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scarica l`opuscolo - Costa degli Etruschi

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scarica l`opuscolo - Costa degli Etruschi
Costa degli Etruschi, itinerari trekking
Camminare è sinonimo di contatto con la terra. Tracce e sentieri raccontano attimi o
secoli di spostamenti lenti. Nell’epoca del “non c’è tempo” una semplice passeggiata
o un impegnativo trekking sono la via più semplice per recuperare quel tempo che invece esiste, che giornalmente sembra sfuggirci dalle mani ma che invece, volendo, è
saldamente sotto i nostri piedi.
La Costa degli Etruschi è un territorio dove convivono momenti di totale wilderness
che ha il volto di una impenetrabile macchia mediterranea e spazi lavorati dall’uomo
che si presentano con la saggezza di antichi ulivi o con la geometria e l’armonia di importanti vigneti. La Costa degli Etruschi sfata un mito negativo che appesantisce le
realtà dove madre natura deve fare i conti con aspetti industriali. Basta fare un salto
nel Parco archeominerario di San Silvestro, memoria storica dell’attività estrattiva e di
trasformazione di minerali dall’epoca etrusca, per capire che l’attività industriale può
essere anche una chiave di lettura per camminare e scoprire un territorio ricco di
testimonianze e aspetti ambientali e umani tutti da conoscere.
E così camminare sui sentieri della Costa degli Etruschi
significa condividere itinerari che per secoli hanno
accompagnato boscaioli, carbonai, mugnai, bracconieri, poeti e pastori. Oltre a scarponcini da trekking
e cartina si consiglia di incamminarsi con la mente
libera per riempirsi di grandi spazi di questo territorio.
Vicino al blu del Tirreno o immersi nel verde intenso
delle colline del metallo si respira sempre il Mediterraneo. Che sia libeccio, grecale o
scirocco, all’alba o al tramonto, nella luce esplosiva dell’estate o in quella delicata e
radente dell’autunno, l’essenza di questi luoghi restituisce a chi si muove lentamente
il gusto di scoprire luoghi tutti da vivere a passo d’uomo. E soprattutto luoghi capaci
di motivarci fortemente verso il recupero del “nostro” tempo, in continuo movimento
e in equilibrio tra cielo e mare.
Camminare nella Costa degli Etruschi
CONSIGLI UTILI
Il territorio su cui si sviluppano gli itinerari descritti
presenta la varietà ambientale tipica delle aree mediterranee. Carrarecce e sentieri non presentano
difficoltà tecniche e possono essere affrontati anche da escursionisti non troppo esperti. Alcuni degli itinerari proposti, per quanto siano caratterizzati da dislivelli non troppo impegnativi, richiedono
una certa abitudine a camminare in quanto necessitano circa 5 o 6 ore di autonomia.
Per questi motivi è indispensabile affrontare gli itinerari equipaggiati in modo adeguato relativamente al tipo di percorso, alla durata e alle previste
condizioni atmosferiche.
Da un punto di vista tecnico si consiglia di studiare in anticipo sulla cartina lo sviluppo del percorso.
Alcuni percorsi richiedono una particolare attenzione nell’orientamento e, durante l’effettuazione della
camminata, conviene sempre seguire scrupolosamente le indicazioni relative alla descrizione del
percorso.
Per quel che riguarda la fruibilità si tiene a sottolineare che i percorsi sono effettuabili durante tutto
l’anno. Ovviamente le condizioni cambiano: in primavera e autunno si trovano le condizioni ideali
con temperature miti e gradevoli, mentre d’estate
nei periodi più caldi è importante curare la reidratazione costantemente; dunque portare sempre almeno una borraccia.
Un problema può essere rappresentato dalla presenza di tafani, insetti che provocano dolorose
“punture” attratti dal sudore e difficilmente evitabili. Per difendersi ci si può affidare a specifici repellenti (anche spray) reperibili in farmacia.
Nello zainetto non dovrebbero mai mancare un
berrettino, una o due maglie di ricambio, una giacca antivento, crema solare, occhiali da sole e il costume, visto che alcuni itinerari si svolgono in prossimità della costa.
Durante l’inverno le condizioni dei percorsi sono
buone, salvo i casi di ingenti piogge. Per quanto riguarda l’abbigliamento non dovrebbero mancare
una giacca antivento e antipioggia. In considerazione delle giornate più “corte” è buona norma incamminarsi sempre di mattina e prevedere il ritorno per l’ora di pranzo.
Si consiglia di equipaggiarsi sempre con scarponcini da trekking, più stabili delle scarpe da Jogging: in particolare offrono una presa molto migliore su fondi pietrosi e sconnessi e sono maggiormente protettivi contro il pericolo di storte.
Infine si raccomanda prudenza. I telefoni cellulari
non hanno una copertura di campo “totale” e alcuni tratti degli itinerari si svolgono in reale isolamento. Anche per questo è bene pensare ad una buona autonomia alimentare. Oltre l’acqua si consiglia
di portare con sé frutta, integratori salini e barrette
energetiche.
Infine l’ultima raccomandazione: nel periodo compreso tra 1 novembre e 31 gennaio, attualmente i
giorni di mercoledì, sabato e domenica è aperta la
caccia al cinghiale. Informarsi in anticipo e cercare di evitare di incamminarsi nel bosco nei giorni e
nei luoghi frequentati dai cacciatori.
Itinerari trekking
COSTA DEGLI ETRUSCHI
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Parco dei Monti Livornesi
Riserva naturale di Calafuria
Valle del Chioma
Castelnuovo Misericordia
Macchia della Magona
Castagneto Carducci
Parco di Poggio Neri
Parco Archeominerario di San Silvestro
Suvereto
Parco naturale di Montioni
Parco costiero della Sterpaia
Promontorio di Piombino
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Parco dei Monti Livornesi
Il Parco dei Monti Livornesi si sviluppa
nell’immediato entroterra, alle spalle
della città.
La natura originaria di questo luogo le
è valso l’appellativo dell’”isola che non
c’é”: si tratta infatti di un’isola fossile
che si è unita alla terraferma in epoche
geologiche relativamente recenti.
Qui il senso di wilderness si sposa perfettamente con emergenze storico-artistiche di grande valore come
l'Acquedotto di Colognole.
L’imponente costruzione settecentesca (18 km) è caratterizzata da elevate
arcate, piccole edicole di pietra arenaria levigata, vasche per la depurazione
delle acque, gallerie e scalinate immerse nel fitto verde dei boschi.
Da Valle Benedetta si prende la via della Sambuca. Si segue la strada che diventa sterrata e, dopo un primo tratto in salita, nei pressi di un evidente incrocio si piega a sinistra potendo osservare, sulla collina a sinistra i ruderi di un mulino a vento.
Dopo circa di mezzora si esce dal bosco in una zona panoramica. In breve si raggiungono, sulla destra, i ruderi (cumulo di pietre) di un vecchio podere in posizione panoramica, in località Calvario.
Da qui si prosegue il cammino in discesa avendo come riferimento direzionale un grande e unico pino solitario. Dal pino si continua sulla dorsale: non essendoci segnalazioni si seguono all’inizio le tracce dei cacciatori, poi seguendo le incerte tracce si punta
al fondovalle mantenendosi leggermente sulla sinistra della dorsale: questo è il tratto
dell’itinerario che richiede maggior attenzione per l’orientamento e l’avanzamento attraverso una fitta vegetazione. Alla fine della discesa, dopo circa 10 - 15 minuti, si interseca un evidente sentiero con un incrocio a T: si piega a destra fino al semplice guado del torrente. Quasi subito si raggiunge una baita in legno poco distante da un casale in pietra. Da questo momento si segue l’evidente carrareccia fino ad uno scollinamento che sbuca dalla macchia: si va a sinistra in discesa e al successivo vicino bivio
si tiene la destra, scendendo nella fitta vegetazione fino ad un vecchio mulino. Oltrepassato il torrente, si gira subito a destra (vernice bianco rossa del C.A.I.), lambendo
la struttura del mulino alla nostra sinistra.
L’itinerario prosegue risalendo la valle lungo la struttura in pietra dell’acquedotto di Colognole, fino a una strada sterrata dove si gira a sinistra per giungere nei pressi della
strada asfaltata per Collesalvetti che non si attraversa. Sulla destra è ben visibile la traccia di una carrareccia dal fondo sconnesso in salita che raggiunge prima un bivio dove si va a destra proseguendo fino a Casa Pianone. Si percorre il vialetto di cipressi e,
giunti al cancello dell’abitazione, si gira a sinistra seguendo la recinzione fino all’immissione su una mulattiera, che, passando nella fitta vegetazione (l’ultimo tratto segue
i pali dei cavi elettrici), giunge sulla sterrata, già percorsa all’inizio dell’itinerario, chiudendo l’anello e tornando a Valle Benedetta.
PUNTO DI PARTENZA E ARRIVO: VALLE
BENEDETTA
DISTANZA: 7 KM
DURATA: 3 ORE E MEZZO
TIPO DI TRACCIATO: CARRARECCE
E SENTIERI
DISLIVELLO: 340 METRI
DIFFICOLTÀ: MEDIO - FACILE
I MULINI A VENTO DELLA VALLE
BENEDETTA
Livorno fu città medicea città che godette di numerosi privilegi finalizzati all'incremento della popolazione: editti
che annullavano tasse, debiti, e trascorsi penali, proclami che rendevano
possibile la libertà di culto, costumi e di
pensiero.
Tra le varie comunità quella olandese si
stabilì in città nei primissimi anni del Seicento. Ben più tardi, nel 1914, furono raggiunti
da gruppi di origine tedesca. Specializzati nel commercio di granaglie: insieme formarono la comunità conosciuta con il nome di Olandese-Alemanna.
Si deve a questa comunità la costruzione alcuni mulini a vento sulle alture alle spalle
della città, nella zona di Valle Benedetta e della vicina Valle del Chioma: i mulini a vento venivano usati in alternativa a quelli ad acqua quando le risorse idriche scarseggiavano.
NOTE:
Itinerario senza difficoltà tecniche che si
sviluppa in un’area di grande interesse
paesaggistico. Unica criticità dell’itinerario per l’orientamento è il tratto che segue
la dorsale dal Calvario al torrente, ma seguendo la descrizione non dovrebbero esserci problemi
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costa
degli
etruschi
parco
dei monti
livornesi
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Riserva naturale di Calafuria
Itinerario fuoriporta che inizia dalla periferia sud della città di Livorno. Percorribile anche in mountain bike questo
percorso segue la Via Dorsale fino al
Castellaccio offrendo un panorama totale sulla Costa degli Etruschi.
Con un breve prolungamento si può
raggiungere anche il Santuario di Montenero.
Nel periodo estivo si consiglia di effettuare la camminata la mattina presto o
al tramonto abbinandola a un bagno sul
bellissimo litorale di Calafuria. Dunque
non dimenticate il costume!
PUNTO DI PARTENZA E ARRIVO: LOCALITÀ
FOSSO, PRESSI TORRE DEL BOCCALE
(CALAFURIA).
DISTANZA: 6,4 KM
DURATA: 2 ORE E MEZZO, 1 ORA IN
MOUNTAIN BIKE
TIPO DI TRACCIATO: CARRARECCE E
SENTIERI
DISLIVELLO: 280 METRI
DIFFICOLTÀ: MEDIO - FACILE
NOTE:
il punto di partenza si raggiunge dalla Torre
del Boccale, sul litorale di Calafuria. Si lascia l’Aurelia, venendo da sud (obbligatoriamente perché nel punto in questione c’è
uno spartitraffico) al km 306,900 girando a
destra sotto al “Voltoncino”, arco sotto la linea ferroviaria. Dopo 250 metri si arriva al
cancello che delimita la Riserva Naturale di
Calafuria.
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Si parte dalla località Fosso oltrepassando il cancello di accesso alla Riserva Naturale di Calafuria imboccando la strada sterrata nota come Via Dorsale. Inizialmente
la strada costeggia la sinistra orografica del Fosso Maroccone e, dopo poco, comincia a salire verso la dorsale. Il largo tracciato si snoda tra pini e lecci.
Dopo circa 10 minuti la salita si addolcisce e si cammina sullo stradello che “taglia”
la fitta macchia mediterranea. Dopo un’evidente curva a sinistra si apre la vista sull’altura del Montaccio caratterizzata da una torretta di osservazione per l’antincendio. Poco dopo si oltrepassano, ignorandoli, il bivio sulla destra per Via degli Allori e
successivamente il bivio a sinistra per la Via del Maroccone e l’altro bivio a sinistra
per Via della Cava fino ad uno slargo dove la strada si biforca: a destra è indicata la
Via del Telegrafo, mentre l’itinerario prosegue a sinistra in salita raggiungendo in 10
minuti il Semaforo del Montaccio (torretta antincendio) straordinario punto panoramico su tutta la Costa degli Etruschi, da Livorno a Piombino con le isole dell’Arcipelago Toscano.
Seguendo la strada sterrata si esce dai confini della Riserva di Calafuria per raggiungere il punto più alto dell’itinerario (circa 300 metri s.l.m.) nei pressi di un colle dal
superbo panorama caratterizzato dalla presenza di un casale ristrutturato, attualmente Bed & breakfast “Arpaderba”. La sterrata raggiunge l’abitato di Castellaccio (1
ora di cammino dalla partenza): dopo la sbarra si trovano alcuni
punti ristoro. Ci troviamo ad appena 2 km da Montenero col famoso
santuario (possibile estensione). L’itinerario prosegue tornando indietro sulla strada già percorsa verso l’”Arpaderba” e il Semaforo del
Montaccio per arrivare, dopo circa 35 minuti, in discesa, allo slargo
dove si lascia la Via Dorsale (che scende a destra) per proseguire
dritti verso la Via del Telegrafo. Il tracciato si restringe penetrando
nella fitta macchia mediterranea fino al Piazzale dei Colombi dove si
piega a destra sulla Via dell’Esbosco. In discesa si attraversa un tunnel di fitta vegetazione con macchia sovrastata da pini e lecci.
Poco dopo la Via dell’Esbosco si immette nella Via degli Allori e si
continua in discesa nella medesima direzione fino a oltrepassare il
Piazzale Modesti, un fosso (letto di un torrente) e risalire brevemente (ignorando il bivio a sinistra per Via dell’ENEL) fino all’innesto con
la Via Dorsale riprendendo così la strada percorsa a inizio itinerario.
Qui si gira a sinistra in discesa fino al punto di partenza.
LA RISERVA NATURALE DI CALAFURIA
La Riserva Naturale Biogenetica di Calafuria si estende su una superficie di circa 115
ettari tra la costa e l’immediato entroterra. Costituisce uno splendido esempio di percorso nella macchia mediterranea che sintetizza gli aspetti ambientali della Costa degli Etruschi.
Tra la vegetazione ad alto fusto si segnalano pini d’Aleppo e lecci, mentre la macchia
è ricca di fillirea, lentisco, orniello, corbezzolo, mirto e alloro. Tra gli “abitanti” della riserva ci sono cinghiali, martore, istrici, volpi, ricci e faine.
Peri informazioni e contatti: Corpo Forestale dello Stato, Ufficio Territoriale per la biodiversità,Via Roma 3, Cecina (LI); tel. 0586.684220, fax 0586 630987,
[email protected]; www.parchi-italiani.com/parchi/
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costa
degli
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riserva
naturale
di calafuria
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Valle del Chioma
La valle del torrente Chioma è un’Area
Regionale Protetta dal 2004 e offre alcune particolarità naturalistiche di rilievo.
Nella valle infatti si sono conservati sedimenti marini della cosiddetta Formazione dei Calcari di Castelnuovo, attribuita al Miocene superiore, con scogliere madreporiche “a macchia” e la
parte basale di un’altra formazione,
quella delle Marne e marne argillose
con grandi ostriche ed altri molluschi
marini.
Tra le specie vegetali si segnala la presenza di frassini, querce, pioppi e salici
su cui nidificano il pendolino, il rigogolo, la gazza. Nella folta e bassa vegetazione invece nidifica l’usignolo.
PUNTO DI PARTENZA E ARRIVO: NIBBIAIA
DISTANZA: 6,5 KM CIRCA
DURATA: 2 0RE E 40 MINUTI - 3 ORE
TIPO DI TRACCIATO: CARRARECCE E
SENTIERI
DISLIVELLO: 250 METRI CIRCA
DIFFICOLTÀ: FACILE
NOTE:
E’ possibile ridurre lo sviluppo dell’anello
rientrando prima a Nibbiaia con due varianti-scorciatoie. In inverno o in caso di
piogge il guado del Chioma può richiedere
una certa attenzione e l’acqua può arrivare oltre il ginocchio.
Si parte dalla chiesa di San Giuseppe, dirigendosi alla volta del campo sportivo e del
cimitero dove si imbocca, sulla destra, un viottolo sterrato in discesa. Lo stradello immette sulla strada asfaltata S.P. 11 del “Vaiolo” passando nella parte bassa di Nibbiaia. All’altezza del civico 161 (località Sasso Grosso) si piega a destra in discesa
passando nei pressi di un caseggiato di recente costruzione. Dopo le case si incontra una grande biforcazione dove si mantiene la destra procedendo in discesa nei
pressi di un vecchio fontanile e di un caseggiato rurale. Ci troviamo in località Debbione e poco dopo si transita presso l’omonimo podere (bianco con cancello).
A questo punto la strada scende con più decisione verso la valle del Chioma. In presenza di un avvallamento, prima che la strada cominci a salire verso il poggio di Rialto, si gira a destra sulla mulattiera delimitata da una catena in ferro (25 minuti dalla
partenza). Il tracciato scende immergendosi nel fitto bosco (evitare le deviazioni laterali) per sbucare in una prima evidente radura dove si continua a scendere mantenendo la sinistra fino all’immissione in una seconda grande radura da dove si può vedere, avanti sulla destra, il podere del Gorgo, al di là del fiume. Qui il tracciato “si perde” ma l’itinerario prosegue fino al fondo della radura (lato destro) dove un sentiero
incerto entra nel fitto bosco per scendere fino al letto del torrente Chioma che si può
raggiungere anche a vista. Si guada il torrente imboccando la strada che sale a destra verso il Podere del Gorgo. Si giunge brevemente all’innesto su una evidente strada in terra battuta e si prosegue a destra aggirando la collina del podere del Gorgo.
Poco dopo si incontra il cartello dell’Ippovia.
Volendo tornare verso Nibbiaia si possono seguire i cartelli dell’Ippovia: è questa la
prima possibile scorciatoia. L’itinerario prosegue lungo la strada che risale il torrente
Chioma, visibile alla nostra destra. Dopo circa 10 minuti, nei pressi di un invaso di acqua per l’antincenNIBBIAIA
dio, si incontra la seconda possibile scorciatoia a deIl nome del paese che si
stra per Nibbiaia. Si prosegue dritti sulla sterrata che
trova a 275 metri s.l.m. e
per un breve tratto è accompagnata dai pali in cecirca 6 km dalla costa
mento dei cavi elettrici. Quando la linea elettrica piederiva probabilmente dal
ga oltre il fiume (a destra), la strada guadagna quota
nibbio (uccello rapace).
per poi scendere dolcemente vicino al fiume.
Nibbiaia è sorta nei primi
Proprio nei pressi dei cartelli dell’Ippovia (circa 20 mianni del 1800 ad opera
nuti da guado), si gira a destra lasciando la strada
del Granduca Pietro Leoche prosegue alla volta di Valle Benedetta per girare
poldo e nel passato era
a destra sul passaggio in cemento che agevola il guatradizionalmente abitato
do del torrente. Attraversato il torrente si sale fino al
da pastori.
podere Carcivisoli, bella costruzione in pietra.
Oltre il podere si cammina su un sentiero che salendo
nella macchia raggiunge un’altra casa. Da qui, ancora in salita, si torna su una carrareccia che va a lambire un altro podere ristrutturato e poi sempre in salita, dopo circa mezz’ora, incontra un incrocio a T: proseguire a destra in salita fino allo scollinamento con
bel panorama sull’ampia valle del Fine, di Gabbro e
dei monti pisani. In 10 minuti si raggiunge l’asfalto
della strada Gabbro - Nibbiaia proprio nei pressi della fermata del bus. Si va a destra verso Nibbiaia che
si raggiunge dopo 15 minuti.
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costa
degli
etruschi
valle
del
chioma
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Castelnuovo Misericordia
Questo itinerario parte dalle colline
che guardano l’entroterra e prosegue
scavalcando la dorsale che si sviluppa
sull’asse nord - sud regalando superbe
vedute panoramiche verso la costa.
Si scollina alle falde del Monte Pelato
per scendere verso Castiglioncello.
La risalita avviene attraverso un sentiero immerso nella fitta macchia in un
ambiente naturale integro che regala il
piacere di camminare in perfetta solitudine.
PUNTO DI PARTENZA E ARRIVO:
CASTELNUOVO MISERICORDIA
DISTANZA: 7 KM CIRCA
DURATA: 2 ORE E MEZZO
TIPO DI TRACCIATO: CARRARECCE E
SENTIERI
DISLIVELLO: 280 METRI CIRCA
DIFFICOLTÀ: MEDIA
NOTE:
Si consiglia di portarsi con l’auto fuori dal
paese di Castelnuovo Misericordia imboccando la S.P. 11 in direzione di Nibbiaia:
dopo circa 1,5 km, precisamente al km
9,600, nei pressi della fermata del bus
(ATL), si può parcheggiare l’auto e iniziare
a camminare sulla strada sterrata che parte sulla sinistra (proprio nei pressi del palo
dell’ATL). Un altro possibile punto di accesso/partenza si trova allo svincolo di
uscita della S.S.1 Aurelia per Castiglioncello.
Si lascia l’asfalto della S.P. 11 (direzione Nibbiaia) al km 9,600. Nei pressi della fermata del bus, sulla sinistra, si segue la strada sterrata che prende quota con qualche tornante in ambiente aperto affacciata, alle nostre spalle, sull’ampia Valle del torrente Fine che delimita le province di Livorno e Pisa.
La strada sterrata lambisce due poderi (il secondo si vede meglio) fino a raggiungere, dopo 1,3 km, lo scollinamento alle falde del Monte Pelato. Qui si interseca il tracciato di cresta individuabile dai cartelli delle “Ippovie del Mediterraneo”. Il Monte Pelato si erge alla nostra destra (si riconosce per l’evidente torre di avvistamento antincendio che si erge sulla vetta) e l’itinerario prosegue dritto scavalcando in questo punto l’ampia dorsale dei Monti Livornesi. Lo stradone sterrato procede raggiungendo in
pochi minuti uno slargo con tavoli in legno per pic-nic.
Poco dopo si raggiunge un evidente bivio: entrambe le strade arrivano a ricongiungersi nei pressi della S.S. 1 Aurelia: quella di sinistra è più diretta (tenere la destra al
primo incrocio), mentre quella di destra, dove passa l’itinerario, scende con un andamento più sinuoso e pendenza più graduale: bella la vista che si apre sul mare e sulla costa. Alla fine della discesa di oltre 3 km, un tratto di strada delimitata da pini conduce all’asfalto nei pressi del curvone dello svincolo di Castiglioncello della S.S. 1 Aurelia.
Seguire sulla sinistra il muro in cemento armato decorato con dipinti del luogo e imboccare, ancora sulla sinistra, la stradina sterrata con catena in ferro (prima del cavalcavia sulla superstrada).
Si cammina seguendo ora il tracciato principale, evitando le possibili deviazioni su
tracciati laterali più incerti. Questo percorso corre nella fitta vegetazione come un tunnel risalendo un bellissimo vallone tra lecci, roverelle e lentisco in quantità. In alcuni
tratti la pendenza si accentua per poi svilupparsi gradualmente. Il viottolo transita nei
pressi di una stazione di caccia (capanno sulla destra, nei pressi di una radura) e prosegue in salita fino ad immettersi su uno stradello sterrato dove si mantiene la destra
arrivando alle falde del Monte Pelato (circa 40 minuti dallo svincolo della S.S.1 Aurelia). Qui si mantiene sempre la destra imboccando lo stradone già percorso all’inizio
dell’itinerario passando vicino ai tavoli per il pic-nic e scollinando dove si interseca la
direttrice dell’Ippovia. Da qui si scende (non prendere l’ippovia sulla sinistra) dritti sulla sterrata che, lambendo due poderi, conduce alla S.P. 11 (km 9,600) che scende a
destra verso Castelnuovo Misericordia.
CASTELNUOVO MISERICORDIA
Base di partenza dell’itinerario è Castelnuovo Misericordia, antico borgo
medievale (XIII secolo) nato sull’impianto urbanistico di una roccaforte romana. Insieme a Gabbro e Nibbiaia costituisce uno dei nuclei abitati più autentici della zona settentrionale della
Costa degli Etruschi, un luogo adatto
per chi si sposta lentamente e apprezza l’atmosfera della provincia più silenziosa e defilata.
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Macchia della Magona
La Macchia della Magona è un polmone
verde di 1600 ettari destinato esclusivamente a chi viaggia a piedi, in MTB e
a cavallo.
C’è qualcosa di magico e intatto in questo piccolo mondo che conserva il codice genetico della terra madre.
Molte le specie animali e vegetali che
vivono nel bosco, ma la presenza più
forte, quella che rimane un segno di
Maremma, è il cinghiale.
E chi va in bici se ne accorge facilmente: talvolta è possibile imbattersi in
qualche famigliola (attenzione se ci sono cinghialini con la mamma!).
In passato questa foresta aveva importanti funzioni produttive in quanto costituiva il serbatoio da cui si ricavava il
combustibile necessario alle ferriere
della Real Magona di Cecina.
Oggi è la meta ideale per un turismo
sportivo e attento ai valori naturalistici;
gli uomini neri, quelli che facevano il
carbone, non ci sono più ma in compenso sono rimaste una flora e una
fauna particolarmente ricche che evidenziano l’integrità dell’ambiente.
Non a caso la Macchia della Magona è
classificata come “biotopo” dal C.N.R.
L’itinerario inizia davanti al Municipio di Bibbona imboccando la strada che conduce al cimitero dove termina il tratto asfaltato e la strada diventa sterrata dirigendosi attraverso campi aperti verso la zona boscosa della Magona.
Dopo circa 1 km si incontra un bivio: si mantiene la sinistra cominciando a guadagnare quota ed entrando nella macchia fino a raggiungere un incrocio.
Sulla sinistra, in corrispondenza di una sbarra, comincia il tracciato n°5: la sterrata sale dolcemente, prima tra i cipressi e successivamente tra lecci e cerri, impennandosi nell’ultimo tratto prima di raggiungere il Passo del Terminino (281 m
s.l.m.).
Qui si gira a destra immettendosi nel percorso n°10 che continua a salire gradualmente per 1,7 km fino a Poggio al Fango (340 m s.l.m.) raggiungendo poi la
valle del Botro Campo di Sasso con due possibili alternative:
1) La via normale (percorso n°12) con la strada panoramica che si mantiene in
quota per 3 km fino al bivio sulla destra dove comincia il percorso n°13.
2) La variante alta che prosegue sul percorso n°10 (al bivio a sinistra) salendo
attraverso alcuni punti panoramici fino al Campo di Bibbona, località caratterizzata dalla presenza della sorgente Fonte del Ciliegio; passati nei pressi del Poggio Il Morticino (visibile sulla destra) si raggiunge il Passo delle Golazze Aperte
(475 m s.l.m.) dove si lascia la strada proseguendo, preferibilmente a piedi, sul
sentiero n°16 che parte alla nostra destra e che, dopo circa 200 m, sbuca nel
punto più panoramico del percorso: la vista infatti spazia sull’intera Macchia della Magona fino alla costa.
Giunti in località Tre Confini si prosegue sulla destra. Per circa 1 km il sentiero non
è pedalabile a causa di grossi pietroni e dell’erosione causata dall’acqua piovana ma è facilmente percorribile a piedi.
Superato il tratto malagevole si ritorna in sella fino al bivio dell’Immaginetta dove,
sulla destra, si prende la sterrata del percorso n°12.
Si pedala in quota per 800 m fino ad un facile guado e, dopo 200 m, sulla sinistra,
all’imbocco del sentiero n°13.
Il primo breve tratto del sentiero (400 m) non è pedalabile ma poi si trasforma in
una comoda e bella stradina sterrata delimitata da un duplice filare di cipressi che
scende lungo il Botro Campo di Sasso.
La strada continua in discesa passando per Poggio Cornetto fino al ponte sul Botro
degli Strinati per risalire fino al bivio dove si prosegue a sinistra fino a Bibbona.
Percorso alternativo breve (9 km e 120 m di dislivello):
Si segue lo stesso itinerario fino alla sbarra del percorso n°5 (2,6 km): qui si gira
a destra sul n°6 e, dopo 300 m, si continua per 2,3 km sul percorso n°9 fino a Casetta, in località Campo di Sasso.
La strada prosegue in discesa passando per Poggio Cornetto fino al ponte sul Botro degli Strinati per poi risalire fino al bivio dove si prosegue a sinistra fino a Bibbona.
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macchia
della
magona
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Macchia della Magona
PUNTO DI PARTENZA E ARRIVO: BIBBONA
DISTANZA: 19 KM
DURATA: 2 ORE E MEZZO IN
MOUNTAIN BIKE
TIPO DI TRACCIATO: STERRATO
DISLIVELLO: 370 M
DIFFICOLTÀ: MEDIO - IMPEGNATIVA
NOTE:
L’intero percorso si svolge su strade sterrate attraversando nella parte centrale il cuore della Macchia della Magona, area protetta interdetta al traffico motorizzato, un vero
paradiso per chi viaggia a piedi, in bici e a
cavallo.
Considerata la lunghezza e il tipo di tracciato questo percorso è più indicato per chi si
sposta in mountain bike.
Con un certo allenamento di base può
prendere in considerazione la variante alta,
più impegnativa per l’altimetria e parte del
tracciato accidentato.
In tal caso il percorso misurerà 26 km con
un dislivello totale di 490 metri.
Per chi si sposta preferibilmente a piedi si
consiglia la variante descritta in coda all’itinerario, più breve e senza alcuna difficoltà
tecnica nè di orientamento.
PARCO PER ESCURSIONISTI
Una rete viaria fatta di mulattiere e sentieri si sviluppa per oltre 40 km attraversando in
lungo e in largo la foresta raggiungendo di tanto in tanto punti panoramici molto spettacolari: strade facilmente pedalabili e tracciati single-track, per lunghi tratti veri e propri tunnel immersi nella macchia.
I 16 percorsi sono tutti catalogati (con le caratteristiche tecniche e naturalistiche) e numerati su una cartina distribuita localmente molto utile per esplorare la zona.
La Macchia è terreno ideale per tutti, dai bikers più abili in cerca di passaggi tecnici,
agli escursionisti che pedalano e camminano per il gusto di vivere la natura.
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Castagneto Carducci
Questo itinerario tra le colline che
“muovono” la Costa degli Etruschi tra
Castagneto Carducci e Sassetta offre
la sintesi perfetta di un territorio capace di armonizzare il senso e la spontaneità della natura con le attività umane.
Nella prima parte si percorre l’antica
Via Campigliese, importante strada di
comunicazione tra Castagneto e Campiglia che tra il 1421 e il 1716 fu il centro principale della zona in quanto sede
del Capitanato, del tribunale e della
Cancelleria Comunitativa.
Nella seconda parte si segue la Valle
dei Molini.
Si cammina nella macchia ispida e fitta
a tal punto da apparire impenetrabile,
si vive l’atmosfera dei boschi di castagni per secoli fonti insostituibili per
l’alimentazione giornaliera della gente
del luogo.
La farina di castagne infatti veniva utilizzata per fare pane, pasta e la cosiddetta “pattona”, vale a dire la polenta.
Le tracce dell’uomo in queste colline
sono segni importanti che vanno dall’antico selciato della Via Campigliese,
a vecchie carbonaie perfettamente funzionanti fino a pochi anni or sono e antichi mulini importantissimi per
l’economia locale fino al secolo scorso.
Vigneti e uliveti disegnano il paesaggio
dove le curve altimetriche del territorio
diventano più dolci.
Si parte dal grande parcheggio nei pressi del Parco delle Rimembranze. Si inizia a camminare in discesa su asfalto fino al bivio a destra di Via Nemorense riconoscibile per le
nuove costruzioni residenziali.
Dopo circa 100 metri si prosegue sulla stradina di cemento che sale con decisione verso il crinale che separa Castagneto da Sassetta verso la Via Campigliese. Oltrepassata
la zona abitata si cammina su un tracciato sterrato che prosegue in salita tra le querce
segnalato dal cartello che indica il percorso n°1.
Dopo una prima parte (15 - 20 minuti) in costante salita si prosegue su un piacevole saliscendi e, tra i castagni, si aggira il versante orientale del Poggio Carpineta.
Si consiglia la breve deviazione verso la vetta (sulla destra) dove si trova una vedetta antincendio. L’itinerario prosegue verso Poggio Tizzone raggiungendo una capanna dei
carbonai (ricostruzione) e, poco dopo, un tratto di selciato originario dell’antica Via Campigliese.
La salita continua fino al cosiddetto Crociale riconoscibile per la presenza di un palo in
cemento dell’elettricità: sulla sinistra parte il sentiero verso Sassetta (sbuca nei pressi dell’Hotel La Selva), sulla destra il sentiero che scende verso la via Nemorense e quindi possibile via di ritorno anticipata verso Castagneto: il nostro itinerario prosegue dritto sulla
carrareccia che segue il crinale ormai senza asperità fino ai 520 metri del Capo di Monte, il punto più alto dell’itinerario.
Si mantiene il tracciato principale evitando tutte le possibili deviazioni e attraversando
due evidenti radure (la seconda con un rudere e, sulla sinistra, deviazione per la vicina
Sassetta) fino a raggiungere il Piano dei Brizzi.
La località è caratterizzata dalla presenza di una pineta e, alla sinistra del tracciato, da
un antico podere con stalle.
Dove termina la pineta, in località Case la Fiora, la carrareccia fa una curva a sinistra. Proprio in questo punto, sulla destra parte il tracciato n°2 che fa ritorno verso Castagneto
lungo la valle dei Mulini.
Da questo momento si seguono i segnavia blu del percorso n°2 noto come il “Sentiero
dei Molini”.
In breve si raggiunge un bivio nei pressi di una quercia secolare al centro della strada:
qui si va a destra in discesa fino ad un incrocio (nei pressi di una zona recintata dove è
vietata la caccia) dove si prosegue ancora a destra seguendo i segnavia col n°2.
Poco dopo il tracciato segue un ampio tornante verso sinistra che anticipa un bivio dove
si piega a sinistra, in discesa. In breve si raggiunge il casotto e le prese dell’acquedotto
di Castagneto (Bolla del Conte Piero).
L’itinerario prosegue sul tracciato principale (mulattiera) fino a raggiungere una strada
sterrata. Qui si prosegue a destra per circa 100 metri fino a un palo della luce in cemento dove si lascia la sterrata per imboccare, sulla sinistra, il sentiero che scende con decisione verso il Fosso dei Molini.
Proseguendo dritti sulla sterrata si arriva comodamente a Castagneto (circa 5 km). Si
cammina nella fitta vegetazione seguendo i segnavia blu del percorso n°2: in ogni caso
si evitano tutte le possibili deviazioni seguendo il sentiero che segue il fosso.
Il sentiero incontra successivamente due ponti ottocenteschi (Ponte Lungo di Sopra e
Ponte Lungo di Sotto) costruiti per l’acquedotto: tra i due ponti c’è un bivio dove si mantiene la sinistra ma si deve fare attenzione perché il segnavia spesso è nascosto dalla vegetazione.
Il tracciato continua in discesa seguendo il fosso (che viene attraversato un paio di volte). Poco dopo si incontrano i ruderi del Molino di Cima, ormai quasi completamente in
simbiosi con la vegetazione.
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Castagneto Carducci
PUNTO DI PARTENZA E ARRIVO:
CASTAGNETO CARDUCCI
DISTANZA: 12 KM
DURATA: 6 ORE E MEZZO
TIPO DI TRACCIATO: CARRARECCE E
SENTIERI
DISLIVELLO: 320 METRI CIRCA
DIFFICOLTÀ: MEDIA
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Si individuano meglio più avanti le rovine del Molino di Mezzo, caratterizzate da due macine in pietra. La strada diventa più ampia e agevole e si passa nei presi del podere Trogolello (sulla destra) e successivamente tra orti e pollai fino a costeggiare la recinzione del
Molino Rotone, attualmente ristrutturato e abitato.
Giunti nei pressi dell’ingresso del Rotone (punto di riferimento: invaso di acqua per
l’antincendio) si piega a destra incamminandosi sull’ultimo tratto in salita verso il borgo di
Castagneto.
NOTE:
Questo anello è l’unione di due sentieri:
l’antica Via Campigliese (percorso n°1, segnavia rosso) e il Sentiero dei Molini (percorso n°2, segnavia blu).
L’itinerario non presenta difficoltà tecniche
ma, nella seconda parte richiede particolare
attenzione per l’orientamento, dunque seguire attentamente la descrizione e tenere
d’occhio i segnavia del percorso n°2. Lunghezza e dislivello possono essere ridotti imboccando la via Nemorense che anticipa il ritorno verso Castagneto in due punti del percorso (dal Crociale e poco dopo la Bolla del
Conte Piero): queste deviazioni sono consigliate anche a chi vuole affrontare il percorso
in mountain bike.
Consigliabile farlo con la cartina edita dal
Comune di Castagneto Carducci e dall’Associazione Messidoro (1:15.000) destinata
agli appassionati di trekking.
LA VALLE DEI MOLINI
Anticamente furono 16 i mulini ad acqua attivi nel territorio compreso tra Bolgheri e Castagneto. Macinare grano e produrre farina erano attività indispensabili per l’economia
locale fino agli inizi del ‘900.
La Valle dei Molini, attraversata dalla seconda parte dell’itinerario proposto, ne contava 5. Oggi si possono vedere i ruderi del Molino di Cima e del Molino di Mezzo mentre
il Rotone è una abitazione privata ristrutturata con cura.
In particolare quest’ultimo fu un punto di riferimento per i castagnetani. Alla fine del
‘700 infatti il Rotone era anche un frantoio e fino al 1912 ha costituito la fattoria più frequentata da contadini, operai, carbonai, boscaioli della zona. L’energia elettrica giunta
nel 1912 ha segnato la fine del mulino mentre il frantoio ha lavorato fino al secondo dopoguerra.
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Parco di Poggio Neri
Itinerario di grande interesse ambientale che si snoda nel territorio di Sassetta. Una macchia pressoché intatta,
caratterizzata da querceti e castagneti dove l’uomo ha lasciato delicate
tracce. Braccianti e carbonai sono
realtà di epoche passate.
Col tempo la natura si è impossessata
nuovamente di questo territorio selvaggio che ha il suo punto di riferimento nel Podere La Cerreta, esempio
notevole di agriturismo dove l’ospitalità si sposa perfettamente con agricoltura e allevamenti praticati con sensibilità e rispetto per l’ambiente.
Dal parcheggio dell’azienda agrituristica La Cerreta si scende fino alla sterrata che sale alla nostra sinistra verso il poggio di Casetta Fiorentina: la salita finisce dopo 900
metri nei pressi di un incrocio con area attrezzata per pic nic.
Si prosegue sulla sinistra per 1,2 km in discesa fino a un incrocio in località Podere I
Colli: la strada piega a destra (evitare il tracciato che prosegue diritto verso la collina) scendendo per 400 m e risalendo sul colle dove si incrociano i percorsi 1, 2 e 3.
Si continua sul n°1 girando a sinistra verso il Podere La Pieve (ottimo punto panoramico) scendendo per 3,5 km fino alla pianura del fiume Lodano.
Lungo il percorso si cammina nei pressi del vecchio podere di Quercialte, ideale punto di sosta per pic nic. In seguito si oltrepassa la linea dei cavi dell’alta tensione per
arrivare nei pressi del piccolo lago artificiale di Sant’Anna nelle vicinanze dell’omonimo affittacamere. Si prosegue a sinistra costeggiando il lago e, successivamente, il
torrente. In linea d’aria la strada provinciale per Sassetta è molto vicina.
La strada si riduce a un sentiero e la segnaletica non è ben visibile: evitare di imboccare sentieri o carrarecce che salgono sul versante sinistro (in collina) e proseguire nel
fondovalle. Superata una prima evidente radura si prosegue nel fitto bosco e alle successive due radure ci si mantiene sul lato del fiume fino all’imbocco del sentiero.
Dopo poco si giunge nei pressi di un bivio: si seguono i cartelli indicatori del percorso n°1 sulla sinistra. Si sale per 1,3 km passando presso il casolare delle Moricce per
poi scendere verso Podere I Colli raggiungendo il successivo incrocio (incontrato precedentemente) dove si gira a destra imboccando il viale sterrato e alberato, dal fondo pietroso e sconnesso, che scende verso Pian delle Vigne. Giunti nei pressi di un
vecchio ponte si piega a sinistra proseguendo in pianura verso il podere Livorno e fino al successivo incrocio (1 km) dove si procede a vista, ancora sulla sinistra, verso il
podere La Cerreta.
PUNTO DI PARTENZA E ARRIVO: SASSETTA,
PODERE LA CERRETA
DISTANZA: 13,2 KM
DURATA: 4 ORE A PIEDI, 1 ORA E 40 IN
MOUNTAIN BIKE
TIPO DI TRACCIATO: STRADA STERRATA E
SENTIERO AGEVOLE
DISLIVELLO: 370 M
DIFFICOLTÀ: MEDIA
IL PARCO FORESTALE DI POGGIO NERI E
LA CERRETA
In questa area si snodano sentieri attrezzati tra
stupendi esemplari di castagni, lecci e querce.
Al suo interno, il Museo del Bosco dove sono
presentati gli attrezzi dei mestieri del bosco ed
una ricostruzione perfetta e minuziosa del mondo dei carbonai.
Un esteso bosco di castagni, lecci e querce. Un
verde regno, dominato da caprioli e cinghiali, a
poca distanza dall'antico borgo di Sassetta, aggrappato alle pendici di un alto poggio che domina la vallata del Cornia.
Il parco si estende per oltre 600 ettari a est di Sassetta fino alle valli dei torrenti Lodano e Massera. E’ su questo territorio che i carbonai di Sassetta hanno scritto le loro
storie di vita in simbiosi con il bosco. I poderi che costituiscono importanti punti di riferimento per l’orientamento sono abbandonati da molti anni.
L’unico che pulsa di vita è il Podere La Cerreta, attualmente azienda agricola e autentico agriturismo, frutto di un interessante e riuscito progetto nel segno dell’agricoltura biologica, dell’allevamento di cinte senesi e vacche maremmane, di un’equitazione che privilegia il rapporto dolce con il cavallo.
NOTE:
Il punto di partenza dell’itinerario si raggiunge seguendo la strada che da Sassetta scende a Pian delle Vigne in direzione
Frassine - Monterotondo Marittimo. Il percorso si svolge prevalentemente su strada
sterrata lungo il tracciato n°1 del Sassetta
Trekking e, nella seconda parte, su un
tracciato abbastanza incerto dove è indispensabile orientarsi seguendo la descrizione in quanto mancano i cartelli.
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Parco Archeominerario di San Silvestro
Il viaggio nel Parco può essere costruito a proprio piacimento e in base alle
proprie inclinazioni.
L’area offre veri e propri itinerari archeologici, minerari e naturalistici con
programmi di soggiorno, percorsi trekking, visite guidate e laboratori didattici di archeologia sperimentale per
bambini e adulti; esperienze di scoperta della vita in un villaggio medievale o
di un’esplorazione in miniera.
Le ultime realizzazioni all’interno del
parco sono costituite dalla ristrutturazione di una galleria mineraria del XX
secolo tra le Valli del Temperino e dei
Lanzi, percorribile a bordo di un trenino
minerario.
Inoltre sono state recuperate e aperte
alla visita le strutture costruite tra ‘800
e ‘900 del Pozzo Earle che ospitano un
museo delle macchine e della storia sociale della miniera.
Ecco visite e percorsi suggeriti:
• Via del Temperino (20 minuti)
Facile percorso che inizia dall’uscita
della Miniera del Temperino e termina
al Museo dell’Archeologia e dei Minerali. In gran parte il tracciato segue il percorso della ferrovia del trasporto minerario dei primi anni del ‘900.
Punti di interesse: Pozzo Gowett, Pozzo
Fernet-Marchi, Miniera Etrusca. Pozzo
Leopoldo, Gran Cava.
• Via delle Ferruzze (circa 1 ora)
Costituisce la spina dorsale del Parco e
collega l’area del Temperino con la Valle Lanzi e la zona di Rocca San Silvestro. Il percorso sintetizza tutte le principali emergenze archeominerarie della
zona e prende il nome dai piccoli accumuli di minerale di ferro scavati negli
anni ‘40.
Il Parco archeominerario di San Silvestro è un archivio a cielo aperto che si estende
per 450 ettari nella Val di Cornia, alle spalle di Campiglia Marittima e del promontorio
di Piombino, e che permette di leggere le vicende del ciclo minerario e metallurgico
dal periodo etrusco ai giorni nostri.
Il Parco costituisce un esempio straordinario di integrazione e dialogo tra ambiente
naturale e attività umane fortemente invasive come l’estrazione e la lavorazione dei
minerali. In questa zona infatti il legame tra insediamento umano e risorse minerarie
costituisce un filo mai interrotto.
La storia degli uomini e degli elementi di madre terra in questo luogo ha il sapore di
un viaggio importante e ricco dove il benessere fisico del movimento e del contatto
con la natura è accompagnato dalla conoscenza di aspetti della vita dell’uomo che
generalmente si apprendono unicamente da racconti o fonti scritte.
Dalla Miniera del Temperino, un percorso sotterraneo attraverso il quale si possono
osservare i minerali e, allo stesso tempo, capire i metodi di estrazione antichi e moderni, al villaggio medievale di fonditori e minatori della Rocca di San Silvestro (X-XIV
secolo) esempio illuminante per la conoscenza della quotidianità e dell’economia medievali, ai percorsi trekking e al viaggio nel trenino minerario questo lembo della Costa degli Etruschi regala all’escursionista le chiavi per trascorrere una giornata e forse più in una macchina del tempo dove nulla è artificiale e niente immaginario.
La millenaria attività mineraria ha lasciato importanti tracce che costituiscono uno dei
più begli esempi di archeologia industriale. Viaggiatori, escursionisti e turisti trovano
in questa chiave di lettura l’accesso più diretto con questo territorio dove ogni passo,
ogni edificio, ogni reperto raccontano storie importanti.
Gli edifici minerari ospitano oggi il museo mineralogico, il museo archeologico, il museo della miniera e i servizi di accoglienza. Inoltre il parco è attrezzato con centro visita, punto ristoro e spazi per attività didattiche e laboratori.
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costa
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Parco Archeominerario di San Silvestro
La soluzione più interessante prevede il
viaggio di andata sul trenino minerario e
il ritorno a piedi lungo il percorso trekking.
• Via dei Lanzi (un’ora abbondante)
Itinerario di notevoli suggestioni paesaggistiche che si sviluppa ad anello
con partenza e arrivo alle Laverie di
Valle Lanzi. Il percorso passa per i pozzi di estrazione medievali, gli interventi
medicei e gli imponenti impianti della
società inglese Etruscan Mines.
Non distanti l’Ostello di Palazzo Gowett
e il Centro Documentazione di Villa
Lanzi. Prende il nome dai “Lanzi”, minatori d’origine tirolese che lavoravano
qui nel corso del XVI secolo.
• Via dei Manienti (45 minuti)
Questo itinerario conduce alla Rocca di
San Silvestro e inizia dal ponte sulla strada della cava e termina nel fondovalle nei
pressi di una miniera medievale.
La Rocca costituisce uno straordinario
esempio di borgo medievale i cui abitanti furono dediti all’estrazione e alla lavorazione di rame. piombo e argento. Fondato nel X secolo dai signori pisani della
Gherardesca per ospitare i minatori.
NOTE:
La visita al parco può durare da un minimo di 2 o 3 ore all’intera giornata. Il biglietto d’ingresso al parco include il servizio di visite guidate nei vari ambienti
che si svolgono a orari stabiliti (comunicati in biglietteria).
La Rocca di San Silvestro, senz’altro uno dei luoghi più suggestivi, può essere
raggiunta a piedi dalla biglietteria o in treno attraverso la galleria Lanzi - Temperino. Dalla biglietteria alla stazione di partenza del treno (Pozzo Earle) sono necessari circa 20 minuti a piedi. Altri 20 minuti a piedi vanno preventivati per raggiungere la Rocca di San Silvestro dalla stazione di arrivo del treno (Valle Lanzi).
Si consiglia un abbigliamento pratico e sportivo: scarponcini da trekking e copricapo nei mesi estivi; nello zainetto non dovrebbero mancare una giacca antivento e una borraccia per l’acqua. All’interno delle miniere si trova una temperatura costante di 14 gradi in tutti i mesi dell’anno.
Per info su visite guidate e prenotazioni contattare la “Parchi Val di Cornia”,
tel. 0565.226445, www.parchivaldicornia.it
I MUSEI DEL PARCO
Archeologia e minerali: si trova all’ingresso del Parco e offre varie informazioni sulla storia e la geologia del territorio.
Si possono osservare i materiali di scavo del villaggio medievale di San Silvestro e una importante collezione di minerali della zona; infine bookshop e
materiale didattico e informativo.
Miniera del Temperino: percorso sotterraneo di 360 metri attraverso una
galleria di età moderna che in più punti intercetta le fasi di coltivazione più
antiche e che consente di ripercorrere l’evoluzione delle tecniche di estrazione dall’epoca etrusca alla fase contemporanea.
Pozzo Earle: museo delle macchine minerarie e della storia sociale della
miniera dove si possono conoscere le diverse fasi del lavoro nella miniera e
comprendere alcuni aspetti della vita e delle tensioni sociali dei minatori.
PARCO DI SAN SILVESTRO IN MOUNTAIN BIKE
I tracciati del Parco si prestano ad essere “pedalati” anche se i dislivelli e il fondo di
sterrate e mulattiere non sono propriamente per principianti o gambe poco allenate. In
ogni caso un percorso interessante è l’”aspra” Via delle Ferruzze che “combinata” con
il percorso piacevolissimo di Quota 212 costituisce un anello interessante di circa 6 km.
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Suvereto
Questo itinerario è un vero e proprio
viaggio nella realtà della Val di Cornia.
Offre la possibilità di immergersi in un
ambiente disegnato dalla natura e
dalle mani dell’uomo: vigneti e uliveti,
antiche cave di estrazione del marmo
di Campiglia, fitta macchia mediterranea e un panorama indimenticabile
che spazia dalla costa, le isole dell’arcipelago e il Monte Amiata.
In buona sostanza si tratta di un anello molto piacevole che si snoda tra Suvereto e Campiglia Marittima, due
borghi medievali che, da soli, meritano
un viaggio e una visita tutta da gustare a ritmo lento.
PUNTO DI PARTENZA E ARRIVO: SUVERETO
DISTANZA: 18 KM
DURATA: 4 ORE E MEZZO A PIEDI,
2 ORE E MEZZO IN MOUNTAIN BIKE
TIPO DI TRACCIATO: CARRARECCE E BREVI
TRATTO DI ASFALTO
DISLIVELLO: 300 METRI CIRCA
DIFFICOLTÀ: MEDIA
NOTE:
seguendo attentamente la descrizione
l’itinerario non presenta difficoltà di orientamento; da un punto di vista tecnico si
presta anche a camminatori e ciclisti non
troppo esperti. In mountain bike la salita
verso Campiglia richiede un certo impegno
a chi non è allenato ma, considerata la brevità, si può considerare adatto a tutti.
Si parte dal grande parcheggio nei pressi della caserma dei Carabinieri e della importante fermata di pullman girando subito a sinistra. 50 metri dopo la caserma dei
Carabinieri si gira a destra in discesa in direzione dell’agriturismo “I Vignacci”. Al quadrivio si procede dritti lambendo sulla destra l’agriturismo “La Fontanella” (circa 2 km
dalla partenza).Dopo 1 km, la strada diventa sterrata e si sale gradualmente.
Si mantiene il tracciato principale evitando le deviazioni sulla destra passando tra orti, vigneti e querce da sughero. Percorsi 4,5 km dalla partenza si incontra un bivio dove si gira a destra seguendo l’indicazione per l’azienda agricola “Le Volpaiole”: a questo punto la salita aumenta per 1 km fino a raggiungere l’azienda agricola, in zona panoramica. La strada prosegue senza asperità tra la macchia e i vigneti per poi ricominciare a salire.
Dopo circa 500 metri, alla biforcazione, si mantiene la sinistra (a destra in salita si va
in una proprietà privata). Proseguendo lungo la curva di livello si arriva nei pressi dell’ex ospedale di Campiglia fino a un evidente incrocio a T (7 km dalla partenza) con
bellissimo panorama: si gira a destra per arrivare alla strada asfaltata che conduce verso il centro di Campiglia Marittima. Percorsi 200 metri su asfalto (Via dell’Annunziata)
si arriva ad un incrocio. L’itinerario prosegue a destra con una curva a gomito nei pressi dell’asilo comunale, ma si consiglia la breve deviazione verso il centro di Campiglia.
In breve la strada si trasforma in un ampio sterrato che aggira le falde del Monte Calvi, tornando in direzione di Suvereto e affacciandosi sulla Val di Cornia. Lo stradone
prosegue in leggera salita fino al podere Tinaio (12 km) dove inizia la discesa.
Nel punto dello scollinamento si incontra sulla sinistra la strada che raggiunge la sommità del Monte Calvi (al primo incrocio a T mantenere la destra). La strada scende tra
pini, roverelle e lecci e il fondo pietroso diventa più sconnesso. Si passa per vecchie
cave che offrono un assaggio di archeologia industriale. Raggiunto un evidente tornante in discesa verso destra si segue la strada in questa direzione evitando di proseguire dritti (strada senza fondo).
Si continua sulla traccia principale passando davanti all’agriturismo “Le Foreste” immersi nella vegetazione. La strada prosegue in discesa fino ad un cancello dove si biforca (14,5 km): mantenere la sinistra in discesa seguendo la strada inghiaiata. La
sterrata termina dopo 500 metri immettendosi con un incrocio a T su una strada asfaltata dove si piega a destra. Dopo 1 km la strada asfaltata, in pianura, piega con decisione verso destra, ma l’itinerario prosegue dritto seguendo i pali di cemento della
linea telefonica e le indicazioni per l’agriturismo “Il Falcone”. Raggiunta l’entrata dell’azienda agricola, in presenza di una grossa quercia, si prosegue a destra sulla strada che arriva nella zona abitata di Suvereto, nei pressi del grande parcheggio.
UNA GUIDA AFFIDABILE PER I BIKER
Diego Daddi vive a Suvereto, e dal 2005 è Guida Nazionale dell’Accademia Nazionale di MTB. Costituisce un valido punto di riferimento per scoprire il territorio partendo
dalla sentieristica per arrivare alle emergenze storico - artistiche del comprensorio della Val di Cornia con particolare riferimento alla zona di Suvereto e Campiglia Marittima.
Info e contatti: Diego Daddi, via Don Minzoni 5, Suvereto (LI); cell. 347 1931632,
[email protected]
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Parco naturale di Montioni
Benvenuti in un paesaggio la cui storia
è legata alle attività minerarie, alla
produzione del carbone e al taglio del
bosco.
Circa settemila ettari di bosco in cui ci
si può avventurare lungo innumerevoli sentieri un tempo battuti da taglialegna, carbonai, pastori e cacciatori.
Nel cuore del parco i segni dell'uomo
emergono dai resti delle cave di allume e del villaggio minerario di epoca
napoleonica voluto da Elisa Bonaparte
Baciocchi, sorella di Napoleone.
PUNTO DI PARTENZA E ARRIVO: MONTIONI
DISTANZA: 12 KM CIRCA
DURATA: 4 ORE A PIEDI, 2 ORE IN
MOUNTAIN BIKE
TIPO DI TRACCIATO: CARRARECCE E
SENTIERI
DISLIVELLO: 320 METRI CIRCA
DIFFICOLTÀ: MEDIA
NOTE:
Il punto di partenza si raggiunge con la S.P.
19 che collega Suvereto a Follonica. Si tratta di un anello con una “bretella” che raggiunge i ruderi della Pievaccia.
Percorribile anche in mountain bike: non
prevede difficoltà tecniche se non alcuni
tratti di strada o sentiero dal fondo smosso
(cinghiali) o con pietre e radici affioranti.
Si parte dal piazzale nei pressi del Ristorante La Foresta. Oltrepassato il parcheggio
si imbocca la strada sterrata che parte dopo il ponte sul Fosso dell’Acquanera. La
strada in leggera salita transita nei pressi degli antichi forni dell’allume (strutture in pietra e mattoni sulla sinistra) per raggiungere in breve l’edificio termale dove era solita
recarsi Elisa Bonaparte Baciocchi per i suoi bagni nelle acque sulfuree.
A questo punto si lascia la strada per imboccare il sentiero sulla sinistra che, aggirando le pendici del Poggio Speranza, entra nel Parco di Montioni. Il sentiero è evidenziato con vernice bianco-rossa e il numero 91. Corrisponde inoltre al tracciato n°2
della sentieristica di Follonica.
Dopo un tratto più ripido con un tornante (sulla destra costruzione in pietra con intonaco) il tracciato si immerge in una vera e propria galleria di erica gigante. Seguendo
la mulattiera si raggiunge un’area di sosta attrezzata oltrepassando una staccionata in
legno per immettersi su un’ampia strada sterrata. Qui si piega a destra seguendo la
strada fino ad un’evidente biforcazione dove si mantiene la sinistra. La strada prosegue fino a Campastrino, una radura - riserva di caccia nota come Campo del Diaccio,
nei pressi di un cancello visibile sulla destra. In salita si raggiunge una sbarra di ferro, oltre la quale la strada si biforca nuovamente: proseguire diritti in salita (riferimenti: placche metalliche bianco-rosse della sentieristica della Provincia di Grosseto, tracciato n°9 delle “Bandite di Scarlino” e ancora il 91 su vernice bianco-rossa) ignorando la deviazione a destra e proseguendo verso Poggio al Chiecco, altura più rilevante del Parco di Montioni (circa 300 metri).
Dopo una ripida salita di circa 200 metri si passa nei pressi di tre casotti in legno per
l’avvistamento dell’avifauna. Poco dopo si raggiunge l’area attrezzata di sosta nota come Poggio “I tre cancelli” (vedi box). A questo punto, piegando a sinistra in discesa,
si può tornare verso Montioni, ma l’itinerario prosegue sulla strada tagliafuoco in discesa (direzione Follonica) per circa 2 km fino ai ruderi della Pievaccia, immersi nella
vegetazione a sinistra, con annessa area pic - nic. Il luogo merita una sosta e conviene salire con la scala in ferro sulla sommità della pieve fortificata (XII-XIII secolo) per
ammirare un panorama indimenticabile a 360 gradi che abbraccia la costa tra Follonica e Piombino compresa la Corsica (nelle giornate limpide) e il grande polmone verde di Montioni.
Da qui si torna indietro in salita fino ai Tre Cancelli, dove si imbocca a destra (precedentemente appariva alla nostra sinistra) la discesa verso Montioni: la strada dal fondo smosso offre grandi vedute sulle colline dell’interno fino a Larderello e si snoda in
un ambiente selvaggio. Seguendo il tracciato principale si guada un torrentello quasi
sempre secco per risalire rapidamente alla strada sterrata carrozzabile. Qui si piega
a destra. Poco prima della strada asfaltata, nei pressi del cartello che annuncia l’incrocio, si piega a sinistra nel bosco sull’ampio sentiero che conduce in pochi minuti al
punto di partenza.
RISERVA INTEGRALE
La Riserva dei Tre Cancelli è la seconda riserva naturale integrale istituita in Italia dopo quella di Sassofratino nel Casentino: 49 ettari che dal 1971 è protetta in modo totale, vale a dire, lasciata totalmente a se stessa senza che sia permesso all’uomo qualsivoglia intervento.
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costa
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parco
naturale di
montioni
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Parco costiero della Sterpaia
Itinerario molto semplice e di grande
interesse ambientale e paesaggistico.
Si sviluppa nei pressi del litorale compreso tra Piombino e Follonica su strade sterrate vietate al traffico motorizzato.
Il litorale sabbioso si presta anche ad
una piacevole balneazione ma
l’elemento di maggiore interesse è la
zona protetta della Sterpaia, una foresta anticamente destinata ai pascoli e
oggi ben conservata e visitabile.
Oltre a straordinarie querce secolari
nel bosco si trovano filliree e lentischi
di dimensioni insolite, frassini, aceri
campestri e aceri trilobi.
PUNTO DI PARTENZA E ARRIVO: PARCHEGGIO
LA STERPAIA (O CARLAPPIANO)
DISTANZA: 4 KM
DURATA: 4 ORE A PIEDI, 1 ORA E 40 IN
MOUNTAIN BIKE
TIPO DI TRACCIATO: STRADINE STERRATE
STABILIZZATE
DISLIVELLO: IRRILEVANTE
DIFFICOLTÀ: FACILE
NOTE:
Adatto a famiglie con bambini l’itinerario è
percorribile anche in bicicletta. Il tratto costiero prevede facilitazioni e servizi per
disabili che possono raggiungere il ponte
sul canale in auto.
Il punto di partenza si raggiunge facilmente uscendo dalla S.S.1 Variante Aurelia allo svincolo di Vignale - Riotorto e proseguendo alla volta di Piombino: dopo 2 km
deviazione a sinistra verso il “Parco della
Sterpaia”.
Si lascia il parcheggio imboccando la strada asfaltata e girando a destra. Dopo 200
metri si gira ancora a destra sulla strada sterrata che costeggia sulla sinistra l’area
protetta della Sterpaia (visitabile, tel. 0565.226445). Si oltrepassa una sbarra e poco
dopo si incontrano i pannelli informativi sulle emergenze ambientali e naturalistiche
della zona. Sulla destra la strada lambisce un’area coltivata.
Prima di un grande eucalipto si gira a destra sulla stradina che inizia delimitata da
due pini e immersa nella fitta vegetazione (1.4 km dalla partenza). Alla fine della stradina si oltrepassa un ponte sul Fosso Cervia e si piega a sinistra, ancora su sterrato
seguendo il canale. Dopo circa 200 metri la stradina piega a destra allontanandosi
dal corso d’acqua e, dopo altri 200 metri, si arriva ad un incrocio dove si mantiene
ancora la destra seguendo la traccia principale.
Al successivo bivio, dopo 50 metri (2,3 km dalla partenza), si va ancora a destra sullo stradello che si sviluppa parallelamente al litorale (alla nostra sinistra) immerso nella pineta. Questo tracciato mette in comunicazione tutti gli accessi pedonali alla
spiaggia che sono identificati con la lettera A e numeri progressivi: ci troviamo ora al
punto A17.
Poco dopo si incontra un’area attrezzata con accesso specifico per diversamente
abili che prevede vari servizi (parcheggio auto, bar-ristoro stagionale, bagni).
Oltrepassata la struttura del bar la strada piega a destra (in fondo si vede il ponte sul
Fosso Cervia): dopo poco si prende la prima a sinistra proseguendo sullo stradello
che si sviluppa nella zona retrodunale della costa sabbiosa tra
i punti di accesso A12 e A4, caratterizzata da varie aree attrezzate per il pic-nic, dove si gira a destra per tornare ai parcheggi, punto di partenza e arrivo dell’itinerario.
IL PARCO DELLA STERPAIA
Si tratta di un'area di oltre 300 ettari tipica dell'alta Maremma del
primo '900: dune, aree umide, radure agricole, aree boscate e
una rara porzione di foresta umida litoranea. Una preziosa e rara foresta umida, tipica dell'antico paesaggio litoraneo della
Maremma, sottratta dal Comune di Piombino alla lottizzazione
abusiva che l'aveva interessata a partire dagli anni '70.
Un ambiente da vivere lentamente tra querce secolari fino a
scoprire, al di là delle dune sabbiose, il mare.
L’area di maggiore pregio naturalistico all’interno del Parco è il
bosco di querce plurisecolari, relitto delle foreste planiziarie
che un tempo dovevano coprire buona parte del settore costiero e delle pianure italiane.
L’itinerario all’interno del bosco, ideato dall’architetto Mariachiara Pozzana, è indicato da una segnaletica artistica.
Le installazioni sono state posizionate nei pressi delle nove
querce più interessanti e consistono in sculture bronzee dell’artista fiorentino Marcello Giusti ispirate al bosco e al mare.
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costa
degli
etruschi
parco
costiero
della
sterpaia
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Promontorio di Piombino
Si cammina sospesi tra cielo e mare
nella fitta macchia mediterranea affacciati sulle isole dell’Arcipelago
Toscano.
L’antica Via dei Cavalleggeri era presidiata dai “finanzieri” d’epoca medievale su concessione dello Stato Pontificio alla Repubblica Pisana per esercitare giurisdizione e controllo su questo tratto di costa.
In realtà i cavalleggeri ebbero anche
un’importante funzione sanitaria e
controllavano il territorio per evitare
che malattie infettive come colera e tifo provenienti dal mare si diffondessero nell’entroterra.
Si parte da Salivoli, dal parcheggio di Cala Moresca. Si cammina per circa 1 km su
una strada sterrata che va progressivamente riducendosi ad un sentiero che prosegue a mezza costa (20-30 metri sul livello del mare).
Poco dopo l’inizio del sentiero s’incontra un bivio sulla sinistra che scende a Spiaggia
Lunga; proseguendo ancora per circa 1 km ecco un altro evidente bivio sulla sinistra:
il sentiero digrada con decisione, immerso nella vegetazione, fino alla bella spiaggia
ghiaiosa di Fosso alle Canne dove si trova un semplicissimo “stabilimento” balneare
perfettamente inserito nell’ambiente e impreziosito da belle sculture in legno effettuate su tronchi regalati alla spiaggia dalle mareggiate.
Si mantiene sempre il sentiero principale che dopo poco, in corrispondenza di Punta
della Galera, sale con decisione verso il promontorio allontanandosi dalla costa. Si
transita nei pressi di una postazione utilizzata dai cacciatori proseguendo in salita.
Successivamente il sentiero si trasforma in una traccia più larga fino a raggiungere la
strada di cresta nei pressi dei ruderi della Pieve e del Monastero di San Quirico (IX e
XI sec) nell’area nota come il Conventaccio.
A questo punto, chi volesse optare per il percorso più breve seguirà la strada di crinale girando a sinistra (direzione nord) fino allo slargo del Reciso dove si incontra la
strada asfaltata che raggiunge Populonia. Dal Reciso si consiglia una deviazione verso la costa lungo il percorso di Buche delle Fate.
Volendo chiudere l’anello, l’itinerario, dalla chiesa di San Quirico, prosegue sulla strada di crinale in direzione sud risalendo le falde del Monte Pecorino (sulla destra) per
poi proseguire verso Poggio Grosso e Monte Massoncello.
La strada “tagliafuoco” raggiunge Campo alla Sughera (235 metri s.l.m.) dove si
scende con decisione verso il quartiere Ghiaccioni (Piombino). Ancora in discesa, su
asfalto si torna al parcheggio di Cala Moresca in località Salivoli.
PUNTO DI PARTENZA E ARRIVO: SALIVOLI,
PARCHEGGIO DI CALA MORESCA
DISTANZA: CIRCA 15 KM ANDATA E RITORNO
DURATA: 5 ORE
TIPO DI TRACCIATO: SENTIERO E STRADA
STERRATA
DISLIVELLO: 300 METRI CIRCA
DIFFICOLTÀ: MEDIA
LE BUCHE DELLE FATE
Sono le tombe ipogee etrusche disseminate lungo il
sentiero che dal Reciso,
scendendo dal Poggio Molino, arriva fino al mare.
Scoperte e depredate già nel
corso del Settecento sono facilmente visibili seguendo il
percorso che digrada verso la
costa. Il nome un po’ magico fu dato a queste “buche” misteriose da boscaioli e taglialegna che vivevano e lavoravano nel corso del secolo scorso nella macchia del
promontorio di Piombino: pensavano infatti che le cavità fossero dimora notturna di esseri soprannaturali, evidentemente benigni.
E così nasce nel lessico popolare il toponimo ancora attuale di Buche delle Fate, identificativo di un meravigliosa meta balneare non attrezzata. Bastano venti minuti di cammino “tra le fate” per raggiungere il mare.
NOTE:
Manca una segnaletica specifica, ma in
presenza di possibili deviazioni tenersi
sempre sulla sinistra (lato mare) fino a
quando il tracciato non piega con decisione verso il promontorio raggiungendo l’area di sosta dei cacciatori.
Si può ridurre la camminata fermandosi in
località Reciso o a Populonia tornando al
punto di partenza in bus.
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costa
degli
etruschi
promontorio di
piombino
Uffici di Informazione
Turistica
COSTA DEGLI ETRUSCHI
LIVORNO
Provincia di Livorno Ufficio Informazioni Turistiche
Via Pieroni, 18/20 tel. e fax 0586 894236
www.costadeglietruschi.it [email protected]
MARINA DI BIBBONA
Via dei Cavalleggeri Nord - tel. 0586 600699
[email protected]
QUERCIANELLA
Via del Littorale, angolo via Aurelia
tel. 0586 491507
[email protected]
CASTAGNETO CARDUCCI
c/o Museo Archivio G. Carducci - Palazzo comunale
Via Carducci, 1 - tel. 0565 765032 fax 0565 763845
[email protected]
[email protected]
CASTIGLIONCELLO
Via Aurelia, 632 - tel. 0586 753241
[email protected]
MARINA DI CASTAGNETO
Via della Marina, 8 - tel. 0565 744276 - fax 0565 746012
[email protected]
ROSIGNANO MARITTIMO
Via Gramsci, 19 - tel. e fax 0586 792973
[email protected]
S. GUIDO - BOLGHERI
Loc. S. Guido Bolgheri - tel. 0565 749768
[email protected]
ROSIGNANO SOLVAY
Via Berlinguer - tel. e fax 0586 767215
[email protected]
SAN VINCENZO
c/o Stazione Ferroviaria
Via della Stazione - tel. 0565 701533 - fax 0565 706914
[email protected]
Porto Turistico Cala de’ Medici- V.le Trieste - tel. 0586 760818
[email protected]
VADA
Vada Centro
Piazza Garibaldi, 93 - tel. 0586 788373 - fax 0586 785030
[email protected]
Località La Mazzanta
Via Valle D’Aosta, 78 - tel. e fax 0586 770391
[email protected]
CECINA MARE
Piazza S. Andrea, 6 - tel. e fax 0586 620678
[email protected]
BIBBONA
Via Aurelia Nord, 6 - Loc. La California - tel. e fax 0586 677581
[email protected]
SUVERETO
Via Matteotti - tel. 0565 829304
[email protected]
PIOMBINO
Via Ferruccio - tel. 0565 225639
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BARATTI
Loc. Villini
[email protected]
CAMPIGLIA MARITTIMA
c/o Centro Civico Mannelli
Via Buozzi, 11/a - tel. e fax 0565 837201
[email protected]
[email protected]
SASSETTA
Via di Castagneto - tel. 0565 794521
[email protected]
Notizie utili
COSTA DEGLI ETRUSCHI
IL CENTRO GUIDE COSTA ETRUSCA
è un'associazione di guide turistiche,
guide ambientali escursionistiche e accompagnatrici
turistiche abilitate all'esercizio della professione,
e comprende alcuni componenti del gruppo AGAP di
Campiglia M.ma e le associazioni culturali In Itinere
di Piombino e Messidoro di Castagneto Carducci.
tel. 389 9578763, 327 8361651
guidecostaetrusca@y ahoo.it
ASSOCIAZIONE CULTURALE MESSIDORO
Sede del Parco Letterario Giosuè Carducci,
Centro di Educazione Ambientale,
Via Carducci 1, Castagneto Carducci (LI)
tel. 0565 765032, 331 6574398,
[email protected]
CAI SEZIONE DI LIVORNO
Via S. Fortunata 31, Livorno
tel. e fax 0586 897785, www.cailivorno.it
[email protected]
TOSCANA TREKKING
E’ il logo che identifica l'attività di progettazione di
escursioni e soggiorni naturalistici e culturali nata
dalla collaborazione tra alcune guide ambientali
escursionistiche ed agenzie
di viaggi/tour operator convenzionati.
ToscanaTrekking - guide ambientali escursionistiche,
c/o Dott.ssa Alice Colli, Viale del Tirreno 373, Tirrenia (PI),
tel. 347 7922453, fax 050 30448, www.toscanatrekking.it
[email protected], [email protected]
TREKKING IL VIOTTOLO
Trekking sulle Isole dell’Arcipelago Toscano
Via Fucini 279, Marina di Campo, Isola d’Elba (LI)
tel. 329 7367100 fax 0565 977430, [email protected]
www.ilviottolo.com
ARDEA, NATURA DA VIVERE
Via del Vigna 199, Livorno, tel. 0586 444407 fax 0586 426548,
www.naturadavivere.it [email protected]
WWF PROVINCIA DI LIVORNO
Orti-Bottagone:
Informazioni e prenotazioni visite guidate tel. 345 7576224
[email protected]; www.wwf.it/orti.nt
Bolgheri:
Informazioni e prenotazioni visite guidate tel. 334 7584832
[email protected] www.wwf.it/bolgheri.nt
Il GIARDINO SOSPESO
A 3 km dal mare nel verde dell'area protetta Belora - Riparbella - fiume Cecina, si trova il Parco avventura
"Il Giardino Sospeso". Immerso in 600 ettari di bosco nei pressi del Centro di Educazione Ambientale di Riparbella dotato
di foresteria e aule didattiche, è nato questo parco avventura, ricco di percorsi per bambini e adulti.
All'interno del bosco de "Il Giardino" numerosi sono i percorsi sugli alberi, percorsi natura, giochi acrobatici
e di divertimento; tra le varie attività si segnalano il tiro con l'arco istintivo, gare di orienteering.
Il Parco Avventura si raggiunge facilmente dalla S.S. 1 “Variante Aurelia” uscendo allo svincolo di San Pietro in Palazzi.
Informazioni: Natura da Vivere, Via del Vigna 199, Livorno; tel. 0586 444407, www.naturadavivere.it,
[email protected]
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