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La popolazione anziana

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La popolazione anziana
Pubblicazione Periodica del
Centro Servizi Volontariato Toscana
Responsabile Editoriale
Dott.ssa Cristiana Guccinelli
A cura di
Roberto Barbieri e Marco La Mastra
Collaborazione Tecnica
Rapporto di ricerca condotto dal Gruppo di
Lavoro per la formulazione del Patto
Territoriale di Solidarietà
La popolazione
anziana:
servizi e bisogni
La realtà aretina
Ricerca condotta dal Gruppo di Lavoro
per la formulazione del Patto Territoriale
di Solidarietà - Progetto Agopolis
ASTER-X Agenzia di Servizi per il Terzo Settore
a cura di
Roberto Barbieri e
Marco La Mastra
Arezzo, Dicembre 1999
PREFAZIONE
Che le politiche sociali non siano più esclusiva competenza del settore pubblico, a livello nazionale o locale, è ormai tesi condivisa. Se l’indirizzo e la supervisione delle politiche sociali rimangono le principali sfere di intervento dell’amministrazione pubblica, ogni amministratore sa che il cammino innanzi a
sé sarà tanto più produttivo quanto più sarà capace di mettere a frutto risorse,
energie ed entusiasmi che vanno ben al di là dei propri tradizionali ambiti di
competenza.
Gli enti pubblici, la cooperazione sociale, il volontariato, il mondo dell’imprenditoria e le più ampie reti di protezione sociale costituiscono i soggetti
del nuovo agire sociale. E’ questo uno dei principali criteri ispiratori della
legge regionale 72/97 che riordina i servizi socio-assistenziali della nostra
Regione. Tale criterio, quasi banale nella sua semplicità, deve però tradursi in
un percorso che conduca ad nuovo saper fare comune in grado di superare le
abituali logiche organizzative.
La presente ricerca costituisce una solida base per la prossima definizione del
Patto Territoriale di Solidarietà sulle politiche socio-assistenziali e socio-sanitarie per gli anziani nel territorio aretino. Tale sperimentazione, la prima in
ambito regionale, rappresenta per tutti noi un’importante sfida. Attraverso lo
strumento del Patto di Solidarietà identificheremo un quadro di programmazione di lungo periodo, dotato di strumenti che diano vita a progetti operativi
in cui le diverse risorse del territorio siano protagoniste.
L’avvio di un nuovo saper fare comune non può prescindere dall’analisi condivisa delle variegate situazioni di bisogno e delle attività svolte da ciascun
attore. Salutiamo pertanto con soddisfazione l’uscita di questa ricerca che
rappresenta anche un primo tentativo di valutazione sia quantitativa che qualitativa dei numerosi servizi messi in essere dalle realtà del terzo settore. Le
modalità adottate dal Gruppo Tecnico e dal locale Tavolo di Concertazione
sulle Politiche Sociali nella conduzione della ricerca e nelle fasi preliminari di
definizione del Patto Territoriale rappresentano un positivo esempio di collaborazione di cui auspichiamo il futuro consolidamento e l’applicazione a
nuovi settori.
Simone Siliani
Assessore alle Politiche Sociali
Regione Toscana
Donella Mattesini
Assessore alle Politiche Sociali
Provincia di Arezzo
Rossella Angiolini
Assessore alle Politiche Sociali
Comune di Arezzo
Franco Bettoli
Presidente
Forum Aretino del Terzo Settore
ABBREVIAZIONI
ADI
Assistenza Domiciliare Integrata
ARCI
Associazione Ricreativa
Culturale Italiana
AUSL
Azienda Unità Sanitaria Locale
AUSER
Autogestione dei Servizi e della
Solidarietà
AVAD
Associazione Volontari
Assistenza Domiciliare
AVO
Associazione Volontari
Ospedalieri
CAS
Centro Aggregazione Sociale
CESPID
Centro Servizi alla Persona
Impresa Donna
FESR
Fondo Europeo Sviluppo
Regionale
FRAS
Fondo Regionale Assistenza
Sociale
FSE
Fondo Sociale Europeo
FSN
Fondo Sanitario Nazionale
INAIL
Istituto Nazionale Infortuni sul
Lavoro
IPAB
Istituti di Pubblica Assistenza e
Beneficenza
OARS
Older Assessment Resources
System
PSR
Piano Sanitario Regionale
PISR
Piano Integrato Sociale
Regionale
RA
Residenza Assistita
RSA
Residenza Sanitaria
Assistenziale
SAD
Semplice Assistenza Domiciliare
UISP
Unione Italiana Sport Popolari
UNITALSI
Unione Nazionale Italiana
Trasporto Ammalati a Lourdes e
Santuari Internazionali
URP
Ufficio Relazioni con il Pubblico
UVG
Unità di Valutazione Geriatrica
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8
CONTRIBUTI ALLA RICERCA
La presente ricerca è stata curata da Roberto
Barbieri, Coordinatore per l’Agenzia Aster-X del
P rogetto AGOPOLIS Toscana, e da Marco La
Mastra, Responsabile dell’Osservatorio sulle
Politiche Sociali della Provincia di Arezzo, sotto
la supervisione dai componenti del Gr u p p o
Tecnico di Lavoro del Patto Territoriale AGOPOLIS.
I curatori della ricerca si sono avvalsi della collaborazione di molte persone ed organismi locali.
Il questionario è stato elaborato da un sottogruppo di lavoro formato dal Coor d i n a t o re di
Progetto, dal Responsabile per l’Osservatorio
P rovinciale sulle Politiche Sociali, dal
Responsabile per la Formazione e le Politiche
Sociali della Provincia e dal Dirigente delle
Attività Sociali del Comune di Arezzo. Il questionario è stato somministrato ai cittadini da
parte di un gruppo di operatori della
Cooperativa Electra partecipanti al corso di
mediazione familiare istituito dalla Provincia di
Arezzo. I membri del sottogruppo hanno proceduto a: a) effettuare interviste campione per la
finalizzazione del questionario, b) selezionare, in
collaborazione con l’Ufficio Anagrafe del
Comune di Arezzo, il campione di intervistati; c)
formare gli operatori nella conduzione dell’intervista; d) validare i risultati dei questionari con
ciascun intervistatore; e) preparare le maschere
per l’elaborazione dei dati; f) analizzare i dati.
La metodologia e la composizione dei gruppi
focus per l’acquisizione di informazioni da parte
di operatori ed utenti è stata elaborata da un sottogruppo di lavoro formato dal Coordinatore del
P rogetto, dalla Responsabile delle Politiche
Sociali del Sindacato Pensionati, dalla
Coordinatrice Sociale e dal Direttore di RSA della
A U S L 8, dal Vi c e - D i re t t o re della Cooperativa
P rogetto 5, nonché dalla Coordinatrice delle
Assistenti Sociali del Comune di Arezzo. Le riunioni con i gruppi di operatori ed utenti sono
state coordinate dalla Dottoressa Gloria Casalati,
esperta di gestione di gruppi.
La sezione sulle demenze senili è stata elaborata
sulla base delle indicazioni fornite dal dott.
Mario Pedace, primario dell’Unità Operativa di
Medicina II e dott. Corsi, dell’Ospedale
Garbasso di Arezzo.
Il segretario del Forum Aretino del Terzo Settore,
Enrico Donati, ha contribuito alla realizzazione
di alcune interviste con i rappresentanti del privato sociale.
I dati sulle attività, sui livelli di copertura dei
servizi e sulle spese sono stati forniti da diversi
esponenti degli enti pubblici e delle organizzazioni del privato sociale interessati.
Membri del Gruppo di Lavoro
Roberto Barbieri (Aster-X), Laura Brizzi (CARITA S A rezzo),
Annamaria
Ciommei
(Responsabile RSA - A U S L 8), A n n a m a r i a
Cuccoli (Sindacato Pensionati Italiano), Maria
Luisa Fatichi (Cooperativa Sociale Progetto 5)
Rita Gialli (Unità Funzionale Alta Integrazione AUSL 8), Marzia Giuliattini, (Servizio Attività
Sociali - Comune di Arezzo), Marco La Mastra
(Osservatorio per le Politiche Sociali - Provincia
di A rezzo), Mara Mattesini (Area Servizi alla
Persona ed alla Famiglia - Comune di Arezzo),
P i e t ro Nibbi (Aster-X), Fabio Palmieri
(Cooperativa Sociale COMARS), Franca
Rinaldelli (Formazione Professionale, Provincia
di Arezzo.
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1. INTRODUZIONE
1.1 IL PROGETTO AGOPOLIS TOSCANA
1.1.1 Le caratteristiche del progetto
Il progetto europeo AGOPOLIS, finanziato dalla
quinta Direzione Generale dell’Unione Europea
nell’ambito del programma Terzo sistema ed occupaz i o n e, ha come obiettivo la sperimentazione di
forme innovative tra istituzioni e terzo settore nella
gestione delle città. Tra i diversi contesti di intervento a livello europeo e nazionale, il progetto AGOPOLIS prevede, in ambito toscano, la sperimentazione dei patti territoriali di solidarietà previsti
dalla legge regionale di riordino dell’assistenza
72/97.
La sede di sperimentazione del progetto è il territorio comunale di Arezzo insieme alla più estesa zona
socio-sanitaria aretina. L’ambito tematico riguarda
le politiche socio-sanitarie ed assistenziali a favore
della popolazione anziana. Nel patto territoriale
sarà per tanto formulato un piano di intervento a
medio termine nel quale verranno identificati i singoli interventi progettuali, specificandone finalità,
oggetto, durata, nonché risorse umane, finanziarie e
strumentali da utilizzare.
Gli obiettivi
I principali obiettivi del progetto sono:
• la definizione di un Patto Territoriale di
Solidarietà nell’ambito delle politiche e degli interventi socio-assistenziali e socio-sanitari a favore
degli anziani della Zona Aretina;
• l’elaborazione di un processo di formulazione di
politiche e programmi sociali condiviso tra realtà
pubbliche e private del territorio e trasferibile ad
altri settori e/o aree di intervento;
• l’identificazione di nuove risorse economiche per
il finanziamento di interventi socio-sanitari ed assistenziali nell’ambito delle politiche per gli anziani.
I soggetti partecipanti
L’agenzia di servizi per il terzo settore Aster-X,
titolare del progetto AGOPOLIS, coordina il processo di formulazione del patto territoriale insieme ai seguenti soggetti partecipanti al progetto
locale: Regione Toscana, Provincia di Arezzo,
Azienda Sanitaria Locale 8 di Arezzo, Comune
di Arezzo, Forum Aretino del Terzo Settore (in
rappresentanza di più di 40 soggetti tra cooperative ed associazioni del Comune di A re z z o ) ,
imprese private, sindacati, nonché gruppi locali
organizzati di anziani e famiglie.
Il percorso di formulazione del patto territoriale
vede coinvolti i seguenti livelli organizzativi:
• il Tavolo di Concertazione per le politiche
sociali del Comune di Arezzo, comprendente la
Regione Toscana, la A U S L 8, la Provincia di
Arezzo, i sindacati SPI, CGIL, CISL e UIL ed il
Forum Aretino del Terzo Settore costituisce il
principale referente politico per la formulazione
del Patto;
• il Gruppo di Lavoro Patto Territoriale AGOPOLIS, costituito tra i più elevati riferimenti tecnici delle istituzioni e delle associazioni del territorio operanti nel settore degli anziani, rappresenta il gruppo di coordinamento per la formulazione del patto in tutte le sue componenti,
dalla iniziale fase di ricerca a quella di definizione dei progetti;
• vari sottogruppi di lavoro, identificati con
uno specifico mandato e comprendenti ampi settori della società civile del territorio, costituiscono poi il principale riferimento per l’elaborazione di singoli assi progettuali del Patto.
1.1.2 Lo strumento del patto territoriale di solidarietà
Come già accennato, lo strumento del patto territoriale di solidarietà è stato introdotto dalla
recente legge di riordino dei servizi socio-assi-
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12
stenziali e socio-sanitari integrati n. 72/97.
L’articolo 27 stabilisce che i patti territoriali per la
costruzione delle reti di solidarietà sociale sono lo
strumento del coinvolgimento degli enti locali, dei
sindacati, delle organizzazioni del privato sociale e del
movimento cooperativo nell’organizzazione e produzione dei servizi sociali finalizzati allo sviluppo socioeconomico, all’occupazione e alla coesione sociale.
Il carattere di formazione dal basso del patto territoriale sembra essere indicato sempre dall’art.
27, nel quale si specifica che gli enti locali promuovono e valorizzano attività organizzate da singoli,
gruppi e dai soggetti delle reti di protezione sociale,
identificati rispettivamente nelle: a) famiglie; b)
volontariato; c) cooperazione sociale; d) organizzazioni private. Tali attività sono finalizzate alla
definizione di patti territoriali, alla diffusione dei servizi d’informazione e di comunicazione, al sostegno
della solidarietà sociale, della mutualità, nonché dirette a favorire gli scambi di servizi.
La sperimentazione del patto è prevista nel collegato Piano Integrato Sociale Regionale (PISR),
all’interno dei programmi di iniziativa regionale
Promozione delle reti di protezione sociale per la formazione delle reti di solidarietà con la partecipazione dei
soggetti del terzo settore. A tale fine è prevista l’impostazione di una ricerca intervento per la formazione di patti territoriali di solidarietà, di cui il
presente progetto rappresenta l’applicazione.
Al di là dei suddetti riferimenti, lo strumento del
patto territoriale per la costruzione di reti di protezione sociale non è ulteriormente definito all’interno della legge regionale. Lo sviluppo del presente progetto, la sua valutazione finale ed il relativo tentativo di modellizzazione, costituiscono
pertanto elementi di sperimentazione per la formazione dei futuri progetti di patti territoriali.
Per contro, il modello del patto territoriale di
solidarietà può mutuare un impianto di formulazione metodologico dei recenti patti territoriali
per l’occupazione e lo sviluppo introdotti circa
tre anni fa dall’Unione Europea e dall’Italia e che
da poco hanno cominciato i primi percorsi di
realizzazione. Un elemento di sicuro collegamento è senza dubbio costituito dalla logica
della concertazione e del coinvolgimento di
ampi strati della società civile nella definizione
degli obiettivi e nella realizzazione degli intervent. La più evidente delle differenze riguarda
invece l’assenza di fondi allocati ad hoc per la
realizzazione del patto, così come invece avviene
nel caso dei fondi dei patti per l’occupazione e lo
sviluppo da parte dell’Unione Europea e del
Comitato
Interministeriale
per
la
Programmazione Economica.
1.2 OBIETTIVI E STRUMENTI DELLA
RICERCA
Il patto territoriale di solidarietà, dovendo esprimere delle chiare scelte su orientamenti di politica territoriale, linee di azione prioritarie per l’erogazione dei servizi ed orientamenti nella riorganizzazione e targetizzazione degli stessi deve
quanto più possibile fondarsi su una chiara fotografia dell’attuale situazione sia in termini di
bisogni che di servizi esistenti.
Esponiamo alcune considerazioni che hanno
aiutato il Gruppo di Lavoro Patto Te r r i t o r i a l e
AGOPOLIS alla definizione dei contenuti della
presente ricerca.
Una prima ricognizione sui servizi socio-assistenziali a disposizione della popolazione anziana ha mostrato come i dati in possesso dalle singole istituzioni non rappresentassero patrimonio
comune dei principali tecnici ed operatori del
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settore. Tale elemento ha rafforzato l’impostazione fortemente partecipata della ricerca per consentire al Gruppo di Lavoro di analizzare e condividere gli elementi a disposizione.
Il processo di riorganizzazione dei servizi socioassistenziali e socio-sanitari avvenuto con le
leggi 72/97 e 72/98 rappresenta uno sforzo di
integrazione dei servizi sul territorio che ancora
necessita di essere promosso e discusso a vari
livelli. Il recente processo di ritiro delle deleghe
alla Azienda USL in materia di servizi sociali da
parte dei Comuni della Zona Aretina ha comportato un ulteriore elemento di riorganizzazione dei servizi nel territorio. Il gruppo di lavoro
ha quindi ritenuto importante inserire all’interno
della presente ricerca il quadro concettuale di
riferimento rispetto all’organizzazione dei servizi per gli anziani così come espresso dalle recenti
evoluzioni della legge regionale.
Il processo di ritiro delle deleghe rende altresì
difficile un’analisi temporale dei livelli di copertura dei principali servizi pubblici. Gli strumenti
di rilevazione dei dati da parte della Regione
sono di introduzione relativamente recente e
non del tutto assestati. La presente ricerca si propone di sistematizzare le informazioni sui livelli
di copertura dei servizi socio-assistenziali e
socio-sanitari. Ulteriore elemento di attenzione è
rappresentato dall’analisi degli attuali livelli di
spesa pubblica per tipologia di servizio, nonché
dalla ripartizione dei costi finali tra pubblico ed
utenza.
Il terzo settore, nelle sue componenti di cooperazione sociale e volontariato, rappresenta da sempre un importantissimo elemento di supporto
all’anziano e alla sua famiglia. Fino ad oggi
mancano analisi che forniscano una chiara foto-
grafia a livello locale del peso che queste organizzazioni hanno, soprattutto per quanto riguarda il volontariato, in termini di tipologia di servizi esistenti, del loro grado di copertura della
popolazione nonché delle modalità di funzionamento. La mancanza di questa analisi costituisce
un chiaro freno alla necessaria integrazione tra
servizi e promozione degli stessi. Questa ricerca
vuole quindi rappresentare un primo passo nel
censimento del reale peso del terzo settore nell’ambito dei servizi per gli anziani, sicuri che
una analisi esaustiva non può essere che il frutto
di investigazioni successive e maggiormente
articolate.
Il quadro dei bisogni della popolazione anziana
rappresenta però il campo in cui gli elementi di
analisi sono più carenti. Per quanto riguard a
questo aspetto, esistono fino ad oggi indicatori
proxy di bisogno (livello delle pensioni sociali,
delle pensioni minime, percentuale di ricoveri
per traumatismi in ultra75enni) raccolte
dall’Osservatorio Provinciale per le Politiche
Sociali. Per meglio valutare la situazione di bisogno della popolazione anziana si è studiato un
questionario da somministrarsi ad un campione
rappresentativo di 200 anziani ultra75enni del
Comune di A rezzo. La scelta degli anziani
ultra75enni è stata fatta per verificare i tipi di
bisogno di questa particolare classe di età, maggiormente esposta alla necessità di servizi.
L’ampiezza ed i criteri di stratificazione del campione ci consentono di poter inferire dati sull’intera popolazione aretina ultra75enni con buoni
margini di significatività 1. La metodologia utilizzata cerca di mettere in risalto vari aspetti della
salute della persona anziana: le risorse economiche, le risorse sociali, gli stati di salute mentale e
fisica, ed il grado di autonomia nello svolgimento delle attività quotidiane. Sono stati inoltre
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analizzati aspetti quali: il grado di conoscenza dei
servizi a disposizione e le attività svolte durante
la giornata per valutare l’anziano come risorsa.
Gli strumenti metodologici
La presente ricerca è stata condotta attraverso
l’applicazione dei seguenti strumenti:
• un questionario distribuito ad un campione
di 200 anziani ultra75enni del Comune di
Arezzo (si veda Appendice A). Tale questionario
è stato impostato seguendo la metodologia
OARS (Older Assessment Resources System)
sperimentata negli Stati Uniti e standardizzata
anche per il caso italiano dall’Università di
Roma;
• discussioni di gruppo ed acquisizione di
informazioni da parte di operatori ed utenti dei
servizi erogati (si veda Appendice B). Ci si è
concentrati su tre principali tipologie di servizio: a) residenziale; b) domiciliare; e c) di socializzazione/assistenza affettiva. Vista la limitatezza del tempo a disposizione, l’acquisizione di
informazioni si è concentrata sui principali elementi che operatori ed utenti volevano far risaltare, senza che questi incontri costituiscano pertanto una valutazione esaustiva della qualità del
servizio erogato;
• linee-guida per interviste individuali con i
rappresentanti delle maggiori realtà di terzo settore operanti nel settore degli anziani;
• questionario distribuito ai Direttori di
Residenze Sanitarie Assistenziali sulle attività
gestite dal volontariato;
• raccolta di informazioni sui dati relativi all’utenza ed alla spesa delle principali istituzioni
erogatrici di servizi alla popolazione anziana.
1.3 STRUTTURA DEL RAPPORTO
Oltre al presente capitolo introduttivo, la ricerca
si divide in sette ulteriori capitoli.
Gli orientamenti nazionali e regionali
Il prossimo capitolo si concentrerà sulle principali linee di orientamento relative alle politiche
socio-assistenziali e socio-sanitarie sia nazionali
che toscane. La Regione Toscana ha introdotto
negli ultimi due anni, due nuove leggi di riordino degli interventi di assistenza e sanitari.
Verranno pertanto esaminati sia i principali
orientamenti di indirizzo che il quadro organizzativo e programmatico incentrato sulle zone e
sui distretti socio-sanitari.
I bisogni
Il capitolo 3 rappresenta invece un’analisi dei
bisogni. La prima parte è incentrata sulla evoluzione demografica nel Comune di Arezzo e della
zona socio-sanitaria aretina. Si prendono in considerazione sia i recenti mutamenti della composizione della popolazione per classi di età, che
quelli previsti nell’arco dei prossimi dieci anni.
In particolare, si analizza il cambiamento demo
Grafico all’interno della classe di popolazione
anziana, il rapporto tra ultra75enni, la cui
domanda di servizi socio-assistenziali e sociosanitari è elevata, e ultra65enni, gruppo maggiormente attivo e portatore di bisogni di socializzazione. Per il Comune di Arezzo viene inoltre esaminato il mutamento della composizione
familiare della classe di anziani ultra75enni in
r a ff ronto ai dati del censimento. La seconda
parte del capitolo è invece dedicata all’analisi
dei risultati del questionario sugli anziani
ultra75enni del Comune di Arezzo. Viene esaminata la sintesi dei valori per le cinque aree di
salute dell’anziano, cercando di mettere in relazione la combinazione tra le due aree di risorse
(sociali ed economiche) con le tre aree di stato
(salute mentale, fisica e grado di autonomia
nelle attività quotidiane). I risultati di alcune
domande specifiche sono inoltre analizzati, par-
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ticolarmente per le aree di risorse sociali, attività
ed il tempo trascorso dall’anziano, nonché il suo
grado di conoscenza dei servizi.
Il quadro dei servizi
Il capitolo 4 prende in considerazione il quadro
complessivo dell’offerta di servizi dei Comuni
della Zona Aretina. Le variabili organizzative ed
istituzionali sono analizzate per verificare il
grado di applicazione delle recenti innovazioni
legislative. Un’analisi della tipologia dei servizi
offerti, della loro attuale modalità di accesso,
nonché delle azioni di supporto alla promozione
della qualità dei servizi e/o alla diversificazione
dell’offerta, viene inoltre affrontata. Insieme a
questi elementi, si identifica il quadro d’insieme
dei servizi offerti dal terzo settore, nelle sue
componenti di cooperazione sociale e volontariato, in virtù del loro livello di integrazione e/o
complementarità con il servizio pubblico.
L’ultima parte del capitolo, infine, identifica i
livelli di spesa pubblica per ciascuna tipologia di
servizio ed analizza la composizione delle fonti
di finanziamento degli ultimi anni.
Analisi dei singoli servizi
I capitoli 5, 6 e 7 riprendono invece la classificazione della tipologia di servizi disponibili per verificare per ciascuno di essi le modalità di gestione,
l’integrazione tra servizio pubblico e privato, il
raggiungimento degli obiettivi di copertura del
servizio in funzione dei target espressi dai progetti obiettivo e la distribuzione dei costi.
Conclusioni
Il capitolo 8, infine, costituisce la sezione conclusiva del rapporto. Una sintesi dei principali risultati
emersi dall’analisi dei precedenti capitoli verrà
presentata in relazione al quadro di bisogni e di
servizi.
note
1
Il campione è stato stratificato secondo le seguenti variabili: sesso,
classe di età (75-79; 80-84; >85), distretto di residenza. I pesi da
attribuire alle variabili sono gli stessi dell’universo di riferimento.
Per una disamina più approfondita si veda l’appendice metodologica.
19
2. LE LINEE DI POLITICA
REGIONALE A FAVORE
DEGLI ANZIANI
2.1 IL QUADRO NORMATIVO
Sulla base delle linee di indirizzo nazionale, la
Regione Toscana ha avviato negli anni ‘90 un
percorso di riforma, sia in termini di orientamenti generali che di articolazione organizzativa, delle politiche socio-assistenziali e sociosanitarie a favore degli anziani.
I principali strumenti legislativi che abbiamo
preso in considerazione sono:
• i Progetti Obiettivo regionali sulla Tutela della
Salute degli Anziani n. 168/92 e quello più
recente inserito nel Piano Sanitario Regionale
1999-2011;
• la legge di riordino degli interventi di assistenza sociale, n.72/97, ed il relativo Piano
Integrato Sociale Regionale;
• le leggi 108/95 sull’assistenza ad anziani non
autosufficienti, la legge n. 49/94 sul riordino dei
servizi sanitari, sostituita lo scorso anno dalla
legge n. 72/98.
I principi
Il progetto obiettivo sulla Tutela della salute
degli anziani n.168/92, in vigore fino al 1998,
esplicita i primi orientamenti a favore di politiche
di scanso ricovero e di supporto al mantenimento
dell’anziano nel proprio ambiente familiare. Tali
orientamenti sono stati mantenuti nella successiva legislazione regionale. In particolare:
• il mantenimento dell’anziano nel proprio
ambiente rappresenta il principio ispiratore di
tutta la legislazione sugli anziani, prevenendo il
ricovero in istituto di persone autosufficienti, salvaguardando i rapporti familiari e le più ampie
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relazioni sociali, garantendo l’integrità del suo
status e dei suoi ruoli nel contesto sociale e intervenendo nelle situazioni di povertà, di abbandono, di solitudine e di mancanza di alloggio;
• il ricorso all’istituzionalizzazione come ultima risorsa da attivare in caso di impossibilità
nel mantenere l’anziano nel proprio contesto
familiare. A tale proposito si ribadisce il principio di reversibilità del percorso assistenziale,
prevedendo il reinserimento sociale degli anziani istituzionalizzati attraverso programmi territoriali articolati. Anche la qualità di vita all’interno delle strutture è oggetto di attenzione, attraverso un articolato decentramento e riconversione delle macro strutture di ricovero;
• la salvaguardia dell’autosufficienza dell’anziano da processi invalidanti fisici e psicologici,
privilegiando l’intervento preventivo e riabilitativo a livello distrettuale con particolare riguardo alle patologie più frequenti;
• lo sviluppo di programmi coordinati sul versante delle politiche sociali integrate nei settori
della cultura, del tempo libero, della casa, della
politica dei trasporti, delle attività di socializzazione e delle attività lavorative per prevenire lo
stato di emarginazione e disagio psico-fisico e
sociale e per promuovere il recupero ed il mantenimento delle capacità delle persone. In merito
a quest’ultimo aspetto, si stimolano nel territorio
forme di aggregazione sociale e apporti coordinati delle attività del volontariato per l’utilizzazione di tutte le risorse esistenti verso una diffusa prevenzione sociale ed una reale partecipazione
dei cittadini.
La non autosufficienza
Tali orientamenti sono mantenuti da tutto il successivo corpo legislativo e programmatico regionale. Alcuni aspetti vengono comunque enfatizzati attraverso l’introduzione di misure specifi-
che. Tra questi, l’attenzione alla problematica
dell’assistenza all’anziano non autosufficiente o
al limite dell’autosufficienza presso il domicilio.
A tale proposito, la Regione Toscana ha emanato
nel 1995 la legge 108 per il finanziamento di specifici interventi di assistenza domiciliare integrata. Secondo la legge i Comuni erogano l’assistenza
domiciliare promuovendone l’integrazione con l’assistenza domiciliare infermieristica e riabilitativa fornite dalle Aziende unita’ sanitarie locali. Alla forma
diretta si aggiunge anche la possibilità di beneficiare degli assegni per l’assistenza erogati a soggetti appartenenti al nucleo familiare o comunque in grado di pre s t a re assistenza presso il
domicilio dell’anziano. Condizione necessaria
per l’erogazione dell’assegno è la sottoscrizione
del piano terapeutico assistenziale. I principi
della legge 108/95 sono stati interamente accolti
all’interno della successiva legge di riordino dell’assistenza n. 72/97.
Sempre in tema di aiuto alla non autosufficienza,
attenzione particolare, nell’ambito delle patologie invalidanti di più recente diffusione, viene
data alle demenze senili ed al morbo di
Alzheimer sia dal PISR che dall’ultimo Progetto
Obiettivo. Uno specifico progetto d’intervento
viene attivato secondo un modello sperimentale
per la formazione di operatori di assistenza e dei
medici di medicina generale e per la consulenza
dei familiari e di quanti si prendono cura delle
persone. Il percorso di sperimentazione prevede
la realizzazione di:
(a) Centri Diurni di assistenza Alzheimer;
(b) Nuclei Alzheimer presso le RSA;
(c) Modulo ADI per gravi in aree metropolitane
ad intensa urbanizzazione;
Le attività ad elevata integrazione
S e m p re in tema di supporto all’anziano non
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24
autosufficiente o al limite dell’autosufficienza, la
legge 72/97 stabilisce inoltre le attività ad elevata integrazione socio-sanitaria:
• la definizione di un piano individualizzato di
intervento basato sul metodo della valutazione
da parte della Unità Valutativa Geriatrica (UVG)
operante, di norma, a livello di distretto. Nella
definizione e verifica del piano si assicura il concorso delle diverse professionalità interessate
all’accertamento della condizione di non-autosufficienza;
• l’erogazione di attività di assistenza domiciliare integrata e la fornitura di particolari ausili
per l’autonomia personale;
• il funzionamento di stru t t u re di ospitalità
diurna o a tempo pieno, ovvero l’assistenza
presso strutture convenzionate, per i soggetti le
cui condizioni di non-autosufficienza non consentano la permanenza a domicilio.
Le priorità delle ultime leggi quadro regionali
Le leggi 72/97 e 72/98, nonché i relativi PISR e
Progetto Obiettivo Anziani per il triennio ’98-’00
costituiscono un insieme coordinato di strumenti
legislativi e programmatici che integrano i principi introdotti con il Progetto Obiettivo del ’92.
Si riafferma pertanto il principio della protezione e della tutela sociale, anche in collegamento
con la tutela giuridica, dei soggetti incapaci di
provvedere a se stessi e si rafforza una visione
d’insieme delle politiche sociali e socio-sanitarie
rafforzandone l’integrazione sia in termini di
azioni che di soggetti coinvolti. In sintesi, attraverso l’adozione di tali strumenti legislativi e
programmatici, si introducono alcuni importanti
obiettivi che possiamo distinguere nelle seguenti
categorie:
• metodologici, attraverso
(a) il coordinamento e l’integrazione con i servi-
zi sanitari quale metodo obbligatorio di lavoro
tra servizi ed Enti indipendentemente dalle
diverse modalità di gestione, al fine di assicurare una risposta unitaria alle esigenze della persona;
(b) la valorizzazione delle capacità e delle risorse della persona attraverso attività di sostegno e
supporto avvalendosi della metodologia della
relazione tra operatori e cittadini;
• organizzativi, attraverso
(a) la promozione del decentramento su base
zonale e distrettuale della programmazione dei
servizi e degli interventi;
(b) l ’ i n t roduzione dell’Unità di Va l u t a z i o n e
Geriatrica (UVG), la commissione interdisciplinare preposta alla valutazione delle condizioni
di non autosufficienza della persona anziana.
L’UVG è costituita in ogni area distrettuale ed è
composta da un nucleo permanente, oltre che
da varie figure professionali a seconda del caso
specifico. La valutazione di non autosufficienza
r a p p resenta il presupposto fondamentale del
p rocesso assistenziale alla persona anziana e
non, in quanto strumento di analisi dei bisogni
specifici dell’utente finalizzato alla personalizzazione della strategia di intervento. La valutazione è multidimensionale, in base ad una scheda di valutazione del grado di autosufficienza
dell’anziano introdotta dal Consiglio Regionale
nel 1991;
(c) l’introduzione del principio dell’unicità dell’ente gestore a livello di zona socio-sanitaria
per le attività ad elevata integrazione;
(d) la definizione di un percorso di assistenza
della persona anziana (si veda Quadro 1 nel
paragrafo successivo) e di diversi modello organizzativi di riferimento dei servizi, in particolare dell’Assistenza Domiciliare Integrata, nonché
delle str utture residenziali per auto e non autosufficienti.
25
26
• di promozione e verifica della qualità,
attraverso:
(a) la definizione di standard minimi di qualità,
nonché l’erogazione di un omogeneo livello di
prestazioni su tutto il territorio regionale;
(b) l’incentivo, la promozione e la valorizzazione della partecipazione degli utenti, dei cittadini
e delle formazioni ed organizzazioni sociali
all’individuazione delle istanze emergenti in
seno alla collettività e degli obiettivi della programmazione, nonché alla verifica dell’efficacia
dei servizi e degli interventi;
(c) l’istituzione degli Osservatori Provinciali per
le politiche sociali, con specifici compiti di verifica e monitoraggio.
Il ruolo del terzo settore
Il principio dell’integrazione tra enti pubblici e
terzo settore è particolarmente importante. In
particolare, si prevede una forte integrazione tra
i servizi erogati attraverso il sistema pubblico e
la rete di volontariato e di supporto informale.
Gli elementi in cui questo principio generale
trova applicazione sia nel PISR che nell’ultimo
Progetto obiettivo sulla Tutela della Salute degli
Anziani possono essere distinti a livello di:
• partecipazione del volontariato e delle realtà
di terzo settore alle principali fasi di programmazione, come nel caso della formulazione dei
piani zonali e/o nei patti territoriali di solidarietà;
• integrazione delle attività di volontariato a
supporto della rete complessiva di servizi offerti
dal settore pubblico. Tale integrazione è suggeri ta nei modelli organizzativi individuati per i servizi di base quali l’assistenza domiciliare, le attività di animazione nei centri diurni e nelle residenze sanitarie. Il Progetto Obiettivo regionale
sulla tutela della salute degli anziani inserisce la
famiglia, le cooperative sociali, le associazioni
del volontariato ed altri soggetti del privato
sociale all’interno del modello organizzativo di
risposta ai bisogni, concorrendo all’analisi degli
stessi, alla definizione delle risposte, nonché alla
gestione degli interventi.
Le attività socio-culturali
Lo stesso Progetto Obiettivo rafforza inoltre il
supporto ad interventi a favore della promozione della qualità della vita nella terza età, che preveda una maggiore organicità e diffusione capillare delle esperienze già avviate delle Università
della terza età, dei Centri Sociali, delle varie
forme di solidarietà espresse dagli anziani, e di
tutte quelle iniziative che rispondano alla
domanda di inserimento sociale avanzata dagli
anziani.
Il diritto all’informazione
Un ulteriore ed importante elemento di innovazione da parte della legge 72/97 è la chiara esplicitazione del diritto all’informazione da parte
del cittadino. Secondo l’art. 4, infatti, il cittadino
utente del sistema sociale e assistenziale dellRegione
ha diritto ad essere informato… sui propri diritti in
rapporto ai servizi di assistenza sociale, sulla disponibilita’delle prestazioni socio-assistenziali, sui requisiti per l’accesso, sulle possibilita’ di scelta, sulle condizioni e sui requisiti per accedere alle prestazioni e
relative procedure, nonche’ sulle modalita’ di erogazione e delle prestazioni stesse. E’ altresì importante
rilevare che la legge indica in una vasta gamma di
soggetti, enti locali ma anche soggetti del terzo settore, il dovere di attuare interventi e azioni di informazione rivolti ai cittadini ed, in particolare, ai minori e
agli anziani al fine di favorire la piena consapevolezza
tra gli stessi.
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2.2 IL QUADRO ORGANIZZATIVO E DI
PROGRAMMAZIONE
La zona ed il distretto socio-sanitari, introdotti
nella programmazione territoriale già a partire
dal ’94, costituiscono le unità territoriali di riferimento per la programmazione e gestione delle
attività socio-assistenziali e socio-sanitarie. I territori provinciali sono divisi in zone, a loro volte
divise in distretti.
Per quanto riguarda la Provincia di A re z z o ,
questa è divisa in cinque zone: A re t i n a ,
Casentino, Val di Chiana Aretina, Val Tiberina e
Val d’Arno. Della Zona Aretina fanno parte sei
Comuni. Oltre ad Arezzo, Comune capoluogo,
sono compresi: Capolona, Castiglion Fibocchi,
Civitella, Monte S. Savino e Subbiano. A t a l e
p roposito si veda la Mappa 1 compre n d e n t e
anche la divisione nei cinque distretti della
zona.
Il ruolo del Comune
Titolari della programmazione e gestione dei
servizi socio-assistenziali e socio-sanitari sono i
Comuni e le Aziende USL.
Il Comune è l’ente titolare delle funzioni in
materia di assistenza sociale. Può gestire il complesso degli interventi o i singoli settori in uno
dei seguenti modi
• in forma diretta;
• in associazione, con uno, più o tutti i Comuni
c o m p resi nella stessa zona socio-sanitaria
mediante convenzione, ovvero mediante la
costituzione di consorzi;
• mediante delega e relativa convenzione
all’Azienda USL competente per territorio, o
alla Comunità Montana, previa associazione
con uno, più o tutti i Comuni compresi nella
stessa zona socio-sanitaria.
Al Comune viene inoltre data ampia possibilità
di gestione, attraverso convenzioni con organizzazioni del volontariato, del privato sociale, del
privato, Istituti di Pubblica Assistenza e
Beneficenza (IPAB), e con le reti anche informali
di persone e famiglie.
Il ruolo di Regioni e Province
Alla Regione ed alle Provincie spettano ru o l i
analoghi, ciascuno per il proprio ambito territoriale di competenza. In particolare:
• la Regione ha una funzione di indirizzo e di
c o o rdinamento dei piani sociale e sanitario
regionale, di ripartizione del fondo sanitario
regionale e di quello per l’assistenza, di sperimentazione di interventi innovativi in particolare per il versante delle politiche sociali integrate,
nonché di promozione del monitoraggio delle
azioni previste dal piano, di indirizzo e coordinamento delle attività degli Osservatori
Provinciali sulle politiche sociali;
• la Provincia, invece, oltre alla promozione di
interventi innovativi nella gestione delle politiche socio-assistenziali, gestisce l’attività di monitoraggio delle politiche sociali attraverso
l’Osservatorio Provinciale, nonché quelle di
orientamento professionale e formazione.
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30
Mappa 1 - La provincia di Arezzo ed i
distretti della Zona Aretina
zione ed erogazione dei servizi socio-sanitari e
socio-assistenziali dei Comuni e delle Aziende
USL, la legge 72/97 introduce anche il principio
del gestore unico per le attività ad alta integrazione socio-sanitaria, tra cui il settore della tutela
ad anziani non autosufficienti.
L’ente gestore può essere rappresentato dai
Comuni associati appartenenti ad una stessa
zona socio-sanitaria, dalla Comunità Montana
appartenente ad una stessa zona socio-sanitaria
o dall’Azienda unità sanitaria locale nelle sue
articolazioni zonali.
Funzioni della zona
Secondo l’art. 19 della legge 72/97, la zona
socio-sanitaria è la sede in cui confluiscono i vari
momenti della programmazione delle attività
sociali gestite dall’Azienda USL, dai Comuni e
dalla Provincia. In particolare, spetta al livello
zonale:
• l’elaborazione e la predisposizione dei piani
zonali;
• la progettazione delle politiche sociali integrate, coordinando gli interventi socio-assistenziali
e socio-sanitari con quelli relativi alla casa, al
lavoro, alla mobilità, alla formazione, all’istruzione, all’educazione, alla cultura, alla ricerca ed
al tempo libero;
• la progettazione e la gestione delle attività ad
elevata integrazione socio-sanitaria, che, nel caso
degli interventi a favore degli anziani, riguardano principalmente l’insieme di interventi a favore di anziani al limite dell’autosufficienza;
• la stesura dei protocolli operativi da demandare al coordinamento del distretto.
Il ruolo del Comune
A livello di strumenti e modelli organizzativi,
oltre al ruolo della zona e del distretto sociosanitario come sede di organizzazione, integra-
Funzioni del distretto
Il distretto socio-sanitario è la sede di organizzazione, integrazione ed erogazione dei servizi
31
32
socio-sanitari e socio-assistenziali dei Comuni e
delle Aziende USL. A tale livello si articola anche
la gestione dei servizi sanitari, sociali ed assistenziali a livello zonale.
I servizi di assistenza sociale dei Comuni e delle
Aziende USL garantiscono mediante il distretto
la proposta dei progetti integrati di intervento, la
loro attuazione e la presa in carico degli utenti e
l’erogazione delle prestazioni.
Il piano zonale definisce, per le sedi distrettuali,
l’organizzazione dei servizi socio-assistenziali
gestiti direttamente dai Comuni e l’erogazione
delle relative prestazioni. Il piano zonale prevede, altresì, l’informazione unica ai cittadini sulle
modalità di accesso ai servizi sanitari e sociali
anche attraverso l’uso del sistema del centro
unico di prenotazione (CUP). Preso ogni distretto deve essere costituito l’Ufficio di coordinamento di cui vanno a far parte il Coordinatore
sanitario del distretto, il Coordinatore sociale per
le attività sociali gestite dall’Azienda USL e, nel
caso di attività direttamente gestite dal Comune,
anche il responsabile dei servizi socio-assistenziali nominato dal Comune.
Così come ulteriormente specificato nel Progetto
Obiettivo per il triennio ‘98-‘00, al Distretto compete:
• la presa in carico degli utenti;
• la definizione di piani individuali integrati di
intervento;
• l’attuazione dei piani, l’erogazione delle prestazioni di competenza e la verifica dei risultati;
• il coinvolgimento della rete di pro t e z i o n e
sociale; e
• il coordinamento degli interventi socio-sanitari, socio-assistenziali e delle prestazioni sanitarie
erogate dai medici di medicina generale con le
prestazioni di natura specialistica e ospedaliera.
Il percorso assistenziale
Il ruolo centrale del distretto socio-sanitario è
riscontrabile all’interno del percorso assistenziale, così come definito dal PISR e dall’ultimo
Progetto Obiettivo regionale. A tale proposito si
veda il Quadro 1 alla pagina successiva. La
richiesta d’intervento può partire da più soggetti: direttamente dall’anziano (o un suo tutore), o
su indicazione delle figure sociali e sanitarie in
contatto con l’anziano: l’assistente sociale, il
medico di famiglia ed il medico ospedaliero ,
qualora l’anziano sia dimissionario da ricovero.
La richiesta viene inoltrata al distretto sociosanitario che, attraverso una prima analisi,
determina quali domande danno origine a risposte solo sociali o solo sanitarie. Per questi casi il
percorso assistenziale può essere attivato immediatamente. Per i casi di natura più complessa, si
richiede invece l’intervento dell’Unità di
Valutazione Geriatrica attraverso le sue competenze multidisciplinari. Attraverso questa unità
scaturisce il piano terapeutico assistenziale che
prevede l’impiego di diverse strategie, così come
precedentemente indicato per la gestione della
non autosufficienza.
33
Il Piano di Zona
Il Piano Zonale di Assistenza Sociale costituisce
un importante elemento di pro g r a m m a z i o n e
i n t rodotto dalla legge 72/97. L’ a r t i c o l a z i o n e
zonale della Conferenza dei Sindaci indice la
Conferenza di Zona per la definizione degli indirizzi. Alla Conferenza partecipano anche il
Presidente della Provincia e il Direttore Generale
dell’Azienda USL di riferimento. Una volta emanati gli indirizzi, i Comuni, l’Azienda USL, la
Provincia, nonché i privati interessati predispongono le proposte in forma di progetti secondo
quanto previsto nella definizione di indirizzi. A
seguito di tali proposte viene redatto il piano di
zona da parte di una segreteria tecnica. La selezione dei progetti deve essere fatta sulla base
delle priorità indicate dal PISR e sui bisogni
identificati nell’ambito della relazione sociale. La
Conferenza dei Sindaci approva i piani di zona e
li trasmette alla Regione per successiva approvazione ed erogazione dei fondi.
Struttura del Piano di Zona
Secondo il PISR, il Piano Zonale di Assistenza
Sociale è l’atto di programmazione definito e
determinato in accordo tra i Comuni di una
medesima zona socio-sanitaria, la Pro v i n c i a ,
l’Azienda USL con cui si coordinano gli interventi socio-assistenziali con quelli socio-sanitari
delle aree ad alta integrazione.
Il piano zonale di assistenza sociale si distingue
in tre parti:
• la relazione sociale;
• il programma di attività;
• i progetti.
Principali contenuti del Piano di Zona
In particolare, nel programma di attività si definiscono le modalità, le risorse organizzative e
35
36
strumentali per la gestione degli interventi di
assistenza sociale e ad alta integrazione. Inoltre,
il programma dovrebbe altresì indicare:
• le modalità per l’individuazione di un unico
coordinatore sociale referente a livello di distretto;
• le iniziative di informazione unica sulle
modalità di accesso ai servizi sanitari e sociali;
• l’assunzione di regolamenti omogenei da
parte di tutti i Comuni della Zona, dell’Azienda
USL per determinare i criteri di accesso alle prestazioni;
• la definizione di un sistema di indicatori a
livello di zona per la verifica e l’attuazione del
programma di attività, il grado di copertura dei
servizi, la tempestività delle risposte fornite,
nonché il grado di soddisfazione dell’utenza.
I compiti di monitoraggio
I compiti di monitoraggio e verifica dei piani di
zona sono attribuibili, anche se non in maniera
esplicita, all’Osservatorio Provinciale per le
Politiche Sociali, nella sua funzione di supporto
alla programmazione. In tal senso si esprime
anche il recente Progetto Obiettivo sulla Tutela
della Salute degli Anziani per il triennio ‘99-’01,
attribuendo all’Osservatorio per le Politiche
Sociali il compito di monitoraggio:
• dei risultati del Progetto Obiettivo che coinvolga tutti i soggetti istituzionali competenti e
l’insieme della rete informale di pro t e z i o n e
sociale;
• delle esperienze di socializzazione, aggregazione, tempo libero ed educazione permanente.
In particolare è richiesto agli Osservatori provinciali di partecipare alla raccolta degli elementi
per la conoscenza delle esperienze di aggregazione sociale, la definizione di criteri e di strumenti per il loro coordinamento, nonché la definizione di un piano di sviluppo con il concorso
degli enti locali.
3. I BISOGNI
3.1 LA TENDENZA DELLA DOMANDA DI
SERVIZI
3.1.1 Le tendenze demografiche e di composizione
familiare
La tendenza all’invecchiamento della popolazione è un fenomeno che caratterizza tutte le
società industrializzate. Il decremento dei livelli
di fecondità e l’allungamento della vita media
ha profondamente modificato la struttura della
popolazione. La Toscana è tra le regioni italiane
con le percentuali di popolazione anziana più
elevate, superiori al 20% già nel 1996.
La tendenza allo invecchiamento
Per quanto riguarda la Zona Aretina, la Tabella 1
riassume la variazione della composizione della
popolazione a partire dal 1981 e le relative proiezioni demografiche fino al 2011.
Come si può notare, gli ultimi due decenni sono
stati caratterizzati da un forte mutamento demo
Grafico. Ad A rezzo, il numero delle persone
ultra65enni è passato da poco più di 13.000 alle
oltre 19.000 del 1998, con un incremento di circa
il 43%. Negli ultimi otto anni l’incremento è
stato di quasi il 16%. Valori analoghi si hanno a
livello di zona socio-sanitaria aretina, di cui il
solo Comune di Arezzo rappresenta circa l’80%
della popolazione. L’indice di vecchiaia, il rapporto tra numero di persone ultra65enni e bambini tra gli 0 e i 14 anni, ha subito variazioni cons i d e revoli, più che raddoppiando rispetto ai
valori del 1981. Se in quest’ultimo anno per ogni
bambino tra gli 0 ed i 14 anni esistevano 0,8 persone sopra i 65, oggi per ogni bambino il numero di anziani è poco più di 1,75.
Osservando le colonne di destra della Tabella 1,
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Tabella 1 – La composizione della popolazione del Comune
di Arezzo2 e della Zona Aretina: 1981 – 2011
si può notare come la tendenza all’invecchiamento della popolazione sia destinata a continuare a ritmi sostenuti per i prossimi dieci anni.
Le previsioni sono di una percentuale di
ultra65enni che raggiungerà circa un quarto
della popolazione complessiva nel 2011.
I grandi anziani
Se l’invecchiamento della popolazione è un dato
incontrovertibile, da tempo gli studi di settore si
concentrano anche sulla composizione interna
del settore degli anziani. L’evoluzione della
popolazione ultra75enne o ultra80enne, i cosiddetti grandi anziani, fornisce infatti indicazioni
importanti sulla pressione che il sistema pubblico riceve in termini di domanda di servizi.
Mappa 2 – La popolazione anziana dei Comuni della Zona
Aretina
La Tabella 2 evidenzia il recente mutamento
nella composizione della popolazione anziana
della Zona Aretina. All’interno della popolazione anziana, abbiamo preso in considerazione
anche la fascia di ultra75enni. Come nel caso
p recedente, oltre ai dati del recente passato
abbiamo anche analizzato le proiezioni per il
prossimo decennio3.
La tendenza più evidente riguarda il peso prog ressivamente maggiore che la classe di
ultra75enni assume sul totale della popolazione
anziana. Nel 1981 su 100 ultra65enni, 36 erano
ultra75enni. Solo dieci anni più tardi, il peso di
quest’ultima classe era salito al 43% e tale incremento è destinato a perdurare per raggiungere
proporzioni molto vicine al 50% già a partire dal
2006. Nella Mappa 3, inoltre, abbiamo considerato la distribuzione della popolazione anziana
aretina ultra75enne nel Comune di Arezzo. La
gradazione di colori indica la diversa densità di
persone anziane sul territorio.
41
Tabella 2 – Gli incrementi annuali della popolazione
ultra65enne ed ultra75enne – Comune di Arezzo e Zona
Aretina, 1981 - 2011
Mappa 3 – Distribuzione degli anziani ultra75enni nel
Comune di Arezzo
Mappa 4 - Distribuzione degli anziani ultra75enni nel
Comune di Arezzo – Dettaglio del Centro Storico
Fonte: Elaborazione su dati Censimento 1981, 1991, Anagrafe dei comuni 1998 e stime
della Regione Toscana.
44
Il Grafico 1 mostra i tassi di incremento medi
annui per le due classi di età. Come si può notare, il divario è stato particolarmente elevato
negli anni più recenti e tenderà progressivamente a ridursi. Fino al 2006, comunque, il tasso di
crescita degli ultra75enni rimarrà di un punto
p e rcentuale maggiore della classe di ultra
65enni.
Grafico 1 – Incrementi medi annui della
popolazione anziana Comune di Arezzo,
1981 – 2011
Cosa hanno significato e cosa significheranno
tali percentuali di incremento medio annuo in
termini assoluti? Per un comune come Arezzo
un aumento di circa 230 anziani ultra75enni ogni
anno a partire dal 1981 ad oggi. Tale incremento
consistente continuerà, seppur con una lieve
flessione, fino al 2006: poco meno di 200
ultra75enni ogni anno. Negli anni fino al 2011,
l’incremento si dovrebbe infine stabilizzare su
valori inferiori alle 100 unità.
Aumentano gli anziani, e tra questi in maniera
considerevole le fasce più vecchie della popolazione, ma come sta variando la composizione
delle loro famiglie?
La composizione familiare degli anziani
La Tabella 3 esprime la composizione familiare
degli anziani aretini ultra75enni nel 19984. La più
lunga durata della vita media femminile rispetto
a quella maschile produce tre evidenti effetti:
• la netta prevalenza di donne (63%) sul totale
della popolazione ultra75enne;
• la prevalenza, all’interno della componente
femminile, dalle donne sole che rappresentano
circa il 44% delle donne ultra75enni;
• la prevalenza della coppia come forma di convivenza per il 58% degli uomini ultra75enni.
Uno sguardo ai valori assoluti fa emerg e re il
numero particolarmente rilevante delle donne
sole, 2.373, il 28% circa della popolazione comunale ultra75enne.
Decisamente in minor numero sono gli
ultra75enni che risiedono in nuclei familiari di
tre o più persone, poco più del 20% per quanto
riguarda le donne ed una percentuale lievemente inferiore per quanto riguarda gli uomini. Si
tratta in questo caso di anziani assorbiti dai
nuclei familiari dei figli.
45
Tabella 3 – Composizione familiare degli ultra75enni –
Comune di Arezzo, 1998
27,6% di tutta la popolazione ultra75enne. In termini assoluti tale variazione ha significato un
aumento di più di 1.000 unità in soli otto anni,
da 1.325 a 2.373.
Lo stesso fenomeno è riscontrabile anche tra gli
uomini, dove la categoria di soli aumenta di
circa il 70% in otto anni. Non si tratta solamente
di un aumento legato alla più generale tendenza
della popolazione anziana, ma aumentano anche
i pesi relativi alla categoria dei soli sul totale
della popolazione ultra75enne di ciascun sesso.
Se nel ’91 le ultra75enni sole rappresentavano il
30% delle donne ultra75enni, oggi tale percentuale è passata a valori vicini al 44%. Anche per
gli uomini il discorso è analogo, con un incremento dal 12% circa del ’91 al 17% del ’98.
Fonte: Centro Elaborazione Dati – Anagrafe del Comune di Arezzo.
La tendenza al vivere da soli
Quale è la tendenza in termini di composizione
familiare? Per quanto riguarda la classe degli
anziani soli, soggetti maggiormente a rischio in
termini di fornitura di adeguati servizi, un
riscontro del loro recente andamento è possibile
con i dati del censimento del 19915. In tale anno
si può considerare che, nonostante i mutamenti
già in atto, la condizione degli anziani fosse
ancora molto legata alla famiglia e la percentuale di coloro che vivono soli rimanesse inferiore a
quella regionale e, soprattutto, a quella delle
altre zone della provincia di Arezzo. Negli ultimi sette anni però, le modificazioni in termini di
composizione familiare sono state molto accentuate. Analizzando la Tabella 4, il fenomeno più
rilevante riguarda il peso progressivamente più
elevato della categoria dei soli sul totale della
popolazione anziana ultra75enne. In particolare,
segnaliamo la già citata variazione in termini
assoluti delle donne sole, passate dal 18,6% al
Tabella 4 – Gli anziani soli del Comune di
Arezzo: 1991 e 1998
Fonte: Nostra elaborazione su dati Censimento ISTAT 1991 e
Anagrafe Comune di Arezzo.
47
48
3.1.2 Nuove patologie e nuovi bisogni
Una delle conseguenze della rapida mutazione
nella composizione della popolazione anziana
esaminata nel paragrafo precedente riguarda la
diversa prevalenza delle condizioni morbose
che affligge la fascia dei grandi anziani, ovviamente caratterizzati da maggiori livelli di
comorbidità clinica e sociale.
Le demenze senili
La grande categoria delle demenze senili rappresenta senza dubbio la patologia la cui presenza aumenta esponenzialmente con il passare
dell’età ed il cui andamento risulta particolarmente rilevante in termini di domanda di servizi. La demenza senile viene definita secondo il
DSM-IV “una sindrome clinica a decorso cronico
progressivo caratterizzata da disturbi della memoria
con deterioramento almeno di una funzione corticale
superiore che interferisca con le attività della vita
quotidiana, in presenza di un normale stato di
coscienza”. Oltre il 50% delle demenze è rappresentato dalla malattia di Alzheimer. La malattia
di Alzheimer si articola in tre stadi: nel primo,
della durata di circa 1-3 anni, prevalgono i
disturbi cognitivi; nel secondo, della durata di
circa 3-8 anni, compaiono i disturbi comportamentali; nei 2-5 anni di durata del terzo stadio,
infine, è necessaria un’assistenza continuativa.
La speranza media di vita è di otto anni.
Secondo studi recenti, si calcola che in Italia vi
siano circa settecentomila persone colpite da
demenza; di queste, circa la metà sono nelle fasi
iniziali. Indicativamente, sono centomila i
nuovi casi all’anno. La prevalenza della demenza senile aumenta con l’età. E’ più elevata tra le
donne e complessivamente colpisce dal 4% al
7% degli ultra65enni ed il 20% degli
ultra80enni.
Stime delle demenze senili nella Zona Aretina
Che cosa significano queste stime in una realtà
come quella aretina? Un numero di persone
anziane afflitte da questa malattia che varia dalle
760 alle 1.340 nel solo Comune di A rezzo, a
seconda dell’ipotesi più ottimistica o pessimistica che si vuole prendere in considerazione6. Per
la Zona Aretina si parla di un numero di casi tra
i 990 ed i 1.730 circa. Tali indicazioni, seppure
basate su stime, forniscono tuttavia un quadro
abbastanza preciso del tipo di domanda di servizi sanitari e socio-sanitari cui la realtà aretina si
trova, e si troverà in modo ancor più grave nei
prossimi anni, a fronteggiare. Sebbene non si
dispongano di dati precisi sulla realtà locale, una
prima conferma dei numeri di cui sopra viene
anche dai 250 pazienti valutati nel solo ’98 per
disturbi cognitivi presso gli ambulatori
dell’Unità Operativa di Medicina II e del reparto
di Neurologia dell’Ospedale Garbasso.
Il modello organizzativo di risposta alle demenze
prevede una prevalenza di interventi di medicina
di base ed assistenza domiciliare integrata nel I
livello della malattia, dell’Unità Operativa di geriatria e dei Day Hospital nel II livello e dei Centri per
la malattia di Alzheimer nel terzo livello.
Sulla base delle percentuali di stima di prevalenza della malattia e di aumento della popolazione
anziana, deriviamo che in una realtà come quella
a retina il numero di casi debba aumentare, a
parità di condizioni di prevenzione e cura, di
circa il 15% (circa 150 unità nel caso del Comune
di Arezzo, 180 invece per l’intera zona) nei prossimi dieci anni. L’impatto più importante cui i
Comuni della zona dovranno far comunque
fronte nei prossimi anni riguarda invece il forte
i n c remento dei casi che si troverranno negli
stadi più avanzati della malattia.
49
50
3.2 LE TIPOLOGIE DI BISOGNO: I RISULTATI DEL QUESTIONARIO
3.2.1 Le aree di salute dell’anziano
Analizziamo di seguito i risultati principali del
questionario per la valutazione funzionale multidimensionale che abbiamo sottoposto ad un
campione di 200 persone di età superiore ai 75
anni, rappresentativo della popolazione anziana
del Comune di Arezzo.
Le aree del questionario
Per la visione del testo completo del questionario e per l’analisi della metodologia seguita per
le interviste, rimandiamo all’Appendice A. In
sintesi, le aree di analisi sono state le seguenti:
• risorse sociali;
• risorse economiche;
• attività quotidiane;
• salute fisica;
• salute mentale;
• anziano come risorsa;
• conoscenza ed uso dei servizi.
Come già visto nella sezione 1.2, il questionario
è stato adattato rispetto alla metodologia standardizzata Older Assessment Resources System già
utilizzata negli Stati Uniti ed in Italia.
Nelle interviste si è scelto come interlocutore
direttamente l’anziano, poiché una valutazione
complessiva richiede la partecipazione attiva
della persona intervistata ed è proprio da questa
che si ottengono le indicazioni rilevanti sulle sue
condizioni di salute e sulle relative necessità
assistenziali. Il valore del questionario è peraltro
accresciuto dalla possibilità di accedere ad un
quadro complessivo di informazioni in erenti la
situazione dell’anziano, tale da consentire lo stu dio sulle associazioni tra relazioni sociali, aspetti
economici, salute fisica e mentale, ed attività
della vita quotidiana. Tali informazioni saranno
poi messe in relazione con la presente fotografia
dei servizi disponibili e dei loro livelli di copertura.
Analizziamo dapprima i risultati sintetici e complessivi delle prime cinque aree di riferimento
della metodologia OARS. In questo contesto, il
termine aree viene riferito a quegli aspetti in cui
prioritariamente si esplicano le attività e le capacità funzionali della persona anziana. In particolare:
• Risorse sociali: quantità e qualità dei rapporti
familiari e con gli amici e/o vicini; disponibilità
dell’assistenza in caso di bisogno;
• Risorse economiche: adeguatezza del reddito
personale e familiare;
• Salute fisica: presenza di disturbi fisici; stati
patologici e terapie prescritte;
• Salute mentale: grado di benessere psichico;
organizzazione del pensiero e capacità di ragionamento, capacità cognitive;
• Attività della vita quotidiana: capacità di
svolgere attività fisiche e strumentali necessarie
alla vita quotidiana (grado di abilità nello svolg e re attività quali telefonare, cucinare, fare
acquisti, avere cura della casa, prendere medicine, ecc.).
Le scale di valutazione
Le domande del questionario sono impostate in
modo da permettere l’elaborazione di una valutazione sintetica di tipo scalare per ognuna delle
cinque aree. I valori numerici delle valutazioni
sono uniformati per ogni area e vanno da 1 a 6
secondo la seguente scala:
1. Eccellente
2. Buono
3. Leggermente compromesso
51
52
4. Mediamente compromesso
5. Gravemente compromesso
6. Totalmente compromesso
Per una lettura più snella abbiamo successivamente provveduto ad accorpare tali punteggi in
3 categorie: Buono (che comprende le categorie 1
e 2) – Carente (che comprende le categorie 3 e 4)
– Grave (che comprende le categorie 5 e 6).
Per ciascuna area, la valutazione numerica sintetica corrisponde alle seguenti valutazioni funzionali:
• per le risorse sociali, la categoria buono corrisponde a relazioni sociali almeno discretamente
soddisfacenti associate ad un aiuto a tempo
indeterminato in caso di bisogno; la categoria
carente corrisponde a relazioni sociali insoddisfacenti o discretamente soddisfacenti accompagnate da un aiuto disponibile, rispettivamente, a
tempo indeterminato o a breve termine; la categoria grave corrisponde a relazioni sociali prevalentemente insoddisfacenti con un aiuto disponibile solo di tanto in tanto o addirittura per nulla
disponibile.
• per le risorse economiche, la categoria buono
indica un reddito almeno adeguato e dei risparmi disponibili, la categoria carente indica un
reddito adeguato anche se in assenza di risparmi
o un reddito inadeguato con scarsi risparmi; la
categoria grave, infine, indica una totale inadeguatezza del reddito accompagnata dalla presenza anche di scarsi risparmi
• per lo stato di salute fisica, la categoria buono
indica l’assenza di malattie significative o di
invalidità; carente indica la presenza di uno o più
disturbi e/o invalidità che richiedono un trattamento medico; grave indica, invece, la presenza
di disturbi e/o invalidità che procurano forti
dolori e che sono pericolose per la vita stessa;
• per lo stato di salute mentale, la categoria
buono indica integrità intellettuale e la capacità
di affrontare problemi anche gravi in maniera
soddisfacente; la categoria carente corrisponde
alla presenza di sintomi psichiatrici e/o di
moderati deficit intellettuali, senza essere in
grado di af f ro n t a re i problemi più gravi in
maniera autonoma;
• per il grado di autonomia nelle attività quotidiane, la categoria buono indica la capacità di
svolgere tutte le attività della vita quotidiana
senza assistenza; la categoria carente indica il
bisogno di assistenza regolare per alcune attività della vita quotidiana senza che questo comporti però una dipendenza quotidiana da un
assistente.
Le valutazioni di sintesi
Nella Tabella che segue sono evidenziati i risultati sintetici suddivisi per area funzionale. Si può
notare che oltre la metà dei soggetti intervistati
denuncia una situazione compromessa (carenti +
gravi) sia riguardo le risorse sociali che quelle
economiche, mentre nel 57 % dei casi si è valutata una buona salute mentale. La saluta fisica
risulta compromessa nel 60% degli anziani, mentre oltre la metà non può svolgere in modo autonomo tutte le attività della vita quotidiana.
Il profilo che ne emerge, almeno in relazione alle
risorse sociali, è quello di soggetti in difficoltà:
più in particolare la valutazione finale su tali
risorse assegna ad un terzo degli intervistati un
punteggio >= a 4, indice di relazioni sociali perlomeno insoddisfacenti e, soprattutto, della
mancanza di una persona che si prenderebbe
cura a tempo indeterminato dell’anziano in caso
di necessità.
L’analisi delle risorse economiche, pur eviden-
53
54
ziando una situazione generale tutt’altro che
rosea, non presenta particolari situazioni critiche. Nessuno degli intervistati presenta compromissioni equivalenti alla dizione Reddito totalmente inadeguato (Punteggio 6).
Diverse considerazioni si impongono dinanzi ai
risultati relativi alle attività della vita quotidiaTabella 5 – Valutazioni sintetiche finali
na: l’area dei fortemente compromessi (Gravi)
risulta pari al 21,5%, venendosi a delineare una
sottopopolazione (che rappresenta un quinto
degli ultra 75-enni) caratterizzata da una forte
dipendenza, conseguente ad una incapacità di
svolgere in modo autonomo attività essenziali al
proprio mantenimento.
Valutazioni di sintesi per sesso
L’esame dei punteggi delle aree suddivisi per
sesso, evidenza abbastanza chiaramente che gli
uomini vivono in condizioni socioeconomiche e
di salute migliori delle loro coetanee. In ognuna
delle cinque aree (si veda Grafico 2), almeno la
metà degli uomini è contraddistinto dalla categoria buono (1-2), mentre per le donne questo
avviene solo nell’area della salute mentale. Tali
considerazioni sono avvalorate dal fatto che le
condizioni di gravità (punteggi 5-6) sono sempre
presenti maggiormente nella popolazione femminile, che nel caso della salute fisica e della
capacità di svolgere le attività quotidiane coinvolgono più di un quarto delle intervistate.
Abbiamo analizzato i valori delle correlazione
esistenti tra le cinque aree considerate, in modo
da evidenziarne le relazioni di dipendenza.
Come si evince dalla Tabella 6, esiste una significativa concordanza tra risorse sociali ed economiche (indice di correlazione r=0,71), tra salute
mentale e fisica da una parte e attività quotidiana (r=0,84 in entrambi i casi), tra risorse economiche e salute fisica (r=0,77). Si desume che pessime condizioni fisiche e/o mentali si accompagnano molto spesso ad una ridotta autonomia
nello svolgimento nelle attività quotidiane, mentre si delinea l’esistenza di una sottopopolazione
in cui la povertà si associa da una parte a rilevanti problemi di salute e dall’altra a mancanza
di un supporto sociale (familiari, amici, vicini) al
quale fare riferimento in caso di difficoltà.
Grafico 2 – Valutazioni di sintesi per area e sesso
55
56
Tabella 6 – Valutazioni sintetiche finali:
coefficienti di correlazione lineare
Confronto tra risorse e stati
Se le variabili che compongono la salute della
persona anziana sono multidimensionali, è tuttavia utile mettere in relazione le variabili relative
alle risorse, sociali ed economiche, con quelle
relative agli stati, salute mentale, fisica e grado di
autonomia nello svolgimento delle attività quotidiane. L’incrocio tra questi due tipi di variabili ci
permette di individuare meglio con quale bagaglio di risorse la popolazione anziana sta affrontando, o affronterà in un prossimo futuro, una
situazione che non può che essere di crescente
deterioramento delle proprie aree di stato.
Per approfondire l’analisi dei risultati in modo
da valorizzare l’approccio multidimensionale al
problema dell’autonomia e della qualità della
vita dell’anziano, creiamo una nuova variabile
(area risorse) che fa riferimento alle potenziali
risorse di cui dispone l’anziano ed è ottenuta
associando i valori dell’area delle risorse sociali
con quella delle risorse economiche. Questa operazione ci permette di creare, in relazione alle
risorse disponibili, tre tipologie di anziano:
Tipo 1 - autonomo: una tra le risorse sociali ed
economiche è buona (valori 1-2), mentre l’altra
non è inferiore a 4 (buona o carente).
Tipo 2 - a rischio: le risorse sono entrambe carenti oppure una è buona, ma l’altra è grave
Tipo 3 - da tutelare: una tra le risorse sociali ed
economiche è grave (valori 5-6), mentre l’altra
non è superiore a 3 (grave o carente)
Il Grafico 3 mostra la suddivisione degli intervistati secondo la classificazione della variabile
risorse. Si nota come il 54% della popolazione
anziana aretina e delle loro famiglie si può cons i d e r a re a u t o n o m a, cioè dovrebbe detenere
potenzialità economiche e sostegno familiare
per poter far fronte ad eventuali dif f i c o l t à .
D’altro canto, 35 anziani su 100, in tali circostanze, si troverebbero in difficoltà, sprovvisti
(anche se parzialmente) delle risorse socio-economiche per superarle. L’11% degli intervistati
(che rapportato alla popolazione ultra75enne di
Arezzo corrisponde a circa 1000 persone) già
allo stato attuale sembra non disporre dei
mezzi necessari per farcela da solo e necessita
comunque di un supporto sia economico che
relazionale.
La Tabella 7 mette in relazione gli anziani per
tipologia di risorse a disposizione con i livelli di
autonomia nelle attività quotidiane. Dalla
Tabella emerge che il 33% delle persone
ultra75enni con limitate risorse sociali ed economiche (poco meno di un migliaio di persone
secondo le stime del campione) si trova a dover
f ro n t e g g i a re gravi situazioni di mancanza di
autonomia. La stessa problematica deve essere
risolta da circa il 9% di anziani ultra75enni (un
centinaio di persone circa, sempre secondo le
stime) in condizione di ancora più drastica
carenza di risorse.
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58
Grafico 3 – Tipologie di anziani in funzione di risorse sociali ed economiche
Tabella 7 – Confronto tra tipologie di
risorse e stati
Analisi dei risultati di sintesi
Consideriamo la variabile sintesi che fornisce,
per ogni persona intervistata, la valutazione sintetica delle cinque aree funzionali ottenuta come
somma dei punteggi assegnati alle singole aree.
Avremo dei valori compresi tra 5 (se la condizione dell’anziano è stata giudicata eccellente, cioè
con un valore pari a 1 in tutte le aree) e 25 (se le
condizioni dell’intervistato sono state valutate
totalmente compromesse in ognuna delle 5
aree). Incrociamo la variabile sintesi con le informazioni relative all’età, al sesso ed alla composizione del nucleo familiare dell’anziano.
Nella Tabella 8, i punteggi più bassi (situazione
generale soddisfacente) vengono registrati nel
caso di anziani che vivono con un’altra persona
(spesso il coniuge), mentre i solitari tendenzialmente raccolgono una valutazione peggiore. In
linea generale, la tabella conferma che gli uomini vivono in condizioni migliori delle donne, il
63% delle quali ha un punteggio sintesi superiore
a 14 (la percentuale degli uomini arriva solamente al 32%). La relazione con l’età è chiaramente abbastanza forte, ed infatti gli anziani
ultra85enni sono contraddistinti da valori
sostanzialmente più elevati di coloro che si trovano nelle fasce di età 75-79 e 80-84.
59
Tabella 8 – Valutazioni di sintesi per componenti nucleo,
sesso e fasce di età
60
3.2.2 Le attività degli anziani
Una delle sezioni del questionario intendeva
indagare su come gli anziani occupano le loro
giornate, cercando di individuare le attività giornaliere principali, le modalità con cui svolgono
le occupazioni necessarie alla vita quotidiana e
come impiegano il tempo libero.
Con una certa sorpresa, scopriamo che circa il
17% degli intervistati dichiara di non dedicarsi
ad alcuna attività quando rimane a casa. In relazione alle singole attività che abbiamo analizzato, come si evince dalla Grafico 4, si nota che il
45% della popolazione anziana non si dedica alle
pulizie domestiche, ma una percentuale altrettanto elevata accudisce la propria abitazione
senza sostanziali aiuti da parte di altri. Per quanto riguarda la preparazione dei pasti, la quota di
anziani che la cura in prima persona si eleva
addirittura al 58%. Come era prevedibile attendersi, la differenziazione tra i sessi è molto forte.
Sono infatti molte le donne che anche in età
avanzata continuano ad occuparsi delle pulizia
di casa (nel 60% dei casi) e della cucina (75%),
mentre gli uomini praticamente trascurano tali
mansioni. L’ambito che gli anziani sembrano trascurare maggiormente riguarda la manutenzione ordinaria dell’abitazione. Gli ultra75enni aretini non sembrano dedicarsi nè alla custodia dei
nipoti(probabilmente in età già troppo avanzata
per essere accuditi), nè alla compagnia/assistenza di altre persone anziane, mentre quasi un
quarto degli intervistati (gli uomini in misura
superiore delle donne) dichiara di dedicare del
tempo alla cura del giardino e/o dell’orto.
La possibilità di vedere l’anziano come una
risorsa per gli altri non è forse ancora molto
radicata nel nostro territorio. Infatti il 92% degli
intervistati dichiara di non dedicarsi ad alcuna
attività in favore di altre persone.
Come si rileva dalla Tabella 9, durante la giornata occupano sicuramente un ruolo importante la
televisione (il 96% degli anziani dichiara di trascorrervi del tempo tutti i giorni, mediamente
quasi 3 ore), la lettura (la metà degli anziani trascorre in media quasi due ore a leggere) e gli
incontri con parenti e vicini.
La caratteristica che sembra contraddistinguere
in maniera forte le condizioni di vita degli intervistati è la solitudine. Infatti, come si evince dal
Grafico 5, il 17% delle persone dichiara di non
a v e re trascorso del tempo con nessuno al di
fuori di coloro che coabitano con lei/lui. Se
aggiungiamo a questi anche coloro che solo una
volta alla settimana incontrano persone diverse
dai familiari, si raggiunge una percentuale del
44% di individui che non hanno sicuramente
delle relazioni sociali soddisfacenti.
Tale impressione viene confermata dal Grafico 6,
dove si vede che oltre la metà degli ultra75enni
Grafico 4 – Le attività degli ultra75enni
61
62
Tabella 9 – Attività quotidiane svolte
dagli anziani ultra75enni
Grafico 6 – Frequenza di visite, gite o
vacanze
L’anno scorso con che frequenza ha lasciato la casa
per visitare familiari, gite o vacanze?
non ha mai lasciato la propria abitazione per
motivi di piacere (visite a parenti, gite, vacanze,
ecc.) nel corso dell’ultimo anno.
Una solitudine avvertita fortemente dagli anziani, poiché solo il 37% di loro dichiara (si veda
Grafico 7) di non sentirsi solo, mentre il resto
degli ultra75enni aretini confida di perc e p i re
(più o meno frequentemente) una sensazione di
isolamento. Oltre alla solitudine, la sensazione
che pervade lo stato d’animo degli intervistati
Grafico 5 – Il tempo con gli altri
Quante volte durante la scorsa settimana ha trascorso
del tempo con qualcuno che non vive con lei?
risulta essere l’inutilità. Questa sensazione colpisce molto più frequentemente le donne rispetto
agli uomini (si veda Grafico 8), probabilmente
perché la progressiva perdita di autosufficienza
contribuisce al decadimento del ruolo all’interno
dell’ambito familiare, mentre gli uomini durante
l’età lavorativa riescono a coltivare una rete di
relazioni sociali e di interessi che permangono.
63
64
Grafico 7 – Il senso di solitudine
Le capita di sentirsi solo…
La pensa così perlomeno il 42% degli intervistati
che nella descrizione dei vicini sceglie la frase
“mi vogliono bene e mi aiutano in caso di bisogno”. Il Grafico 9 invece sottolinea i rapporti di
frequentazione che sussistono tra la popolazione
anziana ed il vicinato: scopriamo che un quarto
degli ultra75enni frequenta assiduamente i vicini
ed un ulteriore 25% comunque di tanto in tanto
ne approfitta della compagnia.
Grafico 9 – La frequentazione dei vicini
di casa
Frequenta i suoi vicini di casa…
Grafico 8 – Il senso di inutilità
Le capita di sentirsi inutile…
3.2.3 Le risorse sociali a disposizione: il ruolo delle
famiglie
In questa sezione indaghiamo più da vicino
l’ambito delle risorse sociali a disposizione degli
anziani, mettendo a fuoco l’importanza che svolge la famiglia, realtà che spesso si fa carico da
sola di notevoli sforzi assistenziali.
Per gli anziani aretini il vicinato rappre s e n t a
comunque un buon sostegno, inteso sia come
compagnia che come aiuto in caso di necessità.
Il secondo aspetto che abbiamo analizzato
riguarda le possibilità di sostegno che l’anziano
si troverebbe a disposizione nel caso in cui la sua
situazione peggiorasse e, più pre c i s a m e n t e ,
come l’anziano valuta tali risorse. Solamente il
15% degli intervistati, come si nota dal Grafico
10, dichiara di non poter contare su alcuno nel
caso la sua situazione degenerasse, mentre il
resto del campione afferma di poter fare affidamento su almeno una persona. Ad una successiva domanda sull’effettivo tempo che questa
eventuale persona possa dedicare alla cura dell’anziano, il 60% risponde di poter far affida-
65
66
mento su di un sostegno a tempo indeterminato.
Ne consegue che il restante 40 % della popolazione avrebbe bisogno di un aiuto esterno perché potrebbe eventualmente disporre, nella
migliore delle ipotesi, di un’assistenza temporanea.
Grafico 10 – L’aiuto all’anziano in casa
C’è qualcuno che l’aiuterebbe in modo completo se la
sua situazione peggiorasse?
Come si può vedere dal Grafico 11, il supporto
che l’anziano troverebbe in caso di necessità fa
riferimento chiaramente all’ambito familiare, sia
che si tratti del coniuge che di altri parenti (figli
o nuore) conviventi e non con l’anziano.
Il prosieguo della ricerca indaga sull’effettivo e
quotidiano aiuto che l’anziano riceve nello svolgimento dei lavori domestici, nella sua cura personale o nella preparazione dei pasti. Risulta che
oltre la metà della popolazione ultra75enne è
assistita da qualcuno regolarmente nello svolgimento di tali mansioni.
Grafico 12 – Per quanto tempo l’anziano
è assistito durante la settimana
Grafico 11 – Da chi arriva l’aiuto
Di chi si tratterebbe?
Come si vede dal Grafico 12, in molti casi (64%
degli assistiti, oltre un terzo degli ultra75enni) si
tratta di un supporto importante che impegna
la/le persona/e dedite all’assistenza degli anziani per almeno 9 ore al giorno: in generale l’anziano che non è più in grado di svolgere da solo
le attività fisiche e strumentali necessarie alla
vita quotidiana necessita di un aiuto costante e
impegnativo che mette in serie difficoltà le famiglie coinvolte.
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68
Si fa riferimento alle famiglie, perché il Grafico
13 (dove abbiamo verificato, per ogni categoria
dell’area delle attività quotidiane, chi fosse effettivamente la persona preposta all’assistenza) ci
conferma che, soprattutto quando le capacità
dell’anziano sono particolarmente compromesse, è un familiare che si occupa di curarlo o, in
alternativa, nei restanti casi ci si affida ad una
persona retribuita.
3.2.4 Conoscenza ed utilizzo dei servizi
L’ultima sezione è incentrata sul grado di conoscenza e di utilizzo dei servizi sociali approntati
a favore della popolazione anziana da varie istituzioni che operano nel territorio aretino
Grafico 14 – Il livello di informazione sui
servizi esistenti
Ritiene di essere informato a sufficienza sulle possibilità di servizi esistenti?
Grafico 13 – Chi si occupa dei servizi di
assistenza/cura per grado di autonomia
nelle attività della vita quotidiana
I dati non sono molto incoraggianti, se si pensa
che il 12% degli intervistati hanno dichiarato di
essere all’oscuro dell’esistenza di tali servizi.
Una situazione analoga si ripropone nell’analisi
delle modalità con cui gli anziani sono soliti spostarsi quando escono di casa. Il 65% delle persone si affida infatti ad un familiare, mentre solo il
20% è ancora in grado di spostarsi autonomamente.
Nel rimanente 88% di persone che affermano di
essere a conoscenza dell’esistenza di alcuni servizi per anziani, la maggior parte di queste
denunciano una mancanza di informazione relativa all’esistenza e alle modalità di accesso ai servizi erogati a loro favore: solamente il 18% ritiene di essere adeguatamente informato, mentre il
64% degli intervistati vorrebbe migliorare le
informazioni a propria disposizione (si veda il
Grafico 14).
Anche tra coloro che dicono di essere informati
dell’esistenza di almeno una delle tipologie di
servizio presenti, molti ignorano servizi impor-
69
70
tanti di recente istituzione come il centro diurno,
l’assegno per l’assistenza o l’assistenza domicil i a re domestica che potre b b e ro migliorare la
qualità della propria situazione.
Nel Grafico 15 si osserva che la casa di riposo ed
i centri anziani costituiscono sicuramente le due
tipologie più conosciute.
Grafico 15 – Il livello di conoscenza dei
servizi
I prossimi grafici esprimono il bisogno di servizi, opportunità di trasporto e compagnia, espresso dagli anziani. Il Grafico 16 evidenzia come il
bisogno di maggiori opportunità di trasporto
caratterizzi una buona percentuale di anziani.
Tra loro, le percentuali più elevate riguardano
gli anziani che conservano un certo grado di
autonomia. Tra il 35% ed il 45% circa di anziani
che escono di casa poche volte alla settimana
dichiara infatti di aver maggiormente bisogno di
possibilità di trasporto.
Il bisogno di compagnia, invece, è espresso da
più del 40% degli anziani che vivono soli, con
larga prevalenze delle donne e delle persone che
si trovano in condizioni di forte limitazione nello
svolgimento delle attività quotidiane.
Interessante segnalare che il bisogno di compagnia è espresso da una percentuale più bassa
(20% circa) di anziani che vivono in coppia,
Grafico 16 – Il bisogno di trasporto
71
72
Grafico 17 – Il bisogno di compagnia/
Con chi vive
poco meno del 20% della popolazione
ultra75enne totale, si dichiara disposto a coprire
parte dell’eventuale costo che tale servizio può
comportare.
Grafico 19 – Il bisogno di compagnia/
Risorse sociali
rispetto a quelli che vivono in nuclei più ampi
(30% circa).
Segnaliamo, infine, che sul 30% circa complessivo di anziani che hanno dichiarato di avere bisogno di maggiore compagnia, il 60% di questi,
Grafico 18 – Il bisogno di compagnia/
Dati per sesso
note
2Le stime fornite dal servizio statistico della Regione Toscana sono
espresse a livello di zona socio-sanitaria. I dati relativi al Comune
di Arezzo sono stati ricavati sulla base del peso medio della popola zione anziana comunale sul totale della popolazione anziana della
zona per gli anni 1981, 1991 e 1998.
3Si veda nota 2.
4Dati relativi alla residenza, così come registrati presso l’Anagrafe
del Comune di Arezzo.
5Il confronto non avviene tra dati omogenei. Mentre i dati del cen simento 1991 si riferiscono alle reali condizioni abitative dell’an ziano, rilevate tramite questionario, i dati del 1998 si riferiscono
alla posizione anagrafica di residenza. Una verifica tramite il que stionario applicato in questa ricerca rileva comunque una buona
corrispondenza tra la situazione anagrafica e quella reale.
6Un valore intermedio tra tali cifre è anche confermato dall’applica zione del tasso di prevalenza della malattia sugli ultra80enni del
Comune di Arezzo. Il 20% dei 4.500 ultraottantenni corrisponde
infatti a 900 casi.
73
4. IL QUADRO DI POLITICHE
E SERVIZI DELLA ZONA
ARETINA
4.1 LA PROGRAMMAZIONE E LE PRIORITÀ
ZONALI
4.1.1 Il quadro istituzionale ed organizzativo
Come abbiamo visto nella sezione 2.2, la titolarità
dei servizi sociali appartiene ai Comuni. Dal
punto di vista della gestione, però, la Toscana e la
Zona Aretina non si sono discostate dai prevalenti modelli nazionali che hanno riconosciuto per
molti anni la delega dei servizi alle Unità
Sanitarie Locali e, solo recentemente, provveduto
ad una riappropriazione di tali deleghe da parte
degli stessi Comuni.
Il processo di recupero delle deleghe
A partire dal 1995, i cinque Comuni della Zona
Aretina, con esclusione di Arezzo, hanno riacquistato responsabilità di gestione diretta di tutti
i servizi di assistenza sociale, con esclusione dell’area relativa all’handicap ed alla erogazione
dei servizi di assistenza domiciliare integrata
previsti dalla legge regionale 108/95. Il Comune
di Arezzo ha compiuto la stessa operazione a
partire dal gennaio 1997. Nel corso dei due anni
successivi, e con scadenze per ciascun Comune
diverse, il processo si è esteso al recupero delle
altre due funzioni.
Tale processo di recupero delle responsabilità di
gestione, seppur avvenuto per fasi successive,
ha generato conflitti e/o problematiche gestionali come vedremo non ancora risolti.
L’articolazione territoriale
L’attività di erogazione dei servizi nella Zona
Aretina è articolata in cinque distretti:
75
76
• il I, II e III distretto fanno capo al Comune di
Arezzo7;
• il IV distretto comprende i Comuni di
Capolona, Castiglion Fibocchi e Subbiano;
• il V distretto comprende i Comuni di Civitella
e Monte S. Savino.
Nell’ambito dei distretti, si integrano le professionalità del servizio sociale dei Comuni con il
personale dell’Area Funzionale Sociale AUSL
della Zona A retina. Per quanto riguarda i
Comuni, le capacità organizzative e le risorse
umane a disposizione sono molto eterogenee, in
considerazione della diversa ampiezza e composizione demografica tra il Comune capoluogo
e gli altri Comuni. Per questi ultimi, la direzione e l’erogazione del servizio sono nella maggior parte dei casi riunite in un’unica figura di
assistente sociale 8.
L’Area Funzionale Sociale della Zona Aretina ha
operato fino al ’98 attraverso due unità operative: la prima responsabile delle attività ad alta
integrazione, quindi, per quanto specificamente
riguarda il settore degli anziani, delle attività di
valutazione ed intervento nel caso della non
autosufficienza; la seconda responsabile invece
della direzione delle RSA a gestione diretta.
Il gestore unico sulla non autosufficienza
Ma come si è andata realizzando e qual è l’attuale situazione in termini di funzioni svolte dai
Comuni e Azienda USL? Il recente Piano Sociale
di Zona del 1999 evidenzia che l’insieme delle
funzioni e attività ad alta integrazione socio-sanitaria per la tutela della salute degli anziani ha subito
una frammentazione in termini organizzativi, funzionali e di gestione delle risorse, tra USL e Comune.
L’ambito che tuttora richiede maggiori livelli di
definizione riguarda l’organizzazione complessiva delle attività di distretto, compre n d e n t e
anche la gestione unica delle risorse e la razionalizzazione delle responsabilità nell’attuazione
del piano assistenziale nelle attività ad elevata
integrazione socio-sanitaria (anziano non autosufficiente).
Le linee legislative esaminate nella sezione 2.1
prevedono l’individuazione di un unico referente per le attività socio-sanitarie, nonché attività
di informazione unica sulle modalità di accesso
ai servizi sanitari e sociali. A distanza di circa
due anni dall’applicazione della legge, tale schema organizzativo non ha ancora trovato applicazione e la gestione avviene sulla base di un
p rotocollo di intesa tra A U S L e Comune di
Arezzo che risale al 1996.
Secondo tale protocollo di intesa per la promozione e lo sviluppo fra i servizi sociali del
Comune di Arezzo e l’Area Funzionale Sociale
della AUSL 8 è prevista la costituzione di tre
strumenti di coordinamento:
• la Conferenza Permanente di Zona, successivamente sostituita dall’Articolazione Zonale
della Conferenza dei Sindaci con l’introduzione
della legge 72/97, le cui riunioni, secondo il
protocollo di intesa, hanno cadenza bimestrale
con finalità di programmazione e verifica dei
programmi proposti;
• il Gruppo Operativo Zonale, di cui fanno
parte gli operatori sociali di AUSL e Comune,
responsabile per lo sviluppo della fase operativa
dei programmi di cui al punto precedente;
• l ’ U fficio di Coordinamento Distrettuale, di
cui fanno parte gli operatori territoriali di AUSL
e Comune con il principio della reciproca interscambiabilità, responsabile per il coordinamento nell’erogazione di servizi a livello territoriale.
77
78
Una effettiva applicazione di questo ultimo
punto ed una maggiore definizione delle modalità di integrazione a livello distrettuale non si
sono successivamente raggiunte. Nel Piano
Zonale del 1998 si evidenziano la necessità di
attuare il coordinamento tra AUSL e Comuni
della zona negli aspetti più strettamente operativi. Secondo l’allegato A del Piano, …tale coordinamento si raggiunge attraverso la organizzazione
strutturale del Servizio Sociale e socio-sanitario predisposto da Comune e AUSL e attraverso gli operatori e gli strumenti. Le modalità di attuazione, i contenuti e le metodologie vengono definiti per mezzo di
precisi accordi di programma o protocolli di intesa.
Tali protocolli di intesa, recita sempre il Piano, individuano inoltre le modalità organizzative dei servizi
sociali e socio-sanitari per quanto concerne l’accoglienza, le informazioni, il recepimento della domanda, ecc.
Ad oggi, la predisposizione di tali protocolli è
tuttora in via di definizione.
La situazione di fatto
L’attuale situazione vede i Comuni della Zona
Aretina titolari, nell’ambito delle politiche per
gli anziani, di tutti i servizi sociali e socio-sanitari integrati con esclusione della gestione delle
componenti residenziali e semiresidenziali per
non autosufficienti, quindi delle Residenze
Sanitarie Assistenziali e dei Centri Diurni.
L’Area Funzionale Sociale di Zona risulta impegnata nelle seguenti funzioni:
• partecipazione alla Commissione di UVG
operante a livello distrettuale;
• funzionamento delle strutture residenziali e
s e m i residenziali a gestione diretta (5 RSA e
Centri Diurni) e rapporto con le strutture convenzionate esterne (4 RSA);
• coordinamento della Commissione Zonale per
ammissioni in RSA e nei Centri Diurni di cui ai
punti precedenti per l’assistenza ai non autosufficienti;
• c o o rdinamento della Commissione di
Vigilanza e Controllo sulle strutture di ospitalità
per anziani e disabili.
In funzione del tipo di strumenti che il piano
p revede, quindi, l’intervento degli assistenti
sociali di A U S L e Comune varia. Una volta
accertata la non autosufficienza e stabilito il relativo percorso assistenziale, l’assistente sociale
AUSL interviene nella presa in carico nel caso il
piano terapeutico-assistenziale preveda l’ammissione in RSAo in un Centro Diurno, mentre l’assistente sociale del Comune interviene nella concessione di assistenza domiciliare e/o di servizio
di telesoccorso.
Tale situazione pone seri problemi all’utilizzo di
s t rumenti integrati per la gestione della non
autosufficienza e pone un chiaro freno al criterio
di unicità dell’ente gestore introdotto dalla legge
72/97. Sempre secondo il piano zonale del ’99 è
di conseguenza ormai matura la consapevolezza della
necessità di adeguamento dalle normative in materia
procedendo alla conseguente individuazione del soggetto gestore unico (Comuni associati o A.USL) che,
a fronte di una già individuata definizione delle attività ad alta integrazione nel settore specifico e ad un
necessario accordo sulle risorse finanziarie, professionali e strutturali che si correlano, operi nell’ottica
della ricomposizione unitaria e integrata di risorse,
responsabilità gestionali e organizzative e procedure
operative.
79
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4.1.2 Le politiche per gli anziani: gli indirizzi della
Zona Aretina
L’introduzione del Piano di Zona a seguito dell’approvazione del primo PISR ha richiesto un
primo sforzo programmatico alla zona socio
sanitaria aretina. Un tale allargamento di prospettiva rispetto alla tradizionale logica di programmazione rappresenta sicuramente una
grossa innovazione per la rete dei Comuni ed i
problemi nell’attuare una effettiva programmazione territoriale sono stati individuati per vari
aspetti.
Gli obiettivi del Piano di zona e del PAL
Per quanto riguarda gli obiettivi specifici della
progettualità zonale, l’Articolazione Zonale dei
Sindaci ha identificato per il 1998, e successivamente ripetuto per il 1999, le seguenti aree prioritarie in relazione alle tematiche sugli anziani:
• potenziamento di centri diurni per non autosufficienti, o al limite della autosufficienza, al
fine fornire una risposta concreta al mantenimento dell’anziano nel proprio ambito sociofamiliare;
• attivazione di gruppi di auto-aiuto nel territorio per sostenere, offrire risposte di accoglienza
part-time per anziani;
• conferma e potenziamento della Assistenza
Domiciliare Integrata per anziani non autosufficienti e disabili gravi;
• utilizzo del ricovero temporaneo come alternativa al ricovero a tempo indeterminato;
• promozione in tutta la zona gli interventi del
Telesoccorso.
I problemi nella formulazione del Piano
Di fatto la Conferenza Permanente dei Sindaci e
la Segreteria Tecnica Zonale hanno operato con
scarse capacità di reale programmazione delle
attività, mentre a livello distrettuale abbiamo già
evidenziato le problematiche per un effettivo
coordinamento operativo. Tra le problematiche
emerse nella formulazione del Piano di Zona, la
Segreteria Tecnica Zonale evidenzia:
• l’esiguità dei tempi di formulazione dei piani,
con l’introduzione di nuovi formati e schede di
rilevazione dati;
• il bisogno di rafforzamento della Segreteria
Tecnica, che necessita di una continuità e stabilità di figure, che non sovrappongano al loro
impegno richiesto dall’Articolazione Zonale
Aretina quello di responsabili dei servizi sociali
del singolo Comune e della AUSL.
Gli obiettivi di potenziamento dell’ADI e l’attivazione del telesoccorso sono in parte confermati anche dal Piano Attuativo Locale dell’Azienda
AUSL, così come approvato dall’Articolazione
Zonale della Conferenza dei Sindaci. In aggiunta
a questi, si unisce la priorità data alla valutazione della qualità delle prestazioni nell’ambito
delle RSA ed essere ricondotta nell’ambito delle
attività ad alta integrazione.
In parte per i motivi di cui sopra, la partecipazione del terzo settore nella fase di formulazione
del piano, auspicata all’interno degli stessi indirizzi del piano, si è di fatto resa molto limitata.
Rileviamo inoltre che anche a seguito della formulazione del piano, l’informazione ed il coinvolgimento del terzo settore sono fino ad oggi
risultati altrettanto limitati.
Il percorso individuato all’interno del Piano di
Zona del ’98 individua inoltre i seguenti aspetti
metodologici ed organizzativi:
• oltre alla integrazione AUSL/Comune, il coinvolgimento di operatori sociali della rete informale;
• il coordinamento con altri settori del sociale
per promuovere azioni sul territorio per ogni
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aspetto della vita sociale, dalla cultura al tempo
libero, ai trasporti, alla casa.
Le attività finanziate
Gli indirizzi espressi dalla Conferenza dei
Sindaci in merito alla priorità da dare alla tematica della non autosufficienza, si sono tradotti
anche concretamente sul piano finanziario (si
veda sezione 4.3.2), anche se questo non ha automaticamente significato un reale incremento di
servizi per i cittadini. Una buona parte della programmazione progettuale dei Piani di Zona ‘98 e
‘99 si è infatti rivolta alla richiesta di compartecipazione della Regione Toscana relativamente ad
attività non più finanziate dalla stessa Regione.
Tale fenomeno si concretizza nel finanziamento
degli interventi di Assistenza Domiciliare
Integrata in favore dell’anziano non autosufficiente così come in precedenza avveniva attraverso la legge 108/95. In tal senso, gli obiettivi
quantitativi del Piano prevedono il mantenimento del numero di persone in assistenza ADI.
Già nel Piano di Zona del ’99, comunque, il
n u m e ro di progetti è incrementato rispetto
all’anno precedente e la quota di progetti presentati da soggetti del terzo settore è altresì più
elevata, pur rimanendo il processo di coinvolgimento da parte di queste ultime realtà ancora
frammentato e poco trasparente.
Tra i progetti del Piano Zonale ’99 sono stati
finanziati:
• la continuazione, così come avvenuto nell’anno precedente, del servizio di A s s i s t e n z a
Domiciliare Integrata;
• il progetto di formulazione partecipata, e di
relativa formazione degli operatori, in merito
agli standard di qualità per i servizi di assistenza
agli anziani;
• un progetto sperimentale che allarga la
gamma di servizi domiciliari disponibili ad
anziani non autosufficienti;
• un primo progetto sperimentale di Centro
Diurno Alzheimer.
La formula della gestione associata tra Comuni,
promossa come forma di incentivo anche finanziario per i Comuni appartenenti alla Zona, ha
trovato solo nel 1999 una più precisa definizione
da parte della Regione Toscana. Ad oggi, la formula di gestione associata tra i Comuni della
zona per le attività ADI, attraverso il Comune
Arezzo che svolge il ruolo di soggetto gestore,
deve trovare contenuti operativi concreti al di là
della semplice distribuzione di risorse.
Gli strumenti di verifica del piano
Se quelli espressi sopra sono le priorità ed i progetti finanziati dalla zona, quali sono i meccanismi di monitoraggio e verifica delle azioni?
Il piano zonale prevede per ciascun pro g e t t o
l’indicazione di indicatori di efficienza, efficacia
e relative modalità di verifica. Per quanto riguarda i Comuni della Zona, però, le attività di
monitoraggio e di verifica dei progetti sono
ancora in una fase embrionale. L’enfasi è principalmente sugli aspetti contabili ed amministrativi. Secondo il Piano di Zona, infatti, i Comuni
utilizzano indicatori di bilancio verificando trimestralmente la gestione dei PEG e delle risorse
impiegate.
Sul versante delle verifiche a livello di copertura
dei servizi, solo il Comune di Arezzo ha in corso
da tre anni il monitoraggio di una serie di indicatori classificati in indicatori di: a) utenza; b)
costo; c) disagio; d) prevenzione. Il processo di
verifica degli andamenti dei livelli di utenza e di
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costo è tuttavia ancora non del tutto affidabile,
anche se gli ultimi documenti sono notevolmente migliorati rispetto a quelli iniziali. In particolare, i problemi sono legati ad un progressivo
assestamento dei provvedimenti successivo alla
fase di ritiro delle deleghe da parte del Comune
di Arezzo e dalla non ancora raggiunta standardizzazione del processo di elaborazione delle
informazioni. Gli indicatori di disagio e prevenzione, invece, necessitano di un maggior affinamento concettuale perché abbiano validità.
Sempre secondo il documento di Piano ’99, è
volontà degli altri Comuni della zona l’adozione
di tali strumenti di verifica.
Non sono invece previsti, nell’ambito dei servizi
assistenziali agli anziani, meccanismi formalizzati di verifica qualitativa dei servizi erogati.
Nuovi organismi di aiuto alla programmazione
In un processo di programmazione ancora tradizionale, in cui ciascun ente svolge la propria programmazione, con ancora scarse capacità di
coinvolgimento del terzo settore, la realtà del
Comune di A rezzo ed in parte della Zona
Aretina possono tuttavia contare su due strumenti che, sotto diversa forma, possono facilitare largamente una maggior integrazione del processo di programmazione: a) l’istituzione, con
anticipo rispetto a quanto previsto dalla legge
72, dell’Osservatorio Provinciale per le Politiche
Sociali; e b) l’istituzione, da parte del Comune di
A rezzo, del Tavolo di Concertazione sulle
Politiche Sociali
L’Osservatorio Provinciale per le Politiche
Sociali
L’Osservatorio Provinciale per le Politiche
Sociali, istituito dalla Provincia di Arezzo nel
1997, svolge un servizio di raccolta dati ed indi-
catori disponibili all’interno dei vari organismi
responsabili dell’erogazione di servizi sociali.
L’Osservatorio funziona grazie ad un protocollo
di intesa tra la Provincia di Arezzo, il Comune di
A rezzo, la Prefettura, la A U S L 8 ed il
Provveditorato agli Studi, anche se la collaborazione si estende ad altri enti. Oltre alle attività di
supporto ed assistenza tecnica per la formulazione dei piani di zona e per l’applicazione di
diverse ricerche, l’Osservatorio ha costituito vari
gruppi di lavoro interdisciplinari, tra cui uno
sugli anziani, per la definizione degli indicatori
soggetti a verifica nell’ambito delle politiche
sociali. Il gruppo si è concentrato sulla determinazione delle informazioni da raccogliere e sui
loro flussi. I risultati di tale impostazione sono
stati raccolti in due primi documenti di ricerca
pubblicati dall’Osservatorio in collaborazione
con l’Istituto Regionale per le Politiche
Economiche Territoriali che costituiscono un
primo insieme di informazioni per il monitoraggio degli interventi. L’Osservatorio deve dare
continuità al gruppo di lavoro, affinando ulteriormente gli strumenti utilizzati e rafforzando i
canali di comunicazione sia con l’utenza che con
i decisori.
Il Tavolo di Concertazione del Comune di
Arezzo
Nel 1998, la Giunta Comunale del Comune di
Arezzo ha proceduto alla istituzione del Tavolo
di Concertazione sulle Politiche Sociali. Il Tavolo
vede il coinvolgimento dell’Assessorato per le
Attività Sociali del Comune e una rappresentanza del Forum Aretino del Terzo Settore cittadino,
associazione comprendente gli organismi di cooperazione sociale ed i maggiori organismi di
volontariato di Arezzo. L’istituzione del Tavolo
ha comportato l’adozione del presente progetto
di Patto Territoriale. Anche questa esperienza
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necessita comunque di consolidarsi, specificando meglio i propri obiettivi, le modalità operative, nonché definendo un programma di lavoro a
breve e medio periodo.
Savino adottato nel ’97;
• un regolamento comune per i Comuni di
Capolona, Subbiano e Castiglion Fibocchi adottato anch’esso nel 1997.
4.2 IL QUADRO DI SERVIZI ESISTENTI
4.2.1 Le caratteristiche del mercato
Prima di esaminare nello specifico la tipologia di
servizi disponibili e, nei capitoli che seguono, i
loro livelli di copertura e le relative modalità
gestionali, cerchiamo di descrivere alcuni aspetti
di natura generale che caratterizzano l’offerta di
servizi.
La tipologia di servizi inserita in questi diversi
regolamenti è comunque del tutto simile tra i
vari Comuni, così come la determinazione dei
criteri di compartecipazione al costo dei servizi
da parte dell’utente. Tali regolamenti riflettono
per buona misura, infatti, il regolamento della
AUSL del 1992 quando ancora l’azienda gestiva
d i rettamente l’intera gamma di servizi socioassistenziali. A titolo esemplificativo, la contribuzione richiesta ad una persona residente da
sola nel Comune di Arezzo è la seguente:
• per i servizi residenziali (RSA e RA) si prevede la contribuzione da parte dell’anziano con
l’importo della sua pensione fino alla copertura
dell’intera retta sociale detratte sole 100.000 lire;
• per i servizi domiciliari la quota esente è pari
a 1.000.000 di lire mensili di reddito, con una
progressione del 25% di contribuzione per classi
di reddito aggiuntive di lire 500.000;
• per i centri diurni l’esenzione è usufruibile
con meno di 500.000 lire mensili, il 10% di contribuzione è previsto con 1.000.000 di reddito e
successivamente secondo la stessa progressione
prevista per l’assistenza domiciliare.
L’offerta: il settore pubblico
L’offerta di servizi socio-assistenziali e sociosanitari è chiaramente caratterizzata da una forte
prevalenza del settore pubblico. Attraverso di
esso si offrono i principali servizi residenziali e
domiciliari secondo quanto previsto dai regolamenti di accesso ai servizi. I regolamenti, la cui
unificazione tra i Comuni della Zona costituisce
uno dei presupposti fondamentali per una crescente integrazione a livello zonale, stabiliscono
sia le caratteristiche fondamentali del tipo di servizio erogato che le regole di compartecipazione
al costo da parte dell’utente.
I regolamenti di accesso al servizio
Ad oggi, i regolamenti sull’accesso ai servizi
sono diff e renti per i sei Comuni della zona,
anche se è da qualche mese in atto la revisione
dei regolamenti per arrivare ad un documento
omogeneovalido in tutti i Comuni della Zona. In
particolare, la situazione prevede attualmente:
• il vecchio regolamento AUSL del 1992 per i
Comuni di A rezzo e Civitella, adattato nelle
tabelle finanziarie per la compartecipazione al
costo da parte dell’utente;
• un regolamento per il Comune di Monte S.
A fianco delle istituzioni comunali e all’Azienda
USL, vi sono poi alcuni strumenti di assistenza,
quali le pensioni sociali, quelle minime 9 e le
indennità di accompagnamento per l’invalidità
che sono di competenza delle istituzioni di previdenza e della Prefettura.
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L’offerta: la cooperazione sociale
Anche nella Zona Aretina, come in tutto il territorio nazionale e regionale, l’offerta pubblica di
servizi è caratterizzata da alcuni anni da una crescente esternalizzazione della gestione a favore
della cooperazione sociale. In questi contesti le
cooperative svolgono un ruolo a forte contenuto
di specializzazione ma con ambiti di manovra
nella gestione relativamente limitati dalle caratteristiche ben specificate del servizio. La gestione per conto del settore pubblico costituisce
ancora di gran lunga il principale ambito di
intervento della cooperazione sociale aretina.
Tuttavia da qualche anno si comincia a far strada, e lo vedremo meglio nelle prossime sezioni,
anche la capacità delle cooperative sociali di
offrire direttamente i propri servizi su un mercato in forte espansione. In questo ambito, esistono
anche soggetti privati a scopo di lucro, più tradizionalmente impegnati nell’offerta di servizi
residenziali ad anziani auto e non autosufficienti, ma che recentemente stanno allargando il proprio ambito di intervento anche a forme di assistenza domiciliare.
Per completare il quadro dell’offerta, infine, troviamo il variegato mondo del volontariato.
Anche in questo caso vedremo nelle sezioni successive gli specifici ambiti di impegno. In questa
sede evidenziamo semplicemente la forte presenza di esperienze volontarie in attività prevalentemente relazionali, di assistenza ed accompagnamento, oltre che di socializzazione.
Il bacino di utenza del servizio pubblico
Tornando all’offerta pubblica di servizi, ci preme
notare come i principali servizi offerti dalle istituzioni pubbliche, sia direttamente che attraverso le cooperative sociali, hanno però un bacino
reale di utenza assai variabile a seconda del tipo
di servizio di cui si tratta. La linea di demarcazione è determinata dai servizi residenziali e semiresidenziali per non autosufficienti da una parte, e
dai rimanenti servizi dall’altra. Mentre per i
primi le richieste di accesso al servizio arrivano
potenzialmente dalla quasi totalità della popolazione anziana, per gli altri servizi il bacino di
riferimento dell’ente pubblico è di fatto ristretto
alla fascia di cittadini con scarse risorse sociali ed
economiche. Il motivo di questo fenomeno può
essere in parte spiegato nella copertura del costo
per l’intera quota sanitaria nel caso di prestazioni
residenziali ad anziani non autosuf f i c i e n t i
(Residenze Sanitarie Assistenziali e Centri
Diurni, come vedremo in seguito) indipendentemente dal loro livello di reddito. Nel caso di prestazioni di tipo esclusivamente sociale, invece, i
regolamenti di compartecipazione al costo ed il
prezzo stabilito per il servizio offerto escludono
di fatto una buona parte di cittadini, in condizioni economiche appena al di sopra della sussistenza, dal ricorso al servizio pubblico. Nel caso dell’assistenza domiciliare, infatti, il ricorso agli operatori di una cooperativa gestrice del servizio
pubblico, partecipandone interamente il costo
del servizio, non risulta economicamente conveniente rispetto a prestazioni analoghe acquistabili di fatto all’interno di un mercato non regolamentato e per larga parte sommerso.
Che la domanda di assistenza all’anziano trovi
sbocco per la grande maggioranza dei casi o
nella famiglia o in questo mercato privato non
regolamentato e sommerso trova ulteriore conferma nella analisi svolta nel capitolo precedente
attraverso lo strumento del questionario.
La domanda inespressa
Una ricerca svolta dal progetto europeo Labour
Team promosso dalla Provincia di Arezzo insie-
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90
me ad altre due Province toscana nel 1996, mette
comunque in evidenza le potenzialità di un mercato privato dei servizi alla persona10. Una sezione specifica è stata dedicata all’intervista in
merito ai servizi per gli anziani. Tra gli intervistati, circa il 10% di loro esprimeva il bisogno di
servizi specifici. Tra i servizi maggiormente
richiesti troviamo l’assistenza residenziale e l’accompagnamento.
Di tale 10% di domanda espressa, solo una minima parte, il 10% circa, si traduce in domanda
effettiva. La gran parte rimane allo stadio potenziale, principalmente per motivi di costo (il 40%
circa) e di difficoltà di reperibilità del servizio
sul mercato (il 30% circa). Anche in questo caso,
come già evidenziato dalla nostra analisi, la
capacità di acquisto da parte delle donne è infer i o re rispetto a quella maschile, segno di un
approccio culturale che porta a farsi più carico
direttamente dei propri bisogni di assistenza e/o
ad una minor capacità di acquisto sul mercato
da parte delle donne.
Un nuovo ruolo per il settore pubblico
A fronte di questa situazione, il dibattito a livello nazionale e locale si è da qualche anno sviluppato attorno al tema del ruolo del settore
pubblico nella promozione del mercato e, più in
generale, al come implementare una politica di
welfare-mix che veda un riassetto dell’offerta
dei servizi a maggior vantaggio del cittadino
utente.
A questo proposito, segnaliamo alcune iniziative di recente sviluppo nel territorio aretino che
hanno le potenzialità di introdurre forti contenuti innovativi. In particolare ricordiamo:
• il già citato progetto europeo Labour Team
promosso tra tre provincie toscane tra cui quella
a retina. Il progetto, dopo un’iniziale fase di
ricerca e di formazione di operatori del settore
della consulenza sui servizi alla persona, vede
la prossima apertura di un centro informazioni
su base provinciale, il Centro Servizi
P romozione Impresa Donna (CESPID), il cui
principale scopo sarà mettere in contatto la
domanda con l’offerta di servizi privata;
• la sperimentazione, su iniziativa congiunta
della Provincia e del Comune di Arezzo, della
formula dei buoni servizio per il supporto a servizi di relazione ed accompagnamento a cittadini anziani da parte di associazioni giovanili;
• il finanziamento di bandi, da parte della
Provincia di Arezzo nell’ambito delle iniziative
finanziate dal Fondo Sociale Europeo, per la formazione di imprese di servizi alla persona;
• la sperimentazione di corsi di formazione per
cooperative di donne extracomunitarie che si
rendono disponibili per la fornitura di servizi
continuativi di assistenza ed accompagnamento
ad anziani non autosufficienti o al limite dell’autosufficienza.
4.2.2 I servizi disponibili
Ma quali sono i servizi disponibili per gli anziani ad Arezzo? Il Quadro 2 sintetizza il quadro di
servizi socio-assistenziali e socio-sanitari disponibili all’interno del Comune di Arezzo. Come
v e d remo nelle sezioni successive, destinate a
ciascuna tipologia di servizi, questi sono per
buona parte disponibili anche nei restanti cinque Comuni della zona. Non mancano però le
importanti eccezioni la più importante delle
quali è la non disponibilità del servizio di cure
domiciliari a cura della AUSL.
Secondo la classificazione usata dal Comune di
Arezzo, abbiamo distinto i servizi i tre principali tipologie:
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• di aiuto alla permanenza in famiglia;
• residenziali;
• culturali e di socializzazione.
zionali servizi alberghieri e di assistenza anche
quelli di compagnia e/o animazione, prevalentemente offerti da associazioni di volontariato.
I servizi di aiuto alla permanenza in famiglia
I servizi di aiuto alla permanenza in famiglia
r a p p resentano senza dubbio la gamma più
ampia a disposizione senza che questi si traducano necessariamente in investimenti di uguale
importanza da parte del settore pubblico.
I servizi socio-culturali
I servizi socio-culturali comprendono invece:
a) i centri per la socializzazione ed il tempo libero, prevalentemente i Centri di Aggregazione
Sociale ed i Centri Parrocchiali;
b) i servizi culturali, l’Università della Terza Età;
c) le attività turistiche, rappresentate dal servizio Vacanze anziani organizzato dal Comune.
Tra questi distinguiamo:
a) le strutture semiresidenziali, Centri Diurni e
ricoveri temporanei presso le strutture residenziali, destinati principalmente agli anziani non
autosufficienti o al limite dell’autosufficienza;
b) l’assistenza domiciliare, nelle sue articolate
forme a carattere esclusivamente socio-assistenziale, sanitario (infermieristica), socio-sanitario
integrato, o di più semplice carattere relazionale;
c) gli aiuti economici, anche in questo caso erogati sotto varie forme: come realizzazione di un
piano terapeutico (ADI indiretta), come forma
mista di previdenza ed assistenza (pensioni
minime e sociali) e come sgravio fiscale o tributario;
d) gli ausili tecnici domiciliari, forme quali il servizio di telesoccorso e/o le apparecchiature di
sostegno per gli anziani disabili.
I servizi residenziali
All’interno dei servizi residenziali distinguiamo
invece:
a) le strutture per non autosufficienti, nel contesto aretino identificabili con le Residenze
Sanitarie Assistenziali;
b) le strutture per autosufficienti, le Residenze
Assistite.
Sia in un caso che nell’altro si abbinano ai tradi-
Il programma del Comune di Arezzo
Dopo il processo di recupero delle deleghe, il
Comune di Arezzo ha solo recentemente elaborato un documento di indirizzo e programmazione delle attività a favore degli anziani. Tale
documento, elaborato dall’Area per i Servizi alla
Persona ed alla Famiglia e dal Servizio per le
Attività Sociali, ancora non è stato approvato
dalla Giunta Comunale. Costituisce tuttavia un
primo documento di programmazione che è
utile analizzare. Il principale indirizzo riguarda
lo sviluppo di politiche di servizi per il mantenimento dell’anziano nel proprio ambiente familiare, aumentando la quantità delle prestazioni
di aiuto alle famiglie e massimizzando la differenziazione delle offerte di servizio. In particolare, quattro sono gli assi principali di intervento
desiderato:
(a)
la conferma dei servizi esistenti (si vedano Quadro 2 e Quadro 3). In particolare, quando
si rende necessario il ricovero, cambiare profondamente le condizioni di ospitalità: dal modello
del convento-ospedale al modello della casa;
(b)
il sostegno alle attività autogestite e
all’autoaiuto;
(c)
l’attivazione di nuovi servizi diversificati: i) servizi domestici; ii) piccoli lavori in casa;
93
94
fornitura pasti a casa; iii) un servizio di sostegno
psicologico-strumentale per i “carers familiari”; e
(d) la promozione di una nuova politica edilizia:
i) incentivare il sistema “casa grande-casa piccola”; ii) incentivare la costruzione di piccoli residences con servizi centralizzati; iii) progettare il
decentramento nei quartieri dei servizi sociali
che garantiscono l’integrazione e la coesione
sociale.
Dopo il quadro d’insieme della pagina a lato, il
successivo Quadro 3 esplicita in maniera sintetica le principali caratteristiche di ogni tipo di servizio e i suoi destinatari.
96
Quadro 3 – Il quadro di servizi disponibili
I servizi di aiuto alla permanenza in famiglia
A. Strutture semiresidenziali
I Centri Diurni – Le strutture semiresidenziali
per auto e non autosufficienti
E’ un servizio organizzato per rispondere ai
bisogni assistenziali di persone anziane prevalentemente non autosufficienti, che esprimono
bisogni difficilmente gestibili a domicilio, ma
ancora inserite nel proprio contesto familiare.
Vengono erogate prestazioni di tipo sociale,
assistenziale e sanitarie integrate, così come
previsto nell’ambito delle strutture residenziali.
I ricoveri temporanei presso gli istituti residenziali e semiresidenziali - E’ uno strumento
utilizzato per dare risposta a situazioni temporanee di aggravamento delle condizioni di
a u t o s u fficienza dell’anziano e/o supporto
temporaneo alla famiglia impegnata in difficili
e pesanti ruoli di assistenza.
Il trasporto sociale - E’ un servizio di accompagnamento ad anziani presso i Centri Diurni,
Centri di Socializzazione, di Riabilitazione o in
Ospedale per ricevere terapie. Si rivolge ad
anziani in condizioni di non autonomia.
B. Assistenza domiciliare diretta
E’ un servizio di aiuto alle persone al fine di
consentire il loro mantenimento nell’ambiente
familiare, prolungare o recuperare la loro autonomia, evitare o allontanare nel tempo eventuali inserimenti in strutture residenziali.
L’assistenza domiciliare semplice - Si tratta di
p restazioni di cura della persona, di aiuto
domestico, di accompagnamento, svolte in
maniera esclusiva da personale sociale ed assistenziale.
L’assistenza domiciliare integrata - Prevede
invece un complesso di prestazioni sanitarie e
sociali prestate al domicilio della persona parzialmente autosufficiente o non autosufficiente
secondo il tipo di bisogno individuale
Le cure domiciliari (ADI sanitaria) - Prevede
interventi di tipo infermieristico e riabilitativo
presso il domicilio dell’anziano.
L’assistenza affettiva/i nuovi servizi domiciliari
Si tratta in questo caso di servizi a forte contenuto relazionale, di compagnia e/o accompagnamento. Emergono inoltre servizi specifici,
come l’accompagnamento al supermercato e/o
il disbrigo di piccoli lavori domestici.
C. Gli aiuti economici
Pensione minima - Integrazione al minimo
delle pensioni di vecchiaia per i lavoratori che
hanno avuto una contribuzione inadeguata. Si
tratta di 685.000 lire mensili, destinate a persone con redditi inferiori al doppio di tale cifra.
Pensione sociale - Integrazione di 498.000 lire
mensili che spettano a coloro che non hanno
diritto alla pensione integrata al minimo.
Ultra65enni soli (o coniugati) il cui reddito non
superi il doppio (o il triplo) dell’assegno.
L’assegno integrativo per l’assistenza domiciliare integrata - E’ previsto per soggetti che
assicurino, nell’ambito domiciliare, il mantenimento e la cura dell’anziano non autosufficien-
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te. E’ soggetto alla formulazione di un piano di
assistenza ed è compatibile con prestazioni sanitarie dirette nell’ambito della stessa ADI.
infermieristiche, riabilitative di recupero e mantenimento.
B. Strutture per autosufficienti
Pensione di invalidità ed accompagnamento Si tratta di una pensione rilasciata in funzione di
vari livelli di invalidità e non autosufficienza.
Pur non essendo un trattamento riservato esclusivamente alle persone anziane, il verificarsi di
situazioni di non autosufficienza in età avanzata
ne conferisce loro la titolarità.
Le Residenze Assistite (RA) - Sono strutture
residenziali destinate ad anziani autosufficienti,
in condizione però di solitudine, emarginazione,
o di limitata autonomia quando non sia loro possibile rimanere nella propria abitazione o siano
falliti i programmi messi in atto per mantenerli
Esoneri fiscali e tributari - Sono facilitazioni
rilasciate dal Comune a persone in condizioni di
bisogno e che non hanno per altri motivi diritto
all’esenzione del ticket sui medicinali.
D. Ausili tecnici per la disabilità
Il telesoccorso - E’ un servizio che consente l’intervento di soccorso presso il domicilio dell’anziano in caso di necessità.
Ausili per la disabilità - Si tratta di ausili ortopedici e/o appare c c h i a t u re che consentono il
movimento o lo svolgimento di altre attività
quotidiane in maniera quanto più possibile autonoma per l’anziano.
I servizi residenziali
A. Strutture per non autosufficienti
Le Residenze Sanitarie Assistenziali (RSA) Sono strutture residenziali destinata ad anziani
riconosciuti non autosufficienti dall’Unità di
Valutazione Geriatrica (UVG) di distr e t t o .
Vengono erogate sia prestazioni sociali, di animazione e di socializzazione che sanitarie,
I servizi socio-culturali
nel loro ambiente socio-familiare.
L’Università della Terza Età - Sono corsi annuali
su materie sia umanistiche che scientifiche destinate ad un pubblico anziano.
I Centri di aggregazione sociale e i Centri
Parrocchiali - Sono centri di socializzazione e
attività varie del tempo libero, frequentate per
buona parte da anziani. Si praticano attività di
incontro, gioco delle carte, bocce, ballo, teatro,
ginnastica, etc.
Vacanze anziani - Il servizio consiste nell’organizzazione di soggiorni estivi marini o montani
rivolti agli anziani residenti nel territorio comunale. Si rivolge ad anziani che, da soli, non
s a re b b e ro in grado di org a n i z z a re le pro p r i e
vacanze.
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100
I livelli di responsabilità
Una volta analizzata la gamma di servizi esistenti, il quadro seguente individua i soggetti con le
principali responsabilità nella gestione degli
stessi. In particolare, abbiamo distinto i seguenti
livelli di responsabilità:
• l’accesso al servizio;
• la supervisione;
• la gestione.
4.2.3 Il ruolo del terzo settore nell’offerta di servizi
Il Quadro 5 sintetizza il tipo di servizi offerti
dal terzo settore nel Comune di A re z z o .
Abbiamo distinto i servizi secondo tre distinte
tipologie:
• i servizi gestiti dal terzo settore per conto del
settore pubblico;
• i servizi gestiti direttamente dal terzo settore
in stretto coordinamento con il settore pubblico;
• i servizi offerti dal terzo settore in alternativa
all’offerta pubblica e/o in un contesto di autonomia.
Il quadro evidenzia semplicemente la presenza
di organismi del terzo settore all’interno delle
diverse tipologie di servizio, senza nulla dire
c i rca l’entità quantitativa dello stesso.
Costituisce pertanto una sorta di menu d’offerta di quanto il terzo settore, distinto nelle sue
componenti di cooperazione sociale, associazionismo e volontariato, è in grado di offrire.
Il terzo settore gestore per conto del pubblico
I servizi svolti per conto del settore pubblico
secondo uno schema di contracting-out vedono
la presenza della cooperazione sociale nella
gestione dei principali servizi pubblici. Come
già visto nella sezione 4.2.1, la maggior parte
delle attività della cooperazione sociale si concentra nella gestione di servizi per conto delle
istituzioni pubbliche E’ questo il caso dei servizi ad elevata integrazione socio-sanitaria della
quasi totalità delle strutture residenziali e semiresidenziali, quali RSA, RA e Centri Diurni, dei
servizi dell’assistenza domiciliare, e parte del
trasporto sociale. In questa categoria rientrano
anche le associazioni di volontariato più grandi
e strutturate, quali la Misericordia e la Croce
Bianca.
101
Il terzo settore in coordinamento con il pubblico
Per quanto riguarda i servizi offerti in stretto
coordinamento con il settore pubblico, la presenza delle organizzazioni e dei gruppi del volontariato è più importante. La maggior parte delle
attività si concentrano nell’assistenza affettiva
nelle strutture ospedaliere e residenziali. In questo tipo di attività si rileva la presenza di associazioni relativamente grandi e strutturate, quali
l’Associazione Volontari Ospedalieri (AV O )
insieme a molti gruppi di piccole, a volte piccolissime dimensioni.
Nel caso dell’assistenza affettiva presso il domicilio, l’Associazione Volontari A s s i s t e n z a
Domiciliare (AVAD), lavora in coordinamento
stretto con le strutture ospedaliere e con il servizio di Assistenza Domiciliare Integrata.
Il servizio di telesoccorso vede invece la presenza del Coordinamento delle Associazioni del
Volontariato e delle categorie protette, e dei
grandi organismi come la Croce Bianca e la
Misericordia, in qualità di principali organismi
gestori del servizio in collaborazione con AUSL
e Comune di Arezzo.
Il terzo settore in chiave autonoma
Per quanto riguarda invece i servizi offerti in
maniera autonoma dal terzo settore, questi
riguardano principalmente iniziative di assistenza affettiva presso il domicilio di anziani, per i
quali organismi e gruppi di volontariato operano con iniziativa e modalità di intervento quasi
del tutto indipendenti. Il servizio obiettori della
Caritas Diocesana si occupa inoltre da qualche
anno in maniera regolare di servizi di assistenza
affettiva agli anziani. Il Centro di Aggregazione
Sociale Fiorentina, Malpighi e Garibaldi devolvono inoltre una quota annua del loro bilancio al
105
106
finanziamento di servizi di assistenza domiciliare tramite la Cooperativa Electra. Altri, come il
Centro di Villa Severi, svolge direttamente questa attività tramite un gruppo di volontarie. Tra i
gruppi che svolgono attività domiciliare, la gran
parte di questi ha invece nelle parrocchie cittadine il proprio ambito di riferimento, sia attraverso gruppi spontanei che gruppi organizzati dalla
Caritas Diocesana.
In questi ultimi anni, si registra inoltre la presenza di alcuni servizi di supporto presso il domicilio offerti dalle Cooperative di tipo A. Si tratta
dell’offerta di servizi domiciliari flessibili della
Cooperativa Progetto 5, del servizio Spesa
Insieme offerto dalla Cooperativa Electra in collaborazione con alcuni Centri di Aggregazione
Sociale, nonché del recente progetto Symbios,
della Cooperativa Koinè per l’offerta di servizi
domiciliari.
Per quanto riguarda le opportunità socio-ricreative, queste sono offerte in maniera quasi esclusiva dalla rete di Centri di Aggregazione Sociale,
dodici nel territorio comunale, e da alcuni Centri
Parrocchiali.
4.2.4 Le attività di informazione e formazione
L’informazione al cittadino
Se il livello di informazione dei cittadini sulla
rete di servizi esistenti e le conoscenze su come
reperire servizi e risorse sul mercato appaiono
deficitari, quali sono le attuali attività di informazione nei confronti dell’anziano e della sua
famiglia? Al momento relativamente limitate.
Oltre alle informazioni erogate direttamente dal
Servizio Attività Sociali e dai distretti, le possibilità di conoscenza dei servizi da parte del cittadino sono comunque scarse. Sportelli di informazione, come lo sportello di Informarezzo, hanno
limitate capacità di informazione sulla rete di
servizi sociali esistenti. Di recente, il Comune di
Arezzo ha elaborato un opuscolo comprendente
la serie di servizi sociali offerti dal Comune, ma
la distribuzione è stata assai limitata.
Una buona parte delle informazioni circolano
attraverso canali informali, le reti del volontariato o dei patronati dei sindacati, o direttamente
attraverso le cooperative gestrici di servizi.
Secondo i dirigenti delle principali cooperative
sociali del territorio, la richiesta di informazioni
sulle modalità di accesso ai servizi è elevata. Il
Sindacato Pensionati svolge un servizio di informazione per gli utenti e le famiglie che si rivolgono ad esso. In tutti questi casi, comunque, il
percorso di accesso alle informazioni da parte
dei cittadini avviene secondo modalità poco formalizzate.
La formazione
Quale è il ruolo del settore pubblico nella formazione degli operatori nell’ambito dei servizi
sociali? Una prima distinzione deve essere fatta
tra operatori occupati nel settore pubblico ed
operatori occupati nel privato sociale. Per questi
ultimi, i momenti di aggiornamento e formazio-
107
108
ne del personale occupato sono di fatto a carico
delle stesse cooperative che hanno fino ad oggi
attivato progetti su bandi del Fondo Sociale
Europeo gestiti dalla Provincia. La formazione
nell’ambito del settore pubblico è invece più difficoltosa, soprattutto per quanto riguarda gli
operatori dei Comuni più piccoli, per i quali è
fino ad oggi stato più difficile adottare programmi di formazione di ampio respiro in grado di
adeguare il ruolo svolto dall’istituzione verso le
funzioni di supervisione ed indirizzo.
Un problema che ha fino ad oggi caratterizzato
l’offerta dei servizi sociali riguarda la scarsa condivisione di momenti di aggiornamento professionale tra operatori/gestori del servizio, prevalentemente le cooperative sociali da una parte, e
i committenti dello stesso servizio, i Comuni o le
Aziende USL, dall’altra.
Per quanto riguarda invece la formazione di nuove
figure professionali che il mercato dei servizi sociali può assorbire, la Provincia ha attivato diversi
bandi per la formazione di operatori per i servizi
alla persona. Tuttavia la politica di consultazione e
programmazione dei corsi di formazione necessita
di un rafforzamento per rispondere in maniera più
tempestiva alle esigenze del territorio.
4.3 LA SPESA PUBBLICA PER I SERVIZI
AGLI ANZIANI
4.3.1 La distribuzione della spesa pubblica per i servizi socio-sanitari ed assistenziali
A quanto ammonta e per quali servizi si distribuisce la spesa pubblica nel settore socio-assistenziale e socio-sanitario per gli anziani? Una
prima distinzione va effettuata tra spesa sanitaria, a carico dell’Azienda USL, e spesa sociale, a
carico dei Comuni.
Per quest’ultimo aspetto abbiamo analizzato i
dati di spesa del Comune di Arezzo per l’anno
1998. La Tabella 10 evidenzia la distribuzione
della spesa per i diversi tipi di servizi. I dati
sono elencati facendo risaltare sia il costo totale
per l’ente comunale che i rientri derivanti dalle
compartecipazioni al costo da parte degli utenti.
Il totale del costo dei servizi erogati annualmente attraverso il Comune di Arezzo a favore degli
anziani ammonta ammonta a 6 miliardi e 400
milioni di lire circa. Di questa cifra, indicativamente 4 miliardi e 360 milioni, il 68% circa, è a
carico dell’utente, il rimanente 32%, pari a poco
più di due miliardi, costituisce la spesa effettiva
a carico del bilancio comunale11. Una imputazione altrettanto diretta di costi sanitari non può
essere fatta a livello comunale. Possiamo però
dire che il costo sanitario sostenuto dalla azienda USL per la gestione delle strutture residenziali e dei centri diurni per non auto suff i c i e n t i
ammonta, per l’intera Zona A retina a circa 4
miliardi e 500 milioni annui.
Le spese per i servizi residenziali
In termini assoluti, la quota di costi più cospicua
riguarda le strutture residenziali per non autosufficienti, circa 3 miliardi e 800 milioni per la
sola quota sociale nel 1998. Di questi, però, circa
3 miliardi e 350 milioni sono stati direttamente a
carico degli utenti. Una percentuale di costo a
carico degli utenti inferiore si ha nel caso delle
residenze per autosufficienti. Circa il 65% del
costo di circa un miliardo di rette sociali annue
viene pagato direttamente dagli utenti. La differenza riscontrabile con i dati delle residenze per
non autosufficienti è attribuibile alla condizione
economica più svantaggiata in cui le persone che
ricorrono a questo tipo di servizio ricorre. Tale
elemento conferma l’elemento di forte correla-
109
110
zione tra le povertà economiche e sociali che
sono state riscontrate attraverso il questionario.
Tabella 10 – La spesa pubblica per i servizi agli anziani13 Comune di Arezzo 1998
Le spese per i servizi domiciliari
Servizi quasi totalmente a carico del Comune
sono invece quelli afferenti all’area dell’assistenza domiciliare. I servizi di assistenza dire t t a
hanno una quota di rientro da parte degli utenti
di poco superiore al 10%. Nel caso dell’assistenza integrata indiretta, invece, la percentuale di
rientro del costo è per sua natura pari a zero.
Quasi interamente a carico degli utenti, invece,
sono i servizi di telesoccorso e del programma
vacanze anziani. In questo caso le percentuali di
rientro pubblico sono minime.
L’effettiva distribuzione della spesa
Considerando le quote di rientro di costo da
parte dei privati, come si distribuisce la spesa
pubblica del Comune di Arezzo? Il Grafico 20 ed
il Grafico 21 forniscono un’indicazione rispettivamente dei livelli di spesa per ciascuna tipologia di servizio, in termini assoluti e relativi.
Dal Grafico 20 emerge chiaramente la distribuzione della spesa pubblica per quattro voci di
spesa: assistenza domiciliare (circa 620 milioni),
residenze per anziani autosufficienti (475 milioni) e non autosufficienti (350 milioni), personale
presso le sedi centrali e distrettuali del Comune
di Arezzo12 (300 milioni).
Aggregando le voci di spesa per le strutture residenziali e quelle per i centri diurni, vacanze
anziani e servizio di telesoccorso in una voce
residuale “altri servizi”, il Grafico 21 mostra la
ripartizione percentuale per ciascuna categoria
di spesa. Le str u t t u re residenziali assorbono
circa il 46% del totale di spesa sui servizi sociali
Fonte: Documenti Comune di Arezzo
112
Grafico 20 – Costo effettivo a carico del
Comune di Arezzo per servizi agli anziani – Anno 1998 (‘000 lire)
del Comune; i servizi di assistenza domiciliare
sono il 36%, le spese per il personale il 16% e le
spese per la categoria residuale di “altri servizi
coprono circa il 9% del bilancio complessivo.
Grafico 21 – Ripartizione spesa effettiva
comunale per principali categorie di servizi agli anziani – Comune di Are z z o ,
1998
4.3.2 Le fonti di finanziamento utilizzate
Quali sono le fonti di entrata che finanziano le
attività sociali del Comune di Arezzo? Il Grafico
22 evidenzia la composizione del budget per il
complesso delle attività sociali estrapolate sulla
base del bilancio preventivo 199914. Emergono i
seguenti elementi:
• la voce più consistente delle entrate, pari al
46% circa di tutto il budget del sociale riguarda
quote di rientri di costo, sia dirette che
indirette15, da parte degli utenti. La gran parte di
queste deriva dai rientri di costo da parte degli
utenti delle residenze, mentre una quota assai
minore riguarda la compartecipazione al costo
di servizi quali le vacanze per anziani o gli affitti
degli alloggi comunali;
• le entrate da quote del bilancio comunale
costituiscono la più importante fonte di entrate
per la copertura delle spese sociali. Se includiamo anche le spese per il personale in carico al
servizio, le entrate comunali finanziano il 44%
circa del budget complessivo del servizio, con
una suddivisione del 33% per le attività e
dell’11% per il personale;
• l’altra importante componente delle entrate
riguarda i trasferimenti regionali del Fondo per
l’Assistenza Sociale (FRAS), che nelle sue composizioni di quote a parametro (6%), per la
gestione associata tra Comuni (1%) e per progetti (2%) finanzia circa il 9% delle attività sociali.
Uno sguardo ai criteri di ripartizione del Fondo
Regionale per l’Assistenza Sociale (FRAS), recentemente introdotto dalla legge 72/97, e del suo
utilizzo da parte della Articolazione Zonale dei
Sindaci mette in luce quanto segue.
I criteri di ripartizione del FRAS
Per quanto riguarda i criteri di ripartizione del
fondo, il FRAS si distingue nelle seguenti voci:
113
Grafico 22 – La composizione delle entrate, Serv i z i o
Attività Sociali – Comune di Arezzo, Budget preventivo
1999
supposto della gestione associata, questa incrementerà la voce di cui al seguente punto;
• la quota assegnata per i progetti dei piani di
zona, anche questa distinta in contributi per attività di gestione e programmi di investimento;
Oltre alle precedenti risorse, i Comuni e gli organismi di terzo settore locale possono accedere al
FRAS, dietro approvazione di progetti specifici,
utilizzando una delle seguenti quote riservate
alla Regione:
• progetti e programmi innovativi contenuti nel
Piano Regionale Sviluppo. All’interno di questa
categoria ricadono i programmi di iniziativa
regionale finalizzati a: a) promozioni delle reti di
protezione sociale; b) promozione della cittadinanza sociale; c) programma sull’Osservatorio
Sociale;
• studi e ricerche nel settore sociale.
• la quota ai Comuni secondo una ripartizione a
parametro utilizzata su un certo numero di indicatori relativi sia alla popolazione che a specifici
indicatori sociali. Tali contributi si distinguono
in contributi per attività di gestione ed in conto
capitale;
• la quota, pari al 20% del totale a parametro tra
i Comuni della Regione, destinata ai Comuni
facenti parte della zona socio sanitaria per la
gestione associata di servizi tra i Comuni della
zona. Tale percentuale è cresciuta del 10%
rispetto al PISR dell’anno precedente e costituisce l’incentivo più forte per incentivare la gestione associata tra Comuni. Qualora la quota non
venisse utilizzata per intero, mancando il pre-
La destinazione del FRAS di zona
per gli anziani
Per il 1999 i Fondi per la parte a progetto del
FRAS per la Zona Aretina sono stati di circa 450
milioni per la gestione e 160 milioni per l’investimento. Le priorità indicate negli indirizzi del
piano verso la problematica della non autosufficienza hanno sicuramente avuto priorità nell’allocazione delle risorse. In particolare, più del
50% delle risorse sono state allocate al servizio
di assistenza domiciliare integrata dei Comuni.
Tale allocazione, è bene ricordarlo, non si è però
tradotta in un incremento netto di risorse a favore dell’assistenza domiciliare, essendo tali fondi
andati a sostituire le mancate entrate della abrogata legge 108/95.
Attenzione particolare alle problematiche emergenti degli anziani è stata data anche nell’utilizzo dei fondi di investimento, con 60 milioni
115
116
destinati sl finanziamento, del progetto per la
realizzazione di un Centro Diurno per i malati di
A l z h e i m e r. Sulle spese di investimento del
Centro Diurno, il cui costo complessivo ammonta a 300 milioni, 200 provengono dal Fondo
Regionale per attività specifiche sull’Alzheimer,
60 da fondi del piano zonale ’99 e i rimanenti 60
da finanziamenti AUSL.
note
7
Per la Azienda USL i distretti sono invece quattro. I distretti 2 e 3
del Comune di Arezzo sono riuniti. I loro uffici trovano posto infatti
presso la stessa sede. A partire dal Novembre del 1999 l’Azienda USL
ha provveduto alla ridefinizione del concetto di distretto facendolo
coincidere con il territorio zonale e chiamando i distretti centri sociosanitari.
8
E’ questo il caso dei tre Comuni del IV distretto, che gestiscono l’in tero servizio di assistenza sociale con un totale di un assistente socia le a tempo pieno ed uno part time per i tre Comuni, affiancati da tre
rispettivi assistenti amministrativi. Leggermente più favorevole è
invece la situazione nei Comuni di Monte S. Savino e Civitella, nei
quali l’assistente sociale responsabile dei servizi è coadiuvato da per sonale direttivo e da altro personale di assistenza a convenzione.
9
Pensioni sociali e le integrazioni al minimo sono considerate forme
intermedie di assistenza e previdenza.
10
Si vedano tabelle A1.1 e A1.5 della ricerca Labour Team: un proget to per l’occupazione femminile – I risultati della ricerca, parte II.
11
Indicazioni più precise sono di difficile valutazione per diversi
motivi: la non certezza dei ritorni finanziari da parte degli utenti e
l’attribuzione forfettaria del personale in forza al Servizio Attività
Sociali.
12
Cifra forfetaria sulla base di 1/3 stimato del tempo dedicato dal per sonale centrale e di struttura ai servizi per gli anziani.
13
I dati della spesa relativi alle RSA, alle RA, ai Centri Diurni per
non autosufficienti sono stati elaborati a partire dai database del
Comune di Arezzo; la fonte per i dati dell’Assistenza Domiciliare,
delle vacanze anziani e del Telesoccorso è rappresentata dal documen to sugli indicatori e le schede riassuntive dell’assistenza domiciliare
del Comune di Arezzo; la quota di costo del trasporto sociale è stata
calcolata tramite un pro quota del costo totale del servizio, compren dente anche le categorie dei minori e dell’handicap, calcolato in fun zione del totale degli anziani beneficiari del servizio rispetto alle altre
categorie di utenza al 10 marzo 1999. I rientri del trasporto sociale
tengono conto di una quota media di compartecipazione al costo; i
dati del personale, infine, sono stati attribuiti calcolando 1/3 del tota le del costo del personale del Servizio Attività Sociali
14
La classificazione delle entrate sulla sola spesa per anziani risulte rebbe assai complessa.
15
Per alcuni servizi, come ad esempio le Vacanze per Anziani, il
Comune recupera direttamente le quote di compartecipazione al costo
da parte dagli stessi utenti. In altri, come nel caso delle residenze per
anziani, il recupero della compartecipazione degli utenti è effettuata
direttamente dalle strutture. Nel nostro calcolo abbiamo considerato
quest’ultimo tipo di spesa come facente parte della spesa complessiva
del Comune, almeno per quanto riguarda i dati conosciuti dei rientri
di spesa da parte degli anziani. Il dato sui rientri da parte degli uten ti è però leggermente sottostimato perché non comprende, congruen temente a quanto fatto per le residenze degli anziani, le quote di spesa
dei centri residenziali per l’handicap.
117
5. I SERVIZI RESIDENZIALI E
SEMIRESIDENZIALI
5.1 LE RSA E LE RA
5.1.1 La gestione
Le Residenze Assistite (RA) e le Residenze
Sanitarie Assistenziali (RSA) costituiscono soluzioni assistenziali per la cura e l’ospitalità di
anziani, rispettivamente, autosufficienti e non
autosufficienti.
Nelle linee di politica assistenziale, la risposta
residenziale è considerata come l’ultima risorsa
da attivare, una volta verificate soluzioni di tipo
alternativo che consentano la permanenza dell’anziano nel proprio abituale ambiente di vita,
qualora questo non sia ovviamente pregiudizievole per il suo benessere.
Come già evidenziato nel precedente Quadro 3,
all’interno delle strutture residenziali per non
autosufficienti, oltre ai servizi di tipo alberghiero
vengono offerte, così come previsto dalle normative regionali, prestazioni di tipo socio-sanitario,
quali l’assistenza infermieristica, la riabilitazione, sia funzionale che socio-relazionale, e l’assistenza socio-ausiliaria, così come confermato
anche dal regolamento adottato, a partire dal
1998, dalle RSA a gestione diretta della AUSL e
da quelle convenzionate. Presso le stru t t u re ,
l’anziano può altresì usufruire di servizi quali
l’assistenza medica di base, specialistica, sociale
e farmaceutica, secondo le stesse modalità previste per qualsiasi cittadino.
Le tipologie di strutture
Le attuali strutture sono sia a gestione pubblica
che privata. I Comuni della Zona A retina si
avvalgono di queste ultime per la sistemazione
119
120
di alcuni ospiti tramite apposita convenzione.
Possiamo pertanto raggr u p p a re le str u t t u re
della zona in tre tipologie:
• le RSAa gestione diretta della Azienda USL;
• le RSA e le RA a gestione privata ma convenzionate con gli enti pubblici;
• le RSA e le RA a gestione privata e non convenzionate.
Il principale elemento che caratterizza il percorso di accesso alle prime due tipologie di strutture, è rappresentato dalla presa in carico da parte
dell’ente pubblico. Tale procedimento necessita
dalla valutazione di non autosufficienza da
parte della UVG di distretto come condizione
necessaria per l’accesso alle RSA, o del più semplice provvedimento amministrativo del
Servizio Attività Sociali su indicazione fornita
dall’assistente sociale di distretto nel caso invece
dell’anziano autosufficiente. Per quanto invece
riguarda le strutture non convenzionate con gli
enti pubblici, invece, l’accesso alle RSAe alle RA
avviene tramite un rapporto diretto tra chi fornisce il servizio e l’utente, senza che sia per questo
necessaria alcuna formalizzazione di percorso
assistenziale da parte degli organismi pubblici.
Per tutti i privati gestori di strutture residenziali, anche se non convenzionati, è comunque
necessaria un’autorizzazione da parte dell’autorità pubblica concessa secondo quanto specificato da un’apposita legge regionale. A tale pr oposito, l’Area Funzionale Sociale svolge il ruolo di
coordinamento della Commissione di Vigilanza
e Controllo delle stru t t u re per l’ospitalità di
anziani ed adulti inabili 16 per la verifica iniziale
ed il successivo controllo del rispetto dei parametri previsti dalla legge. I Comuni rilasciano
poi le autorizzazioni su par e re delle
Commissione.
Come si può notare nel Quadro 6, le strutture
presenti nella Zona Aretina sono le cinque RSA a
gestione diretta della AUSL, di cui tre nel
Comune di Arezzo, una a Subbiano ed una a
Monte S. Savino. Le strutture a gestione privata,
convenzionate e non, sono invece undici, sia per
auto che non autosufficienti. Nove di queste
sono all’interno del Comune di Arezzo, una a
Monte S. Savino ed una a Civitella.
La gestione dei servizi sociali e sanitari all’interno delle strutture residenziali è affidata nella
gran parte dei casi alle cooperative sociali attraverso meccanismi di gara pubblica. Tra queste
ricordiamo la Cooperativa Koinè di Arezzo, la
Comars di Monte S. Savino e la Giovani
Valdarno di Montevarchi.
Il Regolamento di funzionamento delle RSA
I problemi di una chiara definizione dei servizi
erogati e dei livelli minimi per la qualità degli
stessi nell’ambito delle RSA ha conosciuto un
importante impulso a partire da una conferenza
organizzata dalla Azienda USL e dalla Provincia
di Arezzo nel 1996. A seguito della conferenza,
per la quale erano stati mobilitati degli specifici
gruppi di lavoro, è stato redatto una proposta di
regolamento interno delle strutture RSA, tramite
il quale si uniformano alcune modalità di gestione delle strutture.
Il regolamento stabilisce il principio che gli utenti delle RSA devono essere anziani ultra65enni
valutati non autosufficienti dall’apposita commissione UVG. Inoltre, il regolamento predispone le seguenti misure:
• l’istituzione di una Commissione Zonale
Sociale con compiti di gestione delle liste di attesa e di valutazione delle urgenze per i ricoveri
all’interno delle strutture;
121
• la definizione dello schema organizzativo e
dei compiti relativi a ciascuna figura professionale all’interno delle strutture;
• la definizione della tipologia di prestazioni
erogate all’interno delle strutture.
La gestione delle RSA ha vera e propria valenza
zonale, essendo non solo previsto il ricovero
p resso le stru t t u re di qualsiasi Comune della
zona da parte di utenti residenti anche fuori dal
Comune dove ha sede la RSA, ma anche una
gestione congiunta delle liste di attesa da parte
della Commissione Zonale.
Le procedure di ammissione nelle RSA
Attraverso il regolamento si rende più trasparente
la procedura di ammissione alle RSA, stabilendo
regole sulla eventuale deroga rispetto all’ordine
cronologico delle richieste. A tale proposito, la
Commissione Zonale Sociale ha il compito di
valutare le urgenze sulle liste di attesa che sono
stilate sulla base dell’ordine cronologico. In particolare, i compiti della Commissione sono:
• predisporre le graduatorie di accesso (liste di
accesso);
• valutare eventuali urgenze.
La Commissione, presieduta dal Responsabile
d e l l ’ A rea Funzionale Sociale, si riunisce con
cadenza quindicinale ed è composta altresì dalle
principali figure di operatori19.
Le liste di attesa hanno valenza zonale e devono
e s s e re attivate graduatorie per ogni singola
struttura, conciliando il principio di libera scelta
dell’utente con la necessità di privilegiare la vicinanza dell’utente al proprio domicilio. Richieste
di ricovero al di fuori della propria zona devono
pertanto essere accompagnate da una motivazione da parte dell’utente o della sua famiglia.
123
124
Il Responsabile di Struttura delle RSA
Il regolamento stabilisce inoltre che ogni struttura abbia un responsabile tenuto a coordinare e
controllare la gestione organizzativa della struttura. Tra queste funzioni ricordiamo, oltre a quelle di attivazione e verifica degli interventi di tipo
assistenziale e sanitario, anche le funzioni di:
• promozione della qualità della gestione anche
nei suoi aspetti socio-ricreativi,
• cura dei rapporti con gli altri servizi della rete
territoriale, favorendo la partecipazione del
volontariato, dell’associazionismo nella vita
quotidiana dell’anziano;
• c o o rdinamento tra gli ospiti e le famiglie,
incentivando i rientri temporanei in famiglia ed
il mantenimento dei contatti stabili.
L’Organismo di rappresentanza nelle RSA
Un passo importante verso la progressiva incentivazione alla verifica della qualità erogata all’interno delle strutture è dato dalla formalizzazione
degli organismi di rappresentanza degli ospiti.
Tali organismi comprendono varie figure tra cui
membri degli ospiti e delle famiglie (2 ciascuno),
un rappresentante dei sindacati dei pensionati,
un rappresentante delle associazioni che svolgono attività nella struttura ed il responsabile di
struttura. L’Organismo di Rappresentanza nomina tra i suoi componenti il presidente e si riunisce con cadenza almeno trimestrale.
I compiti dell’Organismo di Rappre s e n t a n z a
degli Ospiti sono i seguenti:
• promozione e realizzazione della partecipazione e collaborazione degli ospiti, i loro familiari e le associazioni di volontariato della struttura
alla organizzazione della vita comunitaria;
• offerta al responsabile di struttura di suggerimenti e proposte per la migliore realizzazione
dei programmi;
• verifica sulla qualità delle prestazioni e dei
servizi, nonché sull’applicazione corretta del
regolamento.
Alla luce di quanto sopra, si può evidenziare un
primo sintetico quadro di riferimento per la divisione di competenze nell’ambito dei servizi residenziali.
La qualità dei servizi
Ma quali sono le garanzie che l’ente pubblico è
in grado di fornire al cittadino circa l’effettiva
qualità dei servizi erogati? Se al Responsabile di
Struttura ed agli Organismi di Rappresentanza
viene attribuita la funzione di promozione e
verifica della qualità delle prestazioni, la
Azienda USL non ha fino ad oggi formalizzato
dei parametri per la valutazione della stessa
qualità. La Commissione zonale ha comunque
avviato qualche riflessione in proposito. La ricerca di un accordo condiviso su tali parametri,
insieme a meccanismi di verifica agili e trasparenti costituisce una priorità, espressa tra l’altro
sia nel Piano Sociale di Zona che nel Piano
Attuativo Locale dell’Azienda USLdel 1998.
A partire dal 1994, la cooperativa Koinè, vincitrice della maggior parte delle gare di appalto per
la maggior parte delle RSA della zona, ha introdotto alcuni meccanismi di verifica delle azioni
intraprese, nonché di controllo di alcuni eventi
sentinella. Tali meccanismi, pur non rappresentando uno strumento rigoroso di valutazione
della qualità del servizio, costituiscono un’importante verifica per gli operatori che quotidianamente compilano schede circa le attività, gli
stati e le attività assistenziali e sanitarie dell’anziano ricoverato.
La recente introduzione della delibera regionale
125
126
311/98 ha ridotto gli standard quantitativi di
personale all’interno delle strutture. Nelle gare
di appalto bandite dall’Azienda USL 8, tali standard sono stati proposti coma livelli minimi da
garantire. Le cooperative vincitrici hanno messo
a disposizione risorse umane, almeno per un
periodo di un anno a livelli analoghi a quelli
precedenti l’introduzione della legge.
L’analisi con i gruppi focus
Il lavoro svolto con i gruppi focus di anziani nelle
strutture ha mostrato una certa debolezza in relazione alla metodologia adottata. Di fatto, una sola
riunione si è dimostrata insufficiente per creare
un effettivo scambio di opinioni all’interno del
gruppo. Un altro possibile punto di debolezza
riguarda la composizione forse troppo ampia dei
gruppi. Per meglio capire il clima di una delle riunioni, evidenziamo in nota le osservazioni da
parte del conduttore del gruppo20.
Riportiamo comunque i box contenenti i risultati
di sintesi del lavoro, nella convinzione che qualcuno degli elementi evidenziati dagli utenti rapp resenti uno stimolo per l’attivazione di più
approfonditi standard qualitativi dei servizi e/o
di più efficaci meccanismi di risposta a situazioni non soddisfacenti per gli utenti.
Per quanto riguarda l’analisi condotta con gli
operatori del servizio, invece, l’analisi condotta
sulla definizione dei problemi conferma quanto
verificato anche in gruppi focus di altri servizi,
in particolare la limitata collaborazione tra operatori di diversi servizi e la scarsa informazione
agli utenti circa le possibilità offerte dai servizi
esistenti. Tra le problematiche più urgenti e con
più specifica relazione alle strutture residenziali,
invece, segnaliamo invece la difficoltà a volte
riscontrate a causa di problemi di scarsa funzio-
nalità delle infrastrutture e di convivenza tra anziani con patologie
spesso molto differenti tra loro.
Box 1 - Sintesi dei risultati emersi dal gruppo focus con gli
operatori con gli operatori della RSA e Centro Diurno del
Pionta e di Subbiano, dell’Istituto S. Elisabetta e della Casa
di Riposo
Composizione del gruppo
Il gruppo risulta costituito da 12 persone tutte di sesso femminile.
Le figure professionali presenti nei servizi sono state così rappresentate: 8 operatrici socio-assistenziali addette all’assistenza diretta: 3
operatrici addette all’assistenza della RSA e del Centro Diurno del
Pionta, 2 operatrici socio-assistenziali della RSAe del Centro Diurno
di Subbiano, 2 operatrici addette all’assistenza della Casa di Riposo,
1 operatrice addetta all’Assistenza dell’Istituto S. Elisabetta; 2 coordinatrici del personale: 1 coordinatrice del servizio e del personale
dell’Istituto S. Elisabetta, 1 coordinatrice degli operatori per la cooperativa Koinè della RSA e del Centro Diurno del Pionta; 1 infermiera professionale della Casa di Riposo; 1 educatrice della RSA e
del Centro Diurno di Subbiano.
I circle time per la definizione dei punti di forza
• Buona cooperazione fra le varie figure professionali all’interno
delle singole strutture
• Riunioni settimanali tra le varie figure professionali dei singoli
servizi per la verifica dei casi
• Formalizzazione dei piani di intervento, della programmazione a
lungo e a breve termine all’interno dei singoli servizi
• Presenza di una politica di formazione sia dell’Ente che della
Cooperativa
• Inizio del percorso degli organismi di rappresentanza
• Qualità del servizio legata al rapporto operatore/ospite
• Forte motivazione e senso di identificazione degli operatori con il
proprio lavoro
• Assistenza - trattamenti, cura della persona adeguata
• Buone attività di riabilitazione
• Continuità nell’assistenza agli ospiti
• Buone capacità relazionali degli operatori: capacità di ascolto e di
risoluzione dei problemi
• Costante disponibilità degli operatori all’ascolto dei problemi e
dei bisogni degli ospiti
• Adeguata attenzione degli operatori all’alimentazione degli ospiti
• Ambiente fisico e sicurezza relativamente adeguati
• Adeguate le attività ricreative, di socializzazione: buona integrazione con il territorio
• Presenza costante dei volontari
• Contatti costanti con le famiglie degli ospiti
Box 2 - Sintesi dei risultati emersi dal gruppo focus con
anziani della RSA e del Centro Diurno del Pionta e della
RSA e del Centro Diurno di Subbiano
Gruppo focus per la definizione dei problemi
Fase n. 2. Individuazione di problemi comuni a tutte le strutture
• Mancanza di integrazione tra servizi diversi rivolti agli anziani
• Necessità di una maggiore informazione da parte degli utenti sui
servizi erogati e sui criteri e modalità di accesso ad essi
• Precarietà del posto di lavoro per il personale a convenzione
• Problemi strutturali relativi all’ambiente fisico e alla sicurezza
degli anziani
• Problemi relazionali, di convivenza fra ospiti, in particolare per
quanto riguarda la condivisione della camera da letto tra anziani
con patologie particolari
Circle time per la definizione dei punti di forza
• Struttura adeguata: ambienti confortevoli e ben riscaldati.
• Vitto relativamente soddisfacente.
• Assistenza diretta, accudimento relativamente buoni.
• Attività ricreative e di socializzazione buone: soddisfacente l’integrazione con il territorio.
Fase n. 3. Gerarchizzazione dei problemi (numero di voti)
• Mancanza di integrazione fra i vari servizi e tra gli operatori di
servizi diversi (6)
• Mancanza da parte degli utenti di una maggiore informazione
sui servizi erogati e sui criteri e modalità di accesso ad essi (6)
• Precarietà del posto di lavoro per il personale a convenzione (4)
• Problemi strutturali relativi all’ambiente fisico e alla sicurezza
degli anziani (4)
• Problemi relazionali, di convivenza fra gli ospiti legati alla condivisione della camera da letto tra anziani con patologie particolari
(4)
Composizione del gruppo
Questo primo gruppo di discussione è stato costituito da tredici
anziani, di cui 6 donne e 7 uomini; età media del gruppo: 72 anni
circa. Il gruppo è risultato fortemente sbilanciato per quanto riguarda la rappresentanza di ospiti delle RSA (dodici in tutto) rispetto
alla rappresentanza dei Centri Diurni (un solo rappresentante).
Inoltre 9 sono i residenti della RSA di Subbiano, sede dell’incontro,
3 gli ospiti della RSAe del Centro Diurno del Pionta.
Gruppo focus per la definizione dei problemi
Fase n. 1: definizione dei problemi
• Dieta monotona, alimentazione ripetitiva, vitto mancante di condimenti e scotto.
• Avolte poca disponibilità e gentilezza da parte degli operatori.
Fase n. 2: gerarchizzazione dei problemi (numero di voti)
• Dieta monotona, alimentazione ripetitiva, vitto mancante di condimento e scotto (3)
• A volte manca disponibilità e gentilezza da parte degli operatori
(2 voti)
Conclusione della riunione
Alla luce delle difficoltà di comunicazione emerse durante la discussione, si è preferito non indagare ulteriormente ma passare direttamente ai ringraziamenti per la disponibilità comunque dimostrata:
tutti i componenti del gruppo hanno infatti partecipato ad una riunione della durata di due ore circa.
Box 3 - Sintesi dei risultati emersi dal gruppo focus con
anziani della Casa di Riposo e dell’Istituto S. Elisabetta
Composizione del gruppo
Il gruppo suddetto risulta costituito da 11 anziani: 6 donne e 5
uomini la cui età media é di circa 73 anni. Il gruppo risulta inoltre
sensibilmente sbilanciato per quanto riguarda la rappresentanza
degli ospiti della Casa di Riposo: 8 residenti, rispetto alla rappresentanza di quelli dell’Istituto S. Elisabetta: 3 ospiti.
Circle time per la definizione dei punti di forza
· Ambiente fisico idoneo e sicuro.
· Assistenza diretta, accudimento buono.
· Alimentazione relativamente adeguata.
· Qualità del riposo, del sonno buono.
· Adeguata capacità di ascolto e di aiuto dei bisogni e dei problemi
degli ospiti da parte degli operatori.
· Adeguata risposta medico-sanitaria.
· Buona risposta della struttura dal punto di vista dell’inserimento
dei nuovi ospiti.
· Terapia per la riabilitazione fisica adeguata.
· Attività ricreative e di socializzazione adeguate.
· Assistenza spirituale adeguata.
· Direttore presente e sensibile.
· Medicinali inclusi nella retta.
· Momenti di visita dei familiari adeguati per qualità e durata.
· Buona integrazione con l’ambiente: presenza costante di volontariato, di obiettori di coscienza.
II Gruppo focus per la definizione dei problemi
I punti deboli sottoelencati sono da riferirsi esclusivamente alla qualità del servizio della Casa di Riposo.
Definizione dei problemi
· Cibi troppo conditi, poca attenzione alle esigenze e ai gusti personali degli ospiti.
· Mancanza di un direttore sanitario.
· Necessità di un controllo più accurato delle terapie a lungo termine degli ospiti con patologie croniche.
· Mancata riattivazione della Consulta: organo di rappresentazione
degli ospiti.
Gerarchizzazione dei problemi (numero di voti)
· Cibi troppo conditi, scarsa attenzione alle esigenze e ai gusti personali degli ospiti (8)
· Mancanza di un direttore sanitario (3)
· Mancata riattivazione della Consulta: organo di rappresentanza
degli ospiti (3)
· Necessità di un controllo più adeguato della terapia a lungo termine per gli ospiti con patologie croniche
132
Il volontariato nelle strutture
Un’importante componente delle attività di animazione, elemento assai importante nella valutazione di standard qualitativi delle residenze, è
rappresentata dalla partecipazione del volontariato alla vita della residenza. Nei Quadro 7 e
Quadro 8 abbiamo preso in considerazione la
partecipazione del volontariato all’interno delle
strutture RSA a gestione diretta e delle quattro a
convenzione.
Come si può notare, la partecipazione del volontariato all’interno di tali str u t t u re mostra le
seguenti caratteristiche:
• si concentra principalmente nelle attività di
assistenza alla persona
• mostra grande variabilità tra le diverse strutt u re. Possibili spiegazioni di tale variabilità
r i g u a rdano l’accessibilità della struttura alle
organizzazioni del territorio e lo stile di conduzione da parte dei responsabili delle strutture.
5.1.2 La copertura del servizio
Nella Tabella 11 prendiamo in considerazione i
posti disponibili in RSA e RA a partire dal 1994,
così come rilevato dalle schede riassuntive di
gestione delle strutture della Regione Toscana.
L’andamento dei posti nelle strutture
Il quadro che ne emerge è il seguente:
• una sostanziale invariabilità, a livello di zona,
del numero di posti complessivi in strutture per
auto e non autosufficienti;
• il progressivo lento ridursi di macro-strutture
residenziali con più di quaranta posti, così come
richiesto dalla legislazione re g i o n a l e .
Attualmente tali strutture sono due in tutta la
zona;
• il progressivo aumento di posti per non autosufficienti a riconversione dei posti per autosufficienti.
Il Progetto Obiettivo della Regione Toscana fissa
all’1,6% della popolazione ultra65enne l’obiettivo di posti disponibili presso le RSA. Come si
può notare dalla tabella, l’obiettivo, seppur
avvicinato nel corso di questi ultimi anno è
stato solo parzialmente raggiunto, i posti letto
attestandosi a circa l’1% della popolazione di
riferimento. L’Azienda USL 8 è in via di finalizzazione di una nuova struttura residenziale per
anziani non autosufficienti capace di una quaranta posti. Tale struttura dovrebbe permettere
un abbassamento sostanziale dei non autosufficienti in lista d’attesa.
135
I ricoveri temporanei
Un ulteriore aspetto che vogliamo considerare
riguarda l’utilizzo degli inserimenti temporanei.
L’inserimento in RSA a carattere temporaneo
costituisce uno degli strumenti prioritari indicati
sia nelle linee di indirizzo regionale che più specificamente tra gli obiettivi del piano di zona
aretino. I dati a nostra disposizione nella Tabella
12 mostrano andamenti non ancora consolidati,
seppure il ’98 abbia mostrato il più alto numero
di ricoveri temporanei. La politica di incentivo
del ricovero temporaneo ha cominciato a produrre i propri effetti a partire dal ’96. Nell’anno
successivo si è registrata una flessione poi recuperata ampiamente lo scorso anno come conseguenza della politica di attivazione di due posti
letto temporanei per ciascuna struttura.
Tabella 12 - Numero di ricoveri temporanei di RSA - Zona Aretina 1995 - 1998
Fonte: Conferenza dei Servizi Socio-Sanitari – Documento
AUSL 8 e Indicatori USL ‘98
137
138
Le liste di attesa
L’esame delle liste di attesa per l’ammissione
alle RSA mostra una situazione di chiara difficoltà da parte del servizio nel rispondere alle
richieste. La Commissione Zonale ha avviato un
lavoro di sistematizzazione delle informazioni
sulle liste di attesa. Un’analisi degli andamenti
di lungo periodo non è pertanto possibile, ma la
responsabile dell’Area Funzionale Sociale indica
in circa un anno le risposte a domande a più
lungo tasso di attesa. Tali casi sono quelli valutati meno urgenti dalla Commissione Zonale e/o
quelli per i quali le preferenze dell’anziano si
sono focalizzate su un numero ristretto di strutture. La situazione attuale registra però problemi
di gestione anche dei casi considerati urgenti,
circa una decina sono quelli in lista di attesa,
insieme ad altre sessanta persone.
5.1.3 Risorse investite e ripartizione dei costi
Come abbiamo già visto nella sezione 4.3.1, i servizi residenziali per non autosufficienti prevedono la copertura totale del costo sanitario da parte
del Fondo Sanitario Nazionale, indipendentemente dal livello di reddito dell’utente ricoverato. Nel caso invece il posto non sia a convenzione, la quota sanitaria rimane a carico dell’utente.
Per quanto riguarda il costo sociale, invece, i
posti a convenzione prevedono una compartecipazione al costo della retta sociale da parte dell’utente. Normalmente le rette si aggirano sul
milione e 800/900 mila lire mensili. Sommando
il costo sanitario a quello sociale, il costo di un
posto in RSA per persona si aggira pertanto su
una cifra di poco inferiore ai 4 milioni mensili.
La struttura dei regolamenti di accesso al servizio adottata dai Comuni della zona, scarica di
fatto buona parte del costo sociale a carico dell’utente. Nel caso del Comune di A rezzo, ad
esempio, un reddito di un anziano solo a partire
dalle 700.000 lire mensili viene quasi interamente assorbito dalla struttura come fino alla copertura totale del costo della retta sociale, lasciando
all’utente un minimo di 100.000 lire mensili.
Come abbiamo già evidenziato, ciò comporta
che nel caso delle RSA, circa il 90% del costo
sociale è a carico dell’utenza, mentre nel caso
delle residenze per autosufficienti tale percentuale si abbassa al 65% ad ulteriore conferma
della correlazione esistente tra scarse risorse
sociali ed economiche.
Grafico 23 - Ripartizione costo sociale
RA-RSA – Utenti/Comune di Arezzo
Dal Grafico 23 emerge che, considerando le RA e
le RSA, il Comune ha una contribuzione almeno
parziale in 89 casi su 246, pari al 36% degli utenti
anziani registrati per un periodo anche temporaneo in una residenza convenzionata nel 1998. Il
rimanente 64% paga per intero la propria retta
sociale.
139
140
5.2 I CENTRI DIURNI
A seguito delle indicazioni regionali del ’92, per
facilitare il supporto all’assistenza di anziani al
limite dell’autosufficienza garantendone comunque il loro inserimento nel contesto familiare,
quattro RSA a gestione diretta dell’Azienda USL
sono state dotate di qualche posto diurno ciascuna. La Tabella 13 evidenzia l’insieme delle strutture e dei posti disponibili nei centri diurni della
zona. Come si può notare, si tratta di una cinquantina di posti complessivi, ripartiti più o
meno equamente tra auto e non autosufficienti.
Per favorire le attività diurne di anziani con
scarsa compagnia durante il giorno e/o per
situazioni al limite dell’autosufficienza, la Casa
di Riposo Fossombroni e il Centro della
M i s e r i c o rdia di A rezzo hanno esse stesse a
disposizione un certo numero di posti per anziani autosufficienti. Anche in questo caso le procedure di ammissione sono le stesse delle RAe dei
servizi per anziani autosufficienti.
Tabella 13 - I posti disponibili nei centri
diurni
La retta sanitaria dei Centri Diurni per non autosufficienti è di 64.500 lire giornaliere, così come
nel caso delle RSA. La quota di costo sociale a
carico dell’ente pubblico o del cittadino è invece
inferiore, circa 35.000 lire giornaliere, a fronte dei
minori costi nella gestione della parte alberghiera. Le pro c e d u re di ammissione per i Centri
Diurni per non autosufficienti sono le stesse
delle RSA.
note
16
Nella commissione sono compresi, tra gli altri, membri del sinda cato, del dipartimento di igiene ambientale e della sicurezza della
Azienda USL.
17
Convenzione del Comune di Arezzo
18
Senza autorizzazione nell’anno 1998.
19
In particolare, fanno parte della Commissione Zonale:
• gli assistenti sociali che hanno partecipato alla valutazione di
autosufficienza e comunque gli assistenti sociali di ogni distretto;
• i responsabili delle RSAdella zona;
• le figure di supporto amministrativo della zona.
20
Risulta importante tenere nella giusta considerazione il fatto che
all’inizio di ogni prima riunione di un qualsiasi gruppo, sia esso
centrato sul compito che sulla relazione, quando cioè i partecipanti
non si conoscono o si conoscono appena, prima ancora di sentirsi
orientato all’esplorazione dell’altro, ogni membro del gruppo deve
provvedere ad assumere una sicurezza personale. Il sentimento
dominante infatti, sperimentato da tutti è quello è di “insicurezza”
derivante dalla novità della situazione attuale (da questo gruppo
qui ed ora, formato da sconosciuti). Alla luce di questo, dall’osser vazione è risultato che almeno 5 soggetti hanno manifestato una
adeguata capacità di attenzione e di motivazione. Per i restanti
possiamo evidenziare: tendenza all’isolamento (n. 2), vissuti di
intrusione e atteggiamenti difensivi (n. 3), scarsa tendenza all’e splorazione dell’altro (n. 3), incongruenza al contesto (n. 4), incon gruenza tra comportamento verbale e non verbale (n. 10).
Per quanto riguarda il clima all’interno del gruppo si è potuto
cogliere una notevole difficoltà e diffidenza in più della metà degli
anziani a parlare pubblicamente delle questioni oggetto della
discussione, ad “esporsi”. La signora F. ad esempio, ha esordito
dicendo che alla vita nella residenza bisogna abituarsi, ma una
volta sollecitata dal facilitatore a chiarire meglio:...”A che cosa in
particolare, signora F., bisogna adattarsi?” Non si è sentita di
rispondere. Mentre la signora E. ha manifestato la sua diffidenza e
oppositività quando alla prima domanda rivoltagli dopo l’auto-pre sentazione di gruppo ha risposto: “Basta, io sono stata già interro gata!”
Per evitare una certa tendenza “liquidatoria” nel rispondere alle
domande, riscontrata in più di un anziano come espressione non
141
142
solo del disagio provato, ma anche di una notevole difficoltà per
quanto riguarda una analisi più dettagliata degli aspetti sia positi vi che negativi relativi alla vita nella residenza, ci è sembrato utile
diversificare le domande per aree tematiche riproponendole sempre
e comunque ad ogni anziano chiamato ad esprimere le proprie opi nioni. Inoltre, sempre per quanto riguarda la modalità di interazio ne alla discussione del gruppo, possiamo sottolineare che soltanto
sul finire della riunione ci sono stati tentativi di comunicazione
circolare nonostante gli sforzi del facilitatore nell’intensificare gli
scambi dei membri del gruppo fra di loro. Infine in relazione alla
qualità delle interazioni, abbiamo potuto osservare che soltanto 3
anziane che si sono sentite a proprio agio all’interno del gruppo e
nei confronti del facilitatore, hanno espresso in tutta libertà le pro prie opinioni soprattutto per quanto riguardava gli aspetti relativi
al servizio per loro suscettibili di miglioramento. Tutti i risultati
emersi sono comunque da riferire alla storia personale e familiare di
ciascuno degli ospiti…
21
Vedi nota 17
6. I SERVIZI DI AIUTO
ALLA PERMANENZA IN
FAMIGLIA
6.1 L’ASSISTENZA DOMICILIARE PUBBLICA
6.1.1La gestione
Come abbiamo visto nel paragrafo 4.2.2, la
gamma di interventi a livello domiciliare, comprendono:
• il servizio di Semplice Assistenza Domiciliare
(SAD);
• il servizio di Assistenza Domiciliare Integrata
(ADI);
• le attività di assistenza affettiva presso il
domicilio, svolte da vari organismi di terzo settore.
I modelli di servizio SAD e ADI
La principale differenza tra il servizio SAD ed
ADI dovrebbe riguardare, l’erogazione di prestazioni solo sociali nel primo caso e la presenza
congiunta di figure di operatori sociali e sanitari
nel secondo.
Il servizio SAD è rivolto a soggetti anziani e portatori di handicap che hanno bisogno di un aiuto
domestico nel caso di permanenza presso il proprio domicilio. L’anziano, o un suo familiare o il
suo medico di medicina generale, può fare
richiesta di tale servizio direttamente presso il
distretto socio-sanitario.
Secondo quanto previsto dal Piano Integrato
Sociale Regionale, il modello or g a n i z z a t i v o
dell’ADI prevede invece i seguenti destinatari:
a) l’anziano ultra65enne, fragile, con elevato
grado di disabilità, inserito in un contesto familiare o sociale capace di collaborare o di integrarsi con il servizio stesso;
b) il malato terminale, la persona affetta da pato-
145
146
logie invalidanti, da gravi fratture, da incidenti
vascolari acuti, in dimissioni protette da strutture ospedaliere;
c) la persona con gravi stati comportamentali
associati alla malattia di Alzheimer o alle gravi
demenze senili.
Il percorso di accesso all’assistenza domiciliare
Secondo il PISR, la richiesta di intervento può
avvenire direttamente dall’anziano o da un suo
tutore, dall’assistente sociale del distretto sociosanitario, dal Medico di Medicina Generale
(MMG) o dai reparti ospedalieri. Il MMG deve
comunque certificare ed accompagnare le necessarie diagnosi per la richiesta di intervento al
presidio distrettuale competente. A questo punto
il servizio sociale del distretto compie una prese lezione delle richieste per determinare i casi che
possono essere trattati con risposte solo sociali e
quelle che invece necessitano un’integrazione
socio-sanitaria.
Per quest’ultimo tipo di risposte, tale modello
prevede la valutazione di non autosufficienza da
parte dell’UVG come “il presupposto fondamentale
del processo assistenziale alla persona anziana in
quanto strumento di analisi dei bisogni specifici dell’utente finalizzato alla personalizzazione della strategia di intervento”.
Le competenze
A chi competono i servizi di assistenza domiciliare?
L’Azienda USL ha gestito, per conto dei Comuni
della Zona Aretina, il servizio di assistenza domiciliare semplice e la parte sociale dell’assistenza
domiciliare integrata per parecchi anni. Con il
progressivo recupero delle deleghe da parte dei
Comuni, la gestione del servizio di assistenza
d o m i c i l i a re semplice e la parte di assistenza
domiciliare integrata rivolta ad anziani non autosufficienti inseriti nell’ambito delle strutture familiari sono passate sotto diretta competenza degli
stessi negli ultimi anni. Da qualche anno tali servizi sono stati esternalizzati attraverso gare di
appalto pluriennali la cui partecipazione riguarda
Cooperative Sociali di tipo A.
Esiste poi una parte del servizio ADI, prevalentemente destinata a malati terminali ed incentrata sulle prestazioni sanitarie, introdotta dalla
USL 8 (ex USL23 per la Zona Aretina) in via sperimentale per il solo Comune di Arezzo nel 1993.
A partire dall’anno successivo, il servizio è stato
formalmente istituito, progressivamente potenziato anche se non esteso agli altri Comuni della
zona, e la sua organizzazione, di recente riclassificata con il termine di Cure Domiciliari, spetta
oggi all’Unità Funzionale Cure Primarie.
La situazione di fatto
Sul termine ADI si sono di fatto ingenerate in
passato alcune confusioni anche tra gli stessi
operatori. Una reale integrazione tra componente sociale e sanitarie non è stata completamente
realizzata, valendo ancora una duplice configurazione del servizio ADI. Fino ad oggi si è infatti
parlato indifferentemente di ADI sia nel caso di
assistenza domiciliare erogata ad anziani non
autosufficienti, secondo l’obbligatoria valutazione dell’apposita Unità di Valutazione Geriatrica,
sia invece nel caso di assistenza, prevalentemente a carattere sanitario, a malati terminali quest’ultima erogata dagli operatori della ex Unità
Operativa di Medicina di Comunità. Questa
distinzione ha fatto sì che l’integrazione dei servizi sociali e sanitari, risultasse solo in via teorica. Di fatto, l’assistenza domiciliare ad anziani
non autosufficienti ha fino ad oggi riguardato
147
148
quasi esclusivamente la parte sociale dei servizi,
mentre l’assistenza domiciliare a malati terminali ha riguardato quasi esclusivamente il supporto sanitario nelle fasi finali della malattia.
Il servizio ADI della AUSL, recentemente denominato di cure domciliari, è gestito dalle seguenti figure professionali:
• il Medico Coor d i n a t o re dell’ADI, inserito
all’interno dell’organico dell’Unità di Medicina
di Comunità, che svolge le funzioni di case
manager, visitando il paziente e stabilendone il
piano di assistenza insieme al Medico di
Medicina Generale, nonché supervisionando
l’efficacia dell’intervento sanitario ed eventualmente modificandone il piano;
• il Medico di Medicina Generale;
• l’équipe infermieristica, responsabile dell’erogazione dei servizi previsti all’interno del piano
assistenziale.
A sostegno di tali figure il Medico Responsabile
delle Attività Sanitarie di Comunità supervisiona l’intera gestione del servizio.
Il quadro dell’offerta
Per quanto riguarda la gestione delle risorse
pubbliche del servizio di assistenza domiciliare
d i retta, il quadro della zona comprende le
seguenti principali figure:
• l’Azienda USL come erogratrice diretta delle
prestazioni di carattere sanitario a domicilio;
• la Cooperativa Sociale Progetto 5 di Arezzo,
gestrice da qualche anno di una gran parte dei
servizi di assistenza domiciliare appaltati dai
Comuni della zona.
I criteri di aggiudicazione
Ma nella aggiudicazione del servizio di assistenza domiciliare, quali sono i criteri di aggiudica-
zione da parte del settore pubblico? Nella recente gara di appalto del Comune di Arezzo sono
stati accolti i criteri indicati dalla normativa
regionale n.87/97, dando luogo ad una valutazione combinata della qualità e della economicità delle offerte. In particolare, i criteri di aggiudicazione del servizio si sono basati sull’attribuzione dei seguenti punteggi:
• 30 punti per il merito tecnico organizzativo,
comprendente parametri quali la qualità professionale degli operatori, la formazione prevista
per gli operatori della cooperativa, l’esperienza
della cooperativa nella gestione di servizi analoghi, nonché il modello organizzativo e la dotazione di beni strumentali;
• 30 punti per la qualità della proposta, criterio
comprendente il rapporto della cooperativa con
le realtà locali, un programma di controllo della
qualità rispetto agli obiettivi, il programma di
gestione tecnico-organizzativa e l’impiego di
soci volontari;
• 40 punti per l’economicità dell’offerta, secondo un meccanismo di attribuzione dei punteggi
proporzionale all’entità del ribasso.
Le funzioni dell’assistenza domiciliare
I servizi di assistenza domiciliare coprono per
loro natura funzioni assai differenti. Il domicilio
dell’anziano è inoltre il luogo dove diversi soggetti, della cooperazione sociale ma anche del
volontariato, operano. In questo ambito è pertanto assai facile avere linee di demarcazione tra
i diversi interventi sfumate e facilmente soggette
ad una certa confusione terminologica. Una
valutazione della distribuzione delle reali funzioni svolte dagli operatori dei servizi di assistenza domiciliare costituisce un primo fondamentale elemento per valutare future razionalizzazioni e/o integrazioni del servizio. Secondo
un’analisi svolta su iniziativa della Cooperativa
149
150
Progetto 5, vincitrice della gara d’appalto per la
maggior parte dei Comuni della Zona Aretina, tra
le funzioni più frequenti svolte dagli operatori del
servizio SAD figurano: a) il riordino e la pulizia
della casa (75% dei casi); b) il sostegno e la compagnia (64%); c) la fornitura della spesa (51%); d)
l’aiuto nella cura dell’igiene personale (46%); e)
l’accompagnamento fuori da casa (44%). Nel caso
della componente sociale dell’ADI, invece, prevalgono le funzioni di più stretta cura della persona.
Nella quasi totalità dei casi, l’operatore interviene
per aiutare l’anziano ad alzarsi dal letto (89%);
nella cura dell’igiene personale (72%); alla vestizione (56%). Molto frequente, come anche nel caso
della SAD, è il supporto nel disbrigo di pratiche
(circa il 50% dei casi).
La valutazione di qualità
Miglioramenti progressivi verso una migliore
qualità dei servizi giungono dall’introduzione,
da parte della cooperativa gestrice del servizio,
della figura di un coordinatore in grado di relazionarsi con il personale del Servizio Attività
Sociali e dalla verifica periodica del percorso
assistenziale. Anche nel caso dell’assistenza
domiciliare, però, come già visto nelle strutture
residenziali manca un criterio formalizzato di
valutazione delle prestazioni da parte dell’ente
pubblico. Una valutazione incentrata sul grado
di soddisfazione degli utenti compiuta sempre
dalla Cooperativa Progetto 5 evidenzia un buon
livello di soddisfazione da parte di più della
metà delle famiglie servite (54%). Nel 10% dei
casi, invece, il servizio è semplicemente accettato
da parte dell’utente e della sua famiglia. In un
altro 10% di casi, inoltre, si riscontrano difficoltà
di comunicazione con l’utente o insoddisfazione
da parte della famiglia servita. L’11% degli utenti serviti è inoltre ritenuto incapace di rendersi
conto dei propri bisogni.
Per quanto invece riguarda l’integrazione tra
diversi operatori, l’analisi della Cooperativa
P rogetto 5 evidenzia un livello di intervento
degli altri servizi, prevalentemente infermieristici, in circa il 25% dei casi. L’intervento congiunto
di operatori del volontariato riguarda invece
solo il 12% delle situazioni22.
L’analisi con i gruppi focus
La necessità di maggiore integrazione, che implica anche la capacità di conoscere ed attivare le
risorse del territorio, è anche una delle principali
esigenze emerse dal gruppo focus di operatori
del servizio di assistenza domiciliare. Un vissuto
di difficoltà e di inadeguatezza del servizio
rispetto alle dimensioni del bisogno, è il principale elemento che emerge dall’analisi dello stesso gruppo (si veda Box 4), nonostante la motivazione e la buona capacità di mettersi in relazione
con gli utenti e le famiglie costituisca un punto
di forza riconosciuto dagli stessi operatori e
dagli utenti (si veda Box 5). Questi ultimi, riconoscendo la grande utilità di tutte le componenti
del servizio, vedono nella inadeguatezza quantitativa il principale punto di debolezza del servizio oltre ad una scarsa capacità di relazionarsi
direttamente con il servizio sociale.
151
152
Box 4 - Sintesi dei risultati emersi dal
gruppo focus condotto con gli operatori
ed i volontari dell’assistenza domiciliare
Composizione del gruppo
1 assistente domiciliare cooperativa Electra, 1
coordinatrice e 2 operatori Cooperativa progetto 5, 2 obiettori Caritas
Circle time per la definizione dei gruppi di
forza
• Forte motivazione degli operatori e dei
volontari
• Capacità di creare un rapporto umanizzante
con le persone
• Capacità di mettersi in relazione con gli
utenti e le loro famiglie
• Momenti di scambio/discussione sulle
esperienze lavorative tra operatori
• La casa punto di forza per l’anziano
Definizione e gerarchizzazione dei problemi
(numero di voti)
• Servizio quantitativamente inadeguato in
alcuni casi (3)
• Analisi inadeguata rispetto ai bisogni della
popolazione anziana e rispetto alle risorse territoriali (3)
• Integrazione inadeguata fra i singoli attori
coinvolti nell’assistenza domiciliare (3)
• Mancanza di pianificazione dell’intervento
concordata e condivisa fra le varie figure professionali (2)
• Mancata messa in atto dei piani e delle procedure di coordinamento/integrazione previsti (1)
• Inadeguatezza sia quantitativa che qualitativa di momenti periodici di verifica e di pianificazione sull’andamento del servizio e sui sin-
goli casi (2)
• Lentezza, incapacità di dare una risposta al
bisogno immediato (2)
• Dover rivestire ruoli e svolgere mansioni
che non competono (1)
• Sensazione, vissuto di solitudine in particolari situazioni (1)
Box 5 - Risultati emersi dal gruppo focus
condotto con gli utenti del servizio di
assistenza domiciliare
Composizione del gruppo:
Il gruppo, formato da 4 membri, 2 uomini e 2
donne, è risultato disomogeneo in quanto formato da 3 utenti anziani e da un adulto utente
del servizio a causa di particolari problemi fisici. Due anziani invitati ed attesi non sono poi
venuti.
Circle time per la definizione dei punti di
forza
• Assistenza diretta, accudimento re l a t i v amente buono
• Cura dell’igiene personale, aiuto nella vestizione adeguato
• Riordino e pulizia della casa
• Accompagnamento per visite ambulatoriali
• Aiuto nel disbrigo delle pratiche
• Buona capacità di ascolto dei problemi e
adeguata capacità di aiuto da parte degli operatori
Gerarchizzazione dei problemi
• Rapporti inadeguati con l’assistente sociale
del distretto (4)
• Servizio quantitativamente inadeguato (3)
• Assistenza a volte aff rettata, a volte non
rispetto degli orari di lavoro (3)
153
154
6.1.2 La copertura del servizio
I dati a disposizione non consentono un’analisi
rigorosa di medio periodo dell’andamento della
spesa e delle ore di assistenza domiciliare per
gli anziani. Solo a partire dal 1998, infatti, il
Comune e la Cooperativa Progetto 5, vincitrice
della gara d’appalto, hanno cominciato un processo sistematico di raccolta dei dati. Per gli
altri anni, i dati relativi alla popolazione anziana sono inclusi insieme a quelli dell’assistenza
alle persone con handicap.
Nel 1998, gli utenti ultra65enni del servizio
sociale di assistenza domiciliare (sia SAD che
ADI) del Comune di Arezzo erano 84, circa lo
0,4% della popolazione anziana aretina. Se a tale
dato si aggiungono 62 utenti che hanno beneficiato dell’assegno per il servizio ADI si ottiene
un totale di circa lo 0,7% della popolazione
ultra65enne del Comune di Arezzo.
La Tabella 14 evidenzia i dati di due anni, 1997 e
1998, sulla base di una scheda annuale di rilevazione della Regione To s c a n a 2 3. Questi dati
mostrano una tendenziale caduta dei livelli di
assistenza domiciliare pubblica sia in termini
assoluti che, a maggior ragione, relativi. Il fenomeno è per buona parte spiegabile da una
minor disponibilità di fondi per l’assistenza
domiciliare integrata indiretta, attraverso l’assegno erogato all’anziano o ad un suo familiare.
Una leggera flessione mostrano anche i dati
della parte sociale di ADI (anziani non autosufficienti). In termini relativi colpisce anche la
difformità di erogazione dei servizi tra Comuni.
Civitella erogava servizi a circa il 3% degli
anziani ultra65enni nel 1997 e, ad esempio,
Capolona lo stesso servizio si è attestato nello
scorso anno allo 0,2% circa .
Tabella 14 – Gli utenti beneficiari dei servizi SAD e ADI della zona aretina: 1997
e 1998
Fonte: Scheda Assistenza Domiciliare Integrata ad anziani non
autosufficienti, 1998 - Regione Toscana
Diverso è invece il discorso per i dati relativi
all’ADI di tipo sanitario, erogata attraverso la
Azienda USL. La Tabella 15 mette in luce il
numero di utenti serviti lo scorso anno in cui si
rilevano più di 280 persone assistite durante
l’anno, l’1,47% circa della popolazione
ultra65enne del Comune di Arezzo. Come abbiamo già evidenziato, il servizio è limitato al
Comune capoluogo della zona ed il tipo di assistenza erogato è fondamentalmente diretto ai
malati terminali, per i quali gli anziani
ultra65enni rappresentano più dell’80% degli
utenti serviti.
La Tabella 16 mette invece in evidenza la tendenza dei servizi erogati, confrontando i dati del
1995 con quelli del 1998. Si può verificare una
decisa tendenza all’aumento del numero di casi
serviti, più che raddoppiati in soli tre anni. Le
155
156
ore di assistenza totali sono aumentate da circa
6.200 a quasi 11.000, anche se il personale addetto al servizio è rimasto invariato. Il fenomeno
dovrebbe pertanto spiegarsi con un incremento
del tempo allocato dagli infermieri allo svolgimento di cure domiciliari (è quasi raddoppiato il
numero medio dei presi in carico giornalieri) e
alla contemporanea riduzione del tempo medio
speso per assistito.
Tabella 15 – Dati Cure domiciliari (ADI
sanitaria) – Comune di Arezzo - 1998
Tabella 16 – Principali indicatori Cure
Domiciliari (ADI sanitari) – Comune di
Arezzo – 1995-1998
Fonte: L’Assistenza Domiciliare Integrata, Comune di Arezzo –
Relazione AUSL 1998
La Tabella 17 evidenzia infine i dati relativi alle
prestazioni di assistenza infermieristica erogate
dalla Azienda USL 8 nella Zona Aretina. Ta l i
prestazioni, seppur non specificamente riferite
alla popolazione anziana, danno comunque un’idea dell’andamento del servizio erogato, particolarmente importante per quanto riguarda la
nostra popolazione di riferimento.
Fonte: L’Assistenza Domiciliare Integrata, Comune di Arezzo –
Relazione AUSL 1998
157
158
Tabella 17 – Numero di interventi di assistenza infermieristica domiciliare – Zona
Aretina 1996-1998
Fonte: Dati sull’assistenza infermieristica. Documento AUSL,
1998
6.1.3 Risorse investite e ripartizione dei costi
Per quanto riguarda la compartecipazione al
costo del servizio sociale di assistenza domiciliare, il Grafico 3 mostra come, nel caso dell’assistenza domiciliare semplice, il numero di casi
con compartecipazione al costo sia relativamente
Grafico 24 – Assistenza domiciliare diretta – Percentuale di utenti con compartecipazione al costo sociale – Comune di
Arezzo 1998
ridotta rispetto ai servizi residenziali. In più del
60% dei casi, infatti, il Comune copre l’intero
costo del servizio. In termini finanziari, la contribuzione degli utenti dell’assistenza domiciliare
semplice copre circa il 10% del costo (36 milioni
su un totale di 350 milioni di spesa complessiva).
Nel caso dell’assistenza domiciliare integrata si
riscontra una situazione quasi opposta. Il costo
del servizio sociale prevede un contributo da
parte dell’utente o della sua famiglia in quasi
l’80% dei casi.
6.2 L’ASSISTENZA AFFETTIVA E RELAZIONALE OFFERTA DAL VOLONTARIATO E
DAL SETTORE PRIVATO
6.2.1. Il quadro d’insieme
Accanto ai servizi tradizionali di assistenza
domiciliare, il terzo settore aretino provvede a
varie forme di assistenza domiciliare, tendenzialmente escludenti le attività di cura ed assistenza della persona anziana, concentrandosi
invece sugli aspetti relazionali e/o di accompagnamento ed aiuto per attività fuori dal proprio
domicilio. Nei prossimi paragrafi prendiamo in
considerazione le principali realtà operanti nel
Comune di Arezzo, con esclusione delle attività
svolte dai gruppi parrocchiali e dai Centri della
Caritas, specificamente esaminati nel capitolo
successivo.
6.2.2 La rete di obiettori della CARITAS
Attraverso la propria rete di obiettori di coscienza al servizio di leva, la Caritas offre servizi di
assistenza affettiva presso il domicilio della persona anziana. Il servizio, introdotto a partire dal
1980, si concentra su una forte componente relazionale e solidaristica. Si tratta pertanto di attività di compagnia, quali la conversazione, il
gioco delle carte, una passeggiata al parc o .
159
160
Vengono escluse dal servizio prestato dagli
obiettori quelle attività di cura alla persona
(svolgimento di lavori domestici, igiene personale, preparazione dei pasti) che fanno riferimento al servizio di assistenza domiciliare. Tale
separazione non è però netta ed esclusiva, e a
volte gli obiettori svolgono anche alcune di queste funzioni.
Gli obiettori Caritas ricevono un breve corso di
formazione, diviso in due momenti. Nel periodo
che va dalla domanda di obiezione di coscienza
all’assegnazione al servizio, ci sono incontri
mensili di motivazione all’obiezione e di conoscenza dell’organizzazione. Una volta cominciato il servizio, l’obiettore riceve invece una formazione residenziale di quattro giorni sulle tematiche della relazione e del servizio di obiezione di
coscienza in senso lato. Relativamente limitata è
la formazione specifica nel rapporto con la persona anziana e la sua famiglia.
Il contatto con la persona anziana avviene prevalentemente attraverso la rete parrocchiale, su
diretta richiesta dei parroci o della rete di volontariato delle parrocchie Caritas. Con minor frequenza, la richiesta arriva dalla rete di assistenti
sociali del Comune o della AUSL, nel caso in cui
queste non possano pro v v e d e re dire t t a m e n t e
alla p resa in carico . Qualora il servizio della
Caritas venga in contatto con bisogni che richiedono tipologie di servizio diverse da quella in
grado di fornire attraverso i propri obiettori, la
persona viene indirizzata o dall’assistente sociale del distretto o viene segnalata una persona,
normalmente immigrata extra-comunitaria, che
ha dato la disponibilità al lavoro. I responsabili
del servizio rilevano però che il passaggio delle
informazioni non avviene però in maniera efficiente e formalizzata, lasciando ai contatti ed alle
conoscenze personali le possibilità di risposta.
Una volta avvenuta la segnalazione o il primo
contatto, la persona anziana e la sua famiglia
vengono visitate dall’obiettore e dal responsabile
del servizio di assistenza sociale della Caritas.
Non esiste un sistema formalizzato o standardizzato di accoglimento delle domande, anche se i
criteri utilizzati di fatto sono: a) tipologia di assistenza richiesta; b) capacità economica della
famiglia; c) grado di stress della famiglia e/o
dell’anziano. A seguito di tale visita viene elaborato un piano di intervento settimanale secondo
i bisogni. E’ considerata prioritaria la continuità
del servizio. Per questo motivo l’obiettore assegnato all’anziano rimane lo stesso per tutta la
durata del servizio di obiezione di coscienza.
Modifiche e/o cessazioni del piano di assistenza
vengono concordate con la persona e/o la famiglia assistita attraverso quanto riportato dall’obiettore, anche in questo caso senza un piano di
verifica standardizzato.
Mediamente il tipo di intervento fornito è di
un’ora o due per visita per 2-3 volte la settimana.
Questo significa che il numero di ore erogate
annualmente dagli obiettori Caritas (tra i dieci e
i quindici operatori sono dedicati a questo servizio) agli anziani è di circa 3.000.
6.2.3 I Centri di Aggregazione Sociale
Un’altra forma di assistenza affettiva/domiciliare offerta attraverso la rete di collaborazione tra
volontariato e cooperazione sociale è fornita dai
Centri di A g g regazione Sociale Fior e n t i n a ,
Garibaldi e Malpighi e dalla Cooperativa
Electra. L’intervento ebbe inizio nel 1994 mettendo in atto, con l’invio di lettere agli anziani di
età superiore ai 65 anni residenti nella
C i rcoscrizione interessata al pr o g e t t o ,
161
162
un’indagine conoscitiva allo scopo di informarli
dell’iniziativa ed evidenziare i casi e i relativi
bisogni per stabilire successivamente un piano
di lavoro assistenziale.
Si è poi formalizzato il progetto A s s i s t e n z a
Affettiva e di socializzazione per anziani tramite il
quale i Centri affidano alla Cooperativa l’attività di consulenza, coordinamento, animazione
e assistenza nel progetto, e questa si impegna a
garantire le attività affidatele sulla base di un
programma preventivamente definito e concordato con i CAS, avvalendosi della prestazione
di operatori quali Educatori, A n i m a t o r i ,
Assistenti di base.
I Centri invece, oltre a garantire l’impegno economico, individuano al proprio interno un
interlocutore che diverrà responsabile organizzativo del progetto e referente per tutti coloro
che richiederanno interventi ed informazioni.
Il progetto è rivolto ad anziani al limite dell’autosufficienza ed in provvisorio (fase di acutizzazione di malanni, periodo passeggero di
malattia ecc.) o definitivo stato di difficoltà, ed
è teso a dare una risposta di base ai bisogni psicofisici e sociali mediante un aiuto sostanziale
nei bisogni immediati, quali l’alimentazione,
l’igiene del corpo e dell’ambiente di vita ed il
mantenimento della socialità nell’ambito delle
relazioni sia interne che esterne alla famiglia.
Tale fine si raggiunge partendo anche da da
piccole attività quali l’accompagnamento per
una passeggiata, per fare la spesa, per andare a
qualche intrattenimento o manifestazione e
quant’altro, per compagnia, per dialogo, dando
all’anziano attenzione ed il senso di un riferimento certo per ovviare ad un diffuso senso di
abbandono.
Il servizio viene erogato su richiesta al Centro di
Aggregazione Sociale. Come nel caso del servizio
obiettori di coscienza della Caritas, il responsabile
del servizio da parte del Centro e la coordinatrice
della Cooperativa, visitano la residenza della persona anziana determinando il tipo e la frequenza
dell’assistenza richiesta. La selezione avviene
sulla base di tre condizioni che vengono normalmente verificate anche se in maniera informale: il
reddito, l'isolamento e lo stato di salute dell'anziano. Tali condizioni vengono periodicamente verificate dalla Cooperativa che tiene uno schedario
aggiornato con la situazione di tutti gli assistiti. Il
responsabile del Centro visita inoltre con cadenza
semestrale gli anziani che ricevono assistenza per
verificarne le necessità.
Considerato il finanziamento del progetto, i
Centri hanno deciso di effettuare l’intervento in
maniera duratura nel tempo, quindi svolto con
una certa continuità piuttosto che intensificato
ma di breve durata.
Per i casi più gravi (non autosufficienti o in condizioni economiche disagiate) sono stati messi a
disposizione 3 interventi settimanali di 2 ore ciascuno; per gli altri casi: 2 interventi settimanali
di 1 o 2 ore o 1 intervento settimanale di 1 o 2
ore in quei casi che presentavano degli appuntamenti costanti settimanali (terapie mediche,
spesa ecc.) e che quindi necessitano di un aiuto
per essere accompagnati.
Il progetto prevede anche feste e ritrovi presso il
Centro al fine di recuperare socialità ed interesse
alla comunicazione poiché si pone l’obiettivo di
insistere nella sfera sociale e psicologica.
Alla fine del ‘98, le persone seguite dalla
Cooperativa Electra all’interno del progetto di
163
164
Assistenza A ffettiva sono 17 per un totale di
2.500 ore annuali circa25. Complessivamente sono
stati assistiti, dal 1995 ad oggi, 67 anziani.
6.2.4 L’AUSER
Dopo un periodo di stasi delle attività di circa
un anno, l’associazione Autogestione Servizi e
Solidarietà (AUSER) ha ripreso nel 1998 le proprie attività presso la sede di Arezzo. I quindici
volontari in forza all’associazione hanno attivato
un servizio di assistenza affettiva presso il domicilio di anziani. I volontari rispondono a richieste che vanno dall’accompagnamento per una
passeggiata, alla piccola spesa, alla conversazione, al disbrigo di pratiche di natura assistenziale,
o semplicemente ad attività di compagnia presso
il domicilio. I casi seguiti nel 1998 sono stati 19.
L’assistenza viene prestata sia presso il domicilio
dell’assistito (nel 70% circa dei casi) che in ospedale e viene offerta a prezzi di mercato, circa il
30-40% inferiori rispetto ai prezzi dell’assistenza
domiciliare pubblica. L’utente e la sua famiglia
beneficiano del servizio di un’impresa che, pur
garantendo la continuità dell’operatore in servizio, è comunque in grado di fornire soluzioni
alternative in caso di bisogno.
Rivolgendosi principalmente a malati terminali,
il periodo medio di assistenza risulta breve. Gli
utenti serviti in carico mediamente alla società
sono circa una trentina.
Oltre al servizio di assistenza affettiva, l’AUSER
ha attivato il servizio Filo d’Argento, gestito
attraverso un obiettore di coscienza, e che svolge
funwioni di socializzazione e segretariato sociale.
6.2.6 Il volontariato ospedaliero
Analoghi servizi di assistenza affettiva vengono
anche prestati in maniera permanente presso gli
ospedali cittadini. La sezione di A re z z o
dell’Associazione Volontari Ospedalieri (AVO)
opera dal 1981 presso le strutture ospedaliere
della città.
6.2.5 La Privata Assistenza
La società Privata Assistenza, facente parte di una
rete nazionale di imprese in franchising, fornisce
assistenza infermieristica e domiciliare a persone
bisognose di assistenza, in particolare anziani.
L’attività svolta dai volontari riguarda la compagnia, il sostegno psicologico ed il disbrigo di piccole faccende ai malati. Attualmente l’associazione riesce a garantire una presenza quotidiana in
10 reparti dei due ospedali della città.
La società conta una cinquantina di operatori,
tutti con un rapporto continuativo. Gli operatori
hanno in prevalenza un diploma di assistenti di
base, anche se una parte consistente è costituita
da donne senza diploma e selezionate direttamente dalla società. La maggior parte dei servizi
riguardano servizi di cura alla persona, disbrigo
di piccole pratiche domestiche e compagnia.
Normalmente l’assistenza riguarda anziani in
condizioni gravi di non autosufficienza, molto
spesso terminali.
Il contatto con gli utenti avviene con una presentazione del volontario all’arrivo di ogni degente.
Successivamente il contatto si fa più stretto con
chi ha manifestato maggior bisogno.
Ogni gruppo è coordinato da un volontario
responsabile e ciascun coordinatore fa parte del
Consiglio Direttivo dell’Associazione.
Il livello di scambio con la strutture ospedaliere
è, nella maggior parte delle situazioni soddisfa-
165
166
cente. In alcuni casi ci sono incontri di reparto
tra il personale medico e paramedico e i volontari. I dieci coordinatori hanno infine incontri trimestrali con la responsabile della AUSL per il
coordinamento con il volontariato.
La politica di inserimento di nuovi volontari
prevede la frequenza ad un corso di formazione,
mentre per i volontari in servizio sono previsti
regolari momenti di autoformazione, curati da
una psicologa volontaria, per lo sviluppo delle
componenti relazionali.
In un numero limitato di casi, e in funzione dell’iniziativa personale di alcuni volontari dell’associazione, l’attività di assistenza è proseguita
dall’ospedale al domicilio della persona ricoverata, concentrandosi nel supporto all’attivazione
del percorso assistenziale all’interno della rete di
servizi.
Il numero di volontari in forza all’AVO è di circa
130 unità. Tra queste, una decina presta servizio
per la maggior parte del proprio tempo durante
la settimana, mentre la rimanente parte dedica
regolarmente qualche ora settimanale del proprio tempo. I volontari ultra65enni sono circa
una trentina.
6.2.7 L’assistenza affettiva ai malati terminali
Un’altra forma di assistenza affettiva è quella
svolta dai volontari dell’Associazione Volontari
Assistenza Domiciliare (AVAD). Il gruppo, formatosi ad Arezzo nel 1996, assiste a domicilio i
malati terminali prevalentemente oncologici.
La tipologia di intervento dei volontari si può
classificare in tre tipi di attività:
• la compagnia e i piccoli servizi di cura della
persona;
• l’aiuto domestico;
• altre attività di assistenza per commissioni
fuori dell’ambito domestico.
In fase di identificazione dei malati e delle famiglie da seguire, il servizio offerto dall’AVAD presenta una buona integrazione con i servizi ospedalieri. Il percorso di intervento prevede nel 75%
dei casi una segnalazione avuta dai reparti ospedalieri di gastroenterologia o del servizio ADI
gestito fino a giugno ’98 dalla AUSL. In un più
esiguo 25% dei casi, il contatto avviene direttamente da parte delle famiglie.
Dopo i primi mesi di inizio dell’attività nel 1996,
l’attività dell’AVAD si è stabilizzata nel ’97 e nel
’98. In questi due anni non ci sono variazioni
degne di nota. Esaminiamo pertanto i dati relativi al 1998.
I pazienti serviti sono poco meno di 20 unità,
con un numero di accessi medio per paziente di
circa 30 persone.
La quasi totalità delle ore spese dai volontari con
gli assistiti riguarda infine la semplice attività di
compagnia.
Il percorso di intervento, dopo la richiesta attivata dai servizi sanitari o dalla stessa famiglia
prevede l’intervento della coordinatrice dell’associazione, persona che garantisce la continuità
dell’intervento ed il rapporto con la famiglia. A
seguito di tale intervento si determina un piano
di assistenza che identifichi il numero e la tipologia di accessi necessari, nonché i volontari da
attivare.
I volontari ricevono un percorso formativo che
fornisce loro gli strumenti minimi per la relazio-
167
168
Tabella 18 – Attività AVAD - 1998
Fonte: Scheda AVAD
6.3 GLI AIUTI ECONOMICI
All’interno della categoria aiuti economici,
abbiamo compreso nella sezione 4.2.2 una
ampia varietà di strumenti: da forme miste tra
l’assistenza e la previdenza, quali le pensioni
minime e sociali, a contributi assistenziali per la
non autosufficienza o inabilità erogati sotto
forma di assistenza domiciliare indiretta o assegno di accompagnamento, e, infine, a sgravi tributari sotto varia forma.
Le pensioni minime e sociali
Per quanto riguarda le pensionii minime e sociali, possiamo affermare come il relativo benessere
che si à sviluppato con l’industrialiwwawione
nel territorio della zona non ha potuto coinvolgere che in parte le generazioni anziane. Vi sono
infatti molti anziani che ricevono oggi una integrazione al minimo della pensione di vecchiaia.
Nel Comune di Arezzo l’INPS ha erogato nel
1997 7.237 pensioni al minimo; in pratica il
38,3% degli anziani ha ricezvuto tale forma di
trattamento pensionistico.
ne con il malato e la sua famiglia. In particolare
sono previsti:
• un ciclo di dieci incontri per i nuovi volontari;
• una riunione mensile con una psicologa per
l’elaborazione e lo scambio di esperienze tra
volontari.
Nello stesso anno le pensioni sociali ero g a t e ,
sempre nel Comune di Arezzo, sono state 947.
Date le loro caratteristiche, questi assegni sono
in generale concessi a donne sole e prive di pensione di reversibilità, a ex disoccupati o ex lavoratori sommersi, a persone che vivono in case in
affitto o di limitato valore.
I volontari in servizio presso l’AVAD sono circa
25. Ciascuno presta regolarmente servizio per
qualche ora la settimana, mentre un nucleo di
tre o quattro persone è impegnata per la maggior parte della settimana. La maggior parte di
questi è in servizio anche in servizio pr e s s o
l’AVO. La percentuale di ultra65enni tra le forze
volontarie è circa il 60%.
La percentuale di anziani che percepisce una
pensione sociale nel Comune di Arezzo è pertanto intorno al 5%.
L’indennità di accompagnamento
Tra le misure più specificamente assistenziali
abbiamo già esaminato l’assistenza domiciliare
i n d i retta nella sezione 6.1.2. L’indennità di
169
170
accompagnamento presenta aspetti simili. La
misura non è specificamente destinata alle persone anziane ma a tutti i soggetti che per qualche motivo hanno perso parte della loro autonomia. Responsabile della valutazione di non autosufficienza è in questo caso una commissione
dell’Istituto Nazionale Infortuni sul Lavoro
(INAIL). L’ente erogante è la Prefettura.
Gli ultra65enni invalidi civili, non autosufficienti, che nel 1997 hanno avuto diritto all’indennità
di accompagnamento sono 1.208 (erano 1.296 nel
1996) e rappresentano il 6,6 % della popolazione
anziana. L’assegno, pari a 700.000 lire mensili, ha
lo scopo di facilitare il bisogno di assistenza dell’anziano e della sua famiglia e non rappresenta
uno strumento alternativo ad altre forme di assistenza domiciliare.
Le facilitazioni fiscali comunali
Il Comune di A rezzo ha da tempo stabilito
forme di aiuto economico a cittadini in difficoltà.
E’ questo il caso dell’esonero dal pagamento dei
ticket sanitari e/o della predisposizione di liste
d’accesso per l’asseganzione di alloggi comunali
Di notevole importanza è anche il pro t o c o l l o
d’intesa siglato nel 1998 tra il Comune di
Arezzo e la delegazione aretina del Sindacato
Pensionati Italiano per regolamentare le agevolazioni tributarie per gli anziani in condizioni di
bisogno. In particolare sono state previste:
• l’esenzione dal pagamento della Tassa sui
Rifiuti Solidi Urbani;
• la maggiore detrazione per l’Imposta
Comunali sugli Immobili (ICI)26;
• la riduzione del 50% del canone richiesto per
il servizio di acquedotto;
• varie agevolazioni nella fornitura di gas
metano.
Il protocollo d’intesa con integrazioni d’agevolazioni è stato stipulato anche per l’anno 1999.
Beneficiari di tali misure sono state tra le 100 e le
150 persone per ciascuna tipologia di facilitazione fiscale. Non si dispongono elementi per stabilire con certezza il numero complessivo di beneficiari, anche se è verosimile immaginare che per
buona parte siano le stesse persone in ciascuna
misura, visto che i criteri stabiliti per l’esenzione
erano molto simili tra le varie misure.
6.4 ALTRE FORME DI AIUTO ALLA
PERMANENZA IN FAMIGLIA
6.4.1 Il trasporto sociale
Il servizio di trasporto sociale è finanziato dal
Comune di Arezzo attraverso le due associazioni
di volontariato operanti principalmente nella
gestione del trasporto sanitario d’urgenza, la
Misericordia e la Croce Bianca. Il servizio è concepito come ausilio all’anziano ed alla sua famiglia sia per raggiungere i centri semiresidenziali
che per permettere l’effettuazione di particolari
cure e/o terapie riabilitative per un periodo relativamente limitato di tempo. Per il 1998 non si
dispongono dati precisi relativi agli utenti anziani, essendo il sistema di rilevamento delle informazioni aggregato per tutte le categorie di utenza, principalmente soggetti portatori di handicap ed anziani. I primi sono beneficiari della
maggior parte del servizio erogato, mentre gli
anziani ne beneficiano in maniera marginale. Per
quasti ultimi, la stima del numero di utenti
annuale è di 20 persone circa.
6.4.2 Il telesoccorso
Il servizio di telesoccorso nasce ad Arezzo per
iniziativa dell’associazione di Coordinamento
delle Associazioni delle Categorie Protette e del
Volontariato (CACPV) e della Provincia di
171
172
Arezzo nella metà degli annni 80. Con un contributo della Provincia furono acquistate 50 apparecchiature e distribuite ad altrettanti utenti.
Il servizio, mediante l’installazione di un’apposta apparecchiatura presso la linea telefonica
dell’utente, consente a quest’ultimo di avvisare,
in caso di bisogno, una centrale operativa collegata ai centri di emergenza sanitaria. Oltre alla
gestione delle utenze, il servizio permette
comunque un contatto regolare, anche se non
assiduo con la persona anziana, dandole modo
di scambiare notizie sulla propria salute e qualche breve conversazione.
Tabella 19 – Il servizio di telesoccorso Utenti serviti e ripartizione dei costi Comune di Arezzo, Servizio CACPV
del servizio e la cura dei rapporti con gli utenti;
• le istituzioni pubbliche, A U S L e Comune,
responsabili anch’esse del rapporto con la potenziale utenza.
Il servizio di telesoccorso si è progressivamente
trasformato in un servizio a carico quasi totale
dell’utente. Nel 1998, il Comune di Arezzo supportava i costi di gestione del servizio solo a
q u a t t ro utenti sui 40 beneficiari del servizio
coordinato dal CACPV. Si sono inoltre sviluppate nuove offerte, anche se complessivamente il
n u m e ro di utenti è ancora molto basso. La
Tabella 18 mostra come dal 1988 il numero di
utenti residenti ad A rezzo del servizio del
C o o rdinamento Associazioni delle Categorie
Protette e del Volontariato sia rimasto sostanzialmente inalterato.
La Croce Bianca di Arezzo, da poco gestrice di
un altro servizio di telesoccorso, conta circa una
ventina di utenti, includendo, oltre ad Arezzo,
anche i Comuni di Castiglion Fibocchi, Civitella
e Monte S. Savino.
6.5 NUOVE TIPOLOGIE DI SERVIZIO
Fonte: Coordinamento Associazioni delle Categorie Protette e
del Volontariato
La gestione del servizio ha messo fin da subito in
relazione i seguenti soggetti:
• due imprese, rispettivamente per la gestione
della parte tecnologica del servizio e per il primo filtro di verifica sulle chiamate da parte dei cittadini;
• t re associazioni di volontariato, la
Misericordia e la Croce Bianca, per l’intervento
di emergenza sanitaria in caso di necessità, ed il
CACPV per il coordinamento dei vari elementi
6.5.1 Servizi di accompagnamento: il progetto
Una persona insieme agli altri
Tra le forme di sperimentazione di nuovi servizi
per gli anziani e di nuove forme di partecipazione alla spesa da parte di soggetti pubblici e privati, la Provincia ed il Comune di Arezzo sono
in procinto di avviare la sperimentazione di
buoni servizio (vouchers) per l’acquisto di servizi di accompagnamento da parte dell’anziano o
della sua famiglia, spendibili presso associazioni
giovanili di volontariato che mettono a disposizione i propri volontari per fare compagnia agli
anziani che lo richiedono. Attraverso il progetto
173
174
Una persona insieme agli altri, scaturito dal
lavoro di un gruppo misto di operatori del settore pubblico e del terzo settore, gli enti locali
avranno la possibilità di sperimentare due elementi di particolare interesse per il futuro:
• l’utilizzo di uno strumento di finanziamento,
il buono servizio, in cui parte del costo totale del
servizio viene ripartito tra ente locale ed utente,
dando a quest’ultimo libertà di scelta sull’acquisto del servizio tra una serie di soggetti erogatori
accreditati, e stimolando pertanto la creazione di
un mercato competitivo dell’offerta privata;
• l’erogazione di nuovi servizi alla persona, in
grado di integrare l’offerta dei tradizionali servizi di assistenza alla persona e di cura dell’ambiente domestico, attualmente offerti attraverso
il servizio pubblico di assistenza domiciliare. Si
tratta in questo caso di una formula più flessibile
ed aperta alle esigenze di compagnia e/o presenza di qualcuno in alcuni momenti della giornata che possono incrementare la qualità della
vita di numerosi anziani27.
6.5.2 La spesa con gli anziani
Con la Sezione Soci della COOP di Arezzo, il
Settore Sociale della Cooperativa Sociale Electra
ha ideato il progetto La Spesa Insieme.
Il progetto è nato dalla comune esigenza di
generare un’iniziativa in grado di interessare gli
anziani del territorio e, al tempo stesso, di recuperarli dal rischio di isolamento stimolandoli
alla socializzazione.
Spesa Insieme vede la collaborazione di diversi
soggetti nel territorio. I Centri di Aggregazione
Sociale - Fiorentina, Indicatore e Saione - mettono a disposizione otto volontari per la spesa,
mentre la COOP finanzia le spese di trasporto ed
il tempo dell’operatore della Cooperativa.
Gli anziani infatti, inizialmente interessati alla
mera opportunità di un aiuto fisico nei bisogni
della vita quotidiana, (fare la spesa, portare pesi,
godere di un passaggio in macchina ecc.) si sono
ritrovati a trascorrere regolarmente (una volta
alla settimana) parte del loro tempo insieme ad
altri anziani con gli stessi bisogni, ai volontari
del CAS, alle operatrici della Cooperativa
Electra. Questi hanno finito col pensare a questo
servizio come un momento di ritrovo e a parteciparvi con continuità.
Al momento il servizio Spesa Insieme vede la partecipazione di circa venticinque anziani, prevalentemente della zona urbana di Arezzo.
6.5.3 L’assistenza domiciliare: il progetto Symbios
Il progetto Symbios nasce dall’iniziativa di cinque cooperative toscane e dal consorzio Pegaso.
Il progetto, promosso nel territorio aretino dalla
Cooperativa Koinè ha come principale obiettivo
la sperimentazione di un’offerta di servizi innovativi per la persona anziana e per la sua famiglia sia a carattere domiciliare che all’interno
degli istituti semiresidenziali.
I principali elementi di innovazione del progetto
sono i seguenti:
• modularità, attraverso la possibilità di usufruire di un pacchetto di servizi secondo le proprie
effettive esigenze, anche temporanee;
• flessibilità, nel senso di poter cambiare in qualsiasi momento il menu di servizi richiesti in funzione delle proprie mutate esigenze e/o di attivare la messa in rete di servizi del volontariato;
• promozione della qualità, attraverso la creazione di standard verificati, l’introduzione di un
marchio di qualità e l’introduzione di strumenti
che consentano la verifica del grado di soddisfazione del cliente/utente.
175
176
I servizi a disposizione saranno sia domiciliare
che territoriali. Per quanto riguarda i primi, sono
compresi il segretariato sociale, l’accompagnamento, l’accudimento domestico, l’assistenza
tutelare, l’assistenza infermieristica ed il telesoccorso. Nel territorio, invece, i servizi of f e r t i
saranno prevalentemente di assistenza nei centri
diurni e di socializzazione.
Gli utenti potenziali dei servizi di Symbios sono
i privati cittadini e le singole famiglie, che necessitano di servizi non erogabili dal sistema pubblico; le amministrazioni locali che vogliono
estendere e differenziare la gamma di propri servizi; le assicurazioni, fondazioni grandi imprese
ed istituti di credito che vogliono off r i re la
gamma di servizi offerti alla propria clientela.
Nella nuova forma di relazione tra pubblico e
privato, Symbios cercherà altresì di sperimentare
forme di accreditamento e di utilizzo di buoni
servizio così come già visto nel progetto Una per sona in mezzo agli altri.
note
22
I dati riguardano il totale dei casi di assistenza domiciliare tratta ti, anziani ed handicap.
23
Alcuni Comuni della zona erogano servizi leggeri di assistenza
domiciliare attraverso le reti dell’obiezione di coscienza e del volon tariato.
24
Dati disponibili per la popolazione totale. Per un confronto tra
dati omogenei sulla popolazione anziana è stata calcolata la stessa
proporzione del 1998.
25
11 per conto del CAS Fiorentina, 2 per il Garibaldi, nessuna per
il Malpighi il quale ha cessato per problemi economici ma comun que fornisce segnalazioni su casi di bisogno i quali poi rientrano
nel budget di spesa del Centro di Fiorentina; 3 per conto del DSM,
2 privati.
26
L’importo massimo della detrazione è fissato in 400.000 lire
annue.
27
Come si è visto nelle sezioni 3.2.3 e 3.2.4, il problema della soli tudine è particolarmente avvertito da molti anziani.
7. I SERVIZI
SOCIO-CULTURALI
7.1 LE ATTIVITÀ DEI CENTRI DI
AGGREGAZIONE SOCIALE
I Centri di Aggregazione Sociale nascono per la
maggior parte negli anni ’80 a seguito di iniziative locali supportate dall’amministrazione comunale, dall’ARCI e da altre forze dell’associazionismo locale. E’ difficile trovare una tipologia standard di Centro di Aggregazione Sociale, conservando ciascuno di essi le proprie caratteristiche
in termini di tipologia delle attività offerte e rapporti con il territorio in cui sono inseriti.
Per alcuni di loro l’inizio delle attività avviene
come Centro Anziani, di fronte alla necessità di
rispondere ai bisogni di socializzazione da parte
di molti anziani, prevalentemente uomini. Altri,
di più recente formazione, hanno invece fin da
subito costituito contatti più ampi nelle proprie
realtà territoriali di riferimento.
Pur nella loro diff e rente tipologia di attività
offerte, i Centri sono un’importantissima realtà
di aggregazione per tutto il Comune di Arezzo e
per alcuni Comuni della Zona.
I Centri di Aggregazione Sociale si sono dotati di
un unico statuto di riferimento, alla stesura del
quale hanno partecipato insieme al Servizio per
la Partecipazione ed il Decentramento del
Comune di Arezzo. Attualmente i 13 Centri del
territorio comunale possono contare circa 4.000
soci. Non tutti tra questi sono persone anziane,
ma la dimensione quantitativa di queste realtà è
senza dubbio invidiabile.
I Centri finanziano quasi totalmente le proprie
attività, attraverso i proventi derivanti per lo più
179
180
da attività di ballo e dalla gestione del bar. Un contributo ai Centri viene erogato da alcune circoscrizioni attraverso il budget di propria competenza.
Tali fondi sono di entità relativamente modesta
rispetto al bilancio annuale di ogni Centro.
verso i propi operatori) che indiretto (attraverso
i finanziamenti di soggetti esterni), ed il teatro.
Diverso è invece il contributo finanziario del
Comune nel caso di spese di investimento da
parte dei Centri. Molti tra questi sono stati negli
anni aiutati in maniera significativa dal Comune
di Arezzo per l’adeguamento dei propri spazi.
Altri operano invece in strutture di proprietà
comunale.
Fiorentina
Il Centro di Aggregazione Sociale Fiorentina è
sicuramente tra i centri più attivi del territorio.
Gestito attraverso l’impegno di una sessantina di
soci attivi, è uno dei pochi Centri ad avere una
compagnia teatrale formata da una quindicina di
soci. Il Centro organizza inoltre un festival di teatro al quale partecipano diverse compagnie locali.
Tra le attività più tradizionali rimane comunque
da segnalare una significativa partecipazione ai
corsi di ginnastica per adulti, con più di 90 iscritti,
circa un quarto dei quali anziani.
Ma quali sono le attività che si svolgono nei
Centri di Aggregazione Sociale? Il Quadro 9 illustra la tipologia di attività svolta all’interno di
ciascun centro. Le attività che possono essere
caratterizzate come comuni a tutti i Centri o ad
una gran maggioranza tra essi riguardano:
• uno spazio destinato alle consumazioni bar,
alla conversazione ed al gioco delle carte;
• attività di ballo, con frequenza settimanale;
• corsi di ginnastica per adulti, organizzati in
collaborazione con l’UISP;
• cene di raccolta fondi.
Tra queste attività, le attività di ballo e di ginnastica per adulti costituiscono di fatto l’unica
fonte di offerta continuativa ed a prezzi contenuti di questi servizi per la popolazione anziana
del Comune di Arezzo.
Attività altresì diffuse tra i CAS sono il gioco del
pallaio e i corsi di ballo, disponibili ed organizzate nella maggior parte dei Centri.
Limitate a qualche caso, ma in ogni caso esperienze di grande valore e significato, attività
quali il volontariato affettivo, sia diretto (attra-
Vediamo ora in maniera sintetica le principali
attività e caratteristiche di ogni Centro.
Come visto nella sezione 6.2.3, dal 1992 il Centro,
insieme a quello di Malpighi e Garibaldi, finanzia
gli operatori della Cooperativa Electra che svolgono attività di assistenza affettiva, di compagnia
ad anziani soli e/o in stato forte di bisogno.
Nonostante il numero elevato di attività svolte, il
Centro lamenta ancora una scarsa partecipazione degli abitanti del quartiere, essendo i suoi frequentatori in prevalenza persone esterne.
Villa Severi
Il CAS Villa Severi costituisce un importante
punto di riferimento per gli abitanti della zona,
sia anziani che non. Situato all’interno del parco,
ha una frequentazione sicuramente rilevante. Un
centinaio di persone circa frequentano sia il bar
che il gioco delle carte che il pallaio, mentre
a l t rettante partecipano al ballo settimanale.
Anche i corsi di ginnastica organizzati dalla
UISP vedono una massiccia partecipazione, circa
181
182
120 persone di cui 80 circa anziani. Tali attività
sono gestite da un gruppo relativamente ristretto di persone, una ventina circa, di cui solo poco
più della metà spendono una parte consistente
della loro settimana nelle attività del Centro.
Nel 1985-86 un gruppo di donne ha cominciato a
svolgere attività di laboratori di taglio e cucito
nonché di assistenza affettiva presso il domicilio
di anziani bisognosi. E’ questa un’esperienza
p e c u l i a re all’interno del mondo dei Centri di
Aggregazione Sociale. Il servizio di assistenza
affettiva è scaturito sulla base di un’iniziativa
spontanea da parte delle donne del Centro ed
inizialmente c’era un rapporto di collaborazione
e di r e g o l a re comunicazione con il Distre t t o
Socio-Sanitario. Oggi tale collaborazione è venuta meno ed il gruppo di persone che cura le attività di assistenza affettiva, si è andato progressivamente riducendo per problemi di ricambio
generazionale.
Indicatore
Il Centro di Aggregazione Sociale di Indicatore
ha subito un ricambio generazionale del
Consiglio Direttivo e del gruppo di soci che
gestiscono le attività del Centro a seguito dell’intervento di ammodernamento ed ampliamento
del 1998. Un gruppo di soci attivi più giovani
rispetto al gruppo precedente si fa carico ora
della gestione della maggior parte delle attività
del Centro. Oggi questo gruppo è composto da
40-50 persone circa, una trentina delle quali
impegnate con regolarità durante la settimana.
Queste persone si occupano della gestione del
bar, del gioco del pallaio, degli impianti sportivi
collegati al centro e delle attività di ballo, che
raccolgono circa 200 presenze durante i fine settimana. Il Centro organizza anche dei corsi ai
quali partecipano circa 40 persone.
Malpighi
Il Centro Malpighi, di dimensioni assai limitate
ritagliato in alcuni locali di un popolare quartiere della città, è frequentato prevalentemente da
anziani della zona. I volontari che gestiscono le
attività del bar e del ballo settimanale sono le 15
persone impegnate nel Consiglio Direttivo e che
dedicano buona parte del loro tempo settimanale alle attività del Centro. I frequentatori del
C e n t ro sono circa 20-30 persone per quanto
riguarda il gioco delle carte e del bar. Altre 20-25
persone frequentano il ballo settimanale, mentre
15-20 e 20-25 partecipano, rispettivamente, al
corso di ballo e a quello di ginnastica. Essendo il
bar un luogo di ritrovo per gli abitanti della
zona, è stato fatto uno sforzo per attirare anche i
giovani all’interno del Centro. Per questo sono
stati inseriti alcuni giochi anche se al momento,
le occasioni di integrazione intergenerazionale
sono abbastanza limitate.
Il Centro sof f re chiaramente dell’esiguità di
spazi. Il Comune di Arezzo ha da tempo un progetto di ampliamento che dovrebbe affiancare
all’attuale Centro anche un Centro Diurno per
non autosufficienti.
Pescaiola
Il CAS di Pescaiola è un centro frequentato quasi
esclusivamente da anziani della zona, con una
partecipazione giovanile pressoché nulla.
Gestito nelle sue attività principali grazie al contributo di una decina di volontari che dedicano
gran parte del proprio tempo al Centro, oltre alle
tradizionali attività comuni a quelle di tutti gli
altri Centri, il CAS Pescaiola si distingue per la
presenza di un gruppo di teatro popolare formato da una quindicina di elementi. L’impegno nel
re c u p e ro della memoria storica si conferma
anche attraverso l’organizzazione di una mostra
183
184
artigianale di attrezzi agricoli e di utensili della
cultura contadina. Attraverso tali attività, il
Centro svolge anche una funzione di promozione dell’immagine e della cultura della popolazione anziana.
Il Centro ha dimostrato una certa attenzione nei
confronti di anziani frequentatori del Centro le
cui condizioni sono al limite dell’autosufficienza. E’ stato acquistato un pullmino per portare
alcuni dei soci non autosufficienti o con problemi di deambulazione a frequentare il Centro. Le
difficoltà sono risultate però diverse nella organizzazione totalmente volontaria di questo genere di attività, a cominciare da problemi assicurativi che il Centro non è stato in grado di superare. Resta in ogni caso la volontà da parte del
Centro organizzare attività di Centro Diurno per
non autosufficienti in collaborazione con gli enti
locali e continuare le attività di recupero della
memoria storica.
Saione
Come nel caso del Centro di Pescaiola, il CAS
Saione (Pionta) è frequentato per gran parte da
persone anziane. Il numero di volontari che
gestiscono le attività del Centro è limitato a circa
15-20 persone, che dedicano buona parte del loro
tempo durante la settimana. A queste si aggiungono altri 7-8 volontari che si impegnano nell’organizzazione di attività solo saltuariamente.
Alcune tra le attività tradizionali sono particolarmente frequentate. Al ballo settimale partecipano fino a 150-200 persone, una quarantina di
persone visitano quotidianamente il bar e il
ritrovo del pallaio, mentre i partecipanti alcorso
di ginnastica sono circa una trentina, una buona
parte di loro anziani. Il Centro organizza, seppur
con scarsi risultati in termini di partecipazione
186
dei propri soci, alcuni dibattiti su tematiche legate al mondo degli anziani. Il Centro ha inoltre tre
volontari che partecipano al programma Spesa
Insieme e vede positivamente lo sviluppo di attività di accompagnamento presso il Centro per
quei soci che hanno difficoltà nel raggiungerlo
autonomamente.
Agazzi
Il CAS di Agazzi è caratterizzato da una forte
integrazione delle realtà del territorio, sia di giovani, legate anche al mondo dello sport, che di
anziani della zona, che del vicino centro per
l’handicap. Testimonianza di tale integrazione è
r a p p resentata dal nutrito gruppo di persone,
una sessantina di cui la metà circa rappresentata
da anziani, che si alternano dedicando qualche
ora alla settimana per la gestione delle attività
del bar e dei giochi. Un’altra trentina di persone
collabora invece saltuariamente. Il Centro ha in
gestione le attrezzature sportive ed è regolarmente frequentato anche da alcuni degli ospiti
del centro per l’handicap.
Limitate sono le attività domiciliari esterne.
Secondo il proprio Segretario, all’interno della
zona di Agazzi non sono necessarie attività di
assistenza affettiva. Il servizio Spesa Insieme è
stato sperimentato ma si è successivamente
interrotto dato che le persone che ne beneficiavano volevano continuare ad operare per proprio
conto.
Rigutino
Il Centro di Rigutino vede la partecipazione di
circa 280 soci. Oltre alle tradizionali attività di
ritrovo, di gioco delle carte, frequentate mediamente da 70-80 persone ogni giorno, e di ballo,
disponibile la domenica pomeriggio e frequentato da circa un centinaio di persone, il Centro ha
diverse attività che coinvolgono il territorio circostante. In particolare, la frequentazione del
Centro coinvolge anche molti giovani. Da segnalare la disponibilità di una sala computer con
accesso ad Internet riservata ai soci, l’organizzazione, in collaborazione con la Circoscrizione,
del festival musicale Lignano, a cui partecipano
diversi gruppi rock emergenti durante il mese di
luglio, l’impegno in attività di educazione e
scambio intergenerazionale con gli alunni delle
scuole elementari e medie della zona. Il Centro
organizza inoltre numerose iniziative di incontro, cene, tombole, gite, serate a tema con esperti
del settore sanitario, nonché pubblica un giornalino mensile con le novità della zona.
Il CAS di Rigutino è gestito grazie all’impegno
regolare dei quindici membri del consiglio direttivo, di cui circa un terzo è ultra65enne.
Giotto
Il Centro di A g g regazione della zona Giotto
conta circa 250 soci. Il Centro è prevalentemente
impegnato in attività comuni anche agli altri
centri di aggregazione, con il ritrovo pomeridiano del bar e del gioco delle carte e l’attività di
ballo condotta durante ben tre pomeriggi settimanali a rappresentare le principali occasioni di
incontro. In quest’ultimo caso, un centinaio di
persone frequentano abitualmente il Centro .
Gestito da un Consiglio Direttivo di 12 membri,
per la gran parte anziani, il Centro Giotto organizza di tanto in tanto anche cene e sottoscrizioni per persone bisognose o per situazioni di calamità naturali.
Garibaldi
Il Centro Volontari Garibaldi raggruppa una settantina di persone. E’ un centro tra i più vecchi
di Arezzo e soffre ora di problemi legati all’effet-
187
188
tivo ricambio all’interno del Consiglio Direttivo
formato da una decina di elementi, tutte persone anziane. L’attività principale del Centro è
r a p p resentata oggi dalla partecipazione alle
attività di ballo frequentate la domenica da
circa una cinquantina di soci. In passato si sono
svolte anche attività di assistenza affettiva presso le RSA, prevalentemente però su iniziativa
di singoli soci.
Palazzo del Pero
Il Centro di A g g regazione Sociale di Palazzo
del Pero è uno dei centri con una buona integrazione tra varie generazioni. I soci sono circa
300, solo un terzo dei quali anziani. Il Centro,
situato nella zona montana di Arezzo, svolge
attività fortemente integrate con la pr o p r i a
realtà territoriale, promuovendo la conoscenza
della natura circostante. Vengono infatti organizzate 4 o 5 gite di trekking, una giornata ecologica per la pulizia dei boschi, giornate di
degustazione dei prodotti tipici locali. Il
Centro è anche sede di una compagnia teatrale
locale ed organizza con una certa r e g o l a r i t à
spettacoli con altre compagnie aretine. Sul versante più strettamente sociale, il Centro svolge
anche attività di animazione con la scuola elem e n t a re e alcune attività di assistenza agli
anziani in collaborazione con la Parrocchia. Le
attività quotidiane di ritrovo del Centro, il bar
ed il gioco delle carte, vedono la frequentazione
regolare di una cinquantina di persone. Le attività di ballo, caratteristiche di gran parte dei
centri cittadini, sono invece svolte durante i soli
mesi estivi nello spazio all’aperto. Il Consiglio
Direttivo è composto da una quindicina di persone, nessuno dei quali anziano. Per l’organizzazione delle singole attività, oltre ai componenti del Consiglio vengono di volta in volta
attivati diversi volontari.
Gruppi focus
Dai due incontri con i gruppi focus (si veda Box
6) emerge una valutazione più che positiva delle
attività che i Centri svolgono a favore del territorio. Essi rappresentano una delle poche possibilità di socializzazione per molti anziani che altrimenti sarebbero relegati in casa. Tra le priorità
emerse, è evidente il bisogno da parte dei Centri
di Aggregazione di avere un momento di scambio ed incontro con gli operatori del settore pubblico più sistematico e costruttivo. Molti Centri
sentono la necessità di operare in un quadro di
riferimento comune meglio esplicitato. Inoltre,
evidenziano la necessità di attivare, in collegamento con le altre risorse del proprio territorio
di riferimento, una mappatura delle realtà di
bisogno nonché delle risorse attivabili.
Box 6 - Risultati emersi dai gruppi focus
condotti con i soci attivi dei Centri di
Aggregazione Sociale
Composizione del gruppo:
I gruppi sono stati costituiti dai seguenti soci
attivi: 2 rappresentanti (Vice presidente e
Membro del Consiglio Direttivo) del Centro di
Aggregazione Sociale di Malpighi; 2 membri
del Consiglio Direttivo del Centro di
I n d i c a t o re, il Segretario del Centro di
Fiorentina, il Presidente del Centro del Pionta,
nonché la Coordinatrice del Comitato donne di
Villa Severi.
Circle time per la definizione dei punti di
forza
• Attività ludico-ricreative di socializzazione:
ballo, escursioni, gite, pranzi/cene sociali,
corsi di ginnastica, scuola di ballo, gioco delle
189
190
bocce, tennis, ecc.
• Incontri/dibattiti a tema.
• Attività di drammatizzazione e di teatro realizzata in collaborazione con la Parrocchia e la
Polisportiva.
• Attività finalizzate alla raccolta di fondi per
emergenze sociali e per iniziative di solidarietà a
singoli individui o a singole famiglie
• Feste, momenti ricreativi, organizzazione di
eventi sportivi rivolti agli ospiti delle RSA, RA,
Centri Diurni e ai disabili.
• Contributo attraverso i fondi del Centro al
Progetto di Assistenza Affettiva.
• Realizzazione di iniziative/attività in collaborazione con la Parrocchia, con le Associazioni
Sportive e con il Volontariato.
• Attività di volontariato affettivo presso il
domicilio dell’anziano.
• Attività di teatro e di drammatizzazione realizzate in collaborazione con la parrocchia, le
associazioni di volontariato.
• Progetto “ricostruzione della memoria storica” attraverso il racconto delle storie di vita
degli anziani.
Definizione delle attività possibili da attivare
• Promozione e attivazione di momenti periodici di incontro/scambio/di-scussione/informazione tra tutti i Centri di Aggregazione Sociale e
con gli altri soggetti delle Politiche Sociali rivolte
agli anziani (6 voti).
• Ricerca conoscitiva realizzata in collaborazione con la Circoscrizione, la Parrocchia, le
Associazioni di volontariato per la costruzione
di un quadro informativo, di una mappa aggiornata dei bisogni emergenti (4 voti) e sui servizi
esistenti/risorse disponibili (3 voti) a disposizione della popolazione anziana.
• Approntamento di luoghi di accoglienza diurni per piccoli gruppi di anziani (2 voti).
• P romozione di incontri tra tutti i soggetti
coinvolti nelle Politiche Sociali per gli anziani,
finalizzati alla creazione di una rete comunicazionale, di sostegno per gli anziani (1 voto).
• Promozione di interventi/attività per riavvicinare gli anziani ai giovani (1 voto).
• Attivazione di risorse umane, relazionali, economiche per permettere agli anziani di rimanere
in “famiglia” (1 voto).
7.2 IL SOSTEGNO DEI GRUPPI
PARROCCHIALI
Le realtà parrocchiali rappresentano una grande
ricchezza del territorio aretino. Diversi gruppi
operano infatti come punti di riferimento sia per
l’impegno diretto di alcuni anziani che per il
sostegno a numerose realtà di bisogno del territorio. Spesso l’attività di molti gruppi non è
conosciuta al di fuori dei confini della propria
zona. Proprio per permettere una migliore conoscenza e futuro scambio tra le realtà coinvolte, la
CARITAS Diocesana sta conducendo un’indagi
ne riguardante tutte le parrocchie della diocesi
aretina per verificare i bisogni di cui il parroco è
a conoscenza nella propria zona di riferimento e
le attività svolte dalla stessa parrocchia tramite
lo stesso parroco e/o un gruppo di volontari del
mondo parrocchiale.
I dati definitivi dell’indagine non sono ancora a
disposizione. Tuttavia ci preme fare le seguenti
considerazioni. Secondo i rilevatori dell’indagine, la maggior parte dell’attività delle parrocchie
riguarda l’assistenza alle persone indigenti di
passaggio, prevalentemente immigrati. Per
quanto concerne la specifica attività in favore
degli anziani emerge una valutazione da parte
191
192
dei parroci che evidenzia una buona presenza di
attività di mutuo aiuto nelle zone montane e di
piccoli centri abitati. Una situazione di forte
coinvolgimento da parte delle parrocchie si registra invece in ambito cittadino, dove la rete di
rapporti familiari e di vicinato è più difficoltosa.
Il Quadro 10 evidenzia il quadro d’insieme, seppur parziale, delle attività svolte dai gruppi parrocchiali censiti fino ad oggi. L’assistenza principale viene fornita in termini di ascolto, consiglio,
e direttamente attraverso le visite domiciliari.
In un numero di casi minore, la parro c c h i a
interviene anche finanziariamente per aiutare le
situazioni dei più bisognosi. In particolare, ci
preme segnalare i seguenti casi:
• il gruppo parrocchiale di S. Leo, che opera in
collaborazione con gli enti locali in un quadro di
assistenza affettiva di molti anziani della zona;
• il gruppo giovani-anziani del quartiere Giotto,
che attraverso la parrocchia del Sacro Cuore ,
svolge da anni attività quotidiane di intrattenimento per una cinquantina di anziani, la metà
dei quali frequenta con regolarità il Centro . I l
Quadro 13 evidenzia la situazione dei gruppi
CARITAS del Comune di Arezzo. Anche in questo caso il principale ambito di intervento
riguarda l’attività di assistenza affettiva presso il
domicilio degli anziani e l’animazione all’interno delle Residenze Sanitarie Assistite.
Il Box 7 evidenzia i risultati del gruppo focus
condotto con i gruppi di volontari Caritas. Tra le
aree caratterizzate da maggior problematicità
sono stati evidenziate la difficoltà nel dare servizi regolari a causa delle scarse risorse umane a
disposizione. Supporti per il coord i n a m e n t o
soprattutto con gli enti pubblici e percorsi di formazione per il volontariato sono emersi come
prioritari.
Box 7 - Risultati emersi dal gruppo focus
condotto con i volontari della Caritas,
AVO ed altri gruppi parrocchiali
Composizione del gruppo:
Il gruppo è stato costituito dai seguenti volontari: B. G., volontaria del gruppo della Caritas
della Parrocchia di S. Donato presso la RSA del
Pionta; B. L., responsabile del gruppo della
Caritas della Parrocchia di S. Agnese in
Pescaiola; C. T., volontaria dell’AVO; L. L.,
volontaria del gruppo della Caritas della
Parrocchia Collegiata di Castiglion Fiorentino;
M. E., volontaria del gruppo della Caritas e del
gruppo “Giovani-Anziani” della Parrocchia del
Sacro Cuore; M. M., volontaria del gruppo della
Caritas, del gruppo “Giovani-Anziani” della
p a r rocchia del Sacro Cuore e volontaria
dell’AVO; S. A., responsabile del gruppo della
Caritas della Parrocchia di S. Domenico; S. B.,
responsabile del gruppo della Caritas, animatrice del gruppo anziani della Comunità Giovanile
della Parrocchia di Saione.
Circle time per la definizione dei punti di forza
• Ricerca conoscitiva realizzata all’interno di
ogni Parrocchia per la costruzione di un quadro
informativo, di una mappa aggiornata dei bisogni emergenti dalla popolazione anziana.
• Percorsi formativo-religiosi.
• Assistenza affettiva e spirituale ad anziani soli
o in famiglia e ad anziani in ospedale.
• Assistenza affettiva e spirituale ad anziani
non autosufficienti presso le RSAed altri Istituti.
• Uscite settimanali con gli anziani ospiti delle
RSAe di altri Istituti.
• Attività ricreative e di socializzazione quali
feste di compleanno, festa di Natale, di Pasqua
ecc., realizzate nelle RSAe in altri Istituti.
• Momenti di incontro settimanali presso l’ora-
193
194
torio della Parrocchia fra anziani non autosufficienti ospiti della RSA e la Comunità parrocchiale.
• Assistenza giuridico-amministrativa ad anziani e alle loro famiglie: i volontari fungono da tramite per l’anziano con l’Istituzione e con i servizi nel territorio.
• Collaborazioni con il Servizio Sociale su singoli casi.
• Iniziative di sostegno volte ad incrementare
l’assistenza domiciliare: “Progetto anziani in
famiglia”.
Gerarchizzazione dei problemi
• Difficoltà a garantire la continuità del servizio
(5 voti)
• Carenza di mezzi, di risorse umane ed economiche (3 voti)
• Mancanza di momenti periodici di
incontro/scambio/discussione tra volontari e gli
altri soggetti coinvolti nelle politiche sociali
rivolte agli anziani (3 voti)
• Necessità di coordinarsi per la messa in rete
delle risorse (3 voti)
• Necessità di promuovere progetti di formazione che preparino al percorso di volontario
(saper essere) e che diano strumenti relazionali
(saper fare) (2 voti).
7.3 L’UNIVERSITÀ DELLA TERZA ETÀ
Da 10 anni è stata istituita l’università della III
età e dell’età libera che intende dare una risposta
di tipo culturale e ricreativo a tutti quegli anziani autosufficienti della Zona che sono interessati
a fare esperienze intellettuali diverse o a seguire
percorsi conoscitivi che non hanno potuto coltiv a re nella propria vita. L’apertura dell’anno
accademico avviene nella prima decade di ottobre ed i corsi durano fino ad aprile. L’istituto è
gestito da un consiglio direttivo che annualmente predispone un programma didattico ed organizza vari corsi tenuti da docenti professionisti
locali. Le lezioni si svolgono secondo tre percorsi
di carattere prevalentemente umanistico durante
tre giorni settimanali in una scuola media della
città. A seconda delle disponibilità di tempo, gli
iscritti possono sviluppare anche tutti e tre i percorsi.
Tab ell a 2 0 – Par t ec ipant i ai co rsi
dell’Università della Terza Età: 1988 –
1998, Comune di Arezzo
Fonte: Università Libera della Terza Età
197
198
Le persone che frequentano l’Università sono di
età diverse, dai 30 agli 80 anni, anche se la maggior parte sono persone in pensione, con un titolo di studio di scuola media superiore, ex insegnanti o impiegate. Come si può vedere dalla
Tabella 20, il numero dei partecipanti negli ultimi dieci anni è quasi raddoppiato. Lo scorso
anno sono stati 270, il 90% circa dei quali donne.
I professori che tengono le lezioni sono tutti
volontari e percepiscono solo un piccolo rimborso spese. Gli iscritti pagano £ 150.000 al momento dell’iscrizione con le quali si pagano le spese
amministrative e di materiali.
parte dell’amministrazione comunale, la percentuale aumenta a circa il 15% dei partecipanti (58
persone).
Secondo una valutazione richiesta agli stessi
partecipanti, la maggior parte di loro si sono
dichiarati soddisfatti del servizio erogato, con
qualche riserva invece sull’assistenza in loco
prestata dall’agenzia. Tra i suggerimenti espressi
dagli organizzatori del servizio, emerge la necessità di una migliore valutazione dei criteri di
compartecipazione al costo da parte dell’amministrazione comunale nell’ottica di offrire una
reale possibilità di partecipazione a chi più ne ha
bisogno.
7.4 LE VACANZE PER GLI ANZIANI29
note
Dal 1997 il Comune di Arezzo organizza il servizio di vacanze estive per anziani ultra65enni.
Nel 1998 i soggiorni organizzati sono stati cinque della durata di quindici giorni ciascuno in
tre località diverse, due di mare ed una di montagna. L’iniziativa ha riscosso un buon livello di
successo, con più di 420 domande presentate. I
partecipanti sono stati 369, circa l’85% delle
domande presentate e quasi il 2% degli anziani
residenti nel territorio, cifra limite per le capacità
di ricezione delle strutture alberghiere convenzionate.
Come già visto nella sezione precedente, il servizio vacanze anziani è per gran parte a carico
degli utenti. Di poco più di 260 milioni di costo
dei soggiorni, escluse quindi la quota del personale comunale responsabile dell’organizzazione
del servizio, circa 14 milioni e mezzo, il 5,5% del
costo, è risultato a carico del Comune di Arezzo.
In termini di numero di persone beneficiarie di
una quota di compartecipazione al costo da
28
La ricerca della Caritas Diocesana è ancora incompleta non
essendo il questionario ancora stato distribuito a tutte le realtà par rocchiali. I dati sono pertanto un’approssimazione per difetto della
realtà territoriale
29
Paragrafo tratto dal documento Progetto Vacanze Anziani 1998
– Consuntivo, a cura del Servizio Attività Sociali del Comune di
Arezzo.
199
8. CONCLUSIONI
8.1 I BISOGNI
Incremento della popolazione anziana
Gli ultimi venti anni sono stati caratterizzati de
una profonda modificazione nella composizione
della popolazione della Zona Aretina, così come
è avvenuto in gran parte del territorio nazionale
e regionale. Tale trasformazione ha comportato
l ’ i n c remento delle persone ultra65enni della
Zona Aretina da circa 17.000 (13.000 circa nel
Comune di A rezzo) nel 1981 ad oltre 24.500
(oltre 19.000 in Arezzo) nel 1998. L’indice di vecchiaia, il rapporto tra popolazione ultra65enne e
bambini nella fascia d’età da 0 e 14 anni, è
aumentato da 140 nel 1991 a 176 nel 1998.
Profondi cambiamenti hanno altresì riguardato
la composizione della popolazione anziana
negli ultimi dieci anni, con un forte incremento
della componente ultra75enne rispetto a quella
ultra65enne. Dal 1991 al 1998 la categoria degli
ultra65enni ha registrato tassi di crescita di circa
un punto percentuale, mentre la componente
più anziana ha mostrato variazioni di poco
superiori al 3%. Se lo scorso anno gli
ultra75enni rappresentavano poco più del 45%
degli anziani, tale percentuale è prevista essere
molto prossima al 50% nel giro di qualche anno.
Gli incrementi della popolazione ultra75enne
continueranno ancora a tassi re l a t i v a m e n t e
sostenuti di circa il 2% annuo per i pro s s i m i
sette anni. .In termini assoluti, tale incremento si
traduce in un bilancio netto di circa 200 anziani
ogni anno per il solo Comune di A re z z o .
Successivamente gli incrementi delle due fasce
di età si dovrebbero stabilizzare su valori analoghi con percentuali analoghe di circa l’1%
annuo.
201
202
La composizione familiare
Le modificazioni accennate non riguardano solo la
dimensione numerica della popolazione anziana,
coinvolgendo anche le dinamiche di composizione
familiari. Se nel 1991 il numero di ultra75enni che
vivevano soli nel Comune di Arezzo era circa
1.650, nel 1998 tale cifra è passata ad oltre 2.900
unità. In termini percentuali, la categoria delle persone residenti da sole sul totale degli anziani è passata dal 23% circa a quasi il 24%.
La condizione femminile
Un elemento da tenere particolarmente in considerazione nel disegno di politiche dei servizi
riguarda la condizione delle donne sole:
• l’analisi mostra anche in questo caso mutazioni quantitative particolarmente significative nell’arco di un periodo molto breve. Dal 1991 ad
oggi le donne residenti sole sono aumentate in
termini assoluti di circa il 70%, passando da
circa 1.300 a 2.400 nel solo territorio comunale di
Arezzo. Nel 1998, le donne sole ultra75enni rappresentavano oltre un quarto di tutta la popolazione ultra75enne del Comune di Arezzo;
• lo stato di salute delle donne mostra livelli
significativamente meno buoni rispetto a quelli
degli uomini. Se è vero che la vita media femminile è più lunga di quella maschile, questo si traduce in risorse sociali ed economiche delle
donne sicuramente più scarse rispetto a quelle
maschili. Anche il grado di autonomia nelle attività della vita quotidiana e l’incidenza delle
demenze senili mostrano situazioni più gravi
per le donne rispetto agli uomini.
Nuovi bisogni della non autosufficienza
L’invecchiamento progressivo della popolazione, con particolare riguardo per le sue fasce più
anziane, comporta un aumento considerevole
della presenza di demenze senili, tra cui il
Morbo di Alzheimer. Da estrapolazioni effettuate su dati nazionali, che indicano l’incidenza
delle demenze senili tra il 4% ed il 7% della
popolazione ultra65enne, si evince come tali
patologie riguardino circa un migliaio di persone nella Zona Aretina. La maggior parte di queste persone si trovano nelle fasi ancora iniziali
della malattia. Per i prossimi anni si prevede
pertanto un incremento notevole della domanda
di servizi da parte di una popolazione con bisogni di assistenza sempre più importanti.
Dalle precedenti considerazioni, appare evidente
che il problema più grave che il territorio si troverà ad affrontare nei prossimi anni è il supporto
agli anziani non autosufficienti o al limite dell’autosufficienza. Il considerevole aumento degli
anziani non autosufficienti creerà maggior
domanda per servizi di assistenza a supporto
della famiglia.
Il ruolo delle famiglie
Le famiglie rappresentano ancora il principale
sostegno per i bisogni di assistenza della persona anziana. Nell’83% dei casi gli anziani intervistati valutano possibile l’aiuto da parte di almeno una persona, nella maggior parte dei casi un
familiare, nell’eventualità che le proprie condizioni dovessero peggiorare. Le famiglie si trovano però a dover sopportare pesi via via crescenti
nelle attività di assistenza agli anziani. Nella
maggior parte dei casi, l’aiuto familiare è l’unico
disponibile e raramente questo si abbina a quello
di una persona esterna pagata dalla famiglia. E’
questa la situazione del 90% delle persone anziane con gravi problemi di autonomia nelle attività della vita quotidiana.
Se la tenuta della realtà familiare non può che
essere valutata positivamente, i nuovi bisogni di
203
204
assistenza agli anziani comportano un disagio
sempre più crescente. Tale disagio è subito sia
direttamente dall’anziano, in termini di scarsa
qualità dell’assistenza ricevuta, sia dalla stessa
famiglia, in termini di costi finanziari, organizzativi e di stress emotivo che è costretta sopportare. Secondo l’analisi campionaria, in circa il
10% dei casi si sono rilevate delle modificazioni
importanti nell’organizzazione familiare, con
turni regolari ed impegnativi organizzati tra
diversi soggetti necessariamente accompagnati a
volte da rinunce ad attività lavorative, per far
fronte alla situazione.
Il quadro delle risorse socio-economiche
Le risorse sociali esterne alla famiglia mostrano
invece caratteristiche ambigue. Da un lato la rete
di vicinato sembra ancora rappresentare un valido supporto, se non altro potenziale, per una
buona parte degli anziani aretini. Più del 50%
degli intervistati ha infatti dichiarato di frequentare spesso i propri vicini di casa. Circa un quarto, comunque, dichiara di non avere frequentazioni con i propri vicini e le visite o la compagnia di una persona esterna al nucleo familiare si
verifica una volta la settimana per il 27% degli
anziani e mai per il 17%. Raramente, inoltre, gli
anziani aretini si muovono dal loro contesto
familiare. Il 34% di loro non ha mai abbandonato
la propria abitazione nel corso dell’ultimo anno.
Tali situazioni si riflettono in una progressiva
perdita di ruolo, accompagnata ad un senso di
inutilità crescente. Il 40% delle persone intervistate, ma la percentuale è vicina al 50% per il
sesso femminile, dichiara infatti di sentirsi spesso inutile.
L’offerta di servizi deve tenere in considerazione
del bisogno di compagnia espresso dagli anziani. Quasi il 30% di loro ritiene infatti di aver
bisogno di maggiore compagnia durante il giorno. Tale percentuale aumenta nel caso di donne,
persone che vivono sole o in condizioni di limitata autonomia nello svolgimento delle attività
quotidiane. Anche il bisogno di un più flessibile
sistema di trasporto è avvertito come esigenza
da più del 30% degli anziani.
La conoscenza della rete e l’informazione
Dall’analisi svolta con i responsabili di servizio
degli enti pubblici e all’interno dei vari gruppi
focus, emerge la mancanza di una effettiva politica di intervento di rete tra operatori di diverse
istituzioni ed organismi. La conoscenza dei servizi disponibili nel territorio e l’informazione
sui sistemi di attivazione delle risorse messe a
disposizione da altri organismi è assai limitata.
Tra gli operatori pubblici e quelli del privato
sociale, così come tra questi ultimi, non esistono
procedure finalizzate allo scambio di informazioni sulle re c i p roche attività. Le conoscenze
sono pertanto sporadiche ed occasionali, anche
tra persone che operano nel settore da alcuni
anni. Come risultato, un nuovo operatore che si
inserisce, da professionista o da volontario, nel
mondo dei servizi di assistenza agli anziani
deve spesso compiere un lungo percorso di
investigazione ed approfondimento personale
per conoscere il quadro delle risorse del proprio
territorio.
Conseguente alla problematica appena evidenziata, rileviamo la scarsità di informazione circa i
servizi e le loro modalità di accesso anche tra gli
stessi anziani e le loro famiglie. La sola esistenza
di alcuni servizi, quali l’assistenza domiciliare
ad esempio, è conosciuta solamente da meno del
50% degli anziani ultra75enni del Comune di
Arezzo. Seppure il questionario non indagasse
l’area di conoscenza circa le modalità di accesso
205
206
alla rete di servizi, si può tuttavia ragionevolmente pensare che le conoscenze in merito a
questo aspetto siano considerevolmente più
limitate.
Studi nel settore dei servizi alla persona evidenziano come solo il 10% di domanda espressa si traduca in domanda effettiva. Tra i motivi
della mancata trasformazione del potenziale di
acquisto, troviamo principalmente il costo (il
40% circa) e la difficoltà di reperibilità del servizio sul mercato (il 30% circa). Tale dato deve
mettersi in relazione con le caratteristiche di
relativa rigidità del mercato regolare dell’offerta di servizi.
8.2 I SERVIZI
Negli ultimi anni la Regione Toscana ha mosso
importanti passi rispetto all’adeguamento dei
servizi per gli anziani. Al tema della non autosufficienza è stata dedicata particolare attenzione, attraverso l’istituzione di una apposita
legge per l’assistenza ad anziani non autosufficienti. Nel recente progetto obiettivo sulla
Tutela della Salute degli Anziani è stato inserito
il progetto Alzheimer nel tentativo di dare
risposta alle problematiche più ur g e n t i .
Tuttavia tali orientamenti mostrano livelli di
copertura dei servizi ancora bassi rispetto alle
dimensioni complessive del problema.
I livelli di copertura dei principali servizi
I risultati in termini di copertura dei servizi
rispetto agli standard quantitativi fissati dai
recenti Progetto Obiettivo sulla Tutela della
Salute degli Anziani evidenziano:
• la dichiarata espansione dell’assistenza
d o m i c i l i a re al 3% della popolazione anziana
ultra65enne è ben lungi dall’essere raggiunta
da tutti i Comuni della Zona Aretina. Nel 1997
e nel 1998 la copertura si è attestata su una
media dello 0,75%, con eccezione del Comune
di Civitella, nel quale le percentuali di assistenza domiciliare sono di circa il 2%. In termini
complessivi, la spesa sembra abbia seguito una
logica di mantenimento dei livelli assoluti di
spesa;
• gli obiettivi di raggiungimento dell’1,6% di
posti letto disponibili presso le RSA per non
autosufficienti non sono stati raggiunti. Al 1998
i posti disponibili in tutte le RSA della zona, sia
convenzionate che non, rappresentano circ a
l’1% della popolazione anziana ultra65enne. In
funzione di tali bisogni, è in via di completamento da parte della Azienda USL una nuova
struttura di RSA che dovrebbe permettere un
avvicinamento degli obiettivi regionali, consentendo inoltre la riduzione di una lista di attesa
che in alcuni momenti è di difficile gestione;
• sebbene l’obiettivo minimo di un centro
diurno per non autosufficienti per zona sia
stato raggiunto, i posti disponibili presso tali
centri sono ancora molto al di sotto delle reali
necessità rappresentate da un numero elevato
di anziani al limite dell’autosufficienza per i
quali le cure parentali rappresentano al
momento l’unica realtà disponibile.
Esiste ancora una situazione di disparità tra i
Comuni della Zona A retina ed il Comune di
Arezzo in termini di gamma di servizi disponibili. Il servizio di cure domiciliari (assistenza
d o m i c i l i a re integrata) erogato dalla A z i e n d a
USL e destinato in prevalenza ai malati terminali, è ad esempio disponibile per il solo
Comune capoluogo. Anche i protocolli di intesa
tra il Sindacato Pensionati sulle riduzioni dei
tributi per l’utilizzo di servizi comunali si
applica al solo Comune di Arezzo.
207
208
La qualità e la razionalizzazione dei servizi
Comuni ed Azienda USL non hanno ancora stabilito sistemi standardizzati di verifica della qualità dei servizi erogati. Primi importanti passi
sono stati mossi all’interno delle RSA attraverso
l’istituzione di un regolamento, di una
Commissione Zonale per la valutazione delle
liste di attesa, la formalizzazione degli organismi
di rappresentanza. Tali elementi, costituiscono
elementari e non esaustivi requisiti preliminari
per servizi di qualità. Un’iniziativa più forte è
necessaria in merito ad una definizione più specifica dei parametri di qualità dei servizi, alla
c reazione di effettivi meccanismi di verifica,
nonché ad azioni previste per misurare il grado
di soddisfazione degli utenti.
I servizi di assistenza domiciliare comprendono
anche attività di assistenza alla persona e cura
dell’ambiente domestico che non richiedono un
livello particolare di specializzazione della forza
lavoro. Per questi servizi si utilizzano operatori
di cooperative sociali il cui costo è particolarmente più elevato rispetto alle corrispondenti
tariffe di lavoro domestico del mercato privato.
Una razionalizzazione dell’utilizzo delle risorse,
riorganizzando il servizio con una chiara relazione tra prestazioni richieste agli operatori e
loro retribuzione, potrebbe migliorare i livelli di
copertura del servizio.
Ci sono forme di assistenza che vengono erogate
senza dare al cittadino nessun supporto di servizio. L’assegno di accompagnamento, riguardante circa il 6% della popolazione ultra65enne aretina, viene erogato come puro trasferimento di
risorse senza che questo comporti nessuna valutazione circa l’effettivo impiego di tali risorse.
Una situazione analoga si ha nel caso dell’assegno per l’assistenza domiciliare indiretta che
prevede formalmente l’adesione da parte dell’anziano e della sua famiglia di un piano terapeutico assistenziale ma che di fatto non prevede elementi coerenti di monitoraggio.
L’organizzazione distrettuale
La situazione relativa al passaggio delle deleghe
dalla Azienda USL ai Comuni è ancora in una
fase critica. Oltre a stabilire un piano per l’assorbimento di quote sociali poste ancora a carico
del Fondo Sanitario Nazionale, l’organizzazione
della presa in carico nel caso della non autosufficienza presenta aspetti di urgente razionalizzazione. A livello organizzativo vi sono alcuni elementi prioritari da affrontare per consentire una
maggior efficacia ed efficienza sia dei servizi in
essere che dei futuri investimenti. Tali aspetti
acquistano ancora più forte rilevanza in funzione dell’attuale processo di ristrutturazione della
azienda AUSL, che prevede lo spostamento del
distretto all’attuale livello zonale. Tra le priorità
organizzative ricordiamo:
• la problematica della gestione della non autos u fficienza e del gestore unico previsto dalla
legge 72/97;
• l’organizzazione dei servizi di distretto con
particolare riguardo alla problematica del gestore del piano di assistenza (case manager) e dell’efficacia del suo intervento durante tutto il percorso assistenziale;
• l’attivazione sostanziale delle modalità di
gestione associata tra comuni di servizi specifici.
Le caratteristiche dell’offerta
La domanda potenziale di servizi alla persona è
ancora per buona parte poco sfruttata. Al di là
dei servizi pubblici offerti e dell’ancora limitata
propensione al mercato da parte delle cooperative sociali della zona, il bisogno di assistenza da
parte della persona anziana o della sua famiglia
209
210
è soddisfatto tramite la rete informale di conoscenze e/o il mercato sommerso dell’assistenza.
Tale situazione rende particolarmente gravoso
l’onere di reperimento sul mercato dei servizi da
parte della famiglia, così come la successiva
gestione o sostituzione degli stessi.
Se la cooperazione sociale aretina vede ancora la
grandissima parte del proprio lavoro come appalto di servizi per conto del settore pubblico, emergono negli ultimi anni progetti e prodotti che
hanno proprio nella relazione diretta con i potenziali utenti/clienti il principale obiettivo.
A tale proposito, gli sforzi a favore del sostegno
all’impresa ed alla formazione di professionalità
nell’ambito della cura agli anziani devono essere
ulteriormente incentivati. Le iniziative fin qui
intraprese sono state marginali e/o occasionali. A
tale proposito esistono imprese di mercato che
stanno cominciando ad aprirsi nuovi spazi nel
campo della assistenza domiciliare. Queste forze
di mercato forniscono servizi con alcuni parametri di qualità che il mercato nero non fornisce.
Un’opera di incentivazione e tutela della qualità
da parte del settore pubblico va ricercata e promossa.
Il volontariato
Accanto al sistema di imprese sociali in grado di
offrire servizi con un certo grado di qualifica professionale, il mondo del volontariato ha svolto e
continua a svolgere un importante funzione di
supporto prevalentemente di carattere affettivo e
relazionale. Tali sforzi sono per buona parte compiuti isolatamente rispetto agli interventi pubblici, principalmente per la dimensione di un bisogno infinitamente più vasto rispetto alle capacità
di risposta da parte dei servizi. Ciononostante,
azioni di supporto alla formazione e rafforzamen-
to della rete costituiscono una priorità.
I Centri di Aggregazione Sociale e le realtà parrocchiali costituiscono il principale tessuto di
riferimento per le attività del volontariato a
favore degli anziani. I primi si caratterizzano per
la loro dimensione di socializzazione e di punto
di riferimento territoriale mentre i secondi sono
particolarmente attivi nel raggiungere problematiche di bisogno più strettamente individuali.
Entrambe le risorse hanno bisogno, su loro stessa indicazione, di maggior supporto e coordinamento con le diverse realtà territoriali per essere
maggiormente incisivi nei rispettivi ambiti di
intervento.
L’accesso alla rete di servizi e l’informazione
I punti di accesso alla rete di servizi sono costituiti dai distretti. Di fatto tali punti di accesso
sono limitati e di non facile accesso da parte di
molti cittadini. Si rende necessaria la presenza di
punti di informazioni diffusi nel territorio in
grado di orientare il cittadino in una prima fase
di espressione dei propri bisogni.
Alcune risorse utili per un servizio di prima
informazione più capillare sono chiaramente
sottoutilizzate. A questo proposito una serie di
potenziali canali informativi potrebbero essere
facilmente attivati e/o resi più efficaci. Si pensi
in questo caso al ruolo svolto dai patronati sindacali, solo in minima parte indirizzato alla funzione di informazione sulla rete di servizi, al servizio di informazione del Comune di Arezzo,
alla linea telefonica del Filo d’Ar g e n t o
dell’AUSER o ai Centri di Aggregazione Sociale.
La distribuzione della spesa comunale
Circa il 90% della spesa pubblica sociale si concentra sui servizi di assistenza residenziale (RSA
211
212
e RA) e sull’assistenza domiciliare. Il mantenimento di tali servizi, i cui livelli di copertura
possono difficilmente essere ridotti, fornisce
pochissimi gradi di libertà nella gestione della
spesa sociale di parte corrente dei Comuni. Fino
ad oggi, gli impieghi prevalenti del Fondo
Regionale per l’Assistenza Sociale, introdotto da
due anni, coprono di fatto le mancate entrate
derivanti da fondi regionali di leggi di settore
oggi non più in essere, limitando notevolmente
l’impatto in termini di aumento di servizi disponibili per il cittadino.
Vista la concentrazione della spesa pubblica nei
servizi residenziali o domiciliare di base e considerato che il costo per la collettività dei servizi
residenziali è molto più elevato rispetto a quelli
dell’assistenza domiciliare, l’impostazione degli
attuali regolamenti di accesso ai servizi scarica la
maggior parte dei costi di natura sociale sull’ente
pubblico nel caso dell’assistenza domiciliare, e sul
cittadino nel caso dei servizi residenziali. Le spese
di carattere sanitario sono invece per intero a carico del Fondo Sanitario Nazionale e Regionale.
Particolarmente limitata è la capacità di spesa di
investimento da parte dei Comuni. Servizi quali
i Centri Diurni per anziani non autosufficienti
sono richiesti in tutta la Zona Aretina. Tali centri
possono essere acquisiti attraverso una politica
attiva di project financing, che può includere
una riorganizzazione nell’utilizzo dei beni
immobili a disposizione del Comune e/o dal
miglior impiego di fondi strutturali europei, fino
ad oggi scarsamente utilizzati, nonché dalla
ricerca di partnership con il settore privato.
Il monitoraggio
Il monitoraggio circa l’andamento dei livelli di
copertura dei servizi e/o lo stato di avanzamen-
to dei progetti appare ancora debole. Gli indicatori disponibili sono prevalentemente statistiche
relative agli input ed agli output di gestione,
senza aiutare nella verifica sul grado di efficacia
generale della politica né sulla qualità delle prestazioni erogate. Le attività di monitoraggio sui
livelli di copertura dei principali servizi offerti
richiedono una più accurata definizione ed assestamento dei processi di rilevazione. L’attività
svolta dall’Osservatorio per le Politiche Sociali è
particolarmente importante nel creare un primo
insieme coerente di informazioni sulle politiche
sociali. A questo proposito, sembra necessario il
potenziamento di tali servizi. Particolare attenzione dovrà essere posta alla revisione del sistema di indicatori settoriali, al loro collegamento
con il sistema di indicatori attualmente in essere
all’interno del Comune di Arezzo. Un coinvolgimento dei livelli dirigenziali dei principali servizi all’interno dei gruppi di lavoro è fondamentale se si vuole realmente potenziare il supporto al
sistema di programmazione.
Va rafforzata inoltre l’attività di informazione e
coinvolgimento dell’Osservatorio nella funzione
di restituzione delle informazioni a livelli territoriali capillari, coinvolgendo quanto più possibile
le realtà del terzo settore, la Conferenza dei
Sindaci della Zona e del Tavolo di Concertazione
per le Politiche Sociali del Comune di Arezzo.
La programmazione zonale
Infine, la Conferenza di Zona e il Tavolo di
Concertazione del Comune di Arezzo devono
s v o l g e re un ruolo più incisivo di indirizzo e
verifica dei programmi di politica sociale. Il
rafforzamento di una segreteria a carattere permanente, anche comune, dei due organismi sembra un passo necessario per una maggior efficacia degli stessi. Tale priorità è chiaramente
213
214
espressa all’interno del Piano di Zona del ’99 in
cui si specifica, nella sezione di indirizzi della
parte progettuale, che le quote assegnate a spese
di investimento privilegeranno la formazione,
gli studi e le ricerche finalizzate alla funzionalità
della Segreteria Tecnica Amministrativa della
Conferenza di Zona e della gestione associata,
nonché le strutture organizzative del tavolo di
concertazione con il terzo settore.
Va inoltre data più concreta applicazione al coinvolgimento del terzo settore nelle attività di programmazione e gestione dei servizi, fino ad oggi
molto limitato. Il Tavolo di Concertazione del
Comune di Arezzo ancora non è riuscito a stabilire i propri obiettivi ed un preciso programma
di lavoro, nonché ad integrare il terzo settore in
maniera significativa all’interno del percorso di
formulazione del Piano Sociale di Zona.
Le possibili linee di sviluppo del Patto
Il lavoro svolto dal Gruppo Tecnico e i risultati
di questa ricerca mettono in risalto tre possibili
linee di sviluppo del Patto Territoriale:
• la definizione di priorità territoriali, di obiettivi e target operativi per l’attuale rete di servizi.
Si tratta in questo caso di produrre una logica
condivisa tra istituzioni, terzo settore e cittadini
sulle priorità di intervento e di spesa all’interno
dell’attuale rete di servizi;
• la condivisione di metodologie di lavoro
comuni a favore di una maggiore integrazione
dei servizi all’interno dell’attuale rete di servizi;
• il supporto e la sperimentazione di servizi
innovativi sia a favore dell’anziano e della sua
famiglia che per la creazione di un mercato privato di servizi alla persona.
9. APPENDICE A
IL QUESTIONARIO
9.1 IL CAMPIONE
Abbiamo sottoposto il questionario per la valutazione funzionale multidimensionale ad un campione
di 200 persone con età superiore ai 75 anni rappresentativo della popolazione anziana del Comune di
Arezzo. Il campione è stato stratificato scegliendo
quattro variabili significative che hanno permesso il
raggruppamento delle unità della popolazione aretina ultra75enne in sottoinsiemi più omogenei. Da
ciascuno di questi insiemi abbiamo estratto, casualmente e in proporzione al loro peso sulla popolazione totale, gli elementi da intervistare.
• Sesso : Uomo / Donna
• Età : 75-79 / 80-84 / 85 e +
• Circoscrizione di residenza : 1 / 2 / 3 / 4 / 5 / 6
• Componenti del nucleo familiare : 1 / 2 / 3 o +
Il campione degli intervistati è stato selezionato a
partire dal dato della popolazione con età superiore ai 75 anni residente nel Comune di Arezzo
nel mese di maggio 1999: circa 8600 soggetti. La
taglia del campione è stata dimensionata sulla
scorta di un grado di affidabilità dei dati che prevede una probabilità di commettere un errore in
più o in meno del 7% pari al 5%. Il campione considerato è formato da 129 donne e 61 uomini, con
età media di 80,8 anni.
9.2 LA SCHEDA
9.2.1 Introduzione
Il seguente questionario è indirizzato ad un campione rappresentativo della popolazione anziana
di età superiore ai 75 anni del Comune di
Arezzo.
Gli obiettivi del questionario sono la valutazione
dello stato di salute della persona anziana. Il
217
218
concetto di stato di salute dell’anziano si esamina in un’ottica multidimensionale, valutando i
principali aspetti dello stato di salute e del grado
di indipendenza della persona.
Il questionario si basa su strumenti standardizzati, precedentemente utilizzati in simili ricerche. Si è parzialmente adattata la metodologia
Older Americans Resources and Services
(OARS) già adattata ed applicata al caso italiano
dal Dipartimento di Salute Pubblica
dell’Università di Tor Vergata, Roma.
Il questionario consente di comparare la tipologia di bisogni della popolazione anziana con la
tipologia di servizi esistenti.
La somministrazione del questionario attribuisce
grande importanza alla valutazione dell’intervis t a t o re, che esprimerà giudizi sintetici per le
diverse dimensioni valutate. Il questionario è
però predisposto affinché si ottengano i medesimi risultati anche se usato da persone non esperte,
purché
adeguatamente
formate.
All’intervistatore è richiesto un atteggiamento
oggettivo, interessato, non frettoloso, che cerchi
di contenere l’eventuale loquacità dell’interlocutore, stimolandola viceversa quando è il caso.
Il questionario si compone di tre parti:
• Parte 1 - Verifica dati personali e valutazione
sintetica attendibilità della persona intervistata;
• Parte 2 - Intervista alla persona anziana (o ad un
informatore nel caso la persona anziana non sia
reputata attendibile);
• Parte 3 - Valutazione sintetica dell’intervistatore
Parte 1 - Verifica dei dati personali
L’intervistatore rileverà l’attendibilità dei dati della
persona anziana verificando l’esattezza delle
risposte fornite riguardo i propri dati personali.
La verifica dell’attendibilità della persona intervistata costituisce il primo elemento di valutazione per la prosecuzione dell’intera intervista.
Se la persona anziana non risponde in maniera
attendibile alle domande preliminari (numero di
errori superiori a 3), l’intervista avverrà con un
i n f o r m a t o re (membro della famiglia o altro ) .
Altrimenti l’intervista proseguirà con la stessa
persona anziana.
Parte 2 - Intervista alla persona anziana o ad un
informatore
Opzione 1 - Persona anziana
Se dopo l’esame della parte 1 la persona anziana è
affidabile si procede con l’intervista vera e propria. Questa parte si divide nelle seguenti sezioni:
• risorse sociali;
• anziano come risorsa;
• risorse economiche;
• attività quotidiane;
• salute fisica;
• salute mentale;
• conoscenza ed uso dei servizi.
Opzione 2 – Informatore
Se dopo l’esame della parte 1 la persona anziana
non si ritiene affidabile, si procede con l’intervista ad un informatore presente durante la visita
(un membro della famiglia che abbia legami
stretti di parentela o convivente, colui/lei che si
prende cura del soggetto, un parente non convivente che frequenti la persona).
In questa opzione lo sviluppo del questionario è
semplificato. Si svolgerà secondo le seguenti
dimensioni:
219
220
• risorse sociali;
• risorse economiche;
• salute mentale;
• salute fisica.
Le sezioni “Anziano come risorsa”, “Attività
quotidiane” e “Conoscenza ed uso dei servizi”
non saranno affrontate.
Parte 3 – Valutazione sintetica dell’intervistatore
Al rilevatore saranno chieste due sintesi finali,
entrambe coerenti tra loro e con l’intervista di
cui alla Parte 2.
Una prima sintesi, da farsi appena terminata
l’intervista, rileverà le prime impressioni del
rilevatore. Una seconda sintesi esprimerà il giudizio sintetico dell’intervistatore secondo un
punteggio attribuibile attraverso una griglia.
4 Mi conferma il suo numero di telefono?
a) Corretto; b) Sbagliato; c) Non lo sa; d)
Nessuna risposta
5 La regione nella quale è nato è: la stessa,
un’altra o è di altra nazionalità?
a) Corretto; b) Sbagliato; c) Non lo sa; d)
Nessuna risposta
6 Ricorda il cognome da nubile di sua madre?
a) Sì; b) No; c) Non lo sa; d) Nessuna risposta
6a Numero totale di errori___________________
7 Ha frequentato qualche tipo di scuola?
Quale?
a) Ha iniziato ma non terminato la scuola elementare; b) Ha finito la scuola elementare; c) Ha
iniziato ma non terminato la scuola media; d)
Ha finito la scuola media; e) Ha iniziato ma non
terminato la scuola superiore; f) Ha finito la
scuola superiore; g) Ha studiato all’università
senza terminarla; h) Si è laureato; i) Nessuna
risposta
9.2.2 Parte 1 – Verifica dei dati personali
9.2.3 Parte 2 – Intervista
Rilevare dalla scheda anagrafica:
Cognome e nome __________________________
Sesso _____________________________________
Data di nascita_____________________________
Comune di nascita _________________________
Provincia__________________________________
Indirizzo__________________________________
Telefono __________________________________
1 Quanti anni ha già compiuto?
a) Corretto; b) Sbagliato; c) Non lo sa; d)
Nessuna risposta
2 Quando è nato?
a) Corretto; b) Sbagliato; c) Non lo sa; d)
Nessuna risposta
3 Mi conferma il suo indirizzo qui?
a) Corretto; b) Sbagliato; c) Non lo sa; d)
Nessuna risposta
Opzione 1 – Intervista alla persona anziana
SEZIONE RISORSE SOCIALI
8 E’ celibe, sposato/a, divorziato/a, separato/a?
a) Celibe/Nubile; b) Sposato/a; c) Vedovo/a; d)
Divorziato/a; e) Separato/a; f) Nessuna risposta
9 (Ist: Se sposato) Anche il suo coniuge vive
qui?
a) Sì; b) No;
c) Nessuna risposta
10 Chi vive con lei?
a) Nessuno; b) Marito o moglie; c) Figli;d)
Nipoti; e) Genitori; f) Fratelli e sorelle; g) Altri
parenti;
h) Amici; i) Un assistente a pagamento che non
abbia parentela; l) Altri (specificare)
11 L’anno scorso con che frequenza ha lasciato
la casa per visitare la sua famiglia e/o amici
durante i fine settimana, o le vacanze, o per
221
222
gite di piacere?
a) Una volta alla settimana o più; b) 1-3 volte al
mese; c) Meno di una volta al mese o solo per le
vacanze; d) Mai; e) Nessuna risposta
12 Quante persone conosce a cui si sentirebbe
di far visita a casa, includendo anche i parenti?
a) Cinque o più; b) Da tre a quattro; c) Da una a
due; d) Nessuna; e) Nessuna risposta
13 (Ist: Pensiamo ora alla scorsa settimana).
Quante volte ha parlato con qualcuno al telefono – amici, parenti, o altri – la settimana scorsa?
Mi dica in totale, sia che ne abbia fatte lei, sia che
ne abbia ricevute. (La domanda va comunque
posta anche se la persona non ha telefono)
a) Una volta al giorno o più; b) Tra 2 e 6 volte
nella settimana; c) Una volta nella settimana; d)
Mai; e) Nessuna risposta
14 Quante volte durante la scorsa settimana ha
trascorso del tempo con qualcuno che non vive
con lei? Sia che sia andato/a lei a trovarli, o che
siano venuti loro a trovarla, o che siate usciti
per fare qualcosa assieme?
a) Una volta al giorno o più; b) Tra 2 e 6 volte
nella settimana; c) Una volta nella settimana; d)
Mai; e) Nessuna risposta
15 Ha qualcuno del quale fidarsi e con cui confidarsi?
a) Sì; b) No; c) Nessuna risposta
16 Di chi si tratta (ammessa più di una risposta)?
a) Coniuge convivente; b) Figlio/a convivente; c)
Figlio/a non convivente; d) Altro familiare convivente; e) A l t ro familiare non convivente; f)
Vicino/a; g) Amico/a; h) Persona del servizio
sociale; i) Volontario (attività organizzata); l)
Volontario (attività non organizzata); m) Persona
pagata personalmente o dalla propria famiglia
17 Si sente solo spesso, qualche volta, o quasi
mai?
a) Piuttosto spesso; b) Qualche volta; c) Quasi
mai
18 Vede i suoi parenti o amici tanto spesso
quanto vorrebbe o è, in qualche modo, scontento di incontrarli così poco?
a) Tanto spesso quanto vorrebbe; b) In qualche
modo scontento di incontrarli così poco; c)
Nessuna risposta
19 Come descriverebbe i suoi vicini di casa ?
a) le vogliono bene e l’aiutano se ha bisogno; b)
sono bravi, ma ognuno ha la sua vita; c) sono
come degli estranei per lei; d) abito in una casa
isolata e non ho rapporti con i vicini
20 Frequenta i suoi vicini di casa?
a) Spesso; b) Qualche volta; c) Quasi mai; d) Mai
21 In un giorno qualsiasi quanto tempo resta
solo/a?
a) Sempre, notte e giorno; b) Sempre solo la
notte; c) Sempre la notte e gran parte della giornata; d) Sempre la notte e qualche ora durante il
giorno; e) Sempre solo di giorno; f) Più di mezza
giornata; g) Qualche ora; h) Mai o meno di un’ora; i) Altro (specificare)
22 C’è qualcuno che la aiuterebbe in modo
completo se la sua situazione peggiorasse, per
esempio suo marito/moglie, un membro della
sua famiglia o un amico?
a) Sì, c’è qualcuno; b) No, non c’è nessuno che
vorrebbe aiutarla o che sia in grado di farlo; c)
Nessuna risposta
23 Questa persona/e si prenderebbe/ro cura di
lei per tutto il tempo necessario, o solo per un
breve periodo, o magari si tratta di qualcuno
che la aiuterebbe solo occasionalmente (per
esempio portandola dal dottore, o organizzando occasionalmente il pranzo, ecc.)
a) Si prendrebbe/ro cura a tempo indeterminato
(per tutto il tempo necessario); b) Si prendrebbe/ro cura per un breve periodo di tempo (da
poche settimane a sei mesi); c) Aiuterebbe/ro in
223
224
modo occasionale (accompagnando dal dottore
o organizzando il pranzo, ecc.); d) Nessuna
risposta
24 Di chi si tratterebbe (è possibile più di una
risposta)?
a) Coniuge convivente; b) Figlio/a convivente; c)
Figlio/a non convivente; d) Altro familiare convivente; e) A l t ro familiare non convivente; f)
Vicino/a; g) Amico/a; h) Persona del servizio
sociale; i) Volontario (attività organizzata); l)
Volontario (attività non organizzata); m) Persona
pagata personalmente o dalla propria famiglia
Note della sezione:
SEZIONE ANZIANO COME RISORSA
25 Quando sta in casa a quale di queste attività
si dedica (ammesse più di una risposta)?
a) Pulizie; b) Cucina; c) Piccola manutenzione; d)
Custodia bambini; e) Compagnia/assistenza ad
altri soggetti anziani; f) Giardinaggio; g) Altro
(specificare); h) Nessuno
26 (Ist: se non svolge alcuna attività in casa).
Per quale motivo non si dedica a nessuna attività?
a) troppo vecchio; b) troppo ammalato; c) non ne
ha voglia; d) non ne ha bisogno; e) altro (specificare)
27 (Per le risposte positive alla domanda 25)
Nello svolgere queste attività lei si può considerare come la principale risorsa della sua
famiglia o altri ricoprono questo ruolo in
maniera principale o comunque con regolarità?
a) Pulizie; b) Cucina; c) Piccola manutenzione; d)
Custodia bambini; e) Compagnia/assistenza ad
altri soggetti anziani; f) Giardinaggio; g) Altro 1;
h) Altro 2
28 Al di là delle attività domestiche, lei si dedica a qualche attività per gli altri?
a) Sì; b) No (vai alla domanda 33)
29 A quali condizioni?
a) Gratis; b) Apagamento
30 In quali iniziative a carattere pubblico e
sociale si sta già dedicando?
a) Custodia dei bambini presso le scuole e nelle
famiglie; b) Assistenza degli anziani nelle case di
riposo; c) Assistenza degli anziani a domicilio
(compagnia, spesa, piccole faccende); d) Vigilanza
nelle zone di verde pubblico e/o agli edifici adibiti ad attività culturali; e) Esecuzione di lavori di
manutenzione o di artigianato; f) Partecipare e/o
organizzare spettacoli di tradizione popolare e/o
musicali; g) Altro (specificare)
31 Con che frequenza?
a) Più di due giorni alla settimana; b) Un giorno
alla settimana; c) Una o due volte al mese; d)
Solamente quando capita
32 A quale altra si dedicherebbe?
a) Specificare; b) Nessuna
Note della sezione:
SEZIONE RISORSE ECONOMICHE
33 Attualmente lei è (ammesse più risposte):
a) Lavoratore a tempo pieno; b) Lavoratore saltuario; c) Pensionato/a; d) Casalinga
34 Se pensionato/a, che tipo di pensione riceve
(ammesse più risposte)?
a) da lavoro; b) Invalidità; c) Invalidità con assegno di accompagnamento; d) Reversibilità; e)
Minima/sociale; f) Altro (specificare)
35 Se pensionato, quale era la sua occupazione
principale?
a) Dirigente; b) Impiegato; c) Capo operaio, operaio; d) Contadino dipendente; e) Altro lavoro
dipendente; f) Imprenditore; g) Lavoratore in
proprio (piccolo artigiano, etc.); h) Libero professionista; i) Altro (specificare)
36 La casa in cui abita è sua o è in affitto?
a) di proprietà; b) in affitto; c) altro (specificare)
37 (Ist: Se in affitto) Riceve un aiuto economico
per il pagamento dell’affitto?
225
226
a) No, provvedo personalmente al pagamento
dell’affitto; b) Beneficio di un affitto agevolato
(case popolari ATER); c) La mia famiglia e/o
altri contribuiscono per una parte delle spese di
affitto
38 Quali servizi o comodità possiede (ammesse
più risposte)?
a) Ascensore; b) Giardino o aia; c) Acqua calda;
d) Gabinetto in casa; e) Bagno con vasca o doccia; f) Riscaldamento centralizzato; g)
Riscaldamento con stufe in tutte le stanze; h)
Riscaldamento con stufe in qualche stanza; i)
Lavatrice; l) TV
39 Ritiene la sua casa è abbastanza comoda per
le sue esigenze?
a) Sì; b) No; c) Solo in parte
(ist. Se no o solo in parte) Perché ?
40 Come giudicherebbe la sua situazione economica complessiva (beni di proprietà, risparmi accumulati, reddito)?
a) Ottima; b) Buona; c) Soddisfacente; d)
Appena sufficiente; e) Insoddisfacente; f)
Nessuna risposta
41 Pensando ad un mese qualsiasi, le spese che
è costretto ad affrontare sono superiori alle sue
entrate, così da non poter far fronte alle sue
necessità?
a) Sì, le spese sono troppe e non si può far fronte
alle necessità; b) Sì, le spese sono molte ma alla
fine si riesce ad arrivare anche se tra molte difficoltà; c) Le spese sono molte ma non sono un
problema; d) Le entrate sono largamente superiori alle spese
42 I suoi beni, i suoi risparmi accumulati ed il
suo reddito le sono sufficienti se le dovesse
capitare qualcosa di imprevisto?
a) Sì; b) No; c) Nessuna risposta
43 Aiuta i suoi parenti economicamente?
a) No, non ne ho la possibilità; b) No, non ne
hanno bisogno; c) Solo in caso di necessità; d)
Occasionalmente; e) Spesso; f) Mantiene totalmente almeno un figlio; g) Nessuna risposta
44 La sua famiglia la aiuta economicamente?
a) No, non ne ha la possibilità; b) No, non ne ho
bisogno; c) Solo in caso di necessità; d)
Occasionalmente; e) Spesso; f) Mantenuto/a
totalmente dalla propria famiglia; g) Nessuna
risposta;
45 Può dirmi, facendo il confronto con altre
persone della sua età in questa città, se pensa
che la sua condizione economica sia migliore,
uguale o peggiore delle altre?
a) Migliore; b) Uguale; c) Peggiore; d) Nessuna
risposta
46 Ha un contratto di assicurazione integrativa
privata per l’assistenza sanitaria?
a) Sì; b) No; c) Nessuna risposta
47 Ha un’assicurazione previdenziale integrativa?
a) Sì; b) No; c) Nessuna risposta
Note della sezione:
SEZIONE SALUTE FISICA
48 Nell’ultimo anno, come è stato in salute?
a) Molto bene; b) Abbastanza bene; c) Piuttosto
male; d) Molto male
49 Quante volte circa è stato/a visitato/a da un
medico negli ultimi sei mesi?
a) Una volta alla settimana; b) Due volte al mese;
c) Una/due volte ogni tre mesi; d) Solo saltuariamente; e) Nessuna risposta
50 Quanti giorni negli ultimi sei mesi è stato in
ospedale per problemi di salute fisica?
a) Numero di giorni; b) Nessuna risposta
51 Durante gli ultimi sei mesi per quanti giorni
è stato/a così male da essere incapace di svolgere le sue abituali attività: cioè fare qualche
lavoro o accudire la casa?
a) Mai; b) Meno di una settimana, o al massimo
una settimana; c) Più di una settimana ma meno
di un mese; d) Da uno a tre mesi; e) Da quattro a
227
228
sei mesi
52 Come valuterebbe in generale la sua salute al
momento: eccellente, buona, discreta o scarsa?
a) Eccellente; b) Buona; c) Discreta; d) Scarsa
53 Partecipa regolarmente ad attività all’aria
aperta di un certo impegno fisico (camminate,
lavori in giardino o campagna, attività sportive)?
a) Sì; b) No; c) Nessuna risposta
54 Prende medicine regolarmente?
a) Sì; b) No; c) Nessuna risposta
55 Se sì, per quale disturbo?
56 Ha avuto o ha altri problemi fisici o malattie
che attualmente intaccano in modo serio la sua
salute?
a) Sì (specificare); b) No; c) Nessuna risposta
57 Soffre attualmente di paralisi totale o parziale, mancanza o non funzionalità degli arti?
a) No; b) Paralisi totale; c) Paralisi parziale; d)
Mancanza o non funzionalità degli arti; e)
Fratture; f) Nessuna risposta
58 Come vede, considerando anche l’uso di
occhiali o lenti a contatto portati abitualmente:
ottimamente, bene, discretamente, poco o non
vede?
a) Ottimamente; b) Bene; c) Discretamente; d)
Poco; e) Non vede; f) Nessuna risposta
59 Come sente, considerando anche con l’aiuto
di normali apparecchi acustici: ottimamente,
bene, discretamente, poco o non sente?
a) Ottimamente; b) Bene; c) Discretamente; d)
Poco; e) Non sente; f) Nessuna risposta
Note della sezione:
SEZIONE SALUTE MENTALE
60 Capita a tutti di essere preoccupato di molte
cose. Con che frequenza le accade?
a) Molto spesso; b) Abbastanza spesso; c) Quasi
mai; d) Nessuna risposta
61 In generale trova la vita interessante e stimo-
lante o monotona?
a) Interessante e stim olante; b) Normale; c)
Monotona; d) Nessuna risposta; e) Altro (specificare)
62 Prendendo in considerazione complessivamente la vita che fa attualmente, si ritiene soddisfatto/a?
a) Molto; b) Abbastanza; c) Poco; d) Affatto; e)
Nessuna risposta
63 Ha difficoltà a concentrarsi su quello che sta
facendo?
a) Molto; b) Abbastanza; c) Poco; d) Affatto; e)
Nessuna risposta
64 Si sente spesso solo, anche se è insieme agli
altri: molto, abbastanza, poco, affatto?
a) Molto; b) Abbastanza; c) Poco; d) Affatto; e)
Nessuna risposta
65 Le capita spesso di piangere?
a) Molto; b) Abbastanza; c) Poco; d) Affatto; e)
Nessuna risposta
66 Le capita di sentirsi inutile: molto spesso,
abbastanza spesso, poco o affatto?
a) Molto; b) Abbastanza; c) Poco; d) Affatto; e)
Nessuna risposta
67 Come valuterebbe la sua attuale salute mentale (la sua testa) o il suo stato psichico: eccellente, buona, sufficiente o scarsa?
a) Eccellente; b) Buona; c) Sufficiente; d) Scarsa
68 La sua salute mentale o psichica è ora
migliore, la stessa, o peggiore di cinque anni
fa?
a) Migliore; b) La stessa; c) Peggiore; d) Nessuna
risposta
69 Nella sua giornata quanto tempo dedica
mediamente a (indicare il numero di ore):
a) Guardare la televisione; b) Ascoltare la radio;
c) Leggere; d) Al bar o circolo; e) A casa di/con
amici; f) Esercizi fisici; g) Studiare; h) Incontri
sociali (chiacchiere con vicini, incontri con i
parenti); i) Altro (specificare)
229
230
Note della sessione:
SEZIONE ATTIVITA’ QUOTIDIANE
70 Può usare il telefono?
a) Senza aiuto (sia cercare che comporre i numeri); b) Con un po’ di aiuto (può rispondere al
telefono o al centralinista in caso di emergenza,
ma ha bisogno di un telefono speciale o di un
aiuto per cerc a re su un elenco e comporre il
numero) c) E’ completamente impossibilitato ad
usare il telefono
71 Può recarsi in luoghi non raggiungibili a
piedi?
a) Senza aiuto (può viaggiare da solo sugli autobus, taxi o guidare la macchina); b) Con un po’
di aiuto (ha bisogno che qualcuno la aiuti o
venga con lei quando viaggia); c) E’ completamente impossibilitato a viaggiare senza quei
dispositivi di emergenza tipici dei veicoli specializzati come ad esempio un’ambulanza
72 Una volta arrivati al negozio può fare acquisti alimentari o di abbigliamento?
a) Senza aiuto (esegue gli acquisti necessari da
solo, a condizione di avere un mezzo di trasporto); b) Con un po’ di aiuto (ha bisogno della
compagnia di qualcuno quando si reca a fare
acquisti); c)è completamente impossibilitato a
fare qualsiasi acquisto
73 E’ in grado di prepararsi i pasti?
a) Senza aiuto (organizza e cucina pasti completi
da solo); b) Con un po’ di aiuto (è in grado di
preparare alcune cose ma non di cucinare pasti
da solo); c) E’ completamente impossibilitato a
preparare qualunque pasto
74 E’ in grado di eseguire i lavori domestici?
a) Senza aiuto (può spazzare i pavimenti, ecc.);
b) Con un po’ di aiuto (può svolgere i lavori
domestici più leggeri ma ha bisogno di qualcuno
che l’aiuti nei lavori pesanti); c) E’ completamente impossibilitato a svolgere qualsiasi tipo di
lavoro domestico
75 Può prendere da solo le sue medicine?
a) Senza aiuto (nelle dosi giuste e al momento giusto); b) Con un po’ di aiuto (è in grado di prendere
le medicine se qualcuno le prepara per lei e/o
ricorda che deve prenderle); c) E’ completamente
impossibilitato a prendere le sue medicine
76 E’ in grado di far uso del suo denaro?
a) Senza aiuto (scrive assegni, paga i conti, ecc.);
b) Con un po’ di aiuto (è in grado di gestire le
spese quotidiane ma ha bisogno di aiuto nell’uso
del libretto di assegni o per pagare i conti); c) E’
completamente impossibilitato a far uso del
denaro
77 E’ in grado di mangiare
a) Senza aiuto (è in grado di nutrirsi in modo
completo); b) Con un po’ di aiuto (ha bisogno
che qualcuno la aiuti a tagliare, ecc.); c) E’ completamente impossibilitato a farlo
78 E’ in grado di vestirsi e svestirsi da solo?
a) Senza aiuto (è capace di prendere i suoi abiti,
di vestirsi e svestirsi da solo); b) Con un po’ di
aiuto; c) E’ completamente impossibilitato a
vestirsi e svestirsi da solo
79 E’ in grado di prendersi cura della sua persona, ad esempio di pettinarsi e (per gli uomini)
di farsi la barba?
a) Senza aiuto; b) Con un po’ di aiuto; c) E’ completamente impossibilitato ad accudirsi
80 E’ in grado di muoversi in casa?
a) Senza aiuto (tranne che col bastone); b) Con
un po’ di aiuto da parte di una persona o con
l’aiuto di un deambulatore o di stampelle; c) E’
completamente impossibilitato
81 E’ in grado di raggiungere a piedi luoghi
vicini (negozi, case di amici o parenti, giardini,
centri sociali, etc.)
a) Senza aiuto (tranne che col bastone); b) Con
un po’ di aiuto da parte di una persona o con
l’aiuto di un deambulatore o di stampelle; c) E’
231
232
completamente impossibilitato
82 E’ in grado di andare a letto e di alzarsi
a) Senza aiuto o sostegni; b) Con un po’ di aiuto
(sia da parte di una persona che di un mezzo di
sostegno); c) E’ completamente dipendente da
qualcun altro che la sollevi
83 E’ in grado di fare il bagno o la doccia
a) Senza aiuto; b) Con un po’ di aiuto (ha bisogno di aiuto per entrare ed uscire dalla vasca, o
ha bisogno di accessori speciali nella vasca); c) E’
completamente impossibilitato a fare il bagno da
solo/a
84 Le succede mai di non arrivare al bagno in
tempo?
a) No; b) Sì; c) Ha un catetere o un’apparecchiatura per colostomia
Note della sezione:
SEZIONE CONOSCENZA/USO DI SERVIZI
85 E ’ a conoscenza del fatto che sono stati
avviati servizi sociali di varia natura a favore
delle persone che hanno più di 65 anni?
a) Sì; b) No
86 Se sì, mi può indicare quali di questi servizi
conosce?
a) RSA ( C ronicario); b) Casa di riposo; c)
Assistenza Domiciliare domestica o alla persona;
d) Assistenza Domiciliare infermieristica; e)
C e n t ro Diurno; f) Assegno per l’assistenza
(Comune); g) Assegno per l’accompagnamento
( P refettura); h) Servizio trasporto; i) Va c a n z e
anziani; l) Centri aggregazione sociale (centri
anziani); m) Telesoccorso; n) Ausili speciali
(CEDOCAR); o) Università della terza età; p)
Altro (specificare)
87 Ritiene di essere informato a sufficienza sulle
possibilità di servizi socio-sanitari esistenti?
a) Sì, adeguatamente; b) Solo in parte, conosco le
possibilità che possono rispondere al mio bisogno; c) No, ritengo di non essere adeguatamente
informato sulle possibilità esistenti; d) No, non
ho bisogno/non mi interessa alcun tipo di servizio; e) Nessuna risposta
88 Di quale di questi beneficia attualmente o
ha beneficiato in passato?
a) RSA ( C ronicario); b) Casa di riposo; c)
Assistenza Domiciliare domestica o alla persona;
d) Assistenza Domiciliare infermieristica; e)
C e n t ro Diurno; f) Assegno per l’assistenza
(Comune); g) Assegno per l’accompagnamento
( P refettura); h) Servizio trasporto; i) Va c a n z e
anziani; l) Centri aggregazione sociale (centri
anziani); m) Telesoccorso; n) Ausili speciali
(CEDOCAR); o) Università della terza età; p)
Altro (specificare)
89 Quale è il suo giudizio dei servizi con cui è
stato in contatto?
(1=Ottimo (qualità e quantità secondo i bisogni),
2=buono (qualità adeguata, quantità al di sotto
dei bisogni), 3=sufficiente (qualità scarsa, quantità adeguata ai bisogni) 4=insoddisfacente (qualità e quantità non rispondenti ai bisogni)
a) RSA ( C ronicario); b) Casa di riposo; c)
Assistenza Domiciliare domestica o alla persona;
d) Assistenza Domiciliare infermieristica; e)
C e n t ro Diurno; f) Assegno per l’assistenza
(Comune); g) Assegno per l’accompagnamento
( P refettura); h) Servizio trasporto; i) Va c a n z e
anziani; l) Centri aggregazione sociale (centri
anziani); m) Telesoccorso; n) Ausili speciali
(CEDOCAR); o) Università della terza età; p)
Altro (specificare)
IL TRASPORTO
90 Chi si occupa dei suoi spostamenti quando
esce per fare delle compere, va a trovare gli
amici, va dal medico, ecc.?
a) Coniuge convivente; b) Figlio/a convivente; c)
Figlio/a non convivente; d) Altro familiare convivente; e) A l t ro familiare non convivente; f)
233
234
Vicino/a; g) Amico/a; h) Persona del servizio
sociale; i) Volontario (attività organizzata); l)
Volontario (attività non organizzata); m) Persona
pagata personalmente o dalla propria famiglia;
n) Io stesso; o) Nessuno
91 In media quante volte esce a settimana?
a) Nessuna; b) Meno di una a settimana; c) Da
una a tre a settimana; d) Quattro o più
92 Per appuntamenti, visite, occasioni sociali,
ecc., pensa di avere bisogno di avere a disposizione mezzi di trasporto più di ora?
a) Sì; b) No
93 Nel caso abbia bisogno o ne avesse in futuro
sarebbe disposto a contribuire al costo di questi servizi?
a) Sì, posso farmi carico interamente del costo; b)
Sì, ma solo parzialmente; c) No, non ne ho la
possibilità; d) Nessuna risposta
LAVORI DOMESTICI, PASTI, CURA DELLA
PERSONA
94 Negli ultimi sei mesi qualcuno ha dovuto
regolarmente aiutarla nei lavori domestici abituali, nel preparare i pasti o nella sua cura personale?
a) Sì; b) No (vai alla domanda 97); c) Nessuna
risposta
95 (Ist: Se sì) Chi è stato?
a) Coniuge convivente; b) Figlio/a convivente; c)
Figlio/a non convivente; d) Altro familiare convivente; e) A l t ro familiare non convivente; f)
Vicino/a; g) Amico/a; h) Persona del servizio
sociale; i) Volontario (attività organizzata); l)
Volontario (attività non organizzata); m) Persona
pagata personalmente o dalla propria famiglia
96 Per quante ore a settimana ha avuto bisogno di
aiuto in questo tipo di servizi?
a) Meno di quattro ore a settimana; b) 4-8 ore a settimana (da mezza a una giornata); c) 9 ore o più
(più di un giorno a settimana)
97 Pensa di aver bisogno regolarmente di aiuto
per questo tipo di servizi?
a) Sì; b) No; c) Nessuna risposta
98 In misura maggiore di quanto avvenga ora?
a) Sì; b) No; c) Nessuna risposta
99 Nel caso abbia bisogno o ne avesse in futuro
sarebbe disposto a contribuire al costo di questi
servizi?
a) Sì, posso farmi carico interamente del costo; b)
Sì, ma solo parzialmente; c) No, non ne ho la possibilità; d) Nessuna risposta
ACCOMPAGNAMENTO E SOCIALIZZAZIONE
100 Pensa di avere bisogno di qualcuno che possa
passare del tempo con lei, semplicemente chiacchierando o leggendo qualcosa o che l’aiuti nelle
piccole commissioni?
a) Sì; b) No; c) Nessuna risposta
101 Nel caso abbia bisogno o ne avesse in futuro
sarebbe disposto a contribuire al costo di questi
servizi?
a) Sì, posso farmi carico interamente del costo; b)
Sì, ma solo parzialmente; c) No, non ne ho la possibilità; d) Nessuna risposta
102 Ha partecipato negli ultimi sei mesi a programmi sociali, a qualche attività organizzata,
ricreativa o di gruppo (corsi d’arte, artigianato,
ginnastica, ballo, ecc.)
a) Sì; b) No; c) Nessuna risposta
103 (Ist: Se sì) Quante volte circa alla settimana ha
partecipato a queste attività?
a) Una volta alla settimana o meno; b) Due-tre
volte a settimana; c) Quattro volte a settimana o più
104 (Ist: se non ha partecipato ad alcuna attività) Ritiene che sarebbe utile?
a) Sì; b) No; c) Nessuna risposta
Note della sezione:
Opzione 2 - Domande da porre ad un informatore
235
236
RISORSE SOCIALI
Da 110 a 112 solo se la persona anziana è ricoverata presso un istituto.
105 Quanto va d’accordo __________(la persona
intervistata) con la sua famiglia e gli amici:
molto, discretamente, poco?
a) Molto d’accordo (non ha problemi o conflitti);
b) Discretamente d’accordo (ha qualche conflitto
o problema con loro); c) Poco d’accordo (ha cons i d e revoli conflitti o problemi con loro); d)
Nessuna risposta
106 C’è qualcuno che la aiuterebbe in modo
completo se la sua situazione peggiorasse, per
esempio suo marito/moglie, un membro della
sua famiglia o un amico?
a) Sì, c’è qualcuno; b) No, non c’è nessuno che
vorrebbe aiutarla o che sia in grado di farlo c)
Nessuna risposta
107 C’è qualcuno che si prenderebbe/ro cura di
_____ per tutto il tempo necessario, o solo per
un breve periodo, o magari si tratta di qualcuno che la aiuterebbe solo occasionalmente (per
esempio portandola dal dottore, o organizzando occasionalmente il pranzo, ecc.)
a) Si prendrebbe/ro cura a tempo indeterminato
(per tutto il tempo necessario); b) Si prendrebbe/ro cura per un breve periodo di tempo (da
poche settimane a sei mesi); c) Aiuterebbe/ro in
modo occasionale (accompagnando dal dottore
o organizzando il pranzo, ecc.); d) Nessuna
risposta
108 C’è qualcuno che si prenderebbe cura di
_________ per tutto il tempo necessario o solo
per un breve periodo? O solo qualcuno che
lo/la aiuterebbe di quando in quando (accompagnandolo dal medico, preparando il pranzo,
etc.)?
a) Sì, c’è qualcuno che si prenderebbe cura della
persona a tempo indefinito (per quanto necessario); b) Qualcuno che si prenderebbe cura della
persona per un breve periodo di tempo (da qualche settimana a sei mesi); c) Qualcuno che lo aiuterebbe di tanto in tanto (accompagnandolo dal
medico o preparando il pranzo); d) Nessuna
risposta
109 Chi è questa persona?
a) Coniuge convivente; b) Figlio/a convivente; c)
Figlio/a non convivente; d) Altro familiare convivente; e) A l t ro familiare non convivente; f)
Vicino/a; g) Amico/a; h) Persona del servizio
sociale; i) Volontario (attività organizzata); l)
Volontario (attività non organizzata); m) Persona
pagata personalmente o dalla propria famiglia
110 (Ist:) __________ La persona ha buoni rapporti con gli altri in questo istituto?
a) Molto; b) Abbastanza; c) Poco; d) Per niente;
e) Nessuna risposta
111 (Ist) Quante volte circa al mese _________
si incontra con qualcuno di fuori (sia che vengano a trovarlo/a o che lui/lei vada a trovarli?
a) Molto poche (meno di una volta al mese); b)
Una o due volte al mese; c) Tre o quattro al mese;
d) Una o due volte a settimana; e) Tre o più volte
a settimana; f) Nessuna risposta
112 Dove è sistemato______________?
a) Appartamentino privato; b) Stanza a un letto;
c) Stanza a due letti; d) Stanza a tre letti; e)
Stanza a quattro letti; f) Corsia; g) Altro (specificare); h) Nessuna risposta
RISORSE ECONOMICHE
113 Secondo lei, le seguenti necessità primarie
di ________sono: (2=Ben soddisfatte 1=Appena
soddisfatte; 0=Per niente soddisfatte
a) Vitto; b) Abitazione; c) Vestiario; d) Cure
mediche; e) Piccoli extra
SALUTE MENTALE
114 _______mostra buon senso nell’esprimere
giudizi e nel prendere decisioni?
237
238
a) Sì; b) No; c) Nessuna risposta
115 _______è in grado di affrontare i problemi
gravi che gli/le si presentano?
a) Sì; b) No; c) Nessuna risposta
116 Ritiene che ______ trovi la vita interessante,
stimolante e soddisfacente?
a) Sì; b) No; c) Nessuna risposta
117 Come valuterebbe attualmente le condizioni mentali o emotive di ______? O la sua capacità di pensare confrontata con una persona
media che vive in modo autonomo?
a) Eccellente; b) Buona; c) Discreta; d) Scarsa; e)
Nessuna risposta
118 Le condizioni mentali di ________ o le sue
capacità di pensare sono, rispetto a cinque anni fa
a) Migliori; b) Circa le stesse; c) Peggiori; d)
Nessuna risposta
SALUTE FISICA
119 Come valuterebbe l’attuale stato di salute
di ______
a) Eccellente; b) Buono; c) Discreto; d) Scarso; e)
Nessuna risposta
120 I problemi di salute quanto incidono su
come _____ fa le cose che desidera?
a) Per niente; b) Poco; c) Molto; d) Nessuna
risposta
9.2.4 Parte 3 – Valutazione sintetica dell’intervistatore
Prima sintesi dell’intervistatore
(da effettuarsi lo stesso giorno dell’intervista)
Durata dell’intervista Minuti____________
121 Informazioni date da
a) Persona intervistata; b) Parente; c) Altri (specificare)
122 Le risposte date dalla persona o dall’infor-
matore sono:
a) completamente affidabili; b) affidabili nella
maggior parte delle voci; c) affidabili solo per
alcune voci; d) totalmente inaffidabili
RISORSE SOCIALI
123 Quale dei seguenti punti descrive meglio il
tipo di aiuto qualora la persona fosse malata
e/o invalida?
a) Almeno una persona vorrebbe e potr e b b e
prendersi cura della persona a tempo indeterminato; b) Almeno una persona vorrebbe e potrebbe prendersi cura della persona per un breve
periodo di tempo; c) L’aiuto sarebbe disponibile
solo di tanto in tanto; d) Nessun tipo di aiuto è
disponibile
124 Quale dei seguenti punti meglio descrive le
relazioni sociali della persona?
a) Molto soddisfacenti, vaste; b) Abbastanza soddisfacenti e adeguate; c) Insoddisfacenti, poche,
di scarsa qualità
RISORSE ECONOMICHE
125 Quale dei seguenti punti descrive meglio il
reddito della persona?
a) Alto; b) Soddisfacente; c) Parzialmente inadeguato;
d) Totalmente inadeguato; e) Nessun reddito
126 La persona ha riserve finanziarie?
a) Sì; b) No o poche
127 Quale delle seguenti affermazioni meglio
descrive il livello di soddisfazione dei bisogni
primari della persona?
a) I bisogni di vitto, di abitazione, di abbigliamento e sanitari sono soddisfatti. La persona
può permettersi piccoli extra; b) I bisogni di
vitto, di abitazione, di abbigliamento e sanitari
sono soddisfatti, ma la persona non può permettersi piccoli extra; c) Sia i bisogni di vitto, che di
abitazione, che di abbigliamento che sanitari
239
240
sono soddisfatti in parte. La persona non può
permettersi piccoli extra; d) Due o più bisogni
primari non sono soddisfatti e la persona non
può permettersi piccoli extra
SALUTE MENTALE
128 Hai l’impressione che la persona abbia
mostrato buon senso nell’esprimere giudizi o
nel prendere decisioni?
a) Sì; b) No; c) Nessuna risposta
129 Hai l’impressione che la persona sia in
grado di affrontare i problemi più gravi che gli
si presentano?
a) Sì; b) No; c) Nessuna risposta
130 Hai l’impressione che la persona trovi la
vita interessante, stimolante e soddisfacente?
a) Sì; b) No; c) Nessuna risposta
131 Durante l’intervista, il comportamento
della persona ti ha colpito in quanto (1=sì,
0=no)
a) Mentalmente brillante; b) Gradevole e cooperante; c) Depresso e/o lamentoso; d) Riservato o
poco reattivo; e) Pauroso, ansioso o estremamente teso; f) Pieno di infondate lamentele sul fisico;
g) Sospettoso oltre il dovuto; h) Bizzarro o inadeguato nel pensiero o nell’azione; i) Logorroico
e gioviale oltre il dovuto o esaltato
Valutazione sintetica finale
132 Risorse sociali
1 Eccellenti Le relazioni sociali sono molto soddisfacenti ed ampie; almeno una persona si prenderebbe cura di lui/lei a tempo indeterminato
2 Buone Le relazioni sociali sono discretamente
soddisfacenti ed adeguate; almeno una persona
si prenderebbe cura di lui/lei a tempo indeterminato
oppure
Le relazioni sociali sono molto soddisfacenti ed
ampie; ed è disponibile solo un aiuto a breve termine
3 Leggermente carenti Le relazioni sociali sono
insoddisfacenti, di scarsa qualità, poche; ma
almeno una persona si pre n d e rebbe cura di
lui/lei a tempo indeterminato
oppure
Le relazioni sociali sono discretamente soddisfacenti, adeguate; ed è disponibile solo un aiuto a
breve termine
4 Moderatamente carenti Le relazioni sociali
sono insoddisfacenti, di scarsa qualità, poche; ed
è disponibile solo un aiuto a breve termine
oppure
Le relazioni sociali sono soddisfacenti, o almeno
adeguate; ma un aiuto sarebbe disponibile solo
di tanto in tanto
5 Gravemente carenti Le relazioni sociali sono
insoddisfacenti, di scarsa qualità, poche; ed un
aiuto sarebbe disponibile solo di tanto in tanto
oppure
Le relazioni sociali sono soddisfacenti, o almeno
adeguate; ma un aiuto non è disponibile neanche di tanto in tanto
6 Totalmente carenti Le relazioni sociali sono
insoddisfacenti, di scarsa qualità, poche; ed un
aiuto non è disponibile neanche di tanto in tanto
133 Risorse economiche
1 Eccellenti Il reddito è alto; la persona ha dei
risparmi
2 Buone il reddito è alto; la persona non ha dei
risparmi
oppure
Il reddito è adeguato; la persona ha dei risparmi
3 Leggermente carenti Il reddito è adeguato; la
persona non ha dei risparmi
oppure
Il reddito è in qualche modo inadeguato; la persona ha dei risparmi
4 Moderatamente carenti Il reddito è in qualche
241
242
modo inadeguato; la persona non ha risparmi
5 Gravemente carenti Il reddito è inadeguato; la
persona può avere o non avere dei risparmi
6 Totalmente carenti La persona è indigente,
completamente priva di reddito o risparmi
134 Salute mentale
1 Eccellenti Intellettualmente pronto e chiaramente soddisfatto della vita. Affronta con tranquillità la routine e i problemi più gravi, non
presenta sintomi psichiatrici
2 Buone Affronta in modo soddisfacente sia la
routine che i problemi più gravi ed è integro
intellettualmente, non presenta sintomi psichiatrici
3 Leggermente carenti Mostra leggeri sintomi
psichiatrici e/o un leggero deficit intellettuale.
Affronta in modo soddisfacente la routine, ma
non i problemi più gravi
4 Moderatamente carenti Mostra chiari sintomi
psichiatrici e/o un moderato deficit intellettuale. E’ in grado di prendere decisioni che richiedono buon senso e di routine, ma non è capace
di affrontare i problemi più gravi
5 Gravemente carenti Presenta dei chiari sintomi psichiatrici e/o un grave deficit intellettuale
che interferiscono con la possibilità di esprimere giudizi che richiedono buon senso e di prendere decisioni nella vita di tutti i giorni
6 Totalmente carenti Psicotico o completamente carente intellettualmente. Ha bisogno di una
assistenza costante o discontinua a causa di un
comportamento chiaramente anormale o potenzialmente pericoloso
135 Salute fisica
1 Eccellenti Si impegna in una sana attività fisica, in modo regolare o almeno di tanto in tanto
2 Buone Nessuna malattia significativa o invalidità. Sono necessarie solo cure mediche di
routine
3 Leggermente carenti Ha solo malattie o inva-
lidità minori che potrebbero migliorare con un
trattamento medico o con misure correttive
4 Moderatamente carenti Ha uno o più disturbi
e/o invalidità che procurano dolore o comunque richiedono un trattamento medico
5 Gravemente carenti Ha una o più malattie
e/o invalidità che procurano forti dolori, che
sono pericolose per la vita stessa, o che comunque richiedono un ampio trattamento medico
6 Totalmente carenti La persona è allettata e ha
bisogno di assistenza medica a tempo pieno
e/o cure infermieristiche per conservare le funzioni vitali
136 Capacità di esecuzione di attività della
vita quotidiana
1 Eccellenti Può svolgere tutte le attività della
vita quotidiana senza assistenza e facilmente
2 Buone Può svolgere tutte le attività della vita
quotidiana senza assistenza
3 Leggermente carenti Può svolgere tutte le
attività della vita quotidiana tranne alcune (da
uno a tre). Per tale numero di attività ha bisogno di qualche aiuto, ma non necessariamente
tutti i giorni. Per un giorno può farcela senza
aiuto. E’ in grado di preparare i propri pasti
4 Moderatamente carenti Ha bisogno di assistenza r e g o l a re per almeno quattro attività
della vita quotidiana, ma per un giorno è in
grado di farcela senza aiuto. O ha bisogno di un
aiuto regolare per la preparazione dei pasti
5 Gravemente carenti Ha bisogno di aiuto ogni
giorno per molte delle attività della vita quotidiana, ma solo per alcune ore
6 Totalmente carenti Ha bisogno di un aiuto
per tutto il giorno e/o la notte per svolgere le
attività della vita quotidiana
Punteggio cumulativo
Aree funzionali Punteggio
137
Risorse sociali
243
244
138
139
140
141
142
Risorse economiche
Salute mentale
Salute fisica
Attività della vita quotidiana
Totale
10. APPENDICE B
LA METODOLOGIA DEI
GRUPPI FOCUS
10.1 LE TIPOLOGIE DI GRUPPI
INVESTIGATE
Si propone una metodologia che analizzi le
diverse realtà di servizi erogati secondo il punto
di vista dell’operatore, della famiglia e dell’utente.
Si sono distinti i gruppi di servizi in aree tematiche omogenee secondo la seguente ripartizione:
• servizi erogati in strutture esterne al domicilio
dell’anziano non autosufficiente o al limite dell’autosufficienza (RSA– RA– Centri Diurni)
• servizi erogati presso il domicilio dell’anziano
(Assistenza Domiciliare Integrata – Assistenza
Domiciliare)
• attività svolte da gruppi di anziani organizzati (Centri di A g g regazione Sociale, Gr u p p i
Parrochhiali, altri gruppi)
All’interno di ciascuna area tematica si formeranno vari gruppi di operatori ed utenti, secondo sottogruppi di investigazione formati secondo specifiche ipotesi
Obiettivi Generali
In ciascun gruppo ci si propone, attraverso due o
più momenti di incontri di circa 2 ore ciascuno
di delineare quanto segue:
• elementi positivi della tipologia di servizio
fornito;
• definizione dei problemi;
• definizioni di opzioni di azione futura per: a)
migliorare la tipologia di servizio esistente; b)
espandere la gamma di servizi.
245
246
Ciascun gruppo sarà formato da un massimo
di 15 elementi. Aspetti specifici dell’analisi di
ciascun gruppo verranno identificati dal consulente insieme alle persone del sottogruppo.
10.2 LA METODOLOGIA GENERALE
Attraverso questo tipo di riunioni ci si propone
di raccogliere informazioni in forma ascendente dalle persone che ne sono in possesso e/o
che si trovano “dentro” la situazione.
L’obiettivo generale è quello di conoscere e di
c o m p re n d e re “ciò che avviene”, favor e n d o
un’espressione la più qualitativa, la più aperta
possibile dei contenuti, delle informazioni
espresse dai vari soggetti coinvolti nei gruppi
di discussione.
In questo contesto quindi viene data particolare
importanza alla percezione, alla valutazione, al
commento della realtà filtrata attraverso la soggettività dei singoli attori coinvolti nel lavoro di
gruppo: anziani, operatori, volontariato.
L’interdipendenza tra i componenti dei singoli
gruppi di lavoro è stata realizzata attraverso il
perseguimento di un obiettivo operativo comune, la cui realizzazione ha permesso l’integrazione e la collaborazione di soggetti portatori di
motivazioni, di bisogni, di competenze e di
esperienze diverse.
Questo tipo di lavoro ha permesso inoltre il
raggiungimento di sotto-obiettivi importanti
all’interno dei singoli gruppi quali: il miglioramento della comunicazione, la riduzione delle
distanze e delle tensioni interne, l’innalzamento
del morale del gruppo interessato, la raccolta di
informazioni necessarie per la presa di decisioni “razionali” relative ai problemi discussi.
Un particolare valore all’interno di questo setting è stato dato “all’osservazione” intesa come
interazione tra sistema osservante e sistema
osservato, come attività di scambio e produzione
di informazioni, strumento indispensabile per la
costruzione di senso della comunicazione stessa.
L’attenzione costante ad aspetti della relazione
quali la congruenza al contesto, la congruenza
tra linguaggio verbale e non verbale, la postura,
la posizione nello spazio, elementi del linguaggio paralinguistico, hanno permesso di cogliere
e di invalidare l’attendibilità delle informazioni
assunte.
Questi stessi elementi si sono dimostrati inoltre
indicatori importanti per la rilevazione del clima
emotivo prevalente nel gruppo, del livello di
adesione e di condivisione degli obiettivi da
parte dei singoli componenti dei gruppi focus.
10.2.1 La composizione del gruppo
Per quanto riguarda la composizione del gruppo, si è cercato di coinvolgere da 5 a 10 persone
per gruppo di discussione al fine di ottenere l’equilibrio migliore tra il dinamismo del gruppo, il
tempo di produzione delle informazioni, la
ricerca della produzione stessa.
Abbiamo evitato quindi di formare da un lato
gruppi di 3-4 membri perché poveri come realtà
sociale e perché i rapporti che vi si stabiliscono
dipendono prevalentemente dalle persone e
dalla loro influenza individuale su ognuno degli
altri, dall’altro lato gruppi con più di 10 membri
per la loro tendenza al frazionamento in sottogruppi.
Oltre al criterio numerico, i gruppi focus sono
247
248
stati formati in base al livello di rappresentatività rispetto agli attori coinvolti, alla competenza e/o all’esperienza dei membri in relazione ai
temi da discutere, all’interesse dimostrato per il
lavoro da svolgere e in base al criterio di omogeneità dei singoli componenti.
Tutti i membri dei gruppi infine, hanno aderito
ai momenti di scambio/discussione su base
volontaria.
10.2.2 La preparazione dei materiali
Le condizioni materiali
Per favorire l’attenzione sui temi da trattare nonché la comunicazione e l’interazione diretta tra i
componenti del gruppo, si è scelto come luogo
in cui svolgere la riunione, un ambiente non
disturbato, confortevole, ben illuminato. Per
f a v o r i re la comunicazione sono state inoltre
disposte le sedie in cerchio.
Fra gli aiuti tecnici è indispensabile avvalersi di
una lavagna a fogli mobili.
Il tempo della riunione
Per ogni riunione è stata prevista una durata
media di 2 ore circa. è importante stabilire una
esatta scansione temporale delle singole fasi di
cui si compone la discussione, pena il fallimento
della stessa.
La preparazione dei partecipanti
I partecipanti alla riunione sono stati convocati
con un discreto preavviso e con precise indicazioni sul luogo e sull’ora della riunione. Sono
stati inoltre accuratamente informati sull’obiettivo e sull’oggetto della riunione.
10.2.3 Lo svolgimento della riunione
L’apertura
L’apertura della riunione è stata articolata nei
seguenti momenti:
• l’accoglienza, la presentazione e la qualificazione dei partecipanti;
• la definizione degli obiettivi del lavoro di
gruppo: il facilitatore dopo aver accolto “calorosamente” ogni singolo partecipante, lascia al
g ruppo tutto il tempo necessario per entrare
nella situazione;
• la definizione del ruolo del facilitatore di
gruppo e delle modalità con cui verrà condotta
la riunione: il facilitatore presenta se stesso come
un conduttore della riunione che ha il compito
di facilitare il gruppo nel suo lavoro di chiarificazione, definizione dei problemi oggetto della
riunione, conservando però una totale neutralità
sull’argomento, sul contenuto della discussione;
• la presentazione delle aree , degli aspetti relativi ai servizi e più in generale dei temi da discutere: il facilitatore mette a disposizione del gruppo le informazioni raccolte e al termine riassume
l’oggetto specifico della riunione.
Lo svolgimento della discussione
Lo svolgimento della discussione si è articolato
nelle seguenti fasi:
Fase n. 1: Definizione delle risorse, dei punti di
forza dei vari servizi attualmente rivolti agli
anziani.
(a)
Il primo obiettivo del facilitatore è stato
quello di ottenere l’opinione di ogni singolo
membro sui temi alla discussione nel gruppo e
di mettere tutte le opinioni espresse a confronto,
senza paura delle divergenze che anzi sono state
sottolineate.
(b)
Co-costruzione di una mappa condivisa
249
250
delle risorse (le opinioni omogenee assimilate,
riassunte sinteticamente, sono state scritte sulla
lavagna per punti).
Fase n. 2: Definizione dei punti deboli dei vari
servizi attualmente rivolti agli anziani.
(a)
Il primo obiettivo del facilitatore è stato
quello di ottenere l’opinione di ogni singolo
membro sui temi alla discussione nel gruppo e
di mettere tutte le opinioni espresse a confronto,
senza paura delle divergenze che anzi sono state
sottolineate;
(b)
Co-costruzione di una mappa comune
delle aree suscettibili di miglioramento (le opinioni omogenee assimilate, riassunte sinteticamente sono state scritte per punti su di un altro
foglio della lavagna);
(c)
Attribuzione di un ordine gerarchico per
importanza e/o per priorità di intervento ai singoli problemi definiti. La gerarchizzazione dei
punti deboli è stata ottenuta attraverso un’unica
votazione.
10.2.4 Il ruolo e le tecniche del facilitatore
Il ruolo del facilitatore
Nella misura in cui si ha veramente l’intenzione,
come facilitatore di riunioni di un piccolo gruppo di lavoro, di “far lavorare il gruppo”, e quindi di sfruttarne il dinamismo latente, il compito
essenziale del facilitatore diventa quello di strutturare la comunicazione, stabilendo i tempi e gli
spazi delle interazioni, di promuovere e tenere
viva la partecipazione dei membri del gruppo.
Il facilitatore non deve in alcun modo intervenire sul contenuto della discussione, non deve
esporre idee ed opinioni personali, deve soltanto
preoccuparsi di suscitare, organizzare e “regolare la partecipazione” dei membri alla discussio-
ne, la sua responsabilità riguarda quindi:
• la produzione del gruppo nel tempo stabilito;
• la facilitazione della partecipazione di ognuno
alla discussione e delle interazioni;
• il garantire a tutti l’uguaglianza di diritto a
partecipare al dibattito;
• la regolazione della progressione generale, del
processo.
Le tecniche di conduzione della riunione
1. La riformulazione delle opinioni individuali è
una operazione che facilita la parola, aiuta gli
altri ad ascoltare le idee espresse, stimola le interazioni. Mediante la riformulazione di ogni opinione espressa, il facilitatore ottiene un triplice
risultato: a) manifesta l’accoglienza, b) favorisce
la partecipazione, c) favorisce il progresso verso
la chiarezza e la riflessione.
2. La domanda-test . Mira a fare definire una
parola o un concetto che i partecipanti usano
chiaramente secondo accezioni diverse. Serve
anche per fare definire una parola sconosciuta
usata da un componente del gruppo, o un’allusione oscura.
3. L’invito diretto alla partecipazione. Serve per
fare parlare dopo un certo tempo un partecipante rimasto in silenzio o un partecipante che fa
cenni di volere intervenire.
4. La domanda-eco. La domanda fatta da un
partecipante al facilitatore viene rimandata allo
stesso interrogante, con le sue stesse paro l e ,
chiedendo la sua risposta.
5. La domanda-avvicendamento. Il facilitatore
gira la domanda a un altro partecipante;
6. La domanda-specchio. Il facilitatore gira la
domanda all’intero gruppo.
7. Il rilancio. Il facilitatore richiama una domanda fatta precedentemente alla quale il gruppo
non ha risposto.
Il riflesso-spiegazione. Il facilitatore pro c e d e
251
252
all’analisi del significato di un intervento a livello della vita di gruppo, analizza cioè quello che
sta avvenendo in quel preciso momento fra i
partecipanti a livello oggettivo.
11. APPENDICE C
BIBLIOGRAFIA
AUSL 8, Conferenza dei servizi socio-sanitari –
Zona Aretina, Ottobre 1998
AUSL 8, Indicatori sui ricoveri in strutture per
non autosufficienti, Documenti vari – 1996, 1997,
1998
AUSL 8, Dr. P.L. Rossi – L’assistenza domiciliare
integrata, Comune di A rezzo – Relazione ed
analisi dei dati sull’attività del servizio ADI nel
1998, 1999
AUSL 8 e Provincia di Arezzo, La RSA nella rete
dei servizi – Atti del Convegno di Arezzo, 5-30
novembre 1996
AUSL 8, D.ssa F. Rinaldelli, Relazione introduttiva al progetto di ampliamento per centri diurni
nel Comune di Arezzo, 1997
A U S L 8, Residenze Sanitarie Assistenziali a
Gestione Diretta – Regolamento interno di funzionamento, 1998
A. Bianchi e S. Cudini, Come vivono gli anziani
a retini: risultati di una ricerca – Comune di
Arezzo, 1990
Comune di Arezzo, Bando di gara per i servizi
di assistenza domiciliare, 1998
Comune di A rezzo, Consuntivo Pr o g e t t o
Vacanze Anziani 1998, 1999
Comune di Arezzo, Indicatori sociali, 1996-19971998
253
254
Comune di Arezzo, Le persone anziane cittadini
come gli altri – Un piano strategico praticabile
per gli anziani del Duemila, 1999
Regione Toscana, Delibera del Consiglio
Regionale del 24 marzo 1992, n.168, Pro g e t t o
Obiettivo: Tutela della Salute degli Anziani
Comune di Arezzo, Servizi sociali ad Arezzo,
1999
Regione Toscana, Il Progetto Obiettivo Anziani:
il nuovo Piano Sanitario Regionale, 1999
Comune di A rezzo, Verifica Servizi A t t i v i t à
Sociali 1997 e 1998
Regione Toscana, Legge Regionale n. 49/94
Regione Toscana, Legge Regionale n. 108/95
Cooperativa Koinè, Documento di Pr o g e t t o
Symbios, 1998
Cooperativa Progetto 5, Documento di Progetto
Servizi di Assistenza Domiciliare, 1999
Palumbo ed altri, La metodologia Older
Assessment Resources System, 1993
P rotocollo d’Intesa tra Comune di A rezzo e
Sindacati Pensionati – Lavoratori Dipendenti ed
Autonomi, 1998
P rovincia di A rezzo, Osservatorio per le
Politiche Sociali, Domanda sociale e intervento
pubblico nella Provincia di Arezzo, Rapporto
1997
P rovincia di A rezzo, Osservatorio per le
Politiche Sociali, Domanda sociale e intervento
pubblico nella Provincia di Arezzo, Rapporto
1998
Provincia di Arezzo, Enti locali settore non profit
e politiche sociali, 1997
Provincia di Arezzo, Labour Team: un progetto
per l’occupazione femminile – I risultati della
ricerca, parte II.
Regione Toscana, Legge Regionale n. 72/97
Regione Toscana, Legge Regionale n. 72/98
Regione Toscana, Protocollo d’intesa Regione
Toscana – Organizzazioni Sindacali e
Coordinamento regionale dei Comitati e Centri
sociali anziani della Toscana, 1993
Regione Toscana Piano Regionale di Assistenza
Sociale (PRAS), delibera del Consiglio Regionale
del 19 luglio 1994, n.337
Regione Toscana, Piano Integrato Sociale
Regionale, 1998
Regione Toscana, Piano Integrato Sociale
Regionale, 1999
Regione Toscana, Interventi Sanitari e SocioAssistenziali – Le principali norme in materia di
assistenza agli anziani, Giuntina, 1995
Regione Toscana, Stime della popolazione 20012006-2011
Università della III Età e dell’Età Libera,
Programma anno accademico 1997-98
255
256
Zona Socio-sanitaria A retina, Piano Sociale
Zonale, 1998
Zona Socio-sanitaria A retina, Piano Sociale
Zonale, 1999
INDICE
1.
1.1
1.1.1
1.1.2
1.2
1.3
INTRODUZIONE ..................................................................10
Il progetto AGOPOLIS Toscana ................................................10
Le caratteristiche del progetto...............................................10
Lo strumento del patto territoriale di solidarietà...............11
Obiettivi e strumenti della ricerca .............................................13
Struttura del rapporto ................................................................16
2.
LE LINEE DI POLITICA NAZIONALE E
REGIONALE PER GLI ANZIANI ......................................21
2.1
Il quadro normativo....................................................................21
2.2.1 Il quadro organizzativo e di programmazione...................28
3.
3.1
3.1.1
3.1.2
3.2
3.2.1
3.2.2
3.2.3
3.2.4
I BISOGNI ...............................................................................39
La tendenza della domanda di servizi ........................................39
Le tendenze demografiche e di composizione familiare...39
Nuove patologie e nuovi bisogni..........................................48
Le tipologie di bisogno: risultati del questionario ......................50
Le aree di salute dell’anziano................................................50
Le attività degli anziani..........................................................60
Le risorse sociali a disposizione il ruolo delle famiglie.....64
Conoscenza ed utilizzo dei servizi........................................69
4.
IL QUADRO DI POLITICHE E SERVIZI DELLA
ZONA ARETINA ...................................................................75
La programmazione e le priorità zonali......................................75
Il quadro istituzionale ed organizzativo..............................75
Le politiche per gli anziani: gli indirizzi della
Zona Aretina ............................................................................80
Il quadro di servizi esistenti .......................................................86
Le caratteristiche del mercato................................................86
I servizi disponibili..................................................................91
Il ruolo del terzo settore nell’offerta di servizi....................101
Le attività di informazione e formazione.............................107
La spesa pubblica per i servizi agli anziani ................................108
La distribuzione della spesa pubblica per i servizi
socio-sanitari ed assistenziali.................................................108
Le fonti di finanziamento utilizzate......................................113
4.1
4.1.1
4.1.2
4.2
4.2.1
4.2.2
4.2.3
4.2.4
4.3
4.3.1
4.3.2
5.
5.1
5.1.1
5.1.2
5.1.3
5.2
I SERVIZI RESIDENZIALI E SEMIRESIDENZIALI .....119
Le RSA e le RA...........................................................................119
La gestione................................................................................119
La copertura del servizio........................................................135
Risorse investite e ripartizione dei costi...............................138
I Centri Diurni...........................................................................140
6.
6.5.2
6.5.3
I SERVIZI DI AIUTO ALLA PERMANENZA
IN FAMIGLIA.........................................................................145
L’assistenza domiciliare..............................................................145
La gestione................................................................................145
La copertura del servizio........................................................154
Risorse investite e ripartizione dei costi...............................158
L’assistenza affettiva e relazionale offerta dal volontariato e
dal settore privato.......................................................................159
Il quadro di insieme................................................................159
La rete di obiettori della CARITAS.......................................159
I Centri di Aggregazione Sociale...........................................161
L’AUSER...................................................................................164
La Privata Assistenza..............................................................164
Il volontariato ospedaliero.....................................................165
L’assistenza affettiva ai malati terminali..............................166
Gli aiuti economici .....................................................................169
Altre forme di aiuto alla permanenza in famiglia ......................171
Il trasporto sociale...................................................................171
Il telesoccorso...........................................................................171
Nuove tipologie di servizio ...................................................173
Servizi di accompagnamento: il progetto buoni servizio
una persona insieme agli altri................................................173
La spesa con gli anziani..........................................................174
L’assistenza domiciliare: il progetto Symbios.....................175
7.
7.1
7.2
7.3
7.4
I SERVIZI SOCIO-CULTURALI .........................................179
Le attività dei Centri di Aggregazione Sociale...........................179
Il sostegno dei gruppi parrocchiali .............................................191
L’Università della Terza Età.......................................................197
Le vacanze per gli anziani ..........................................................198
6.1
6.1.1
6.1.2
6.1.3
6.2
6.2.1
6.2.2
6.2.3
6.2.4
6.2.5
6.2.6
6.2.7
6.3
6.4
6.4.1
6.4.2
6.5
6.5.1
Della Collana “I Quaderni” del CESVOT sono pubblicati:
8.
8.1
8.2
CONCLUSIONI......................................................................201
I bisogni ......................................................................................201
I servizi.......................................................................................206
9.
9.1
9.2
9.2.1
9.2.2
9.2.3
9.2.4
APPENDICE A – IL QUESTIONARIO..............................217
Il campione .................................................................................217
La scheda ....................................................................................217
Introduzione.............................................................................217
Parte 1 – Verifica dei dati personali ......................................220
Parte 2 – Intervista...................................................................221
Parte 3 – Valutazione sintetica dell’intervistatore...............238
10.
10.1
10.2
10.2.1
10.2.2
10.2.3
10.2.4
APPENDICE B – LA METODOLOGIA DEI
GRUPPI FOCUS .....................................................................245
Le tipologie di gruppi investigate...............................................245
La metodologia generale........................................................246
La composizione del gruppo.................................................247
La preparazione dei materiali................................................248
Lo svolgimento della riunione...............................................249
Il ruolo e le tecniche del facilitatore......................................250
11.
APPENDICE C - BIBLIOGRAFIA ......................................253
1
2
3
4
5
6
7
8
Lo stato di attuazione del D.M. 21/11/91 e successive modifiche
Volontari e politiche sociali: La Legge regionale 72/97
Gli strumenti della programmazione nella raccolta del sangue e del plasma
Terzo settore, Europa e nuova legislazione italiana sulle Onlus
Privacy e volontariato
La comunicazione per il volontariato
Identità e bisogni del volontariato in Toscana
Le domande e i dubbi delle organizzazioni di volontariato
Progetto grafico
, Pontedera
Stampa La Grafica Pisana, Buti
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