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editoriale Le scelte di oggi l`intervista Sacrifici inutili dossier riforme
BIMESTRALE DI INFORMAZIONE ECONOMICA, POLITICA E CULTURALE • I.P. • ANNO XXV • N. 6 • NOVEMBRE - DICEMBRE 2014 • POSTE ITALIANE SPA - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - 70% CB-NO/GENOVA
6 - 2014
editoriale
GIUSEPPE ZAMPINI
Le scelte di oggi
l’intervista
JEAN PAUL FITOUSSI
Sacrifici inutili
dossier riforme
FISCO
1
1
Genova Impresa 6
2014
GENOVA IMPRESA
Bimestrale
Confindustria Genova
N. 6/2014
Editore
AUSIND
Via San Vincenzo 2-16121 Genova
Direzione e Redazione
Via San Vincenzo 2-16121 Genova
tel. 010 - 8338426
[email protected]
www.confindustria.ge.it
Registrazione
presso il Tribunale di Genova
N. 1-89 del 10-1-1989
Direttore Responsabile
Piera Ponta
Comitato di Redazione
Alessandro Brenna
Guido Conforti
Leopoldo Da Passano
Roberta Recchi
Elena Risso
Massimo Sola
Hanno collaborato
Ilaria Abignente di Frassello
Giampaolo Arachi
Manuela Arata
Andrea Bolla
Alessandro Brenna
Fabio Capocaccia
Marco Castagna
Giuseppe Costa
Alberta De Sensi
Sara Di Paolo
Bruno Guglielmini
Francesco Miceli
Roberto Minetti
Max Morales
Carlo Repetti
Lorenzo Quilici
Francesca Sanguineti
Fabrizio Segalerba
4
editoriale
LE SCELTE DI OGGI
di Giuseppe Zampini
6
Confindustria
QUESTIONE DI METODO
RICERCA DELPHI
Giuseppe Zampini
14
l’intervista
Jean Paul Fitoussi
SACRIFICI INUTILI
di Piera Ponta
18
dossier
L’INCERTEZZA DELLE TASSE
di Andrea Bolla
TAX COMPLIANCE
di Alberta De Sensi
PATENT BOX ALL’ITALIANA
di Giampaolo Arachi
FISCALITÀ ENERGETICA
di Amedeo Rosatelli
IVA E IMMOBILI
di Roberto Minetti
Jean Paul Fitoussi
LA RIFORMA DEL CATASTO
di Fabrizio Segalerba
DALL’ICI ALLA TASI
di Francesco Miceli
32
competizione & sviluppo
ROTTE D’ECCELLENZA
SVOLTA “GREEN”
di Marco Castagna
VIAGGIATORI AFFEZIONATI
di Fabio Capocaccia
SMARTCUP LIGURIA 2014
ALTA SPECIALITÀ
di Piera Ponta
Progetto grafico e impaginazione
CREATTIVA
Via Dante 2-87 - Genova
Tel. 010.54.29.98
[email protected]
Stampa
B.N. Marconi s.r.l.
Passo Ruscarolo, 71 - Genova
Tel. e fax 010 6515914 r.a.
www.bnmarconi.it
Concessionaria Pubblicità
N. Giemme s.r.l.
Via dei Franzone 6/1 - Genova
Tel. 010.310.65.20
Fax 010.310.65.72
[email protected]
200 ANNI DI BONTÀ
di Sara Di Paolo
ACQUARIO, MA NON SOLO
di Giuseppe Costa
MONTALLEGRO 2014
QUALITÀ CONTROLLATA
GENUINITÀ E FRESCHEZZA
50
porto
LA SFIDA DI AMICO & CO
di Bruno Guglielmini
52
piccola industria
PMI DAY
di Alessandro Brenna
Genova Impresa ospita articoli e opinioni
che possono anche non coincidere con le
posizioni ufficiali di Confindustria Genova.
L’editore è disponibile a riconoscere eventuali diritti a chi ne rivendichi la proprietà.
sommario
54
giovani
BOOT CAMP #3
di Lorenzo Quilici
FATTI IN ITALIA
di Ilaria Abignente di Frassello
58
comunicazione
VIVERE IL BRAND
di Max Morales
60
CSR
VINCE IL TEAM BUILDING
di Francesca Sanguineti
64
la città
FUTURI SCIENZIATI E IMPRENDITORI
di Manuela Arata
66
cultura & società
TEATRO DI QUALITÀ
di Carlo Repetti
I CONTADINI DEL MARE
di Luciano Caprile
“FERMI TUTTI... CLIC!”
di Massimo Morasso
Genova Impresa - Novembre / Dicembre 2014
3
EDITORIALE
di Giuseppe Zampini
Le scelte
di oggi
Siamo alla vigilia delle festività natalizie e alle porte
di un nuovo anno: occasione, per tutti, di consuntivi e
di nuovi progetti. Anche per la nostra Associazione.
L’ultima nota congiunturale pubblicata dagli esperti di
Confindustria nazionale, riporta che, grazie a fattori
quali l’attuazione di politiche monetarie accomodanti, la
crescita degli USA, il contributo di Cina e India all’aumento della domanda mondiale, oltre al costante rafforzamento del dollaro, nell’Eurozona stanno arrivando
segnali di stabilizzazione.
In Italia, in ottobre, per la prima volta dopo mesi, alcuni
indicatori economici, come l’export in alcuni settori
merceologici, hanno invertito di segno.
Un cambiamento che, se ancora non può definirsi crescita, fa ben sperare in un PIL invariato per il quarto trimestre: una base migliore, insomma, per la ripartenza
già dall’avvio dell’anno prossimo; un timido cenno di ottimismo comune alle previsioni presentate a fine luglio
4 Genova Impresa - Novembre / Dicembre 2014
da Confindustria Genova e che ci auguriamo possa trovare conferma - nonostante i drammatici eventi alluvionali che hanno duramente colpito la nostra provincia nei
mesi di ottobre e novembre - anche negli indicatori economici che il nostro Centro Studi si appresta a elaborare
sulla base dei dati forniti dalle imprese associate.
Per contribuire alla più volte annunciata inversione di
tendenza, nell’Assemblea pubblica di fine giugno, “I
perché di un insuccesso: evitare gli errori di ieri per le
scelte di oggi”, ci siamo impegnati a farci parte attiva di
un processo di recupero e di cambiamento sul nostro
territorio che facesse leva sulla messa a sistema delle
competenze espresse dal mondo imprenditoriale e dalle istituzioni, superando le logiche dell’appartenenza,
della rendita, del tornaconto personale.
In particolare, abbiamo concentrato la nostra attenzione su dieci “schede progetto per lo sviluppo del territorio”, riportate in dettaglio nelle pagine seguenti di que-
sta rivista: la realizzazione dei progetti dipende dalle
scelte che tutti noi, oggi, siamo chiamati a fare, nonostante le difficili condizioni di contesto, tanto per i rappresentanti delle Istituzioni, imbrigliati in un sistema
normativo farraginoso, quanto per gli imprenditori, costretti a operare in condizioni competitive più stringenti
rispetto ad altre aree, in Italia e all’estero.
Coerentemente con il quadro delineato, Confindustria
Genova, attraverso la sua struttura e con il supporto degli organi esecutivi, ha aumentato il suo impegno a fianco delle aziende, rivedendo l’organizzazione interna secondo criteri di professionalità ancora più rigorosi e individuando nuovi servizi che possano contribuire a migliorare in modo significativo l’operatività delle imprese.
La distribuzione più razionale delle funzioni e un approccio più attento nell’anticipare le esigenze dei “sociclienti” sono anche alla base del Piano Marketing appena varato dall’Associazione.
Ancora una volta, un “metodo” di lavoro che punta sulla competenza, sull’efficienza e sulla misurabilità del risultato: sarà il numero delle imprese che decideranno
di aderire a Confindustria Genova e il livello di gradimento che vorranno esprimere per l’attività di rappresentanza e la qualità dei servizi la cartina di tornasole
che darà conto dell’efficacia del Piano.
Infine: il Bilancio Sociale e, prima ancora, alcuni “speciali” del nostro settimanale riferiranno delle cose fatte
(o non fatte) nel corso di quest’anno e in programma
per il 2015; dietro a ciascuna di esse ci sono la varietà
di conoscenze e la ricchezza di relazioni che Confindustria Genova può mettere a disposizione di tutte le
aziende, attraverso la sua struttura, i suoi organi esecutivi e le altre associazioni del Sistema confederale.
“Intangible assets” pronti all’uso.
Un più sereno anno nuovo a tutti.l
Genova Impresa - Novembre / Dicembre 2014
5
CONFINDUSTRIA
Questione
di metodo
L’impegno di Confindustria Genova
per evitare gli errori di ieri
nelle 10 schede progetto per
il nostro territorio.
Nella nostra Assemblea pubblica del 30 giugno
scorso (“I perché di un insuccesso - Evitare gli errori di ieri
per le scelte di oggi”), abbiamo sintetizzato in dieci schede progetto le principali questioni del nostro territorio,
proponendo ai rappresentanti delle Istituzioni locali un
metodo per affrontarle insieme, nel rispetto dei propri ruoli, dando poi anche pubblica evidenza del loro avanzamento e dei risultati raggiunti. Comune di Genova, Regione Liguria e Autorità Portuale hanno condiviso l’impostazione proposta, che prevede la definizione delle priorità di
intervento e degli obiettivi strategici, la messa a fattor comune delle competenze necessarie, l’indicazione di un referente di progetto con la responsabilità di coordinarne le
varie fasi e relativi cronoprogrammi.
Sul sito dell’Associazione (www.confindustria.ge.it) è pubblicato il report di aggiornamento delle schede progetto:
1) Le aree per la cantieristica navale; 2) Le aree per le attività produttive; 3) Il Parco Scientifico e Tecnologico di Erzelli; 4) La nuova programmazione dei fondi comunitari;
5) La privatizzazione delle società pubbliche; 6) L’efficientamento del sistema sanitario; 7) la città metropolitana;
8) La riduzione della fiscalità locale per le imprese;
9) Le autostrade; 10) La legge di riforma portuale.
A ciascuna scheda, quando disponibili, sono allegati i documenti che riguardano più in dettaglio il progetto e la relativa rassegna stampa.
Delle 42 azioni attuative, solo 15 hanno registrato in questi mesi un qualche avanzamento, per cui molto resta ancora da fare per raggiungere gli obiettivi dati attraverso un
nuovo metodo di lavoro che valorizzi adeguatamente le
variabili del tempo, delle competenze, delle responsabilità
nelle diverse fasi del processo, del monitoraggio e del
controllo. Coerentemente con il compito da svolgere,
l’Associazione ha deciso di articolare il programma degli
eventi 2015 e i dossier tematici di questa rivista sulla base
delle attuali schede progetto: un impegno confermato, in
anteprima, con il workshop “Prospettive delle società
pubbliche”, svoltosi l’11 dicembre scorso.l
6 Genova Impresa - Novembre / Dicembre 2014
1
AREE PER LA CANTIERISTICA NAVALE
OBIETTIVO STRATEGICO
ottenere un riassetto complessivo dell’area delle riparazioni navali, ricompresa tra Calata Gadda e piazzale Kennedy; razionalizzazione e ampliamento dell’area industriale del porto di Sestri Ponente
Modifica degli attuali strumenti di pianificazione urbanistica (PRP e
1 PUC
di Genova) degli Enti competenti sulla base dell’insieme dei
seguenti principi guida, logicamente connessi: delocalizzazione delle
attività incompatibili con le funzioni industriali di riparazione navale,
realizzazione di nuovi spazi e infrastrutture dedicate alle lavorazioni,
aumento degli accosti, razionalizzazione della viabilità con separazione tra quella urbana e quella operativa (con verifica dell’ipotesi di realizzazione del tunnel subportuale)
Avvio percorso per nuovo Piano Regolatore Portuale e valutazione
ambientale strategica (seduta di Comitato Portuale del 6 novembre
2014)
dei circoli sportivi dall’area Duca degli Abruzzi e di
2 Delocalizzazione
tutte le altre attività incompatibili con il Distretto delle riparazioni
navali, in aree individuate da Autorità Portuale e Comune di Genova,
non adibite a funzioni industriali
Nessun avanzamento
di una vasca di grandi dimensioni (ampliamento baci3 Realizzazione
no 4) per ospitare navi di ultima generazione
Nessun avanzamento
a Sestri Ponente dell’opera denominata “nuova calata
4 Realizzazione
ad uso cantieristico navale”, in attuazione dell’accordo di programma del 2007
Stanziati 80 ml di euro per la realizzazione dell’opera nella seduta di
Comitato Portuale del 6 novembre 2014
2
AREE PER LE ATTIVITÀ PRODUTTIVE
OBIETTIVO STRATEGICO
Promuovere il massimo e più efficiente utilizzo delle risorse territoriali disponibili per l’insediamento di attività produttive
accordo con le diverse proprietà definizione del quadro delle
1 Indisponibilità
di aree ed edifici, comprensivo dei termini tecnici, economici e procedurali, con priorità per gli insediamenti di maggiori
dimensioni (es. Ilva, Erzelli, Piaggio, Calcinara...)
Aggiornamento al 28 ottobre dello stato delle manifestazioni di
interesse relative alle aree ILVA di Cornigliano potenzialmente
disponibili
del soggetto responsabile delle azioni di marketing
2 Individuazione
territoriale, con il relativo budget e sistema organizzativo di relazioni
Nessun avanzamento
del piano dell’offerta di aree per insediamenti produt3 Formulazione
tivi, logistici e di deposito, distinto per funzionalità urbanistica, dotazione infrastrutturale, condizioni di contesto, tempi e costi di insediamento, sistema delle agevolazioni. Adeguamento degli strumenti di
pianificazione territoriale di Comuni (Città metropolitana), Autorità
Portuale e Regione
Nessun avanzamento
e rapida approvazione del nuovo PUC del Comune di
4 Adeguamento
Genova
Predisposizione del progetto definitivo di PUC, presentazione ai
Municipi, discussione pubblica il 30 ottobre a Palazzo Tursi
4
3
PARCO SCIENTIFICO
E TECNOLOGICO DEGLI ERZELLI
OBIETTIVO STRATEGICO
Portare a completamento e a piena operatività il Parco Scientifico e Tecnologico degli Erzelli
1
Stato dell’arte dell’operazione tra tutti i soggetti interessati; confronto con lo stato dell’arte di altri parchi scientifici e tecnologici in Italia e nel mondo
Nessun avanzamento
dell’iter decisionale con l’insediamento della Scuola
2 Completamento
Politecnica: acquisizione dell’area, costruzione e trasferimento
Confronto in corso tra i firmatari dell’Accordo di programma dell’aprile 2007
costruzione e avvio operatività dell’incubatore tecno3 Progettazione,
logico ‘Invitalia’, in sinergia con Innovation Hub
Nessun avanzamento
sugli studi di fattibilità circa il nuovo ospedale del
4 Considerazioni
Ponente con l’ipotesi di integrare la Scuola di Medicina, in sistema
per la parte pratica con l’ospedale stesso e con il Palazzo della Salute di
Fiumara
NUOVA PROGRAMMAZIONE
DEI FONDI COMUNITARI
OBIETTIVO STRATEGICO
Focalizzare le risorse finanziarie previste nella programmazione POR
FESR 2014-2020 soprattutto per le aziende, evitando dispersioni su soggetti diversi
il numero delle azioni in cui si declineranno gli obiettivi
1 Concentrare
tematici, al fine di ridurre gli oneri amministrativi derivanti da un
numero eccessivo di azioni da finanziare e di migliorare l’efficacia del
nuovo quadro di programmazione. È inoltre opportuno prevedere
ampi margini di flessibilità nell’articolazione del menu delle azioni al
fine di evitare inutili rigidità
Nessun avanzamento
della normativa, con previsione di tempi e risorse
2 Semplificazione
certe, per facilitare l’accesso alle misure rivolte alle imprese, Modificare/superare l’attuale richiesta di fideiussione bancaria/assicurativa
sostituendola con uno strumento adeguato alle esigenze delle imprese (riduzione dei costi e snellimento della procedura)
Nessun avanzamento
accelerato della azioni aventi maggiore funzione anticiclica.
3 Avvio
Attenta definizione degli spazi di operatività degli interventi a favore
delle Grandi Imprese
Nessun avanzamento
Ipotesi di condivisione Regione-Comune sulla localizzazione a
Erzelli del nuovo ospedale del Ponente, con preferenza rispetto a
Villa Bombrini
di un bando per le PMI che ricalchi la misura prevista
4 Predisposizione
da Horizon 2020, per indirizzare le PMI stesse alla R & D comunitaria
progettazione, piano finanziario e atti autorizzativi della nuova
5 Fine
stazione ferroviaria di Sestri Aeroporto, con parcheggio di inter-
Finanziamento dei ‘contratti di insediamento’, per accrescere l’attratti5 vità
del territorio
scambio e funivia di collegamento con Aeroporto e Erzelli
Progettazione in corso
della struttura di governo del Parco Scientifico e
6 Organizzazione
Tecnologico, espressione degli interessi pubblici e privati interessati al
suo migliore funzionamento: servizi comuni, piano di attività, marketing
Nessun avanzamento
Nessun avanzamento
Nessun avanzamento
di uno studio sullo strumento del PCP (Pre-Commercial
6 Realizzazione
Procurement) e, in generale, sul PPI(Public Procurement of Innovative
Solutions)al fine di renderlo uno strumento in uso sul nostro territorio
Nessun avanzamento
di nuove misure di ingegneria finanziaria (eventuale
7 Predisposizione
emissione di mini bond/cambiali finanziarie, garanzie Confidi per accesso al credito)
Nessun avanzamento
PROSPETTIVE DELLE SOCIETÀ PUBBLICHE • 11 DICEMBRE 2014
Nelle dimensioni attuali la gestione di servizi e di interessi pubblici attraverso lo strumento di società a
partecipazione pubblica è un fatto tipicamente italiano, che nel complesso non ha portato a risultati brillanti, sia dal punto di vista economico che del merito.
Razionalizzare questo settore, separando il ruolo del
decisore da quello dell’attuatore, aprendosi alla concorrenza, all’apporto di capitali privati e alla ricerca di
una maggiore efficienza, si può. Nelle condizioni in
cui siamo, si deve. In Associazione, lo scorso 11 dicembre, nel workshop “Prospettive delle società pubbliche”, ne hanno discusso il presidente Giuseppe
Zampini, il presidente dell’Autorità Portuale Luigi Merlo e il presidente di AMIU Marco Castagna, che ha
presentato il nuovo piano industriale della società.
Il position paper di Confindustria Genova sulla privatizzazione delle società pubbliche, insieme con il piano industriale di AMIU (che prevede un forte coinvolgimento delle imprese private), è allegato alla corrispondente scheda progetto sul sito dell’Associazione
(www.confindustria.ge.it).l
Genova Impresa - Novembre / Dicembre 2014
7
5
PRIVATIZZAZIONE
DELLE SOCIETÀ PUBBLICHE
OBIETTIVO STRATEGICO
Migliorare l’efficienza dei servizi pubblici locali, diminuendo i costi per
l’utenza, l’indebitamento della Pubblica Amministrazione e la necessità di
ripianare le perdite di esercizio
ai principi della DCC 2013-75 del Comune di Genova, attra1 Attuazione
verso la cessione delle aziende partecipate non appartenenti ai
settori ritenuti strategici (in particolare Bagni Marina, Farmacie
genovesi, Azienda Servizi Funebri) e la ristrutturazione delle altre
aziende (Amt, Genova Parcheggi, Spim, Amiu, Aster, Fiera di Genova,
Sviluppo Genova, Porto Antico, Job Center) all’interno di un assetto
funzionale alla nuova dimensione metropolitana, attraverso la partecipazione di privati al capitale sociale (unita alla responsabilità gestionale), la cessione di rami d’azienda e/o lo sviluppo di nuove aree di attività
Presentazione del piano industriale di AMIU
2
Gara per la cessione delle quote di controllo della società di gestione
dell’aeroporto C. Colombo
Nessun avanzamento
delle quote di maggioranza della società Ente Bacini a soci
3 Cessione
privati
Nessun avanzamento
6
EFFICIENTAMENTO
DEL SISTEMA SANITARIO
OBIETTIVO STRATEGICO
Sostenibilità, efficacia ed efficienza del sistema sanitario regionale, che
deve garantire la libertà di scelta del paziente attraverso la separazione di
domanda (ASL) e offerta (enti/aziende pubbliche o private) per migliorare un sistema che punti sulla qualità delle prestazioni e contestualmente
tenga conto del loro valore in termini di costo
di funzioni con creazione di una ASL unica a livello
1 Accorpamento
regionale e articolazioni operative a livello territoriale, con distinzione
7
CITTÀ METROPOLITANA
OBIETTIVO STRATEGICO
Perseguire l’opportunità offerta dalla nascita della Città Metropolitana per
migliorare la funzionalità del sistema di governo pubblico e dei servizi
pubblici locali
1
Definire lo statuto della Città Metropolitana nei termini più ampi consentiti dalla legge n. 56/2014 per il trasferimento di funzioni comunali
(es. gestione del patrimonio pubblico e degli appalti, selezione e formazione del personale, gestione amministrativa e informatica, sportello unico per le imprese, promozione turistica e culturale ecc.) e per le
procedure di accordo o adesione alla Città Metropolitana da parte di
altri Comuni
In corso l’attività da parte del costituito Consiglio Metropolitano,
eletto il 28/9
Modificare la legislazione regionale per completare il set delle com2 petenze
attribuite alla Città metropolitana con funzioni delegate in
attuazione dei principi di sussidiarietà, differenziazione e adeguatezza,
in particolare sui temi della pianificazione territoriale, della gestione
dei servizi pubblici, dallo sviluppo economico e sociale, assicurandone
le relative risorse
Costituito l’Osservatorio regionale per le funzioni della Città Metropolitana
Predisposizione del Piano Strategico del territorio metropolitano e
3 costituzione
di un Advisory Board per la competitività territoriale,
costituito da un ristretto numero di membri provenienti dal mondo
delle imprese, delle professioni, della ricerca e delle associazioni, selezionato in base alle competenze
In corso i lavori di un tavolo tecnico istituito dal Sindaco Doria (primo step 6/12)
8 Genova Impresa - Novembre / Dicembre 2014
tra programmazione e controllo, erogazione servizio (ospedali, territorio e domicilio, incluso sociosanitario) e igiene pubblica. Gestione calibrata dell’offerta (posti letto per acuti suddivisi per le specialità necessarie, servizi diagnostici in relazione al fabbisogno del territorio, impiego di specialisti “viaggianti” accompagnati da specializzandi, in virtù di
accordo università-regione)
Nessun avanzamento
delle strutture pubbliche, con risparmio sui costi di
2 Efficientamento
gestione: sulle nuove progettazioni (es. in Genova, nuovo Galliera e
nuovo ospedale del Ponente) dedicare attenzione anche all’organizzazione del lavoro e all’integrazione tra assistenza territoriale e domiciliare
Nessun avanzamento
delle procedure di prenotazione delle prestazioni sani3 Snellimento
tarie da perseguire, tra l’altro, attraverso l’efficientamento dell’attuale
piattaforma tecnologica e la predisposizione di un Centro Unico di Prenotazione (CUP) a livello regionale con sportelli dedicati ai pazienti
dove ricevere informazioni esaustive e in tempi brevi
Nessun avanzamento
del processo di ‘trasferimento’ dei pazienti in modo
4 Organizzazione
diretto dagli ospedali alle strutture residenziali di riabilitazione e successivamente all’assistenza territoriale e domiciliare
Nessun avanzamento
della cartella clinica: il fascicolo sanitario elettronico
5 Digitalizzazione
è in grado infatti di riportare fedelmente tutto il percorso sanitario del
paziente dalla fase acuta (in ospedale) alla degenza ospedaliera (reparto) fino alla struttura riabilitativa convenzionata e oltre
Nessun avanzamento
del fenomeno della mobilità passiva, generata dall’assen6 Riduzione
za di risposte adeguate alla domanda di prestazioni soprattutto per
patologie tipiche della nostra regione in materia di ortopedia, urologia e
oculistica, verso strutture di regioni limitrofe. Attraverso lo snellimento
delle fasi di prenotazione per pazienti che vengono da fuori Regione, la
Liguria può diventare punto di riferimento per diagnosi, ricovero, terapia chirurgica e riabilitativa delle suddette patologie degenerative
apportando risorse aggiuntive al sistema sanitario regionale, anziché
sottrarne come avviene a oggi
Nessun avanzamento
8
RIDUZIONE DELLA FISCALITÀ LOCALE
PER LE IMPRESE
OBIETTIVO STRATEGICO
Ridurre il pesante carico degli oneri fiscali e amministrativi sulle imprese
per frenare l’esodo delle attività economiche e/o attrarre attività economiche da fuori territorio, attraverso un uso virtuoso della leva fiscale
Incentivazione della fiscalità premiale, con particolare riferimento
1 all’IMU
nonché sulle tariffe della Tari e le aliquote della Tasi, nell’ambito della cornice definita dalla Legge di Stabilità 2014, istitutiva della
nuova Imposta Unica Comunale (IUC): applicazione dell’aliquota minima IMU del 7,6‰ agli immobili sede di attività produttiva e, in subordine (se ciò non fosse attuabile) applicazione alle sole imprese che realizzano nuovi investimenti ampliando l’unità produttiva esistente per
mantenere/incrementare l’occupazione o avviando nuove attività
L’89% dei 35 Comuni sede di Imprese Associate hanno deliberato
maggiorazioni dell’aliquota base IMU. È stata inviata una lettera a
tutti i Sindaci per verificare la disponibilità ad intraprendere un confronto. L’obiettivo non potrà non essere influenzato dalla riforma
della tassazione locale in corso di predisposizione da parte del
Governo
dal pagamento dell’Irap per i tre periodi d’imposta successivi
2 Esenzione
a quello in corso alla data di costituzione, deduzioni dalla base imponibile Irap per assunzione di personale dipendente, riconoscimento di un
credito di imposta Irap per le PMI che effettuano investimenti in progetti di internazionalizzazione
Modifica obiettivo a seguito deduzione integrale costo del lavoro
(legge di stabilità 2015) - Nuovo obbiettivo: richiesta alla Regione
Liguria di aliquota agevolata per startup innovative e nuovi insediamenti di aziende industriali o di servizi all’industria di imprese non
aventi sede in Liguria (lettera Confindustria Genova ad Assessorati
Bilancio e Sviluppo Economico Regione del 17/11/2014)
3
Detrazione del 50% degli oneri di urbanizzazione per gli insediamenti produttivi, come contributo comunale all’industria (per il Comune di
Genova abrogata con delibera CC n. 13/2008)
Nessun avanzamento
dell’art. 18 L.R. 50/2012 per la parte in cui enuncia il princi4 Abrogazione
pio che gli oneri relativi ai controlli ambientali non obbligatori siano a
10
LEGGE DI RIFORMA PORTUALE
OBIETTIVO STRATEGICO
Attuare la riforma del sistema portuale italiano attualmente disciplinato
dalla legge 84/1994 e rendere lo stesso più competitivo all’interno di una
visione strategica di più ampio respiro per il rilancio dell’intero settore
portuale e logistico
e approvazione di un disegno di legge che accolga in
1 Presentazione
modo sostanziale le proposte di Confindustria - attraverso anche il
supporto delle competenze presenti all’interno del sistema associativo
- di recente indirizzate al Ministro dei Trasporti Maurizio Lupi e i cui
punti essenziali sono:
• prevedere una specifica “pianificazione di sistema”, a livello naziona-
le, della portualità basata anche su logiche di integrazione logistica
delle reti e delle attività economiche e di prevalenti specializzazioni
• confermare la validità degli strumenti di pianificazione portuale terri-
toriale quali il Piano Regolatore Portuale (PRP) ed il piano Operativo
Triennale (POT). Risulta necessario intervenire per semplificare ed
accelerare le procedure di approvazione dei provvedimenti ivi incluse le varianti di PRP
• chiarire l’ambiguità di fondo che caratterizza le attuali funzioni delle
Autorità Portuali, che si diversificano tra attività di natura pubblicistica e privatistica commerciale; il nuovo ruolo delle Autorità Portuali
deve riferirsi esclusivamente a funzioni di programmazione, pianificazione, regolazione, garanzia, con esclusione della gestione diretta
o indiretta
• mantenere negli organi delle Autorità Portuali la presenza delle rappresentanze economiche (bilanciata rispetto a quella dei soggetti
pubblici)
carico dei soggetti controllati (il pagamento viene richiesto a prescindere dall’accertamento di irregolarità)
Nessun avanzamento
• eliminare il tetto dei 90 milioni di euro al fondo alimentato con IVA
del contributo sulla quantità di materiale estratto dal5 Allineamento
le cave con le tariffe previste dalle regioni limitrofe attraverso una
passaggi e dei controlli (ad esempio doganali, veterinari, sanitari,
ecc.) mediante implementazione dell’operatività degli sportelli unici;
affidare al Presidente delle Autorità portuali il coordinamento delle
attività svolte dalle diverse P.A. operanti in porto, ecc.
modifica dell’art.14 della l.r. 5 aprile 2012 n.12 (in Liguria tariffe in medie
triple rispetto alle altre Regioni)
Nessun avanzamento
9
AUTOSTRADE
OBIETTIVO STRATEGICO
Migliorare l’accessibilità e mobilità interna all’area metropolitana genovese attraverso il potenziamento dell’infrastrutturazione autostradale, a
sistema con le altre modalità di trasporto
della conferenza dei servizi, approvazione del progetto
1 Convocazione
definitivo, regolazione dei rapporti concessori ANAS-ASPI e avvio dei
cantieri della Gronda di Ponente
Prima riunione della conferenza dei servizi 17/10, riconvocata per il
12/12 e rinviata al 23/1/2015
Approvazione progetto definitivo e avvio dei cantieri per il potenzia2 mento
del casello autostradale di Lavagna e il prolungamento di
viale Kasman, con la contestuale riduzione del rischio idraulico dell’Entella
Nessun avanzamento
generata in porto (autonomia finanziaria) e utilizzo di tali risorse per
realizzare nuovi investimenti nei porti non coprendo la spesa corrente
• assumere misure atte alla semplificazione/armonizzazione dei vari
• modificare/revisionare il contratto di concessione in corso di validità
del terminalista senza la necessità di una procedura di gara, ma
comunque nel rispetto dei principi comunitari, condizionando tale
modifica a casi in cui si tratti di un’impresa che abbia ben performato
ed in presenza di nuovi investimenti in impianti, strutture e/o opere
finalizzate allo sviluppo traffici; riconoscere un indennizzo al concessionario uscente, da parte di quello entrante all’esito della procedura
di gara, senza che ciò si traduca in una eccessiva chiusura del mercato
• semplificare e rendere più celere l’iter di approvazione degli inter-
venti di dragaggio nei porti anche attraverso il ricorso alla Conferenza di servizi
• chiarire
a livello normativo la questione dell’applicazione
dell’ICI/IMU nei porti nel senso di esentare i concessionari dalla corresponsione di tale imposta, poiché già tenuti al pagamento dei
canoni concessori
Entro il 9 febbraio 2015 la Presidenza del Consiglio dei Ministri presenta il piano strategico della portualità e della logistica (ex art. 29
Sblocca Italia). Non tutti i temi contenuti nel Piano della portualità
e della logistica sono correlati ai contenuti della Legge 84/94 per la
riforma della quale occorrerà, presumibilmente, anche un passaggio parlamentare
e approvazione del progetto definitivo del tunnel
3 Presentazione
Rapallo-Fontanabuona
Nessun avanzamento
Genova Impresa - Novembre / Dicembre 2014
11
CONFINDUSTRIA
Ricerca
Delphi
Il 18 dicembre, in Associazione, la Sezione Terziario presenterà i risultati dell’indagine Delphi sulla digitalizzazione di produzione e servizi e sulla mobilità di merci,
persone e idee.
La Sezione Terziario di Confindustria Genova ha completato il suo “viaggio nel futuro” facendo surf su due megatrend di particolare impatto per le aziende del settore e per
Genova da qui al 2030: la digitalizzazione progressiva della
produzione e dei servizi; l’aumento della mobilità di merci,
persone e idee. Il processo di ricerca secondo il metodo
Delphi ha compreso 5 fasi: 1) fase di “esplorazione”: somministrazione di un primo questionario ad alcuni opinion
leader delle due aree; 2) sintesi dei risultati in due Focus
Group divisi per tematica; 3) fase di “approfondimento”:
elaborazione e somministrazione di un secondo questionario agli stessi opinion leader; 4) sintesi dei risultati; 5)
conclusioni: restituzione dei risultati emersi in una tavola
rotonda che si svolgerà il 18 dicembre prossimo presso
Confindustria Genova. Gli opinion leader (o “profeti”) sono
persone competenti nell’area tematica individuata e in
possesso di informazioni e opinioni in grado di offrire visioni
di lungo periodo; i loro nomi saranno resi noti solo alla fine
del percorso di ricerca. Di seguito sono sintetizzati i temi
sui quali sono stati intervistati gli opinion leader e le prime
“profezie”, suddivise tra “alfa” e “beta”, in base al grado di
ottimismo e pessimismo manifestato. Su questo materiale
è stato elaborato il secondo questionario: le “profezie” finali
si conosceranno il 18 dicembre... Un ringraziamento a Sergio Di Paolo (Words), componente del Consiglio della Sezione Terziario, “deus ex machina” del progetto.
DIGITALIZZAZIONE - Servizi alle imprese
Nella prossima decade, e sicuramente entro il 2030, secondo lo scienziato americano Michio Kaku, i chip (componenti elettronici complessi) verranno sempre più combinati con sensori supersensitivi in grado di rilevare emergenze, disfunzioni, addirittura stati d’animo, prima che diventino critici. Le macchine saranno in grado di riconoscere la voce e di impostare un formale dialogo con le persone. A causa di internet e della digitalizzazione, molte attività
di servizio sono sempre più disponibili gratuitamente, altre
sostituiscono consolidate modalità economiche.
Profezia ALFA: Le attività imprenditoriali di servizio alle
12 Genova Impresa - Novembre / Dicembre 2014
imprese sono tendenzialmente in crescita con un trend
molto favorevole a partire dal 2020.
Le ragioni dei “profeti”: situazione congiunturale ed
economica instabile fino almeno al 2020; collegamenti internet, telefonici e infrastrutture sono arretrati; imponderabilità e inaffidabilità del sistema Italia; siamo diventati più
sensibili al risparmio che ci consente la tecnologia, ma ci
vuole tempo per l’adeguamento culturale e imprenditoriale.
Profezia BETA: Le attività imprenditoriali di servizio alle
imprese avranno un forte sviluppo già prima del 2020 e
negli anni successivi proseguiranno a ritmi sostenuti.
Le ragioni dei “profeti”: l’attuale periodo di crisi rappresenta un concreto incentivo alla riorganizzazione e all’efficientamento dell’impresa; l’evoluzione in atto si dispiegherà nel tempo via via che le nuove tecnologie digitali si
estenderanno ai vari campi, alcuni immaginabili, altri nemmeno apprezzabili; i vantaggi economici e anche il ruolo
delle persone sono incentivi formidabili per la digitalizzazione; il ricorso a imprese di servizi esterne piuttosto che a
cambiamenti in-house consentono di ottenere maggiori efficienze; nelle tecnologie, ci sono fattori aggreganti a livello
internazionale che non faranno cambiare il senso della direzione qualsiasi cosa succeda a livello Paese.
DIGITALIZZAZIONE - Industria manifatturiera
Il progresso atteso dell’Intelligenza Artificiale e della robotica già ora sta rivoluzionando il modo di produrre e lavorare. Si parla di “fabbriche intelligenti”, cioè in grado di produrre qualsiasi cosa, ovunque, con un bassissimo intervento umano. Entro un paio di decenni il lavoro salariato di
massa sarà definitivamente estinto. Tutto verrà prodotto
grazie all’accesso alla rete. Miliardi di chip disseminati
ovunque, a costi sempre più irrisori, risponderanno ai nostri ordini: far avanzare un macchinario o fermarlo, preparare un documento complesso, disegnare un oggetto, parlare con un muro, guidare un mezzo, autoapprendere, autoprogrammarsi cogliendo gli stimoli esterni. Nessuno può
dire se stiamo andando verso un nuovo rinascimento o
verso tensioni sociali ed economiche insostenibili.
Profezia ALFA: le attività produttive nel nostro territorio daranno qualche segnale incoraggiante non prima del 2020.
Le ragioni dei “profeti”: siamo appena all’inizio di una rivoluzione; siamo ai primordi delle potenzialità tecniche delle nuove produzioni digitali; gli elementi che autorizzano a
prevedere una ripresa dell’industrializzazione sul territorio
sono minimi se non inconsistenti. Tuttavia sul medio e soprattutto sul lungo periodo alcune infrastrutture in corso di
realizzazione o potenziamento, dal porto all’alta velocità
ferroviaria, unite a una centralità geografica e a un sistema
logistico che sta lentamente migliorando potrebbero restituire qualche chance alla Liguria.
Profezia BETA: le attività produttive nel nostro territorio
saranno suscettibili di sviluppo - comunque non eclatante
- non prima del 2025.
Le ragioni dei “profeti”: la nostra realtà è spesso lenta
nei confronti di cambiamenti così sostanziali; il periodo tar-
get sarebbe ieri, ma oggi siamo meno che all’ABC! Sulla
produzione manifatturiera ci vuole digitale, digitale e ancora digitale...; il problema non è solo dovuto alla crisi e alla
ripresa lenta, ma al fatto che il nostro Paese non ha una
politica industriale. Se fossimo sicuri che entro due anni
tutti avremo la banda larga, forse si potrebbero fare programmi di sviluppo più credibili; perché il territorio possa
svilupparsi deve cambiare l’approccio della classe dirigente, superare la dimensione familiare e cominciare a ragionare con mentalità sinergica.
La profezia finale più accreditata: le attività imprenditoriali di servizio alle imprese cresceranno nel breve-medio
periodo e proseguiranno a ritmi sostenuti. Per quanto riguarda le attività manifatturiere se ne intravede uno sviluppo assai limitato e non rilevante prima del 2025/30.
MOBILITÀ delle persone
“Il declino dell’impegno nei confronti di un luogo è maggiore della fedeltà ad una azienda o a una professione” (Alvin
Toffler). Già alla fine degli anni ’70 si parlava di “nuovi nomadi” sottolineando già allora come molte persone siano
abituate a fare migliaia di chilometri alla settimana per ragioni di lavoro. Facilitare la mobilità negli ultimi 50 anni ha
rappresentato la discriminante del successo. Infrastrutture
adeguate, servizi efficienti, tecnologie avanzate stanno
sempre facendo la differenza (Bologna e Milano e il Frecciarossa). Ma questo come si concilia con lo sviluppo della
rete e degli strumenti di interconnessione? Con la possibilità di “viaggiare” in tutto il mondo, in quasi tutte le categorie
del sapere e delle necessità professionali (prodotti, servizi,
organizzazioni) standosene immobili in casa propria?
Profezia ALFA: l’incremento della mobilità delle persone e
i relativi vantaggi per il nostro territorio, si avranno solo nel
lungo periodo. Prima del 2025/2030 la crescita sarà lenta.
I primi segnali positivi non sono attesi prima del 2020/25.
Le ragioni dei “Profeti”: l’insufficienza delle infrastrutture
(Terzo Valico, Gronda, raddoppio linea ferroviaria ecc.)
bloccherà per molto tempo la propensione alla mobilità; la
gestione contemporanea in Liguria di 1) pendolarismo; 2)
arrivi e partenze e 3) transiti è fortemente carente per sotto-infrastrutturazione e cattiva organizzazione; solo la realizzazione dei corridoi europei, previsti entro il 2030, favorirà realmente la mobilità; in Italia sono necessari cambiamenti culturali forti per accettare la mobilità come fatto
“normale”; solo nel lungo periodo (prossima generazione)
si accetterà il fatto che è necessario spostarsi laddove l’innovazione crea sviluppo per essene partecipi.
Profezia BETA: L’aumento della mobilità delle persone
quale fattore di cambiamento e sviluppo è già sensibile e
positivo. Si verificherà una crescita forte già entro il 2020.
Le ragioni dei “Profeti”: il trend è già alto e lo sviluppo
demografico lo incentiva; l’aumento del benessere medio
nel mondo favorirà la tendenza a spostarsi; le persone dotate di istruzione cercano posti dove realizzarsi; masse
enormi si spostano sempre di più alla ricerca di lavoro; il lavoro è sempre meno stabile e limitato alla stessa località; le
nuove tecnologie digitali alimentano il desiderio di spostarsi
per turismo, cultura e per fare esperienze diverse; i mezzi
di trasporto saranno sempre meno costosi.
MOBILITÀ - Logistica e distribuzione delle merci
Negli ultimi 10 anni, secondo uno studio UE, l’aumento di
trasporto delle merci è stato superiore a quello del PIL e al
resto dei trasporti, con inevitabile aumento delle emissioni
di gas effetto serra e della congestione. In particolare è aumentata la distribuzione su strada per la maggiore flessibilità rispetto ad altri mezzi più ecocompatibili come ferrovie
e navi. Nel contempo i vincoli tecnologici, dovuti alla tipologia di merce trasportata, e quelli economici, che favoriscano l’intermodalità, sono difficilmente superabili in tempi
brevi. Alcuni studiosi sostengono che ci vorranno 30/40
anni. Altri pensano di meno, immaginando l’accelerazione
dello sviluppo tecnologico dei mezzi di trasporto su strada
e il miglioramento delle prestazioni, delle tecnologie e della
competitività del sistema ferroviario. L’Europa da parte sua
ha varato il programma Ten-T (Trans-European Network
for Transport), finanziando i grandi corridoi europei e favorendo una legislazione che favorisce il trasporto intermodale. Negli USA sono allo studio percorsi ultraveloci di merci
e persone (1200Km/h) in capsule di alluminio sparate dentro tubi di acciaio posati accanto a autostrade o su piloni.
Profezia ALFA: Per quanto riguarda l’opportunità offerta
da trasporti e servizi logistici Genova vivrà una situazione
stagnante fino al quinquennio 2020/25. Solo allora inizierà
a svilupparsi un trend mediamente positivo.
Le ragioni dei “Profeti”: ritardi da vincoli difficili da eliminare (sistema portuale ligure, mancanza di infrastrutture,
politica green dell’Europa e prevalenza della gomma); mancanza di tempi certi per le nuove infrastrutture e l’ammodernamento delle vecchie, la riforma del sistema burocratico, velocità nella digitalizzazione dei servizi; il tempo lungo
di completamento dei processi di concentrazione degli
operatori e il progressivo gigantismo dei vettori; l’aumento
del Pil non avrà un automatico effetto moltiplicatore sui trasporti come nel passato; ci troviamo in una fase perdurante e strutturale di stagnazione/deflazione, con conseguente
“calma piatta”, che continuerà per un lungo periodo; sono
le infrastrutture che generano i traffici e non viceversa.
Profezia BETA: già nel breve periodo Genova crescerà
grazie allo sviluppo della logistica e della produzione di servizi connessi. A partire dal 2020, farà un ulteriore e sensibile salto di qualità.
Le ragioni dei “Profeti”: il ruolo di Genova continua a essere strategico rispetto al nord industriale; il progressivo
superamento della crisi incentiverà i trasporti; l’abbattimento dei costi di trasporto favorirà scambi e imprenditorialità; le nuove tecnologie digitali consentiranno di progettare un prodotto in un luogo e di realizzarlo ovunque.
La profezia finale più accreditata: a Genova e in Liguria
le attività imprenditoriali e i servizi connessi con la mobilità
delle persone e la movimentazione delle merci cresceranno poco o saranno stagnanti fino al 2020, quindi si svilupperanno lentamente. Buone prospettive sono attese solo
nel lungo periodo (2025/2030).l
Genova Impresa - Novembre / Dicembre 2014
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L’INTERVISTA
di Piera Ponta
L’economista francese mette in guardia
contro le conseguenze di una dottrina
europea del rigore che sta mettendo a
dura prova la stessa democrazia degli
Stati membri.
Jean Paul Fitoussi
“ I Governi dell’Ue
non si oppongono
al Fiscal Compact per
paura dello spread”
Sacrifici
inutili
“ Per uscire dalla crisi
ora occorre un programma
di massicci investimenti
pubblici in infrastrutture
e nell’education”
“ Per diminuire il debito
pubblico in Europa
stiamo distruggendo
il capitale economico,
sociale e ambientale”
L’adesione al Fiscal Compact, il trattato dell’Unione europea entrato in vigore nel gennaio 2013 che
stabilisce norme e vincoli validi per tutti gli Stati membri
firmatari e che interviene, in particolare, sulla politica fiscale dei singoli Paesi, di fatto ha comportato la cessione
di una fetta della loro sovranità economica alla stessa Ue.
Secondo l’economista francese Jean Paul Fitoussi (ospite di Banca Passadore, lo scorso 19 novembre, per una
tavola rotonda al Palazzo Ducale di Genova), la dottrina
del rigore non ha finora raggiunto il principale obiettivo di
ridurre il debito pubblico degli Stati membri; viceversa,
sta portando allo smantellamento del Welfare: i governi,
privati degli strumenti di politica monetaria, fiscale, industriale, possono solo seguire una strategia di competitività al ribasso, con conseguenti minori tutele sociali per i
cittadini.
Professore, può commentare i fatti di queste ultime
settimane che hanno visto l’Italia (in buona compagnia
con Francia e Belgio) in veste di “osservata speciale”
della Commissione europea in merito al Fiscal Compact 2015?
A prescindere dal via libera della Commissione ottenuto a
fine novembre dall’Italia sulla Legge di Stabilità 2015
(che, peraltro, sarà soggetta a un riesame nel marzo
Genova Impresa - Novembre / Dicembre 2014
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dell’anno prossimo), ho trovato folle la lettera inviata prima del vertice di Bruxelles dal Commissario Ue Jyrki Katainen a Italia e a Francia in merito all’obbligo di centrare il
pareggio di bilancio nel 2015. È noto che quando la crescita è negativa, l’inflazione è zero o negativa, e questo fa
crescere il disavanzo pubblico; ma se prendiamo questo
pretesto per dire ai Paesi che hanno sfondato il tetto di
essere più rigorosi, ci mordiamo la coda.
Qual è il Suo giudizio sulla reazione dei Paesi interessati?
I Governi dell’Ue non parlano a voce alta dei problemi europei e del Fiscal Compact per paura delle conseguenze
sullo spread. In vista del vertice di Bruxelles, François
Holland non ha organizzato, come gli avevo suggerito, un
gruppo di pressione con altri Capi di Stato per cambiare
le regole del Fiscal Compact, mentre Matteo Renzi non
ha fatto seguire azioni all’altezza delle sue dichiarazioni.
Ma non è tutta colpa della Merkel: in quella posizione di
forza, qualunque altro Paese farebbe esattamente come
la Germania. Il punto è che l’Europa nasconde il problema politico, ovvero la volontà della Germania di essere
leader degli altri Paesi, dietro il problema economico.
Ogni anno speriamo che sia quello buono, quello della
ripresa economica. E invece la crisi non demorde. Le
imprese chiudono, la disoccupazione aumenta. Come
uscirne?
Nel 2013 avevo previsto, sbagliando, per troppo ottimismo, che la crisi sarebbe finita nel 2014. Pensavo che, arrivati al punto massimo della deflazione, con livelli di disoccupazione al top in Grecia, in Francia, in Italia e in
Spagna, la politica economica europea sarebbe cambiata, e invece... Adesso occorre un programma di massicci
investimenti pubblici in infrastrutture e nell’education. La
teoria neo-keynesiana, in questo momento, ha delle ricette da proporre. Non bisogna essere un premio Nobel per
capire che quando non si fanno investimenti, le famiglie
non hanno denaro per arrivare a fine mese e la disoccupazione è alta, tagliare il “welfare state” è follia. Con Jo-
16 Genova Impresa - Novembre / Dicembre 2014
seph Stiglitz sto studiando un nuovo approccio al problema mettendo al centro la sostenibilità. Nel mio libro “Il
teorema del lampione” ho dimostrato che quando la politica ricerca una sostenibilità parziale, fallisce sempre; l’Europa mira alla sostenibilità del debito pubblico, senza rendersi conto che, così facendo, si rende insostenibile l’economia nel suo insieme di capitale e di debito. Per diminuire il debito pubblico di un punto stiamo distruggendo il
capitale economico, sociale e ambientale; non guardiamo
ai problemi della gente e trascuriamo beni intangibili come
la democrazia: finiremo col pagarne le conseguenze politicamente, con l’affermazione di movimenti antidemocratici. Se potessimo “misurare” le perdite in capitale umano e
capitale sociale, capiremmo che le politiche sostenute oggi dall’Ue sono totalmente sbagliate. Se la crescita giova
solo all’1% della popolazione, che senso ha? Insieme alle
cifre della crescita bisogna dare anche quelle della disuguaglianza, per capire, appunto, se la crescita è funzionale per tutti. Stiglitz ed io stiamo lavorando proprio a questi
dati, con il supporto dei maggiori istituti di statistica internazionali. La seconda tappa sarà misurare il capitale umano e sociale: lo si potrà fare tenendo in considerazione,
tra i vari fattori, la perdita degli anni scolastici o l’abbandono degli spazi pubblici di ritrovo.
Qual è lo scenario in cui ci si muove, oggi, in Europa?
Oggi è come essere nel dopoguerra. Gli Stati Uniti hanno
investito molto denaro, il loro disavanzo pubblico ha superato il 12% del Pil, mentre in Europa piangiamo se tocchiamo il 3%. Non dobbiamo avere paura del disavanzo
pubblico, che non è un debito del Paese, ma è costituito
dal debito di una parte della collettività (il settore pubblico)
verso un’altra parte della stessa collettività (soggetti
esterni al settore pubblico, come famiglie, imprese...).
Non è sostenibile, invece, la situazione dove il tasso di interesse è zero o negativo, perché questo significa che il
costo del capitale è molto basso. In queste condizioni, se
la crescita dovesse riprendere, sarà una crescita senza
occupazione, perché il basso costo del capitale non favorirà la ricerca di remunerazione in attività imprenditoriali.l
DOSSIER RIFORME DOSSIER DOSSIER DOS
fisco
L’incertezza
delle tasse
Ogni anno, il tax gap
ammonta in media a
91 miliardi di euro.
Complice una normativa
fiscale che i giudici
contabili hanno definito
“contraddittoria
e mal coordinata”.
ANDREA BOLLA
Al presidente degli Stati Uniti Benjamin Franklin
viene attribuita la celebre frase secondo cui nella vita solo due cose sono certe: la morte e le tasse. Franklin è
morto, ma se fosse vissuto in Italia avrebbe senz’altro
nutrito più dubbi riguardo la parte finale della sua affermazione. Nel nostro Paese, infatti, il binomio fisco-certezza è tutt’altro che scontato. Secondo le più recenti
stime dell’Agenzia delle entrate ogni anno mancano all’appello, in media, 91 miliardi di euro di gettito fiscale; a
tanto ammonta il cosiddetto “tax gap” e cioè la differenza
tra ciò che lo Stato effettivamente incassa e ciò che, invece, dovrebbe incassare, in un ipotetico sistema fiscale
perfetto, dove non esistono evasori, nessuno sbaglia nell’interpretare le norme tributarie e tutti dispongono di abbastanza denaro per assolvere puntualmente al loro dovere di contribuenti.
È ovvio che cercare di colmare il tax gap è un bene per
tutti. Significa, in sostanza, recuperare le somme indebitamente sottratte alla collettività, rendere più chiare le norme tributarie e migliorare la situazione economica generale. Tutti obiettivi ampiamente condivisibili, ma che possono essere raggiunti solo attraverso una riforma culturale e
normativa profonda, una riforma fiscale, per la quale, come ha avuto modo di ricordare il Commissario agli affari
economici dell’UE, Pierre Moscovici il 28 novembre scorso: “il tempo che resta non può essere perso”.
Di tempo per riformare se ne è perso fin troppo. La riforma strutturale del fisco è stata procrastinata per anni e
anche interventi più limitati, promessi dalla politica, raramente sono stati portati a termine. Si pensi, ad esempio,
alla piena deducibilità dall’imposta sul reddito delle socie-
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tà dell’IMU pagata per gli immobili produttivi: una promessa mantenuta al 20%.
Oggi con un tasso di disoccupazione ai massimi storici
(13.2%, secondo la rilevazione Istat di ottobre 2014) i
consumi fermi e gli investimenti a picco (rispettivamente
0% e -1% nel terzo trimestre 2014), c’è chi sostiene che
manchino le risorse economiche per manovre di ampio
respiro, ma è bene chiarire che la difficile congiuntura che
viviamo non è e non può divenire una scusa per non riformare, perché le prospettive di ripresa dell’economia sono
inscindibilmente legate alla risoluzione delle grandi questioni fiscali che affliggono le imprese diminuendone la
produttività e la capacità occupazionale.
Sul quando e sul dove agire si è discusso molto. L’unanime consenso politico sulla necessità di rendere il sistema
fiscale “più equo, trasparente e orientato alla crescita”, ha
impiegato più di 2 anni, 3 governi e 2 parlamenti per condensarsi nell’approvazione, l’11 marzo 2014, della legge
delega in materia fiscale. Trascorsi 9 mesi dall’approvazione della delega, i provvedimenti attuativi presentati dal
governo sono ancora solo 3 e di questi in Gazzetta Ufficiale ne è stato pubblicato uno: il decreto legislativo n.
175/2014 in materia di semplificazione fiscale e dichiarazione dei redditi precompilata che, sebbene opportuno,
riprende gran parte del suo contenuto da un provvedimento già definito ben 16 mesi orsono! (molte disposizioni del d.lgs erano incluse in un disegno di legge in materia
di semplificazioni fiscali che Confindustria ha contribuito a
elaborare e che, una volta presentato in Parlamento il 23
luglio 2013, si è inesorabilmente arenato). Se si considera
che le azioni di semplificazione recentemente intraprese
SSIER DOSSIER DOSSIER DOSSIER DOSSIER DO
sono riforme a costo zero, appare ancor più lampante,
ma meno comprensibile, l’estenuante lentezza con cui si
sta procedendo.
Mancano ormai poco più di 3 mesi al termine della delega (scadrà il 26 marzo 2015) e urge una accelerazione
decisa dei lavori, soprattutto per temi cruciali come la codificazione del principio di abuso del diritto, la revisione
del sistema sanzionatorio, la disciplina del raddoppio dei
termini di accertamento, la manutenzione della fiscalità
internazionale; tutti punti che le imprese hanno particolarmente a cuore ma che non sono stati ancora affrontati
pubblicamente, sebbene vengano discussi in consessi ristretti, ai quali, nostro malgrado, i rappresentanti del
mondo produttivo non hanno accesso.
È fresca la memoria di provvedimenti che nel concitato
tentativo di reperire risorse hanno focalizzato l’attenzione
esclusivamente sugli aspetti patologici del fisco, riversando complessità sulle imprese sane. Garantire, oltre alla
rapidità, la massima trasparenza e condivisione nei lavori
di attuazione della delega fiscale sarebbe il miglior modo
per rassicurare che le nuove norme portino solo tutele e
certezze e non costi e burocrazia ad un sistema che cerca disperatamente di uscire dalle secche della crisi.
Il modo disorganico di legiferare in materia tributaria è
stato ripreso recentemente anche dalla Corte dei Conti in
un’indagine, pubblicata lo scorso novembre, sugli effetti
dei controlli fiscali sulla “tax compliance” dei contribuenti.
I giudici contabili nell’analizzare l’efficacia della normativa
fiscale degli ultimi 40 anni l’hanno definita «... contraddittoria e mal coordinata, adottata sulla spinta di emergenze
contingenti e quasi mai inquadrata in una strategia di lun-
go periodo di contrasto all’evasione fiscale».
L’osservazione della Corte coglie una realtà che le imprese ben conoscono e che Confindustria rappresenta in
tutte le sedi istituzionali: la mancanza di una strategia di
fondo mirata al contrasto degli illeciti e la confusione imperante nel sistema fiscale hanno dato vita nel tempo a
un’azione spesso arbitraria da parte dei verificatori fiscali.
I controlli sui contribuenti, che per semplici ragioni di
equità dovrebbero essere ispirati alla massima uniformità
sul territorio, hanno finito con il dare vita a vere e proprie
“specialità regionali”. Si è sviluppato un pervicace attaccamento a fattispecie per le quali l’indicazione di quale
sia il comportamento corretto da tenere è confusa, datata
o del tutto assente. Si pensi, solo per fare alcuni esempi,
alle sempre più numerose contestazioni in materia di
prezzi di trasferimento, prova della cessione intracomunitaria, antieconomicità di operazioni con Paesi black-list,
esterovestizione, stabile organizzazione occulta ecc.
Si corre il rischio concreto di esasperare un clima di strisciante diffidenza che va a detrimento del sistema economico nel suo complesso. La lotta all’evasione è un dovere
che le imprese sane sostengono con forza, ma deve essere condotta con cognizione di causa, in modo mirato,
senza lasciarsi guidare da orientamenti demagogici. Occorre, come precisa la delega fiscale (articolo 3), studiare
il fenomeno nei dettagli per colpirlo duramente dove si
manifesta in maniera più diffusa.
Le imprese sane chiedono chiarezza e stabilità nei rapporti con il fisco a tutti i livelli. Servono segnali positivi sul
territorio, per intenderci, qualcosa di estremamente diverso dalla fuorviante superficialità con cui sono stati gestiti i
rapporti con le imprese in occasione della sospensione
dei versamenti per gli eventi alluvionali che hanno colpito
la Liguria nei mesi scorsi.
Come ha avuto modo di ricordare recentemente la direttrice dell’Agenzia delle entrate Rossella Orlandi «occorre il
coraggio di cambiare» stipulando «un nuovo patto di fiducia tra imprese, consulenti e amministrazione finanziaria»
che consenta di passare da una normativa sui controlli a
una incentrata su sviluppo e concorrenza, superando le
norme «antievasione per “principio”, che imbrigliano le
società e non favoriscono i controlli».
Non possiamo che essere d’accordo con lei. Confindustria non farà mancare il suo impegno per migliorare il
rapporto fisco-imprese, offrendo la massima disponibilità
a collaborare sui processi legislativi, come sul fronte amministrativo su cui, grazie a un canale di comunicazione
costante, sono già state avviate e promosse con l’Agenzia delle entrate diverse utili iniziative: dagli incontri congiunti sul territorio, al progetto pilota di adempimento collaborativo per i grandi contribuenti, fino al più recente tavolo di confronto sul “transfer pricing”, che prenderà avvio nei prossimi giorni.
Serve uno sforzo da parte di tutti per cambiare, solo così,
anche in Italia, potremmo tornare a guardare il fisco come
sinonimo di certezza.l
Andrea Bolla è presidente del Comitato tecnico per il Fisco di Confindustria
Genova Impresa - Novembre / Dicembre 2014
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DOSSIER RIFORME DOSSIER DOSSIER DOS
fisco
Tax
compliance
L’impegno
dell’Agenzia delle
Entrate per superare
la contrapposizione
tra Fisco e Contribuenti,
privilegiando un
modello innovativo
fondato sulla
cooperazione.
ALBERTA DE SENSI
Non è facile parlare di Fisco in un momento di difficoltà economica quale quello attuale: i recenti dati sulla congiuntura della Liguria, così gravemente provata non solo
nel territorio ma finanche nel proprio tessuto produttivo
dalle eccezionali avversità atmosferiche cui abbiamo assistito, evidenziano ancora segni negativi, pur se con qualche aspettativa di miglioramento. Eppure sono convinta
che quelli della giusta imposizione, della lotta all’evasione
fiscale, del dovere di tutti di assolvere ai propri doveri fiscali siano argomenti importanti su cui riflettere anche in
questi frangenti. Ciò vale senza dubbio per le Istituzioni,
ma ritengo anche per i Cittadini.
Stime e analisi autorevoli ancora di recente hanno confermato che il fenomeno dell’evasione fiscale assume in Italia dimensioni purtroppo molto ampie. Eppure non sempre si presta adeguata attenzione alle conseguenze economiche che l’evasione comporta. Il contribuente che
evade le imposte dal suo comportamento scorretto non
ottiene solo un beneficio in termini di risparmio finanziario,
ma riuscendo a offrire i propri beni o servizi a un prezzo
più basso rispetto a quello praticato dagli operatori onesti, va a conquistare a loro scapito quote di mercato. Inoltre, il mancato gettito per lo Stato si traduce in un inasprimento della pressione tributaria per i soggetti in regola,
amplificando così gli effetti distorsivi.
Diventerebbe allora più semplice parlare di Fisco qualora
fosse condivisa questa profonda verità: che contrastare
l’evasione fiscale significa in primo luogo tutelare gli operatori economici sani e la loro potenzialità competitiva, incentivando - non deprimendo - l’iniziativa privata. La lotta
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all’evasione va vista come mezzo di promozione della
crescita economica del Paese, di ripristino dell’equità sociale, di riaffermazione di quei principi di solidarietà e legalità sui quali si fonda il “patto” tra Stato e cittadini sancito nella nostra Carta costituzionale.
Ecco allora che emerge la necessità da un lato di una solida azione di deterrenza, di contrasto agli illeciti (al fine di
intervenire in chiave strutturale sul fenomeno dell’evasione), dall’altro di un percorso di miglioramento del rapporto fra Fisco e Contribuenti. Consapevoli di ciò, nonché
del ruolo delicato che ci è affidato nello sviluppo dell’“etica fiscale”, il cammino che come Agenzia delle Entrate
abbiamo intrapreso in questi anni ha un obiettivo ambizioso: contrastare gli illeciti allo scopo di favorire l’adempimento spontaneo degli obblighi fiscali.
Nel contrasto degli illeciti fiscali stiamo puntando all’accrescimento dell’efficacia dei controlli così da essere di
reale sostegno alla “compliance” dei contribuenti. Ciò significa, da un lato, un uso sistematico e selettivo delle informazioni che il potenziamento e la integrazione delle
banche dati ci mette a disposizione; dall’altro, una maggiore incisività nel contrasto dei fenomeni fraudolenti attuato anche attraverso un più intenso scambio di dati con
le Amministrazioni fiscali di altri Paesi.
In questo impegno soccorrono certamente i provvedimenti di semplificazione approvati di recente o in corso di
approvazione nella Legge di stabilità e nella Delega fiscale: minori adempimenti per i contribuenti (penso al “730
precompilato”, alla velocizzazione delle richieste di rimborso IVA, ma anche alle semplificazioni riguardanti la fi-
SSIER DOSSIER DOSSIER DOSSIER DOSSIER DO
scalità internazionale e alla razionalizzazione dei regimi
contabili) significa per noi maggiori risorse da destinare ai
controlli sostanziali, al recupero degli imponibili effettivamente sottratti alla tassazione.
La semplificazione, se attuata con convinzione, sono certa che ci aiuterà anche a instaurare un diverso rapporto
tra Fisco e Contribuenti, permettendo di superare il modello tradizionale che li vede contrapposti, l’uno controllore, l’altro controllato. Condivido l’opinione che vada piuttosto privilegiato un modello innovativo fondato sulla cooperazione, in linea con analoghe esperienze avviate con
successo in altri Paesi. Certo, ciascuno nel suo ruolo, ma
pensando a come prevenire prima di dovere essere costretti a reprimere.
Ecco che allora ci rivolgiamo ai contribuenti - anche a
quelli che in passato hanno disatteso il patto fiscale con
lo Stato - in ottica di “disclosure”, in un contesto cioè di
rinnovata collaborazione. Questo nuovo atteggiamento
dell’Agenzia, così fortemente voluto dal Direttore dell’Agenzia, Rossella Orlandi, richiede però ponderate riflessioni anche al contribuente: per costruire un nuovo rapporto di fiducia del resto occorre essere impegnati tutti,
non basta la volontà di una sola delle parti.
Queste considerazione debbono spingere a un confronto
culturale nuovo sui temi della fiscalità, della solidarietà sociale, della cooperazione. Un confronto che porti a creare
relazioni virtuose tra i vari settori economici, così da attivare un circolo anch’esso virtuoso tra attori sociali, istituzioni e comunità. Qui in Liguria lo stiamo sperimentando
con iniziative condivise con Istituzioni, Ordini, Associazio-
ni professionali o di categoria: penso alla collaborazione
con i Comuni nell’accertamento delle imposte erariali (attività che ci vede assieme al Comune di Genova tra i primi
in Italia), agli Osservatori istituiti per il potenziamento dei
servizi e per la gestione della mediazione tributaria; ma
anche al confronto che abbiamo voluto aprire sulla fiscalità immobiliare e sui temi legati al mondo del no profit.
Stiamo cercando, insomma, di immaginare processi di
sviluppo sociale ed economico basati sulla qualità delle
relazioni che si instaurano tra i diversi attori territoriali, tra
le Istituzioni e gli Operatori, tra Pubblico e Privato, per richiamare la tradizionale distinzione. Per questo occorrono regole chiare, trasparenti, e soprattutto un impegno
condiviso a che esse vengano attuate e rispettate. Solo
da una relazione così strutturata potranno attivarsi percorsi di sviluppo in grado di coniugare crescita economica e partecipazione sociale, equità e compliance fiscale.
Allora, per concludere: il perseguimento della “tax compliance”, vale a dire di un livello ritenuto soddisfacente di
adempimento spontaneo degli obblighi tributari, richiede
una forte assunzione di responsabilità da parte di tutti.
Per parte nostra, ci si impone anche riflessioni attente e
decisioni equilibrate, così da individuare obiettivi e indirizzi
chiari, da concretizzare poi in azioni che siano percepite
come incisive, efficaci, eque.
L’Agenzia delle Entrate è pronta e attrezzata per questa
sfida, decisiva per il nostro Paese.l
Alberta De Sensi è Direttore regionale dell’Agenzia delle Entrate della Liguria
Genova Impresa - Novembre / Dicembre 2014
21
DOSSIER RIFORME DOSSIER DOSSIER DOS
fisco
Patent box
all’italiana
Non è un incentivo alla ricerca,
ma una mossa difensiva in un contesto
di competizione fiscale.
Il dibattito sulla Legge di stabilità si è concentrato
principalmente sugli interventi con maggiore impatto finanziario: il rinnovo del bonus degli 80 euro, la riduzione
dell’Irap, l’anticipo del Tfr, la decontribuzione per i neoassunti. Nel campo delle imposte vi sono tuttavia alcune novità che meritano attenzione, anche se produrranno effetti
finanziari di minor rilievo. Rientra fra queste il nuovo regime opzionale dei proventi derivanti dall’utilizzo dei beni
immateriali.
Il nuovo regime garantisce in primo luogo un’esenzione
parziale dalle imposte dirette e dall’Irap del reddito derivante dalla concessione o utilizzo diretto di beni immateriali (opere dell’ingegno, marchi, brevetti) da parte di imprese (società di capitali, società di persone, imprese individuali). L’esenzione crescerà gradualmente (30 per cento
nel 2015, 40 per cento nel 2016), per stabilizzarsi al 50
per cento a regime. Per le società di capitali l’esenzione
del 50 per cento del reddito ridurrà il carico fiscale complessivo di Ires e Irap dal 31,4 al 15,7 per cento.
In aggiunta a quella parziale sul reddito, il regime opzionale prevede l’esenzione delle plusvalenze derivanti dalla
cessione dei beni immateriali, a condizione che almeno il
90 per cento del corrispettivo della cessione sia reinvestito nella manutenzione o nello sviluppo di altri beni immateriali, prima della chiusura del secondo periodo d’imposta successivo alla vendita.
Il regime agevolato è soggetto a una serie di limiti. L’opzione è possibile solo se l’impresa svolge attività di ricerca, anche mediante contratti stipulati con università ed
enti di ricerca. Non tutto il reddito gode dell’esenzione,
ma solo la quota data dal rapporto fra tra i costi sostenuti
per il mantenimento, l’accrescimento e lo sviluppo dell’intangibile e i costi di produzione del bene (la precisa definizione degli elementi di tale rapporto è demandata a un futuro decreto). Infine, sono esclusi dall’agevolazione i marchi esclusivamente commerciali.
22 Genova Impresa - Novembre / Dicembre 2014
GIAMPAOLO ARACHI
Nella relazione tecnica, il costo complessivo dell’agevolazione è indicato in circa 140 milioni di euro a regime. Ma si
tratta di una stima che sconta grandi margini d’incertezza
essendo basata su dati indiretti e ipotesi non immediatamente verificabili. Quali sono le motivazioni della nuova
agevolazione? Si tratta di un tentativo di stimolare gli investimenti in ricerca e sviluppo? Forse, ma non sarebbe lo
strumento più efficiente. L’interpretazione più convincente
è invece che si tratti di una mossa difensiva rispetto alle
scelte operate da altri paesi.
La detassazione dei redditi prodotti dai beni immateriali
non è una novità in ambito internazionale. Negli ultimi anni
questi regimi, noti come patent box, si sono diffusi rapidamente in Europa, dove sono presenti in Belgio, Francia,
Olanda, Spagna e Regno Unito. L’interpretazione comune
è che la patent box sia uno strumento di competizione fiscale in un contesto in cui i beni immateriali hanno assunto un ruolo centrale nell’attività delle multinazionali.
La detassazione dei redditi prodotti dai brevetti premia
l’attività di ricerca con un grande ritardo (il processo che
porta ai brevetti può durare diversi anni) e solo nel caso
cui abbia successo. Si tratta quindi di un incentivo meno
efficace rispetto ad altri strumenti, quali i crediti d’imposta. La stessa Legge di stabilità attiva crediti d’imposta
per le imprese che aumentino le spese per ricerca e sviluppo rispetto alla media degli ultimi cinque anni. Con il
credito d’imposta l’impresa riceve un beneficio immediato
e trasferisce una parte del rischio allo Stato che concede
lo sconto fiscale anche alle attività che non produrranno
risultati in futuro. Un ulteriore limite della detassazione come incentivo alla ricerca e sviluppo è che produce nei primi anni di applicazione, un puro trasferimento di ricchezza
dalla collettività ai soggetti che possiedono beni immateriali. Questi beni sono il frutto di attività già svolte e che
quindi non potranno essere influenzate dall’incentivo. I loro possessori ricevono quindi uno sconto incondizionato.
SSIER DOSSIER DOSSIER DOSSIER DOSSIER DO
Per ottenere il credito d’imposta le imprese devono invece
aumentare la spesa in ricerca e sviluppo. Se la detassazione del reddito dei beni immateriali è uno strumento per
stimolare gli investimenti in ricerca che sconta questi limiti,
perché non rinunciarvi per rendere più generoso il credito
d’imposta?
Si potrebbe rispondere che il regime opzionale non mira in
realtà a incentivare la ricerca, ma piuttosto lo sfruttamento
economico di marchi e brevetti. In effetti, l’agevolazione è
limitata al rapporto tra i costi per mantenimento e lo sviluppo e i costi di produzione del bene immateriale. Ma
quale sarebbe in questo caso la giustificazione? Perché
queste attività dovrebbero essere incentivate? Dovremmo
ritenere che le imprese che posseggono tali beni non li
sfruttino adeguatamente. Per quale motivo?
Occorre poi tenere conto che a fronte di benefici difficili da
definire, il regime opzionale crea una serie di delicati problemi di applicazione, che ruotano intorno alla determinazione dell’effettivo reddito attribuibile al bene immateriale,
in particolare quando questo sia utilizzato direttamente
nell’attività di impresa e quando quest’ultima sia parte di
un gruppo industriale. In questi casi, la norma prevede
che il contributo economico apportato da tali beni alla
produzione del reddito complessivo venga determinato in
via preventiva e in contraddittorio con l’Agenzia delle Entrate attraverso una procedura di ruling.
Motivazioni più forti per l’introduzione della patent box in
Italia possono essere individuate guardando al contesto
internazionale. I nuovi modelli di business che si sono sviluppati negli ultimi anni assegnano ai beni immateriali un
ruolo cruciale. E tuttavia tali beni, a differenza dei capannoni e dei macchinari, possono essere spostati da uno
Stato all’altro con relativa facilità. Non sorprende quindi
che i singoli paesi subiscano una forte pressione a ridurre
le aliquote per indurre le multinazionali a localizzare presso di loro i brevetti e i relativi redditi o per evitare che le
proprie imprese decidano di spostare i beni immateriali
all’estero. Esemplare da questo punto di vista è l’esperienza dell’Irlanda che negli ultimi anni è diventato il luogo
privilegiato per la localizzazione dei beni immateriali delle
multinazionali americane. Queste imprese hanno sfruttato
alcune incoerenze fra i sistemi fiscali statunitense e irlandese per ridurre le imposte ben al di sotto del già basso
12,5 per cento dell’imposta societaria irlandese, utilizzando una strategia nota come “double Irish”. A seguito delle
pressioni della Commissione europea l’Irlanda ha deciso
di porre dei rimedi al “double Irish”, ma ha contemporaneamente annunciato l’intenzione di introdurre una patent
box con l’obiettivo dichiarato di attrarre nuovi investimenti
diretti esteri. La patent box contenuta nella Legge di stabilità appare quindi soprattutto come una mossa difensiva
del nostro paese per ridurre gli incentivi delle imprese italiane a delocalizzare i beni immateriali.
È tuttavia evidente che difficilmente il nuovo regime produrrà un effetto attrattivo. Questo non solo perché le patent box offerte da altri paesi continueranno ad avere aliquote significativamente più basse e condizioni meno restrittive, ma soprattutto perché la costruzione di un sistema fiscale più efficiente non può essere affidata a interventi sporadici e va inserita in una strategia complessiva.
In parte, una strategia di questo tipo era stata tracciata
con la delega fiscale approvata a febbraio, la cui attuazione procede tuttavia con una lentezza preoccupante. Mancano poco più di tre mesi alla scadenza dei decreti legislativi. Sarebbe veramente grave non sfruttare adeguatamente questa occasione.l
Questo articolo è stato pubblicato
su lavoce.info il 18 novembre scorso
Giampaolo Arachi è professore di finanza pubblica all’Università del Salento e
docente dell’Università Bocconi di Milano
presso il Dipartimento di Analisi delle Politiche e Management Pubblico
Genova Impresa - Novembre / Dicembre 2014
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DOSSIER RIFORME DOSSIER DOSSIER DOS
fisco
Fiscalità
energetica
Il diverso carico fiscale che incide
sul prezzo finale dei prodotti energetici
e dell’elettricità, dovuto alla mancanza
di una normativa europea, può avere
effetti distorsivi sul funzionamento
del mercato interno dell’Ue.
di AMEDEO ROSATELLI
I mercati energetici europei stanno attualmente vivendo una fase di delicata transizione determinata dal radicale cambiamento di scenario rispetto al contesto in cui
erano nati in base alle liberalizzazioni iniziate nel corso degli anni 90.
Le principali cause di tale mutamento sono: a) a contrazione dei consumi energetici conseguenti agli effetti della
perdurante fase recessiva dell’economia; b) lo sviluppo
della politiche di decarbonizzazione realizzato per mezzo
dell’incremento della produzione di energia da fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica.
Tutti i Paesi Europei, ognuno con le sue specificità, sono
interessati da questo processo di profonda trasformazione dei sistemi energetici nazionali in un contesto Europeo
che, comunque, è fortemente focalizzato sullo sviluppo di
un Mercato Unico dell’energia.
In tale contesto esiste una piena consapevolezza che anche le differenze in materia di fiscalità energetica possono
concorrere a determinare divari nei costi energetici all’interno del mercato europeo.
Infatti, nonostante le numerose Direttive che si sono succedute sull’argomento la normativa non ancora è completamente armonizzata a livello europeo e pertanto il carico fiscale, che incide sostanzialmente sul prezzo finale
dei prodotti energetici e dell’elettricità, continua ad essere
caratterizzato da forti differenze tra i diversi paesi con po-
24 Genova Impresa - Novembre / Dicembre 2014
tenziali effetti distorsivi sul corretto funzionamento del
mercato interno dell’UE.
È del resto opinione condivisa a livello comunitario che il
mercato unico dell’energia non si realizza solo con l’incremento delle interconnessioni fisiche ma anche con l’omogeneizzazione delle regole. E ciò vale anche per quanto
rigurda la fiscalità energetica. A tale proposito, il 13 aprile
2011 è stata presentata dalla Commissione Europea una
proposta di modifica della Direttiva 2006/93/CE, che definisce le linee generali di una riforma del quadro comunitario per la tassazione energetica.
Nel quadro attualmente in vigore sono definiti a livello europeo i livelli minimi di tassazione e l’ambito di applicazione delle agevolazioni ed esenzioni previste per i prodotti
energetici usati - carburante per i motori e combustibile
per gli usi termici e la produzione di energia elettrica.
Come già riportati, i due obiettivi principali di tale proposta di revisione sembrano essere: il perseguimento, anche attraverso la fiscalità energetica degli obiettivi di decarbonizzazione a livello comunitario; la riduzione delle
distorsioni nel mercato interno dell’energia derivanti dalla
fiscalità energetica.
Deve essere altresì evidenziato che i tempi di approvazione di tale proposta di revisione appaiono comunque
molto lunghi per la difficoltà di trovare un accordo che preservi le esigenze erariali di ciascun paese nonché le fonti
SSIER DOSSIER DOSSIER DOSSIER DOSSIER DO
Fiscalità e cave
Contributo sull’estratto e canoni demaniali
La legge regionale n. 5 aprile 2012 n. 12 “Testo
unico sulle attività estrattive” all’articolo 14 definisce gli importi del contributo sul materiale
estratto: tali importi sono superiori fino a tre volte
tanto rispetto a quelli richiesti dai Comuni di altre
Regioni limitrofe. Per fare un esempio: in Liguria il
contributo su un metro cubo di aggregati da cave
di monte ammonta a 1,475 euro, contro i 0,46
euro dell’Emilia Romagna o i 0,49 euro della Lombardia. Si rende necessario, quindi, ai fini della sopravvivenza delle imprese del settore, un abbassamento del contributo sull’estratto, affinché le
condizioni economiche liguri siano analoghe e
non peggiorative rispetto a quelle dei territori
confinanti: una situazione che oggi determina
perdita di competitività per il sistema regionale,
per non parlare delle conseguenze ambientali (aumento emissioni in atmosfera, traffico, ecc.). Inoltre sarebbe utile, in questa fase congiunturale,
che il contributo dovuto sul materiale estratto potesse essere corrisposto anche tramite prestazione
diretta di opere edilizie e urbanistiche comunali,
energetiche prevalenti a livello dei singoli Stati Membri.
Alcuni dei principi contenuti delle bozze di revisione della
Direttiva a livello Europeo trovano conferma in Italia nella
legge 11 marzo 2014, n. 23 che conferisce una delega al
Governo per la realizzazione di un sistema fiscale più
equo, trasparente e orientato alla crescita, da attuare entro dodici mesi.
Nello specifico, l’art. 15 di tale Delega prevede tra l’altro
la revisione della disciplina delle accise sui prodotti energetici anche in funzione del contenuto di carbonio, come
previsto dalla proposta di Direttiva del Consiglio europeo
in materia di tassazione dei prodotti energetici e dell’elettricità. In relazione alla destinazione del gettito, la Delega
ha specificato che le risorse dovranno essere finalizzate
anche alla diffusione e innovazione delle tecnologie e dei
prodotti a basso contenuto di carbonioe al finanziamento
di modelli di produzione e consumo sostenibili.
Al fine di non penalizzare, sotto il profilo della competitività, le imprese italiane rispetto a quelle europee, l’entrata
in vigore delle disposizioni riguardanti la fiscalità ambientale sarà coordinata con la data di recepimento della disciplina armonizzata decisa a livello europeo in materia di
fiscalità energetica e ambientale.
È evidente l’orientamento di tale normativa finalizzata a
orientare il mercato verso modi di consumo e produzione
sostenibili. Tali obiettivi non devono essere realizzati a
consentendo, da una parte, il risanamento di situazioni critiche che il Comune interessato non
potrebbe affrontare per mancanza di fondi; dall’altra, la possibilità per l’azienda di evitare esborsi
economici e di impiegare, invece, i propri mezzi e
competenze. In alcuni casi, i piani di coltivazione
approvati prevedono interventi sui corsi d’acqua,
a condizione che siano garantiti, per ogni fase attuativa del programma medesimo, l’adeguato deflusso delle acque e la funzionalità idraulica. Per
questa attività, regolarmente autorizzata, dove sia
necessaria una concessione del demanio idrico, è
prevista una ulteriore tassa, di cui all’articolo 101
della legge regionale 21 giugno 1999, n. 18.
(Adeguamento delle discipline e conferimento
delle funzioni agli enti locali in materia di ambiente, difesa del suolo ed energia) e successive modificazioni: è necessario che il contributo sull’estratto sia comprensivo di tutti gli ulteriori oneri in capo a un’attività estrattiva, anche quelli derivanti
da concessione del demanio idrico.
info: [email protected]
danno però delle attività manifatturiere, soprattutto quelle
cosiddette “energy intensive”, che sono state oggetto di
specifiche misure di sostegno in materia di fiscalità energetica con l’art. 39 del D.L. n. 83 del 22 giugno 2012. Tali
misure sono peraltro coerenti con quanto comunque
previsto all’art. 17 dalla Direttiva attualmente in vigore e
già attuato a sostegno dei settori manifatturieri ad elevata
intensità energetica dagli altri paesi europei.
A fronte di tali obiettivi, principalmente di tipo ambientale,
la Legge Delega contiene anche all’art 13 un importante
obiettivo di semplificazione degli adempimenti e razionalizzazione delle aliquote.
Il tema della semplificazione amministrativa è attualmente
percepito dal settore industriale come di fondamentale
importanza e Confindustria è fortemente impegnata su
tali attività mediante alcuni gruppi di Lavoro, con funzione
consultiva e propositiva nei confronti sia dei Ministeri
competenti (Finanze e Sviluppo Economico) sia dell’Agenzia delle Dogane.
A tale proposito, un argomento particolarmente sollecitato dalle aziende è quello del coordinamento a livello nazionale nell’interpretazione e nell’applicazione della normativa da parte dei differenti uffici finanziari presenti sul
territorio, anche al fine di limitare al massimo la duplicazione di adempimenti e procedure che risultano spesso
particolarmente onerosi per i soggetti Interessati.l
Genova Impresa - Novembre / Dicembre 2014
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DOSSIER RIFORME DOSSIER DOSSIER DOS
fisco
IVA
e immobili
Approfondimenti sull’applicazione
dell’imposta su locazione
e compravendita dei fabbricati.
ROBERTO MINETTI
A ragione del gettito fiscale che ruota intorno all’edilizia
e al suo indotto, il comparto IVA del settore immobiliare,
che in particolare dal 2006 è stato oggetto di revisioni e
aggiustamenti dettati anche da esigenze di cassa, sembra aver raggiunto, a distanza di più di due anni dal D.L.
83 del 22 giugno 2012, una fase di perdurante stabilità.
Con l’articolo 9 di tale Decreto, che ha modificato i numeri 8, 8-bis) e 8-ter) del primo comma dell’articolo 10,
D.P.R. 633/72, si è inteso in sostanza stemperare la previsione di generalizzata esenzione IVA delle locazioni e
compravendite immobiliari, che continua a costituirne il
regime “naturale”, ampliando i casi in cui queste possono
- attraverso l’esercizio di opzione - essere assoggettate a
imposta. Nel contempo, è stata abbandonata la rigida
impostazione che obbligava i cedenti e locatori di fabbricati strumentali ad applicare l’imposta a cessionari e locatari privi del diritto alla detrazione IVA o con pro rata di
detraibilità inferiore al 25%, come nel caso, per esempio,
di banche e assicurazioni o di soggetti che non agiscono
nell’esercizio di impresa, arti o professioni.
Con la finalità di risolvere i dubbi interpretativi conseguenti
agli intrecci di casistiche, prime fra tutte quelle generate
dalle differenti classificazioni degli immobili, il provvedimento è stato oggetto di ampia disamina da parte dell’Agenzia delle Entrate con la circolare n. 22/E del 28 giugno
2013. Preliminarmente appare pertanto necessario ricondursi alle definizioni di fabbricato abitativo, strumentale
per natura, e di imprese costruttrici, distinguendole da
quelle di puro ripristino degli immobili.
La distinzione abitativo/strumentale per natura prescinde
dall’uso (destinazione) che dell’immobile viene fatto, si
fonda quindi sulla classificazione che è stata attribuita catastalmente in applicazione del Regolamento n. 1142 risalente al lontano 1º dicembre 1949: sono abitativi i fab26 Genova Impresa - Novembre / Dicembre 2014
bricati classificati o classificabili nel gruppo catastale “A”,
con l’eccezione della categoria A/10 (uffici); sono strumentali per natura i fabbricati appartenenti ai gruppi catastali da “B” ad “E” e quelli di categoria A/10.
Sono imprese costruttrici ai fini dell’applicazione della
normativa in esame quelle che, anche solo occasionalmente, realizzano i fabbricati con mezzi propri o avvalendosi di imprese terzi, e che in quanto tali sono titolari
dell’autorizzazione a costruire. A differenza delle prime,
quelle di ripristino eseguono sul fabbricato appositamente acquistato, direttamente o appaltandoli a imprese terze, gli interventi di valorizzazione edilizia riconducibili all’articolo 31, primo comma, lettere c), d) ed e) della Legge
457 dell’agosto 1978, generalmente con lo scopo della
rivendita. Si tratta di: lettera c), interventi di restauro e risanamento conservativo che, in estrema sintesi, mantenendo immutata la struttura dell’immobile, ne consentono il ripristino della funzionalità o l’adeguamento degli impianti alle mutate esigenze e normative; lettera d), interventi di ristrutturazione edilizia, ossia quelli di trasformazione parziale o complessiva dell’immobile, con l’eventuale inserimento di nuovi impianti ed elementi; lettera e),
interventi di ristrutturazione urbanistica, che sono volti a
modificare il tessuto urbanistico, non limitandosi al singolo fabbricato ma al contrario intervenendo su isolati e relative opere di urbanizzazione.
Con questa premessa, le locazioni di fabbricati sia abitativi sia strumentali sono, per regola generale, esenti da IVA
ma è ammesso mediante opzione espressa in sede contrattuale l’assoggettamento del canone ad imposta, con
l’espletamento delle formalità di comunicazione all’Agenzia delle Entrate di cui al Provvedimento n. 2013/92492
del 29 luglio 2013. Trattandosi di fabbricati abitativi l’opzione - che nella fattispecie comporta l’assoggettamento
SSIER DOSSIER DOSSIER DOSSIER DOSSIER DO
del canone di locazione a IVA al 10% - è però riservata alle sole imprese costruttrici o a quelle di ripristino quando
la locazione investe i fabbricati in regime di libero mercato, mentre si estende a tutti i titolari di partita IVA solo nel
caso in cui le locazioni riguardino “alloggi sociali”, come
definiti dal decreto ministeriale 22 aprile 2008. Trattandosi
invece di fabbricati strumentali per natura, nessuna distinzione viene fatta fra imprese costruttrici, di ripristino o
di mera gestione, pertanto tutti i soggetti passivi IVA locatori possono esercitare l’opzione per l’assoggettamento a
imposta ad aliquota ordinaria del 22%, come stabilito per
tale tipologia di immobili.
Indifferentemente dalla tipologia di immobile, il regime IVA
naturale dell’esenzione o quello opzionale dell’imponibilità, concordato tra le parti alla stipula della locazione, è
vincolante per l’intera durata contrattuale, salvo la successione di nuovo locatore al contratto pendente, nel cui
caso quest’ultimo ne ha facoltà di modifica.
Se da una parte la nuova disciplina fiscale ha avuto effetti
sui contratti di locazione stipulati a partire dal 26 giugno
2012 (24 gennaio 2012 per gli alloggi sociali), per i contratti in corso a quella data ne è stata prevista la continuazione in regime naturale di esenzione di imposta, con
facoltà al locatore di optare in qualsiasi momento successivo per il regime di imponibilità IVA. Con riferimento ai
soli immobili strumentali, essendo venute meno alcune
condizioni che qualificavano l’imponibilità IVA come principio generale di specifiche locazioni, è fatto obbligo ai locatori - qualora previsto dalla nuova disciplina - di “rinnovarne” la volontà mediante esercizio di opzione.
Ai sensi dell’articolo 10, primo comma, lettera 8-bis), trattamento analogo alle locazioni seguono le compravendite
immobiliari, soggette quindi, per regola generale, al regime di esenzione IVA. Nel caso di immobili abitativi, costi-
tuiscono tuttavia eccezioni all’esenzione mediante esercizio di opzione per l’imponibilità IVA, da esercitarsi in sede
di rogito o preliminare: i) le cessioni di alloggi sociali, da
qualunque soggetto passivo effettuate, ii) le cessioni da
parte di imprese costruttrici o di ripristino, che intervengano oltre i cinque anni dall’ultimazione della costruzione o
riassetto dell’immobile. Restano invece soggette obbligatoriamente a IVA al 10%, o al 4% nel caso di immobile
destinato a “prima casa”, quando effettuane da imprese
costruttrici o di ripristino entro i 5 anni dall’ultimazione dei
lavori.
La successiva lettera 8-ter) disciplina la compravendita di
immobili strumentali per natura e replica di fatto la stessa
facoltà generalizzata da parte dei cedenti titolari di partita
IVA di optare per il regime di imponibilità. Pertanto, il solo
caso di imponibilità obbligatoria per legge è quello delle
cessioni da parte di imprese di costruzione o di ripristino
nei 5 anni dall’ultimazione dell’intervento, mentre in tutti
gli altri casi - senza distinzione alcuna fra cedente soggetto passivo IVA - vige la regola generale di esenzione
dall’imposta con facoltà di opzione. A tale proposito, e
solo con riferimento alle cessioni imponibili per opzione,
l’articolo 17, comma 6, lettera a-bis), D.P.R. 633/72 prevede il meccanismo dell’inversione contabile (cosiddetto
“reverse-charge”), che consiste nell’assolvimento dell’imposta da parte del cessionario titolare di partita IVA il quale, ricevendo dal cedente fattura senza addebito d’imposta, provvede a integrarla nella sua descrizione, percentuale d’imposta e ammontare, e contestualmente la registra sia a debito che a credito, esercitandone il diritto alla
detrazione.l
Roberto Minetti
è socio fondatore dello Studio Associato Legale Tributario, Genova
Genova Impresa - Novembre / Dicembre 2014
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DOSSIER RIFORME DOSSIER DOSSIER DOS
fisco
La Riforma
del Catasto
Il processo revisionale
dell’attuale sistema catastale
riguarda 63 milioni di unità
immobiliari. È appena
cominciato e ci vorranno almeno
cinque anni per completarlo.
Sono 63 milioni le unità immobiliari che faranno parte
dell’importante processo revisionale annunciato dalla
Legge sulla Delega Fiscale N. 23/2014 che prevede la Riforma del Catasto. L’attuale impianto del catasto edilizio
urbano utilizza un sistema di tipo “Tariffario” le cui tariffe
d’estimo sono state istituite con una lettura del paese risalente agli anni ’40, e ben presto rivelatasi incongruente
e distante dalla realtà, quando, negli anni ‘60/’70, si sono
concretizzati massivi interventi di espansione e riqualificazione urbana che hanno rivoluzionato il territorio divenendo l’autentica espressione delle città di oggi. La riforma
prevede che le nuove rendite catastali saranno calcolate
mediante l’istituzione del “Catasto Algoritmico”, basato
su funzioni statistiche, oltre all’indicazione per ciascun
immobile del “Valore Patrimoniale”, che sarà agganciato
al reale valore di mercato dell’immobile e verrà aggiornato ogni triennio sulla base dell’andamento del mercato.
Una volta che saranno delimitati gli “ambiti territoriali” del
mercato immobiliare di riferimento e rideterminate le definizioni delle destinazioni d’uso catastali distinguendole in
ordinarie e speciali, si passerà a determinare il valore patrimoniale medio. Per le unità immobiliari a destinazione
ordinaria (le attuali classi A e C) si utilizzerà il metro quadrato come unità di consistenza, e si utilizzeranno funzioni statistiche atte a esprimere la relazione tra il valore di
mercato, la localizzazione e le caratteristiche edilizie dei
beni per ciascuna destinazione catastale. Qualora ciò
non possa avvenire, soprattutto in alcuni Comuni del nostro Paese per via della disomogeneità del mercato e del
calo delle compravendite, si procederà a stima diretta o a
28 Genova Impresa - Novembre / Dicembre 2014
FABRIZIO SEGALERBA
comparazione tra il criterio di costo e il criterio reddituale.
Per le unità immobiliari a destinazione speciale (le attuali
classi D) si opererà sulla base di procedimenti a stima diretta con l’applicazione di metodi standardizzati e di
parametri di consistenza specifici per ciascuna destinazione catastale. Tuttavia il crollo del mercato immobiliare,
sia nel numero delle transazioni che nei valori medi, impone, fin da ora, una revisione in corsa del sistema di calcolo delle future rendite: a oggi, infatti, mancano spesso i
dati necessari alle elaborazioni statistiche perché in Italia
ci sono quasi 5mila Comuni dove, nell’ultimo triennio, sono state effettuate meno di cento compravendite. Su
questa base, pertanto, mancano le grandi quantità di dati
che sono il presupposto per un serio approccio statistico. E se è un problema per le unità a destinazione ordinaria, lo è ancor di più per quelle a destinazione speciale,
e comunque per tutto quel segmento del mercato che
raggruppa gli immobili a uso diverso dall’abitativo. Un
ruolo molto importante sarà poi assunto dalle Commissioni Censuarie, incaricate dell’attribuzione delle nuove
rendite catastali e del valore patrimoniale. Le Commissioni censuarie provinciali, il cui Presidente sarà nominato
dal Presidente del Tribunale locale, saranno composte da
sei membri, due nominati dall’Agenzia delle Entrate e uno
dall’Anci; i membri di nomina prefettizia saranno tre, di
cui due su indicazione degli Ordini e Collegi professionali
e uno su indicazione delle associazioni di categoria operanti nel settore immobiliare. La commissione censuaria
centrale, che fungerà da giudice sui ricorsi presentati da
Entrate, Comuni o Associazioni contro le decisioni delle
SSIER DOSSIER DOSSIER DOSSIER DOSSIER DO
commissioni locali sui quadri delle categorie e delle classi
catastali, è composta da 25 componenti effettivi e da 21
supplenti; si articola in tre sezioni, di cui una competente
in materia di catasto terreni e due competenti in materia
di catasto urbano; è presieduta da un magistrato ordinario o amministrativo con qualifica non inferiore a magistrato di cassazione, nominato da un Dpr previa deliberazione del Consiglio dei Ministri su proposta del Ministro
dell’Economia. In tema di competenze, le commissioni
censuarie dovranno validare anche le previste funzioni
statistiche, che vanno a sostituire gli attuali quadri tariffari.
Ma veniamo ad un punto nodale: la radicale trasformazione dell’impianto del catasto dovrà essere effettuata in
“invarianza di gettito”. Tutta la Riforma del Catasto ruota
intorno a queste tre parole, per assicurare che le nuove
rendite non si trasformino automaticamente in aumenti
delle tasse a carico dei proprietari degli immobili. Quanto
sia delicato questo passaggio lo testimoniano le prime
stime sugli effetti delle revisione delle rendite e della costruzione dei valori patrimoniali. In determinati casi, secondo recenti studi, si potrà anche arrivare a importi addirittura dieci volte superiori a quelli attuali. Naturalmente, bisogna considerare che l’aumento in termini percentuali sarà tanto più elevato quanto più basso è il livello
delle attuali rendite. Il progressivo allineamento dei valori
patrimoniali a quelli del mercato delle compravendite, e
delle rendite agli importi delle locazioni, dovrebbe portare a eliminare o almeno a ridurre le sperequazioni esistenti. Oggi, infatti, gli importi su cui si calcolano Imu e
Tasi presentano profonde differenze non solo tra le varie
aree del Paese ma tra le diverse zone della stessa città.
La Riforma del Catasto ha iniziato a muovere i primi passi
e pertanto 15 organizzazioni, rappresentanti le diverse
realtà associative, hanno deciso di effettuare, in modo
coordinato e capillare, un monitoraggio sui valori di compravendita e sui canoni di locazione delle unità immobiliari
e a tal fine si attiveranno per la raccolta di dati che potranno poi essere confrontati con i valori e le rendite dell’Agenzia delle Entrate. Il panel delle 15 organizzazioni,
presenti in tutte le province italiane a eccezione di Trento
e Bolzano (dove vige il catasto tavolare) è formato da:
Abi, Ance, Ania, Cia, Casartigiani, Cna, Coldiretti, Confagricoltura, Confcommercio, Confartigianato, Confedilizia,
Confesercenti, Confindustria, Consiglio del Notariato e
Fiaip. Ogni provincia ha un coordinatore appartenente a
una delle organizzazioni firmatarie. Per la provincia di Genova l’onere e l’onore di coordinare tale commissione è di
Fiaip, la Federazione degli Agenti Immobiliari.
Il processo revisionale dell’attuale sistema catastale sarà
molto lungo e complesso e il tempo di realizzazione non
sarà inferiore ai cinque anni. La “chiave”, ovvero la determinazione dell’algoritmo, sarà saldamente nelle mani
dell’Agenzia delle Entrate, ma ci sono fattori importanti
che renderanno le funzioni statistiche degli strumenti di
equità: per ogni microzona e per ogni tipologia immobiliare bisognerà individuare, sulla base di quanto già precedentemente evidenziato, il “valore medio di mercato” e
questa sarà veramente la sfida che attende il coordinamento delle 15 associazioni firmatarie.l
Fabrizio Segalerba è Presidente regionale Fiaip Liguria
Genova Impresa - Novembre / Dicembre 2014
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DOSSIER RIFORME DOSSIER DOSSIER DOS
fisco
Dall’ICI
alla TASI
Cambiare tutto per non cambiare nulla:
questo sembra essere il risultato dei
numerosi interventi sulla tassazione locale
negli ultimi vent’anni.
Lo scrittore Tomasi da Lampedusa diceva “se vogliamo che tutto rimanga come è bisogna che tutto cambi”. Sembra ispirato a questa affermazione l’incessante
susseguirsi di cambiamenti avvenuti nella tassazione locale in questi ultimi anni, che porta a concludere che nulla, o poco, sia cambiato rispetto alla vecchia ICI nata nel
1992, e nonostante il dettato della legge delega 5 maggio
2009, n. 42, recante i principi e i criteri direttivi per l’attuazione del federalismo fiscale.
Un esame realistico di quanto fatto evidenzia come il percorso segnato dalla legge 42/2009 segni notevoli ritardi. Il
sistema perequativo dei Comuni, basato su fabbisogni e
capacità fiscale standard, così come la trasformazione in
entrate proprie dei trasferimenti da Stato a Enti Locali non
hanno ancora assunto una loro stabilità, subendo continue modifiche che, nella maggior parte dei casi, si sono
risolte con consistenti tagli di entrate per le realtà locali.
Quest’ultimo aspetto ha rappresentato la maggiore criticità nell’adozione di un vero federalismo fiscale che responsabilizzasse gli amministratori locali verso i cittadini
sull’impiego delle risorse richieste, concetto che richiama
fortemente la capacità di instaurare una proporzionalità
diretta fra imposte richieste ai cittadini e risorse effettivamente utilizzate per il territorio; l’esistenza di tale rapporto
diretto è ciò che può e deve permettere ai cittadini, sulla
base della quantità e qualità dei servizi fruiti e fruibili, di
valutare l’operato degli amministratori, orientando così le
30 Genova Impresa - Novembre / Dicembre 2014
FRANCESCO MICELI
proprie scelte elettorali: questa è la base di un sistema
democratico; semplificando: pago, vedo, voto.
Le riforme fiscali adottate, infatti, non sono state incentrate sullo scambio fra taglio dei trasferimenti statali e riconoscimento agli enti locali di una articolata autonomia impositiva in un contesto garantito da un vincolo di invarianza della pressione fiscale complessiva. Al contrario, l’entità di tale tagli è stata ed è tale da non poter essere bilanciata con le sole misure di riduzione di spesa e ha comportato l’impossibilità di un’applicazione flessibile della leva fiscale oltre a un tendenziale e generalizzato aumento
della pressione fiscale stessa, a fronte della necessità del
mantenimento dei servizi essenziali.
Tutto questo all’interno di un quadro economico di persistente crisi che rende ancora più stringenti i vincoli di finanza pubblica, limitando ogni spazio di manovra (vedi,
per esempio, i vincoli del patto di stabilità).
Le riforme fatte hanno puntato, sino a oggi, sulla fiscalità
immobiliare quale forma di prelievo principale, con la variabile, sempre in agguato, della esenzione da ogni forma
di tassazione dell’abitazione principale; ciò, in assenza di
una reale alternativa impositiva o, comunque, di altre entrate per l’ente locale, ha finito per dirottare la parte di
gettito destinata al finanziamento dei servizi quasi esclusivamente sui possessori di immobili diversi dalla residenza
principale e su quelli adibiti all’esercizio d’impresa.
Nel 2014 si è cercato di limitare quest’ultimo effetto intro-
SSIER DOSSIER DOSSIER DOSSIER DOSSIER DO
ducendo un prelievo proprio a copertura dei costi dei servizi indivisibili, la TASI, applicabile anche alle abitazioni
principali. Prelievo che, da subito, ha rivelato un difetto di
impostazione: non prevedendo le detrazioni fisse tipiche
dell’ICI prima e dell’IMU poi, ha reso più pesante il prelievo per gli immobili di valore catastale medio-basso, facendo pagare anche molti soggetti che erano stati esclusi
sino ad allora.
Oggi i dati a disposizione evidenziano che poco è servita
l’ulteriore modifica sulla TASI avvenuta, per così dire, in
corso d’opera, che consentiva ai Comuni una maggiore
manovrabilità sulle aliquote a patto di concedere detrazioni di imposta volte ad attenuare il carico fiscale rendendolo equivalente al regime precedente. Solo un Comune su tre ha adottato detrazioni graduali e mirate, per
cui, di fatto, vi è stata una redistribuzione del carico fiscale su soggetti a medio-basso reddito.
È infatti confermato anche da un’analisi del Ministero
dell’Economia che esiste una proporzione diretta tra reddito e valore catastale della casa posseduta: le famiglie
con redditi bassi possiedono abitazioni principali con minor rendita catastale e quindi minor valore imponibile.
Ben venga, quindi, una ennesima riforma della fiscalità locale, concretamente ispirata ai principi del federalismo fiscale declinati attraverso una vera autonomia impositiva
dei comuni, che non solo ponga rimedio alle anomalie impositive della TASI/IMU, ma delinei un quadro coordinato
di norme in grado di evitare distorsioni nel prelievo e garantire una più equa redistribuzione del carico fiscale.
La nuova tassa unica (local tax), oggetto di un emendamento alla legge di stabilità 2015 in corso di approvazione e da realizzare, secondo le parole del Ministro Padoan,
attraverso “l’accorpamento di IMU con TASI e una significativa riduzione della complessità delle aliquote dei Comuni, pur preservando l’autonomia”, deve porsi l’obiettivo di semplificare il sistema fiscale degli enti locali colmando, attraverso norme coordinate, le lacune e le complessità applicative che hanno caratterizzato la tassazione locale degli ultimi anni.
Questo, però, non è che un tassello nell’ampio quadro di
riforma fiscale da attuarsi se si vuole porre il Paese, nel
suo complesso, in grado di utilizzare in modo virtuoso e
flessibile la leva fiscale quale strumento di ripresa e sviluppo economico soprattutto in momento di congiuntura
sfavorevole come l’attuale.
In conclusione, il Paese ha bisogno di un sistema fiscale
che tenda a una riduzione della pressione fiscale complessiva, semplificazione del sistema di riscossione dei
tributi e degli adempimenti da parte dei cittadini.
Se pagare le tasse è un dovere irrinunciabile per il funzionamento di una comunità, sarebbe opportuno consentire
a chi deve pagarle - o farle pagare - di poterlo fare in modo semplice e intelligente.l
Francesco Miceli è Assessore Bilanci del Comune di Genova
Genova Impresa - Novembre / Dicembre 2014
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COMPETIZIONE & SVILUPPO
Rotte
d’eccellenza
Il nuovo stabilimento di Piaggio
Aerospace a Villanova d’Albenga
è il risultato di investimenti
per oltre 190 milioni di euro in strutture
industriali, processi, tecnologie.
Un’azienda che ha fatto la storia dell’industria aeronautica italiana, unica al mondo a costruire sia aerei che
motori, Piaggio Aerospace è oggi una realtà di punta del
settore aeronautico a livello mondiale. Lo scorso novembre ha inaugurato il nuovo centro d’eccellenza aeronautica a Villanova d’Albenga.
Alla presenza del Presidente del Consiglio dei Ministri
Matteo Renzi, del Ministro della Difesa Roberta Pinotti,
numerose autorità civili e militari, oltre 500 ospiti internazionali ha ufficialmente aperto il nuovo stabilimento produttivo il Liguria dove vengono progettati sviluppati e costruiti sistemi aeri a pilotaggio remoto, velivoli per l’aviazione d’affari e motori aeronautici.
A Villanova d’Albenga, in posizione strategica per il collegamento diretto con l’aeroporto, in un’area di 127.000
metri quadrati sorge uno impianto industriale all’avanguardia di oltre 49.000 metri quadri dove Piaggio Aerospace
progetta, sviluppa costruisce velivoli: i più efficienti e performanti aerei per la business aviation e le special mission
come Avanti EVO - la terza generazione del più veloce ed
efficiente velivolo turboprop al mondo - e l’innovativo MPA
Multirole Patrol Aircraft. Piaggio Aeropace è inoltre l’unica
azienda al mondo a essere attiva sia nel settore velivolistico sia in quello dei motori aeronautici ad alta tecnologia
con costruzioni parti, assemblaggio finale, supporto e
manutenzione di motori in partnership e su licenza dei
principali costruttori mondiali.
La realizzazione del centro d’eccellenza aeronautica Piaggio Aerospace è stato possibile da oltre 190 milioni di euro di investimenti in strutture industriali, processi, tecnolo32 Genova Impresa - Novembre / Dicembre 2014
gie ricerca e sviluppo che l’Azienda sta dedicando ad ambiti diventati una priorità internazionale. Tra gli obiettivi
fondamentali c’è quello di mantenere il ruolo di global
brand nella aviazione d’affari acquisendo in parallelo quello di player mondiale nel settore difesa e sicurezza con sistemi da pattugliamento d’avanguardia, crescendo anche
nel livello tecnologico e industriale delle produzioni motoristiche. Questo modello di sviluppo e crescita può contare
sulle competenze e tecnologie distintive di cui Piaggio Aerospace dispone al servizio di clienti istituzionali e privati.
Se Leonardo Fibonacci avesse applicato la sua formula
della Proporzione Aurea a un velivolo, ne sarebbe uscito,
senza ombra di dubbio, l’Avanti EVO. Un executive da 7/9
posti, è il più veloce turboelica al mondo; e ha realizzato il
sogno e l’obbiettivo di chi aveva immaginato di costruire
un aereo capace di volare alla velocità di un jet consumando molto meno. Da qui il design estremamente innovativo, pensato per ottenere un aeromobile straordinariamente “Avanti” nella concezione, proprio come il suo nome. L’Avanti EVO vola a oltre 745 km/h (consumando il
40% in meno rispetto a un Jet), raggiunge un altitudine di
crociera pari 12.500 metri e ha un’autonomia di oltre
3.200 chilometri.
L’Avanti ha conosciuto negli anni passati il successo che
meritava, grazie alla tecnologia all’avanguardia splendidamente declinata in un unico “Italian Style” e alla passione
di chi ha progettato e costruito questo velivolo senza
uguali. E che si tratti di passione lo si capisce attraversando i nuovi hangar di Piaggio Aerospace, vivendo l’attività
che li anima e lasciandosi rapire dal fascino degli aerei.
La crisi economica mondiale, che ha pesantemente coinvolto il comparto della Business Aviation nei mercati tradizionali, solo parzialmente compensato dalla crescita di
questo settore nei mercati emergenti, ha spinto l’azienda
ha ripensare la propria gamma prodotti.
L’aerodinamica del P.180, l’innovativa configurazione con
tre superfici portanti ed eliche spingenti, il flusso laminare
e molti altri elementi del progetto originale sono stati applicati nello sviluppo di un nuova categoria di velivoli dedicati a missioni e che i progettisti del P.180 non avevano
nemmeno immaginato.
Piaggio Aerospace ha lanciato nel luglio del 2012 il suo
nuovo velivolo MPA (Multirole Patrole Aircraft). Progettato
come evoluzione e sviluppo, nel settore “Special Mission”,
del P.l80: il nuovo aereo è destinato a missioni di sorveglianza aerea, pattugliamento terrestre, costiero e marittimo. L’MPA ha una nuova configurazione aerodinamica,
maggiore estensione alare e una superiore capacità di carico utile. La combinazione di specifici interventi strutturali
insieme alla tecnologia d’avanguardia sviluppata da Piaggio Aero consentono al velivolo MPA un’autonomia di 10
ore di volo, un range operativo di oltre 6.100 km, una
quota massima di volo di 12,500 metri e una velocità di
crociera di 650 km/ora.
Nel febbraio 2014 Piaggio Aerospace ha lanciato un nuovo programma ancora più innovativo che, partendo dalla
piattaforma P.180, ha consentito all’azienda di sviluppare
il nuovo P.1HH “HammerHead”.
Il programma P.1HH “HammerHead” ha come obbiettivo
lo sviluppo di un sistema aereo a pilotaggio remoto (APR
o UAS - Unmanned Aerial System) a elevate performance
operative per missioni di sorveglianza, intelligence e ricognizione (ISR). Dopo due anni di sviluppo, il primo volo del
Piaggio Aero P.1HH - UAV è avvenuto nel Novembre del
2013, dopo il completamento dell’integrazione del Sistema di gestione e controllo del velivolo e la conclusione dei
ground test. Il P.1HH “HammerHead” è un velivolo capace di decollo e atterraggio automatico (ATOL Automatic
Take Off and Landing), che si posizion nella fascia alta dei
velivoli a pilotaggio remoto MALE (Medium Altitude Long
Endurance). L’UAV può raggiungere la quota di 13.700
metri con una permanenza in volo di oltre 16 ore.
Il P.1HH HammerHead è certamente il più importante e
ambizioso progetto di Piaggio Aerospace e proietta l’azienda verso il settore dei sistemi aerei a pilotaggio remoto impiegati in missioni di sorveglianza e controllo. I sistemi unmanned rappresentano il futuro della sicurezza aerea, terrestre e marittima per la loro versatilità di impiego
operativo. Progettato per integrare i più sofisticati sistemi
di navigazione e di missione oggi disponibili, il P.1HH ridefinisce gli standard e il concetto stesso di pattugliamento
offrendosi al mercato internazionale come il sistema più
innovativo e versatile nel settore della ricognizione e della
sorveglianza aerea. Con lo sviluppo di una nuova generazione di pattugliatori multiruolo MPA e di sistemi aerei a
pilotaggio remoto P.1HH nel nuovo centro d’eccellenza
aeronautica di Villanova d’Albenga, Piaggio Aerospace diversifica la propria attività in un settore strategico e ad alta
tecnologia con il supporto fondamentale dei propri azionisti italiani e internazionali: Piero Ferrari e Mubadala, la società di investimenti strategici di Abu Dhabi
Così l’amministratore delegato nella società, Carlo Logli,
ha riassunto e sintetizzato situazioni e piani di sviluppo
della società: «Piaggio Aerospace opera in un centro di
eccellenza italiana, europea e direi mondiale, dove si sviluppano altissime tecnologie applicate a diversi settori
dell’aeronautica che ci posizionano tra le aziende più all’avanguardia del settore. Dal nuovo stabilimento produttivo,
Piaggio Aerospace si proietta verso un futuro di crescita,
forte del proprio portafoglio prodotti, degli investimenti in
tecnologie, della fiducia dei suoi azionisti e del lavoro e
grande senso di responsabilità dimostrato dai suoi collaboratori. L’Azienda, che sta implementando un piano di rilancio e sviluppo, proprio nel nuovo stabilimento vede
realizzata una delle più importanti premesse per un futuro
di crescita».
Grazie ai suoi velivoli d’eccellenza, alla produzione motoristica aeronautica e agli innovativi programmi in essere nel
settore della Sorveglianza e Sicurezza, Piaggio Aerospace
si proietta nel futuro come uno dei più autorevoli ambasciatori dell’alta tecnologia Made in Italy nel mondo. Per
dirla con il presidente di Piaggio Aerospace, Alberto Galassi, «Avanti così, la rotta è quella giusta».
Genova Impresa - Novembre / Dicembre 2014
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COMPETIZIONE & SVILUPPO
di Marco Castagna
Svolta
“green”
Il nuovo Piano industriale di
AMIU: recuperare risorse
per creare lavoro, in Liguria.
Il mondo è cambiato. Il modello su cui si è orientata
fino a oggi la nostra società è entrato in crisi e il tema delle risorse sta assumendo una dimensione nuova; si comincia a comprendere che un uso efficiente delle risorse,
oltre a creare nuove e importanti opportunità economiche, migliora la produttività, riduce i costi e rafforza la
competitività. L’Unione Europea ha ben chiaro questo
mutamento di scenario, e ha quindi avviato, nell’ambito
della strategia “Europa 2020”, il passaggio a un’economia
efficiente nell’uso delle risorse per realizzare una nuova fase di crescita sostenibile, grazie a un’economia più circolare e promuovendo fortemente il riciclaggio negli Stati
membri. Si stima che il conseguimento degli obiettivi in
materia di rifiuti potrà creare 580.000 nuovi posti di lavoro
attraverso misure che potrebbero consentire di ridurre
l’impatto ambientale e le emissioni di gas a effetto serra, e
che prevedono il riciclaggio del 70% dei rifiuti urbani e
dell’80% dei rifiuti di imballaggio entro il 2030 e, a partire
dal 2025, il divieto di collocare in discarica i rifiuti riciclabili.
In questo scenario si prospetta pertanto un nuovo ruolo
per le aziende della filiera della gestione dei rifiuti, un settore che in Italia si è organizzato storicamente per rispondere a esigenze di igiene urbana e di perseguimento di
obiettivi meramente quantitativi circa la raccolta dei rifiuti
stessi, con un ricorso pressoché continuo alla discarica
come sistema di smaltimento finale. Oggi, invece, la gestione dei rifiuti deve diventare fonte di approvvigiona34 Genova Impresa - Novembre / Dicembre 2014
mento di materie prime seconde e di produzione di energia, una vera e propria industria che necessita di quantitativi e di standard qualitativi elevati; pertanto il cambio di
approccio al tema dei rifiuti deve essere accompagnato
da una trasformazione strutturale dei sistemi di gestione
che, da mera organizzazione di servizi, devono assumere
il connotato di sistemi industriali in grado di gestire un
complesso di attività integrate finalizzate al recupero di
materia e di energia. Già oggi la gestione dei rifiuti è diventata quindi un’attività articolata, nella quale l’efficacia
organizzativa del ciclo deve sposarsi con la capacità di
realizzare e gestire impianti con caratteristiche tecnologiche sempre più complesse.
Questo scenario, che ormai si sta realizzando anche nel
nostro Paese, rappresenta una straordinaria opportunità
per AMIU, il principale player del settore in Liguria, l’unico
soggetto del mercato locale in grado di sviluppare quella
evoluzione da società di servizi a società di tipo industriale a forte contenuto di innovazione che è oggi richiesta alle aziende che operano nel settore ambientale.
Un processo di evoluzione, quello di AMIU, che rappresenta però anche una straordinaria opportunità di sviluppo “green” per l’intera regione, perché in grado di mettere
in moto energie e intelligenze oggi non ancora perfettamente focalizzate su quello che sarà uno dei paradigmi
decisivi per lo sviluppo economico e sociale dei prossimi
anni. AMIU può, in questa ottica, crescere, diventando il
motore di una Liguria più green, più “smart” e più capace
di creare lavoro e benessere attraverso una diversa concezione e gestione di quelli che, fino a ieri, erano considerati semplicemente “rifiuti”.
La crescita e l’evoluzione di AMIU per rispondere a questa sfida faranno leva su un aumento della quantità di innovazione nei processi aziendali, su una maggiore integrazione con il sistema produttivo locale, sulla valorizzazione del lavoro prodotto in AMIU e su una maggiore partecipazione dei cittadini alla vita dell’Azienda stessa.
Il nuovo corso di AMIU si svilupperà attraverso una serie
di azioni strategiche tra cui l’aumento deciso della raccolta differenziata, la realizzazione della necessaria impiantistica (sia per lo sviluppo delle nuove filiere produttive che
per la soluzione ai problemi della discarica di Scarpino),
l’espansione nei servizi di igiene urbana e un deciso programma di sviluppo di progetti di ricerca e innovazione
attraverso fondi europei. Oltre a questo il Gruppo intende
crescere nei settori delle bonifiche, delle gestioni ambientali portuali, della gestione del territorio in particolare per
quanto riguarda la filiera bosco-energia.
Per sostenere tale percorso di crescita AMIU si doterà
ovviamente di un nuovo modello organizzativo aziendale,
ma dovrà soprattutto sostenere ingenti investimenti nei
prossimi anni sul fronte impiantistico, per recuperare terreno rispetto a una situazione di evidente carenza che pur fatta oggetto di diversi studi di progettazione da parte
di AMIU - non è mai stata colmata a causa di scelte di
pianificazione regionale e attività programmatorie a livello
comunale negli ultimi anni spesso non coerenti tra loro.
Per poter realizzare quanto previsto nel proprio Piano industriale e dare così una concreta prospettiva di sviluppo
ad AMIU e all’intera comunità locale è necessario quindi
trovare al più presto risposta al tema degli investimenti
necessari, e risposte rapide anche ad altri quesiti, altrettanto importanti, tra cui la disponibilità di aree per l’impiantistica, il consolidamento degli scenari del piano regionale e la definizione degli ATO (Ambito Territoriale Ottimale, ndr) dei rifiuti, una regia per la soluzione dei problemi della vecchia discarica e le risorse per la sua messa in
sicurezza definitiva.
Sulla capacità da parte di AMIU di realizzare quanto previsto dal suo Piano industriale e - soprattutto - rispetto alla sfida di trovare risposte efficaci ai quesiti sopra indicati,
l’Azienda, ma anche il Comune di Genova, la Regione, la
Provincia e l’intero sistema produttivo e istituzionale locale hanno l’occasione di collaborare in modo nuovo, per
dare al nostro territorio un nuovo impulso e una concreta
opportunità di sviluppo: quella che deriva da un diverso
modo di intendere e gestire le risorse, seguendo una delle strade che l’Europa indica come prioritaria per creare
lavoro e coesione sociale e su cui si orienteranno le risorse nei prossimi anni.l
Marco Castagna è presidente AMIU
Genova Impresa - Novembre / Dicembre 2014
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COMPETIZIONE & SVILUPPO
di Fabio Capocaccia
Viaggiatori
affezionati
I risultati del
sondaggio promosso
da Confindustria
Genova
sull’Aeroporto
Cristoforo Colombo:
la società di gestione
risponde alle critiche
(costruttive) degli
utenti confermando,
con i fatti, il
proprio impegno
per lo sviluppo
del traffico e il
miglioramento
del servizio.
Un aeroporto integrato nella città, aperto alle esigenze degli utenti: questo l’obiettivo dell’indagine che
Confindustria Genova ha affidato all’Istituto Internazionale
delle Comunicazioni (IIC), indagine da effettuarsi mediante
un sondaggio, concluso nel maggio 2014, presso le
aziende associate. Buona la partecipazione: 63 aziende
hanno risposto al questionario, per un totale di 8400 dipendenti rappresentati, di cui il 20% abituali utenti dei voli
aerei. Una prima cautela: non si tratta di un sondaggio a
tutto campo; il campione è rappresentativo solo dell’ambiente delle imprese socie di Confindustria Genova, quindi
non può essere estrapolato a tutta l’utenza aeroportuale. Per quanto riguarda i risultati numerici, l’indagine è
complessa e deborda oltre i limiti imposti da questa rivista: i risultati di dettaglio possono essere consultati sul sito dell’Istituto. Ci limitiamo qui ad alcune riflessioni di fondo. Per la prenotazione e l’acquisto del titolo di viaggio,
prevale ancora il tramite dell’agenzia (82%) rispetto al web
(11%) e 7% indifferente. Le motivazioni sono da attribuire,
oltre che a una generale atavica (qui a Genova) tendenza
alla conservazione, alla discendenza di molte aziende dal
ceppo delle partecipazioni statali, con rapporti preferenziali con la compagnia di bandiera, attraverso agenzia.
Ciò è confermato dalla tendenza a privilegiare Compagnie
aeree tradizionali (58%) contro il 42% del low-cost.
Le destinazioni dei viaggi sono per il 75% nazionali, contro il 25% degli internazionali (di cui uno su 5 intercontinentali). Sui nazionali, Roma pesa per il 57%, ma la stima
è per eccesso: pur essendo richiesta la destinazione finale del viaggio, molti si sono certamente riferiti a quanti voli
hanno fatto su Roma, indipendentemente da una seconda eventuale tratta aerea. Tra le destinazioni di cui si chiede l’attivazione, ricorrente la richiesta su Budapest, Bucarest, Bruxelles e Stoccolma; a livello nazionale, il Nord Est
italiano oggi non raggiungibile per via aerea e, verso Sud,
Napoli e il low-cost su Roma (non disponibili al tempo del
sondaggio, ma oggi attivati). Quest’ultima richiesta ha
connotazioni quasi paradossali, perché voli low-cost sono
stati ripetutamente istituiti su Roma e poco dopo interrotti
per scarsa frequentazione. Come si spiega? La risposta è
legata a tre fattori: alla consuetudine di rapporti AziendaAgenzia-Compagnia tradizionale, alla prevalenza di voli di
lavoro a carico dell’Azienda e all’accumulo di punteggi
“frequent flyer”.
Nel caso di assenza di volo dal Colombo, le preferenze
vanno a Malpensa (52%), seguita da Pisa (20%), Linate
(18%) e Orio al Serio (7%), oltre a un 3% via Nizza. La
scelta di un aeroporto diverso è legata ad assenza del
collegamento (43%), maggior frequenza dei voli (39%), risparmio di costi (17%).
L’aeroporto viene raggiunto con auto (44%), taxi o noleggio (42%), mezzi pubblici (14%). Irrilevante l’uso del treno,
che aumenterà solo quando sarà aperta la nuova fermata
di Aeroporto/Erzelli, collegata direttamente (cable transport) all’aerostazione. Molte le richieste di tariffazione agevolata per il parcheggio, recentemente attuate.
E ora alcuni commenti. Secondo Alberto Cappato, presidente della Sezione Turismo di Confindustria Genova,
«sarebbe opportuno estendere il sondaggio anche ai turisti attraverso una serie di interviste da realizzarsi all’interno dell’aerostazione. Negli ultimi mesi ho potuto riscontrare importanti interventi di miglioramento dei servizi offerti
ai passeggeri, condizione essenziale per un territorio che,
oltre al consolidamento del bacino locale, punta sulla crescita dell’incoming. Nonostante il perdurare della crisi,
l’aeroporto di Genova sta portando avanti un importante
piano di sviluppo che certamente contribuirà a rafforzare
la capacità di attrazione del territorio genovese».
«Giustissima l’attenzione al turismo, un settore con ricadute importanti sul territorio e che si potrà sviluppare ulteriormente solo mettendo in campo un’adeguata promozione del territorio - dice Marco Arato, presidente dell’Aeroporto di Genova. - Lo sviluppo delle crociere è un
esempio concreto di questo percorso. Quanto alle richieste delle aziende, coincidono pienamente con le nostre
strategie di sviluppo. Negli ultimi anni abbiamo implementato i collegamenti Nord-Sud, in alcuni casi addirittura con
doppio vettore, come nei casi di Roma, Napoli e Olbia
(stagionale). In particolare l’hub di Roma si è arricchito di
tre collegamenti giornalieri di Vueling, che funzionano sia
da punto a punto low-cost sia da accesso al network della compagnia, che nel 2015 conterà oltre 50 destinazioni.
La presenza di due compagnie sulla tratta Genova-Roma
ha consentito un abbassamento delle tariffe con un contestuale aumento del 10% del numero di passeggeri sulla
rotta. A causa degli accordi bilaterali tra Stati non è sempre possibile aprire collegamenti internazionali o intercontinentali diretti, che comunque potrebbero avere difficoltà
a registrare i tassi di riempimento necessari per garantire
la sostenibilità dei voli, ma grazie agli hub collegati con
Genova è possibile raggiungere quasi 500 destinazioni nel
mondo. Il nostro obiettivo è migliorare quei collegamenti
in termini di frequenze e numero di scali, consentendo alle
aziende di avere maggiore scelta e tariffe più convenienti
grazie alla concorrenza tra i vettori. Tra le priorità c’è certamente il ripristino dei voli per Madrid e Zurigo, attivi in
passato ma poi soppressi dalle compagnie. Un forte auspicio è anche che, grazie alla partnership tra Alitalia ed
Etihad, l’hub di Fiumicino venga rafforzato aumentandone
le destinazioni a vantaggio anche delle imprese liguri che
viaggiano dal nostro aeroporto». Un’ultima considerazione: dalle risposte al sondaggio traspare, pur con diverse
connotazioni, un atteggiamento prevalente di affezione
verso il nostro scalo. Le critiche, quando presenti, sono
costruttive. In altri termini: anche dove si evidenzia una lacuna, prevale il desiderio di colmarla. Un amore parzialmente deluso, ma pur sempre un amore.l
Fabio Capocaccia è presidente IIC
Istituto Internazionale delle Comunicazioni
Genova Impresa - Novembre / Dicembre 2014
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COMPETIZIONE & SVILUPPO
SMARTcup
Liguria 2014
Il 31 ottobre si è svolto l’atto finale della seconda edizione della SMARTcup Liguria, il concorso per idee imprenditoriali generate da spin-off universitari e start-up
imprenditoriali voluto dalla Regione Liguria e gestito da
FILSE con la collaborazione della Camera di Commercio
di Genova che, oltre a ospitare la manifestazione di chiusura, ha contribuito con l’istituzione di premi speciali
nell’ambito del Festival della Scienza.
I dodici finalisti, selezionati su 23 progetti presentati, si
sono sfidati in agguerriti elevator pitch. Nei quattro minuti
che ognuno di loro aveva a disposizione, hanno cercato
di convincere la Giuria e gli investitori presenti che il loro
progetto era il migliore.
“Smart Track” è risultato vincitore assoluto di SMARTcup
Liguria 2014 e della categoria “ICT Social Innovation”: si
tratta di un sistema di localizzazione in grado di individuare oggetti e persone che si spostano in ambienti in
cui il GPS non è in grado di operare. Il progetto è stato
presentato da Maurizio Valle, Saverio Pagano, Simone
Peirani e Luca Noli, del team dei ricercatori del SIIT - Distretto dei Sistemi Intelligenti Integrati.
Il vincitore della categoria “Agro - food - cleantech” è
“Acadermic”, progetto presentato da Silvia Rum, Chiara
Lacapra, Davide Antichi, Carla Villa e Emiliano Bacigalupo, relativo allo sviluppo di prodotti cosmetici a base di
ingredienti naturali realizzati con l’impiego di tecnologie
innovative.
Il vincitore della categoria “Industrial” è “H2 Boat”, sistema in grado di produrre e immagazzinare energia utilizzando l’intero ciclo dell’idrogeno, presentato da Thomas
Lamberti, Stefano Barberis, Loredana Magistri, Alessandro Sorce e Lorenzo Di Fresco.
Il vincitore della categoria “Life Science” è “Smartissue”,
di Francesco Arciuolo, Giorgia Napoli e Costantino Casale, spin-off di IIT per produrre epidermide artificiale.
La Giuria che ha valutato i progetti e decretato i vincitori
era composta da esponenti del mondo universitario e imprenditoriale. Ad Alessandro Pini Prato e Fabio Lavagetto
dell’Università di Genova, Cino Matacotta dell’Università
di Tor Vergata di Roma, Fabrizio Ferrari per Confindustria
38 Genova Impresa - Novembre / Dicembre 2014
Un premio al talento
degli aspiranti
imprenditori liguri.
Genova, Sofia Mosci del Polo Tecnologico Politechmed e
Salvatore Majorana dell’IIT, componenti della giuria anche
nella scorsa edizione, quest’anno si sono aggiunti Enrico
Botte, Beatrice Duce e Francesco Berti Riboli per Confindustria Liguria e Nadia Driussi di Datasiel, la Società informatica di Regione Liguria partner tecnologico di
SMARTcup.
I quattro vincitori (premiati da Paolo Odone, presidente
della Camera di Commercio di Genova, e da Ugo Ballerini, direttore generale di FI.L.S.E.) potranno insediarsi e
giovare di un percorso di tutoraggio finalizzato alla creazione della loro impresa presso l’Incubatore di Genova.
Sono stati, inoltre, assegnati premi speciali: “Smartissue”, “Acadermic”, “Smart Track” e “H2 Boat” si sono
aggiudicati il Premio della Camera di Commercio di Genova; “Smart Track” ha vinto quello della Camera di
Commercio di Savona; “Ligurian Sea”, pur non essendo
nei 12 finalisti, ha vinto il premio della Camera di Commercio di Imperia dedicato al turismo; infine, TAG Talent
Garden Genova ha scelto, come vincitori del suo premio
speciale, i progetti di digitalizzazione “Rospo” e “Shabooz”.
Piace ricordare che sono numerosi i progetti, tra quelli
partecipanti all’edizione 2013 di SMARTcup Liguria, che
si stanno trasformando in nuove imprese e che “On Iris”,
vincitore assoluto dell’edizione scorsa, ha ricevuto un importante finanziamento da Telethon per la ricerca sulla retina artificiale.
«È stato un concorso sorprendente anche quest’anno:
33 proposte che si sono sviluppati in 23 progetti ad alto
contenuto scientifico e tecnologico a seguito di un percorso di supporto e tutoraggio che ha dato consapevolezza ai proponenti e darà sicuramente “gambe” alle loro
idee innovative - ha dichiarato l’assessore allo Sviluppo
Economico Renzo Guccinelli. - Quest’esperienza conferma ancora una volta la vitalità del tessuto socio economico della nostra regione, il talento e la creatività dei liguri».
Appuntamento alla terza edizione di SMARTcup Liguria
nel 2015 come sempre nell’ambito del Festival della
Scienza.l (W.B.)
5
39
COMPETIZIONE & SVILUPPO
di Piera Ponta
Alta
specialità
All’ICLAS di Rapallo, un polo di
eccellenza di cardiochirurgia con
professionisti di calibro
internazionale: Sandro Mazzantini,
direttore generale dell’Istituto,
presenta Roberto Coppola,
Salvatore Spagnolo e Luigi Martinelli.
ROBERTO COPPOLA
LUIGI MARTINELLI
SALVATORE SPAGNOLO
ICLAS, Istituto Clinico Ligure di Alta Specialità (fino
a qualche tempo - e per molti ancora oggi - conosciuto
come Villa Azzurra), è uno dei fiori all’occhiello della sanità
privata in Liguria: un centro di “Alta Specialità”, accreditato
con il Servizio Sanitario Nazionale. È proprio sullo spirito di
servizio pubblico di ICLAS che il direttore generale Sandro
Mazzantini pone l’accento nel presentare la struttura: «La
clinica fa parte di GVM Care & Research, il maggiore gruppo italiano nel settore dell’ospedalità privata, al quale fanno riferimento più di 30 strutture in Italia e all’estero. In
quanto accreditati con il Servizio Sanitario Nazionale, qui a
Rapallo, mettiamo a disposizione di tutti i cittadini i servizi
del nostro polo di eccellenza nel trattamento chirurgico
delle patologie cardiovascolari: 24 ore al giorno, 365 giorni
all’anno, tutto il nostro team è pronto a intervenire anche
per le emergenze che arrivano da altri ospedali. Per vocazione e per tipologia di prestazioni ci sentiamo a tutti gli effetti un ospedale, offrendo, però, quell’accoglienza alberghiera di alta qualità, tipica del privato. Insomma - prosegue Mazzantini, - superando i distinguo tra privato e pubblico, direi semplicemente che a ICLAS si fa della “buona
sanità».
Obiettivo di ICLAS è «curare il malato più che la malattia aggiunge Sandro Mazzantini, - e nella nostra principale
specialità, la cardiochirurgia, prestiamo cure ed effettuiamo
interventi, alcuni dei quali eseguiti in pochi centri in Italia,
valorizzando al massimo le specifiche capacità dei nostri
cardiochirurghi; cerchiamo di offrire la tecnica operatoria
più adatta, e quindi il chirurgo più adatto, a ogni singolo
paziente». L’eccellenza che oggi la struttura ligure di GMV
è in grado di esprimere, grazie alle tecnologie e alle competenze disponibili, gioca un ruolo rilevante nel contrastare
le “fughe” di pazienti dalla Liguria. «Ora che a Roberto
Coppola si sono uniti gli altri due cardiochirurghi Salvatore
Spagnolo e Luigi Martinelli - osserva Mazzantini, - i pazienti
non hanno proprio più motivo di andare a farsi curare fuori
regione, perché qui trovano le tecnologie più avanzate e le
migliori professionalità nella cardiochirurgia dell’adulto».
Roberto Coppola è in ICLAS dal 1998. Nella clinica di Rapallo, grazie anche al supporto di GVM, ha potuto mettere
a frutto il bagaglio di esperienze maturate nei reparti di
cardiochirurgia più all’avanguardia di Svizzera e Germania
(soprattutto in termini di chirurgia mini invasiva e riparativa
dell’aorta), contribuendo così allo sviluppo di programmi
mirati allo studio e alla cura di pazienti particolarmente
complessi.
A proposito di pazienti complessi, non va dimenticato che
in ICLAS esiste un programma di cardiochirurgia rivolto ai
pazienti cardiopatici congeniti divenuti adulti, i cosiddetti
pazienti GUCH (Grown Up Congenital Heart Diseases,
ndr). «Questi pazienti - spiega Coppola - presentano patologie congenite che sono più conosciute dai cardiochirurghi infantili; tuttavia, non potendo essere più trattati in un
ospedale pediatrico, vengono ricoverati presso ICLAS,
dove vengono operati dai cardiochirurghi pediatrici dell’Istituto Giannina Gaslini di Genova, in forza di un accordo
ad hoc approvato dalla Regione Liguria. Grazie anche a
questa collaborazione, esempio di “buona pratica clinica”
e fruttuosa sinergia tra sanità pubblica e sanità privata, è
possibile tenere in Liguria pazienti che spesso un tempo si
rivolgevano a strutture fuori regione».
Ogni paziente viene studiato e trattato con una modalità di
approccio multidisciplinare. «L’intesa tra i diversi componenti del gruppo di medici (chirurghi, cardiologi, anestesisti ecc.), chiamati a risolvere il problema del cardiopatico
(l’“heart team”, appunto), è un elemento fondamentale per
trattare con successo questi casi - sottolinea Roberto
Coppola. - Per questo motivo, in ICLAS la giornata comincia sempre con una riunione tra cardiologo, emodinamista, cardiochirurgo, anestesista, caposala ecc. per confrontarsi e condividere criticità ed esigenze di ciascun
paziente».
Salvatore Spagnolo è stato il primo ad aver sostituito, nel
1986, l’arco aortico in età pediatrica, ottenendo il premio
“I numeri uno” dal Presidente della Repubblica. È stato direttore del Dipartimento di Cardiochirurgia del Policlinico di
Monza, ma è nella struttura ligure che, da qualche mese,
ha trovato la strumentazione più avanzata per i suoi interventi con tecniche di microchirurgia. «L’impiego di un potente microscopio operatorio - chiarisce Spagnolo - rende
operabili anche pazienti con coronarie di piccolo calibro,
altrimenti destinati al trapianto cardiaco. La tecnica utilizzata in ICLAS (unico centro in Italia) consente di intervenire
su tutta la lunghezza della coronaria: viene ricostruita la
parete e vi si collegano tutti i vasi collaterali. Ecco, questo
è uno dei motivi per cui ho accolto con entusiasmo l’opportunità di collaborare con ICLAS: la possibilità di disporre di tecnologie all’avanguardia a supporto di tecniche
operatorie innovative, di cui i controlli a distanza confermano gli ottimi risultati».
Luigi Martinelli è a Rapallo da pochi mesi, ma con la Liguria ha uno stretto legame professionale, essendo stato per
sette anni primario al San Martino di Genova. Per ICLAS
ha lasciato l’incarico di primario all’Ospedale Niguarda di
Milano dove, racconta, ci si occupava «dal neonato prematuro al trapianto di cuore e polmoni, compreso l’impianto di cuore artificiale». In questi anni, inoltre, anche
Martinelli ha sviluppato tecniche di cardiochirurgia mini invasiva per la riparazione e la sostituzione delle valvole cardiache. «Uno degli obiettivi di ICLAS - precisa Luigi Martinelli a questo proposito, - è aumentare il numero di valvole
mitraliche riparate. La Liguria, sotto questo aspetto, presenta ancora margini di miglioramento e non va dimenticato che l’intervento presenta numerosi vantaggi per il paziente, non più obbligato ad assumere farmaci anticoagulanti e libero dal rischio di problemi da malfunzionamento
della protesi». Per Martinelli il nuovo incarico in ICLAS è
una sfida: «Nasce dal desiderio di mettere la mia professionalità completamente al servizio del paziente, liberandomi di quei molti aspetti burocratici con cui si deve fare i
conti lavorando in una struttura pubblica. È una scelta coerente con la mia formazione culturale e professionale,
una nuova opportunità di crescita individuale».
Dal 1998, a fianco di GVM Care & Research, opera la
Fondazione Ettore Sansavini per la Ricerca Scientifica
che, sotto la direzione scientifica del cardiologo di fama internazionale Luigi Tavazzi, promuove l’attività di ricerca e
sviluppo di tutto il Gruppo. «L’innovazione e l’aggiornamento continuo sono punti cardine per GVM e per le sue
aziende - conclude Sandro Mazzantini. - Lo studio, il confronto con la comunità scientifica è fondamentale per crescere e per non cadere nell’autoreferenzialità».l
Genova Impresa - Novembre / Dicembre 2014
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COMPETIZIONE & SVILUPPO
di Sara Di Paolo
200
anni
di bontà
PIETRO ROMANENGO
Il negozio “Pietro Romanengo fu Stefano”
di via Soziglia festeggia due secoli di attività.
Ci sono periodi della storia dell’umanità che sono
speciali. Quello che va dal 1780 al 1830 è stato particolarmente burrascoso: la Rivoluzione Francese, quella
americana, le Guerre Napoleoniche, la Restaurazione, la
nascita della rivoluzione industriale, la guerra di liberazione greca e l’affermazione del principio dell’autodeterminazione dei popoli.
Nascono Mozart, Canova, Volta. A Genova, Giuseppe
Mazzini inizia la sua opera di patriota, di pensatore e di
politico che influenzerà l’intera Europa, mentre la Repubblica Ligure di ispirazione napoleonica vive un’effimera vita e infine viene assorbita dal Regno di Piemonte con decisione del Congresso di Vienna del 26 dicembre 1814.
Nello stesso anno la fabbrica di confetteria “Pietro Romanengo fu Stefano”, fondata nel 1780, avvia un negozio in
Piazza Soziglia, pieno centro storico genovese. Si ispira a
quel periodo il marchio Romanengo - tuttora in uso - una
colomba con un ramo d’ulivo nel becco, simbolo della riguadagnata pace dopo il periodo napoleonico.
Da allora sono passati 200 anni e Genova da capitale
marittima è diventata post industriale. Stili di vita e abitudini sono radicalmente cambiati, ma non tutti, come ad
esempio accade per il consumo dei dolci Romanengo
perché, paradossalmente, essendo prodotti con rigorosi
metodi antichi, fedeli all’antica figura professionale del
“confiseur-chocolatier” e all’arte della canditura genovese, sono diventati agli occhi di consumatori sempre più
consapevoli ed esigenti, incredibilmente contemporanei
per qualità e stile di vita che sottendono.
La storia della ditta “Pietro Romanengo fu Stefano” inizia
a Genova nel 1780, quando Antonio Maria Romanengo,
nato a Voltaggio nel 1751, intraprese un’attività commerciale in via della Maddalena con un negozio di droghe e
generi coloniali. Due dei suoi figli, Stefano e Francesco,
continuarono l’attività iniziata dal padre e si dedicarono
alla produzione di frutta candita e di confetti, secondo i
canoni dell’antica tradizione genovese, e alla produzione
delle “novità” francesi di confetteria e cioccolato.
Il confettiere-cioccolatiere fabbricava allora i prodotti di
zucchero, le marmellate, la frutta candita, gli sciroppi e i
liquori. Questi prodotti di confetteria di derivazione orientale che le Crociate introdussero in Europa, e nella cui
preparazione Genova medioevale e rinascimentale già
eccelleva, raggiunsero nel settecento, grazie ai francesi,
una raffinatezza fino ad allora sconosciuta. I negozi dei
confettieri parigini erano presi ad esempio nelle città importanti d’Italia, soprattutto a Genova e a Torino. Fu così
che Stefano si ispirò a Parigi nella costruzione del negozio di Piazza Soziglia, ricco di marmi e legni pregiati, e
nella scelta della gamma di prodotti che fabbricava in un
locale di Campetto attrezzato con le prime macchine industriali (francesi) dell’epoca.
Il figlio di Stefano, Pietro, seguì le orme del padre, ne sviluppò le intuizioni prendendo a modello le innovazioni
francesi in campo dolciario, facendola diventare una eccellenza che non è mai venuta meno anche negli anni
successivi, e nel 1829 iscrisse la ditta nella neonata Camera di Commercio con l’attuale nome. Nel 1852 rinnova
il negozio di Soziglia e ne decora sia l’interno che l’esterno, trasformandolo nell’ambiente raffinato di cui ancora
oggi possiamo godere. L’articolo uscito sulla Gazzetta di
Genova il 20 dicembre 1853 lo definisce con entusiasmo:
“piuttosto un signorile salotto che una confetteria”!
Con la bottega di Soziglia e la fabbrica di Campetto la ditta occupò un posto di rilievo nella produzione dolciaria
genovese e il suo nome divenne molto noto anche fuori
città. Si ricordano le forniture giornaliere a Palazzo Rosso
per la duchessa di Galliera, le visite in Soziglia di Giuseppe Verdi, le forniture di viole candite alla Duchessa di Parma, le forniture a Umberto I, a Elena di Montenegro, alla
Duchessa d’Aosta, a Umberto II, e le ricche esportazioni
di frutta candita in nord Europa e nelle Americhe.
La famiglia Romanengo, giunta alla settima generazione,
mantiene vivi - oggi come allora - i prodotti e le ricette di
una cultura materiale antica. La fabbrica continua ad avere una dimensione simile a quella di fine ‘800, come tutti i
visitatori e amici dell’open day organizzato in occasione
dei 200 anni del negozio hanno potuto vedere e ammirare. E non c’è mai stata la tentazione di abbandonare le
antiche ricette, le tecniche di produzione tradizionali e la
più rigorosa qualità degli ingredienti utilizzati. All’antico
negozio di Soziglia, si è affiancato nel 1930 il negozio di
via Roma e dal 2014 la vendita on-line, mentre la fabbrica
di Campetto è stata trasferita nel 1928 nell’edificio in viale
Mojon. Lì sono state trasferite anche le vecchie macchine
francesi, ancora operative, che testimoniano la filosofia
produttiva e la passione manifatturiera dei successori di
Antonio Maria Romanengo.
I frutti canditi “ghiacciati”, le scorzette d’arancia e i marrons glacés, confetture e sciroppi di rosa e di amarena,
l’autentica conserva di manna, le caramelle di zucchero
fondants e demisucres, le paste di frutta e le gocce al rosolio, cioccolato e cioccolatini fondenti, al latte e “all’uso
antico” ripieni di rosa, viola e menta, le ciliegie al liquore,
tavolette e cioccolato santé, a cui si aggiungono per il
Natale i torroni, i confetti assortiti natalizi e le praline fondant, appagano la voglia di dolce attraverso una straordinaria qualità e sono simboli di una eccellenza produttiva
storica della genovesità.l
Genova Impresa - Novembre / Dicembre 2014
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COMPETIZIONE & SVILUPPO
di Giuseppe Costa
Acquario,
ma non solo
Il Gruppo genovese si conferma
leader nell’edutainment in Italia e si prepara,
attraverso la partecipazione a Italian
Entertainment Network, ad affermarsi
anche a livello internazionale.
Nel 2014, nonostante la congiuntura economica sfavorevole, Costa Edutainment ha continuato a investire risorse sia in Italia che all’estero.
Il consolidamento della leadership nel settore dell’edutainment in Italia è stato perseguito attraverso diverse azioni:
la creazione di un polo integrato in riviera romagnola sul
modello del network genovese; il rafforzamento delle sinergie con le istituzioni cittadine preposte alla promozione
turistica del territorio ligure; l’entrata a regime del nuovo
Padiglione Cetacei dell’Acquario di Genova, fiore all’occhiello del Gruppo, che proprio da pochi mesi ospita un
neonato cucciolo di delfino. In particolare, in Romagna,
Costa Edutainment ha acquisito Valdadige Futura Spa,
società che controlla i due parchi di Oltremare e Aquafan
di Riccione, e creato Costa Parchi, polo integrato che unisce l’Acquario di Cattolica, in gestione già dal 2000, i due
parchi appena acquisiti e Italia in Miniatura, parco tematico preso in gestione a marzo del 2014.
A Genova il Gruppo gestisce il mondo AcquarioVillage,
che comprende oggi 5 strutture: Acquario di Genova, Galata Museo del Mare con il sommergibile Nazario Sauro,
Museo Nazionale dell’Antartide, Bigo, Biosfera. Gestisce
inoltre, da maggio 2013, la mostra-percorso multisensoriale, in totale assenza di luce, Dialogo nel Buio. Dopo la
grande inaugurazione del 2013, che ha visto il Padiglione
Cetacei protagonista di un ampio programma di festeggiamenti aperti alla città, l’opera unica progettata da Renzo Piano, anche nel 2014 è stata al centro dell’attenzione
grazie alla lieta nascita di una cucciola di delfino che oggi
nuota nella vasca nursery insieme alla mamma Naù ed è
visibile al pubblico tutti i giorni insieme agli altri 6 delfini del
padiglione. Oltre a essere una nuova attrattiva turistica, il
Padiglione è stato progettato fin da subito per consentire
lo sviluppo di progetti di ricerca scientifica e sociali. In particolare, nel 2014 è stata avviata, col l’ausilio della Fondazione Acquario di Genova onlus, una partnership con l’Istituto pediatrico Giannina Gaslini per consentire ai bambini malati di vivere momenti di svago attraverso attività
continuative e visite guidate in compagnia degli esperti.
Tra le ultime novità di prodotto del mondo AcquarioVillage
troviamo inoltre il nuovo allestimento in 4D della Sala Tem-
pesta del Galata Museo del Mare, il più grande Museo
Marittimo del Mediterraneo gestito fin dalla sua apertura,
nel 2004, insieme al Mu.MA Istituzione Musei del Mare e
delle Migrazioni. Proprio nel corso del 2014 il Museo ha
festeggiato i 10 anni dall’apertura con un ricco programma di mostre ed eventi per il pubblico.
Prodotto ma anche strategie di rafforzamento delle sinergie con istituzioni locali vedono l’azienda della famiglia
Costa tra i promotori principali del turismo ligure nell’anno
appena concluso. In particolare attraverso Incoming Liguria, tour operator dell’edutainment specializzato in pacchetti turistici sul territorio ligure rivolti al pubblico individuale e ai gruppi, e attività di comunicazione coordinata
con l’ufficio promozione del Comune di Genova per la veicolazione delle proposte culturali e turistiche della città.
Nell’ultimo trimestre del 2014 questa attività sinergica si è
rivelata particolarmente preziosa e necessaria e si è ulteriormente intensificata dopo i tragici avvenimenti che hanno visto la Liguria vittima di diverse alluvioni.
Sul territorio nazionale, oltre alle acquisizioni romagnole, la
società è impegnata sul fronte della tutela e valorizzazione
del patrimonio culturale e ambientale italiano attraverso il
coinvolgimenti in Civita Group, con una partecipazione del
13%. Civita Group, con un fatturato annuo di circa 65 milioni di Euro, gestisce circa 100 musei, di cui 5 delle 6 prime realtà italiane e si occupa dell’organizzazione di mostre ed eventi. Attraverso le sue partecipate, Civita Group
gestisce gli spazi commerciali dei Musei Vaticani, la Galleria degli Uffizi e il Corridoio Vasariano, la Galleria dell’Accademia e il Duomo di Siena. A livello internazionale, il
2014 ha visto Costa Edutainment entrare a far parte con
una quota del 4,6% di Italian Entertainment Network, un
nuovo operatore italiano che ha l’obiettivo di diventare
leader nel settore della gestione di grandi eventi e servizi
per attività culturali anche a livello internazionale. Il gruppo
IEN è partecipato da Fondo Italiano di Investimenti, Film
Master, Gruppo Civita, Cine District Entertainment, conta
circa 820 persone e prevede un fatturato di circa 140 milioni di Euro.Da segnalare inoltre due importanti eventi che
hanno fatto delle due principali strutture gestiste a Genova sedi di prestigiosi incontri internazionali. Dal 17 al 22
novembre, per la prima volta a Genova, la conferenza annuale dei Curatori Europei di Acquari (EUAC), presso l’Acquario di Genova, e il 9 e 10 ottobre, al Galata Museo del
Mare, il primo workshop internazionale della Rete Europea dei Musei delle Migrazioni di cui il Mu.MA è capofila.
Contrariamente a quanto si è spesso creduto fino a poco
tempo fa, sono convinto da sempre che la cultura, oltre
che una passione personale che unisce bellezza e crescita, possa e debba essere uno strumento di sviluppo di un
territorio da un punto di vista economico e, di conseguenza, anche sociale. Il sistema integrato creato, considerando tutte le strutture gestite direttamente sul territorio italiano, fa sì che Costa Edutainment attragga 3 milioni di visitatori l’anno con un fatturato consolidato di circa 66 milioni di Euro nel 2014.
Questi dati, nonostante la crisi, sono un importante motore del turismo locale e nazionale.l
Giuseppe Costa è Presidente e Amministratore
delegato di Costa Edutainment Spa
Genova Impresa - Novembre / Dicembre 2014
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COMPETIZIONE & SVILUPPO
Montallegro
2014
Un anno intenso di
attività di divulgazione
scientifica e di cultura
per la Casa di Cura
genovese, che si
chiude con gli auguri
e il raffinato volume
di immagini e racconti
“Genova Liguria”.
Il 2014 è stato l’anno di avvio delle attività di divulgazione scientifica piùgustoperlavita: una lunga cavalcata di
incontri - organizzati nella splendida cornice di Palazzo
Ducale - ha caratterizzato la prima fase dell’iniziativa, attraverso cui Montallegro promuove con successo il legame tra cultura del benessere, movimento e alimentazione. L’evoluzione del progetto, iniziata nell’autunno di
quest’anno e da completare nel corso del 2015, focalizza
l’attenzione dello staff della Casa di Cura verso alcune
storiche Società sportive dilettantistiche genovesi, attivando con loro uno studio scientifico per collaborare alla
gestione degli atleti negli ambiti motorio, cardiaco e nutrizionale, con particolare riferimento al settore giovanile.
Tra le Società sportive coinvolte, fanno già oggi parte del
progetto: Pro Recco Waterpolo 1913, Cus Genova
Rugby, C.S. Urania, Marcelline Genova Sport, Nuotatori
Genovesi, Ginnastica Rubattino, Cesare Pompilio, Sportiva Sturla. Stiamo ragionando coi 2 principali Circoli tennistici cittadini (Park Tennis Club Genova e Tennis Club
Genova 1893) di cui siamo stati sponsor nelle passate
stagioni, compresi i campionati di serie A1 maschile e
femminili appena conclusi che hanno visto le squadre
della nostra città ai primi posti del ranking nazionale.
E nelle prossime settimane siamo certi che completeremo con altre gloriosissime Società questo meraviglioso
46 Genova Impresa - Novembre / Dicembre 2014
affresco genovese di sport e salute nei giovani. Sotto la
supervisione clinica del dottor Luca Spigno, il programma di assistenza coinvolgerà svariate centinaia di atleti
impegnati in diverse discipline sportive.
I risultati di questo studio forniranno lo spunto per un
evento di divulgazione scientifica su alimentazione, sport
e corretto sviluppo psicofisico dei giovani atleti che si terrà nei giorni di apertura di un importantissimo appuntamento per l’Italia (Expo 2015) di sviluppo e approfondimento di queste tematiche. E ancora... Montallegro conclude il 2014 riproponendo lo stretto rapporto che la lega
al territorio ligure e genovese. In occasione del Natale ha
realizzato il volume “Genova Liguria”, che accompagnerà
gli auguri della Casa di Cura. Il libro, coordinato da Gian
Marco Tormena, rappresenta il naturale completamento
editoriale al progetto iconografico realizzato nei piani di
degenza di Villa Montallegro: una serie di immagini rappresentative di Genova e della Liguria, dai Palazzi dei
Rolli, alle Botteghe storiche, ai “santuari laici” dell’attività
sportiva raccontati dai campioni del passato e attuali.
L’11 dicembre, in un incontro di presentazione dell’iniziativa, moderato da Michele Corti, presso il Salone del Camino di Palazzo Ducale alcuni “genovesi famosi” hanno
raccontato le proprie sensazioni sul volume “Genova Liguria” e sui temi in esso contenuti.l
COMPETIZIONE & SVILUPPO
Qualità
controllata
Genova Impresa ha incontrato
Vittorio Antiga,
amministratore delegato
di S.A.L. - Società Avicola Ligure.
L’attività di Vittorio Antiga, fondatore e amministratore di S.A.L. - Società Avicola Ligure Spa, ha inizio
nel quartiere genovese del Campasso, nel 1980, quando
era ancora funzionante, nell’edificio che fino al dopoguerra ospitava il macello civico (per gli abitanti del Campasso, l’“ammazzatoio”), il mercato all’ingrosso delle uova e
del pollame - chiuso nel 1982 a seguito delle proteste di
un comitato di quartiere e oggi vincolato dalla Soprintendenza per i beni architettonici della Liguria.
Con il trasferimento dell’azienda a Campi, Antiga ha abbandonato la macellazione e si è concentrata sulla lavorazione delle carni.
«Polli, tacchini e conigli - spiega Vittorio Antiga, - tutti provenienti da allevamenti italiani (da Piemonte, Veneto, Emilia Romagna), arrivano in S.A.L. già pronti per essere suddivisi in parti, confezionati e quindi distribuiti». Il mercato
di riferimento della Società Avicola Ligure (5 milioni di euro di fatturato nel 2013) è la provincia di Genova: «Riforniamo prevalentemente rivenditori al dettaglio e piccoli
supermercati. Negli ultimi anni - osserva Antiga - abbiamo registrato un po’ di rallentamento nelle vendite, non
tanto a causa della crisi dei consumi, ma piuttosto per
una certa predilezione nei confronti delle cosiddette terze
e quarte lavorazioni, come i cordon bleu o le spinacine,
per lo “sfizio” già pronto e veloce da cuocere».
A prescindere dalle innovazioni "sfiziose” («oggetto di
continua ricerca e investimenti - aggiunge Antiga - da
parte delle grandi industrie del settore ovoavicolo»), il prodotto “al naturale” top di gamma a livello europeo è quello italiano: «è il migliore in assoluto - sottolinea l’amministratore delegato di S.A.L. - Perché il cliente finale scelga
un prodotto estero (da Germania o Francia, per esempio),
la differenza di prezzo deve essere particolarmente rilevante. Senza contare che, in Italia, allevatori e macelli sono soggetti a controlli continui e rigorosissimi, così come i
laboratori dove vengono lavorate le carni».l
48 Genova Impresa - Novembre / Dicembre 2014
CONIGLIO E POLENTA
DA “UOVO ALLA KOK”
DI ALDO BUZZI
In via Cavour, sopra la porta
d’ingresso della casa dove
abito d’estate, un modesto
affresco raffigura san Lorenzo che regge verticalmente,
davanti a sé, lo strumento
del suo martirio: la graticola; di cui, senza volerlo,
il santo indica l’uso migliore (in cucina): in piedi
davanti al fuoco, non sopra. (…) Per il pollo è l’ideale. Taglialo in quarti e disponi i pezzi sulla graticola a tenaglia, mettendo i lati con la pelle tutti
da una parte e le parti più grasse in basso, dove il
calore sarà più forte. Sala, macina abbondante
pepe nero, aggiungi qualche foglia di alloro e di
salvia e rametti di rosmarino. Chiudi la graticola e
metti davanti e vicina al fuoco, per prima, la parte con la pelle, la più grassa, e lasciala cuocere
finché è ben arrostita. (…) In mezz’ora circa il
pollo è cotto. (…) Chi ha provato la carne così
cucinata fa come, ai tempi di Salgari, faceva in
India la tigre dopo aver assaggiato la carne umana: non vuol più sentir altro.l
COMPETIZIONE & SVILUPPO
Genuinità
e freschezza
Le uova di Antiga Srl erano già
“bio” ed “etiche” quando ancora la
Legge non imponeva allevamenti a
terra e mangimi naturali.
L’azienda agricola Antiga, fondata nel 1960 dai
fratelli Amerigo e Nildo, ha in produzione circa due milioni
di galline ovaiole, tra quelle del proprio allevamento di Bavari e quelle di allevamenti consociati, in Piemonte e
Lombardia. Da quasi trent’anni, quando ancora non si
trattava di moda ma di rigoroso rispetto per il consumatore, Antiga scelse di allevare gli animali solo con alimenti
naturali, niente farine di pesce o carne, ma mangime a
base di granturco, frumento, erba medica e soja, selezionati e dosati in modo equilibrato: «Allora mio padre fece
una scelta di serietà - sottolinea Valentina Antiga, presidente della società, - oggi è imposto dalla Legge. I polli
destinati alle nostre tavole crescono “a terra”, ovvero liberi, alimentati con majs, soja, sorgo e frumento nelle mangiatoie. Il risultato è carne più saporita e più magra, in cui
si ritrova il gusto “ruspante” di una volta».
Uova, pollame e impianti sono sottoposti a rigorosi controlli igienico-sanitari, alcuni previsti addirittura nei contratti di fornitura alla grande distribuzione; inoltre, poiché il
pollame di Antiga non può essere curato con antibiotici o
altri farmaci che annullerebbero i benefici dei nutrimenti
naturali, in tutti gli allevamenti vengono osservate severe
norme di protezione per evitare ogni possibile contatto
con animali infetti.
Dalla fine degli anni ’80 l’azienda collabora stabilmente
con la Grande Distribuzione Organizzata. «Il nostro rapporto con la GDO - spiega Valentina Antiga - ha avuto inizio proprio grazie all’assoluta genuinità dei nostri prodotti.
È stata quindi la lungimiranza di mio padre e di un buyer
di allora a porre le basi per una relazione con la Grande
Distribuzione fondata sull’eccellenza del prodotto e sull’attenzione alla salute del consumatore. Diventare fornitori della GDO ha comportato un salto di qualità nell’organizzazione del nostro modo di lavorare, mentre gli alti
standard qualitativi imposti sono motivo di continuo miglioramento».
Dal 2005, oltre a fornire negozi e supermercati, l’azienda
ha attivato un servizio per la vendita e consegna di uova e
pollame a domicilio. «Siamo molto soddisfatti di questa
iniziativa - afferma Valentina Antiga, - che i genovesi, un
po’ per carattere e un po’ per l’età media, continuano a
preferire rispetto all’acquisto online».
Oggi in società ha fatto il suo ingresso la terza generazione. «Dopo la laurea in economia - conclude Valentina Antiga, - Simone ha deciso di continuare l’attività di famiglia,
portando idee nuove e proposte di cambiamenti».l
FRITTATA
DI UN UOVO
DA “UOVO
ALLA KOK”
DI ALDO BUZZI
L’uovo è oggi il nutrimento più a
buon mercato. Ha la proprietà di essere maschile
al singolare e
femminile al plurale. Al venditore di uova potrei
chiedere: «Mi dia il primo di quelle due uova». Se poi
volessi sapere il grado di freschezza delle uova, lo
stesso venditore mi indicherebbe tre cartelli: “fresche”, “freschissime”, “da bere”, da cui risulta che le
uova fresche sono le meno fresche. Appena si parla
di uova sorgono mille problemi. Sono migliori le uova
chiare o quelle scurette? Quelle grandi o quelle piccole? Quelle col tuorlo giallo o quelle che lo hanno
arancione? Tuorlo o torlo?... (…) l
Genova Impresa - Novembre / Dicembre 2014
49
PORTO
di Bruno Guglielmini
La sfida
di Amico & Co
Il mercato mondiale dei servizi
operativi ai mega-yacht è stimato
in 20 miliardi di euro.
Con il nuovo bacino di carenaggio
la società cantieristica genovese
è pronta a giocare le sue carte.
Lo scorso 14 novembre si è svolta la cerimonia di
inaugurazione del nuovo bacino di carenaggio realizzato
dal Cantiere Amico & Co, azienda operante nell’area di levante delle Riparazioni Navali del Porto di Genova e specializzata nella riparazione e ristrutturazione di maxi
yacht.Con il nuovo investimento, Amico & Co punta a
consolidare la propria posizione sul mercato di riferimento, che la vede tra i primi players del settore a livello internazionale, dotandosi di una struttura che consentirà di
eseguire le lavorazioni di ristrutturazione, pitturazione di finitura e di riparazione su yacht di grandi dimensioni (fino
102 m di lunghezza), in secca e in condizioni ambientali
controllate.
L’impianto è infatti dotato di un sistema di copertura mobile modulare, che fa della struttura un vero e proprio impianto polivalente. Lo caratterizza il bacino di calma e di
messa in secca in muratura per navi da diporto, completo
delle strutture impiantistiche di processo necessarie per il
mantenimento delle funzioni operative vitali delle navi durante i lavori. Il bacino potrà operare indifferentemente
nelle due modalità: nave a secco e a nave galleggiante.
Altro elemento innovativo è il sistema di copertura mobile
modulare per la protezione e il confinamento della nave e
delle attività produttive svolte a bordo, che consente, insieme all’impiantistica dedicata, di mantenere i parametri
ambientali ottimali per le attività svolte all’interno.
Da sottolineare la totale flessibilità di utilizzo del bacino di
calma o in secca, grazie alle dimensioni di altezza massima disponibili, e all’utilizzo della configurazione della copertura “aperta” per le tipologie di navi a motore e a vela
con caratteristiche fuori sagoma rispetto alle dimensioni
massime della sovrastruttura del sistema di copertura
mobile. Il nuovo impianto rappresenta l’ultimo, importante
step di una strategia di crescita tenacemente perseguita
fin dalla fondazione del Cantiere e condotta con il costante obiettivo di anticipare le tendenze del mercato, via via
sempre più orientato verso unità di grandi dimensioni e
caratterizzato da competitors internazionali che, in alcuni
casi, dispongono di aree attrezzate da 2 a 4 volte superiori a quelle di Amico & Co.
La politica dell’azienda, fatta di investimenti continui (nella
professionalità delle risorse umane, nella qualità delle lavorazioni e delle relazioni con i clienti, nelle infrastrutture) è
pertanto una “scelta obbligata”, che comporterà nel breve-medio periodo ulteriori nuove iniziative da porre al va-
glio di Autorità Portuale, che fino a oggi ha dato credito ai
piani industriali dell’azienda e ne ha consentito la realizzazione: tali proposte riguardano sia l’acquisizione e relativa
infrastrutturazione necessità di nuove aree produttive, sia
temi di più ampio respiro quali il processo di privatizzazione in atto dei bacini “pubblici” del Porto di Genova e la
darsena nautica. Tutto ciò, in un’ottica di sviluppo che
non riguarda soltanto Amico & Co: l’attività cantieristica
dedicata al refit rappresenta infatti soltanto una delle filiere
produttive coinvolte, qualora Genova diventasse un polo
di attrazione per il mercato dei mega yacht.
Il refit e service costituiscono solo una parte dei servizi
operativi che possono essere forniti ai mega-yacht e che
rappresentano a livello mondiale un mercato molto ampio
- del valore di circa 20 miliardi di euro e in costante crescita - comprendente la cantieristica, i servizi a terra, le professionalità di bordo e il turismo. Quindi, le opportunità di
mercato per l’attività di Amico corrispondono a concrete
e notevoli occasioni di sviluppo per tutta la filiera produttiva genovese e regionale, la quale ha potenzialità importanti ad oggi sfruttate pochissimo: cogliere tali occasioni
significherebbe accedere a un mercato che, per le attività
complementari al refit, può generare un volume d’affari
pari a circa 8 volte il valore del refit stesso. Tutte istituzioni
preposte al governo del territorio, non solo Autorità Portuale, dovrebbero pertanto porre particolare attenzione
alle necessità di un settore che è in grado di garantire lavoro e sviluppo e può, pertanto, rappresentare un fattore
strategico per l’intera economia ligure. Di fronte a un settore in grande crescita e collegato a tanti ambiti differenti,
bisogna sviluppare e poi integrare tutte le filiere produttive
coinvolte. La sfida è fare sistema e investire su di esso,
perché il nostro territorio ha in sé tutti i requisiti per coniugare al meglio cultura, turismo e business. E Genova, all’interno di questo sistema, può diventare un home port di
assoluta eccellenza in area mediterranea: oggi abbiamo
un’occasione importante per conseguire questo obiettivo
attraverso le scelte che dovranno essere fatte, ad esempio, su temi quali il ridisegno del waterfront di levante e
l’utilizzo della darsena nautica. Vincere su un mercato globale come questo è molto più di una possibilità: tutto dipende dalle risposte che saremo in grado di dare.l
Bruno Guglielmini è
Amministratore delegato di Amico & Co.
PICCOLA INDUSTRIA
di Alessandro Brenna
PMI DAY
Imprese allegramente invase
da ragazzi e ragazze nel
giorno che la Piccola
Industria di Confindustria
apre le porte agli studenti.
Mondo del lavoro e scuola
si incontrano in fabbrica.
Quinta edizione del PMI Day, l’iniziativa organizzata
da Piccola Industria di Confindustria in collaborazione
con le Associazioni territoriali del Sistema nell’ambito della Settimana Europea delle PMI. Oltre 700 le imprese coinvolte su tutto il territorio nazionale e 30.000 gli studenti
e gli insegnanti che hanno partecipato all’iniziativa, aperta
anche alle famiglie, ai rappresentanti di enti locali e ai
giornalisti. Un dato significativo che si somma ai 100.000
giovani coinvolti complessivamente nelle quattro precedenti edizioni. L’obiettivo del PMI Day è portare i giovani a
diretto contatto con la realtà delle imprese, nelle fabbriche, e rafforzare la collaborazione e il dialogo tra mondo
dell’istruzione e mondo dell’impresa. Proprio per dare
continuità al rapporto con i giovani, l’iniziativa è inserita in
Industriamoci, un progetto che raccoglie tutte le iniziative
che Piccola Industria con i tanti Comitati territoriali organizza nell’arco dell’anno. Per l’occasione, anche quest’anno le aziende del Gruppo Piccola Industria di Confindustria Genova, guidate dal presidente Andrea Carioti,
hanno aperto le porte ai giovani e al futuro: 31 aziende
associate di produzione e di servizio, individuate secondo
gli interessi e le richieste provenienti dalle scuole stesse,
hanno infatti accolto circa 1.300 studenti provenienti da
22 scuole e i loro insegnanti. L’iniziativa ha consentito ai
giovani di entrare in contatto con il ciclo produttivo e di interloquire direttamente con gli imprenditori, avvicinandosi
alle dinamiche del lavoro. Per le aziende si è trattata, invece, di un’opportunità importante per trasmettere la
passione e l’entusiasmo di fare impresa e per informare le
scuole in merito alle competenze e ai profili professionali
52 Genova Impresa - Novembre / Dicembre 2014
LE SCUOLE
• Scuola media Comprensivo Campomorone
• Scuola media Comprensivo Sampierdarena
• Scuola media Comprensivo Sestri Levante
• Scuola medi Comprensivo Sturla
• Scuola media Comprensivo S. Fruttuoso
• Istituto tecnico Deambrosis Natta
• Istituto professionale Duchessa di Galliera
• Istituto tecnico Einaudi Casaregis Galilei
• Istituto tecnico Firpo Buonarroti
• Istituto professionale Gaslini Meucci
• Istituto tecnico Gastaldi Abba
• Liceo Gobbetti
• Istituto tecnico In Memoria dei Morti per la Patria
• Liceo Leonardo Da Vinci
• Liceo Liceti
• Istituto tecnico Majorana Giorgi
• Liceo Marconi Delpino
• Istituto tecnico Montale
• Istituto tecnico Nautico S. Giorgio
• Istituto tecnico Odero
• Istituto professionale Rosselli
• Istituto tecnico Vittorio Emanuele Ruffini
più richiesti. Il PMI Day impone una riflessione sul mondo
della piccola e media impresa, che rappresenta il vero
tessuto economico del Paese: in Italia esistono, infatti,
4,5 milioni di aziende, di cui il 96% ha meno di 10 dipendenti. Le piccole e medie imprese sono dunque il motore
dell’economia italiana, anche se il loro ruolo primario all’interno della società e la loro forza spesso non sono riconosciuti come dovrebbero. È la forza che esprimono
quotidianamente con la creatività e con le idee, che devono essere sempre più innovative, per non finire ai margini
o addirittura esclusi dal mercato. È la forza che consente,
ogni giorno - ormai da troppi anni - di resistere alla crisi.
Un sentito ringraziamento va a tutti i ragazzi e agli insegnanti che hanno partecipato e alle imprese che hanno
reso possibile questa giornata, riservando al progetto entusiasmo e tempo prezioso.l
Alessandro Brenna è Vice Presidente Piccola Industria Confindustria Genova
LE IMPRESE E I SETTORI
ERRATA CORRIGE
Alimentari
Centrale del Latte di Torino
Ekaf
Riunione Industrie Alimentari
Cartai, Cartotecnici, Editori, Grafici
Arti Grafiche Bicidi
Ditta Giuseppe Lang
Chimici e Farmaceutici
A.L.S.O.
FACI
Helan Cosmesi di Laboratorio
Saponificio Gianasso
Finanza e Assicurazioni
Unicasim
Immobiliari
Giacomazzi
Impianti e Manutenzione
Tassano Inserimenti Lavorativi
Informatica
FIRE
F.O.S.
Gruppo Sigla
Infinity Technology Solutions
Softjam
Volo Cardmultiservice
Logistica e trasporti
Aeroporto di Genova
Metalmeccanica
Arinox
Eurocontrol
Maxima Gradi
Ruths
San Giorgio Seigen
Porto
SAAR Depositi Portuali
Sanità
Cappuccine
Servizi all’impresa
Docks Lanterna
Turismo
Costa Edutainment
Incoming Liguria
Porto Antico di Genova
Sol Melia Italia
Nel n. 5/2014 di Genova Impresa, nella sezione
dedicata al Convegno di Napoli della Piccola Industria di Confindustria (pagine da 56 a 61), il virgolettato a commento della relazione del presidente Alberto Baban, attribuito a Fausto Agostini
(Tecnoprocess Automation Srl), non è stato correttamente riprodotto.
Ce ne scusiamo con l’interessato e riportiamo,
qui di seguito, il testo originale.
«Chi legge mi perdonerà se
inizio questa mia breve riflessione citando 3 date: 15 ottobre 2010; 12 ottobre 2012; 3
ottobre 2014. Sono le date
degli ultimi tre Forum della
Piccola Industria: bene, in
ognuno di questi, noi imprenditori, per voce dei nostri Presidenti (ora Alberto Baban, prima di lui Vincenzo
Boccia e ancor prima Giuseppe Morandini), abbiamo sempre cercato di fare un’analisi seria del contesto politico-economico, facendo proposte costruttive al governo di turno. La cosa che più mi
lascia sconcertato è che, nonostante il passare degli anni, ancora oggi dobbiamo riprendere temi e
problematiche già trattati, perché ancora privi di
una soluzione da parte dei governi che si sono
succeduti, prima Mario Monti, poi Enrico Letta e
ora Matteo Renzi. Qualche esempio? Un serio
piano di politica industriale; riduzione della spesa
pubblica e del carico fiscale; costo dell’energia; internazionalizzazione; innovazione. Bene ha fatto,
quindi, il presidente Baban a richiamare ancora
una volta l’attenzione su questi temi e non solo.
Qualcosa, per la verità, è stato fatto e forse qualcosa si farà, ma i tempi di risposta devono essere
rapidi, perché il nostro Paese è in coda al gruppo
e, se non vuole essere definitivamente staccato,
deve finalmente cambiare passo. Da parte nostra,
non molliamo. Continueremo a produrre, innovare, internazionalizzare, lottare per un futuro migliore e lo faremo con dignità, rabbia e passione.
Non ci accontenteremo fino a quando non avremo risposte, perché qui sono in gioco non solo le
nostre imprese, ma il destino del Paese.
Auspico che al prossimo Forum si possa fare un
consuntivo di ciò che è stato fatto e non di quello
che si doveva, o poteva, fare. Sperando che non
sia troppo tardi...».
Genova Impresa - Novembre / Dicembre 2014
53
GIOVANI
BOOT
CAMP #3
A Camogli, la terza
edizione del Boot
Camp,
l’iniziativa di
formazione e team
building organizzata
dai Giovani
Imprenditori
genovesi.
LORENZO QUILICI
Entusiasmo, confronto, appartenenza, riflessione.
Queste le parole che hanno caratterizzato il “Boot Camp
#3” del Gruppo Giovani Imprenditori (GGI) di Confindustria Genova svolto dal 20 al 22 novembre scorso nella
meravigliosa cornice di Camogli. L’evento, anche quest’anno realizzato con il coordinamento didattico delle
Commissioni congiunte e la sponsorship di Erg, è stato
inaugurato con una cena di benvenuto al “Cigae”, locale
sulle alture di Santa Margherita con vista mozzafiato.
“Abbattiamo muri, costruiamo ponti”: con questa efficace
frase si è presentato il 21 novembre, nell’aula del “Cenobio dei Dogi”, splendida sede dell’evento affacciata sul
mare, Riccardo Parigi, fondatore di Must - società genovese di comunicazione e formazione aziendale - dando
così il via alla prima giornata. Parigi ha fatto riflettere i partecipanti sulla differenza tra squadra e gruppo e su come
si possa condurre un team passando da essere capo a
essere leader. Particolarmente apprezzata per il significativo messaggio trasmesso è stata la proiezione del video
di Julio Velasco - celebre allenatore della nazionale italiana di pallavolo anni ’90 - in cui egli afferma, durante un intervento inerente il team building, che “gli schiacciatori
non parlano dell’alzata, la risolvono”. I giovani imprenditori hanno poi messo in pratica, divisi in tre gruppi, quanto
appreso sullo spirito di squadra attraverso la “Marshmallow Challenge”, avvincente e simpatica gara di project e
team management consistente nel progettare e creare la
costruzione più alta avendo a disposizione solo 20 spaghetti, un marshmallow, scotch e spago.
Nel pomeriggio è intervenuta in aula Simona Franceschini
di FIRE, società genovese di formazione, focalizzando la
prima parte del suo intervento sul concetto di qualità:
ognuno dei giovani imprenditori ha fornito un personale
parere su cosa significhi offrire qualità ai propri interlocutori. In seguito Franceschini ha condotto i partecipanti a
un’attenta e proficua analisi SWOT al fine di valutare i
punti di forza, debolezza, le opportunità e le minacce in
riferimento al GGI. Molteplici gli spunti emersi che verranno fatti propri dai giovani imprenditori per rendere l’attività
del gruppo ancora più di stimolo sia per Confindustria
stessa che, in generale, per la città.
Al ristorante “Rosa”, cibo prelibato, buon vino e vista meravigliosa su Camogli hanno accompagnato le riflessioni
e le proposte per il futuro del GGI derivanti dagli efficaci
stimoli dei docenti. L’indomani, giornata conclusiva, Simona Franceschini ha guidato i partecipanti in un percorso che, coniugando formazione e coaching, è stato volto
a riflettere su cosa possa significare l’eccellenza per un’azienda e come si possa configurare l’equilibrio dei rapporti interpersonali in un contesto di gruppo.
“Mille miglia cominciano con un passo”: questo proverbio
cinese, citato da Kennedy, può riassumere l’esperienza
vissuta dai venti giovani al “Boot Camp #3”, un’esperienza ricca di valori - in primis l’amicizia e l’ottimismo - che
ha permesso non solo di consolidare il legame tra i partecipanti, ma anche di rafforzare l’identità del gruppo attraverso un re-thinking delle attività associative, per guardare al 2015 da protagonisti.l
Genova Impresa - Novembre / Dicembre 2014
55
GIOVANI
di Ilaria Abignente di Frassello
Fatti
In Italia
A Napoli, il 29º Convegno
di Capri per Napoli dei
Giovani Imprenditori.
Siamo quelli che si sono stancati di ascoltare, per
decenni, uomini politici che parlando di crescita e investimenti e di cosa devono fare o non fare le imprese, che
“muoiono su barricate sulle quali non sono mai stati” (F.
Mitterrand). Quelle barricate sono le aziende. E non si impara a conoscerle solo per sentito dire, bisogna entrarci
dentro. Perché non si arriverà mai a conoscere che odore
ha l’acciaio quando fonde, che amaro sapore ha la sconfitta quando si perde una commessa, che rumore fa una
fabbrica vuota perché si sono dovuti mettere in mobilità
tutti gli operai. Ma anche la soddisfazione che si prova
lanciando una nuova linea di produzione o ricevendo la
conferma di un ordinativo per cui si è lavorato tanto.
Quella sensazione di “sporco buono”, quel “profumo di
fabbrica” che rimane addosso dopo una giornata in
azienda, indipendentemente dal fatto che si producano
vernici o filati. Siamo quelli che stanno su quelle barricate
ogni giorno e per questo siamo quelli che, se la politica
vuole, possiamo fargliele conoscere davvero le nostre
aziende... far vedere “cosa c’è dentro”.
Queste solo alcune delle parole del discorso del Presidente del Gruppo Giovani di Confindustria, Marco Gay,
per il 29º Convegno di Capri per Napoli, lo scorso 24 e
25 ottobre.
Come intuibile dal titolo “Fatti. In Italia”, quest’anno i temi
che hanno contrassegnato due giorni di forte confronto e
grande energia sono stati, appunto, i “fatti”, il made in
Italy, i nostri prodotti, le nostre scelte. Fatti che chiediamo
di sostituire alle parole. Soprattutto pensando alle tante
forme del made in Italy amato, desiderato e imitato in tutto il mondo, simbolo della nostra eccellenza e che, malgrado la crisi, malgrado la competizione, malgrado le
contraffazioni, resiste a tutto e macina successi.
Tutto questo insistendo sulla scelta di dare un futuro industriale all’Italia e volendo decidere quale sarà il posto
delle nostre aziende in Europa.
Come ha detto Marco, noi siamo quelli che stanno dietro
alle barricate e lo dimostriamo lottando ogni giorno e scegliendo di rimanere per cambiare questo paese.
Tra gli straordinari ospiti del Convegno, molti contribuiscono per cambiare il nostro Paese. Come Luciana delle
Donne, che dopo una “vita precedente” ai vertici del
mondo della finanza, oggi, a tempo pieno si dedica a una
cooperativa sociale dove le detenute del carcere producono oggetti diversamente utili. Un nuovo approccio di
marketing sociale (con elevato impatto ambientale), in forza del quale l’ex signora della finanza oggi interviene nelle
maggiori Università italiane per parlare di BIL (Benessere
Interno Lordo), come nuova misurazione della ricchezza.
Un’altra grande testimonianza è stata quella di Vito Gulli,
Presidente di Generali Conserve, società che detiene il
marchio Asdomar. Gulli ha creduto così fortemente nel
nostro Paese da riportare tutto il ciclo produttivo del tonno in Sardegna garantendo la sostenibilità della pesca,
portando occupazione sul territorio e aumentando il potere d’acquisto delle persone. Il successo attuale della sua
azienda è un’importante testimonianza della vittoria della
scommessa sull’Italia.
La grande novità di quest’anno che ci ha molto entusiasmato è stato il cosiddetto “Speaker Corner”, creato per
consentire ad alcuni giovani imprenditori di esprimere in
maniera diretta ed in viva voce le proprie esperienze e le
proprie riflessioni.
Così, per 2 minuti ciascuno, alcuni colleghi e io stessa
siamo saliti sul palco davanti a tutta la platea per raccontare la nostra esperienza personale, la nostra visione del
movimento, i nostri desideri per il futuro di questo Paese.
Il tutto avendo come tema centrale una delle parole chiave del nostro triennio di presidenza. Parola chiave che,
nel mio caso, è stata “Responsabilità”.
Come ho detto quel giorno, una meravigliosa Responsabilità, che caratterizza la mia attività quotidiana. Responsabilità che sento di dovere al mio Paese, alle persone
con cui lavoro e che sento il diritto di chiedere ai miei coetanei, ma soprattutto alle persone che ci governano.
Con l’intervento del presidente Giorgio Squinzi e con l’inno alla bellezza raccontato da Oscar Farinetti si è chiuso
questo ventinovesimo Convegno, sullo sfondo di una Napoli indimenticabile per le sue affascinanti contraddizioni,
ma soprattutto per il suo fascino straordinario, che le assegna il ruolo indiscutibile di “testimonial” dell’eccellenza
del made in Italy.l
Ilaria Abignente di Frassello è coordinatore della Commissione Leadership &
Management del Gruppo Giovani Imprenditori di Confindustria Genova
COMUNICAZIONE
di Max Morales
Vivere
il brand
Il Festival Internazionale del Film
di Roma offre ai propri sponsor spazi
adeguati dove sviluppare modelli di
comunicazione e di marketing
innovativi, efficaci e riproducibili
anche nei grandi eventi genovesi.
Tra il 16 e il 25 ottobre si è svolto a Roma la nona
edizione del Festival Internazionale del Film.
Essendo un grande appassionato di Cinema, frequento
questo Festival da diverso tempo; in questa edizione però, mi è sembrato interessante fare qualche riflessione
che lega la mia passione per il cinema con la mia professione legata al mondo della comunicazione. In particolare, ho sondato l’aspetto della sponsorizzazione del Festival del Cinema di Roma quale efficace occasione per la
brand awareness (e come questa possa davvero essere
un veicolo per muovere il business). Ebbene, secondo
quanto ho avuto modo di constatare, questo evento offre
alle aziende l’opportunità di una sponsorizzazione di valore, e il modello può essere replicato anche in Liguria con
occasioni del calibro del Salone Nautico internazionale o
Euroflora.
La prima considerazione riguarda il target. Diversamente
da quanto ci si possa immaginare, il Festival di Roma è
un luogo dove i romani decidono di passare la domenica
o un pomeriggio libero con la famiglia; inoltre, appassionati di cinema di tutta Italia approdano qui per godere dei
film e delle suggestioni tipiche del Festival. Non bisogna
immaginare il target quindi, composto soltanto da cinea-
58 Genova Impresa - Novembre / Dicembre 2014
sti, critici, attori e via dicendo. Si tratta di un pubblico
molto più vario, un pubblico che certamente ha una buona capacità di spesa (visto il prezzo dei biglietti del cinema in anteprima) e una buona cultura. Il pubblico degli
sponsor si allarga ulteriormente con l’aiuto dei media
partner della manifestazione che quest’anno erano RAI
(con una serie di canali dedicati), l’agenzia fotografica
Getty Images e Wired. Non solo, ma l’evento, vista la sua
portata di “costume e gossip”, trova sempre il modo di
essere raccontato dalle edizioni principali dei Tg.
Va detto, inoltre, che un Festival del Cinema è una vera e
propria città temporanea, dove appassionati e addetti ai
lavori decidono di stare per molto tempo lungo tutti i giorni di festival. Gli spazi destinati agli sponsor non sono
classici stand ma veri e propri temporary shop a piano
strada, che hanno, quindi, tutte le possibilità per farsi notare e finiscono per avere lo scopo di intrattenere i presenti nei “tempi morti”, tra un evento e l’altro. Essere bravi intrattenitori creando una sorta di “live social brand engagement” porta quindi risultati notevoli.
Un esempio per tutti è quello di Nespresso, uno dei dieci
sponsor di questa edizione. Nespresso è andato oltre la
semplice offerta/degustazione di caffè e ha creato un ca-
se history, a mio avviso, interessante. Chi arrivava al
“punto Nespresso”, infatti, veniva accolto da uno dei ragazzi (in divisa ufficiale) e veniva accompagnato di fronte
a un iPad. All’avventore veniva proposto un test con lo
scopo di capire quale, tra i tanti caffè Nespresso, fosse il
suo preferito. Per effettuare il test e continuare il giocodegustazione era necessario inserire una propria e-mail e
una serie di altri dati facoltativi.
Completato il test arrivava il momento della degustazione
del caffè, risultato dalla prova appena svolta. Ultimata la
degustazione, al soggetto veniva proposta la promozione
per l’acquisto della macchina Nespresso. Qualora non interessato, veniva accompagnato fuori dallo shop (da un
altro accesso) con la promessa del regalo di una tazzina
con impresso il nome del caffè preferito. In quest’altra zona dello shop, ad attendere l’avventore c’era una ragazza
che, dopo aver regalato la tazzina, pregava il premiato di
fare un selfie con l’oggetto conquistato. E così si concludeva l’esperienza. Un giro sulla giostra del brand quindi,
5 minuti in un percorso a tema creato per emozionare.
Non è necessario essere dei semiologi per capire che
Nespresso ha proposto ai suoi visitatori una narrazione,
un percorso sensoriale a tema destinato a lasciare un ri-
cordo nella memoria. La conclusione dell’esperienza con
il selfie poi, porta l’esperienza oltre il qui e ora e lega il
soggetto al brand. Ritengo che questo sia un caso emblematico di “live social engaging”, e cioè di come si possano replicare in uno spazio fisico le stesse dinamiche
che si propongono on line, tramite i social media.
Se Nespresso avesse usato il suo spazio soltanto per
permettere la degustazione del caffè e per esporre il suo
prodotto avrebbe perso una grande occasione per creare stabili relazioni con il suo target. Nespresso, invece, ha
scelto di favorire una conversazione con il proprio target,
che per sua natura è più gratificante e più memorabile
per il cliente.
Per capire quanto sia complessa la struttura del format di
sponsorizzazione del Festival si può navigare la pagina
partners sul sito (www.romacinemafest.it). Questa complessità favorisce la possibilità per le aziende interessate
di trovare il format giusto per la propria proposta, nell’ottica di una sponsorizzazione sempre più dinamica e meno
legata alle logiche della sola esposizione del brand.l
Max Morales è delegato alla Piccola Industria
della Sezione Comunicazione di Confindustria Genova
Genova Impresa - Novembre / Dicembre 2014
59
CSR
di Francesca Sanguineti
Vince
il team
building
L’Associazione La
dimora accogliente
Onlus e Netafim
Italia Spa vincono
l’edizione 2014 del
Premio Esperienze
Innovative di
Partnership Sociali,
promosso da
Confindustria
Genova e da Celivo.
FRANCESCO DE VINCENZI
e LUCA OLCESE
Anche quest’anno, per il decimo consecutivo, Celivo (Centro Servizi al Volontariato) e Confindustria Genova
hanno proposto l’iniziativa “Esperienze Innovative di Partnership Sociali”, che premia un progetto realizzato congiuntamente sul territorio ligure da un’Organizzazione di
Volontariato e da una o più imprese. L’edizione 2014 ha
raggiunto il record in termini numerici di soggetti coinvolti,
tra Associazioni, Aziende, Istituzioni. I progetti sono stati
complessivamente sedici, vagliati da un Comitato Paritetico composto da rappresentanti di Confindustria e Celivo
in ugual numero. Il Comitato ha analizzato e quindi eletto
un vincitore secondo criteri di originalità, miglioramento
degli aspetti sociali e ambientali, valore sociale dell’iniziativa nei confronti degli stakeholder; capacità di coinvolgere attori sociali diversi; trasferibilità e riproducibilità. L’Associazione di volontariato vincente ha ricevuto la somma
di mille euro. I progetti hanno abbracciato una grande varietà di contesti: la disabilità, la malattia, la tutela dell’ambiente, il supporto alle persone anziane, il supporto ai giovani rispetto al lavoro, all’autonomia, al disagio sociale, alla prevenzione della salute.
Il vincitore
Progetto Sottocolle: l’orto verticale
Ass. La dimora accogliente Onlus
con Netafim Italia Srl
Un’esperienza di Team Building per i dipendenti
aziendali finalizzata alla realizzazione di un orto
verticale negli spazi esterni della casa-famiglia che
accoglie adolescenti in stato di grave disagio nel
loro percorso di autonomia. L’entusiasmo del
Team ha superato ogni aspettativa e si è tradotto
nella realizzazione, oltre all’orto, di altri interventi
migliorativi della casa.
La casa dei capitani coraggiosi
Abeo Liguria
(Ass. Bambino Emopatico Oncologico)
con RINA Spa
Realizzazione della nuova casa di ospitalità dove verranno ricavati otto mini appartamenti e un grande spazio comune a disposizione dei pazienti ricoverati presso il Dipartimento di onco-ematologia dell’ospedale Gaslini e delle
loro famiglie.
A Scuola di salute orale tra alimentazione
e igiene della bocca
Ass. Arkè - Un dentista per amico
con Micerium e Latte Tigullio
Progetto di educazione igienicosanitaria rivolto a minori in
stato di disagio socioeconomico residenti in strutture protette. Ha l’obiettivo di insegnare l’importanza di un’alimentazione sana e della prevenzione per migliorare la sensibilità verso la profilassi e le cure dentistiche. La salvaguardia
dell’aspetto funzionale e della salute si coniuga con la va-
lorizzazione della cura di sé, dell’autostima, dell’aspetto
della persona nelle sua vita relazionale.
Parkinson: la spesa fatta in casa!
Ass. Ligure Parkinson Onlus
con BASKO Spa Gruppo Sogegross
Con questa iniziativa i membri dell’associazione possono
fare la spesa in autonomia senza trasferimenti fisici, attraverso un sito web e un numero verde. I prodotti vengono
consegnati gratuitamente a domicilio.
Campagna di comunicazione CEPIM
CEPIM (Centro Italiano Down Onlus)
con Yoge Design e Gooocom
Un’importante campagna di comunicazione finalizzata a
mettere in relazione sia l’interno dell’associazione, sia l’esterno, quindi il pubblico, su una importante fase di cambiamento della vita associativa.
Pulizia della “Roggia Barabino”
Ass. G.A.U. Giovani Amici Uniti
con Fratelli Drago Sas
La collaborazione ha visto la pulizia e la messa in sicurezza in tempi record di un tratto della “Roggia Barabino” canale artificiale posto sul lato monte di Via Struppa - dopo l’alluvione verificata a Genova nel mese di ottobre
2014.
Nelle scorse settimane sono stati diffusi a livello nazionale i risultati della prima rilevazione sul lavoro volontario, frutto della convenzione stipulata tra Fondazione Volontariato e Partecipazione, Istat e la rete dei
Centri di Servizio per il Volontariato CSVnet. Risultati
che per interesse collettivo invito a visionare interamente alla fonte (www.istat.it), di cui ne cito alcuni significativi: circa un italiano su otto svolge attività gratuite a beneficio di altri o della comunità. In Italia il numero di volontari è stimato in 6,63 milioni di persone;
gli uomini sono più attivi delle donne (13,3% contro
11,9%), per via di una maggiore presenza maschile
nel volontariato organizzato. I volontari appartengono
prevalentemente alla classe di età 55-64 anni
(15,9%). La percentuale di chi presta attività volontarie cresce con il titolo di studio: il 22,1% di coloro che
hanno conseguito una laurea ha avuto esperienze di
volontariato contro il 6,1% di quanti hanno la sola licenza elementare. Considerando la condizione occupazionale, i più attivi risultano gli occupati (14,8%) e
gli studenti (12,9%). La partecipazione è massima tra
i componenti di famiglie agiate (23,4%). La ricaduta
del volontariato nella vita personale, suddivisa nelle tipologie relazionale, civica e di benessere, ritorna questi risultati: il 51,6% di chi fa volontariato ha allargato
la rete dei rapporti sociali, il 51,3% ha sviluppato una
coscienza civica/politica e il 49,6% si sente meglio
con se stesso. (F.S.)
Genova Impresa - Novembre / Dicembre 2014
61
Adotta una merceria
Centro di solidarietà
della Compagnia delle Opere Liguria
con Simona Traverso e Gadiel Group Saa
Il progetto ha simboleggiato l’attenzione del volontariato
verso le aziende genovesi alluvionate: un negozio genovese storico, fortemente danneggiato, è stato “adottato”
nei locali dell’associazione, mentre i volontari hanno promosso la vendita della merce recuperata, per dar modo
all’imprenditrice di lanciare nel minor tempo possibile una
nuova attività.
La luce di un gesto
Civitas Humana per la Fraternità onlus
con Il Gourmet di Orsa
Organizzazione di due cene solidali contestualizzate in un
vasto progetto di raccolta fondi realizzato da una rete di
associazioni, parrocchie, una scuola elementare e con un
contributo dell’Amministrazione comunale. Tutte le raccolte sono confluite in un unico fondo, suddiviso e utilizzato secondo criteri stabiliti dalla rete.
Creazione di un laboratorio di gelato artigianale
Consulta Diocesana per le attività
in favore dei minori e delle famiglie Onlus
con Rete Sas di Franco Storace & C.
Offerta ai ragazzi dei centri della Consulta di imparare un
mestiere e di praticarlo subito. L’iniziativa crea un laboratorio di produzione di gelato artigianale di alta qualità, all’interno del quale operano ragazzi usciti dal circuito di
protezione e tutela della Consulta e nel quale vengono inseriti, a turnazione, altri ragazzi ancora accolti nelle comunità per un percorso graduale di avvio al lavoro.
Operazione Mare pulito
Guardia Costiera Ausiliaria Regione Liguria
con Ecoboat Service Staf Sas
Progetto finalizzato a formare e addestrare i volontari nel
settore dell’antinquinamento marino e migliorare e potenziare il servizio di Tutela Ambientale. Il progetto vuole anche contribuire a rispondere all’esigenza di maggiore sicurezza ambientale in un contesto planetario di rapido
cambiamento climatico grazie al quale il fragile territorio
ligure viene colpito da importanti calamità naturali.
@labora
Famiglie per l’accoglienza
con Wyscout Spa
Il progetto accompagna gradualmente nel mondo del lavoro giovani con problematiche sociali, abbandono scolastico e handicap attraverso l’orientamento e tutoraggio
in ambito lavorativo. L’obiettivo è ridare ai giovani la consapevolezza del loro valore attraverso un programma
personalizzato che coinvolga attivamente le aziende in
un’esperienza di accoglienza lavorativa.
Mi afFIDO a te - Pet therapy in hospice
Associazione Gigi Ghirotti
con Almo Nature Spa
Il progetto propone la pet therapy come integrazione alle
cure palliative in Hospice con l’obiettivo di favorire il be-
62 Genova Impresa - Novembre / Dicembre 2014
nessere e la migliore qualità di vita di pazienti e familiari
tramite l’intervento del cane come catalizzatore di emozioni. Il programma inizia con le Attività Assistite dagli
Animali, interventi di tipo ludico ricreativo per facilitare la
socializzazione, con la possibilità di passare a Terapie
Assistite dagli Animali con interventi individuali e obiettivi
specifici.
Esplorazione e avventura
Il Porto dei Piccoli Onlus
con il Terminal Contenitori Porto di Genova
L’esplorazione è una giornata dedicata ai bambini in cura
presso le strutture dove il Porto dei Piccoli è impegnato:
Ospedale Gaslini, Pediatria di Sanremo, Imperia, Pietra
Ligure, Savona, La Spezia, per scoprire una delle realtà
del territorio ligure d’interesse artistico, turistico, culturale.
Si tratta di un’importante occasione di apprendimento in
cui viene coinvolta tutta la famiglia, finalizzata al dialogo e
alla socializzazione.
Prevenzione odontoiatrica per gli anziani
Auser Liguria Volontariato
con Genoveva Uno Srl
Una partnership sperimentale con il doppio scopo di informare gli associati sulle buone prassi per garantire una
sana igiene orale (prevenzione); rispondere a quesiti sul
tema; fornire una visita gratuita; comunicare sconti sulle
cure e le prestazioni gratuite riservate; monitorare, con lo
studio delle domande più frequenti con lo scopo di perfezionare l’attività sperimentale e di renderla migliore nelle
azioni future.
Una App per restare informati
sulla donazione del sangue
AVIS Liguria
con DGS Spa
Il progetto ha previsto la realizzazione di una App per dispositivi Android che fornisce le informazioni fondamentali
sulla donazione del sangue e le news sanitarie emanate
dal Centro Nazionale Sangue e dai Centri trasfusionali. È
inoltre uno strumento di consultazione del calendario con
giornate e orari di donazione nei 40 punti di raccolta AVIS
fissi e mobili presenti nella regione Liguria. L’App prevede
i riferimenti e i recapiti di tutta l’associazione.
La città e la mente
ALFAPP (Associazione Ligure Famiglie
Pazienti Psichiatrici)
con Il Calice e la Camera di Commercio
Intento è divulgare le attività dell’Associazione affinché
sempre più persone bisognose possano conoscerle e
utilizzarle, più volontari possano prestare il loro servizio,
maggiore collaborazione e condivisione di buone pratiche
possano essere realizzati con gli Enti Pubblici.
Per ottenere il massimo coinvolgimento sono state organizzate due giornate di riflessione, confronto e approfondimento culturale che hanno coinvolto persone comuni,
utenti, loro famiglie, i volontari, imprese e gli enti in un’esperienza di integrazione e partecipazione attiva.l
LA CITTÀ
di Manuela Arata
Soddisfazione di organizzatori e
visitatori per l’edizione 2014
del Festival della Scienza,
dedicata al Tempo.
La sfida è ora creare
un contesto dove i giovani di
talento possano trasformare
le idee in imprese.
Futuri
scienziati
e imprenditori
Nonostante le difficilissime condizioni al contorno
si conferma anche quest’anno il grande successo del Festival della Scienza, che si è chiuso il 2 novembre con
180 mila visite.
Superati in extremis i problemi di budget dovuti al fatto
che il bilancio 2013 si è chiuso in perdita (a causa del
mancato finanziamento ministeriale che il nuovo Governo
per fortuna sta cercando di recuperare) e a ulteriori riduzioni di contributi da Istituzioni e sponsor per l’edizione di
quest’anno, è stato un Festival più breve, con il Ponte dei
Santi sovrapposto al week end, meno capiente per contenere le spese delle sedi e gli investimenti per mostre e
laboratori, in una città uscita da pochissimo dal dramma
dell’alluvione che ha ovviamente scoraggiato le famiglie di
fuori a venire a Genova e costretto le classi locali a ridurre
le uscite per recuperare le lezioni perse a causa delle numerose allerta del mese di ottobre... Di fronte a un calo
anche del 50% di afflusso turistico, il Festival ha tuttavia
registrato una buona “tenuta” numerica e un ottimo riscontro di critica da parte del pubblico, dei media e del
mondo scientifico e imprenditoriale.
Direi che gli elementi più significativi dell’edizione 2014,
dedicata al Tempo, sono stati: 1) uno straordinario coinvolgimento di pubblico alle conferenze, legato alla coincidenza del tema del Festival con gli interessi dei cittadini,
in particolare per quanto riguarda le questioni dei cambiamenti climatici e del tempo meteorologico, e ai temi di attualità affrontati con grandi specialisti, come le pandemie,
che tanto impatto hanno avuto nella comunicazione degli
ultimi mesi; 2) una rinforzata presenza delle organizzazioni
64 Genova Impresa - Novembre / Dicembre 2014
di ricerca, che negli anni si sono convinte dell’opportunità
di investire sul rapporto tra scienza e società: con l’ingresso dell’Istituto Italiano di Tecnologia e dell’INRIM (Istituto di Metrologia) - che si sono aggiunti a Università di
Genova, CNR, INFN e INAF - e con il debutto della Fondazione Bruno Kessler di Trento, anche quest’anno il Festival è stato in grado di ospitare iniziative di grande qualità pur con un budget molto ridotto; 3) una solida presenza delle Istituzioni nazionali ed europee: dall’Aeronautica
Militare, che ha portato tecnologie avanzatissime e personaggi di grande attualità, come Luca Parmitano, Ambasciatore del semestre di presidenza italiana dell’Unione
Europea, coinvolto in un bellissimo dialogo con Samantha Cristoforetti, in procinto di partire per la SSI, e con il
Ministro Roberta Pinotti, da sempre frequentatrice del Festival, al Ministero degli Esteri, che attraverso la rete degli
Addetti scientifici ha organizzato tre bellissimi appuntamenti coinvolgendo, tra gli altri, Fabiola Gianotti, nominata pochi giorni dopo Direttore del CERN di Ginevra; dalla
Commissione Europea, che ha registrato 35mila visite allo
European Space Exhibit allestito al Mandraccio, allo European Research Council, l’agenzia che finanzia la ricerca
di eccellenza in Europa, uscito all’esterno per la prima
volta a Genova con il Presidente Bourguignon e tre
straordinari champion vincitori di grant per progetti di
punta in vari settori, alla Francia - il Paese Ospite di questa edizione - che ha inaugurato il Festival con Serge Haroche, Premio Nobel per la Fisica, e ha dato il senso del
grande investimento in conoscenza che questo Paese
sta facendo (non a caso nel 2014 ha vinto ben due premi
Nobel) attraverso mostre, laboratori e conferenze su tanti
temi diversi; 4) delegazioni estere in visita per acquisire
spunti e verificare di persona come è fatto il Festival della
Scienza “più bello del mondo” (cfr Marc Abrahams and
John Cacioppo, Chicago AAAS 2014): dai Giapponesi di
Nikon e Jeol, cui abbiamo proposto di guidare una cordata di imprese nipponiche nel 2017 (anno in cui Nikon che ha appena inaugurato il 9º Imaging Center all’IIT compirà 100 anni e in cui intendiamo invitare il Giappone
come Paese Ospite), ai Russi della Fondazione Dynasty,
che finanzia Festival in varie città oltrecortina, ai Francesi
di Nizza, ai Turchi che ci invitano come Ospiti nel 2015 a
Bursa, potendo noi ricambiare invitando la Turchia Paese
Ospite nel 2016, al Chinese Science Festival che - partito
da Pechino - si svolge ogni anno in una città diversa della
grande Cina, tutti riconoscono che il Festival della Scienza non è semplicemente un evento, ma un sistema per
l’innovazione; 5) e infatti il punto focale sta in un sempre
maggiore coinvolgimento di soggetti che operano nel
campo dell’high-tech e dell’innovazione.
Ospitata anche quest’anno la seconda edizione della
“Smartcup Liguria”, che ha premiato Smart-track, Smarttissue, Acadermic e H2Boat portandole al Premio Nazionale per l’Innovazione in corso a Sassari e registrato il
successo di vari laboratori in cui il pubblico ha potuto
sperimentare direttamente particolari processi produttivi,
prosegue il grande lavoro di orientamento dei giovani verso i nuovi mestieri che solo in parte oggi riconosciamo
con chiarezza, e che certamente richiedono un’apertura
mentale e la capacità di vedere “oltre” le conoscenze che
vengono impartite in ambito scolastico. Le tante testimonianze di manager, creatori d’impresa, makers e professionisti delle nuove frontiere entusiasmano i ragazzi, ma
non solo. Il Festival diventa così un crogiuolo di nuovi progetti grazie alla confluenza di talenti che non avrebbero
avuto altre occasioni per incontrarsi. È perfino successo,
in occasione dei workshop nei laboratori del Cetena, che
siano nati contatti con aziende locali con le quali si possono immaginare nuove collaborazioni.
E su questo fronte intendiamo investire, sia per proseguire nella felice esperienza di Futuro Prossimo, in cui i talenti che stanno finendo il Liceo in tante città italiane entrano
in contatto con realtà mai immaginate, sia per inventare
nuovi “esercizi” che possano aiutare le imprese anche
tradizionali a fare innovazione e diversificare quindi verso
produzioni più competitive sul mercato mondiale. Genova
e la Liguria hanno una tradizione tecnica antica e conoscenze scientifiche profonde, che sono una base straordinaria per ripartire e rilanciare un territorio capace di produrre tecnologie e imprese di grandissimo valore. Abbiamo tecnici in pensione che vanno in giro per il mondo a
far partire nuovi impianti e a insegnare come si fa la tecnologia, abbiamo imprese attive depositarie di brevetti e
conoscenze di punta, abbiamo (pare) un sacco di soldi
depositati nelle banche. E abbiamo tanti ragazzi (anche
quest’anno 500 straordinari animatori hanno spiegato la
scienza con semplicità facendosi apprezzare dai nostri
partner) che dimostrano di avere coraggio e idee e che
per dirla con i Finlandesi del Lifestyle change sono la generazione a più alto potenziale nella storia dell’umanità.
Per aiutarli a passare dalle idee alle invenzioni e ai prodot-
ti sogno che qui nasca - con un titolo che biecamente so
che piacerà al premier Renzi, speriamo che lo incoraggi il primo “Garage dei prototipi”. Un luogo virtuale, basato
sui tanti laboratori di ricerca e sulle nostre belle fabbriche
high-tech dove gli inventori possano essere aiutati con finanziamenti a fondo perduto (erogati in tempi rapidissimi)
a realizzare il primo prototipo “proof of concept”, supportati con “seed money” per il successivo prototipo di scalabilità industriale e quindi finanziati con venture capital in
fase di creazione di una nuova impresa o di una partnership industriale. Quel che si investe nella prima fase può
essere riguadagnato a partire dalla seconda. E i famosi
pensionati potrebbero essere preziosissimi per questo lavoro.
Possiamo provare a sollecitare Cassa Depositi e Prestiti e
le istituzioni territoriali, ma il sogno contempla soprattutto
investitori privati. Oggi con un brevetto non vai da nessuna parte: per convincere imprese e mercato ci vuole l’oggetto concreto per mostrare una nuova tecnologia. Senza questo continueremo a soffrire in quella che gli addetti
ai lavori chiamano la “valle della morte”. Io la vorrei trasformare in un vivaio pieno di piantine e di germogli. Anche perché sono convinta che noi Liguri, noi Genovesi
mugugniamo, ma in realtà siamo degli innovatori, capaci
di navigare in acque internazionali.
Quindi diamoci da fare, “organisemmuse...”
Intanto, in agenda, le date del prossimo Festival sono: 23
ottobre - 2 novembre 2015, dedicato all’“Equilibrio”.l
Manuela Arata è Presidente dell’Associazione Festival della Scienza
CULTURA & SOCIETÀ
di Carlo Repetti
Teatro
di qualità
La nuova stagione
dello Stabile di Genova
punta sugli spettacoli
di propria produzione,
da sempre apprezzati dal
pubblico. Per i 65 anni di
attività, il regalo allo Stabile
e alla città sarà il
riconoscimento
di Teatro Nazionale.
La stagione 2014/2015 in cui il Teatro
Stabile di Genova, al suo 65º anno di vita, diventerà Teatro Nazionale, non poteva che essere una stagione speciale. Così come giustamente chiede la nuova Legge sullo Spettacolo,
si è deciso di dare grande importanza agli spettacoli prodotti dallo Stabile che sono sempre
stati, a detta del pubblico, garanzia di proposte
di qualità.
Il primo di questi, un avvincente “Amadeus” di
Shaffer, con Tullio Solenghi e Aldo Ottobrino, ha
aperto lo scorso 14 ottobre la stagione riscuotendo un convinto successo di critica e di pubblico, mentre “Il sindaco del rione Sanità” di De
Filippo, protagonista Eros Pagni, già accolto a
Napoli da una straordinaria ovazione, è in scena
alla Corte proprio in questi giorni, dal 2 al 21 dicembre.
Sono solo i primi due degli undici nuovi spettacoli che verranno prodotti dallo Stabile, a cui
seguiranno il folle e divertente “Matrimonio del
signor Mississippi” di Dürennmatt e lo struggente “Con l’amore non si scherza” di de Musset,
che affiancheranno altri sette spettacoli di produzione, e cinque “mises en espace”, che andranno ad arricchire una affermata rassegna di
drammaturgia contemporanea giunta alla sua
ventesima edizione.
Oltre a questi, una rassegna di spettacoli ospiti
davvero importante. Due proposte straniere,
una cinese e una argentina (spettacoli cult non
solo nei loro Paesi) hanno inaugurato con successo una stagione che proseguirà nel 2015
con altri grandi titoli: da “Il giardino dei ciliegi” a
“Il malato immaginario” a “Assassinio sul Nilo”,
da “Morte di un commesso viaggiatore” a “Il
grande dittatore”, dal “Decamerone” alla “Carmen”, oltre a ben cinque spettacoli dedicati ai
lavori di Luigi Pirandello, “Enrico IV” e i “Sei personaggi” in testa. A dar vita a questi spettacoli,
gli interpreti più amati: Elisabetta Pozzi, Umberto Orsini, Simone Cristicchi, Ottavia Piccolo,
Beppe e Toni Servillo, Franco Branciaroli, Pamela Villoresi, Gabriele Lavia, Glauco Mauri, Lucia Poli, Elio De Capitani, Raffaella Azim, Tosca,
Giuseppe Battiston, Gianluca Guidi, Sebastiano
Lo Monaco, Luca Barbareschi, Geppy Gleijeses, Stefano Accorsi, Mariano Rigillo, Massimo
Venturiello, Iaia Forte e moltissimi altri.
Con questo programma, per un pubblico che,
in questi anni, ha dimostrato di apprezzare e
seguire con sempre maggiore passione il nostro
lavoro, nel 2015 lo Stabile di Genova chiederà
di entrare nella ristretta categoria dei Teatri Nazionali: un riconoscimento per il nostro Teatro e
la nostra città, un riconoscimento che ha la sua
ragione nei molti anni ricchi di un lavoro dagli altri definito di alta qualità.l
Carlo Repetti è Direttore del Teatro Stabile di Genova
CULTURA & SOCIETÀ
di Luciano Caprile
I contadini
del mare
Le immagini in bianco
e nero di Claudio Barontini
sul lavoro dei coltivatori e
dei raccoglitori di mitili
nel golfo della Spezia.
Li chiamano i “contadini del mare”: sono i “muscolai”,
ovvero i coltivatori e i raccoglitori di mitili nel golfo della
Spezia. Al loro lavoro, ai loro gesti dal profumo antico ha
dedicato un libro di splendide immagini Claudio Barontini,
un fotografo che ha collaborato e collabora con importanti
magazine quali Vanity Fair, Paris Match, Daily Mail, Sunday
Mirror, New York Post, Vogue, Epoca, L’Europeo, Oggi...
Il volume, edito da Bandecchi & Vivaldi, è stato presentato
il 4 dicembre nel nuovo auditorium dell’Autorità Portuale
spezzina.
La narrazione scorre per fotogrammi rigorosamente risolti
in un bianco e nero immerso nell’atemporalità. S’avvia con
la figura di una barca solitaria che lascia la riva: le nubi e le
montagne di contorno paiono sospingerla verso il largo.
Le altre la seguiranno. Questo viaggio, immerso nella luce
incerta dell’alba, è paragonabile a quello dei contadini che
un tempo assecondavano il lento movimento del carro
trainato dai buoi alla conquista della vigna. La “vigna” raggiunta dalle barche si trova nelle acque tra Lerici e Portovenere: è segnata e delimitata da una miriade di boe galleggianti a mimare i resti di un naufragio. Da lì scendono e
si diramano verso il fondo i filari che accolgono i “muscoli”
come elementi necessari a formare lunghe ghirlande da
affrontare quindi anche col falcetto come si fa con le fronde in esubero. Durante la sosta, mentre i pescatori sono
intenti a caricare e a ordinare i frutti del lavoro, le barche
dondolano i loro finimenti e pascolano i remi nell’acqua.
Così li racconta Barontini nell’allegorica trasposizione di
ruoli e di gesti. Quindi si manifesta all’improvviso un transito di delfini a rinnovare un gioco d’infanzia negli sguardi di
questa gente che non si stupisce di simili sorprese. Paiono un festoso invito all’esibizione di un ipotetico trionfo costituito da file fiorite di cozze issate in alto, sopra le teste;
intanto un gabbiano prende confidenza con un interprete
di questa favola che tenta di fermarne il volo con l’offerta
di un mollusco.
Il ritorno assume un sapore antico, quasi epico: la chiglia,
oppressa dal carico dei “muscoli” e delle ostriche di recente coltivazione, scava a fatica i flutti e s’apparenta all’aratro della nostra similitudine agreste: l’acqua si chiude
immediatamente dopo il transito sull’assenza di un seme
deposto altrove. L’incontro col faro accende il sentimento
della sicurezza e della solitudine sulla striscia del piccolo
promontorio che s’inoltra nell’acqua come una lingua pietrosa. L’approssimarsi della riva promuove abbagli, giochi
di figure: un raggio di luce ritaglia nella roccia i profili appaiati di una sfinge e di un cane che in una successiva sequenza esprime la sua felicità nei confronti del padrone,
compagno di pesca e di giornata.
Il trasbordo di interi “filari” sulla terraferma ricorda la deposizione dei festoni ornamentali una volta terminato il rito
della baldoria. Il balzo sulla banchina di un signore variamente tatuato e provvisto dell’eleganza di un cappello di
paglia indica la cesura e il tramite tra il prima e il dopo della
vicenda. Nel frattempo i natanti ancorati al molo, come
buoi alla greppia della stalla, esibiscono reti, secchi vuoti,
carrucole a riposo, motori in silenzio, griglie di ferro e taniche di carburante. Il segnale tra il prima e il dopo è indicato da una serie di ceste impilate su un carrello che sta varcando il margine illuminato della soglia per introdurci nel
ventre del centro di depurazione di Santa Teresa dove i
membri della “Cooperativa miticoltori associati” selezionano, puliscono, confezionano e spediscono il raccolto. E,
alla fine, tutti i protagonisti di una simile avventura si concedono a una foto ricordo come si conviene al coronamento di un giorno di fatica e di festa indossando il vestito
della semplicità. D’altronde i contadini del mare, al pari dei
loro dirimpettai di terra, non amano confondere la realtà
con la messa in scena.
Claudio Barontini racconta tutto questo in una sequenza
di immagini dove la verità sfocia nella poesia. l
CULTURA & SOCIETÀ
di Massimo Morasso
Quasi due secoli di
scatti e autoscatti,
d’autore e no, nella
mostra curata
da Piero Boragina
e da Giuseppe
Marcenaro.
Al Palazzo della
Meridiana fino all’8
febbraio 2015.
“Fermi
tutti... Clic!”
Il 4 dicembre a Palazzo della Meridiana è stata inaugurata la mostra fotografica “Fermi tutti... Clic! - dai foto ritratti dell’800 ai selfie della generazione 2.0”.
Curata dai Direttori Artistici di Palazzo della Meridiana Piero Boragina e Giuseppe Marcenaro, la mostra è costruita
con i più eterogenei materiali fotografici (dagherrotipi, ambrotipi, autocromie, stampe all’albumina e ai sali d’argento...) provenienti da diverse collezioni private e si presta a
vari livelli di lettura: fotografico, sociologico, storico, di costume... Il titolo della mostra, che ammicca alla tipica “raccomandazione” del fotografo ai soggetti coinvolti nella
“scena” destinata a venire immortalata dal suo scatto, dà
ragione di una delle nature profonde di questa selezione
prevalentemente d’antan: che non vuol essere tanto una
raccolta storicamente indicizzata di immagini, quanto
un’occasione di riflessione sullo spazio tipico di comunicazione della memoria, familiare e non solo. Nell’era delle immagini elettroniche e dei selfie, la mostra indaga con apparente leggerezza l’attitudine inconscia di chi, dopo il
1839 (da quando con il primo clic fu fissata una figura
umana in un dagherrotipo), accettando di mettersi davanti
70 Genova Impresa - Novembre / Dicembre 2014
a un obiettivo sapeva di predisporsi, di lì a poco, a diventare un “altro da sé” restituito al proprio e all’altrui sguardo
in una sorta di doppio fantasmatico riprodotto non già
(non più) tramite pennelli o matite, ma per via tecnologica.
In “Fermi tutti... Clic!” gli operatori fotografici, fra i quali,
pure, allignano alcuni nomi tutt’altro che irrilevanti come i
fratelli Alinari, Alfredo Noack, Gaetano Gallino..., per una
volta sono lasciati un po’ dietro le quinte, e intesi come dei
meri mediatori, chiamati a ricoprire il ruolo per così dire secondario di stimolatori di memoria. Quando i veri protagonisti, lungo l’excursus storico che porta a zonzo da metà
Ottocento ben dentro il secolo “breve” ormai alle nostre
spalle, sono le persone, gli “oggetti” del loro artigianato
più o meno d.o.c. I protagonisti della mostra sono le persone, si diceva, e, spesso, in filigrana, le relazioni interpersonali, o, anzi, più precisamente, il modo particolare di
quelle relazioni di esibirsi in un racconto che i protagonisti
soggetti del clic sanno di consegnare alla propria posterità. Di fatto le fotografie qui sono viste come ritratti, reclamano una lettura e, quasi sempre, esibiscono contenuti
memoriali (posture, abiti, sguardi, atteggiamenti, disposizi-
oni gerarchiche eccetera) di individui che sono parte interessata nella costruzione della loro identità personale, famigliare e sociale. Circostanza, questa, che emerge con
particolare evidenza nelle fotografie dove davanti all’obiettivo sta assiepato un intero gruppo di famiglia.
Come dicono i curatori Boragina e Marcenaro, “qui affiora
il gusto del fotografo. In piccoli gruppi la composizione
procede per precedenze e vocazioni familiari dei soggetti
con cui il fotografo cerca l’armonia. Le vicinanze si fanno
curiose, in alcuni casi stizzite: ciascun componente del
gruppo si appresta a diventare altro da sé. Disarmato davanti all’obiettivo, in ciascuno affiora l’estetica dei rapporti
tra gli attori della scenetta...”.
Ciò che può stimolare, nei visitatori più attenti, una presa
di coscienza sulla funzione ideologica del funzionamento
della comunicazione memoriale nella famiglia nell’era moderna e contemporanea pre-digitale. Quando la protesi
tecnologico-autoriale di un fotografo serviva, il più delle
volte, a rinforzare il familismo e perpetuare l’istituzione Famiglia nella sua forma tradizionale. Ma per gustarsi la visita, non è necessario, per tutti, addentrarsi in simili o altre
“alte” questioni. Poiché questa mostra, che più di altre vive dell’illuminazione del particolare, è una mostra lontana
dagli eccessi intellettualistici. Priva di articolazioni tematiche, si sviluppa con affabile semplicità in senso diacronico: da un prima (quello dei dagherrotipi e delle autocromie) a un poi, che raggiunge l’adesso, il tempo della generazione 2.0. Gioverebbe, lungo un percorso così lineare,
una presenza meno “minimalista” di
didascalie, a spostare almeno un
po’ il peso della bilancia delle sollecitazioni dal polo dell’emozione a
quello della conoscenza? Non lo
sappiamo. Ai visitatori l’ardua sentenza. Certo è che la (brillante) soluzione allestitiva che consente di
rispecchiare il proprio volto fra quelli
di alcuni degli anonimi fotografati,
ha in sé una valenza ludica e sornionamente concettuale. In perfetta
coerenza con il gioco interattivo di
specchi che è stato approntato nello spazio conclusivo, dove la ricostruzione di un set fotografico di fine ‘800 è un incentivo insieme intimo e “social” a immortalarsi in un
selfie in “compagnia” dei protagonisti della mostra (dove uno, in fondo, può riconoscere il “sé” e “l’altro
da sé” in quanto ciascuno e centomila) e poi postarsi sui social network con #fermitutti.
La mostra è aperta fino a domenica
8 Febbraio 2015, tutti i giorni (lunedì escluso) da martedì a venerdì
dalle 12 alle 19 e sabato, domenica
e festivi, dalle 11.00 alle 19.00.l
www.palazzodellameridiana.it
72 Genova Impresa - Novembre / Dicembre 2014
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