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La Bibbia - Cap. 30 - Suore della Carità Cristiana

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La Bibbia - Cap. 30 - Suore della Carità Cristiana
30
ll libro del Levitico:
norme e leggi di santità
Il libro del levitico contiene un gran numero di norme e di leggi che i sacerdoti
della tribù di Levi devono conoscere, osservare e insegnare.
Il nostro mondo è molto diverso da quello descritto nel Levitico: le norme
e i riti che esso prescrive riflettono una cultura passata. Eppure in esso appare
forte il desiderio del popolo d’Israele di incontrarsi con il Signore e vivere
alla sua presenza mantenendo fede all’alleanza sinaitica..
I
l libro dell’Esodo si conclude con
l’edificazione della «tenda del
convegno» di cui il Signore prende possesso per mezzo della nube
(40,34-38).
Nel Pentateuco, al libro dell’Esodo
segue il libro del Levitico. Il suo nome
significa «Libro dei leviti»: infatti molte
leggi di questo libro riguardano riti e decisioni che spettavano ai sacerdoti, membri della tribù di Levi. In ebraico il libro
è detto, dalla parola iniziale, Wajjiqrà,
«Chiamò»: «Il Signore chiamò Mosè dalla
tenda del convegno e gli disse…» (1,1).
Il Signore - come ha narrato il libro
dell’Esodo - ha liberato Israele dall’Egitto, lo ha separato dagli altri popoli, ha
stretto con lui un’alleanza al monte Sinai
ed è venuto a dimorare nel santuario.
Ora, sempre al Sinai, Dio istruisce il
suo popolo, parlando a Mosè dalla tenda del convegno. Tema di fondo è come
comportarsi in modo adeguato alla sua
presenza: Dio è santo, il popolo perciò
deve essere santo.
Così, lungo 27 capitoli il Signore trasmette al suo popolo «le sue leggi e suoi
costumi», proprio perché «mettendoli in
pratica, l’uomo ha la vita» (18,5).
Data, origine e contenuto
Il popolo d’Israele, in particolare la
tribù di Levi, è primo destinatario del
libro del Levitico. La tradizione d’Israele
e quella della Chiesa lo attribuivano a
Mosè. Gli studi degli ultimi secoli hanno
tuttavia mostrato che la sua composizione è stata graduale e complessa e che il
libro dovette raggiungere la sua forma
attuale intorno ai secoli V-IV a.C.
Dunque il testo, com’è attualmente
e come fu accolto nel canone, è stato
redatto dopo l’esilio babilonese anche se
contiene elementi vari e disparati, di cui
alcuni possono risalire ad epoca assai
antica.
Fu nel periodo in cui il potere politico
del sacerdozio andava accentuandosi,
perché non c’era più re e il profetismo
stava ormai scomparendo, che i sacerdoti
di Gerusalemme raccolsero o completarono varie raccolte di leggi e di rituali, ad
utilità del secondo tempio. sono proprio
le diverse raccolte delle leggi che determinano lo schema del libro.
In una prima sezione (cc. 1,1-7,38)
sono presentati i vari tipi di sacrifici che
gli Israeliti devono offrire a Dio in certe
circostanze.
La seconda sezione (cc. 8,1-10,20)
descrive le cerimonie compiute in occasione dell’investitura sacerdotale di
Aronne e dei suoi figli. Si presenta qui,
assai chiaramente, la funzione mediatrice
dei sacerdoti; da essa nasceva per i leviti
l’esigenza di una speciale santità, essendo
i sacerdoti degli intermediari tra il popolo
e il Dio santo.
La terza sezione (cc. 11,1-16,34) enumera le leggi sul puro e sull’impuro, cioè
sulle condizioni che permettono o impediscono all’uomo di entrare in contatto
con Dio (di avvicinarsi al santuario). Queste leggi sono legate al cibo, alle relazioni.
Il cap. 16 è in qualche modo il cuore del
libro: descrive infatti la liturgia maestosa dello Yom Kippur (il Giorno del Gran
Perdono), festa che qualcuno ha definito
il «Venerdì santo dell’Antico Testamento».
La quarta sezione (17,1-26,46) presen-
Introduzione
generale al
libro del
Levitico
LA BIBBIA - 157
ta la Legge (o Codice) di santità. Appunto perché il Signore è un Dio vivente e
santo, anche il popolo che ha messo da
parte per sé e gli è consacrato. Per questo
gli israeliti devono cercare di evitare tutto
ciò che può ostacolare la comunione
con Dio. Infine, l’ultima parte (27,1-34)
presenta una raccolta di altre norme
sparse.
Alcune
parole
chiave del
Levitico
Come si capisce, il libro del Levitico
consiste, in sostanza, in un lungo elenco
di prescrizioni, che Dio stesso espone a
Mosè, perché questi le trasmetta al popolo. Con leggere varianti, la formula ricorrente è: «Il Signore parlò a Mosè e disse:
“Parla agli Israeliti...”». Benché il contenuto di molte leggi trovi anzi la sua corretta ambientazione all’epoca della tarda
monarchia o del secondo tempio, tutte le
norme contenute nel Levitico sono attribuite all’insegnamento di Dio attraverso
Mosè.
Mediante la forma letteraria del racconto, e ponendo sulle labbra del Signore
quelle prescrizioni, l’autore intendeva
soprattutto affermare che la loro osservanza era segno autentico di fedeltà a Dio
e al patto sinaitico e, perciò, anche segno
di appartenenza al vero Israele.
Ogni generazione di Ebrei, ancora
oggi, interpreta e pratica le leggi scritte
in questo libro, anche se alcuni capitoli
riguardano il culto, che venne sospeso
dalla distruzione del tempio (70 d. C.). I
credenti in Cristo venerano queste Scritture, necessarie per conoscere il popolo
d’Israele e per comprendere il NT. La sua
presenza nella liturgia cristiana è però
assai limitata: solo sue volte appare nella
iturgia domenicale: nella 7a dom. A (Siate
santi perché io il Signore vostro Dio sono
santo...) e nella 6a dom. B con le norme
sui lebbrosi.
Le difficoltà del Levitico
La lettura del Levitico non è facile. Lo
stile è spesso monotono e alquanto contorto. Per comprenderlo bisogna conoscere alcuni tratti della mentalità ebraica e
certe istituzioni di quel popolo.
Per esempio non si devono immaginare i leviti (sacerdoti) come quelli delle
comunità cristiane di oggi: un medesimo
termine può infatti corrispondere a realtà
assai differenti.
È anche il caso, per esempio, del ter-
158 - LA BIBBIA
mine “sacrificio”.
In ogni religione il sacrificio rappresenta il tentativo di avvicinarsi alla divinità. Anche la Storia delle religioni studia
il sacrificio come «dono» presentato a
Dio, come modo per realizzare la «comunione» con Lui e, infine, come mezzo di
«espiazione» per ottenere il perdono dei
peccati.
I sacrifici israeliti rientrano pertanto
agevolmente in queste tre categorie: dono
(l’olocausto, l’offerta delle primizie), comunione (sacrificio di pace o di comunione), espiazione (sacrificio per il peccato,
sacrificio di riparazione).
Lungo i secoli, riflettendo sulla rovina
di Gerusalemme e sull’esilio di Babilonia, il popolo d’Israele ha preso sempre
più coscienza della potenza del peccato
e della necessità di ottenerne il perdono.
Per questo il Levitico mette l’accento sul
ruolo di riconciliazione con Dio che hanno i sacrifici, dando grande risalto ai riti
assolutori per mezzo del sangue.
I sacrifici
Ecco qui una presentazione semplificata dei sacrifici che erano compiuti nel
tempio di Gerusalemme:
a) Offerta vegetale. Pensiamo ad una
specie di regalo al santuario di prodotti
della terra e delle primizie
b) Olocausto. La vittima di questo
sacrificio, un animale, era totalmente
consumata sull’altare (salvo la pelle).
L’olocausto esprimeva in maniera eminente il dono: l’offerente non ne aveva
infatti parte alcuna. Lo si ritrova in forma
equivalente a Ugarit e presso i Greci.
c) Sacrificio di «comunione» o di
«alleanza». Le parti grasse della vittima
venivano bruciate sull’altare come segno
della loro destinazione a Dio, mentre
parte della sua carne era riservata ai
sacerdoti; il resto era mangiato da chi
aveva offerto, insieme alla sua famiglia e
ai propri amici.
Anche questo sacrificio di pace ha paralleli a Ugarit e presso i Greci.
d) Sacrificio di espiazione. La vittima
variava secondo la qualità o le disponibilità del colpevole; il sangue aveva un
ruolo decisivo poiché grazie ad esso ci si
procurava l’assoluzione dal peccato; le
parti grasse venivano bruciate sull’altare
come nel sacrificio di pace, mentre della
carne si cibavano i sacerdoti.
L’espiazione avveniva spruzzandoil
sangue della vittima sul propiziatorio che
stava sopra l’arca del Patto all’interno
del Santo dei Santi nel giorno dello Yom
Kippur, Giorno dell’Espiazione.
f) Sacrificio dei profumi. Dentro
la «tenda del convegno» (e nella parte
«santa» del tempio) era collocato l’altare
dei profumi, sul quale veniva bruciata
una sostanza odorosa, composta a questo
scopo.
g) Qorban. Nel «codice sacerdotale » il
termine qorban significa letteralmente ciò
che si fa «avvicinare» a Dio (o all’altare)
ed indica sacrifici di qualunque specie.
Poi preso il senso di «offerta sacra» o di
«oggetto consacrato», e con questo significato ricorre anche sulla bocca di Gesù
(Mc 7,11).
Naturalmente, la realtà sacrificale del
Levitico è servita più tardi, nel Nuovo
Testamento, a comprendere il senso del
sacrifico pasquale di Cristo e del suo san-
gue versato per il perdono dei peccati..
Scrive Paolo nella Lettera ai Romani
(3,25-26): «È lui [Gesù] che Dio ha stabilito apertamente come strumento di
espiazione, per mezzo della fede, nel suo
sangue, a manifestazione della sua giustizia per la remissione dei peccati passati
mediante la clemenza di Dio, al fine di
manifestare la sua giustizia…».
La morte in croce di Cristo è qui interpretata come il grande sacrificio di espiazione simile a quello dello Yom Kippur
con sange versato sul propiziatorio. Esso
(ilasterion = strumento di espiazione)era
il coperchio d’oro dell’arca dell’alleanza,
segno della presenza e della gloria di Dio
nel santuario. Nel giorno dell’espiazione il sommo sacerdote lo aspergeva con
il sangue delle vittime, per ristabilire il
rapporto di alleanza con Dio infranto dai
peccati (cfr. Lv 16, 14-17). Ora, per divina
disposizione, il perdono dei peccati e la
riconciliazione si realizzano per mezzo
della fede in Gesù Cristo crocifisso.
Dal libro del Levitico
Capitolo 16, 1-34
Il grande giorno dell’Espiazione
Il Signore parlò a Mosè dopo che i due figli di Aronne
erano morti mentre si presentavano davanti al Signore. 2 Il
Signore disse a Mosè: «Parla ad Aronne, tuo fratello: non
entri in qualunque tempo nel santuario, oltre il velo, davanti al propiziatorio che sta sull’arca, affinché non muoia,
quando io apparirò in mezzo alla nube sul propiziatorio.
3
Aronne entrerà nel santuario in questo modo: con un giovenco per il sacrificio per il peccato e un ariete per l’olocausto… 5 Dalla comunità degli Israeliti prenderà due capri per
il sacrificio per il peccato e un ariete per l’olocausto. 6 Aronne offrirà il proprio giovenco del sacrificio per il peccato e
compirà il rito espiatorio per sé e per la sua casa. 7 Poi prenderà i due capri e li farà stare davanti al Signore all’ingresso
della tenda del convegno 8 e getterà le sorti sui due capri: un
capro destinato al Signore e l’altro ad Azazèl. 9 Aronne farà
quindi avvicinare il capro che è toccato in sorte al Signore
e l’offrirà in sacrificio per il peccato; 10 invece il capro che è
toccato in sorte ad Azazèl sarà posto vivo davanti al Signore,
perché si compia il rito espiatorio su di esso e sia mandato
poi ad Azazèl nel deserto.
1
Il sacrificio
dell’Antica
e della
Nuova
Alleanza.
IL GIORNO DELL’ESPIAZIONE
Il capitolo 16 del Levitico descrive
il rituale del giorno dell’Espiazione
(in ebraico Yom Kippur ).
Era in origine un giorno di grande
purificazione, nel quale Israele si liberava dalle impurità; col tempo, assunse sempre di più la caratteristica
di rito per il perdono.
Il rito unisce due pratiche: il rituale
dell’espiazione propriamente detto,
nel quale Aronne offre un giovenco
in sacrificio per il peccato suo e per
quello dei sacerdoti, e un capro per il
popolo; quindi il rituale del capro di
Azazèl (il cosiddetto «capro espiatorio») che, carico dei peccati del popolo, viene mandato nel deserto.
IL PROPIZIATORIO (16,2)
Il giorno dell’Espiazione è l’unico
in cui il sommo sacerdote può entrare
nel Santo dei Santi, dove egli asperge
di sangue il coperchio dell’arca, detto anche propiziatorio (cfr. Lv 12-15;
cfr. Es 25, 17).
AZAZEL (16,8)
Azazèl è una figura demoniaca
che vive nel deserto.
LA BIBBIA - 159
IL CAPRO ESPIATORIO
L’immagine del capro espiatorio
che, caricato di tutti peccati del popolo, viene allontanato dall’accampamento e destinato a morire nel
deserto espiando così i peccati del
popolo, è un’altra di quelle straordinarie figure del Levitico che hanno aiutato ad interpretare il mistero
della croce di Cristo e della sua morte
violenta come evento di salvezza per
il popolo di Dio.
Anche Gesù infatti è l’agnello innocente che toglie i peccati del mondo. Anche lui secondo la Lettera agli
Ebrei viene ucciso fuori dalla città,
lontano dunque dall’accampamento.
Anche lui si è caricato di tutte le nostre colpe e il suo sacrificio ha espiato
i peccati del mondo.
Davvero Gesù è il capro espiatorio che donando la vita ha liberato il
mondo dal peccato.
Aronne offrirà il proprio giovenco del sacrificio per
il peccato e compirà il rito espiatorio per sé e per la sua
casa, e scannerà il proprio giovenco del sacrificio per il
peccato. 12 Poi prenderà l’incensiere pieno di brace, tolta
dall’altare davanti al Signore, e due manciate d’incenso
aromatico fine; porterà ogni cosa oltre il velo. 13 Metterà
l’incenso sul fuoco davanti al Signore, e la nube d’incenso coprirà il propiziatorio che sta sulla Testimonianza,
affinché non muoia. 14 Poi prenderà un po’ del sangue
del giovenco e ne aspergerà con il dito il propiziatorio
dal lato orientale e farà sette volte l’aspersione del sangue con il dito, davanti al propiziatorio. 15 Poi scannerà il
capro del sacrificio per il peccato, quello per il popolo, e
ne porterà il sangue oltre il velo; farà con questo sangue
quello che ha fatto con il sangue del giovenco: lo aspergerà sul propiziatorio e davanti al propiziatorio…
20
Quando avrà finito di purificare il santuario, la tenda
del convegno e l’altare, farà accostare il capro vivo. 21
Aronne poserà entrambe le mani sul capo del capro vivo,
confesserà su di esso tutte le colpe degli Israeliti, tutte le
loro trasgressioni, tutti i loro peccati e li riverserà sulla
testa del capro; poi, per mano di un uomo incaricato di
ciò, lo manderà via nel deserto. 22 Così il capro porterà
sopra di sé tutte le loro colpe in una regione remota, ed
egli invierà il capro nel deserto…
34
Questa sarà per voi una legge perenne: una volta
all’anno si compirà il rito espiatorio in favore degli
Israeliti, per tutti i loro peccati». E si fece come il Signore
aveva ordinato a Mosè.
11
Capitolo 23, 1-43
Le Feste di Israele
LE SOLENNITÀ DEL SIGNORE
Il Signore parlò a Mosè e disse: 2
«Parla agli Israeliti dicendo loro: “Ecco le solennità del
Signore, nelle quali convocherete riunioni sacre. Queste
sono le mie solennità.
3
Durante sei giorni si attenderà al lavoro; ma il settimo
giorno è sabato, giorno di assoluto riposo e di riunione
sacra. Non farete in esso lavoro alcuno; è un sabato in
onore del Signore in tutti i luoghi dove abiterete.
4
Queste sono le solennità del Signore, le riunioni sacre
che convocherete nei tempi stabiliti.
1
Israele non tarda ad attribuire un
significato storico religioso alle sue
feste legate alla sua esperienza di
popolo di nomadi e, in seguito, di
agricoltori.
Il capitolo 23 ci offre una sintesi
del calendario liturgico d’Israele attraverso il quale si sottolinea come
la salvezza è una storia da celebrare
con gioia, non un’idea da imparare a
livello teorico.
Il cristiano sa che Gesù Cristo occupa il centro di questa storia e che per
tale motivo la festa cristiana rimane
sempre un «memoriale», cioè la celebrazione gioiosa ed efficace della
salvezza realizzata da Gesù.
160 - LA BIBBIA
Pasqua
Il primo mese, al quattordicesimo giorno, al tramonto
del sole sarà la Pasqua del Signore; 6 il quindici dello stesso mese sarà la festa degli Azzimi in onore del Signore;
5
per sette giorni mangerete pane senza lievito. 7 Nel primo
giorno avrete una riunione sacra: non farete alcun lavoro
servile. 8 Per sette giorni offrirete al Signore sacrifici consumati dal fuoco. Il settimo giorno vi sarà una riunione sacra:
non farete alcun lavoro servile”».
Il Sabato (23,3). Il settimo giorno
è sabato: il ritmo fondamentale del
rapporto con Dio è quello settimanale. Per il sabato vedi in particolare
cfr. Es 20, 8-11.
Primizie
9
Il Signore parlò a Mosè e disse: 10 «Parla agli Israeliti dicendo loro: “Quando sarete entrati nella terra che io vi do e ne
mieterete la messe, porterete al sacerdote un covone, come
primizia del vostro raccolto. 11 Il sacerdote eleverà il covone
davanti al Signore, perché sia gradito per il vostro bene; il
sacerdote lo eleverà il giorno dopo il sabato. 12 Quando farete il rito di elevazione del covone, offrirete un agnello di un
anno, senza difetto, per l’olocausto in onore del Signore,
13
insieme a un’oblazione di due decimi di efa di fior di farina impastata con olio: è un sacrificio consumato dal fuoco,
profumo gradito in onore del Signore; la libagione sarà di
un quarto di hin di vino. 14 Non mangerete pane né grano
abbrustolito né grano novello, prima di quel giorno, prima
di aver portato l’offerta del vostro Dio. Sarà per voi una legge perenne, di generazione in generazione, in tutti i luoghi
dove abiterete.
La Pasqua (o passaggio). In essa
le famiglie ebraiche ricordavano insieme come Dio avesse risparmiato i
loro primogeniti in Egitto (Esodo 12).
Il pasto della Pasqua, con pane non
lievitato, ricordava la loro partenza
affrettata dall’Egitto. I testi principali sulla Pasqua e gli Azzimi si trovano in cfr. Es 12-13. Queste due feste,
tipiche di pastori e agricoltori, sono
ora memoria dell’esodo dall’Egitto.
Festa delle sette Settimane
15
Dal giorno dopo il sabato, cioè dal giorno in cui avrete
portato il covone per il rito di elevazione, conterete sette settimane complete. 16 Conterete cinquanta giorni fino
all’indomani del settimo sabato e offrirete al Signore una
nuova oblazione. 17 Porterete dai luoghi dove abiterete due
pani, per offerta con rito di elevazione: saranno di due
decimi di efa di fior di farina, e li farete cuocere lievitati;
sono le primizie in onore del Signore. 18 Oltre quei pani,
offrirete sette agnelli dell’anno, senza difetto, un giovenco
e due arieti: saranno un olocausto per il Signore, insieme
con la loro oblazione e le loro libagioni; sarà un sacrificio di
profumo gradito, consumato dal fuoco in onore del Signore.
19
Offrirete un capro in sacrificio per il peccato e due agnelli
dell’anno in sacrificio di comunione. 20 Il sacerdote presenterà gli agnelli insieme al pane delle primizie con il rito
di elevazione davanti al Signore; tanto i pani quanto i due
agnelli consacrati al Signore saranno riservati al sacerdote.
21
Proclamerete in quello stesso giorno una festa e convocherete una riunione sacra. Non farete alcun lavoro servile.
Sarà per voi una legge perenne, di generazione in generazione, in tutti i luoghi dove abiterete. 22 Quando mieterai
la messe della vostra terra, non mieterai fino al margine del
campo e non raccoglierai ciò che resta da spigolare del tuo
raccolto; lo lascerai per il povero e per il forestiero. Io sono
il Signore, vostro Dio”».
Festa delle settimane ossia del
cinquantesimo giorno, detta pure,
con parola d’origine greca, Pentecoste, è la festa delle primizie del
grano, che chiude la stagione della
mietitura.
Festa delle primizie. La festa del
primo covone è la festa delle primizie dell’orzo in cui venivano presentati i primi covoni di orzo a Dio.
LA BIBBIA - 161
Nuovo Anno
o la festa delle trombe). Il primo
giorno del mese: era festeggiato il
primo giorno del mese lunare. Si ricorda qui solo il primo del settimo
mese, forse perché, secondo un altro
computo, era anche il capodanno
autunnale. Il presente calendario,
invece, inizia l’anno con la Pasqua
(capodanno primaverile).
Il primo giorno del mese
23
Il Signore parlò a Mosè e disse: 24 «Parla agli Israeliti
dicendo: “Nel settimo mese, il primo giorno del mese
sarà per voi riposo assoluto, un memoriale celebrato a
suon di tromba, una riunione sacra. 25 Non farete alcun
lavoro servile e offrirete sacrifici consumati dal fuoco in
onore del Signore”».
Il giorno dell’Espiazione
Il Signore parlò a Mosè e disse: 27 «Il decimo giorno
di questo settimo mese sarà il giorno dell’espiazione;
terrete una riunione sacra, vi umilierete e offrirete
sacrifici consumati dal fuoco in onore del Signore. 28 In
quel giorno non farete alcun lavoro, poiché è il giorno
dell’espiazione, per compiere il rito espiatorio per voi
davanti al Signore, vostro Dio. 29 Ogni persona che non si
umilierà in quel giorno sarà eliminata dalla sua parentela. 30 Ogni persona che farà in quel giorno un qualunque
lavoro io la farò perire in mezzo alla sua parentela. 31 Non
farete alcun lavoro. Sarà per voi una legge perenne, di
generazione in generazione, in tutti i luoghi dove abiterete. 32 Sarà per voi un sabato di assoluto riposo e dovrete
umiliarvi: il nono giorno del mese, dalla sera alla sera
seguente, farete il vostro riposo del sabato».
26
Giorno dell’Espiazione.
Il giorno della penitenza collettiva,
quando il Sommo Sacerdote entrava
nel Santo dei santi e versava il sangue
del sacrificio (Levitico 23, 26-32).
Festa delle Capanne
(o Tabernacoli). Una festa di gioia
che segnava la fine del raccolto autunnale. Le famiglie dovevano costruire le capanne con rami di piante diverse e vivere in esse durante i
giorni della festa (Levitico 23, 33-43)
in ricordo del cammino del popolo
nel deserto.
In seguito furono aggiunte due festività al calendario ebraico:
Festa delle luci (o Dedicazione,
oggi conosciuta come Hanukkah):
commemorava la purificazione del
secondo Tempio, che era stato contaminato da Antioco Epifane. Ogni
sera venivano accese delle lanterne
nelIe case e nelle sinagoghe.
Purim. Una festa chiassosa che
ricordava la vicenda in cui la regina
Ester aveva salvato il popolo dal massacro.
162 - LA BIBBIA
La festa delle Capanne
Il Signore parlò a Mosè e disse: 34 «Parla agli Israeliti
dicendo: “Il giorno quindici di questo settimo mese sarà
la festa delle Capanne per sette giorni in onore del Signore. 35 Il primo giorno vi sarà una riunione sacra; non
farete alcun lavoro servile. 36 Per sette giorni offrirete
vittime consumate dal fuoco in onore del Signore. L’ottavo giorno terrete la riunione sacra e offrirete al Signore
sacrifici consumati con il fuoco. È giorno di riunione; non
farete alcun lavoro servile.
37
Queste sono le solennità del Signore nelle quali convocherete riunioni sacre, per presentare al Signore sacrifici
consumati dal fuoco, olocausti e oblazioni, vittime e libagioni, ogni cosa nel giorno stabilito, 38 oltre i sabati del
Signore, oltre i vostri doni, oltre tutti i vostri voti e tutte
le offerte spontanee che presenterete al Signore.
39
Inoltre il giorno quindici del settimo mese, quando
avrete raccolto i frutti della terra, celebrerete una festa
del Signore per sette giorni; il primo giorno sarà di assoluto riposo e così l’ottavo giorno. 40 Il primo giorno prenderete frutti degli alberi migliori, rami di palma, rami
con dense foglie e salici di torrente, e gioirete davanti al
Signore, vostro Dio, per sette giorni. 41 Celebrerete questa
festa in onore del Signore, per sette giorni, ogni anno.
Sarà per voi una legge perenne, di generazione in generazione.
33
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