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Edificati nella Carità - parrocchia di santa galla
7 O° S A N T A G A L L A • N U M E R O S P E C I A L E Edificati nella Carità Antica chiesa: incisione di M. Vasi, 1765 LA CHIESA ANTICA Lo scomparso edificio di S. Galla prospettava lungo via Bocca della Verità, laddove negli anni ’30 fu eretto il palazzo dell’Anagrafe. In lunghi porticati ai margini della via si aprivano strutture commerciali ed è in quest’area che la tradizione pone la dimora della nobile Galla: qui papa Gregorio Magno avrebbe istituito la chiesa di S. Maria in Portico, di cui risulta la consacrazione nel 1073 (Gregorio VII). Frequentatissima dai romani per la venerazione dell’immagine miracolosa della Madonna, la chiesa a metà del XVII sec. era fatiscente, tanto che nel 1667 Alessandro VII decise di trasferire l’immagine nella vicina chiesa di S. Maria in Campitelli, appositamente edificata. Nel 1683 la chiesa veniva quindi demolita e poi ricostruita ormai con la denominazione di Santa Galla. La nuova chiesa si estendeva in due ali simmetriche che ospitavano l’ Ospizio, ma nel 1935, nell’ambito degli “sventramenti” previsti dal Piano Regolatore, entrambi furono demoliti. LA CHIESA NUOVA La parrocchia è stata eretta il 13 dicembre 1940 con decreto del Cardinale Vicario Francesco Marchetti Selvaggiani “Templum in honorem” ed affidata al clero diocesano di Roma. Il riconoscimento agli effetti civili è stato decretato il 7 dicembre 1941. Il complesso edilizio, di proprietà della Pont. Opera per la Preservazione della Fede e la provvista di nuove Chiese in Roma, è stato progettato da Tullio Rossi. Il titolo di S. Galla è stato imposto per vivificare la memoria della santa, figlia di Quinto Aurelio Memmio Simmaco “princeps senatus” ucciso da Teodorico nel 526, sorella di Rusticana moglie di Severino Boezio e di cui S. Gregorio Magno parla nel quarto libro dei “Dialoghi” (cap. 14). L’antica Chiesa di S. Maria in Portico, che sarebbe stata costruita da S. Galla nel suo palazzo per esporvi alla venerazione un’immagine della Madonna fu detta S. Galla quando l’immagine fu trasferita il 14 gennaio 1662 nella chiesa di S. Maria in Campitelli chiamata per questo motivo S. Maria in Portico in Campitelli. La chiesa e il complesso parrocchiale in fase di costruzione La chiesa e il complesso parrocchiale a costruzione ultimata S O M M A R I O Edificati nella Carità Frammenti della nostra storia 3 4 Interno della chiesa Spazi di fraternità 26 29 Edificati nella Carità Come la storia delle comunità cristiane degl’inizi, anche la nostra storia è punteggiata da tanti nomi e tanti volti di persone che hanno piantato, irrigato, e fatto crescere, nell’unione di fede, di amore e di speranza con il Signore crocifisso e risorto. Lui è la Carità su cui veniamo edificati. Coloro che gli somigliano nella santità, anzitutto Santa Galla con la sua testimonianza semplice e luminosa, vengono posti dalla provvidenza come pietre fondamentali, vicine alla pietra angolare che è Gesù, perché tutto l’edificio spirituale della comunità cristiana sia ben fondato, armonico e accogliente. Si, siamo chiamati ad essere pietre vive che, per l’azione plasmante dello Spirito Santo, assumono la stessa forma della pietra angolare, la forma di Colui che ha donato la vita nella libertà e per amore a coloro che gli toglievano la vita stessa. A questo significato fa riferimento la simbologia della pietra angolare. Questa meraviglia della nostra salvezza e della nostra santità si compie tutta nella Misericordia che ci ha redenti. Le pietre vive, diverse le une dalle altre, possono stare vicine e combaciare nello stesso edificio spirituale, solo perché tutte amate e perdonate e quindi capaci del perdono vicendevole. L’icona di Santa Galla che sarà benedetta ed esposta per la preghiera, durante la visita del Cardinal Vicario Agostino Vallini, sabato 11 dicembre prossimo, presenta in un cartiglio questo versetto della Prima lettera di Pietro: “Dopo aver santificato le vostre anime con l’obbedienza alla verità, per amarvi sinceramente come fratelli, amatevi intensamente, di vero cuore, gli uni gli altri, essendo stati rigenerati non da un seme corruttibile, ma immortale, cioè dalla parola di Dio viva ed eterna” (1Pt 1,22-23). Raccogliendo i pensieri e i sentimenti di tutti coloro che hanno edificato nella carità la nostra comunità, vogliamo chiedere al Signore il dono di una comunione di amore e di una missione generosa per il tempo che verrà. don Concetto I parroci di questi 70 anni della nostra storia PARROCO INIZIO DEL MINISTERO don Teocle Bianchi don Mario Assogna don Fausto Marini don Vincenzo Di Giorgi don Franco Amatori don Concetto Occhipinti Dicembre 1940 23 dicembre 1950 28 giugno 1953 27 febbraio 1957 1 settembre 1984 1 luglio 2005 3 L’Editoriale I l 13 dicembre 1940 è la data di nascita della nostra comunità parrocchiale. Il giorno dopo, 1l 14 dicembre, veniva inaugurata solennemente la nuova chiesa. Cominciava così una pagina nuova della storia e della spiritualità, tutta romana, di Santa Galla. La memoria del suo gesto di carità, che aveva già attraversato quattordici secoli ed era custodita come un gioiello prezioso nella piccola chiesa a lei dedicata alle pendici del Campidoglio, ora veniva affidata ad uno scrigno più prestigioso e imponente, il complesso parrocchiale costruito tra la Garbatella e la stazione Ostiense. Tutti ben conosciamo come furono dolorose le doglie del parto per questa nuova nascita. Siamo nati infatti in un tempo di ansia e di angoscia per i frastuoni e le lacerazioni belliche. Nei “Frammenti della nostra storia”, che costituiscono la parte più cospicua di questo numero speciale del Granellino, diversi amici, che hanno vissuto quel tempo degl’inizi, ci aiuteranno a ricordarlo con immagini vive e suggestive. Quando la nuova nascita è avvenuta, la gioia è così grande che i dolori del parto si dimenticano. Si, anche nella piccola storia della nostra comunità, abbiamo potuto sperimentare come tutto ciò che è vissuto nel Signore fa Pasqua con Lui, passa dalla morte alla vita. Il dono spirituale della Carità che era stato collocato nella nuova chiesa, subito drammaticamente chiusa per i bombardamenti, sarebbe stato ben più forte del dolore e della morte. Leggendo questa nostra storia, abbiamo attinto alla parola di Dio per formulare il titolo e il tema di fondo che ci accompagnerà in questi giorni di memoria e di festa, dal 5 al 12 dicembre prossimi: Edificati nella Carità. Il rendimento di grazie per il dono della nostra chiesa parrocchiale ci apre subito alla gratitudine per il dono delle pietre vive che hanno edificato l’edificio spirituale del Corpo di Gesù, nel cammino di santità della nostra comunità parrocchiale. Con queste immagini San Paolo si rivolgeva alla comunità di Corinto: “Io ho piantato, Apollo ha irrigato, ma è Dio che ha fatto crescere. Ora né chi pianta, né chi irriga è qualche cosa, ma Dio che fa crescere. Non c’è differenza tra chi pianta e chi irriga, ma ciascuno riceverà la sua mercede secondo il proprio lavoro. Siamo infatti collaboratori di Dio, e voi siete il campo di Dio, l’edificio di Dio. Secondo la grazia di Dio che mi è stata data, come un sapiente architetto io ho posto il fondamento; un altro poi vi costruisce sopra. Ma ciascuno stia attento come costruisce. Infatti nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesù Cristo” (1Cor 3,6-11). 7 O° S A N T A G A L L A • E D I F I C A T I N E L L A C A R I T À Frammenti della nostra storia Frammenti della nostra storia 4 “DON BATTÌ CE METTI LA PASSATA” on Giovanni Battista Proja, vice parroco di Santa Galla dal 1942, visse il suo apostolato in questa parrocchia in un’epoca molto difficile. Santa Galla era costituita da due nuclei. Uno era la Chiesa l’altro di fronte alla facciata della Chiesa era costituito dai cosiddetti “alberghi di massa” suddiviso in quattro LOTTI. Gli alberghi di massa, vennero costruiti quando Mussolini sventrò il centro di Roma da Piazza Venezia al Colosseo dove prima dello sventramento vi erano molte casupole, il centro storico nella famosa via dei Cerchi anch’essa era costituita da casupole, così come la zona dell’anagrafe e del Campidoglio, tutte queste zone erano sovraffollate di popolazione. Per Mussolini ed il fascismo queste costruzioni vennero considerate un vanto architettonico, tanto che venivano ad ammirarne le strutture dall’estero, ma per le famiglie non era stato così semplice, poiché trapiantate dall’oggi al domani da una vera casa ad un albergo, non certo a cinque stelle. Quando Mons. Proja “l’allora Don Battì” così lo chiamavano i parrocchiani, giunse in questa parrocchia il LOTTO 41 e 42 vennero trasformati in appartamenti e solo il lotto 43 era ancora un albergo di massa. Nell’anno 1942 ricorda che il lavoro scarseggiava ed i parrocchiani vivevano di espedienti, regnava una povertà spaventosa, racconta che in queste cucine comuni del lotto 43 si faticava talmente tanto a trovare una carota ed una patata per fare una minestra che le mamme legavano il bambino D L’interno della chiesa appena ultimata più piccolo alla pentola con una corda che partiva dalla pentola per arrivare al collo del piccolo per paura che qualcuno rubasse quella povera brodaglia. Si moriva di fame ma andavano tutti in chiesa se non altro per chiedere un aiuto economico. “Io” ci ha detto don Battista “ho vissuto in quel periodo a Santa Galla questo dramma della povertà e dei poveri che venivano continuamente a chiedere aiuti, ma anche noi eravamo poverissimi perché come potete immaginare non potevamo certo contare sulle elmosine che tutti chiedevano e nessuno poteva fare”. Riuscivano ad aiutare i poveri con quei pochi sostegni che arrivavano alla parrocchia per esempio dalle dame di carità o dal vaticano, ma spesso i viveri erano quasi sempre malandati ed i soldi scarsissimi. Non potevano dare più di 2-4 soldi a persona (l’equivalente di 10 – 20 centesimi) che erano appena sufficienti per un caffè ed un biscottino. Ricorda che tutte le mattine in quel periodo arrivava una vecchietta di oltre 80 anni che lo cercava chiamandolo “dov’è il mio bel moretto” ed i ragazzi dell’oratorio lo cercavano dicendogli “a Don Battì c’è una che dice dov’è il mio bel moretto” così lui tutte le mattine cercava di dargli questi 4 soldi per il caffè che a lei erano sufficienti per non avere fame tutta la mattina. Ricorda anche che intorno al quartiere vi erano una quindicina di famiglie ebree che pur vivendo di stenti non andavano mai a chiedere l’elemosina fatta eccezione per un ragazzo di circa 27 anni molto malandato con la TBC che con il volto molto triste e provato andava a chiedere aiuto, ed ogni volta pur ricevendo molto poco non chiedeva mai più di quello che gli si dava. La cosa divertente invece era vedere i bambini ebrei figli di queste famiglie che andavano all’oratorio a giocare con i loro amichetti cristiani, così il pomeriggio si dava a tutti la merenda e poi tutti insieme andavano anche loro a messa. Un pomeriggio si diffuse la notizia che ci sarebbe stato un rastrellamento degli ebrei da parte delle SS, così tutte le famiglie ebree del quartiere non potendo scappare andarono a rifugiarsi in Chiesa, dove Don Battista insieme al parroco li fecero mettere tutti nella navata di destra di fronte alla statua della Madonna, nel frattempo si svolgeva regolarmente una funzione, così quando due soldati delle SS entrarono in Chiesa guardandosi attentamente intorno non notarono nulla di sospetto così se ne andarono. Allora piano piano con il calare della sera le famiglie rifugiate se ne andarono 7 O° S A N T A G A L L A • E D I F I C A T I N E L L A C A R I T À Processione eucaristica per l’inaugurazione della chiesa presieduta da S.E. Mons F. Pascucci un po’ per volta per non dare nell’occhio, poi riuscirono a trovarsi altri rifugi. Solo un vecchio di 75 anni e la figlia di 45 non sapevano proprio dove andare e chiesero quindi asilo alla parrocchia che decise di accoglierli nel seminterrato; una costruzione alla stazione ostiense era un comando dei tedeschi quindi bisognava stare attenti perché da lì vedevano le finestre della Chiesa. Nel seminterrato in quella occasione si impiantò una piccola cucina rudimentale, ci si misero due letti ed il bagno poteva essere usato soltanto di sera perché di giorno serviva per i ragazzi dell’oratorio. Tutto ciò durò fino al 7 marzo 1944. Un aneddoto importante fu che il vecchietto che era stato ospitato chiese al di allora parroco Teocle Bianchi di essere battezzato, ma don Teocle non approfittò di quel momento di debolezza e gli disse che se avesse voluto l’avrebbe potuto fare quando le acque si sarebbero calmate, così avrebbe avuto un po’ di tempo in più per rifletterci. A quell’epoca Pio XII aveva dato delle direttive verbali, che per questioni di sicurezza non erano state messe per iscritto, e cioè di accogliere quanti ebrei fosse stato possibile. Un altro servizio che all’epoca offrivano le parrocchie e che anche Santa Galla faceva era quello di dare il benestare per le domande di sussidi. Queste domande venivano presentate da parte dei bisognosi al Papa, al Ministero degli interni, al Sindaco, alla Casa Reale alla regina madre attraverso l’autorizzazione delle parrocchie che in dialetto veniva chiamata “la passata”; i parrocchiani dice- Un momento della benedizione della nuova chiesa Frammenti della nostra storia 5 7 O° S A N T A G A L L A • E D I F I C A T I N E L L A C A R I T À Frammenti della nostra storia 6 vano “Don Battì ce metti la passata”. Ad un certo punto cominciarono a fare richieste di sussidi anche alla Sig.ra “CLARA PETACCI” ben nota compagna di Mussolini, perché evidentemente ne concedeva; ad un certo punto però arrivò dal Vicariato l’ordine di non apporre “la passata” per le richieste fatte alla Sig.ra Petacci, e fu un bel problema rifiutare la passata ai parrocchiani che proprio non capivano il motivo di questi rifiuti. L’ORATORIO L’oratorio era soprattutto domenicale ed era strapieno di ragazzi, era situato sotto la chiesa dove sono l’attuale cucina e sale per il catechismo, quando era inverno si riunivano all’interno e d’estate anche nel giardino, all’epoca non erano state fatte ancora bonifiche dei terreni pertanto il giardino diventava un vero acquitrino che addirittura allagava i locali antistanti. Durante la settimana l’oratorio si riduceva ad un esiguo gruppetto di una ventina di persone. Il catechismo (non di comunione e cresima) si svolgeva la domenica alle 14.30 e vi erano 7 classi tenute da 5 ragazze e due suore (“cappellone”). Le suore avevano un appartamento al LOTTO 41 dove avevano impiantato una specie di ambulatorio per aiutare le persone (ricorda i nomi di alcune Suor Luisa, Suor Giuseppina, Suor Vincenza che ricorda per la loro profonda umanità e dedizione al prossimo). Il catechismo per la comu- Celebrazione delle Prime Comunioni durante gli anni ’50 nione e la cresima si svolgeva nel periodo della Quaresima fino a Pasqua tutti i pomeriggi, compreso il sabato. I BOMBARDAMENTI In tempo di guerra al primo imbrunire suonavano le sirene per l’oscuramento bisognava chiudere finestre e persiane perché non doveva filtrare neppure un po’ di luce. L’incarico di vigilare affinché fosse rispettato tale ordine spettava all’UNPA (Unione nazionale protezione antiaerea) formata di solito da ex combattenti della guerra del 191518, erano tutti vecchietti e li chiamavano l’allegra brigata. Pertanto anche le parrocchie chiudevano all’imbrunire prima dell’oscuramento perché poi oltre a tenere porte e finestre chiuse non si poteva circolare perché c’era il coprifuoco. Don Battista ricorda di essere stato fuori nonostante tutto solo due volte durante il coprifuoco per le visite agli ammalati. Pensate che addirittura la funzione della notte di Natale si svolgeva alle 4 del pomeriggio perché poi ognuno fuggiva a casa propria a causa dell’oscuramento, persino la lampada del Santissimo veniva spenta per paura che si vedesse qualche bagliore da fuori. Due o tre giorni dopo l’armistizio gli abitanti di questi alberghi di massa vennero a sapere che era arrivato alla stazione ostiense un treno di vivande, andarono in massa a saccheggiarlo, si portarono a casa zucchero, farina, lardo ed altro, i tedeschi rimasero a guardare non si sa bene perché per alcuni giorni, poi il 12 settembre quando il saccheggio continuava si gettarono su di loro e ci 7 O° S A N T A G A L L A • E D I F I C A T I N E L L A C A R I T À mentre don Battista ne era contento; insomma alla fine riuscirono a trasportarcela con una carriola. Aggiunsero poi un piccolo armonium ed una piccola scrivania. Il 7 marzo 1944. Gli americani bombardarono nuovamente la Garbatella, verso le 10 di mattina suonò la sirena e tutti andarono nei sotterranei che non erano di cemento armato completamente, però almeno i pilastri si. Proja con i parrocchiani che erano lì in quel momento si trasferì nei sotterranei del lotto 42, mentre il parroco con altri parrocchiani nel lotto 41. Piovvero bombe da tutte le parti, lui aveva dato a tutti gli adulti l’assoluzione e faceva recitare il rosario quando ad un certo punto verso le 11,00 si vide un grande bagliore, le pareti si muovevano visibilmente ed in particolare ad un certo punto la parete che avevano di fronte camminava come se avesse i piedi, lì pensò che sarebbero tutti morti, la parete gli cadde addosso rimasero tutti sotto le macerie, ma fortunatamente la struttura in cemento armato aveva tenuto per cui riuscirono ad uscire da lì sotto. Don Battista era ricoperto dai calcinacci che aveva persino in bocca, una spalla sotto una trave ed un piede che riuscì a liberare soltanto lasciando la scarpa sotto le macerie, uscì di lì con la tonaca tutta strappata ed una sola scarpa tanto che una signora le diede la sua, così si trovò con una scarpa da uomo ed una da donna. Erano riuscitì a tornare in superficie grazie ad una scala che non era crollata, e grazie anche all’aiuto dei sacerdoti della parrocchia di San Francesco Saverio che aiutarono a spalare le macerie; uno di questi si era messo un elmetto facendo ridere tutti perché ormai dopo il crollo sembrava inutile, nel lotto 41 dove era il parroco ci fu qualche morto. Dopo questo evento ci fu molto da fare anche per ricongiungere le famiglie, arrivarono addirittura dei giornalisti che giudicarono eroici i sacerdoti che avevano aiutato la popolazione; fu loro promessa la medaglia d’argento al valore che non arrivò mai, solo dopo 30 anni venne loro consegnata una medaglia di bronzo (perché quella d’argento prevedeva una sorta di mensile). Monsignor Proja la sera del 7 marzo 1944 venne chiamato dal Vicariato per dargli un posto per dormire in Seminario, finalmente non gli sembrava vero di dormire in un letto tranquillo. Dall’8 marzo 1944 il Santo Padre cominciò a mandare alla parrocchia pane, soldi spicci, e minestra calda per farli distribuire ai sinistrati di Garbatella e ciò avvenne ogni sera per 4/5 mesi ad opera della parrocchia. Poiché la chiesa e i locali avevano subito molti danni dai bombardamenti, i sacerdoti non risiedevano più lì, e di lì a poco la parrocchia venne chiusa e riaperta nel 1950. Lui divenne poi viceparroco della Chiesa di San Francesco Saverio nell’ottobre 1944 fino al 1948. Attualmente continua a risiedere presso la canonica della Basilica di San Giovanni in Laterano e su questi episodi ha scritto un libro dove si trovano in dettaglio gli avvenimenti sopra descritti. Mons Giovanni Battista Proja (Intervista a cura di Cinzia B.) 7 Frammenti della nostra storia furono morti e feriti tra questi venne colpita gravemente una ragazza di 18 anni della parrocchia “Zedde Jole” la quale fu trasportata velocemente in parrocchia dove il Parroco fece appena in tempo a darle l’estrema Unzione. Il 15 febbraio 1944 alla Garbatella si vivevano ore tragiche, vi fu un bombardamento sulla stazione ostiense (perché lì vi era un comando dei tedeschi), che colpì la chiesa di Santa Galla frantumando tutti i vetri. Monsignor Proja in quel momento si trovava a pregare in chiesa, fortunatamente un momento prima dello scoppio dei vetri sentì come dei rumori, scappò in sacrestia e si riparò dietro un muro, due secondi di ritardo sarebbero stati fatali, si salvò per miracolo. Il 3 marzo 1944, nuovo bombardamento nei pressi della stazione ostiense ed in quella occasione non fu colpita nè la parrocchia nè i palazzi, anche se in ogni caso qualche danno lo subì nuovamente. La chiesa non era più agibile, quindi decisero insieme al parroco di rimettere in funzione una cappellina che si trovava nel lotto 42 e che ora non esiste più. Una suora si era sognata che la Madonna chiedesse di spostare la statua della Madonna della Parrocchia di Santa Galla nella cappellina, il parroco non era molto d’accordo, 7 O° S A N T A G A L L A • E D I F I C A T I N E L L A C A R I T À Frammenti della nostra storia 8 NATI DURANTE LA GUERRA Io ho vissuto tutta la storia di Santa Galla, dalle lontane origini ad oggi essendo nata nel 1939 e proprio nel palazzo rosso prospiciente la chiesa. Avendo ormai un’età “avanzata” comincio a perdere la memoria ma i ricordi più vivi e netti sono quelli del tempo di guerra. Quando il nostro quartiere era molto diverso; tutto prati e pochi palazzi; non c’era la Circonvallazione Ostiense ma solo il Palazzo Rosso e Santa Galla che, ahimè, fu bombardata! Quante bombe, quanti morti! Ho vivo il ricordo del giorno del bombardamento della stazione Ostiense. La mia famiglia, che era sempre la prima a sentire il suono delle sirene dell’allarme e correva al rifugio, quel giorno era tutta in casa. Rivedo ancora la scena apocalittica che si presentò all’uscita, ossia non si vedeva niente, solo calcinacci e distruzione. Santa Galla fu colpita dalle bombe. L’edificio che avrebbe dovuto ospitare gli an- ziani era perduto, così pure la chiesa fu inagibile per molti anni. Noi tutti andavamo a messa a San Francesco Saverio dove ho fatto la I^ Comunione e la Cresima. Di quei tristi giorni, malgrado la mia giovane età di allora, rivedo ancora il primo parroco di Santa Galla, Don Teocle Bianchi con il suo vice Parroco Don Battista Proja, che si aggiravano per le strade per dare sollievo agli scampati dalle bombe. Le loro tonache erano bianche della polvere dei calcinacci e rosse del sangue dei feriti. Sono tanti i ricordi che mi si presentano alla mente. Nel cortile del palazzo Rosso c’era una cappellina che serviva, in quel momento, da rifugio per mio padre e altri giovani in fuga dai tedeschi. Ernesta Il 7 marzo del 1943 la mia vicina di casa si è sposata nella nuova chiesa, durante la cerimonia celebrata dal parroco Don Bianchi, sono iniziati i 28 Prime Comunioni con don Teocle Bianchi primo parroco di santa Galla bombardamenti. Ci fu un generale fuggi, fuggi. Era il primo matrimonio celebrato a Santa Galla. Nel bombardamento sono rimasta con tutta la famiglia e i vicini sepolti dalle macerie; siamo stati salvati dai sacerdoti accorsi in nostro aiuto, ricordo don Teocle, avevo 13 anni. Fu bombardato il lotto 41, detto Albergo Bianco, ove c’era la maternità. Ricordo, come fosse oggi, il salvataggio di tante partorienti e neonati effettuato dal signor Giulio Ravioli, rimasto ucciso nel tentativo di salvare altra gente. Io e mio marito siamo stati, con l’aiuto di altre persone, promotori dell’apertura dell’oratorio; c’era allora Don Vincenzo. Il mercoledì l’oratorio era chiuso e noi donne lo pulivamo; il direttore dell’oratorio all’epoca era Giuseppe Mirra. Nella M. Le funzioni liturgiche, durante la guerra e i bombardamenti, furono spostate nella chiesa di San Francesco Saverio. La chiesa di Santa Galla, che aveva subito molti danni, venne restaurata nel dopoguerra. Vi era in quel tempo don Bianchi, il primo parroco. Intorno alla chiesa c’erano tanti spazi vuoti e la gente, che aveva fame, creò “gli orti di guerra”. Nel 1948-1950 conobbi don Vincenzo, un sacerdote rigido ma anche molto disponibile nel bisogno; egli formò il gruppo delle ragazze di Azione Cattolica. I rapporti tra le famiglie nei nostri condomini erano molto buoni. Oggi spesso c’è un rapporto formale e distaccato mentre allora le famiglie erano molto unite, si aiutavano a vicenda; si facevano feste da ballo, ogni volta in un appartamento diverso, e nella miseria della guerra finita, si aveva voglia di vivere e divertirsi. Ada B. 7 O° S A N T A G A L L A • E D I F I C A T I N E L L A C A R I T À Foto di gruppo dell’Azione Cattolica con don Fausto terzo parroco di santa Galla (anni ’50) Ricordo quando venne aperta Santa Galla, unico edificio sulla Circonvallazione Ostiense insieme alla casa colonica che si trovava ove ora c’è la costruzione dell’Enasarco. A Santa Galla, nel 1941, sposò mio fratello Alfredo che raggiunse la chiesa a piedi, insieme alla sposa e tutto il corteo, come si usava allora. Ricordo il Reverendo Don battista Proja che, con il vice parroco, andava a cercare nelle macerie del bombardamento del 1943, i sopravvissuti. Mons. Proia comprò le scarpe a un bambino che doveva fare la Prima Comunione perché non aveva i soldi per comprarsele. Le suore che reggevano la colonia erano le Vincenziane e ci preparavano per la Prima Comunione; proseguì la nostra preparazione Suor Luisa, dell’ordine delle Cappellone così chiamate per il grande cappello che portavano, che stava nell’alloggio suore del lotto 41, dove c’era la maternità e anche l’infermeria. Il parroco, don Teocle Bianchi, quando vide che eravamo pronti a ricevere la Prima Comunione, ci allestì l’altare maggiore, per la cerimonia come fossimo due sposi. Sarà stato il 1943 o il 1944. Poi avvenne la Consacrazione del palazzo dove abitavamo, tutte le sere si diceva il Santo Rosario per gli ammalati e per quanti avevano bisogno di Preghiere; il tutto si svolgeva sotto la tutela di Maria Sannitè, donna e famiglia di tutto rispetto. Luigi S. Nel 1940 intorno a Santa Galla c’erano gli orti di guerra, ci si arrangiava a mangiare ciò che essi producevano. Le strade non erano asfaltate, la luce non c’era. In questa situazione la chiesa era un punto di riferimento; si andava con il capo coperto e si pregava ardentemente Santa Galla, la Santa dei poveri, per farsi proteggere dalla fame e dai bombardamenti. C’erano le marane, laghetti di acqua, e dalle case degli alberghi rossi i ragazzi andavano a fare il bagno; i carabinieri a cavallo prendevano tutti i vestiti affinché non ci andassero più. I ragazzi correvano per riavere i vestiti e non prendere le “botte” dai genitori. Liliana C. Frammenti della nostra storia 9 7 O° S A N T A G A L L A • E D I F I C A T I N E L L A C A R I T À Frammenti della nostra storia 10 100 ANNI ALLA GARBATELLA Sono nato ad Andria il 22 settembre del 1910 e sono venuto a Roma, alla Garbatella, nel 1928. Ho fatto la guerra sul fronte Greco Albanese come Caporale della 104^ Compagnia Marconisti, ho visto cadere quasi tutti i miei compagni e sono riuscito a vivere senza morire di fame; più volte ho invocato l’aiuto di Gesù. Fui catturato a Missolungi (Grecia) e deportato in Germania nei campi di concentramento di Meppen; finita la guerra e gli orrori della prigionia tornai a Roma. Mi avvicinai alla comunità di San Filippo e Santa Galla insieme a mia moglie, Nunzia Di Schiena, e ai miei figli. La Circonvallazione Ostiense era molto diversa da come è ora; intorno alla chiesa c’era tutta campagna, le pecore e le mucche pascolavano, c’era la marana dove facevamo il bagno; il parroco era allora don Bianchi che aveva creato una grande fratellanza che, ancora oggi, non posso dimenticare. Poi è arrivato il parroco don Vincenzo Di Giorgi, che ricordo con grande affetto e poi è arrivato don Franco Amatori che ha rinnovato sia materialmente che spiritualmente la Chiesa. Insieme a don Franco c’era un mio caro amico Tonino Setta, diacono di Santa Galla; con Tonino facevamo lunghe chiacchierate e profonde riflessioni, era per me un punto di riferimento. Conservo ancora gli scritti toccanti di Tonino Setta, specialmente quelli del suo 20° anniversario di Diaconato, egli per me è ancora presente e mi rivolgo spesso a lui. Io e mia moglie abbiamo avuto due figli, Giovanni e Anna e quattro nipoti e per questo ringrazio sempre il Signore. Ho festeggiato i miei 100 anni, che ho vissuto tra gioie e dolori, con la comunità di Santa Galla al pranzo del venerdì; frequento anche la comunità di Sant’Egidio dove posso contare su delle splendide persone che mi vengono a prendere per portarmi a Messa. Ho avuto l’onore di ricevere per i miei 100 anni gli auguri e una medaglia dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Agostino P. (intervista a cura di Concetta F.) Parlare del nostro quartiere e della nostra Chiesa, che compie 70 anni, non è facile. A quei tempi ero molto giovane e ricordo solo alcune cose. Intorno alle nostre case c’era tutta campagna e collinette di terra; le strade non erano come oggi, ma viottoli da percorrere a piedi o in bicicletta. Il ricordo della bicicletta poi è molto presente perché un giorno di allora, camminando, vidi un uomo in bicicletta; era il periodo della guerra ( II^ guerra mondiale) e soldati armati giravano soprattutto nei pressi della stazione Ostiense che fu poi bombardata. L’uomo fu mitragliato proprio nei pressi della chiesa di Santa Galla, poco lontano da me, e subito vidi un sacerdote uscire dalla chiesa per soccorrere l’uomo e dargli la benedizione. Anche la chiesa, in seguito, subì il bombardamento, essendo vicina alla stazione Ostiense, e la parte più colpita fu proprio quella dell’ospizio in costruzione che doveva ospitare persone anziane. Assunta Gruppo di chierichetti davanti all’ingresso principale dell’Ospizio di santa Galla (1951) 7 O° S A N T A G A L L A • E D I F I C A T I N E L L A C A R I T À 11 Celebrazione di un matrimonio nei primi anni ’60. Da notare la collocazione della tela dietro l’altare maggiore. testa cinta da una vistosa Kefia, secondo la novità epocale di allora, guidava con gli altri animatori i diversi tornei delle entusiaste mascherine. Bellissima era ogni anno la festa della Prima Comunione. I bambini erano accolti tutti insieme in una domenica di maggio o in due domeniche consecutive se erano molti. Lungo tutta la navata centrale della chiesa i banchi erano disposti vis-a-vis in prima fila, da una parte i bambini rivestiti con la tunica di San Tarcisio e dall’altra, di fronte, le bambine con un saio bianco fermato da un cordiglio; in seconda fila le mamme, ciascuna dietro alla propria creatura, e poi i papà. Non c’era né confusione, né affollamento, né disagio perché la presenza dei fedeli era regolata da delle immaginette distribuite in precedenza ai soli famigliari che andavano esibite all’ingresso della chiesa. Per tutti le messe si celebravano, secondo il solito orario festivo, nei locali sottostanti la chiesa. Il quartiere intorno alla Circonvallazione, ornata da una doppia fila di platani chiomanti, si ingrandì presto notevolmente e oggi in tutt’uno con la Garbatella può vantarsi del titolo di rione decretatogli dal Comune. E si è dissolto per sempre quell’intenso odore di Macedonia che usciva costantemente dalla ciminiera della manifattura dei tabacchi. Ada C. Frammenti della nostra storia GLI ANNI SESSANTA Sono diventata parrocchiana di Santa Galla nell’ottobre del 1956. Ho anche visto l’ultima ala dell’ospizio diroccato, prospiciente la Circonvallazione e l’ingresso sulla via di S. Galla sormontato da una vistosa architrave. La chiesa era isolata e il tracciato sulla Circonvallazione occupato da baracche abusive di girovaghi e da gruppi di capanne di pastori. Faticosamente, camminando sullo sterrato, si raggiungeva l’arteria della Cristoforo Colombo, che non era fornita di semafori. All’incrocio ci aspettava un vigile urbano dalla caratteristica figura alta e massiccia, che avanzando in mezzo al traffico con le mani alzate fornite di bianchi guantoni, frenava l’onda delle macchine e ci portava in salvo. Per me era il nostro San Cristoforo. In quell’autunno il parroco don Mario Assogna era stato trasferito alla parrocchia di S. Lucia alla Circonvallazione Clodia per succedere al parroco don Ettore Turnial, consacrato vescovo ed eletto vice reggente di Roma. Don Ettore è stato per me un importante punto di riferimento per la formazione all’apostolato di ambiente, sul movimento di Rinascita Cristiana, e gliene sarò sempre eternamente grata. A Santa Galla il nuovo parroco fu don Vincenzo Di Giorgi, accompagnato da due fratelli, dei quali uno sacerdote, e da una sorella. Veniva da quella estrema periferia di Roma detta il Quarticciolo, tristemente nota per il famoso “gobbo”, malfattore criminale che riempiva la cronaca cittadina delle sue gesta efferate. La devozione al Sacro Cuore, già tanto diffusa da don Mario anche nella particolare forma della consacrazione alle singole famiglie, fu incessantemente raccomandata da don Vincenzo. Si incrementarono le iscrizioni all’Apostolato della Preghiera, specialmente tra gli anziani; ricordo sempre con simpatia la relatrice, signora Lamonara, che personalmente ogni mese veniva a trovare la mia mamma per portarle il foglietto con le “intenzioni” indicate. Cura particolare di don Vincenzo furono i bambini e poi gli adolescenti. La domenica c’era la “Messa dei bambini”, il catechismo e l’oratorio, aperto tutto l’anno, dove erano impegnati buoni catechisti e animatori. Ricordo vivissimo dei nostri odierni quarantenni sono certamente quelle infuocate partite di pallone nel cortile della parrocchia, e il frequente urlo di disperazione quando il pallone finiva al di là del muro di cinta, da “Crisciotti”… O anche e di più, le colorate animatissime feste di carnevale, quando il giovane Marco Frisina con la 7 O° S A N T A G A L L A • E D I F I C A T I N E L L A C A R I T À Frammenti della nostra storia 12 VISITA PASTORALE DEL SERVO DI DIO PAOLO VI, 13 MARZO 1966 Dalla sua omelia, tenuta durante la Celebrazione eucaristica. ACCOGLIERE COMPLETAMENTE GESÙ NELLA VITA E NEL CUORE Volendoci allora limitare soltanto all’aspetto storico dell’uomo-Dio, potremo ridurre la stessa domanda: conoscete il Vangelo? Possiamo forse noi ignorare la manifestazione di Gesù, le sue parole, i desideri, i sentimenti, il magistero? Orbene, quando il sacerdote parla, nei giorni festivi, altro non fa se non ricordare e spiegare l’insegnamento di Gesù. Se ciascun fedele riportasse, da quella fertile ricchezza e abbondanza di fiori e di frutti, una sola espressione, un pensiero dominante per assimilarlo, studiarlo, viverlo nella esistenza quotidiana, avrebbe già acquisito un dono inestimabile di progresso e di perfezione, con piena capacità di encomiabili imprese. Doverosa, logica, improrogabile è la raccomandazione del Papa visitando i suoi fedeli ed annunciando Cristo in mezzo a loro: Ascoltate la parola divina, mettetela nel cuore, meditatela. Egli ha definito, questa sua parola, il pane, allorché ha detto: Io sono il Pane vivo disceso dal cielo. Egli inoltre ha detto di essere il Pane vivo disceso dal Cielo, dato a noi in cibo con la sua Carne e in bevanda con il suo Sangue nel Sacramento della Ss.ma Eucaristia. Per essa il Signore vuol essere nostro alimento, rimanere dentro di noi, il principio so- stanziale, interiore della nostra esistenza e non un semplice ricordo mnemonico, psicologico, ma realtà viva ed operante. Cristo vuole vivere in me. E se io lascerò svolgere questa azione divina sarò veramente cristiano, «alter Christus», giacché il Signore prende la mia forma e figura per attuare, in tal modo, la perfetta comunione tra me e Lui. Per concludere, questo l’invito del Santo Padre: vivete la istruzione religiosa; fate in modo che questa Parrocchia non sia una semplice accolta di gente per guardare un po’ in alto; ma cercate di essere cristiani esemplari, autentici, sinceri. Questa autenticità e sincerità giunge come primo elemento e fattore di più vasta conoscenza di Nostro Signore Gesù Cristo, della sua parola, dei suoi Comandamenti, del suo segreto anelito di donarsi e far coincidere la nostra con la sua stessa vita. Prima di terminare, però, il Santo Padre desidera ancora avvertire i diletti fedeli di quanto può accadere all’avvicinarsi del Signore. Allorché Egli ci si fa più dappresso, noi ci sentiamo talvolta un po’ sconcertati e ripetiamo, magari inconsciamente, il gesto timoroso di Pietro: allontanati da me, o Signore, perché sono uomo peccatore. È l’avvertenza del divario tra Dio che parla e noi che siamo povera cosa, piccoli, peccatori, incapaci; rimaniamo come sopraffatti dal timore e dalla trepidazione di essere assorbiti da questo sole che vuole inondare di luce la nostra persona. Orbene rianimiamoci, invece, accresciamo la nostra fiducia. 7 O° S A N T A G A L L A • E D I F I C A T I N E L L A C A R I T À Negli anni 60 la parrocchia ha avuto uno sviluppo, era vissuta da molti bambini presenti all’oratorio e al Cinema Ostiense, frequentato specialmente il sabato e la domenica. Scendendo le scale fu messo un muro con una Madonnina (quella che sta nel cortile) per separare il cinema e l’oratorio dove c’era un campo di pallone che era una distesa polverosa. Il muro perimetrale del giardino dell’oratorio era più basso e i genitori si affacciavano per vedere i loro figli. Era come una fiera, c’era il venditore di palloncini, di zucchero filato e si raccoglievano i punti Mira Lanza… ci si accontentava così, punto di ritrovo a tutti gli effetti. Ho conosciuto 3 parroci: don Vincenzo Di Giorgi, don Franco Amatori e don Concetto. Don Vincenzo lo vedevi in giro per il quartiere, prendeva il giornale, salutava i negozianti, ed era un modo di vivere il contatto con la gente. Nel negozio di pasticceria vicino alla Chiesa troviamo una foto di Santa Galla del 1960 dove si può vedere la palma che ancora c’è e un gregge di pecore in transito. Il rapporto famiglie-Parrocchia è cambiato per esigenze di vita moderna… ma sarebbe bello ricreare quell’ambiente di familiarità, di socializzazione, un compito della Parrocchia ma anche dei fedeli attraverso la propria partecipazione. Enzo G.(Intervista a cura di Carla A.) Il giorno 15-5-1960 mi sono accostata alla Prima Comunione, insieme ad altri bambini, nella parrocchia di Santa Galla. La celebrazione officiata dal parroco don Vincenzo, si è così svolta: dopo l’omelia, al momento della presentazione delle offerte, dall’altare scesero, verso di noi comunicandi, un bimbo e una bimba, portando in mano una pisside e un cestino contenente le ostie da consacrare. Una volta avvicinatisi a noi prendemmo dal cestino la nostra ostia e la deponemmo nella pisside che sarebbe stata portata, in seguito, all’altare per la consacrazione. Carla La chiesa parrocchiale illuminata a festa 13 Frammenti della nostra storia Da bambine andavamo a Messa alle ore 9,00 e dopo la Messa scendevamo in oratorio dove ci davano le gallette e i formaggini di cioccolata. I maschi cominciavano a giocare a pallone, noi bambine correvamo e giocavamo a campana fino a mezzogiorno; nel pomeriggio, sempre di domenica, andavamo al cinema e spesso succedeva che vedevamo solo il primo tempo del film perché la “pizza” del secondo tempo non arrivava. Quando ho fatto la prima Comunione e la Cresima, prima si faceva tutto insieme, facevamo una settimana di ritiro, entravamo la mattina alle nove e uscivamo la sera alle sei senza mai poter uscire e, dopo la prima Comunione e la Cresima, potevamo indossare per le altre domeniche del mese di maggio l’abito bianco. Luigina S 7 O° S A N T A G A L L A • E D I F I C A T I N E L L A C A R I T À Frammenti della nostra storia 14 Foto di gruppo dopo la celebrazione della Cresima (fine anni ’50 o inizio anni ’60) Nell’anno 1966 ero allievo catechista, avevo 12 anni, e a 14 anni divenni catechista e lo fui fino al 1978. I ragazzi cui facevo catechismo, frequentavano la quinta elementare e la prima media, erano tantissimi e molto vivaci. Il quartiere, la Circonvallazione Ostiense, cresceva e si popolava di brava gente semplice, onesta, con qualche eccezione. C’era in giro tanta voglia di partecipazione che si faceva Celebrazione di un matrimonio anni ‘60 sentire anche in oratorio; con il vice parroco organizzavamo, per l’apertura dell’anno oratoriano, la “Festa dei ragazzi”, poi le “Olimpiadi dell’oratorio”, i “Campionati di calcio” in collaborazione con le altre parrocchie e al mattino della domenica, prima della Messa, offrivamo ai ragazzi la piccola colazione mattutina, composta da gallette e marmellatine di mele cotogne. Il 28 dicembre organizzavamo la “Festa della Riconoscenza”, andavamo tutti al Brancaccio per vedere uno spettacolo o un film. Durante il “Mese Mariano” la chiesa si popolava ulteriormente di tanti ragazzini e il Centro giovanile diveniva un luogo pieno di entusiasmo e di voglia di crescere spiritualmente, un luogo dove incontrarsi e ritrovarsi. Parroco in quei tempi era don Vincenzo Di Giorgi e vice parroco fu, dapprima, don Mario Cipolletti, poi don Franco Visone che furono i miei punti di riferimento insieme ai miei catechisti Tonino Setta, che insegnava canto e suonava l’organo in chiesa, Ser- gio Leardi, Peppe Mirra. Vivemmo tutti un clima di grandi novità e fermenti, a seguito del Concilio Vaticano II° e vissi la mia vocazione in oratorio, tra il 1976 e il 1978, avendo come padri spirituali il Parroco e il vice Parroco; nel 1978 entrai in Seminario e la mia prima Messa la celebrai a Santa Galla il 24 aprile 1982. Don Marco F. La mia casa si affacciava sull’oratorio di Santa Galla, un campo polveroso pieno sempre di bambini che giocavano, correvano, litigavano riempiendo di vita non solo l’oratorio ma anche tutta la Circonvallazione Ostiense. Al mattino mi svegliavo con il suono delle campane e il garrito delle rondini che oggi, purtroppo, non sento più perché ho cambiato casa. Da Santa Galla è iniziato il mio percorso spirituale, di corista e di catechista che ho proseguito nella mia nuova parrocchia ma mi sento sempre di far parte della famiglia di Santa Galla. Rita P. 7 O° S A N T A G A L L A • E D I F I C A T I N E L L A C A R I T À GLI ANNI SETTANTA E OTTANTA Era una domenica dell’anno 1982, piena di sole e di luce. L’aria leggermente frizzante dava tono al corpo e ben disponeva lo spirito. Mi avvio per partecipare alla Messa parrocchiale, una “Messa speciale”. Strada facendo, vengo colpita da una piccola processione che avanza sulla Circonvallazione verso la Chiesa. In testa il parroco, don Vincenzo, vestito con cotta e stola e dietro di lui, don Marco Frisina, sacerdote novello in procinto di celebrare la prima Messa. Don Vincenzo è raggiante; ad ogni passo, la Croce sembra innalzarsi più in alto per la gioia. Dietro di lui, don Marco, molto concentrato, segue con passo sicuro il suo accompagnatore. Non conosco l’usanza, ma intuisco che don Vincenzo si era recato all’abitazione di don Frisina per condurre il novello sacerdote dalla sua casa all’altare. La Messa viene celebrata in un clima particolarmente festoso e denso di emozioni profonde. I giovani dell’Oratorio, a cui era stata affidata l’organizzazione dei festeggiamenti, si adoperarono per animare l’azione liturgica, affinché l’assemblea dei partecipanti potesse rendere grazie al Signore per il dono ricevuto. Terminata la celebrazione, gli stessi giovani manifestano la loro esultanza al parrocchiano divenuto prete e con tutta la loro potenza fisica, lo sollevano con le loro braccia, lo lanciano ripetutamente in alto, riprendendolo al volo. Scrosciano gli applausi, tutti vogliono baciare le mani di don Marco, tutti partecipano festosi senza remore o timori: una comunità schietta e coesa che gioisce all’unisono. Una parrocchiana E’ con immensa gioia che mi accingo ad offrire la mia testimonianza inerente il periodo di tempo che va dal 1978 al 1982. In quel periodo sono stato uno dei catechisti “sui generis”. Mi fu affidato da don Franco un gruppo di ragazzi in età adolescenziale. Nei riguardi di quei giovani ho avuto cura e premura di trasmettere, in maniera concreta, gli insegnamenti di Gesù, il suo amore verso i poveri, gli oppressi e gli emarginati. Mi venne l’idea di recarmi assieme a questi giovinetti al policlinico, affinché loro potessero rendersi conto effettivamente della realtà permeata dalla sof- Nel 70° della Parrocchia di Santa Galla un ricordo di un parrocchiano devoto, mio nonno Giulio Gasparini. Mio nonno è venuto ad abitare in questo quartiere nel lontano 1958, amava frequentare la parrocchia. Il parroco di quel periodo, don Vincenzo Giorgi, lo chiamava per i vari lavoretti che servivano in canonica, vista la sua disponibilità. Quando andò in pensione iniziò a dipingere e lo faceva con tanta passione che don Vincenzo gli chiese se potesse realizzare un quadro per la nostra parrocchia. Il nonno, con tanto entusiasmo, realizzò un grande quadro che raffigurava il cammino dei discepoli verso Emmaus e l’incontro con Gesù. Tutt’ora lo si può ammirare nella nostra parrocchia a testimonianza del suo passaggio. Io non l’ho conosciuto ma guardando i suoi quadri ho l’impressione che mi stia vicino e mi sorrida. Alessia G. 19 Frammenti della nostra storia Visita del Cardinal Vicario Ugo Poletti 23 novembre 1980 ferenza e dal dolore. Successivamente all’aver fatto visita agli ammalati, ci riunivamo in una delle aule della Parrocchia per avviare un dialogo, con lo scopo di comunicare e condividere le proprie emozioni, i propri sentimenti e gli insegnamenti che avevamo tratto dall’esperienza. La coesione sociale, le relazioni interpersonali e l’identità dei gruppi si realizzavano, oltre che nell’ascolto della parola evangelica, anche dai dialoghi che si svolgevano tra i catechisti e i giovani come pure nell’Oratorio che, all’epoca a cui riferisce il mio racconto, pullulava di giovani e di bambini, i quali si divertivano giocando: al calcio, a ping pong, a biliardo ed a calcio balilla. Questo sono solo alcuni frammenti della mia vita e della storia della nostra Parrocchia che ricordo con affetto e con nostalgia. Lino D. 7 O° S A N T A G A L L A • E D I F I C A T I N E L L A C A R I T À VISITA PASTORALE DI SS. IL PAPA GIOVANNI PAOLO II, DOMENICA 25 GENNAIO 1981 Dalla sua omelia, tenuta durante la Celebrazione eucaristica. Frammenti della nostra storia 20 Oggi, facendo memoria della conversione di San Paolo, comprendiamo cos’è una conversione: una speciale illuminazione, che ci fa vedere in modo nuovo Dio, noi stessi ed i nostri fratelli. Così, in modi diversi, Gesù Cristo si fa conoscere ai vari uomini e alle società nel corso dei tempi e nei diversi luoghi. Coloro che lo seguono, lo fanno perché in Lui hanno trovato la luce e la salvezza: “Il Signore è mia luce e mia salvezza”. E anche voi, cari fratelli e sorelle, seguite Cristo? Lo avete conosciuto veramente? Sapete e siete convinti a fondo che Egli è la luce e la salvezza di noi e di tutti? È una conoscenza, questa, che non si improvvisa; bisogna esercitarsi ogni giorno, nelle situazioni concrete in cui ciascuno di voi è posto. Si può almeno provare a portare questa luce nel proprio ambiente di vita e di lavoro e lasciare che essa illumini ogni cosa e guardare ogni cosa servendosi di essa. Questo vale in modo particolare per gli ammalati ed i sofferenti, poiché, se è vero che il dolore piomba nel buio, allora più che mai si conferma la verità della gioiosa confessione del salmista: “Tu, Signore, sei luce alla mia lampada; il mio Dio rischiara le mie tenebre” (Sal 18,29). Ma questo vale per tutti: Cristo, infatti, è luce e salvezza delle famiglie, dei coniugi, della gioventù, dei bambini, e poi anche di tutti coloro che esercitano professioni varie: per i medici, per gli impiegati, per gli operai; ciascuna di queste categorie, sia pur in modi diversi, esercita un servizio per gli altri e dall’insieme risulta una società ben ordinata e armoniosa. Ma perché tutto riesca bene, senza attriti o conflitti, bisogna che ciascuno sappia dire al Signore con umiltà e con desiderio: “Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino” (Sal 119,105). Questo è possibile se insieme e a fondo viene vissuta la vita parrocchiale, dove ciascuno riceve alimento da tutti e tutti concorrono alla crescita di ciascuno. 7 O° S A N T A G A L L A • E D I F I C A T I N E L L A C A R I T À Sono legato alla chiesa di Santa Galla da ricordi molto importanti. Per il Santo Natale venivano esposti fuori la Chiesa grandi e piccoli lavori, come la mangiatoia con San Giuseppe, il Bambinello e Maria, con i due asinelli. Questo è un ricordo che ancora conservo per le festività natalizie. Un parrocchiano Ingresso del nuovo parroco don Franco Amatori presieduta da S.E. Mons. Clemente Riva S. Galla, negli anni ’90, ha significato molto per me. Mi piace raccontarvi la mia esperienza che potrà sembrare piccola cosa, ma che per me è stata davvero importante, perchè lì ho trovato finalmente risposte alle molte domande che da anni mi facevo inutilmente. Quando è arrivato il tempo di cominciare il catechismo di preparazione alla prima Comunione dei miei figli, avevo smesso di andare regolarmente a Messa e, pur coltivando una mia ricerca personale, ero frustrata e delusa dalla parrocchia da cui provenivo. Ricordavo bene il catechismo dei miei 8 anni ed ero ben decisa a non fare avere la stessa esperienza ai miei figli, per cui andai a conoscere il parroco e assistetti al primo incontro di catechismo in cui con mia sorpresa i genitori erano incoraggiati a partecipare attivamente. E’ stata una svolta della mia vita: con don Franco ho cominciato un nuovo percorso di catechesi, insieme ai miei figli, e poi noi adulti con lui, a fare finalmente domande, ad avere risposte illuminanti, a ricevere stimoli e incoraggiamento alla ricerca e alla riflessione. Con don Franco ho scoperto il Concilio e la grande opportunità della catechesi per adulti fatta da don Antonio Bor- Celebrazione delle Prime Comunioni nei primi anni ‘80 21 Frammenti della nostra sto- donali. Ho capito che il percorso di fede è fatto di una ricerca senza fine che deve accompagnarci tutta la vita. In quegli anni ho capito veramente cosa è una comunità parrocchiale e la parrocchia era diventata effettivamente una parte della mia casa. Lì incontravo persone con cui mi confrontavo con fiducia e che mi chiedevano amicizia. Abbiamo fatto bambole e borse per finanziare le iniziative della comunità e anche i miei amici o i miei parenti ci si trovavano un po’a casa loro. Daniela N. 7 O° S A N T A G A L L A • E D I F I C A T I N E L L A C A R I T À Frammenti della nostra storia 22 Celebrazione delle Prime Comunioni durante gli anni ‘90 GLI ANNI NOVANTA E OLTRE Quando molti anni fa, venni ad abitare in questo quartiere (era il 1962), non ebbi subito modo di frenquentare la Parrocchia, avevo 8 anni e andavo alle elementari, frequentando la scuola Cesare Baronio, con annesso Oratorio dei PP. Filippini, dove il mitico Padre Guido Chiaravalle, era per tutti una guida importante. Piano piano, però, prendendo “confidenza” con il territorio che sarebbe stato “mio” da quel momento, mi trovai anche a “girare” intorno a S. Galla. Una cosa ho in mente di quei periodi, quando con mia madre mi trovavo a passare davanti alla Chiesa: Il piccolo giardino recintato a fianco all’entrata della Diaconia, dove la grossa Palma la faceva da padrona, attirava la mia attenzione di bambino, lanciando la mia fantasia nelle avventure più incredibili. Immaginavo un mondo tutto “piccolo” racchiuso dentro quel recinto in ferro, la palma mi sembrava un albero altissimo, qualche volta, un gatto randagio che perlustrava il piccolo spazio erboso, lo immaginavo come un felino in cerca di prede. Erano gli anni di Don Vincenzo e dell’Oratorio, dove era possibile tirare un calcio alla palla, organizzando dei tornei, attenti a non farsi male. Passano gli anni e perdo i contatti, mi sposo e vado a vivere in un altro quartiere. Ritorno qui a Osiense nel 2000, ritrovo la Parrocchia, con Don Franco, don Maurizio, don Andrea. Si inizia a frenquentare più assiduamente, complice il corso di catechismo di mia figlia, che si prepara alla Prima Comunione, si crea un vero e proprio gruppo di genitori sodali con i sacerdoti (anche nelle riunioni mangerecce....) E’ una bellissima esperienza, trovo modo di confrontarmi con tante persone, dalle quali, lo dico sinceramente, ho molto da imparare e da capire, e questa è una cosa che porto sempre dentro di me. Forse è proprio questa la componente gratificante del frequentare la nostra comunità Parrocchiale: Poter aver modo di conoscere, compatibilmente con gli impegni che ognuno ha, delle persone splendide, sacerdoti che sanno darti serenità anche con un semplice saluto. Voi direte,- ma questa è una cosa evidente in molte comunità come la nostra-, d’accordo, dico io ma questa mi appartiene. Davvero! Un saluto a tutti. Luigi. 7 O° S A N T A G A L L A • E D I F I C A T I N E L L A C A R I T À IL SERVIZIO DIACONALE Insieme a Tonino sono arrivata a Roma nel 1959. Abbiamo subito trovato una Comunità Parrocchiale molto accogliente, viva e nel cui interno operavano varie associazioni: l’A.C. sia degli uomini che delle donne e ragazzi; la San Vincenzo, della quale facevano parte tutte donne di una encomiabile generosità guidate dalla responsabile e Presidente Maria Celli, grande donna tuttora vivente; l’Oratorio dei ragazzi, con Catechisti e Catechiste; all’epoca il catechismo era suddiviso tra maschi e femmine che si riunivano sia a pregare che a giocare in ale distinte e separate della parrocchia. I ragazzi partecipavano insieme alla Messa del Fanciullo. All’epoca veniva dato un grande rilievo in particolare alla celebrazione della Prima Comunione: era una funzione riservata ai soli bambini che ricevevano l’Eucarestia per la prima volta, per i loro genitori e parenti, ma solo se muniti di invito per l’ingresso in Chiesa. Il Parroco, don Vincenzo Di Giorgi, fu al servizio della Parrocchia per molti anni: era un sacerdote di “vecchio stampo”, che molto ha dato e lasciato alla Parrocchia ed ai par- Processione offertoriale della Veglia di Pasqua guidata dal diacono Tonino Setta 23 Frammenti della nostra storia Sono arrivata a Santa Galla 9 anni fa, nell’ottobre del 2001. Sono venuta ad abitare nella Circonvallazione Ostiense, dopo la morte di mio marito Luigi e in una condizione di salute assai precaria. Ho incontrato don Franco che mi ha accolta con umanità e mi ha indicato tante strade da percorrere per poter vivere con un poco più di serenità. “Vai a cucinare per i senza tetto, vieni a cantare nel coro, inserisciti nel gruppo dell’Azione Cattolica” e via dicendo. Mi si è aperta una nuova via e, con l’aiuto del Signore, ho sentito che piano piano mi stavo riprendendo dalla mia sofferenza. Da quel giorno sono passati ormai 9 anni e a Santa Galla si sono alternati tanti sacerdoti: don Franco, don Aldo, don Michele, don Concetto, l’attuale parroco, e la chiesa è per me il rifugio di ogni giorno: è l’incontro con tante persone cui voglio bene, l’amica Cesarina e l’amica Nea, con il ricordo di Tonino, che mi ha invitata a cantare nelle messe per i defunti. Molte cose sento ormai come mie e la parrocchia ormai è parte integrante della mia vita. E’ il posto dove vivo con gioia. Anna Maria D. 7 O° S A N T A G A L L A • E D I F I C A T I N E L L A C A R I T À Frammenti della nostra storia 24 rocchiani, sempre pronto ad aiutare le persone in difficoltà che da lui sapevano sempre di poter ricevere aiuto. Nell’ambito di questa Comunità Parrocchiale Tonino Setta manifestò subito la sua disponibilità al servizio, già forte della esperienza vissuta nella sua parrocchia di origine. Iniziò il servizio di catechista in Chiesa, ma anche ospitando con molta frequenza i ragazzi in casa propria, poiché la sua casa aveva sempre la porta aperta. Iniziò ad insegnare anche musica e canto e venne così istituito il coro. Divenne in seguito responsabile del Consiglio Pastorale, ma allorchè venne annunciato il ripristino del Diaconato si dedicò agli studi per poter dedicarsi al servizio per il quale da sempre si era sentito chiamato. Ricordiamo la visita del Papa Giovanni Paolo II° ed il grande entusiasmo nei preparativi per la sua accoglienza da parte di tutta la comunità. In seno alla comunità parrocchiale vi sono state altre vocazioni; ricordiamo Marco Frisina, Cristiano Patrassi, Marco Diotallevi, Luca Paoloni. Il servizio diaconale di Tonino Setta iniziò unitamente al servizio del parroco don Franco Amatori, che prese il posto di Don Vincenzo Di Giorni. Con don Franco iniziarono grandi cambiamenti all’interno della comunità parrocchiale. Furono fatti lavori di enorme importanza all’interno della Parrocchia, ed ancora oggi possiamo vederne i risultati; furono ristrutturati i locali ed anche il teatro. Tra le varie attività sorte in quel periodo non possiamo non menzionare il servizio sanitario che la Parrocchia, con a capo il dottor Stivali, prestava all’interno dei locali per i parrocchiani più bisognosi. Sempre in quel periodo, 1985, iniziarono il loro servizio i ministri straordinari della comunione, furono istituiti i corsi di preparazione per i catechisti, i corsi di liturgia e istituita la diaconia, come servizio aperti ai parrocchiani. La comunità di Santa Galla, posso dire, è sempre stata molto viva, attiva, disponibile e sempre aperta al servizio degli altri. Ricco dono per la Comunità anche l’avvicendarsi dei molti sacerdoti che hanno collaborato con il Parroco, tra i quali ricordiamo in particolare Don Andrea e Don Paolo, che hanno prestato un servizio in particolare con i giovani e verso i giovani. Nea Maria S. Gruppo di catechisti insieme al parroco don Vincenzo 7 O° S A N T A G A L L A • E D I F I C A T I N E L L A C A R I T À TRE GRANDI DONI: DON CRISTIANO, FRA MARCO, DON LUCA Don Cristiano Patrassi presiede per la prima volta l’Eucarestia presso la nostra parrocchia il 27 aprile 2008 Fra Marco Diotallevi fa la professione solenne dei voti, in Assisi, il 12 settembre 2009 Don Luca Paoloni presiede per la prima volta l’Eucarestia presso la nostra parrocchia il 20 giugno 2010 Frammenti della nostra storia 25 7 O° S A N T A G A L L A • E D I F I C A T I N E L L A C A R I T À Interno della Chiesa Interno della Chiesa 26 L’ALTARE Nel 1987 il parroco don Franco Amatori chiese l’interessamento del Cardinale Poletti per riportare nella nuova chiesa di S. Galla lo storico altare appartenuto all’antica chiesa e custodito in S. Giorgio in Velabro. L’altare fu collocato nella chiesa il 20 settembre 1988. ro, un trampoliere. Sul cippo sono due iscrizioni medioevali: una in latino, l’altra divisa in due parti contiene la dedica a Gesù e alla Beata Maria e l’indicazione della consacrazione del 1073. La faccia posteriore presenta un albero di alloro (simbolo del battesimo) e animali (uccelli, cicala, lucertola, lepre) dal valore simbolico. Trasporto dell’antico altare della chiesa di santa Galla Trattasi di cippo funebre romano convertito in altare cristiano nel VI secolo e poi consacrato da Gregorio VII nel 1073. E’ formato da un unico blocco di marmo a forma di parallelepipedo; un fregio di foglie d’acanto da un ceppo centrale si snoda in tre cornici intorno alle tre facce principali, con tralci che ospitano una cicogna, un passe- Nuova Crux gemmata posta al di sopra dell’altare in occasione del 50° della parrochhia nella Pasqua 1991 L’AMBONE 7 O° S A N T A G A L L A • E D I F I C A T I N E L L A C A R I T À L’IMMAGINE DI S. MARIA IN PORTICO La tradizione parla dell’apparizione dell’immagine a S. Galla e dunque situa l’opera intorno al VI se- Tabernacolo in bronzo dorato. La base è costituita dall’antico fonte battesimale LA TELA La grande tela si trovava sull’altare maggiore della vecchia chiesa e in vista della demolizione di que- colo, la storiografia più recente tende invece a porre l’opera all’inizio del I millennio. Si tratta di una lamina smaltata di piccole dimensioni (cm 26 x 20,5): su uno sfondo azzurro, entro un arco sostenuto da colonne e fra piante di quercia, spicca il gruppo della Vergine col Bambino; negli angoli superiori sono riconoscibili le teste dei SS. Pietro e Paolo. Intorno all’immagine, posta in S. Maria in Portico, si sviluppò un culto vivace poiché era ritenuta miracolosa, vero baluardo contro le pestilenze. Nell’ambito degli eventi che portarono alla demolizione della antica chiesa, nel 1667 l’immagine fu trasferita in S. Maria in Campitelli (dove tuttora è allocata) e nello stesso anno le venne attribuito il titolo di “Romanae Portus Securitas”. Due copie sono esposte alla venerazione dei fedeli presso la nostra parrocchia, una nella cappellina laterale a 27 Interno della Chiesa sta fu poi condotta in Vaticano. Nel settembre 1941 il dipinto fu consegnato al parroco della riedificata chiesa di S. Galla, don Bianchi. La tela è opera di scuola romana, fine XVII inizio XVIII sec., di alta qualità artistica. Il soggetto pittorico si attiene alla narrazione tramandata: Galla a sinistra genuflessa, papa Giovanni I che riceve dall’angelo l’”immagine”, membri del clero, la mensa dei poveri alle spalle di Galla. 7 O° S A N T A G A L L A • E D I F I C A T I N E L L A C A R I T À Perdono. La cappella è attigua alla navata destra della chiesa, vicino la porta d’ingresso; si tratta dello spazio dove originariamente era posizionato il fonte battesimale e più recentemente l’icona di Santa Maria in Portico. All’interno sono stati realizzati due ambienti in legno di mogano, dove è possibile confessarsi, dialogando con il sacerdote nello stesso vano, oppure attraverso la grata. Al centro della cappella è stato posto un crocifisso in legno, che vuole esprimere la dolcezza della misericordia, sempre offerta. Vicino l’ingresso della nostra chiesa la cappella della Riconciliazione diviene uno spazio di consolazione per tanti cuori. Interno della Chiesa 28 sinistra e la più recente, realizzata dalla iconografa Roberta Boesso, davanti alla tela di Santa Galla, nella navata laterale destra. L’ORGANO Il Prof. Giuseppe Scarpat di Brescia nel 1967 aveva commissionato allo stesso organaro Bartolomeo Formentelli di Pedemonte Veronese, l’assemblaggio di materiale organario, di sua proprietà. Nella consapevolezza poi che non avrebbe mai terminato l’opera, sia per la vastità del pro- LA CAPPELLA DELLA RICONCILIAZIONE Sabato 15 marzo 2008, vigilia della domenica delle Palme, viene inaugurata la Cappella della Riconciliazione, come spazio dignitoso e accogliente per la celebrazione del sacramento del getto, sia per l’inadeguatezza dei locali, si decideva per la vendita, e nel 1985 la nostra Parrocchia lo ha acquistato, trasportato a Roma e ricomposto nella chiesa di Santa Galla. Nel gennaio 2004, dopo un impegnativo lavoro di completamento, viene inaugurato definitivamente, con un concerto del M° Michel Chapuis. A cura di Valter N. 7 O° S A N T A G A L L A • E D I F I C A T I N E L L A C A R I T À Spazi di fraternità IN TEATRO... Spazi di fraternità 29 I ragazzi di Santa Galla, nel decimo anniversario della loro attività teatrale I più piccoli sul palco 7 O° S A N T A G A L L A • E D I F I C A T I N E L L A C A R I T À IN GIARDINO... Spazi di fraternità 30 Il parco giochi dei bambini Ragazzi e genitori condividono insieme un momento di fraternità Un momento della maratona di Santa Galla 7 O° S A N T A G A L L A • E D I F I C A T I N E L L A C A R I T À A TAVOLA... Spazi di fraternità 31 70° PARROCCHIA SANTA GALLA 1940 - 2010 “EDIFICATI NELLA CARITÀ” Avvisi e appuntamenti 32 Settimana di festa e di rendimento di grazie 5-12 dicembre 2010 Programma Sab 4 dic 21,00 Dom 5 dic 11,30 16,45 17,00 17,30 Mar 7 dic 18,30 Mer 8 dic 11,30 17,30 19,30 I ragazzi di Santa Galla presentano, presso il nostro teatro, il Musical “Luce”, sulla vita di Santa Galla La Celebrazione eucaristica domenicale apre la settimana di rendimento di grazie, per i tanti doni ricevuti nei 70 anni della nostra storia. Benedizione e inaugurazione dei campi di calcetto e pallavolo nel giardino della parrocchia Concerto d’Organo. Organista Riccardo Poleggi Animazione missionaria per le adozioni a distanza Musical “Luce”, sulla vita di Santa Galla Concelebrazione eucaristica dei sacerdoti che hanno vissuto il loro ministero nella nostra parrocchia e di quelli che sono di origine di Santa Galla. Momento di saluto e di fraternità. Estrazione e consegna dei premi della “Lotteria del 70°”, in sala Emmaus Musical “Luce”, sulla vita di Santa Galla Concerto del Coro della diocesi di Roma, diretto da Mons. Marco Frisina Gio 9 dic e Ven 10 dic 21,00 Musical “Luce”, sulla vita di Santa Galla Sab 11 dic 17,00 18,30 21,00 Visita del Cardinal Vicario Agostino Vallini Incontro con tutti gli operatori pastorali Celebrazione Eucaristica. Durante la Santa Messa sarà benedetta la nuova Icona di Santa Galla. Musical “Luce”, sulla vita di Santa Galla Dom 12 dic Giornata della Carità: Durante le Sante Messe: Raccolta di fondi per la “Costruzione di un pozzo e di un impianto di acqua potabile per la scuola del villaggio di Keela Eral, in Tamil Nadu - India del Sud” Pranzo per le famiglie, seguite dai nostri gruppi Caritas 13,00 Preparazione e distribuzione della cena presso la Stazione Ostiense, per le 18,00 persone senza fissa dimora. Musical “Luce”, sulla vita di Santa Galla 17,30