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Tettamanzi: «Cari bambini, vivete da santi subito
appunti sul vescovo santo Il coraggio delle ragazze che vanno a dottrina a pagina 2 MILANO SETTE Le celebrazioni per sant’Ambrogio Azione cattolica, Giornata adesione a pagina 8 EDITORIALE IL PRESEPE A SCUOLA È UNA RICCHEZZA PER TUTTI INNOCENTE PESSINA* Natale il centro è il presepe: la sua origine è medievale, legata a san Francesco e nasce con un intento pedagogico. Fare la ricostruzione di un evento tanto importante è un segno tangibile, concreto, alla portata di tutti, anche dei più umili. Noi abbiamo bisogno di segni e di immagini che ci aiutino a ricordare. Quindi il presepe ha senso come messaggio, non è una semplice decorazione della propria casa, dell’atrio o di un corridoio della scuola. E poi il presepe realizzato è molto più significativo di quello semplicemente visto. Il fatto che qualcuno si metta fisicamente a costruirlo dà più importanza, perché è costretto a rifarsi alla vicenda. È perciò ancora più educativo il fatto che lo realizzi qualche studente. Quest’anno però al Berchet lo farò io, perché mi piace condividere con i miei studenti un fatto per me importante. Si tratta di una sorta di testimonianza: invece di farla a parole, attraverso una circolare o le quattro righe di auguri che tradizionalmente invio, la propongo costruendo un piccolo presepe. C’è un’altra caratteristica che mi piace del presepe: è contestualizzato. Visitando l’anno scorso una mostra di presepi di tutto il mondo, ho visto quello ambientato nel deserto, in alta montagna, in una cittadina, in un angolo di un piccolo paese. Il presepe non è di solito una perfetta ricostruzione storica/geografica, altrimenti dovremmo avere solo case palestinesi e non certo erba rigogliosa, abeti montani o paesaggi delle nostre latitudini. Eppure il presepe viene ricostruito in tutto il mondo in un contesto geografico che è quello del luogo dove si fa. Si vuole così rendere Innocente Pessina attuale qui ed ora quel fatto successo 2 mila anni fa, un modo per dire che è importante ancora adesso nella mia via o nel mio paese anche se non c’entra nulla con la Palestina di allora. Tuttavia ogni anno si ripropone la solita discussione sul crocifisso e su tutti i segni religiosi. Mi pare che sia una preoccupazione eccessiva, un po’ radical chic. Qui nell’atrio della scuola un presepe - come qualsiasi altro manifesto, segnale, oggetto - davvero non è offensivo per nessuno. Credo dunque che sia un atteggiamento sbagliato non farlo per rispettare la sensibilità altrui. Altrimenti per rispettare la sensibilità di un beduino, dovremmo abbattere tutte le case per proporgli solo tende. Il presepe non è prevaricazione e violenza. È solo la nostra cultura e la nostra tradizione. Chi viene a vivere qui e arriva da un’altra realtà deve confrontarsi con la nostra identità, con le nostre tradizioni e con la nostra cultura. Nessuno gli impone di condividerla, si chiede solo di rispettarla. Confrontarsi con il diverso, ancora una volta è un problema di rispetto e di pacifica convivenza. Non si tratta solo di tolleranza. La tolleranza è un atteggiamento sbagliato, perché ha pur sempre una connotazione negativa. Uno tollera partendo da un presupposto di superiorità e "concede" che esista un qualcosa di diverso da lui e dai suoi convincimenti. Credo invece che ci debba essere ben altro: ci deve essere rispetto per l’altro e per le sue convinzioni. Forti della certezza che la diversità è un arricchimento e non un limite minaccioso. Allora è sbagliato fare un passo indietro e non proporre il presepe come manifestazione, segno distintivo del nostro credo e dei nostri più profondi sentimenti. Dobbiamo dire serenamente ai nostri fratelli migranti che nella terra dove sono venuti ad abitare e dove speriamo riusciranno ad integrarsi sempre più troveranno una realtà, delle abitudini e delle tradizioni diverse che potranno anche non condividere, ma che dovranno comunque rispettare. Fra queste anche un piccolo, umile presepe nell’atrio di una scuola che ricorderà a tutti la bellezza e il profondo significato del Natale. Allora allestire un presepe - oltre a quel valore pedagogico che dicevo prima - è anche una ricchezza per tutti, anche per chi non è cristiano. *preside liceo Berchet di Milano A Avvenire - Redazione pagine diocesane Piazza Carbonari 3 - 20125 Milano telefono: 02.6780554 - fax: 02.6780483 sito web: www.avvenire.it email: [email protected] Progetto Portaparola per Avvenire in parrocchia tel: 02.6780291; email: [email protected] MARIO IL SEGRETARIO Che ci fa sulla piazza, la domenica pomeriggio, Ludovica, detta «la Gambetta» insieme con la sua combriccola? Parolacce e battute: che risate! Un calcio al pallone, un bicchiere di vino: che divertimento! Ma Ludovica «la Gambetta» aspetta le ragazze che vanno alla dottrina. Questa novità del cardinale Carlo Borromeo le è proprio antipatica. Se vanno a dottrina, non vanno a ballare. Se vanno a dottrina imparano anche a rispondere alle idiozie. Se vanno a dottrina finiscono magari in monastero. Perciò Ludovica «la Gambetta», tra le risate sgangherate della compagnia, non risparmia le ragazze che vanno a dottrina: «Ehi, guardate quella: è zoppa.Vedrete che si farà monaca perché nessuna la vuole. E tu, bella, non vieni a ballare perché vai a ballare col prete? Facce smorte, colli torti: son le dame del prevosto!». Il Cardinale sospira leggendo la relazione del prevosto di Legnano. E commenta: «Hanno del coraggio queste ragazze che per andare a dottrina attraversano la piazza e la derisione. Chi sa? Magari un giorno qualcuna di loro dovrà curare Ludovica "la Gambetta", quando le sue gambe avranno perso il fascino e le sue battute non faranno più ridere. Anche questo si impara alla dottrina cristiana». a pagina 4 Domenica 5 dicembre 2010 Pagine a cura dell'Arcidiocesi di Milano - Comunicazioni sociali Realizzazione: Itl - Via Antonio da Recanate 1 20124 Milano - telefono: 02.67131651 - fax 02.66983961 Per segnalare le iniziative: [email protected] DI Oggi il cardinale in visita a Tradate La contemplazione della Natività nella Lettera dell’Arcivescovo ai piccoli Tettamanzi: «Cari bambini, vivete da santi subito» DI giovedì a Monza PINO NARDI «C arissimi bambini, anche quest’anno ho trovato un po’ di tempo per scrivervi una bella lettera di Natale». Comincia così l’ormai tradizionale appuntamento tra il cardinale Tettamanzi e i più piccoli. Una lettera dolce, tenera nei tratti, una carezza da vescovo, ma anche un po’ da "nonno". Eppure così esigente nei contenuti. «Santi subito» è il titolo di quest’anno (Centro Ambrosiano-Itl, 26 pagine, 3 euro; edizione ragalo edita da Rizzoli a 9 euro), con le bellissime illustrazioni di Roberta Angaramo e con allegato un cd musicale a cura dell’Antoniano di Bologna. L’Arcivescovo parte dalla figura di santità di un papa, Giovanni Paolo II. Racconta ai bambini il suo esempio: «I cristiani non diventano eroi con qualche incantesimo e neppure assumendo pozioni magiche. Diventiamo santi seguendo il segreto rivelato nella notte più vera della storia». Ma il riferimento a Wojtyla è collegato anche al suo nome di battesimo: Karol, Carlo in italiano. Quindi al vescovo santo, al Borromeo: la memoria della canonizzazione infatti fa da filo conduttore di quest’anno pastorale. «Fece tante di quelle cose per il bene materiale e spirituale della gente di allora che noi quasi non riusciamo a immaginarle! E soprattutto non riusciamo a spiegarci come fece a realizzarle tutte vivendo solo 46 anni, in tempi nei quali non c’erano la corrente elettrica, il telefono, l’automobile, la televisione, i computer e internet.... Ma una spiegazione forse c’è: quell’uomo fece tante cose buone, belle giuste e difficili... perché era un grande santo! Capite? Non è diventato santo per le cose che ha fatto, ma ha fatto tutte quelle cose perché era santo!». Ecco la tenerezza del vescovo: «Ora voglio provare a "tenervi un po’ in braccio", miei giovani amici, e farvi il regalo di Natale che san Carlo mi ha suggerito per voi. Si tratta di I ragazzi scrivono al Cardinale per l’Avvento e lui va a trovarli DI VERONICA TODARO L Illustrazione di Roberta Angaramo nella Lettera ai bambini (a sinistra, la copertina) svelarvi qualche segreto per corpo: gli occhi, le orecchie, il naso, diventare anche voi "santi subito". le mani, la lingua. Ecco gli Non aspettate domani o quando "ingredienti" per il nostro "santo sarete grandi. Vivere da santi è regalo" a Gesù! Si tratta ora di possibile in ogni momento e "cucinarli" ben bene: con gli occhi anche i bambini possono possiamo vedere Gesù; con le realizzare questa bellissima orecchie vogliamo ascoltare Gesù; missione per vivere felici e per fare con il naso chiediamo di fiutare più bella e buona la vita del Gesù; con le mani cerchiamo di mondo intero». Dunque, cosa toccare Gesù; e con la lingua serve per diventare desideriamo santi? L’Arcivescovo assaporare Gesù». risponde così: «Per Ecco allora come in «I cristiani non diventare santi ci concreto si diventa diventano eroi con vuole santi: vale per i semplicemente... qualche incantesimo bambini, ma anche tutto! Sì, avete per i grandi: e neppure assumendo capito bene. I santi «Porteremo il non si risparmiano sorriso a tutti; pozioni magiche. e mettono tutto se sapremo perdonare Diventiamo santi stessi in ogni cosa chi ci offende; per fare la volontà avremo voglia di seguendo il segreto di Dio». Ecco allora servire chi è nel rivelato nella notte il suggerimento: bisogno; lotteremo «Un esercizio con il più vera della storia» senza violenza per quale allenarsi a superare le ridonare a Gesù ingiustizie del tutto quello che ci ha dato. Così a mondo: rispetteremo e onoreremo Natale potremo anche noi fare un la dignità di ogni persona; ci regalo; faremo il più bel dono a impegneremo per la pace e la vera Gesù, quello di diventare santi comunione nelle nostre famiglie, ogni giorno. Basta pensare ai nella Chiesa e nella società; cinque sensi. So che ve li hanno staremo tanto tempo a parlare con spiegati a scuola: vista, udito, il Signore, ad ascoltarlo e a gioire odorato, tatto, gusto. Quasi tutte le della sua compagnia; non avremo azioni che compiamo coinvolgono più paura neppure della morte; i nostri sensi. Ciascuno di essi cammineremo insieme nella impegna una parte del nostro speranza della vita eterna...». a storia della visita del cardinale Tettamanzi alle Scuole parrocchiali San Biagio a Monza ha origini lontane. È passato giusto un anno da quando i bambini della scuola primaria hanno chiesto all’Arcivescovo un "appuntamento". Uno scambio di lettere nel periodo natalizio ha fatto sì che la richiesta dei piccoli diventasse realtà e giovedì 9 dicembre alle 16.30 il Cardinale arriverà a Monza. Ma se la Lettera di Natale scritta dall’Arcivescovo nel 2009, «Tu scendi dalle stelle», era indirizzata a tutti i bambini della Diocesi, i ragazzi della quinta elementare delle scuole San Biagio hanno preso carta e penna per rispondere a quel Cardinale che racconta anche ai bambini i fatti della vita. A spiegare com’è andata è don Alberto Torriani, vicepreside nonché vicario della parrocchia di San Biagio. «Da un po’ di anni utilizziamo la Lettera di Natale che il Cardinale dedica ai bambini come strumento didattico e spirituale - racconta don Alberto -. La Lettera è l’ossatura del cammino di Avvento che intraprendono i nostri 400 bambini della scuola elementare. L’anno scorso quelli di quinta mi hanno chiesto se era possibile scrivere al Cardinale. Ho risposto di sì, ma poi non ci ho più dato tanto peso». Ogni bambino allora aveva Don Alberto Torriani scritto la propria lettera, ringraziandolo per come aveva trattato il tema della crisi e per come li invitava ad avvicinarsi al mistero di Gesù Bambino. All’inizio dell’anno la sorpresa. «Il Cardinale ha risposto ai bambini - continua don Torriani - e da quel momento si è messa in moto l’organizzazione della visita». Anche quest’anno i bambini stanno utilizzando la Lettera «Santi subito», come spunto per una serie di iniziative, non solo didattiche, legate alla santità. «All’inizio di ogni settimana di Avvento - spiega don Alberto - in ogni classe viene presentata la figura di un santo sotto ogni aspetto della sua vita. Si parla delle virtù, delle caratteristiche e delle doti del santo e si cerca per quella settimana di metterne in pratica l’insegnamento». I ragazzi della scuola media, ad esempio, hanno provato cosa vuol dire prendersi cura dei più deboli, facendo piccole esperienze di servizio. Come la colletta alimentare, l’aiuto alla San Vincenzo o l’attenzione riservata ai più piccoli. E anche le uscite didattiche puntano ad educare alla fede attraverso la cultura, visitando luoghi simbolo, come la basilica di Sant’Eustorgio a Milano, dove sono venerate le spoglie dei Re Magi e dove si trovano le tracce del passaggio di diversi santi, tra cui san Carlo. Lo studio dei santi non si ferma però solo all’Avvento. «Anche in Quaresima - conclude - proseguiremo con cinque santi, questa volta legati alla tradizione ambrosiana, in attesa della prossima lettera del Cardinale». Islamici: il segno della nascita di Gesù vale anche per noi DI ANNAMARIA BRACCINI Presepe sì, presepe no. Fortunatamente non siamo alla polemica sul crocifisso nelle aule scolastiche, ma certo la questione, specie nei quartieri più multietnici di Milano, si pone anche solo camminando per le strade in questi giorni. E dopo il contrasto sulle auguri multilingue in via Padova, forse «un poco di buonsenso e di conoscenza reciproca» non fa male. È questa, in sintesi, la convinzione di Mahamoud Asfa, presidente del Consiglio direttivo della Casa della Cultura islamica, che proprio in via Padova 144 ha i suoi locali, anche di preghiera. Asfa, ci tiene, d’altra parte, a precisare che la sua è la posizione condivisa e già espressa da chi anima e dirige la Casa della Cultura. «Per noi musulmani che lavoriamo e viviamo a Milano - sottolinea - non ci sono difficoltà, perché crediamo nella convivenza di tutte le culture, le etnie, le religioni e siamo convinti che gli emblemi del Natale, come il presepe, siano un’espressione della fede e della tradizione e come tali, devono essere rispettati». Nessun problema anche se l’immagine della natività è, magari, nell’atrio della scuola frequentata dai vostri figli? «No - ribadisce - anche perché l’islam riconosce in Gesù un profeta e ne festeggia la nascita. Non dimentichiamo che, nel Corano, c’è un intero capitolo, intitolato appunto "Il capitolo di Maria", che parla della madre di Gesù e della nascita di suo figlio come di un miracolo. E, poi, nella vita di ogni giorno è comunque impossibile impedire, specialmente ai bambini, di partecipare all’"atmosfera" natalizia o all’attesa di qualche dono. Semmai la questione è un’altra». Quale? «Occorrerebbe che tutti noi - sia chi vive qui da sempre, sia chi è immigrato - cooperassimo per una maggiore conoscenza e comprensione. Non bisogna ripensare a questi temi solo quando, purtroppo, accade un fatto grave o allorché ricorrono momenti più significativi di altri durante l’an- no. In questa ottica, anche feste come il Natale, con i loro simboli, possono rappresentare un’occasione molto utile. Mi piacerebbe che nelle scuole diventasse materia di insegnamento l’approfondimento dell’origine e della storia delle tre grandi religioni monoteiste. Noi, ad esempio, onoreremo la nascita del profeta Maometto a metà del mese di aprile prossimo. Conoscere le rispettive basi di islam, cristianesimo ed ebraismo, può essere un modo semplice e bello per dialogare fin da quando si è piccoli». Insomma, il tasto "dolente", non è ovviamente il presepe nella vetrina del negozio sotto casa, ma una "politica" più ampia, che appunto, attiene alla politica? «Certo - spiega ancora Asfa - mi pare che finora non si sia fatto molto, almeno a Milano: il cuore della problematicità sta nel capire le radici da cui si proviene e, in questo, la religione è fondamentale. Chi non ha rispetto per la fede degli altri, non ne ha nemmeno per la propria». nelle festività Il grande presepe dei Cappuccini in piazza Duomo n presepe lungo nove metri, quello dei Frati cappuccini di Genova, sarà collocato in piazza Duomo. Il Comune di Milano ha accolto la proposta dei Frati cappuccini della chiesa di Santa Caterina e ospiterà il loro presepe in centro. Lo ha annunciato il sindaco Letizia Moratti, a margine di un incontro a Fieramilano. «Accogliamo con gioia la proposta - ha detto il sindaco -, piazza Duomo vivrà un Natale sicuramente gioioso, fatto di luci e per tutti ma anche con un simbolo religioso d’amore». U