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Gennaio - Sant`Ambrogio

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Gennaio - Sant`Ambrogio
UNAVOCtr
dalle due torri
InformatoredellaBasilicadi Sant'Ambrogioin Milano
- Fax8693839
- E-mail:
- N.C.C.P.
PizzaSantrAmbrogio,
15- Tel.0786450895
[email protected]
26958207
ORARI SS. MESSE
TNDIRIZZI E NUMERI DI TELEFONO DEI SACERDOTI
Prefestive: S. Nicolao: ore17.30
in Basilica: ore18.30
Mons.ERMINIO DE SCALZI, AbateParroco
PrazzaS.
Ambrogio,15
Tel. 02.863866
Mons.BIAGIO PIZZI, Arciprete
PiazzaS.Ambrogio,15
TeI.02.86451300
Festive:
in Basilica: ore 7.30- 9.00- 10.00- 11.00(Capi-
tolarein lingualatina)- 12.15- 18.001 9 . 0 0( l e m e s s ed e l l e1 1 . 0 0e 1 8 . 0 0
sonosospese
in luglioe agosto)
Feriali:
in Basilica: ore 7.30 - 8.00 - 9.00 - 18.30
(la messadelle 8.00 è sospesail sabato)
ORARI SS. CONFESSIONI
Tutti i eiorni dalle 7.30 alle 9.30 e dalle 17.00alle 19.00
Don ENRICO PAF.AZZOLL Assistente Oratorio
PiazzaS. Ambrosio. 25
Tel.02.86450795
Mons. FRANCO VERZELERI. Abate emerito
ViaLanzone, 13
Tel. 02.86451948
Mons. ERMANNO ALEMANI
PiazzaS. Ambrogio,2l
Diacono GIULIANO BERETTA
Tel. 02.86450843
Tel. 02.89401063
CENNAIO2OO4
PEAISIERI DI INIZIO
o Ho trovato negli scritti di S. Ambrogio una
frase che, in questi primi giorni dell'anno, mi
ha fatto pensare.
Dice: "Voi pensate: i tempi sono cattivi, i
tempi sono pesanti, i tempi sono difficili.
Vivete bene e muterete i tempi".
Questo scriveva S. Ambrogio nel IV secolo
dopo Cristo, quasi a dire: "non lamentatevi
dei tempi in cui Dio vi fa vivere, preoccupatevi solo di vivere bene il vostro tempo, così da
cambiarlo".
Mi pare questo un invito attualissimo: è
tempo di vivere bene, di impegnarsi in prima
persona e fare questo in armonia con gli altri.
Il cambiamento del mondo non si produce
automaticamente, non viene da una lamentosità ricorrente, si dà invece se ciascuno si
impegna, per la sua parte, a cominciare dal
cambiamento della propria vita personale.
Tutti siamo chiamati a mettere in campo una
dose più elevata di responsabilità, un ricupero di etica del lavoro, di moralità professionale e di riscoperta del valore della famiglia
come luogo primario dell'educazione umana
e cristiana delle nuove generazioni.
o Non aspettare che la tua vita, nel nuovo anno,
cambi per il sopraggiungere di grandi aweni-
D'AAIAIO
menti, ma sappi scorgere la novità nelle piccole cose di ogni giorno. La vita ti apparirà
bella quando awai imparato a viverla nei suoi
awenimenti di ogni giorno: accostati con
bontà e semplicità alle piccole, umili realtà
della vita di ogni giorno sapendo che esse
nascondono in sé il miracolo eterno e silente
di Dio motore proprio quando queste realtà
restano se stesse.
La giornata dell'uomo è piena di "cose di ogni
giorno": queste sor'o capaci di renderci "poveri
o ricchi" .Il nostro impegno non è di enfatizzare "le cose di ogni giorno" ma quello di
lasciarle "cose di ogni giorno" e tuttavia scoprire in essela ricca profondità di ciascuna di
loro in ordine al fine ultimo della nostravita,
e alla loro capacità di dare senso alla nostra
esistenza. Dice una canzone: "le gioie semplici sono le più belle!".
o La fine di un anno e l'inizio di uno nuovo è
tempo di bilanci e di verifiche. Se tutti dobbiamo fare una verifica della nostra vita, a
noi credenti però spetta in particolare di fare
una verifica della nostra vita di fede, del
nostro rapporto con Dio.
forse abbiamo smarrito il senso peculiare
della vita cristiana come "esperienza di Dio,
aNA VOCE dalle due toni
relazione personale e continua con il Signore.
Nella frenesia che accompagna la miriade di
iniziative che abbiamo messo in campo, ci
siamo allontanati dall'essenziale dando per
scontata la fede. La fede, per molti, è rimasta
come "sfondo generico del loro agire di credenti e il prevalere della dimensione attivistica ci ha fatto perdere l'essenziale, l'incontro
con il mistero di Dio".
Il primo e fondamentale debito che come
chiesa abbiamo verso i fratelli che incontriamo è la testimonianza meno opaca possibile
del primato del Signore Gesù e della sua
parola nel proprio vissuto quotidiano, nella
propria vita di famiglia...
Proviamo in questi giorni a interrogarci sulla
nostra fede, sul nostro rapporto personale
con Dio, sulla nostra preghiera...
r Per fare gli auguri per l'anno nuovo prendo a
prestito le parole di santa Teresa D'Avila:
"Niente ti turbi,
Niente ti spaventi
Tutto passa
Solo Dio rimane.
La pazienza tutto raggiunge
Dio non manca di nulla
Dio solo bastal"
Buon Anno
+ Erminio De Scalzi
APPUNTAMENTI PER IL MESE DI GENNAIO 2OO4
Martedì 13 GENNAIO
Ore 2l: Inizio del cammino di preparazione dei fidanzati al Matrimonio.
In oratorio: terzo incontro del percorso Genitori con Don Severino Pagani.
Mercoledì 14 GENNAIO
Ore 21: in sala capitolare Commissione Liturgica.
Giovedì 15 GENNAIO
Ore 18.30:in sala capitolare Commissione Famiglia.
Ore 2l: in Basilica concefto dell'AssociazioneMusica Rara.
In S. Sigismondo: adorazione eucaristica per i Giovani.
Venerdì 16 GENNAIO
Ore 2l: in S. Sigismondo: Corso Biblico con Don Franco Man:i: "Debolezzadella Chiesa e potenza di Dio: la Chiesasecondo la seconda lettera ai Corinzi".
Domenica 18 GENNAIO
Ore 10: in Basilica presentazione dei neocomunicandi. Seguirà l'incontro con i Genitori in Oratorio con aperitivo insieme.
Inizia la settimana di preghiera per l'unità dei Cristiani.
Lunedì 19 GENNAIO
Ore 2l: in sala capitolare: Consiglio PastoraleParrocchiale.
Domenica 25 GENNAIO: FESTA DELLA SACRA FAMIGLIA
Ore 10: S. Messa, animazione in Oratorio e pranzo comunitario. Nel pomeriggio tombolata per
tutti.
Venerdì 30 GENNAIO
Ore 10.30: nella cappella di Santa Savina S. Messa per I'Associazione di Santa Savina.
Ore 2l: in cappellina dell'Oratorio Messa nella memoria di Don Bosco per Catechiste, Educatori. Allenatori e Collaboratori dell'Oratorio.
UNA VOCE dalle due torri
Axcou DAscoPRrRE
IL CHIOSTRO
DISAIITA
MARIA
MADDALEIIA
ALCERCHIO
rN vrA Cnppuccro7
Il chiostro sorge sull'area del circo romano, fatto costruire dall'imperatore Massimiano alla fine del III secolo d.C. La grande
costruzione si estendeva nella zona oggi
compresa tra corso Magenta e il Carrobbio
e misurava 470 metri di lunshezza e 85 di
larghezza.
Nell'Alto Medio Evo sulle rovine del circo
furono edificati diverse chiese e conventi, tra
cui il Monastero Maggiore o San Maurizio,
Santa Maria ad Circulum, Santa Maria Maddalena, Santa Marta, San Pietro alla Vigna,
S. Maurilio - nomi che si ritrovano ancor
oggi nella toponomastica del quafiiere.
D o v e o g g i p a s s a l a v i a C i r c o , e s i s t e v aalmeno fino al 942 - la chiesa di Santa
Maria ad Circulum, così chiamata per una
pittura, ora perduta, che rappresentava la
Vergine insieme a Gesù Bambino racchiuso
in un cerchio luminoso, simbolo del rinnovamento e dell'eternità. Questa piccola chiesa fu poi inglobata nel convento di Santa
Maria Maddalena al Cerchio, citato per la
prima volta in alcuni documenti dell'inizio
del XII secolo. I fondi per la costruzione del
convento furono offerti da una nobile sisnora milanese per esaudireun voto.
Le monache di Santa Maria Maddalena al
Cerchio appartenevano all'ordine degli Umiliati, fondato nel 1019. Vestivano un abito
bianco con un ampio cappuccio - da cui il
nome della via in cui si trova oggi il chiostro - e appartenevano in gran parte alle
famiglie nobili milanesi. Poco si sa della
vita monastica, anche se nell'Archivio di
Stato sono stati trovati documenti di acquisti e spesee note di vita quotidiana.
All'inizio del XIX secolo, con l'arrivo di
Napoleone in Italia, furono soppressi moltissimi monasteri, far cui quello di Santa
Maria Maddalena. Ledificio fu venduto nel
1811 alla Società dei Classici Italiani e per
più di un secolo subì continue e profonde
manomissioni. La chiesa fu demolita, le pitture disperse, gli alloggi trasformati in abitazioni private. Il loggiato superiore del
chiostro fu murato, le finestre ampliate o
trasformate. Si progettava di trasformare
l'intera area in un magazzino coperto. Nel
1915 il chiostro fu acquistatoda Guido
Ucelli, che ne curò il restauro, ripristinando
le str-utture originarie. Nel 1923 l'edificio è
stato dichiarato monumento nazionale.
Il chiostro è composto da un porticato a
due ordini, formato da 34 colonne monolitiche in serizzo.Le snelle colonne del loggiato inferiore, del XV secolo, si ergono su
semplici plinti collegati tra loro da un
muretto in cotto e sono sormontate da capitelli a palmette. Il loggiato superiore, più
tardo, è formato da colonne rastremate, sormontate da semplici capitelli ionici. Il sottotetto, conserva i cassettoni Ìignei originali,
decorati con semplici disegni geometrici.
È interessante notare I'evoluzione della
struttura architettonica. Il porticato inferiore, medioevale nella struttura delle volte
interne, risente di influssi bramanteschi
negli archi a tutto tondo decorati in cotto. Il
loggiato superiore è quasi sicuramente un
rialzo del XVI secolo.
Lungo le pareti del loggiato inferiore sono
state collocate otto colonne in serizzo provenienti dal convento della Vettabbia.
distrutto, presso piazza Vetra. La testa
romana in marmo che rappresenta il sole è
di provenienza ignota. Làncora e i cippi di
timone decorati con teste di lupo e di leone
sono copie di originali ritrovati sulle navi
imperiali romane del lago di Nemi. Al recupero delle navi, awenuto nel 1930, partecipò Guido Ucelli.
aNA VOCEdalle due totí
ACAT MILANO
AGAT
MtLAt'to
ASSOCIAZIOI{E
CLUBALCOLISTIIN TRATTAMENTO
Il Sindaco del Comune di Milano, il giorno
di S. Ambrogio, 7 dicembre 2003, ha consegnato all'Associazione degli Alcolisti in Trattamento l'Attestato di Benemerertza Civica
con la seguente motivazione:
"Fondata nel1979, ha ottenuto il riconoscimento della Regione Lombardia. Garantendo
discrezione e riservatezza, si adopera per la
riabilitazione degli etilisti e per la prevenzione dei danni provocati dall'abuso di alcol.
Tramite l'autoaiuto e l'aiuto reciproco,
interviene spesso efficacemente laddor.e
l'approccio medico-farmacologico tante
volte fallisce.
Mentre sostiene le persone impegnate
nella dura battaglia per la disintossicazione,
contribuisce a migliorare la qualità della
vita di molte famiglie in difficoltà".
Questa benemerenza è un incoraggiamento significativo per I'ACAT, che gode della
nostra ospitalità presso la sede Caritas di
Piazza S. Ambrogio 23 e opera sul territorio
del centro della città. Al Sen,itore del CAT di
S. Ambrogio, Franco Sabbadini, e a tutta
l'Associazione le nostre più vive felicitazioni
ed i nostri più fervidi auguri per il futuro
della loro attività.
I
DUE
SACERDOTI
MILAI.{ESI
VERSO
GLIOTIORI
DEGLI
ALTARI
Il 20 dicembre 2003, nella sala Clementina, il Santo Padre Giovanni Paolo II
ha promulgato il decreto che proclama eroiche le virtù dei seni di Dio:
Mons. Luigi Biraghi e Don Luigi Monza.
Mons. Luigi Biraghi (1801-1879). Fu
membro del Capitolo di S. Ambrogio.
Fu un sacerdote di profonda spiritualità
e vasta cultura, che profuse nei seminari,
quale insegnante e direttore spirituale. Fu
consigliere dei suoi Arcivescovi. Nominato
dottore della Biblioteca Ambrosiana, coltivò studi di storia ecclesiastica, di
archeologia cristiana e di teologia. Nel difficile trapasso della Lombardia dall'Austria al Regno d'Italia, fomentò il dialogo
e la pacificazione. Per l'educazione cristiana delle giovani fondò l'Istituto delle
Suore Marcelline.
Don Luigi Monza (1898-1954). Nato a
Cislago (Va), del clero milanese, visse il
suo sacerdozio nel ministero pastorale. Fu
parroco di S. Giovanni alla Castagna, alla
periferia di Lecco. Servì la sua comunità
con l'esempio della vita e con una intensa
attività che aveva il suo centro nell'Eucarestia e nella catechesi. Fondò I'opera
"La
Nostra Famiglia, per diffondere nella
società la carità della primitiva comunità
cristiana di Gerusalemme. Nell'ambito di
questa fondazione dette vita all'Istituto
delle Piccole Apostole della Carità, che
svolgono una vasta attività educativa per i
bambini in difficoltà.
In attesa del decreto sul miracolo per la
beaúficazione, preghiamo perché questo
presto a\.venga. E ringraziamo il Signore
che accompagna sempre la vita della
Chiesa con il dono dei santi. Essi, con la
loro santità, ci additano, fino all'ultimo
giorno, "la misura alta della vita cristiana
ordinaria", come dice il Papa nella Novo
Millennio ineunte,3l.
I
I
UNA VOCEdalle due torri
CI HAl\ú 10 SCRITTO...
Pubblichiamo questa lettera ricevuta in occasione della benedizionenatalizia dellefamiglie.
Basta, da sola, a ripagarci della fatica del
nostro passaredi casa in casa...Tktti vogliamo
ringraziare per la gentile accoglienza.
Cari sacerdoti,
spero di riuscire a tornare a casa dal
lavoro in tempo per vedervi e dire una preghiera insieme. Ma se non fosse cosi, lascio
due righe per farvi gli auguri di Natale, perché soprattutto il messaggiodi Gesù continui
a vivere tra noi e ci aiuti ad esseremigliori.
Tante volte tra le difficoltà, la fatica e la frenesia della vita di oggi, è difficile fermarsi a
riflettere su che cosa significhi oggi il Natale
(sembra così lontano il Bambino della stalla),
e sono felice perché trovate il tempo di venire
a ricordarcelo, di porta in porta. Da parte
mia credo sia un messaggio di speranza, e
che ci ricordi che la nostra vita fugace ha un
senso, solo se cerchiamo di dedicarci agli
altri e se continuiamo a sognare un mondo
migliore... Il mio bambino personale si chiama F...,ha un anno e cinque mesi ed è arrivato quando pensavoproprio che non awei mai
avuto un figlio... un miracolo meraviglioso
della fede, della preghiera e della speranza.
Con F., con suo papà e con tutti i miei cari vi
auguro di cuore Buon Natale e un 2004 ricco
di gioia e di pace.
Natale 2003. 15 dicembre.
UN APPELLODAL CARCEREDI S. VITTORE
Lo scorso novembre, invitato dal Consiglio
Caritas, il Cappellano di San Vittore, Don
Alberto, è venuto a parlarci del carcere, edificio tanto vicino a noi nella sua ubicazione,
ma non altrettanto presente nel pensiero e
nella consapevolezza della comunità di S.
Ambrogio. Prendere coscienza delle realtà
che quotidianamente si snodano in situazioni di drammatica difficoltà ci ha profondamente colpiti. A cominciare dal sovraffollamento, tanto che in molte celle se tutti i
detenuti volessero stare in piedi contemporaneamente non ce ne sarebbe la possibilità;
poi l'ozio forzato (il lavoro e la scuola sono
infatti disponibili soltanto per una minoranza),la droga, la malattia, le condizioni igieniche, la difficilissima convivenza tra persone di origini e tradizioni diverse, molto
spesso la più totale solitudine affettiva e la
rnancanza di punti di riferimento. La maggioranza dei carcerati sconta pene per reati
minori, quasi sempre causati da condizioni
familiari impossibili; spesso sono giovani
che non hanno mai avuto alle spalle una sia
pur piccola sicurezza e che già da ragazzini
hanno dovuto fare i conti con una vita di
violenza e di abbandono.
E quando poi finalmente la galera finisce e
le porte si aprono di nuovo sul mondo, che
cosa trovano questi infelici? Quasi niente
che li possa aiutare; le strutture sono del
tutto carenti e loro non sanno dove andare e
cosa fare, così che spessoè di nuovo la strada l'unico posto in cui vagare bisognosi di
tutto, senza un minimo di accoglienza e di
orientamento.
È un quadro sconvolgente quello che il Cappellano ci ha posto davanti agli occhi, cose
che più o meno tutti sappiamo ma consideriamo lontane e spettanti ad altri, perché
siamo sempre tentati di pensare che sono gli
ALTRI che devono saper fare qualcosa. Ma
non si può commuoversi e poi restare indifferenti.
Come prima risposta abbiamo allora pensato di riunire in un foglio informazioni sulle
mense, sulle Comunità dove sperare di trovare un posto letto (cosa sempre estremamente difficile), docce, assistenzamedica.
Ci vorrebbero però molte altre cose, meno
precarie e più risolutive; per questo facciamo appello alla nostra comunità perché
anche i singoli si interroghino e collaborino
in una comune ricerca di proposte e di iniziative che possano portare a individuare
validi aiuti a chi da solo non ce la può fare.
Per ora abbiamo fatto avere a Don Alberto
materiale di cancelleria per la scuola, libri e
indumenti da uomo di cui c'è una srande
necèssità.
6
UNA VOCE dalle due torri
MADRE MARIA MARGHERITA CAIANI
FoNoarRrcEDELLEMmnng SuonE DELSacno Cuonn
La piccola chiesa situata in via Lanzone, che offre a
molte persone, che durante la giornata vi sostano, una
breve pausa di silenzio e di preghiera è affidata alle cure
delle Minime Suore del Sacro Cuore.
La fondatrice di questo Istituto è Maria Anna Rosa Caiani (Marianna), divenuta poi Madre Maria Margherita.
Nasce a Poggio a Caiano (Firenze) nel 1863, da una
famiglia contadina, modesta ma ricca di fede. In particolare la mamma, religiosissima,la educa alla partecipazione giornaliera alla Santa Messa. E assidua anche a
tutte le iniziative parrocchiali, frequenti in paesi tradizionalmente cristiani come è quello di Poggio a Caiano.
La religiosità di Marianna non può che portare - come è
di una vera e profonda religiosità - all'amore verso Dio,
che si manifesta nel povero e nel sofferente e Ia Caiani,
ancora giovane si distingue per un grande spirito di
sacrificio nella dedizione ai compaesani ammalati e
bisognosi.
Dopo la morte della mamma nel 1890 - il padre era mancato improlvisamente nel 1884 e i fratelli si erano sposati - Marianna si chiedeinsistentementeche cosail Sienore ruole da lei.
Sente di esserechiamata da Dio Der una missione oarticolare nella Chiesae, con umiltà, intensificale preghiere
e chiede consigli e indicazioni a religiosi e a persone
amiche. Una intuizione si fa sempre più viva in lei: consacrarsi al Sisnore.
La scelta cadé su un monastero di clausura: ouello delle
Benedettinedi Pistoia,dove entra il 4 ottobre 1893,ma,
ben presto, questa decisione si rivela affrettata: non è
fatta per la clausura.
Tornata a Poggio apre, con un amica, una piccola scuola
per i bambini del paese.
Nel 189ó la Caiani e altre due compagne iniziano una
vita in comune. II 15 dicembre dello stessoanno le amiche che si uniscono a loro sono cinque e insiemevestono
l'abito religioso. Marianna prende il nome di Suor Margherita del Sacro Cuore: la devozione al Cuore di Gesù le
era stata inculcata fin da piccola nella sua parrocchia.
Oltre alla scuola anche gli ammalati erano oggetto della
dedizione delle suore e, comunque, quanti avevanobisogno di un aiuto e di un conforto.
Naturalmente, come per ogni santo, non mancarono
incomprensioni, critiche, opposizioni, ma non mancò
anche la fiducia che il Signore non l'avrebbe abbandonala.
La spiritualità che ispira Suor Margherita Maria è quella
di Francesco, il santo della minorità, della semplicità e
della povertà: da qui il titolo di "Minime" che la Caiani
vuole per le sue compagne e che, come è detto nel loro
Regolamento di vita, "equivale ad amare e servire; equivale a umiltà tradotta nella carità, nella semplicità e
nella letizia".
Il bene che ooeravanole suore venne Drestoconosciuto
fuori dal ristretto ambito di Possio a Caiano e così furono chiamatead ampÌiare il loro ùggio di azione in diverse città, soprattutto negli ospedali civili e militari e nell'assistenzadomiciliare
Madre Caiani morì l'8 asosto l92l lasciandotredici case
filiali e 124relisiose.
Da allora il seÀe gettato è cresciuto e si è sviluppato in
diverse parti del mondo: Egitto, Israele, Brasile, Sri
Lanka.
II Papa Giovanni Paolo II ne proclama le virtù eroiche
con la beatificazione,in S. Pietro, il 23 aprile 1989.
C,B,
DerriORAroRro
PERDIRE GRAZIE...
Per prima cosa grazie a tutti coloro che hanno partecipato alla fiera degìi O bej O bej del nostro oratorio.
Sono stati tre giorni intensi, ma molto festosi: tante
persone di tutte le età si sono impegnate per realizzare,
nel modo migliore, questo evento. Eravamo tutti molto
affiatati e uniti. Un grande contributo lo hanno dato i
ragazzí della Ruota, che con la loro vivacità, la loro
semplicità, ma soprattutto l'entusiasmodella loro giovinezza,hanno reso ancora più bello lo stare insieme! La
buona riuscita si deve anche alla generosità di chi ha
mandato nelle settimane precedenti la fiera il materiale
da vendere. Non possiamo poi non elogiare quanti
hanno aiutato nell'organizzazione: chi è venuto a prezzare, chi ha preparatò il bar, chi ha selezionato i lùri e
chi, nei giorni della fiera, ha preparato piatti caldi per
tutti noi! Un grazie va poi ai nostri sacerdoti, in particolare al caro don Enrico, che ci hanno sostenuto e
hanno tanto apprezzatoil nostro impegno. È bello che
ogni anno l'oratorio trovi, nell'occasionedelle festività
ambrosiane, una grande compattezza, facendoci sentire
una bella comunità!
L'invito è, come sempre,al prossimo anno.
Bruno, a nome di tutti
6
a
ANAVOCE dalle due torri
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A
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"AMBROSIANE"
DIAPOSITIVE
"È finita la Fiera!".
La frase.che ritorna
sulla bocca di chi sta
smontandogli stand
installati in Atrio, ha
il tono un po' stanco
di chi ha bisosnodi
calore(i piedi Éelatil)
e di sonno, ma è
anche carica di un
po' di tristezzaper la
velocità con cui i
giorni sonotrascorsi,
oer i mille volti che
sono passati con
curiosità davanti ai
tavoli del Marché o
della San Vincenzo,
per le mani che
hanno sfoeliatocento
volte i libi alla ricerca di quello "giusto",per gli sguardiinteressatiai prodotti del CommercioEquo e Solidale,o divertiti davanti
allo "show" dei rasazzidella Ruota...
Tra tutto, scegliairo qualche"diapositiva"più significativa.
La carovanadeiragazzi e adulti che venerdìpomeriggio
ha trasbordatoscatolee scatolonidall'Oratorioailetrio
di Ansperto(quanti gradini!), con la rassicurantevoce
del Don che - dopo cinqueminuti di lavoro - affermava
con grande sicwezza'."questoè I'ultimol" (e vi risparmiamoi commenti).
Le frittelle (indigeste)che hannopremiatoil precedente
massacro.
Lo staff gastronomicoche - capitanato da Amedeoe
Lalla - ha nutrito orde di pellegrini e turisti affamati,
assetatie anchevagamenteassiderati.
Harry che con ecuadorianaperizia sorvegliavae dirigeva
il traffico all'ingressodei servizi,sfoggiandosorrisi, indicazionie inviti...a far prestol
Gli Scout (in uniforme perfetta) che hanno prestatoservizio in Basilica:soprattuttoquelli che - non abituati a
frequentarela Messacon assiduità- se ne sono sorbite
tre ò quattro di seguito.
Don Erminio che degustaun piatto di gnocchial sugoin
talareviola (moltoelegante!).
Le chiacchierein libertà attorno al tavolo del pranzo ben meritato! - nella Segreteriatrasformatain accogliente Trattoria per tutti i volontari (e la bottiglia di spumante misteriosamentefinita tra le mani di quelli delle
Medie!).E Dodo che - stranamente- non smettevamai
di ridere.
Il silenzioraccoltodurantele Messein Basilica- che ha
sempredel miracoloso - e il fiume di genteche ha trasformato il nostro quartiere quasi in una succursaledi
oualchesuk arabo.
Infine (o in principio) la disponibilita di tutti quelli che
in mille modi hanno creatoil "clima della Fiera".E una
considerazione
scontata...ma non troppo: non lasciamo
solo a questi tre o quattro giorni l'opportunità di farci
essere"insieme",ma approfittiamodi tante altre occasioni per gustarela bellezzadi costruire insieme una
casafraterna,accoglientee generosa.
Don Enrico
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