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La Bibbia - Cap. 30 - Suore della Carità Cristiana
30 ll libro del Levitico: norme e leggi di santità Il libro del levitico contiene un gran numero di norme e di leggi che i sacerdoti della tribù di Levi devono conoscere, osservare e insegnare. Il nostro mondo è molto diverso da quello descritto nel Levitico: le norme e i riti che esso prescrive riflettono una cultura passata. Eppure in esso appare forte il desiderio del popolo d’Israele di incontrarsi con il Signore e vivere alla sua presenza mantenendo fede all’alleanza sinaitica.. I l libro dell’Esodo si conclude con l’edificazione della «tenda del convegno» di cui il Signore prende possesso per mezzo della nube (40,34-38). Nel Pentateuco, al libro dell’Esodo segue il libro del Levitico. Il suo nome significa «Libro dei leviti»: infatti molte leggi di questo libro riguardano riti e decisioni che spettavano ai sacerdoti, membri della tribù di Levi. In ebraico il libro è detto, dalla parola iniziale, Wajjiqrà, «Chiamò»: «Il Signore chiamò Mosè dalla tenda del convegno e gli disse…» (1,1). Il Signore - come ha narrato il libro dell’Esodo - ha liberato Israele dall’Egitto, lo ha separato dagli altri popoli, ha stretto con lui un’alleanza al monte Sinai ed è venuto a dimorare nel santuario. Ora, sempre al Sinai, Dio istruisce il suo popolo, parlando a Mosè dalla tenda del convegno. Tema di fondo è come comportarsi in modo adeguato alla sua presenza: Dio è santo, il popolo perciò deve essere santo. Così, lungo 27 capitoli il Signore trasmette al suo popolo «le sue leggi e suoi costumi», proprio perché «mettendoli in pratica, l’uomo ha la vita» (18,5). Data, origine e contenuto Il popolo d’Israele, in particolare la tribù di Levi, è primo destinatario del libro del Levitico. La tradizione d’Israele e quella della Chiesa lo attribuivano a Mosè. Gli studi degli ultimi secoli hanno tuttavia mostrato che la sua composizione è stata graduale e complessa e che il libro dovette raggiungere la sua forma attuale intorno ai secoli V-IV a.C. Dunque il testo, com’è attualmente e come fu accolto nel canone, è stato redatto dopo l’esilio babilonese anche se contiene elementi vari e disparati, di cui alcuni possono risalire ad epoca assai antica. Fu nel periodo in cui il potere politico del sacerdozio andava accentuandosi, perché non c’era più re e il profetismo stava ormai scomparendo, che i sacerdoti di Gerusalemme raccolsero o completarono varie raccolte di leggi e di rituali, ad utilità del secondo tempio. sono proprio le diverse raccolte delle leggi che determinano lo schema del libro. In una prima sezione (cc. 1,1-7,38) sono presentati i vari tipi di sacrifici che gli Israeliti devono offrire a Dio in certe circostanze. La seconda sezione (cc. 8,1-10,20) descrive le cerimonie compiute in occasione dell’investitura sacerdotale di Aronne e dei suoi figli. Si presenta qui, assai chiaramente, la funzione mediatrice dei sacerdoti; da essa nasceva per i leviti l’esigenza di una speciale santità, essendo i sacerdoti degli intermediari tra il popolo e il Dio santo. La terza sezione (cc. 11,1-16,34) enumera le leggi sul puro e sull’impuro, cioè sulle condizioni che permettono o impediscono all’uomo di entrare in contatto con Dio (di avvicinarsi al santuario). Queste leggi sono legate al cibo, alle relazioni. Il cap. 16 è in qualche modo il cuore del libro: descrive infatti la liturgia maestosa dello Yom Kippur (il Giorno del Gran Perdono), festa che qualcuno ha definito il «Venerdì santo dell’Antico Testamento». La quarta sezione (17,1-26,46) presen- Introduzione generale al libro del Levitico LA BIBBIA - 157 ta la Legge (o Codice) di santità. Appunto perché il Signore è un Dio vivente e santo, anche il popolo che ha messo da parte per sé e gli è consacrato. Per questo gli israeliti devono cercare di evitare tutto ciò che può ostacolare la comunione con Dio. Infine, l’ultima parte (27,1-34) presenta una raccolta di altre norme sparse. Alcune parole chiave del Levitico Come si capisce, il libro del Levitico consiste, in sostanza, in un lungo elenco di prescrizioni, che Dio stesso espone a Mosè, perché questi le trasmetta al popolo. Con leggere varianti, la formula ricorrente è: «Il Signore parlò a Mosè e disse: “Parla agli Israeliti...”». Benché il contenuto di molte leggi trovi anzi la sua corretta ambientazione all’epoca della tarda monarchia o del secondo tempio, tutte le norme contenute nel Levitico sono attribuite all’insegnamento di Dio attraverso Mosè. Mediante la forma letteraria del racconto, e ponendo sulle labbra del Signore quelle prescrizioni, l’autore intendeva soprattutto affermare che la loro osservanza era segno autentico di fedeltà a Dio e al patto sinaitico e, perciò, anche segno di appartenenza al vero Israele. Ogni generazione di Ebrei, ancora oggi, interpreta e pratica le leggi scritte in questo libro, anche se alcuni capitoli riguardano il culto, che venne sospeso dalla distruzione del tempio (70 d. C.). I credenti in Cristo venerano queste Scritture, necessarie per conoscere il popolo d’Israele e per comprendere il NT. La sua presenza nella liturgia cristiana è però assai limitata: solo sue volte appare nella iturgia domenicale: nella 7a dom. A (Siate santi perché io il Signore vostro Dio sono santo...) e nella 6a dom. B con le norme sui lebbrosi. Le difficoltà del Levitico La lettura del Levitico non è facile. Lo stile è spesso monotono e alquanto contorto. Per comprenderlo bisogna conoscere alcuni tratti della mentalità ebraica e certe istituzioni di quel popolo. Per esempio non si devono immaginare i leviti (sacerdoti) come quelli delle comunità cristiane di oggi: un medesimo termine può infatti corrispondere a realtà assai differenti. È anche il caso, per esempio, del ter- 158 - LA BIBBIA mine “sacrificio”. In ogni religione il sacrificio rappresenta il tentativo di avvicinarsi alla divinità. Anche la Storia delle religioni studia il sacrificio come «dono» presentato a Dio, come modo per realizzare la «comunione» con Lui e, infine, come mezzo di «espiazione» per ottenere il perdono dei peccati. I sacrifici israeliti rientrano pertanto agevolmente in queste tre categorie: dono (l’olocausto, l’offerta delle primizie), comunione (sacrificio di pace o di comunione), espiazione (sacrificio per il peccato, sacrificio di riparazione). Lungo i secoli, riflettendo sulla rovina di Gerusalemme e sull’esilio di Babilonia, il popolo d’Israele ha preso sempre più coscienza della potenza del peccato e della necessità di ottenerne il perdono. Per questo il Levitico mette l’accento sul ruolo di riconciliazione con Dio che hanno i sacrifici, dando grande risalto ai riti assolutori per mezzo del sangue. I sacrifici Ecco qui una presentazione semplificata dei sacrifici che erano compiuti nel tempio di Gerusalemme: a) Offerta vegetale. Pensiamo ad una specie di regalo al santuario di prodotti della terra e delle primizie b) Olocausto. La vittima di questo sacrificio, un animale, era totalmente consumata sull’altare (salvo la pelle). L’olocausto esprimeva in maniera eminente il dono: l’offerente non ne aveva infatti parte alcuna. Lo si ritrova in forma equivalente a Ugarit e presso i Greci. c) Sacrificio di «comunione» o di «alleanza». Le parti grasse della vittima venivano bruciate sull’altare come segno della loro destinazione a Dio, mentre parte della sua carne era riservata ai sacerdoti; il resto era mangiato da chi aveva offerto, insieme alla sua famiglia e ai propri amici. Anche questo sacrificio di pace ha paralleli a Ugarit e presso i Greci. d) Sacrificio di espiazione. La vittima variava secondo la qualità o le disponibilità del colpevole; il sangue aveva un ruolo decisivo poiché grazie ad esso ci si procurava l’assoluzione dal peccato; le parti grasse venivano bruciate sull’altare come nel sacrificio di pace, mentre della carne si cibavano i sacerdoti. L’espiazione avveniva spruzzandoil sangue della vittima sul propiziatorio che stava sopra l’arca del Patto all’interno del Santo dei Santi nel giorno dello Yom Kippur, Giorno dell’Espiazione. f) Sacrificio dei profumi. Dentro la «tenda del convegno» (e nella parte «santa» del tempio) era collocato l’altare dei profumi, sul quale veniva bruciata una sostanza odorosa, composta a questo scopo. g) Qorban. Nel «codice sacerdotale » il termine qorban significa letteralmente ciò che si fa «avvicinare» a Dio (o all’altare) ed indica sacrifici di qualunque specie. Poi preso il senso di «offerta sacra» o di «oggetto consacrato», e con questo significato ricorre anche sulla bocca di Gesù (Mc 7,11). Naturalmente, la realtà sacrificale del Levitico è servita più tardi, nel Nuovo Testamento, a comprendere il senso del sacrifico pasquale di Cristo e del suo san- gue versato per il perdono dei peccati.. Scrive Paolo nella Lettera ai Romani (3,25-26): «È lui [Gesù] che Dio ha stabilito apertamente come strumento di espiazione, per mezzo della fede, nel suo sangue, a manifestazione della sua giustizia per la remissione dei peccati passati mediante la clemenza di Dio, al fine di manifestare la sua giustizia…». La morte in croce di Cristo è qui interpretata come il grande sacrificio di espiazione simile a quello dello Yom Kippur con sange versato sul propiziatorio. Esso (ilasterion = strumento di espiazione)era il coperchio d’oro dell’arca dell’alleanza, segno della presenza e della gloria di Dio nel santuario. Nel giorno dell’espiazione il sommo sacerdote lo aspergeva con il sangue delle vittime, per ristabilire il rapporto di alleanza con Dio infranto dai peccati (cfr. Lv 16, 14-17). Ora, per divina disposizione, il perdono dei peccati e la riconciliazione si realizzano per mezzo della fede in Gesù Cristo crocifisso. Dal libro del Levitico Capitolo 16, 1-34 Il grande giorno dell’Espiazione Il Signore parlò a Mosè dopo che i due figli di Aronne erano morti mentre si presentavano davanti al Signore. 2 Il Signore disse a Mosè: «Parla ad Aronne, tuo fratello: non entri in qualunque tempo nel santuario, oltre il velo, davanti al propiziatorio che sta sull’arca, affinché non muoia, quando io apparirò in mezzo alla nube sul propiziatorio. 3 Aronne entrerà nel santuario in questo modo: con un giovenco per il sacrificio per il peccato e un ariete per l’olocausto… 5 Dalla comunità degli Israeliti prenderà due capri per il sacrificio per il peccato e un ariete per l’olocausto. 6 Aronne offrirà il proprio giovenco del sacrificio per il peccato e compirà il rito espiatorio per sé e per la sua casa. 7 Poi prenderà i due capri e li farà stare davanti al Signore all’ingresso della tenda del convegno 8 e getterà le sorti sui due capri: un capro destinato al Signore e l’altro ad Azazèl. 9 Aronne farà quindi avvicinare il capro che è toccato in sorte al Signore e l’offrirà in sacrificio per il peccato; 10 invece il capro che è toccato in sorte ad Azazèl sarà posto vivo davanti al Signore, perché si compia il rito espiatorio su di esso e sia mandato poi ad Azazèl nel deserto. 1 Il sacrificio dell’Antica e della Nuova Alleanza. IL GIORNO DELL’ESPIAZIONE Il capitolo 16 del Levitico descrive il rituale del giorno dell’Espiazione (in ebraico Yom Kippur ). Era in origine un giorno di grande purificazione, nel quale Israele si liberava dalle impurità; col tempo, assunse sempre di più la caratteristica di rito per il perdono. Il rito unisce due pratiche: il rituale dell’espiazione propriamente detto, nel quale Aronne offre un giovenco in sacrificio per il peccato suo e per quello dei sacerdoti, e un capro per il popolo; quindi il rituale del capro di Azazèl (il cosiddetto «capro espiatorio») che, carico dei peccati del popolo, viene mandato nel deserto. IL PROPIZIATORIO (16,2) Il giorno dell’Espiazione è l’unico in cui il sommo sacerdote può entrare nel Santo dei Santi, dove egli asperge di sangue il coperchio dell’arca, detto anche propiziatorio (cfr. Lv 12-15; cfr. Es 25, 17). AZAZEL (16,8) Azazèl è una figura demoniaca che vive nel deserto. LA BIBBIA - 159 IL CAPRO ESPIATORIO L’immagine del capro espiatorio che, caricato di tutti peccati del popolo, viene allontanato dall’accampamento e destinato a morire nel deserto espiando così i peccati del popolo, è un’altra di quelle straordinarie figure del Levitico che hanno aiutato ad interpretare il mistero della croce di Cristo e della sua morte violenta come evento di salvezza per il popolo di Dio. Anche Gesù infatti è l’agnello innocente che toglie i peccati del mondo. Anche lui secondo la Lettera agli Ebrei viene ucciso fuori dalla città, lontano dunque dall’accampamento. Anche lui si è caricato di tutte le nostre colpe e il suo sacrificio ha espiato i peccati del mondo. Davvero Gesù è il capro espiatorio che donando la vita ha liberato il mondo dal peccato. Aronne offrirà il proprio giovenco del sacrificio per il peccato e compirà il rito espiatorio per sé e per la sua casa, e scannerà il proprio giovenco del sacrificio per il peccato. 12 Poi prenderà l’incensiere pieno di brace, tolta dall’altare davanti al Signore, e due manciate d’incenso aromatico fine; porterà ogni cosa oltre il velo. 13 Metterà l’incenso sul fuoco davanti al Signore, e la nube d’incenso coprirà il propiziatorio che sta sulla Testimonianza, affinché non muoia. 14 Poi prenderà un po’ del sangue del giovenco e ne aspergerà con il dito il propiziatorio dal lato orientale e farà sette volte l’aspersione del sangue con il dito, davanti al propiziatorio. 15 Poi scannerà il capro del sacrificio per il peccato, quello per il popolo, e ne porterà il sangue oltre il velo; farà con questo sangue quello che ha fatto con il sangue del giovenco: lo aspergerà sul propiziatorio e davanti al propiziatorio… 20 Quando avrà finito di purificare il santuario, la tenda del convegno e l’altare, farà accostare il capro vivo. 21 Aronne poserà entrambe le mani sul capo del capro vivo, confesserà su di esso tutte le colpe degli Israeliti, tutte le loro trasgressioni, tutti i loro peccati e li riverserà sulla testa del capro; poi, per mano di un uomo incaricato di ciò, lo manderà via nel deserto. 22 Così il capro porterà sopra di sé tutte le loro colpe in una regione remota, ed egli invierà il capro nel deserto… 34 Questa sarà per voi una legge perenne: una volta all’anno si compirà il rito espiatorio in favore degli Israeliti, per tutti i loro peccati». E si fece come il Signore aveva ordinato a Mosè. 11 Capitolo 23, 1-43 Le Feste di Israele LE SOLENNITÀ DEL SIGNORE Il Signore parlò a Mosè e disse: 2 «Parla agli Israeliti dicendo loro: “Ecco le solennità del Signore, nelle quali convocherete riunioni sacre. Queste sono le mie solennità. 3 Durante sei giorni si attenderà al lavoro; ma il settimo giorno è sabato, giorno di assoluto riposo e di riunione sacra. Non farete in esso lavoro alcuno; è un sabato in onore del Signore in tutti i luoghi dove abiterete. 4 Queste sono le solennità del Signore, le riunioni sacre che convocherete nei tempi stabiliti. 1 Israele non tarda ad attribuire un significato storico religioso alle sue feste legate alla sua esperienza di popolo di nomadi e, in seguito, di agricoltori. Il capitolo 23 ci offre una sintesi del calendario liturgico d’Israele attraverso il quale si sottolinea come la salvezza è una storia da celebrare con gioia, non un’idea da imparare a livello teorico. Il cristiano sa che Gesù Cristo occupa il centro di questa storia e che per tale motivo la festa cristiana rimane sempre un «memoriale», cioè la celebrazione gioiosa ed efficace della salvezza realizzata da Gesù. 160 - LA BIBBIA Pasqua Il primo mese, al quattordicesimo giorno, al tramonto del sole sarà la Pasqua del Signore; 6 il quindici dello stesso mese sarà la festa degli Azzimi in onore del Signore; 5 per sette giorni mangerete pane senza lievito. 7 Nel primo giorno avrete una riunione sacra: non farete alcun lavoro servile. 8 Per sette giorni offrirete al Signore sacrifici consumati dal fuoco. Il settimo giorno vi sarà una riunione sacra: non farete alcun lavoro servile”». Il Sabato (23,3). Il settimo giorno è sabato: il ritmo fondamentale del rapporto con Dio è quello settimanale. Per il sabato vedi in particolare cfr. Es 20, 8-11. Primizie 9 Il Signore parlò a Mosè e disse: 10 «Parla agli Israeliti dicendo loro: “Quando sarete entrati nella terra che io vi do e ne mieterete la messe, porterete al sacerdote un covone, come primizia del vostro raccolto. 11 Il sacerdote eleverà il covone davanti al Signore, perché sia gradito per il vostro bene; il sacerdote lo eleverà il giorno dopo il sabato. 12 Quando farete il rito di elevazione del covone, offrirete un agnello di un anno, senza difetto, per l’olocausto in onore del Signore, 13 insieme a un’oblazione di due decimi di efa di fior di farina impastata con olio: è un sacrificio consumato dal fuoco, profumo gradito in onore del Signore; la libagione sarà di un quarto di hin di vino. 14 Non mangerete pane né grano abbrustolito né grano novello, prima di quel giorno, prima di aver portato l’offerta del vostro Dio. Sarà per voi una legge perenne, di generazione in generazione, in tutti i luoghi dove abiterete. La Pasqua (o passaggio). In essa le famiglie ebraiche ricordavano insieme come Dio avesse risparmiato i loro primogeniti in Egitto (Esodo 12). Il pasto della Pasqua, con pane non lievitato, ricordava la loro partenza affrettata dall’Egitto. I testi principali sulla Pasqua e gli Azzimi si trovano in cfr. Es 12-13. Queste due feste, tipiche di pastori e agricoltori, sono ora memoria dell’esodo dall’Egitto. Festa delle sette Settimane 15 Dal giorno dopo il sabato, cioè dal giorno in cui avrete portato il covone per il rito di elevazione, conterete sette settimane complete. 16 Conterete cinquanta giorni fino all’indomani del settimo sabato e offrirete al Signore una nuova oblazione. 17 Porterete dai luoghi dove abiterete due pani, per offerta con rito di elevazione: saranno di due decimi di efa di fior di farina, e li farete cuocere lievitati; sono le primizie in onore del Signore. 18 Oltre quei pani, offrirete sette agnelli dell’anno, senza difetto, un giovenco e due arieti: saranno un olocausto per il Signore, insieme con la loro oblazione e le loro libagioni; sarà un sacrificio di profumo gradito, consumato dal fuoco in onore del Signore. 19 Offrirete un capro in sacrificio per il peccato e due agnelli dell’anno in sacrificio di comunione. 20 Il sacerdote presenterà gli agnelli insieme al pane delle primizie con il rito di elevazione davanti al Signore; tanto i pani quanto i due agnelli consacrati al Signore saranno riservati al sacerdote. 21 Proclamerete in quello stesso giorno una festa e convocherete una riunione sacra. Non farete alcun lavoro servile. Sarà per voi una legge perenne, di generazione in generazione, in tutti i luoghi dove abiterete. 22 Quando mieterai la messe della vostra terra, non mieterai fino al margine del campo e non raccoglierai ciò che resta da spigolare del tuo raccolto; lo lascerai per il povero e per il forestiero. Io sono il Signore, vostro Dio”». Festa delle settimane ossia del cinquantesimo giorno, detta pure, con parola d’origine greca, Pentecoste, è la festa delle primizie del grano, che chiude la stagione della mietitura. Festa delle primizie. La festa del primo covone è la festa delle primizie dell’orzo in cui venivano presentati i primi covoni di orzo a Dio. LA BIBBIA - 161 Nuovo Anno o la festa delle trombe). Il primo giorno del mese: era festeggiato il primo giorno del mese lunare. Si ricorda qui solo il primo del settimo mese, forse perché, secondo un altro computo, era anche il capodanno autunnale. Il presente calendario, invece, inizia l’anno con la Pasqua (capodanno primaverile). Il primo giorno del mese 23 Il Signore parlò a Mosè e disse: 24 «Parla agli Israeliti dicendo: “Nel settimo mese, il primo giorno del mese sarà per voi riposo assoluto, un memoriale celebrato a suon di tromba, una riunione sacra. 25 Non farete alcun lavoro servile e offrirete sacrifici consumati dal fuoco in onore del Signore”». Il giorno dell’Espiazione Il Signore parlò a Mosè e disse: 27 «Il decimo giorno di questo settimo mese sarà il giorno dell’espiazione; terrete una riunione sacra, vi umilierete e offrirete sacrifici consumati dal fuoco in onore del Signore. 28 In quel giorno non farete alcun lavoro, poiché è il giorno dell’espiazione, per compiere il rito espiatorio per voi davanti al Signore, vostro Dio. 29 Ogni persona che non si umilierà in quel giorno sarà eliminata dalla sua parentela. 30 Ogni persona che farà in quel giorno un qualunque lavoro io la farò perire in mezzo alla sua parentela. 31 Non farete alcun lavoro. Sarà per voi una legge perenne, di generazione in generazione, in tutti i luoghi dove abiterete. 32 Sarà per voi un sabato di assoluto riposo e dovrete umiliarvi: il nono giorno del mese, dalla sera alla sera seguente, farete il vostro riposo del sabato». 26 Giorno dell’Espiazione. Il giorno della penitenza collettiva, quando il Sommo Sacerdote entrava nel Santo dei santi e versava il sangue del sacrificio (Levitico 23, 26-32). Festa delle Capanne (o Tabernacoli). Una festa di gioia che segnava la fine del raccolto autunnale. Le famiglie dovevano costruire le capanne con rami di piante diverse e vivere in esse durante i giorni della festa (Levitico 23, 33-43) in ricordo del cammino del popolo nel deserto. In seguito furono aggiunte due festività al calendario ebraico: Festa delle luci (o Dedicazione, oggi conosciuta come Hanukkah): commemorava la purificazione del secondo Tempio, che era stato contaminato da Antioco Epifane. Ogni sera venivano accese delle lanterne nelIe case e nelle sinagoghe. Purim. Una festa chiassosa che ricordava la vicenda in cui la regina Ester aveva salvato il popolo dal massacro. 162 - LA BIBBIA La festa delle Capanne Il Signore parlò a Mosè e disse: 34 «Parla agli Israeliti dicendo: “Il giorno quindici di questo settimo mese sarà la festa delle Capanne per sette giorni in onore del Signore. 35 Il primo giorno vi sarà una riunione sacra; non farete alcun lavoro servile. 36 Per sette giorni offrirete vittime consumate dal fuoco in onore del Signore. L’ottavo giorno terrete la riunione sacra e offrirete al Signore sacrifici consumati con il fuoco. È giorno di riunione; non farete alcun lavoro servile. 37 Queste sono le solennità del Signore nelle quali convocherete riunioni sacre, per presentare al Signore sacrifici consumati dal fuoco, olocausti e oblazioni, vittime e libagioni, ogni cosa nel giorno stabilito, 38 oltre i sabati del Signore, oltre i vostri doni, oltre tutti i vostri voti e tutte le offerte spontanee che presenterete al Signore. 39 Inoltre il giorno quindici del settimo mese, quando avrete raccolto i frutti della terra, celebrerete una festa del Signore per sette giorni; il primo giorno sarà di assoluto riposo e così l’ottavo giorno. 40 Il primo giorno prenderete frutti degli alberi migliori, rami di palma, rami con dense foglie e salici di torrente, e gioirete davanti al Signore, vostro Dio, per sette giorni. 41 Celebrerete questa festa in onore del Signore, per sette giorni, ogni anno. Sarà per voi una legge perenne, di generazione in generazione. 33