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La violinista scalza accende il Festival di passione
28 Cultura e spettacoli uqoul7JOAoJF5wckK83cvyZzGQTXipG3tNkFtkggAVg= L’ECO DI BERGAMO LUNEDÌ 9 MAGGIO 2016 La violinista scalza accende il Festival di passione Il concerto. Arcate pungenti adatte alla musica capricciosa di Prokof’ev Eccellenti pure orchestra e direttore BERNARDINO ZAPPA Patricia Kopatchinskaja mette in fila tutti. In una delle più belle serate del Festival pianistico, come capita in questi casi, tre elementi fondamentali concorrono ai risultati che soddisfano anche i palati più esigenti: solista, orchestra e direttore. La violinista moldava, nota per le sue esecuzioni a piedi nudi (è successo anche sabato sera al Donizetti, solo che un lungo vestito rosso ha celato l’espediente, almeno fino ai fuoriprogramma), è stata all’altezza della fama che l’accompagna, quella di esser uno dei migliori archetti in circolazione. Quello che potrebbe apparire un vezzo, suonare scalza, si può spiegare bene con ragioni musicali e di percezione acustica. Arcate pungenti, flessibili e duttilissime, suono liquido, tagliente e scattante, docile e decisissima. Insomma quanto di più adatto per una musica capricciosa, visionaria e appassionata come quella di Prokof’ev, di cui la Kopatchinskaja ha interpretato il poco frequentato Concerto n. 2 per violino e orchestra. L’artista moldava, oltre alle scintillanti doti violinistiche, ha dato prova di cosa vuol dire (o può voler dire) essere artista oggi: un musicista capace di viaggiare a tutto tondo tra sto- ria, recente passato e attualità. Tra i due fuoriprogramma concessi a furor di entusiasmo anche un pezzo contemporaneo: in quest’ultimo, più che i piedi nudi della dama moldava, hanno colpito i versi e gli strilli a cui la solista era chiamata mentre tacciava le tessiture violinistiche: «gesti» arcaizzanti che – a prescindere da ogni altra considerazione – dicono della disperata ricerca di nessi e sintassi linguistiche della musica oggi. Eccellente, anche in questo caso, all’altezza della sua fama, la Chamber Orchestra of Europe, che Bbc definisce la miglior orchestra da camera del mondo. Certamente è un gruppo di strumentisti di primissimo piano, capaci di ruoli solistici, come nella Sinfonia n.10 del russo polacco Mieczyslaw Weinberg. Una Sinfonia non priva di bei momenti, ma un po’ disarticolata e segnata dall’inclusione di lessici e stili altri (Bartok, Šostakovic, per dirne due) più che originali. Il terzo ingrediente della serata, è stato lo svizzero Thierry Fischer, che ha diretto con gagliarda sobrietà, precisione e autorevolezza. Tanto in Weinberg, quanto in Prokof’ev, e – non ultimo – in una magnifica, struggente interpretazione della celebre Sinfonia «Praga» di Mozart. ©RIPRODUZIONE RISERVATA La violinista Patricia Kopatchinskaja al Festival pianistico FOTO ROSSETTI Mozart, Haydn e Clementi E stasera il russo Melnikov al fortepiano Dopo molta orchestra e sinfonismo, il Festival mette sotto i riflettori il«fuoco tematico», il repertorio per tastiera di Mozart, Haydn e Clementi. Questa sera al Donizetti (alle 21) tocca a uno dei migliori specialisti internazionali, il russo Alexander Melnikov al fortepiano. Sullo strumento inventato da Bartolomeo Cristofori a Firenze nel 1699 Melnikov offre un’occasione per vedere se davvero Clementi meriti una piena riconsiderazione del suo repertorio sonatistico. Diplomato al conservatorio di Mosca, Melnikov ha tra i suoi mentori Sviatoslav Richter, che lo ha invitato nei suoi festival in Russia e Francia. Ha vinto il Concorso Schumann a Zwickau (’89) e il Reine Elisabeth di Bruxelles (’91). Si muove tanto in ambito di prassi e strumenti storici quanto in ambito moderno, con partner come Isabelle Faust e Andreas Staier, con successo anche discografico. B. Z.