi e deflussi a Expo». «Certo è
– prosegue il primo cittadino, promotore dell’incontro – che i flussi
potrebbero dare vita a non poche difficoltà ai centri bergamaschi
della Val Calepio e del Basso Sebino tagliati dalla provinciale 91 e
storicamente alle prese con rallentamenti e code, anche perché
aree a vocazione industriale». Da qui la necessità di dialogare con la
Provincia e la Regione, per non giungere all’appuntamento sprovvisti di un piano condiviso per gestire al meglio la viabilità nel tratto
orobico vicino al lago. Che i timori siano consistenti lo conferma la
presenza al completo dei sindaci coinvolti, da Grumello del Monte
a Tavernola e anche di Mauro Bonomelli, Sindaco di Costa Volpino
e rappresentante per la Provincia di Bergamo. Da Sarnico i battelli
della Navigazione porteranno 2.500 persone al giorno e si sta valutando di modificare il sistema dei parking pubblici a pagamento, per
consentire la lunga permanenza. Tavernola potrebbe beneficiare di
un aumento della presenza dei battelli. E tra le «grane» da coordinare, c’è anche la presenza di tremila imbarcazioni ormeggiate nei
porti. Guarda all’evento Christo con ottimismo l’Assessore regionale Sorte: «Per il territorio si tratta di una sfida a 360 gradi, artistico-culturale, turistica, occupazionale, con benefici economici per
l’area e anche infrastrutturale. Siamo al lavoro per ben figurare».
IL PORTO FEBBRAIO 2016 - 39
LE PAGINE DEL COMUNE
VITTORIO SGARBI NELLA NOSTRA
SARNICO
È stato un vero e proprio onore, nonché piacere,
avere con noi per quasi una giornata intera l’illustre e famoso critico d’arte prof. Vittorio Sgarbi,
nella nostra bella Sarnico.
Sicuramente abbiamo progettato di fare insieme all’Amministrazione e alla Proloco una conferenza/evento prossimo venturo ed abbiamo gettato le basi per una ipotetica
mostra a carattere nazionale sul Liberty. Inoltre ci ha confermato la sua presenza per l’evento mondiale di Christo.
Ringrazio pubblicamente chi ha reso possibile questa visita
e chi si è speso per accompagnarlo sul nostro territorio e
nei paesi limitrofi, quali Credaro.
Per questo ringrazio in primis la Pro-Loco nelle figure del
Presidente Michele Brescianini, dell’Avv. Raffaella Bordogna, del Geom. Riccardo Mazzoleni e la signora Manuela
Frattini; inoltre il mio Assessore al Turismo e Commercio Lorenzo Bellini, insieme al delegato alla Cultura Marina Brignol, il Conservatore della nostra Pinacoteca prof.
Massimo Rossi, il Presidente della Fondazione Conti Calepio Cinzia Romolo, il Direttore Generale della Servizi
Comunali Spa Enrico de Tavonatti, il Sindaco di Credaro
Adriana Bellini, i fratelli Marini del Cocca Hotel e Roberto
Marzuillo del ristorante “Il Chiostro”.
E così, in un turbinio di giravolte e corse qua e là, tipiche
della spumeggiante personalità di Vittorio, siamo riusciti
a fargli visitare, tra domenica 14 febbraio e lunedì 15, il
nostro paese.
Sgarbi ha visitato la nostra Pinacoteca, le ville Liberty, l’Asilo e il Mausoleo del Sommaruga al cimitero, le chiesette
dei Santi Rocco e Nazario, di S. Paolo e la Chiesa Parrocchiale. È rimasto particolarmente colpito soprattutto
dalla nostra Chiesa di San Martino Vescovo, dagli affreschi
del 1100 della chiesetta romanica nei pressi di Castione e
da una dozzina di quadri presenti nella nostra affascinante
Pinacoteca.
L’incontro è stato molto importante anche per capire le
potenzialità reali artistico-culturali del nostro territorio e
la loro “collocazione”, per un futuro immediato di potenziamento e salvaguardia.
Il Sindaco Giorgio Bertazzoli
40 - IL PORTO FEBBRAIO 2016
LE PAGINE DEL COMUNE
SARNICO ...memoria e ricordo
Due grandi "messe in scena" per la RS Produzioni, una per il giorno della memoria il 30 gennaio e l’altra per il giorno del ricordo il13 febbraio,
entrambe così diverse ma così toccanti ed interpretate egregiamente da attori bravissimi, con la
sapiente regia di Renato Soriano.
La suggestiva ex chiesetta di Nigrignano ha fatto il
resto. Grazie a quanti hanno partecipato.
boli ma difficili da disegnare e gli ebrei come persone cattive,
visto che tutti ce l’hanno con loro. Una storia particolare,
che narra la vicenda
IL LUNGO ESODO
All’indomani del trattato di pace del 10 febbraio 1947, in cui
l’Istria e le Isole Quarnerine venivano annesse alla Jugoslavia,
l’esercito di Tito iniziò un processo di epurazione politica
che costrinse più di duecentocinquantamila uomini, donne e
bambini a fuggire dalle loro case e a cercare fortuna in Italia
NATO CON LA CAMICIA
La tragedia del nazismo, la guerra e l’olocausto, visti attraver- e oltreoceano. Queste comunità italiane furono strappate
so gli occhi di un bambino, ridimensionate con gli occhi di chi a forza, quasi totalmente cancellate. Fu come se un pezzo
vede Hitler come una persona dall’arrabbiatura facile e che d’Italia sprofondasse e non fosse mai esistito.
Marina Brignoli
urla spesso, le svastiche con lo sfondo rosso come bei simIL PORTO FEBBRAIO 2016 - 41
SALUTE
a cura di
FRANCESCA PESENTI
SUD SUDAN:
là dove c'è più bisogno
da 20 anni di guerra civile) e traumi della strada (è uno stato grande
come la Francia ma con soli 180 km
di strade asfaltate!). Il pomeriggio era
dedicato alle attività con i bambini di
strada (in particolare quelli nella città
di Wau) oppure al miglioramento dell’
efficienza dell’ ospedale, attraverso la
redazione di procedura organizzative
o di semplice catalogazione dei materiali presenti.
Luca Pozzolini, fisioterapista di Habilita Sarnico, per tutto il mese di gennaio è stato
in Sudan come operatore in supporto ai Missionari Salesiani di Milano.
Laureato in Fisioterapia, 25 anni e residente a Bergamo, rivela “Ho deciso di partire
per il Sudan per soddisfare il mio desiderio di conoscere un continente martoriato
e sfruttato come l’Africa, voglia che mi ha sempre accompagnato da quando ero
studente alle scuole medie.
Sono partito con la consapevolezza che la vita è come la ruota della fortuna: la
sorte mi ha fatto nascere in Italia, ma la probabilità che potessi nascere in Sudan, ad
esempio, era la medesima. L’essere nato nella parte di mondo più “fortunata” mi
ha spinto a fare qualcosa per queste persone nate, senza colpa, in un posto la cui
sopravvivenza è così difficile”.
Luca, qual è stato il tuo percorso?
Mi sono spostato dalla capitale del Sud Sudan, Juba, alla seconda città più grande, Wau,
alla piccola cittadina di Tonj dove era presente l’ ospedale in cui ho lavorato, costruito
dalla missione dei salesiani di Milano (informazioni reperibili al sito www.tonjproject.it). In
tutte queste città ho trovato come principale caratteristica e, purtroppo, comune denominatore, la miseria e lo sfruttamento: il 90% delle persone vive in baracche di lamiera
o in capanne al cui interno trovi solo poche galline e un angolo per accendere un fuoco.
L’educazione e l’informazione sanitaria sono totalmente assenti, le persone muoiono di
malaria, AIDS e, in tenera età, per malnutrizione e malattie della pelle. Questo è un luogo
in cui manca tutto, dove gli abitanti riescono a sopravvivere solo grazie agli aiuti internazionali e agli investimenti asiatici (che da una parte, purtroppo, sfruttano le risorse e dall’
altra sfamano la gente che diversamente morirebbe di fame).
Come erano organizzate le tue giornate?
Le mie giornate erano diverse l’una dall’altra: di solito la mattina era dedicata al lavoro in
ospedale, con il personale locale, in particolare su pazienti amputati (il Sud Sudan esce
42 - IL PORTO FEBBRAIO 2016
Come era il rapporto con la popolazione locale? Come ti hanno accolto?
Le persone sono cordiali e moltissime
tra loro parlano un inglese comprensibile, perchè viene insegnato a scuola
come seconda lingua. Sono tutti contenti e curiosi, in particolare i ragazzi,
di interagire con l’ “uomo bianco”. L’aspetto che mi ha colpito di più è il loro
modo di vivere alla giornata, senza
pensare al futuro, anzi, non pensano
neanche al giorno dopo, perché prima
di tutto devono affrontare la violenza
e la mancanza di cibo quotidiana: credo sia anche per questo motivo che il
futuro del Sud Sudan è molto incerto.
Cosa ti sei portato a casa come
bagaglio di esperienza?
Due cose belle del Sud Sudan mi hanno colpito in particolare: la bellezza
dei lineamenti dei bimbi piccoli, con i
loro occhioni e la loro curiosità, e il paesaggio, verde e rigoglioso, perché in
Sud Sudan scorre il Nilo Bianco, che,
insieme al Nilo Azzurro, unendosi nei
pressi della capitale del Nord Sudan,
Karthoum, creano il Nilo egiziano che
tutti conosciamo.
La cosa peggiore è stata rischiare di
farmi rubare lo zaino con all’interno il passaporto il primo giorno molto lontano dal nostro modo di vivere; ma la gentilezza delle
persone e l’ esperienza di chi lavora in missione fa passare in
del mio arrivo!
secondo piano tutto il resto.
Consiglieresti ad altri questa esperienza? La rifaresti? Chiunque abbia voglia e tempo da dedicare all’Africa è il
Sicuramente è un'esperienza che consiglio vivamente a tutti! benvenuto: si ritorna a casa sicuramente arricchiti e più conNon nego che il primo impatto con il Sud Sudan è difficile poiché sapevoli della situazione del mondo fuori dall’ Europa.
IL PORTO FEBBRAIO 2016 - 43
STORIA
a cura di
GIUSI DOSSI
A SARNICO NEL 1820
i primi moti contro gli austriaci
Giuseppe Mazzini fondatore nel 1831 della "Giovine Italia"
“Prigioni con vista lago” è il titolo di un curioso articolo dello studioso bergamasco Bernardino Luiselli,
apparso sull'ultimo numero del periodico “Giopì” in
cui si passano in rassegna alcune località turistiche dei
laghi lombardi che nell'800 “ospitavano famigerati reclusori militari”.
Anche Lovere, sulla «sponda bergamasca del Sebino - scrive il Luiselli - ebbe pretura e carceri distrettuali già ai tempi del Lombardo
Veneto. Nel 1820 proprio il pretore locale, avvocato Antonio Solera,
menzionato nelle “Mie prigioni”, fu arrestato essendo stati scoperti
dalla polizia i suo i legami con i carbonari del Polesine: condanna capitale, commutata in vent'anni di galera di cui, per grazia dell' Imperatore e Re, solo otto scontati, ma allo Spielberg insieme col Pellico e cugini
cospiratori relegati lassù in gattabuia».
Ma chi era Antonio Solera che nel 1817 aveva addirittura abbozzato, in qualità di membro della Carboneria, un piano di Federazione
italiana diretto ad escludere dalla penisola l'Austria ed a togliere al
Papa il potere temporale? Nato a Milano nel 1786, dopo la laurea
in Legge prestò servizio in diverse province finché arrivò come
luogotenente nella Pretura di Lovere, dove esercitò la propaganda
delle sue idee liberali in Val Camonica e sulla sponda bergamasca
del lago d'Iseo fino a Sarnico, allora paese anch’egli sede di Pretura.
A causa della sua attività cospiratrice venne arrestato dalla polizia
IL PORTO FEBBRAIO 2016 - 44
austriaca il 17 gennaio del '20 con l'accusa “di essersi impegnato
ad agire per cacciare i tedeschi dall'Italia e distruggere i governi
assoluti" in combutta con il pretore Felice Foresti di Conselice, che
poi lo tradirà. Si difese alla bell’e meglio e ammettendo di aver conosciuto soltanto nel 1814 alcuni grandi dirigenti massoni milanesi
e bresciani. Forse fu per questo che si salvò dalla forca. Il resto della
sua esistenza fu costellato da tante amarezze dovendo difendersi
dalle accuse di essere stato un traditore, ma ebbe anche la soddisfazione di assistere ai trionfi del figlio Temistocle, il noto librettista
di Giuseppe Verdi.
Il Solera morì nel luglio 1848 per un incidente a San Pellegrino
mentre si trovava alla cura delle acque. A suo ricordo nella Pretura
di Lovere venne murata un'epigrafe celebrativa redatta da Ciro
Caversazzi.
Anche a Sarnico, come abbiamo riferito, era giunta la predicazione
del Solera e, come ricorda Arcibano Volpi nelle sue "Pagine del
Risorgimento sarnicese", si forma «il primo nucleo di una società
segreta che si trasformerà più tardi in una vera e propria società organizzata con ramificazioni in tutti i centri vicini alla città».
Chi manovrava le fila dell'organizzazione era l’avvocato Pietro Antonio Parigi (nato a Sarnico il 3 ottobre 1780 e morto il 12 ottobre
1855, zio del futuro sindaco Andrea patriota del Risorgimento),
già Commissario politico sotto il governo napoleonico e amico intimo di Marco Alessandri, di cui abbiamo ricordato le gesta in un
precedente articolo su “il Porto”. Tra gli altri congiurati vi erano
l'avv. Alessandro Piccinelli, l'avv. Francesco Palazzolo, l'avv. Prospero della Bianca, il dott . Angelo Banzolini, l'avv. Vincenzo Bergomi,
l'avv. Alessandro Luigi Brignani (entrambi verranno arrestati), l'
avv. G.B. Scolari e l'avv. Carlo Chiaramonti.
Gli anni che seguirono, anche a causa di perquisizioni, arresti e
processi, videro in grande difficoltà l'organizzazione di queste piccole società segrete contro il dominio austriaco, sia perché agivano
le une isolate dalle altre, ma soprattutto perché non videro mai
comparire fra i loro associati i rappresentanti del popolo, che allora erano in gran parte i lavoratori della terra. Da qui la volontà.
di Giuseppe Mazzini di dar vita alla "Giovine Italia", la nuova associazione politica insurrezionale in netta rottura con la vecchia
direzione dei moti inconcludenti e con gli "uomini del passato" che
si erano rivelati esponenti di un "sistema impotente a rigenerare
una nazione caduta in fondo".
Concludiamo con una bella annotazione nell'articolo di Bernardino Luiselli che abbiamo citato all'inizio. «Il figlio di Antonio Solera,
Temistocle, librettista del Nabucco, nel comporre i versi del celebre
coro degli ebrei, esuli a Babilonia, in realtà dovette ispirarsi al padre e
ai suoi compagni di pena rinchiusi nella fortezza morava».
COMUNITÀ
CLASSE 1940 IN FESTA PER
I SETTANTACINQUE ANNI
29 novembre 2015: La classe 1940 festeggia i 75 anni a Cascina Oglio
Carissimi amici, i vostri primi 75 anni sono stati favolosi. Il vostro
viaggio sin qui è stato meraviglioso. Avete visto nascere i figli ed ora i
nipoti vi chiedono la mancia. Avete gioito e pianto, ma alla fine avete
affrontato tutto a testa alta. L'allegria nel vostro bellissimo gruppo
certamente non manca, quindi non cessate mai di ridere anche se
invecchiate, perché si diventa vecchi quando si cessa di ridere.
Diceva Victor Hugo: «Quando l'allegria è unita alle rughe, è adorabile.
C’è un’alba indicibile in una vecchiaia felice». Auguri dalla Redazione
IL PORTO FEBBRAIO 2016 - 45
ASSOCIAZIONI
a cura
del PRESIDENTE
AVIS SARNICO - BASSO SEBINO
assemblea ordinaria
conto consuntivo 2015, Collegio dei Sindaci.
Il Consiglio Direttivo, nel rispetto delle vigenti
norme associative, convoca l'Assemblea annuale 5) Discussione e votazione delle relazioni Associativa e Finanziaria.
ordinaria dei Soci per il giorno 28 Febbraio 2016,
alle ore 4.00 in prima convocazione ed alle ore 6) Presentazione, discussione e votazione del bilancio di previsione per il 2016.
9.30 in seconda convocazione, presso l'AUDITORIUM COMUNALE di SARNICO per la trattazio- 7) Nomina Commissione Verifica Poteri quadriennio 2016 2019 (vedi punto - d - lettera accompagnatoria).
ne del seguente ORDINE DEL GIORNO:
8) Votazione per la nomina dei Delegati all'Assemblea Provinciale e proposta dei delegati alle Assemblee Regionale
1) Nomina dell'Ufficio di Presidenza (Presidente, Vice Presie Nazionale.
dente, Segretario) dell'Assemblea.
2) Insediamento Commissione Verifica Poteri in carica per 9) Premiazioni.
"espletamento dei compiti previsti dall'art. 24 del Regola- 10) Varie.
mento Nazionale”.
3) Relazione della Commissione Verifica Poteri e delibera L' Assemblea è valida in prima convocazione con la presenza
delle modalità di votazione per la nomina dei delegati alle della metà più uno dei Soci, mentre in seconda convocazione, un 'ora dopo, è valida qualunque sia il numero dei Soci
Assemblee superiori.
4) Presentazione delle relazioni: Associativa, Finanziaria col presenti.
LE PROSSIME DONAZIONI
PER COMUNICARE CON L'AVIS
Si informa che è possibile effettuare la donazione del
sangue oltre che nei giorni di venerdì, anche sabato
16 aprile ,16 luglio, 15 ottobre e le domeniche 6 marzo, 5 giugno, 4 settembre e 4 dicembre.
Telefono: 035 913959 - fax 035 1786083645
E-mail: [email protected]
[email protected]
Sms: 342 4151004
WhatsApp: 339 4562594
I donatori sono inoltre invitati a comunicare l'eventuale indirizzo di posta elettronica (e-mail) e il numero di cellulare.
46 - IL PORTO FEBBRAIO 2016
Si comunica inoltre che il sito web www.avissarnico.
it è in rifacimento
a cura del
CAPOGRUPPO PAOLO RAVELLI
ASSOCIAZIONI
GRUPPO ALPINI SARNICO
GIORNATA DEL TESSERAMENTO
Anche quest'anno il gruppo Alpini di Sarnico ha
celebrato la giornata del tesseramento.
Il giorno 7 Febbraio presso la sede di Via Libertà si è tenuta la tradizionale assemblea dei soci dove il capogruppo ha
elencato le attività svolte durante l'anno esponendo le idee
del consiglio per il futuro, mentre il segretario Picco ha illustrato il bilancio consuntivo. Sono stati ricordati i soci andati
avanti con un minuto di raccoglimento.
Successivamente abbiamo partecipato alla celebrazione della S. Messa presieduta dal parroco Don Vittorio che durante
l'omelia ci ha invitato a riflettere sul coraggio e sui doveri che
comporta la nostra libertà e su come sia necessario essere
disponibili ad avere una visione più ampia della realtà, mettendosi sempre in discussione per rispondere al meglio alle
esigenze di una società in continuo mutamento.
gli Alpini siano una grande famiglia alle prese con un futuro ancora da capire. Presente
anche il consigliere sezionale e
coordinatore del Basso Sebino e Valle Calepio Gianpietro
Vavassori che ha ricordato il
ruolo del gruppo di Sarnico
all'interno della zona 22.
Il Sindaco ha rinnovato l'impegno e la disponibilità della sua amministrazione nel proseguire sulla strada tracciata dai suoi predecessori per una fattiva
collaborazione con il gruppo.
Il capogruppo ha ringraziato i presenti ricordando loro quanto sia importante il supporto di tutti per perseguire gli obbiettivi futuri; ha inoltre ricordato la disponibilità del gruppo
per le varie iniziative che ci vedranno impegnati a partire da
Pasquetta, dove vi aspettiamo per la Santa Messa e la tradizionale cena, oltre che il 6 agosto per la festa di San Fermo
e il 24 settembre per celebrare San Maurizio.
Dopo la consueta foto di rito con le autorità ai piedi dell'altare, la giornata è proseguita con il pranzo sociale presso
"Cascina Oglio" dove con le gambe sotto al tavolo, Alpini
e comunità di Sarnico si sono stretti in un abbraccio ideale Chi volesse partecipare all'adunata Nazionale di Asti il
attorno al gruppo. Portando il saluto della Sezione di Ber- 15 maggio è pregato di contattare il segretario al n. 338
gamo il vicepresidente Remo Facchinetti ha ricordato come 2622013 Gigi Picco.
IL PORTO FEBBRAIO 2016 - 47
ASSOCIAZIONI
a cura di
GIOVANNI CADEI
ATTIVITÀ DELL’ A.S.D. JUDO SARNICO
Andrea Aloisi
Ilaria Bettoni e Angelica Fenaroli: 3° posto al 13° Trofeo Internazionale Città di Como
Anche quest’ultimo mese ha risultato ottenuto e per la passione in
visto appuntamenti agonistici a questo sport.
cui i nostri atleti hanno parteciIl 13 febbraio sono stati gli atleti agonipato con successo.
sti più giovani ad essere impegnati per
Iniziamo con Andrea Aloisi, atleta la XIII edizione del Trofeo Internaziodella categoria Master sempre atti- nale Città di Como.
Tre gli atleti sarnicesi medagliati in quevissimo.
Il 30 Gennaio Andrea è stato impegna- sta occasione:
to nella prima prova del Campionato Stefano Manenti ha conquistato
Italiano Master, svoltasi a Tarcento; la medaglia d’argento nella categoria
l’anno è iniziato bene, una medaglia esordienti B mentre Ilaria Bettoni
d’argento è stato il bottino di questa e Angelica Fenaroli
hanno conquistato una
uscita friulana.
Andrea è stato bravo e fortunato in apprezzabile terza posemifinale: una tecnica fulminea non sizione nella categorie
era stata valutata correttamente e solo Esordienti A.
la rianalisi al replay ad opera della giu- Anche a loro i nostri
ria (le nuove tecnologie sono entrate complimenti per l’impeormai anche nel Judo) ha permesso di gno e la passione.
assegnare la meritata vittoria.
Purtroppo la finale non ha avuto lo Proseguirà nelle prossime
stesso esito: Andrea ha commesso un settimane l’attività di proerrore che lui stesso ha definito “stu- mozione dello sport del
pido” e che ha causato la sconfitta nei judo ai bambini più giovani: sull’onda del successo
confronti del veneto Dotta.
Facciamo comunque i nostri migliori della passata esperienza,
complimenti ad Andrea per l’ottimo i dirigenti ed i tecnici del
IL PORTO FEBBRAIO 2016 - 48
ASD Judo Sarnico hanno concordato con la dirigenza della locale scuola
materna una nuova serie dei 4 incontri
denominati “Judo-Gioco”, destinati ai
bambini della categoria di età “mezzani”.
Durante questi incontri, che si svolgeranno durante il mese di Marzo, verranno presentate ai bambini le basi del
Judo sotto forma di gioco con l’obbiettivo di aiutarli a migliorare la conoscenza del proprio corpo.
Stefano Manenti
GRUPPO MARINAI
ASSOCIAZIONI
a cura di
ADRIANO PALTENGHI
Sarnico
Vacanze in Egitto 2015
Ricordiamo a tutti i Soci Marinai e Simpatizzanti che dall’inizio del nuovo anno si potrà rinnovare il tesseramento per
l’anno 2016, scaduto il 31 Dicembre.
Per i Soci effettivi e per i Simpatizzanti abbonarsi all’Associazione è l’unico modo per sostenere e mantenere in vita il
nostro Gruppo, pertanto confidiamo molto sul rinnovo del
tesseramento.
ACLI e della nostra Sede di Via Cortivo 36.
Nel mese di Novembre 2015 in Sede marinai si sono svolte
le votazioni per il rinnovo del
Consiglio Dirigente 2015- 2019, sono stati eletti i seguenti
Soci candidati:
Adriano Paltenghi- Franco Bertazzoli- Giovanni Merisi- Gianluigi Neè - Giuseppe Polini -Paolo Bresciani - Emilio Marini
Ricordiamo che in sede Marinai entro la fine di febbraio -Stefano Sirimbelli.
saranno disponibili i programmi per le gite delle vacanze e
della crociera 2016.
Ricordiamo che la Sede Marinai di Via Cortivo 36 è aperta
Ai tesserati il programma verrà recapitato a domicilio. Co- tutte le Domeniche mattina dalle ore 10.00 alle ore 11,30.
munque invitiamo tutti a prendere visione dei manifesti Per informazioni cell. 333/4310752
esposti nelle due bacheche dei Marinai, all’esterno del Bar Al nuovo C.D. auguri di buon lavoro.
LA BOTTEGA DEL LAVORO
DE "IL BATTELLO"
Si realizzano oggetti artistici in vetro su ordinazione per:
- bomboniere per matrimoni, cresime, comunioni...
- gadgets aziendali
- oggettistica negozi
- regali personalizzati
- specchi, cornici, orologi, svuotatasche, posacenere
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vostra fantasia.
PASSATE A TROVARCI!
IL PORTO FEBBRAIO 2016 - 49
COME ERAVAMO
a cura di
CIVIS
FAMIGLIA
ALGISI
Riceviamo dal nostro concittadino Angelo Algisi la fotografia della sua famiglia con i
nonni di Angelo.
Da sinistra: Teresa (titolare del centralino
telefonico di Sarnico), Giuseppe, don Angelo (Parroco di Barzana), Ester (Suor Angela
Teresa - suora di clausura nel monastero visitandine di Quinto al Mare), Angelo Algisi,
Angela Signorelli (seduta), Luigi e Isolina.
I FAMOSI "TRE DÉ" - CLASSI 1948 E 1949
Una foto scattata all’esterno della caserma Goito di Brescia, dove sono passate intere
genrazioni di giovani per l'idoneità al servizio militare. Ecco alcuni coscritti (classi 1948
e 49) prima della visita di leva (i tre dé) a cui faceva seguito la famosa “cartolina” attesa
quasi fosse un “ordine di arresto”, che decretava l’inizio della naja. Evitarla, sfuggirla o
fregarla era il disperato tentativo della meglio gioventù dei tempi. Si cercava di barare già
al momento della visita con quel collettivo “smutandamento” e susseguente ...“tastamento”: qualcuno utilizzava dei plantari rimediati su consiglio di un medico compiacente, per
simulare i cosiddetti “piedi piatti”, altri portavano occhiali da vista modello “Filini”; pochi in
verità la facevano franca, figurando quale 3° figlio maschio. La naja, a parte qualche matto,
nessuno, ma proprio nessuno voleva farla.
Da queste parti lo spirito guerriero latitava. Persino Benito Mussolini, anni prima, che
annunciava milioni di baionette, quando doveva spararla grossa diceva: «Se avanzo seguitemi… Se indietreggio uccidetemi!». Quel dichiarato ipotetico «Se», la diceva lunga: neppure lui aveva un’idea di cosa fare. Nella foto da sinistra in alto: Gianluigi Galimberti, Mario
Dometti, Adriano Falconi e Luigi Giudici (fratello dell'Achille). In ginocchio: Gianbattista
Brescianini (Sebinello), Vanni Bortolotti, Sergio Belussi e Giovanni Mario Cinoni.
50 - IL PORTO FEBBRAIO 2016
CICLISMO ANNI '50
Un'istantanea dei due ciclisti: a sinistra il
nostro Costanzo Buelli e a destra Enzo
Cancelli (probabilmente tifoso della Sampdoria), pensiamo prima dell'inizio di una
gara ciclistica negli anni '50, quando le biciclette venivano chiamate ancora "velocipedi". Curioso l'abbigliamento se paragonato
a quello all’ultimo grido degli odierni ciclisti
della domenica, con biciclette fiammanti
da 5000 euro, pantaloncini attillati, maglia,
scarpette, casco e occhiali, tutto abbinato.
Qui l'unica frivolezza che il Costanzo si
permette è il marsupio a tracolla, con dentro "portogàl" e "mandarì". Pantaloncini da
calcio e sandali modello turista tedesco a
Rimini, completano il vestiario. Mitici!
COME ERAVAMO
QUANDO LA FOTOGRAFIA
RIACCENDE I RICORDI
Se cercate sul vocabolario la parola fotografia, troverete scritto che
con questo termine si indicano tanto la tecnica quanto l'immagine
ripresa e, per estensione, il supporto che la contiene. Non vogliamo
ora disquisire sull’esattezza della definizione ma crediamo invece che
il vero significato di questa parola sia: “messaggio scritto con la luce”.
Sì, perché guardando una fotografia, nella nostra testa in un istante
arriva un input, accade qualcosa, inizia una specie di viaggio che ci trasporta nel passato in una situazione ricca di emozioni e sentimenti,
frutto del nostro vissuto. I ricordi ritornano più vivi ed intensi che mai
così come tutte le sensazioni ad essi legate.
La fotografia ha il potere speciale di riaccendere quelle “speranze
mancate” che sono i ricordi: non si possono vedere, né toccare, eppure sono presenti e si sentono.
Ecco una fotografia della quale ignoriamo la data dello scatto e il
motivo per cui questi nostri concittadini si sono radunati (probabilmente prima o dopo un pranzo al ristorante "il Tram"). Non conosciamo nemmeno tutti coloro che sono raffigurati e lasciamo ai
lettori il compito di identificarli, ma guardandola ci pervade una forte
emozione nel pensare che dietro a visi così sorridenti ci sono tante
storie che, per quanto singolari, portano con sé i segni comuni del GIANNI CAPRETTI CON LA
difficile periodo del dopoguerra. Anni tristi, di stenti e sacrifici, anni MAMMA ANNA FACCHINETTI
di miseria e analfabetismo, i difficili anni della ricostruzione quando Maggio 1944
mancava il lavoro e la terra permetteva a stento di sbarcare il lunario. Una bellissima istantanea di madre e figlio, scattata dallo storico
Non dimentichiamo queste cose, i ricordi aiutano a vivere.
fotografo E. Sbardolini di Iseo.
IL PORTO FEBBRAIO 2016 - 51
RICORDI
a cura della
REDAZIONE
GIANSACELLA
boscaiolo
DA "SAPORE DI TERRA AMICA"
Cattedrali
di fronde
il vento smuove
e arpeggi
odorosi di muschio
sfiorano i cespugli
Cessa l'incanto
al balenio fuggente
guizzo di scure
incide solchi amari
e grondan linfa
come pianto i tronchi
Barcolla il faggio
tentenna
e poi si abbatte
Un vuoto in mezzo al bosco
un vuoto in fondo al cuore
hanno ridotto a boia
il rude bosciolo
di Gianni Sacella - illustrazione di Bruno Bruni
Gruppo Pennes
Immancabile anche quest'anno la classica gita a Pennes in Alto l'allegra brigata ha trascorso tre giorni fra la neve in un clima di
Adige. Guidata dagli instancabili Silvio Belotti e Giovanni Spolti, cordialità e simpatia. L'appuntamento è per il prossimo anno.
52 - IL PORTO FEBBRAIO 2016
a cura della
SEGRETERIA
ANAGRAFE
RINATI ALLA VITA
DELLA GRAZIA
1 AMBROGIO DAVIDE di Attilio e Belussi Monica
Nato a Iseo (BS) il 13/08/2015
Battezzato il 07/02/2016
Padrino Foiadelli Michele. Madrina Ambrogio Patrizia Giulia
DATE CELEBRAZIONE DEI BATTESIMI
Davide
26.03.2016 ore 20.30 (Veglia pasquale)
10.04.2016 ore 11.00
08.05.2016 ore 11.00
19.06.2016 ore 18.00
17.07.2016 ore 18.00
21.08.2016 ore 18.00
18.09.2016 ore 10.30
16.10.2016
ore 11.00
20.11.2016 ore 11.00
26.12.2016
ore 10.30 (Lunedì- Santo Stefano)
AUGURI A SUOR GIULIANA
Sono 86 e dobbiamo dire portati
bene... non quelli di don Loris ovviamente (vcino comunque alla méta), ma
queli di suor Giuliana Dossi.
Ora che il traguardo dei 90 anni è vicino, le è venuta la voglia di arrivarci:
possibilmente viva.
Auguri Sister, ti vogliamo bene!
IL PORTO FEBBRAIO 2016 - 53
UN RICORDO
a cura della comunità di
TORRE MAINA
CAROLI È ORA CON LA MAMMA DI TUTTE LE MAMME
Questa preghiera, semplice ma allo
stesso modo coinvolgente, è stata
letta nel corso della cerimonia funebre di Caroli Mussinelli, mamma
carissima del nostro Mons. Pierino
Sacella. Con piacere la pubblichiamo come espressione di cordoglio a
Mons. Sacella e alla sua famiglia.
Gesù, ogni Santa Messa è il rendimento di grazia, oggi però abbiamo un motivo in più per
ringraziarti. Sei stato cibo per noi e per questa
mamma fino agli ultimi giorni della sua vita
eterna. Grazie perché ce l’hai lasciata per lungo tempo, ma ora l’hai chiamata a te e spetta
noi raccomandarla al tuo cuore, usale il riguardo che solo Tu possiedi, perché ti ha donato un
figlio, il suo unico figlio. Usa la forza, il lavoro e
le fatiche che ha messo a disposizione di ogni
parrocchia nella quale ha svolto il suo servizio
questo suo figlio. Trasforma il suo fare costante
in riposo eterno, usa la sua dedizione a don
Pierino come attenzione speciale rivolta anche
a Te Signore, perché questa mamma sapeva
che i Tuoi Ministri sono cari e vanno protetti,
sapeva di dover essere il custode che non dorme per custodire il suo consacrato.
Usa la sofferenza che Ti ha offerto perché si
54 - IL PORTO FEBBRAIO 2016
manifestassero i tuoi prodigi su tutti noi tramite
il sacerdote che Tu ci avevi inviato.
Mamma Caroli era forte e decisa ad affrontare
ogni dolore senza alzare un lamento; usa Gesù
questa sua fermezza a volte un po’ brusca,
perché era fedeltà ai Tuoi principi trasmessi
dall’educazione intransigente che aveva ricevuto, usa la sua generosità per convertire le persone a cui donava a piene mani, usa i sacrifici,
le privazioni e le rinunce del suo pellegrinare
da una caserma all’altra, per farle grazie ed
accompagnarla nel suo regno di pace.
Niente e nessuno la fermava, per poter liberare una mamma impegnata nel lavoro, in totale
assenza di mezzi, portava alla propria casa le
sue due gemelline con una carriola. Era infaticabile, cucinava spesso per tanta gente al fine
di raccogliere fondi per le parrocchie indigenti
dove ha vissuto seguendo il suo Don. Da qui
forse la sua fama di mamma “dalla ciabatta
facile” che spesso volava per casa, naturalmente senza fare centro, per fermare il suo Pierino
che faceva spesso il “Pierino”. L’unico centro
che Caroli ha saputo fare era nel cuore di Gesù
e di Maria ai quali affidava tutti: dai malati che
assisteva di notte, ai sacerdoti amici di suo figlio, ai soldati delle caserme, agli alpini che la
sentivano quasi come la loro mamma. Quanti
rammendi e quante torte cucinate per i più golosi di loro, il tutto condito con un po’ di materne
raccomandazioni.
Ha pregato anche per noi di Torre Maina e noi
per lei. Volevamo dimostrarle la nostra gratitudine per ciò che in 18 anni ha fatto rimanendo
nelle retrovie perché in prima linea c’era sempre lui, il suo Don.
Usa Signore i suoi rosari per tracciare una
strada di luce che porta in cielo, le tante Ave
Maria che ha recitato, possa questa tua figlia
amata essere accolta subito da Tua madre con
la quale aveva stabilito un’intesa profonda, una
relazione di confidenza e di amore speciali.
Entrambe erano mamme di un sacerdote e
conoscevano i problemi e le responsabilità di
un ruolo così alto perché strettamente legato
al cielo. Entrambe sono state discepole del loro
figlio ed entrambe hanno conosciuto il patire.
Ora carissima Caroli che hai raggiunto la
mamma di tutte le mamme, hai la possibilità
di intercedere direttamente per il tuo e nostro
don Pierino. Continua ad usare ancora, se necessario, la ciabatta, quella speciale, perché
non si spenga mai in lui la volontà di servire il
Signore con letizia e all’occorrenza, con arguzia, la tua arguzia Caroli.
Anche se ora non sei più fisicamente al suo
fianco, chiediamo a Maria che intervenga perché la tua presenza di spirito e di affetto sia
continua e sensibile nel cuore e nella vita di don
Pierino. A Gesù chiediamo di ricambiare tutto il
bene che hai fatto nella tua lunga vita, in tante
benedizioni, per te, per tuo figlio, per i tuoi cari
ed anche per noi.
Grazie ancora e sii felice negli incontri che farai
con le anime del paradiso e che della gioia del
Signore sia piena anche la terra perché si possa
colmare il vuoto che hai lasciato.
Ti vogliamo bene e vogliamo altrettanto bene al
Signore che ti ha mandata a noi.
Amen
NELLA CASA DEL PADRE
a cura della
SEGRETERIA
ANAGRAFE
9 VOLPI GIULIA
anni 50
deceduta il 24/01/2016
10 BETTONI ELVIRA
ved. Dorici - anni 91
deceduta il 26/01/2016
11 CANNIZZARO GIUSEPPE 12 MUSSINELLI CAROLI
anni 97
ved. Sacella - anni 89
deceduto il 27/01/2016
deceduta il 30/01/2016
14 ABONDIO LUIGI
anni 92
deceduto il 13/02/2016
15 TAGLI MARIO
anni 85
deceduto il 18/02/2016
16 BELUSSI GEROLAMO
anni 83
deceduto il 18/02/2016
"L'AMOR CHE MOVE IL SOLE E
L'ALTRE STELLE"
Da un anno mamma Elisabetta Buelli è salita al Padre ed ha raggiunto il suo Giuseppe. La sua dolcezza è però sempre viva nella
figlia Alda e nel nipote Mirko che, “con amore”, la vogliono ricordare dalle pagine de “il Porto”.
La vita pretende che i figli sopravvivano alle mamme; noi figli le vediamo avanzare negli anni, sfiorire e poi spegnersi, le vediamo cambiare
e dirigersi sul viale del tramonto. Ma ogni passo che fanno lasciano
indietro un’eredità di amore, saggezza ed una impronta di speranza
sulla quale avanzare.
Le mamme sono state le culle della nostra vita, dell’esistenza di ognuno
di noi e del mondo intero. Quando una mamma muore, se ne va anche
un poco del figlio, ma allo stesso modo si libera un’energia a cui possiamo attingere tutti i giorni. Quell’energia si chiama “Amore”. CIVIS
IL PORTO FEBBRAIO 2016 - 55
"Se guardi indietro potresti ricordare
qualcosa che non tornerà più. Se guardi
avanti potresti pensare a qualcosa che
non arriverà mai. Chiudi gli occhi e riaprili
solo quando avrai la forza di tornare indietro senza piangere e guardare avanti
sorridendo".
UGO BELLINI... uno di noi, per sempre!
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