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VOLEVO UNA CASETTA PICCOLINA IN SUMANÌ ci promette l
Graffiti graffiti - aprile 2001 1 ANNO 10 - N. 93 - APRILE 2001 PERIODICO CAMUNO DI INFORMAZIONE, CULTURA, DIBATTITO Dir., Red., Amm.ne: Darfo B.T., v.lo Oglio - Dirett. responsabile: Tullio Clementi - Autorizz.Trib.Brescia n.3/92 del 10.01.92 - Sped. in a.p. art. 2 comma 20/c legge 662/96 - Filiale Bs - Tipografia Lineagrafica, via Colture 11, Boario Terme EDITORIALE PRIMO PIANO «Non si può chiedere a un paese democratico, civile, di sospendere il diritto di espressione, che si manifesta in tutti i modi, compreso quello di satira. Domani potrebbe essere a rischio la libertà di stampa: da questo manca solo un passo, ma veramente piccolo, per limitare la libertà personale [...]. É una svolta pericolosissima alla faccia della libertà, e della casa medesima... Comincio a pensare che Casa delle libertà significhi che ci si possa sentire liberi solo in casa... É un discorso grave, per molto meno bisognerebbe scendere in piazza». da un’intervista a Fabio Fazio ci promette l’America, ci darà il Far West Ci sono mille ragioni “nazionali” per sperare che il 13 maggio vinca il centrosinistra. E valgono anche come “ragioni locali”, sia chiaro: la Valle non è, non lo mai stata, un’isola (felice o infelice che sia) che possa “starsene fuori” rispetto alle dinamiche della realtà nazionale o internazionale, meno che mai di questi tempi. Poteva pensarlo qualche leghista dei primi anni ’90, quando si convocavano le riunioni all’Albergo Castello di Breno all’insegna del “en parlerà el nos dialet”. Ma anche i leghisti oggi parlano l’italiano, cantano l’inno di Forza Italia, e la credibilità del localismo ruspante è in netta crisi. Ragioni nazionali dicevamo, che lasciamo alla più qualificata stampa nazionale. Noi guardiamo in casa nostra, per vederne i riflessi. Se c’è un dato della Valle su cui “non ci piove”, come si usa dire, è il suo essere “area debole” rispetto alla provincia ed alla regione in cui è inserita. Pesano la “storia e la geografia”, fatte di marginalità territoriale, di infrastrutture inadeguate, forse anche di subalternità culturale, anche se ci è difficile riconoscerlo, impegnati come spesso siamo a magnificare (per rafforzare) la nostra identità. Nel Polo delle libertà convivono anime diverse. Dal liberismo sfrenato (e confuso) di Forza Italia possono forse avere aspettative più favorevoli le aree e le categorie forti, come le grandi città, come il mondo della grande imprenditorialità o delle professioni più ricche. Perché la mancanza di regole favorisce i forti, perché i forti economicamente trovano più ascolto in un interlocutore che viene dal loro mondo. Basti pensare alla grande distribuzione (di cui il Cavaliere è stato un pioniere), agli albi “blindati” delle professioni ricche, e alla difesa che il centrodestra ne ha fatto contro i tentativi di limitarne strapoteri e privilegi. E l’ulteriore flessibilità nel mondo del lavoro si rivelerà l’ennesima beffa: è possibile pensare che batteremo la concorrenza estera peggiorando ancora il trattamento di chi lavora nei nostri laboratori? Ci ridurremo alle paghe della Romania? O ci verrà da pensare che altre devono essere le strade? E la libertà di licenziamento, verrà usata per cacciare il lazzarone o per ricattarci su salario orari e diritti? In una realtà come la nostra, sono interrogativi che riguardano una parte della popolazione più consistente che altrove. Diminuire il numero delle tante troppe leggi italiane, come hanno in parte già iniziato a fare Visco e Bassanini, non deve voler dire cancellare il “governo” della economia e della società guardando a contenerne gli squilibri e a sostenere le realtà meno fortunate. Allargare il discorso ad altri settori non ci porterebbe a diverse conclusioni. In campo ambientale, cosa farebbe delle nostre montagne il laisser faire più sfrenato? E per la scuola, ha più bisogno di sostegno il 90% di scuola pubblica o il 10% di scuola privata, che in Valle è ridotta tra l’altro a minime presenze? E ci serve davvero che accada per la scuola quanto accaduto per le TV, dove il privato ha trascinato il degrado qualitativo del settore pubblico? Quanto alla TV, in una realtà come la nostra in cui essa ha un peso così forte nell’intrattenimento, ci occorre davvero per i nostri ragazzi che nei programmi si vada ancor più in là, con l’invadenza spudorata della superficialità e dell’incultura? (E si pensi, ad esempio, che la Fininvest del “cattolico” Berlusconi ha annunciato per i prossimi mesi un Telegiornale con annunciatori/annunciatrici che ad ogni notizia si spogliano di un capo… Se ne sentiva il bisogno!). Minimi “assaggi”, ma si potrebbe continuare parlando di fisco, di sanità ecc... Ma non andrebbe certo meglio, se pur riuscisse a contare, con lo “statalismo” di Fini, tutto di area “romana”, burocratico e ministeriale, più attento a salvare certe nicchie assistenziali del centro-sud che ad un moderno “governo” delle dinamiche economiche. Non parlo della Lega, svuotata dei suoi pur pochi aspetti validi, come il sostegno ai giudici antitangentopoli (e come potrebbe, in compagnia di Berlusconi?), o il federalismo, ormai approvato dal Centrosinistra. Una Lega “piegata” dall’incubo di sparire e aggrappata al vascello di Berlusconi che margini avrebbe? Anche ammesso che un programma lo abbia e qualcuno lo conosca? Il Centrodestra di Berlusconi ci promette l’America, ma è quella del Far-West, quella del ricco proprietario che manovra lo sceriffo, e con altri boss si divide gli affari del villaggio. Non quella della democrazia vigile e rigorosa, più di tutti verso i suoi governanti. E di questa America alla Valle toccherebbero gli aspetti peggiori. (Bruno Bonafini) LIBERTÀ DI STAMPA GRAFFITI SUL BANCO DEGLI IMPUTATI Dobbiamo ai nostri lettori una notizia seppur vecchia di qualche anno (di cui, finora, abbiamo fatto solo qualche accenno): Graffiti deve rispondere davanti al giudice per un’intervista rilasciata al giornale da Silvio Taboni nel 1994. Nell’intervista Taboni poneva interrogativi inquietanti sulla compravendita delle azioni della Cortesi Auto da parte dei proprietari dell’epoca: lo stesso Taboni, Mario Parolini, Alessandro Bonomelli, Piero Binda. Vicenda che poi, in sede giudiziaria, venne associata ad un altra di cui Graffiti si occupò in quel periodo: la “presunta” alluvione del 1990 in Valsaviore. Nel luglio scorso il processo a carico di Bonomelli e Parolini per quest’ultimo fatto si concluse (come abbiamo già avuto modo di ricordare) con l’assoluzione degli imputati, mentre rimane aperta la denuncia per diffamazione (con relativa richiesta di risarcimento economico), sporta da Mario Parolini (in proprio e quale rappresentante legale della Pac Spa) contro Taboni e contro il direttore responsabile di Graffiti, relativamente alla vicenda Cortesi. Nei prossimi giorni, quindi, anche al fine di assicurare una prospettiva di sopravvivenza al nostro giornale, potremmo trovarci nella necessità di chiedere un contribuito straordinario ai lettori e - attraverso una campagna di sensibilizzazione che esca dai confini valligiani - a tutti i cittadini che abbiano a cuore la difesa della libertà di stampa. Pontedilegno: annullate 4 licenzedalla Sovrintendenza VOLEVO UNA CASETTA PICCOLINA IN SUMANÌ Già in più occasioni e da molte parti si è detto che Ponte di Legno (e non solo) non può continuare sulla strada della cementificazione. La stessa maggioranza del consiglio comunale aveva scritto nel suo programma che va posto un freno agli spropositati appetiti delle immobiliari. Addirittura si è arrivati a chiedere una censura, se non una vera e propria sostituzione, del tecnico comunale che sarebbe troppo benevolo con gli interessi dei più forti. In realtà molte brutture hanno trovato compimento proprio in questi ultimi anni. Un esempio per tutti: la ristrutturazione di villa “Giovinezza” con immani sbancamenti sotto l’abitato di Zoanno che ha destato preoccupazioni e critiche da parte di molti cittadini. Vi è anche da dire che se un piano regolatore prevede lottizzazioni in luoghi dove immobiliari dai nomi fantasiosi e con le sedi più strane, hanno fatto incetta di terreni, non è facile dire di no. Esiste di Giancarlo Maculotti infatti il diritto ad edificare anche da parte di chi compra e vende appartamenti. Semmai bisognerebbe mettere mano al rifacimento del piano regolatore, ma lo può fare una maggioranza che purtroppo dimostra le sue divisioni e la sua debolezza dinanzi ad ogni passaggio difficile? Risulta insomma arduo o quasi impossibile, al di là dei buoni propositi, contrastare l’onnipotenza delle immobiliari o, per meglio dire, degli speculatori che raccolgono consensi fra la popolazione. Chi, nel passato, ha provato a muovere dei passi in nome della tutela dell’ambiente e dello sviluppo turistico compatibile con la salvaguardia delle bellezze naturali, ha dovuto accontentarsi di un piatto di lenticchie. Ora però qualcosa si muove. La Soprintendenza per i beni culturali ed architettonici ha decretato l’annullamento delle licenze concesse dal responsabile dell’Ufficio Tecnico Comunale ing. Alessandro Pietroboni alla società Giada di Rezzato per la realizzazione della lottizzazione in località Sumanì. Avrebbero dovuto sorgere 300 nuovi appartamenti per 50.000 metri cubi in un comune dove esistono già 4000 seconde case e gli alberghi continuano a chiudere. La sovrintendenza osserva che: «In considerazione dell’impatto paesaggistico del progetto, si ritiene che la sua realizzazione comporterebbe una sostanziale alterazione dell’area soggetta a vincolo e si porrebbe quindi in contrasto con le motivazioni del vincolo medesimo; da qui l’interesse pubblico ad annullare l’atto illegittimo, ai sensi dell’art. 145 del predetto Testo Unico. Infine il provvedimento n° 105/2000 risulta emanato ai sensi dell’art. 7 della Legge n.1497/39, normativa ormai abrogata; per quanto sopra esposto l’autorizzazione risulta viziata per carenza istruttoria, per manifesta contraddittorietà ed errato riferimento legislativo, pertanto è da ritenersi illegittima». Il presidente dell’Associazione Progetto Ponte, Dante Bellamio, che più volte ha denunciato pubblicamente i danni derivanti alla stazione turistica da una ulteriore distruzione del verde, ha emanato un comunicato nel quale non si nasconde il compiacimento per l’intervento della sovrintendenza. I proprietari di seconde case – forti del fatto di contribuire per oltre due terzi alle entrate del bilancio comunale – hanno infatti denunciato che l’area destinata alle nuove costruzioni è geologicamente rischiosa: non a caso il suo nome locale è “Ruina”, rovina. L’amministrazione comunale non ha tenuto conto di quelle osservazioni. Ma ecco che proprio la Soprintendenza ha annullato alla fine dello scorso febbraio, segue a pagina 2 PROPOSTE PER UN NUOVO SISTEMA BIBLIOTECARIO Riprendo qui il discorso interrotto sul numero 90 di Graffiti e relativo al costituendo Sistema Bibliotecario. In estrema sintesi mi pare utile proporre un insieme di iniziative possibili che configurino un Sistema non solo come un centro di coordinamento per la catalogazione, la conservazione e la consultazione di libri. Si tratta infatti di costruire un’organizzazione in grado di offrire da subito un insieme di servizi utili, visibili e fruibili da una larga porzione di utenti. Solo così, mi pare, sono sostenibili i costi non piccoli che si ipotizzano per la sua gestione. Due gli assi portanti della proposta: a) fare della promozione alla lettura il motore principale dei servizi offerti; b) indirizzare l’offerta prevalentemente verso quei cittadini che possono diventare assidui lettori: i bambini-ragazzi dai due ai tredici anni, i genitori e gli insegnanti degli stessi. Questo il pacchetto integrato di iniziative che mi sembrano praticabili da subito: a) costruire una biblioteca-modello pensata con sezioni specifiche per bambiniragazzi strutturate per fasce di età; oc- di Alessio Domenighini corre organizzare in modo specifico gli spazi, (aule laboratorio, luoghi per ricerche di gruppo, spazi lettura collettivi e individuali...) progettare arredi ad hoc, disporre di dotazioni librarie adeguate, personale (educatori-animatori) ad alta qualificazione, dare vita; ad attività specifiche e molto diversificate. Da un lato questa struttura dovrebbe erogare servizi di alta qualità e contemporaneamente fungere da modello “avanzato” per quelle amministrazioni che intendono dare vita a biblioteche un po’ meno obsolete di quanto di solito siamo abituati a vedere. b) Costruire una rete articolata di proposte (laboratori sul libro, lettura animate, percorsi di animazione, corsi per insegnanti e genitori, feste del libro...) da offrire al territorio e da realizzare sia presso la sede della biblioteca-modello, che in modo decentrato nelle varie biblioteche. Tutto questo dovrebbe costituire l’attività ordinaria del Sistema che per i servizi erogati potrebbe persino chiedere un contributo da par- te dei fruitori: ciò che conta, ovviamente, è la qualità dell’offerta. c) Realizzare delle attività qualificate di formazione per bibliotecari. Una riqualificazione del servizio esige del personale ad alta professionalità. Si tratta di superare il vecchio modello del bibliotecario dispensatore e custode di libri e di costruire figure professionali in grado di essere educatori-animatori in possesso contemporaneamente di una competenza “alta” rispetto a quanto il mercato offre sia a livello di produzione libraria che di servizi possibili. d) Ripensare completamente le dotazioni librarie centralizzando e differenziando gli acquisti per fasce di età (dai 2 ai 5 anni - dai 6 ai 9 - dai 10 ai 13). In prima battuta l’obiettivo quantitativo non dovrebbe essere inferiore ai 5000 titoli. e) costruire una rete integrata di servizi e un calendario annuale di attività da proporre alle varie biblioteche che da sole, difficilmente possono disporre di fondi e personale in grado di realizzare le varie proposte. segue in quarta pagina aprile 2001 - graffiti 2 DIRITTO & ROVESCIO DARFO BOARIO TERME LA NUOVA VOCE DEL PADRONE «L’uomo sta perdendo il senso della misura? Travolto dalle previsioni di successo tira fuori il protagonismo che si è sempre portato in petto? Ma no, questa ostentazione di potere, di arroganza, di violenza verbale è voluta, l’uomo vuole apparire cosa intende essere, l’uomo forte che piace all’italiano perennemente alla sua ricerca. Chi aspetta il 13 maggio come il giorno della grande svolta, della rivincita della destra “che non fa prigionieri”, il dies irae dei falchi, forse non si è accorto che la svolta è già avvenuta. Perché Berlusconi è un grande incantatore? Perché, come dice, è il migliore del creato? No: perché sta sulla cresta di un’onda che alza tutte le barche della restaurazione, dei ricchi e dei potenti. A Parma quando parlava al suo popolo, agli imprenditori, il suo tono era sincero, quasi commosso, per gli altri, per i sudditi, qualche luogo comune e le favole per i gonzi. La svolta è già avvenuta. Il grosso della giustizia si allinea, il pool di Mani pulite si scioglie come neve al sole […], il grosso della giustizia ha lasciato cadere la punizione dei corrotti, si è rifugiata nelle assoluzioni formali che sono diventate altrettanti certificati di innocenza: avete visto? Le imputazioni che ci venivano mosse erano false, erano congiura politica, persecuzione [...]. Voi dite che è maldestro? Ma no, è uno che vuol far sapere a tutti chi è il nuovo padrone. Resta la domanda di fondo: quelli del seguito chi sono? Gente che non capisce o che è d’accordo con l’omino forte che mette tutti a tacere?». (Giorgio Bocca) Cose dell’… altro mondo Il Gisav (Gruppo Intervento Scuola Alternativa Valle Camonica) organizza il convegno: “Cantiere scuola, prove di autonomia” per il giorno 19 aprile 2001 (ore 14.30) presso la Sala assemblee del Bim, a Breno. SUI PERCORSI DELLA MEMORIA un appuntamento annuale in ricordo dei protagonisti della Resistenza camuna Il Circolo Culturale Ghislandi si fa promotore di un appuntamento annuale di ricordo e di commemorazione storica delle principali figure dei resistenti camuni-sebini sui luoghi della loro cattura o del loro martirio. L’iniziativa mira a rivisitare – fuori da ogni enfasi retorica e con particolare attenzione all’attualizzazione del significato morale dell’opposizione alla Repubblica sociale italiana e all’occupante nazista – i valori e i messaggi della Resistenza, attraverso la costruzione di una serie di “percorsi della memoria” i cui punti di partenza e di arrivo saranno funzionali alla riscoperta dei luoghi d’azione e di sacrificio dei più significativi personaggi del partigianato camunosebino (Giacomo Cappellini, Luigi Ercoli, Ferruccio Lorenzini, Raffaele Menici, Don Giovanni Battista Picelli, An- tonio Schivardi, Luigi Tosetti, Giovanni Venturini, Giuseppe Verginella), ricordando altresì i «luoghi della memoria» ove fascisti e tedeschi infierirono contro partigiani e civili. Il Circolo promotore intende coinvolgere singoli e associazioni, enti pubblici e privati operanti sui territori di volta in volta interessati, suscitando a fianco dell’iniziativa commemorativa specifiche attività culturali e artistiche quali dibattiti, spettacoli, concerti, manifestazioni pittoriche, scultoree, sportive ecc. ecc.. Uno specifico campo d’intervento consisterà, di concerto con gli insegnanti di storia e di lettere, nel coinvolgimento degli studenti delle classi quinte di alcuni istituti di istruzione secondaria superiore, mediante uno studio biografico, storico, geografico dei protagonisti e dei luoghi annualmente al centro dell’iniziativa. PRIMO APPUNTAMENTO: DOMENICA 22 APRILE Percorso della memoria: Malegno-Lozio (Laveno) “Sul luogo di cattura di Giacomo Cappellini”. Partenza: Malegno (ore 9,30) – Piazzale Aldo Caprani (vicino alla chiesa vecchia) Arrivo: frazione di Laveno di Lozio (ore 11,45) Percorso a piedi: (tempo di percorrenza 1,30, 2 ore al massimo) su per la vecchia e suggestiva strada selciata che da Malegno porta a Lozio lungo il versante orografico sinistro del torrente Lanico. Abbigliamento adatto ad escursione normale (consigliabile zaino e giubbino impermeabile) -.Viveri e bevande da pic-nic. Percorso con mezzi motorizzati propri: appuntamento in piazza del Municipio a Laveno di Lozio alle ore 11/11,30. In caso di pioggia: raduno alle ore 11,45 a Laveno di Lozio (da raggiungersi con mezzi propri). Cerimonia: commemorazione della vita e dell’opera di Giacomo Cappellini, dei suoi partigiani e delle vicende che portarono alla sua scelta partigiana e al suo sacrificio. Apposizione di una lapide sul luogo di cattura. Pranzo: presso il Ristorante* che sarà comunicato (a scelta al sacco). Enti e Gruppi da coinvolgere nell’organizzazione: il Comune di Lozio e quello di Cerveno, le Fiamme Verdi e l’Anpi provinciali, il Circolo Aldo Caprani di Malegno, il Circolo Concarena di Cerveno, il Collettivo Rebel di Losine, Il Gruppo Amici della Natura di Lozio, La Cooperativa Valle di Lozio. * pranzo a carico del partecipanti. RITRATTO di Giancarlo Maculotti Si dice che le tematiche di interesse economico-sociale legate agli equilibri mondiali importino poco o niente alla gente. Se si partecipava lo scorso 23 marzo all’incontro promosso dall’Associazione Tapioca per il commercio equo e solidale dal titolo “Un altro mondo è possibile”, si poteva avere la prova tangibile di come l’interesse stia crescendo in modo sensibile, anche tra i non addetti ai lavori. Tantissime persone (la Sala blu di Boario Congressi, con i suoi duecento posti, non riusciva a contenerle tutte) hanno preso parte all’incontro-dibattito sul vasto tema dello sviluppo sostenibile. È toccato al fondatore e coordinatore del Centro Nuovo Modello di Sviluppo, Francesco Gesualdi, spiegare come la globalizzazione dei mercati (cioè lo scambio senza regole di merci da un capo all’altro del Pianeta) stia producendo effetti negativi sull’umanità, aumentando sempre più il divario economico tra il Nord (ricco e sviluppato) e il Sud del mondo (in condizioni ai limiti della sopravvivenza). L’ex allievo di don Lorenzo Milani ha sottolineato come anche noi, spesso inconsapevolmente, ci rendiamo complici appoggiando, con i nostri acquisti e i nostri stili di vita, meccanismi dannosi per l’ambiente e soprattutto per la dignità di altre persone. È possibile mutare questo stato di cose? Si, perché il mercato trova la sua ragion d’essere proprio nei soggetti che quotidianamente lo accrescono; sta quindi a questi ultimi responsabilizzarsi e praticare forme di resistenza organizzate (dalla alla scelta dei prodotti “trasparenti” al boicottaggio di altri meno “trasparenti”). La globalizzazione non è quindi un processo irreversibile, da cui non si può tornare indietro: è uno stato di cose fortemente voluto per accrescere i profitti delle imprese che, trasformandosi in multinazionali, hanno l’esigenza di investire laddove costa meno la manodopera e dove non esistono sindacati, tassazioni o leggi restrittive per ciò che riguarda l’ambiente, e di allargare i loro mercati per aumentare la fetta dei ricavi. La sovranità degli stati, inoltre, non viene più rispettata: le politiche economiche non sono più prerogativa dei governi nazionali, ma tutto è in mano alle leggi del mercato ed a potenti organizzazioni (come il Fondo Monetario Internazionale o la Banca Mondiale) dove gli interessi economici prevalgono su qualsivoglia diritto. Come consumatori abbiamo quindi un potere enorme, oltre che un dovere: tocca a noi darci da fare per avviare un radicale cambiamento… (Francesco Ferrati) dalla prima pagina Volevo una casetta piccolina... con appositi decreti, le prime quattro concessioni rilasciate dal Comune, e ha invitato il Sindaco “a impartire le disposizioni consequenziali”. «Come si pronuncerà – si chiedono i soci di Progetto Ponte – ora la Soprintendenza? Cosa farà il Comune? Prevarranno gli interessi paesistici o quelli speculativi? E’ facile immaginare un susseguirsi di ricorsi e controricorsi in tutte le sedi amministrative e giudiziarie: l’affare della lottizzazione vale – per i pochi beneficiari – qualche centinaio di miliardi. Dall’altra parte, la posta in gioco è il paesaggio stupendo (ancora per quanto?) dell’Alta Valcamonica, il destino turistico di Ponte di Legno, il benessere dei villeggianti e, secondo quanto essi sostengono, anche il futuro dei suoi abitanti». Pietroboni, dal canto suo, minimizza l’accaduto e assicura e che la costruzione degli appartamenti riprenderà al più presto: « Va subito evidenziato che non si tratta di una bocciatura: la Soprintendenza ci ha chiesto solo la messa a punto di alcuni particolari: cose assolutamente non sconvolgenti, che non sconfessano il nostro operato, come sostengono invece i detrattori. Quanto all’aspetto idrogeologico non siamo minimamente preoccupati: nel progetto è previsto un ampio franco (un’area verde) dal torrente al primo edificio. Il torrente stesso sarà oggetto di importanti interventi di contenimento. Siamo tranquilli perché in tutti questi anni diversi enti hanno avuto la possibilità di valutare a fondo tutti gli aspetti legati all’insediamento, e i rilievi, pochi per la verità, che ci hanno mosso, sono stati recepiti». (Bresciaoggi, 21.03.2001). Dura presa di posizione infine di Lega Ambiente che plaude all’iniziativa della sovrintentenza. SANITÀ Angelo Tomasi “e tu, donna, partorirai nel dolore...” Che cosa ha spinto un ragazzo di Villa Dalegno, in alta Valcamonica, a procurarsi un robot che lucida l’alluminio e ad aprire una piccola azienda quasi completamente automatizzata, lo può sapere solo lui. Infatti è facile in un ambiente superindustrializzato come fosse Lumezzane moltiplicare le aziende per semplice contatto, ma in un ambiente privo di fermento economico, se non per effetto dell’espansione urbanistica di Ponte di Legno, inventarsi una piccola azienda che lucida i piedistalli delle sedie per ufficio, non è per nulla facile e solo lui poteva arrivarci. Naturalmente, intanto che riposa decide di ristrutturare con la sua ditta un grande stabile, di aprire un bar nel suo paese perchè la gente continui ad incontrarsi, di prendere in appalto la sgombero della neve sulle strade, di compiere una serie di viaggi umanitari nell’ex Jugoslavia, e qualche altra diavoleria che ai più è difficile soltanto immaginare. Certo, a volte manca agli appuntamenti o arriva con qualche ora di ritardo, ma chi non lo farebbe con tutto il traffico che ha tirato in piedi? Le sue idee sono in genere controcorrente e se si dice che in alta valle c’è disoccupazione lui sostiene che trovare un operaio disponibile per un lavoro ripetitivo è più difficile che cercare un ago in un pagliaio. Se si manifesta paura per l’arrivo di extracomunitari lui proclama che è urgente averli e che ci sono impedimenti giganteschi per poter far arrivare e mettere in regola un operaio proveniente dall’est. Se si afferma che una famiglia oggi ha bisogno di due stipendi per vivere, lui controbatte che un modesto stipendio basta ed avanza e che tutto dipende dalla capacità di eliminare l’inutile ed il superfluo. E sfodera esempi su esempi citando nomi e cognomi. Ma chi è insomma questo bastian contrario che una ne fa e l’altra la inventa? Ma è lui, l’Angilì, nipote della maestra Bortolina. Ragazzetto non ancora trentenne della bella Villa Dalegno. Ma la Bibbia non è il testo più aggiornato di medicina, o un programma di politica ospedaliera. E si può giurare che non è da quelle pagine, dall’estrazione della costola ad Adamo, che i medici hanno imparato le tecniche della moderna chirurgia. Sotto i ponti, da allora, è passata tutta quell’acqua di cui si usa dire, e nel frattempo, se proprio si dovesse intervenire su Adamo, quantomeno lo si farebbe in anestesia generale. Ma il parto no, il parto sembra sfuggire a quella diabolica e insieme provvidenziale “scoperta” che è l’anestesia. E nemmeno l’ospedalizzazione del parto degli anni ‘60 - ’70 ha comportato novità. Recentemente, però, qualcuno ha cominciato a pensarci: se anche per l’intervento più piccolo, se persino dal dentista oggi si combatte il dolore, perché non farlo anche per chi partorisce? Perché no, quando si è accertato che non vi sono controindicazioni e che il parto si prospetta doloroso, quindi psicologicamente traumatico, per madre e bambino? In questo senso si sono mossi alcuni ospedali della nostra Provincia, come la clinica Poliambulanza di Brescia, che però fa pagare una costosa retta di ricovero nel settore non mutuabile, e l’Ospedale di Desenzano, che chiede il pagamento del “di più”. L’intervento necessario è quello di anestesia peridurale, che comporta la presenza “obbligatoria” del medico anestesista. E sarebbe questa insostenibile necessità, cioè la presenza dell’anestesista, a rendere “impossibile” il parto indolore nella nostra struttura di Esine. O a consentirlo solo a chi, per iniziativa sua, riesce ad “accaparrarsi” un anestesista (e ovviamente ci riesce solo chi ha conoscenze importanti nell’ambiente). La difficoltà a “mettere in campo”, anche in sala parto oltre che in chirurgia, un medico anestesista sembra per ora insuperabile, stando almeno a quanto trapela dagli addetti ai lavori. E nemmeno sembra praticabile la soluzione di un utilizzo “misto”, tra chirurgia e ostetricia, di tale medico: la valutazione delle cosiddette priorità porta a scegliere per la sala operatoria. Valutazione equa o condizionamento di una cultura che considera normale la sofferenza della donna che partorisce? La risposta è naturalmente difficile, specie per chi segue la situazione dall’esterno. Resta tuttavia il problema, la cui soluzione non può essere né quella della Poliambulanza, né quella di Desenzano. Garantire le più avanzate condizioni di trattamento in un reparto come quello della maternità è oggi importante per tanti motivi, da quelli sociali (a fronte di una natalità italiana bassissima), a quelli costituzionali (il diritto ad una sanità qualificata). Ma lo è anche per un non meno serio motivo di politica sanitaria locale: negli ultimi due anni è aumentato il gradimento delle partorienti camune verso l’ospedale di Esine; lo dicono i numeri (l’anno scorso, poco meno di 700 parti, su 800 gravidanze “camune”, sono avvenuti a Esine). Dar l’impressione, di nuovo, di un ritardo della Valle sarebbe quanto mai inopportuno. E rovinerebbe un impegno che sta dando frutti. (Bruno Bonafini) graffiti - aprile 2001 va a r a l ava f a l e CIVIDATE CAMUNO per un’agricoltura contadina In un periodo nel quale il tema dell’alimentazione ritorna importante a seguito delle vicende sulla mucca pazza, fa piacere che qualche forza politica si dia da fare per approfondire l’argomento: giovedì 15 marzo, presso la sala consiliare di Cividate Camuno, il gruppo Vallecamonica Democratica Sinistra Camuna ha proposto un incontro-dibattito dal titolo “Una agricoltura contadina”. È emersa la necessità di incentivare forme alimentari locali, compatibilmente con le opportunità che offre il territorio camuno, per creare un’alternativa valida alla produzione industriale. Numerosi i relatori: Francesco Capitanio (Presidente Ass. Produttori Agricoli Vallecamonica), Gualberto Martini (imprenditore agrituristico), Walter Vangelisti (medico igienista) e Mirko Lombardi (Consigliere regionale Prc). (f.f) 3 RICETTE E VISITE MEDICHE PROFONDO NORD un ticket tutto lombardo La finanziaria di quest’anno, l’abbiamo letto tutti, tra le tante cose faceva piazza pulita di alcuni ticket: quelli sulle ricette mediche e anche, se Dio vuole, quelli ancor più pesanti sulle visite specialistiche e sugli esami di laboratorio necessari alla prevenzione delle malattie tumorali. D’altronde, la prevenzione, o la diagnosi precoce, è importante non solo per il singolo, ma anche per l’ente pubblico, che con l’intervento precoce risparmia quattrini e disagi collettivi. E il costo, non piccolo, delle visite, 70 mila lire, poteva scoraggiare qualcuno e portarlo a trascurare i primi sintomi. Ma la cosa non è piaciuta a Formigoni ed ai suoi alleati della Lega in Regione Lombardia, che hanno ritenuto di ignorare il disposto della finanziaria. Che mancassero i quattrini, avendone elargiti troppi alle cliniche private; che non si volessero distogliere fondi preziosi per le famiglie che mandano il figlio alla scuola privata poggiando su un reddito di soli 60 milioni pro capite; che non si volesse far fare bella figura al governo nazionale; o ancora, che si volesse dar prova di un federalismo masochista, nuova invenzione di Bossi dopo le ampolline, il dio Po e la devolution ecc.; comunque sia, il tikets sulla specialistica in Lombardia le vignette pubblicate su questo numero sono tratte dai seguenti quotidiani: il Manifesto, l’Unità, la Repubblica, il Corriere della Sera. GIOVANI noi, un mondo a parte In risposta all’editoriale di Guido Cenini sui giovani del numero scorso, riceviamo, e volentieri pubblichiamo, la seguente replica, firmata da una studentessa dello stesso istituto scolastico loverese in cui insegna l’autore dell’editoriale in questione. Non so cosa abbia spinto Erika e Omar, non so cosa stesse passando per la testa di tutti i ragazzi che hanno preso la pesantissima decisione di togliersi la vita, non so quale fosse il loro problema, ma so che di sicuro c’era qualcosa che li turbava, e credo anche che qual qualcosa si fosse potuto evitare. “I ragazzi di oggi sono ribelli, chiusi e prepotenti”. É vero, ma voi che tutti i giorni ci state a guardare ed a giudicare perché non provate una volta, una sola volta, a chiederci «cosa c’è che non va, cosa non ci piace nella vita, perché abbiamo tutta questa rabbia dentro, perché ci sentiamo sempre soli e incompresi». Probabilmente non vi rendete conto di quanto sia basilare per noi avere al nostro fianco una persona a cui fare riferimento, su cui fare affidamento, una persona che ci aiuti, che ci dia sicurezza o che ci ascolti, non semplicemente qualcuno che si interessi di noi, che ci chieda: «com’è andata oggi a scuola? Tutto bene?». Bisogna instaurare un dialogo con le persone e se non si è capaci bisogna imparare. Spesso il grido di aiuto di noi ragazzi si perde nell’aria e non arriva da nessuna parte, nessuno lo vuole sentire perché è un grido disperato che vuole farsi spazio nel mondo. Noi lanciamo appelli alle persone che ci stanno vicino, appelli che a volte vengono recepiti, ma spesso si esauriscono senza aver trovato una risposta. E allora ci chiudiamo in noi stessi, abbiamo paura di restare soli e ci “attacchiamo” spesso morbosamente alle cose che sembra ci aiutino a riempire il vuoto dentro di noi. E pensare che a volte basterebbe un abbraccio o una parola. Il male più grande che affligge il mondo è il silenzio, quello stato di malessere che ti isola dagli altri e ti costringe ad alzare un muro intorno a te ed a difenderti da tutto e da tutti. (Veronica Serpellini) AMBIENTE E DINTORNI di Guido Cenini piano paesistico Approvato il piano paesistico della Lombardia: un piano di facciata. Senza soldi, restano solo (inefficaci) vincoli. Per Legambiente il piano paesistico della Lombardia approvato martedì 6 marzo 2001 dal Consiglio Regionale è un piano finto, che rinvia in toto a province e comuni il compito di elaborare in via definitiva i piani per il paesaggio, senza però fornire loro le risorse e senza individuare le competenze necessarie per gestire realmente questo ruolo. “E’ ancora un piano la cui caratteristica fondamentale è il vincolo e non l’opportunità - è stato detto anche in una nota congiunta da Andrea Poggio e Damiano di Simine, rispettivamente presidente e responsabile parchi di Legambiente Lombardia -. Per rilanciare il paesaggio della nostra regione servono impegni di bilancio, perché il ‘made in Lombardia’ si vende anche con la valorizzazione del paesaggio”. Positivo solo il giudizio sull’impegno a elaborare un “Piano d’azione per il paesaggio”. Ci auguriamo che il piano d’azione consenta di avviare in tempi brevi un’opera non solo di vincolo e di tutela, ma anche di “manutenzione” del paesaggio lombardo, che veda l’azione concertata di Regione, associazioni e enti locali. Resta tuttavia un dubbio: con quali soldi, visto che non è stata stanziata nemmeno una lira? a cura di Francesco Ferrati menefreghismo ambientale Spesso e volentieri sono i cittadini comuni che si accorgono di disastri ambientali o di calamità naturali più o meno gravi. Così è successo a Capodiponte dove, nelle prime settimane di marzo, la gente del luogo ha notato nelle acque del fiume Oglio un’ampia macchia di gasolio che scorreva liberamente verso il fondovalle. L’acre odore, l’enorme consistenza e la velocità con la quale la sostanza si diffondeva hanno spinto un privato cittadino a denunciare l’accaduto al vigile del comune che si trovava nei pressi: nessuna azione concreta da parte sua, se non il dispiacersi per quanto stava succedendo. Giustamente non soddisfatto il privato cittadino ha contattato telefonicamente la Guardia Forestale chiedendo un sopralluogo da parte del responsabile della pesca: prontamente è arrivato, ha osservato da vicino la situazione, ma non si è prodigato in alcun modo per porre fine al disastro che nel frattempo continuava ad avanzare sempre di più. Cosa avrebbe dovuto fare ancora l’inascoltato cittadino? Caparbiamente non si rassegna e decide di denunciare l’accaduto al Sindaco e ai Carabinieri chiedendo al gruppo Legambiente Valcamonica di firmare la lettera per rendere più ufficiale la questione. Finalmente, il giorno seguente, dopo vari sopralluoghi da parte delle forze dell’ordine e dei vigili del fuoco, vengono calate nel fiume delle apposite reti per imbrigliare la sostanza inquinante e un piccolo escavatore per risalire all’estremità della perdita. Il tutto viene risolto nel giro di pochi giorni e solo grazie al senso civico di un testardo cittadino. Cosa sarebbe successo se nessuno avesse denunciato il caso? Perché ci è voluto così tanto per intervenire? Dove è la sensibilità ambientale tanto sbandierata dall’opinione pubblica? Sarò forse troppo pessimista ma sono fortemente convinto che i camuni sono ancora troppo menefreghisti e poco sensibili alle questioni ambientali. s’è continuato a pagarlo. Si è continuato a pagarlo fino all’inizio di Marzo, quando, finalmente, grazie anche alla protesta dei sindacati dei pensionati, qualcuno in Regione ha capito che non era il caso di insistere. Meglio tardi che mai, caro Formigoni, anche se sei stato più svelto e solerte in altre occasioni e con altri interlocutori. Ma la vicenda non può dirsi chiusa. C’è chi ha indebitamente pagato e chi ha illegalmente riscosso: i conti devono tornare in pareggio. Attendiamo di conoscere quali meccanismi verranno attivati per i rimborsi. Sperando che il nostro pio Formigoni non si faccia di nuovo tentare dalla prova di forza. (b.b.) CAPODIPONTE autolesionismo pianificato Un vero e proprio atto vandalico ha colpito l’ostello di Capodiponte nella notte dello scorso 13 marzo. Ignoti sono entrati nella struttura (pronta, ma non ancora aperta al pubblico), hanno acceso gli idranti antincendio e hanno allagato tutto, provocando enormi danni. Così, mentre la gente del paese si domanda chi possa essere stato e l’Amministrazione comunale gioca allo scarica barile con la Comunità montana (che ha ricevuto lo stabile in comodato per trent’anni), Capodiponte, capitale mondiale delle incisioni rupestri (riconosciuta anche dall’Unesco), si ritrova a non avere ancora una struttura decente per accogliere i turisti che, nel frattempo, schifati da questa incapacità di offrire accoglienza, diminuiscono sempre più. (f.f.) COSTA VOLPINO LA GRANDE COZZA... Angolo Terme - Amoruso: monumento all’Avis Novembre 2000 (foto di Alessio Domenighini) q Qualche volta anche l’Avis non ce la fa q Nascono così monumenti un po’ strani e dal significato vagamente “ambiguo” q A prima vista sembra uno schiaccianoci o una mano mutilata che schiaccia un fico, oppure una grande cozza... q L’uso dei materiali e dei colori è alquanto problematico (vedere dal vivo per credere) q Complessivamente, unìopera “d’arte” non precisamente travolgente non solo mafia C’era davvero tanta gente il 22 marzo scorso all’Iride di Costa Volpino. La Federazione di Bergamo di Rifondazione Comunista ha proiettato “I cento passi”, film ambientato nella Sicilia degli anni Settanta e tratto da una storia vera. Il diffondersi della mafia e i suoi intrecci con il mondo politico hanno spinto il protagonista Peppino Impastato, figlio di un mafioso, a ribellarsi alla famiglia e a denunciarne la situazione di illegalità. Pagherà con la vita il prezzo del suo coraggio, ma nel contempo riuscirà a dare un contributo forte alla lotta alla mafia. Dopo la proiezione del film, il dibattito con la partecipazione di Giovanni Impastato, fratello minore di Peppino e di Giovanni Russo Spena, senatore di Rifondazione comunista. GRAFFITI vicolo Oglio, 10 25040 - DARFO BOARIO TERME [email protected] STRONCATURE a cura di Valeria Damioli Titolo: Donne Autore: M. Tagli, V. Tedeschi, C. Masnovi Editore: Spi-Cgil - Circolo culturale Ghislandi 8 marzo, giornata internazionale della donna e non vuota occasione per festeggiare (cosa?) andando prima in pizzeria e poi in discoteca (con spogliarello!). Lo spi-Cgil e il circolo culturale Ghislandi la ricordano dignitosamente con un libro: tre interviste a Maria Tagli, Vittoria Tedeschi e Carla Masnovi, protagoniste dell’attività sindacale, sociale e politica della Valle fra gli anni ’60-’70. Obbiettivo degno e interessante… risultato deprimente. Con questo non voglio svilire le vicissitudini personali di tre donne (che non conosco personalmente) che in larga parte si intrecciano a eventi che hanno segnato la storia italiana, non solo locale. Voglio criticare la superficialità del libro, la mancanza di approfondimento e riflessione. Tre figure si intravedono appena, opache e svilite in tre racconti che vorrebbero essere entusiasti ma si rivelano caotici, poco comprensibili da parte di chi non ha personalmente vissuto la realtà di quegli anni. Tre figure che dovrebbero essere protagoniste, che probabilmente hanno vissuto da protagoniste scelte difficili (la ricerca di lavoro fuori provincia, l’esperienza femminista, il volontariato in Africa, l’impegno sindacale) ma che si perdono quasi autodigerendosi nella mancanza di elaborazione. Tre donne messe in silenzio proprio quando si dà loro la possibilità di raccontare, di raccontarsi. Forse il linguaggio, inventato dagli uomini e appannaggio solo maschile per tanti secoli non è fatto e pensato per raccontare storie di donne, dobbiamo inventarne uno nuovo e nostro o arrangiarci a piegare quello esistente alle nostre esigenze… Leggendo queste pagine si ha la sgradevole sensazione di trovarsi davanti alla sbobinatura di un nastro: non ragionata, poco curata nel linguaggio, tutto di fretta, tutto “buttato lì”. Decisamente sotto tono rispetto agli altri libri della collana. Un libro da leggere in due ore e da abbandonare sulla libreria … a peritura memoria. aprile 2001 - graffiti 4 AD ALESSIO DOMENIGHINI in Redazione: Bruno Bonafini Carlo Branchi Guido Cenini Michele Cotti Cottini Valeria Damioli Francesco Ferrati Giancarlo Maculotti Valerio Moncini Paolo Morandini ra lette ta aper È con immenso piacere che ho potuto rivedere, nelle prime settimane di marzo, al Liceo Golgi di Breno, la mostra itinerante sulla Shoah, da te realizzata con il patrocinio dell’Università popolare di Valcamonica Sebino e di altre varie associazioni. Avevo già avuto occasione di visitarla all’inaugurazione, a Pisogne, in compagnia delle solite persone che in Valle partecipano a questo tipo di iniziative e che hanno già, quindi, una certa sensibilità in tema di Olocausto e persecuzione razziale. Ha avuto tutto un altro effetto, invece, vederla nella scuola che si frequenta e con i propri compagni di classe, sotto forma di lezione alternativa che non ha niente a che vedere con il semplice studio sistematico che facciamo abitualmente sui libri di testo. È, nel vero senso della parola, tutta un’atra storia: in questo modo ci si immerge direttamente nella realtà della situazione, tutto è meno astratto, ci si sente protagonisti attivi e, grazie soprattutto alla tua straordinaria capacità espressiva, ci si sente colpiti anche emotivamente, che non è poco, di questi tempi. La chiarezza delle fotografie, la loro toccante semplicità, hanno poi contribuito a fare il resto. Per quel che ho potuto sentir a scuola, ne è valsa davvero la pena: è stato un successo, sia in termini di partecipazione che in termini strettamente didattici. Da alcuni commenti che ho potuto leggere sul registro delle presenze, è emerso l’apprezzamento e il desiderio di non perdere la memoria (è difficile, quando si è martellati da più parti dal revisionismo storico e da false semplificazioni), per evitare in futuro altre tragedie di questo genere. Non mi resta quindi che ringraziarti per l’opportunità che hai dato a me e a tanti altri miei coetanei, sperando che l’avvenire ti riservi ancora tanta buona volontà per continuare a proporre iniziative di questo tipo. (Francesco Ferrati) hanno collaborato: Alessio Domenighini Marigel Pier Luigi Milani Veronica Serpellini Direttore responsabile: Tullio Clementi dalla prima pagina proposte per un nuovo sistema bibliotecario f) Costruire sul territorio una rete di servizi pubblici e privati e che comprenda le biblioteche, le scuole e i vari soggetti che operano sul terreno culturale (associazioni culturali, gruppi di operatori). Solo in questo modo è possibile elevare la qualità dell’offerta ottimizzando le risorse ed evitare i danni endemici del campanilismo. g) Dare vita a laboratori itineranti sul territorio (bibliobus, ludobus) in grado di raggiungere anche i centri più piccoli e dislocati della Valle. Sarebbero delle opportunità di grande interesse (purché non concepiti come biblioteca ambulante) anche per la realizzazione di feste, momenti di animazione, attività per il tempo libero. Potrebbero addirit- tura essere di grande significato per le località turistiche se dovessero costruire dei pacchetti di iniziative per la stagione estiva. h) Organizzare eventi significativi sulla problematica (mostre, fiere del libro di tipo tematico e ad alta qualificazione, incontri con autori, con illustratori, presentazioni di libri...) Un altro settore simile potrebbe essere la partecipazione ad eventi nazionali di particolare significato: fiera del Libro di Bologna, salone del libro di Torino, Amico libro di Belgioioso, Settimana degli illustratori di Sàrmede, ecc. L’insieme delle proposte sopra accennate per titoli mi sembra presenti alcuni aspetti di un qualche interesse: WWW.VALCAMONICA.IT a cura di Paolo Morandini Prosegue la nostra escursione nei siti di interesse prevalentemente locale Parco dell’Adamello http://www..parcodell’adamello.it Per la serie Web e Valcamonica, questo mese abbiamo scelto di “raccontare” il sito ufficiale del parco camuno, che si spera possa avere più successo in termini di accettazione rispetto al Parco stesso che, per la maggior parte dei camuni, è stato, è, e sarà sempre e solo una cosa non capita, una cosa sgradita, ma che per i naviganti della rete si spera possa attrarre sempre più turisti come la struttura camuna, e con essa tutta la Valle dell’Oglio, si meritano per la loro bellezza naturalistica non a sufficienza conosciuta, non a sufficienza valorizzata. Ma bando alle ciance, ed eccoci a raccontarvi www.parcodelladammello.it, dove nella pagina principale c’è un’immagine ritraente un cervo, simbolo del Parco camuno, la scritta “Benvenuti nel Sito Ufficiale del Parco dell’Adamello”, e sette sottopagine individuate da altrettante loghi del parco, la testa di cervo stilizzata color giallo contenuta in un triangolo verde, da cui, cliccando sui cervi, si inizia a navigare nel sito. Il primo “cervino” apre la pagina “Il territorio (rifugio)”, da cui si può accedere a sottopagine relativa al “Contatta le nostre sedi: nel cuore delle alpi: costruire nel cuore dell’Europa un’area protetta di 250.000 ettari”, “Le vie di accesso al Parco: gli itinerari più frequentati offrono sempre un punto di appoggio sicuro nei rifugi del C.A.I. e privati”, “La natura” che apre a sua volta delle sottopagine contenenti delle definizioni di carattere naturalisticoscientifico, “Preistoria nel parco”, “L’architettura rurale” con sottopagine contenenti fotografie di costruzioni rurali, la pagina dedicata alla “Guerra bianca fasi guerra 1915-16-1718”, da cui è possibili accedere alla pagina esterna del “Museo della Guerra bianca” di Temù. La seconda sottopagina raggiungibile ciccando sul logo del parco dalla pagina principale è quella relativa a “La gestione”, a sua volta divisa in “capitoli” dedicati all’“Ente gestore”, a “La pianificazione dell’area protetta”, “La storia dell’istituzione”. E ancora dalla pagina principale del sito si naviga in “Vivere il parco: il sentiero n° 1”, “Le sedi del Parco”, “Le aree pic-nic”, “I rifugi”, “Escursioni nel Parco”. E quindi nella sottopagina “I progetti”, a sua volta divisa in “Il Baitello di Valmazzone”, “Il laboratorio di fitopatologia”, “Gli Osservatori faunistici”, “L’Erbario del Parco”, “La sistemazione della frana di Serla”, “Il Coren de le Fate”, “Re-stocking di stambecco”, “Progetto Gambero”, “Progetto Speciale Agricoltura”, “Progetto anfibi”, e infine “Progetto orso”. Altro menù accessibile dalla pagina principale di www.parcodelladammello.it è “Libri & altro”, con il catalogo virtuale dedicato alle “Escursioni nel Parco Adamello”, “I laghi alpini di Valle Camonica”, “Le orchidee della Valle Camonica”, “I fiori del Parco Adamello”, “Le torbiere del Parco”, “Il dizionario toponomastico”, “Un santuario preistorico a Sonico”, “Felci”, “Minerali”, “Sui sentieri della Vallecamonica”, “De Agostini”, “Orsi”, “La grande guerra”, “Passeggiate per famiglia”. Quindi il sotto menù “L’educazione ambientale” diviso a sua volta in “Il Laboratorio territoriale”, “Le strutture”, “I Servizi”, “Conoscere il Parco”, “Sistema parchi”. Infine la “Galleria” di immagini inedite di “Paesaggi”, “Fauna”, “Flora”, e dell’“Erbario”. (Paolo Morandini) a) la possibilità di un uso selezionato tra le varie possibilità e un avvio graduale (scegliere le cose possibili più significative) b) la immediata praticabilità e quindi una visibilità non differita con ricaduta sociale in termini di servizi offerti c) il coinvolgimento di molte realtà a livello di tutto il territorio della Valle (da Pezzo a Pisogne) con aumento esponenziale degli utenti e delle istituzioni (scuole, biblioteche, Amministrazioni) coinvolti d) la creazione di un certo numero di posti di lavoro ad alta qualificazione. Rimane aperta una questione certo non secondaria e cioè quella dei fondi. Pare infatti che Regione e Provincia mettano a disposizione delle risorse economiche a patto che ci si impegni sul piano della custodia, catalogazione, razionalizzazione organizzativa del patrimonio librario. Mi pare allora che ragionevolmente si possa lavorare su una simile ipotesi: definito l’ammontare complessivo del danaro disponibile, lo si impieghi per la metà per realizzare le direttive istituzionali e per la parte restante, per iniziare da subito ad attivare dei servizi immediatamente fruibili e visibili a livello complessivo del territorio. Ciò che pare improponibile è la politica dei due tempi: prima gli aspetti organizzativi e di quadro e poi (ma quando e con quale ampiezza?) le iniziative tese ad innalzare il numero dei lettoriutenti (la promozione alla lettura). Mi fermo qui. Molte altre proposte potrebbero essere avanzate. Già quelle presentate avrebbero bisogno, per essere credibili di una articolazione ben maggiore. In questa sede non è possibile. C’è ovviamente tutta la disponibilità, se a qualcuno mai la cosa potesse interessare, ad entrare nel dettaglio delle singole iniziative possibili. É utopia tutto questo? Discutiamone. BILANCI PUBBLICI se 490 milioni vi sembran pochi? L’Assemblea della Comunità Montana ha approvato venerdì 30 marzo (con l’astensione della Lega) il bilancio previsionale dell’ente, circa il quale qualcun altro si incaricherà di esprimere un giudizio più completo e articolato. A me interessa richiamare l’attenzione dei cittadini sull’entità delle uscite concernenti la voce “indennità” per gli amministratori dell’Ente: 490 milioni di lire solo per il 2001. Per fare alcuni semplici paragoni si può constatare che nella parte corrente del bilancio le spese previste per la intera funzione “Turismo e sport” ammontano a £. 185.000.000, quelle per “Difesa del suolo, assetto idrogeologico e forestazione” a £. 120.000.000 e quelle per gli interventi “socio-assistenziali” sommati a quelli per “altri servizi sociali” non superano le £. 160.000.000. Sull’argomento esistono opinioni discordanti, com’è noto. A volte fortemente discordanti. C’è chi segnala l’esigenza di andare almeno ad una diminuzione generalizzata delle indennità di funzione degli amministratori sia in nome del risparmio che per evitare una progressiva “professionalizzazione” degli amministratori (non si era invocata la separazione tra amministratori e funzionari pubblici – poi realizzata con le leggi Bassanini – proprio per valorizzare la professionalità dei secondi e liberare i primi da incombenze di tipo “gestionale”?). C’è chi sottolinea invece l’indispensabilità di sostanziose indennità (quasi sempre applicate nel massimo consentito per legge) per assicurare che gli amministratori siano capaci e non indotti in tentazione. Ognuno ha le sue ragioni da mettere in campo. Ma io mi chiedo: il compito di un partito e di uno schieramento riformatore non è innanzitutto quello di propugnare e praticare l’impegno politico e amministrativo come qualcosa che esce dagli schemi del “do per avere” (o del “ricevo per dare”)? Non siamo proprio noi a rimenarcela di tanto in tanto con l’invidia per il volontariato, che coinvolge e mobilita (quasi sempre!) senza distribuire compensi? Vogliamo sempre regalare queste tematiche al qualunquismo e/o alle destre? Non è concepibile che sia la sinistra a farsi carico di una generalizzata proposta moralizzatrice e/o moderatrice, cosicché i singoli amministratori non siano abbandonati al “fai da te” strapaesano per ciò che riguarda il problema delle indennità e abbiano invece qualche riferimento a livello sovracomunale? Temo purtroppo che il mio lamento non otterrà grande ascolto, ma ciò non toglie che sia necessario riproporlo. Proprio la riflessione sui 490 milioni di lire che la Comunità Montana andrà a spendere per indennità nel corso del 2001 ci obbliga a pensare a quale ragguardevole cifra si arriva sommando a quelle della Comunità Montana le indennità dei 41 Comuni della Valle Camonica, quelle del B.I.M. e quelle delle società di servizi (Consorzio Metano, Secas, Ecocamuna, GAL ecc.ecc.). É esagerato parlare di 5 miliardi l’anno? Servono davvero tutti ste soldi per mantenere questo ceto amministrativo sul quale ognuno ha poi l’opinione che preferisce? La proposta di unificare in uno i Comuni della Valle Camonica nasceva anche da questa considerazione. Fu immediatamente bollata di “utopia”. Non è utopistico invece credere che si possano risolvere i problemi della Valle Camonica mantendendo le cose così come stanno ora? (Pier Luigi Milani) DISTRETTI INDUSTRIALI: COME NELLA “CASA DELLE LIBERTÀ” Il 16 marzo un atto della Regione Lombardia riduce i distretti industriali: tra gli “eliminati” quello della Valle Camonica. In Valle e presso la Provincia la cosa suscita non dico contrarietà, il che sarebbe normale, ma addirittura stupore: un fulmine a ciel sereno. Ovvia la contrarietà: i distretti sono zone definite in base al declino industriale degli anni ’80 nel siderurgico e nel tessile e sulle quali far convergere finanziamenti ed interventi per la ripresa; cancellare l’area della Val Camonica è quasi sprezzante verso i nostri ben noti problemi. Ma, al di là di altre considerazioni, la sorpresa in Valle e in Provincia è significativa: se nessuno sapeva, nemmeno il vicepresidente della Provincia Saglia (lo ha riferito in un’intervista il 23 marzo), non dico del provvedimento, ma nemmeno delle intenzioni che stavano maturando in Regione, allora viene da chiedersi quale strana concezione abbiano nel Polo e nella Lega dei rapporti tra realtà istituzionali di diverso livello. Federalismo? Ma andiamo, al massimo quello di quando comandavano i “federali” e i comuni avevano il podestà, che ubbidiva ai superiori e comandava ai sottoposti senza chiedere e dare spiegazioni. Come nella casa delle libertà di Berlusconi. (b.b.) CÜL DE SAC di Carlo Branchi sotto il segno del potere Ora anche la Valle ha il suo cardinale: monsignor Re, o meglio, come s’addice ad un cardinale, Sua Eccellenza. Ed è stato un accorrere di gente, e soprattutto di cosiddette “autorità”. Presidenti della Comunità montana, del Bim, della Provincia, assessori e sindaci. A Roma, nel giorno della nomina (volo aereo a carico delle istituzioni, cioè del contribuente), ed a Borno, paese natale del cardinale, un paio di mesi dopo. Difficile non rimanere un po’ sconcertati di fronte a questo “accorrere” ed inchinarsi verso chi rappresenta una gerarchia potentissima, almeno qui in Italia, in grado di condizionare scelte politiche. L’abbiamo visto recentemente con il cardinal Sodano, davanti al quale neppure i rappresentanti della sinistra hanno saputo prendere le distanze, sottraendosi laicamente a questo gioco tra due poteri (quello dello Stato e quello della Chiesa) che dovrebbero stare ben separati. Ma poi, a ben guardare, molti politici usano della Chiesa solo ed esclusivamente per fini di potere, o elettoralistici. La Chiesa romana, ovviamente, sta al gioco perché, come è sempre avvenuto nella storia, da Costantino in poi, i due poteri si sono retti a vicenda, traendo dall’uno e dall’altra la forza del comando. Tuttavia, questa Chiesa, che pur predica la solidarietà, che si dice attenta ai deboli, che ha scoperto i danni prodotti dal mercato capitalistico e dalle sue leggi aberranti, non trova la capacità di opporsi chiaramente ad un berlusconesimo che fa del mercato la legge unica e suprema di ogni condotta umana e politica. Gesù, narra il Vangelo, scacciò i mercanti dal tempio e si “schierò” apertamente (chi non ricorda la parabola sulla cruna dell’ago?) dalla parte dei poveri. Il cardinal Re, che pur viene da una povera famiglia, avrà mai la voglia di ripetere la stessa parabola a certi politici della destra berlusconiana imperante? O di predicare la tolleranza ad un leghismo arrogante e razzista che, attraverso linguaggio e metodi squadristici, si erge a paladino dei valori cattolici? Alcuni di quanti sono accorsi a baciargli l’anello stavano proprio da quelle parti! Amen.