Le rotte delle auto rubate dirette verso l`Est e l`Africa
by user
Comments
Transcript
Le rotte delle auto rubate dirette verso l`Est e l`Africa
IL CAFFÈ 19 maggio 2013 ROSA E CACTUS OFFERTI DA Piazza Muraccio, Locarno Tel. 091 751 72 31 Fax 091 751 15 73 una rosa a... un cactus a... Daniele Finzi Pasca Vittorino Anastasia Un’altra prestigiosa regia affidata al coreografo ticinese. Stavolta a puntare sulla sua creatività è la storica “Fête des Vignerons”, un vero e proprio evento che si svolge solo ogni 25 anni. Per una volta, una consacrazione in patria. Pur di ostacolare l’ondata di padroncini in arrivo dall’Italia nel settore edile, per il direttore della sezione ticinese degli impresari costruttori (Ssic) “la scelta di fare qualcosa di non proprio corretto e legale è la più giusta”. 7 L’ATTUALITÀ Le rotte delle auto rubate dirette verso l’Est e l’Africa Ecco verità e retroscena sulle macchine sparite “A volte siamo riusciti a bloccare i ladri nei porti” Le marche e le principali destinazioni dei veicoli rubati in Europa Renault 8% { 61.6% 116 sono state ritrovate { Le auto rubate in Ticino nel 2011 { 132 72.5% sono state ritrovate Le auto rubate in Ticino nel 2012 75.8% sono state ritrovate Ford 3% Est Europa Volkswagen 35% Area balcanica Nord Africa Audi 12% Agenzia Fotogramma 98 Le auto rubate in Ticino nel 2010 Fiat 4% Mercedes 18% BMW 20% Dati: Jora Data giungere nei garage clandestini della provincia russa, oppure in Kazakistan, in Bielorussia, Ucraina, Pakistan e NordAfrica. “A noi capita spesso di ricevere segnalazioni su auto rubate racconta il capitano Christophe Cerinotti, coordinatore della parte svizzera del Centro di cooperazione di polizia e doganale di Chiasso -. Quando abbiamo fondati sospetti giriamo le informazioni alle forze dell’ordine nei porti di Genova e Ancona, dove i camion con le vetture rubate vengono imbarcati per l’Africa. Alcune volte siamo riusciti a bloccare in tempo questo traffico”. Ma non è facile, perché le rotte delle auto rubate, come hanno spiegato gli esperti del Frontex, mutano rapidamente. L’anno scorso, ad esempio, le “zone calde” erano quelle tra Polonia e Ucraina, mentre le auto di media cilindrata risultavano rubate soprattutto in Spagna, Italia e Francia. Il territorio svizzero, invece, nelle rotte internazionali delle macchine rubate, è spesso una tappa obbligata di passaggio verso il sud. Vetture sottratte in Svizzera, soprattutto modelli di lusso, sono finite nell’estremo sud dell’Algeria L’intervista Il commissario capo Michele Sussigan analizza la situazione cantonale del lavoro svolto da Frontex, il coordinamento tra le polizie europee che vigilano alle frontiere, sono riportate nel dettaglio le rotte dei furti compiute l’anno scorso. E così si scopre che ogni destinazione, ogni “zona di ricettazione”, ha le sue preferenze. C’è chi predilige le Bmw, chi le Mercedes e chi le Volkswagen. Ma è soprattutto la vettura di lusso quella più richiesta. Che una volta rubata finisce su un camion e viaggia, macinando chilometri su chilometri, sino a “Questo è un fenomeno variegato, nell’affrontarlo si rischia sempre la banalizzazione. Perché non ci sono soltanto i furti semplici, ma anche le truffe”. Il commissario capo Michele Sussigan, responsabile del commissariato di Locarno, è anche il coordinatore dell’attività di polizia che segue i furti di veicoli e lavora per migliorare tecniche investigative e metodologie. In Ticino il fenomeno è diffuso? “Direi di no. È piuttosto contenuto. Perché è vero che i furti di veicoli nella statistica cantonale risultano oltre mille, ma quelli di auto sono circa 132 casi”. Quasi uno ogni tre giorni. Non è tanto? MAURO SPIGNESI Quelle di lusso imboccano la strada dei Balcani. Quelle familiari fanno rotta verso sud, l’Africa soprattutto. Ma molte auto rubate da bande criminali internazionali arrivano anche in Spagna e Grecia. Oppure in Italia, come l’Aston Martin di un imprenditore di Zurigo ritrovata in un garage dell’Emilia Romagna, grazie alle indagini e alle banche dati consultate dagli agenti che lavorano al Centro di cooperazione di polizia di Chiasso. Sul rapporto d’attività, il bilancio Cambiano pure le tecniche, una volta rubate le macchine, per passare la dogana. Così, si cambiano pezzi, si modificano telai, si falsificano documenti con sistemi sempre più raffinati. Ultimamente, le bande dei Balcani occidentali si stanno specializzando sempre più verso modelli di standard medio alto. Che riescono a introdurre anche in Francia. In Turchia, invece, finiscono Porsche e Lamborghini, portate - come è stato scoperto non solo con gli autoarticolati, ma anche con singoli viaggi e autisti chiamati da lontano, da Iran, Egitto e persino Siria. Persone pagate a giornata e che si accollano anche il rischio nel caso in cui vengano fermati e arrestati. In questi casi, tuttavia, si tratta di macchine “ordinate”. Un sistema che era alla base anche L’ESPERTO Il commissario capo Michele Sussigan che si occupa dei furti d’auto Nel rapporto del Frontex, l’autorità che vigila alle frontiere, il quadro di un fenomeno allarmante “Qui in Ticino il problema sono le truffe” L’inchiesta “No, in questi dati, ecco perché il fenomeno è variegato, ci sono pure i furti d’uso, circa un centinaio. Cioè le auto rubate in Ticino, facciamo un esempio, e ritrovate altrove. O quelle rubate per compiere reati e poi abbandonate dai criminali”. Perché parlava anche di truffe? “Ci sono stati casi in cui una persona ha denunciato il furto per incassare l’assicurazione. O ha versato due o tre rate di leasing e poi, non riuscendo o non volendo più pagare, ha denunciato la scomparsa della macchina, magari cedendola a trafficanti per pochi soldi. E anche queste vicende entrano nella statistica”. del traffico scoperto un anno fa, dove una banda rubava in Svizzera soprattutto modelli 4X4 di Mercedes, Bmw, Golf e Audi e li portava in Algeria, passando per la Tunisia. È servito un anno e mezzo di indagini e appostamenti. “Se una macchina viene caricata su un camion che si imbarca per l’Africa il più delle volte puoi dirle addio”, aveva spiegato allora un funzionario dell’Interpol che aveva seguito le indagini giungendo sino a Metlili, a 690 a sud di Algeri. Molti ladri, poi, usano altri trucchi. Come la coppia di albanesi Avete mai trovato auto rubate altrove? “Accade. Ci siamo interessati ad auto rubate in Italia e poi ritrovate in Svizzera nuovamente immatricolate. Come pure auto rubate in Svizzera e segnalate nei paesi dell’Est o del nord Africa”. Perché si fanno più controlli? “Quando viene rubata una macchina scattano subito le segnalazioni e le informazioni confluiscono in diversi canali e nelle banche dati condivise da diverse polizie. È facile, dunque, durante un controllo scoprire se una macchina è rubata o meno. La tecnologia, in questo senso, aiuta parecchio le indagini”. m. sp. fermata nella provincia di Lecco tempo fa con diverse targhe svizzere pronte per essere montate nelle vetture rubate. Il numero di auto rubate è invece diminuito rispetto al passato (-4.182). E questo proprio grazie all’incrocio di informazioni e alla collaborazione sempre più stretta tra i diversi corpi di polizia, nonché alla banca dati dei veicoli rubati. Tutti strumenti in più per le indagini. [email protected] Q@maurospignesi I sospetti della banca di Zurigo sui conti del boss Un pentito svela come venivano riciclati i soldi della Camorra a Lugano A Zurigo avevano avuto più d’un sospetto. Tanto che con insistenza gli chiedevano notizie su quel suo cliente che era stato arrestato in Italia. E lui, Rocco Zullino, nato in Francia 50 anni fa, tergiversava, rassicurava, ma cominciava ad avere paura. E ne aveva parlato al telefono (intercettato) con il complice, l’imprenditore napoletano Edoardo Tartaglia, l’uomo che - secondo l’accusa - gli aveva fatto spedire a Lugano quei sette milioni e 200 mila euro da investire, arrivati dalla compravendita “gonfiata” di un terreno per costruire un centro commerciale. Perché quel cliente, che negli uffici della banca Hottinger di Zurigo non piaceva affatto, aveva un nome ingombrante: Nicola Imbriani, legato a Giuseppe Polverino, detto Peppe ‘o barone, boss della Camorra. Emerge anche questo particolare nell’atto di convalida dell’arresto di Zullino (che il Caffè ha potuto leggere), broker ed ex banchiere con uffici in uno storico ed elegante palazzo affacciato sul lungolago di Lugano. “All’indomani dell’arresto di Nicola Imbriani scrive il giudice italiano - che evidentemente figura nel portafoglio della Hottinger, storico istituto di credito elvetico, Rocco Zullino, che ha evidentemente sponsorizzato gli investimenti di Imbriani, è stato ufficialmente interpellato dal citato istituto che ha chiesto delucidazioni in merito alla notizia dell’arresto dell’imprenditore camorrista”. Zullino, interrogato a Milano per cinque ore di fila, s’è detto pronto a collaborare. E ha tenuto a specificare che non sapeva dell’origine mafiosa dei soldi vetiche. In una parte dei conti, individuati a Lugano e Zurigo, potrebbero essere transitati circa 40 milioni sui quali indaga ancora la Procura di Napoli. Soldi che investitori, soprattutto campani, hanno affidato a Tartaglia e che lui, a sua volta, ha girato a Zullino. Di queste somme, per i magistrati, si sarebbero perse le tracce. E già si preparano a interrogare come testi- Vertice tra magistrati italiani ed elvetici, dopo il fermo di un broker e di un uomo d’affari Tra le somme sotto sequestro potrebbero esserci 40 milioni di capitali di imprenditori privati che gli erano stati affidati. Tra le somme “nascoste” anche 10 milioni del ministero dell’Interno italiano (c’è un ex prefetto dei servizi segreti indagato). Qualcosa di più emergerà al vertice convocato nei prossimi giorni a Lugano tra il Ministero pubblico della Confederazione e i magistrati di Napoli, dopo l’indagine che si sta svolgendo in Ticino e che ha portato all’arresto di un uomo d’affari, ritenuto complice del broker, e al sequestro di documentazione, nonché di conti e somme di denaro in diverse banche el- moni le persone che hanno investito capitali in Ticino, dove giungevano anche altri soldi da riciclare. Ne ha parlato con i giudici Roberto Perrone, ex camorrista pentito, che sta svelando i segreti di un meccanismo che potrebbe aver visto protagonisti non solo Zullino e Tartaglia, ma anche altri professionisti sulla piazza finanziaria ticinese. E l’arresto avvenuto la settimana scorsa, e confermato dal giudice dei provvedimenti coercitivi, potrebbe proprio svelare quanto è accaduto sull’asse Napoli-Milano-Lugano. m. sp. ‘‘ I giudici L’istituto ha subito chiesto delucidazioni su quei soldi dopo la notizia dell’arresto