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Tesi Giorgia Zane
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PADOVA FACOLTÀ DI AGRARIA Dipartimento Territorio e sistemi agro-forestali TESI DI LAUREA IN SCIENZE FORESTALI ED AMBIENTALI ANALISI E PROPOSTE PER LA MANUTENZIONE DELLA VEGETAZIONE ERBACEA NEI CANALI DI BONIFICA Relatore: Prof. RAFFAELE CAVALLI Correlatori: Prof. VINCENZO D’AGOSTINO Dott. For. STEFANO RAIMONDI Laureanda: Giorgia Zane matricola n° 420601/AB ANNO ACCADEMICO 2002 - 03 Indice Riassunto Pag. IX Summary Pag. XI . Introduzione Pag. 1 Capitolo1. La manutenzione dei corsi d’acqua Pag. 5 1.1 La flora delle zone riparie Pag. 5 1.2 Modalità e tempi manutenzione della Pag. 14 1.2.1 Manutenzione del fondo vegetazione acquatica della Pag. 16 1.2.2 Taglio della vegetazione di sponda Pag. 17 1.2.3 Manutenzione degli argini Pag. 18 1.2.4 La gestione della vegetazione sfalciata Pag. 19 1.3 Macchine ed attrezzature Pag. 21 1.3.1 Trinciasarmenti Pag. 22 1.3.2 Barra falciante Pag. 24 1.3.3 Cucchiaia rovescia a griglia con barra falciante Pag. 28 di esecuzione V e taglio Capitolo 2. La manutenzione sostenibile Pag. 31 2.1 I corsi d’acqua naturali Pag. 33 2.2 I corsi d’acqua artificializzati Pag. 35 2.3 Watercourse Act: l’esperienza danese nella manutenzione Pag. 37 2.4 Il canale di corrente Pag. 38 2.4.1 La vegetazione nel canale di corrente Pag. 41 2.4.2 Manutenzione del canale di corrente Pag. 44 2.4.3 I risultati ottenuti Pag. 45 2.5 I canali inerbiti: l’esperienza statunitense Pag. 46 Capitolo 3. Materiali e metodi Pag. 49 3.1 Area di studio Pag. 51 3.1.1 Rio Tasca Pag. 54 3.1.2 Scolo Bigonzo Pag. 57 3.2 Quantificazione del sedimento e della vegetazione asportata con la cucchiaia rovescia a griglia con barra falciante Pag. 60 3.3 Variazione della quota relativa del pelo libero rispetto ad un punto di riferimento e variazione della velocità media in funzione dello sfalcio di un canale di corrente Pag. 60 3.4 Analisi della viabilità consortile Pag. 63 VI Capitolo 4. Risultati Pag. 65 4.1 Quantificazione del sedimento e della vegetazione asportata con la cucchiaia rovescia a griglia con barra falciante Pag. 65 4.2 Variazione della quota relativa del pelo libero rispetto a un punto di riferimento e variazione della velocità media in funzione dello sfalcio di un canale di corrente Pag. 67 4.3 Analisi della viabilità consortile Pag. 94 Capitolo 5. Possibilità di sviluppo Pag. 99 5.1 Macchine motrici in grado di operare in maniera simmetrica rispetto all’asse dell’asta fluviale Pag. 100 5.2 Macchine motrici a carreggiata ridotta e ruota stabilizzatrice Pag. 103 5.3 Motobarche dotate di organi stabilizzatori e di appoggio in grado di sopportare attrezzature pesanti o su braccio articolato Pag. 105 Conclusioni Pag. 107 Appendice A Pag. 111 Bibliografia Pag. 123 VII Riassunto Le attività di manutenzione, ordinaria e periodica, dei corsi d’acqua e dei canali artificiali sono le azioni che svolgono normalmente i Consorzi di Bonifica per garantire la sicurezza idraulica e la tutela della salubrità ambientale. Queste attività si realizzano, in parte, con lo sfalcio della vegetazione riparia, utilizzando macchine ed attrezzature che presentano caratteristiche e funzioni diverse in relazione, soprattutto, alla variabilità morfologica dell’alveo e al grado di urbanizzazione. Tale vegetazione, benchè costituisca biotopi di estremo interesse e svolga sia funzioni idrobiologiche che funzioni fondamentali per la vita animale, è continuamente minacciata dalla realizzazione di opere idrauliche e dalla diffusione di attività agricole a ridosso degli argini. La manutenzione “gentile” proposta nei New Watercourse Act danesi, che entrarono in vigore nel 1982, mira, invece, a cambiare in modo attivo il corso d’acqua, così che sviluppi forme che offrano un habitat compatibile con lo sviluppo della flora e della fauna. Con la manutenzione “gentile” si può sviluppare un corso d’acqua angusto e sinuoso all’interno di uno canalizzato, utilizzando le forze che agiscono nel corso d’acqua stesso e realizzando un canale di corrente. Questo consiste nel limitare lo sfalcio della vegetazione a una fascia, conferendogli un andamento sinusoidale, così da riprodurre le condizioni che si presentano in un corso d’acqua naturale. Un’altra esperienza volta alla costituzione e al mantenimento della vegetazione in alveo, è rappresentata dai canali inerbiti: una pratica di origine statunitense che risale agli anni ’50, sviluppata dall’U.S. Soil Conservation Service. Presso il Consorzio di Bonifica Dese Sile sono state realizzate tre sperimentazioni. La prima, volta alla quantificazione del sedimento e della vegetazione asportati con la cucchiaia rovescia a griglia con barra falciante, ha dimostrato come tale attrezzatura causi ingenti danni sia al piede della sponda sia alla vegetazione erbacea, riducendo sensibilmente la biodiversità. La seconda sperimentazione, volta alla realizzazione di un IX canale di corrente, ha dimostrato come tale pratica permetta il contenimento del rischio idraulico e, allo stesso tempo, la conservazione di una fascia vegetazionale che assolve le numerose funzioni attribuite alla vegetazione riparia. La terza, volta all’analisi della viabilità consortile, ha dimostrato come il crescente inurbamento e certe pratiche agricole, impediscono le normali operazioni di sfalcio con mezzi meccanici, con il conseguente l’impiego di operatori per lo sfalcio manuale. Da tale sperimentazione, inoltre, si è preso spunto per la presentazione di alcuni macchinari innovativi, di fabbricazione straniera, che agiscono in relazione solo alle caratteristiche morfologiche dell’alveo, indipendentemente dalla presenza di ostacoli sugli argini. X Summary Standard and periodic maintenance operations of watercourses and canals are usually carried out by Land Reclamation Syndicates in order to guarantee water safety and to safeguard the environment. These operations are performed partly by mowing riverine vegetation using machines and tools which have differing features and functions according to the riverbed morphological variations and according to the urban migration phenomena. Although this vegetation consists of extremely interesting biotopes and carries out both hydrobiological and essential functions for animal life, it is continuously threatened by plumbing constructions and by the increase of agricultural activities close to the river banks. “Soft” maintenance suggested by the Danish New Watercourse Act, which became effective in 1982, on the other hand aims at changing watercourses in an active way creating forms which offer an ideal habitat for flora and fauna. With the “soft” maintenance one can develop a narrow and winding watercourse within a canal taking advantage of the forces which act in the watercourse itself creating a flowing canal. This involves limiting the mowing of the vegetation to a strip, creating a winding pattern in order to reproduce the conditions of a natural watercourse. Another trial aimed at creating and maintaining riverbed vegetation is represented by turfed channels. This US method dates back to the 50s and was developed by the US Soil Conservation Service. The Dese Sile Land Reclamation Syndicate has experimented three methods. The first which quantifies the sediment and vegetation removed with a cutting reverse grid shovel, demonstrated that this type of machine causes great damage both to the lower part of the bank and to the vegetation greatly reducing the biodiversity. XI The second method involved creating a flowing canal and showed that this limited the water works’ risk and at the same time saved a portion of vegetation imperative to several riverine vegetation functions. The third method which consisted in analyzing the Syndicate’s system demonstrated that the increasing urban migration and certain agricultural activities prevent standard mechanical mowing procedures from being performed therefore making it necessary to have workers mow manually. This experience has prompted to present a number of innovative machines, manufactured outside of Italy, which operate only on the riverbed form and structure, without taking into account any obstacles present on the banks. XII Introduzione Rendere compatibili gli usi di un corso d’acqua e delle sue aree riparie con la difesa dalle piene nonché con la salvaguardia o il ripristino della biodiversità, da cui deriva la conservazione della capacità autodepurativa del sistema fiume, è un’esigenza inderogabile per i nostri corsi d’acqua (Braioni e Penna, 1998). Spesso, invece: ”l’istintiva risposta delle autorità e della popolazione alle sempre più frequenti alluvioni è la richiesta di interventi immediati di arginature e di pulizia dei fiumi dalla vegetazione e dagli accumuli di ghiaia, affrettatamente individuati come responsabili delle esondazioni” (Sansoni, 1995). La salvaguardia degli ambienti fluviali assume, un’importanza tale da incoraggiare fortemente gli studi ad essa interessati, sia la formulazione di indici che offrono spunti per un approccio multidisciplinare al problema. La nascita di questa problematica è riconducibile agli anni della ricostruzione postbellica e del successivo miracolo economico. In tali condizioni si è assistito a uno sviluppo che ha trascurato la tutela dell’ambiente e del paesaggio. Le conseguenze sono state: un’urbanizzazione senza precedenti delle coste, delle pianure alluvionali, con il conseguente dilatarsi delle periferie e delle infrastrutture viarie, contestualmente all’inquinamento delle acque, dell’aria e del suolo. La costruzione di insediamenti industriali e abitativi, la realizzazione di nuove strade ed autostrade e l’allargamento di vecchie sedi stradali in prossimità degli alvei, hanno indotto la riduzione delle aree di esondazione, dove, in caso di piena, le acque vengono trattenute. La legislazione sulla tutela delle acque, coerente con tale contesto socioeconomico, è stata sino agli anni ’90, con l’introduzione della legge 183/89, quasi inesistente: “C’era infatti il prevalere di un obiettivo utilitaristico, anziché ecosistemico: un risanamento dei fiumi finalizzato non tanto al ripristino della loro funzionalità ecologica, ma in primo luogo a garantire la disponibilità di una risorsa di qualità adeguata agli usi umani, produttivi, energetici, irrigui, potabili” (Silingardi et al., 2000) 1 Negli ultimi cinquant’anni lo sviluppo economico ha investito anche il paesaggio agrario determinandone una radicale trasformazione, con un ”...rapido passaggio dall’agricoltura contadina a quella meccanizzata, da un mosaico di colture diverse e separate da filari di alberi, siepi, cavedagne e corsi d’acqua contornati di vegetazione a monocolture su grandi appezzamenti…” (Ghetti, 2003), con arature e lavorazioni del terreno a ridosso degli argini. In questo scenario complesso, la pubblica amministrazione e i privati, al fine di garantire la sicurezza idraulica, anziché concentrarsi su un gestione territoriale oculata, garantendo ai fiumi spazi sufficienti al transito delle portate di piena, hanno promosso sistemazioni idrauliche. In esse, i corsi d’acqua scorrono entro alvei geometrici devegetati e argini sopraelevati, controllati da difese spondali, briglie, cementificazioni e canalizzazioni (Baldo, 2002). L’accresciuta attenzione ai problemi ambientali, promossa anche da politiche mirate, ha però di recente messo in discussione questo modello di gestione dei corsi d’acqua. “Numerosi studi ne hanno, infatti, evidenziato gli effetti negativi sia dal punto di vista ambientale che da quello del rischio idrogeologico ed è emersa la necessità di ricostituire l’integrità naturale dei corsi d’acqua, restituendo ai fiumi le loro proprie funzioni, a partire da quelle di regolazione delle piene e di autodepurazione degli inquinanti” (Cirf et al., 2002). Questa tesi si pone l’obbiettivo di analizzare le attuali modalità di manutenzione della vegetazione erbacea praticate nei canali di bonifica, e di proporre, in seguito ai risultati ottenuti con le sperimentazioni, sia nuove metodologie di gestione, maggiormente volte alla valorizzazione dell’ecosistema fluviale e della biodiversità, sia macchine e attrezzature innovative, pensate e costruite senza perdere di vista le caratteristiche dell’ambiente in cui operano. 2 Le tesi che si intendono dimostrare con tale lavoro sono: • L’elevato impatto ambientale esercitato dall’utilizzo della cucchiaia rovescia a griglia con barra falciante. • L’applicabilità della pratica del canale di corrente sui canali della pianura veneta e la sua convenienza. • L’influenza dell’urbanizzazione e delle pratiche agricole sulle modalità di sfalcio meccanizzato dei canali. 3 Capitolo 1. La manutenzione dei corsi d’acqua Capitolo 1. La manutenzione dei corsi d’acqua “Devono essere considerate attività di manutenzione tutte le azioni volte al mantenimento e al ripristino della funzionalità ecologica del territorio oltre alla funzionalità idraulica di tutte le opere, manufatti e strutture necessarie per il perseguimento del Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico (PSAI). Gli interventi di rinaturazione, se volti al ripristino della funzionalità ecologica di un ecosistema o parte di esso (ad esempio i tratti fluviali) sono da considerare interventi di manutenzione del territorio” (Comitato di consultazione Autorità di Bacino Po, 2001). 1.1 La flora delle zone riparie La vegetazione riparia è definita tipicamente azonale, ovvero di tipo ed ecologia diversi rispetto alle vegetazioni esterne al sistema fluviale che seguono invece una precisa zonazione climatica. Il corso d’acqua rappresenta quindi un elemento geografico di forte differenziazione ambientale e paesaggistica (Sartori e Bracco, 1993) che Di Fidio (1991) ha definito come un macroecosistema, costituito al suo interno da un mosaico di biotopi (Fig.1.1) Fig. 1.1 Profilo tipico della vegetazione di un corso d’acqua di pianura in condizioni naturali (Di Fidio, 1991) 5 Capitolo 1. La manutenzione dei corsi d’acqua Ciutti (2003) definisce la zona riparia, secondo l’aspetto funzionale, come: ”…un ecotono tridimensionale fra ecosistema acquatico e terrestre, che si estende in profondità (acqua sotterranea), in altezza verso la copertura vegetale, esternamente attraverso la piana alluvionale e gli ecosistemi terrestri ed in senso longitudinale al corso d’acqua con ampiezze variabili”. Emerge, quindi, come negli ambienti di acqua dolce (fiumi, canali, stagni, paludi) e nelle loro immediate adiacenze (rive, scarpate, ecc), si concentrino elementi floristici e vegetazionali costituenti biotopi di estremo interesse che, a causa della crescente espansione delle attività umane nelle zone di pianura, sarebbero altrimenti destinate all’estinzione. Negli ultimi anni, in tutto il mondo, e particolarmente in Europa, hanno preso vita iniziative per la salvaguardia di tali ambienti (Pinna, 1983) dai preoccupanti scomparsa, fenomeni o la d’inquinamento drastica e riduzione, di di eutrofizzazione. talune specie La vegetali, particolarmente sensibili, a favore di altre assai invadenti e tendenti ad omogeneizzare e a banalizzare il paesaggio sono la manifestazione dell’attuarsi di tali fenomeni. La sensibilità degli organismi vegetali anche alle minime variazioni chimico-fisiche di un corso d’acqua fanno sì che questi, da un lato, costituiscano dei formidabili indicatori biologici della qualità dell’ambiente ma, dall’altro, siano estremamente suscettibili a una serie di disturbi di natura biotica, come l’azione erosiva e l’azione di deposito dei materiali da parte del corso d’acqua, e di natura abiotica, quali le attività umane. La continua realizzazione di opere idrauliche favorisce l’impoverimento di questi ambienti. Infatti, se per un verso consentono il più regolare convogliamento e scorrimento delle acque, dall’altro tendono a trasformare sempre più il corso dei fiumi in corsi d’acqua privi di vita, in cui si antepongono la portata, la velocità di scorrimento, il trasporto solido, ecc, agli aspetti legati alle caratteristiche biologiche proprie del corso d’acqua (Amministrazione della Provincia di Venezia, 1986). Anche le attività agricole hanno contribuito al depauperamento delle fasce di vegetazione riparia che costituiscono uno dei pochi elementi di 6 Capitolo 1. La manutenzione dei corsi d’acqua biodiversità del paesaggio agrario. Ciò è dovuto alle colture agrarie che, arrivando a ridosso dei fossi esistenti, condizionano negativamente l'evoluzione delle formazioni vegetali verso uno stadio di maggiore equilibrio. A questo proposito Fregolent e Grespan (1997) affermano come ”…nonostante il patrimonio vegetazionale risulti piuttosto povero quantitativamente e qualitativamente è comunque in grado di assolvere la funzione di rifugio della fauna stanziale. Sarebbe auspicabile, quindi, al fine di preservare i canali dall' inquinamento idrico, la creazione di fasce di rispetto da sottrarre alle pratiche agricole”. Il fattore determinante sulla composizione e la struttura delle vegetazioni riparie è rappresentato dalla dinamica dei livelli idrici, compresi quelli freatici, e dai naturali processi geomorfologici che ne derivano (Francescato, 2002; Hupp, 1999). Il regime delle acque condiziona infatti la genesi del suolo, il rifornimento di sostanza nutritiva, la granulometria, la disponibilità idrica, ecc. La disponibilità idrica in terreni prossimi al corso d’acqua diminuisce in senso trasversale rispetto alla direzione della corrente ed, in generale, diminuisce da monte verso valle, quando ai substrati ghiaiosi si vanno sostituendo quelli argillosi. Alla granulometria del substrato è invece legata la fertilità del terreno: i depositi più fini sono dotati di una maggiore capacità di trattenere nutrienti minerali rispetto alle frazioni più grossolane. Un apporto significativo di fertilità è inoltre fornito dalle piene che trasportano e depositano consistenti quantità di materiali organici, dando vita a una vera e propria fertilizzazione naturale operata dal fiume (Ellenberg, 1982). L’acqua corrente invece rappresenta insieme una condizione favorevole e un aspetto svantaggioso per le piante che vivono immerse. Il rimescolamento delle acque, infatti, provocato dalla turbolenza, le arricchisce dei gas necessari alla vita, e il loro continuo movimento permette alle piante di assumerli con continuità. La torbidità rappresenta in genere una situazione transitoria, legata ai periodi di piena: Normalmente, l’acqua appare limpida e permette una buona illuminazione delle foglie 7 Capitolo 1. La manutenzione dei corsi d’acqua sommerse. In condizioni di piena, però, all’azione meccanica della corrente e a quella della turbolenza si associa anche l’opera di abrasione da parte dei sedimenti trasportati, che danneggiano soprattutto le superfici delle foglie sommerse particolarmente delicate. Le piante, quindi, devono essere capaci di resistere alle sollecitazioni meccaniche imposte dal flusso, perciò raramente presentano lamine molto ampie, più tipicamente, le foglie sono invece ridotte a fini lacinie, o a nastri sottili e flessibili. Il moto dell’acqua provoca anche l’erosione del fondo dell’alveo per cui i sedimenti, nei quali la vegetazione corrente affonda le sue radici, possono essere asportati. Ciò rende precario l’ancoraggio e instabile la vegetazione. L’asportazione degli elementi più fini del fondo priva poi le piante di una gran parte dei nutrienti in essi contenuti (Bracco, 1983). L’insieme dei fattori ecologici descritti e la loro combinazione determina l’instaurarsi di vegetazione con composizione caratteristica ma instabile, poiché in tali ambienti la potenziale valenza ecologica è raramente raggiunta e più spesso è sostituita da consorzi floristici impoveriti, deturpati e soprattutto eutrofizzati. Fregolent e Grespan (1997) affermano come il raggiungimento di una determinata sequenza vegetazionale sia, infatti, possibile solo in condizioni di equilibrio e naturalità e in assenza di elementi perturbatori quali l’azione dell’uomo e l’alternanza della portata. Spesso perciò si riscontrano tra la vegetazione in alveo popolamenti monospecifici. Tale aspetto probabilmente è legato alle precarie condizioni ecologiche a cui le specie sono soggette e alla selezione che tali condizioni determinano. La comunità vegetale riparia riveste un ruolo fondamentale per la vita animale (Fig.1.2), fornendo habitat, mediante risorse alimentari, ambienti rifugio, substrati per l’ovodeposizione, ad una ricca varietà di vertebrati ed invertebrati e svolgendo la funzione di “corridoio ecologico”, per lo spostamento della fauna. La vegetazione acquatica offre inoltre grandi superfici al perifiton, cioè all’insieme complesso di alghe, batteri, protozoi, detriti organici, particelle di carbonato di calcio, che si forma e sviluppa sulla superficie delle piante sommerse. Questo particolare biofilm è in 8 Capitolo 1. La manutenzione dei corsi d’acqua grado di decomporre la sostanza organica presente nell’acqua, di assimilare i nutrienti e di favorire la trasformazione dell’azoto nitrico disciolto nell’acqua in azoto gassoso mediante un processo di denitrificazione (Agostinetto e al., 2002). Le piante acquatiche, poi, rivestono funzioni idrobiologiche, poiché sono idonee alla frega dei pesci e danno il maggior contributo all’autodepurazione delle acque. L’apparato radicale delle piante legnose forma una zona di contatto tra l’acqua corrente e l’acqua sotterranea della falda circostante. Fig.1.2 Funzioni della vegetazione in ambiente ripario:1) l’ombreggiamento mantiene l’acqua fresca e ossigenata; 2) gli insetti ed altri piccoli invertebrati che cadono dalle piante sono catturati dai pesci; 3) la vegetazione fornisce supporti per l’emergenza delle ninfe acquatiche consentendo la metamorfosi e lo sfarfallamento degli insetti adulti; 4) la vegetazione permette agli insetti alati di posarsi per deporre le uova dalle quali origineranno larve acquatiche; il perifiton depura l’acqua; 5) molti insetti adulti trovano rifugio tra la vegetazione; 6) gli uccelli dei campi nidificano qui; 7) habitat favorevole per le farfalle, i coleotteri e altri insetti; 8) gli apparati radicali consolidano le sponde; 9) gli uccelli trovano cibo sugli alberi; 10) le radici sommerse sono un ottimo rifugio per i pesci; 11) le foglie cadute sono una fonte alimentare per gli invertebrati acquatici. (Madsen 1995, Sansoni, 1996) La riva è permeabile e quindi consente scambi tra i due corpi d’acqua, 9 Capitolo 1. La manutenzione dei corsi d’acqua appunto attraverso le radici delle piante, che assorbono sali dalle acque e quindi esercitano un effetto depurante. La vegetazione di riva favorisce un duplice processo di sedimentazione: in tempo di piena il corso d’acqua vi deposita le materie solide trasportate, mentre viceversa la sabbia e il limo asportati per erosione superficiale dai terreni circostanti vengono trattenuti, con un effetto di filtrazione sulle acque meteoriche di ruscellamento; in entrambi i casi sono sottratte al corso d’acqua sostanza nutrienti e quindi diminuisce il carico inquinante. Gli alberi presenti lungo gli argini, con le loro chiome, fungono da regolatori della temperatura dell’acqua e della luce. Le rapide fluttuazioni di temperatura, infatti, hanno un impatto negativo sulla deposizione delle uova e sulla sopravvivenza delle specie ittiche, mentre la luce favorisce lo sviluppo di periphyton e macrofite. Dall’analisi delle specie tipiche della zona riparia emerge come queste possiedano adattamenti morfologici ed ecologici peculiari: fusti e radici più flessibili, aerenchimi o radici avventizie, riproduzione vegetativa per radicamento di rami, fusti e radici, disseminazione per trasporto acqueo (Ciutti, 2003). A livello sistematico, in ambiente mediterraneo, tra la vegetazione acquatica che può crescere all’interno dell’alveo si riscontrano sia rizofite (specie radicate al fondo) quali il millefoglio d’acqua – Myriophyllum spp., la ninfea gialla – Nuphar luteum (L.) Sibth, la ninfea bianca – Nymphaea alba L., le brasche - Potamogeton spp., i ranuncoli – Ranunculus spp., la castagna d’acqua – Trapa natans L.; che pleustofite (specie natanti non radicate al fondo) quali il morso di rana – Hydrocharis morus-ranae L., la lenticchia d’acqua, Lemna spp., presente nei piccoli affluenti, ad acqua fresca, limpida e debolmente corrente che scorrono sotto copertura arborea, e l’erba pesce – Salvinia natans (L.) All. A proposito delle prime, Bracco (1983) afferma come le condizioni severamente limitatrici per la vita vegetale in cui vivono ne influenzano lo sviluppo. È infatti comune una sensibile torpidità delle acque dovuta sia a materiali consistenti, quali foglie morte, coltri gelatinose di alghe, piantine 10 Capitolo 1. La manutenzione dei corsi d’acqua galleggianti in superficie, che ad un’elevata presenza di microalghe in sospensione, dovute a condizioni di sensibile eutrofia delle acque, che conferiscono all’acqua un colore verdastro. Un’altra condizione limitante è rappresentata dalla ridotta disponibilità dei gas necessari alla vita della pianta. La lentezza con cui questi si diffondono nell’acqua ferma, infatti, determina una notevole precarietà di approvvigionamento. Tale fenomeno tende poi ad aumentare nella bella stagione quando il riscaldamento dell’ acqua diminuisce il tenore di gas disciolti in essa. La vegetazione che si sviluppa ha la tendenza quindi a presentare una struttura complessa, disposta a strati rispetto al fondo e alla superficie. Le zone più profonde sono occupate da piante completamente sommerse, adatte a scarsi apporti di luce, che svolgono tutto il loro ciclo vitale completamente sott’acqua. Le foglie sono traslucide, sottili e assai delicate, oppure piumose, per la divisione del lembo in numerose, minute lacinie. In corrispondenza di una modesta diminuzione di profondità si possono invece insediare piante che, pur avendo fusto e foglie sommerse, fioriscono in superficie. Insieme a queste compaiono anche quelle specie che, pur avendo fusto sommerso, producono foglie in superficie, che galleggiano liberamente insieme agli organi fiorali. Tali foglie presentano un aspetto omogeneo dovuto alla consistenza coriacea e alla presenza di idrorepellenti superficiali che conferiscono loro una certa lucentezza. Le pleustofite rappresentano, invece, la vegetazione che galleggia liberamente senza essere ancorata al fondo. A proposito di tali specie Bracco (1983) descrive come assorbono i gas e la luce necessari ai processi fotosintetici direttamente dall’atmosfera e come ciò le renda abbastanza indifferenti alla qualità delle acque in cui di insediano. Tale vegetazione si riscontra in quei corpi idrici in cui l’acqua risulta perfettamente tranquilla, lontano da correnti e dall’azione del vento. Tra le vegetazioni igrofile, quelle più diffuse sono i canneti (Phragmitetea); questi occupano infatti aree abbastanza estese lungo le sponde dei fiumi, dei canali e dei fossi, ma anche ampie superfici sia nell’entroterra che in 11 Capitolo 1. La manutenzione dei corsi d’acqua zone prossime agli ambienti salmastri delle lagune (Amministrazione della Provincia di Venezia, 1986). In particolare i fragmiteti (Phragmitetum) costituiscono uno degli aspetti più appariscenti delle zone umide non solo di acqua dolce, ma anche di acqua salmastra, formando cenosi quasi monospecifiche a cui, a seconda dell’ambiente in cui si sviluppano, si associano specie schiettamente igrofile o blandamente alofite, formando nelle aree prossime alle lagune una vegetazione di transizione. In zone paludose di acqua dolce, in corsi d’acqua di dimensioni ridotte, Phragmites australis si accompagna od è sostituito da Typha angustifolia o da T. latifoglia – la mazzasorda- formando un Typhetum responsabile dell’interramento dei canali e della minaccia all’efficienza idraulica dell’alveo. Il settore più esterno al corso del fiume è, in genere, occupato dal bosco ripariale costituito in prevalenza dal pioppo bianco e nero (Populus alba; P. nigra) e da salici (Salix alba; S. triandra, ecc.) riferibile all’associazione Salicetum alba. Sono rilevabili sporadiche presenze di ontani (Alnus glutinosa) e, in posizione più distale, di roverelle (Quercus pubescens). Nella fascia più a ridosso del corso d’acqua è presente solitamente una vegetazione arbustiva dominata da salici (Salix purpurea; S. eleagnos). La componente animale degli ecosistemi è strettamente legata agli aspetti fitocenotici che tali ecosistemi presentano. La vegetazione, infatti, può rappresentare per le specie animali un’area di rifugio, una nicchia trofica o un’area idonea alla riproduzione. Benché molti tratti fluviali non presentino elementi floristici e faunistici di elevato pregio naturalistico, possono comunque essere interessati da sporadiche presenze stanziali o frequentazioni accidentali durante la stagione migratoria. Nelle aree fluviali gli interventi volti al mantenimento dell’efficienza idraulica e alla difesa spondale devono, quindi, essere messi in atto valutando attentamente e preventivamente le valenze ambientali e naturalistiche che questi ambiti rivestono. 12 Capitolo 1. La manutenzione dei corsi d’acqua Tali interventi possono, infatti, rappresentare un elemento di disturbo alla vita degli animali e specialmente alla avifauna a causa delle alterazioni ambientali che arrecano, in modo particolare in concomitanza di determinati “periodi critici”, quali accoppiamenti e prime fasi dello sviluppo della prole, particolarmente delicati per la vita degli animali. 13 Capitolo 1. La manutenzione dei corsi d’acqua 1.2 Modalità e tempi di esecuzione della manutenzione Nonostante le numerosi funzioni che riveste la vegetazione, il suo contenimento è comunque essenziale, per la stessa sopravvivenza degli habitat che si vuole proteggere. In un canale, che presenta una profondità della corrente modesta, in cui non si procede a nessuno sfalcio, la vegetazione tenderà in poco tempo ad invadere completamente l’alveo, rallentando la velocità della corrente, favorendo l’accumulo di sedimento e determinando un ambiente poco diversificato. In occasione di precipitazioni, inoltre, la vegetazione determinerà resistenza al deflusso, producendo l’innalzamento del livello idrico. La manutenzione ordinaria e periodica delle opere, l’esercizio delle idrovore, la manutenzione dei corsi d’acqua e dei canali artificiali, sono le azioni normalmente attuate dai Consorzi di Bonifica per garantire la sicurezza idraulica e la tutela della salubrità ambientale. I continui interventi sono infatti mirati alla salvaguardia delle infrastrutture, pubbliche e private, e degli insediamenti urbani, per garantire uno sviluppo dal punto di vista agricolo, civile ed industriale. La manutenzione dei collettori naturali e artificiali è quindi realizzata sistematicamente al fine di ripristinare e mantenere l’officiosità idraulica dei corsi d’acqua, e consentire così sia un idoneo drenaggio dei terreni circostanti sia il rapido deflusso delle portate di piena (Bajetti e Paolocci,1999). Tali operazioni si realizzano generalmente con mezzi meccanici. Spesso però, in aree soggette a un’elevata pressione antropica, la presenza di cortili, recinzioni, muri di confine a ridosso del ciglio del corso d’acqua, interrompe la continuità di accesso e determina così la necessità di operare manualmente, con conseguente aumento dei tempi e dei costi. La programmazione degli interventi segue un ordine che risponde ad un criterio di priorità e di alternanza, considerando, inoltre, l’estensione e la complessità delle reti idrografiche in cui si opera e il condizionamento esercitato dal clima e dagli agenti atmosferici. Di norma nei Consorzi di 14 Capitolo 1. La manutenzione dei corsi d’acqua Bonifica, entro il mese di marzo di ogni anno è redatto il calendario degli interventi su tutti i corsi d’acqua consortili, indicando il tipo di attrezzature da impiegare e il periodo di intervento. Tale calendario, per disposizione provinciale, deve essere inviato agli Uffici di caccia e pesca delle Province e a tutti i Comuni interessati. Ogni settimana viene redatto un programma di lavoro che indica gli interventi da effettuare, il personale e i mezzi da impiegare. (Raimondi, 2002). Secondo Bajetti e Paolocci (1999) le difficoltà che si incontrano durante le fasi di manutenzione possono essere sintetizzate in: o carenza “fisiologica” di finanziamenti destinati a tali attività; o dispersione delle attività cantieristiche lungo le aste dei corsi d’acqua; o difficoltà di accesso in alcuni tratti; o qualità delle acque convogliate; o disinteresse generalizzato delle pubbliche amministrazioni e dei privati, se non a seguito di crisi. A tali difficoltà se ne possono aggiungere altre, legate, per esempio, alla variabilità morfologica e idraulica del corso d’acqua, che implicano differenziazione nelle attrezzature e la diversificazione del piano di lavoro della macchina operatrice rispetto a quello della motrice. La sostanziale simmetria delle strutture spondali rispetto alla mezzeria dell’asta fluviale, invece, comporta: asimmetria di lavoro e sollecitazioni strutturali sulla macchina motrice nel caso di operazioni condotte su un solo lato del corso d’acqua, compattazione della testa di sponda e pericolo di cedimento (Cavalli, 2003). Si riscontrano anche problematiche di carattere ambientale legate alle caratteristiche delle comunità vegetali di tali ambienti, per cui la vegetazione riparia non può essere assimilata ad una classica formazione boschiva. Infatti un corso d’acqua ha un potenziale ecologico abbastanza elevato che permette di ricolonizzare l’alveo con grande rapidità, a seguito dei 15 Capitolo 1. La manutenzione dei corsi d’acqua normali interventi di manutenzione (Bajetti e Paolocci,1999). La complessità di tali ecosistemi dà inoltre luogo a diversi biotopi compresi tra lo xerofitismo delle aree golenali e l’idrofitismo dell’alveo. Gli interventi di manutenzione idraulica devono essere, perciò, progettati e realizzati analizzando le peculiarità del sito d’intervento, privilegiando il miglioramento e la conservazione della vegetazione presente. Solo in casi particolari è consentita anche la totale eliminazione della vegetazione qualora possa ridurre o compromettere l’efficienza idraulica. 1.2.1 Manutenzione del fondo e taglio della vegetazione acquatica La gestione della vegetazione acquatica deve essere attuata al fine di soddisfare esigenze di tipo idraulico, quali la velocità del flusso, la limitazione dell’interramento e la riduzione del rischio di esondazioni, e di tipo ambientale, quali la qualità dell’acqua, le opportunità ricreative e gli aspetti naturalistici e paesaggistici. Le macchine e le attrezzature attualmente utilizzati a questi scopi sono la motobarca con barra falciante a doppia lama oscillante e la barra falciante a doppia lama oscillante portata su braccio articolato da trattore. Il taglio della vegetazione va eseguito tra fine agosto e ottobre allo scopo di rispettare il periodo riproduttivo della fauna ittica, che generalmente si concentra nei mesi di febbraio-giugno. Durante le operazioni di taglio l’operatore deve evitare di movimentare il fondo così da limitare i rilasci di fosforo, causati dalla messa in sospensione del sedimento, e contenere l’azione abrasiva sulla vegetazione. Le erbe sfalciate, trasportate dalla corrente, devono essere fermate tramite la costituzione di paratoie a griglia temporanee, comunemente dette “ferme”, realizzate con una serie di pali di legno posti in corrispondenza di ponti e con una estremità infissa nel fondo. La vegetazione deve essere raccolta entro 12 ore, al fine di evitare il rilascio dei nutrienti contenuti nei tessuti vegetali che favoriscono lo sviluppo della vegetazione stessa, fungendo da fertilizzante. 16 Capitolo 1. La manutenzione dei corsi d’acqua Se sono presenti alberi e arbusti all’interno dell’alveo, gli interventi di ripulitura possono essere di tipo radicale, avendo cura di asportare anche le ceppaie. 1.2.2 Taglio della vegetazione di sponda Gli interventi di manutenzione delle sponde devono impedire l’invasione dell’alveo da parte di dense formazioni di alte erbe e contenere l’eccessiva diffusione di popolamenti monospecifici, assicurando la velocità di scorrimento, la limitazione dell’interramento e la riduzione del rischio di esondazione. Allo stesso tempo tali interventi non devono annullare i benefici che la presenza della vegetazione porta al corso d’acqua. Questa infatti, oltre alla funzioni biologiche già descritte nei paragrafi precedenti, protegge il piede della sponda, evitandone il cedimento e l’erosione, e attenua il moto ondoso. Il taglio viene realizzato con l’escavatore semovente o con il trattore agricolo dotato di braccio articolato, muniti di cucchiaia rovescia a griglia e barra falciante. Il taglio non va eseguito durante il periodo riproduttivo dell’avifauna, che generalmente si concentra nei mesi di aprile–luglio. Nella scelta dell’epoca è, invece, preferito il periodo invernale se si persegue il rinvigorimento dei popolamenti di specie elofite, o il periodo estivo, con particolari attenzioni per la fauna, se si persegue il contenimento dell’invasione dell’alveo da parte delle specie elofite e la creazione di un canale di corrente. In presenza di canneti si realizzano tagli ripetuti nell’arco dell’anno, concentrati nel periodo estivo, per la loro completa eliminazione, o un solo taglio annuale per limitare l’accumulo di lettiera e il rallentamento dei deflussi. È auspicabile la realizzazione di un taglio biennale quando le condizioni di rischio idraulico permettono di preservare l’habitat per specie selvatiche. Il taglio è realizzato da novembre a marzo, permettendo la formazione di popolamenti meno densi, ma più vigorosi, grazie all’effetto protettivo svolto 17 Capitolo 1. La manutenzione dei corsi d’acqua dagli steli dell’anno precedente nei confronti dei nuovi getti (Agostinetto et al., 2002). Si possono far intercorrere 3 anni o più tra ogni taglio quando, a rischio idraulico nullo si vuole proteggere la vegetazione erbacea dall’invasione di quella arbustiva. L’allungamento dei turni permette infatti di preservare habitat che presentano un elevato valore naturalistico, mentre sfavorisce i popolamenti meno densi e vigorosi, la cui vitalità è minacciata dall’accumulo di lettiera. Al fine di permettere lo sviluppo del popolamento si deve, inoltre, evitare di tagliare le piante al di sotto del livello dell’acqua, poiché la sommersione prolungata delle stoppie priva i rizomi di ossigeno necessario alla crescita. Anche in questo caso, come per il taglio della vegetazione acquatica, la vegetazione sfalciata deve essere raccolta entro 12 ore dal taglio per evitare il rilascio nel corso d’acqua di nutrienti contenuti nei tessuti vegetali. In presenza di alberi e arbusti, gli abbattimenti devono essere indirizzati verso: o tagli fitosanitari che mirino a rimuovere tutte le parti di pianta o le piante morte (crollate o in piedi), seccaginose, pericolanti, debolmente radicate che potrebbero essere facilmente scalzate ed asportate in caso di piena; o diradamenti selettivi a carico di specie esotiche (considerate invasive). Il taglio delle formazioni arbustive, che offrono una resistenza elastica al deflusso delle acque, deve essere ridotto al minimo in quanto le formazioni a canna e gli arbusteti in generale, oltre alla funzione di consolidamento delle sponde, risultano particolarmente importanti sia per l’avifauna che per gli anfibi. Qualora non vi siano condizioni di rischio idraulico, l’esecuzione dei tagli va effettuata evitando il periodo marzo-giugno per arrecare minimo disturbo all’avifauna nidificante ed in genere alla biocenosi. 18 Capitolo 1. La manutenzione dei corsi d’acqua Qualora si intervenga su cenosi di particolare interesse naturalistico, si deve agire con estrema cautela al fine di non alterare l’equilibrio delle comunità animali e vegetali che costituiscono l’ecosistema. 1.2.3 Manutenzione degli argini La gestione equilibrata della vegetazione erbacea e il contenimento della vegetazione arbustiva hanno lo scopo di proteggere il corpo arginale dall’indebolimento provocato dagli apparati radicali di alberi e arbusti, che possono creare vie preferenziali di infiltrazione dell’acqua. Il taglio della vegetazione si persegue con l’utilizzo della barra falciante a doppia lama oscillante portata su attacco posteriore o ventro-laterale del trattore, o con l’utilizzo di trinciasarmenti portato su attacco posteriore o su braccio articolato del trattore. Il taglio della vegetazione arbustiva è realizzato annualmente, preferibilmente in autunno. In particolare “…per favorire le specie a lenta crescita, che richiedono minore manutenzione e garantiscono una maggiore varietà di specie, si eseguono due tagli annui (in autunno e primavera) nei primi tre anni e si prosegue con un unico taglio autunnale negli anni seguenti” (Cornelio, 2001). Anche in questo caso, la raccolta della vegetazione tagliata è utile per evitare l’aumento della fertilità del suolo che favorirebbe la crescita della vegetazione. Questo, infatti, implicherebbe la necessità di intervenire più spesso con interventi di manutenzione degli argini. 1.2.4 La gestione della vegetazione sfalciata La gestione della vegetazione asportata in seguito ad ogni intervento di manutenzione, rappresenta un problema tecnico che ogni Consorzio di Bonifica è chiamato a risolvere. La vegetazione erbacea, come già illustrato, non può essere lasciata in loco, poiché subirebbe processi di umificazione e mineralizzazione. Questi processi aumenterebbero la fertilità del suolo, rendendo necessari sfalci più frequenti. 19 Capitolo 1. La manutenzione dei corsi d’acqua Una parte della vegetazione è quindi raccolta dalle paratoie a griglia temporanee, che sono poste in corrispondenza dei ponti. Il materiale raccolto, se le caratteristiche e il grado di maturità lo permettono, viene ceduto ad aziende agricole che lo utilizzano come ammendante, poichè un altro tipo di smaltimento rappresenterebbe per il Consorzio un elevato costo. Il trasporto, dal luogo di raccolta della vegetazione all’azienda agricola, è sostenuto dal Consorzio stesso, che ricorre a contoterzisti per lo spargimento. Un'altra parte della vegetazione può essere raccolta da uno sgrigliatore, cioè da una paratoia a griglia fissa, su cui si accumulano, oltre alle erbe, anche i rifiuti che scorrono sui canali. In questo caso la massa raccolta viene lasciata marcire e poi affidata alla locale azienda municipalizzata che gestisce i rifiuti. Una possibilità di utilizzo della vegetazione erbacea che cresce sugli argini è rappresentata dalla produzione di foraggi. In questo caso, dopo lo sfalcio, è necessario procedere all’essicazione, all’andanatura e all’imballaggio. Condizione indispensabile è la buona qualità della vegetazione. La vegetazione, inoltre, può essere utilizzata per la produzione di compost o biogas. 20 Capitolo 1. La manutenzione dei corsi d’acqua 1.3 Macchine ed attrezzature Le macchine e le attrezzature impiegati nella manutenzione dei corsi d’acqua presentano caratteristiche e funzioni diverse in relazione, soprattutto, alla varietà di situazioni in cui queste si trovano ad operare. Scopi primari della manutenzione sono il contenimento del rischio idraulico e la salvaguardia e tutela della salubrità ambientale attraverso l’eliminazione della vegetazione presente in prossimità e all’interno dell’alveo. Tali scopi vengono perseguiti in un contesto complesso costituito dai corsi d’acqua stessi, da zone profondamente urbanizzate e da ambienti agricoli in cui questi sono inseriti. Le caratteristiche tecniche delle macchine e delle attrezzature, così come i tempi di lavorazione e i costi, sono quindi influenzate da questa complessa realtà, nonché dalla natura stessa dei corsi d’acqua. Le macchine, infatti, operano su canali che presentano elevata variabilità morfologica ed idraulica, ricchi di ostacoli, in cui coesistono acqua e terra. La macchina operatrice si trova in un piano di lavoro diverso rispetto a quello della macchina motrice, in una condizione di simmetria delle strutture spondali rispetto alla mezzeria dell’asta fluviale. Un ruolo fondamentale nelle attività di manutenzione rivestono gli operatori, cioè quelle persone che in pratica lavorano con e sul corso d’acqua. Il termine inglese “river keeper” descrive appieno tali figure professionali, oggi, più che mai, chiamate a interagire con il corso d’acqua. Se in passato il loro compito era unicamente ripulire le sponde e l’alveo dalla vegetazione, perché l’acqua potesse fluire liberamente, oggi gli operatori devono perseguire altri scopi. Devono, infatti, agire per garantire che l’acqua fluisca via facilmente, senza compromettere, però, lo sviluppo delle condizioni naturali del corso d’acqua. Di seguito sono descritte le macchine e le attrezzature comunemente usate nella pulizia degli alvei. 21 Capitolo 1. La manutenzione dei corsi d’acqua 1.3.1 Trinciasarmenti I trinciasarmenti (Foto 1.1) sono attrezzature costituite da una struttura in cui l’organo lavorante è formato da un rotore ad asse orizzontale al quale sono collegati degli utensili sagomati che ruotano a velocità maggiore di quella di avanzamento. Gli utensili normalmente sono costituiti da coltelli, ma possono essere utilizzati in alternativa zappette, martelli o altro. La vegetazione tagliata è trinciata all’interno del carter in cui ruota il rotore, la percorre verso l’alto e fuoriesce dalla parte posteriore. Il trinciasarmenti può essere montato posteriormente al trattore agricolo per la pulizia delle sommità arginali e spondali, o lateralmente su braccio articolato, per operare su superfici non orizzontali. In questo caso il trinciasarmenti è orientabile – a mezzo di pistone idraulico – secondo l’inclinazione del terreno. E’ possibile inoltre uno spostamento laterale, a mezzo di pistone idraulico, per evitare velocemente ostacoli verticali, quali segnaletica stradale e alberi, senza deviare la marcia del trattore e senza fermarsi. Per salvaguardare l’attrezzatura dalle conseguenze dell’urto contro ostacoli, un sistema di sicurezza garantisce l’arretramento del trinciasarmenti, con ritorno automatico nella posizione di lavoro. I trinciasarmenti dispongono di un sistema di regolazione dell’altezza di lavoro, ottenuto tramite slitte laterali oppure ruote o tramite un rullo posteriore, che ha anche la funzione di creare uno strato uniforme di prodotto lavorato sul terreno. Le diverse situazioni in cui tali macchine operano hanno portato allo sviluppo di varie combinazioni e attacchi al fine di realizzare lo sfalcio in tutte le tipologie di corso d’acqua. Si può quindi trovare il trinciasarmenti montato su braccio articolato portato da un trattore agricolo che consente passate di larghezza pari a 1 metro e di accedere a zone altrimenti non accessibili, scavalcando una vegetazione a ciglio, che può giungere sino ad un’altezza di 1- 1.5 m. 22 Capitolo 1. La manutenzione dei corsi d’acqua Tale combinazione consente di lavorare anche sulla sponda opposta a quella di transito in corsi d’acqua di ridotte dimensioni. Il trinciasarmenti montato posteriormente e lateralmente ad un trattore agricolo permette, invece, di realizzare passate con larghezza di lavoro di 2- 2.5 m; in questo modo è possibile operare sulla sommità arginale e lavorare in un solo passaggio su sponde con larghezza pari o inferiore alla larghezza dell’attrezzatura stessa. Il trinciasarmenti posizionato in modo fisso posteriormente al trattore è il più classico tra i trinciasarmenti. Ampiamente utilizzato in agricoltura e nella manutenzione delle sommità arginali e spondali, è impiegato per primo per creare la via di accesso ai mezzi che lavorano dentro l’alveo. Questi tipi di attrezzature, nei loro diversi aspetti, sono ampiamente diffusi per i vantaggi operativi ed economici che comportano. Consentono infatti una buona velocità di esecuzione, una triturazione e una distribuzione omogenea della vegetazione sul terreno, che rende inutile l’intervento di altre macchine e ne permette una pronta degradazione. I fenomeni di umificazione e mineralizzazione che si instaurano contribuisco ad aumentare la fertilità del suolo, favorendo così lo sviluppo di specie erbacee a rapida crescita. Per limitare tale fenomeno, che è causa di una maggior frequenza negli interventi, è ipotizzabile l’utilizzo di trinciasarmenti in grado di raccogliere l’erba in contemporanea al taglio. 23 Capitolo 1. La manutenzione dei corsi d’acqua Foto 1.1 Trinciasarmenti 1.3.2 Barra falciante La barra falciante a doppia lama oscillante è costituita da due lame a pettine che scorrono l’una sull’altra, muovendosi con moto contrapposto. Le caratteristiche che presenta, soprattutto in termini di lunghezza, dipendono dal mezzo su cui viene montata; infatti può essere posta sul braccio articolato portato da un trattore agricolo o su motobarche ed operare quindi su sponde, argini e fondo del corso d’acqua. Qualunque sia la tecnica, l’attrezzatura è comunque caratterizzata da una ridotta velocità di lavoro e dalla necessità di provvedere al recupero della vegetazione tagliata. Si può quindi associare alla normale manutenzione del corso d’acqua la produzione di foraggi, attività conveniente per i privati, facendo seguire allo sfalcio vero e proprio, l’essiccazione, l’andanatura, l’imballaggio, il caricamento e l’asporto delle balle. La vegetazione raccolta può inoltre essere riutilizzata sia in agricoltura tramite l’interramento sia per la produzione di compost o biogas. Quando la barra viene invece montata su motobarche per eliminare le macrofite acquatiche, la vegetazione fluttua sull’acqua e il recupero può 24 Capitolo 1. La manutenzione dei corsi d’acqua essere eseguito immediatamente da personale posto sugli argini con l’ausilio di forche o, in seguito, in corrispondenza di ponti dove vengono realizzate le “ferme”. Il recupero avviene poi mediante un autocarro dotato di gru a braccio articolato con benna. Non sempre la pendenza del corso d’acqua o la velocità della corrente sono sufficienti per permettere la fluttuazione; in questi casi si procede allo sfalcio del bagnasciuga sia in destra che sinistra idraulica e la vegetazione tagliata è spinta con la barca stessa. L’uso della barra falciante montata su braccio articolato di un trattore agricolo permette lo sfalcio della vegetazione che cresce sul fondo dei corsi d’acqua purchè abbiano dimensioni tali da permettere all’attrezzatura di raggiungere il fondo. L’ operazione richiede un numero di passaggi variabile, poiché si procede alla pulizia della sponda e del piede per entrambi gli argini e successivamente alla pulizia del fondo, la cui larghezza naturalmente varia da corso d’acqua a corso d’acqua. La lavorazione è eseguita preferibilmente in destra idraulica, cioè in contro corrente, cosicché la vegetazione non sia schiacciata e quindi più facilmente falciabile. Per corsi d’acqua di grandi dimensioni è comunque necessario procedere in entrambe le sponde, per cui si esegue la falciatura operando sia in destra idraulica che in sinistra idraulica. I danni maggiori causati dalla barra falciante su braccio articolato si rilevano sui piedi delle sponde, per opera sia dell’angolo che si crea tra la barra e il braccio, che per opera della testa della barra, che asportano terreno nel loro movimento lungo l’argine. (Foto 1.2) 25 Capitolo 1. La manutenzione dei corsi d’acqua Foto 1.2 Barra falciante portata su braccio articolato, impiegata nello sfalcio della vegetazione acquatica. L’uso delle motobarche falcianti permette invece di falciare dentro l’alveo la vegetazione acquatica che cresce sul fondo e sulle parti più basse delle sponde dei corsi d’acqua. Il loro impiego è possibile in canali, laghi e collettori di bonifica interni ed è certificata secondo la normativa emanata dal Ministero delle Infrastrutte e dei Trasporti. La motobarca è costituita da uno scafo, da una testata falciante, da un apparato motore, da un sistema di propulsione e da un posto comando. Lo scafo è in lamiera, a sezione trapezioidale, di dimensioni variabili secondo i modelli, con larghezza superiore in genere pari a 1,60 m e inferiore pari a 1,10 m mentre l’altezza è pari a 65-70 cm. La testata falciante è costituita da due barre perpendicolari tra loro, a costituire una sorta di T, poste sulla parte anteriore della barca. La barra trasversale è preposta alla vera e propria funzione di sfalcio della vegetazione sul fondo o sulle sponde, mentre la barra verticale ha il compito di tagliare la vegetazione galleggiante che si trova davanti alla prua della motobarca e che ne ostacolerebbe l’avanzamento. 26 Capitolo 1. La manutenzione dei corsi d’acqua L’operatore ha diverse possibilità di taglio in funzione delle caratteristiche del corso d’acqua, delle sponde e della vegetazione presente (Fig. 1.3) Può agire sia sulla profondità sia sull’inclinazione della testata, operando con barra in posizione verticale, disassata o inclinata rispetto all’asse orizzontale al diminuire della pendenza dello sponde. A) Posizione di trasferimento via acqua B) Lavoro normale C) Taglio in profondità D) Taglio inclinato o perpendicolare le sponde E) Taglio verticale F) Barra falciante disassata per sponde Fig. 1.3 Possibilità di taglio della barra falciante montata su barca La profondità e la larghezza di taglio variano da 1,60 a 2,50 m. Il motore di tipo diesel si trova posteriormente al posto di comando, ed aziona sia il sistema di propulsione sia l’impianto idraulico, che permette il funzionamento della barra falciante e dei dispositivi di controllo. 27 Capitolo 1. La manutenzione dei corsi d’acqua Il sistema di propulsione è ad elica, con una o due eliche a seconda delle dimensioni. Il posto comando è costituito da uno o due seggiolini in prossimità della prua, dotato di timoni laterali a comando idraulico. La resa oraria media è pari a 9000 m3/h. La movimentazione della motobarca da un corso d’acqua a un altro è realizzato mediante un autocarro dotato di gru a braccio articolato per il recupero e messa in acqua del natante e di un cassone di dimensioni tali da contenere la motobarca. L’utilizzo di questa attrezzatura presenta l’enorme vantaggio di operare in situazioni in cui l’accesso ad altri mezzi è difficile se non impossibile. Non si riscontrano infatti problemi di viabilità, dovuti alla presenza di case, pompe di irrigazione e ponti, che per i mezzi terrestri implicano interruzioni e rallentamenti nelle lavorazioni. Presentano però costi più elevati di utilizzo e richiedono notevole professionalità da parte dell’operatore. Se la barra, infatti, viene utilizzata troppo in profondità determina un elevato asporto di terreno con problemi di movimentazione del fosforo, alterazione dell’ecosistema e dell’equilibrio tra flora e fauna. 1.3.3 Cucchiaia rovescia a griglia con barra falciante Si tratta di un’attrezzatura intercambiabile da montare di norma su macchine operatrici adibite a movimento terra. È costituita da una benna formata da barre di ferro sagomate che durante la lavorazione lasciano passare l’acqua trattenendo invece la vegetazione sfalciata. Al posto dei denti da scavo è montata una barra falciante a doppia lama oscillante (Fig. 1.4). 28 Capitolo 1. La manutenzione dei corsi d’acqua Fig. 1.4 Cucchiaia rovescia a griglia con barra falciante La sua larghezza varia da 2 a 4 m circa, con una capacità da 400 a 750 l. È impiegata per lo sfalcio dei corsi d’acqua con caratteristiche tali da permettere al braccio di raggiungere il fondo e dove è consentito il transito e l’accesso lungo la sponda. La sua modalità d’uso e le sue caratteristiche determinano, inoltre, un’azione di risezionamento del fondo dei corsi d’acqua (Foto 1.3) È utilizzata quindi in situazioni di sottodimensionamento e in condizioni di rischio idraulico, in cui è necessario un continuo risezionamento e uno sfalcio frequente. Le caratteristiche della cucchiaia e le modalità con cui è impiegata la rendono però l’attrezzatura con l’impatto più elevato dal punto di vista ambientale. C’è infatti un consistente asporto di sedimento, con conseguente movimentazione di sostanze organiche e rimozione delle nicchie ecologiche. Si riscontrano inoltre notevoli danni al piede delle sponde nella fase finale del movimento della cucchiaia e un aumento del trasporto solido, come rappresentato in Fig.1.5 Fig.1.5 Azione della cucchiaia sulle sponde. 29 Capitolo 1. La manutenzione dei corsi d’acqua Foto 1.3 Cucchiaia rovescia a griglia con barra falciante in azione sul Rio Tasca Sono inoltre asportate sia la flora con i propri apparati radicali, rendendone il ricaccio lento e difficoltoso, sia la fauna, riducendo in modo massiccio la biodiversità. Dal punto di vista operativo l’attrezzatura presenta una buona velocità di esecuzione e la vegetazione, non rimanendo in alveo, non dà problemi di fluttuazione e rimozione. Spesso, in corsi d’acqua di piccole dimensioni, il solo sfalcio estivo è sufficiente, poiché la vegetazione non ricaccia. 30 Capitolo 2. La manutenzione sostenibile Capitolo 2. La manutenzione sostenibile Nella gestione dei corsi d’acqua, per garantire al tempo stesso la sicurezza idraulica e la conservazione delle funzioni ecologiche, si può seguire un “approccio ecologico”. Tale approccio implica due regole principali: garantire lo “spazio vitale” del fiume, evitando l’edificazione e la realizzazione di infrastrutture nelle aree esondabili, e rallentare il deflusso delle acque (CIRF e al. 2002). Tutto ciò, come proposto da Sansoni (1996), è perseguibile realizzando un criterio di attuazione unitario che: o superi l’attuale visione frammentata applicando una progettazione unitaria a livello di bacino; o superi la separazione tra il governo attuato dagli amministratori e il governo attuato dagli enti idraulici; o superi la contrapposizione tra sicurezza idraulica e interessi ambientali applicando una progettazione idraulico- naturalistica. Solo tale visione unitaria, infatti, consente il rispetto della “connettività” dei sistemi fluviali, cioè della proprietà di ogni cambiamento locale, naturale o indotto dall’uomo, di ripercuotersi su tutto il reticolo idrografico e su tutto il bacino, soprattutto a valle dell’intervento (Sansoni,1995). Una conoscenza ecologica comune definisce che quanto maggiore è la diversità che regna nelle condizioni ambientali, tanto maggiore è la diversità che esiste tra la flora e tra la fauna. L’uniformità dei corsi d’acqua canalizzati, quindi sottoposti a una manutenzione severa, offre condizioni di vita molto impoverite. Al contrario, la grande variazione nella velocità della corrente, nella profondità, nel materiale di fondo, nella vegetazione e nel profilo delle sponde che caratterizza i corsi d’acqua naturali, offre una ampia varietà di habitat per piante e animali. 31 Capitolo 2. La manutenzione sostenibile La Fig. 2.1 richiama l’attenzione sull’importanza del mantenimento della diversità ambientale, per poter garantire la sopravvivenza agli organismi acquatici e terrestri e mantenere la funzionalità dell’intero ecosistema. Fig.2.1 Confronto della morfologia, dell’idraulica e dell’ecologia di un corso d’acqua naturale e di uno artificializzato (Brookes, 1988; modificato da Sansoni, 1995) 32 Capitolo 2. La manutenzione sostenibile 2.1 I corsi d’acqua naturali I corsi d’acqua naturali seguono il loro percorso nel paesaggio. Tale percorso è determinato dalla pendenza del terreno, dal tipo di suolo e dall’entità del deflusso, mentre la forma della sezione trasversale o il profilo sono definiti dalla distanza dalla sorgente, dal deflusso e dal tipo di suolo. La definizione del proprio andamento è possibile in virtù dell’ energia di cui la corrente è dotata. È la corrente che, erodendo materiale dal letto e dalle sponde e trasportandolo via prima che questo possa depositarsi nuovamente, infatti, ne determina profondità, larghezza e traiettoria. Nel caso di corsi d’acqua meandriformi, in alcuni tratti la corrente erode materiale dalle sponde (estradosso della curva del meandro), mentre in altri deposita sabbia e fango, formando delle barre. È presente, in altre parole una condizione in cui c’è alternanza tra i fenomeni di sedimentazione e di erosione. Infatti, se per un verso l’eccessivo apporto solido, sedimentazione, è dannoso, poiché provoca l’innalzamento del letto e favorisce l’esondazione; dall’altro il depauperamento eccessivo del naturale apporto solido, ha come conseguenza un eccessivo approfondimento ed erosione del letto e delle sponde (Benini, 1990). Un corso d’acqua sinuoso, quindi, oltre a mostrarsi a livello paesaggistico più attraente di uno rettilineo, e a offrire un habitat più favorevole alla vita di piante e animali, presenta caratteristiche idrauliche favorevoli. L’acqua, infatti, defluisce in modo tale da preservare le sponde e il letto più di quanto avvenga nei canali rettilinei: l’andamento meandriforme mette in gioco delle dissipazioni energetiche di forma che limitano sensibilmente l’azione erosiva sulle sponde. Particolare è il caso durante il periodo di grandi portate. In tale fase è naturale che, in un corso d’acqua sinuoso, l’acqua debordi dalle sponde. Fenomeni erosivi sono presenti comunque anche nei corsi d’acqua sinuosi, dove, però, la turbolenza della corrente assicura che il materiale eroso si depositi nuovamente nell’ansa del meandro contiguo. 33 Capitolo 2. La manutenzione sostenibile Un corso d’acqua sinuoso trascina una quantità molto inferiore di sedimento rispetto a un corso d’acqua canalizzato (Hansen e Madsen, 1996). Misurazioni su corsi d’acqua meandriformi hanno evidenziato che esiste un modello delle distanze per la formazione di meandri (Fig.2.2): la lunghezza d’onda di un meandro è approssimativamente 10-14 volte la larghezza del corso d’acqua (Leopold et al., 1964), dove la larghezza considerata è quella che si rileva quando il flusso è elevato e il corso d’acqua è colmo. In queste condizioni, in cui la corrente è dotata di maggior energia, è utile determinare la sua traiettoria, profondità e larghezza. Fig. 2.2 Lunghezza d’onda di un meandro (Leopold et al., 1964) In un corso d’acqua naturale e sinuoso sono presenti anche raschi o “riffle” e buche o “pool”, che rappresentano elementi morfologici di grande importanza ecologica. La distanza tra due raschi e la distanza tra due buche segue lo stesso schema dei meandri, cioè pari approssimativamente a metà della lunghezza d’onda di un meandro, ossia 5-7 volte la larghezza del corso d’acqua (Leopold et al., 1964). Le condizioni di vita, invece, differiscono notevolmente in corrispondenza di raschi o di buche. La corrente, infatti, sale sui raschi e scende sulle buche, con una continua alternanza di velocità, che induce una differenziazione granulometrica nel substrato. I raschi hanno sedimenti più grossolani e la corrente è normalmente più veloce che in altri punti. Sono presenti invertebrati, che richiedono un 34 Capitolo 2. La manutenzione sostenibile buon apporto di ossigeno, indotto dalla turbolenza, e che sono in grado di tollerare la corrente. Nelle buche il letto è generalmente sabbioso o limoso. La corrente ha andamento a spirale, e tende a sottoescavarle, creando rifugi ideali per i pesci. Sono abitati da invertebrati capaci di sopravvivere in condizioni di scarsità di ossigeno, e nello stesso tempo, offrono una possibilità di sopravvivenza alla fauna ittica nelle estati particolarmente asciutte. La presenza di alberi, con l’ombreggiamento, evita l’eccessivo riscaldamento delle acque. Fig.2.3 Quando il deflusso è elevato, la corrente può a volte muovere pietre da un raschio all’altro. La probabilità che siano mossi pietre e ghiaia diminuisce all’aumentare della loro densità (Madsen, 1995). 2.2 I corsi d’acqua artificializzati Il termine canalizzazione comprende tutti i processi di ingegneria fluviale che perseguono: il controllo delle inondazioni, il miglioramento del deflusso, il mantenimento della navigazione, la riduzione dell’erosione delle sponde o la loro risistemazione per la costruzione di grandi strade. La canalizzazione può essere realizzata praticando l’allargamento, il raddrizzamento, l’arginatura dei corsi d’acqua, o proteggendo canali già esistenti, o creandone di nuovi. I processi di canalizzazione possono 35 Capitolo 2. La manutenzione sostenibile essere considerati come azioni di manutenzione, includendo il dragaggio, la pulizia della vegetazione, la rimozione di ostruzioni nei canali urbani. (Brookes, 1988) Nei corsi d’acqua artificializzati scompaiono quelli elementi, tipici di una situazione naturale, che favoriscono la vita di piante, animali e pesci. Sono assenti cioè i nascondigli per invertebrati e pesci, e la corrente spesso è troppo veloce per essere tollerata dagli organismi acquatici. In un corso d’acqua rettificato, infatti, c’è un incremento della pendenza e quindi della velocità, come rappresentato in Fig. 2.3. Fig.2.3 Incremento della pendenza in un corso d’acqua meandriforme e in un corso d’acqua rettilineo (Madsen, 1995). Sia nei corsi d’acqua naturali che in quelli canalizzati, la corrente utilizza la propria energia per erodere il letto e le sponde e per trasportare sabbia e terra. I corsi d’acqua rettificati, avendo maggiore pendenza e quindi capacità erosiva, diventano facilmente più larghi e profondi rispetto alle dimensioni iniziali, come rappresentato in Fig. 2.4. Fig.2.4 Variazione delle sezioni rispetto a quelle originali, tratteggiate (Hansen et al., 1992). 36 Capitolo 2. La manutenzione sostenibile L’assenza di copertura sulle sponde, inoltre, le rende più vulnerabili alla corrente, che può lavorare indisturbata, scalzando le rive e, se non ci sono solide radici a consolidarle, eventualmente provocandone il collasso. 2.3 Watercourse Act: l’esperienza danese nella manutenzione Che la manutenzione dei corsi d’acqua potesse convertirsi anche in una manutenzione favorevole all’ambiente, è stato ipotizzato e applicato con successo dal Ministero dell’Ambiente e dell’Energia danese sin dagli anni ’80. Nel 1980, infatti, il Danish Environmental Protection Agency Freshwater Laboratory divulgò una piccola pubblicazione che conteneva idee su come la manutenzione dei corsi d’acqua potesse essere svolta in modo tale da assicurare una buona qualità degli stessi e presentava, inoltre, nuove proposte di gestione. Tale pratiche assunsero il nome di “gentle maintenance”, manutenzione gentile. Secondo il Danish Environmental Protection Agency Fresh-water Laboratory, lo sfalcio della vegetazione, per esempio, doveva comprendere anche la conservazione di rifugi per invertebrati e pesci. Inoltre, si assumeva che la vegetazione in alveo dovesse essere in parte rilasciata, poiché aumentava le proprietà di autopulizia del corso d’acqua. Il concetto fondamentale espresso da queste innovazioni era che doveva esserci una relazione tra la naturale evoluzione del corso d’acqua e le metodologie impiegate nella manutenzione. Da tali spunti prese forma la nuova legge danese sui corsi d’acqua, denominata New Watercourse Act, che entrò in vigore nel 1982, orientando i propri obiettivi verso una manutenzione più moderata e favorevole all’ambiente. Tradizionalmente la manutenzione dei corsi d’acqua danesi aveva come unico scopo quello di contenere i cambiamenti naturali al fine di assicurare un deflusso efficiente delle portate di piena. Con la manutenzione tradizionale, perciò, si eliminava la vegetazione dell’alveo, si scavavano i depositi di fango e di sabbia e si eliminavano pietre e ghiaia, rendendo 37 Capitolo 2. La manutenzione sostenibile necessario ripetere gli interventi frequentemente (Hansen e Madsen, 1996). Mentre la manutenzione tradizionale mirava a contenere e a riparare i cambiamenti che si registravano sul corso d’acqua, la manutenzione “gentile” cerca di cambiare in modo attivo il corso d’acqua, in modo che sviluppi forme che offrano un habitat valido per la flora e la fauna. Con le nuove pratiche proposte, perciò, si collabora con la forza propria del corso d’acqua; i “river keeper” devono assicurare sia che l’acqua defluisca in condizioni di sicurezza, sia un buon sviluppo delle condizioni ecologiche del corso d’acqua stesso. Lo sfalcio della vegetazione avviene in maniera moderata, conservando il potere autodepurante delle piante, mantenendo i rifugi per i pesci e gli habitat per gli insetti, realizzando un canale di corrente centrale con andamento non necessariamente rettilineo. Non sono più effettuati i dragaggi, ma si favorisce una diversificazione del letto, con limo sabbia, ghiaia e ciottoli. Non si persegue un andamento rettilineo e uniforme del corso d’acqua, ma si mira alla sinuosità, e la profondità deve essere varia lungo il percorso (Sansoni,1996). Con la manutenzione “gentile” si può sviluppare un corso d’acqua angusto e sinuoso all’interno di uno canalizzato, utilizzando la capacità di modellamento del corso d’acqua stesso. I meandri si formano e si evolvono in un processo dominato da una lenta sedimentazione, in cui le piante acquatiche sono sostituite da quelle palustri, che gradualmente si uniscono alle sponde (Hansen e Madsen, 1996) 2.4 Il canale di corrente La realizzazione di un canale di corrente all’interno dell’alveo consiste nel limitare lo sfalcio a una fascia centrale della vegetazione, conferendogli un andamento sinusoidale, così da riprodurre le condizioni che si presentano in un corso d’acqua naturale. 38 Capitolo 2. La manutenzione sostenibile Tale pratica ricostituisce la diversità ambientale e preserva le condizioni di biodiversità preesistenti. Si ricostituiscono elementi morfologici quali raschi, buche e barre di meandro. Nella pratica, è generalmente sufficiente creare un corridoio pari al 6070% della larghezza del corso d’acqua, e impegnarsi a realizzare da due a tre pulizie a intervalli regolari. Madsen (1995) propone come modello quello rappresentato in Fig. 2.5, in cui la lunghezza d’onda del meandro del canale di corrente è pari a 10-14 volte la larghezza del corso d’acqua. Fig.2.5 Esempio di creazione di un canale di corrente in un corso d’acqua rettilineo (Madsen, 1995). È importante che il canale di corrente realizzato con lo sfalcio abbia un andamento sinusoidale e, se il letto non è piatto, segua l’alveo naturale, cioè la parte più profonda. Questo assicura il migliore deflusso dell’acqua e la sinuosità delle linee di corrente sia sul piano orizzontale che su quello verticale. Gli studi sull’efficacia del canale di corrente sono iniziati nel 1982 sul Surbæk, un piccolo tributario del fiume danese Arnå. Lo scopo era verificare il fluire dell’acqua in un canale di corrente rispetto alla condizione in cui si asporta completamente la vegetazione. Nel corso delle ricerche furono compiute diverse misure sul deflusso e il livello dell’acqua. Nel caso del canale Surbæk gli studi vennero realizzati considerando una portata di riferimento, pari a 400 l/s, a partire dalla quale furono calcolate o corrette le capacità di deflusso del corso d’acqua. L’incremento o 39 Capitolo 2. La manutenzione sostenibile decremento rispetto alla portata di riferimento è determinato dalla resistenza idraulica esercitata dal contorno bagnato della sezione. Nell’ambito della ricerca, si considerarono quattro differenti condizioni di vegetazione, e si applicarono tre differenti modalità di taglio, come rappresentato in Fig. 2.7. Fig.2.7 Pulizia dell’alveo del Surbæk, secondo tre modalità differenti: A) condizione iniziale; B) sfalcio di un canale di corrente pari a 1/3 della larghezza dell’alveo; C) sfalcio di un canale di corrente pari a 2/3 della larghezza dell’alveo; D) sfalcio completo. (Madsen,1995) Il 28 luglio fu sfalciato un canale di corrente largo 1,5 m, pari a un terzo della larghezza del corso d’acqua. Il livello idrometrico raggiunto fu di 14 cm. In seguito il livello idrometrico aumentò nuovamente, in relazione all’accrescimento della vegetazione in alveo. 40 Capitolo 2. La manutenzione sostenibile Il 18 agosto fu realizzato un nuovo sfalcio, aumentando la larghezza del canale di corrente a 3 metri. Il livello idrometrico raggiunto fu di 13 cm, solo un centimetro in meno rispetto al precedente sfalcio. Il raddoppio della larghezza del canale di corrente aveva, perciò, determinato un miglioramento insignificante della capacità di deflusso. Il taglio finale della vegetazione fu realizzato in ottobre. In quell’occasione il corso d’acqua fu pulito completamente. Il livello dell’acqua raggiunse i 10 cm, ma presto tornò a 13 cm, come registrato con il canale di corrente di larghezza pari a tre metri. La realizzazione del canale di corrente nel Surbæk migliorò significativamente la capacità di deflusso e ridusse il livello idrometrico in misura tale che non si verificarono problemi di inondazione dei campi circostanti il corso d’acqua. In questa situazione particolare si definì che le operazioni di sfalcio dovessero essere eseguite quando il livello idrometrico era pari a 25 cm, cioè quando si presentava il rischio di inondazione. La pulizia della vegetazione poteva essere, quindi, eseguita solo quando le condizioni di deflusso e di vegetazione in alveo la rendevano necessaria, secondo delle considerazioni visive e l’esperienza. In seguito furono condotti altri studi (Madsen, 1995) sull’efficienza del canale di corrente, giungendo alla conclusione che un canale di corrente pari a un quarto della larghezza dell’alveo è sufficiente a determinare un’abbassamento del 50% del livello idrometrico rispetto a quello che si otterrebbe con uno sfalcio completo. 2.4.1 La vegetazione nel canale di corrente Dai numerosi studi realizzati in Danimarca (Madsen, 1995) è emerso come in un corso d’acqua in cui non è stato realizzato il canale di corrente, l’acqua tenda comunque a scorrere riproducendo un canale di corrente che serpeggia da una sponda all’altra. Nei pressi delle sponde, però, dove l’acqua è poco profonda, la resistenza opposta al suo fluire risulta maggiore rispetto alle zone più profonde. 41 Capitolo 2. La manutenzione sostenibile È stato inoltre dimostrato come il flusso dell’acqua in un canale di corrente possa anche essere soddisfacente in presenza di vegetazione, considerando che tanto più profondo è questo canale tanto minore è la resistenza opposta la flusso. A densità uguale di vegetazione, infatti, la resistenza opposta al flusso è minore in un canale di corrente profondo che in uno largo e poco profondo. Gli studi realizzati sul Surbæk trattarono anche la vegetazione presente in alveo, concentrandosi su due specie acquatiche: il ranuncolo fluitante Ranunculus fluitans - e il coltellaccio maggiore - Sparganium erectum. Il ranuncolo d’acqua fluitante può essere una delle piante utili al corso d’acqua, soprattutto quando è presente in banchi isolati; se questi non sono troppo chiusi tra loro, vi si può originare un canale di corrente. Fornisce un buon habitat per gli invertebrati e buoni nascondigli per i pesci. Il coltellaccio maggiore è una delle piante acquatiche che, invece, può causare seri problemi, rispetto al flusso, l’alveo, la flora e la fauna. Le foglie sono un habitat povero, eccetto per pochi invertebrati che vi si possono attaccare, per cui la fauna è poco diversificata. È una specie presente in gran numero e, quando forma popolamenti densi, può favorire il deposito di fango. In tali condizioni le piante di coltellaccio prosperano andando a coprire i ranuncoli, che preferiscono, invece, un alveo ghiaioso. Negli studi condotti si riscontrò, per esempio, come le lunghe foglie di coltellaccio fossero particolarmente adatte a intralciare il flusso nel caso di canali di corrente larghi e poco profondi e, al contrario, come le stesse foglie, presenti in un canale di corrente stretto e profondo, avessero un effetto differente sul flusso. La resistenza che quest’ultime offrivano, grazie alla loro flessibilità, era notevolmente minore, in seguito a un aumento della portata. La corrente, infatti, schiacciava le foglie contro il fondo, lasciando fluire liberamente l’acqua sopra di esse. In un canale di corrente profondo, quindi, rivestito con coltellaccio, la capacità di deflusso è maggiore all’aumentare della portata d’acqua fluente. 42 Capitolo 2. La manutenzione sostenibile Un altro motivo per cui un canale di corrente profondo ha un buon deflusso anche con vegetazione in alveo è dovuto al modo differente in cui crescono le specie in un canale di corrente profondo, appunto, e in uno largo e poco profondo. Il ranuncolo, per esempio, in un corso d’acqua ampio e poco profondo, riempie quasi completamente la sezione trasversale dell’alveo; in un corso d’acqua profondo e stretto, al contrario, le infiorescenze giacciono vicino alla superficie, e sono attaccate al fondo attraverso lunghi e sottili steli che occupano una piccola parte della sezione trasversale del corso d’acqua. Uno studio condotto dalla contea di Sønderjylland (Moeslund, 1986) mostra come il ranuncolo cresca molto rapidamente in primavera, quando c’è abbondanza di luce e l’acqua inizia a riscaldarsi, mentre in estate, dopo la fioritura, la pianta avvizzisce. Lasciandola, perciò, in alveo fino a quel momento, la corrente stessa provvede a sfoltire le parti già secche. Se si procede allo sfalcio già all’inizio dell’estate, la luce è invece in grado di penetrare sino alle parti più profonde, favorendone il ricaccio, così che presto il corso d’acqua è nuovamente invaso. È pertanto consigliabile procedere alla pulizia in estate, ritardando l’intervento fino a quando risulta possibile. Una pulizia anticipata offre, inoltre, al coltellaccio la possibilità di prendere il sopravvento, poiché la luce favorisce l’allungamento di piccole germogli. Il coltellaccio cresce per tutta la durata dell’estate in condizioni di abbondanza di luce. Al piede della pianta è sempre presente una serie di germogli pronti a ricacciare, favoriti dalle operazioni di taglio che apportano luce. Se, invece, si procede solo quando la pulizia è essenziale, c’è solitamente abbastanza ombra sul piede della pianta da impedire la crescita ai nuovi germogli. Tali studi hanno evidenziato come i più seri problemi con la vegetazione occorressero nei corsi d’acqua canalizzati, dove la vegetazione è sfalciata di frequente, mentre sono di facile gestione in quei corsi d’acqua che sono disturbati il meno possibile. 43 Capitolo 2. La manutenzione sostenibile 2.4.2 Manutenzione del canale di corrente Quando un canale di corrente è realizzato per la prima volta, la vegetazione permane a lungo sulle sponde del corso d’acqua. Questo fornisce un buon habitat per pesci e invertebrati. Con il trascorrere del tempo e il proseguimento dell’azione della corrente, il corso d’acqua passa per vari stadi, come descritto in Fig. 2.8. La figura rappresenta la trasformazione di una sezione larga e poco profonda, soggetta a manutenzione spinta, in una sezione caratterizzata da una canale di corrente e da sponde consolidate da copertura vegetale. Fig.2.8 Evoluzione di un corso d’acqua con la pratica del canale di corrente (Madsen, 1995). È comunque necessario mantenere il canale di corrente. Si deve, infatti, evitare che questo si approfondisca troppo, asportando in questo modo lo spazio necessario alla vegetazione per crescere. Alcuni autori danesi, come Markmann (1991), propongono di realizzare il taglio in modo reticolare, o costituendo delle piccole isole di vegetazione, attraverso le quali possano scorrere canali di corrente ramificati. 44 Capitolo 2. La manutenzione sostenibile 2.4.3 I risultati ottenuti Nella contea di Nordjylland già nel 1978 si decise di procedere ad alcune prove che potessero mettere il relazione la manutenzione gentile, e le pratiche ad essa legata, con la manutenzione tradizionale. Lo scopo era verificare la variazione che si produceva sulla popolazione di trote e quindi sulle condizioni ambientali in generale. Le prove furono realizzate sul fiume Voer Å e su i suoi tributari Spånbæk e Tøsbæk. A partire dal 1980 le autorità acconsentirono ad alcuni cambiamenti sui corsi d’acqua: per esempio, i banchi di ghiaia furono lasciati ad intervalli pari alla distanza tra due raschi in un corso d’acqua inalterato, cioè 5-7 volte la larghezza dello stesso. Questo indusse presto altri cambiamenti come l’erosione da parte della corrente delle pozze tra i banchi di ghiaia. Furono inoltre costruiti rifugi per i pesci e banchi di pietre che spuntavano fuori dalle sponde come piccole penisole, definiti concentratori di corrente. In alcuni casi sia le sponde che i concentratori furono stabilizzati con delle fascine. Gli studi sul fiume Voer Å inclusero anche la manutenzione gentile, per cui si rilasciarono fasce di vegetazione lungo le sponde, in tratti alternati, così che l’acqua seguisse una traiettoria sinuosa, benché il canale in cui scorreva avesse andamento rettilineo. Si seguì il modello già illustrato in precedenza, cioè una distanza tra due meandri pari a 10-14 volte circa la larghezza del corso d’acqua. Naturalmente lo sfalcio della vegetazione fu realizzato più frequentemente rispetto alle pratiche tradizionali, al fine di assicurare una capacità di deflusso sufficiente. Dopo un certo tempo, le fasce di vegetazione si coprirono di limo e si unirono alle sponde. Una volta cresciuta, la vegetazione spondale formò una densa rete di radici che stabilizzarono sabbia e fango. Il corso d’acqua assunse un andamento meandriforme e divenne più stretto e profondo. Ciò non indusse una diminuzione della capacità di 45 Capitolo 2. La manutenzione sostenibile deflusso, in parte per l’approfondimento del canale di corrente, e in parte per lo sfalcio più frequente. La messa in pratica di queste tecniche si rivelò benefica per le popolazioni di trote, che ebbe un netto incremento in quei luoghi dove si erano stabilizzati i banchi di ghiaia, creati rifugi, costruiti concentratori di corrente e si era proceduto alla manutenzione gentile (Madsen, 1995). A livello economico, la manutenzione gentile si dimostrò inizialmente più costosa rispetto a quella tradizionale, a causa degli oneri di realizzazione dei vari interventi. Dopo la fase iniziale, però, i costi di gestione delle nuove pratiche divennero pari a quelli delle tradizionali. 2.5 I canali inerbiti: l’esperienza statunitense Un’altra esperienza, volta alla costituzione e al mantenimento della vegetazione in alveo, è rappresentata dai canali inerbiti. I canali inerbiti sono una pratica di origine statunitense che risale agli anni ’50, sviluppata dall’U.S. Soil Conservation Service e ampiamente applicata alla fine degli anni ’70 nei canali artificiali, negli scarichi delle acque urbane e nei canali di scarico di emergenza dei bacini idrici. (Temple e al., 1987). Tale tecnica si fonda sulla convinzione che la presenza di erba e vegetazione in generale determina nei canali una minor velocità del flusso. La copertura, inoltre, stabilizzerebbe la struttura del canale, consolidando l’alveo, riducendo l’erosione sulla superficie e controllando il movimento delle particelle di terreno lungo il fondo. Nel caso dei canali inerbiti, il coefficiente di scabrezza di Manning n fu definito in funzione della classe di resistenza (retardance) associata alla vegetazione, e fu determinata la sua relazione, legata alla vegetazione e indipendente dalla pendenza e dalla forma del canale, con il prodotto tra la velocità media del flusso V e il raggio idraulico R. Si ricorda a tale proposito che l’espressione della portata in condizioni di moto uniforme, cioè quando le caratteristiche del moto sono indipendenti 46 Capitolo 2. La manutenzione sostenibile dal tempo ed inoltre si mantengono inalterate lungo la direzione del moto, è: Q = V A = (1/n Rh2/3 i1/2) A dove Q = portata, m3/s V = velocità media del canale, m/s A = area della sezione, m2 n = coefficiente di scabrezza di Manning, m-1/2s Rh = raggio idraulico, m i = pendenza del fondo, m/m Come risultato, vennero sviluppate una serie di curve empiriche, rappresentate in Fig. 2.10, di n rispetto al prodotto VR, per 5 differenti livelli di ritardo: molto alto, alto, moderato, basso e molto basso. La classificazione dei livelli di ritardo è basata sul tipo di vegetazione presente e sulle modalità di crescita, secondo una tabella, formulata dal U.S. Soil Conservation Service. Le curve n-VR così sviluppate possono essere applicate anche ad altri tipi di vegetazione, provvedendo a ridentificare il livello di ritardo. A tale proposito l’U.S. Soil Conservation Service ha elaborato una tabella che funge da guida nel determinare il ritardo per differenti condizioni di densità e altezza media dell’erba. (Ven Te Chow,1959). La velocità del flusso in un canale inerbito è la velocità che impedisce una forte erosione nel canale per un periodo di tempo ragionevolmente lungo. Le velocità consentite per differenti coperture vegetali, pendenze del canale, e condizioni del suolo, sono state definite da studi del Soil Conservation Service. La scelta della vegetazione per la bordura dei canali dipende soprattutto dalle condizioni climatiche e pedologiche nelle quali crescono le piante. Dal punto di vista idraulico, devono essere considerati altri fattori quali la stabilità, la portata, la pendenza, la modalità di semina delle piante. 47 Capitolo 2. La manutenzione sostenibile Fig.2.10 Curve empiriche n-VR, elaborate dall’ U.S. Soil Conservation Service. (Ven Te Chow, 1959). 48 Capitolo 3. Materiali e metodi Capitolo 3. Materiali e metodi La sperimentazione svolta ha come finalità la proposta di nuovi criteri di manutenzione per i corsi d’acqua e di macchine innovative per l’attuazione di tali pratiche. o Quantificazione del sedimento e della vegetazione asportata con la cucchiaia rovescia a griglia con barra falciante. Sono state valutate le quantità, in sostanza secca, di sedimento e vegetazione asportati durante gli interventi di manutenzione realizzati con la cucchiaia rovescia a griglia con barra falciante. Lo scopo è quantificare il divario tra la massa di sedimento asportato e quella di vegetazione sfalciata, a riprova dell’elevato effetto impattante di tale attrezzatura. o Variazione della quota relativa del pelo libero rispetto a un punto di riferimento e variazione della velocità media in funzione dello sfalcio di un canale di corrente. È stato realizzato un canale di corrente, seguendo le indicazioni descritte nel Cap.2. Secondo gli studi condotti da Madsen nel 1995 sull’efficienza del canale di corrente, lo sfalcio di un canale pari a un quarto della larghezza dell’alveo è sufficiente a determinare un’abbassamento del 50% del livello idrometrico rispetto a ciò che si otterrebbe con uno sfalcio completo. Lo scopo è quindi quantificare i valori sia di variazione della quota relativa del pelo libero sia di velocità media dell’acqua ottenuti con questa pratica e quelli ottenuti con le operazioni di sfalcio consuete, per verificarne l’applicabilità nei nostri ambienti. 49 Capitolo 3. Materiali e metodi Sono stati calcolati anche i tempi di esecuzione, al fine di valutarne la convenienza economica. o Analisi della viabilità consortile È stata analizzata la viabilità di servizio della rete consortile, cioè la possibilità dei mezzi meccanici preposti alla manutenzione di accedere ai canali. In particolare sono state quantificate la lunghezza dei canali in cui solo una delle due sponde è accessibile e la lunghezza di quelli in cui l’accessibilità ai mezzi è impedita completamente. Lo scopo è verificare l’influenza dell’urbanizzazione e delle pratiche agricole sulla gestione dei canali. La crescente urbanizzazione, lo sviluppo economico ed edilizio che hanno interessato la zona consortile negli ultimi decenni, infatti, hanno determinato l’innescarsi di due fenomeni comuni a molte realtà: l’impermeabilizzazione del suolo e la difficoltà di gestione dei corpi idrici. L’impermeabilizzazione è dovuta al proliferare di centri urbani, zone industriali e infrastrutture, che privano il suolo della sua naturale funzione: assorbire l’acqua. La difficoltà di gestione dei corpi idrici nasce, invece, dalla presenza, sempre più marcata, di ostacoli lungo gli argini, che impediscono l’impiego delle normali attrezzature per la manutenzione, o ne permettono il passaggio in un’unica direzione. Per stimare l’entità di tale problema sono stati definiti i tratti di canali non percorribili, la cui manutenzione viene eseguita esclusivamente a mano, e i tratti in cui solo una sponda è accessibile. 50 Capitolo 3. Materiali e metodi 3.1 Area di studio ll Consorzio di Bonifica Dese Sile è un Ente pubblico, amministrato dai propri consorziati, che coordina interventi pubblici ed attività privata nei settori della difesa idraulica e dell’irrigazione. I consorziati sono tutti i proprietari di immobili di qualsiasi natura (terreni, fabbricati, ecc.) ricadenti nel comprensorio di bonifica. La spesa per la manutenzione, l’esercizio e la custodia delle opere di bonifica è sostenuta dai consorziati ed è ripartita in ragione del beneficio ricavato dalle opere e attività di bonifica, in conformità a criteri fissati nel Piano di classifica approvato dalla Regione del Veneto, che garantisce un corretto esercizio del potere impositivo. Ogni cinque anni i contribuenti eleggono il Consiglio di Amministrazione del Consorzio che è composto da 30 proprietari di immobili o terreni ricadenti all’interno del comprensorio, i quali, a loro volta eleggono la Giunta e il Presidente. A livello operativo, il Consorzio progetta, esegue, mantiene, gestisce le opere di bonifica, partecipa alla formazione dei piani territoriali ed urbanistici ed ai programmi di difesa dell’ambiente contro gli inquinamenti; concorre alla realizzazione delle attività di difesa del suolo, di fruizione e gestione del patrimonio idrico e di tutela dell’ambiente, contribuisce all’azione pubblica per la tutela delle acque destinate all’irrigazione e di quelle defluenti nella rete di bonifica, predispone il Piano Generale di Bonifica e di Tutela del Territorio Rurale che è uno strumento di pianificazione della Regione che detta norme in ordine alle azioni per l’individuazione e la progettazione delle opere pubbliche di bonifica ed irrigazione, nonché delle altre opere necessarie alla tutela e valorizzazione del territorio rurale, ivi compresa la tutela delle risorse idriche. Il Consorzio di Bonifica Dese Sile occupa una superficie di 43.464 ha, di cui 7.500 urbanizzati; ha in gestione 627 km di canali e sfalcia ogni anno 4.500.000 m2 di argini e canali. 51 Capitolo 3. Materiali e metodi Fig.3.1 Territorio gestito dal Consorzio Dese Sile (Consorzio di Bonifica Dese Sile, 2003) Il territorio gestito dal Consorzio, rappresentato in Fig.3.1, è situato nella pianura centrale del Veneto a ridosso della Laguna di Venezia ed interessa le tre province di Padova, Treviso e Venezia. Le superfici sono ripartite come riportato nelle Tab.3.1, 3.2, 3.3. Provincia di Venezia Marcon Martellago Noale Quarto d’Altino Salzano Scorzè Spinea Venezia (terraferma) Totale ha ha ha ha ha ha ha ha ha 2.495,33 1.994,65 2.008,52 2.234,85 1.050,98 3.390,61 292,56 9.061,74 22.529,24 Tab.3.1 Superficie consortile ricadente nella Provincia di Venezia (Consorzio di Bonifica Dese Sile, 2003) 52 Capitolo 3. Materiali e metodi Provincia di Treviso Casale sul Sile Casier Istrana Mogliano Veneto Morgano Preganziol Resana Treviso Vedelago Zero Branco Totale ha ha ha ha ha ha ha ha ha ha ha 2.398,77 1.316,30 481,00 4.593,49 509,68 1.831,61 936,93 278,86 305,61 2.451,43 15.103,68 Tab.3.2 Superficie consortile ricadente nella Provincia di Treviso (Consorzio di Bonifica Dese Sile, 2003) Provincia di Padova Piombino Dese Trebaseleghe Totale ha ha ha 2.973,83 2.857,25 5.831,08 Tab.3.3 Superficie consortile ricadente nella Provincia di Padova (Consorzio di Bonifica Dese Sile, 2003) I due canali in cui si sono applicate le sperimentazioni rientrano in questo territorio, in particolare il Rio Tasca scorre nel comune di Zero Branco, mentre lo Scolo Bigonzo scorre nel Comune di Casale sul Sile. Tali zone, così come gran parte della superficie consortile, sono state soggette negli ultimi decenni allo sviluppo dei centri abitati e delle infrastrutture. Ciò ha comportato un sostanziale mutamento dei connotati tipici dei comprensori agricoli con una stretta coesistenza tra territorio agricolo ed aree urbanizzate. II due canali interessano zone in cui è principalmente praticata l’orticoltura, sia a pieno campo che in serra, connotando incisivamente l’intero paesaggio circostante. In tali ambiti l’indirizzo colturale spesso risulta essere misto (orticolo-cerealicolo). Dominanti in questo ambiente sono le colture di mais, frumento, soia, barbabietola e altre colture agrarie. Scarsissima la vegetazione spontanea autoctona, rappresentata da 53 Capitolo 3. Materiali e metodi alcune piante erbacee e da qualche albero sparso come il Pioppo ibrido e il Salice bianco. In particolare lungo l’area interessata dal Rio Tasca sono presenti più aziende a indirizzo zootecnico. 3.1.1 Rio Tasca Il Rio Tasca, Foto 3.1 3.2, è un affluente del Fiume Zero. Il bacino tributario del Fiume Zero ha una lunghezza pari a 41,517 km, una superficie agricola pari a 5.248,7 ha, una superficie urbana pari a 616,3 ha, per un totale di 5.865 ha, rappresentanti il 14% circa della superficie consortile. All’interno di tale superficie il Rio Tasca ricopre una lunghezza di 4.250 km e una superficie di 472 ha, di cui il 12,7% urbanizzata. Per le considerazioni sull’uso del suolo nei territori interessati da tale canale si fa riferimento alla classificazione riportata nel Piano Generale di Bonifica, Tab. 3.4 e 3.5, in cui si analizza come comparto unico quello dei bacini a scolo naturale dei fiumi Marzenego, Dese e Zero. Da tale documento emerge come, per tale comparto, le previsioni di urbanizzazioni, ai sensi degli strumenti urbanistici approvati, indichino una percentuale di incidenza sulla superficie complessiva pari al 17%; mentre sale al 90% invece il rapporto tra aree edificate e di prevista urbanizzazione ai sensi delle vigenti previsioni urbanistiche. Nell’ambito produttivo emerge come il 51% della superficie agricola sia rappresentato da zone a vocazione a seminativo, mentre l’8% è attribuito alle aree con vocazione ad orticole in avvicendamento a cereali. 54 Capitolo 3. Materiali e metodi Foto 3.1 Rio Tasca. Foto 3.2 Immissione del Rio Tasca nel Fiume Zero. 55 Capitolo 3. Materiali e metodi Aree edificate 4.071, 4 ha Aree urbanizzate ai sensi dei vigenti strumenti urbanistici 4.519,4 ha Aree con vocazione a seminativo 13.902.2 ha Aree con vocazione ad orticole in avvicendamento a cereali 2.292 ha Aree a prevalenza di pioppeti e prati 1.119 ha Aree con vocazione a prati a foraggera 566 ha Aree adibite ad attività vivaistiche 187 ha Aree arboree di pregio e vigneti d.o.c. 193 ha Totali 27.047 ha Tab 3.4 Qualificazione delle classi d’uso del suolo nel comparto Marzenego, Dese e Zero (Piano Generale di Bonifica, 1991) Comune di Zero Branco Superficie residenziale 186 ha Superficie produttiva 75 ha Superficie complessiva urbanizzabile 261 ha Rapporto superficie urbanizzabile e superficie comunale 11% Tab 3.5 Ripartizione delle superfici del comune di Zero Branco (Piano Generale di Bonifica, 1991) 56 Capitolo 3. Materiali e metodi 3.1.2 Scolo Bigonzo Lo Scolo Bigonzo, Foto 3.3 e 3.4, è un affluente del Fiume Sile e, insieme al Corso Serva e Collegio dei Santi, costituisce l’ultima parte del bacino, raccogliendo i deflussi provenienti da circa 3.000 ha di superficie. Il bacino tributario del Fiume Sile ha una lunghezza pari a 6,8 km, una superficie agricola pari a 3.673,4 ha, una superficie urbana pari a 1.051,60 ha, per un totale di 4.998 ha. All’interno di tale superficie lo Scolo Bigonzo ricopre una lunghezza di 11,780 km e una superficie tributaria di 1.323 ha, di cui il 21% urbanizzata. Per le considerazioni sull’uso del suolo nei territori interessati da tale canale, riferendosi alla classificazione espressa dal Piano Generale di Bonifica, Tab. 3.6 e 3.7, si considerano come comparto unico Bigonzo e Dosson. Tale comparto comprende le porzioni di comprensorio non scolante in laguna di Venezia ed interessa sostanzialmente i territori compresi nei comuni di Preganziol, Casier e Casale sul Sile. Dallo stesso Piano Generale di Bonifica emerge come per tale comparto, le previsioni di urbanizzazione, ai sensi degli strumenti urbanistici approvati, indicano una percentuale di incidenza sulla superficie complessiva pari al 22%. Sale all’ 82% invece, il rapporto tra aree edificate e di prevista urbanizzazione ai sensi delle vigenti previsioni urbanistiche. In ambito produttivo emerge come la percentuale più alta per tale zona, pari al 34% sia per le zone a vocazione a seminativo, mentre un 14% è attribuito alle aree con prevalenza di pioppeti e prati a foraggiere. 57 Capitolo 3. Materiali e metodi Foto 3.3 Scolo Bigonzo. Foto 3.4 Scolo Bigonzo, tratto compreso tra le sezione 2 e 3. 58 Capitolo 3. Materiali e metodi Aree edificate 816, 3 ha Aree urbanizzate ai sensi dei vigenti strumenti urbanistici Aree con vocazione a seminativo 993 ha 1.540,1 ha Aree con vocazione ad orticole in avvicendamento a cereali 369 ha Aree a prevalenza di pioppeti e prati 650 ha Aree con vocazione a prati a foraggera ha Aree adibite ad attività vivaistiche 72,7 ha Aree arboree di pregio e vigneti d.o.c. 47,9 ha Totali 4.489 ha Tab 3.6 Qualificazione delle classi d’uso del suolo nel comparto Bigonzo e Dosson (Piano Generale di Bonifica, 1991) Comune di Casale sul Sile Superficie residenziale 166 ha Superficie produttiva 101 ha Superficie complessiva urbanizzabile 267 ha Rapporto superficie urbanizzabile e superficie comunale 11% Tab 3.7 Ripartizione delle superfici del comune di Casale sul Sile (Piano Generale di Bonifica, 1991) 59 Capitolo 3. Materiali e metodi 3.2. Quantificazione del sedimento e della vegetazione asportata con la cucchiaia rovescia a griglia con barra falciante Lungo i due canali, Rio Tasca e Scolo Bigonzo, sono stati individuati tre punti per ciascun collettore, con lo scopo di raccogliere vegetazione e sedimento, asportati dalla cucchiaia rovescia nelle operazioni di sfalcio. L’ insieme di vegetazione e sedimento è comunemente chiamato bennata. Un primo passaggio è stato eseguito richiedendo all’operatore di eliminare solo la vegetazione presente in alveo. Un secondo è stato, invece, eseguito richiedendo all’operatore di procedere seguendo i criteri tradizionali, che implicano anche un risezionamento dell’alveo. Il materiale, suddiviso così tra vegetazione e sedimento, è stato posto su un telo di geotessuto, e poi pesato. Dalla stessa massa, quindi, sono stati prelevati 5 campioni, 4 di sedimento e 1 di vegetazione, e posti in stufa a 103 ±2°c. L’essicazione è continuata fino a quando non si sono verificate variazioni nei valori tra due pesate consecutive. Il peso secco sia della vegetazione che del sedimento presenti nelle bennate è stato, quindi, ottenuto utilizzando i dati noti di sostanza secca e peso umido. Questo procedimento è stato seguito per tre bennate su entrambi i canali. 3.3. Variazione della quota relativa del pelo libero rispetto a un punto di riferimento e variazione della velocità media in funzione dello sfalcio di un canale di corrente Prima di procedere alla sperimentazione vera e propria sono stati realizzati dei rilievi topografici in collaborazione con i geometri del Consorzi di Bonifica Dese Sile. In base sia alle sezioni trasversali ottenute sia alle planimetrie dei due canali, sono stati definiti i tratti su cui realizzare il canale di corrente. Ogni 60 Capitolo 3. Materiali e metodi tratto è stato ulteriormente diviso poi in due parti. La prima, infatti, soggetta allo sfalcio con la barra falciante, la seconda allo sfalcio con la cucchiaia rovescia. Per ogni tratto sono state anche definite tre sezioni. La sezione 1 corrisponde all’inizio del tratto interessato dalla barra falciante; la sezione 2 corrisponde alla fine di questo tratto e all’inizio del successivo, in cui, invece, si opera con la cucchiaia rovescia; la sezione 3 corrisponde alla fine di questo ultimo. Una volte definite le porzioni di canale su cui procedere, in accordo con il calendario degli interventi di manutenzione del Consorzio di Bonifica Dese Sile, sono stati determinati i valori di velocità media e di quota relativa del pelo libero sulle tre sezioni in condizioni normali, cioè prima che venisse realizzata qualsiasi operazione. Sia i valori di velocià media che di quota relativa del pelo libero sono stati rilevati rispetto al centro della sezione, considerando la portata costante. Durante le sperimentazioni, infatti, non è avvenuta l’apertura o la chiusura di alcuna paratoia. In particolare, i valori di velocità media sono stati misurati con l’utilizzo di un mulinello correntometrico, mentre le quote relative del pelo libero sono state misurate rispetto ad un punto di riferimento. Successivamente, tra le sezioni 1 e 2, si è proceduto allo sfalcio di una sola fascia vegetazionale posta al centro dell’alveo, con l’utilizzo della barra falciante, realizzando così un canale di corrente. Trascorso un certo tempo, tale da permette alla vegetazione di allontanarsi e al canale di assumere valori stabili, si sono determinati le nuove velocità medie e le quote relative del pelo libero sulle tre sezioni. Poi si sono realizzati i normali tagli necessari per pulire completamente l’alveo secondo le modalità tradizionali e, trascorso un certo lasso di tempo, si sono misurati i valori di velocità media e di quota relativa del pelo libero. 61 Capitolo 3. Materiali e metodi Successivamente anche tra le sezioni 2 e 3, si è proceduto allo sfalcio del canale di corrente, con l’utilizzo in questo caso della cucchiaia rovescia (Foto 3.5). Passate alcune ore, sono stati rilevati i nuovi valori di velocità media e di quota relativa del pelo libero sulle tre sezioni. Infine si sono nuovamente realizzati tutti i tagli necessari per pulire completamente l’alveo e si sono misurati i valori di velocità media e di quota relativa del pelo libero definitivi. Foto 3.5 Canale di corrente realizzato con la cucchiaia rovescia a griglia con barra falciante, presso il Rio Tasca, tra le sezioni 2 e 3. Oltre alle grandezze idrauliche sono stati calcolati i tempi necessari alle diverse operazioni. 62 Capitolo 3. Materiali e metodi 3.4. Analisi della viabilità consortile In collaborazione con i capi cantiere, e con l’utilizzo di una mappa del territorio consortile in scala 1:25000, si è proceduto all’individuazione sia dei tratti di canali in cui non è possibile accedere con i macchinari su entrambe le sponde, sia di quelli in cui solo una delle sponde è percorribile. In base alle notizie fornite dagli stessi capi cantiere si sono quantificati tali tratti, così da rapportarne la lunghezza con quella totale dei canali gestiti dal Consorzio. I dati sono stati raggruppati per bacino, secondo la classificazione adottata dal Consorzio stesso. 63 Capitolo 4. Risultati e conclusioni Capitolo 4. Risultati 4.1 Quantificazione del sedimento e della vegetazione asportata con la cucchiaia rovescia a griglia con barra falciante La Tabella 4.1 rappresenta i valori, in peso secco, di vegetazione e di sedimento ottenuti dalle tre bennate, sul Rio Tasca e sullo Scolo Bigonzo. Rio Tasca Bennate Vegetazione Sedimento kg kg 1 6,14 110,72 2 1,75 3 4,38 Scolo Bigonzo Veg/Sed Vegetazione Sedimento Veg/Sed kg kg 0,05 15,18 24,2 0,63 9,36 0,19 3,57 4,52 0,79 92,15 0,05 12,5 26,44 0,47 Tab. 4.1 Quantità, in peso secco, di vegetazione e sedimento asportati dalla cucchiaia rovescia sul Rio Tasca e sullo Scolo Bigonzo. Si osserva come l’asporto di sedimento, soprattutto sul Rio Tasca, è sproporzionatamente superiore rispetto alla quantità di erba sfalciata nella stessa bennata. Tale situazione rispecchia una serie di difetti di tale attrezzatura che sembrano prevalere sui pregi. Infatti ad ogni passaggio si determina un risezionamento dell’alveo, vi è una consistente movimentazione di sostanze organiche e vi è rimozione delle nicchie ecologiche. Si riscontrano inoltre consistenti danni al piede delle sponde nella fase finale del movimento della benna e un aumento del trasporto solido. I danni dovuti all’utilizzo della cucchiaia, soprattutto da parte di operatori poco preparati, comportano costi elevati per il ripristino e la stabilizzazione delle sponde con palizzate. Tale pratica determina, inoltre, l’asporto della flora con i propri apparati radicali, rendendone il ricaccio lento e difficoltoso, e un allontanamento della fauna, riducendo in modo massiccio la biodiversità. 65 Capitolo 4. Risultati e conclusioni Foto 4.1 Danni al piede e alla sponda, dovuto all’utilizzo della cesta Dalla tab.4.1 si nota come i risultati siano molto differenti tra il Rio Tasca e lo Scolo Bigonzo. Il motivo è legato sostanzialmente alla vegetazione presente in alveo. Nel caso dello Scolo Bigonzo, infatti, le specie vegetali presentano maggior superficie fogliare e formano una copertura più densa e continua rispetto al Rio Tasca. La vegetazione rappresenta perciò una componente maggiore all’interno della bennata, creando anche difficoltà negli interventi di manutenzione. È necessario procedere con più sfalci per poter garantire il normale fluire dell’acqua. Come descritto nel Cap.2, ci sono specie vegetali presenti in alveo che possono essere utili al corso d’acqua, come il ranuncolo fluitante Ranunculus fluitans – che fornisce un buon habitat per gli invertebrati e buoni nascondigli per i pesci, e specie vegetali che possono causare seri problemi rispetto al flusso, all’alveo, alla flora e alla fauna, come il coltellaccio maggiore - Sparganium erectum. La notevole differenza nelle quantità di sedimento asportate nei due collettori è, invece, legata alla manualità dell’operatore. 66 Capitolo 4. Risultati e conclusioni Sullo Scolo Bigonzo, infatti, ha proceduto allo sfalcio un escavatorista di grande esperienza, interessato alla sperimentazione in atto e a nuovi possibili criteri di manutenzione. L’azione della cucchiaia rovescia è stata quindi limitata al solo taglio della vegetazione presente. 4.2 Variazione della quota relativa del pelo libero rispetto a un punto di riferimento e variazione della velocità media in funzione dello sfalcio di un canale di corrente In Fig. 4.1, 4.2, 4.3, 4.4, 4.5 e 4.6 sono riportati le planimetrie e i risultati dei rilievi topografici eseguiti come fase preparatoria alla sperimentazione, per il Rio Tasca. La sezione 15, in Fig.4.1, rappresenta la sezione 3 delle sperimentazioni; la fine cioè del tratto interessato dagli sfalci e, in particolare, dall’uso della cucchiaia rovescia. La sezione 20, in Fig. 4.3, rappresenta la sezione 2 delle sperimentazioni; il punto, cioè di congiunzione tra il tratto interessato dall’utilizzo della barra falciante, a valle, e quello interessato dall’utilizzo della cucchiaia rovescia, a monte. La sezione 30, in Fig. 4.5, rappresenta la sezione 1 delle sperimentazioni, l’inizio cioè del tratto sperimentale, in particolare del tratto interessato dal passaggio della barra falciante. 67 Capitolo 4. Risultati e conclusioni Fig.4.1 Sezione 15 del Rio Tasca Fig.4.2 Sezione 17 del Rio Tasca 68 Capitolo 4. Risultati e conclusioni Fig.4.3 Sezione 20 del Rio Tasca Fig.4.4 Sezione 21 del Rio Tasca 69 Capitolo 4. Risultati e conclusioni Fig.4.5 Sezione 30 del Rio Tasca In Fig.4.6 è riportata la planimetria del Rio Tasca in scala 1:2000. 70 Capitolo 4. Risultati e conclusioni Planimetria 71 Capitolo 4. Risultati e conclusioni 72 Capitolo 4. Risultati e conclusioni In Fig. 4.7, 4.8, 4.9, 4.10, 4.11, 4.12 e 4.13 sono, invece, riportati le planimetrie e i risultati dei rilievi topografici eseguiti sullo Scolo Bigonzo. Fig.4.7 Sezione A dello Scolo Bigonzo Fig.4.8 Sezione B dello Scolo Bigonzo 73 Capitolo 4. Risultati e conclusioni Fig.4.9 Sezione C dello Scolo Bigonzo Fig.4.10 Sezione D dello Scolo Bigonzo 74 Capitolo 4. Risultati e conclusioni Fig.4.11 Sezione E dello Scolo Bigonzo Fig.4.12 Sezione F dello Scolo Bigonzo 75 Capitolo 4. Risultati e conclusioni 76 Capitolo 4. Risultati e conclusioni Fig.4.13 Planimetria Bigonzo 77 Capitolo 4. Risultati e conclusioni 78 Capitolo 4. Risultati e conclusioni La sezione A, in Fig. 4.7, rappresenta la sezione 1 delle sperimentazioni; l’inizio cioè del tratto sperimentale, in particolare del tratto interessato dal passaggio della barra falciante. La sezione D, in Fig. 4.10, rappresenta la sezione 2 delle sperimentazioni; il punto cioè di congiunzione tra il tratto interessato dall’utilizzo della barra falciante, a valle, e quello interessato dall’utilizzo della cucchiaia rovescia, a monte. La sezione F, in Fig.4.12, rappresenta la sezione 3 delle sperimentazioni; la fine cioè del tratto interessato dagli sfalci e, in particolare, dall’uso della cucchiaia rovescia. In Fig.4.13 è riportata la planimetria dello Scolo Bigonzo in scala 1:2000. I risultati ottenuti, invece, con la realizzazione del canale di corrente nei due corsi d’acqua sono rappresentati tramite grafici, che meglio esemplificano le variazioni di velocità media e di quota relativa del pelo libero, rispetto alle lavorazioni svolte. Ogni grafico mostra gli andamenti per tutte e tre le sezioni in cui sono stati divisi i due canali. I dati completi per ogni sezione, sia per il Rio Tasca, che per lo Scolo Bigonzo, sono contenuti in Appendice A. Nel grafico 4.1 è rappresentato l’andamento della velocità media sul Rio Tasca, in relazione alle diverse operazioni per il mese di giugno 2002, per cui in ordinata sono posti i valori rilevati, mentre in ascisse sono poste le date e le ore in cui sono realizzate le misure, tenendo in considerazione i tempi necessari a raggiungere le tre sezioni. Considerando le lavorazioni svolte nel tratto compreso tra le sezioni 1 e 2, in cui è stata utilizzata la barra falciante, dal grafico si può vedere come i valori di velocità media rilevati nelle sezioni 1 e 2 siano leggermente superiori dopo la realizzazione del canale di corrente (sezione 1: velocità media 23,34 cm/s; sezione 2: velocità media 21,6 cm/s), rispetto ai valori rilevati in seguito alla sfalcio di tutto l’alveo (sezione 1: velocità media 22,02 cm/s; sezione 2: velocità media: 21,28 cm/s). Nel caso della sezione 3, invece, la velocità media risulta maggiore in seguito alla pulizia totale dell’alveo, con un’incremento del 17%. 79 Capitolo 4. Risultati e conclusioni Anche la realizzazione del canale di corrente tra le sezioni 2 e 3 con l’ausilio della cucchiaia rovescia ha determinato, nel caso delle sezioni 1 e 2, valori di velocità media maggiori rispetto a quelli ottenuti poi con lo sfalcio completo dell’alveo. Nel caso della sezione 1, infatti, il primo intervento ha determinato una velocità media di 20,15 cm/s, mentre il successivo sfalcio di tutta la vegetazione in alveo ha determinato una velocità media di 13,89 cm/s, così come nella sezione 2 il primo intervento ha determinato una velocità media di 25,41 cm/s, mentre il secondo un valore pari a 18 cm/s. Nel caso della sezione 3, invece, la pulizia completa dell’alveo ha determinato un incremento sul valore di velocità media precedentemente misurato del 34%. La stessa metodologia è stata seguita per l’analisi degli andamenti della quota relativa del pelo libero nelle tre sezioni, rappresentati in grafico 4.2. In ordinata sono riportati i valori di quota relativa del pelo libero, espressi in centimetri, e in ascisse le date e le ore in cui sono realizzate le misure, tenendo sempre presenti i tempi necessari a raggiungere le tre sezioni. Considerando le lavorazioni eseguite nel tratto compreso tra le sezioni 1 e 2, in cui è stata utilizzata la barra falciante, nella sezione 1 si può verificare come il valore di quota relativa del pelo libero misurato dopo lo sfalcio completo dell’alveo sia pari al 94,3% del valore ottenuto con la realizzazione del canale di corrente. Nella sezione 2 il valore di quota relativa del pelo libero ottenuto in seguito allo sfalcio totale è diminuito del 8,8% rispetto al valore ottenuto con la realizzazione del canale di corrente, mentre nella sezione 3 vi è una diminuzione del 1,4%. Considerando, invece, le lavorazioni eseguite nel tratto compreso tra le sezioni 2 e 3, interessate dalla cucchiaia rovescia, nella sezione 1 e 2 i valori di quota relativa del pelo libero rimangono pressochè costanti, mentre nella sezione 3 il valore ottenuto con la pulizia completa dell’alveo è minore del 6,8% rispetto al valore ottenuto con lo sfalcio del canale di corrente. 80 Capitolo 4. Risultati e conclusioni Le stesse sperimentazioni, i cui risultati sono espressi nei Grafici 4.3 e 4.4, sono state realizzate nel mese di settembre 2002, in cui normalmente si procede allo sfalcio della vegetazione cresciuta nell’arco dell’estate. In questo caso, lo sfalcio della vegetazione ha interessato solo il tratto compreso tra le sezioni 1 e 2, in cui si procede con la barra falciante. Il tratto compreso tra le sezioni 2 e 3, infatti, non ha richiesto ulteriori manutenzioni. Ciò è dovuto all’azione impattante della cucchiaia rovescia, che, asportando gli apparati radicali, rende lento e difficoltoso il ricaccio della vegetazione, limitandone così lo sviluppo anche nel periodo estivo. Nel Grafico 4.3 è rappresentato l’andamento della velocità media sul Rio Tasca. Considerando le lavorazioni svolte nel tratto compreso tra le sezioni 1 e 2, in cui è stata utilizzata la barra falciante, dal grafico si può vedere come i valori di velocità media rilevati nelle sezioni 1 sia maggiore dopo la realizzazione del canale di corrente (sezione 1: velocità media 15,32 cm/s), rispetto ai valori rilevati in seguito alla sfalcio di tutto l’alveo (sezione 1: velocità media 12,48 cm/s). Nel caso della sezione 2, invece, la velocità media risulta maggiore in seguito alla pulizia totale dell’alveo, con un’incremento del 18,9%. Il dato di velocità media dopo lo sfalcio completo a valle della sezione 2, nel caso della sezione 3, non è stato considerato, poiché molto diverso dai valori in precedenza rilevati. Ciò è probabilmente dovuto ad un errore nelle misurazioni. La stessa metodologia è stata seguita per l’analisi degli andamenti delle quote relative del pelo libero nelle tre sezioni, rappresentati in grafico 4.4. Considerando le lavorazioni eseguite nel tratto compreso tra le sezioni 1 e 2, in cui è stata utilizzata la barra falciante, nella sezione 1 si può verificare come il valore di quota relativa del pelo libero misurato dopo lo sfalcio completo dell’alveo sia pari al 85,4% del valore ottenuto con la realizzazione del canale di corrente. Nella sezione 2 il valore di quota relativa del pelo libero ottenuto in seguito allo sfalcio totale è diminuito del 81 Capitolo 4. Risultati e conclusioni 11,9% rispetto al valore ottenuto con la realizzazione del canale di corrente, mentre nella sezione 3 vi è una diminuzione del 5,6%. 82 Capitolo 4. Risultati e conclusioni 35 33,12 30 25,41 Velocità media (cm/s) 25 23,34 21,6 21,79 22,02 21,28 20 21,85 20,15 18,35 15,47 14,73 15 10 Sezione 1 18 Sezione 2 Sezione 3 13,95 13,89 11,41 11,56 11,93 Dopo lo sf alcio del c.d.c tra le Prima dello sf alcio completo 1 ora e mezzo dopo lo sf alcio Prima dell'uso della cesta tra Dopo sf alcio c.d.c tra le Dopo lo sf alcio completo tra le sezioni 1 e 2 tra le sezioni 1 e2 completo tra le sezioni 1 e 2 le sez.2 e 3 sez.2 e 3 sez. 2 e 3. 10,02 8,08 8,04 7,31 8,15 7,24 5 0 Prima dello sf alcio Prima dello sf alcio 9.30-12.30 8.45-9.15 9.30-10.45 13.20-13.50 18.00-18.45 10.15-10.45 14.15-15.15 9.30-10.30 18-giu-02 19-giu-02 19-giu-02 19-giu-02 19-giu-02 20-giu-02 20-giu-02 21-giu-02 Tempo Grafico 4.1 Andamento della velocità media nelle sezioni sul Rio Tasca. I dati sono relativi al mese di giugno. (Con il termine c.d.c si intende il canale di corrente) 83 Capitolo 4. Risultati e conclusioni 240 230 232 230 232 230 227 Quota relativa del pelo libero (cm) 220 217 215 215 214 210 200 198 Sezione 1 191 190 180 177 Sezione 2 Sezione 3 180 180,5 181 180 178 149 148,5 149 148 176 170 160 160 157,5 150 140 Prima dello Prima dello Dopo lo sf alcio Prima dello 1 ora e mezzo Prima dell'uso Dopo sf alcio Dopo lo sf alcio sf alcio sf alcio del c.d.c tra le sezioni 1 e 2 sf alcio completo tra le sezioni 1 dopo lo sf alcio completo tra le della cesta tra le sez.2 e 3 c.d.c tra le sez.2 e 3 completo tra le sez. 2 e 3. e2 sezioni 1 e 2 9.30-12.30 8.45-9.15 9.30-10.45 13.20-13.50 18.00-18.45 10.15-10.45 14.15-15.15 9.30-10.30 18-giu-02 19-giu-02 19-giu-02 19-giu-02 19-giu-02 20-giu-02 20-giu-02 21-giu-02 Tempo Grafico 4.2 Andamento delle quote relative del pelo libero rispetto al punto di riferimento nelle sezioni sul Rio Tasca. I dati sono relativi al mese di giugno. (Con il termine c.d.c si intende il canale di corrente) 84 Capitolo 4. Risultati e conclusioni 35 30 28,98 Velocità media (cm/s) 25 21,49 20 19,25 17,69 16,12 15 10 11,97 12,16 9,46 9,35 21,82 Sezione 1 18,75 Sezione 2 16,8 15,32 14,56 Sezione 3 12,48 7,72 5 0 Prima dello sf alcio Dopo lo sf alcio del Dopo lo sf alcio del Dopo lo sf alcio 62 ore dopo lo sf alcio 74 ore dopo lo sf alcio c.d.c a valle della sez.1 c.d.c a valle della sez.2 completo a valle della sez.1 completo a valle della sez.2 completo a valle della sez.2 8.45-9.10 10.00-10.20 12.45-13.20 14.15-14.40 7.45-8.10 19,00-19.30 06-set-02 06-set-02 06-set-02 06-set-02 09-set-02 09-set-02 Tempo Grafico 4.3 Andamento della velocità media nelle sezioni del Rio Tasca. I dati sono relativi al mese di settembre. (Con il termine c.d.c si intende il canale di corrente) 85 Capitolo 4. Risultati e conclusioni 245 Quota relativa del pelo libero (cm) 240 220 241 223 223 210 Sezione 1 200 196 196 192 185 Sezione 2 185 185 Sezione 3 180 175 171 160 160 157 146 147 140 Prima dello sf alcio Dopo lo sf alcio del c.d.c a valle della Dopo lo sf alcio del c.d.c a valle della Dopo lo sf alcio completo a valle della 62 ore dopo lo sf alcio completo a valle della 74 ore dopo lo sf alcio completo a valle della sez.1 sez.2 sez.1 sez.2 sez.2 8.45-9.10 10.00-10.20 12.45-13.20 14.15-14.40 7.45-8.10 19,00-19.30 06-set-02 06-set-02 06-set-02 06-set-02 09-set-02 09-set-02 Tempo Grafico 4.4 Andamento delle quote relative del pelo libero rispetto al punto di riferimento, nelle sezioni sul Rio Tasca. I dati sono relativi al mese di settembre. (Con il termine c.d.c si intende il canale di corrente) 86 Capitolo 4. Risultati e conclusioni Analoghi procedimenti sono stati applicati allo Scolo Bigonzo, dove le sperimentazioni hanno avuto luogo nel solo mese di luglio. Nell’arco dell’estate, infatti, non si è verificata una crescita della vegetazione tale da richiedere altri tagli. Il Grafico 4.5 rappresenta alcuni valori di velocità media. I dati, in questo caso, non sono stati rilevati con continuità, per cui non è possibile definire l’andamento della velocità media. Nel Grafico 4.6, invece, è rappresentato l’andamento delle quote relative del pelo libero per le sezioni 1, 2 e 3. In questa occasione è stato necessario procedere agli sfalci con una certa urgenza, soprattutto in seguito alle intense precipitazioni che hanno caratterizzato il mese di luglio del 2002. Ciò ha spinto gli operatori del Consorzio a realizzare più lavorazioni in contemporanea, come avvenuto in data 25 luglio. I valori rilevati, perciò, sul tratto compreso tra le sezioni 1 e 2, interessato dall’utilizzo della barra falciante, risultano comunque influenzati dalle operazioni svolte in contemporanea sul tratto compreso tra le sezioni 2 e 3, interessato dall’utilizzo della cucchiaia rovescia, e viceversa. Considerando il tratto compreso tra le sezioni 1 e 2, in cui è stata utilizzata la barra falciante, nella sezione 1 si può verificare come il valore delle quote relative del pelo libero ottenuto con lo sfalcio completo dell’alveo, in data 26 luglio, sia pari al 96,7% del valore misurato dopo la realizzazione del canale di corrente. Nella sezione 2 il valore della quota relativa del pelo libero ottenuto in seguito allo sfalcio totale è diminuito del 2,9% rispetto al valore ottenuto con la realizzazione del canale di corrente, mentre nella sezione 3 vi è una diminuzione del 14,2%. Questi incrementi rappresentano dei valori minimi, considerando, infatti, l’influenza esercitata anche dallo sfalcio contemporaneo del canale di corrente tra le sezioni 2 e 3. Analizzando, invece, le lavorazioni eseguite nel tratto compreso tra le sezioni 2 e 3, interessato dalla cucchiaia rovescia, nella sezione 1 il livello del pelo libero ha registrato una diminuzione del 3% tra i valori ottenuti in 87 Capitolo 4. Risultati e conclusioni seguito allo sfalcio del canale di corrente e quelli ottenuti in seguito alla pulizia completa dell’alveo, mentre la sezione 2 una diminuzione del 4,2%. Nella sezione 3 il valore ottenuto con la pulizia completa dell’alveo è rimasto pressochè costante rispetto al valore ottenuto con lo sfalcio del canale di corrente. Oltre ai valori di livello del pelo libero e di velocità media sono stati rilevati anche i tempi di esecuzione, sia del canale di corrente che dello sfalcio completo dell’alveo. In Tab. 4.2 sono stati riassunti i tempi di esecuzione rilevati durante la sperimentazione. I dati sono relativi al tempo, in minuti, necessario per lo sfalcio di un tratto di alveo lungo 100 m, privo di ostacoli e interruzioni. Canale di corrente Sfalcio completo min/100 m min/100 m 1,8 4,6 10,84 18,97 Scolo Bigonzo min/100 m min/100 m Barra falciante 5,88 58,82 Cucchiaia rovescia 5,81 23,25 Rio Tasca Barra falciante Cucchiaia rovescia Tab. 4.2 Tempi di esecuzione dello sfalcio del canale di corrente e dell’alveo completo, con l’utilizzo di barra falciante e cucchiaia rovescia a griglia con barra falciante. Si osserva come la pratica del canale di corrente determini una notevole diminuzione nei tempi di esecuzione del taglio, soprattutto con l’impiego della cucchiaia rovescia. Ciò è dovuto in primo luogo al fatto che con il canale di corrente lo sfalcio è limitato a una sola fascia di vegetazione, per cui non è necessario procedere a più passaggi. In secondo luogo la cucchiaia, nel caso del canale di corrente, non è costretta ad interrompere il suo avanzamento lungo la sponda per scaricare il materiale dopo ogni passaggio, cosa che avviene, invece, con la modalità tradizionale di taglio della vegetazione. 88 Capitolo 4. Risultati e conclusioni Dai dati riportati in Tab. 4.2, inoltre, si osserva una notevole differenza tra i valori rilevati sul Rio Tasca e quelli rilevati sullo Scolo Bigonzo. La vegetazione in alveo, sullo Scolo Bigonzo, infatti ha creato notevoli problemi nel normale deflusso, per cui è stato necessario procedere a un numero elevato di sfalci così da favorire l’allontanamento delle erbe. . 89 Capitolo 4. Risultati e conclusioni 30 25 25,1 Velocità media (cm/s) 23,6 20 19,55 19,12 19,1 Sezione 1 15,88 15 15,73 13,87 11,6 13,93 12,7 Sezione 2 Sezione 3 11,3 10 8,98 7,88 7,54 5 0 Prima dello Dopo sf alcio 14 Giorni dopo Dopo sf alcio Durante sf alcio Dopo sf alcio Dopo sf alcio 18 ore dopo sf alcio c.d.c. tra sez. 1 e2 sf alcio c.d.c tra sez. 1 e 2 c.d.c. tra sez. 2 e 3 e dopo totale tra sez. 2 e3 totale tra sez. 1 e2 totale tra sez. 2 e3 termine sf alci sf alcio totale tra sez. 1 e 2 9.45-10.10 11.10-11.40 13.00-13.20 17.00-17.45 10.50-11.10 14.00-14.20 16.10-16.40 10.50-11.10 10-lug-02 11-lug-02 25-lug-02 25-lug-02 26-lug-02 26-lug-02 26-lug-02 27-lug-02 Tempo Grafico 4.5. Andamento della velocità media nelle sezioni sullo Scolo Bigonzo. I dati sono relativi al mese di luglio. (Con il termine c.d.c si intende il canale di corrente). 90 Capitolo 4. Risultati e conclusioni 260 252 Quota relativa del pelo libero (cm) 240 220 200,5 200 193 194 199 193 188 180 187 Sezione 1 160 Sezione 2 Sezione 3 140 130 120 115 107 100 121,5 112,5 121 118 101 96,5 116 113 96,5 96 112 87 80 60 Prima dello sf alcio Dopo sf alcio c.d.c. tra sez. 1 14 Giorni dopo sf alcio c.d.c tra Dopo sf alcio c.d.c. tra sez. 2 Durante sf alcio totale tra sez. 2 Dopo sf alcio totale tra sez. 1 Dopo sf alcio totale tra sez. 2 e2 sez. 1 e 2 e 3 e dopo sf alcio totale tra e3 e2 e3 18 ore dopo termine sf alci sez. 1 e 2 9.45-10.10 11.10-11.40 13.00-13.20 17.00-17.45 10.50-11.10 14.00-14.20 16.10-16.40 10.50-11.10 10-lug-02 11-lug-02 25-lug-02 25-lug-02 26-lug-02 26-lug-02 26-lug-02 27-lug-02 Tempo Grafico 4.6. Andamento delle quote del pelo libero rispetto al punto di riferimento, nelle sezioni dello Scolo Bigonzo I dati sono relativi al mese di luglio. (Con il termine c.d.c si intende il canale di corrente). 91 Capitolo 4. Risultati e conclusioni I valori ottenuti con la sperimentazione mostrano come la realizzazione di un canale di corrente sia applicabile ai nostri corsi d’acqua in quelle situazioni in cui non si presenta rischio idraulico, permettendo allo stesso tempo di rilasciare una fascia di vegetazione riparia, e di godere dei vantaggi che questa offre. I valori di velocità media rilevati dopo lo sfalcio del canale di corrente, infatti, spesso sono superiori a quelli rilevati in seguito allo sfalcio completo dell’alveo, dimostrando come l’eliminazione di una fascia di vegetazione permetta comunque il libero fluire dell’acqua. Anche i risultati ottenuti rispetto alle quote relative del pelo libero sottolineano come gli incrementi di valore tra le due modalità di sfalcio siano stati limitati. Il massimo incremento calcolato, infatti è ben al di sotto del 50% ipotizzato da Madsen nei suoi studi. La realizzazione del canale di corrente, inoltre, determina consistenti risparmi nei tempi di esecuzione e nei costi, con indubbi vantaggi dal punto di vista operativo. Se nei primi anni, infatti, può essere necessario procedere più frequentemente, per garantire un sufficiente deflusso dell’acqua, nell’arco di tre, quattro anni, il canale di corrente si mantiene in modo autonomo, grazie al suo approfondimento e all’azione di ombreggiamento esercitata dalla vegetazione riparia. I risultati ottenuti sul Rio Tasca e sullo Scolo Bigonzo evidenziano altri due aspetti fondamentali nell’approccio al canale di corrente. In primo luogo, nella sperimentazione è emerso come la realizzazione del canale di corrente non sia efficace con l’utilizzo della cucchiaia rovescia quanto con l’utilizzo della barra falciante. La cucchiaia rovescia, infatti, dotata di meno mobilità, non procede a uno sfalcio completo della vegetazione nel tratto designato, ma rilascia comunque vegetazione in alveo, mentre la barra, grazie alla sua struttura, è in grado di eliminarla tutta in quella parte della sezione designata come canale di corrente, che spesso assume larghezza pari alla lunghezza della barra stessa. 92 Capitolo 4. Risultati e conclusioni In alcuni casi, inoltre, si è visto come, utilizzando la cucchiaia rovescia, si sono verificati aumenti sostanziali tra i valori rilevati dopo la realizzazione del canale di corrente e quelli rilevati dopo lo sfalcio totale. Ciò può essere attribuito alle caratteristiche della stessa cucchiaia rovescia che, nel caso del canale di corrente, procede al taglio della vegetazione, mentre, nel caso dello sfalcio completo, procede a un risezionamento dell’alveo, aumentando il raggio idraulico e quindi la velocità dell’acqua (formula di Chézy). Tale azione, già definita altamente impattante, non rende necessari gli sfalci autunnali, poiché asporta gli apparati radicali delle piante, ma limita fortemente lo sviluppo di forme vegetali e animali nel corso d’acqua. Un secondo aspetto, molto importante, è legato alle differenti specie vegetali presenti in alveo. Come avvenuto sullo Scolo Bigonzo, e come illustrato nel capitolo 2, la vegetazione presente sul corso d’acqua influenza notevolmente i risultati ottenibili sia dalla manutenzione tradizionale che da quella “gentile”. La velocità media dell’acqua è proporzionale, secondo la formula di Chézy, al coefficiente di scabrezza. Come ricordato da Ciollaro et al. (2001): “…tale parametro, per un alveo con rivestimento vegetale, non risulta essere una costante caratteristica del tipo di copertura ma è sensibilmente influenzato dall’altezza dell’acqua e dalla forma della sezione trasversale. In particolare il coefficiente n di Manning cresce con l’aumentare del tirante idrico e della portata, fino al livello di massimo sviluppo verticale della specie vegetale per poi descrescere in condizioni di sommersione completa della copertura”. 93 Capitolo 4. Risultati e conclusioni 4.3 Analisi della viabilità consortile Per facilitare la comprensione dei dati rilevati relativi alla viabilità consortile, sintetizzati in Tabella 4.3, è stato elaborato il Grafico 4.7, in cui sono rappresentati i diversi bacini in cui è suddiviso il Consorzio di Bonifica Dese Sile Per ogni bacino sono rappresentati, in metri, l’estensione totale, i tratti spondali dei corsi d’acqua in cui la transitabilità è nulla e quelli in cui la transitabilità è limitata a una sola sponda. Bacini Bacino Sile Bacino Fiume Zero Bacino Fiume Dese Bacino Fiume Marzenego Bacino Scolmatore Fiume Marzenego Bacino Ampl.Carmason Bacino Serva Bigonzo Bacino Carmason Bacino Altino Montiron Bacino Portegrandi Bacino Zuccarello Bacino di Cattal Bacino Campalto Marghera Totale Estensione (m) 13.558 97.684 164.593 90.772 85.277 11.967 30.680 20.800 17.835 7.650 27.835 28.413 22.143 619.207 Transitabilità Transitabilità nulla 50% ( m) (m) 400 1.300 9.370 4.900 17.220 6.950 3.325 1.075 2.500 200 14.625 32.415 Tab.4.3 Transitabilità dei canali appartenenti al territorio del Consorzio Dese Sile. 94 Ba cin o Fi um e Fi um e Si le Ze ro Ba cin o De Fi Sc um se ol e m M at ar or ze e ne Fi um go e M Ba ar cin ze o ne Am go pl .C Ba ar m cin as o on Se rv a Bi go Ba nz cin o o Ca Ba rm cin as o on Al tin o M on Ba tir cin on o Po rte gr Ba an cin di o Zu cc ar el B lo Ba ac in cin o o di Ca Ca m tta pa l lto M ar gh er a Ba cin o Ba cin o Ba cin o Percentuale di percorribilità Capitolo 4. Risultati e conclusioni Percorribilità 100% 90% 80% 70% percorribilità 50% 60% percorribilità nulla 50% 40% Estesa m 30% 20% 10% 0% Bacini Grafico 4.7 Percorribilità dei canali del Consorzio di Bonifica Dese Sile. 95 Capitolo 4. Risultati e conclusioni I valori ottenuti, per quanto limitati possano apparire, rappresentano dati significativi, soprattutto dal punto di vista operativo, per gli operatori del Consorzio. La mancata percorribilità, totale o parziale, di un canale implica una serie di accorgimenti tecnici, che influiscono sui tempi e i costi della manutenzione. In queste situazioni è necessario procedere allo sfalcio manuale, disponendo di almeno tre operai, che procedano al taglio lungo la sponda, in condizioni precarie di sicurezza e con elevato dispendio di energie. Oltre alla lunghezza del tratto, deve esserne considerata anche la larghezza, che varia dai 3 ai 5 m; l’area totale risulta così qualche ettaro. Anche la pulizia del fondo viene realizzata manualmente. Le erbe tagliate, in maniera sommaria, vengono poi raccolte dagli stessi operai, per limitare i processi di eutrofizzazione delle acque. Si richiedono almeno due tagli ogni stagione; nelle zone urbanizzate si procede anche a tre sfalci. I tempi e i risultati dipendono dal tipo di vegetazione presente, se si opera il primo o il secondo taglio, dalla manualità dell’operatore. Dalle dichiarazioni degli operatori stessi, e dal calendario delle attività di manutenzione del consorzio, è stato stimato un rendimento di 250 m/giorno per operaio. Viste le difficoltà che la manutenzione manuale comporta, l’erba tagliata viene rilasciata in loco, fungendo da concimante al terreno, e favorendo così una rapida ricrescita della vegetazione. Anche quando si procede allo sfalcio meccanico solo da una sponda, non si consegue, comunque, l’asporto completo della vegetazione presente sulla sponda opposta, soprattutto in quei canali che presentano una sezione superiore alla lunghezza del braccio idraulico di cui sono dotati i mezzi. L’area restante viene perciò sfalciata a mano. È necessario, infatti, disporre di macchinari dotati di un lungo braccio articolato, che procedono allo sfalcio della vegetazione realizzando più passaggi. In questi casi la presenza di ostacoli lungo la sponda, determina consistenti ritardi nelle operazioni, poiché l’operatore è costretto a tornare 96 Capitolo 4. Risultati e conclusioni sulla strada principale ed ad entrare sulla sponda dalla direzione opposta, sempre che non siano presenti ulteriori ostacoli. La transitabilità non sempre è garantita per tutto il tratto da sfalciare, ma spesso interrotta da fossi, tubi aperti, case (Foto 4.2), recinzioni ed usi impropri della sponda. Foto 4.2. Esempio di abitazione a ridosso del canale. In questo caso il mezzo meccanico può transitare solo dalla parte opposta. A volte, benchè non siano presenti ostacoli al passaggio dei mezzi, non ne è consentito il transito per il mancato permesso da parte dei proprietari dei terreni. Una parte degli sforzi dei capi cantieri è perciò tesa a costruire buoni rapporti con i consorziati. 97 Capitolo 5. Possibilità di sviluppo Capitolo 5. Possibilità di sviluppo Le modalità adottate e le attrezzature impiegate nella manutenzione dei canali, le problematiche emerse durante l’analisi della realtà consortile e le sperimentazioni svolte, rappresentano un bagaglio conoscitivo utile per contribuire allo sviluppo nella gestione dei corsi d’acqua. Le attrezzature attualmente impiegate provengono dall’agricoltura e sono il frutto di adattamenti che ne hanno modificato alcuni aspetti, lasciandone inalterata però la natura. Sono macchine, cioè, destinate ad ambienti esclusivamente terrestri, in cui non sono presenti le problematiche tipiche, invece, dell’ambiente ripario e acquatico. Da quanto esaminato nel lavoro di tesi emerge come i fattori che condizionano la meccanizzazione nei canali di bonifica sono: o l’eterogeneità dell’area di lavoro, che comporta la necessità delle attrezzature, destinate alla manutenzione degli argini, di operare in presenza di acqua, di terra e su materiale bagnato; o la presenza di vincoli o limitazioni all’accessibilità all’alveo, di origine naturale o antropica, che comporta difficoltà di transito delle macchine, scarsa efficacia delle macchine operatrici e la necessità di interventi manuali; o la tipologia di intervento, che comporta una differenziazione delle attrezzature e dei tempi di attuazione dell’intervento; o la variabilità idraulica e morfologica dei corsi d’acqua, che comporta una differenziazione delle attrezzature e la diversificazione del piano di lavoro della macchina operatrice rispetto a quello della macchina motrice; o la sostanziale simmetria delle strutture spondali rispetto alla mezzeria dell’asta fluviale, che comporta asimmetria di lavoro e sollecitazioni strutturali sulla macchina motrice nel caso di operazioni condotte su un solo lato del corso 99 Capitolo 5. Possibilità di sviluppo d’acqua, compattazione della testa di sponda e pericolo di cedimento. Le problematiche da affrontare nella manutenzione dei corsi d’acqua riguardano quindi: o le macchine motrici e operatrici, che devono operare in maniera asimmetrica rispetto l’asse dell’asta fluviale; o le dimensioni delle macchine motrici, che possono renderle inadatte a operare in determinati contesti fluviali in cui siano presenti ostacoli di varia natura; o le motobarche, che, pur potendo operare simmetricamente rispetto l’asse dell’asta fluviale e non essendo condizionate da ostacoli presenti sugli argini, non sopportano attrezzature pesanti o su braccio articolato. Per tali ragioni è indispensabile sviluppare nuove attrezzature, dotate di un’adeguata specificità, che le renda idonee ad operare in ambiente ripariale, e di una opportuna multifunzionalità, che consenta di eseguire le diverse operazioni della manutenzione. 5.1 Macchine motrici in grado di operare in maniera simmetrica rispetto all’asse dell’asta fluviale Tra le macchine in grado di operare in maniera simmetrica rispetto all’asse dell’asta fluviale, si riscontrano proposte che rivoluzionano completamente l’idea di manutenzione dalla sponda. Si tratta di macchine (Foto 5.1 e 5.2) in grado di operare indifferentemente rispetto alla sezione dell’alveo, e all’eventuale presenza di ostacoli sulle sponde e sugli argini. L’utilizzo di tali macchine dovrebbe implicare alcuni accorgimenti, come lasciare liberi da alberi o arbusti alcuni punti di accesso ai corsi d’acqua o dotare i ponti di rampe, così che possano essere agilmente superati. 100 Capitolo 5. Possibilità di sviluppo Foto 5.1 Esempio di mezzo per la manutenzione dei corsi d’acqua dotato di benna. Foto 5.2 Esempio di mezzo per la manutenzione dei corsi d’acqua. Lo sfalcio delle sponde e la pulizia del fondo vengono realizzate con un unico passaggio. Il braccio posteriore è orientabile per 180° e può essere dotato di cucchiaia rovescia o di rastrello di sgombro. Le macchine illustrate nelle foto 5.3 e 5.4 sono macchine multifunzionali, in grado di procedere contemporaneamente alla pulizia degli argini, delle sponde e del fondo. 101 Capitolo 5. Possibilità di sviluppo Foto 5.3 Esempio di macchina multifunzionale per la pulizia dei corsi d’acqua. Considerando le potenzialità di tali macchine, è possibile, per esempio, concepire l’utilizzo in contemporanea di un trinciasarmenti e di un ranghinatore. Foto 5.4 Esempio di macchina multifunzionale per la pulizia dei corsi d’acqua. Ciò permetterebbe di raccogliere meccanicamente l’erba sfalciata, evitando di lasciarla sulle sponde. 102 Capitolo 5. Possibilità di sviluppo 5.2 Macchine motrici a carreggiata ridotta e ruota stabilizzatrice Tali macchine presentano il vantaggio di non risentire nella loro operatività della presenza di ostacoli sulla sponda o sugli argini e di poter procedere contemporaneamente alla pulizia di argini, sponde e fondo. Le dimensioni ridotte (Fig. 5.5 e 5.6) ne permettono l’utilizzo soprattutto in aree urbane, in cui spesso si deve procedere allo sfalcio a mano, per la presenza di strade o edifici a ridosso delle sponde. Le dimensioni, inoltre, si prestano alla manutenzione dei corsi d’acqua in presenza di fasce tampone (Fig. 5.7) o sistemi lineari di siepi, in cui lo spazio tra sponda e vegetazione è ridotto. In questo caso, è necessario predisporre aree libere da vegetazione in cui sia consentito l’accesso ai mezzi. Foto 5.5 Macchina a carreggiata ridotta con cingolo stabilizzatore, dotata di trinciasarmenti. 103 Capitolo 5. Possibilità di sviluppo Foto 5.6 Macchina a carreggiata ridotta con ruota stabilizzatrice, dotata di trincia sarmenti e due barre falcianti da 0,6 m. Foto 5.7 Macchina a carreggiata ridotta, dotata di cingolo stabilizzatore 104 Capitolo 5. Possibilità di sviluppo 5.3 Motobarche dotate di organi stabilizzatori e di appoggio in grado di sopportare attrezzature pesanti o su braccio articolato Uno dei limiti maggiori delle barche attualmente impiegate è quello di non sopportare attrezzature pesanti o di montare un braccio articolato. Le proposte illustrate in Foto 5.8 e 5.9 sono motobarche dotate di organi stabilizzatori e di appoggio in grado, invece, di sopportare attrezzature pesanti o su braccio articolato. I vantaggi che presenta l’uso di motobarche sono legati sia alla loro indifferenza rispetto alla sezione dell’alveo e alla presenza di ostacoli sugli argini e sulle sponde sia alla loro multifunzionalità. In particolare la motobarca rappresentata in Foto 5.9 è dotata di carrello cingolato, che ne consente l’utilizzo anche in condizioni di modesto battente d’acqua e il trasporto senza l’ausilio di automezzi. Foto 5.8 Motobarca dotata di organi stabilizzatori per impiegare la cucchiaia rovescia con barra falciante. 105 Capitolo 5. Possibilità di sviluppo Foto 5.9. Motobarca con carrello cingolato dotata di braccio articolato con barra falciante. Le continue innovazioni sono finalizzate a risolvere i problemi naturali di questi ambienti, già illustrati nei paragrafi precedenti, a superare le barriere dovute all’urbanizzazione, a ridurre i costi e a limitare al minimo l’impiego di manodopera al seguito delle macchine o destinata a compiere la manutenzione manualmente. L’ottenimento di buoni risultati è determinato dalla portata degli investimenti, ma anche dalla disponibilità ad aprirsi ad un campo nuovo, facendo tesoro delle tecnologie acquisite nel settore agricolo, ma soprattutto delle esperienze e delle osservazioni degli operatori, che quotidianamente lavorano sul corso d’acqua. 106 Conclusioni L’analisi delle attuali modalità di manutenzione, lo studio delle proposte danesi e statunitensi e, soprattutto, le sperimentazioni svolte presso il Consorzio di Bonifica Dese Sile hanno dimostrato come la manutenzione sostenibile rappresenti un’alternativa valida e concreta per la gestione dei corsi d’acqua. Lo studio dell’ecosistema fluviale ha sottolineato come questo rappresenti un elemento di estremo interesse per le sue componenti floristiche e vegetazionali, e soprattutto ha sottolineato l’importanza che riveste la vegetazione riparia. Le funzioni svolte da specie erbacee, arbustive e arboree presenti negli alvei e lungo i corsi d’acqua, sono fondamentali per il funzionamento dell’intero ecosistema fluviale, agendo sulla vita animale e su quella vegetale. Considerando le tre diverse sperimentazioni si può concludere che: • la quantificazione del sedimento e della vegetazione asportata con la cucchiaia rovescia a griglia con barra falciante ha dimostrato come le caratteristiche tecniche e le modalità di utilizzazione delle macchine attualmente in uso non consentono la convivenza tra la manutenzione “gentile” e il contenimento del rischio idraulico. La quantificazione del sedimento e della vegetazione asportata, infatti, ha mostrato come l’utilizzo di certe attrezzature sia legato a una concezione superata circa la gestione dei corsi d’acqua. La pulizia dell’alveo dalla vegetazione con tali modalità, comporta indubbiamente una pulizia efficace e duratura, ma determina ingenti danni all’ambiente e problemi di tipo tecnico. È necessario infatti procedere in maniera diffusa e frequente ad opere di consolidamento delle sponde. 107 • La variazione delle quote relative del pelo libero rispetto a un punto di riferimento e variazione della velocità media in funzione dello sfalcio di un canale di corrente, ottenuti sul Rio Tasca e sullo Scolo Bigonzo, dimostrano come la naturalità, la qualità, la funzionalità ecologica e paesaggistica - ricreativa dei corsi d’acqua siano perseguibili senza sottovalutare il rischio idraulico e il ruolo delle risorse idriche. È necessaria, però, un’inversione di tendenza rispetto alle modalità e alle attrezzature impiegate fino ad oggi, in favore di una riqualificazione dei corsi d’acqua e ad un abbandono delle sistemazioni idrauliche troppo irrigidenti e monotone. • L’analisi della viabilità consortile ha sottolineato come le attrezzature attuali non siano in grado di far fronte alle problematiche del territorio in cui operano. Una risposta alla crescente urbanizzazione e alla presenza di coltivazioni sino alle sponde non può essere lo sfalcio manuale, come avviene oggi giorno. Le aree urbane, infatti, sono destinate ad aumentare e con loro i tratti di canali non percorribili dai mezzi meccanici. È necessario, perciò, concepire e sperimentare attrezzature in grado di superare tali ostacoli e di operare in relazione solo all’alveo e alla vegetazione presente. Le esperienze vissute nell’ambito del Consorzio di Bonifica Dese Sile, gli incontri con altre realtà consortili e gli interventi del Workshop all’interno di Forestry nel 2003 a Padova, testimoniano che i Consorzi di Bonifica vivono un momento di profondo cambiamento. La legge 183/89, “Norme per il riassetto organizzativo e funzionale della difesa del suolo”, all’art. 3 elenca una considerevole serie di azione che i Consorzi sono chiamati a svolgere. Tra queste vi sono: la sistemazione, conservazione e recupero del suolo nei bacini idrografici, con interventi idrogeologici, idraulico-forestali, 108 idraulico-agrari, silvo pastorali, di forestazione e di bonifica, anche attraverso processi di recupero naturalistico. Tali azioni sono svolte dai Consorzi con una tensione costante verso il contenimento del rischio idraulico, la tutela della salubrità ambientale e l’utilizzazione delle risorse idriche e, non ultima, una nuova spinta verso la tutela ambientale e la difesa della biodiversità. Il carattere trasversale che le risorse e i valori ambientali rappresentano rispetto ad altre sfere di interessi che l’Ente e i legislatori tutelano, quali urbanistica, attività industriali, gestione del territorio, provocano, però, ovvie interferenze. In particolare è innegabile l’interferenza tra tutela dell’ambiente e tutela della salute, ma le logiche cui si devono ispirare le due discipline sono necessariamente distinte: la salute si configura nel sistema come valore assoluto; l’ambiente invece costituisce un valore oggetto di valutazioni sia tecniche che politiche, aperte a scelte discrezionali. I Consorzi devono, quindi, mediare quotidianamente tra chi, in nome della minimizzazione del rischio idraulico e degli usi irrigui, chiede un canale perfettamente libero da vegetazione e opere di cementificazione; e chi, in nome della tutela ambiente e della salvaguardia della biodiversità, chiede una gestione sostenibile e attività ricreative per riappropiarsi dell’ambiente fluviale. La convivenza tra queste visioni è possibile se sostenuta da adeguate azioni di informazione e di educazione ambientale. Un esempio è la “Settimana nazionale della bonifica e dell’irrigazione”, tenutasi tra il 10 e il 18 maggio 2003, volta alla promozione del valore e del ruolo dei Consorzi di Bonifica quali tutelatori del territorio e delle comunità che lo abitano. Tramite tali attività è possibile rendere partecipi i propri consorziat, che sostengono la spesa per la manutenzione, l’esercizio e la custodia delle opere di bonifica, della politica dell’Ente. Si introducono così quelle modalità di manutenzione sostenibile capaci comunque di garantire in toto l’erogazione dei servizi richiesti ad un Consorzio di Bonifica. 109 Appendice A Appendice A Valori di velocità media e quote relative del pelo libero rispetto ad un punto di riferimento Valori rilevati sul Rio Tasca nel giugno 2002 Sezione 1 PROF. DZ AREE ELEM VEL.m Vm*y Pelo libero LARG SEZ PROFILO VELOCITA' (cm) (cm) (cm) 0 ya 20,0 175,00 (cm/s) (m²/s) 7,30 20 y1 20,0 147,00 7,31 0,0585 7,40 40 y2 20,0 155,00 8,10 60 y3 20,0 107,73 2,67 80 yb ASS PROF. DZ AREE ELEM VEL.m Vm*y Pelo libero LARG SEZ PROFILO VELOCITA' (cm) (cm) (cm) 18-giu-02 10,2 0 200 177 9.30 ORE ASS PRIMA DELLO SFALCIO 450 a partire dalla sponda dx Sezione 1 0 ya 20,0 219,00 (cm/s) (m²/s) 20 y1 20,0 215,00 10,02 0,0802 40 y2 20,0 219,00 60 y3 20,0 148,96 3,70 80 yb ASS PROF. DZ AREE ELEM VEL.m 18,1 0 19,2 0 19,3 0 0 ya 20,0 373,00 20 y1 20,0 385,00 40 y2 20,0 316,00 12,3 0 60 y3 20,0 163,59 4,06 80 yb 200 176 8.45 11,1 0 10,8 0 10,7 0 11,2 0 19-giu-02 ORE PRIMA DELLO SFALCIO 450 a partire dalla sponda dx Sezione 1 ORE LARG SEZ PROFILO VELOCITA' (cm/s) (m²/s) (cm) (cm) (cm) 15,47 0,1238 200 160 a partire dalla sponda dx 7,36 DZ AREE ELEM VEL.m Vm*y Pelo libero LARG SEZ PROFILO VELOCITA' (cm) (cm) (cm) 0 ya 20,0 597,00 (cm/s) (m²/s) 20 y1 20,0 508,00 23,34 0,1634 40 y2 10,0 232,00 50 y3 20,0 296,59 70 yb 200 157,5 DOPO LO SFALCIO DI MEZZA SEZ. A VALLE DELLA SEZ.1 13.20 PROF. ORE 19-giu-02 33,0 0 26,7 0 24,1 0 22,3 0 DI MEZZA SEZ. A VALLE DELLA SEZ 1 450 Sezione 1 ASS DOPO LO SFALCIO 9.30 Pelo libero 19-giu-02 Vm*y 450 a partire dalla sponda dx E PRIMA DELLO SFALCIO DELL'ALTRA MEZZA SEZ. A VALLE DELLA SEZ. 1 Sezione 1 27,4 0 22,6 0 16,1 0 0 20 40 5,31 60 DZ AREE ELEM VEL.m Vm*y Pelo libero LARG SEZ PROFILO VELOCITA' ya 20,0 500,00 y1 20,0 387,00 (cm/s) (m²/s) (cm) (cm) (cm) 18,35 0,1101 y2 20,0 214,13 149 450 19-giu-02 PROF. 200 yb a partire dalla sponda dx 18.00 ORE ASS DOPO LO SFALCIO DI TUTTA LA SEZ.A VALLE DELLA SEZ.3 1 ORA E 30 DOPO LA FINE DELLO SFALCIO 111 Appendice A Sezione 1 24,1 0 27,1 0 23,1 0 0 20 40 7,62 60 DZ AREE ELEM VEL.m Vm*y Pelo libero LARG SEZ PROFILO VELOCITA' ya 20,0 512,00 y1 20,0 502,00 (cm/s) (m²/s) (cm) (cm) (cm) 22,02 0,1321 y2 20,0 307,23 148,5 450 20-giu-02 PROF. 200 yb 10.42 ORE ASS PRIMA DEL TAGLIO DELLE ERBE CON LA CUCCHIAIA NEL TRATTO TRA LE a partire dalla sponda dx SEZ.2 E 3 Sezione 1 ORE 24,7 0 0 21,9 0 22,5 0 7,43 DZ AREE ELEM VEL.m Vm*y Pelo libero LARG SEZ PROFILO VELOCITA' ya 20,0 466,00 (cm/s) (m²/s) (cm) (cm) (cm) 20 y1 20,0 444,00 20,15 0,1209 40 y2 20,0 299,25 149 450 60 200 yb DOPO IL TAGLIO 14.18 PROF. 20-giu-02 ASS a partire dalla sponda dx DELLE ERBE CON LA CUCCHIAIA NEL TRATTO TRA LE SEZ.2 E 3 Sezione 1 ORE DZ AREE ELEM VEL.m 18,2 0 17,3 0 13,1 0 0 20 4,32 Vm*y Pelo libero LARG SEZ PROFILO VELOCITA' ya 20,0 355,00 y1 20,0 304,00 (cm/s) (m²/s) (cm) (cm) (cm) 13,89 0,0833 40 y2 20,0 174,23 60 yb 200 148 DOPO IL TAGLIO PESANTE DELLE ERBE CON LA 9.30 PROF. 21-giu-02 ASS CUCCHIAIA NEL TRATTO TRA LE 450 a partire dalla sponda dx SEZ. 2 E 3 Sezione 2 DZ AREE ELEM VEL.m 14,3 0 14,6 0 10,4 0 0 20 Vm*y Pelo libero LARG SEZ PROFILO VELOCITA' ya 20,0 289,00 y1 20,0 250,00 (cm/s) (m²/s) (cm) (cm) (cm) 8,04 0,0643 40 y2 20,0 104,00 0,00 60 y3 20,0 0,00 0,00 80 yb ASS PROF. DZ AREE ELEM VEL.m 18-giu-02 PROF. 140 232 10.30 ORE ASS PRIMA DELLO SFALCIO 285 a partire dalla sponda dx Sezione 2 11,7 0 11,1 0 Pelo libero LARG SEZ PROFILO VELOCITA' (cm) (cm) (cm) ya 20,0 228,00 (cm/s) (m²/s) y1 20,0 207,00 8,15 0,0652 9,60 40 y2 20,0 148,00 5,20 60 y3 20,0 69,16 1,72 80 yb ASS PROF. DZ AREE ELEM VEL.m Vm*y Pelo libero LARG SEZ PROFILO VELOCITA' (cm) (cm) (cm) 19-giu-02 0 20 140 232 9.00 ORE Vm*y PRIMA DELLO SFALCIO 285 a partire dalla sponda dx Sezione 2 ORE ya 20,0 379,00 (cm/s) (m²/s) 20 y1 20,0 348,00 14,73 0,1178 40 y2 20,0 281,00 60 y3 20,0 170,24 4,22 80 yb ASS PROF. DZ AREE ELEM VEL.m Vm*y Pelo libero LARG SEZ PROFILO VELOCITA' (cm) (cm) (cm) 19-giu-02 0 140 215 DOPO LO SFALCIO 10.30 18,4 0 19,5 0 15,3 0 12,8 0 DI MEZZA SEZ. A VALLE DELLA SEZ. 2 TRATTO 1-2 285 a partire dalla sponda dx Sezione 2 0 ya 20,0 533,00 (cm/s) (m²/s) 20 y1 20,0 473,00 21,60 0,1296 40 y2 20,0 289,94 7,19 60 yb 140 198 285 a partire dalla sponda dx DOPO LO SFALCIO DI MEZZA SEZ. A VALLE DELLA SEZ.1 13.48 27,8 0 25,5 0 21,8 0 19-giu-02 ORE E DURANTE LO SFALCIO DELL'AL-. TRA MEZZA SEZ. A VALLE DELLA SEZ. 2 112 Appendice A Sezione 2 36,6 0 25,8 0 18,4 0 0 20 30 6,07 50 DZ AREE ELEM VEL.m Vm*y Pelo libero LARG SEZ PROFILO VELOCITA' ya 20,0 624,00 y1 10,0 221,00 (cm/s) (m²/s) (cm) (cm) (cm) 21,79 0,1090 y2 20,0 244,72 180 285 19-giu-02 PROF. 140 yb 18.38 ORE ASS DOPO LO SFALCIO DI TUTTA LA SEZ. A VALLE DELLA SEZ.3 2 ORE DOPO LA a partire dalla sponda dx FINE DELLO SFALCIO Sezione 2 ORE 0 27,9 0 20,3 0 6,70 DZ AREE ELEM VEL.m Vm*y Pelo libero LARG SEZ PROFILO VELOCITA' ya 20,0 553,00 (cm/s) (m²/s) (cm) (cm) (cm) 20 y1 10,0 241,00 21,28 0,1064 30 y2 20,0 269,99 50 yb 140 180,5 PRIMA DEL TAGLIO DELLE ERBE CON 10.15 PROF. 27,4 0 20-giu-02 ASS LA CUCCHIAIA NEL TRATTO TRA LE 285 a partire dalla sponda dx SEZ.2 E 3 Sezione 2 ORE DZ AREE ELEM VEL.m Vm*y Pelo libero LARG SEZ PROFILO VELOCITA' (cm) (cm) (cm) 33,0 0 30,5 0 26,4 0 0 ya 20,0 635,00 (cm/s) (m²/s) 20 y1 10,0 284,50 25,41 0,1271 30 y2 20,0 351,12 8,71 50 yb 140 181 DOPO IL TAGLIO LEGGERO DELLE 15.14 PROF. 20-giu-02 ASS ERBE CON LA CUCCHIAIA NEL 285 a partire dalla sponda dx TRATTO TRA LE SEZ.2 E 3 Sezione 2 ORE DZ AREE ELEM VEL.m Vm*y Pelo libero LARG SEZ PROFILO VELOCITA' (cm) (cm) (cm) 0 ya 20,0 506,00 (cm/s) (m²/s) 20 y1 10,0 193,00 18,00 0,0900 15,1 0 30 y2 20,0 200,83 4,98 50 yb 140 180 DOPO IL TAGLIO PESANTE DELLE 9.40 27,1 0 23,5 0 PROF. 21-giu-02 ASS ERBE CON LA CUCCHIAIA NEL 285 a partire dalla sponda dx TRATTO TRA LE SEZ.2 E 3 Sezione 3 DZ AREE ELEM VEL.m Vm*y Pelo libero LARG SEZ PROFILO VELOCITA' (cm) (cm) (cm) 0 ya 20,0 226,00 (cm/s) (m²/s) 20 y1 20,0 215,00 8,08 0,0566 9,60 40 y2 10,0 69,00 4,20 50 y3 20,0 55,86 1,39 70 yb 18-giu-02 10,7 0 11,9 0 PROF. 190 230 12.30 ORE ASS PRIMA DELLO SFALCIO 380 a partire dalla sponda sx Sezione 3 PROF. DZ AREE ELEM VEL.m Vm*y Pelo libero LARG SEZ PROFILO VELOCITA' (cm) (cm) (cm) 0 ya 20,0 172,00 (cm/s) (m²/s) 8,10 20 y1 20,0 154,00 7,24 0,0507 7,30 40 y2 10,0 76,00 7,90 50 y3 20,0 105,07 2,61 70 yb ASS PROF. DZ AREE ELEM VEL.m Vm*y Pelo libero LARG SEZ PROFILO VELOCITA' (cm) (cm) (cm) 19-giu-02 9,10 190 230 9.15 ORE ASS PRIMA DELLO SFALCIO 380 a partire dalla sponda sx Sezione 3 0 ya 20,0 282,00 (cm/s) (m²/s) 20 y1 20,0 263,00 11,41 0,0798 40 y2 30,0 253,37 4,19 70 yb 190 227 A VALLE DELLA SEZIONE 2 380 a partire dalla sponda sx 113 DOPO LO SFALCIO DI MEZZA SEZIONE 10.45 14,6 0 13,6 0 12,7 0 19-giu-02 ORE TRATTO 1-2 Appendice A Sezione 3 PROF. 14,6 0 13,4 0 12,0 0 0 20 40 3,96 60 DZ AREE ELEM VEL.m Vm*y Pelo libero LARG SEZ PROFILO VELOCITA' ya 20,0 280,00 y1 20,0 254,00 (cm/s) (m²/s) (cm) (cm) (cm) 11,56 0,0694 y2 20,0 159,60 217 380 19-giu-02 ASS 190 yb 13.58 ORE a partire dalla sponda sx DOPO LO SFALCIO DI MEZZA SEZIONE A VALLE DELLA SEZ. 1 E DURANTE LO SFALCIO DELL'ALTRA MEZZA SEZ. A VALLE DELLA SEZ.2 Sezione 3 ORE 17,1 0 0 14,3 0 11,3 0 3,73 DZ AREE ELEM VEL.m Vm*y Pelo libero LARG SEZ PROFILO VELOCITA' ya 20,0 314,00 (cm/s) (m²/s) (cm) (cm) (cm) 20 y1 15,0 192,00 11,93 0,0656 35 y2 20,0 150,29 55 yb 190 215 DOPO LO SFALCIO DI TUTTA LA SEZ. A 18.48 PROF. 19-giu-02 ASS VALLE DELLA SEZ.3 2 ORE DOPO LA 380 a partire dalla sponda sx FINE DELLO SFALCIO Sezione 3 17,2 0 15,8 0 15,4 0 0 20 34 5,08 54 ASS PROF. 29,4 0 0 24,9 0 8,22 DZ AREE ELEM VEL.m Vm*y Pelo libero LARG SEZ PROFILO VELOCITA' ya 20,0 330,00 y1 14,0 218,40 (cm/s) (m²/s) (cm) (cm) (cm) 13,95 0,0753 y2 20,0 204,82 214 380 20-giu-02 PROF. 190 yb 10.30 ORE ASS PRIMA DEL TAGLIO DELLE ERBE CON LA CUCCHIAIA NEL TRATTO TRA LE a partire dalla sponda sx SEZ.2 E 3 Sezione 3 ORE VEL.m Vm*y Pelo libero LARG SEZ PROFILO VELOCITA' ya 20,0 543,00 (cm/s) (m²/s) (cm) (cm) (cm) 20 y1 20,0 331,17 21,85 0,0874 40 yb 190 191 DOPO IL TAGLIO LEGGERO DELLE 14.30 AREE ELEM 20-giu-02 DZ ERBE CON LA CUCCHIAIA NEL 380 a partire dalla sponda sx TRATTO TRA LE SEZ.2 E 3 Sezione 3 ORE DZ AREE ELEM VEL.m Vm*y Pelo libero LARG SEZ PROFILO VELOCITA' (cm) (cm) (cm) 0 ya 10,0 423,50 (cm/s) (m²/s) 10 y1 18,0 503,94 33,12 0,0927 28 yb 190 178 DOPO IL TAGLIO PESANTE DELLE ERBE CON LA 10.30 42,6 0 42,1 0 13,8 9 PROF. 21-giu-02 ASS CUCCHIAIA NEL TRATTO TRA LE 380 a partire dalla sponda sx SEZ.2 E 3 Valori rilevati sul Rio Tasca nel settembre 2002 ORE PROF. DZ AREE ELEM VEL.m Vm*y Pelo libero LARG SEZ PROFILO VELOCITA' 0 ya 20,0 334,00 (cm/s) (m²/s) (cm) (cm) (cm) 12,90 20 y1 20,0 129,00 7,72 0,0463 0,00 40 y2 20,0 0,00 0,00 60 yb 06-set-02 ASS 20,50 200 185 PRIMA DELLO SFALCIO 450 a partire dalla sponda dx 114 8.45 Sezione 1 Appendice A ORE PROF. DZ AREE ELEM VEL.m Vm*y Pelo libero LARG SEZ PROFILO VELOCITA' 0 ya 20,0 484,00 (cm/s) (m²/s) (cm) (cm) (cm) 22,70 20 y1 10,0 183,00 16,12 0,0806 13,90 30 y2 20,0 139,00 0,00 50 yb 06-set-02 ASS 25,70 200 160 10.00 Sezione 1 450 a partire dalla sponda dx ORE PROF. DZ AREE ELEM VEL.m Vm*y Pelo libero LARG SEZ PROFILO VELOCITA' 0 ya 20,0 539,00 (cm/s) (m²/s) (cm) (cm) (cm) 29,50 20 y1 20,0 365,00 15,32 0,0996 7,00 40 y2 5,0 29,50 4,80 45 y3 20,0 62,40 1,44 65 yb ASS PROF. DZ AREE ELEM VEL.m 06-set-02 ASS 24,40 200 171 13.00 Sezione 1 450 a partire dalla sponda dx PROFILO VELOCITA' (cm) (cm) (cm) 0 ya 20,0 416,00 (cm/s) (m²/s) 20 y1 20,0 256,10 16,80 0,0672 5,91 40 yb 06-set-02 LARG SEZ 19,70 200 157 450 a partire dalla sponda dx 19,20 0 ya 5,76 20 yb DZ AREE ELEM VEL.m 20,0 249,60 Pelo libero LARG SEZ PROFILO VELOCITA' (cm/s) (m²/s) (cm) (cm) (cm) 12,48 0,0250 yb DOPO LO SFALCIO DI TUTTA LA SEZ. A VALLE DELLA SEZ.1 ORE Vm*y 09-set-02 PROF. 200 146 48 ORE DOPO LO SFALCIO DI MEZZA 8.10 Sezione 1 ASS DOPO LO SFALCIO DI MEZZA SEZ. A VALLE DELLA SEZ.2 ORE Pelo libero 14.15 Sezione 1 Vm*y 21,90 DOPO LO SFALCIO DI MEZZA SEZ. A VALLE DELLA SEZ.1 SEZ. A VALLE DELLA SEZ.2 450 a partire dalla sponda dx 22,40 0 ya 6,72 20 yb ORE DZ AREE ELEM VEL.m Vm*y Pelo libero LARG SEZ PROFILO VELOCITA' 20,0 291,20 (cm/s) (m²/s) (cm) (cm) (cm) 14,56 0,0291 09-set-02 PROF. 200 147 19.30 Sezione 1 ASS 65 ORE DOPO LO SFALCIO COMPL. DELLA SEZ. A VALLE DELLA SEZ.2 450 a partire dalla sponda dx Sezione 2 ORE ASS PROF. DZ AREE ELEM VEL.m Vm*y Pelo libero LARG SEZ PROFILO VELOCITA' 10,30 0 ya 20,0 214,00 (cm/s) (m²/s) (cm) (cm) (cm) 11,10 20 y1 20,0 227,00 9,46 0,0993 11,60 40 y2 20,0 210,00 9,40 60 y3 20,0 177,00 8,30 80 y4 5,0 44,00 9,30 85 y5 20,0 120,90 2,79 105 yb PRIMA DELLO 140 241 285 a partire dalla sponda dx 115 9.05 06-set-02 SFALCIO Appendice A DZ AREE ELEM VEL.m ORE Vm*y Pelo libero LARG SEZ PROFILO VELOCITA' (cm) (cm) (cm) 245 285 0 ya 20,0 214,00 (cm/s) (m²/s) 10,20 20 y1 20,0 211,00 9,35 0,1029 10,90 40 y2 20,0 213,00 10,40 60 y3 20,0 186,00 8,20 80 y4 10,0 86,50 9,10 90 y5 20,0 118,30 2,73 110 yb ASS PROF. DZ AREE ELEM VEL.m 06-set-02 11,20 140 DOPO LO SFALCIO DI MEZZA SEZ. A VALLE DELLA SEZ.1 a partire dalla sponda dx Sezione 2 ORE Vm*y Pelo libero LARG SEZ PROFILO VELOCITA' (cm) (cm) (cm) 0 ya 20,0 408,00 (cm/s) (m²/s) 23,80 20 y1 20,0 460,00 17,69 0,1238 22,20 40 y2 10,0 183,00 14,40 50 y3 20,0 187,20 4,32 70 yb 06-set-02 17,00 140 210 12.43 PROF. 10.10 Sezione 2 ASS 285 DOPO LO SFALCIO DI MEZZA SEZ. A VALLE DELLA SEZ.2 a partire dalla sponda dx Sezione 2 22,10 0 25,60 24,20 7,26 ORE DZ AREE ELEM VEL.m Vm*y Pelo libero LARG SEZ PROFILO VELOCITA' ya 20,0 477,00 (cm/s) (m²/s) (cm) (cm) (cm) 20 y1 20,0 498,00 21,49 0,1290 40 y2 20,0 314,60 60 yb DOPO LO SFALCIO DI TUTTA LA SEZ. A 140 196 14.30 PROF. 06-set-02 ASS VALLE DELLA SEZ.1 285 a partire dalla sponda dx ASS PROF. DZ AREE ELEM VEL.m ORE Vm*y Pelo libero LARG SEZ PROFILO VELOCITA' (cm) (cm) (cm) 0 ya 20,0 473,00 (cm/s) (m²/s) 22,20 20 y1 20,0 399,60 21,82 0,0873 17,76 40 yb 09-set-02 25,10 140 185 48 ORE DOPO LO SFALCIO DI MEZZA SEZ. A VALLE DELLA 8.00 Sezione 2 SEZ.2 285 a partire dalla sponda dx 30,50 0 ya 27,45 25 yb DZ AREE ELEM VEL.m 25,0 724,38 ORE Vm*y Pelo libero LARG SEZ PROFILO VELOCITA' (cm/s) (m²/s) (cm) (cm) (cm) 28,98 0,0724 09-set-02 PROF. 140 175 285 a partire dalla sponda dx 116 65 ORE DOPO LO SFALCIO COMPL. DELLA SEZ. A VALLE 19.15 Sezione 2 ASS DELLA SEZ.2 Appendice A DZ AREE ELEM VEL.m ORE Vm*y Pelo libero LARG SEZ PROFILO VELOCITA' (cm) (cm) (cm) 15,40 0 ya 20,0 278,00 (cm/s) (m²/s) 12,40 20 y1 20,0 237,00 11,97 0,0718 11,30 40 y2 20,0 203,40 9,04 60 yb ASS PROF. 06-set-02 190 223 PRIMA DELLO SFALCIO 380 a partire dalla sponda sx VEL.m ORE Vm*y Pelo libero LARG SEZ PROFILO VELOCITA' (cm) (cm) (cm) 223 380 13,30 0 ya 20,0 280,00 (cm/s) (m²/s) 14,70 20 y1 20,0 255,00 12,16 0,0729 10,80 40 y2 20,0 194,40 8,64 60 yb ASS PROF. 21,80 0 19,40 15,52 06-set-02 AREE ELEM 190 10.20 Sezione 3 DZ DOPO LO SFALCIO DI MEZZA SEZ. A VALLE DELLA SEZ.1 a partire dalla sponda sx Sezione 3 ORE AREE ELEM VEL.m Vm*y Pelo libero LARG SEZ PROFILO VELOCITA' ya 20,0 412,00 (cm/s) (m²/s) (cm) (cm) (cm) 20 y1 15,0 261,90 19,25 0,0674 35 yb 06-set-02 DZ 190 196 13.20 PROF. 9.10 Sezione 3 ASS DOPO LO SFALCIO DI MEZZA SEZ. A VALLE DELLA SEZ.2 380 a partire dalla sponda sx DZ AREE ELEM VEL.m ORE Vm*y Pelo libero LARG SEZ PROFILO VELOCITA' (cm) (cm) (cm) 192 380 26,10 0 ya 20,0 422,00 (cm/s) (m²/s) 16,10 20 y1 11,0 159,39 18,75 0,0581 12,88 31 yb 06-set-02 PROF. 190 14.40 Sezione 3 ASS DOPO LO SFALCIO DI TUTTA LA SEZ. A VALLE DELLA SEZ.1 a partire dalla sponda sx PROF. DZ AREE ELEM VEL.m Vm*y Pelo libero LARG SEZ PROFILO VELOCITA' (cm) (cm) (cm) 185 380 0 ya 20,0 0,00 (cm/s) (m²/s) 20 y1 11,0 0,00 0,00 0,0000 31 yb 09-set-02 ASS ORE 190 7.45 Sezione 3 48 ORE DOPO LO SFALCIO DI MEZZA SEZ. A VALLE DELLA SEZ.2 a partire dalla sponda sx PROF. DZ AREE ELEM VEL.m Vm*y Pelo libero LARG SEZ PROFILO VELOCITA' (cm) (cm) (cm) 0 ya 20,0 0,00 (cm/s) (m²/s) 20 y1 11,0 0,00 0,00 0,0000 31 yb 09-set-02 ASS ORE 190 185 380 a partire dalla sponda sx 117 DOPO LO SFALCIO DI TUTTA LA SEZ. A 19.00 Sezione 3 VALLE DELLA SEZ.2 Appendice A Valori rilevati sullo Scolo Bigonzo nel luglio 2002 Sezione 1 ORE DZ AREE ELEM VEL.m Vm*y 12,50 0 ya 20,0 273,00 (cm/s) (m²/s) 14,80 20 y1 20,0 265,00 11,60 0,0696 11,70 40 y2 20,0 158,10 4,11 60 yb ASS PROF. DZ AREE ELEM VEL.m Pelo libero (cm) PRIMA DELLO 10.10 PROF. 10-lug-02 ASS SFALCIO 130 Sezione 1 ORE (cm) 25,90 0 ya 20,0 444,00 (cm/s) (m²/s) 18,50 20 y1 10,0 163,00 15,88 0,0794 14,10 30 y2 20,0 187,00 4,60 50 yb ASS PROF. DZ AREE ELEM DOPO LO SFALCIO DEL CANALE DI 11.10 Pelo libero 11-lug-02 Vm*y 193 Sezione 1 CORRENTE TRA SEZ.1 E 2 ORE Pelo libero (cm/s) (m²/s) (cm) 14 GIORNI DOPO LO SFALCIO 13.00 Vm*y 25-lug-02 VEL.m 200,5 DEL CANALE DI CORRENTE TRA SEZ.1 E 2 DZ AREE ELEM ORE VEL.m Vm*y (cm/s) (m²/s) DOPO LO SFALCIO Pelo libero DEL CANALE DI (cm) CORRENTE TRA 17.30 PROF. 25-lug-02 Sezione 1 ASS 104 TRA SEZ.2 E 3. DOPO LO SFALCIO COMPLETO BARRA Sezione 1 ORE TEMPO (s) VEL.m N/T Pelo libero (cm) 0 66 60 (cm/s) 1,100 10 56 60 23,60 0,933 20 44 60 COMPLETO TRA LE 193 0,733 DURANTE LO SFALCIO 10.50 GIRI 26-lug-02 PROF. TRA LE SEZ.2 E 3. DATI RILEVATI CON MULINELLO CON EQUAZIONE: V (m/s) = 0,2525*N+0,003 per 0,67<N<5,5; V (m/s) = 0,2458*N+0,04 per 5,5<N<13,880; dove N=n° giri al secondo Sezione 1 ORE TEMPO (s) VEL.m N/T Pelo libero 0 56 60 (cm/s) 0,933 (cm) 20 41 60 13,93 0,683 DOPO LO SFALCIO TOTALE CON LA 14.00 GIRI 26-lug-02 PROF. 189 BARRA TRA LE SEZ. 1E2 DATI RILEVATI CON MULINELLO CON EQUAZIONE: V (m/s) = 0,2525*N+0,003 per 0,67<N<5,5; V (m/s) = 0,2458*N+0,04 per 5,5<N<13,880; dove N=n° giri al secondo Sezione 1 DZ AREE ELEM ORE VEL.m Vm*y (cm/s) (m²/s) Pelo libero 188 118 DOPO LO SFALCIO (cm) TOTALE CON LA 16.30 PROF. 26-lug-02 ASS CUCCHIAIA TRA LE SEZ. 2 E 3 Appendice A Sezione 1 ORE TEMPO (s) VEL.m N/T Pelo libero 24 ORE DOPO LO 59 60 (cm/s) 0,983 (cm) SFALCIO TOTALE 25,10 10.50 GIRI 0 27-lug-02 PROF. 187 DATI RILEVATI CON MULINELLO CON EQUAZIONE: V (m/s) = 0,2525*N+0,003 per 0,67<N<5,5; V (m/s) = 0,2458*N+0,04 per 5,5<N<13,880; dove N=n° giri al secondo Sezione 2 ORE DZ AREE ELEM VEL.m Vm*y Pelo libero (cm) 7,50 0 ya 20,0 162,00 (cm/s) (m²/s) 8,70 20 y1 20,0 167,00 7,88 0,0788 8,00 40 y2 20,0 156,00 7,60 60 y3 40,0 236,00 4,20 80 y4 20,0 67,08 2,51 100 yb SFALCIO 252 Sezione 2 ORE DZ AREE ELEM VEL.m Vm*y 0 ya 20,0 246,00 (cm/s) (m²/s) 14,20 20 y1 20,0 270,00 11,30 0,0678 12,80 40 y2 20,0 162,20 3,42 60 yb Pelo libero (cm) 115 DEL CANALE DI CORRENTE TRA SEZ.1 E 2 Sezione 2 AREE ELEM VEL.m Vm*y Pelo libero (cm/s) (m²/s) (cm) 14 GIORNI DOPO LO SFALCIO 13.10 DZ ORE 25-lug-02 PROF. DOPO LO SFALCIO 11.25 PROF. 11-lug-02 ASS 10,40 ASS PRIMA DELLO 9.45 PROF. 10-lug-02 ASS 121,5 DEL CANALE DI CORRENTE TRA SEZ.1 E 2 DZ AREE ELEM ORE VEL.m Vm*y (cm/s) (m²/s) DOPO LO SFALCIO Pelo libero DEL CANALE DI (cm) CORRENTE TRA 17.30 PROF. 25-lug-02 Sezione 2 ASS 118 TRA SEZ.2 E 3. DOPO LO SFALCIO COMPLETO BARRA Sezione 2 ORE TEMPO (s) VEL.m N/T Pelo libero (cm) 0 44 60 (cm/s) 0,733 20 46 60 19,55 0,767 40 48 60 0,800 50 45,0 60,00 0,750 DURANTE LO SFALCIO COMPLETO TRA LE 11.00 GIRI 26-lug-02 PROF. 121 TRA LE SEZ.2 E 3. DATI RILEVATI CON MULINELLO CON EQUAZIONE: V (m/s) = 0,2525*N+0,003 per 0,67<N<5,5; V (m/s) = 0,2458*N+0,04 per 5,5<N<13,880; dove N=n° giri al secondo Sezione 2 ORE TEMPO (s) VEL.m N/T Pelo libero (cm) 0 42 60 (cm/s) 0,700 20 48 60 19,12 0,800 40 46 60 0,767 DATI RILEVATI CON MULINELLO CON EQUAZIONE: V (m/s) = 0,2525*N+0,003 per 0,67<N<5,5; 119 DOPO LO SFALCIO TOTALE CON LA 14.20 GIRI 26-lug-02 PROF. 116 BARRA TRA LE SEZ. 1E2 Appendice A V (m/s) = 0,2458*N+0,04 per 5,5<N<13,880; dove N=n° giri al secondo Sezione2 DZ AREE ELEM ORE VEL.m Vm*y Pelo libero (cm/s) (m²/s) (cm) DOPO LO SFALCIO TOTALE CON LA 16.10 PROF. 26-lug-02 ASS 113 Sezione 2 CUCCHIAIA TRA LE SEZ. 2 E 3 ORE TEMPO (s) VEL.m N/T 0 47 60 (cm/s) 0,783 20 45 60 19,10 0,750 30 42 60 Pelo libero DOPO LO SFALCIO (cm) TOTALE 11.00 GIRI 27-lug-02 PROF. 112 0,700 DATI RILEVATI CON MULINELLO CON EQUAZIONE: V (m/s) = 0,2525*N+0,003 per 0,67<N<5,5; V (m/s) = 0,2458*N+0,04 per 5,5<N<13,880; dove N=n° giri al secondo Sezione3 ORE PROF. DZ AREE ELEM VEL.m Vm*y Pelo libero 7,10 0 ya 20,0 145,00 (cm/s) (m²/s) (cm) 7,40 20 y1 20,0 142,00 7,54 0,0754 6,80 40 y2 20,0 132,00 10-lug-02 ASS 9.50 PRIMA DELLO SFALCIO 130 6,40 60 y3 40,0 252,00 6,20 80 y4 20,0 83,12 2,11 100 yb ASS PROF. DZ AREE ELEM VEL.m Vm*y Pelo libero 12,00 0 ya 20,0 234,00 (cm/s) (m²/s) (cm) 11,40 20 y1 20,0 212,00 8,98 0,0719 9,80 40 y2 20,0 169,00 7,10 60 y3 20,0 103,50 3,25 80 yb ASS PROF. DZ AREE ELEM ORE DOPO LO SFALCIO 11.40 11-lug-02 Sezione 3 DEL CANALE DI CORRENTE 107 TRA SEZ.1 E 2 Sezione 3 ORE (cm/s) (m²/s) Pelo libero 14 GIORNI (cm) DOPO LO SFALCIO 13.20 Vm*y 25-lug-02 VEL.m 192,5 DEL CANALE DI CORRENTE TRA SEZ.1 E 2 Sezione 3 DZ AREE ELEM ORE DOPO LO SFALCIO VEL.m Vm*y Pelo libero DEL CANALE DI (cm/s) (m²/s) (cm) CORRENTE TRA 17.45 PROF. 25-lug-02 ASS 96,5 TRA SEZ.2 E 3. DOPO LO SFALCIO COMPLETO BARRA 120 Appendice A Sezione 3 ORE TEMPO (s) VEL.m N/T Pelo libero 31 60 (cm/s) 0,5170 (cm) 20 30 60 13,87 0,5000 40 32 60 0,5330 60 36,0 60 0,6000 LO SFALCIO COMPLETO TRA LE 11.10 GIRI 0 26-lug-02 PROF. DURANTE 101 TRA LE SEZ.2 E 3. DATI RILEVATI CON MULINELLO CON EQUAZIONE: V (m/s) = 0,2525*N+0,003 per 0,67<N<5,5; V (m/s) = 0,2458*N+0,04 per 5,5<N<13,880; dove N=n° giri al secondo Sezione 3 ORE TEMPO (s) VEL.m N/T Pelo libero (cm) 0 28 60 (cm/s) 0,464 20 25 60 12,70 0,417 40 32 60 0,533 50 33,0 60 0,550 DOPO LO SFALCIO TOTALE CON LA 11.10 GIRI 26-lug-02 PROF. 96,5 BARRA TRA LE SEZ. 1E2 DATI RILEVATI CON MULINELLO CON EQUAZIONE: V (m/s) = 0,2525*N+0,003 per 0,67<N<5,5; V (m/s) = 0,2458*N+0,04 per 5,5<N<13,880; dove N=n° giri al secondo Sezione 3 DZ AREE ELEM ORE VEL.m Vm*y Pelo libero (cm/s) (m²/s) (cm) DOPO LO SFALCIO TOTALE CON LA 16.40 PROF. 26-lug-02 ASS 96 Sezione 3 CUCCHIAIA TRA LE SEZ. 2 E 3 ORE TEMPO (s) VEL.m N/T Pelo libero 0 39 60 (cm/s) 0,650 (cm) 20 36 60 15,73 0,600 40 35 60 0,583 DATI RILEVATI CON MULINELLO CON EQUAZIONE: V (m/s) = 0,2525*N+0,003 per 0,67<N<5,5; V (m/s) = 0,2458*N+0,04 per 5,5<N<13,880; dove N=n° giri al secondo 121 DOPO LO SFALCIO TOTALE 11.10 GIRI 27-lug-02 PROF. 87 Bibliografia -Legge 18.5.1989 n.183. 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