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Innovatori affamati di ricerca

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Innovatori affamati di ricerca
C
✒... Imparare
è un’esperienza;
tutto il resto
è solo informazione».
Albert Einstein
copertina
>ACCADEMIASPINOFF
INNOVATORI
AFFAMATI DI ricerca
Gli spinoff
universitari
non producono
conoscenze:
se ne nutrono
DI ANTONIO C. LARIZZA
a ricerca usa soldi per
produrre conoscenze.
L’innovazione usa conoscenze per produrre soldi. C’è università solo dove si fa ricerca. Non c’è università dove si fa
solo innovazione.
Distinguere tra i concetti di ricerca e innovazione e definirne il
loro rapporto con l’istituzione universitaria è il primo passo da compiere per comprendere il ruolo, il
valore, degli spinoff del sapere:
aziende nate per valorizzare, sul
mercato, le attività scientifiche
svolte all’interno delle università e
degli enti pubblici di ricerca.
Il primo caso italiano risale al
1971. Da allora, secondo uno studio
del Main Lab della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa (presentato in
anteprima sul Sole 24 Ore del 10 novembre), gli enti pubblici di ricerca
più fertili sono stati il Politecnico
di Torino, l’Università di Bologna
e l’Infm-Cnr (da cui sono nati, rispettivamente, 49, 42 e 37 spinoff).
Seguono le università di Perugia,
Padova, Udine, Cagliari, la Scuola
superioreSant’Anna di Pisa,il Politecnico e la Statale di Milano.
Complessivamente, dal ’71 a oggi, le imprese nate in Italia dai frutti
della ricerca pubblica sono 802.
Nello stesso periodo, in America,
la sola università di Stanford ne ha
generati 2.400: tra cui Hewlett
Packard, Apple, Sun Microsystem,
Cisco Systems, Logitech, Excite,
L
Yahoo! e Netscape. Qualcosa, in
Italia,nonhafunzionato.Idatisembrano suggerire che il nodo è proprio nel rapporto tra ricerca, risorse e innovazione.
Nel sistema italiano i fondi pubblici per la ricerca scarseggiano.
Questo ha costretto l’università a
snaturare gli spinoff, utilizzandoli
sempre più come strumento per finanziare, indirettamente, la ricerca di base. Lo fa vedere, con chiarezza, un dato dell’indagine del
Main Lab: oltre la metà dei fondatori di spinoff universitari non interrompe l’attività di ricerca né abbandonail proprio posto di professore o ricercatore. Risultato: la ricerca produce conoscenze sottraendo risorse a chi, quelle conoscenze, potrebbe trasformarle in
valore d’impresa.
Sull’altro fronte, quello dell’innovazione e del trasferimento tecnologico, le conoscenze prodotte
in università non riescono ancora
ad attirare sufficienti risorse. I dati
della National venture capital association dicono che nel 2009 gli
investimenti in venture capital in
Italia sono stati pari allo 0,01% del
Pil (percentuali inferiori si registrano solo in Grecia, Slovenia e
Croazia). Negli stati uniti i ventur
capital investono, ogni anno, una
somma pari allo 0,2% del Pil Usa. Il
dato peggiora ulteriormente se si
considerano gli investimenti di
venture capital in start-up: in Italia
non si va oltre lo 0,001% del Pil. Risultato: mancano risorse per fare
innovazione, intesa come trasferimento tecnologico.
In questo contesto il confine tra
ricerca e innovazione resta un nodo da sciogliere. Un nodo che ha
origini culturali. E storiche. Nel
1980gli Usa approvano il Bayh-Dole Act: un provvedimento con cui
cambieranno il destino delle università, non solo quelle americane. Grazie a quella legge i governi
hanno incentivato le università a
Giovani startup crescono
Hanno vinto alcune delle passate edizioni del Premio nazionale
dell’innovazione (Pni) che è stato inaugurato nel 2003. Siamo andati a vedere
come hanno investito le risorse del premio, e in che modo hanno proseguito i
loro progetti, alcune tra le startup più interessanti.
Biopesticidi. L’anno scorso–
quandovinseilPni– erasolo un’idea
diimpresadiLucaRuiu, 34anni. Ora
Bioecopestèuna srlcheopera ad
Algherodel Parco Tecnologicodella
Sardegna.Ilprogetto, sostenuto
dall’UniversitàdiSassari,prevede
laricerca,losviluppo eilmarketing
diprodotti innovativied
eco-compatibilicome ibiopesticidi.
L’aziendastasviluppando un
portfoliobrevetti e hacontatti con
investitoriitaliani estranieri.
Al lavoro sui prototipi. Va avanti il
lavoro di prototipazione e valuta il
sostegno di venture capitalist. A
distanza di due anni dalla vincita del
Pni, Epos è una società strutturata,
che sta studiando come avviare il
processo di industrializzazione. Forte
di una nuova tecnologia per i processi
di sinterizzazione, sta studiando
prototipi per utensili da tavolo per
l’asportazione di trucioli e e abrasivi
per il taglio della pietra. Incubata in
I3P del Politecnico di Torino, ha ora
sede in una sezione distaccata del Cnr
del capoluogo piemontese. È stata
MARKETING E COMUNICAZIONE DIGITALE
DAI SOCIAL NETWORKS AL CONVERSATIONAL MARKETING
Milano, dal 21 gennaio 2011- 3a edizione
Servizio Clienti
Tel. 02 5660.1887 - Fax 02 7004.8601
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Il Sole 24 Ore_Giovedì 2 Dicembre 2010
In collaborazione con:
fondata da Alessandro Fais e
Alessandro Daniele (rispettivamente
il secondo e il terzo da destra), 32
anni, usciti entrambi dal Politecnico.
Cella a combustibile. Nel 2005,
quando vinse il Pni, era una neonata
srl, ospitata nell’incubatore del
Politecnico di Torino. Oggi Electro
Power Systems progetta e produce
sistemi a fuel cell per il backup
energetico. L’azienda ha depositato
15 brevetti internazionali, un
fatturato di 3,1 milioni di euro e
43 addetti. È l’unica italiana inclusa
Global Clenatech 100. Il ceo è
Adriano Marconetto, co-fondatore
di Vitaminic.
> Digital Strategy:
definire le nuove strategie
> Mobile strategy e mobile
marketing
> Dialogare efficacemente
con i social media
> Web analytics e
performance marketing
Il Sole 24 ORE Formazione ed Eventi
Milano - via Monte Rosa, 91 / Roma - Piazza dell’Indipendenza, 23 b/c
Organizzazione con sistema di qualità certificato ISO 9001:2008
far fruttare economicamente la
proprietà intellettuale. Con risultati virtuosi, come quelli di Stanford. Ma con qualche controindicazione: il Bayh-Dole Act ha incoraggiato, nelle università, un’attitudine al rischio d’impresa, alimentando uno spirito competitivo tra i diversi atenei. Non solo sui
processi di innovazione. Ma anche sulla ricerca.
La maggior parte delle conoscenze dello scorso secolo sono
chiuse a chiave nelle accademie di
tutto il mondo. Un freno alla rete
del sapere e dello scambio di conoscenze. Un’ipoteca sulla ricerca,
che non a caso sta percorrendo
vie alternative. Nel 2001 è nato il
movimento "open access": oggi
esistono circa 1.700 depositi aperti di conoscenze promossi da università e istituti di ricerca e 5.000
riviste scientifiche pubblicate in
modalità "open access".
La ricerca usa i soldi per produrre conoscenze. Non deve produrre
valore. E infatti non lo fa. Solo 167
dei 27.322 brevetti detenuti da 192
universitàecentridiricercapubblici negli Usa hanno ricavato più di
un milione di dollari. Come dimostra l’analisi statistica condotta da
Massimo Colombo, Diego D’Adda
e Evila Pivai («The contribution of
university research to the growth
of academic start-ups: an empirical analysis» – Journal of technologytransfer,Springer2009),laqualità della ricerca scientifica fatta
presso le università fa aumentare i
tassi di crescita delle imprese spinoff attive sul territorio: mentre
l’orientamento commerciale delle
attività di ricerca – usare soldi per
fare ricerca che produca soldi – ha
effetti negativi sul loro sviluppo.
Perché gli spinoff sono aziende nate dall’università per creare valore
fuoridall’università.Non producono conoscenze: se ne nutrono.
[email protected]
© RIPRODUZIONE RISERVATA
www.formazione.ilsole24ore.com
STORIA DI COPERTINA<<<
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ri volanti
Il freddo sotto controllo
Monitorare le tecnoemozioni
per sottrarre
carbone emesse da
zarle, ad esempio,
rogetto di T&A
ti Enel a Brindisi.
Aliant Engineering. Nanotecnologie per il controllo
Emotica Games. Una cuffia per la misurazione in
della catena del freddo: la startup ha brevettato un
dispositivo simile a uno scanner portatile: applica
un’etichetta con un inchiostro che tende a
smagnetizzarsi oltre una soglia di temperatura.
tempo reale di parametri fisiologici, connessa in
wireless. Il dispositivo portatile diventa un punto
di partenza per progettare software e hardware
per un’interazione avanzata con gli utenti.
Capoprogetto:
Gianluca
Intini,
Capoprogetto:
Marco
Mandelli,
Capoprogetto:
Simone
Tognetti
ingegnere e
professore a
contratto al
Politecnico di
Bari
35 anni
ingegnere dei
materiali,
33 anni
Ingegnere e
dottorando
del
Politecnico di
Milano,
29 anni
Parole glocali
Un mini-elicottero «operaio»
Amanuens. Permette di adattare i software ai
Smartuav. Un minielicottero in fibra di carbonio per
la fotogrammetria: SmartUav lancerà un modello
per trasportare sensori professionali per l’ispezione
di impianti e pipeline. La start-up ha fabbricato un
dirigibile da 12 metri capace di volo autonomo.
contesti locali semplificando le traduzioni. È
integrabile con gli strumenti dei sistemi informatici
delle aziende. Utilizza il cloud computing. Ha vinto
Start Cup Milano Lombardia (categoria ict).
Capoprogetto:
Dario Solera,
sviluppatore
software,
26 anni
TIVE
RA
Capoprogetto:
Paolo
Fallavollita,
ingegnere
elettronico e
dottorando
alla Sapienza
di Roma,
33 anni
Piattaforma Wifi per marketing
Trampoline. Un hotspot per l’accesso a una rete wifi
pubblica nel rispetto delle normative Ue: la
piattaforma wireless Trampoline abilita campagne
per il mobile marketing nelle aree circostanti e
raggiunge smartphone e tablet. È già in commercio.
Premio nazionale
up di settori molto
one – organizzata
ri e delle business
orazione con
prese Arca e
la partecipazione
tri di ricerca
ss plan presentati.
mila euro.
dee d’imprese più
Capoprogetto:
Giampaolo
Mancini,
Ingegnere
informatico,
34 anni
Frenate che producono energia
Underground Power. Trasformare l’energia cinetica
della frenata di un veicolo in energia elettrica. Il
dispositivo di Up, elaborato a partire da una
ricerca sulle onde marine, è alto dieci centimetri e
può funzionare come dissuasore di velocità.
Capoprogetto:
Andrea Pirisi
ingegnere
elettrico,
31 anni
Riciclo delle emulsioni oleose
Filtro ottico per fotovoltaico
Fitodiagnostica dei vegetali
Eco Oli. Un sistema economico per il recupero degli
Quantum Solar. Un filtro per recuperare la
oli vegetali di scarto: è una delle scommesse di Eco
Oli, resa possibile da una macchina separatrice.
Mira alla produzione di un liquido combustibile per
alimentare impianti di cogenerazione.
radiazione ultravioletta inutilizzata dai pannelli
fotovoltaici: Quantum Solar punta su materiali
costruiti con nanotecnologie per integrare moduli
al silicio e incrementare l’efficienza energetica.
IPad Lab. Protocolli e kit per la diagnostica vegetale
su base biomolecolare: sono la chiave per il
modello di business di IpadLab. Mira a un mercato
globale. Le spese per le fitopatologie ammontano a
100 miliardi di euro l’anno nel mondo.
Capoprogetto:
Umberto
Galvan,
Capoprogetto:
Gianfranco
Carotenuto
ingegnere,
50 anni
Ingegnere
dell’Imcb
(Cnr),
44 anni
Capoprogetto:
Camillo
Francesco
Gianinazzi,
biologo,
35 anni
>progetti>analisi
SCIENZA
CON POCA
IMPRESA
u 10 business plan
chearrivanocircaottotrattano progetti di internet,
comunicazione e digitale. In
Lombardia e anche nelle altre
Start Cup regionali». A lamentarsisonogliacceleratoridiimpresa presenti nelle università. Troppe idee su internet e
poche di carattere scientifico.
Daquil’iniziativadicrearedellecategorieadhocperstimolare scienziati ericercatori attivi
nelle scienze della vita, nel nanotech e nel biofarma. Ma la
misura non è sembrata essere
sufficiente per riequilibrare i
rapporti di forza. I motivi sono
di ordine culturale e strutturale, alcuni facilmente intuibili,
altri più legati alla psicologia
del ricercatore scientifico.
«Prima analizziamo i tempi richiesti per sviluppare una idea
innovativa - inizia Alberto Silvani,direttorediUnimitt,Centro per l’Innovazione e il Trasferimento
Tecnologico
dell’Università degli Studi di
Milano -. I progetti con al centro tecnologie digitali sono avvantaggiati perché hanno come banco di prova immediato
il mercato. Una volta concepita l’applicazione occorre capire se esiste qualche competitoreincasonegativoaccelerare per uscire prima degli altri
con un prodotto. Nel caso di
un business plan scientifico,
adesempiounpolimero,itempi sono molto più lunghi e costosi.Occorre sostenere i costi
della sperimentazione e ci si
muove al buio nel senso che
spessononsisachisonoicompetitor che stanno lavorando
sulle stesse molecole e neppure a che punto sono». Va aggiunto che molti progetti nel
campo dellaricercafarmaceutica non riescono a diventare
aziendaperchévengonoacquisiti prima, a volte addirittura
prima di terminare le fasi di laboratorio. «Poi c’è anche un
fattore di ordine culturale prosegueSilvani-.Ilricercatore almeno in Italia sente la sua
collocazione più naturale
all’interno dell’Accademia.
Percepisce il mercato come
un luogo dove hanno più successoeconomicoprogettilegati alle tecnologie. E nei fatti fare impresa nell’Ict pare più facile e pure più redditizio. Detto questo come Università di
Milano abbiamo 22 spinoff, di
cui la metà in attivo e almeno
15 che vedono la partecipazionedipartnerindustrialioinvestitori. Semmai, occorre lavorare meglio sui brevetti. Spesso chi sta nei laboratori e per
esempio sta preparando la tesi
di dottorato ha giustamente
fretta di presentare i risultati.
Per dare vita a una impresa invece occorre capire prima se
conviene brevettare, in che
tempi e cosa». Una competenza questa che per ora non c’è
nei laboratori.
«S
Luca Tremolada
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il Sole 24 Ore_Giovedì 2 Dicembre 2010
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