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La popolazione anziana
Pubblicazione Periodica del Centro Servizi Volontariato Toscana Responsabile Editoriale Dott.ssa Cristiana Guccinelli A cura di Roberto Barbieri e Marco La Mastra Collaborazione Tecnica Rapporto di ricerca condotto dal Gruppo di Lavoro per la formulazione del Patto Territoriale di Solidarietà La popolazione anziana: servizi e bisogni La realtà aretina Ricerca condotta dal Gruppo di Lavoro per la formulazione del Patto Territoriale di Solidarietà - Progetto Agopolis ASTER-X Agenzia di Servizi per il Terzo Settore a cura di Roberto Barbieri e Marco La Mastra Arezzo, Dicembre 1999 PREFAZIONE Che le politiche sociali non siano più esclusiva competenza del settore pubblico, a livello nazionale o locale, è ormai tesi condivisa. Se l’indirizzo e la supervisione delle politiche sociali rimangono le principali sfere di intervento dell’amministrazione pubblica, ogni amministratore sa che il cammino innanzi a sé sarà tanto più produttivo quanto più sarà capace di mettere a frutto risorse, energie ed entusiasmi che vanno ben al di là dei propri tradizionali ambiti di competenza. Gli enti pubblici, la cooperazione sociale, il volontariato, il mondo dell’imprenditoria e le più ampie reti di protezione sociale costituiscono i soggetti del nuovo agire sociale. E’ questo uno dei principali criteri ispiratori della legge regionale 72/97 che riordina i servizi socio-assistenziali della nostra Regione. Tale criterio, quasi banale nella sua semplicità, deve però tradursi in un percorso che conduca ad nuovo saper fare comune in grado di superare le abituali logiche organizzative. La presente ricerca costituisce una solida base per la prossima definizione del Patto Territoriale di Solidarietà sulle politiche socio-assistenziali e socio-sanitarie per gli anziani nel territorio aretino. Tale sperimentazione, la prima in ambito regionale, rappresenta per tutti noi un’importante sfida. Attraverso lo strumento del Patto di Solidarietà identificheremo un quadro di programmazione di lungo periodo, dotato di strumenti che diano vita a progetti operativi in cui le diverse risorse del territorio siano protagoniste. L’avvio di un nuovo saper fare comune non può prescindere dall’analisi condivisa delle variegate situazioni di bisogno e delle attività svolte da ciascun attore. Salutiamo pertanto con soddisfazione l’uscita di questa ricerca che rappresenta anche un primo tentativo di valutazione sia quantitativa che qualitativa dei numerosi servizi messi in essere dalle realtà del terzo settore. Le modalità adottate dal Gruppo Tecnico e dal locale Tavolo di Concertazione sulle Politiche Sociali nella conduzione della ricerca e nelle fasi preliminari di definizione del Patto Territoriale rappresentano un positivo esempio di collaborazione di cui auspichiamo il futuro consolidamento e l’applicazione a nuovi settori. Simone Siliani Assessore alle Politiche Sociali Regione Toscana Donella Mattesini Assessore alle Politiche Sociali Provincia di Arezzo Rossella Angiolini Assessore alle Politiche Sociali Comune di Arezzo Franco Bettoli Presidente Forum Aretino del Terzo Settore ABBREVIAZIONI ADI Assistenza Domiciliare Integrata ARCI Associazione Ricreativa Culturale Italiana AUSL Azienda Unità Sanitaria Locale AUSER Autogestione dei Servizi e della Solidarietà AVAD Associazione Volontari Assistenza Domiciliare AVO Associazione Volontari Ospedalieri CAS Centro Aggregazione Sociale CESPID Centro Servizi alla Persona Impresa Donna FESR Fondo Europeo Sviluppo Regionale FRAS Fondo Regionale Assistenza Sociale FSE Fondo Sociale Europeo FSN Fondo Sanitario Nazionale INAIL Istituto Nazionale Infortuni sul Lavoro IPAB Istituti di Pubblica Assistenza e Beneficenza OARS Older Assessment Resources System PSR Piano Sanitario Regionale PISR Piano Integrato Sociale Regionale RA Residenza Assistita RSA Residenza Sanitaria Assistenziale SAD Semplice Assistenza Domiciliare UISP Unione Italiana Sport Popolari UNITALSI Unione Nazionale Italiana Trasporto Ammalati a Lourdes e Santuari Internazionali URP Ufficio Relazioni con il Pubblico UVG Unità di Valutazione Geriatrica 7 8 CONTRIBUTI ALLA RICERCA La presente ricerca è stata curata da Roberto Barbieri, Coordinatore per l’Agenzia Aster-X del P rogetto AGOPOLIS Toscana, e da Marco La Mastra, Responsabile dell’Osservatorio sulle Politiche Sociali della Provincia di Arezzo, sotto la supervisione dai componenti del Gr u p p o Tecnico di Lavoro del Patto Territoriale AGOPOLIS. I curatori della ricerca si sono avvalsi della collaborazione di molte persone ed organismi locali. Il questionario è stato elaborato da un sottogruppo di lavoro formato dal Coor d i n a t o re di Progetto, dal Responsabile per l’Osservatorio P rovinciale sulle Politiche Sociali, dal Responsabile per la Formazione e le Politiche Sociali della Provincia e dal Dirigente delle Attività Sociali del Comune di Arezzo. Il questionario è stato somministrato ai cittadini da parte di un gruppo di operatori della Cooperativa Electra partecipanti al corso di mediazione familiare istituito dalla Provincia di Arezzo. I membri del sottogruppo hanno proceduto a: a) effettuare interviste campione per la finalizzazione del questionario, b) selezionare, in collaborazione con l’Ufficio Anagrafe del Comune di Arezzo, il campione di intervistati; c) formare gli operatori nella conduzione dell’intervista; d) validare i risultati dei questionari con ciascun intervistatore; e) preparare le maschere per l’elaborazione dei dati; f) analizzare i dati. La metodologia e la composizione dei gruppi focus per l’acquisizione di informazioni da parte di operatori ed utenti è stata elaborata da un sottogruppo di lavoro formato dal Coordinatore del P rogetto, dalla Responsabile delle Politiche Sociali del Sindacato Pensionati, dalla Coordinatrice Sociale e dal Direttore di RSA della A U S L 8, dal Vi c e - D i re t t o re della Cooperativa P rogetto 5, nonché dalla Coordinatrice delle Assistenti Sociali del Comune di Arezzo. Le riunioni con i gruppi di operatori ed utenti sono state coordinate dalla Dottoressa Gloria Casalati, esperta di gestione di gruppi. La sezione sulle demenze senili è stata elaborata sulla base delle indicazioni fornite dal dott. Mario Pedace, primario dell’Unità Operativa di Medicina II e dott. Corsi, dell’Ospedale Garbasso di Arezzo. Il segretario del Forum Aretino del Terzo Settore, Enrico Donati, ha contribuito alla realizzazione di alcune interviste con i rappresentanti del privato sociale. I dati sulle attività, sui livelli di copertura dei servizi e sulle spese sono stati forniti da diversi esponenti degli enti pubblici e delle organizzazioni del privato sociale interessati. Membri del Gruppo di Lavoro Roberto Barbieri (Aster-X), Laura Brizzi (CARITA S A rezzo), Annamaria Ciommei (Responsabile RSA - A U S L 8), A n n a m a r i a Cuccoli (Sindacato Pensionati Italiano), Maria Luisa Fatichi (Cooperativa Sociale Progetto 5) Rita Gialli (Unità Funzionale Alta Integrazione AUSL 8), Marzia Giuliattini, (Servizio Attività Sociali - Comune di Arezzo), Marco La Mastra (Osservatorio per le Politiche Sociali - Provincia di A rezzo), Mara Mattesini (Area Servizi alla Persona ed alla Famiglia - Comune di Arezzo), P i e t ro Nibbi (Aster-X), Fabio Palmieri (Cooperativa Sociale COMARS), Franca Rinaldelli (Formazione Professionale, Provincia di Arezzo. 9 10 1. INTRODUZIONE 1.1 IL PROGETTO AGOPOLIS TOSCANA 1.1.1 Le caratteristiche del progetto Il progetto europeo AGOPOLIS, finanziato dalla quinta Direzione Generale dell’Unione Europea nell’ambito del programma Terzo sistema ed occupaz i o n e, ha come obiettivo la sperimentazione di forme innovative tra istituzioni e terzo settore nella gestione delle città. Tra i diversi contesti di intervento a livello europeo e nazionale, il progetto AGOPOLIS prevede, in ambito toscano, la sperimentazione dei patti territoriali di solidarietà previsti dalla legge regionale di riordino dell’assistenza 72/97. La sede di sperimentazione del progetto è il territorio comunale di Arezzo insieme alla più estesa zona socio-sanitaria aretina. L’ambito tematico riguarda le politiche socio-sanitarie ed assistenziali a favore della popolazione anziana. Nel patto territoriale sarà per tanto formulato un piano di intervento a medio termine nel quale verranno identificati i singoli interventi progettuali, specificandone finalità, oggetto, durata, nonché risorse umane, finanziarie e strumentali da utilizzare. Gli obiettivi I principali obiettivi del progetto sono: • la definizione di un Patto Territoriale di Solidarietà nell’ambito delle politiche e degli interventi socio-assistenziali e socio-sanitari a favore degli anziani della Zona Aretina; • l’elaborazione di un processo di formulazione di politiche e programmi sociali condiviso tra realtà pubbliche e private del territorio e trasferibile ad altri settori e/o aree di intervento; • l’identificazione di nuove risorse economiche per il finanziamento di interventi socio-sanitari ed assistenziali nell’ambito delle politiche per gli anziani. I soggetti partecipanti L’agenzia di servizi per il terzo settore Aster-X, titolare del progetto AGOPOLIS, coordina il processo di formulazione del patto territoriale insieme ai seguenti soggetti partecipanti al progetto locale: Regione Toscana, Provincia di Arezzo, Azienda Sanitaria Locale 8 di Arezzo, Comune di Arezzo, Forum Aretino del Terzo Settore (in rappresentanza di più di 40 soggetti tra cooperative ed associazioni del Comune di A re z z o ) , imprese private, sindacati, nonché gruppi locali organizzati di anziani e famiglie. Il percorso di formulazione del patto territoriale vede coinvolti i seguenti livelli organizzativi: • il Tavolo di Concertazione per le politiche sociali del Comune di Arezzo, comprendente la Regione Toscana, la A U S L 8, la Provincia di Arezzo, i sindacati SPI, CGIL, CISL e UIL ed il Forum Aretino del Terzo Settore costituisce il principale referente politico per la formulazione del Patto; • il Gruppo di Lavoro Patto Territoriale AGOPOLIS, costituito tra i più elevati riferimenti tecnici delle istituzioni e delle associazioni del territorio operanti nel settore degli anziani, rappresenta il gruppo di coordinamento per la formulazione del patto in tutte le sue componenti, dalla iniziale fase di ricerca a quella di definizione dei progetti; • vari sottogruppi di lavoro, identificati con uno specifico mandato e comprendenti ampi settori della società civile del territorio, costituiscono poi il principale riferimento per l’elaborazione di singoli assi progettuali del Patto. 1.1.2 Lo strumento del patto territoriale di solidarietà Come già accennato, lo strumento del patto territoriale di solidarietà è stato introdotto dalla recente legge di riordino dei servizi socio-assi- 11 12 stenziali e socio-sanitari integrati n. 72/97. L’articolo 27 stabilisce che i patti territoriali per la costruzione delle reti di solidarietà sociale sono lo strumento del coinvolgimento degli enti locali, dei sindacati, delle organizzazioni del privato sociale e del movimento cooperativo nell’organizzazione e produzione dei servizi sociali finalizzati allo sviluppo socioeconomico, all’occupazione e alla coesione sociale. Il carattere di formazione dal basso del patto territoriale sembra essere indicato sempre dall’art. 27, nel quale si specifica che gli enti locali promuovono e valorizzano attività organizzate da singoli, gruppi e dai soggetti delle reti di protezione sociale, identificati rispettivamente nelle: a) famiglie; b) volontariato; c) cooperazione sociale; d) organizzazioni private. Tali attività sono finalizzate alla definizione di patti territoriali, alla diffusione dei servizi d’informazione e di comunicazione, al sostegno della solidarietà sociale, della mutualità, nonché dirette a favorire gli scambi di servizi. La sperimentazione del patto è prevista nel collegato Piano Integrato Sociale Regionale (PISR), all’interno dei programmi di iniziativa regionale Promozione delle reti di protezione sociale per la formazione delle reti di solidarietà con la partecipazione dei soggetti del terzo settore. A tale fine è prevista l’impostazione di una ricerca intervento per la formazione di patti territoriali di solidarietà, di cui il presente progetto rappresenta l’applicazione. Al di là dei suddetti riferimenti, lo strumento del patto territoriale per la costruzione di reti di protezione sociale non è ulteriormente definito all’interno della legge regionale. Lo sviluppo del presente progetto, la sua valutazione finale ed il relativo tentativo di modellizzazione, costituiscono pertanto elementi di sperimentazione per la formazione dei futuri progetti di patti territoriali. Per contro, il modello del patto territoriale di solidarietà può mutuare un impianto di formulazione metodologico dei recenti patti territoriali per l’occupazione e lo sviluppo introdotti circa tre anni fa dall’Unione Europea e dall’Italia e che da poco hanno cominciato i primi percorsi di realizzazione. Un elemento di sicuro collegamento è senza dubbio costituito dalla logica della concertazione e del coinvolgimento di ampi strati della società civile nella definizione degli obiettivi e nella realizzazione degli intervent. La più evidente delle differenze riguarda invece l’assenza di fondi allocati ad hoc per la realizzazione del patto, così come invece avviene nel caso dei fondi dei patti per l’occupazione e lo sviluppo da parte dell’Unione Europea e del Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica. 1.2 OBIETTIVI E STRUMENTI DELLA RICERCA Il patto territoriale di solidarietà, dovendo esprimere delle chiare scelte su orientamenti di politica territoriale, linee di azione prioritarie per l’erogazione dei servizi ed orientamenti nella riorganizzazione e targetizzazione degli stessi deve quanto più possibile fondarsi su una chiara fotografia dell’attuale situazione sia in termini di bisogni che di servizi esistenti. Esponiamo alcune considerazioni che hanno aiutato il Gruppo di Lavoro Patto Te r r i t o r i a l e AGOPOLIS alla definizione dei contenuti della presente ricerca. Una prima ricognizione sui servizi socio-assistenziali a disposizione della popolazione anziana ha mostrato come i dati in possesso dalle singole istituzioni non rappresentassero patrimonio comune dei principali tecnici ed operatori del 13 14 settore. Tale elemento ha rafforzato l’impostazione fortemente partecipata della ricerca per consentire al Gruppo di Lavoro di analizzare e condividere gli elementi a disposizione. Il processo di riorganizzazione dei servizi socioassistenziali e socio-sanitari avvenuto con le leggi 72/97 e 72/98 rappresenta uno sforzo di integrazione dei servizi sul territorio che ancora necessita di essere promosso e discusso a vari livelli. Il recente processo di ritiro delle deleghe alla Azienda USL in materia di servizi sociali da parte dei Comuni della Zona Aretina ha comportato un ulteriore elemento di riorganizzazione dei servizi nel territorio. Il gruppo di lavoro ha quindi ritenuto importante inserire all’interno della presente ricerca il quadro concettuale di riferimento rispetto all’organizzazione dei servizi per gli anziani così come espresso dalle recenti evoluzioni della legge regionale. Il processo di ritiro delle deleghe rende altresì difficile un’analisi temporale dei livelli di copertura dei principali servizi pubblici. Gli strumenti di rilevazione dei dati da parte della Regione sono di introduzione relativamente recente e non del tutto assestati. La presente ricerca si propone di sistematizzare le informazioni sui livelli di copertura dei servizi socio-assistenziali e socio-sanitari. Ulteriore elemento di attenzione è rappresentato dall’analisi degli attuali livelli di spesa pubblica per tipologia di servizio, nonché dalla ripartizione dei costi finali tra pubblico ed utenza. Il terzo settore, nelle sue componenti di cooperazione sociale e volontariato, rappresenta da sempre un importantissimo elemento di supporto all’anziano e alla sua famiglia. Fino ad oggi mancano analisi che forniscano una chiara foto- grafia a livello locale del peso che queste organizzazioni hanno, soprattutto per quanto riguarda il volontariato, in termini di tipologia di servizi esistenti, del loro grado di copertura della popolazione nonché delle modalità di funzionamento. La mancanza di questa analisi costituisce un chiaro freno alla necessaria integrazione tra servizi e promozione degli stessi. Questa ricerca vuole quindi rappresentare un primo passo nel censimento del reale peso del terzo settore nell’ambito dei servizi per gli anziani, sicuri che una analisi esaustiva non può essere che il frutto di investigazioni successive e maggiormente articolate. Il quadro dei bisogni della popolazione anziana rappresenta però il campo in cui gli elementi di analisi sono più carenti. Per quanto riguard a questo aspetto, esistono fino ad oggi indicatori proxy di bisogno (livello delle pensioni sociali, delle pensioni minime, percentuale di ricoveri per traumatismi in ultra75enni) raccolte dall’Osservatorio Provinciale per le Politiche Sociali. Per meglio valutare la situazione di bisogno della popolazione anziana si è studiato un questionario da somministrarsi ad un campione rappresentativo di 200 anziani ultra75enni del Comune di A rezzo. La scelta degli anziani ultra75enni è stata fatta per verificare i tipi di bisogno di questa particolare classe di età, maggiormente esposta alla necessità di servizi. L’ampiezza ed i criteri di stratificazione del campione ci consentono di poter inferire dati sull’intera popolazione aretina ultra75enni con buoni margini di significatività 1. La metodologia utilizzata cerca di mettere in risalto vari aspetti della salute della persona anziana: le risorse economiche, le risorse sociali, gli stati di salute mentale e fisica, ed il grado di autonomia nello svolgimento delle attività quotidiane. Sono stati inoltre 15 16 analizzati aspetti quali: il grado di conoscenza dei servizi a disposizione e le attività svolte durante la giornata per valutare l’anziano come risorsa. Gli strumenti metodologici La presente ricerca è stata condotta attraverso l’applicazione dei seguenti strumenti: • un questionario distribuito ad un campione di 200 anziani ultra75enni del Comune di Arezzo (si veda Appendice A). Tale questionario è stato impostato seguendo la metodologia OARS (Older Assessment Resources System) sperimentata negli Stati Uniti e standardizzata anche per il caso italiano dall’Università di Roma; • discussioni di gruppo ed acquisizione di informazioni da parte di operatori ed utenti dei servizi erogati (si veda Appendice B). Ci si è concentrati su tre principali tipologie di servizio: a) residenziale; b) domiciliare; e c) di socializzazione/assistenza affettiva. Vista la limitatezza del tempo a disposizione, l’acquisizione di informazioni si è concentrata sui principali elementi che operatori ed utenti volevano far risaltare, senza che questi incontri costituiscano pertanto una valutazione esaustiva della qualità del servizio erogato; • linee-guida per interviste individuali con i rappresentanti delle maggiori realtà di terzo settore operanti nel settore degli anziani; • questionario distribuito ai Direttori di Residenze Sanitarie Assistenziali sulle attività gestite dal volontariato; • raccolta di informazioni sui dati relativi all’utenza ed alla spesa delle principali istituzioni erogatrici di servizi alla popolazione anziana. 1.3 STRUTTURA DEL RAPPORTO Oltre al presente capitolo introduttivo, la ricerca si divide in sette ulteriori capitoli. Gli orientamenti nazionali e regionali Il prossimo capitolo si concentrerà sulle principali linee di orientamento relative alle politiche socio-assistenziali e socio-sanitarie sia nazionali che toscane. La Regione Toscana ha introdotto negli ultimi due anni, due nuove leggi di riordino degli interventi di assistenza e sanitari. Verranno pertanto esaminati sia i principali orientamenti di indirizzo che il quadro organizzativo e programmatico incentrato sulle zone e sui distretti socio-sanitari. I bisogni Il capitolo 3 rappresenta invece un’analisi dei bisogni. La prima parte è incentrata sulla evoluzione demografica nel Comune di Arezzo e della zona socio-sanitaria aretina. Si prendono in considerazione sia i recenti mutamenti della composizione della popolazione per classi di età, che quelli previsti nell’arco dei prossimi dieci anni. In particolare, si analizza il cambiamento demo Grafico all’interno della classe di popolazione anziana, il rapporto tra ultra75enni, la cui domanda di servizi socio-assistenziali e sociosanitari è elevata, e ultra65enni, gruppo maggiormente attivo e portatore di bisogni di socializzazione. Per il Comune di Arezzo viene inoltre esaminato il mutamento della composizione familiare della classe di anziani ultra75enni in r a ff ronto ai dati del censimento. La seconda parte del capitolo è invece dedicata all’analisi dei risultati del questionario sugli anziani ultra75enni del Comune di Arezzo. Viene esaminata la sintesi dei valori per le cinque aree di salute dell’anziano, cercando di mettere in relazione la combinazione tra le due aree di risorse (sociali ed economiche) con le tre aree di stato (salute mentale, fisica e grado di autonomia nelle attività quotidiane). I risultati di alcune domande specifiche sono inoltre analizzati, par- 17 18 ticolarmente per le aree di risorse sociali, attività ed il tempo trascorso dall’anziano, nonché il suo grado di conoscenza dei servizi. Il quadro dei servizi Il capitolo 4 prende in considerazione il quadro complessivo dell’offerta di servizi dei Comuni della Zona Aretina. Le variabili organizzative ed istituzionali sono analizzate per verificare il grado di applicazione delle recenti innovazioni legislative. Un’analisi della tipologia dei servizi offerti, della loro attuale modalità di accesso, nonché delle azioni di supporto alla promozione della qualità dei servizi e/o alla diversificazione dell’offerta, viene inoltre affrontata. Insieme a questi elementi, si identifica il quadro d’insieme dei servizi offerti dal terzo settore, nelle sue componenti di cooperazione sociale e volontariato, in virtù del loro livello di integrazione e/o complementarità con il servizio pubblico. L’ultima parte del capitolo, infine, identifica i livelli di spesa pubblica per ciascuna tipologia di servizio ed analizza la composizione delle fonti di finanziamento degli ultimi anni. Analisi dei singoli servizi I capitoli 5, 6 e 7 riprendono invece la classificazione della tipologia di servizi disponibili per verificare per ciascuno di essi le modalità di gestione, l’integrazione tra servizio pubblico e privato, il raggiungimento degli obiettivi di copertura del servizio in funzione dei target espressi dai progetti obiettivo e la distribuzione dei costi. Conclusioni Il capitolo 8, infine, costituisce la sezione conclusiva del rapporto. Una sintesi dei principali risultati emersi dall’analisi dei precedenti capitoli verrà presentata in relazione al quadro di bisogni e di servizi. note 1 Il campione è stato stratificato secondo le seguenti variabili: sesso, classe di età (75-79; 80-84; >85), distretto di residenza. I pesi da attribuire alle variabili sono gli stessi dell’universo di riferimento. Per una disamina più approfondita si veda l’appendice metodologica. 19 2. LE LINEE DI POLITICA REGIONALE A FAVORE DEGLI ANZIANI 2.1 IL QUADRO NORMATIVO Sulla base delle linee di indirizzo nazionale, la Regione Toscana ha avviato negli anni ‘90 un percorso di riforma, sia in termini di orientamenti generali che di articolazione organizzativa, delle politiche socio-assistenziali e sociosanitarie a favore degli anziani. I principali strumenti legislativi che abbiamo preso in considerazione sono: • i Progetti Obiettivo regionali sulla Tutela della Salute degli Anziani n. 168/92 e quello più recente inserito nel Piano Sanitario Regionale 1999-2011; • la legge di riordino degli interventi di assistenza sociale, n.72/97, ed il relativo Piano Integrato Sociale Regionale; • le leggi 108/95 sull’assistenza ad anziani non autosufficienti, la legge n. 49/94 sul riordino dei servizi sanitari, sostituita lo scorso anno dalla legge n. 72/98. I principi Il progetto obiettivo sulla Tutela della salute degli anziani n.168/92, in vigore fino al 1998, esplicita i primi orientamenti a favore di politiche di scanso ricovero e di supporto al mantenimento dell’anziano nel proprio ambiente familiare. Tali orientamenti sono stati mantenuti nella successiva legislazione regionale. In particolare: • il mantenimento dell’anziano nel proprio ambiente rappresenta il principio ispiratore di tutta la legislazione sugli anziani, prevenendo il ricovero in istituto di persone autosufficienti, salvaguardando i rapporti familiari e le più ampie 21 22 relazioni sociali, garantendo l’integrità del suo status e dei suoi ruoli nel contesto sociale e intervenendo nelle situazioni di povertà, di abbandono, di solitudine e di mancanza di alloggio; • il ricorso all’istituzionalizzazione come ultima risorsa da attivare in caso di impossibilità nel mantenere l’anziano nel proprio contesto familiare. A tale proposito si ribadisce il principio di reversibilità del percorso assistenziale, prevedendo il reinserimento sociale degli anziani istituzionalizzati attraverso programmi territoriali articolati. Anche la qualità di vita all’interno delle strutture è oggetto di attenzione, attraverso un articolato decentramento e riconversione delle macro strutture di ricovero; • la salvaguardia dell’autosufficienza dell’anziano da processi invalidanti fisici e psicologici, privilegiando l’intervento preventivo e riabilitativo a livello distrettuale con particolare riguardo alle patologie più frequenti; • lo sviluppo di programmi coordinati sul versante delle politiche sociali integrate nei settori della cultura, del tempo libero, della casa, della politica dei trasporti, delle attività di socializzazione e delle attività lavorative per prevenire lo stato di emarginazione e disagio psico-fisico e sociale e per promuovere il recupero ed il mantenimento delle capacità delle persone. In merito a quest’ultimo aspetto, si stimolano nel territorio forme di aggregazione sociale e apporti coordinati delle attività del volontariato per l’utilizzazione di tutte le risorse esistenti verso una diffusa prevenzione sociale ed una reale partecipazione dei cittadini. La non autosufficienza Tali orientamenti sono mantenuti da tutto il successivo corpo legislativo e programmatico regionale. Alcuni aspetti vengono comunque enfatizzati attraverso l’introduzione di misure specifi- che. Tra questi, l’attenzione alla problematica dell’assistenza all’anziano non autosufficiente o al limite dell’autosufficienza presso il domicilio. A tale proposito, la Regione Toscana ha emanato nel 1995 la legge 108 per il finanziamento di specifici interventi di assistenza domiciliare integrata. Secondo la legge i Comuni erogano l’assistenza domiciliare promuovendone l’integrazione con l’assistenza domiciliare infermieristica e riabilitativa fornite dalle Aziende unita’ sanitarie locali. Alla forma diretta si aggiunge anche la possibilità di beneficiare degli assegni per l’assistenza erogati a soggetti appartenenti al nucleo familiare o comunque in grado di pre s t a re assistenza presso il domicilio dell’anziano. Condizione necessaria per l’erogazione dell’assegno è la sottoscrizione del piano terapeutico assistenziale. I principi della legge 108/95 sono stati interamente accolti all’interno della successiva legge di riordino dell’assistenza n. 72/97. Sempre in tema di aiuto alla non autosufficienza, attenzione particolare, nell’ambito delle patologie invalidanti di più recente diffusione, viene data alle demenze senili ed al morbo di Alzheimer sia dal PISR che dall’ultimo Progetto Obiettivo. Uno specifico progetto d’intervento viene attivato secondo un modello sperimentale per la formazione di operatori di assistenza e dei medici di medicina generale e per la consulenza dei familiari e di quanti si prendono cura delle persone. Il percorso di sperimentazione prevede la realizzazione di: (a) Centri Diurni di assistenza Alzheimer; (b) Nuclei Alzheimer presso le RSA; (c) Modulo ADI per gravi in aree metropolitane ad intensa urbanizzazione; Le attività ad elevata integrazione S e m p re in tema di supporto all’anziano non 23 24 autosufficiente o al limite dell’autosufficienza, la legge 72/97 stabilisce inoltre le attività ad elevata integrazione socio-sanitaria: • la definizione di un piano individualizzato di intervento basato sul metodo della valutazione da parte della Unità Valutativa Geriatrica (UVG) operante, di norma, a livello di distretto. Nella definizione e verifica del piano si assicura il concorso delle diverse professionalità interessate all’accertamento della condizione di non-autosufficienza; • l’erogazione di attività di assistenza domiciliare integrata e la fornitura di particolari ausili per l’autonomia personale; • il funzionamento di stru t t u re di ospitalità diurna o a tempo pieno, ovvero l’assistenza presso strutture convenzionate, per i soggetti le cui condizioni di non-autosufficienza non consentano la permanenza a domicilio. Le priorità delle ultime leggi quadro regionali Le leggi 72/97 e 72/98, nonché i relativi PISR e Progetto Obiettivo Anziani per il triennio ’98-’00 costituiscono un insieme coordinato di strumenti legislativi e programmatici che integrano i principi introdotti con il Progetto Obiettivo del ’92. Si riafferma pertanto il principio della protezione e della tutela sociale, anche in collegamento con la tutela giuridica, dei soggetti incapaci di provvedere a se stessi e si rafforza una visione d’insieme delle politiche sociali e socio-sanitarie rafforzandone l’integrazione sia in termini di azioni che di soggetti coinvolti. In sintesi, attraverso l’adozione di tali strumenti legislativi e programmatici, si introducono alcuni importanti obiettivi che possiamo distinguere nelle seguenti categorie: • metodologici, attraverso (a) il coordinamento e l’integrazione con i servi- zi sanitari quale metodo obbligatorio di lavoro tra servizi ed Enti indipendentemente dalle diverse modalità di gestione, al fine di assicurare una risposta unitaria alle esigenze della persona; (b) la valorizzazione delle capacità e delle risorse della persona attraverso attività di sostegno e supporto avvalendosi della metodologia della relazione tra operatori e cittadini; • organizzativi, attraverso (a) la promozione del decentramento su base zonale e distrettuale della programmazione dei servizi e degli interventi; (b) l ’ i n t roduzione dell’Unità di Va l u t a z i o n e Geriatrica (UVG), la commissione interdisciplinare preposta alla valutazione delle condizioni di non autosufficienza della persona anziana. L’UVG è costituita in ogni area distrettuale ed è composta da un nucleo permanente, oltre che da varie figure professionali a seconda del caso specifico. La valutazione di non autosufficienza r a p p resenta il presupposto fondamentale del p rocesso assistenziale alla persona anziana e non, in quanto strumento di analisi dei bisogni specifici dell’utente finalizzato alla personalizzazione della strategia di intervento. La valutazione è multidimensionale, in base ad una scheda di valutazione del grado di autosufficienza dell’anziano introdotta dal Consiglio Regionale nel 1991; (c) l’introduzione del principio dell’unicità dell’ente gestore a livello di zona socio-sanitaria per le attività ad elevata integrazione; (d) la definizione di un percorso di assistenza della persona anziana (si veda Quadro 1 nel paragrafo successivo) e di diversi modello organizzativi di riferimento dei servizi, in particolare dell’Assistenza Domiciliare Integrata, nonché delle str utture residenziali per auto e non autosufficienti. 25 26 • di promozione e verifica della qualità, attraverso: (a) la definizione di standard minimi di qualità, nonché l’erogazione di un omogeneo livello di prestazioni su tutto il territorio regionale; (b) l’incentivo, la promozione e la valorizzazione della partecipazione degli utenti, dei cittadini e delle formazioni ed organizzazioni sociali all’individuazione delle istanze emergenti in seno alla collettività e degli obiettivi della programmazione, nonché alla verifica dell’efficacia dei servizi e degli interventi; (c) l’istituzione degli Osservatori Provinciali per le politiche sociali, con specifici compiti di verifica e monitoraggio. Il ruolo del terzo settore Il principio dell’integrazione tra enti pubblici e terzo settore è particolarmente importante. In particolare, si prevede una forte integrazione tra i servizi erogati attraverso il sistema pubblico e la rete di volontariato e di supporto informale. Gli elementi in cui questo principio generale trova applicazione sia nel PISR che nell’ultimo Progetto obiettivo sulla Tutela della Salute degli Anziani possono essere distinti a livello di: • partecipazione del volontariato e delle realtà di terzo settore alle principali fasi di programmazione, come nel caso della formulazione dei piani zonali e/o nei patti territoriali di solidarietà; • integrazione delle attività di volontariato a supporto della rete complessiva di servizi offerti dal settore pubblico. Tale integrazione è suggeri ta nei modelli organizzativi individuati per i servizi di base quali l’assistenza domiciliare, le attività di animazione nei centri diurni e nelle residenze sanitarie. Il Progetto Obiettivo regionale sulla tutela della salute degli anziani inserisce la famiglia, le cooperative sociali, le associazioni del volontariato ed altri soggetti del privato sociale all’interno del modello organizzativo di risposta ai bisogni, concorrendo all’analisi degli stessi, alla definizione delle risposte, nonché alla gestione degli interventi. Le attività socio-culturali Lo stesso Progetto Obiettivo rafforza inoltre il supporto ad interventi a favore della promozione della qualità della vita nella terza età, che preveda una maggiore organicità e diffusione capillare delle esperienze già avviate delle Università della terza età, dei Centri Sociali, delle varie forme di solidarietà espresse dagli anziani, e di tutte quelle iniziative che rispondano alla domanda di inserimento sociale avanzata dagli anziani. Il diritto all’informazione Un ulteriore ed importante elemento di innovazione da parte della legge 72/97 è la chiara esplicitazione del diritto all’informazione da parte del cittadino. Secondo l’art. 4, infatti, il cittadino utente del sistema sociale e assistenziale dellRegione ha diritto ad essere informato… sui propri diritti in rapporto ai servizi di assistenza sociale, sulla disponibilita’delle prestazioni socio-assistenziali, sui requisiti per l’accesso, sulle possibilita’ di scelta, sulle condizioni e sui requisiti per accedere alle prestazioni e relative procedure, nonche’ sulle modalita’ di erogazione e delle prestazioni stesse. E’ altresì importante rilevare che la legge indica in una vasta gamma di soggetti, enti locali ma anche soggetti del terzo settore, il dovere di attuare interventi e azioni di informazione rivolti ai cittadini ed, in particolare, ai minori e agli anziani al fine di favorire la piena consapevolezza tra gli stessi. 27 28 2.2 IL QUADRO ORGANIZZATIVO E DI PROGRAMMAZIONE La zona ed il distretto socio-sanitari, introdotti nella programmazione territoriale già a partire dal ’94, costituiscono le unità territoriali di riferimento per la programmazione e gestione delle attività socio-assistenziali e socio-sanitarie. I territori provinciali sono divisi in zone, a loro volte divise in distretti. Per quanto riguarda la Provincia di A re z z o , questa è divisa in cinque zone: A re t i n a , Casentino, Val di Chiana Aretina, Val Tiberina e Val d’Arno. Della Zona Aretina fanno parte sei Comuni. Oltre ad Arezzo, Comune capoluogo, sono compresi: Capolona, Castiglion Fibocchi, Civitella, Monte S. Savino e Subbiano. A t a l e p roposito si veda la Mappa 1 compre n d e n t e anche la divisione nei cinque distretti della zona. Il ruolo del Comune Titolari della programmazione e gestione dei servizi socio-assistenziali e socio-sanitari sono i Comuni e le Aziende USL. Il Comune è l’ente titolare delle funzioni in materia di assistenza sociale. Può gestire il complesso degli interventi o i singoli settori in uno dei seguenti modi • in forma diretta; • in associazione, con uno, più o tutti i Comuni c o m p resi nella stessa zona socio-sanitaria mediante convenzione, ovvero mediante la costituzione di consorzi; • mediante delega e relativa convenzione all’Azienda USL competente per territorio, o alla Comunità Montana, previa associazione con uno, più o tutti i Comuni compresi nella stessa zona socio-sanitaria. Al Comune viene inoltre data ampia possibilità di gestione, attraverso convenzioni con organizzazioni del volontariato, del privato sociale, del privato, Istituti di Pubblica Assistenza e Beneficenza (IPAB), e con le reti anche informali di persone e famiglie. Il ruolo di Regioni e Province Alla Regione ed alle Provincie spettano ru o l i analoghi, ciascuno per il proprio ambito territoriale di competenza. In particolare: • la Regione ha una funzione di indirizzo e di c o o rdinamento dei piani sociale e sanitario regionale, di ripartizione del fondo sanitario regionale e di quello per l’assistenza, di sperimentazione di interventi innovativi in particolare per il versante delle politiche sociali integrate, nonché di promozione del monitoraggio delle azioni previste dal piano, di indirizzo e coordinamento delle attività degli Osservatori Provinciali sulle politiche sociali; • la Provincia, invece, oltre alla promozione di interventi innovativi nella gestione delle politiche socio-assistenziali, gestisce l’attività di monitoraggio delle politiche sociali attraverso l’Osservatorio Provinciale, nonché quelle di orientamento professionale e formazione. 29 30 Mappa 1 - La provincia di Arezzo ed i distretti della Zona Aretina zione ed erogazione dei servizi socio-sanitari e socio-assistenziali dei Comuni e delle Aziende USL, la legge 72/97 introduce anche il principio del gestore unico per le attività ad alta integrazione socio-sanitaria, tra cui il settore della tutela ad anziani non autosufficienti. L’ente gestore può essere rappresentato dai Comuni associati appartenenti ad una stessa zona socio-sanitaria, dalla Comunità Montana appartenente ad una stessa zona socio-sanitaria o dall’Azienda unità sanitaria locale nelle sue articolazioni zonali. Funzioni della zona Secondo l’art. 19 della legge 72/97, la zona socio-sanitaria è la sede in cui confluiscono i vari momenti della programmazione delle attività sociali gestite dall’Azienda USL, dai Comuni e dalla Provincia. In particolare, spetta al livello zonale: • l’elaborazione e la predisposizione dei piani zonali; • la progettazione delle politiche sociali integrate, coordinando gli interventi socio-assistenziali e socio-sanitari con quelli relativi alla casa, al lavoro, alla mobilità, alla formazione, all’istruzione, all’educazione, alla cultura, alla ricerca ed al tempo libero; • la progettazione e la gestione delle attività ad elevata integrazione socio-sanitaria, che, nel caso degli interventi a favore degli anziani, riguardano principalmente l’insieme di interventi a favore di anziani al limite dell’autosufficienza; • la stesura dei protocolli operativi da demandare al coordinamento del distretto. Il ruolo del Comune A livello di strumenti e modelli organizzativi, oltre al ruolo della zona e del distretto sociosanitario come sede di organizzazione, integra- Funzioni del distretto Il distretto socio-sanitario è la sede di organizzazione, integrazione ed erogazione dei servizi 31 32 socio-sanitari e socio-assistenziali dei Comuni e delle Aziende USL. A tale livello si articola anche la gestione dei servizi sanitari, sociali ed assistenziali a livello zonale. I servizi di assistenza sociale dei Comuni e delle Aziende USL garantiscono mediante il distretto la proposta dei progetti integrati di intervento, la loro attuazione e la presa in carico degli utenti e l’erogazione delle prestazioni. Il piano zonale definisce, per le sedi distrettuali, l’organizzazione dei servizi socio-assistenziali gestiti direttamente dai Comuni e l’erogazione delle relative prestazioni. Il piano zonale prevede, altresì, l’informazione unica ai cittadini sulle modalità di accesso ai servizi sanitari e sociali anche attraverso l’uso del sistema del centro unico di prenotazione (CUP). Preso ogni distretto deve essere costituito l’Ufficio di coordinamento di cui vanno a far parte il Coordinatore sanitario del distretto, il Coordinatore sociale per le attività sociali gestite dall’Azienda USL e, nel caso di attività direttamente gestite dal Comune, anche il responsabile dei servizi socio-assistenziali nominato dal Comune. Così come ulteriormente specificato nel Progetto Obiettivo per il triennio ‘98-‘00, al Distretto compete: • la presa in carico degli utenti; • la definizione di piani individuali integrati di intervento; • l’attuazione dei piani, l’erogazione delle prestazioni di competenza e la verifica dei risultati; • il coinvolgimento della rete di pro t e z i o n e sociale; e • il coordinamento degli interventi socio-sanitari, socio-assistenziali e delle prestazioni sanitarie erogate dai medici di medicina generale con le prestazioni di natura specialistica e ospedaliera. Il percorso assistenziale Il ruolo centrale del distretto socio-sanitario è riscontrabile all’interno del percorso assistenziale, così come definito dal PISR e dall’ultimo Progetto Obiettivo regionale. A tale proposito si veda il Quadro 1 alla pagina successiva. La richiesta d’intervento può partire da più soggetti: direttamente dall’anziano (o un suo tutore), o su indicazione delle figure sociali e sanitarie in contatto con l’anziano: l’assistente sociale, il medico di famiglia ed il medico ospedaliero , qualora l’anziano sia dimissionario da ricovero. La richiesta viene inoltrata al distretto sociosanitario che, attraverso una prima analisi, determina quali domande danno origine a risposte solo sociali o solo sanitarie. Per questi casi il percorso assistenziale può essere attivato immediatamente. Per i casi di natura più complessa, si richiede invece l’intervento dell’Unità di Valutazione Geriatrica attraverso le sue competenze multidisciplinari. Attraverso questa unità scaturisce il piano terapeutico assistenziale che prevede l’impiego di diverse strategie, così come precedentemente indicato per la gestione della non autosufficienza. 33 Il Piano di Zona Il Piano Zonale di Assistenza Sociale costituisce un importante elemento di pro g r a m m a z i o n e i n t rodotto dalla legge 72/97. L’ a r t i c o l a z i o n e zonale della Conferenza dei Sindaci indice la Conferenza di Zona per la definizione degli indirizzi. Alla Conferenza partecipano anche il Presidente della Provincia e il Direttore Generale dell’Azienda USL di riferimento. Una volta emanati gli indirizzi, i Comuni, l’Azienda USL, la Provincia, nonché i privati interessati predispongono le proposte in forma di progetti secondo quanto previsto nella definizione di indirizzi. A seguito di tali proposte viene redatto il piano di zona da parte di una segreteria tecnica. La selezione dei progetti deve essere fatta sulla base delle priorità indicate dal PISR e sui bisogni identificati nell’ambito della relazione sociale. La Conferenza dei Sindaci approva i piani di zona e li trasmette alla Regione per successiva approvazione ed erogazione dei fondi. Struttura del Piano di Zona Secondo il PISR, il Piano Zonale di Assistenza Sociale è l’atto di programmazione definito e determinato in accordo tra i Comuni di una medesima zona socio-sanitaria, la Pro v i n c i a , l’Azienda USL con cui si coordinano gli interventi socio-assistenziali con quelli socio-sanitari delle aree ad alta integrazione. Il piano zonale di assistenza sociale si distingue in tre parti: • la relazione sociale; • il programma di attività; • i progetti. Principali contenuti del Piano di Zona In particolare, nel programma di attività si definiscono le modalità, le risorse organizzative e 35 36 strumentali per la gestione degli interventi di assistenza sociale e ad alta integrazione. Inoltre, il programma dovrebbe altresì indicare: • le modalità per l’individuazione di un unico coordinatore sociale referente a livello di distretto; • le iniziative di informazione unica sulle modalità di accesso ai servizi sanitari e sociali; • l’assunzione di regolamenti omogenei da parte di tutti i Comuni della Zona, dell’Azienda USL per determinare i criteri di accesso alle prestazioni; • la definizione di un sistema di indicatori a livello di zona per la verifica e l’attuazione del programma di attività, il grado di copertura dei servizi, la tempestività delle risposte fornite, nonché il grado di soddisfazione dell’utenza. I compiti di monitoraggio I compiti di monitoraggio e verifica dei piani di zona sono attribuibili, anche se non in maniera esplicita, all’Osservatorio Provinciale per le Politiche Sociali, nella sua funzione di supporto alla programmazione. In tal senso si esprime anche il recente Progetto Obiettivo sulla Tutela della Salute degli Anziani per il triennio ‘99-’01, attribuendo all’Osservatorio per le Politiche Sociali il compito di monitoraggio: • dei risultati del Progetto Obiettivo che coinvolga tutti i soggetti istituzionali competenti e l’insieme della rete informale di pro t e z i o n e sociale; • delle esperienze di socializzazione, aggregazione, tempo libero ed educazione permanente. In particolare è richiesto agli Osservatori provinciali di partecipare alla raccolta degli elementi per la conoscenza delle esperienze di aggregazione sociale, la definizione di criteri e di strumenti per il loro coordinamento, nonché la definizione di un piano di sviluppo con il concorso degli enti locali. 3. I BISOGNI 3.1 LA TENDENZA DELLA DOMANDA DI SERVIZI 3.1.1 Le tendenze demografiche e di composizione familiare La tendenza all’invecchiamento della popolazione è un fenomeno che caratterizza tutte le società industrializzate. Il decremento dei livelli di fecondità e l’allungamento della vita media ha profondamente modificato la struttura della popolazione. La Toscana è tra le regioni italiane con le percentuali di popolazione anziana più elevate, superiori al 20% già nel 1996. La tendenza allo invecchiamento Per quanto riguarda la Zona Aretina, la Tabella 1 riassume la variazione della composizione della popolazione a partire dal 1981 e le relative proiezioni demografiche fino al 2011. Come si può notare, gli ultimi due decenni sono stati caratterizzati da un forte mutamento demo Grafico. Ad A rezzo, il numero delle persone ultra65enni è passato da poco più di 13.000 alle oltre 19.000 del 1998, con un incremento di circa il 43%. Negli ultimi otto anni l’incremento è stato di quasi il 16%. Valori analoghi si hanno a livello di zona socio-sanitaria aretina, di cui il solo Comune di Arezzo rappresenta circa l’80% della popolazione. L’indice di vecchiaia, il rapporto tra numero di persone ultra65enni e bambini tra gli 0 e i 14 anni, ha subito variazioni cons i d e revoli, più che raddoppiando rispetto ai valori del 1981. Se in quest’ultimo anno per ogni bambino tra gli 0 ed i 14 anni esistevano 0,8 persone sopra i 65, oggi per ogni bambino il numero di anziani è poco più di 1,75. Osservando le colonne di destra della Tabella 1, 39 Tabella 1 – La composizione della popolazione del Comune di Arezzo2 e della Zona Aretina: 1981 – 2011 si può notare come la tendenza all’invecchiamento della popolazione sia destinata a continuare a ritmi sostenuti per i prossimi dieci anni. Le previsioni sono di una percentuale di ultra65enni che raggiungerà circa un quarto della popolazione complessiva nel 2011. I grandi anziani Se l’invecchiamento della popolazione è un dato incontrovertibile, da tempo gli studi di settore si concentrano anche sulla composizione interna del settore degli anziani. L’evoluzione della popolazione ultra75enne o ultra80enne, i cosiddetti grandi anziani, fornisce infatti indicazioni importanti sulla pressione che il sistema pubblico riceve in termini di domanda di servizi. Mappa 2 – La popolazione anziana dei Comuni della Zona Aretina La Tabella 2 evidenzia il recente mutamento nella composizione della popolazione anziana della Zona Aretina. All’interno della popolazione anziana, abbiamo preso in considerazione anche la fascia di ultra75enni. Come nel caso p recedente, oltre ai dati del recente passato abbiamo anche analizzato le proiezioni per il prossimo decennio3. La tendenza più evidente riguarda il peso prog ressivamente maggiore che la classe di ultra75enni assume sul totale della popolazione anziana. Nel 1981 su 100 ultra65enni, 36 erano ultra75enni. Solo dieci anni più tardi, il peso di quest’ultima classe era salito al 43% e tale incremento è destinato a perdurare per raggiungere proporzioni molto vicine al 50% già a partire dal 2006. Nella Mappa 3, inoltre, abbiamo considerato la distribuzione della popolazione anziana aretina ultra75enne nel Comune di Arezzo. La gradazione di colori indica la diversa densità di persone anziane sul territorio. 41 Tabella 2 – Gli incrementi annuali della popolazione ultra65enne ed ultra75enne – Comune di Arezzo e Zona Aretina, 1981 - 2011 Mappa 3 – Distribuzione degli anziani ultra75enni nel Comune di Arezzo Mappa 4 - Distribuzione degli anziani ultra75enni nel Comune di Arezzo – Dettaglio del Centro Storico Fonte: Elaborazione su dati Censimento 1981, 1991, Anagrafe dei comuni 1998 e stime della Regione Toscana. 44 Il Grafico 1 mostra i tassi di incremento medi annui per le due classi di età. Come si può notare, il divario è stato particolarmente elevato negli anni più recenti e tenderà progressivamente a ridursi. Fino al 2006, comunque, il tasso di crescita degli ultra75enni rimarrà di un punto p e rcentuale maggiore della classe di ultra 65enni. Grafico 1 – Incrementi medi annui della popolazione anziana Comune di Arezzo, 1981 – 2011 Cosa hanno significato e cosa significheranno tali percentuali di incremento medio annuo in termini assoluti? Per un comune come Arezzo un aumento di circa 230 anziani ultra75enni ogni anno a partire dal 1981 ad oggi. Tale incremento consistente continuerà, seppur con una lieve flessione, fino al 2006: poco meno di 200 ultra75enni ogni anno. Negli anni fino al 2011, l’incremento si dovrebbe infine stabilizzare su valori inferiori alle 100 unità. Aumentano gli anziani, e tra questi in maniera considerevole le fasce più vecchie della popolazione, ma come sta variando la composizione delle loro famiglie? La composizione familiare degli anziani La Tabella 3 esprime la composizione familiare degli anziani aretini ultra75enni nel 19984. La più lunga durata della vita media femminile rispetto a quella maschile produce tre evidenti effetti: • la netta prevalenza di donne (63%) sul totale della popolazione ultra75enne; • la prevalenza, all’interno della componente femminile, dalle donne sole che rappresentano circa il 44% delle donne ultra75enni; • la prevalenza della coppia come forma di convivenza per il 58% degli uomini ultra75enni. Uno sguardo ai valori assoluti fa emerg e re il numero particolarmente rilevante delle donne sole, 2.373, il 28% circa della popolazione comunale ultra75enne. Decisamente in minor numero sono gli ultra75enni che risiedono in nuclei familiari di tre o più persone, poco più del 20% per quanto riguarda le donne ed una percentuale lievemente inferiore per quanto riguarda gli uomini. Si tratta in questo caso di anziani assorbiti dai nuclei familiari dei figli. 45 Tabella 3 – Composizione familiare degli ultra75enni – Comune di Arezzo, 1998 27,6% di tutta la popolazione ultra75enne. In termini assoluti tale variazione ha significato un aumento di più di 1.000 unità in soli otto anni, da 1.325 a 2.373. Lo stesso fenomeno è riscontrabile anche tra gli uomini, dove la categoria di soli aumenta di circa il 70% in otto anni. Non si tratta solamente di un aumento legato alla più generale tendenza della popolazione anziana, ma aumentano anche i pesi relativi alla categoria dei soli sul totale della popolazione ultra75enne di ciascun sesso. Se nel ’91 le ultra75enni sole rappresentavano il 30% delle donne ultra75enni, oggi tale percentuale è passata a valori vicini al 44%. Anche per gli uomini il discorso è analogo, con un incremento dal 12% circa del ’91 al 17% del ’98. Fonte: Centro Elaborazione Dati – Anagrafe del Comune di Arezzo. La tendenza al vivere da soli Quale è la tendenza in termini di composizione familiare? Per quanto riguarda la classe degli anziani soli, soggetti maggiormente a rischio in termini di fornitura di adeguati servizi, un riscontro del loro recente andamento è possibile con i dati del censimento del 19915. In tale anno si può considerare che, nonostante i mutamenti già in atto, la condizione degli anziani fosse ancora molto legata alla famiglia e la percentuale di coloro che vivono soli rimanesse inferiore a quella regionale e, soprattutto, a quella delle altre zone della provincia di Arezzo. Negli ultimi sette anni però, le modificazioni in termini di composizione familiare sono state molto accentuate. Analizzando la Tabella 4, il fenomeno più rilevante riguarda il peso progressivamente più elevato della categoria dei soli sul totale della popolazione anziana ultra75enne. In particolare, segnaliamo la già citata variazione in termini assoluti delle donne sole, passate dal 18,6% al Tabella 4 – Gli anziani soli del Comune di Arezzo: 1991 e 1998 Fonte: Nostra elaborazione su dati Censimento ISTAT 1991 e Anagrafe Comune di Arezzo. 47 48 3.1.2 Nuove patologie e nuovi bisogni Una delle conseguenze della rapida mutazione nella composizione della popolazione anziana esaminata nel paragrafo precedente riguarda la diversa prevalenza delle condizioni morbose che affligge la fascia dei grandi anziani, ovviamente caratterizzati da maggiori livelli di comorbidità clinica e sociale. Le demenze senili La grande categoria delle demenze senili rappresenta senza dubbio la patologia la cui presenza aumenta esponenzialmente con il passare dell’età ed il cui andamento risulta particolarmente rilevante in termini di domanda di servizi. La demenza senile viene definita secondo il DSM-IV “una sindrome clinica a decorso cronico progressivo caratterizzata da disturbi della memoria con deterioramento almeno di una funzione corticale superiore che interferisca con le attività della vita quotidiana, in presenza di un normale stato di coscienza”. Oltre il 50% delle demenze è rappresentato dalla malattia di Alzheimer. La malattia di Alzheimer si articola in tre stadi: nel primo, della durata di circa 1-3 anni, prevalgono i disturbi cognitivi; nel secondo, della durata di circa 3-8 anni, compaiono i disturbi comportamentali; nei 2-5 anni di durata del terzo stadio, infine, è necessaria un’assistenza continuativa. La speranza media di vita è di otto anni. Secondo studi recenti, si calcola che in Italia vi siano circa settecentomila persone colpite da demenza; di queste, circa la metà sono nelle fasi iniziali. Indicativamente, sono centomila i nuovi casi all’anno. La prevalenza della demenza senile aumenta con l’età. E’ più elevata tra le donne e complessivamente colpisce dal 4% al 7% degli ultra65enni ed il 20% degli ultra80enni. Stime delle demenze senili nella Zona Aretina Che cosa significano queste stime in una realtà come quella aretina? Un numero di persone anziane afflitte da questa malattia che varia dalle 760 alle 1.340 nel solo Comune di A rezzo, a seconda dell’ipotesi più ottimistica o pessimistica che si vuole prendere in considerazione6. Per la Zona Aretina si parla di un numero di casi tra i 990 ed i 1.730 circa. Tali indicazioni, seppure basate su stime, forniscono tuttavia un quadro abbastanza preciso del tipo di domanda di servizi sanitari e socio-sanitari cui la realtà aretina si trova, e si troverà in modo ancor più grave nei prossimi anni, a fronteggiare. Sebbene non si dispongano di dati precisi sulla realtà locale, una prima conferma dei numeri di cui sopra viene anche dai 250 pazienti valutati nel solo ’98 per disturbi cognitivi presso gli ambulatori dell’Unità Operativa di Medicina II e del reparto di Neurologia dell’Ospedale Garbasso. Il modello organizzativo di risposta alle demenze prevede una prevalenza di interventi di medicina di base ed assistenza domiciliare integrata nel I livello della malattia, dell’Unità Operativa di geriatria e dei Day Hospital nel II livello e dei Centri per la malattia di Alzheimer nel terzo livello. Sulla base delle percentuali di stima di prevalenza della malattia e di aumento della popolazione anziana, deriviamo che in una realtà come quella a retina il numero di casi debba aumentare, a parità di condizioni di prevenzione e cura, di circa il 15% (circa 150 unità nel caso del Comune di Arezzo, 180 invece per l’intera zona) nei prossimi dieci anni. L’impatto più importante cui i Comuni della zona dovranno far comunque fronte nei prossimi anni riguarda invece il forte i n c remento dei casi che si troverranno negli stadi più avanzati della malattia. 49 50 3.2 LE TIPOLOGIE DI BISOGNO: I RISULTATI DEL QUESTIONARIO 3.2.1 Le aree di salute dell’anziano Analizziamo di seguito i risultati principali del questionario per la valutazione funzionale multidimensionale che abbiamo sottoposto ad un campione di 200 persone di età superiore ai 75 anni, rappresentativo della popolazione anziana del Comune di Arezzo. Le aree del questionario Per la visione del testo completo del questionario e per l’analisi della metodologia seguita per le interviste, rimandiamo all’Appendice A. In sintesi, le aree di analisi sono state le seguenti: • risorse sociali; • risorse economiche; • attività quotidiane; • salute fisica; • salute mentale; • anziano come risorsa; • conoscenza ed uso dei servizi. Come già visto nella sezione 1.2, il questionario è stato adattato rispetto alla metodologia standardizzata Older Assessment Resources System già utilizzata negli Stati Uniti ed in Italia. Nelle interviste si è scelto come interlocutore direttamente l’anziano, poiché una valutazione complessiva richiede la partecipazione attiva della persona intervistata ed è proprio da questa che si ottengono le indicazioni rilevanti sulle sue condizioni di salute e sulle relative necessità assistenziali. Il valore del questionario è peraltro accresciuto dalla possibilità di accedere ad un quadro complessivo di informazioni in erenti la situazione dell’anziano, tale da consentire lo stu dio sulle associazioni tra relazioni sociali, aspetti economici, salute fisica e mentale, ed attività della vita quotidiana. Tali informazioni saranno poi messe in relazione con la presente fotografia dei servizi disponibili e dei loro livelli di copertura. Analizziamo dapprima i risultati sintetici e complessivi delle prime cinque aree di riferimento della metodologia OARS. In questo contesto, il termine aree viene riferito a quegli aspetti in cui prioritariamente si esplicano le attività e le capacità funzionali della persona anziana. In particolare: • Risorse sociali: quantità e qualità dei rapporti familiari e con gli amici e/o vicini; disponibilità dell’assistenza in caso di bisogno; • Risorse economiche: adeguatezza del reddito personale e familiare; • Salute fisica: presenza di disturbi fisici; stati patologici e terapie prescritte; • Salute mentale: grado di benessere psichico; organizzazione del pensiero e capacità di ragionamento, capacità cognitive; • Attività della vita quotidiana: capacità di svolgere attività fisiche e strumentali necessarie alla vita quotidiana (grado di abilità nello svolg e re attività quali telefonare, cucinare, fare acquisti, avere cura della casa, prendere medicine, ecc.). Le scale di valutazione Le domande del questionario sono impostate in modo da permettere l’elaborazione di una valutazione sintetica di tipo scalare per ognuna delle cinque aree. I valori numerici delle valutazioni sono uniformati per ogni area e vanno da 1 a 6 secondo la seguente scala: 1. Eccellente 2. Buono 3. Leggermente compromesso 51 52 4. Mediamente compromesso 5. Gravemente compromesso 6. Totalmente compromesso Per una lettura più snella abbiamo successivamente provveduto ad accorpare tali punteggi in 3 categorie: Buono (che comprende le categorie 1 e 2) – Carente (che comprende le categorie 3 e 4) – Grave (che comprende le categorie 5 e 6). Per ciascuna area, la valutazione numerica sintetica corrisponde alle seguenti valutazioni funzionali: • per le risorse sociali, la categoria buono corrisponde a relazioni sociali almeno discretamente soddisfacenti associate ad un aiuto a tempo indeterminato in caso di bisogno; la categoria carente corrisponde a relazioni sociali insoddisfacenti o discretamente soddisfacenti accompagnate da un aiuto disponibile, rispettivamente, a tempo indeterminato o a breve termine; la categoria grave corrisponde a relazioni sociali prevalentemente insoddisfacenti con un aiuto disponibile solo di tanto in tanto o addirittura per nulla disponibile. • per le risorse economiche, la categoria buono indica un reddito almeno adeguato e dei risparmi disponibili, la categoria carente indica un reddito adeguato anche se in assenza di risparmi o un reddito inadeguato con scarsi risparmi; la categoria grave, infine, indica una totale inadeguatezza del reddito accompagnata dalla presenza anche di scarsi risparmi • per lo stato di salute fisica, la categoria buono indica l’assenza di malattie significative o di invalidità; carente indica la presenza di uno o più disturbi e/o invalidità che richiedono un trattamento medico; grave indica, invece, la presenza di disturbi e/o invalidità che procurano forti dolori e che sono pericolose per la vita stessa; • per lo stato di salute mentale, la categoria buono indica integrità intellettuale e la capacità di affrontare problemi anche gravi in maniera soddisfacente; la categoria carente corrisponde alla presenza di sintomi psichiatrici e/o di moderati deficit intellettuali, senza essere in grado di af f ro n t a re i problemi più gravi in maniera autonoma; • per il grado di autonomia nelle attività quotidiane, la categoria buono indica la capacità di svolgere tutte le attività della vita quotidiana senza assistenza; la categoria carente indica il bisogno di assistenza regolare per alcune attività della vita quotidiana senza che questo comporti però una dipendenza quotidiana da un assistente. Le valutazioni di sintesi Nella Tabella che segue sono evidenziati i risultati sintetici suddivisi per area funzionale. Si può notare che oltre la metà dei soggetti intervistati denuncia una situazione compromessa (carenti + gravi) sia riguardo le risorse sociali che quelle economiche, mentre nel 57 % dei casi si è valutata una buona salute mentale. La saluta fisica risulta compromessa nel 60% degli anziani, mentre oltre la metà non può svolgere in modo autonomo tutte le attività della vita quotidiana. Il profilo che ne emerge, almeno in relazione alle risorse sociali, è quello di soggetti in difficoltà: più in particolare la valutazione finale su tali risorse assegna ad un terzo degli intervistati un punteggio >= a 4, indice di relazioni sociali perlomeno insoddisfacenti e, soprattutto, della mancanza di una persona che si prenderebbe cura a tempo indeterminato dell’anziano in caso di necessità. L’analisi delle risorse economiche, pur eviden- 53 54 ziando una situazione generale tutt’altro che rosea, non presenta particolari situazioni critiche. Nessuno degli intervistati presenta compromissioni equivalenti alla dizione Reddito totalmente inadeguato (Punteggio 6). Diverse considerazioni si impongono dinanzi ai risultati relativi alle attività della vita quotidiaTabella 5 – Valutazioni sintetiche finali na: l’area dei fortemente compromessi (Gravi) risulta pari al 21,5%, venendosi a delineare una sottopopolazione (che rappresenta un quinto degli ultra 75-enni) caratterizzata da una forte dipendenza, conseguente ad una incapacità di svolgere in modo autonomo attività essenziali al proprio mantenimento. Valutazioni di sintesi per sesso L’esame dei punteggi delle aree suddivisi per sesso, evidenza abbastanza chiaramente che gli uomini vivono in condizioni socioeconomiche e di salute migliori delle loro coetanee. In ognuna delle cinque aree (si veda Grafico 2), almeno la metà degli uomini è contraddistinto dalla categoria buono (1-2), mentre per le donne questo avviene solo nell’area della salute mentale. Tali considerazioni sono avvalorate dal fatto che le condizioni di gravità (punteggi 5-6) sono sempre presenti maggiormente nella popolazione femminile, che nel caso della salute fisica e della capacità di svolgere le attività quotidiane coinvolgono più di un quarto delle intervistate. Abbiamo analizzato i valori delle correlazione esistenti tra le cinque aree considerate, in modo da evidenziarne le relazioni di dipendenza. Come si evince dalla Tabella 6, esiste una significativa concordanza tra risorse sociali ed economiche (indice di correlazione r=0,71), tra salute mentale e fisica da una parte e attività quotidiana (r=0,84 in entrambi i casi), tra risorse economiche e salute fisica (r=0,77). Si desume che pessime condizioni fisiche e/o mentali si accompagnano molto spesso ad una ridotta autonomia nello svolgimento nelle attività quotidiane, mentre si delinea l’esistenza di una sottopopolazione in cui la povertà si associa da una parte a rilevanti problemi di salute e dall’altra a mancanza di un supporto sociale (familiari, amici, vicini) al quale fare riferimento in caso di difficoltà. Grafico 2 – Valutazioni di sintesi per area e sesso 55 56 Tabella 6 – Valutazioni sintetiche finali: coefficienti di correlazione lineare Confronto tra risorse e stati Se le variabili che compongono la salute della persona anziana sono multidimensionali, è tuttavia utile mettere in relazione le variabili relative alle risorse, sociali ed economiche, con quelle relative agli stati, salute mentale, fisica e grado di autonomia nello svolgimento delle attività quotidiane. L’incrocio tra questi due tipi di variabili ci permette di individuare meglio con quale bagaglio di risorse la popolazione anziana sta affrontando, o affronterà in un prossimo futuro, una situazione che non può che essere di crescente deterioramento delle proprie aree di stato. Per approfondire l’analisi dei risultati in modo da valorizzare l’approccio multidimensionale al problema dell’autonomia e della qualità della vita dell’anziano, creiamo una nuova variabile (area risorse) che fa riferimento alle potenziali risorse di cui dispone l’anziano ed è ottenuta associando i valori dell’area delle risorse sociali con quella delle risorse economiche. Questa operazione ci permette di creare, in relazione alle risorse disponibili, tre tipologie di anziano: Tipo 1 - autonomo: una tra le risorse sociali ed economiche è buona (valori 1-2), mentre l’altra non è inferiore a 4 (buona o carente). Tipo 2 - a rischio: le risorse sono entrambe carenti oppure una è buona, ma l’altra è grave Tipo 3 - da tutelare: una tra le risorse sociali ed economiche è grave (valori 5-6), mentre l’altra non è superiore a 3 (grave o carente) Il Grafico 3 mostra la suddivisione degli intervistati secondo la classificazione della variabile risorse. Si nota come il 54% della popolazione anziana aretina e delle loro famiglie si può cons i d e r a re a u t o n o m a, cioè dovrebbe detenere potenzialità economiche e sostegno familiare per poter far fronte ad eventuali dif f i c o l t à . D’altro canto, 35 anziani su 100, in tali circostanze, si troverebbero in difficoltà, sprovvisti (anche se parzialmente) delle risorse socio-economiche per superarle. L’11% degli intervistati (che rapportato alla popolazione ultra75enne di Arezzo corrisponde a circa 1000 persone) già allo stato attuale sembra non disporre dei mezzi necessari per farcela da solo e necessita comunque di un supporto sia economico che relazionale. La Tabella 7 mette in relazione gli anziani per tipologia di risorse a disposizione con i livelli di autonomia nelle attività quotidiane. Dalla Tabella emerge che il 33% delle persone ultra75enni con limitate risorse sociali ed economiche (poco meno di un migliaio di persone secondo le stime del campione) si trova a dover f ro n t e g g i a re gravi situazioni di mancanza di autonomia. La stessa problematica deve essere risolta da circa il 9% di anziani ultra75enni (un centinaio di persone circa, sempre secondo le stime) in condizione di ancora più drastica carenza di risorse. 57 58 Grafico 3 – Tipologie di anziani in funzione di risorse sociali ed economiche Tabella 7 – Confronto tra tipologie di risorse e stati Analisi dei risultati di sintesi Consideriamo la variabile sintesi che fornisce, per ogni persona intervistata, la valutazione sintetica delle cinque aree funzionali ottenuta come somma dei punteggi assegnati alle singole aree. Avremo dei valori compresi tra 5 (se la condizione dell’anziano è stata giudicata eccellente, cioè con un valore pari a 1 in tutte le aree) e 25 (se le condizioni dell’intervistato sono state valutate totalmente compromesse in ognuna delle 5 aree). Incrociamo la variabile sintesi con le informazioni relative all’età, al sesso ed alla composizione del nucleo familiare dell’anziano. Nella Tabella 8, i punteggi più bassi (situazione generale soddisfacente) vengono registrati nel caso di anziani che vivono con un’altra persona (spesso il coniuge), mentre i solitari tendenzialmente raccolgono una valutazione peggiore. In linea generale, la tabella conferma che gli uomini vivono in condizioni migliori delle donne, il 63% delle quali ha un punteggio sintesi superiore a 14 (la percentuale degli uomini arriva solamente al 32%). La relazione con l’età è chiaramente abbastanza forte, ed infatti gli anziani ultra85enni sono contraddistinti da valori sostanzialmente più elevati di coloro che si trovano nelle fasce di età 75-79 e 80-84. 59 Tabella 8 – Valutazioni di sintesi per componenti nucleo, sesso e fasce di età 60 3.2.2 Le attività degli anziani Una delle sezioni del questionario intendeva indagare su come gli anziani occupano le loro giornate, cercando di individuare le attività giornaliere principali, le modalità con cui svolgono le occupazioni necessarie alla vita quotidiana e come impiegano il tempo libero. Con una certa sorpresa, scopriamo che circa il 17% degli intervistati dichiara di non dedicarsi ad alcuna attività quando rimane a casa. In relazione alle singole attività che abbiamo analizzato, come si evince dalla Grafico 4, si nota che il 45% della popolazione anziana non si dedica alle pulizie domestiche, ma una percentuale altrettanto elevata accudisce la propria abitazione senza sostanziali aiuti da parte di altri. Per quanto riguarda la preparazione dei pasti, la quota di anziani che la cura in prima persona si eleva addirittura al 58%. Come era prevedibile attendersi, la differenziazione tra i sessi è molto forte. Sono infatti molte le donne che anche in età avanzata continuano ad occuparsi delle pulizia di casa (nel 60% dei casi) e della cucina (75%), mentre gli uomini praticamente trascurano tali mansioni. L’ambito che gli anziani sembrano trascurare maggiormente riguarda la manutenzione ordinaria dell’abitazione. Gli ultra75enni aretini non sembrano dedicarsi nè alla custodia dei nipoti(probabilmente in età già troppo avanzata per essere accuditi), nè alla compagnia/assistenza di altre persone anziane, mentre quasi un quarto degli intervistati (gli uomini in misura superiore delle donne) dichiara di dedicare del tempo alla cura del giardino e/o dell’orto. La possibilità di vedere l’anziano come una risorsa per gli altri non è forse ancora molto radicata nel nostro territorio. Infatti il 92% degli intervistati dichiara di non dedicarsi ad alcuna attività in favore di altre persone. Come si rileva dalla Tabella 9, durante la giornata occupano sicuramente un ruolo importante la televisione (il 96% degli anziani dichiara di trascorrervi del tempo tutti i giorni, mediamente quasi 3 ore), la lettura (la metà degli anziani trascorre in media quasi due ore a leggere) e gli incontri con parenti e vicini. La caratteristica che sembra contraddistinguere in maniera forte le condizioni di vita degli intervistati è la solitudine. Infatti, come si evince dal Grafico 5, il 17% delle persone dichiara di non a v e re trascorso del tempo con nessuno al di fuori di coloro che coabitano con lei/lui. Se aggiungiamo a questi anche coloro che solo una volta alla settimana incontrano persone diverse dai familiari, si raggiunge una percentuale del 44% di individui che non hanno sicuramente delle relazioni sociali soddisfacenti. Tale impressione viene confermata dal Grafico 6, dove si vede che oltre la metà degli ultra75enni Grafico 4 – Le attività degli ultra75enni 61 62 Tabella 9 – Attività quotidiane svolte dagli anziani ultra75enni Grafico 6 – Frequenza di visite, gite o vacanze L’anno scorso con che frequenza ha lasciato la casa per visitare familiari, gite o vacanze? non ha mai lasciato la propria abitazione per motivi di piacere (visite a parenti, gite, vacanze, ecc.) nel corso dell’ultimo anno. Una solitudine avvertita fortemente dagli anziani, poiché solo il 37% di loro dichiara (si veda Grafico 7) di non sentirsi solo, mentre il resto degli ultra75enni aretini confida di perc e p i re (più o meno frequentemente) una sensazione di isolamento. Oltre alla solitudine, la sensazione che pervade lo stato d’animo degli intervistati Grafico 5 – Il tempo con gli altri Quante volte durante la scorsa settimana ha trascorso del tempo con qualcuno che non vive con lei? risulta essere l’inutilità. Questa sensazione colpisce molto più frequentemente le donne rispetto agli uomini (si veda Grafico 8), probabilmente perché la progressiva perdita di autosufficienza contribuisce al decadimento del ruolo all’interno dell’ambito familiare, mentre gli uomini durante l’età lavorativa riescono a coltivare una rete di relazioni sociali e di interessi che permangono. 63 64 Grafico 7 – Il senso di solitudine Le capita di sentirsi solo… La pensa così perlomeno il 42% degli intervistati che nella descrizione dei vicini sceglie la frase “mi vogliono bene e mi aiutano in caso di bisogno”. Il Grafico 9 invece sottolinea i rapporti di frequentazione che sussistono tra la popolazione anziana ed il vicinato: scopriamo che un quarto degli ultra75enni frequenta assiduamente i vicini ed un ulteriore 25% comunque di tanto in tanto ne approfitta della compagnia. Grafico 9 – La frequentazione dei vicini di casa Frequenta i suoi vicini di casa… Grafico 8 – Il senso di inutilità Le capita di sentirsi inutile… 3.2.3 Le risorse sociali a disposizione: il ruolo delle famiglie In questa sezione indaghiamo più da vicino l’ambito delle risorse sociali a disposizione degli anziani, mettendo a fuoco l’importanza che svolge la famiglia, realtà che spesso si fa carico da sola di notevoli sforzi assistenziali. Per gli anziani aretini il vicinato rappre s e n t a comunque un buon sostegno, inteso sia come compagnia che come aiuto in caso di necessità. Il secondo aspetto che abbiamo analizzato riguarda le possibilità di sostegno che l’anziano si troverebbe a disposizione nel caso in cui la sua situazione peggiorasse e, più pre c i s a m e n t e , come l’anziano valuta tali risorse. Solamente il 15% degli intervistati, come si nota dal Grafico 10, dichiara di non poter contare su alcuno nel caso la sua situazione degenerasse, mentre il resto del campione afferma di poter fare affidamento su almeno una persona. Ad una successiva domanda sull’effettivo tempo che questa eventuale persona possa dedicare alla cura dell’anziano, il 60% risponde di poter far affida- 65 66 mento su di un sostegno a tempo indeterminato. Ne consegue che il restante 40 % della popolazione avrebbe bisogno di un aiuto esterno perché potrebbe eventualmente disporre, nella migliore delle ipotesi, di un’assistenza temporanea. Grafico 10 – L’aiuto all’anziano in casa C’è qualcuno che l’aiuterebbe in modo completo se la sua situazione peggiorasse? Come si può vedere dal Grafico 11, il supporto che l’anziano troverebbe in caso di necessità fa riferimento chiaramente all’ambito familiare, sia che si tratti del coniuge che di altri parenti (figli o nuore) conviventi e non con l’anziano. Il prosieguo della ricerca indaga sull’effettivo e quotidiano aiuto che l’anziano riceve nello svolgimento dei lavori domestici, nella sua cura personale o nella preparazione dei pasti. Risulta che oltre la metà della popolazione ultra75enne è assistita da qualcuno regolarmente nello svolgimento di tali mansioni. Grafico 12 – Per quanto tempo l’anziano è assistito durante la settimana Grafico 11 – Da chi arriva l’aiuto Di chi si tratterebbe? Come si vede dal Grafico 12, in molti casi (64% degli assistiti, oltre un terzo degli ultra75enni) si tratta di un supporto importante che impegna la/le persona/e dedite all’assistenza degli anziani per almeno 9 ore al giorno: in generale l’anziano che non è più in grado di svolgere da solo le attività fisiche e strumentali necessarie alla vita quotidiana necessita di un aiuto costante e impegnativo che mette in serie difficoltà le famiglie coinvolte. 67 68 Si fa riferimento alle famiglie, perché il Grafico 13 (dove abbiamo verificato, per ogni categoria dell’area delle attività quotidiane, chi fosse effettivamente la persona preposta all’assistenza) ci conferma che, soprattutto quando le capacità dell’anziano sono particolarmente compromesse, è un familiare che si occupa di curarlo o, in alternativa, nei restanti casi ci si affida ad una persona retribuita. 3.2.4 Conoscenza ed utilizzo dei servizi L’ultima sezione è incentrata sul grado di conoscenza e di utilizzo dei servizi sociali approntati a favore della popolazione anziana da varie istituzioni che operano nel territorio aretino Grafico 14 – Il livello di informazione sui servizi esistenti Ritiene di essere informato a sufficienza sulle possibilità di servizi esistenti? Grafico 13 – Chi si occupa dei servizi di assistenza/cura per grado di autonomia nelle attività della vita quotidiana I dati non sono molto incoraggianti, se si pensa che il 12% degli intervistati hanno dichiarato di essere all’oscuro dell’esistenza di tali servizi. Una situazione analoga si ripropone nell’analisi delle modalità con cui gli anziani sono soliti spostarsi quando escono di casa. Il 65% delle persone si affida infatti ad un familiare, mentre solo il 20% è ancora in grado di spostarsi autonomamente. Nel rimanente 88% di persone che affermano di essere a conoscenza dell’esistenza di alcuni servizi per anziani, la maggior parte di queste denunciano una mancanza di informazione relativa all’esistenza e alle modalità di accesso ai servizi erogati a loro favore: solamente il 18% ritiene di essere adeguatamente informato, mentre il 64% degli intervistati vorrebbe migliorare le informazioni a propria disposizione (si veda il Grafico 14). Anche tra coloro che dicono di essere informati dell’esistenza di almeno una delle tipologie di servizio presenti, molti ignorano servizi impor- 69 70 tanti di recente istituzione come il centro diurno, l’assegno per l’assistenza o l’assistenza domicil i a re domestica che potre b b e ro migliorare la qualità della propria situazione. Nel Grafico 15 si osserva che la casa di riposo ed i centri anziani costituiscono sicuramente le due tipologie più conosciute. Grafico 15 – Il livello di conoscenza dei servizi I prossimi grafici esprimono il bisogno di servizi, opportunità di trasporto e compagnia, espresso dagli anziani. Il Grafico 16 evidenzia come il bisogno di maggiori opportunità di trasporto caratterizzi una buona percentuale di anziani. Tra loro, le percentuali più elevate riguardano gli anziani che conservano un certo grado di autonomia. Tra il 35% ed il 45% circa di anziani che escono di casa poche volte alla settimana dichiara infatti di aver maggiormente bisogno di possibilità di trasporto. Il bisogno di compagnia, invece, è espresso da più del 40% degli anziani che vivono soli, con larga prevalenze delle donne e delle persone che si trovano in condizioni di forte limitazione nello svolgimento delle attività quotidiane. Interessante segnalare che il bisogno di compagnia è espresso da una percentuale più bassa (20% circa) di anziani che vivono in coppia, Grafico 16 – Il bisogno di trasporto 71 72 Grafico 17 – Il bisogno di compagnia/ Con chi vive poco meno del 20% della popolazione ultra75enne totale, si dichiara disposto a coprire parte dell’eventuale costo che tale servizio può comportare. Grafico 19 – Il bisogno di compagnia/ Risorse sociali rispetto a quelli che vivono in nuclei più ampi (30% circa). Segnaliamo, infine, che sul 30% circa complessivo di anziani che hanno dichiarato di avere bisogno di maggiore compagnia, il 60% di questi, Grafico 18 – Il bisogno di compagnia/ Dati per sesso note 2Le stime fornite dal servizio statistico della Regione Toscana sono espresse a livello di zona socio-sanitaria. I dati relativi al Comune di Arezzo sono stati ricavati sulla base del peso medio della popola zione anziana comunale sul totale della popolazione anziana della zona per gli anni 1981, 1991 e 1998. 3Si veda nota 2. 4Dati relativi alla residenza, così come registrati presso l’Anagrafe del Comune di Arezzo. 5Il confronto non avviene tra dati omogenei. Mentre i dati del cen simento 1991 si riferiscono alle reali condizioni abitative dell’an ziano, rilevate tramite questionario, i dati del 1998 si riferiscono alla posizione anagrafica di residenza. Una verifica tramite il que stionario applicato in questa ricerca rileva comunque una buona corrispondenza tra la situazione anagrafica e quella reale. 6Un valore intermedio tra tali cifre è anche confermato dall’applica zione del tasso di prevalenza della malattia sugli ultra80enni del Comune di Arezzo. Il 20% dei 4.500 ultraottantenni corrisponde infatti a 900 casi. 73 4. IL QUADRO DI POLITICHE E SERVIZI DELLA ZONA ARETINA 4.1 LA PROGRAMMAZIONE E LE PRIORITÀ ZONALI 4.1.1 Il quadro istituzionale ed organizzativo Come abbiamo visto nella sezione 2.2, la titolarità dei servizi sociali appartiene ai Comuni. Dal punto di vista della gestione, però, la Toscana e la Zona Aretina non si sono discostate dai prevalenti modelli nazionali che hanno riconosciuto per molti anni la delega dei servizi alle Unità Sanitarie Locali e, solo recentemente, provveduto ad una riappropriazione di tali deleghe da parte degli stessi Comuni. Il processo di recupero delle deleghe A partire dal 1995, i cinque Comuni della Zona Aretina, con esclusione di Arezzo, hanno riacquistato responsabilità di gestione diretta di tutti i servizi di assistenza sociale, con esclusione dell’area relativa all’handicap ed alla erogazione dei servizi di assistenza domiciliare integrata previsti dalla legge regionale 108/95. Il Comune di Arezzo ha compiuto la stessa operazione a partire dal gennaio 1997. Nel corso dei due anni successivi, e con scadenze per ciascun Comune diverse, il processo si è esteso al recupero delle altre due funzioni. Tale processo di recupero delle responsabilità di gestione, seppur avvenuto per fasi successive, ha generato conflitti e/o problematiche gestionali come vedremo non ancora risolti. L’articolazione territoriale L’attività di erogazione dei servizi nella Zona Aretina è articolata in cinque distretti: 75 76 • il I, II e III distretto fanno capo al Comune di Arezzo7; • il IV distretto comprende i Comuni di Capolona, Castiglion Fibocchi e Subbiano; • il V distretto comprende i Comuni di Civitella e Monte S. Savino. Nell’ambito dei distretti, si integrano le professionalità del servizio sociale dei Comuni con il personale dell’Area Funzionale Sociale AUSL della Zona A retina. Per quanto riguarda i Comuni, le capacità organizzative e le risorse umane a disposizione sono molto eterogenee, in considerazione della diversa ampiezza e composizione demografica tra il Comune capoluogo e gli altri Comuni. Per questi ultimi, la direzione e l’erogazione del servizio sono nella maggior parte dei casi riunite in un’unica figura di assistente sociale 8. L’Area Funzionale Sociale della Zona Aretina ha operato fino al ’98 attraverso due unità operative: la prima responsabile delle attività ad alta integrazione, quindi, per quanto specificamente riguarda il settore degli anziani, delle attività di valutazione ed intervento nel caso della non autosufficienza; la seconda responsabile invece della direzione delle RSA a gestione diretta. Il gestore unico sulla non autosufficienza Ma come si è andata realizzando e qual è l’attuale situazione in termini di funzioni svolte dai Comuni e Azienda USL? Il recente Piano Sociale di Zona del 1999 evidenzia che l’insieme delle funzioni e attività ad alta integrazione socio-sanitaria per la tutela della salute degli anziani ha subito una frammentazione in termini organizzativi, funzionali e di gestione delle risorse, tra USL e Comune. L’ambito che tuttora richiede maggiori livelli di definizione riguarda l’organizzazione complessiva delle attività di distretto, compre n d e n t e anche la gestione unica delle risorse e la razionalizzazione delle responsabilità nell’attuazione del piano assistenziale nelle attività ad elevata integrazione socio-sanitaria (anziano non autosufficiente). Le linee legislative esaminate nella sezione 2.1 prevedono l’individuazione di un unico referente per le attività socio-sanitarie, nonché attività di informazione unica sulle modalità di accesso ai servizi sanitari e sociali. A distanza di circa due anni dall’applicazione della legge, tale schema organizzativo non ha ancora trovato applicazione e la gestione avviene sulla base di un p rotocollo di intesa tra A U S L e Comune di Arezzo che risale al 1996. Secondo tale protocollo di intesa per la promozione e lo sviluppo fra i servizi sociali del Comune di Arezzo e l’Area Funzionale Sociale della AUSL 8 è prevista la costituzione di tre strumenti di coordinamento: • la Conferenza Permanente di Zona, successivamente sostituita dall’Articolazione Zonale della Conferenza dei Sindaci con l’introduzione della legge 72/97, le cui riunioni, secondo il protocollo di intesa, hanno cadenza bimestrale con finalità di programmazione e verifica dei programmi proposti; • il Gruppo Operativo Zonale, di cui fanno parte gli operatori sociali di AUSL e Comune, responsabile per lo sviluppo della fase operativa dei programmi di cui al punto precedente; • l ’ U fficio di Coordinamento Distrettuale, di cui fanno parte gli operatori territoriali di AUSL e Comune con il principio della reciproca interscambiabilità, responsabile per il coordinamento nell’erogazione di servizi a livello territoriale. 77 78 Una effettiva applicazione di questo ultimo punto ed una maggiore definizione delle modalità di integrazione a livello distrettuale non si sono successivamente raggiunte. Nel Piano Zonale del 1998 si evidenziano la necessità di attuare il coordinamento tra AUSL e Comuni della zona negli aspetti più strettamente operativi. Secondo l’allegato A del Piano, …tale coordinamento si raggiunge attraverso la organizzazione strutturale del Servizio Sociale e socio-sanitario predisposto da Comune e AUSL e attraverso gli operatori e gli strumenti. Le modalità di attuazione, i contenuti e le metodologie vengono definiti per mezzo di precisi accordi di programma o protocolli di intesa. Tali protocolli di intesa, recita sempre il Piano, individuano inoltre le modalità organizzative dei servizi sociali e socio-sanitari per quanto concerne l’accoglienza, le informazioni, il recepimento della domanda, ecc. Ad oggi, la predisposizione di tali protocolli è tuttora in via di definizione. La situazione di fatto L’attuale situazione vede i Comuni della Zona Aretina titolari, nell’ambito delle politiche per gli anziani, di tutti i servizi sociali e socio-sanitari integrati con esclusione della gestione delle componenti residenziali e semiresidenziali per non autosufficienti, quindi delle Residenze Sanitarie Assistenziali e dei Centri Diurni. L’Area Funzionale Sociale di Zona risulta impegnata nelle seguenti funzioni: • partecipazione alla Commissione di UVG operante a livello distrettuale; • funzionamento delle strutture residenziali e s e m i residenziali a gestione diretta (5 RSA e Centri Diurni) e rapporto con le strutture convenzionate esterne (4 RSA); • coordinamento della Commissione Zonale per ammissioni in RSA e nei Centri Diurni di cui ai punti precedenti per l’assistenza ai non autosufficienti; • c o o rdinamento della Commissione di Vigilanza e Controllo sulle strutture di ospitalità per anziani e disabili. In funzione del tipo di strumenti che il piano p revede, quindi, l’intervento degli assistenti sociali di A U S L e Comune varia. Una volta accertata la non autosufficienza e stabilito il relativo percorso assistenziale, l’assistente sociale AUSL interviene nella presa in carico nel caso il piano terapeutico-assistenziale preveda l’ammissione in RSAo in un Centro Diurno, mentre l’assistente sociale del Comune interviene nella concessione di assistenza domiciliare e/o di servizio di telesoccorso. Tale situazione pone seri problemi all’utilizzo di s t rumenti integrati per la gestione della non autosufficienza e pone un chiaro freno al criterio di unicità dell’ente gestore introdotto dalla legge 72/97. Sempre secondo il piano zonale del ’99 è di conseguenza ormai matura la consapevolezza della necessità di adeguamento dalle normative in materia procedendo alla conseguente individuazione del soggetto gestore unico (Comuni associati o A.USL) che, a fronte di una già individuata definizione delle attività ad alta integrazione nel settore specifico e ad un necessario accordo sulle risorse finanziarie, professionali e strutturali che si correlano, operi nell’ottica della ricomposizione unitaria e integrata di risorse, responsabilità gestionali e organizzative e procedure operative. 79 80 4.1.2 Le politiche per gli anziani: gli indirizzi della Zona Aretina L’introduzione del Piano di Zona a seguito dell’approvazione del primo PISR ha richiesto un primo sforzo programmatico alla zona socio sanitaria aretina. Un tale allargamento di prospettiva rispetto alla tradizionale logica di programmazione rappresenta sicuramente una grossa innovazione per la rete dei Comuni ed i problemi nell’attuare una effettiva programmazione territoriale sono stati individuati per vari aspetti. Gli obiettivi del Piano di zona e del PAL Per quanto riguarda gli obiettivi specifici della progettualità zonale, l’Articolazione Zonale dei Sindaci ha identificato per il 1998, e successivamente ripetuto per il 1999, le seguenti aree prioritarie in relazione alle tematiche sugli anziani: • potenziamento di centri diurni per non autosufficienti, o al limite della autosufficienza, al fine fornire una risposta concreta al mantenimento dell’anziano nel proprio ambito sociofamiliare; • attivazione di gruppi di auto-aiuto nel territorio per sostenere, offrire risposte di accoglienza part-time per anziani; • conferma e potenziamento della Assistenza Domiciliare Integrata per anziani non autosufficienti e disabili gravi; • utilizzo del ricovero temporaneo come alternativa al ricovero a tempo indeterminato; • promozione in tutta la zona gli interventi del Telesoccorso. I problemi nella formulazione del Piano Di fatto la Conferenza Permanente dei Sindaci e la Segreteria Tecnica Zonale hanno operato con scarse capacità di reale programmazione delle attività, mentre a livello distrettuale abbiamo già evidenziato le problematiche per un effettivo coordinamento operativo. Tra le problematiche emerse nella formulazione del Piano di Zona, la Segreteria Tecnica Zonale evidenzia: • l’esiguità dei tempi di formulazione dei piani, con l’introduzione di nuovi formati e schede di rilevazione dati; • il bisogno di rafforzamento della Segreteria Tecnica, che necessita di una continuità e stabilità di figure, che non sovrappongano al loro impegno richiesto dall’Articolazione Zonale Aretina quello di responsabili dei servizi sociali del singolo Comune e della AUSL. Gli obiettivi di potenziamento dell’ADI e l’attivazione del telesoccorso sono in parte confermati anche dal Piano Attuativo Locale dell’Azienda AUSL, così come approvato dall’Articolazione Zonale della Conferenza dei Sindaci. In aggiunta a questi, si unisce la priorità data alla valutazione della qualità delle prestazioni nell’ambito delle RSA ed essere ricondotta nell’ambito delle attività ad alta integrazione. In parte per i motivi di cui sopra, la partecipazione del terzo settore nella fase di formulazione del piano, auspicata all’interno degli stessi indirizzi del piano, si è di fatto resa molto limitata. Rileviamo inoltre che anche a seguito della formulazione del piano, l’informazione ed il coinvolgimento del terzo settore sono fino ad oggi risultati altrettanto limitati. Il percorso individuato all’interno del Piano di Zona del ’98 individua inoltre i seguenti aspetti metodologici ed organizzativi: • oltre alla integrazione AUSL/Comune, il coinvolgimento di operatori sociali della rete informale; • il coordinamento con altri settori del sociale per promuovere azioni sul territorio per ogni 81 82 aspetto della vita sociale, dalla cultura al tempo libero, ai trasporti, alla casa. Le attività finanziate Gli indirizzi espressi dalla Conferenza dei Sindaci in merito alla priorità da dare alla tematica della non autosufficienza, si sono tradotti anche concretamente sul piano finanziario (si veda sezione 4.3.2), anche se questo non ha automaticamente significato un reale incremento di servizi per i cittadini. Una buona parte della programmazione progettuale dei Piani di Zona ‘98 e ‘99 si è infatti rivolta alla richiesta di compartecipazione della Regione Toscana relativamente ad attività non più finanziate dalla stessa Regione. Tale fenomeno si concretizza nel finanziamento degli interventi di Assistenza Domiciliare Integrata in favore dell’anziano non autosufficiente così come in precedenza avveniva attraverso la legge 108/95. In tal senso, gli obiettivi quantitativi del Piano prevedono il mantenimento del numero di persone in assistenza ADI. Già nel Piano di Zona del ’99, comunque, il n u m e ro di progetti è incrementato rispetto all’anno precedente e la quota di progetti presentati da soggetti del terzo settore è altresì più elevata, pur rimanendo il processo di coinvolgimento da parte di queste ultime realtà ancora frammentato e poco trasparente. Tra i progetti del Piano Zonale ’99 sono stati finanziati: • la continuazione, così come avvenuto nell’anno precedente, del servizio di A s s i s t e n z a Domiciliare Integrata; • il progetto di formulazione partecipata, e di relativa formazione degli operatori, in merito agli standard di qualità per i servizi di assistenza agli anziani; • un progetto sperimentale che allarga la gamma di servizi domiciliari disponibili ad anziani non autosufficienti; • un primo progetto sperimentale di Centro Diurno Alzheimer. La formula della gestione associata tra Comuni, promossa come forma di incentivo anche finanziario per i Comuni appartenenti alla Zona, ha trovato solo nel 1999 una più precisa definizione da parte della Regione Toscana. Ad oggi, la formula di gestione associata tra i Comuni della zona per le attività ADI, attraverso il Comune Arezzo che svolge il ruolo di soggetto gestore, deve trovare contenuti operativi concreti al di là della semplice distribuzione di risorse. Gli strumenti di verifica del piano Se quelli espressi sopra sono le priorità ed i progetti finanziati dalla zona, quali sono i meccanismi di monitoraggio e verifica delle azioni? Il piano zonale prevede per ciascun pro g e t t o l’indicazione di indicatori di efficienza, efficacia e relative modalità di verifica. Per quanto riguarda i Comuni della Zona, però, le attività di monitoraggio e di verifica dei progetti sono ancora in una fase embrionale. L’enfasi è principalmente sugli aspetti contabili ed amministrativi. Secondo il Piano di Zona, infatti, i Comuni utilizzano indicatori di bilancio verificando trimestralmente la gestione dei PEG e delle risorse impiegate. Sul versante delle verifiche a livello di copertura dei servizi, solo il Comune di Arezzo ha in corso da tre anni il monitoraggio di una serie di indicatori classificati in indicatori di: a) utenza; b) costo; c) disagio; d) prevenzione. Il processo di verifica degli andamenti dei livelli di utenza e di 83 84 costo è tuttavia ancora non del tutto affidabile, anche se gli ultimi documenti sono notevolmente migliorati rispetto a quelli iniziali. In particolare, i problemi sono legati ad un progressivo assestamento dei provvedimenti successivo alla fase di ritiro delle deleghe da parte del Comune di Arezzo e dalla non ancora raggiunta standardizzazione del processo di elaborazione delle informazioni. Gli indicatori di disagio e prevenzione, invece, necessitano di un maggior affinamento concettuale perché abbiano validità. Sempre secondo il documento di Piano ’99, è volontà degli altri Comuni della zona l’adozione di tali strumenti di verifica. Non sono invece previsti, nell’ambito dei servizi assistenziali agli anziani, meccanismi formalizzati di verifica qualitativa dei servizi erogati. Nuovi organismi di aiuto alla programmazione In un processo di programmazione ancora tradizionale, in cui ciascun ente svolge la propria programmazione, con ancora scarse capacità di coinvolgimento del terzo settore, la realtà del Comune di A rezzo ed in parte della Zona Aretina possono tuttavia contare su due strumenti che, sotto diversa forma, possono facilitare largamente una maggior integrazione del processo di programmazione: a) l’istituzione, con anticipo rispetto a quanto previsto dalla legge 72, dell’Osservatorio Provinciale per le Politiche Sociali; e b) l’istituzione, da parte del Comune di A rezzo, del Tavolo di Concertazione sulle Politiche Sociali L’Osservatorio Provinciale per le Politiche Sociali L’Osservatorio Provinciale per le Politiche Sociali, istituito dalla Provincia di Arezzo nel 1997, svolge un servizio di raccolta dati ed indi- catori disponibili all’interno dei vari organismi responsabili dell’erogazione di servizi sociali. L’Osservatorio funziona grazie ad un protocollo di intesa tra la Provincia di Arezzo, il Comune di A rezzo, la Prefettura, la A U S L 8 ed il Provveditorato agli Studi, anche se la collaborazione si estende ad altri enti. Oltre alle attività di supporto ed assistenza tecnica per la formulazione dei piani di zona e per l’applicazione di diverse ricerche, l’Osservatorio ha costituito vari gruppi di lavoro interdisciplinari, tra cui uno sugli anziani, per la definizione degli indicatori soggetti a verifica nell’ambito delle politiche sociali. Il gruppo si è concentrato sulla determinazione delle informazioni da raccogliere e sui loro flussi. I risultati di tale impostazione sono stati raccolti in due primi documenti di ricerca pubblicati dall’Osservatorio in collaborazione con l’Istituto Regionale per le Politiche Economiche Territoriali che costituiscono un primo insieme di informazioni per il monitoraggio degli interventi. L’Osservatorio deve dare continuità al gruppo di lavoro, affinando ulteriormente gli strumenti utilizzati e rafforzando i canali di comunicazione sia con l’utenza che con i decisori. Il Tavolo di Concertazione del Comune di Arezzo Nel 1998, la Giunta Comunale del Comune di Arezzo ha proceduto alla istituzione del Tavolo di Concertazione sulle Politiche Sociali. Il Tavolo vede il coinvolgimento dell’Assessorato per le Attività Sociali del Comune e una rappresentanza del Forum Aretino del Terzo Settore cittadino, associazione comprendente gli organismi di cooperazione sociale ed i maggiori organismi di volontariato di Arezzo. L’istituzione del Tavolo ha comportato l’adozione del presente progetto di Patto Territoriale. Anche questa esperienza 85 86 necessita comunque di consolidarsi, specificando meglio i propri obiettivi, le modalità operative, nonché definendo un programma di lavoro a breve e medio periodo. Savino adottato nel ’97; • un regolamento comune per i Comuni di Capolona, Subbiano e Castiglion Fibocchi adottato anch’esso nel 1997. 4.2 IL QUADRO DI SERVIZI ESISTENTI 4.2.1 Le caratteristiche del mercato Prima di esaminare nello specifico la tipologia di servizi disponibili e, nei capitoli che seguono, i loro livelli di copertura e le relative modalità gestionali, cerchiamo di descrivere alcuni aspetti di natura generale che caratterizzano l’offerta di servizi. La tipologia di servizi inserita in questi diversi regolamenti è comunque del tutto simile tra i vari Comuni, così come la determinazione dei criteri di compartecipazione al costo dei servizi da parte dell’utente. Tali regolamenti riflettono per buona misura, infatti, il regolamento della AUSL del 1992 quando ancora l’azienda gestiva d i rettamente l’intera gamma di servizi socioassistenziali. A titolo esemplificativo, la contribuzione richiesta ad una persona residente da sola nel Comune di Arezzo è la seguente: • per i servizi residenziali (RSA e RA) si prevede la contribuzione da parte dell’anziano con l’importo della sua pensione fino alla copertura dell’intera retta sociale detratte sole 100.000 lire; • per i servizi domiciliari la quota esente è pari a 1.000.000 di lire mensili di reddito, con una progressione del 25% di contribuzione per classi di reddito aggiuntive di lire 500.000; • per i centri diurni l’esenzione è usufruibile con meno di 500.000 lire mensili, il 10% di contribuzione è previsto con 1.000.000 di reddito e successivamente secondo la stessa progressione prevista per l’assistenza domiciliare. L’offerta: il settore pubblico L’offerta di servizi socio-assistenziali e sociosanitari è chiaramente caratterizzata da una forte prevalenza del settore pubblico. Attraverso di esso si offrono i principali servizi residenziali e domiciliari secondo quanto previsto dai regolamenti di accesso ai servizi. I regolamenti, la cui unificazione tra i Comuni della Zona costituisce uno dei presupposti fondamentali per una crescente integrazione a livello zonale, stabiliscono sia le caratteristiche fondamentali del tipo di servizio erogato che le regole di compartecipazione al costo da parte dell’utente. I regolamenti di accesso al servizio Ad oggi, i regolamenti sull’accesso ai servizi sono diff e renti per i sei Comuni della zona, anche se è da qualche mese in atto la revisione dei regolamenti per arrivare ad un documento omogeneovalido in tutti i Comuni della Zona. In particolare, la situazione prevede attualmente: • il vecchio regolamento AUSL del 1992 per i Comuni di A rezzo e Civitella, adattato nelle tabelle finanziarie per la compartecipazione al costo da parte dell’utente; • un regolamento per il Comune di Monte S. A fianco delle istituzioni comunali e all’Azienda USL, vi sono poi alcuni strumenti di assistenza, quali le pensioni sociali, quelle minime 9 e le indennità di accompagnamento per l’invalidità che sono di competenza delle istituzioni di previdenza e della Prefettura. 87 88 L’offerta: la cooperazione sociale Anche nella Zona Aretina, come in tutto il territorio nazionale e regionale, l’offerta pubblica di servizi è caratterizzata da alcuni anni da una crescente esternalizzazione della gestione a favore della cooperazione sociale. In questi contesti le cooperative svolgono un ruolo a forte contenuto di specializzazione ma con ambiti di manovra nella gestione relativamente limitati dalle caratteristiche ben specificate del servizio. La gestione per conto del settore pubblico costituisce ancora di gran lunga il principale ambito di intervento della cooperazione sociale aretina. Tuttavia da qualche anno si comincia a far strada, e lo vedremo meglio nelle prossime sezioni, anche la capacità delle cooperative sociali di offrire direttamente i propri servizi su un mercato in forte espansione. In questo ambito, esistono anche soggetti privati a scopo di lucro, più tradizionalmente impegnati nell’offerta di servizi residenziali ad anziani auto e non autosufficienti, ma che recentemente stanno allargando il proprio ambito di intervento anche a forme di assistenza domiciliare. Per completare il quadro dell’offerta, infine, troviamo il variegato mondo del volontariato. Anche in questo caso vedremo nelle sezioni successive gli specifici ambiti di impegno. In questa sede evidenziamo semplicemente la forte presenza di esperienze volontarie in attività prevalentemente relazionali, di assistenza ed accompagnamento, oltre che di socializzazione. Il bacino di utenza del servizio pubblico Tornando all’offerta pubblica di servizi, ci preme notare come i principali servizi offerti dalle istituzioni pubbliche, sia direttamente che attraverso le cooperative sociali, hanno però un bacino reale di utenza assai variabile a seconda del tipo di servizio di cui si tratta. La linea di demarcazione è determinata dai servizi residenziali e semiresidenziali per non autosufficienti da una parte, e dai rimanenti servizi dall’altra. Mentre per i primi le richieste di accesso al servizio arrivano potenzialmente dalla quasi totalità della popolazione anziana, per gli altri servizi il bacino di riferimento dell’ente pubblico è di fatto ristretto alla fascia di cittadini con scarse risorse sociali ed economiche. Il motivo di questo fenomeno può essere in parte spiegato nella copertura del costo per l’intera quota sanitaria nel caso di prestazioni residenziali ad anziani non autosuf f i c i e n t i (Residenze Sanitarie Assistenziali e Centri Diurni, come vedremo in seguito) indipendentemente dal loro livello di reddito. Nel caso di prestazioni di tipo esclusivamente sociale, invece, i regolamenti di compartecipazione al costo ed il prezzo stabilito per il servizio offerto escludono di fatto una buona parte di cittadini, in condizioni economiche appena al di sopra della sussistenza, dal ricorso al servizio pubblico. Nel caso dell’assistenza domiciliare, infatti, il ricorso agli operatori di una cooperativa gestrice del servizio pubblico, partecipandone interamente il costo del servizio, non risulta economicamente conveniente rispetto a prestazioni analoghe acquistabili di fatto all’interno di un mercato non regolamentato e per larga parte sommerso. Che la domanda di assistenza all’anziano trovi sbocco per la grande maggioranza dei casi o nella famiglia o in questo mercato privato non regolamentato e sommerso trova ulteriore conferma nella analisi svolta nel capitolo precedente attraverso lo strumento del questionario. La domanda inespressa Una ricerca svolta dal progetto europeo Labour Team promosso dalla Provincia di Arezzo insie- 89 90 me ad altre due Province toscana nel 1996, mette comunque in evidenza le potenzialità di un mercato privato dei servizi alla persona10. Una sezione specifica è stata dedicata all’intervista in merito ai servizi per gli anziani. Tra gli intervistati, circa il 10% di loro esprimeva il bisogno di servizi specifici. Tra i servizi maggiormente richiesti troviamo l’assistenza residenziale e l’accompagnamento. Di tale 10% di domanda espressa, solo una minima parte, il 10% circa, si traduce in domanda effettiva. La gran parte rimane allo stadio potenziale, principalmente per motivi di costo (il 40% circa) e di difficoltà di reperibilità del servizio sul mercato (il 30% circa). Anche in questo caso, come già evidenziato dalla nostra analisi, la capacità di acquisto da parte delle donne è infer i o re rispetto a quella maschile, segno di un approccio culturale che porta a farsi più carico direttamente dei propri bisogni di assistenza e/o ad una minor capacità di acquisto sul mercato da parte delle donne. Un nuovo ruolo per il settore pubblico A fronte di questa situazione, il dibattito a livello nazionale e locale si è da qualche anno sviluppato attorno al tema del ruolo del settore pubblico nella promozione del mercato e, più in generale, al come implementare una politica di welfare-mix che veda un riassetto dell’offerta dei servizi a maggior vantaggio del cittadino utente. A questo proposito, segnaliamo alcune iniziative di recente sviluppo nel territorio aretino che hanno le potenzialità di introdurre forti contenuti innovativi. In particolare ricordiamo: • il già citato progetto europeo Labour Team promosso tra tre provincie toscane tra cui quella a retina. Il progetto, dopo un’iniziale fase di ricerca e di formazione di operatori del settore della consulenza sui servizi alla persona, vede la prossima apertura di un centro informazioni su base provinciale, il Centro Servizi P romozione Impresa Donna (CESPID), il cui principale scopo sarà mettere in contatto la domanda con l’offerta di servizi privata; • la sperimentazione, su iniziativa congiunta della Provincia e del Comune di Arezzo, della formula dei buoni servizio per il supporto a servizi di relazione ed accompagnamento a cittadini anziani da parte di associazioni giovanili; • il finanziamento di bandi, da parte della Provincia di Arezzo nell’ambito delle iniziative finanziate dal Fondo Sociale Europeo, per la formazione di imprese di servizi alla persona; • la sperimentazione di corsi di formazione per cooperative di donne extracomunitarie che si rendono disponibili per la fornitura di servizi continuativi di assistenza ed accompagnamento ad anziani non autosufficienti o al limite dell’autosufficienza. 4.2.2 I servizi disponibili Ma quali sono i servizi disponibili per gli anziani ad Arezzo? Il Quadro 2 sintetizza il quadro di servizi socio-assistenziali e socio-sanitari disponibili all’interno del Comune di Arezzo. Come v e d remo nelle sezioni successive, destinate a ciascuna tipologia di servizi, questi sono per buona parte disponibili anche nei restanti cinque Comuni della zona. Non mancano però le importanti eccezioni la più importante delle quali è la non disponibilità del servizio di cure domiciliari a cura della AUSL. Secondo la classificazione usata dal Comune di Arezzo, abbiamo distinto i servizi i tre principali tipologie: 91 92 • di aiuto alla permanenza in famiglia; • residenziali; • culturali e di socializzazione. zionali servizi alberghieri e di assistenza anche quelli di compagnia e/o animazione, prevalentemente offerti da associazioni di volontariato. I servizi di aiuto alla permanenza in famiglia I servizi di aiuto alla permanenza in famiglia r a p p resentano senza dubbio la gamma più ampia a disposizione senza che questi si traducano necessariamente in investimenti di uguale importanza da parte del settore pubblico. I servizi socio-culturali I servizi socio-culturali comprendono invece: a) i centri per la socializzazione ed il tempo libero, prevalentemente i Centri di Aggregazione Sociale ed i Centri Parrocchiali; b) i servizi culturali, l’Università della Terza Età; c) le attività turistiche, rappresentate dal servizio Vacanze anziani organizzato dal Comune. Tra questi distinguiamo: a) le strutture semiresidenziali, Centri Diurni e ricoveri temporanei presso le strutture residenziali, destinati principalmente agli anziani non autosufficienti o al limite dell’autosufficienza; b) l’assistenza domiciliare, nelle sue articolate forme a carattere esclusivamente socio-assistenziale, sanitario (infermieristica), socio-sanitario integrato, o di più semplice carattere relazionale; c) gli aiuti economici, anche in questo caso erogati sotto varie forme: come realizzazione di un piano terapeutico (ADI indiretta), come forma mista di previdenza ed assistenza (pensioni minime e sociali) e come sgravio fiscale o tributario; d) gli ausili tecnici domiciliari, forme quali il servizio di telesoccorso e/o le apparecchiature di sostegno per gli anziani disabili. I servizi residenziali All’interno dei servizi residenziali distinguiamo invece: a) le strutture per non autosufficienti, nel contesto aretino identificabili con le Residenze Sanitarie Assistenziali; b) le strutture per autosufficienti, le Residenze Assistite. Sia in un caso che nell’altro si abbinano ai tradi- Il programma del Comune di Arezzo Dopo il processo di recupero delle deleghe, il Comune di Arezzo ha solo recentemente elaborato un documento di indirizzo e programmazione delle attività a favore degli anziani. Tale documento, elaborato dall’Area per i Servizi alla Persona ed alla Famiglia e dal Servizio per le Attività Sociali, ancora non è stato approvato dalla Giunta Comunale. Costituisce tuttavia un primo documento di programmazione che è utile analizzare. Il principale indirizzo riguarda lo sviluppo di politiche di servizi per il mantenimento dell’anziano nel proprio ambiente familiare, aumentando la quantità delle prestazioni di aiuto alle famiglie e massimizzando la differenziazione delle offerte di servizio. In particolare, quattro sono gli assi principali di intervento desiderato: (a) la conferma dei servizi esistenti (si vedano Quadro 2 e Quadro 3). In particolare, quando si rende necessario il ricovero, cambiare profondamente le condizioni di ospitalità: dal modello del convento-ospedale al modello della casa; (b) il sostegno alle attività autogestite e all’autoaiuto; (c) l’attivazione di nuovi servizi diversificati: i) servizi domestici; ii) piccoli lavori in casa; 93 94 fornitura pasti a casa; iii) un servizio di sostegno psicologico-strumentale per i “carers familiari”; e (d) la promozione di una nuova politica edilizia: i) incentivare il sistema “casa grande-casa piccola”; ii) incentivare la costruzione di piccoli residences con servizi centralizzati; iii) progettare il decentramento nei quartieri dei servizi sociali che garantiscono l’integrazione e la coesione sociale. Dopo il quadro d’insieme della pagina a lato, il successivo Quadro 3 esplicita in maniera sintetica le principali caratteristiche di ogni tipo di servizio e i suoi destinatari. 96 Quadro 3 – Il quadro di servizi disponibili I servizi di aiuto alla permanenza in famiglia A. Strutture semiresidenziali I Centri Diurni – Le strutture semiresidenziali per auto e non autosufficienti E’ un servizio organizzato per rispondere ai bisogni assistenziali di persone anziane prevalentemente non autosufficienti, che esprimono bisogni difficilmente gestibili a domicilio, ma ancora inserite nel proprio contesto familiare. Vengono erogate prestazioni di tipo sociale, assistenziale e sanitarie integrate, così come previsto nell’ambito delle strutture residenziali. I ricoveri temporanei presso gli istituti residenziali e semiresidenziali - E’ uno strumento utilizzato per dare risposta a situazioni temporanee di aggravamento delle condizioni di a u t o s u fficienza dell’anziano e/o supporto temporaneo alla famiglia impegnata in difficili e pesanti ruoli di assistenza. Il trasporto sociale - E’ un servizio di accompagnamento ad anziani presso i Centri Diurni, Centri di Socializzazione, di Riabilitazione o in Ospedale per ricevere terapie. Si rivolge ad anziani in condizioni di non autonomia. B. Assistenza domiciliare diretta E’ un servizio di aiuto alle persone al fine di consentire il loro mantenimento nell’ambiente familiare, prolungare o recuperare la loro autonomia, evitare o allontanare nel tempo eventuali inserimenti in strutture residenziali. L’assistenza domiciliare semplice - Si tratta di p restazioni di cura della persona, di aiuto domestico, di accompagnamento, svolte in maniera esclusiva da personale sociale ed assistenziale. L’assistenza domiciliare integrata - Prevede invece un complesso di prestazioni sanitarie e sociali prestate al domicilio della persona parzialmente autosufficiente o non autosufficiente secondo il tipo di bisogno individuale Le cure domiciliari (ADI sanitaria) - Prevede interventi di tipo infermieristico e riabilitativo presso il domicilio dell’anziano. L’assistenza affettiva/i nuovi servizi domiciliari Si tratta in questo caso di servizi a forte contenuto relazionale, di compagnia e/o accompagnamento. Emergono inoltre servizi specifici, come l’accompagnamento al supermercato e/o il disbrigo di piccoli lavori domestici. C. Gli aiuti economici Pensione minima - Integrazione al minimo delle pensioni di vecchiaia per i lavoratori che hanno avuto una contribuzione inadeguata. Si tratta di 685.000 lire mensili, destinate a persone con redditi inferiori al doppio di tale cifra. Pensione sociale - Integrazione di 498.000 lire mensili che spettano a coloro che non hanno diritto alla pensione integrata al minimo. Ultra65enni soli (o coniugati) il cui reddito non superi il doppio (o il triplo) dell’assegno. L’assegno integrativo per l’assistenza domiciliare integrata - E’ previsto per soggetti che assicurino, nell’ambito domiciliare, il mantenimento e la cura dell’anziano non autosufficien- 97 98 te. E’ soggetto alla formulazione di un piano di assistenza ed è compatibile con prestazioni sanitarie dirette nell’ambito della stessa ADI. infermieristiche, riabilitative di recupero e mantenimento. B. Strutture per autosufficienti Pensione di invalidità ed accompagnamento Si tratta di una pensione rilasciata in funzione di vari livelli di invalidità e non autosufficienza. Pur non essendo un trattamento riservato esclusivamente alle persone anziane, il verificarsi di situazioni di non autosufficienza in età avanzata ne conferisce loro la titolarità. Le Residenze Assistite (RA) - Sono strutture residenziali destinate ad anziani autosufficienti, in condizione però di solitudine, emarginazione, o di limitata autonomia quando non sia loro possibile rimanere nella propria abitazione o siano falliti i programmi messi in atto per mantenerli Esoneri fiscali e tributari - Sono facilitazioni rilasciate dal Comune a persone in condizioni di bisogno e che non hanno per altri motivi diritto all’esenzione del ticket sui medicinali. D. Ausili tecnici per la disabilità Il telesoccorso - E’ un servizio che consente l’intervento di soccorso presso il domicilio dell’anziano in caso di necessità. Ausili per la disabilità - Si tratta di ausili ortopedici e/o appare c c h i a t u re che consentono il movimento o lo svolgimento di altre attività quotidiane in maniera quanto più possibile autonoma per l’anziano. I servizi residenziali A. Strutture per non autosufficienti Le Residenze Sanitarie Assistenziali (RSA) Sono strutture residenziali destinata ad anziani riconosciuti non autosufficienti dall’Unità di Valutazione Geriatrica (UVG) di distr e t t o . Vengono erogate sia prestazioni sociali, di animazione e di socializzazione che sanitarie, I servizi socio-culturali nel loro ambiente socio-familiare. L’Università della Terza Età - Sono corsi annuali su materie sia umanistiche che scientifiche destinate ad un pubblico anziano. I Centri di aggregazione sociale e i Centri Parrocchiali - Sono centri di socializzazione e attività varie del tempo libero, frequentate per buona parte da anziani. Si praticano attività di incontro, gioco delle carte, bocce, ballo, teatro, ginnastica, etc. Vacanze anziani - Il servizio consiste nell’organizzazione di soggiorni estivi marini o montani rivolti agli anziani residenti nel territorio comunale. Si rivolge ad anziani che, da soli, non s a re b b e ro in grado di org a n i z z a re le pro p r i e vacanze. 99 100 I livelli di responsabilità Una volta analizzata la gamma di servizi esistenti, il quadro seguente individua i soggetti con le principali responsabilità nella gestione degli stessi. In particolare, abbiamo distinto i seguenti livelli di responsabilità: • l’accesso al servizio; • la supervisione; • la gestione. 4.2.3 Il ruolo del terzo settore nell’offerta di servizi Il Quadro 5 sintetizza il tipo di servizi offerti dal terzo settore nel Comune di A re z z o . Abbiamo distinto i servizi secondo tre distinte tipologie: • i servizi gestiti dal terzo settore per conto del settore pubblico; • i servizi gestiti direttamente dal terzo settore in stretto coordinamento con il settore pubblico; • i servizi offerti dal terzo settore in alternativa all’offerta pubblica e/o in un contesto di autonomia. Il quadro evidenzia semplicemente la presenza di organismi del terzo settore all’interno delle diverse tipologie di servizio, senza nulla dire c i rca l’entità quantitativa dello stesso. Costituisce pertanto una sorta di menu d’offerta di quanto il terzo settore, distinto nelle sue componenti di cooperazione sociale, associazionismo e volontariato, è in grado di offrire. Il terzo settore gestore per conto del pubblico I servizi svolti per conto del settore pubblico secondo uno schema di contracting-out vedono la presenza della cooperazione sociale nella gestione dei principali servizi pubblici. Come già visto nella sezione 4.2.1, la maggior parte delle attività della cooperazione sociale si concentra nella gestione di servizi per conto delle istituzioni pubbliche E’ questo il caso dei servizi ad elevata integrazione socio-sanitaria della quasi totalità delle strutture residenziali e semiresidenziali, quali RSA, RA e Centri Diurni, dei servizi dell’assistenza domiciliare, e parte del trasporto sociale. In questa categoria rientrano anche le associazioni di volontariato più grandi e strutturate, quali la Misericordia e la Croce Bianca. 101 Il terzo settore in coordinamento con il pubblico Per quanto riguarda i servizi offerti in stretto coordinamento con il settore pubblico, la presenza delle organizzazioni e dei gruppi del volontariato è più importante. La maggior parte delle attività si concentrano nell’assistenza affettiva nelle strutture ospedaliere e residenziali. In questo tipo di attività si rileva la presenza di associazioni relativamente grandi e strutturate, quali l’Associazione Volontari Ospedalieri (AV O ) insieme a molti gruppi di piccole, a volte piccolissime dimensioni. Nel caso dell’assistenza affettiva presso il domicilio, l’Associazione Volontari A s s i s t e n z a Domiciliare (AVAD), lavora in coordinamento stretto con le strutture ospedaliere e con il servizio di Assistenza Domiciliare Integrata. Il servizio di telesoccorso vede invece la presenza del Coordinamento delle Associazioni del Volontariato e delle categorie protette, e dei grandi organismi come la Croce Bianca e la Misericordia, in qualità di principali organismi gestori del servizio in collaborazione con AUSL e Comune di Arezzo. Il terzo settore in chiave autonoma Per quanto riguarda invece i servizi offerti in maniera autonoma dal terzo settore, questi riguardano principalmente iniziative di assistenza affettiva presso il domicilio di anziani, per i quali organismi e gruppi di volontariato operano con iniziativa e modalità di intervento quasi del tutto indipendenti. Il servizio obiettori della Caritas Diocesana si occupa inoltre da qualche anno in maniera regolare di servizi di assistenza affettiva agli anziani. Il Centro di Aggregazione Sociale Fiorentina, Malpighi e Garibaldi devolvono inoltre una quota annua del loro bilancio al 105 106 finanziamento di servizi di assistenza domiciliare tramite la Cooperativa Electra. Altri, come il Centro di Villa Severi, svolge direttamente questa attività tramite un gruppo di volontarie. Tra i gruppi che svolgono attività domiciliare, la gran parte di questi ha invece nelle parrocchie cittadine il proprio ambito di riferimento, sia attraverso gruppi spontanei che gruppi organizzati dalla Caritas Diocesana. In questi ultimi anni, si registra inoltre la presenza di alcuni servizi di supporto presso il domicilio offerti dalle Cooperative di tipo A. Si tratta dell’offerta di servizi domiciliari flessibili della Cooperativa Progetto 5, del servizio Spesa Insieme offerto dalla Cooperativa Electra in collaborazione con alcuni Centri di Aggregazione Sociale, nonché del recente progetto Symbios, della Cooperativa Koinè per l’offerta di servizi domiciliari. Per quanto riguarda le opportunità socio-ricreative, queste sono offerte in maniera quasi esclusiva dalla rete di Centri di Aggregazione Sociale, dodici nel territorio comunale, e da alcuni Centri Parrocchiali. 4.2.4 Le attività di informazione e formazione L’informazione al cittadino Se il livello di informazione dei cittadini sulla rete di servizi esistenti e le conoscenze su come reperire servizi e risorse sul mercato appaiono deficitari, quali sono le attuali attività di informazione nei confronti dell’anziano e della sua famiglia? Al momento relativamente limitate. Oltre alle informazioni erogate direttamente dal Servizio Attività Sociali e dai distretti, le possibilità di conoscenza dei servizi da parte del cittadino sono comunque scarse. Sportelli di informazione, come lo sportello di Informarezzo, hanno limitate capacità di informazione sulla rete di servizi sociali esistenti. Di recente, il Comune di Arezzo ha elaborato un opuscolo comprendente la serie di servizi sociali offerti dal Comune, ma la distribuzione è stata assai limitata. Una buona parte delle informazioni circolano attraverso canali informali, le reti del volontariato o dei patronati dei sindacati, o direttamente attraverso le cooperative gestrici di servizi. Secondo i dirigenti delle principali cooperative sociali del territorio, la richiesta di informazioni sulle modalità di accesso ai servizi è elevata. Il Sindacato Pensionati svolge un servizio di informazione per gli utenti e le famiglie che si rivolgono ad esso. In tutti questi casi, comunque, il percorso di accesso alle informazioni da parte dei cittadini avviene secondo modalità poco formalizzate. La formazione Quale è il ruolo del settore pubblico nella formazione degli operatori nell’ambito dei servizi sociali? Una prima distinzione deve essere fatta tra operatori occupati nel settore pubblico ed operatori occupati nel privato sociale. Per questi ultimi, i momenti di aggiornamento e formazio- 107 108 ne del personale occupato sono di fatto a carico delle stesse cooperative che hanno fino ad oggi attivato progetti su bandi del Fondo Sociale Europeo gestiti dalla Provincia. La formazione nell’ambito del settore pubblico è invece più difficoltosa, soprattutto per quanto riguarda gli operatori dei Comuni più piccoli, per i quali è fino ad oggi stato più difficile adottare programmi di formazione di ampio respiro in grado di adeguare il ruolo svolto dall’istituzione verso le funzioni di supervisione ed indirizzo. Un problema che ha fino ad oggi caratterizzato l’offerta dei servizi sociali riguarda la scarsa condivisione di momenti di aggiornamento professionale tra operatori/gestori del servizio, prevalentemente le cooperative sociali da una parte, e i committenti dello stesso servizio, i Comuni o le Aziende USL, dall’altra. Per quanto riguarda invece la formazione di nuove figure professionali che il mercato dei servizi sociali può assorbire, la Provincia ha attivato diversi bandi per la formazione di operatori per i servizi alla persona. Tuttavia la politica di consultazione e programmazione dei corsi di formazione necessita di un rafforzamento per rispondere in maniera più tempestiva alle esigenze del territorio. 4.3 LA SPESA PUBBLICA PER I SERVIZI AGLI ANZIANI 4.3.1 La distribuzione della spesa pubblica per i servizi socio-sanitari ed assistenziali A quanto ammonta e per quali servizi si distribuisce la spesa pubblica nel settore socio-assistenziale e socio-sanitario per gli anziani? Una prima distinzione va effettuata tra spesa sanitaria, a carico dell’Azienda USL, e spesa sociale, a carico dei Comuni. Per quest’ultimo aspetto abbiamo analizzato i dati di spesa del Comune di Arezzo per l’anno 1998. La Tabella 10 evidenzia la distribuzione della spesa per i diversi tipi di servizi. I dati sono elencati facendo risaltare sia il costo totale per l’ente comunale che i rientri derivanti dalle compartecipazioni al costo da parte degli utenti. Il totale del costo dei servizi erogati annualmente attraverso il Comune di Arezzo a favore degli anziani ammonta ammonta a 6 miliardi e 400 milioni di lire circa. Di questa cifra, indicativamente 4 miliardi e 360 milioni, il 68% circa, è a carico dell’utente, il rimanente 32%, pari a poco più di due miliardi, costituisce la spesa effettiva a carico del bilancio comunale11. Una imputazione altrettanto diretta di costi sanitari non può essere fatta a livello comunale. Possiamo però dire che il costo sanitario sostenuto dalla azienda USL per la gestione delle strutture residenziali e dei centri diurni per non auto suff i c i e n t i ammonta, per l’intera Zona A retina a circa 4 miliardi e 500 milioni annui. Le spese per i servizi residenziali In termini assoluti, la quota di costi più cospicua riguarda le strutture residenziali per non autosufficienti, circa 3 miliardi e 800 milioni per la sola quota sociale nel 1998. Di questi, però, circa 3 miliardi e 350 milioni sono stati direttamente a carico degli utenti. Una percentuale di costo a carico degli utenti inferiore si ha nel caso delle residenze per autosufficienti. Circa il 65% del costo di circa un miliardo di rette sociali annue viene pagato direttamente dagli utenti. La differenza riscontrabile con i dati delle residenze per non autosufficienti è attribuibile alla condizione economica più svantaggiata in cui le persone che ricorrono a questo tipo di servizio ricorre. Tale elemento conferma l’elemento di forte correla- 109 110 zione tra le povertà economiche e sociali che sono state riscontrate attraverso il questionario. Tabella 10 – La spesa pubblica per i servizi agli anziani13 Comune di Arezzo 1998 Le spese per i servizi domiciliari Servizi quasi totalmente a carico del Comune sono invece quelli afferenti all’area dell’assistenza domiciliare. I servizi di assistenza dire t t a hanno una quota di rientro da parte degli utenti di poco superiore al 10%. Nel caso dell’assistenza integrata indiretta, invece, la percentuale di rientro del costo è per sua natura pari a zero. Quasi interamente a carico degli utenti, invece, sono i servizi di telesoccorso e del programma vacanze anziani. In questo caso le percentuali di rientro pubblico sono minime. L’effettiva distribuzione della spesa Considerando le quote di rientro di costo da parte dei privati, come si distribuisce la spesa pubblica del Comune di Arezzo? Il Grafico 20 ed il Grafico 21 forniscono un’indicazione rispettivamente dei livelli di spesa per ciascuna tipologia di servizio, in termini assoluti e relativi. Dal Grafico 20 emerge chiaramente la distribuzione della spesa pubblica per quattro voci di spesa: assistenza domiciliare (circa 620 milioni), residenze per anziani autosufficienti (475 milioni) e non autosufficienti (350 milioni), personale presso le sedi centrali e distrettuali del Comune di Arezzo12 (300 milioni). Aggregando le voci di spesa per le strutture residenziali e quelle per i centri diurni, vacanze anziani e servizio di telesoccorso in una voce residuale “altri servizi”, il Grafico 21 mostra la ripartizione percentuale per ciascuna categoria di spesa. Le str u t t u re residenziali assorbono circa il 46% del totale di spesa sui servizi sociali Fonte: Documenti Comune di Arezzo 112 Grafico 20 – Costo effettivo a carico del Comune di Arezzo per servizi agli anziani – Anno 1998 (‘000 lire) del Comune; i servizi di assistenza domiciliare sono il 36%, le spese per il personale il 16% e le spese per la categoria residuale di “altri servizi coprono circa il 9% del bilancio complessivo. Grafico 21 – Ripartizione spesa effettiva comunale per principali categorie di servizi agli anziani – Comune di Are z z o , 1998 4.3.2 Le fonti di finanziamento utilizzate Quali sono le fonti di entrata che finanziano le attività sociali del Comune di Arezzo? Il Grafico 22 evidenzia la composizione del budget per il complesso delle attività sociali estrapolate sulla base del bilancio preventivo 199914. Emergono i seguenti elementi: • la voce più consistente delle entrate, pari al 46% circa di tutto il budget del sociale riguarda quote di rientri di costo, sia dirette che indirette15, da parte degli utenti. La gran parte di queste deriva dai rientri di costo da parte degli utenti delle residenze, mentre una quota assai minore riguarda la compartecipazione al costo di servizi quali le vacanze per anziani o gli affitti degli alloggi comunali; • le entrate da quote del bilancio comunale costituiscono la più importante fonte di entrate per la copertura delle spese sociali. Se includiamo anche le spese per il personale in carico al servizio, le entrate comunali finanziano il 44% circa del budget complessivo del servizio, con una suddivisione del 33% per le attività e dell’11% per il personale; • l’altra importante componente delle entrate riguarda i trasferimenti regionali del Fondo per l’Assistenza Sociale (FRAS), che nelle sue composizioni di quote a parametro (6%), per la gestione associata tra Comuni (1%) e per progetti (2%) finanzia circa il 9% delle attività sociali. Uno sguardo ai criteri di ripartizione del Fondo Regionale per l’Assistenza Sociale (FRAS), recentemente introdotto dalla legge 72/97, e del suo utilizzo da parte della Articolazione Zonale dei Sindaci mette in luce quanto segue. I criteri di ripartizione del FRAS Per quanto riguarda i criteri di ripartizione del fondo, il FRAS si distingue nelle seguenti voci: 113 Grafico 22 – La composizione delle entrate, Serv i z i o Attività Sociali – Comune di Arezzo, Budget preventivo 1999 supposto della gestione associata, questa incrementerà la voce di cui al seguente punto; • la quota assegnata per i progetti dei piani di zona, anche questa distinta in contributi per attività di gestione e programmi di investimento; Oltre alle precedenti risorse, i Comuni e gli organismi di terzo settore locale possono accedere al FRAS, dietro approvazione di progetti specifici, utilizzando una delle seguenti quote riservate alla Regione: • progetti e programmi innovativi contenuti nel Piano Regionale Sviluppo. All’interno di questa categoria ricadono i programmi di iniziativa regionale finalizzati a: a) promozioni delle reti di protezione sociale; b) promozione della cittadinanza sociale; c) programma sull’Osservatorio Sociale; • studi e ricerche nel settore sociale. • la quota ai Comuni secondo una ripartizione a parametro utilizzata su un certo numero di indicatori relativi sia alla popolazione che a specifici indicatori sociali. Tali contributi si distinguono in contributi per attività di gestione ed in conto capitale; • la quota, pari al 20% del totale a parametro tra i Comuni della Regione, destinata ai Comuni facenti parte della zona socio sanitaria per la gestione associata di servizi tra i Comuni della zona. Tale percentuale è cresciuta del 10% rispetto al PISR dell’anno precedente e costituisce l’incentivo più forte per incentivare la gestione associata tra Comuni. Qualora la quota non venisse utilizzata per intero, mancando il pre- La destinazione del FRAS di zona per gli anziani Per il 1999 i Fondi per la parte a progetto del FRAS per la Zona Aretina sono stati di circa 450 milioni per la gestione e 160 milioni per l’investimento. Le priorità indicate negli indirizzi del piano verso la problematica della non autosufficienza hanno sicuramente avuto priorità nell’allocazione delle risorse. In particolare, più del 50% delle risorse sono state allocate al servizio di assistenza domiciliare integrata dei Comuni. Tale allocazione, è bene ricordarlo, non si è però tradotta in un incremento netto di risorse a favore dell’assistenza domiciliare, essendo tali fondi andati a sostituire le mancate entrate della abrogata legge 108/95. Attenzione particolare alle problematiche emergenti degli anziani è stata data anche nell’utilizzo dei fondi di investimento, con 60 milioni 115 116 destinati sl finanziamento, del progetto per la realizzazione di un Centro Diurno per i malati di A l z h e i m e r. Sulle spese di investimento del Centro Diurno, il cui costo complessivo ammonta a 300 milioni, 200 provengono dal Fondo Regionale per attività specifiche sull’Alzheimer, 60 da fondi del piano zonale ’99 e i rimanenti 60 da finanziamenti AUSL. note 7 Per la Azienda USL i distretti sono invece quattro. I distretti 2 e 3 del Comune di Arezzo sono riuniti. I loro uffici trovano posto infatti presso la stessa sede. A partire dal Novembre del 1999 l’Azienda USL ha provveduto alla ridefinizione del concetto di distretto facendolo coincidere con il territorio zonale e chiamando i distretti centri sociosanitari. 8 E’ questo il caso dei tre Comuni del IV distretto, che gestiscono l’in tero servizio di assistenza sociale con un totale di un assistente socia le a tempo pieno ed uno part time per i tre Comuni, affiancati da tre rispettivi assistenti amministrativi. Leggermente più favorevole è invece la situazione nei Comuni di Monte S. Savino e Civitella, nei quali l’assistente sociale responsabile dei servizi è coadiuvato da per sonale direttivo e da altro personale di assistenza a convenzione. 9 Pensioni sociali e le integrazioni al minimo sono considerate forme intermedie di assistenza e previdenza. 10 Si vedano tabelle A1.1 e A1.5 della ricerca Labour Team: un proget to per l’occupazione femminile – I risultati della ricerca, parte II. 11 Indicazioni più precise sono di difficile valutazione per diversi motivi: la non certezza dei ritorni finanziari da parte degli utenti e l’attribuzione forfettaria del personale in forza al Servizio Attività Sociali. 12 Cifra forfetaria sulla base di 1/3 stimato del tempo dedicato dal per sonale centrale e di struttura ai servizi per gli anziani. 13 I dati della spesa relativi alle RSA, alle RA, ai Centri Diurni per non autosufficienti sono stati elaborati a partire dai database del Comune di Arezzo; la fonte per i dati dell’Assistenza Domiciliare, delle vacanze anziani e del Telesoccorso è rappresentata dal documen to sugli indicatori e le schede riassuntive dell’assistenza domiciliare del Comune di Arezzo; la quota di costo del trasporto sociale è stata calcolata tramite un pro quota del costo totale del servizio, compren dente anche le categorie dei minori e dell’handicap, calcolato in fun zione del totale degli anziani beneficiari del servizio rispetto alle altre categorie di utenza al 10 marzo 1999. I rientri del trasporto sociale tengono conto di una quota media di compartecipazione al costo; i dati del personale, infine, sono stati attribuiti calcolando 1/3 del tota le del costo del personale del Servizio Attività Sociali 14 La classificazione delle entrate sulla sola spesa per anziani risulte rebbe assai complessa. 15 Per alcuni servizi, come ad esempio le Vacanze per Anziani, il Comune recupera direttamente le quote di compartecipazione al costo da parte dagli stessi utenti. In altri, come nel caso delle residenze per anziani, il recupero della compartecipazione degli utenti è effettuata direttamente dalle strutture. Nel nostro calcolo abbiamo considerato quest’ultimo tipo di spesa come facente parte della spesa complessiva del Comune, almeno per quanto riguarda i dati conosciuti dei rientri di spesa da parte degli anziani. Il dato sui rientri da parte degli uten ti è però leggermente sottostimato perché non comprende, congruen temente a quanto fatto per le residenze degli anziani, le quote di spesa dei centri residenziali per l’handicap. 117 5. I SERVIZI RESIDENZIALI E SEMIRESIDENZIALI 5.1 LE RSA E LE RA 5.1.1 La gestione Le Residenze Assistite (RA) e le Residenze Sanitarie Assistenziali (RSA) costituiscono soluzioni assistenziali per la cura e l’ospitalità di anziani, rispettivamente, autosufficienti e non autosufficienti. Nelle linee di politica assistenziale, la risposta residenziale è considerata come l’ultima risorsa da attivare, una volta verificate soluzioni di tipo alternativo che consentano la permanenza dell’anziano nel proprio abituale ambiente di vita, qualora questo non sia ovviamente pregiudizievole per il suo benessere. Come già evidenziato nel precedente Quadro 3, all’interno delle strutture residenziali per non autosufficienti, oltre ai servizi di tipo alberghiero vengono offerte, così come previsto dalle normative regionali, prestazioni di tipo socio-sanitario, quali l’assistenza infermieristica, la riabilitazione, sia funzionale che socio-relazionale, e l’assistenza socio-ausiliaria, così come confermato anche dal regolamento adottato, a partire dal 1998, dalle RSA a gestione diretta della AUSL e da quelle convenzionate. Presso le stru t t u re , l’anziano può altresì usufruire di servizi quali l’assistenza medica di base, specialistica, sociale e farmaceutica, secondo le stesse modalità previste per qualsiasi cittadino. Le tipologie di strutture Le attuali strutture sono sia a gestione pubblica che privata. I Comuni della Zona A retina si avvalgono di queste ultime per la sistemazione 119 120 di alcuni ospiti tramite apposita convenzione. Possiamo pertanto raggr u p p a re le str u t t u re della zona in tre tipologie: • le RSAa gestione diretta della Azienda USL; • le RSA e le RA a gestione privata ma convenzionate con gli enti pubblici; • le RSA e le RA a gestione privata e non convenzionate. Il principale elemento che caratterizza il percorso di accesso alle prime due tipologie di strutture, è rappresentato dalla presa in carico da parte dell’ente pubblico. Tale procedimento necessita dalla valutazione di non autosufficienza da parte della UVG di distretto come condizione necessaria per l’accesso alle RSA, o del più semplice provvedimento amministrativo del Servizio Attività Sociali su indicazione fornita dall’assistente sociale di distretto nel caso invece dell’anziano autosufficiente. Per quanto invece riguarda le strutture non convenzionate con gli enti pubblici, invece, l’accesso alle RSAe alle RA avviene tramite un rapporto diretto tra chi fornisce il servizio e l’utente, senza che sia per questo necessaria alcuna formalizzazione di percorso assistenziale da parte degli organismi pubblici. Per tutti i privati gestori di strutture residenziali, anche se non convenzionati, è comunque necessaria un’autorizzazione da parte dell’autorità pubblica concessa secondo quanto specificato da un’apposita legge regionale. A tale pr oposito, l’Area Funzionale Sociale svolge il ruolo di coordinamento della Commissione di Vigilanza e Controllo delle stru t t u re per l’ospitalità di anziani ed adulti inabili 16 per la verifica iniziale ed il successivo controllo del rispetto dei parametri previsti dalla legge. I Comuni rilasciano poi le autorizzazioni su par e re delle Commissione. Come si può notare nel Quadro 6, le strutture presenti nella Zona Aretina sono le cinque RSA a gestione diretta della AUSL, di cui tre nel Comune di Arezzo, una a Subbiano ed una a Monte S. Savino. Le strutture a gestione privata, convenzionate e non, sono invece undici, sia per auto che non autosufficienti. Nove di queste sono all’interno del Comune di Arezzo, una a Monte S. Savino ed una a Civitella. La gestione dei servizi sociali e sanitari all’interno delle strutture residenziali è affidata nella gran parte dei casi alle cooperative sociali attraverso meccanismi di gara pubblica. Tra queste ricordiamo la Cooperativa Koinè di Arezzo, la Comars di Monte S. Savino e la Giovani Valdarno di Montevarchi. Il Regolamento di funzionamento delle RSA I problemi di una chiara definizione dei servizi erogati e dei livelli minimi per la qualità degli stessi nell’ambito delle RSA ha conosciuto un importante impulso a partire da una conferenza organizzata dalla Azienda USL e dalla Provincia di Arezzo nel 1996. A seguito della conferenza, per la quale erano stati mobilitati degli specifici gruppi di lavoro, è stato redatto una proposta di regolamento interno delle strutture RSA, tramite il quale si uniformano alcune modalità di gestione delle strutture. Il regolamento stabilisce il principio che gli utenti delle RSA devono essere anziani ultra65enni valutati non autosufficienti dall’apposita commissione UVG. Inoltre, il regolamento predispone le seguenti misure: • l’istituzione di una Commissione Zonale Sociale con compiti di gestione delle liste di attesa e di valutazione delle urgenze per i ricoveri all’interno delle strutture; 121 • la definizione dello schema organizzativo e dei compiti relativi a ciascuna figura professionale all’interno delle strutture; • la definizione della tipologia di prestazioni erogate all’interno delle strutture. La gestione delle RSA ha vera e propria valenza zonale, essendo non solo previsto il ricovero p resso le stru t t u re di qualsiasi Comune della zona da parte di utenti residenti anche fuori dal Comune dove ha sede la RSA, ma anche una gestione congiunta delle liste di attesa da parte della Commissione Zonale. Le procedure di ammissione nelle RSA Attraverso il regolamento si rende più trasparente la procedura di ammissione alle RSA, stabilendo regole sulla eventuale deroga rispetto all’ordine cronologico delle richieste. A tale proposito, la Commissione Zonale Sociale ha il compito di valutare le urgenze sulle liste di attesa che sono stilate sulla base dell’ordine cronologico. In particolare, i compiti della Commissione sono: • predisporre le graduatorie di accesso (liste di accesso); • valutare eventuali urgenze. La Commissione, presieduta dal Responsabile d e l l ’ A rea Funzionale Sociale, si riunisce con cadenza quindicinale ed è composta altresì dalle principali figure di operatori19. Le liste di attesa hanno valenza zonale e devono e s s e re attivate graduatorie per ogni singola struttura, conciliando il principio di libera scelta dell’utente con la necessità di privilegiare la vicinanza dell’utente al proprio domicilio. Richieste di ricovero al di fuori della propria zona devono pertanto essere accompagnate da una motivazione da parte dell’utente o della sua famiglia. 123 124 Il Responsabile di Struttura delle RSA Il regolamento stabilisce inoltre che ogni struttura abbia un responsabile tenuto a coordinare e controllare la gestione organizzativa della struttura. Tra queste funzioni ricordiamo, oltre a quelle di attivazione e verifica degli interventi di tipo assistenziale e sanitario, anche le funzioni di: • promozione della qualità della gestione anche nei suoi aspetti socio-ricreativi, • cura dei rapporti con gli altri servizi della rete territoriale, favorendo la partecipazione del volontariato, dell’associazionismo nella vita quotidiana dell’anziano; • c o o rdinamento tra gli ospiti e le famiglie, incentivando i rientri temporanei in famiglia ed il mantenimento dei contatti stabili. L’Organismo di rappresentanza nelle RSA Un passo importante verso la progressiva incentivazione alla verifica della qualità erogata all’interno delle strutture è dato dalla formalizzazione degli organismi di rappresentanza degli ospiti. Tali organismi comprendono varie figure tra cui membri degli ospiti e delle famiglie (2 ciascuno), un rappresentante dei sindacati dei pensionati, un rappresentante delle associazioni che svolgono attività nella struttura ed il responsabile di struttura. L’Organismo di Rappresentanza nomina tra i suoi componenti il presidente e si riunisce con cadenza almeno trimestrale. I compiti dell’Organismo di Rappre s e n t a n z a degli Ospiti sono i seguenti: • promozione e realizzazione della partecipazione e collaborazione degli ospiti, i loro familiari e le associazioni di volontariato della struttura alla organizzazione della vita comunitaria; • offerta al responsabile di struttura di suggerimenti e proposte per la migliore realizzazione dei programmi; • verifica sulla qualità delle prestazioni e dei servizi, nonché sull’applicazione corretta del regolamento. Alla luce di quanto sopra, si può evidenziare un primo sintetico quadro di riferimento per la divisione di competenze nell’ambito dei servizi residenziali. La qualità dei servizi Ma quali sono le garanzie che l’ente pubblico è in grado di fornire al cittadino circa l’effettiva qualità dei servizi erogati? Se al Responsabile di Struttura ed agli Organismi di Rappresentanza viene attribuita la funzione di promozione e verifica della qualità delle prestazioni, la Azienda USL non ha fino ad oggi formalizzato dei parametri per la valutazione della stessa qualità. La Commissione zonale ha comunque avviato qualche riflessione in proposito. La ricerca di un accordo condiviso su tali parametri, insieme a meccanismi di verifica agili e trasparenti costituisce una priorità, espressa tra l’altro sia nel Piano Sociale di Zona che nel Piano Attuativo Locale dell’Azienda USLdel 1998. A partire dal 1994, la cooperativa Koinè, vincitrice della maggior parte delle gare di appalto per la maggior parte delle RSA della zona, ha introdotto alcuni meccanismi di verifica delle azioni intraprese, nonché di controllo di alcuni eventi sentinella. Tali meccanismi, pur non rappresentando uno strumento rigoroso di valutazione della qualità del servizio, costituiscono un’importante verifica per gli operatori che quotidianamente compilano schede circa le attività, gli stati e le attività assistenziali e sanitarie dell’anziano ricoverato. La recente introduzione della delibera regionale 125 126 311/98 ha ridotto gli standard quantitativi di personale all’interno delle strutture. Nelle gare di appalto bandite dall’Azienda USL 8, tali standard sono stati proposti coma livelli minimi da garantire. Le cooperative vincitrici hanno messo a disposizione risorse umane, almeno per un periodo di un anno a livelli analoghi a quelli precedenti l’introduzione della legge. L’analisi con i gruppi focus Il lavoro svolto con i gruppi focus di anziani nelle strutture ha mostrato una certa debolezza in relazione alla metodologia adottata. Di fatto, una sola riunione si è dimostrata insufficiente per creare un effettivo scambio di opinioni all’interno del gruppo. Un altro possibile punto di debolezza riguarda la composizione forse troppo ampia dei gruppi. Per meglio capire il clima di una delle riunioni, evidenziamo in nota le osservazioni da parte del conduttore del gruppo20. Riportiamo comunque i box contenenti i risultati di sintesi del lavoro, nella convinzione che qualcuno degli elementi evidenziati dagli utenti rapp resenti uno stimolo per l’attivazione di più approfonditi standard qualitativi dei servizi e/o di più efficaci meccanismi di risposta a situazioni non soddisfacenti per gli utenti. Per quanto riguarda l’analisi condotta con gli operatori del servizio, invece, l’analisi condotta sulla definizione dei problemi conferma quanto verificato anche in gruppi focus di altri servizi, in particolare la limitata collaborazione tra operatori di diversi servizi e la scarsa informazione agli utenti circa le possibilità offerte dai servizi esistenti. Tra le problematiche più urgenti e con più specifica relazione alle strutture residenziali, invece, segnaliamo invece la difficoltà a volte riscontrate a causa di problemi di scarsa funzio- nalità delle infrastrutture e di convivenza tra anziani con patologie spesso molto differenti tra loro. Box 1 - Sintesi dei risultati emersi dal gruppo focus con gli operatori con gli operatori della RSA e Centro Diurno del Pionta e di Subbiano, dell’Istituto S. Elisabetta e della Casa di Riposo Composizione del gruppo Il gruppo risulta costituito da 12 persone tutte di sesso femminile. Le figure professionali presenti nei servizi sono state così rappresentate: 8 operatrici socio-assistenziali addette all’assistenza diretta: 3 operatrici addette all’assistenza della RSA e del Centro Diurno del Pionta, 2 operatrici socio-assistenziali della RSAe del Centro Diurno di Subbiano, 2 operatrici addette all’assistenza della Casa di Riposo, 1 operatrice addetta all’Assistenza dell’Istituto S. Elisabetta; 2 coordinatrici del personale: 1 coordinatrice del servizio e del personale dell’Istituto S. Elisabetta, 1 coordinatrice degli operatori per la cooperativa Koinè della RSA e del Centro Diurno del Pionta; 1 infermiera professionale della Casa di Riposo; 1 educatrice della RSA e del Centro Diurno di Subbiano. I circle time per la definizione dei punti di forza • Buona cooperazione fra le varie figure professionali all’interno delle singole strutture • Riunioni settimanali tra le varie figure professionali dei singoli servizi per la verifica dei casi • Formalizzazione dei piani di intervento, della programmazione a lungo e a breve termine all’interno dei singoli servizi • Presenza di una politica di formazione sia dell’Ente che della Cooperativa • Inizio del percorso degli organismi di rappresentanza • Qualità del servizio legata al rapporto operatore/ospite • Forte motivazione e senso di identificazione degli operatori con il proprio lavoro • Assistenza - trattamenti, cura della persona adeguata • Buone attività di riabilitazione • Continuità nell’assistenza agli ospiti • Buone capacità relazionali degli operatori: capacità di ascolto e di risoluzione dei problemi • Costante disponibilità degli operatori all’ascolto dei problemi e dei bisogni degli ospiti • Adeguata attenzione degli operatori all’alimentazione degli ospiti • Ambiente fisico e sicurezza relativamente adeguati • Adeguate le attività ricreative, di socializzazione: buona integrazione con il territorio • Presenza costante dei volontari • Contatti costanti con le famiglie degli ospiti Box 2 - Sintesi dei risultati emersi dal gruppo focus con anziani della RSA e del Centro Diurno del Pionta e della RSA e del Centro Diurno di Subbiano Gruppo focus per la definizione dei problemi Fase n. 2. Individuazione di problemi comuni a tutte le strutture • Mancanza di integrazione tra servizi diversi rivolti agli anziani • Necessità di una maggiore informazione da parte degli utenti sui servizi erogati e sui criteri e modalità di accesso ad essi • Precarietà del posto di lavoro per il personale a convenzione • Problemi strutturali relativi all’ambiente fisico e alla sicurezza degli anziani • Problemi relazionali, di convivenza fra ospiti, in particolare per quanto riguarda la condivisione della camera da letto tra anziani con patologie particolari Circle time per la definizione dei punti di forza • Struttura adeguata: ambienti confortevoli e ben riscaldati. • Vitto relativamente soddisfacente. • Assistenza diretta, accudimento relativamente buoni. • Attività ricreative e di socializzazione buone: soddisfacente l’integrazione con il territorio. Fase n. 3. Gerarchizzazione dei problemi (numero di voti) • Mancanza di integrazione fra i vari servizi e tra gli operatori di servizi diversi (6) • Mancanza da parte degli utenti di una maggiore informazione sui servizi erogati e sui criteri e modalità di accesso ad essi (6) • Precarietà del posto di lavoro per il personale a convenzione (4) • Problemi strutturali relativi all’ambiente fisico e alla sicurezza degli anziani (4) • Problemi relazionali, di convivenza fra gli ospiti legati alla condivisione della camera da letto tra anziani con patologie particolari (4) Composizione del gruppo Questo primo gruppo di discussione è stato costituito da tredici anziani, di cui 6 donne e 7 uomini; età media del gruppo: 72 anni circa. Il gruppo è risultato fortemente sbilanciato per quanto riguarda la rappresentanza di ospiti delle RSA (dodici in tutto) rispetto alla rappresentanza dei Centri Diurni (un solo rappresentante). Inoltre 9 sono i residenti della RSA di Subbiano, sede dell’incontro, 3 gli ospiti della RSAe del Centro Diurno del Pionta. Gruppo focus per la definizione dei problemi Fase n. 1: definizione dei problemi • Dieta monotona, alimentazione ripetitiva, vitto mancante di condimenti e scotto. • Avolte poca disponibilità e gentilezza da parte degli operatori. Fase n. 2: gerarchizzazione dei problemi (numero di voti) • Dieta monotona, alimentazione ripetitiva, vitto mancante di condimento e scotto (3) • A volte manca disponibilità e gentilezza da parte degli operatori (2 voti) Conclusione della riunione Alla luce delle difficoltà di comunicazione emerse durante la discussione, si è preferito non indagare ulteriormente ma passare direttamente ai ringraziamenti per la disponibilità comunque dimostrata: tutti i componenti del gruppo hanno infatti partecipato ad una riunione della durata di due ore circa. Box 3 - Sintesi dei risultati emersi dal gruppo focus con anziani della Casa di Riposo e dell’Istituto S. Elisabetta Composizione del gruppo Il gruppo suddetto risulta costituito da 11 anziani: 6 donne e 5 uomini la cui età media é di circa 73 anni. Il gruppo risulta inoltre sensibilmente sbilanciato per quanto riguarda la rappresentanza degli ospiti della Casa di Riposo: 8 residenti, rispetto alla rappresentanza di quelli dell’Istituto S. Elisabetta: 3 ospiti. Circle time per la definizione dei punti di forza · Ambiente fisico idoneo e sicuro. · Assistenza diretta, accudimento buono. · Alimentazione relativamente adeguata. · Qualità del riposo, del sonno buono. · Adeguata capacità di ascolto e di aiuto dei bisogni e dei problemi degli ospiti da parte degli operatori. · Adeguata risposta medico-sanitaria. · Buona risposta della struttura dal punto di vista dell’inserimento dei nuovi ospiti. · Terapia per la riabilitazione fisica adeguata. · Attività ricreative e di socializzazione adeguate. · Assistenza spirituale adeguata. · Direttore presente e sensibile. · Medicinali inclusi nella retta. · Momenti di visita dei familiari adeguati per qualità e durata. · Buona integrazione con l’ambiente: presenza costante di volontariato, di obiettori di coscienza. II Gruppo focus per la definizione dei problemi I punti deboli sottoelencati sono da riferirsi esclusivamente alla qualità del servizio della Casa di Riposo. Definizione dei problemi · Cibi troppo conditi, poca attenzione alle esigenze e ai gusti personali degli ospiti. · Mancanza di un direttore sanitario. · Necessità di un controllo più accurato delle terapie a lungo termine degli ospiti con patologie croniche. · Mancata riattivazione della Consulta: organo di rappresentazione degli ospiti. Gerarchizzazione dei problemi (numero di voti) · Cibi troppo conditi, scarsa attenzione alle esigenze e ai gusti personali degli ospiti (8) · Mancanza di un direttore sanitario (3) · Mancata riattivazione della Consulta: organo di rappresentanza degli ospiti (3) · Necessità di un controllo più adeguato della terapia a lungo termine per gli ospiti con patologie croniche 132 Il volontariato nelle strutture Un’importante componente delle attività di animazione, elemento assai importante nella valutazione di standard qualitativi delle residenze, è rappresentata dalla partecipazione del volontariato alla vita della residenza. Nei Quadro 7 e Quadro 8 abbiamo preso in considerazione la partecipazione del volontariato all’interno delle strutture RSA a gestione diretta e delle quattro a convenzione. Come si può notare, la partecipazione del volontariato all’interno di tali str u t t u re mostra le seguenti caratteristiche: • si concentra principalmente nelle attività di assistenza alla persona • mostra grande variabilità tra le diverse strutt u re. Possibili spiegazioni di tale variabilità r i g u a rdano l’accessibilità della struttura alle organizzazioni del territorio e lo stile di conduzione da parte dei responsabili delle strutture. 5.1.2 La copertura del servizio Nella Tabella 11 prendiamo in considerazione i posti disponibili in RSA e RA a partire dal 1994, così come rilevato dalle schede riassuntive di gestione delle strutture della Regione Toscana. L’andamento dei posti nelle strutture Il quadro che ne emerge è il seguente: • una sostanziale invariabilità, a livello di zona, del numero di posti complessivi in strutture per auto e non autosufficienti; • il progressivo lento ridursi di macro-strutture residenziali con più di quaranta posti, così come richiesto dalla legislazione re g i o n a l e . Attualmente tali strutture sono due in tutta la zona; • il progressivo aumento di posti per non autosufficienti a riconversione dei posti per autosufficienti. Il Progetto Obiettivo della Regione Toscana fissa all’1,6% della popolazione ultra65enne l’obiettivo di posti disponibili presso le RSA. Come si può notare dalla tabella, l’obiettivo, seppur avvicinato nel corso di questi ultimi anno è stato solo parzialmente raggiunto, i posti letto attestandosi a circa l’1% della popolazione di riferimento. L’Azienda USL 8 è in via di finalizzazione di una nuova struttura residenziale per anziani non autosufficienti capace di una quaranta posti. Tale struttura dovrebbe permettere un abbassamento sostanziale dei non autosufficienti in lista d’attesa. 135 I ricoveri temporanei Un ulteriore aspetto che vogliamo considerare riguarda l’utilizzo degli inserimenti temporanei. L’inserimento in RSA a carattere temporaneo costituisce uno degli strumenti prioritari indicati sia nelle linee di indirizzo regionale che più specificamente tra gli obiettivi del piano di zona aretino. I dati a nostra disposizione nella Tabella 12 mostrano andamenti non ancora consolidati, seppure il ’98 abbia mostrato il più alto numero di ricoveri temporanei. La politica di incentivo del ricovero temporaneo ha cominciato a produrre i propri effetti a partire dal ’96. Nell’anno successivo si è registrata una flessione poi recuperata ampiamente lo scorso anno come conseguenza della politica di attivazione di due posti letto temporanei per ciascuna struttura. Tabella 12 - Numero di ricoveri temporanei di RSA - Zona Aretina 1995 - 1998 Fonte: Conferenza dei Servizi Socio-Sanitari – Documento AUSL 8 e Indicatori USL ‘98 137 138 Le liste di attesa L’esame delle liste di attesa per l’ammissione alle RSA mostra una situazione di chiara difficoltà da parte del servizio nel rispondere alle richieste. La Commissione Zonale ha avviato un lavoro di sistematizzazione delle informazioni sulle liste di attesa. Un’analisi degli andamenti di lungo periodo non è pertanto possibile, ma la responsabile dell’Area Funzionale Sociale indica in circa un anno le risposte a domande a più lungo tasso di attesa. Tali casi sono quelli valutati meno urgenti dalla Commissione Zonale e/o quelli per i quali le preferenze dell’anziano si sono focalizzate su un numero ristretto di strutture. La situazione attuale registra però problemi di gestione anche dei casi considerati urgenti, circa una decina sono quelli in lista di attesa, insieme ad altre sessanta persone. 5.1.3 Risorse investite e ripartizione dei costi Come abbiamo già visto nella sezione 4.3.1, i servizi residenziali per non autosufficienti prevedono la copertura totale del costo sanitario da parte del Fondo Sanitario Nazionale, indipendentemente dal livello di reddito dell’utente ricoverato. Nel caso invece il posto non sia a convenzione, la quota sanitaria rimane a carico dell’utente. Per quanto riguarda il costo sociale, invece, i posti a convenzione prevedono una compartecipazione al costo della retta sociale da parte dell’utente. Normalmente le rette si aggirano sul milione e 800/900 mila lire mensili. Sommando il costo sanitario a quello sociale, il costo di un posto in RSA per persona si aggira pertanto su una cifra di poco inferiore ai 4 milioni mensili. La struttura dei regolamenti di accesso al servizio adottata dai Comuni della zona, scarica di fatto buona parte del costo sociale a carico dell’utente. Nel caso del Comune di A rezzo, ad esempio, un reddito di un anziano solo a partire dalle 700.000 lire mensili viene quasi interamente assorbito dalla struttura come fino alla copertura totale del costo della retta sociale, lasciando all’utente un minimo di 100.000 lire mensili. Come abbiamo già evidenziato, ciò comporta che nel caso delle RSA, circa il 90% del costo sociale è a carico dell’utenza, mentre nel caso delle residenze per autosufficienti tale percentuale si abbassa al 65% ad ulteriore conferma della correlazione esistente tra scarse risorse sociali ed economiche. Grafico 23 - Ripartizione costo sociale RA-RSA – Utenti/Comune di Arezzo Dal Grafico 23 emerge che, considerando le RA e le RSA, il Comune ha una contribuzione almeno parziale in 89 casi su 246, pari al 36% degli utenti anziani registrati per un periodo anche temporaneo in una residenza convenzionata nel 1998. Il rimanente 64% paga per intero la propria retta sociale. 139 140 5.2 I CENTRI DIURNI A seguito delle indicazioni regionali del ’92, per facilitare il supporto all’assistenza di anziani al limite dell’autosufficienza garantendone comunque il loro inserimento nel contesto familiare, quattro RSA a gestione diretta dell’Azienda USL sono state dotate di qualche posto diurno ciascuna. La Tabella 13 evidenzia l’insieme delle strutture e dei posti disponibili nei centri diurni della zona. Come si può notare, si tratta di una cinquantina di posti complessivi, ripartiti più o meno equamente tra auto e non autosufficienti. Per favorire le attività diurne di anziani con scarsa compagnia durante il giorno e/o per situazioni al limite dell’autosufficienza, la Casa di Riposo Fossombroni e il Centro della M i s e r i c o rdia di A rezzo hanno esse stesse a disposizione un certo numero di posti per anziani autosufficienti. Anche in questo caso le procedure di ammissione sono le stesse delle RAe dei servizi per anziani autosufficienti. Tabella 13 - I posti disponibili nei centri diurni La retta sanitaria dei Centri Diurni per non autosufficienti è di 64.500 lire giornaliere, così come nel caso delle RSA. La quota di costo sociale a carico dell’ente pubblico o del cittadino è invece inferiore, circa 35.000 lire giornaliere, a fronte dei minori costi nella gestione della parte alberghiera. Le pro c e d u re di ammissione per i Centri Diurni per non autosufficienti sono le stesse delle RSA. note 16 Nella commissione sono compresi, tra gli altri, membri del sinda cato, del dipartimento di igiene ambientale e della sicurezza della Azienda USL. 17 Convenzione del Comune di Arezzo 18 Senza autorizzazione nell’anno 1998. 19 In particolare, fanno parte della Commissione Zonale: • gli assistenti sociali che hanno partecipato alla valutazione di autosufficienza e comunque gli assistenti sociali di ogni distretto; • i responsabili delle RSAdella zona; • le figure di supporto amministrativo della zona. 20 Risulta importante tenere nella giusta considerazione il fatto che all’inizio di ogni prima riunione di un qualsiasi gruppo, sia esso centrato sul compito che sulla relazione, quando cioè i partecipanti non si conoscono o si conoscono appena, prima ancora di sentirsi orientato all’esplorazione dell’altro, ogni membro del gruppo deve provvedere ad assumere una sicurezza personale. Il sentimento dominante infatti, sperimentato da tutti è quello è di “insicurezza” derivante dalla novità della situazione attuale (da questo gruppo qui ed ora, formato da sconosciuti). Alla luce di questo, dall’osser vazione è risultato che almeno 5 soggetti hanno manifestato una adeguata capacità di attenzione e di motivazione. Per i restanti possiamo evidenziare: tendenza all’isolamento (n. 2), vissuti di intrusione e atteggiamenti difensivi (n. 3), scarsa tendenza all’e splorazione dell’altro (n. 3), incongruenza al contesto (n. 4), incon gruenza tra comportamento verbale e non verbale (n. 10). Per quanto riguarda il clima all’interno del gruppo si è potuto cogliere una notevole difficoltà e diffidenza in più della metà degli anziani a parlare pubblicamente delle questioni oggetto della discussione, ad “esporsi”. La signora F. ad esempio, ha esordito dicendo che alla vita nella residenza bisogna abituarsi, ma una volta sollecitata dal facilitatore a chiarire meglio:...”A che cosa in particolare, signora F., bisogna adattarsi?” Non si è sentita di rispondere. Mentre la signora E. ha manifestato la sua diffidenza e oppositività quando alla prima domanda rivoltagli dopo l’auto-pre sentazione di gruppo ha risposto: “Basta, io sono stata già interro gata!” Per evitare una certa tendenza “liquidatoria” nel rispondere alle domande, riscontrata in più di un anziano come espressione non 141 142 solo del disagio provato, ma anche di una notevole difficoltà per quanto riguarda una analisi più dettagliata degli aspetti sia positi vi che negativi relativi alla vita nella residenza, ci è sembrato utile diversificare le domande per aree tematiche riproponendole sempre e comunque ad ogni anziano chiamato ad esprimere le proprie opi nioni. Inoltre, sempre per quanto riguarda la modalità di interazio ne alla discussione del gruppo, possiamo sottolineare che soltanto sul finire della riunione ci sono stati tentativi di comunicazione circolare nonostante gli sforzi del facilitatore nell’intensificare gli scambi dei membri del gruppo fra di loro. Infine in relazione alla qualità delle interazioni, abbiamo potuto osservare che soltanto 3 anziane che si sono sentite a proprio agio all’interno del gruppo e nei confronti del facilitatore, hanno espresso in tutta libertà le pro prie opinioni soprattutto per quanto riguardava gli aspetti relativi al servizio per loro suscettibili di miglioramento. Tutti i risultati emersi sono comunque da riferire alla storia personale e familiare di ciascuno degli ospiti… 21 Vedi nota 17 6. I SERVIZI DI AIUTO ALLA PERMANENZA IN FAMIGLIA 6.1 L’ASSISTENZA DOMICILIARE PUBBLICA 6.1.1La gestione Come abbiamo visto nel paragrafo 4.2.2, la gamma di interventi a livello domiciliare, comprendono: • il servizio di Semplice Assistenza Domiciliare (SAD); • il servizio di Assistenza Domiciliare Integrata (ADI); • le attività di assistenza affettiva presso il domicilio, svolte da vari organismi di terzo settore. I modelli di servizio SAD e ADI La principale differenza tra il servizio SAD ed ADI dovrebbe riguardare, l’erogazione di prestazioni solo sociali nel primo caso e la presenza congiunta di figure di operatori sociali e sanitari nel secondo. Il servizio SAD è rivolto a soggetti anziani e portatori di handicap che hanno bisogno di un aiuto domestico nel caso di permanenza presso il proprio domicilio. L’anziano, o un suo familiare o il suo medico di medicina generale, può fare richiesta di tale servizio direttamente presso il distretto socio-sanitario. Secondo quanto previsto dal Piano Integrato Sociale Regionale, il modello or g a n i z z a t i v o dell’ADI prevede invece i seguenti destinatari: a) l’anziano ultra65enne, fragile, con elevato grado di disabilità, inserito in un contesto familiare o sociale capace di collaborare o di integrarsi con il servizio stesso; b) il malato terminale, la persona affetta da pato- 145 146 logie invalidanti, da gravi fratture, da incidenti vascolari acuti, in dimissioni protette da strutture ospedaliere; c) la persona con gravi stati comportamentali associati alla malattia di Alzheimer o alle gravi demenze senili. Il percorso di accesso all’assistenza domiciliare Secondo il PISR, la richiesta di intervento può avvenire direttamente dall’anziano o da un suo tutore, dall’assistente sociale del distretto sociosanitario, dal Medico di Medicina Generale (MMG) o dai reparti ospedalieri. Il MMG deve comunque certificare ed accompagnare le necessarie diagnosi per la richiesta di intervento al presidio distrettuale competente. A questo punto il servizio sociale del distretto compie una prese lezione delle richieste per determinare i casi che possono essere trattati con risposte solo sociali e quelle che invece necessitano un’integrazione socio-sanitaria. Per quest’ultimo tipo di risposte, tale modello prevede la valutazione di non autosufficienza da parte dell’UVG come “il presupposto fondamentale del processo assistenziale alla persona anziana in quanto strumento di analisi dei bisogni specifici dell’utente finalizzato alla personalizzazione della strategia di intervento”. Le competenze A chi competono i servizi di assistenza domiciliare? L’Azienda USL ha gestito, per conto dei Comuni della Zona Aretina, il servizio di assistenza domiciliare semplice e la parte sociale dell’assistenza domiciliare integrata per parecchi anni. Con il progressivo recupero delle deleghe da parte dei Comuni, la gestione del servizio di assistenza d o m i c i l i a re semplice e la parte di assistenza domiciliare integrata rivolta ad anziani non autosufficienti inseriti nell’ambito delle strutture familiari sono passate sotto diretta competenza degli stessi negli ultimi anni. Da qualche anno tali servizi sono stati esternalizzati attraverso gare di appalto pluriennali la cui partecipazione riguarda Cooperative Sociali di tipo A. Esiste poi una parte del servizio ADI, prevalentemente destinata a malati terminali ed incentrata sulle prestazioni sanitarie, introdotta dalla USL 8 (ex USL23 per la Zona Aretina) in via sperimentale per il solo Comune di Arezzo nel 1993. A partire dall’anno successivo, il servizio è stato formalmente istituito, progressivamente potenziato anche se non esteso agli altri Comuni della zona, e la sua organizzazione, di recente riclassificata con il termine di Cure Domiciliari, spetta oggi all’Unità Funzionale Cure Primarie. La situazione di fatto Sul termine ADI si sono di fatto ingenerate in passato alcune confusioni anche tra gli stessi operatori. Una reale integrazione tra componente sociale e sanitarie non è stata completamente realizzata, valendo ancora una duplice configurazione del servizio ADI. Fino ad oggi si è infatti parlato indifferentemente di ADI sia nel caso di assistenza domiciliare erogata ad anziani non autosufficienti, secondo l’obbligatoria valutazione dell’apposita Unità di Valutazione Geriatrica, sia invece nel caso di assistenza, prevalentemente a carattere sanitario, a malati terminali quest’ultima erogata dagli operatori della ex Unità Operativa di Medicina di Comunità. Questa distinzione ha fatto sì che l’integrazione dei servizi sociali e sanitari, risultasse solo in via teorica. Di fatto, l’assistenza domiciliare ad anziani non autosufficienti ha fino ad oggi riguardato 147 148 quasi esclusivamente la parte sociale dei servizi, mentre l’assistenza domiciliare a malati terminali ha riguardato quasi esclusivamente il supporto sanitario nelle fasi finali della malattia. Il servizio ADI della AUSL, recentemente denominato di cure domciliari, è gestito dalle seguenti figure professionali: • il Medico Coor d i n a t o re dell’ADI, inserito all’interno dell’organico dell’Unità di Medicina di Comunità, che svolge le funzioni di case manager, visitando il paziente e stabilendone il piano di assistenza insieme al Medico di Medicina Generale, nonché supervisionando l’efficacia dell’intervento sanitario ed eventualmente modificandone il piano; • il Medico di Medicina Generale; • l’équipe infermieristica, responsabile dell’erogazione dei servizi previsti all’interno del piano assistenziale. A sostegno di tali figure il Medico Responsabile delle Attività Sanitarie di Comunità supervisiona l’intera gestione del servizio. Il quadro dell’offerta Per quanto riguarda la gestione delle risorse pubbliche del servizio di assistenza domiciliare d i retta, il quadro della zona comprende le seguenti principali figure: • l’Azienda USL come erogratrice diretta delle prestazioni di carattere sanitario a domicilio; • la Cooperativa Sociale Progetto 5 di Arezzo, gestrice da qualche anno di una gran parte dei servizi di assistenza domiciliare appaltati dai Comuni della zona. I criteri di aggiudicazione Ma nella aggiudicazione del servizio di assistenza domiciliare, quali sono i criteri di aggiudica- zione da parte del settore pubblico? Nella recente gara di appalto del Comune di Arezzo sono stati accolti i criteri indicati dalla normativa regionale n.87/97, dando luogo ad una valutazione combinata della qualità e della economicità delle offerte. In particolare, i criteri di aggiudicazione del servizio si sono basati sull’attribuzione dei seguenti punteggi: • 30 punti per il merito tecnico organizzativo, comprendente parametri quali la qualità professionale degli operatori, la formazione prevista per gli operatori della cooperativa, l’esperienza della cooperativa nella gestione di servizi analoghi, nonché il modello organizzativo e la dotazione di beni strumentali; • 30 punti per la qualità della proposta, criterio comprendente il rapporto della cooperativa con le realtà locali, un programma di controllo della qualità rispetto agli obiettivi, il programma di gestione tecnico-organizzativa e l’impiego di soci volontari; • 40 punti per l’economicità dell’offerta, secondo un meccanismo di attribuzione dei punteggi proporzionale all’entità del ribasso. Le funzioni dell’assistenza domiciliare I servizi di assistenza domiciliare coprono per loro natura funzioni assai differenti. Il domicilio dell’anziano è inoltre il luogo dove diversi soggetti, della cooperazione sociale ma anche del volontariato, operano. In questo ambito è pertanto assai facile avere linee di demarcazione tra i diversi interventi sfumate e facilmente soggette ad una certa confusione terminologica. Una valutazione della distribuzione delle reali funzioni svolte dagli operatori dei servizi di assistenza domiciliare costituisce un primo fondamentale elemento per valutare future razionalizzazioni e/o integrazioni del servizio. Secondo un’analisi svolta su iniziativa della Cooperativa 149 150 Progetto 5, vincitrice della gara d’appalto per la maggior parte dei Comuni della Zona Aretina, tra le funzioni più frequenti svolte dagli operatori del servizio SAD figurano: a) il riordino e la pulizia della casa (75% dei casi); b) il sostegno e la compagnia (64%); c) la fornitura della spesa (51%); d) l’aiuto nella cura dell’igiene personale (46%); e) l’accompagnamento fuori da casa (44%). Nel caso della componente sociale dell’ADI, invece, prevalgono le funzioni di più stretta cura della persona. Nella quasi totalità dei casi, l’operatore interviene per aiutare l’anziano ad alzarsi dal letto (89%); nella cura dell’igiene personale (72%); alla vestizione (56%). Molto frequente, come anche nel caso della SAD, è il supporto nel disbrigo di pratiche (circa il 50% dei casi). La valutazione di qualità Miglioramenti progressivi verso una migliore qualità dei servizi giungono dall’introduzione, da parte della cooperativa gestrice del servizio, della figura di un coordinatore in grado di relazionarsi con il personale del Servizio Attività Sociali e dalla verifica periodica del percorso assistenziale. Anche nel caso dell’assistenza domiciliare, però, come già visto nelle strutture residenziali manca un criterio formalizzato di valutazione delle prestazioni da parte dell’ente pubblico. Una valutazione incentrata sul grado di soddisfazione degli utenti compiuta sempre dalla Cooperativa Progetto 5 evidenzia un buon livello di soddisfazione da parte di più della metà delle famiglie servite (54%). Nel 10% dei casi, invece, il servizio è semplicemente accettato da parte dell’utente e della sua famiglia. In un altro 10% di casi, inoltre, si riscontrano difficoltà di comunicazione con l’utente o insoddisfazione da parte della famiglia servita. L’11% degli utenti serviti è inoltre ritenuto incapace di rendersi conto dei propri bisogni. Per quanto invece riguarda l’integrazione tra diversi operatori, l’analisi della Cooperativa P rogetto 5 evidenzia un livello di intervento degli altri servizi, prevalentemente infermieristici, in circa il 25% dei casi. L’intervento congiunto di operatori del volontariato riguarda invece solo il 12% delle situazioni22. L’analisi con i gruppi focus La necessità di maggiore integrazione, che implica anche la capacità di conoscere ed attivare le risorse del territorio, è anche una delle principali esigenze emerse dal gruppo focus di operatori del servizio di assistenza domiciliare. Un vissuto di difficoltà e di inadeguatezza del servizio rispetto alle dimensioni del bisogno, è il principale elemento che emerge dall’analisi dello stesso gruppo (si veda Box 4), nonostante la motivazione e la buona capacità di mettersi in relazione con gli utenti e le famiglie costituisca un punto di forza riconosciuto dagli stessi operatori e dagli utenti (si veda Box 5). Questi ultimi, riconoscendo la grande utilità di tutte le componenti del servizio, vedono nella inadeguatezza quantitativa il principale punto di debolezza del servizio oltre ad una scarsa capacità di relazionarsi direttamente con il servizio sociale. 151 152 Box 4 - Sintesi dei risultati emersi dal gruppo focus condotto con gli operatori ed i volontari dell’assistenza domiciliare Composizione del gruppo 1 assistente domiciliare cooperativa Electra, 1 coordinatrice e 2 operatori Cooperativa progetto 5, 2 obiettori Caritas Circle time per la definizione dei gruppi di forza • Forte motivazione degli operatori e dei volontari • Capacità di creare un rapporto umanizzante con le persone • Capacità di mettersi in relazione con gli utenti e le loro famiglie • Momenti di scambio/discussione sulle esperienze lavorative tra operatori • La casa punto di forza per l’anziano Definizione e gerarchizzazione dei problemi (numero di voti) • Servizio quantitativamente inadeguato in alcuni casi (3) • Analisi inadeguata rispetto ai bisogni della popolazione anziana e rispetto alle risorse territoriali (3) • Integrazione inadeguata fra i singoli attori coinvolti nell’assistenza domiciliare (3) • Mancanza di pianificazione dell’intervento concordata e condivisa fra le varie figure professionali (2) • Mancata messa in atto dei piani e delle procedure di coordinamento/integrazione previsti (1) • Inadeguatezza sia quantitativa che qualitativa di momenti periodici di verifica e di pianificazione sull’andamento del servizio e sui sin- goli casi (2) • Lentezza, incapacità di dare una risposta al bisogno immediato (2) • Dover rivestire ruoli e svolgere mansioni che non competono (1) • Sensazione, vissuto di solitudine in particolari situazioni (1) Box 5 - Risultati emersi dal gruppo focus condotto con gli utenti del servizio di assistenza domiciliare Composizione del gruppo: Il gruppo, formato da 4 membri, 2 uomini e 2 donne, è risultato disomogeneo in quanto formato da 3 utenti anziani e da un adulto utente del servizio a causa di particolari problemi fisici. Due anziani invitati ed attesi non sono poi venuti. Circle time per la definizione dei punti di forza • Assistenza diretta, accudimento re l a t i v amente buono • Cura dell’igiene personale, aiuto nella vestizione adeguato • Riordino e pulizia della casa • Accompagnamento per visite ambulatoriali • Aiuto nel disbrigo delle pratiche • Buona capacità di ascolto dei problemi e adeguata capacità di aiuto da parte degli operatori Gerarchizzazione dei problemi • Rapporti inadeguati con l’assistente sociale del distretto (4) • Servizio quantitativamente inadeguato (3) • Assistenza a volte aff rettata, a volte non rispetto degli orari di lavoro (3) 153 154 6.1.2 La copertura del servizio I dati a disposizione non consentono un’analisi rigorosa di medio periodo dell’andamento della spesa e delle ore di assistenza domiciliare per gli anziani. Solo a partire dal 1998, infatti, il Comune e la Cooperativa Progetto 5, vincitrice della gara d’appalto, hanno cominciato un processo sistematico di raccolta dei dati. Per gli altri anni, i dati relativi alla popolazione anziana sono inclusi insieme a quelli dell’assistenza alle persone con handicap. Nel 1998, gli utenti ultra65enni del servizio sociale di assistenza domiciliare (sia SAD che ADI) del Comune di Arezzo erano 84, circa lo 0,4% della popolazione anziana aretina. Se a tale dato si aggiungono 62 utenti che hanno beneficiato dell’assegno per il servizio ADI si ottiene un totale di circa lo 0,7% della popolazione ultra65enne del Comune di Arezzo. La Tabella 14 evidenzia i dati di due anni, 1997 e 1998, sulla base di una scheda annuale di rilevazione della Regione To s c a n a 2 3. Questi dati mostrano una tendenziale caduta dei livelli di assistenza domiciliare pubblica sia in termini assoluti che, a maggior ragione, relativi. Il fenomeno è per buona parte spiegabile da una minor disponibilità di fondi per l’assistenza domiciliare integrata indiretta, attraverso l’assegno erogato all’anziano o ad un suo familiare. Una leggera flessione mostrano anche i dati della parte sociale di ADI (anziani non autosufficienti). In termini relativi colpisce anche la difformità di erogazione dei servizi tra Comuni. Civitella erogava servizi a circa il 3% degli anziani ultra65enni nel 1997 e, ad esempio, Capolona lo stesso servizio si è attestato nello scorso anno allo 0,2% circa . Tabella 14 – Gli utenti beneficiari dei servizi SAD e ADI della zona aretina: 1997 e 1998 Fonte: Scheda Assistenza Domiciliare Integrata ad anziani non autosufficienti, 1998 - Regione Toscana Diverso è invece il discorso per i dati relativi all’ADI di tipo sanitario, erogata attraverso la Azienda USL. La Tabella 15 mette in luce il numero di utenti serviti lo scorso anno in cui si rilevano più di 280 persone assistite durante l’anno, l’1,47% circa della popolazione ultra65enne del Comune di Arezzo. Come abbiamo già evidenziato, il servizio è limitato al Comune capoluogo della zona ed il tipo di assistenza erogato è fondamentalmente diretto ai malati terminali, per i quali gli anziani ultra65enni rappresentano più dell’80% degli utenti serviti. La Tabella 16 mette invece in evidenza la tendenza dei servizi erogati, confrontando i dati del 1995 con quelli del 1998. Si può verificare una decisa tendenza all’aumento del numero di casi serviti, più che raddoppiati in soli tre anni. Le 155 156 ore di assistenza totali sono aumentate da circa 6.200 a quasi 11.000, anche se il personale addetto al servizio è rimasto invariato. Il fenomeno dovrebbe pertanto spiegarsi con un incremento del tempo allocato dagli infermieri allo svolgimento di cure domiciliari (è quasi raddoppiato il numero medio dei presi in carico giornalieri) e alla contemporanea riduzione del tempo medio speso per assistito. Tabella 15 – Dati Cure domiciliari (ADI sanitaria) – Comune di Arezzo - 1998 Tabella 16 – Principali indicatori Cure Domiciliari (ADI sanitari) – Comune di Arezzo – 1995-1998 Fonte: L’Assistenza Domiciliare Integrata, Comune di Arezzo – Relazione AUSL 1998 La Tabella 17 evidenzia infine i dati relativi alle prestazioni di assistenza infermieristica erogate dalla Azienda USL 8 nella Zona Aretina. Ta l i prestazioni, seppur non specificamente riferite alla popolazione anziana, danno comunque un’idea dell’andamento del servizio erogato, particolarmente importante per quanto riguarda la nostra popolazione di riferimento. Fonte: L’Assistenza Domiciliare Integrata, Comune di Arezzo – Relazione AUSL 1998 157 158 Tabella 17 – Numero di interventi di assistenza infermieristica domiciliare – Zona Aretina 1996-1998 Fonte: Dati sull’assistenza infermieristica. Documento AUSL, 1998 6.1.3 Risorse investite e ripartizione dei costi Per quanto riguarda la compartecipazione al costo del servizio sociale di assistenza domiciliare, il Grafico 3 mostra come, nel caso dell’assistenza domiciliare semplice, il numero di casi con compartecipazione al costo sia relativamente Grafico 24 – Assistenza domiciliare diretta – Percentuale di utenti con compartecipazione al costo sociale – Comune di Arezzo 1998 ridotta rispetto ai servizi residenziali. In più del 60% dei casi, infatti, il Comune copre l’intero costo del servizio. In termini finanziari, la contribuzione degli utenti dell’assistenza domiciliare semplice copre circa il 10% del costo (36 milioni su un totale di 350 milioni di spesa complessiva). Nel caso dell’assistenza domiciliare integrata si riscontra una situazione quasi opposta. Il costo del servizio sociale prevede un contributo da parte dell’utente o della sua famiglia in quasi l’80% dei casi. 6.2 L’ASSISTENZA AFFETTIVA E RELAZIONALE OFFERTA DAL VOLONTARIATO E DAL SETTORE PRIVATO 6.2.1. Il quadro d’insieme Accanto ai servizi tradizionali di assistenza domiciliare, il terzo settore aretino provvede a varie forme di assistenza domiciliare, tendenzialmente escludenti le attività di cura ed assistenza della persona anziana, concentrandosi invece sugli aspetti relazionali e/o di accompagnamento ed aiuto per attività fuori dal proprio domicilio. Nei prossimi paragrafi prendiamo in considerazione le principali realtà operanti nel Comune di Arezzo, con esclusione delle attività svolte dai gruppi parrocchiali e dai Centri della Caritas, specificamente esaminati nel capitolo successivo. 6.2.2 La rete di obiettori della CARITAS Attraverso la propria rete di obiettori di coscienza al servizio di leva, la Caritas offre servizi di assistenza affettiva presso il domicilio della persona anziana. Il servizio, introdotto a partire dal 1980, si concentra su una forte componente relazionale e solidaristica. Si tratta pertanto di attività di compagnia, quali la conversazione, il gioco delle carte, una passeggiata al parc o . 159 160 Vengono escluse dal servizio prestato dagli obiettori quelle attività di cura alla persona (svolgimento di lavori domestici, igiene personale, preparazione dei pasti) che fanno riferimento al servizio di assistenza domiciliare. Tale separazione non è però netta ed esclusiva, e a volte gli obiettori svolgono anche alcune di queste funzioni. Gli obiettori Caritas ricevono un breve corso di formazione, diviso in due momenti. Nel periodo che va dalla domanda di obiezione di coscienza all’assegnazione al servizio, ci sono incontri mensili di motivazione all’obiezione e di conoscenza dell’organizzazione. Una volta cominciato il servizio, l’obiettore riceve invece una formazione residenziale di quattro giorni sulle tematiche della relazione e del servizio di obiezione di coscienza in senso lato. Relativamente limitata è la formazione specifica nel rapporto con la persona anziana e la sua famiglia. Il contatto con la persona anziana avviene prevalentemente attraverso la rete parrocchiale, su diretta richiesta dei parroci o della rete di volontariato delle parrocchie Caritas. Con minor frequenza, la richiesta arriva dalla rete di assistenti sociali del Comune o della AUSL, nel caso in cui queste non possano pro v v e d e re dire t t a m e n t e alla p resa in carico . Qualora il servizio della Caritas venga in contatto con bisogni che richiedono tipologie di servizio diverse da quella in grado di fornire attraverso i propri obiettori, la persona viene indirizzata o dall’assistente sociale del distretto o viene segnalata una persona, normalmente immigrata extra-comunitaria, che ha dato la disponibilità al lavoro. I responsabili del servizio rilevano però che il passaggio delle informazioni non avviene però in maniera efficiente e formalizzata, lasciando ai contatti ed alle conoscenze personali le possibilità di risposta. Una volta avvenuta la segnalazione o il primo contatto, la persona anziana e la sua famiglia vengono visitate dall’obiettore e dal responsabile del servizio di assistenza sociale della Caritas. Non esiste un sistema formalizzato o standardizzato di accoglimento delle domande, anche se i criteri utilizzati di fatto sono: a) tipologia di assistenza richiesta; b) capacità economica della famiglia; c) grado di stress della famiglia e/o dell’anziano. A seguito di tale visita viene elaborato un piano di intervento settimanale secondo i bisogni. E’ considerata prioritaria la continuità del servizio. Per questo motivo l’obiettore assegnato all’anziano rimane lo stesso per tutta la durata del servizio di obiezione di coscienza. Modifiche e/o cessazioni del piano di assistenza vengono concordate con la persona e/o la famiglia assistita attraverso quanto riportato dall’obiettore, anche in questo caso senza un piano di verifica standardizzato. Mediamente il tipo di intervento fornito è di un’ora o due per visita per 2-3 volte la settimana. Questo significa che il numero di ore erogate annualmente dagli obiettori Caritas (tra i dieci e i quindici operatori sono dedicati a questo servizio) agli anziani è di circa 3.000. 6.2.3 I Centri di Aggregazione Sociale Un’altra forma di assistenza affettiva/domiciliare offerta attraverso la rete di collaborazione tra volontariato e cooperazione sociale è fornita dai Centri di A g g regazione Sociale Fior e n t i n a , Garibaldi e Malpighi e dalla Cooperativa Electra. L’intervento ebbe inizio nel 1994 mettendo in atto, con l’invio di lettere agli anziani di età superiore ai 65 anni residenti nella C i rcoscrizione interessata al pr o g e t t o , 161 162 un’indagine conoscitiva allo scopo di informarli dell’iniziativa ed evidenziare i casi e i relativi bisogni per stabilire successivamente un piano di lavoro assistenziale. Si è poi formalizzato il progetto A s s i s t e n z a Affettiva e di socializzazione per anziani tramite il quale i Centri affidano alla Cooperativa l’attività di consulenza, coordinamento, animazione e assistenza nel progetto, e questa si impegna a garantire le attività affidatele sulla base di un programma preventivamente definito e concordato con i CAS, avvalendosi della prestazione di operatori quali Educatori, A n i m a t o r i , Assistenti di base. I Centri invece, oltre a garantire l’impegno economico, individuano al proprio interno un interlocutore che diverrà responsabile organizzativo del progetto e referente per tutti coloro che richiederanno interventi ed informazioni. Il progetto è rivolto ad anziani al limite dell’autosufficienza ed in provvisorio (fase di acutizzazione di malanni, periodo passeggero di malattia ecc.) o definitivo stato di difficoltà, ed è teso a dare una risposta di base ai bisogni psicofisici e sociali mediante un aiuto sostanziale nei bisogni immediati, quali l’alimentazione, l’igiene del corpo e dell’ambiente di vita ed il mantenimento della socialità nell’ambito delle relazioni sia interne che esterne alla famiglia. Tale fine si raggiunge partendo anche da da piccole attività quali l’accompagnamento per una passeggiata, per fare la spesa, per andare a qualche intrattenimento o manifestazione e quant’altro, per compagnia, per dialogo, dando all’anziano attenzione ed il senso di un riferimento certo per ovviare ad un diffuso senso di abbandono. Il servizio viene erogato su richiesta al Centro di Aggregazione Sociale. Come nel caso del servizio obiettori di coscienza della Caritas, il responsabile del servizio da parte del Centro e la coordinatrice della Cooperativa, visitano la residenza della persona anziana determinando il tipo e la frequenza dell’assistenza richiesta. La selezione avviene sulla base di tre condizioni che vengono normalmente verificate anche se in maniera informale: il reddito, l'isolamento e lo stato di salute dell'anziano. Tali condizioni vengono periodicamente verificate dalla Cooperativa che tiene uno schedario aggiornato con la situazione di tutti gli assistiti. Il responsabile del Centro visita inoltre con cadenza semestrale gli anziani che ricevono assistenza per verificarne le necessità. Considerato il finanziamento del progetto, i Centri hanno deciso di effettuare l’intervento in maniera duratura nel tempo, quindi svolto con una certa continuità piuttosto che intensificato ma di breve durata. Per i casi più gravi (non autosufficienti o in condizioni economiche disagiate) sono stati messi a disposizione 3 interventi settimanali di 2 ore ciascuno; per gli altri casi: 2 interventi settimanali di 1 o 2 ore o 1 intervento settimanale di 1 o 2 ore in quei casi che presentavano degli appuntamenti costanti settimanali (terapie mediche, spesa ecc.) e che quindi necessitano di un aiuto per essere accompagnati. Il progetto prevede anche feste e ritrovi presso il Centro al fine di recuperare socialità ed interesse alla comunicazione poiché si pone l’obiettivo di insistere nella sfera sociale e psicologica. Alla fine del ‘98, le persone seguite dalla Cooperativa Electra all’interno del progetto di 163 164 Assistenza A ffettiva sono 17 per un totale di 2.500 ore annuali circa25. Complessivamente sono stati assistiti, dal 1995 ad oggi, 67 anziani. 6.2.4 L’AUSER Dopo un periodo di stasi delle attività di circa un anno, l’associazione Autogestione Servizi e Solidarietà (AUSER) ha ripreso nel 1998 le proprie attività presso la sede di Arezzo. I quindici volontari in forza all’associazione hanno attivato un servizio di assistenza affettiva presso il domicilio di anziani. I volontari rispondono a richieste che vanno dall’accompagnamento per una passeggiata, alla piccola spesa, alla conversazione, al disbrigo di pratiche di natura assistenziale, o semplicemente ad attività di compagnia presso il domicilio. I casi seguiti nel 1998 sono stati 19. L’assistenza viene prestata sia presso il domicilio dell’assistito (nel 70% circa dei casi) che in ospedale e viene offerta a prezzi di mercato, circa il 30-40% inferiori rispetto ai prezzi dell’assistenza domiciliare pubblica. L’utente e la sua famiglia beneficiano del servizio di un’impresa che, pur garantendo la continuità dell’operatore in servizio, è comunque in grado di fornire soluzioni alternative in caso di bisogno. Rivolgendosi principalmente a malati terminali, il periodo medio di assistenza risulta breve. Gli utenti serviti in carico mediamente alla società sono circa una trentina. Oltre al servizio di assistenza affettiva, l’AUSER ha attivato il servizio Filo d’Argento, gestito attraverso un obiettore di coscienza, e che svolge funwioni di socializzazione e segretariato sociale. 6.2.6 Il volontariato ospedaliero Analoghi servizi di assistenza affettiva vengono anche prestati in maniera permanente presso gli ospedali cittadini. La sezione di A re z z o dell’Associazione Volontari Ospedalieri (AVO) opera dal 1981 presso le strutture ospedaliere della città. 6.2.5 La Privata Assistenza La società Privata Assistenza, facente parte di una rete nazionale di imprese in franchising, fornisce assistenza infermieristica e domiciliare a persone bisognose di assistenza, in particolare anziani. L’attività svolta dai volontari riguarda la compagnia, il sostegno psicologico ed il disbrigo di piccole faccende ai malati. Attualmente l’associazione riesce a garantire una presenza quotidiana in 10 reparti dei due ospedali della città. La società conta una cinquantina di operatori, tutti con un rapporto continuativo. Gli operatori hanno in prevalenza un diploma di assistenti di base, anche se una parte consistente è costituita da donne senza diploma e selezionate direttamente dalla società. La maggior parte dei servizi riguardano servizi di cura alla persona, disbrigo di piccole pratiche domestiche e compagnia. Normalmente l’assistenza riguarda anziani in condizioni gravi di non autosufficienza, molto spesso terminali. Il contatto con gli utenti avviene con una presentazione del volontario all’arrivo di ogni degente. Successivamente il contatto si fa più stretto con chi ha manifestato maggior bisogno. Ogni gruppo è coordinato da un volontario responsabile e ciascun coordinatore fa parte del Consiglio Direttivo dell’Associazione. Il livello di scambio con la strutture ospedaliere è, nella maggior parte delle situazioni soddisfa- 165 166 cente. In alcuni casi ci sono incontri di reparto tra il personale medico e paramedico e i volontari. I dieci coordinatori hanno infine incontri trimestrali con la responsabile della AUSL per il coordinamento con il volontariato. La politica di inserimento di nuovi volontari prevede la frequenza ad un corso di formazione, mentre per i volontari in servizio sono previsti regolari momenti di autoformazione, curati da una psicologa volontaria, per lo sviluppo delle componenti relazionali. In un numero limitato di casi, e in funzione dell’iniziativa personale di alcuni volontari dell’associazione, l’attività di assistenza è proseguita dall’ospedale al domicilio della persona ricoverata, concentrandosi nel supporto all’attivazione del percorso assistenziale all’interno della rete di servizi. Il numero di volontari in forza all’AVO è di circa 130 unità. Tra queste, una decina presta servizio per la maggior parte del proprio tempo durante la settimana, mentre la rimanente parte dedica regolarmente qualche ora settimanale del proprio tempo. I volontari ultra65enni sono circa una trentina. 6.2.7 L’assistenza affettiva ai malati terminali Un’altra forma di assistenza affettiva è quella svolta dai volontari dell’Associazione Volontari Assistenza Domiciliare (AVAD). Il gruppo, formatosi ad Arezzo nel 1996, assiste a domicilio i malati terminali prevalentemente oncologici. La tipologia di intervento dei volontari si può classificare in tre tipi di attività: • la compagnia e i piccoli servizi di cura della persona; • l’aiuto domestico; • altre attività di assistenza per commissioni fuori dell’ambito domestico. In fase di identificazione dei malati e delle famiglie da seguire, il servizio offerto dall’AVAD presenta una buona integrazione con i servizi ospedalieri. Il percorso di intervento prevede nel 75% dei casi una segnalazione avuta dai reparti ospedalieri di gastroenterologia o del servizio ADI gestito fino a giugno ’98 dalla AUSL. In un più esiguo 25% dei casi, il contatto avviene direttamente da parte delle famiglie. Dopo i primi mesi di inizio dell’attività nel 1996, l’attività dell’AVAD si è stabilizzata nel ’97 e nel ’98. In questi due anni non ci sono variazioni degne di nota. Esaminiamo pertanto i dati relativi al 1998. I pazienti serviti sono poco meno di 20 unità, con un numero di accessi medio per paziente di circa 30 persone. La quasi totalità delle ore spese dai volontari con gli assistiti riguarda infine la semplice attività di compagnia. Il percorso di intervento, dopo la richiesta attivata dai servizi sanitari o dalla stessa famiglia prevede l’intervento della coordinatrice dell’associazione, persona che garantisce la continuità dell’intervento ed il rapporto con la famiglia. A seguito di tale intervento si determina un piano di assistenza che identifichi il numero e la tipologia di accessi necessari, nonché i volontari da attivare. I volontari ricevono un percorso formativo che fornisce loro gli strumenti minimi per la relazio- 167 168 Tabella 18 – Attività AVAD - 1998 Fonte: Scheda AVAD 6.3 GLI AIUTI ECONOMICI All’interno della categoria aiuti economici, abbiamo compreso nella sezione 4.2.2 una ampia varietà di strumenti: da forme miste tra l’assistenza e la previdenza, quali le pensioni minime e sociali, a contributi assistenziali per la non autosufficienza o inabilità erogati sotto forma di assistenza domiciliare indiretta o assegno di accompagnamento, e, infine, a sgravi tributari sotto varia forma. Le pensioni minime e sociali Per quanto riguarda le pensionii minime e sociali, possiamo affermare come il relativo benessere che si à sviluppato con l’industrialiwwawione nel territorio della zona non ha potuto coinvolgere che in parte le generazioni anziane. Vi sono infatti molti anziani che ricevono oggi una integrazione al minimo della pensione di vecchiaia. Nel Comune di Arezzo l’INPS ha erogato nel 1997 7.237 pensioni al minimo; in pratica il 38,3% degli anziani ha ricezvuto tale forma di trattamento pensionistico. ne con il malato e la sua famiglia. In particolare sono previsti: • un ciclo di dieci incontri per i nuovi volontari; • una riunione mensile con una psicologa per l’elaborazione e lo scambio di esperienze tra volontari. Nello stesso anno le pensioni sociali ero g a t e , sempre nel Comune di Arezzo, sono state 947. Date le loro caratteristiche, questi assegni sono in generale concessi a donne sole e prive di pensione di reversibilità, a ex disoccupati o ex lavoratori sommersi, a persone che vivono in case in affitto o di limitato valore. I volontari in servizio presso l’AVAD sono circa 25. Ciascuno presta regolarmente servizio per qualche ora la settimana, mentre un nucleo di tre o quattro persone è impegnata per la maggior parte della settimana. La maggior parte di questi è in servizio anche in servizio pr e s s o l’AVO. La percentuale di ultra65enni tra le forze volontarie è circa il 60%. La percentuale di anziani che percepisce una pensione sociale nel Comune di Arezzo è pertanto intorno al 5%. L’indennità di accompagnamento Tra le misure più specificamente assistenziali abbiamo già esaminato l’assistenza domiciliare i n d i retta nella sezione 6.1.2. L’indennità di 169 170 accompagnamento presenta aspetti simili. La misura non è specificamente destinata alle persone anziane ma a tutti i soggetti che per qualche motivo hanno perso parte della loro autonomia. Responsabile della valutazione di non autosufficienza è in questo caso una commissione dell’Istituto Nazionale Infortuni sul Lavoro (INAIL). L’ente erogante è la Prefettura. Gli ultra65enni invalidi civili, non autosufficienti, che nel 1997 hanno avuto diritto all’indennità di accompagnamento sono 1.208 (erano 1.296 nel 1996) e rappresentano il 6,6 % della popolazione anziana. L’assegno, pari a 700.000 lire mensili, ha lo scopo di facilitare il bisogno di assistenza dell’anziano e della sua famiglia e non rappresenta uno strumento alternativo ad altre forme di assistenza domiciliare. Le facilitazioni fiscali comunali Il Comune di A rezzo ha da tempo stabilito forme di aiuto economico a cittadini in difficoltà. E’ questo il caso dell’esonero dal pagamento dei ticket sanitari e/o della predisposizione di liste d’accesso per l’asseganzione di alloggi comunali Di notevole importanza è anche il pro t o c o l l o d’intesa siglato nel 1998 tra il Comune di Arezzo e la delegazione aretina del Sindacato Pensionati Italiano per regolamentare le agevolazioni tributarie per gli anziani in condizioni di bisogno. In particolare sono state previste: • l’esenzione dal pagamento della Tassa sui Rifiuti Solidi Urbani; • la maggiore detrazione per l’Imposta Comunali sugli Immobili (ICI)26; • la riduzione del 50% del canone richiesto per il servizio di acquedotto; • varie agevolazioni nella fornitura di gas metano. Il protocollo d’intesa con integrazioni d’agevolazioni è stato stipulato anche per l’anno 1999. Beneficiari di tali misure sono state tra le 100 e le 150 persone per ciascuna tipologia di facilitazione fiscale. Non si dispongono elementi per stabilire con certezza il numero complessivo di beneficiari, anche se è verosimile immaginare che per buona parte siano le stesse persone in ciascuna misura, visto che i criteri stabiliti per l’esenzione erano molto simili tra le varie misure. 6.4 ALTRE FORME DI AIUTO ALLA PERMANENZA IN FAMIGLIA 6.4.1 Il trasporto sociale Il servizio di trasporto sociale è finanziato dal Comune di Arezzo attraverso le due associazioni di volontariato operanti principalmente nella gestione del trasporto sanitario d’urgenza, la Misericordia e la Croce Bianca. Il servizio è concepito come ausilio all’anziano ed alla sua famiglia sia per raggiungere i centri semiresidenziali che per permettere l’effettuazione di particolari cure e/o terapie riabilitative per un periodo relativamente limitato di tempo. Per il 1998 non si dispongono dati precisi relativi agli utenti anziani, essendo il sistema di rilevamento delle informazioni aggregato per tutte le categorie di utenza, principalmente soggetti portatori di handicap ed anziani. I primi sono beneficiari della maggior parte del servizio erogato, mentre gli anziani ne beneficiano in maniera marginale. Per quasti ultimi, la stima del numero di utenti annuale è di 20 persone circa. 6.4.2 Il telesoccorso Il servizio di telesoccorso nasce ad Arezzo per iniziativa dell’associazione di Coordinamento delle Associazioni delle Categorie Protette e del Volontariato (CACPV) e della Provincia di 171 172 Arezzo nella metà degli annni 80. Con un contributo della Provincia furono acquistate 50 apparecchiature e distribuite ad altrettanti utenti. Il servizio, mediante l’installazione di un’apposta apparecchiatura presso la linea telefonica dell’utente, consente a quest’ultimo di avvisare, in caso di bisogno, una centrale operativa collegata ai centri di emergenza sanitaria. Oltre alla gestione delle utenze, il servizio permette comunque un contatto regolare, anche se non assiduo con la persona anziana, dandole modo di scambiare notizie sulla propria salute e qualche breve conversazione. Tabella 19 – Il servizio di telesoccorso Utenti serviti e ripartizione dei costi Comune di Arezzo, Servizio CACPV del servizio e la cura dei rapporti con gli utenti; • le istituzioni pubbliche, A U S L e Comune, responsabili anch’esse del rapporto con la potenziale utenza. Il servizio di telesoccorso si è progressivamente trasformato in un servizio a carico quasi totale dell’utente. Nel 1998, il Comune di Arezzo supportava i costi di gestione del servizio solo a q u a t t ro utenti sui 40 beneficiari del servizio coordinato dal CACPV. Si sono inoltre sviluppate nuove offerte, anche se complessivamente il n u m e ro di utenti è ancora molto basso. La Tabella 18 mostra come dal 1988 il numero di utenti residenti ad A rezzo del servizio del C o o rdinamento Associazioni delle Categorie Protette e del Volontariato sia rimasto sostanzialmente inalterato. La Croce Bianca di Arezzo, da poco gestrice di un altro servizio di telesoccorso, conta circa una ventina di utenti, includendo, oltre ad Arezzo, anche i Comuni di Castiglion Fibocchi, Civitella e Monte S. Savino. 6.5 NUOVE TIPOLOGIE DI SERVIZIO Fonte: Coordinamento Associazioni delle Categorie Protette e del Volontariato La gestione del servizio ha messo fin da subito in relazione i seguenti soggetti: • due imprese, rispettivamente per la gestione della parte tecnologica del servizio e per il primo filtro di verifica sulle chiamate da parte dei cittadini; • t re associazioni di volontariato, la Misericordia e la Croce Bianca, per l’intervento di emergenza sanitaria in caso di necessità, ed il CACPV per il coordinamento dei vari elementi 6.5.1 Servizi di accompagnamento: il progetto Una persona insieme agli altri Tra le forme di sperimentazione di nuovi servizi per gli anziani e di nuove forme di partecipazione alla spesa da parte di soggetti pubblici e privati, la Provincia ed il Comune di Arezzo sono in procinto di avviare la sperimentazione di buoni servizio (vouchers) per l’acquisto di servizi di accompagnamento da parte dell’anziano o della sua famiglia, spendibili presso associazioni giovanili di volontariato che mettono a disposizione i propri volontari per fare compagnia agli anziani che lo richiedono. Attraverso il progetto 173 174 Una persona insieme agli altri, scaturito dal lavoro di un gruppo misto di operatori del settore pubblico e del terzo settore, gli enti locali avranno la possibilità di sperimentare due elementi di particolare interesse per il futuro: • l’utilizzo di uno strumento di finanziamento, il buono servizio, in cui parte del costo totale del servizio viene ripartito tra ente locale ed utente, dando a quest’ultimo libertà di scelta sull’acquisto del servizio tra una serie di soggetti erogatori accreditati, e stimolando pertanto la creazione di un mercato competitivo dell’offerta privata; • l’erogazione di nuovi servizi alla persona, in grado di integrare l’offerta dei tradizionali servizi di assistenza alla persona e di cura dell’ambiente domestico, attualmente offerti attraverso il servizio pubblico di assistenza domiciliare. Si tratta in questo caso di una formula più flessibile ed aperta alle esigenze di compagnia e/o presenza di qualcuno in alcuni momenti della giornata che possono incrementare la qualità della vita di numerosi anziani27. 6.5.2 La spesa con gli anziani Con la Sezione Soci della COOP di Arezzo, il Settore Sociale della Cooperativa Sociale Electra ha ideato il progetto La Spesa Insieme. Il progetto è nato dalla comune esigenza di generare un’iniziativa in grado di interessare gli anziani del territorio e, al tempo stesso, di recuperarli dal rischio di isolamento stimolandoli alla socializzazione. Spesa Insieme vede la collaborazione di diversi soggetti nel territorio. I Centri di Aggregazione Sociale - Fiorentina, Indicatore e Saione - mettono a disposizione otto volontari per la spesa, mentre la COOP finanzia le spese di trasporto ed il tempo dell’operatore della Cooperativa. Gli anziani infatti, inizialmente interessati alla mera opportunità di un aiuto fisico nei bisogni della vita quotidiana, (fare la spesa, portare pesi, godere di un passaggio in macchina ecc.) si sono ritrovati a trascorrere regolarmente (una volta alla settimana) parte del loro tempo insieme ad altri anziani con gli stessi bisogni, ai volontari del CAS, alle operatrici della Cooperativa Electra. Questi hanno finito col pensare a questo servizio come un momento di ritrovo e a parteciparvi con continuità. Al momento il servizio Spesa Insieme vede la partecipazione di circa venticinque anziani, prevalentemente della zona urbana di Arezzo. 6.5.3 L’assistenza domiciliare: il progetto Symbios Il progetto Symbios nasce dall’iniziativa di cinque cooperative toscane e dal consorzio Pegaso. Il progetto, promosso nel territorio aretino dalla Cooperativa Koinè ha come principale obiettivo la sperimentazione di un’offerta di servizi innovativi per la persona anziana e per la sua famiglia sia a carattere domiciliare che all’interno degli istituti semiresidenziali. I principali elementi di innovazione del progetto sono i seguenti: • modularità, attraverso la possibilità di usufruire di un pacchetto di servizi secondo le proprie effettive esigenze, anche temporanee; • flessibilità, nel senso di poter cambiare in qualsiasi momento il menu di servizi richiesti in funzione delle proprie mutate esigenze e/o di attivare la messa in rete di servizi del volontariato; • promozione della qualità, attraverso la creazione di standard verificati, l’introduzione di un marchio di qualità e l’introduzione di strumenti che consentano la verifica del grado di soddisfazione del cliente/utente. 175 176 I servizi a disposizione saranno sia domiciliare che territoriali. Per quanto riguarda i primi, sono compresi il segretariato sociale, l’accompagnamento, l’accudimento domestico, l’assistenza tutelare, l’assistenza infermieristica ed il telesoccorso. Nel territorio, invece, i servizi of f e r t i saranno prevalentemente di assistenza nei centri diurni e di socializzazione. Gli utenti potenziali dei servizi di Symbios sono i privati cittadini e le singole famiglie, che necessitano di servizi non erogabili dal sistema pubblico; le amministrazioni locali che vogliono estendere e differenziare la gamma di propri servizi; le assicurazioni, fondazioni grandi imprese ed istituti di credito che vogliono off r i re la gamma di servizi offerti alla propria clientela. Nella nuova forma di relazione tra pubblico e privato, Symbios cercherà altresì di sperimentare forme di accreditamento e di utilizzo di buoni servizio così come già visto nel progetto Una per sona in mezzo agli altri. note 22 I dati riguardano il totale dei casi di assistenza domiciliare tratta ti, anziani ed handicap. 23 Alcuni Comuni della zona erogano servizi leggeri di assistenza domiciliare attraverso le reti dell’obiezione di coscienza e del volon tariato. 24 Dati disponibili per la popolazione totale. Per un confronto tra dati omogenei sulla popolazione anziana è stata calcolata la stessa proporzione del 1998. 25 11 per conto del CAS Fiorentina, 2 per il Garibaldi, nessuna per il Malpighi il quale ha cessato per problemi economici ma comun que fornisce segnalazioni su casi di bisogno i quali poi rientrano nel budget di spesa del Centro di Fiorentina; 3 per conto del DSM, 2 privati. 26 L’importo massimo della detrazione è fissato in 400.000 lire annue. 27 Come si è visto nelle sezioni 3.2.3 e 3.2.4, il problema della soli tudine è particolarmente avvertito da molti anziani. 7. I SERVIZI SOCIO-CULTURALI 7.1 LE ATTIVITÀ DEI CENTRI DI AGGREGAZIONE SOCIALE I Centri di Aggregazione Sociale nascono per la maggior parte negli anni ’80 a seguito di iniziative locali supportate dall’amministrazione comunale, dall’ARCI e da altre forze dell’associazionismo locale. E’ difficile trovare una tipologia standard di Centro di Aggregazione Sociale, conservando ciascuno di essi le proprie caratteristiche in termini di tipologia delle attività offerte e rapporti con il territorio in cui sono inseriti. Per alcuni di loro l’inizio delle attività avviene come Centro Anziani, di fronte alla necessità di rispondere ai bisogni di socializzazione da parte di molti anziani, prevalentemente uomini. Altri, di più recente formazione, hanno invece fin da subito costituito contatti più ampi nelle proprie realtà territoriali di riferimento. Pur nella loro diff e rente tipologia di attività offerte, i Centri sono un’importantissima realtà di aggregazione per tutto il Comune di Arezzo e per alcuni Comuni della Zona. I Centri di Aggregazione Sociale si sono dotati di un unico statuto di riferimento, alla stesura del quale hanno partecipato insieme al Servizio per la Partecipazione ed il Decentramento del Comune di Arezzo. Attualmente i 13 Centri del territorio comunale possono contare circa 4.000 soci. Non tutti tra questi sono persone anziane, ma la dimensione quantitativa di queste realtà è senza dubbio invidiabile. I Centri finanziano quasi totalmente le proprie attività, attraverso i proventi derivanti per lo più 179 180 da attività di ballo e dalla gestione del bar. Un contributo ai Centri viene erogato da alcune circoscrizioni attraverso il budget di propria competenza. Tali fondi sono di entità relativamente modesta rispetto al bilancio annuale di ogni Centro. verso i propi operatori) che indiretto (attraverso i finanziamenti di soggetti esterni), ed il teatro. Diverso è invece il contributo finanziario del Comune nel caso di spese di investimento da parte dei Centri. Molti tra questi sono stati negli anni aiutati in maniera significativa dal Comune di Arezzo per l’adeguamento dei propri spazi. Altri operano invece in strutture di proprietà comunale. Fiorentina Il Centro di Aggregazione Sociale Fiorentina è sicuramente tra i centri più attivi del territorio. Gestito attraverso l’impegno di una sessantina di soci attivi, è uno dei pochi Centri ad avere una compagnia teatrale formata da una quindicina di soci. Il Centro organizza inoltre un festival di teatro al quale partecipano diverse compagnie locali. Tra le attività più tradizionali rimane comunque da segnalare una significativa partecipazione ai corsi di ginnastica per adulti, con più di 90 iscritti, circa un quarto dei quali anziani. Ma quali sono le attività che si svolgono nei Centri di Aggregazione Sociale? Il Quadro 9 illustra la tipologia di attività svolta all’interno di ciascun centro. Le attività che possono essere caratterizzate come comuni a tutti i Centri o ad una gran maggioranza tra essi riguardano: • uno spazio destinato alle consumazioni bar, alla conversazione ed al gioco delle carte; • attività di ballo, con frequenza settimanale; • corsi di ginnastica per adulti, organizzati in collaborazione con l’UISP; • cene di raccolta fondi. Tra queste attività, le attività di ballo e di ginnastica per adulti costituiscono di fatto l’unica fonte di offerta continuativa ed a prezzi contenuti di questi servizi per la popolazione anziana del Comune di Arezzo. Attività altresì diffuse tra i CAS sono il gioco del pallaio e i corsi di ballo, disponibili ed organizzate nella maggior parte dei Centri. Limitate a qualche caso, ma in ogni caso esperienze di grande valore e significato, attività quali il volontariato affettivo, sia diretto (attra- Vediamo ora in maniera sintetica le principali attività e caratteristiche di ogni Centro. Come visto nella sezione 6.2.3, dal 1992 il Centro, insieme a quello di Malpighi e Garibaldi, finanzia gli operatori della Cooperativa Electra che svolgono attività di assistenza affettiva, di compagnia ad anziani soli e/o in stato forte di bisogno. Nonostante il numero elevato di attività svolte, il Centro lamenta ancora una scarsa partecipazione degli abitanti del quartiere, essendo i suoi frequentatori in prevalenza persone esterne. Villa Severi Il CAS Villa Severi costituisce un importante punto di riferimento per gli abitanti della zona, sia anziani che non. Situato all’interno del parco, ha una frequentazione sicuramente rilevante. Un centinaio di persone circa frequentano sia il bar che il gioco delle carte che il pallaio, mentre a l t rettante partecipano al ballo settimanale. Anche i corsi di ginnastica organizzati dalla UISP vedono una massiccia partecipazione, circa 181 182 120 persone di cui 80 circa anziani. Tali attività sono gestite da un gruppo relativamente ristretto di persone, una ventina circa, di cui solo poco più della metà spendono una parte consistente della loro settimana nelle attività del Centro. Nel 1985-86 un gruppo di donne ha cominciato a svolgere attività di laboratori di taglio e cucito nonché di assistenza affettiva presso il domicilio di anziani bisognosi. E’ questa un’esperienza p e c u l i a re all’interno del mondo dei Centri di Aggregazione Sociale. Il servizio di assistenza affettiva è scaturito sulla base di un’iniziativa spontanea da parte delle donne del Centro ed inizialmente c’era un rapporto di collaborazione e di r e g o l a re comunicazione con il Distre t t o Socio-Sanitario. Oggi tale collaborazione è venuta meno ed il gruppo di persone che cura le attività di assistenza affettiva, si è andato progressivamente riducendo per problemi di ricambio generazionale. Indicatore Il Centro di Aggregazione Sociale di Indicatore ha subito un ricambio generazionale del Consiglio Direttivo e del gruppo di soci che gestiscono le attività del Centro a seguito dell’intervento di ammodernamento ed ampliamento del 1998. Un gruppo di soci attivi più giovani rispetto al gruppo precedente si fa carico ora della gestione della maggior parte delle attività del Centro. Oggi questo gruppo è composto da 40-50 persone circa, una trentina delle quali impegnate con regolarità durante la settimana. Queste persone si occupano della gestione del bar, del gioco del pallaio, degli impianti sportivi collegati al centro e delle attività di ballo, che raccolgono circa 200 presenze durante i fine settimana. Il Centro organizza anche dei corsi ai quali partecipano circa 40 persone. Malpighi Il Centro Malpighi, di dimensioni assai limitate ritagliato in alcuni locali di un popolare quartiere della città, è frequentato prevalentemente da anziani della zona. I volontari che gestiscono le attività del bar e del ballo settimanale sono le 15 persone impegnate nel Consiglio Direttivo e che dedicano buona parte del loro tempo settimanale alle attività del Centro. I frequentatori del C e n t ro sono circa 20-30 persone per quanto riguarda il gioco delle carte e del bar. Altre 20-25 persone frequentano il ballo settimanale, mentre 15-20 e 20-25 partecipano, rispettivamente, al corso di ballo e a quello di ginnastica. Essendo il bar un luogo di ritrovo per gli abitanti della zona, è stato fatto uno sforzo per attirare anche i giovani all’interno del Centro. Per questo sono stati inseriti alcuni giochi anche se al momento, le occasioni di integrazione intergenerazionale sono abbastanza limitate. Il Centro sof f re chiaramente dell’esiguità di spazi. Il Comune di Arezzo ha da tempo un progetto di ampliamento che dovrebbe affiancare all’attuale Centro anche un Centro Diurno per non autosufficienti. Pescaiola Il CAS di Pescaiola è un centro frequentato quasi esclusivamente da anziani della zona, con una partecipazione giovanile pressoché nulla. Gestito nelle sue attività principali grazie al contributo di una decina di volontari che dedicano gran parte del proprio tempo al Centro, oltre alle tradizionali attività comuni a quelle di tutti gli altri Centri, il CAS Pescaiola si distingue per la presenza di un gruppo di teatro popolare formato da una quindicina di elementi. L’impegno nel re c u p e ro della memoria storica si conferma anche attraverso l’organizzazione di una mostra 183 184 artigianale di attrezzi agricoli e di utensili della cultura contadina. Attraverso tali attività, il Centro svolge anche una funzione di promozione dell’immagine e della cultura della popolazione anziana. Il Centro ha dimostrato una certa attenzione nei confronti di anziani frequentatori del Centro le cui condizioni sono al limite dell’autosufficienza. E’ stato acquistato un pullmino per portare alcuni dei soci non autosufficienti o con problemi di deambulazione a frequentare il Centro. Le difficoltà sono risultate però diverse nella organizzazione totalmente volontaria di questo genere di attività, a cominciare da problemi assicurativi che il Centro non è stato in grado di superare. Resta in ogni caso la volontà da parte del Centro organizzare attività di Centro Diurno per non autosufficienti in collaborazione con gli enti locali e continuare le attività di recupero della memoria storica. Saione Come nel caso del Centro di Pescaiola, il CAS Saione (Pionta) è frequentato per gran parte da persone anziane. Il numero di volontari che gestiscono le attività del Centro è limitato a circa 15-20 persone, che dedicano buona parte del loro tempo durante la settimana. A queste si aggiungono altri 7-8 volontari che si impegnano nell’organizzazione di attività solo saltuariamente. Alcune tra le attività tradizionali sono particolarmente frequentate. Al ballo settimale partecipano fino a 150-200 persone, una quarantina di persone visitano quotidianamente il bar e il ritrovo del pallaio, mentre i partecipanti alcorso di ginnastica sono circa una trentina, una buona parte di loro anziani. Il Centro organizza, seppur con scarsi risultati in termini di partecipazione 186 dei propri soci, alcuni dibattiti su tematiche legate al mondo degli anziani. Il Centro ha inoltre tre volontari che partecipano al programma Spesa Insieme e vede positivamente lo sviluppo di attività di accompagnamento presso il Centro per quei soci che hanno difficoltà nel raggiungerlo autonomamente. Agazzi Il CAS di Agazzi è caratterizzato da una forte integrazione delle realtà del territorio, sia di giovani, legate anche al mondo dello sport, che di anziani della zona, che del vicino centro per l’handicap. Testimonianza di tale integrazione è r a p p resentata dal nutrito gruppo di persone, una sessantina di cui la metà circa rappresentata da anziani, che si alternano dedicando qualche ora alla settimana per la gestione delle attività del bar e dei giochi. Un’altra trentina di persone collabora invece saltuariamente. Il Centro ha in gestione le attrezzature sportive ed è regolarmente frequentato anche da alcuni degli ospiti del centro per l’handicap. Limitate sono le attività domiciliari esterne. Secondo il proprio Segretario, all’interno della zona di Agazzi non sono necessarie attività di assistenza affettiva. Il servizio Spesa Insieme è stato sperimentato ma si è successivamente interrotto dato che le persone che ne beneficiavano volevano continuare ad operare per proprio conto. Rigutino Il Centro di Rigutino vede la partecipazione di circa 280 soci. Oltre alle tradizionali attività di ritrovo, di gioco delle carte, frequentate mediamente da 70-80 persone ogni giorno, e di ballo, disponibile la domenica pomeriggio e frequentato da circa un centinaio di persone, il Centro ha diverse attività che coinvolgono il territorio circostante. In particolare, la frequentazione del Centro coinvolge anche molti giovani. Da segnalare la disponibilità di una sala computer con accesso ad Internet riservata ai soci, l’organizzazione, in collaborazione con la Circoscrizione, del festival musicale Lignano, a cui partecipano diversi gruppi rock emergenti durante il mese di luglio, l’impegno in attività di educazione e scambio intergenerazionale con gli alunni delle scuole elementari e medie della zona. Il Centro organizza inoltre numerose iniziative di incontro, cene, tombole, gite, serate a tema con esperti del settore sanitario, nonché pubblica un giornalino mensile con le novità della zona. Il CAS di Rigutino è gestito grazie all’impegno regolare dei quindici membri del consiglio direttivo, di cui circa un terzo è ultra65enne. Giotto Il Centro di A g g regazione della zona Giotto conta circa 250 soci. Il Centro è prevalentemente impegnato in attività comuni anche agli altri centri di aggregazione, con il ritrovo pomeridiano del bar e del gioco delle carte e l’attività di ballo condotta durante ben tre pomeriggi settimanali a rappresentare le principali occasioni di incontro. In quest’ultimo caso, un centinaio di persone frequentano abitualmente il Centro . Gestito da un Consiglio Direttivo di 12 membri, per la gran parte anziani, il Centro Giotto organizza di tanto in tanto anche cene e sottoscrizioni per persone bisognose o per situazioni di calamità naturali. Garibaldi Il Centro Volontari Garibaldi raggruppa una settantina di persone. E’ un centro tra i più vecchi di Arezzo e soffre ora di problemi legati all’effet- 187 188 tivo ricambio all’interno del Consiglio Direttivo formato da una decina di elementi, tutte persone anziane. L’attività principale del Centro è r a p p resentata oggi dalla partecipazione alle attività di ballo frequentate la domenica da circa una cinquantina di soci. In passato si sono svolte anche attività di assistenza affettiva presso le RSA, prevalentemente però su iniziativa di singoli soci. Palazzo del Pero Il Centro di A g g regazione Sociale di Palazzo del Pero è uno dei centri con una buona integrazione tra varie generazioni. I soci sono circa 300, solo un terzo dei quali anziani. Il Centro, situato nella zona montana di Arezzo, svolge attività fortemente integrate con la pr o p r i a realtà territoriale, promuovendo la conoscenza della natura circostante. Vengono infatti organizzate 4 o 5 gite di trekking, una giornata ecologica per la pulizia dei boschi, giornate di degustazione dei prodotti tipici locali. Il Centro è anche sede di una compagnia teatrale locale ed organizza con una certa r e g o l a r i t à spettacoli con altre compagnie aretine. Sul versante più strettamente sociale, il Centro svolge anche attività di animazione con la scuola elem e n t a re e alcune attività di assistenza agli anziani in collaborazione con la Parrocchia. Le attività quotidiane di ritrovo del Centro, il bar ed il gioco delle carte, vedono la frequentazione regolare di una cinquantina di persone. Le attività di ballo, caratteristiche di gran parte dei centri cittadini, sono invece svolte durante i soli mesi estivi nello spazio all’aperto. Il Consiglio Direttivo è composto da una quindicina di persone, nessuno dei quali anziano. Per l’organizzazione delle singole attività, oltre ai componenti del Consiglio vengono di volta in volta attivati diversi volontari. Gruppi focus Dai due incontri con i gruppi focus (si veda Box 6) emerge una valutazione più che positiva delle attività che i Centri svolgono a favore del territorio. Essi rappresentano una delle poche possibilità di socializzazione per molti anziani che altrimenti sarebbero relegati in casa. Tra le priorità emerse, è evidente il bisogno da parte dei Centri di Aggregazione di avere un momento di scambio ed incontro con gli operatori del settore pubblico più sistematico e costruttivo. Molti Centri sentono la necessità di operare in un quadro di riferimento comune meglio esplicitato. Inoltre, evidenziano la necessità di attivare, in collegamento con le altre risorse del proprio territorio di riferimento, una mappatura delle realtà di bisogno nonché delle risorse attivabili. Box 6 - Risultati emersi dai gruppi focus condotti con i soci attivi dei Centri di Aggregazione Sociale Composizione del gruppo: I gruppi sono stati costituiti dai seguenti soci attivi: 2 rappresentanti (Vice presidente e Membro del Consiglio Direttivo) del Centro di Aggregazione Sociale di Malpighi; 2 membri del Consiglio Direttivo del Centro di I n d i c a t o re, il Segretario del Centro di Fiorentina, il Presidente del Centro del Pionta, nonché la Coordinatrice del Comitato donne di Villa Severi. Circle time per la definizione dei punti di forza • Attività ludico-ricreative di socializzazione: ballo, escursioni, gite, pranzi/cene sociali, corsi di ginnastica, scuola di ballo, gioco delle 189 190 bocce, tennis, ecc. • Incontri/dibattiti a tema. • Attività di drammatizzazione e di teatro realizzata in collaborazione con la Parrocchia e la Polisportiva. • Attività finalizzate alla raccolta di fondi per emergenze sociali e per iniziative di solidarietà a singoli individui o a singole famiglie • Feste, momenti ricreativi, organizzazione di eventi sportivi rivolti agli ospiti delle RSA, RA, Centri Diurni e ai disabili. • Contributo attraverso i fondi del Centro al Progetto di Assistenza Affettiva. • Realizzazione di iniziative/attività in collaborazione con la Parrocchia, con le Associazioni Sportive e con il Volontariato. • Attività di volontariato affettivo presso il domicilio dell’anziano. • Attività di teatro e di drammatizzazione realizzate in collaborazione con la parrocchia, le associazioni di volontariato. • Progetto “ricostruzione della memoria storica” attraverso il racconto delle storie di vita degli anziani. Definizione delle attività possibili da attivare • Promozione e attivazione di momenti periodici di incontro/scambio/di-scussione/informazione tra tutti i Centri di Aggregazione Sociale e con gli altri soggetti delle Politiche Sociali rivolte agli anziani (6 voti). • Ricerca conoscitiva realizzata in collaborazione con la Circoscrizione, la Parrocchia, le Associazioni di volontariato per la costruzione di un quadro informativo, di una mappa aggiornata dei bisogni emergenti (4 voti) e sui servizi esistenti/risorse disponibili (3 voti) a disposizione della popolazione anziana. • Approntamento di luoghi di accoglienza diurni per piccoli gruppi di anziani (2 voti). • P romozione di incontri tra tutti i soggetti coinvolti nelle Politiche Sociali per gli anziani, finalizzati alla creazione di una rete comunicazionale, di sostegno per gli anziani (1 voto). • Promozione di interventi/attività per riavvicinare gli anziani ai giovani (1 voto). • Attivazione di risorse umane, relazionali, economiche per permettere agli anziani di rimanere in “famiglia” (1 voto). 7.2 IL SOSTEGNO DEI GRUPPI PARROCCHIALI Le realtà parrocchiali rappresentano una grande ricchezza del territorio aretino. Diversi gruppi operano infatti come punti di riferimento sia per l’impegno diretto di alcuni anziani che per il sostegno a numerose realtà di bisogno del territorio. Spesso l’attività di molti gruppi non è conosciuta al di fuori dei confini della propria zona. Proprio per permettere una migliore conoscenza e futuro scambio tra le realtà coinvolte, la CARITAS Diocesana sta conducendo un’indagi ne riguardante tutte le parrocchie della diocesi aretina per verificare i bisogni di cui il parroco è a conoscenza nella propria zona di riferimento e le attività svolte dalla stessa parrocchia tramite lo stesso parroco e/o un gruppo di volontari del mondo parrocchiale. I dati definitivi dell’indagine non sono ancora a disposizione. Tuttavia ci preme fare le seguenti considerazioni. Secondo i rilevatori dell’indagine, la maggior parte dell’attività delle parrocchie riguarda l’assistenza alle persone indigenti di passaggio, prevalentemente immigrati. Per quanto concerne la specifica attività in favore degli anziani emerge una valutazione da parte 191 192 dei parroci che evidenzia una buona presenza di attività di mutuo aiuto nelle zone montane e di piccoli centri abitati. Una situazione di forte coinvolgimento da parte delle parrocchie si registra invece in ambito cittadino, dove la rete di rapporti familiari e di vicinato è più difficoltosa. Il Quadro 10 evidenzia il quadro d’insieme, seppur parziale, delle attività svolte dai gruppi parrocchiali censiti fino ad oggi. L’assistenza principale viene fornita in termini di ascolto, consiglio, e direttamente attraverso le visite domiciliari. In un numero di casi minore, la parro c c h i a interviene anche finanziariamente per aiutare le situazioni dei più bisognosi. In particolare, ci preme segnalare i seguenti casi: • il gruppo parrocchiale di S. Leo, che opera in collaborazione con gli enti locali in un quadro di assistenza affettiva di molti anziani della zona; • il gruppo giovani-anziani del quartiere Giotto, che attraverso la parrocchia del Sacro Cuore , svolge da anni attività quotidiane di intrattenimento per una cinquantina di anziani, la metà dei quali frequenta con regolarità il Centro . I l Quadro 13 evidenzia la situazione dei gruppi CARITAS del Comune di Arezzo. Anche in questo caso il principale ambito di intervento riguarda l’attività di assistenza affettiva presso il domicilio degli anziani e l’animazione all’interno delle Residenze Sanitarie Assistite. Il Box 7 evidenzia i risultati del gruppo focus condotto con i gruppi di volontari Caritas. Tra le aree caratterizzate da maggior problematicità sono stati evidenziate la difficoltà nel dare servizi regolari a causa delle scarse risorse umane a disposizione. Supporti per il coord i n a m e n t o soprattutto con gli enti pubblici e percorsi di formazione per il volontariato sono emersi come prioritari. Box 7 - Risultati emersi dal gruppo focus condotto con i volontari della Caritas, AVO ed altri gruppi parrocchiali Composizione del gruppo: Il gruppo è stato costituito dai seguenti volontari: B. G., volontaria del gruppo della Caritas della Parrocchia di S. Donato presso la RSA del Pionta; B. L., responsabile del gruppo della Caritas della Parrocchia di S. Agnese in Pescaiola; C. T., volontaria dell’AVO; L. L., volontaria del gruppo della Caritas della Parrocchia Collegiata di Castiglion Fiorentino; M. E., volontaria del gruppo della Caritas e del gruppo “Giovani-Anziani” della Parrocchia del Sacro Cuore; M. M., volontaria del gruppo della Caritas, del gruppo “Giovani-Anziani” della p a r rocchia del Sacro Cuore e volontaria dell’AVO; S. A., responsabile del gruppo della Caritas della Parrocchia di S. Domenico; S. B., responsabile del gruppo della Caritas, animatrice del gruppo anziani della Comunità Giovanile della Parrocchia di Saione. Circle time per la definizione dei punti di forza • Ricerca conoscitiva realizzata all’interno di ogni Parrocchia per la costruzione di un quadro informativo, di una mappa aggiornata dei bisogni emergenti dalla popolazione anziana. • Percorsi formativo-religiosi. • Assistenza affettiva e spirituale ad anziani soli o in famiglia e ad anziani in ospedale. • Assistenza affettiva e spirituale ad anziani non autosufficienti presso le RSAed altri Istituti. • Uscite settimanali con gli anziani ospiti delle RSAe di altri Istituti. • Attività ricreative e di socializzazione quali feste di compleanno, festa di Natale, di Pasqua ecc., realizzate nelle RSAe in altri Istituti. • Momenti di incontro settimanali presso l’ora- 193 194 torio della Parrocchia fra anziani non autosufficienti ospiti della RSA e la Comunità parrocchiale. • Assistenza giuridico-amministrativa ad anziani e alle loro famiglie: i volontari fungono da tramite per l’anziano con l’Istituzione e con i servizi nel territorio. • Collaborazioni con il Servizio Sociale su singoli casi. • Iniziative di sostegno volte ad incrementare l’assistenza domiciliare: “Progetto anziani in famiglia”. Gerarchizzazione dei problemi • Difficoltà a garantire la continuità del servizio (5 voti) • Carenza di mezzi, di risorse umane ed economiche (3 voti) • Mancanza di momenti periodici di incontro/scambio/discussione tra volontari e gli altri soggetti coinvolti nelle politiche sociali rivolte agli anziani (3 voti) • Necessità di coordinarsi per la messa in rete delle risorse (3 voti) • Necessità di promuovere progetti di formazione che preparino al percorso di volontario (saper essere) e che diano strumenti relazionali (saper fare) (2 voti). 7.3 L’UNIVERSITÀ DELLA TERZA ETÀ Da 10 anni è stata istituita l’università della III età e dell’età libera che intende dare una risposta di tipo culturale e ricreativo a tutti quegli anziani autosufficienti della Zona che sono interessati a fare esperienze intellettuali diverse o a seguire percorsi conoscitivi che non hanno potuto coltiv a re nella propria vita. L’apertura dell’anno accademico avviene nella prima decade di ottobre ed i corsi durano fino ad aprile. L’istituto è gestito da un consiglio direttivo che annualmente predispone un programma didattico ed organizza vari corsi tenuti da docenti professionisti locali. Le lezioni si svolgono secondo tre percorsi di carattere prevalentemente umanistico durante tre giorni settimanali in una scuola media della città. A seconda delle disponibilità di tempo, gli iscritti possono sviluppare anche tutti e tre i percorsi. Tab ell a 2 0 – Par t ec ipant i ai co rsi dell’Università della Terza Età: 1988 – 1998, Comune di Arezzo Fonte: Università Libera della Terza Età 197 198 Le persone che frequentano l’Università sono di età diverse, dai 30 agli 80 anni, anche se la maggior parte sono persone in pensione, con un titolo di studio di scuola media superiore, ex insegnanti o impiegate. Come si può vedere dalla Tabella 20, il numero dei partecipanti negli ultimi dieci anni è quasi raddoppiato. Lo scorso anno sono stati 270, il 90% circa dei quali donne. I professori che tengono le lezioni sono tutti volontari e percepiscono solo un piccolo rimborso spese. Gli iscritti pagano £ 150.000 al momento dell’iscrizione con le quali si pagano le spese amministrative e di materiali. parte dell’amministrazione comunale, la percentuale aumenta a circa il 15% dei partecipanti (58 persone). Secondo una valutazione richiesta agli stessi partecipanti, la maggior parte di loro si sono dichiarati soddisfatti del servizio erogato, con qualche riserva invece sull’assistenza in loco prestata dall’agenzia. Tra i suggerimenti espressi dagli organizzatori del servizio, emerge la necessità di una migliore valutazione dei criteri di compartecipazione al costo da parte dell’amministrazione comunale nell’ottica di offrire una reale possibilità di partecipazione a chi più ne ha bisogno. 7.4 LE VACANZE PER GLI ANZIANI29 note Dal 1997 il Comune di Arezzo organizza il servizio di vacanze estive per anziani ultra65enni. Nel 1998 i soggiorni organizzati sono stati cinque della durata di quindici giorni ciascuno in tre località diverse, due di mare ed una di montagna. L’iniziativa ha riscosso un buon livello di successo, con più di 420 domande presentate. I partecipanti sono stati 369, circa l’85% delle domande presentate e quasi il 2% degli anziani residenti nel territorio, cifra limite per le capacità di ricezione delle strutture alberghiere convenzionate. Come già visto nella sezione precedente, il servizio vacanze anziani è per gran parte a carico degli utenti. Di poco più di 260 milioni di costo dei soggiorni, escluse quindi la quota del personale comunale responsabile dell’organizzazione del servizio, circa 14 milioni e mezzo, il 5,5% del costo, è risultato a carico del Comune di Arezzo. In termini di numero di persone beneficiarie di una quota di compartecipazione al costo da 28 La ricerca della Caritas Diocesana è ancora incompleta non essendo il questionario ancora stato distribuito a tutte le realtà par rocchiali. I dati sono pertanto un’approssimazione per difetto della realtà territoriale 29 Paragrafo tratto dal documento Progetto Vacanze Anziani 1998 – Consuntivo, a cura del Servizio Attività Sociali del Comune di Arezzo. 199 8. CONCLUSIONI 8.1 I BISOGNI Incremento della popolazione anziana Gli ultimi venti anni sono stati caratterizzati de una profonda modificazione nella composizione della popolazione della Zona Aretina, così come è avvenuto in gran parte del territorio nazionale e regionale. Tale trasformazione ha comportato l ’ i n c remento delle persone ultra65enni della Zona Aretina da circa 17.000 (13.000 circa nel Comune di A rezzo) nel 1981 ad oltre 24.500 (oltre 19.000 in Arezzo) nel 1998. L’indice di vecchiaia, il rapporto tra popolazione ultra65enne e bambini nella fascia d’età da 0 e 14 anni, è aumentato da 140 nel 1991 a 176 nel 1998. Profondi cambiamenti hanno altresì riguardato la composizione della popolazione anziana negli ultimi dieci anni, con un forte incremento della componente ultra75enne rispetto a quella ultra65enne. Dal 1991 al 1998 la categoria degli ultra65enni ha registrato tassi di crescita di circa un punto percentuale, mentre la componente più anziana ha mostrato variazioni di poco superiori al 3%. Se lo scorso anno gli ultra75enni rappresentavano poco più del 45% degli anziani, tale percentuale è prevista essere molto prossima al 50% nel giro di qualche anno. Gli incrementi della popolazione ultra75enne continueranno ancora a tassi re l a t i v a m e n t e sostenuti di circa il 2% annuo per i pro s s i m i sette anni. .In termini assoluti, tale incremento si traduce in un bilancio netto di circa 200 anziani ogni anno per il solo Comune di A re z z o . Successivamente gli incrementi delle due fasce di età si dovrebbero stabilizzare su valori analoghi con percentuali analoghe di circa l’1% annuo. 201 202 La composizione familiare Le modificazioni accennate non riguardano solo la dimensione numerica della popolazione anziana, coinvolgendo anche le dinamiche di composizione familiari. Se nel 1991 il numero di ultra75enni che vivevano soli nel Comune di Arezzo era circa 1.650, nel 1998 tale cifra è passata ad oltre 2.900 unità. In termini percentuali, la categoria delle persone residenti da sole sul totale degli anziani è passata dal 23% circa a quasi il 24%. La condizione femminile Un elemento da tenere particolarmente in considerazione nel disegno di politiche dei servizi riguarda la condizione delle donne sole: • l’analisi mostra anche in questo caso mutazioni quantitative particolarmente significative nell’arco di un periodo molto breve. Dal 1991 ad oggi le donne residenti sole sono aumentate in termini assoluti di circa il 70%, passando da circa 1.300 a 2.400 nel solo territorio comunale di Arezzo. Nel 1998, le donne sole ultra75enni rappresentavano oltre un quarto di tutta la popolazione ultra75enne del Comune di Arezzo; • lo stato di salute delle donne mostra livelli significativamente meno buoni rispetto a quelli degli uomini. Se è vero che la vita media femminile è più lunga di quella maschile, questo si traduce in risorse sociali ed economiche delle donne sicuramente più scarse rispetto a quelle maschili. Anche il grado di autonomia nelle attività della vita quotidiana e l’incidenza delle demenze senili mostrano situazioni più gravi per le donne rispetto agli uomini. Nuovi bisogni della non autosufficienza L’invecchiamento progressivo della popolazione, con particolare riguardo per le sue fasce più anziane, comporta un aumento considerevole della presenza di demenze senili, tra cui il Morbo di Alzheimer. Da estrapolazioni effettuate su dati nazionali, che indicano l’incidenza delle demenze senili tra il 4% ed il 7% della popolazione ultra65enne, si evince come tali patologie riguardino circa un migliaio di persone nella Zona Aretina. La maggior parte di queste persone si trovano nelle fasi ancora iniziali della malattia. Per i prossimi anni si prevede pertanto un incremento notevole della domanda di servizi da parte di una popolazione con bisogni di assistenza sempre più importanti. Dalle precedenti considerazioni, appare evidente che il problema più grave che il territorio si troverà ad affrontare nei prossimi anni è il supporto agli anziani non autosufficienti o al limite dell’autosufficienza. Il considerevole aumento degli anziani non autosufficienti creerà maggior domanda per servizi di assistenza a supporto della famiglia. Il ruolo delle famiglie Le famiglie rappresentano ancora il principale sostegno per i bisogni di assistenza della persona anziana. Nell’83% dei casi gli anziani intervistati valutano possibile l’aiuto da parte di almeno una persona, nella maggior parte dei casi un familiare, nell’eventualità che le proprie condizioni dovessero peggiorare. Le famiglie si trovano però a dover sopportare pesi via via crescenti nelle attività di assistenza agli anziani. Nella maggior parte dei casi, l’aiuto familiare è l’unico disponibile e raramente questo si abbina a quello di una persona esterna pagata dalla famiglia. E’ questa la situazione del 90% delle persone anziane con gravi problemi di autonomia nelle attività della vita quotidiana. Se la tenuta della realtà familiare non può che essere valutata positivamente, i nuovi bisogni di 203 204 assistenza agli anziani comportano un disagio sempre più crescente. Tale disagio è subito sia direttamente dall’anziano, in termini di scarsa qualità dell’assistenza ricevuta, sia dalla stessa famiglia, in termini di costi finanziari, organizzativi e di stress emotivo che è costretta sopportare. Secondo l’analisi campionaria, in circa il 10% dei casi si sono rilevate delle modificazioni importanti nell’organizzazione familiare, con turni regolari ed impegnativi organizzati tra diversi soggetti necessariamente accompagnati a volte da rinunce ad attività lavorative, per far fronte alla situazione. Il quadro delle risorse socio-economiche Le risorse sociali esterne alla famiglia mostrano invece caratteristiche ambigue. Da un lato la rete di vicinato sembra ancora rappresentare un valido supporto, se non altro potenziale, per una buona parte degli anziani aretini. Più del 50% degli intervistati ha infatti dichiarato di frequentare spesso i propri vicini di casa. Circa un quarto, comunque, dichiara di non avere frequentazioni con i propri vicini e le visite o la compagnia di una persona esterna al nucleo familiare si verifica una volta la settimana per il 27% degli anziani e mai per il 17%. Raramente, inoltre, gli anziani aretini si muovono dal loro contesto familiare. Il 34% di loro non ha mai abbandonato la propria abitazione nel corso dell’ultimo anno. Tali situazioni si riflettono in una progressiva perdita di ruolo, accompagnata ad un senso di inutilità crescente. Il 40% delle persone intervistate, ma la percentuale è vicina al 50% per il sesso femminile, dichiara infatti di sentirsi spesso inutile. L’offerta di servizi deve tenere in considerazione del bisogno di compagnia espresso dagli anziani. Quasi il 30% di loro ritiene infatti di aver bisogno di maggiore compagnia durante il giorno. Tale percentuale aumenta nel caso di donne, persone che vivono sole o in condizioni di limitata autonomia nello svolgimento delle attività quotidiane. Anche il bisogno di un più flessibile sistema di trasporto è avvertito come esigenza da più del 30% degli anziani. La conoscenza della rete e l’informazione Dall’analisi svolta con i responsabili di servizio degli enti pubblici e all’interno dei vari gruppi focus, emerge la mancanza di una effettiva politica di intervento di rete tra operatori di diverse istituzioni ed organismi. La conoscenza dei servizi disponibili nel territorio e l’informazione sui sistemi di attivazione delle risorse messe a disposizione da altri organismi è assai limitata. Tra gli operatori pubblici e quelli del privato sociale, così come tra questi ultimi, non esistono procedure finalizzate allo scambio di informazioni sulle re c i p roche attività. Le conoscenze sono pertanto sporadiche ed occasionali, anche tra persone che operano nel settore da alcuni anni. Come risultato, un nuovo operatore che si inserisce, da professionista o da volontario, nel mondo dei servizi di assistenza agli anziani deve spesso compiere un lungo percorso di investigazione ed approfondimento personale per conoscere il quadro delle risorse del proprio territorio. Conseguente alla problematica appena evidenziata, rileviamo la scarsità di informazione circa i servizi e le loro modalità di accesso anche tra gli stessi anziani e le loro famiglie. La sola esistenza di alcuni servizi, quali l’assistenza domiciliare ad esempio, è conosciuta solamente da meno del 50% degli anziani ultra75enni del Comune di Arezzo. Seppure il questionario non indagasse l’area di conoscenza circa le modalità di accesso 205 206 alla rete di servizi, si può tuttavia ragionevolmente pensare che le conoscenze in merito a questo aspetto siano considerevolmente più limitate. Studi nel settore dei servizi alla persona evidenziano come solo il 10% di domanda espressa si traduca in domanda effettiva. Tra i motivi della mancata trasformazione del potenziale di acquisto, troviamo principalmente il costo (il 40% circa) e la difficoltà di reperibilità del servizio sul mercato (il 30% circa). Tale dato deve mettersi in relazione con le caratteristiche di relativa rigidità del mercato regolare dell’offerta di servizi. 8.2 I SERVIZI Negli ultimi anni la Regione Toscana ha mosso importanti passi rispetto all’adeguamento dei servizi per gli anziani. Al tema della non autosufficienza è stata dedicata particolare attenzione, attraverso l’istituzione di una apposita legge per l’assistenza ad anziani non autosufficienti. Nel recente progetto obiettivo sulla Tutela della Salute degli Anziani è stato inserito il progetto Alzheimer nel tentativo di dare risposta alle problematiche più ur g e n t i . Tuttavia tali orientamenti mostrano livelli di copertura dei servizi ancora bassi rispetto alle dimensioni complessive del problema. I livelli di copertura dei principali servizi I risultati in termini di copertura dei servizi rispetto agli standard quantitativi fissati dai recenti Progetto Obiettivo sulla Tutela della Salute degli Anziani evidenziano: • la dichiarata espansione dell’assistenza d o m i c i l i a re al 3% della popolazione anziana ultra65enne è ben lungi dall’essere raggiunta da tutti i Comuni della Zona Aretina. Nel 1997 e nel 1998 la copertura si è attestata su una media dello 0,75%, con eccezione del Comune di Civitella, nel quale le percentuali di assistenza domiciliare sono di circa il 2%. In termini complessivi, la spesa sembra abbia seguito una logica di mantenimento dei livelli assoluti di spesa; • gli obiettivi di raggiungimento dell’1,6% di posti letto disponibili presso le RSA per non autosufficienti non sono stati raggiunti. Al 1998 i posti disponibili in tutte le RSA della zona, sia convenzionate che non, rappresentano circ a l’1% della popolazione anziana ultra65enne. In funzione di tali bisogni, è in via di completamento da parte della Azienda USL una nuova struttura di RSA che dovrebbe permettere un avvicinamento degli obiettivi regionali, consentendo inoltre la riduzione di una lista di attesa che in alcuni momenti è di difficile gestione; • sebbene l’obiettivo minimo di un centro diurno per non autosufficienti per zona sia stato raggiunto, i posti disponibili presso tali centri sono ancora molto al di sotto delle reali necessità rappresentate da un numero elevato di anziani al limite dell’autosufficienza per i quali le cure parentali rappresentano al momento l’unica realtà disponibile. Esiste ancora una situazione di disparità tra i Comuni della Zona A retina ed il Comune di Arezzo in termini di gamma di servizi disponibili. Il servizio di cure domiciliari (assistenza d o m i c i l i a re integrata) erogato dalla A z i e n d a USL e destinato in prevalenza ai malati terminali, è ad esempio disponibile per il solo Comune capoluogo. Anche i protocolli di intesa tra il Sindacato Pensionati sulle riduzioni dei tributi per l’utilizzo di servizi comunali si applica al solo Comune di Arezzo. 207 208 La qualità e la razionalizzazione dei servizi Comuni ed Azienda USL non hanno ancora stabilito sistemi standardizzati di verifica della qualità dei servizi erogati. Primi importanti passi sono stati mossi all’interno delle RSA attraverso l’istituzione di un regolamento, di una Commissione Zonale per la valutazione delle liste di attesa, la formalizzazione degli organismi di rappresentanza. Tali elementi, costituiscono elementari e non esaustivi requisiti preliminari per servizi di qualità. Un’iniziativa più forte è necessaria in merito ad una definizione più specifica dei parametri di qualità dei servizi, alla c reazione di effettivi meccanismi di verifica, nonché ad azioni previste per misurare il grado di soddisfazione degli utenti. I servizi di assistenza domiciliare comprendono anche attività di assistenza alla persona e cura dell’ambiente domestico che non richiedono un livello particolare di specializzazione della forza lavoro. Per questi servizi si utilizzano operatori di cooperative sociali il cui costo è particolarmente più elevato rispetto alle corrispondenti tariffe di lavoro domestico del mercato privato. Una razionalizzazione dell’utilizzo delle risorse, riorganizzando il servizio con una chiara relazione tra prestazioni richieste agli operatori e loro retribuzione, potrebbe migliorare i livelli di copertura del servizio. Ci sono forme di assistenza che vengono erogate senza dare al cittadino nessun supporto di servizio. L’assegno di accompagnamento, riguardante circa il 6% della popolazione ultra65enne aretina, viene erogato come puro trasferimento di risorse senza che questo comporti nessuna valutazione circa l’effettivo impiego di tali risorse. Una situazione analoga si ha nel caso dell’assegno per l’assistenza domiciliare indiretta che prevede formalmente l’adesione da parte dell’anziano e della sua famiglia di un piano terapeutico assistenziale ma che di fatto non prevede elementi coerenti di monitoraggio. L’organizzazione distrettuale La situazione relativa al passaggio delle deleghe dalla Azienda USL ai Comuni è ancora in una fase critica. Oltre a stabilire un piano per l’assorbimento di quote sociali poste ancora a carico del Fondo Sanitario Nazionale, l’organizzazione della presa in carico nel caso della non autosufficienza presenta aspetti di urgente razionalizzazione. A livello organizzativo vi sono alcuni elementi prioritari da affrontare per consentire una maggior efficacia ed efficienza sia dei servizi in essere che dei futuri investimenti. Tali aspetti acquistano ancora più forte rilevanza in funzione dell’attuale processo di ristrutturazione della azienda AUSL, che prevede lo spostamento del distretto all’attuale livello zonale. Tra le priorità organizzative ricordiamo: • la problematica della gestione della non autos u fficienza e del gestore unico previsto dalla legge 72/97; • l’organizzazione dei servizi di distretto con particolare riguardo alla problematica del gestore del piano di assistenza (case manager) e dell’efficacia del suo intervento durante tutto il percorso assistenziale; • l’attivazione sostanziale delle modalità di gestione associata tra comuni di servizi specifici. Le caratteristiche dell’offerta La domanda potenziale di servizi alla persona è ancora per buona parte poco sfruttata. Al di là dei servizi pubblici offerti e dell’ancora limitata propensione al mercato da parte delle cooperative sociali della zona, il bisogno di assistenza da parte della persona anziana o della sua famiglia 209 210 è soddisfatto tramite la rete informale di conoscenze e/o il mercato sommerso dell’assistenza. Tale situazione rende particolarmente gravoso l’onere di reperimento sul mercato dei servizi da parte della famiglia, così come la successiva gestione o sostituzione degli stessi. Se la cooperazione sociale aretina vede ancora la grandissima parte del proprio lavoro come appalto di servizi per conto del settore pubblico, emergono negli ultimi anni progetti e prodotti che hanno proprio nella relazione diretta con i potenziali utenti/clienti il principale obiettivo. A tale proposito, gli sforzi a favore del sostegno all’impresa ed alla formazione di professionalità nell’ambito della cura agli anziani devono essere ulteriormente incentivati. Le iniziative fin qui intraprese sono state marginali e/o occasionali. A tale proposito esistono imprese di mercato che stanno cominciando ad aprirsi nuovi spazi nel campo della assistenza domiciliare. Queste forze di mercato forniscono servizi con alcuni parametri di qualità che il mercato nero non fornisce. Un’opera di incentivazione e tutela della qualità da parte del settore pubblico va ricercata e promossa. Il volontariato Accanto al sistema di imprese sociali in grado di offrire servizi con un certo grado di qualifica professionale, il mondo del volontariato ha svolto e continua a svolgere un importante funzione di supporto prevalentemente di carattere affettivo e relazionale. Tali sforzi sono per buona parte compiuti isolatamente rispetto agli interventi pubblici, principalmente per la dimensione di un bisogno infinitamente più vasto rispetto alle capacità di risposta da parte dei servizi. Ciononostante, azioni di supporto alla formazione e rafforzamen- to della rete costituiscono una priorità. I Centri di Aggregazione Sociale e le realtà parrocchiali costituiscono il principale tessuto di riferimento per le attività del volontariato a favore degli anziani. I primi si caratterizzano per la loro dimensione di socializzazione e di punto di riferimento territoriale mentre i secondi sono particolarmente attivi nel raggiungere problematiche di bisogno più strettamente individuali. Entrambe le risorse hanno bisogno, su loro stessa indicazione, di maggior supporto e coordinamento con le diverse realtà territoriali per essere maggiormente incisivi nei rispettivi ambiti di intervento. L’accesso alla rete di servizi e l’informazione I punti di accesso alla rete di servizi sono costituiti dai distretti. Di fatto tali punti di accesso sono limitati e di non facile accesso da parte di molti cittadini. Si rende necessaria la presenza di punti di informazioni diffusi nel territorio in grado di orientare il cittadino in una prima fase di espressione dei propri bisogni. Alcune risorse utili per un servizio di prima informazione più capillare sono chiaramente sottoutilizzate. A questo proposito una serie di potenziali canali informativi potrebbero essere facilmente attivati e/o resi più efficaci. Si pensi in questo caso al ruolo svolto dai patronati sindacali, solo in minima parte indirizzato alla funzione di informazione sulla rete di servizi, al servizio di informazione del Comune di Arezzo, alla linea telefonica del Filo d’Ar g e n t o dell’AUSER o ai Centri di Aggregazione Sociale. La distribuzione della spesa comunale Circa il 90% della spesa pubblica sociale si concentra sui servizi di assistenza residenziale (RSA 211 212 e RA) e sull’assistenza domiciliare. Il mantenimento di tali servizi, i cui livelli di copertura possono difficilmente essere ridotti, fornisce pochissimi gradi di libertà nella gestione della spesa sociale di parte corrente dei Comuni. Fino ad oggi, gli impieghi prevalenti del Fondo Regionale per l’Assistenza Sociale, introdotto da due anni, coprono di fatto le mancate entrate derivanti da fondi regionali di leggi di settore oggi non più in essere, limitando notevolmente l’impatto in termini di aumento di servizi disponibili per il cittadino. Vista la concentrazione della spesa pubblica nei servizi residenziali o domiciliare di base e considerato che il costo per la collettività dei servizi residenziali è molto più elevato rispetto a quelli dell’assistenza domiciliare, l’impostazione degli attuali regolamenti di accesso ai servizi scarica la maggior parte dei costi di natura sociale sull’ente pubblico nel caso dell’assistenza domiciliare, e sul cittadino nel caso dei servizi residenziali. Le spese di carattere sanitario sono invece per intero a carico del Fondo Sanitario Nazionale e Regionale. Particolarmente limitata è la capacità di spesa di investimento da parte dei Comuni. Servizi quali i Centri Diurni per anziani non autosufficienti sono richiesti in tutta la Zona Aretina. Tali centri possono essere acquisiti attraverso una politica attiva di project financing, che può includere una riorganizzazione nell’utilizzo dei beni immobili a disposizione del Comune e/o dal miglior impiego di fondi strutturali europei, fino ad oggi scarsamente utilizzati, nonché dalla ricerca di partnership con il settore privato. Il monitoraggio Il monitoraggio circa l’andamento dei livelli di copertura dei servizi e/o lo stato di avanzamen- to dei progetti appare ancora debole. Gli indicatori disponibili sono prevalentemente statistiche relative agli input ed agli output di gestione, senza aiutare nella verifica sul grado di efficacia generale della politica né sulla qualità delle prestazioni erogate. Le attività di monitoraggio sui livelli di copertura dei principali servizi offerti richiedono una più accurata definizione ed assestamento dei processi di rilevazione. L’attività svolta dall’Osservatorio per le Politiche Sociali è particolarmente importante nel creare un primo insieme coerente di informazioni sulle politiche sociali. A questo proposito, sembra necessario il potenziamento di tali servizi. Particolare attenzione dovrà essere posta alla revisione del sistema di indicatori settoriali, al loro collegamento con il sistema di indicatori attualmente in essere all’interno del Comune di Arezzo. Un coinvolgimento dei livelli dirigenziali dei principali servizi all’interno dei gruppi di lavoro è fondamentale se si vuole realmente potenziare il supporto al sistema di programmazione. Va rafforzata inoltre l’attività di informazione e coinvolgimento dell’Osservatorio nella funzione di restituzione delle informazioni a livelli territoriali capillari, coinvolgendo quanto più possibile le realtà del terzo settore, la Conferenza dei Sindaci della Zona e del Tavolo di Concertazione per le Politiche Sociali del Comune di Arezzo. La programmazione zonale Infine, la Conferenza di Zona e il Tavolo di Concertazione del Comune di Arezzo devono s v o l g e re un ruolo più incisivo di indirizzo e verifica dei programmi di politica sociale. Il rafforzamento di una segreteria a carattere permanente, anche comune, dei due organismi sembra un passo necessario per una maggior efficacia degli stessi. Tale priorità è chiaramente 213 214 espressa all’interno del Piano di Zona del ’99 in cui si specifica, nella sezione di indirizzi della parte progettuale, che le quote assegnate a spese di investimento privilegeranno la formazione, gli studi e le ricerche finalizzate alla funzionalità della Segreteria Tecnica Amministrativa della Conferenza di Zona e della gestione associata, nonché le strutture organizzative del tavolo di concertazione con il terzo settore. Va inoltre data più concreta applicazione al coinvolgimento del terzo settore nelle attività di programmazione e gestione dei servizi, fino ad oggi molto limitato. Il Tavolo di Concertazione del Comune di Arezzo ancora non è riuscito a stabilire i propri obiettivi ed un preciso programma di lavoro, nonché ad integrare il terzo settore in maniera significativa all’interno del percorso di formulazione del Piano Sociale di Zona. Le possibili linee di sviluppo del Patto Il lavoro svolto dal Gruppo Tecnico e i risultati di questa ricerca mettono in risalto tre possibili linee di sviluppo del Patto Territoriale: • la definizione di priorità territoriali, di obiettivi e target operativi per l’attuale rete di servizi. Si tratta in questo caso di produrre una logica condivisa tra istituzioni, terzo settore e cittadini sulle priorità di intervento e di spesa all’interno dell’attuale rete di servizi; • la condivisione di metodologie di lavoro comuni a favore di una maggiore integrazione dei servizi all’interno dell’attuale rete di servizi; • il supporto e la sperimentazione di servizi innovativi sia a favore dell’anziano e della sua famiglia che per la creazione di un mercato privato di servizi alla persona. 9. APPENDICE A IL QUESTIONARIO 9.1 IL CAMPIONE Abbiamo sottoposto il questionario per la valutazione funzionale multidimensionale ad un campione di 200 persone con età superiore ai 75 anni rappresentativo della popolazione anziana del Comune di Arezzo. Il campione è stato stratificato scegliendo quattro variabili significative che hanno permesso il raggruppamento delle unità della popolazione aretina ultra75enne in sottoinsiemi più omogenei. Da ciascuno di questi insiemi abbiamo estratto, casualmente e in proporzione al loro peso sulla popolazione totale, gli elementi da intervistare. • Sesso : Uomo / Donna • Età : 75-79 / 80-84 / 85 e + • Circoscrizione di residenza : 1 / 2 / 3 / 4 / 5 / 6 • Componenti del nucleo familiare : 1 / 2 / 3 o + Il campione degli intervistati è stato selezionato a partire dal dato della popolazione con età superiore ai 75 anni residente nel Comune di Arezzo nel mese di maggio 1999: circa 8600 soggetti. La taglia del campione è stata dimensionata sulla scorta di un grado di affidabilità dei dati che prevede una probabilità di commettere un errore in più o in meno del 7% pari al 5%. Il campione considerato è formato da 129 donne e 61 uomini, con età media di 80,8 anni. 9.2 LA SCHEDA 9.2.1 Introduzione Il seguente questionario è indirizzato ad un campione rappresentativo della popolazione anziana di età superiore ai 75 anni del Comune di Arezzo. Gli obiettivi del questionario sono la valutazione dello stato di salute della persona anziana. Il 217 218 concetto di stato di salute dell’anziano si esamina in un’ottica multidimensionale, valutando i principali aspetti dello stato di salute e del grado di indipendenza della persona. Il questionario si basa su strumenti standardizzati, precedentemente utilizzati in simili ricerche. Si è parzialmente adattata la metodologia Older Americans Resources and Services (OARS) già adattata ed applicata al caso italiano dal Dipartimento di Salute Pubblica dell’Università di Tor Vergata, Roma. Il questionario consente di comparare la tipologia di bisogni della popolazione anziana con la tipologia di servizi esistenti. La somministrazione del questionario attribuisce grande importanza alla valutazione dell’intervis t a t o re, che esprimerà giudizi sintetici per le diverse dimensioni valutate. Il questionario è però predisposto affinché si ottengano i medesimi risultati anche se usato da persone non esperte, purché adeguatamente formate. All’intervistatore è richiesto un atteggiamento oggettivo, interessato, non frettoloso, che cerchi di contenere l’eventuale loquacità dell’interlocutore, stimolandola viceversa quando è il caso. Il questionario si compone di tre parti: • Parte 1 - Verifica dati personali e valutazione sintetica attendibilità della persona intervistata; • Parte 2 - Intervista alla persona anziana (o ad un informatore nel caso la persona anziana non sia reputata attendibile); • Parte 3 - Valutazione sintetica dell’intervistatore Parte 1 - Verifica dei dati personali L’intervistatore rileverà l’attendibilità dei dati della persona anziana verificando l’esattezza delle risposte fornite riguardo i propri dati personali. La verifica dell’attendibilità della persona intervistata costituisce il primo elemento di valutazione per la prosecuzione dell’intera intervista. Se la persona anziana non risponde in maniera attendibile alle domande preliminari (numero di errori superiori a 3), l’intervista avverrà con un i n f o r m a t o re (membro della famiglia o altro ) . Altrimenti l’intervista proseguirà con la stessa persona anziana. Parte 2 - Intervista alla persona anziana o ad un informatore Opzione 1 - Persona anziana Se dopo l’esame della parte 1 la persona anziana è affidabile si procede con l’intervista vera e propria. Questa parte si divide nelle seguenti sezioni: • risorse sociali; • anziano come risorsa; • risorse economiche; • attività quotidiane; • salute fisica; • salute mentale; • conoscenza ed uso dei servizi. Opzione 2 – Informatore Se dopo l’esame della parte 1 la persona anziana non si ritiene affidabile, si procede con l’intervista ad un informatore presente durante la visita (un membro della famiglia che abbia legami stretti di parentela o convivente, colui/lei che si prende cura del soggetto, un parente non convivente che frequenti la persona). In questa opzione lo sviluppo del questionario è semplificato. Si svolgerà secondo le seguenti dimensioni: 219 220 • risorse sociali; • risorse economiche; • salute mentale; • salute fisica. Le sezioni “Anziano come risorsa”, “Attività quotidiane” e “Conoscenza ed uso dei servizi” non saranno affrontate. Parte 3 – Valutazione sintetica dell’intervistatore Al rilevatore saranno chieste due sintesi finali, entrambe coerenti tra loro e con l’intervista di cui alla Parte 2. Una prima sintesi, da farsi appena terminata l’intervista, rileverà le prime impressioni del rilevatore. Una seconda sintesi esprimerà il giudizio sintetico dell’intervistatore secondo un punteggio attribuibile attraverso una griglia. 4 Mi conferma il suo numero di telefono? a) Corretto; b) Sbagliato; c) Non lo sa; d) Nessuna risposta 5 La regione nella quale è nato è: la stessa, un’altra o è di altra nazionalità? a) Corretto; b) Sbagliato; c) Non lo sa; d) Nessuna risposta 6 Ricorda il cognome da nubile di sua madre? a) Sì; b) No; c) Non lo sa; d) Nessuna risposta 6a Numero totale di errori___________________ 7 Ha frequentato qualche tipo di scuola? Quale? a) Ha iniziato ma non terminato la scuola elementare; b) Ha finito la scuola elementare; c) Ha iniziato ma non terminato la scuola media; d) Ha finito la scuola media; e) Ha iniziato ma non terminato la scuola superiore; f) Ha finito la scuola superiore; g) Ha studiato all’università senza terminarla; h) Si è laureato; i) Nessuna risposta 9.2.2 Parte 1 – Verifica dei dati personali 9.2.3 Parte 2 – Intervista Rilevare dalla scheda anagrafica: Cognome e nome __________________________ Sesso _____________________________________ Data di nascita_____________________________ Comune di nascita _________________________ Provincia__________________________________ Indirizzo__________________________________ Telefono __________________________________ 1 Quanti anni ha già compiuto? a) Corretto; b) Sbagliato; c) Non lo sa; d) Nessuna risposta 2 Quando è nato? a) Corretto; b) Sbagliato; c) Non lo sa; d) Nessuna risposta 3 Mi conferma il suo indirizzo qui? a) Corretto; b) Sbagliato; c) Non lo sa; d) Nessuna risposta Opzione 1 – Intervista alla persona anziana SEZIONE RISORSE SOCIALI 8 E’ celibe, sposato/a, divorziato/a, separato/a? a) Celibe/Nubile; b) Sposato/a; c) Vedovo/a; d) Divorziato/a; e) Separato/a; f) Nessuna risposta 9 (Ist: Se sposato) Anche il suo coniuge vive qui? a) Sì; b) No; c) Nessuna risposta 10 Chi vive con lei? a) Nessuno; b) Marito o moglie; c) Figli;d) Nipoti; e) Genitori; f) Fratelli e sorelle; g) Altri parenti; h) Amici; i) Un assistente a pagamento che non abbia parentela; l) Altri (specificare) 11 L’anno scorso con che frequenza ha lasciato la casa per visitare la sua famiglia e/o amici durante i fine settimana, o le vacanze, o per 221 222 gite di piacere? a) Una volta alla settimana o più; b) 1-3 volte al mese; c) Meno di una volta al mese o solo per le vacanze; d) Mai; e) Nessuna risposta 12 Quante persone conosce a cui si sentirebbe di far visita a casa, includendo anche i parenti? a) Cinque o più; b) Da tre a quattro; c) Da una a due; d) Nessuna; e) Nessuna risposta 13 (Ist: Pensiamo ora alla scorsa settimana). Quante volte ha parlato con qualcuno al telefono – amici, parenti, o altri – la settimana scorsa? Mi dica in totale, sia che ne abbia fatte lei, sia che ne abbia ricevute. (La domanda va comunque posta anche se la persona non ha telefono) a) Una volta al giorno o più; b) Tra 2 e 6 volte nella settimana; c) Una volta nella settimana; d) Mai; e) Nessuna risposta 14 Quante volte durante la scorsa settimana ha trascorso del tempo con qualcuno che non vive con lei? Sia che sia andato/a lei a trovarli, o che siano venuti loro a trovarla, o che siate usciti per fare qualcosa assieme? a) Una volta al giorno o più; b) Tra 2 e 6 volte nella settimana; c) Una volta nella settimana; d) Mai; e) Nessuna risposta 15 Ha qualcuno del quale fidarsi e con cui confidarsi? a) Sì; b) No; c) Nessuna risposta 16 Di chi si tratta (ammessa più di una risposta)? a) Coniuge convivente; b) Figlio/a convivente; c) Figlio/a non convivente; d) Altro familiare convivente; e) A l t ro familiare non convivente; f) Vicino/a; g) Amico/a; h) Persona del servizio sociale; i) Volontario (attività organizzata); l) Volontario (attività non organizzata); m) Persona pagata personalmente o dalla propria famiglia 17 Si sente solo spesso, qualche volta, o quasi mai? a) Piuttosto spesso; b) Qualche volta; c) Quasi mai 18 Vede i suoi parenti o amici tanto spesso quanto vorrebbe o è, in qualche modo, scontento di incontrarli così poco? a) Tanto spesso quanto vorrebbe; b) In qualche modo scontento di incontrarli così poco; c) Nessuna risposta 19 Come descriverebbe i suoi vicini di casa ? a) le vogliono bene e l’aiutano se ha bisogno; b) sono bravi, ma ognuno ha la sua vita; c) sono come degli estranei per lei; d) abito in una casa isolata e non ho rapporti con i vicini 20 Frequenta i suoi vicini di casa? a) Spesso; b) Qualche volta; c) Quasi mai; d) Mai 21 In un giorno qualsiasi quanto tempo resta solo/a? a) Sempre, notte e giorno; b) Sempre solo la notte; c) Sempre la notte e gran parte della giornata; d) Sempre la notte e qualche ora durante il giorno; e) Sempre solo di giorno; f) Più di mezza giornata; g) Qualche ora; h) Mai o meno di un’ora; i) Altro (specificare) 22 C’è qualcuno che la aiuterebbe in modo completo se la sua situazione peggiorasse, per esempio suo marito/moglie, un membro della sua famiglia o un amico? a) Sì, c’è qualcuno; b) No, non c’è nessuno che vorrebbe aiutarla o che sia in grado di farlo; c) Nessuna risposta 23 Questa persona/e si prenderebbe/ro cura di lei per tutto il tempo necessario, o solo per un breve periodo, o magari si tratta di qualcuno che la aiuterebbe solo occasionalmente (per esempio portandola dal dottore, o organizzando occasionalmente il pranzo, ecc.) a) Si prendrebbe/ro cura a tempo indeterminato (per tutto il tempo necessario); b) Si prendrebbe/ro cura per un breve periodo di tempo (da poche settimane a sei mesi); c) Aiuterebbe/ro in 223 224 modo occasionale (accompagnando dal dottore o organizzando il pranzo, ecc.); d) Nessuna risposta 24 Di chi si tratterebbe (è possibile più di una risposta)? a) Coniuge convivente; b) Figlio/a convivente; c) Figlio/a non convivente; d) Altro familiare convivente; e) A l t ro familiare non convivente; f) Vicino/a; g) Amico/a; h) Persona del servizio sociale; i) Volontario (attività organizzata); l) Volontario (attività non organizzata); m) Persona pagata personalmente o dalla propria famiglia Note della sezione: SEZIONE ANZIANO COME RISORSA 25 Quando sta in casa a quale di queste attività si dedica (ammesse più di una risposta)? a) Pulizie; b) Cucina; c) Piccola manutenzione; d) Custodia bambini; e) Compagnia/assistenza ad altri soggetti anziani; f) Giardinaggio; g) Altro (specificare); h) Nessuno 26 (Ist: se non svolge alcuna attività in casa). Per quale motivo non si dedica a nessuna attività? a) troppo vecchio; b) troppo ammalato; c) non ne ha voglia; d) non ne ha bisogno; e) altro (specificare) 27 (Per le risposte positive alla domanda 25) Nello svolgere queste attività lei si può considerare come la principale risorsa della sua famiglia o altri ricoprono questo ruolo in maniera principale o comunque con regolarità? a) Pulizie; b) Cucina; c) Piccola manutenzione; d) Custodia bambini; e) Compagnia/assistenza ad altri soggetti anziani; f) Giardinaggio; g) Altro 1; h) Altro 2 28 Al di là delle attività domestiche, lei si dedica a qualche attività per gli altri? a) Sì; b) No (vai alla domanda 33) 29 A quali condizioni? a) Gratis; b) Apagamento 30 In quali iniziative a carattere pubblico e sociale si sta già dedicando? a) Custodia dei bambini presso le scuole e nelle famiglie; b) Assistenza degli anziani nelle case di riposo; c) Assistenza degli anziani a domicilio (compagnia, spesa, piccole faccende); d) Vigilanza nelle zone di verde pubblico e/o agli edifici adibiti ad attività culturali; e) Esecuzione di lavori di manutenzione o di artigianato; f) Partecipare e/o organizzare spettacoli di tradizione popolare e/o musicali; g) Altro (specificare) 31 Con che frequenza? a) Più di due giorni alla settimana; b) Un giorno alla settimana; c) Una o due volte al mese; d) Solamente quando capita 32 A quale altra si dedicherebbe? a) Specificare; b) Nessuna Note della sezione: SEZIONE RISORSE ECONOMICHE 33 Attualmente lei è (ammesse più risposte): a) Lavoratore a tempo pieno; b) Lavoratore saltuario; c) Pensionato/a; d) Casalinga 34 Se pensionato/a, che tipo di pensione riceve (ammesse più risposte)? a) da lavoro; b) Invalidità; c) Invalidità con assegno di accompagnamento; d) Reversibilità; e) Minima/sociale; f) Altro (specificare) 35 Se pensionato, quale era la sua occupazione principale? a) Dirigente; b) Impiegato; c) Capo operaio, operaio; d) Contadino dipendente; e) Altro lavoro dipendente; f) Imprenditore; g) Lavoratore in proprio (piccolo artigiano, etc.); h) Libero professionista; i) Altro (specificare) 36 La casa in cui abita è sua o è in affitto? a) di proprietà; b) in affitto; c) altro (specificare) 37 (Ist: Se in affitto) Riceve un aiuto economico per il pagamento dell’affitto? 225 226 a) No, provvedo personalmente al pagamento dell’affitto; b) Beneficio di un affitto agevolato (case popolari ATER); c) La mia famiglia e/o altri contribuiscono per una parte delle spese di affitto 38 Quali servizi o comodità possiede (ammesse più risposte)? a) Ascensore; b) Giardino o aia; c) Acqua calda; d) Gabinetto in casa; e) Bagno con vasca o doccia; f) Riscaldamento centralizzato; g) Riscaldamento con stufe in tutte le stanze; h) Riscaldamento con stufe in qualche stanza; i) Lavatrice; l) TV 39 Ritiene la sua casa è abbastanza comoda per le sue esigenze? a) Sì; b) No; c) Solo in parte (ist. Se no o solo in parte) Perché ? 40 Come giudicherebbe la sua situazione economica complessiva (beni di proprietà, risparmi accumulati, reddito)? a) Ottima; b) Buona; c) Soddisfacente; d) Appena sufficiente; e) Insoddisfacente; f) Nessuna risposta 41 Pensando ad un mese qualsiasi, le spese che è costretto ad affrontare sono superiori alle sue entrate, così da non poter far fronte alle sue necessità? a) Sì, le spese sono troppe e non si può far fronte alle necessità; b) Sì, le spese sono molte ma alla fine si riesce ad arrivare anche se tra molte difficoltà; c) Le spese sono molte ma non sono un problema; d) Le entrate sono largamente superiori alle spese 42 I suoi beni, i suoi risparmi accumulati ed il suo reddito le sono sufficienti se le dovesse capitare qualcosa di imprevisto? a) Sì; b) No; c) Nessuna risposta 43 Aiuta i suoi parenti economicamente? a) No, non ne ho la possibilità; b) No, non ne hanno bisogno; c) Solo in caso di necessità; d) Occasionalmente; e) Spesso; f) Mantiene totalmente almeno un figlio; g) Nessuna risposta 44 La sua famiglia la aiuta economicamente? a) No, non ne ha la possibilità; b) No, non ne ho bisogno; c) Solo in caso di necessità; d) Occasionalmente; e) Spesso; f) Mantenuto/a totalmente dalla propria famiglia; g) Nessuna risposta; 45 Può dirmi, facendo il confronto con altre persone della sua età in questa città, se pensa che la sua condizione economica sia migliore, uguale o peggiore delle altre? a) Migliore; b) Uguale; c) Peggiore; d) Nessuna risposta 46 Ha un contratto di assicurazione integrativa privata per l’assistenza sanitaria? a) Sì; b) No; c) Nessuna risposta 47 Ha un’assicurazione previdenziale integrativa? a) Sì; b) No; c) Nessuna risposta Note della sezione: SEZIONE SALUTE FISICA 48 Nell’ultimo anno, come è stato in salute? a) Molto bene; b) Abbastanza bene; c) Piuttosto male; d) Molto male 49 Quante volte circa è stato/a visitato/a da un medico negli ultimi sei mesi? a) Una volta alla settimana; b) Due volte al mese; c) Una/due volte ogni tre mesi; d) Solo saltuariamente; e) Nessuna risposta 50 Quanti giorni negli ultimi sei mesi è stato in ospedale per problemi di salute fisica? a) Numero di giorni; b) Nessuna risposta 51 Durante gli ultimi sei mesi per quanti giorni è stato/a così male da essere incapace di svolgere le sue abituali attività: cioè fare qualche lavoro o accudire la casa? a) Mai; b) Meno di una settimana, o al massimo una settimana; c) Più di una settimana ma meno di un mese; d) Da uno a tre mesi; e) Da quattro a 227 228 sei mesi 52 Come valuterebbe in generale la sua salute al momento: eccellente, buona, discreta o scarsa? a) Eccellente; b) Buona; c) Discreta; d) Scarsa 53 Partecipa regolarmente ad attività all’aria aperta di un certo impegno fisico (camminate, lavori in giardino o campagna, attività sportive)? a) Sì; b) No; c) Nessuna risposta 54 Prende medicine regolarmente? a) Sì; b) No; c) Nessuna risposta 55 Se sì, per quale disturbo? 56 Ha avuto o ha altri problemi fisici o malattie che attualmente intaccano in modo serio la sua salute? a) Sì (specificare); b) No; c) Nessuna risposta 57 Soffre attualmente di paralisi totale o parziale, mancanza o non funzionalità degli arti? a) No; b) Paralisi totale; c) Paralisi parziale; d) Mancanza o non funzionalità degli arti; e) Fratture; f) Nessuna risposta 58 Come vede, considerando anche l’uso di occhiali o lenti a contatto portati abitualmente: ottimamente, bene, discretamente, poco o non vede? a) Ottimamente; b) Bene; c) Discretamente; d) Poco; e) Non vede; f) Nessuna risposta 59 Come sente, considerando anche con l’aiuto di normali apparecchi acustici: ottimamente, bene, discretamente, poco o non sente? a) Ottimamente; b) Bene; c) Discretamente; d) Poco; e) Non sente; f) Nessuna risposta Note della sezione: SEZIONE SALUTE MENTALE 60 Capita a tutti di essere preoccupato di molte cose. Con che frequenza le accade? a) Molto spesso; b) Abbastanza spesso; c) Quasi mai; d) Nessuna risposta 61 In generale trova la vita interessante e stimo- lante o monotona? a) Interessante e stim olante; b) Normale; c) Monotona; d) Nessuna risposta; e) Altro (specificare) 62 Prendendo in considerazione complessivamente la vita che fa attualmente, si ritiene soddisfatto/a? a) Molto; b) Abbastanza; c) Poco; d) Affatto; e) Nessuna risposta 63 Ha difficoltà a concentrarsi su quello che sta facendo? a) Molto; b) Abbastanza; c) Poco; d) Affatto; e) Nessuna risposta 64 Si sente spesso solo, anche se è insieme agli altri: molto, abbastanza, poco, affatto? a) Molto; b) Abbastanza; c) Poco; d) Affatto; e) Nessuna risposta 65 Le capita spesso di piangere? a) Molto; b) Abbastanza; c) Poco; d) Affatto; e) Nessuna risposta 66 Le capita di sentirsi inutile: molto spesso, abbastanza spesso, poco o affatto? a) Molto; b) Abbastanza; c) Poco; d) Affatto; e) Nessuna risposta 67 Come valuterebbe la sua attuale salute mentale (la sua testa) o il suo stato psichico: eccellente, buona, sufficiente o scarsa? a) Eccellente; b) Buona; c) Sufficiente; d) Scarsa 68 La sua salute mentale o psichica è ora migliore, la stessa, o peggiore di cinque anni fa? a) Migliore; b) La stessa; c) Peggiore; d) Nessuna risposta 69 Nella sua giornata quanto tempo dedica mediamente a (indicare il numero di ore): a) Guardare la televisione; b) Ascoltare la radio; c) Leggere; d) Al bar o circolo; e) A casa di/con amici; f) Esercizi fisici; g) Studiare; h) Incontri sociali (chiacchiere con vicini, incontri con i parenti); i) Altro (specificare) 229 230 Note della sessione: SEZIONE ATTIVITA’ QUOTIDIANE 70 Può usare il telefono? a) Senza aiuto (sia cercare che comporre i numeri); b) Con un po’ di aiuto (può rispondere al telefono o al centralinista in caso di emergenza, ma ha bisogno di un telefono speciale o di un aiuto per cerc a re su un elenco e comporre il numero) c) E’ completamente impossibilitato ad usare il telefono 71 Può recarsi in luoghi non raggiungibili a piedi? a) Senza aiuto (può viaggiare da solo sugli autobus, taxi o guidare la macchina); b) Con un po’ di aiuto (ha bisogno che qualcuno la aiuti o venga con lei quando viaggia); c) E’ completamente impossibilitato a viaggiare senza quei dispositivi di emergenza tipici dei veicoli specializzati come ad esempio un’ambulanza 72 Una volta arrivati al negozio può fare acquisti alimentari o di abbigliamento? a) Senza aiuto (esegue gli acquisti necessari da solo, a condizione di avere un mezzo di trasporto); b) Con un po’ di aiuto (ha bisogno della compagnia di qualcuno quando si reca a fare acquisti); c)è completamente impossibilitato a fare qualsiasi acquisto 73 E’ in grado di prepararsi i pasti? a) Senza aiuto (organizza e cucina pasti completi da solo); b) Con un po’ di aiuto (è in grado di preparare alcune cose ma non di cucinare pasti da solo); c) E’ completamente impossibilitato a preparare qualunque pasto 74 E’ in grado di eseguire i lavori domestici? a) Senza aiuto (può spazzare i pavimenti, ecc.); b) Con un po’ di aiuto (può svolgere i lavori domestici più leggeri ma ha bisogno di qualcuno che l’aiuti nei lavori pesanti); c) E’ completamente impossibilitato a svolgere qualsiasi tipo di lavoro domestico 75 Può prendere da solo le sue medicine? a) Senza aiuto (nelle dosi giuste e al momento giusto); b) Con un po’ di aiuto (è in grado di prendere le medicine se qualcuno le prepara per lei e/o ricorda che deve prenderle); c) E’ completamente impossibilitato a prendere le sue medicine 76 E’ in grado di far uso del suo denaro? a) Senza aiuto (scrive assegni, paga i conti, ecc.); b) Con un po’ di aiuto (è in grado di gestire le spese quotidiane ma ha bisogno di aiuto nell’uso del libretto di assegni o per pagare i conti); c) E’ completamente impossibilitato a far uso del denaro 77 E’ in grado di mangiare a) Senza aiuto (è in grado di nutrirsi in modo completo); b) Con un po’ di aiuto (ha bisogno che qualcuno la aiuti a tagliare, ecc.); c) E’ completamente impossibilitato a farlo 78 E’ in grado di vestirsi e svestirsi da solo? a) Senza aiuto (è capace di prendere i suoi abiti, di vestirsi e svestirsi da solo); b) Con un po’ di aiuto; c) E’ completamente impossibilitato a vestirsi e svestirsi da solo 79 E’ in grado di prendersi cura della sua persona, ad esempio di pettinarsi e (per gli uomini) di farsi la barba? a) Senza aiuto; b) Con un po’ di aiuto; c) E’ completamente impossibilitato ad accudirsi 80 E’ in grado di muoversi in casa? a) Senza aiuto (tranne che col bastone); b) Con un po’ di aiuto da parte di una persona o con l’aiuto di un deambulatore o di stampelle; c) E’ completamente impossibilitato 81 E’ in grado di raggiungere a piedi luoghi vicini (negozi, case di amici o parenti, giardini, centri sociali, etc.) a) Senza aiuto (tranne che col bastone); b) Con un po’ di aiuto da parte di una persona o con l’aiuto di un deambulatore o di stampelle; c) E’ 231 232 completamente impossibilitato 82 E’ in grado di andare a letto e di alzarsi a) Senza aiuto o sostegni; b) Con un po’ di aiuto (sia da parte di una persona che di un mezzo di sostegno); c) E’ completamente dipendente da qualcun altro che la sollevi 83 E’ in grado di fare il bagno o la doccia a) Senza aiuto; b) Con un po’ di aiuto (ha bisogno di aiuto per entrare ed uscire dalla vasca, o ha bisogno di accessori speciali nella vasca); c) E’ completamente impossibilitato a fare il bagno da solo/a 84 Le succede mai di non arrivare al bagno in tempo? a) No; b) Sì; c) Ha un catetere o un’apparecchiatura per colostomia Note della sezione: SEZIONE CONOSCENZA/USO DI SERVIZI 85 E ’ a conoscenza del fatto che sono stati avviati servizi sociali di varia natura a favore delle persone che hanno più di 65 anni? a) Sì; b) No 86 Se sì, mi può indicare quali di questi servizi conosce? a) RSA ( C ronicario); b) Casa di riposo; c) Assistenza Domiciliare domestica o alla persona; d) Assistenza Domiciliare infermieristica; e) C e n t ro Diurno; f) Assegno per l’assistenza (Comune); g) Assegno per l’accompagnamento ( P refettura); h) Servizio trasporto; i) Va c a n z e anziani; l) Centri aggregazione sociale (centri anziani); m) Telesoccorso; n) Ausili speciali (CEDOCAR); o) Università della terza età; p) Altro (specificare) 87 Ritiene di essere informato a sufficienza sulle possibilità di servizi socio-sanitari esistenti? a) Sì, adeguatamente; b) Solo in parte, conosco le possibilità che possono rispondere al mio bisogno; c) No, ritengo di non essere adeguatamente informato sulle possibilità esistenti; d) No, non ho bisogno/non mi interessa alcun tipo di servizio; e) Nessuna risposta 88 Di quale di questi beneficia attualmente o ha beneficiato in passato? a) RSA ( C ronicario); b) Casa di riposo; c) Assistenza Domiciliare domestica o alla persona; d) Assistenza Domiciliare infermieristica; e) C e n t ro Diurno; f) Assegno per l’assistenza (Comune); g) Assegno per l’accompagnamento ( P refettura); h) Servizio trasporto; i) Va c a n z e anziani; l) Centri aggregazione sociale (centri anziani); m) Telesoccorso; n) Ausili speciali (CEDOCAR); o) Università della terza età; p) Altro (specificare) 89 Quale è il suo giudizio dei servizi con cui è stato in contatto? (1=Ottimo (qualità e quantità secondo i bisogni), 2=buono (qualità adeguata, quantità al di sotto dei bisogni), 3=sufficiente (qualità scarsa, quantità adeguata ai bisogni) 4=insoddisfacente (qualità e quantità non rispondenti ai bisogni) a) RSA ( C ronicario); b) Casa di riposo; c) Assistenza Domiciliare domestica o alla persona; d) Assistenza Domiciliare infermieristica; e) C e n t ro Diurno; f) Assegno per l’assistenza (Comune); g) Assegno per l’accompagnamento ( P refettura); h) Servizio trasporto; i) Va c a n z e anziani; l) Centri aggregazione sociale (centri anziani); m) Telesoccorso; n) Ausili speciali (CEDOCAR); o) Università della terza età; p) Altro (specificare) IL TRASPORTO 90 Chi si occupa dei suoi spostamenti quando esce per fare delle compere, va a trovare gli amici, va dal medico, ecc.? a) Coniuge convivente; b) Figlio/a convivente; c) Figlio/a non convivente; d) Altro familiare convivente; e) A l t ro familiare non convivente; f) 233 234 Vicino/a; g) Amico/a; h) Persona del servizio sociale; i) Volontario (attività organizzata); l) Volontario (attività non organizzata); m) Persona pagata personalmente o dalla propria famiglia; n) Io stesso; o) Nessuno 91 In media quante volte esce a settimana? a) Nessuna; b) Meno di una a settimana; c) Da una a tre a settimana; d) Quattro o più 92 Per appuntamenti, visite, occasioni sociali, ecc., pensa di avere bisogno di avere a disposizione mezzi di trasporto più di ora? a) Sì; b) No 93 Nel caso abbia bisogno o ne avesse in futuro sarebbe disposto a contribuire al costo di questi servizi? a) Sì, posso farmi carico interamente del costo; b) Sì, ma solo parzialmente; c) No, non ne ho la possibilità; d) Nessuna risposta LAVORI DOMESTICI, PASTI, CURA DELLA PERSONA 94 Negli ultimi sei mesi qualcuno ha dovuto regolarmente aiutarla nei lavori domestici abituali, nel preparare i pasti o nella sua cura personale? a) Sì; b) No (vai alla domanda 97); c) Nessuna risposta 95 (Ist: Se sì) Chi è stato? a) Coniuge convivente; b) Figlio/a convivente; c) Figlio/a non convivente; d) Altro familiare convivente; e) A l t ro familiare non convivente; f) Vicino/a; g) Amico/a; h) Persona del servizio sociale; i) Volontario (attività organizzata); l) Volontario (attività non organizzata); m) Persona pagata personalmente o dalla propria famiglia 96 Per quante ore a settimana ha avuto bisogno di aiuto in questo tipo di servizi? a) Meno di quattro ore a settimana; b) 4-8 ore a settimana (da mezza a una giornata); c) 9 ore o più (più di un giorno a settimana) 97 Pensa di aver bisogno regolarmente di aiuto per questo tipo di servizi? a) Sì; b) No; c) Nessuna risposta 98 In misura maggiore di quanto avvenga ora? a) Sì; b) No; c) Nessuna risposta 99 Nel caso abbia bisogno o ne avesse in futuro sarebbe disposto a contribuire al costo di questi servizi? a) Sì, posso farmi carico interamente del costo; b) Sì, ma solo parzialmente; c) No, non ne ho la possibilità; d) Nessuna risposta ACCOMPAGNAMENTO E SOCIALIZZAZIONE 100 Pensa di avere bisogno di qualcuno che possa passare del tempo con lei, semplicemente chiacchierando o leggendo qualcosa o che l’aiuti nelle piccole commissioni? a) Sì; b) No; c) Nessuna risposta 101 Nel caso abbia bisogno o ne avesse in futuro sarebbe disposto a contribuire al costo di questi servizi? a) Sì, posso farmi carico interamente del costo; b) Sì, ma solo parzialmente; c) No, non ne ho la possibilità; d) Nessuna risposta 102 Ha partecipato negli ultimi sei mesi a programmi sociali, a qualche attività organizzata, ricreativa o di gruppo (corsi d’arte, artigianato, ginnastica, ballo, ecc.) a) Sì; b) No; c) Nessuna risposta 103 (Ist: Se sì) Quante volte circa alla settimana ha partecipato a queste attività? a) Una volta alla settimana o meno; b) Due-tre volte a settimana; c) Quattro volte a settimana o più 104 (Ist: se non ha partecipato ad alcuna attività) Ritiene che sarebbe utile? a) Sì; b) No; c) Nessuna risposta Note della sezione: Opzione 2 - Domande da porre ad un informatore 235 236 RISORSE SOCIALI Da 110 a 112 solo se la persona anziana è ricoverata presso un istituto. 105 Quanto va d’accordo __________(la persona intervistata) con la sua famiglia e gli amici: molto, discretamente, poco? a) Molto d’accordo (non ha problemi o conflitti); b) Discretamente d’accordo (ha qualche conflitto o problema con loro); c) Poco d’accordo (ha cons i d e revoli conflitti o problemi con loro); d) Nessuna risposta 106 C’è qualcuno che la aiuterebbe in modo completo se la sua situazione peggiorasse, per esempio suo marito/moglie, un membro della sua famiglia o un amico? a) Sì, c’è qualcuno; b) No, non c’è nessuno che vorrebbe aiutarla o che sia in grado di farlo c) Nessuna risposta 107 C’è qualcuno che si prenderebbe/ro cura di _____ per tutto il tempo necessario, o solo per un breve periodo, o magari si tratta di qualcuno che la aiuterebbe solo occasionalmente (per esempio portandola dal dottore, o organizzando occasionalmente il pranzo, ecc.) a) Si prendrebbe/ro cura a tempo indeterminato (per tutto il tempo necessario); b) Si prendrebbe/ro cura per un breve periodo di tempo (da poche settimane a sei mesi); c) Aiuterebbe/ro in modo occasionale (accompagnando dal dottore o organizzando il pranzo, ecc.); d) Nessuna risposta 108 C’è qualcuno che si prenderebbe cura di _________ per tutto il tempo necessario o solo per un breve periodo? O solo qualcuno che lo/la aiuterebbe di quando in quando (accompagnandolo dal medico, preparando il pranzo, etc.)? a) Sì, c’è qualcuno che si prenderebbe cura della persona a tempo indefinito (per quanto necessario); b) Qualcuno che si prenderebbe cura della persona per un breve periodo di tempo (da qualche settimana a sei mesi); c) Qualcuno che lo aiuterebbe di tanto in tanto (accompagnandolo dal medico o preparando il pranzo); d) Nessuna risposta 109 Chi è questa persona? a) Coniuge convivente; b) Figlio/a convivente; c) Figlio/a non convivente; d) Altro familiare convivente; e) A l t ro familiare non convivente; f) Vicino/a; g) Amico/a; h) Persona del servizio sociale; i) Volontario (attività organizzata); l) Volontario (attività non organizzata); m) Persona pagata personalmente o dalla propria famiglia 110 (Ist:) __________ La persona ha buoni rapporti con gli altri in questo istituto? a) Molto; b) Abbastanza; c) Poco; d) Per niente; e) Nessuna risposta 111 (Ist) Quante volte circa al mese _________ si incontra con qualcuno di fuori (sia che vengano a trovarlo/a o che lui/lei vada a trovarli? a) Molto poche (meno di una volta al mese); b) Una o due volte al mese; c) Tre o quattro al mese; d) Una o due volte a settimana; e) Tre o più volte a settimana; f) Nessuna risposta 112 Dove è sistemato______________? a) Appartamentino privato; b) Stanza a un letto; c) Stanza a due letti; d) Stanza a tre letti; e) Stanza a quattro letti; f) Corsia; g) Altro (specificare); h) Nessuna risposta RISORSE ECONOMICHE 113 Secondo lei, le seguenti necessità primarie di ________sono: (2=Ben soddisfatte 1=Appena soddisfatte; 0=Per niente soddisfatte a) Vitto; b) Abitazione; c) Vestiario; d) Cure mediche; e) Piccoli extra SALUTE MENTALE 114 _______mostra buon senso nell’esprimere giudizi e nel prendere decisioni? 237 238 a) Sì; b) No; c) Nessuna risposta 115 _______è in grado di affrontare i problemi gravi che gli/le si presentano? a) Sì; b) No; c) Nessuna risposta 116 Ritiene che ______ trovi la vita interessante, stimolante e soddisfacente? a) Sì; b) No; c) Nessuna risposta 117 Come valuterebbe attualmente le condizioni mentali o emotive di ______? O la sua capacità di pensare confrontata con una persona media che vive in modo autonomo? a) Eccellente; b) Buona; c) Discreta; d) Scarsa; e) Nessuna risposta 118 Le condizioni mentali di ________ o le sue capacità di pensare sono, rispetto a cinque anni fa a) Migliori; b) Circa le stesse; c) Peggiori; d) Nessuna risposta SALUTE FISICA 119 Come valuterebbe l’attuale stato di salute di ______ a) Eccellente; b) Buono; c) Discreto; d) Scarso; e) Nessuna risposta 120 I problemi di salute quanto incidono su come _____ fa le cose che desidera? a) Per niente; b) Poco; c) Molto; d) Nessuna risposta 9.2.4 Parte 3 – Valutazione sintetica dell’intervistatore Prima sintesi dell’intervistatore (da effettuarsi lo stesso giorno dell’intervista) Durata dell’intervista Minuti____________ 121 Informazioni date da a) Persona intervistata; b) Parente; c) Altri (specificare) 122 Le risposte date dalla persona o dall’infor- matore sono: a) completamente affidabili; b) affidabili nella maggior parte delle voci; c) affidabili solo per alcune voci; d) totalmente inaffidabili RISORSE SOCIALI 123 Quale dei seguenti punti descrive meglio il tipo di aiuto qualora la persona fosse malata e/o invalida? a) Almeno una persona vorrebbe e potr e b b e prendersi cura della persona a tempo indeterminato; b) Almeno una persona vorrebbe e potrebbe prendersi cura della persona per un breve periodo di tempo; c) L’aiuto sarebbe disponibile solo di tanto in tanto; d) Nessun tipo di aiuto è disponibile 124 Quale dei seguenti punti meglio descrive le relazioni sociali della persona? a) Molto soddisfacenti, vaste; b) Abbastanza soddisfacenti e adeguate; c) Insoddisfacenti, poche, di scarsa qualità RISORSE ECONOMICHE 125 Quale dei seguenti punti descrive meglio il reddito della persona? a) Alto; b) Soddisfacente; c) Parzialmente inadeguato; d) Totalmente inadeguato; e) Nessun reddito 126 La persona ha riserve finanziarie? a) Sì; b) No o poche 127 Quale delle seguenti affermazioni meglio descrive il livello di soddisfazione dei bisogni primari della persona? a) I bisogni di vitto, di abitazione, di abbigliamento e sanitari sono soddisfatti. La persona può permettersi piccoli extra; b) I bisogni di vitto, di abitazione, di abbigliamento e sanitari sono soddisfatti, ma la persona non può permettersi piccoli extra; c) Sia i bisogni di vitto, che di abitazione, che di abbigliamento che sanitari 239 240 sono soddisfatti in parte. La persona non può permettersi piccoli extra; d) Due o più bisogni primari non sono soddisfatti e la persona non può permettersi piccoli extra SALUTE MENTALE 128 Hai l’impressione che la persona abbia mostrato buon senso nell’esprimere giudizi o nel prendere decisioni? a) Sì; b) No; c) Nessuna risposta 129 Hai l’impressione che la persona sia in grado di affrontare i problemi più gravi che gli si presentano? a) Sì; b) No; c) Nessuna risposta 130 Hai l’impressione che la persona trovi la vita interessante, stimolante e soddisfacente? a) Sì; b) No; c) Nessuna risposta 131 Durante l’intervista, il comportamento della persona ti ha colpito in quanto (1=sì, 0=no) a) Mentalmente brillante; b) Gradevole e cooperante; c) Depresso e/o lamentoso; d) Riservato o poco reattivo; e) Pauroso, ansioso o estremamente teso; f) Pieno di infondate lamentele sul fisico; g) Sospettoso oltre il dovuto; h) Bizzarro o inadeguato nel pensiero o nell’azione; i) Logorroico e gioviale oltre il dovuto o esaltato Valutazione sintetica finale 132 Risorse sociali 1 Eccellenti Le relazioni sociali sono molto soddisfacenti ed ampie; almeno una persona si prenderebbe cura di lui/lei a tempo indeterminato 2 Buone Le relazioni sociali sono discretamente soddisfacenti ed adeguate; almeno una persona si prenderebbe cura di lui/lei a tempo indeterminato oppure Le relazioni sociali sono molto soddisfacenti ed ampie; ed è disponibile solo un aiuto a breve termine 3 Leggermente carenti Le relazioni sociali sono insoddisfacenti, di scarsa qualità, poche; ma almeno una persona si pre n d e rebbe cura di lui/lei a tempo indeterminato oppure Le relazioni sociali sono discretamente soddisfacenti, adeguate; ed è disponibile solo un aiuto a breve termine 4 Moderatamente carenti Le relazioni sociali sono insoddisfacenti, di scarsa qualità, poche; ed è disponibile solo un aiuto a breve termine oppure Le relazioni sociali sono soddisfacenti, o almeno adeguate; ma un aiuto sarebbe disponibile solo di tanto in tanto 5 Gravemente carenti Le relazioni sociali sono insoddisfacenti, di scarsa qualità, poche; ed un aiuto sarebbe disponibile solo di tanto in tanto oppure Le relazioni sociali sono soddisfacenti, o almeno adeguate; ma un aiuto non è disponibile neanche di tanto in tanto 6 Totalmente carenti Le relazioni sociali sono insoddisfacenti, di scarsa qualità, poche; ed un aiuto non è disponibile neanche di tanto in tanto 133 Risorse economiche 1 Eccellenti Il reddito è alto; la persona ha dei risparmi 2 Buone il reddito è alto; la persona non ha dei risparmi oppure Il reddito è adeguato; la persona ha dei risparmi 3 Leggermente carenti Il reddito è adeguato; la persona non ha dei risparmi oppure Il reddito è in qualche modo inadeguato; la persona ha dei risparmi 4 Moderatamente carenti Il reddito è in qualche 241 242 modo inadeguato; la persona non ha risparmi 5 Gravemente carenti Il reddito è inadeguato; la persona può avere o non avere dei risparmi 6 Totalmente carenti La persona è indigente, completamente priva di reddito o risparmi 134 Salute mentale 1 Eccellenti Intellettualmente pronto e chiaramente soddisfatto della vita. Affronta con tranquillità la routine e i problemi più gravi, non presenta sintomi psichiatrici 2 Buone Affronta in modo soddisfacente sia la routine che i problemi più gravi ed è integro intellettualmente, non presenta sintomi psichiatrici 3 Leggermente carenti Mostra leggeri sintomi psichiatrici e/o un leggero deficit intellettuale. Affronta in modo soddisfacente la routine, ma non i problemi più gravi 4 Moderatamente carenti Mostra chiari sintomi psichiatrici e/o un moderato deficit intellettuale. E’ in grado di prendere decisioni che richiedono buon senso e di routine, ma non è capace di affrontare i problemi più gravi 5 Gravemente carenti Presenta dei chiari sintomi psichiatrici e/o un grave deficit intellettuale che interferiscono con la possibilità di esprimere giudizi che richiedono buon senso e di prendere decisioni nella vita di tutti i giorni 6 Totalmente carenti Psicotico o completamente carente intellettualmente. Ha bisogno di una assistenza costante o discontinua a causa di un comportamento chiaramente anormale o potenzialmente pericoloso 135 Salute fisica 1 Eccellenti Si impegna in una sana attività fisica, in modo regolare o almeno di tanto in tanto 2 Buone Nessuna malattia significativa o invalidità. Sono necessarie solo cure mediche di routine 3 Leggermente carenti Ha solo malattie o inva- lidità minori che potrebbero migliorare con un trattamento medico o con misure correttive 4 Moderatamente carenti Ha uno o più disturbi e/o invalidità che procurano dolore o comunque richiedono un trattamento medico 5 Gravemente carenti Ha una o più malattie e/o invalidità che procurano forti dolori, che sono pericolose per la vita stessa, o che comunque richiedono un ampio trattamento medico 6 Totalmente carenti La persona è allettata e ha bisogno di assistenza medica a tempo pieno e/o cure infermieristiche per conservare le funzioni vitali 136 Capacità di esecuzione di attività della vita quotidiana 1 Eccellenti Può svolgere tutte le attività della vita quotidiana senza assistenza e facilmente 2 Buone Può svolgere tutte le attività della vita quotidiana senza assistenza 3 Leggermente carenti Può svolgere tutte le attività della vita quotidiana tranne alcune (da uno a tre). Per tale numero di attività ha bisogno di qualche aiuto, ma non necessariamente tutti i giorni. Per un giorno può farcela senza aiuto. E’ in grado di preparare i propri pasti 4 Moderatamente carenti Ha bisogno di assistenza r e g o l a re per almeno quattro attività della vita quotidiana, ma per un giorno è in grado di farcela senza aiuto. O ha bisogno di un aiuto regolare per la preparazione dei pasti 5 Gravemente carenti Ha bisogno di aiuto ogni giorno per molte delle attività della vita quotidiana, ma solo per alcune ore 6 Totalmente carenti Ha bisogno di un aiuto per tutto il giorno e/o la notte per svolgere le attività della vita quotidiana Punteggio cumulativo Aree funzionali Punteggio 137 Risorse sociali 243 244 138 139 140 141 142 Risorse economiche Salute mentale Salute fisica Attività della vita quotidiana Totale 10. APPENDICE B LA METODOLOGIA DEI GRUPPI FOCUS 10.1 LE TIPOLOGIE DI GRUPPI INVESTIGATE Si propone una metodologia che analizzi le diverse realtà di servizi erogati secondo il punto di vista dell’operatore, della famiglia e dell’utente. Si sono distinti i gruppi di servizi in aree tematiche omogenee secondo la seguente ripartizione: • servizi erogati in strutture esterne al domicilio dell’anziano non autosufficiente o al limite dell’autosufficienza (RSA– RA– Centri Diurni) • servizi erogati presso il domicilio dell’anziano (Assistenza Domiciliare Integrata – Assistenza Domiciliare) • attività svolte da gruppi di anziani organizzati (Centri di A g g regazione Sociale, Gr u p p i Parrochhiali, altri gruppi) All’interno di ciascuna area tematica si formeranno vari gruppi di operatori ed utenti, secondo sottogruppi di investigazione formati secondo specifiche ipotesi Obiettivi Generali In ciascun gruppo ci si propone, attraverso due o più momenti di incontri di circa 2 ore ciascuno di delineare quanto segue: • elementi positivi della tipologia di servizio fornito; • definizione dei problemi; • definizioni di opzioni di azione futura per: a) migliorare la tipologia di servizio esistente; b) espandere la gamma di servizi. 245 246 Ciascun gruppo sarà formato da un massimo di 15 elementi. Aspetti specifici dell’analisi di ciascun gruppo verranno identificati dal consulente insieme alle persone del sottogruppo. 10.2 LA METODOLOGIA GENERALE Attraverso questo tipo di riunioni ci si propone di raccogliere informazioni in forma ascendente dalle persone che ne sono in possesso e/o che si trovano “dentro” la situazione. L’obiettivo generale è quello di conoscere e di c o m p re n d e re “ciò che avviene”, favor e n d o un’espressione la più qualitativa, la più aperta possibile dei contenuti, delle informazioni espresse dai vari soggetti coinvolti nei gruppi di discussione. In questo contesto quindi viene data particolare importanza alla percezione, alla valutazione, al commento della realtà filtrata attraverso la soggettività dei singoli attori coinvolti nel lavoro di gruppo: anziani, operatori, volontariato. L’interdipendenza tra i componenti dei singoli gruppi di lavoro è stata realizzata attraverso il perseguimento di un obiettivo operativo comune, la cui realizzazione ha permesso l’integrazione e la collaborazione di soggetti portatori di motivazioni, di bisogni, di competenze e di esperienze diverse. Questo tipo di lavoro ha permesso inoltre il raggiungimento di sotto-obiettivi importanti all’interno dei singoli gruppi quali: il miglioramento della comunicazione, la riduzione delle distanze e delle tensioni interne, l’innalzamento del morale del gruppo interessato, la raccolta di informazioni necessarie per la presa di decisioni “razionali” relative ai problemi discussi. Un particolare valore all’interno di questo setting è stato dato “all’osservazione” intesa come interazione tra sistema osservante e sistema osservato, come attività di scambio e produzione di informazioni, strumento indispensabile per la costruzione di senso della comunicazione stessa. L’attenzione costante ad aspetti della relazione quali la congruenza al contesto, la congruenza tra linguaggio verbale e non verbale, la postura, la posizione nello spazio, elementi del linguaggio paralinguistico, hanno permesso di cogliere e di invalidare l’attendibilità delle informazioni assunte. Questi stessi elementi si sono dimostrati inoltre indicatori importanti per la rilevazione del clima emotivo prevalente nel gruppo, del livello di adesione e di condivisione degli obiettivi da parte dei singoli componenti dei gruppi focus. 10.2.1 La composizione del gruppo Per quanto riguarda la composizione del gruppo, si è cercato di coinvolgere da 5 a 10 persone per gruppo di discussione al fine di ottenere l’equilibrio migliore tra il dinamismo del gruppo, il tempo di produzione delle informazioni, la ricerca della produzione stessa. Abbiamo evitato quindi di formare da un lato gruppi di 3-4 membri perché poveri come realtà sociale e perché i rapporti che vi si stabiliscono dipendono prevalentemente dalle persone e dalla loro influenza individuale su ognuno degli altri, dall’altro lato gruppi con più di 10 membri per la loro tendenza al frazionamento in sottogruppi. Oltre al criterio numerico, i gruppi focus sono 247 248 stati formati in base al livello di rappresentatività rispetto agli attori coinvolti, alla competenza e/o all’esperienza dei membri in relazione ai temi da discutere, all’interesse dimostrato per il lavoro da svolgere e in base al criterio di omogeneità dei singoli componenti. Tutti i membri dei gruppi infine, hanno aderito ai momenti di scambio/discussione su base volontaria. 10.2.2 La preparazione dei materiali Le condizioni materiali Per favorire l’attenzione sui temi da trattare nonché la comunicazione e l’interazione diretta tra i componenti del gruppo, si è scelto come luogo in cui svolgere la riunione, un ambiente non disturbato, confortevole, ben illuminato. Per f a v o r i re la comunicazione sono state inoltre disposte le sedie in cerchio. Fra gli aiuti tecnici è indispensabile avvalersi di una lavagna a fogli mobili. Il tempo della riunione Per ogni riunione è stata prevista una durata media di 2 ore circa. è importante stabilire una esatta scansione temporale delle singole fasi di cui si compone la discussione, pena il fallimento della stessa. La preparazione dei partecipanti I partecipanti alla riunione sono stati convocati con un discreto preavviso e con precise indicazioni sul luogo e sull’ora della riunione. Sono stati inoltre accuratamente informati sull’obiettivo e sull’oggetto della riunione. 10.2.3 Lo svolgimento della riunione L’apertura L’apertura della riunione è stata articolata nei seguenti momenti: • l’accoglienza, la presentazione e la qualificazione dei partecipanti; • la definizione degli obiettivi del lavoro di gruppo: il facilitatore dopo aver accolto “calorosamente” ogni singolo partecipante, lascia al g ruppo tutto il tempo necessario per entrare nella situazione; • la definizione del ruolo del facilitatore di gruppo e delle modalità con cui verrà condotta la riunione: il facilitatore presenta se stesso come un conduttore della riunione che ha il compito di facilitare il gruppo nel suo lavoro di chiarificazione, definizione dei problemi oggetto della riunione, conservando però una totale neutralità sull’argomento, sul contenuto della discussione; • la presentazione delle aree , degli aspetti relativi ai servizi e più in generale dei temi da discutere: il facilitatore mette a disposizione del gruppo le informazioni raccolte e al termine riassume l’oggetto specifico della riunione. Lo svolgimento della discussione Lo svolgimento della discussione si è articolato nelle seguenti fasi: Fase n. 1: Definizione delle risorse, dei punti di forza dei vari servizi attualmente rivolti agli anziani. (a) Il primo obiettivo del facilitatore è stato quello di ottenere l’opinione di ogni singolo membro sui temi alla discussione nel gruppo e di mettere tutte le opinioni espresse a confronto, senza paura delle divergenze che anzi sono state sottolineate. (b) Co-costruzione di una mappa condivisa 249 250 delle risorse (le opinioni omogenee assimilate, riassunte sinteticamente, sono state scritte sulla lavagna per punti). Fase n. 2: Definizione dei punti deboli dei vari servizi attualmente rivolti agli anziani. (a) Il primo obiettivo del facilitatore è stato quello di ottenere l’opinione di ogni singolo membro sui temi alla discussione nel gruppo e di mettere tutte le opinioni espresse a confronto, senza paura delle divergenze che anzi sono state sottolineate; (b) Co-costruzione di una mappa comune delle aree suscettibili di miglioramento (le opinioni omogenee assimilate, riassunte sinteticamente sono state scritte per punti su di un altro foglio della lavagna); (c) Attribuzione di un ordine gerarchico per importanza e/o per priorità di intervento ai singoli problemi definiti. La gerarchizzazione dei punti deboli è stata ottenuta attraverso un’unica votazione. 10.2.4 Il ruolo e le tecniche del facilitatore Il ruolo del facilitatore Nella misura in cui si ha veramente l’intenzione, come facilitatore di riunioni di un piccolo gruppo di lavoro, di “far lavorare il gruppo”, e quindi di sfruttarne il dinamismo latente, il compito essenziale del facilitatore diventa quello di strutturare la comunicazione, stabilendo i tempi e gli spazi delle interazioni, di promuovere e tenere viva la partecipazione dei membri del gruppo. Il facilitatore non deve in alcun modo intervenire sul contenuto della discussione, non deve esporre idee ed opinioni personali, deve soltanto preoccuparsi di suscitare, organizzare e “regolare la partecipazione” dei membri alla discussio- ne, la sua responsabilità riguarda quindi: • la produzione del gruppo nel tempo stabilito; • la facilitazione della partecipazione di ognuno alla discussione e delle interazioni; • il garantire a tutti l’uguaglianza di diritto a partecipare al dibattito; • la regolazione della progressione generale, del processo. Le tecniche di conduzione della riunione 1. La riformulazione delle opinioni individuali è una operazione che facilita la parola, aiuta gli altri ad ascoltare le idee espresse, stimola le interazioni. Mediante la riformulazione di ogni opinione espressa, il facilitatore ottiene un triplice risultato: a) manifesta l’accoglienza, b) favorisce la partecipazione, c) favorisce il progresso verso la chiarezza e la riflessione. 2. La domanda-test . Mira a fare definire una parola o un concetto che i partecipanti usano chiaramente secondo accezioni diverse. Serve anche per fare definire una parola sconosciuta usata da un componente del gruppo, o un’allusione oscura. 3. L’invito diretto alla partecipazione. Serve per fare parlare dopo un certo tempo un partecipante rimasto in silenzio o un partecipante che fa cenni di volere intervenire. 4. La domanda-eco. La domanda fatta da un partecipante al facilitatore viene rimandata allo stesso interrogante, con le sue stesse paro l e , chiedendo la sua risposta. 5. La domanda-avvicendamento. Il facilitatore gira la domanda a un altro partecipante; 6. La domanda-specchio. Il facilitatore gira la domanda all’intero gruppo. 7. Il rilancio. Il facilitatore richiama una domanda fatta precedentemente alla quale il gruppo non ha risposto. Il riflesso-spiegazione. Il facilitatore pro c e d e 251 252 all’analisi del significato di un intervento a livello della vita di gruppo, analizza cioè quello che sta avvenendo in quel preciso momento fra i partecipanti a livello oggettivo. 11. APPENDICE C BIBLIOGRAFIA AUSL 8, Conferenza dei servizi socio-sanitari – Zona Aretina, Ottobre 1998 AUSL 8, Indicatori sui ricoveri in strutture per non autosufficienti, Documenti vari – 1996, 1997, 1998 AUSL 8, Dr. P.L. Rossi – L’assistenza domiciliare integrata, Comune di A rezzo – Relazione ed analisi dei dati sull’attività del servizio ADI nel 1998, 1999 AUSL 8 e Provincia di Arezzo, La RSA nella rete dei servizi – Atti del Convegno di Arezzo, 5-30 novembre 1996 AUSL 8, D.ssa F. Rinaldelli, Relazione introduttiva al progetto di ampliamento per centri diurni nel Comune di Arezzo, 1997 A U S L 8, Residenze Sanitarie Assistenziali a Gestione Diretta – Regolamento interno di funzionamento, 1998 A. Bianchi e S. Cudini, Come vivono gli anziani a retini: risultati di una ricerca – Comune di Arezzo, 1990 Comune di Arezzo, Bando di gara per i servizi di assistenza domiciliare, 1998 Comune di A rezzo, Consuntivo Pr o g e t t o Vacanze Anziani 1998, 1999 Comune di Arezzo, Indicatori sociali, 1996-19971998 253 254 Comune di Arezzo, Le persone anziane cittadini come gli altri – Un piano strategico praticabile per gli anziani del Duemila, 1999 Regione Toscana, Delibera del Consiglio Regionale del 24 marzo 1992, n.168, Pro g e t t o Obiettivo: Tutela della Salute degli Anziani Comune di Arezzo, Servizi sociali ad Arezzo, 1999 Regione Toscana, Il Progetto Obiettivo Anziani: il nuovo Piano Sanitario Regionale, 1999 Comune di A rezzo, Verifica Servizi A t t i v i t à Sociali 1997 e 1998 Regione Toscana, Legge Regionale n. 49/94 Regione Toscana, Legge Regionale n. 108/95 Cooperativa Koinè, Documento di Pr o g e t t o Symbios, 1998 Cooperativa Progetto 5, Documento di Progetto Servizi di Assistenza Domiciliare, 1999 Palumbo ed altri, La metodologia Older Assessment Resources System, 1993 P rotocollo d’Intesa tra Comune di A rezzo e Sindacati Pensionati – Lavoratori Dipendenti ed Autonomi, 1998 P rovincia di A rezzo, Osservatorio per le Politiche Sociali, Domanda sociale e intervento pubblico nella Provincia di Arezzo, Rapporto 1997 P rovincia di A rezzo, Osservatorio per le Politiche Sociali, Domanda sociale e intervento pubblico nella Provincia di Arezzo, Rapporto 1998 Provincia di Arezzo, Enti locali settore non profit e politiche sociali, 1997 Provincia di Arezzo, Labour Team: un progetto per l’occupazione femminile – I risultati della ricerca, parte II. Regione Toscana, Legge Regionale n. 72/97 Regione Toscana, Legge Regionale n. 72/98 Regione Toscana, Protocollo d’intesa Regione Toscana – Organizzazioni Sindacali e Coordinamento regionale dei Comitati e Centri sociali anziani della Toscana, 1993 Regione Toscana Piano Regionale di Assistenza Sociale (PRAS), delibera del Consiglio Regionale del 19 luglio 1994, n.337 Regione Toscana, Piano Integrato Sociale Regionale, 1998 Regione Toscana, Piano Integrato Sociale Regionale, 1999 Regione Toscana, Interventi Sanitari e SocioAssistenziali – Le principali norme in materia di assistenza agli anziani, Giuntina, 1995 Regione Toscana, Stime della popolazione 20012006-2011 Università della III Età e dell’Età Libera, Programma anno accademico 1997-98 255 256 Zona Socio-sanitaria A retina, Piano Sociale Zonale, 1998 Zona Socio-sanitaria A retina, Piano Sociale Zonale, 1999 INDICE 1. 1.1 1.1.1 1.1.2 1.2 1.3 INTRODUZIONE ..................................................................10 Il progetto AGOPOLIS Toscana ................................................10 Le caratteristiche del progetto...............................................10 Lo strumento del patto territoriale di solidarietà...............11 Obiettivi e strumenti della ricerca .............................................13 Struttura del rapporto ................................................................16 2. LE LINEE DI POLITICA NAZIONALE E REGIONALE PER GLI ANZIANI ......................................21 2.1 Il quadro normativo....................................................................21 2.2.1 Il quadro organizzativo e di programmazione...................28 3. 3.1 3.1.1 3.1.2 3.2 3.2.1 3.2.2 3.2.3 3.2.4 I BISOGNI ...............................................................................39 La tendenza della domanda di servizi ........................................39 Le tendenze demografiche e di composizione familiare...39 Nuove patologie e nuovi bisogni..........................................48 Le tipologie di bisogno: risultati del questionario ......................50 Le aree di salute dell’anziano................................................50 Le attività degli anziani..........................................................60 Le risorse sociali a disposizione il ruolo delle famiglie.....64 Conoscenza ed utilizzo dei servizi........................................69 4. IL QUADRO DI POLITICHE E SERVIZI DELLA ZONA ARETINA ...................................................................75 La programmazione e le priorità zonali......................................75 Il quadro istituzionale ed organizzativo..............................75 Le politiche per gli anziani: gli indirizzi della Zona Aretina ............................................................................80 Il quadro di servizi esistenti .......................................................86 Le caratteristiche del mercato................................................86 I servizi disponibili..................................................................91 Il ruolo del terzo settore nell’offerta di servizi....................101 Le attività di informazione e formazione.............................107 La spesa pubblica per i servizi agli anziani ................................108 La distribuzione della spesa pubblica per i servizi socio-sanitari ed assistenziali.................................................108 Le fonti di finanziamento utilizzate......................................113 4.1 4.1.1 4.1.2 4.2 4.2.1 4.2.2 4.2.3 4.2.4 4.3 4.3.1 4.3.2 5. 5.1 5.1.1 5.1.2 5.1.3 5.2 I SERVIZI RESIDENZIALI E SEMIRESIDENZIALI .....119 Le RSA e le RA...........................................................................119 La gestione................................................................................119 La copertura del servizio........................................................135 Risorse investite e ripartizione dei costi...............................138 I Centri Diurni...........................................................................140 6. 6.5.2 6.5.3 I SERVIZI DI AIUTO ALLA PERMANENZA IN FAMIGLIA.........................................................................145 L’assistenza domiciliare..............................................................145 La gestione................................................................................145 La copertura del servizio........................................................154 Risorse investite e ripartizione dei costi...............................158 L’assistenza affettiva e relazionale offerta dal volontariato e dal settore privato.......................................................................159 Il quadro di insieme................................................................159 La rete di obiettori della CARITAS.......................................159 I Centri di Aggregazione Sociale...........................................161 L’AUSER...................................................................................164 La Privata Assistenza..............................................................164 Il volontariato ospedaliero.....................................................165 L’assistenza affettiva ai malati terminali..............................166 Gli aiuti economici .....................................................................169 Altre forme di aiuto alla permanenza in famiglia ......................171 Il trasporto sociale...................................................................171 Il telesoccorso...........................................................................171 Nuove tipologie di servizio ...................................................173 Servizi di accompagnamento: il progetto buoni servizio una persona insieme agli altri................................................173 La spesa con gli anziani..........................................................174 L’assistenza domiciliare: il progetto Symbios.....................175 7. 7.1 7.2 7.3 7.4 I SERVIZI SOCIO-CULTURALI .........................................179 Le attività dei Centri di Aggregazione Sociale...........................179 Il sostegno dei gruppi parrocchiali .............................................191 L’Università della Terza Età.......................................................197 Le vacanze per gli anziani ..........................................................198 6.1 6.1.1 6.1.2 6.1.3 6.2 6.2.1 6.2.2 6.2.3 6.2.4 6.2.5 6.2.6 6.2.7 6.3 6.4 6.4.1 6.4.2 6.5 6.5.1 Della Collana “I Quaderni” del CESVOT sono pubblicati: 8. 8.1 8.2 CONCLUSIONI......................................................................201 I bisogni ......................................................................................201 I servizi.......................................................................................206 9. 9.1 9.2 9.2.1 9.2.2 9.2.3 9.2.4 APPENDICE A – IL QUESTIONARIO..............................217 Il campione .................................................................................217 La scheda ....................................................................................217 Introduzione.............................................................................217 Parte 1 – Verifica dei dati personali ......................................220 Parte 2 – Intervista...................................................................221 Parte 3 – Valutazione sintetica dell’intervistatore...............238 10. 10.1 10.2 10.2.1 10.2.2 10.2.3 10.2.4 APPENDICE B – LA METODOLOGIA DEI GRUPPI FOCUS .....................................................................245 Le tipologie di gruppi investigate...............................................245 La metodologia generale........................................................246 La composizione del gruppo.................................................247 La preparazione dei materiali................................................248 Lo svolgimento della riunione...............................................249 Il ruolo e le tecniche del facilitatore......................................250 11. APPENDICE C - BIBLIOGRAFIA ......................................253 1 2 3 4 5 6 7 8 Lo stato di attuazione del D.M. 21/11/91 e successive modifiche Volontari e politiche sociali: La Legge regionale 72/97 Gli strumenti della programmazione nella raccolta del sangue e del plasma Terzo settore, Europa e nuova legislazione italiana sulle Onlus Privacy e volontariato La comunicazione per il volontariato Identità e bisogni del volontariato in Toscana Le domande e i dubbi delle organizzazioni di volontariato Progetto grafico , Pontedera Stampa La Grafica Pisana, Buti