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303 Alfred Sisley, poeta dell`Impressionismo
n° 303 - febbraio 2002 © Tutti i diritti sono riservati Fondazione Internazionale Menarini - è vietata la riproduzione anche parziale dei testi e delle fotografie Direttore Responsabile Lucia Aleotti - Redazione, corrispondenza: «Minuti» Via Sette Santi n.1 - 50131 Firenze - www.fondazione-menarini.it Alfred Sisley, poeta dell’Impressionismo A questo artista, lasciato forse un po’ in ombra dalla critica del Novecento rispetto ad altre personalità di spicco nell’articolato mondo figurativo dell’Impressionismo, il Palazzo dei Diamanti di Ferrara dedica dal 17 febbraio al 19 maggio la prima rassegna monografica che sia mai stata tenuta in Italia. Le opere esposte verranno poi presentate in tappe successive a Madrid - dal 6 giugno al 15 settembre presso il Museo Thyssen-Bornemisza - e al Musée des Beaux Arts di Lione, dal 9 ottobre al 6 gennaio 2003; la realizzazione della mostra è stata infatti resa possibile dalla collaborazione tra Ferrara Arte e queste due prestigiose istituzioni. Forse le ragioni della minore fortuna di Sisley presso le generazioni successive sono proprio le stesse che spinsero il giovane Matisse ad indicare in Sisley l’artista più genuinamente impressionista, poiché fu il solo che rimase per tutta la vita coerentemente fedele ai principi ispiratori del movimento. E ancora Matisse, negli anni della sua maturità dichiarava: «Un Cézanne è un momento dell’artista, un Sisley invece un momento di natura», riconoscendo con queste parole il valore fondamentale del rapporto con il soggetto, proprio della pittura en plein air, che per tutta la parabola artistica di Al- fred Sisley rappresentò un principio indiscutibile. Sisley era nato a Parigi nel 1839 da genitori inglesi che, quando giunse all’età di diciotto anni, lo inviarono nella patria d’origine perché si perfezionasse nella lingua e nelle attività mercantili. I progetti paterni si infransero però nella rivelazione che per il giovane Alfred costituì l’incontro con i musei londinesi, e in particolare con la pittura di Constable e Turner, i grandi maestri del paesaggismo di fine Settecento. Al suo ritorno a Parigi nel 1860, Sisley entrò nello studio del pittore Gleyre, dove conobbe quelli che sarebbero divenuti suoi amici e colleghi: Monet, Renoir e Bazille. Nel corso degli anni seguenti si recava spesso nella foresta di Fontainbleau in loro compagnia, per riprendere i soggetti che avevano ispirato Corot, Courbet e gli altri maestri della scuola di Barbizon; alberi maestosi e boschi profondi ed oscuri nei quali filtrava, con effetti suggestivi, la luce del sole, rappresentavano i temi prediletti degli esordi di Sisley: appartiene a questo periodo il Viale dei castagni presso la Celle-Saint-Cloud, nel quale la tavolozza, apparentemente quasi monocroma, si rivela a uno studio più attento modulata in un’infinita sinfonia di verdi e marroni. Negli anni Sessanta, Si- sley iniziava a dipingere coppie di opere con vedute molto simili, colte in condizioni atmosferiche diverse, aprendo la strada ad una prassi che svilupperà ulteriormente in tempi successivi e che troverà, a fine secolo, la sua massima espressione nelle Serie di Monet; una caratteristica peculiare che distingueva Sisley dalla maggior parte dei pittori impressionisti era lo scarso interesse per l’ambiente urbano e le immagini di vita cittadina: i soggetti parigini sono quasi assenti dalla sua produzione, così come i ritratti e le nature morte. Va detto però che gran parte delle tele giovanili di Sisley, circa settanta opere, andarono distrutte durante la guerra francoprussiana del 1870, quando il suo atelier di Bougival, sulle rive della Senna, fu saccheggiato dai soldati nemici. Trasferitosi nel 1872 a Louveciennes, dove da alcuni anni abitava anche Pissarro, Sisley manteneva i contatti con Monet e Renoir, che trascorrevano lunghi periodi nella vicina Argenteuil dipingendo insieme, così che le due cittadine divennero i centri nodali dell’Impressionismo nella stagione del suo massimo fulgore e della piena compiutezza, quando si dispiegava in tutte le sue potenzialità il modo di dipingere assolutamente innovativo di questi pittori, basato su una tavolozza dai colori brillanti, Alfred Sisley in una foto del 1872-74 pag. 2 stesi a pennellate brevi e vibranti nella ricerca di effetti luministici sempre più aerei. Nelle opere di Sisley, forse ancor più che in quelle degli altri artisti che gli furono vicini, si avverte, al di sotto dell’apparente momentaneità e casualità del soggetto rappresentato, la presenza di una struttura compositiva attentamente calibrata, che dà origine ad una armonica scansione degli spazi; vale per tutti, Il traghetto dell’Ile de la Loge - Inondazione, dipinto nel 1872 e costruito con un intersecarsi di linee verticali e orizzontali, in un raffinato gioco di equilibri e di rimandi tra i volumi delle costruzioni sullo sfondo, e i grafismi verticali dei pali in primo piano che si prolungano, riflettendosi, nelle acque ormai placate del fiume uscito dagli argini. Anche in questa tela l’artista mostra una straordinaria capacità di rendere una vasta gamma di sfumature con una tavolozza apparentemente limitata, che impronta la tonalità complessiva del dipinto; abilità che si apprezza particolarmente in alcune vedute invernali degli anni Settanta, come Neve a Louveciennes, il cui soggetto, la strada di casa, verrà ripreso in una visione estiva con l’unica variante della figura femminile: qui viene verso il primo piano con un ombrello aperto, nel giardino d’estate si allontana all’ombra di un parasole. Il biancore della neve, in tutte le sue sfumature, fa risaltare la gamma in ocra dei muri e delle costruzioni circostanti, mentre il cancel- letto dell’orto, in un brillante verde giada, si viene ad identificare, a pari dignità con la figura della donna, come il centro dell’attenzione per lo spettatore. Nel 1874 Sisley faceva parte della “Società anonima degli artisti”, insieme con Renoir, Pissarro, Monet, Degas e Caillebotte, come si era denominato il gruppo autonomo che, in contrapposizione all’ufficialità del Salon, espose 165 opere presso lo studio del fotografo Nadar (e Sisley partecipò con cinque paesaggi); si costituiva così il nucleo originario di quello che, proprio in questa occasione, venne battezzato dal critico Louis Leroy - in una stroncatura passata alla storia - con il nome (dispregiativo, nelle intenzioni) di Movimento degli impressionisti. I dipinti di Sisley appaiono la puntuale traduzione su tela di quanto Diego Martelli osservava nel 1880 a proposito dei pittori di questo gruppo: «L’impressionismo non è solo una rivoluzione nel campo del pensiero, è anche una rivoluzione fisiologica all’interno dell’occhio umano. E’ una teoria nuova che dipende da una maniera diversa di percepire la sensazione della luce e di esprimere le impressioni. E gli impressionisti non hanno prima fabbricato le teorie per adattarvi poi i quadri, ma, al contrario, come sempre avviene nelle scoperte, sono stati i quadri nati dal fenomeno inconscio dell’occhio di certi uomini d’arte che, studiati, hanno fatto nascere in seguito il ragionamento dei filosofi». Viale dei castagni presso La Celle-Saint Cloud - Southampton, City Art Gallery Le regate a Hampton Court - Collezione privata Nell’estate del 1874 Sisley soggiornava in Inghilterra, ad Hampton Court, dove le rive del Tamigi gli offrivano lo spunto per gli amati soggetti fluviali; così, nelle Regate ad Hampton Court, il soggetto gli fornisce l’opportunità per cogliere, con la vivacità e la rapidità di tratto di uno schizzo estemporaneo, l’animazione dei preparativi di una gara sportiva. Tornato in Francia, i gravi problemi econo- Il traghetto dell’Île de la Loge - Copenaghen, Carlsberg Glyptotek pag. 3 mici che si facevano sempre più pesanti, lo spinsero ad una serie di spostamenti, ogni volta più lontano da Parigi, alla ricerca di piccoli centri nei quali la vita fosse meno costosa, ma sempre e comunque gravitando sulle rive della Senna e del suo affluente Loing, ai margini della foresta di Fointainbleau, fiumi che divennero il motivo conduttore della sua ispirazione. Nel corso degli anni Ottanta, la pennellata di Sisley si fa più vibrante e frazionata, mentre l’impianto generale dei dipinti mostra la stessa impostazione “grandangolare” (per dirla con un termine mutuato dalla fotografia) di certi paesaggi di Monet. Entrambi queste caratteristiche risultano particolarmente evidenti soprattutto nel Ponte a Saint-Mammès, dove i protagonisti del dipinto sono il fiume che si allarga verso la confluenza con la Senna, e il cielo, che occupa quasi due terzi della tela, con un orizzonte ribassato che esalta l’effetto di “visione panoramica”; qui, la poesia dell’acqua, tanto cara agli impressionisti, e il suo dialogo intenso ed animato con la luce, si dispiegano in un canto ampio dalle infinite variazioni, che ritorna anche nel più tardo Les bords du canal à Moret-sur-Loing, dove l’acqua, scintillante e mossa nel dipinto precedente, si fa quieto specchio agli alberi che in essa si riflettono. La crisi del movimento impressionista, con la diaspora degli anni Ottanta, e la via verso nuove esperienze intrapresa da alcuni artisti del gruppo, non intaccarono la fiducia di Sisley nella pittura en plein air; nelle opere di questo periodo la sola eco percettibile di quanto di nuovo stava accadendo attorno a lui è la scelta, sotto l’influenza dell’amico Monet, di dedicare una serie di tele alla cattedrale gotica di Notre Dame a Moret, dove risiedeva, colta nei vari momenti del giorno e delle stagioni. La rassegna di Ferrara presenta alcuni dipinti di questo soggetto, nei quali appare evidente come, in confronto alla smaterializzazione delle forme operata da Monet nelle sue Cattedrali, rese diafane e traslucide, in Sisley risalta ancora una volta l’impostazione strutturale che costituisce la base - a volte evidente, a volte sottintesa - di tutta la sua opera; questo senso “architettonico” dei volumi si afferma ancor più esplicitamente nelle opere realizzate durante il viaggio in Inghilterra del 1897. I soggetti prescelti, una serie di marine con imponenti scogliere come in Longland Bay, lo scoglio, in cui il blocco possente di pietra domina al centro della tela, stagliandosi nettamente sull’orizzonte marino con corposa e quasi scultorea materialità - gli forniscono lo spunto per una sorta di dialogo-contrapposizione tra la matericità pesante e corposa delle rocce e l’evanescente, impalpabile, palpitare delle onde marine che si frangono nella luce del giorno. Si avverte qui anche un’eco delle riflessioni che Monet aveva condotto poco tempo prima nel corso del viaggio in Norvegia - con la serie dedicata al monte Kolsaas - sulle stampe giapponesi di Hokusai, alle quali numerosi artisti parigini del tempo guardavano con interesse, trovando nella stilizzazione e fluidità delle linee formule espressive in sintonia con le istanze simboliste che percorrevano gli ambienti d’avanguardia. Anche le opere di Sisley dipinte nel 1888, poco prima della morte avvenuta nel gennaio dell’anno seguente, e dedicate a una serie di vedute del fiume Loing, appaiono avvicinarsi alla poetica simbolista nella scelta di una tavolozza tutta giocata su toni evanescenti di grigio e malva. Dopo le tante difficoltà e delusioni di un percorso artistico al quale era mancato il favore e il sostegno del pubblico, per Sisley il successo arrivava improvviso pochi mesi dopo la morte, con l’asta organizzata da Monet nel maggio 1899. In questa occasione, l’illustre critico parigino A. Alexandre scriveva: «Il giorno in cui fu annunciata la morte di Sisley [questi] assunse la sua posizione nella stirpe gloriosa dei pittori di paesaggio [...] Qualunque museo e qualunque galleria che ora pretendano di raccontare la storia della grande arte del nostro secolo, racconterebbe la storia in modo incompleto se non fossero presenti [...] i soavi, delicati, luminosi, splendenti dipinti che contrassegnano l’evoluzione del talento di Alfred Sisley». donata brugioni Neve a Louveciennes - Washington, The Phillips Collection Il ponte Saint Mammès - Filadelfia, Philadelphia Museum of Art Prugni e noci a primavera - Collezione privata