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Maurizio Lutzenberger - Tecniche di corda per la guida - Crazy-Trip

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Maurizio Lutzenberger - Tecniche di corda per la guida - Crazy-Trip
Collegio Provinciale delle Guide Alpine
Provincia Autonoma di Bolzano
Maurizio Lutzenberger
Tecniche di corda per la guida alpina.
Edizione 2002
Tecniche di corda per la guida alpina.
1. Corde, fettucce e moschettoni.
1.1.
1.2.
1.3.
1.4.
1.5.
1.6.
Corde.
Moschettoni.
Cordini.
Sforzi negli ancoraggi.
Uso dei cordini nelle ferrate.
Conclusioni.
2. Fisica della caduta.
2.1.
2.2.
2.3.
Analisi meccanica dei sistemi di assicurazione “statici”.
Analisi meccanica dei sistemi di assicurazione “dinamici”.
Scivolamento su neve o ghiaccio.
3. Asole.
3.1.
3.2.
3.3.
3.4.
3.5.
3.6.
3.7.
3.8.
3.9.
Asola
Asola
Asola
Asola
Asola
Asola
Asola
Asola
Asola
guida.
guida inseguito.
a otto.
a otto inseguito.
a contrasto.
guida infilata a rovescio.
con bulino semplice.
con bulino doppio infilato.
a contrasto su punto intermedio.
4. Nodi di giunzione.
4.1.
4.2.
4.3.
4.4.
4.5.
4.6.
4.7.
Giunzione
Giunzione
Giunzione
Giunzione
Giunzione
Giunzione
Giunzione
con
con
con
con
con
con
con
nodo
nodo
nodo
nodo
nodo
nodo
nodo
guida.
guida inseguito.
a otto.
delle fettucce.
piano.
inglese semplice.
inglese doppio.
5. Metodi di legatura.
5.1.
5.2.
5.3.
5.4.
5.5.
Legatura
Legatura
Legatura
Legatura
Legatura
con nodo a otto infilato.
con bulino doppio infilato.
con nodo a contrasto.
in un punto intermedio della corda.
di due clienti sulla stessa corda.
6. Nodi auto-bloccanti.
6.1.
6.2.
6.3.
6.4.
6.5.
Nodo
Nodo
Nodo
Nodo
Nodo
auto-bloccante
auto-bloccante
auto-bloccante
auto-bloccante
auto-bloccante
“Prusik”.
“Prusik” infilato.
“Marschand”.
“Marschand” con fettuccia.
“Marschand” bi-direzionale.
b
6.6.
6.7.
6.8.
Nodo auto-bloccante “Bellunese”.
Nodo auto-bloccante “Bachmann”.
Nodo auto-bloccante su corda doppia :
7. Moschettoni.
7.1.
7.2.
7.3.
7.4.
7.5.
Moschettone
Moschettone
Moschettone
Moschettone
Moschettone
semplice.
semplice con chiusura a ghiera.
tipo HMS.
da ferrata.
tipo “SOS”.
8. Chiodi e punti di ancoraggio.
8.1.
8.2.
8.3.
8.4.
8.5.
8.6.
8.7.
8.8.
8.9.
8.10.
8.11.
Chiodi a lama con asola a 90°.
Chiodi a lama con asola a 45°.
Chiodi a lama con asola ad anello.
Chiodi profilati.
Bong.
Rurp.
Riduzione del braccio di leva.
Viti e chiodi da ghiaccio.
Corpo morto dinamico "Dead Man".
Corpo morto statico.
Spit ed anelli resinati.
9. Dadi ed altri attrezzi da incastro.
9.1.
9.2.
9.3.
9.4.
9.5.
9.6.
9.7.
9.8.
9.9.
9.10.
9.11.
Stopper.
Roks.
Hexcentrics.
Turner e Pentanuts.
Clog Clog.
Camaloks.
Tricam.
Friend.
Camalot.
Slider.
Nodo da incastro sassone.
10.Punti di ancoraggio naturali.
10.1.
10.2.
10.3.
Spuntoni di roccia.
Clessidre e blocchi incastrati.
Alberi e piante.
11.Ancoraggi.
11.1.
11.2.
11.3.
11.4.
11.5.
11.6.
11.7.
11.8.
11.9.
11.10.
Ancoraggio
Ancoraggio
Ancoraggio
Ancoraggio
Ancoraggio
Ancoraggio
Ancoraggio
Ancoraggio
Ancoraggio
Ancoraggio
su un punto singolo.
su due chiodi.
su chiodo e spuntone.
su chiodo e dado.
su tre dadi.
per calata in corda doppia.
con chiodi da ghiaccio.
con gli sci.
su piccozza.
in serie.
c
11.11.
Ancoraggio recuperabile su ghiaccio.
12.Nodi di assicurazione.
12.1.
12.2.
12.3.
12.4.
12.5.
12.6.
12.7.
Nodo Barcaiolo.
Mezzo barcaiolo in posizione di calata.
Mezzo barcaiolo in posizione di recupero.
Mezzo barcaiolo "doppio".
Asola di bloccaggio su rinvio semplice.
Asola di bloccaggio su mezzo barcaiolo.
Contro-asola di sicurezza.
13.Recuperi con ritorno bloccato.
13.1.
13.2.
13.3.
13.4.
Bloccante
Bloccante
Bloccante
Bloccante
"Hubert" sul mezzo barcaiolo.
"Garda" o nodo a "Cuore".
"Edi".
"Francese".
14.Manovre fondamentali di corda.
14.1.
14.2.
14.3.
14.4.
14.5.
14.6.
14.7.
Auto-assicurazione ed assicurazione al punto di sosta.
Agganciamento corretto della corda nei rinvii.
Traversata con corda fissa.
Metodo di fissaggio della corda di conserva.
Lunghezza della corda di conserva.
Metodo di legatura per la progressione sul ghiacciaio.
Metodo di legatura per la progressione in ferrata.
15.Discesa a corda doppia.
15.1.
15.2.
Discesa a corda doppia.
Discesa a corda doppia assistita.
16.Manovre di autosoccorso.
16.1.
16.2.
16.3.
16.4.
16.5.
Paranco rapido.
Paranco diretto (Metodo Vanzo).
Paranco "svizzero" con spezzone ausiliario.
Paranco di "Poldo" con spezzone ausiliario.
Calata di autosoccorso.
17.Manovre di soccorso organizzato.
17.1.
17.2.
17.3.
17.4.
17.5.
17.6.
17.7.
17.8.
17.9.
17.10.
17.11.
Strategia fondamentale dell’intervento terrestre.
Metodo di legatura del soccorritore.
Ancoraggio fisso su più punti.
Ancoraggio fisso su spuntone o albero.
Freno di calata con moschettoni SOS.
Giunzione delle corde di calata sul freno-moschettone.
Freno di calata con piastrine GIGI.
Giunzione delle corde di calata sul freno GIGI.
Preparazione della testa di calata.
Allestimento della barella "Mariner".
Allestimento del grappolo soccorritori
d
Premessa
Erano ormai anni che nell’ambito del corpo istruttori delle guide alpine dell’Alto Adige si
parlava di raccogliere in uno scritto tutte le tecniche di corda, realmente adottate
nell’esercizio della professione di guida alpina. Nelle librerie gli scaffali sono pieni di
manuali, che spiegano le più svariate tecniche, ma a noi interessava raccogliere solo ed
esclusivamente quello che veramente viene utilizzato. Per questo motivo mi scuso fin da
ora se ho tralasciato alcune tecniche alternative, ma dato che questo manuale è dedicato
agli allievi dei corsi professionali delle guide alpine, la chiarezza e la sinteticità si sono
rivelate indispensabili.
Nell’ambito della formazione, questo non vuole essere un tentativo di standardizzare le
tecniche che, come sappiamo, sono in continua evoluzione, ma un valido supporto per gli
allievi a completamento del grande e continuo impegno degli istruttori.
Non appena questi disegni cadranno nelle mani dei nostri colleghi certamente molti
avranno critiche e correzioni da proporre, rimane con questo aperto un invito a coloro
che esercitano la professione di guida alpina ad offrire ai giovani allievi quel potenziale di
esperienza raccolto negli anni; per contribuire attivamente ad una continua evoluzione di
questa raccolta. Ad opera conclusa rivolgo i più sentiti ringraziamenti a tutti i colleghi che
nel corso degli anni mi hanno saputo regalare le loro conoscenze ed esperienze. Un
grazie particolare ad Adam Holzknecht e Hubert Niederwolfsgruber per il loro grande
lavoro critico di correzione, a Diego Zanesco, Kurt Walde, Enrico Baccanti ed Othmar
Prinoth per i loro preziosi suggermenti e non ultimo ad Othmar Zingerle ha promosso e
sempre sostenuto l’idea di questo manuale.
Maurizio Lutzenberger
e
1. Corde, fettucce e moschettoni.
1. Corde, fettucce e moschettoni.
1.1 Corde:
La corda più comunemente impiegata in alpinismo e di nylon, ha diametro di 11 mm e
carichi di rottura dell'ordine dei 2600 kg.
Naturalmente, secondo il fabbricante, questo valore può variare, ma è consigliabile
evitare corde con resistenze di molto inferiori, dato che i nodi con cui questa viene
collegata all'imbracatura o comunque legata ad un ancoraggio, riducono la resistenza fino
al 50%. Ciò significa che se si appende alla corda un peso di 1300 kg essa si romperà in
prossimità di uno dei due nodi. Come si vedrà in seguito, lo strappo che si esercita sulla
corda, in caso di caduta, non è di molto inferiore a questo valore.
La caratteristica più importante di una corda d'alpinismo è l'elasticità, ovvero la capacità
di arrestare una caduta con gradualità in modo da ridurre al massimo l'entità dello
strappo sul corpo dell'alpinista e sugli ancoraggi.
Per valutare l'importanza di ciò, basta pensare che al termine di 10 m di caduta si ha una
velocità di 50 km/h che dopo 40 m si raggiunge a 100 km/h, per rendersi conto che è
necessario arrestare questa corsa con quanta più dolcezza è possibile.
La normativa UIAA (Union International des Associations d'Alpinisme) prescrive che una
corda sia in grado di arrestare il peggiore dei voli con uno strappo inferiore ai 1200 kg.
Questo limite è stato fissato avendo come riferimento gli studi effettuati dall'aeronautica
militare francese, i quali hanno dimostrato che il corpo di un paracadutista può
sopportare carichi fino a 1200 kg, purché applicati in un tempo dell'ordine del decimo di
secondo.
Per "peggiore" dei voli si considera la caduta di un alpinista di 80 kg che avviene senza
alcun ancoraggio intermedio, dalla massima altezza possibile. È stato comunque
dimostrato, che l'altezza di caduta non incide sull'entità dello strappo. Una caduta di 10
m dà uno strappo di 1200 kg così come una di 40 m.
Questo può essere spiegato considerando che una caduta di 10 m, se arrestata da 5 m di
corda elastica, può essere assimilata ad un salto da 10 m d’altezza che si arresta su
cinque materassi (10 m contro 5), mentre la caduta di 40 m, se arrestata da 20 m di
corda elastica, equivale ad un salto di 40 m arrestato con 20 materassi (40 contro 20).
Quello che importa è il rapporto tra altezza di caduta e la lunghezza della corda libera di
deformarsi "elasticamente". Questo rapporto si chiama fattore di caduta ed al massimo
vale due (80 m di caduta diviso 40 m di corda).
L'entità dello strappo (forza d’arresto) varia con il peso dell'alpinista e con il "fattore di
caduta".
Il "peggiore" dei voli, o meglio, il volo con il massimo fattore di caduta, di un alpinista di
60 kg viene arrestato con 1030 kg anziché con i 1200 kg richiesti dall'alpinista di 80 kg.
Ma la variazione più rilevante si ha intervenendo sul «fattore di caduta», cioè facendo in
modo che con rinvii ben disposti sulla direttiva di salita, la caduta sia frenata sfilando
quanta più corda possibile.
1
1. Corde, fettucce e moschettoni.
Resistenze residue
Espresse in % della resistenza della
sezione del cordino o della fettuccia
100% della resistenza nominale.
Giunzione con nodo Guida = 43%
Nodo a otto fissato al moschettone = 73%
Giunzione con nodo guida infilato = 55%
Corda infilata direttamente nell'asola del chiodo = 115%
Anello semplice con nodo guida infilato = 116%
Anello doppio con nodo guida infilato = 263%
Anello di cordino fissato al chiodo con bocca di lupo =120%
Barcaiolo fissato al moschettone = 61%
Anello di fettuccio fissato al chiodo con bocca di lupo = 75%
Autobloccante prusik =135% della resistenza del cordino.
Fig.1.1
Esempio 1: avendo disposto un rinvio di dieci metri sopra la sosta, se si prosegue altri
dieci metri e quindi si cade, risulterà un volo di venti metri arrestato con venti metri di
corda, ovvero con un fattore di caduta 1.
Lo strappo risulterà pari a 1025kg, anziché ai 1200 kg che si hanno in caso di volo
massimo.
Esempio 2: Avendo disposto un rinvio 34 m sopra la sosta, si sale altri 6 m e quindi si
cade; il volo risulterà di 12 m e sarà arrestato da 40 m di corda, ovvero con un fattore di
caduta pari a 0,3 cui corrisponde uno strappo di 706 kg. Va osservato che anche con
fattori di caduta così favorevoli l'entità dello strappo rimane sempre rilevante, perciò
appare quanto mai raccomandabile l'impiego di metodi di assicurazione dinamica; tra
questi il più diffuso è l'impiego del nodo "mezzo barcaiolo" che può assorbire "voli
massimi" con strappi dell'ordine dei 300 - 350 kg (anziché 1200 kg).
Va inoltre considerato che rinvii male allineati limitano la lunghezza di corda che
effettivamente si deforma, perciò il valore dello strappo calcolato può in realtà risultare
maggiore. In senso favorevole va invece considerata l'elasticità del corpo dell'alpinista
caduto.
1.2 Moschettoni:
La massima forza che si esercita su di un moschettone, in caso di caduta, non supera i
2000 kg.
Infatti, si dimostra che sul rinvio direttamente sollecitato dallo strappo agisce una forza
pari 5/3 lo strappo perciò nel peggiore dei casi si ha:
F= 1,66 x 1200 = 2000 kg.
Le norme UIAA prescrivono un carico minimo di rottura a trazione, con leva chiusa, di
2200 kg, pertanto qualsiasi moschettone UIAA, o comunque con resistenze garantite
superiori ai 2000 kg, è soddisfacente.
1.3 Fettucce:
Per poter realizzare rinvii che abbiano la stessa resistenza dei moschettoni (2200 kg),
devono essere impiegate fettucce con una resistenza a rottura di 1700 kg.
Rispondono a questo requisito le fettucce che hanno larghezza 25mm e spessore 2 mm.
2
1. Corde, fettucce e moschettoni.
Usando la fettuccia annodata con il nodo delle fettucce con due moschettoni si ottiene un
sistema che ha il suo punto debole nel nodo e che resiste a 2200 kg, come i moschettoni,
ed è quindi soddisfacente per qualsiasi volo.
E importante usare il nodo a cravatta poiché è provato che altri nodi ed in particolare il
nodo delle guide, riducono di molto la resistenza .
Se si usa la fettuccia intorno a una clessidra ben arrotondata, il punto debole e ancora il
nodo e il carico di rottura è di 4300 kg e quindi largamente sufficiente.
Se la clessidra ha angoli vivi, o la fettuccia e passata in un chiodo, il punto debole è il
contatto con lo spigolo della clessidra, o con il chiodo e la resistenza scende a 1600 kg.
Questo ancoraggio può sopportare voli con fattore di caduta di 0,8 (per esempio un volo
di 30 m con un rinvio disposto 8-9 m sopra il terrazzino).
Se si dispone la fettuccia "a strozzo" intorno al chiodo, come si è costretti a fare quando
il chiodo è parzialmente infisso, il punto debole è la strozzatura e la resistenza del rinvio
è inferiore ai 1000 kg. Questo rinvio sopporta voli con fattore di caduta di 0,3, (un volo di
12 m con ancoraggio posto 34 m sopra il terrazzino, oppure un volo di 4 m con
ancoraggio posto 5m sopra il terrazzino.
È un rinvio molto debole e va usato il meno possibile.
1.4 Cordini:
I cordini normalmente impiegati hanno diametro di 7 mm e resistenza di 1000 kg. Non
andrebbero giuntati con il nodo delle guide perché questo ne riduce la resistenza più di
quanto faccia il nodo a "cravatta". Per ottenere rinvii con la stessa resistenza dei
moschettoni il cordino va usato doppio. Esso conserva la stessa resistenza di 2200 kg se
passato in una clessidra arrotondata. In una clessidra ad angoli vivi o in un chiodo la
resistenza scende a meno di 1800 e il fattore di caduta accettabile e 1,3; cioè sopporta,
per esempio, un volo di 30 m che avviene con un ancoraggio posto 7-8 m sopra il
terrazzino.
Se usiamo il cordino non raddoppiato, come si fa quando si vogliono limitare la creazione
di troppi angoli alla corda, la resistenza del rinvio e di 1000 kg e ammette un fattore di
caduta di 0,3 (un volo di 4m con un rinvio disposto 11 m sopra il terrazzino). In caso di
cordino disposto "a strozzo", la resistenza del rinvio è inferiore a 1000 kg e il massimo
fattore di caduta ammesso è inferiore a 0,3.
3
1. Corde, fettucce e moschettoni.
1.5 Sforzi sugli ancoraggi:
Il sistema di ancoraggio al terrazzino deve poter resistere a uno strappo verso il basso di
1200 kg e di almeno 800 kg verso l'alto. È consigliabile utilizzare due chiodi, curando di
ridurre al minimo l'angolo tra i due rami che collegano l'ancoraggio ai chiodi. È molto
importante notare che finché l'angolo è piccolo, esiste un’effettiva riduzione delle forze
che si esercitano sui chiodi; all'aumentare di quest’angolo la riduzione perde interesse
fino a diventare un aumento, come chiaramente evidenziato dalle costruzioni grafiche.
Angoli di ripartizione delle forze negli ancoraggi.
60°
50% ca.
ottimo
58%
buono
90°
120°
71%
accettabile
100%
da evitare !
Fig.1.5
L'angolo limite è inferiore ai 60°, perché in queste condizioni uno strappo di 1200 kg
scarica solo 700 kg su ogni chiodo. Per 90° abbiamo gia 850 kg e al di sopra di questo
valore entriamo nel campo in cui non è più opportuno usare questo sistema. Infatti, a
110° si raggiungono i 1100 Kg che determinano la rottura di un ancoraggio eseguito con
cordino. A 120° la reazione sui chiodi è di 1200 kg, pari allo strappo massimo e oltre si
raggiungono valori che determinano la rottura di una fettuccia annodata.
1.6 Uso dei cordini nelle ferrate:
Si sono verificati alcuni incidenti causati dalla rottura del cordino di assicurazione usato in
ferrata senza dissipatore.
Ciò è perfettamente spiegabile: La resistenza del sistema di ancoraggio adottato è
dell'ordine dei 1100 kg ed è sufficiente una caduta di due metri (!) per determinare
strappi di quest'ordine di grandezza. Questo metodo di assicurazione è pertanto
inefficace e devono essere usate altre tecniche, quali l'applicazione di un dissipatore
meccanico, o adottare l’usuale progressione in cordata.
1.7 Conclusioni:
Le corde non devono avere resistenza inferiore ai 2600 kg e devono garantire una forza
di arresto inferiore ai 1200 kg. Anche in caso di voli modesti, che avvengono con rinvii
ben disposti, lo strappo che si esercita in caso di caduta ha comunque valori elevati (più
di 600 kg) ed è pertanto necessario adottare assicurazioni dinamiche.
I moschettoni che hanno resistenze superiori ai 2000 kg vanno sempre bene.
Le fettucce con carico di rottura superiore ai 1700 kg possono essere usate in modo
sicuro per tutti i tipi di rinvio illustrati. Solo in caso di disposizione a "strozzo" su un
chiodo, la resistenza del sistema cala di molto e consente l’arresto solo voli modesti.
4
2. Fisica della caduta.
2. Fisica della caduta.
2.1 Analisi meccanica dei sistemi di assicurazione “statici”:
Allo scopo di capire meglio le tecniche di corda e di assicurazione utilizzate in arrampicata è importante definire
l'intensità delle forze che agiscono sul sistema di assicurazione in caso di caduta. I fondamenti fisico - energetici
su cui si basa il calcolo rigoroso delle forze, ci consentono un'analisi sufficientemente precisa anche se fa
riferimento modelli ideali che raramente si riscontrano nella realtà.
Energia cinetica della caduta:
L'energia cinetica (Ec) prodotta da un grave di massa (m) in caduta libera è espressa dalla seguente formula:
Ec =
1 mv2 ;
2
(01)
Considerando che la velocità V è espressa dalla formula:
v=
2gh
;
(02)
v : velocità di caduta in m/sec ;
g : accelerazione di gravità in m/sec ;
h : altezza di caduta in m ;
Ricordando che il peso P =mg
(massa * 9.81)
Completando e semplificando la formula (01) l'energia cinetica (Ec) di caduta rimane :
Ec = P ( h + dl ) ;
(03)
dove (dl) rappresenta l'allungamento della corda.
Energia di deformazione della corda:
Ad assorbire l'energia cinetica di caduta interviene, in un sistema di assicurazione statico, la deformazione del
tratto di corda teso. Tale energia viene espressa dalla seguente formula:
Ed =
2
F L
2 E Ac
;
(04)
F = Forza massima di impatto (Kg);
L = Lunghezza di corda posta sotto trazione (m);
E = Modulo di deformazione della corda (circa 3000 - 3500 Kg/cmq);
Ac = Area della sezione della corda (0,95 cmq per il diametro 11 mm);
Equazione energetica dell'arresto della caduta:
L'energia accumulata durate la caduta espressa dalla formula (03) si trasforma, in prima approssimazione ed in
un sistema di assicurazione statico, in energia di deformazione della corda. L'energia cinetica eguaglia quindi
l'energia di deformazione.
Ec = Ed ;
(05)
Facendo le dovute sostituzioni si ottiene :
Ph + P
2
F Lc
F Lc
;
=
E Ac
2E Ac
(06)
Nel caso limite in cui la caduta avvenga senza protezioni intermedie il rapporto tra l'altezza di caduta e la corda
tesa raggiunge il suo massimo valore (h/L=2). In questo caso la formula diventa:
Fmax = P +
h
2
P + 2PEA
L
;
(07)
1
2. Fisica della caduta.
2
P + 4PEA
Fmax = P +
;
(08)
Volendo ridurre l'altezza di caduta il primo di cordata pone abitualmente delle protezioni intermedie. In questi
punti, in caso di caduta, gli attriti che si creano tra corda e moschettone fanno sì che la forza di impatto si
distribuisca come nella figura:
5/3 F
2/3 F
F
Fig.2.1.a
Nel punto di rinvio si verifica un effetto paranco. In questo modo il carico ad esso applicato raggiunge il 170%
della forza massima di impatto ma riduce il carico che va a sollecitare il punto di sosta fino al 70% (2/3) della
forza di impatto.
Il calcolo della forza massima di impatto diventa, a questo punto un po' più complesso. L'energia di
deformazione si sviluppa ora su due tratti di corda: Quello che dal corpo che cade va al punto di rinvio Lc
(sollecitato da F) e quello che dal punto di rinvio va al punto di sosta Ls (sollecitato da 2/3 F).
h
2
Lc =
Ph ;
;
Ls = L - h
2
;
(09)
(10)
Energia cinetica di caduta libera
P Fmax h
E Ac 2
Energia cinetica di caduta lungo l'allungamento rinvio - corpo
P
2
3
Fmax
EAc
Ac
L- h
2
;
(12)
Energia cinetica di caduta lungo l'allungamento sosta – rinvio
2
Fmax h
2 EAc
Ac 2
;
(13)
Energia di deformazione del tratto rinvio – corpo
2
4 Fmax
9 2 E Ac
L- h
2
;
(14)
Energia di deformazione del tratto sosta – rinvio.
Ec = Ed ;
h + P Fmax
E Ac
2
h
+P
3
2
Fmax
E Ac
L- h
2
=
(15)
2
2
Fmax h + 9 Fmax
2 E Ac 2
4 2E Ac
L- h
2
;
(16)
2
2. Fisica della caduta.
Risolvendo definitivamente in funzione di Fmax:
per h/L = y
Fmax =
P (3y+12) +
P
2 (3y+12) 2+ 36 EAcPy (5y+8)
;
(5y+8)
(17)
Seguendo la progressione di una cordata è ora possibile fare un’analisi continua delle sollecitazioni dei punti
fissi in caso di caduta.
Alcuni esempi di caduta con assicurazione statica :
h/L = 0,08
h/L = 0,80
240 kg
25.00 m
195 kg
h/L = 0,50
240 kg
20.00 m
h/L = 1
Pendolo
1461
kg
1270
kg
15.00 m
h/L = 2
760 kg
1550
kg
10.00 m
h/L = 2
195 kg
876 kg
930 kg
5.00 m
Da secondo
1087 kg
1087 kg
584 kg
508 kg
620 kg
0.00 m
Con rinvii intermedi
1087 kg
= 80 kg
1087 kg
Senza rinvii intermedi
Fig.2.1.b
Nel caso particolare del recupero del secondo di cordata va preso come altezza di caduta il valore 0, ma il corpo
acquista energia cinetica cadendo per un'altezza pari all'allungamento della corda sotto il carico. Inserendo tale
valore nella formula (07) si nota che all'ancoraggio viene applicato un carico pari a due volte il peso di chi cade.
Fmax = P +
h
2
P + 2PEA
L
Fmax = P +
2
P
;
;
(18)
(19)
3
2. Fisica della caduta.
Nel caso del pendolo da una posizione orizzontale la forza massima applicata all'ancoraggio corrisponde alla
forza centrifuga che si crea nella caduta a cui si va ad aggiungere la forza peso del corpo che cade.
2
Fcentr = mv
r
;
(20)
Considerando che la velocità V è espressa dalla formula (02) :
v=
2gh
;
(21)
Considerando che r = h :
Fmax = 2mg ; (22)
Alla forza centrifuga si aggiunge ovviamente anche la forza peso P=mg;
Fmax = 3mg = 3P ; (23)
In definitiva la caduta in pendolo produce una sollecitazione alla sosta pari a circa 3 volte il peso di chi cade.
Fino a questo punto abbiamo considerato che la corda, con le sue caratteristiche elastiche contribuisce da sola
all'assorbimento dell'energia di caduta. Questa situazione, detta assicurazione statica, non è immaginaria ma si
può verificare in certi casi. Dagli esempi e dal grafico si può comunque notare che il rinvio e la sosta, in certe
situazioni, vengono duramente sollecitati, fino ai limiti di rottura degli apparecchi di assicurazione come i cavi
dei dadi o le camme dei Friend.
2000
IO
RINV
1500
Fmax
CORPO
1000
SOSTA
500
0
0,1
0,5
1
1,5
2,0
h/L
Fig.2.1.c
A) L'ancoraggio di sosta deve assorbire al massimo circa 1000 Kg verso il basso. (h/L = 2; caduta senza
rinvii intermedi);
B) L'ancoraggio di sosta deve assorbire al massimo circa 700 Kg verso l'alto. (h/L = 1,8; caduta 20 m
sopra la sosta e rinvio 18 m sotto i piedi);
C) Il punto di rinvio deve assorbire al massimo verso il basso 1750 Kg nella situazione descritta al punto B;
D) All'imbracatura, la forza massima applicata non supererà i 1000 kg.
Queste forze sono strettamente legate alle caratteristiche meccaniche della corda e che sono indicate nel
cartello di acquisto della stessa in unica entità detta Forza di impatto.
Più è bassa la forza di impatto indicata tanto più elastica sarà la corda e quindi tanto più morbidi (e lunghi !?)
saranno i voli. Per i nostri calcoli abbiamo considerato una corda singola con caratteristiche medie e con una
forza di impatto pari a 1000Kg.
2.2 Analisi meccanica dei sistemi di assicurazione “dinamici”:
Abitualmente, al punto di sosta, si utilizza un sistema frenante che, oltre a permettere di "dare corda" a colui
che sale in testa alla cordata, costituisce un sistema frenante capace di assorbire energia alleviando di molto il
carico agente, sia su chi cade che sui punti di sosta e di rinvio che come vedremo in montagna non sono
sempre a prova di bomba.
Contrariamente ai paesi anglosassoni, sulle alpi ed in un terreno di avventura, il sistema frenante per elezione
è senza dubbio il "mezzo barcaiolo".
Esso, viene generalmente eseguito sull'ancoraggio di sosta e presenta una capacità di frenare (di amplificare la
capacità di trattenere la caduta) differente a seconda che la trazione avvenga verso il basso (assenza di
protezioni intermedie h/L = 2) oppure verso l'alto (h/L < 2).
4
2. Fisica della caduta.
250-270 kg
Trazione verso l'alto
30-40 kg
350-370 kg
30-40 kg
Trazione verso il basso
Fig.2.2.a
Meccanismo di assicurazione dinamica:
L'assorbimento dell'energia nell'assicurazione dinamica avviene con una sequenza di fenomeni meccanici:
a) La corda inizialmente si allunga assorbendo energia fino a che la sua tensione supera la forza frenante del
mezzo-.barcaiolo.
b) A questo punto la corda scorre nel mezzo-barcaiolo e nelle mani di chi assicura assorbendo energia senza
provocare ulteriori allungamenti della corda e quindi senza provocare ulteriori sforzi sugli ancoraggi di sosta e di
rinvio.
c) Assorbita energia a sufficienza da ridurre la tensione nella corda ad un valore inferiore a quella della forza
frenante del mezzo-barcaiolo lo scorrimento si arresta e con esso anche la caduta.
Questo processo è abbastanza facile da descrivere in termini matematici. A questo proposito mettiamo in atto
ancora un bilancio energetico:
Ec =
Ed + Efreno ;
(24)
L'energia cinetica provocata dalla caduta viene trasformata in parte in energia di deformazione della corda ed in
gran parte dallo scorrimento della stessa attraverso il freno.
La corda, raggiunta una tensione sufficiente a far scorrere il mezzo-barcaiolo smette di tendersi e quindi di
dissipare l'energia cinetica. La dissipazione di energia dovuta alla dilatazione della corda assume quindi un
valore molto basso e lascia al mezzo-barcaiolo il compito di dissipare circa il 95% dell'energia di caduta.
In prima approssimazione, la formula del bilancio energetico diventa:
Ph + Ps = Fs ;
;
s = Ph
(F - P)
(25)
(26)
s = scorrimento della corda nel freno.
P = Peso della persona. (80 kg)
F = Forza necessaria a far scorrere il freno. (350 Kg verso il basso)
h = Altezza di caduta.
Dalla formula si può facilmente intuire che lo scorrimento, in assenza di ulteriori attriti, può raggiungere valori
pari al 1/3 dell'altezza di caduta !
In presenza di rinvio Fmax diventa 3/2 F ma il freno ha un limite di scorrimento di soli 270 kg.
Lo scorrimento è:
Ph + Ps = 3/2 Fs ; (27)
s=
Ph
(3/2 F - P)
;
(28)
circa 27% dell'altezza di caduta.
5
2. Fisica della caduta.
In un'analisi più rigorosa, considerando gli allungamenti della corda e quindi anche il fattore di caduta, lo
scorrimento di corda nel mezzo-barcaiolo diventa:
Eah - kPh
3
9k
16
4
+
1
f
-
1
2
k
-1
2
;
s=
EA
(29)
3k
-1
2
I risultati, riassunti nel diagramma, dimostrano che il fattore di caduta ha influenza solo quando lo stesso ha
valori bassi e che lo scorrimento dipende solo dalla lunghezza di caduta e può essere al massimo 1/4 della
stessa.
Scorrimento (m)
12.00
10.00
fc = 1,5
8.00
fc = 1,0
6.00
fc = 0,5
4.00
2.00
0.00
fc = 0,2
fc = 0,1
4
8
12
16
20
24
28
32
36
Altezza di caduta (m)
EA= 3000 Kg
P = 80 kg
K= F/P = 270/80 = 3.38
Fig.2.2.b
Lo scorrimento della corda nel mezzo - barcaiolo è una realtà fin troppo trascurata. La lunghezza di corda che
scorre attraverso le mani di chi assicura, in completa assenza di ulteriori attriti, è molto maggiore di ciò che
possiamo credere e può raggiungere facilmente anche gli 8 m. Ciò che risulta interessante è che tale
scorrimento non dipende in modo rilevante dal fattore di caduta h/L ma dalla lunghezza della caduta
stessa.
Certamente il calcolo fa riferimento ad un modello teorico che raramente si verifica in realtà. Non va comunque
dimenticato che chi si appresta a trattenere voli lunghi pensi bene alle proprie mani ed alle conseguenze che
può portare uno scorrimento di 5 o 6 metri di corda. (È consigliabile munirsi di un guanto!)
In relazione alle considerazioni fatte, si può ben capire che, chi utilizza in alpinismo sistemi di assicurazione
ancora più dinamici, (Piastrina, Tuber, Reverso, Otto ecc.) lo potrà fare alla condizione di imporre protezioni
molto frequenti ed una perfetta auto-assicurazione.
Fortunatamente molti altri attriti intervengono nell'assorbimento dell'energia e permettono nella maggior parte
dei casi di trattenere la caduta senza esercitare ulteriori notevoli sforzi sugli elementi di fissaggio.
L'adozione di un freno alla sosta consente comunque di ridurre le forze agenti sia sui rinvii che sulla sosta:
a) Il punto di sosta viene sollecitato con circa 450 kg verso il basso (h/L=2); e con circa 270 Kg verso
l'alto.
b) L'ultimo rinvio sopporta al massimo un carico di 650 Kg;
c) Colui che cade riceve nell'imbracatura uno strappo pari a 450 Kg;
Ammesso che eccessivi attriti non ne impediscano il corretto funzionamento !
6
2. Fisica della caduta.
2.3 Scivolamento su neve e ghiaccio.
La velocità che si raggiunge scivolando su di una superficie inclinata si esprime come di seguito:
v=
2gh ( 1 - u cotg a ) ;
(30)
Dove:
v= velocità in m/sec
g= accelerazione di gravità (9.81 m/sec2
h= altezza di caduta (Il dislivello in m)
a= angolo di inclinazione del pendio
u= coefficiente di attrito
Per ciò che riguarda una persona che scivola sulla neve o sul ghiaccio sono noti i seguenti valori del coefficiente
di attrito:
u= 0.03 Alpinista che scivola su ghiaccio o firn (Indipendentemente dall’abbigliamento)
u= 0,20 Alpinista che scivola sulla neve molle con abbigliamento di Perlon
u= 0.30 Alpinista che scivola sulla neve molle con abbigliamento normale.
Rapportando la velocità che si raggiunge scivolando lungo un pendio con la velocità che si raggiungerebbe nel
vuoto cadendo dalla stessa altezza otteniamo valori estremamente alti e che si riassumono nella tabella
seguente.
Velocità di scivolamento in % sulla caduta libera
u=0,03
u=0,10
u=0,20
u=0,30
20°
96%
85%
67%
42%
30°
97%
91%
81%
69%
40°
98%
94%
87%
80%
50°
99%
96%
91%
87%
60°
99%
97%
94%
91%
70°
99%
98%
96%
94%
Dai valori riportati nella tabella si capisce che nello scivolare si raggiungono velocità prossime alla caduta libera
già con angoli di 30° o 40° e quindi oltre tali valori sono valide tutte le considerazioni fatte per la caduta libera.
7
3. Asole
3. Asole :
Le asole sono nodi che consentono di creare dei punti attacco all'estremità della corda ed
eventualmente anche in un suo punto intermedio.
3.1 Asola guida:
È l'asola più semplice e veloce da confezionare. Essa è ancora molto usata in alpinismo e
soccorso. Dopo forti carichi non è facile da sciogliere.
Fig.3.1
3.2. Asola guida inseguito:
Volendo collegare una corda ad un anello chiuso qualsiasi è necessario costruire un nodo su
corda semplice ed inseguirlo successivamente dopo aver infilato l'anello chiuso.
Fig.3.2
3.3 Asola a otto:
Per ovviare alla difficoltà di scioglimento dell'asola guida, è possibile con un giro aggiuntivo
creare un'asola che assorba dinamicamente i carichi. Questa asola è definita anche "Nodo
guida con frizione".
Fig.3.3
1
3. Asole
3.4 Asola a otto inseguito:
Anche per l'asola a otto è possibile collegare un anello chiuso come, per esempio, l'anello
dell'imbracatura, creando preventivamente un nodo a corda semplice ed inseguendolo con lo
stesso capo in un secondo momento.
Fig.3.4
3.5 Asola a contrasto:
Spesso, dovendo collegare attrezzature da soccorso con anelli chiusi, si preferisce preparare
la prima metà del nodo guida semplice e successivamente, anziché inseguirlo, si preferisce
crearne uno a contrasto rendendo il collegamento più facile da sciogliere.
Fig.3.5
2
3. Asole
3.6 Asola guida infilata a rovescio:
Spesso dovendo recuperare carichi in parete, sacconi ed attrezzature varie, l'asola guida si
incastra facilmente sugli spigoli. Infilando il nodo guida di rovescio si crea un nodo
"galleggiante" che tende ad incastrarsi molto meno.
Fig.3.6.a
N.B.: Nel caso di lunghi recuperi di un saccone in parete, per ovviare al continuo incastro dei
nodi, è possibile usare un asola guida semplice protetta da una bottiglia di plastica con il
fondo tagliato.
Fig.3.6.b
3.7 Asola con nodo bulino semplice:
Senza dubbio il modo più veloce per attaccare una corda ad un anello chiuso è il nodo bulino
semplice. Esso, anche dopo strappi e forti carichi, risulta facile da sciogliere.
N.B.: L'anello di corda che si viene a creare non va caricato internamente perché ciò tende
a sciogliere il nodo ed è già stato causa di incidenti.
No!
Fig.3.7
3
3. Asole
3.8 Asola con bulino doppio infilato:
Questo tipo di asola viene per lo più usata per legarsi all'imbracatura. Facile da sciogliere
dopo forte strappo non è altrettanto facile da eseguire e da controllare.
Fig.3.8
3.9 Asola a contrasto su punto intermedio:
Questo nodo costituisce una possibilità di collegare anelli chiusi con un punto intermedio
della corda senza fare uso di moschettoni.
Fig.3.9
4
4. Nodi di giunzione
4. Nodi di giunzione:
I nodi di giunzione consentono il collegamento di corde e fettucce, chiudere anelli di
corda ed hanno diverse caratteristiche di galleggiamento, dimensione e velocità
d’esecuzione.
4.1 Giunzione con nodo guida:
È senza dubbio il nodo di giunzione più semplice e veloce da eseguire. Il nodo galleggia
ottimamente sopra gli spigoli senza incastrarsi ma sottoposto a forti trazioni non è facile
da sciogliere.
Fig.4.1
4.2 Giunzione con nodo guida inseguito:
Questo nodo è più propriamente detto nodo delle fettucce. Una volta predisposto su un
capo un nodo guida semplice lo s’insegue con l'altro capo in senso inverso. È un nodo
compatto non galleggiante sugli spigoli generalmente usato per chiudere anelli di cordino
o di fettuccia definitivamente.
Fig.4.2
4.3 Giunzione con nodo a otto:
È possibile collegare due capi di corda o cordino anche con un nodo a otto con il solo
vantaggio di creare un collegamento frizionato più facile da sciogliere se sottoposto a
forti carichi.
Fig.4.3
1
4. Nodi di giunzione
4.4 Giunzione con nodo delle fettucce:
Come già detto in 02.02 il nodo guida di giunzione inseguito è il nodo ideale per il
collegamento delle fettucce. Dopo essere stato sottoposto a forti carichi non è più facile
da sciogliere ed è quindi indicato per collegamenti definitivi.
Fig.4.4
4.5 Giunzione con nodo piano:
Questo tipo di giunzione non viene quasi mai usato per scopi portanti ma può risultare
utile per stringere velocemente attrezzi vari da soccorso come sci, barelle ecc. Risulta
facile da sciogliere.
Fig.4.5
4.6 Giunzione con nodo inglese semplice:
Questo nodo consente una giunzione veloce ma non risulta facilissimo da
sciogliere dopo che è stato sottoposto a forti carichi e non possiede le
qualità di galleggiamento del nodo guida.
Fig.4.6
4.7 Giunzione con nodo inglese doppio:
Tempo addietro questo nodo era il nodo di giunzione per eccellenza ma la scarsa velocità
di esecuzione, e la tendenza ad incastrarsi lo hanno mandato quasi completamente in
disuso. Rimane comunque un nodo indicato per collegare corde di diverso spessore.
Fig.4.7
2
5. Metodi di legatura
5. Metodi di legatura :
Diversi sono i metodi abitualmente adottati per legarsi all'imbracatura. Sostanzialmente,
sia con imbracatura bassa che con quella completa, l'asola adottata dovrà essere facile e
veloce da eseguire, consentire un immediato controllo reciproco ed essere facile da
sciogliere dopo forti strappi.
In montagna, o dove comunque un’eventuale caduta non sarebbe controllabile con il
corpo, è buona abitudine utilizzare un’imbracatura completa. Molte sono state le
discussioni in materia ed è anche vero che moltissimi professionisti si accontentano di
utilizzare solo la parte bassa. Molti sono i pro ed i contro ma appare indiscutibile il fatto
che con gravi traumi è certamente più difficile sopravvivere appesi alla sola imbracatura
bassa. Ogni uno di noi dovrà attuare nel momento giusto la scelta giusta.
Qui a fianco si propone un metodo semplice e validissimo per collegare le due parti
dell’imbracatura. Allo scopo si utilizza uno spezzone di corda di almeno 9 mm di diametro
o una fettuccia tubolare della larghezza di 25 mm.
Fig.5.0
5.1 Legatura con nodo a otto infilato (3.4):
Questo è il metodo certamente più usato, abbastanza facile da eseguire, controllare e
sciogliere.
Fig.5.1
1
5. Metodi di legatura
5.2 Legatura con bulino doppio infilato (3.8):
In alternativa al nodo a otto infilato, molti alpinisti adottano il doppio bulino che, se pur
leggermente più complicato, risulta più facile da sciogliere dopo essere stato sottoposto a
forte tensione.
Fig.5.2
5.3 Legatura con nodo a contrasto (3.5):
Alcuni alpinisti adottano ancora come metodo di legatura questo nodo anche se non
risulta più facile da eseguire e non è nemmeno da sciogliere dopo forti sollecitazioni.
Fig.5.3
2
5. Metodi di legatura
5.4 Legatura in un punto intermedio della corda:
Nel legarsi in un punto intermedio della corda, per esempio su ghiacciaio, volendo
rinunciare all'uso di un moschettone a ghiera si può adottare un'asola a contrasto.
Fig.5.4
N.B. Ancora molti arrampicatori sportivi infilano l'asola di corda sia nella cintura che nei
cosciali, così come molte ditte produttrici di imbracature consigliano. Negli ultimi anni si
sono verificati diversi incidenti per aver dimenticato di inseguire il nodo e la corda, stretta
dietro la cintura, non è caduta a terra dando l'illusione di essere legati correttamente.
L'anello di fettuccia posto sull'imbracatura è di per se dimensionato correttamente e di
conseguenza i metodi proposti sono sicuramente da preferire.
Fig.5.4.a
3
5. Metodi di legatura
5.6 Legatura di due clienti sulla stessa corda:
Su vie di arrampicata molto facili, o nella progressione in conserva è possibile, utilizzando
una sola corda (singola 11mm) assicurare due clienti. Essi vengono legati in corda come
nella Fig.5.6 ad una distanza di circa 2 o 3 metri. Il cliente meno esperto si lega
normalmente all’estremità della corda mentre il più esperto viene legato poco più avanti
con un nodo a contrasto (vedi 5.5) eseguito con un’asola guida in modo da formare una
derivazione di circa 70 cm. Tale derivazione consente a questo una certa mobilità,
lasciando che la guida tenga sempre bene in tensione il compagno meno esperto.
1° cliente
70 cm max
2° cliente
2-3m
Fig.5.6
4
6. Nodi auto-bloccanti
6. Nodi auto-bloccanti :
Volendo esercitare una trazione su una corda già tesa senza fare uso delle sole mani è
possibile impiegare un nodo auto-bloccante eseguito con un'altra corda o fettuccia alla
quale trasferire il carico. I nodi auto-bloccanti non sottoposti a carico possono scorrere
lungo la corda consentendo di spostare il punto di trazione esattamente come una mano
meccanica.
6.1 Nodo auto-bloccante "Prusik":
È il più semplice degli auto-bloccanti ed è in grado di stringere in entrambe le direzioni.
Generalmente la corda con cui viene confezionato il nodo deve avere diametro minore di
quella su cui si esercita la trazione. La tenuta e la capacità di scorrere dipendono dal
numero delle spire, dalla qualità delle corde e dal rapporto tra i loro diametri. Il numero
degli avvolgimenti varia così da 2 a 5.
Fig.6.1
6.2 Nodo auto-bloccante "Prusik" infilato: Non disponendo di un anello chiuso di
cordino ma solo un capo è possibile realizzare lo stesso nodo precedente (6.1) nella
versione infilata. Per bloccare il capo uscente si possono usare diversi nodi (nodo guida
inseguito o nodo a contrasto) ma è consigliabile utilizzare un bulino semplice (3.8), facile
da eseguire ed ideale per distribuire al meglio la trazione sulle spire.
Fig.6.2
1
6. Nodi auto-bloccanti
6.3 Nodo auto-bloccante "Marschand":
Questo tipo di auto-bloccante risulta molto facile da eseguire utilizzando un anello di
corda o cordino chiusi. Blocca bene in una sola direzione. Costituisce l'auto-bloccante
ideale nel caso si voglia utilizzare un anello di fettuccia.
Fig.6.3
6.4 Nodo auto-bloccante "Marschand" con fettuccia.
Il nodo auto-bloccante “Marschand” funziona ottimamente con le fettucce anche se il suo
scorrimento lungo la corda non è sempre facilissimo.
Fig.6.4
6.5 Nodo auto-bloccante "Marschand" bi-direzionale:
Questa variante dell'auto-bloccante Marschand può bloccare in entrambi le direzioni, può
scorrere molto facilmente anche se non offre le stesse caratteristiche di presa degli altri
auto-bloccanti. Esso trova ottimo utilizzo come sicurezza passiva nella discesa a corda
doppia. N.B. La distanza del moschettone dall’asse della corda non deve essere eccessiva
(Max 3-4 cm) altrimenti il nodo non blocca più bene.
3-4 cm Max
Fig.6.5
2
6. Nodi auto-bloccanti
6.6 Nodo auto-bloccante "Bellunese":
Questo tipo di auto-bloccante viene eseguito con un solo capo in modo molto semplice e
veloce. Nelle operazioni di soccorso organizzato ha trovato ampio utilizzo grazie anche
alla sua ottima tenuta tra corde di diametro simile.
Fig.6.6
6.7 Nodo auto-bloccante "Bachmann":
Questo tipo di auto-bloccante costituisce una variante del Marschand in cui si interpone
tra la corda da mettere in trazione e le spirali del nodo stesse un moschettone semplice.
Il moschettone consente uno spostamento rapido ed agevole del nodo. Viene usato quasi
esclusivamente in operazioni di soccorso.
Fig.6.7
6.8 Nodo auto-bloccante su corda doppia :
Può accadere che sia necessario, scendere o risalire auto-assicurati lungo una corda
doppia. A questo scopo può essere utile infilare le due corde con un anello di cordino
come nel disegno. In giù blocca ottimamente mentre verso l’alto scorre ottimamente.
N.B. : È bene che le corde siano appesantite all’estremità.
Fig.6.8
3
7.Moschettoni
7.Moschettoni :
I moschettoni sono un elementi di collegamento tra gli ancoraggi e la cordata.
Inizialmente prodotti in acciaio, oggi vengono prodotti in lega di alluminio e presentano
resistenze alla trazione lungo il loro asse che superano i 2000 Kg.
7.1 Moschettone semplice:
Questo tipo di moschettone, con resistenze >20kn (2000kg) può essere utilizzato
ovunque la direzione della trazione sia certa e non possa subire deviazioni accidentali.
Fig.7.1
7.2 Moschettone semplice con chiusura a ghiera:
Quando le condizioni di trazione si alternano frequentemente con condizioni di scarico è
consigliabile utilizzare moschettoni con chiusura ghiera.
Fig.7.2
7.3 Moschettone tipo HMS:
Questo tipo di moschettone è stato concepito per il suo utilizzo nelle
assicurazione con il mezzo-barcaiolo. La sua base larga consente un agevole
del nodo dalla posizione di calata a quella di recupero e viceversa. Data
dell'inversione del carico esso è dotato di ghiera di sicurezza. Nelle versioni
la ghiera è a scatto tipi "Twist-look".
manovre di
ribaltamento
la possibilità
più moderne
Fig.7.3
1
7.Moschettoni
7.4 Moschettone da ferrata :
Questo tipo di moschettone è stato creato con una base più larga per poter contenere
agevolmente le corde e le scale in acciaio che si incontrano lungo i sentieri attrezzati. Su
detta base, l'angolo interno rimane comunque stretto e ciò non lo rende idoneo all'utilizzo
con il mezzo-barcaiolo.
Fig.7.4
7.5 Moschettone tipo "SOS":
Questo tipo di moschettone presenta una forma ovale ed è stato creato per il suo utilizzo
nei freni di calata per il soccorso organizzato. Esso è dotato di ghiera di sicurezza per
ovviare ad aperture accidentali in fase di calata.
Fig.7.5
2
8. Chiodi e punti di ancoraggio
8. Chiodi e punti di ancoraggio:
I chiodi, siano essi da roccia che da ghiaccio costituiscono punti fissi di ancoraggio sui
quali la cordata o eventualmente l'operazione di soccorso basano la propria sicurezza. I
chiodi vengono prodotti sia in metallo dolce che in metallo duro (CR-MO). In generale su
calcare si preferiscono quelli in metallo più dolce perché si adattano meglio alle sinuosità
interne delle fessure offrendo così una migliore tenuta. Di norma i chiodi di metallo dolce
sono chiari (spesso zincati) mentre quelli di metallo duro sono tinti di nero.
8.1 Chiodi a lama con asola a 90°:
Questo tipo di chiodo viene piantato con ausilio del martello in fessure della roccia
principalmente verticali. La posizione dell'asola, ruotata di 90° rispetto alla lama imprime,
in caso di sollecitazione verticale una torsione del chiodo stesso e, di conseguenza, un
incremento degli attriti con le pareti interne della fessura.
Fig.8.1
8.2 Chiodi a lama con asola a 45° (universali):
In questo tipo di chiodi, simili ai precedenti (8.1) l'asola è ruotata di 45° allo scopo di
creare un effetto di torsione a contatto con i lembi di fessure sia verticali che orizzontali.
Fig.8.2
8.3 Chiodi a lama con asola ad anello : Anche se ormai in disuso, vengono ancora
prodotti chiodi con asola ad anello. Questo tipo di asola può dare migliore mobilità del
rinvio su tratti in artificiale dove i molti chiodi richiedono un certo risparmio di materiali
(un solo moschettone per rinvio). Va comunque detto che gli anelli sono generalmente
prodotti in acciaio di qualità scadente e speso vengono danneggiati dal martello, in
particolar modo nel punto di saldatura.
Fig.8.3
1
8. Chiodi e punti di ancoraggio
8.4 Chiodi profilati :
Chiodi con le stesse funzioni di quelli a lama (08.01) vengono prodotti con sezione
profilata per adattarsi a fessure più larghe. Le sezioni più comuni sono a V, a C ed a Z.
Fig.8.4
8.5 Bong :
In fessure ancora più larghe (< 3.0cm) si possono utilizzare chiodi profilati speciali che
data la loro dimensione vengono prodotti in lega di alluminio. Oggi questo tipo di chiodo
è caduto in disuso perché sostituito da attrezzi da incastro più agevoli e polivalenti.
Fig.8.5
8.6 Rurp :
Sulle pareti di granito si incontrano spesso pareti solcate da fessure finissime che non
lasciano penetrare chiodi a lama normale. Per la progressione in arrampicata artificiale si
possono utilizzare piccoli chiodi a lama di rasoio che penetrano solo per pochi mm.
consentendo di sopportare il peso dello scalatore.
Fig.8.6
8.7 Riduzione del braccio di leva :
Spesso i chiodi da roccia non penetrano nelle fessure per tutta la loro lunghezza. In
questi casi è bene evitare di caricare direttamente la loro asola in quanto essa
determinerebbe un braccio di leva eccessivo rispetto alla parete. Con l'aiuto del martello
o di un cordino, detto braccio di leva è facilmente eliminabile.
Fig.8.7
2
8. Chiodi e punti di ancoraggio
8.8 Viti e chiodi da ghiaccio : Sul ghiaccio, le viti tubolari offrono una possibilità di
ancoraggio applicabile ovunque il ghiaccio sia sufficiente in spessore e di buona qualità.
L'angolo con cui viene generalmente innestata la vite rispetto al piano superficiale del
ghiaccio è di circa 90°. Con ghiaccio di buona qualità, inclinazioni di circa 10° verso il
basso hanno dato risultati ottimi di tenuta. Fino a pochi anni fa venivano utilizzati tubi
con filettatura fine (SNARG) . Questi vengono piantati con martello ed estratti "svitando"
semplicemente. Il loro effetto dirompente li ha fatti praticamente sparire dal mercato.
90°-100°
Fig.8.8
8.9 Corpo morto dinamico "Dead Man":
Questo tipo di corpo morto viene posto nella neve con un angolo di 40° con la superficie.
Sollecitato a forte carico esso tende a sprofondare ulteriormente assorbendo gli strappi in
modo dinamico.
Fig.8.9
8.10 Corpo morto statico : Nella neve trasformata e profonda è possibile realizzare
ottimi punti di ancoraggio seppellendo letteralmente una piccozza, un paio di bastoncini,
un paio di sci o semplicemente uno zaino. N.B. Nello scavare è bene non distruggere la
struttura del manto nevoso a valle del corpo morto. Pressare bene la neve con cui si
ricopre. Con neve fradicia di pioggia non è possibile ottenere ancoraggi sufficientemente
resistenti.
Fig.8.10
3
8. Chiodi e punti di ancoraggio
8.11 Spit ed anelli resinati :
Con l'aiuto del trapano è ovviamente possibile creare ancoraggi solidissimi ed a prova di
bomba. Molti sono i tipi e le forme di tassello oggi in commercio ma in sostanza ne
esistono due categorie fondamentali: Tasselli ad espansione ed anelli resinati.
Fig.8.11
4
9. Dadi ed altri attrezzi da incastro
9. Dadi ed altri attrezzi da incastro:
Negli ultimi vent'anni, nell'arrampicata si sono sempre più diffuse le protezioni di tipo
"veloce". Con questo termine si intendono tutti quegli attrezzi da incastro, facili sia da
posizionare che da recuperare. Il loro uso, apparentemente semplice richiede comunque
almeno tanta esperienza quanto ne richieda il piantare correttamente i chiodi tradizionali.
La gamma di scelta tra i prodotti è davvero grande.
9.1 Stopper:
Sono tra i primi dadi da incastro ideati. Hanno doppia conicità (sui due assi) anche se
nelle misure più piccole è praticamente utilizzabile solo la dimensione più piccola.
Fig.9.1
9.2 Roks:
Essi costituiscono un'evoluzione degli Stopper. Hanno una doppia conicità sui due assi ma
anche, sull'asse più stretto una forma anche ricurva che consente un miglio
posizionamento nelle fessure e soprattutto una migliore stabilità alle oscillazioni della
corda. (Più difficile la fuoriuscita accidentale).
Fig.9.2
9.3 Hexcentrics:
Sono ricavati da un profilo esagonale irregolare e presentano una conicità anche sull'altro
asse. Montati sia su cavo che su cordino si adattano bene in fessure di media dimensione
(2 - 5 cm). L'irregolarità del profilo impone una torsione nella fessura quando vengono
sollecitati.
Fig.9.3
1
9. Dadi ed altri attrezzi da incastro
9.4 Turner e Pentanuts:
Sono dadi dalla conicità multipla. Potendo ruotare su uno dei loro assi è possibile
utilizzare le dimensioni e le conicità più adatte. Presentano in pratica quattro diverse
combinazioni.
Fig.9.4
9.5 Clog Clog:
Simili agli Excentrics, sono ricavati ance loro da un profilo esagonale dove però gli spigoli
risultano ben arrotondati per adattarsi meglio alle fessure calcaree. Nella loro costruzione
risultano anche più resistenti e pesanti.
Fig.9.5
9.6 Camaloks:
Il principio di incastro di questo attrezzo è basato sulla sua forma a camma e alla
tendenza a ruotare in seguito alla sollecitazione. Vanno posti in fessure e leggermente
incastrati (se necessario anche col martello). Si sono rivelati ottimi anche nei singoli
buchi di calcare.
Fig.9.6
2
9. Dadi ed altri attrezzi da incastro
9.7 Tricam:
Simile come funzionamento al Camalok, deve la sua presa alla rotazione della camma.
Nelle misure più piccole hanno trovato ottimo impiego nei piccoli fori calcarei. Per il
posizionamento e soprattutto l'estrazione è consigliabile disporre di un estrattore da dadi.
Fig.9.7
9.8 Friend:
Questo attrezzo ha in qualche maniera rivoluzionato i sistemi di assicurazione della
cordata. Il suo utilizzo offre grandi possibilità di sfruttamento delle fessure e dei buchi.
Posizionare correttamente un Friend non è comunque così semplice come sembra. Esso
va infilato nella fessura nella direzione di una possibile trazione. Le sue camme devono
appoggiare bene sui lati della cavità e non devono risultare ne troppo aperte (rischio di
forzatura come un ombrello al vento) ne troppo chiuse (rischio di non riuscire più ad
estrarlo).
Fig.9.8
9.9 Camalot:
Si tratta di una riuscita evoluzione del Friend. Le camme del Camalot ruotano su due assi
distinti e paralleli che fungono da blocco della rotazione impedendo il ribaltamento (come
un ombrello nel vento) quando le camme sono troppo aperte. Grazie a questo
accorgimento il Camalot é anche utilizzabile in fori di calcare che al loro interno risultano
troppo grandi.
Fig.9.9
3
9. Dadi ed altri attrezzi da incastro
9.10 Slider:
Due piccoli cunei contrapposti e comandati da un sistema di molle permettono un buon
incastro in piccole fessure dove il Friend non entra. Le superfici esterne dei cunei sono
generalmente ricoperte di stagno per migliorare la presa in attrito. Sollecitati da una
caduta sono poi generalmente difficili da togliere.
Fig.9.10
9.11 Nodo da incastro sassone:
Nelle torri di arenaria dell'alta Sassonia, la fragilità della roccia nonché l'etica rigidissima
degli arrampicatori locali hanno precluso l'uso degli attrezzi da incastro metallici. Ormai
da quasi cento anni nell'Elbsandstein si arrampica proteggendosi con nodi incastrati nelle
fessure per mezzo di una specie di coltello di legno.
Fig.9.11
4
10. Punti di ancoraggio naturali
10. Punti di ancoraggio naturali.
10.1 Spuntoni di roccia : Spesso in prossimità delle creste gli spuntoni di roccia offrono un
buon punto di ancoraggio utilizzabile per assicurare una cordata anche se va tenuto conto
che essi possono essere caricati esclusivamente verso il basso. Affinché la trazione
mantenga sicuramente la posizione voluta è consigliabile utilizzare una fettuccia che offre
migliore aderenza con lo spuntone.
Fig.10.1
10.2 Clessidre e blocchi incastrati:
Nel Calcare e nella Dolomia si incontrano spesso fori comunicanti all'interno della roccia che
possono essere infilati con un anello di corda o cordino costituendo un ottimo punto di
ancoraggio con tenuta in tutte le direzioni. Allo stesso modo, in alcune grosse fessure, i
blocchi di roccia ben incastrati possono essere infilati con anelli di corda ma offrono garanzie
di tenuta solo verso il basso.
Fig.10.2
10.3 Alberi e piante:
Nelle pareti di bassa quota, le piante e gli alberi possono offrire ancoraggi di buona tenuta.
Utilizzando un nodo a "bocca di lupo", sul fusto delle piante è possibile, in certi casi, ottenere
una tenuta sia verso il basso che verso l'alto.
Fig.10.3
1
11. Ancoraggi
11. Ancoraggi:
Per ancoraggio s’intende la composizione ed il collegamento di più punti fissi da utilizzare
ai punti di sosta tra una lunghezza di corda e l'altra. Indipendentemente dalla tenuta
stimata dei singoli punti fissi è bene ricordare che, salvo poche eccezioni, un ancoraggio
al punto di sosta deve essere costituito da almeno due punti fissi, di cui uno sia
certamente "bi-direzionale" ovvero tenga lo strappo anche verso l'alto.
Allo scopo di definire una regola fondamentale per la costruzione degli ancoraggi diamo
dei valori ai punti fissi.
Punti fissi "bi-direzionali" di sicura tenuta > 1500 kg = valore 3.
- Grosse clessidre φ. min. 10cm
- Grosse piante φ. min. 20cm
- Anelli cementati o resinati
Punti fissi "bi-direzionali" = valore 2: (Tengono sia verso l'alto che verso il basso)
-
Chiodi
Spit
Viti da ghiaccio
2 Dadi contrapposti
Dadi e Friend posti in fessure orizzontali
Punti fissi "mono-direzionali" = valore 1: (Tengono solo verso il basso)
-
Spuntoni
Dadi
Friend, Camalot ecc.
Blocchi incastrati
Corpi morti, posti nella neve
Regola fondamentale per l'ancoraggio al punto di sosta è :
La somma dei valori dei punti fissi di un ancoraggio non deve essere inferiore a
3.
Esempi :
-
Chiodo + Spuntone (2+1=3)
Chiodo + Dado (2+1=3)
Clessidra + Dado (2+1=3)
Dado + 2 Dadi contrapposti (1+2=3)
grossa clessidra (3=3)
1
11. Ancoraggi
11.1 Ancoraggio su un punto singolo:
Come già accennato è ammessa la costruzione di un ancoraggio su un solo punto fisso
quando questo è bi-direzionale e di sicura tenuta ( > 1500 kg). A questo scopo si usano
anelli cementati, grosse clessidre, o alberi robusti.
Fig.11.1
11.2 Ancoraggio su due chiodi:
Disponendo di almeno due chiodi questi vanno collegati tra loro con uno spezzone di
corda in modo tale da soddisfare due esigenze fondamentali :
-
Il carico sia distribuito in ugual modo sui due punti fissi.
In caso di cedimento di un punto il carico rimanga ancorato all'altro rimanente.
Fig.11.2.a
N.B.: In caso di trazione verso l’alto (Caduta con protezione intermedia) tutto
l’ancoraggio tenderà a ribaltarsi verso l’alto sollevando anche colui che assicura. Per
ridurre questo effetto è possibile porre un nodo guida sul lato più lungo dello spezzone di
collegamento. In questo modo, verso l’alto non vengono sollecitati tutti due i punti ma
2
11. Ancoraggi
ciò è giustificato dal fatto che in questo caso il carico sul punto di sosta risulta essere
inferiore (ca. ½)
N.B.: L’angolo tra i collegamenti ai due punti fissi, è bene che non superi i 90°, allo scopo di evitare inutili
sovraccarichi dei singoli punti.
Oggi esistono in commercio fettucce cucite in un anello chiuso che non possono essere
infilate direttamente nei chiodi. A tale scopo si possono utilizzare moschettoni nei punti
fissi. Volendo risparmiare materiale in uno dei punti è possibile anche infilare l'anello di
fettuccia con una "bocca di lupo" ricordando in ogni modo che questo nodo è autotranciante se utilizzato con fettuccia.
Fig.11.2.b
11.3 Ancoraggio su chiodo e spuntone:
Come già detto lo spuntone è un punto fisso mono - direzionale, ovvero esso può essere
caricato solamente verso il basso. A tale scopo è molto conveniente nel suo collegamento
porre il nodo guida in modo che, in caso di trazione verso l'alto, non sia caricato e che il
cordino di collegamento non si sfili dallo spuntone stesso.
N.B. Lo spuntone dovrà trovarsi necessariamente più in alto del chiodo.
Fig.11.3
3
11. Ancoraggi
11.4 Ancoraggio su chiodo e dado:
Anche i dadi, quando sono posti in fessure verticali o diagonali, come gli spuntoni, sono
punti fissi caricabili solamente verso il basso. Nella costruzione dell'ancoraggio va quindi
evitato che in caso di trazione verso l'alto, il dado sia estratto accidentalmente. Anche in
questo caso, un nodo guida posto sul suo collegamento eviterà questo effetto
indesiderato.
Fig.11.4
11.5 Ancoraggio su tre dadi:
Allo scopo di realizzare un ancoraggio su tre dadi è necessario collegarne due in
contrapposizione in modo che costituiscano un punto fisso sollecitabile in tutte le
direzioni. Successivamente questo lo si potrà collegare con un terzo dado. Per collegare
in contrapposizione due dadi è possibile usare il nodo a "pacchetto" che consente di
mettere in tensione i due dadi in modo ottimale.
Fig.11.5.a
4
11. Ancoraggi
Fig.11.5.b
11.6 Ancoraggio per calata in corda doppia:
Nelle calate in corda doppia, il collegamento deve consentire alla corda di sfilarsi
agevolmente ed in caso di tranciamento del cordino (per caduta sassi) il collegamento
non si deve sciogliere.Conoscendo approssimativamente la direzione di calata non è
importante che il collegamento sia di tipo mobile. Non volendo rinunciare alla mobiliá
dell'ancoraggio e dando maggiore importanza alla mancanza d’attriti nel momento di
sfilare la corda è possibile fare una sola asola. In questo caso, se il cordino viene
tranciato da un sasso, tutto l'ancoraggio cede!
Fig.11.6
N.B. La metà di corda da tirare è ovviamente sempre quello a contatto con la parete.
Diversamente, sfilando la corda, si creano attriti tra corda e parete che rendono difficile,
se non impossibile recuperare la corda stessa.
5
11. Ancoraggi
11.7 Ancoraggio con chiodi da ghiaccio:
Sul ghiaccio, è possibile realizzare punti d’ancoraggio ottimali potendo scegliere spesso
liberamente la loro posizione. Il posizionamento ottimale di due viti da ghiaccio è
costituito da uno sfalsamento di 50-70 cm sull'asse verticale e 10 cm su quello
orizzontale.
50-70 cm
Fig.11.7
Il collegamento delle singole viti può essere fatto sia per mezzo di moschettone che
infilando direttamente l'asola metallica. (Attenzione agli spigoli taglienti).
Eventualmente, se non fosse possibile avvitare fino in fondo la vite, il braccio di leva va
ridotto con una "bocca di lupo".
6
11. Ancoraggi
11.8 Ancoraggio con gli sci:
Occasionalmente, in presenza di grandi quantità di neve con coesioni sufficienti, sarà
possibile recuperare il compagno utilizzando come punti fissi dell'ancoraggio gli sci.
(N.B. Quest’ancoraggio può essere caricato solo verso il basso).
Gli sci vanno piantati con le code nella neve fino all'attacco con un leggero angolo a
monte volgendo la soletta verso valle in modo da evitare il tranciarsi del cordino contro
le lamine. Prestando attenzione a sfalsare gli sci in senso verticale essi sollecitano aree
diverse del manto nevoso, dando migliori prestazioni di resistenza.
Fig.11.8
11.9 Ancoraggio su piccozza:
In presenza di neve ben compatta e trasformata, è possibile recuperare un secondo di
cordata su pendii di media pendenza (35°-45°) utilizzando la piccozza piantata con il
manico nella neve.
Fig.11.9
7
11. Ancoraggi
11.10 Ancoraggio in serie.
Spesso, arrampicando sulla dolomia principale, lo molte fessure orizzontali consentono di
creare punti fissi di ottima qualità alla stessa altezza ma distanti tra loro. Il collegamento
dei punti fissi con un triangolo delle forze sarebbe impossibile e per questo motivo, come
soluzione di ripiego si adotta un collegamento in serie. Utilizzando la stessa corda di
cordata si collegano i punti fissi tra loro con dei barcaioli, utilizzando il migliore come
punto di ancoraggio primario. Quest’ultimo prenderà tutto il carico, mentre gli altri
intervengono solo in caso di cedimento.
3° Chiodo
Fig.11.10
8
11. Ancoraggi
11.11 Ancoraggio recuperabile su ghiaccio.
Scendendo in corda doppia su ghiaccio ripido o cascata è possibile recuperare
agevolmente la vite da ghiaccio dopo essere scesi. Dopo aver avvitato fino in fondo un
chiodo da ghiaccio lo si estrae nuovamente e si fissa alla sua asola un cordino di 2-3 m
(diam. circa 5 mm). Si riavvita il chiodo lasciando che il cordino si avvolga sul suo asse in
modo ordinato fino a che tra l’avvolgimento (posto su due strati) e la superficie del
ghiaccio rimangono circa 1-2 cm. Si fa passare la metà corda dietro il chiodo e si fissa
l’estremità del cordino alla corda lasciandolo lasco. Si scende normalmente su tutte due
le corde e giunti in fondo alla calata si tira il capo di corda a cui è fissato il cordino. Per
ricordarsi qual è il capo da tirare è bene mettere fin dall’inizio un moschettone sulla parte
giusta di corda e portarlo con se nella discesa. Esistono diverse varianti più raffinate e
complicate a questo metodo ma questa versione, eseguita con cura da un’assoluta
garanzia di funzionamento.
Fig.11.11
9
12. Nodi di assicurazione
12. Nodi di assicurazione.
Sono nodi di assicurazione tutti quelli che, indipendentemente dal tipo di terreno vengono
impiegati all'ancoraggio per:
-
auto-assicurarsi,
assicurare e bloccare il compagno di cordata,
calare su corda uno o eventualmente più compagni.
Negli ultimi anni, sono stati sviluppati molti attrezzi speciali per l’assicurazione del
compagno; noi intendiamo però utilizzare ancora la tecnica fondamentale sia perché non
è legata ad attrezzi particolari, sia perché il “vecchio” mezzo-barcaiolo si è dimostrato
ancora, nella pratica e fuori dalle falesie, il metodo per eccellenza. Tutti i nodi che
seguono sono da eseguire utilizzando moschettoni da mezzo-barcaiolo. La forma
arrotondata della sua base larga consente il ribaltamento del nodo ed uno scorrimento
ottimale dello stesso. Spesso questo moschettone viene confuso con quelli da ferrata, ma
l’angolo acuto della sua base tende a bloccare il nodo frenante, facendo venir mento
l’effetto dinamico dell’assicurazione.
12.1 Nodo Barcaiolo:
Questo nodo viene principalmente utilizzato per auto-assicurarsi all'ancoraggio. Esso
consente un’agevole regolazione senza l'impiego di attrezzature speciali.
Fig.12.1.a
Lo stesso nodo, disponendo di un capo libero di corda, può essere utilizzato per collegare
anelli di acciaio chiusi.
Fig.12.1.b
1
12. Nodi di assicurazione
12.2 Mezzo barcaiolo in posizione di calata:
Il nodo "mezzo barcaiolo" è un nodo frenante utilizzato sia per l'assicurazione del primo
di cordata che del secondo. Esso si può ribaltare agevolmente nelle sue due posizioni
(calata e recupero) ma lo si può costruire per essere già pronto per calare o "dare
corda" al primo di cordata.
Fig.12.2
12.3 Mezzo barcaiolo in posizione di recupero:
Il nodo "mezzo barcaiolo" è un nodo frenante utilizzato sia per l'assicurazione del primo
di cordata che del secondo. Esso si può ribaltare agevolmente nelle sue due posizioni
(calata e recupero) ma lo si può costruire per essere già pronto per recuperare il
secondo di cordata.
Fig.12.3
2
12. Nodi di assicurazione
12.4 Mezzo barcaiolo "doppio":
Spesso, durante le manovre di soccorso è necessario calare o trattenere
contemporaneamente due o più persone. L'effetto frenante del mezzo barcaiolo risulta
insufficiente ed è quindi necessario "raddoppiarlo". Costruendo sullo stesso moschettone
prima un mezzo barcaiolo in recupero e successivamente uno in calata si ottiene un
metodo frenante con cui calare senza sforzo e pericolo anche 300 - 400 kg.
Fig.12.4
12.5 Asola di bloccaggio su rinvio semplice:
Spesso, su pendii di neve poco inclinati, dove il secondo di cordata non può cadere nel
vuoto, si può fare sicura passando la corda semplicemente attraverso un moschettone
nell'ancoraggio. Trattenuta la caduta può essere necessario bloccare la corda. A questo
scopo, l'asola di bloccaggio è la soluzione ideale per bloccare la corda sotto carico e
liberarla successivamente sempre sotto carico. Nel momento in cui si riapre l’asola è
bene fare attenzione che la corda non si arricci !
!!
Fig.12.5
3
12. Nodi di assicurazione
12.6 Asola di bloccaggio su mezzo barcaiolo: Dopo aver trattenuto una caduta con il
mezzo barcaiolo è assolutamente necessario saper bloccare definitivamente la corda
sotto il carico del compagno. Anche in questo caso l'asola di bloccaggio risulta una
soluzione veloce ed ideale per intraprendere qualsiasi manovra di autosoccorso. Il mezzo
barcaiolo si dovrà trovare in posizione di calata e anche qui, quando si riapre l’asola, la
corda non si deve arricciare!
Fig.12.6
12.7 Contro-asola di sicurezza:
Dopo aver bloccato il mezzo barcaiolo con l'asola di bloccaggio, per evitare aperture
accidentali e per disporre del resto della corda (La parte non sotto trazione) per
l'autosoccorso o altre manovre necessarie è indispensabile bloccare il tutto con un
ulteriore asola detta "contro-asola di sicurezza".
Fig.12.7
4
13. Recupero con ritorno bloccato
13. Recupero con ritorno bloccato.
Recuperando il secondo di cordata, o eseguendo manovre di autosoccorso è spesso
necessario utilizzare metodi di recupero che impediscano l’involontaria inversione dello
scorrimento delle corde.
Questi metodi offrono generalmente il vantaggio di poter lasciare le mani dal freno senza
pregiudicare la sicurezza di chi vi è appeso e, nel caso dell'autosoccorso, di non subire
perdite di corda recuperata. Il loro svantaggio generale è quello di produrre ulteriore
attriti al recupero e di non consentire una agevole inversione in fase di calata.
13.1 Bloccante "Hubert" sul mezzo barcaiolo:
Questo metodo consente di bloccare il ribaltamento del mezzo barcaiolo. Gli attriti sono
notevoli e non può essere utilizzato in autosoccorso. Recuperando il secondo di cordata,
consente di liberare le mani. Liberando la corda sotto carico dal moschettone aggiunto
rimane comunque possibile ribaltare il mezzo barcaiolo passando alla fase di calata. N.B.
Questa operazione non riesce con tutti i tipi di moschettone.
Fig.13.1
13.2 Bloccante "Garda" o nodo a "Cuore":
Questo metodo di recupero trova raramente impiego nelle manovre di soccorso e di
autosoccorso. Gli attriti che in esso si creano sono notevoli e posto sotto trazione non è
praticamente possibile passare alla posizione di calata.
Fig.13.2
1
13. Recupero con ritorno bloccato
13.3 Bloccante "Edi":
Questo metodo di recupero, senza inversione, genera molto meno attrito dei precedenti
ma non consente il passaggio nella fase di calata.
Fig.13.3
13.4 Bloccante "Francese":
Questo bloccante, apparentemente complicato da realizzare, consente di unire i vantaggi
dell' "Edi" e del mezzo barcaiolo. L'inversione in fase di calata è abbastanza agevole
Fig.12.4.b (si trasforma in mezzo barcaiolo Fig.12.4.c) e l'eventuale ritorno a quella di
recupero bloccato è automatica Fig.12.4.a.
a)
b)
c)
Fig.13.4
2
14. Manovre fondamentali di corda
14. Manovre fondamentali di corda:
Consideriamo manovre di corda fondamentali tutte quelle tecniche che consentono la
progressione classica in parete: assicurazione in salita, discese in corda doppia, progressione
in conserva e su via ferrata.
14.1 Auto assicurazione ed assicurazione al punto di sosta:
Come già visto nel capitolo 12, l'auto-assicurazione avviene a mezzo di nodo barcaiolo
eseguito preferibilmente nel centro dell'ancoraggio Fig.14.1.a.
L'assicurazione del compagno in progressione avviene tramite un mezzo barcaiolo fatto su
un moschettone a base larga che viene agganciato al moschettone su cui ci si è autoassicurati Fig.14.1.b.
In questo modo, l'ancoraggio viene sollecitato sempre nel suo centro e in caso di caduta del
primo di cordata, se sono state poste protezioni intermedie, chi assicura viene sollevato
assieme al freno per la sola altezza dell'ancoraggio che si rovescia verso l'alto, contribuendo
in dinamicità ed impedendo che la corda sfugga dalle mani.
a)
b)
Fig.14.1
14.2 Agganciamento corretto della corda nei rinvii:
Spesso, utilizzando rinvii già preparati, è capitato che in seguito ad una caduta la corda è
uscita dal moschettone prolungando di molto l'altezza di caduta Fig.14.02.a.
Questo accade generalmente quando si utilizzano nei chiodi dei rinvii preparati molto corti e
rigidi che di conseguenza non possono girare abbastanza sul proprio asse. La causa
principale di questo inconveniente è dovuta ad un agganciamento scorretto della corda nel
moschettone. La Fig.14.02.b mostra chiaramente come la corda vada agganciata
correttamente.
Attenzione ! : Utilizzando in passaggi chiave un solo moschettone nel chiodo, questo
inconveniente si può verificare comunque.
N.B. Le frecce indicano l'estremità della corda alla quale è legato chi arrampica.
1
14. Manovre fondamentali di corda
Destra
Sinistra
Fig.14.2
14.3 Traversata con corda fissa:
A volte, lungo traversi particolarmente difficili, la caduta del secondo di cordata potrebbe
portare a situazioni difficili da risolvere. A questo scopo è possibile attrezzare il breve
traverso con una corda fissa che ha la funzione di un corrimano e che impedisce al secondo
di cordata (cliente) di effettuare pendoli. Tra i diversi metodi conosciuti, alcuni risultano
essere complicati e poco efficaci, l'unico che trova applicazione concreta è quello descritto di
seguito.
Fig.14.3.a : Giunti all'inizio del traverso si costruisce un ancoraggio di sosta che viene
raggiunto da tutti due i componenti della cordata. La guida si lega alla metà della corda e
libera il proprio capo.
Sosta
Rinvio
CL
G
Fig.14.3.a
2
14. Manovre fondamentali di corda
Fig.14.3.b : Dopo aver fissato il capo libero alla sosta si inizia il traverso assicurati dal
cliente sulla sua metà di corda e portando con se l'altra metà.
CL
capo fissato
Sosta
Rinvio
G
Metà corda del cliente
(assicurazione)
Metà corda
Metà corda della guida.
(corda fissa)
Fig.14.3.b
Fig.14.3.c : Assicurati su una metà di corda, si completa il traverso fissando l'altra metà a
formare una sorta di corrimano.
Corda fissa
Rinvio
Sosta
CL
Corda di sicurezza
G
Metà della guida
Metà del cliente
Fig.14.3.c
3
14. Manovre fondamentali di corda
Fig.14.3.d : Giunti alla fine del traverso è possibile recuperare il cliente che seguirà
mantenendo la propria auto-assicurazione costituita da una longe agganciata alla corda
fissa. Egli lascerà in posto tutti i moschettoni che verranno recuperati successivamente.
Corda fissa
Sosta
G
Rinvio
Corda di sicurezza
CL
Fig.14.3.d
Fig.14.3.e : Non appena il cliente completa il traverso lo si può assicurare alla nuova sosta,
ci si scioglie dalla corda ed assicurati con una "longe" che scorre sulla corda fissa installata,
si torna alla sosta precedente. Lungo questo tragitto si sciolgono i nodi nei punti di rinvio
facendo passare la corda semplicemente nei moschettoni. Prima di partire è bene preparare
per il cliente il mezzo barcaiolo con il quale ci potrà recuperare.
Nodi sciolti
Sosta
Rinvio
mezzobacaiolo già pronto.
CL
Longe di sicurezza
tutta la corda rimanente
Fig.14.3.e
4
14. Manovre fondamentali di corda
Fig.14.3.f : Giunti alla sosta precedente ci rileghiamo al capo che vi era fissato e
percorriamo per la terza volta il traverso assicurati dal cliente e recuperando tutto il
materiale.
Nodi sciolti
Sosta
Rinvio
CL
G
tutta la corda rimanente
Fig.14.3.f
5
14. Manovre fondamentali di corda
14.4 Metodo di fissaggio della corda di conserva : Molti sono i metodi di fissaggio che
la guida utilizza per fissare il resto di corda avvolto intorno al busto nella progressione in
"conserva" ma al di là dei pregi e dei difetti dei vari metodi è comunque importante che lo
strappo eventuale vada sempre a scaricarsi sull'anello dell'imbracatura.
A) Chiusura col nodo guida : Dopo aver avvolto la corda in modo corretto e utilizzando
spire non troppo strette si infila un'asola di corda nell'anello dell'imbracatura e con l'asola
stessa si fa un nodo guida sulla tratto che va al cliente strozzando le spire contro il corpo.
Questo fissaggio può essere sciolto con una sola mano, le spire non stringono troppo e
rimangono attaccate al corpo anche quando ci si china lasciando visibilità nella zona dei
piedi.
Fig.14.4.a
6
14. Manovre fondamentali di corda
B) Chiusura con il barcaiolo:
Spesso, nell'area dolomitica, viene adottata la chiusura con il barcaiolo all'anello
dell'imbracatura. Si tratta di un metodo pratico che consente aperture e chiusure veloci
ideali quando il terreno richiede continui adattamenti della lunghezza di corda. Chiudere ed
aprire la chiusura con una sola mano non è sempre facilissimo e richiede una buona pratica.
Fig.14.4.b
C) Chiusura con il bulino semplice:
Gli anelli della corda vengono avvolti al di sopra dello zaino e quando questo deve essere
tolto è preferibile sollevare tutte le spire contemporaneamente lasciandole appese davanti a
se. Utilizzando il nodo bulino semplice, queste rimangono ben ordinate e pronte per essere
riposte sulla spalla senza perdite di tempo. N.B. Il bulino semplice va sempre controllato
perché tende ad allentarsi da solo.
Fig.14.4.c
7
14. Manovre fondamentali di corda
14.5 Lunghezza della corda di conserva:
La lunghezza della corda di conserva varia in funzione del terreno su cui ci si muove. La
scelta della lunghezza appropriata è estremamente importante per la sicurezza della
cordata. Va comunque ricordato che in molti casi questo tipo di progressione è
raccomandabile solo alla guida che procede con il proprio cliente.
Fig.14.5.a : Su terreno roccioso, dove la progressione di conserva si alterna con quella a
brevi e brevissimi tiri di corda è preferibile tenere in mano la corda necessaria a superare i
vari risalti. La quantità di corda che si tiene avvolta in asole dipende quindi dall'altezza dei
risalti e può variare dai 4m ai 15m.
CL
Fig.14.5.a
8
14. Manovre fondamentali di corda
Fig.14.5.b : Su pendii di neve, dove condizioni e pendenza lo consentono si progredisce
rigorosamente con pochissima corda di conserva badando sempre a tenerla più tesa
possibile. Solo in questo modo ha senso questo tipo di progressione. Allo scopo di rendere
più dinamico possibile un eventuale strappo è possibile preparare un nodo guida sulla corda
in modo da poter accompagnare chi scivola con la distensione del braccio per poi assorbire
definitivamente il carico con l'imbracatura. L’asola che si crea con il nodo guida dovrà essere
molto piccola in modo da non rimanervi impigliati con la mano. In questo modo la trazione si
scaricherebbe sul braccio, facilitando il ribaltamento.
Con il braccio teso si deve poter lasciare
l'asola quando anche la corda e tesa.
CL
1,5 m
Fig.15.5.b
9
14. Manovre fondamentali di corda
Fig.14.5.c : Su creste affilate di misto, quando siamo certi di poter progredire sul filo, la
progressione in conserva avviene tenendo in mano una quantità di corda sufficiente a dare il
tempo alla guida di "saltare dalla parete opposta" alla quale è caduto il cliente.
Generalmente si tengono in mano 7 – 10 m di corda. Dato che spesso non è possibile
percorrere rigorosamente il filo della cresta, a circa 1,5 – 2 m dal cliente è possibile fare
un'asola guida da tenere in mano quando ci si trova per un tratto su un pendio. È un
compromesso valido solo per brevissimi tratti. Diversamente è necessario adottare la
distanza in Fig.14.5.b.
CL
Fig.14.5.c
10
14. Manovre fondamentali di corda
14.6 : Metodo di legatura per la progressione su ghiacciaio :
Nella progressione sul ghiacciaio, la guida alpina deve prendere tutte precauzioni tecniche
necessarie a fare si che nella caduta in crepaccio non venga coinvolta l'intera cordata
lasciando in secondo piano le preoccupazioni riguardanti il metodo di recupero. In diversi
decenni di esperienza sono stati definiti alcuni fattori importanti per la sicurezza.
!
!
!
!
!
!
!
Formare cordate numerose (4-6 meglio che 2-3).
Mantenere la corda ben tesa tra i componenti.
Legarsi il più distante possibile (in due anche 15-18m).
Utilizzare imbracature basse.
Utilizzare corde più elastiche (9 mm).
Cordate di sole due o tre persone devono utilizzare il nodo a palla.
Avere a portata di mano il materiale per costruire l'ancoraggio.
Nodo a palla.
15 - 18 m
CL
4m
2m
Fig.14.6.a
Il nodo a palla è di grande aiuto nelle cordate di 2 o 3 persone. Nel momento in cui uno dei
componenti della cordata cade nel crepaccio la corda taglia il bordo innevato creando una
sorta di fessura in cui il nodo si va ad incastrare. Questo potrebbe comportare difficoltà in
fase di recupero ma ciò importa poco le la caduta è stata trattenuta.
11
14. Manovre fondamentali di corda
15 - 18 m
10 - 12 m
8 - 10 m
10 - 12 m
8 - 10 m
8 - 10 m
Fig.14.6.b
14.7 Metodo di legatura per la progressione in ferrata :
Anche su via ferrata è possibile progredire in conserva con i principianti risparmiando loro
l'impegno di auto-assicurarsi. Si procede ad una distanza che varia in funzione della difficoltà
della ferrata (3 - 4 m), utilizzando un moschettone posto con un barcaiolo sulla corda ed una
longe di auto-assicurazione. In questo modo è possibile superare in continua sicurezza i
punti di fissaggio sui quali occasionalmente si potrà far sicura passando la corda dietro il
fittone di acciaio o utilizzando un mezzo barcaiolo.
Nei traversi il cliente, o comunque l'ultimo del gruppo, utilizzerà una "longe" creata con un
capo lungo uscente dal suo nodo di legatura.
3-5 m
CL
Fig.14.7
N.B. Nei tratti impegnativi ed esposti, dove la progressione in conserva non è più possibile, è evidente che il cliente
va assicurato utilizzando un punto fisso.
12
15. Discesa a corda doppia
15. Discesa a corda doppia.
15.1 Discesa a corda doppia individuale:
La discesa in corda doppia, a prescindere dal metodo di frenata usato, prevede una
procedura fondamentale che si articola nei seguenti punti.
-
Preparazione dell'ancoraggio.
Preparazione di una "longe" di auto-assicurazione.
Disposizione della corda nell'ancoraggio.
Preparazione di un'auto-bloccante di sicurezza a valle del freno.
Disposizione del freno di calata.
Distacco della "longe" di auto-assicurazione e discesa.
Come già visto nel capitolo 11
ed anche in caso di rottura del
Il doppio anello consente un
ottimale dei carichi nei singoli
sassi è possibile realizzare
collegamento mobile.
l'ancoraggio per la discesa a corda doppia è di tipo fisso,
cordino è possibile rimanere ancora ancorati su un punto.
recupero più agevole della corda ed una distribuzione
chiodi. Se non si teme la rottura del cordino per caduta
l’ancoraggio con un solo nodo guida ottenendo un
La "longe" di auto-assicurazione viene preparata con un anello di cordino o fettuccia
lungo circa 2,5 m. Esso viene fissato all'imbracatura tramite una bocca di lupo e
all’ancoraggio tramite un moschettone a ghiera bloccato con un nodo barcaiolo. In questo
modo il moschettone non tende a girarsi ed è anche possibile regolare velocemente la
lunghezza della "longe". Ad una decina di centimetri dall'imbracatura si fa un nodo guida
che può servire, se si è sprovvisti di parte alta dell'imbracatura per separare l'autobloccante dal freno.
Fig.15.1.a
1
15. Discesa a corda doppia
Come già detto nel capitolo 11, la corda viene disposta nell'ancoraggio in modo che la
metà da tirare sia quella a contatto con la parete altrimenti essa, in fase di recupero, si
schiaccerebbe contro la roccia ostacolando il recupero stesso.
Ai capi della corda è consigliabile fare dei nodi guida semplici in modo da evitare lo
sfilarsi della corda dal freno anche se si giunge inavvertitamente a fine corda.
Fig.15.1.b
Nelle calate esposte o pericolose, è bene disporre a valle del freno un auto-bloccante che
garantisca la sicurezza anche lasciando le mani dalla corda. A questo scopo un
Marschand bi-direzionale è senza dubbio l'ideale. Fissando il cordino al moschettone con
un barcaiolo si può montare e smontare l'auto-bloccante ad ogni calata senza incorrere
nel rischio di perdere il cordino.
Disponendo l'auto-bloccante fin dall'inizio risulta più facile infilare la corda nel freno dato
che il peso della stessa viene da lui sostenuto.
Fig.15.1.c
2
15. Discesa a corda doppia
Fig.15.1.d Dopo aver disposto il freno di calata e aver staccato la "longe" di autoassicurazione si è pronti per scendere in sicurezza tenendo tutte due le mani sulle corde
al di sotto del freno: una per frenare ed una per mantenere aperto l'auto-bloccante.
Il freno e l'auto-bloccante non dovranno interferire e per questo si deve osservare di
disporli a distanza idonea.
Fig.15.1.d
Fig.15.1.f Utilizzando un imbracatura bassa la procedura e l'allestimento non cambiano.
È comunque necessario prestare attenzione allo sfalsamento tra freno e auto-bloccante.
Attenzione ! : Con l'imbracatura bassa, nel vuoto e con zaino pesante è facile ribaltarsi
a testa in giù !
Fig.15.1.f
3
15. Discesa a corda doppia
15.2 Discesa in corda doppia assistita:
Spesso, accompagnando clienti principianti su vie classiche, è possibile consentire loro di
scendere autonomamente in corda doppia assicurandoli dall'alto. Le prerogative
fondamentali per poter utilizzare questa tecnica sono di conoscere la calata o di poterla
almeno valutare con precisione e che la stessa conduca ad un terrazzino dove sia
possibile scaricare le corde dalla tensione.
Tecnica con 1 Cliente:
Con un cliente la procedura si sviluppa nei seguenti punti:
-Si auto-assicura il cliente all'ancoraggio.
-Ci si auto-assicura con una "longe", e ci si slega dal proprio capo di corda.
-Si infila la corda attraverso l'anello di corda dell'ancoraggio fino alla metà.
-Con asola di bloccaggio e contro-asola di sicurezza si blocca la corda a metà.
-Il cliente scende con il freno sulla metà libera di corda assicurato sull'altra metà.
-Il cliente, dopo essere sceso, si auto-assicura con una longe o con un nodo guida.
-Si riapre l'asola di bloccaggio.
-Si recupera la corda in modo che il cliente rimanga assicurato senza lasco inutile.
-Si scende su tutte due le corde mantenendo il cliente assicurato automaticamente.
3° Bloccaggio corda a metà
1° Autoassicurazione
cliente
2° Longe
G
CL
Corda di
sicurezza
Corda di calata
Fig.15.2.a
4
15. Discesa a corda doppia
5° Guida assicura
sull'altra metà.
4° Cliente scende su metà
corda
G
CL
Corda di
sicurezza
Corda di calata
Fig.15.2.b
Il cliente in questo modo può imparare in piena sicurezza la discesa in corda doppia con i
seguenti vantaggi:
!
!
!
!
La guida è presente e vicino nel momento critico della partenza.
Il cliente non si deve preoccupare di far scorrere nodi auto-bloccanti di sicurezza.
Se il cliente ha problemi la guida può prendere la gestione della discesa in
qualsiasi momento.
Non è necessario che trovi l'ancoraggio successivo perché rimane sempre
assicurato.
5
15. Discesa a corda doppia
6° La guida scioglie l'asola di bloccaggio
G
8° La guida si cala fino al cliente su tutte
due le corde.
7° La guida recupera la corda del
cliente eliminando il lasco eventuale.
CL
Il lasco viene recuperato sull'altra metà.
Fig.15.2.c
Tecnica con 2 Clienti:
Con due clienti le procedure cambiano di poco.
•
•
•
•
•
•
Il secondo cliente, munito di longe di auto-assicurazione viene temporaneamente
“parcheggiato” in sicurezza all’ancoraggio e liberato dalla corda.
La guida, a sua volta, si auto-assicura con la sua longe e si slega.
La guida blocca la corda a metà tramite un barcaiolo e lancia la metà di corda
dove era legato.
Il primo cliente scende su quest’ultima metà di corda assicurato dalla guida
tramite l’altra metà a cui è legato.
La guida recupera la corda su cui è sceso il primo e dopo averla infilata nell’anello
di calata la usa per calare il secondo cliente che scende sulla metà di corda a cui è
appeso il primo.
Giunti in fondo i due clienti, la guida recupera tutto e scende sulle due corde.
6
15. Discesa a corda doppia
La corda è fissata a metà con
mezzo-barcaiolo.
La guida assicura
sull'altra metà.
il primo cliente scende su
metà corda
G
1°CL
Corda di
sicurezza
Corda di calata
Fig.15.2.d
7
15. Discesa a corda doppia
Il secondo cliente viene assicurato senza il mezzo barcaiolo, sfruttando la sola aderenza
tra la corda e l’anello di acciaio. Se l’anello di acciaio non esiste, dopo aver infilato la
corda, si assicura il secondo cliente utilizzando un moschettone e, se lo si ritiene
necessario, con il mezzo barcaiolo.
Volendo migliorare l'efficacia dell'assicurazione è sufficiente,
infilando la corda, avvitarla per mezzo giro su se stessa.
La guida assicura con l'altra
metà.(Quella su cui è sceso il
primo.)
Il secondo cliente scende
sulla corda del primo cliente
G
2°CL
Fig.15.2.e
8
15. Discesa a corda doppia
15.3 Corda doppia assistita dal basso:
Dovendo scendere in corda doppia su un terreno sconosciuto o dove gli ancoraggi sono
ancora da allestire è preferibile che la guida scenda per primo. In questo modo,
presupponendo che il cliente conosca già la tecnica di discesa, è possibile garantire la sua
sicurezza mantenendo in tensione le corde dal basso. Prima di scendere, la guida prepara
al cliente il discensore già montato e fissa le corde a valle di questo all’ancoraggio con un
asola guida. Quando, dopo essere sceso, avrà costruito il nuovo ancoraggio, il cliente
scioglie l’asola all’ancoraggio superiore e scende senza auto-bloccante di sicura fino a
raggiungere la guida.
Cliente
Cliente
Guida
Guida
Fig.15.3.a
Fig.15.3.b
9
16. Manovre di auto-soccorso
16. Manovre di auto-soccorso:
Le manovre di autosoccorso sono tecniche di corda finalizzate al soccorso della cordata in
difficoltà. Le tecniche conosciute nell'ambito dell'alpinismo sono moltissime ma la gran
parte di esse presentano complicazioni tali da risultare inefficaci. Allo scopo abbiamo
illustrato le tecniche più semplici e che con l'esperienza si sono rivelate anche le più
efficaci.
16.1 Paranco rapido:
In fase di recupero di un secondo di cordata in difficoltà è possibile aiutarlo nel
superamento di un passaggio breve “potenziando” la forza di recupero.
Peso
Trazione
Fig.16.1.a
N.B. Se nel recupero si utilizzata un piastrina tipo "GI-GI" o un'altro tipo di attrezzo per il
recupero con ritorno bloccato (Cap.13), lo stesso paranco può essere impiegato per
recuperi più lunghi.
Peso
Peso
Fig.16.1.b
1
16. Manovre di auto-soccorso
16.2 Paranco diretto (Metodo Vanzo).
Questo tipo di paranco viene di solito utilizzato con successo nel recupero da crepaccio.
Recuperando un compagno collaborante ed utilizzando un cordino di 3m, si dovrà
disporre di una lunghezza libera di corda pari al doppio di quella sotto trazione. Per
questo motivo, dopo aver trattenuto la caduta è bene costruire l'ancoraggio (sci o corpo
morto) il più vicino possibile al bordo del crepaccio stesso. La manovra di recupero va
eseguita proprio sul bordo in modo da eliminare gli attriti e utilizzando la sola corda
libera.
Ancoraggio su viti,
corpo morto o sci
Mezzo barcaiolo, asola di bloccaggio e
controasola di sicurazza
Punto di
legatura
Autoassicurazione
Trazione
Compagno da recuperare
Fig.16.2
2
16. Manovre di auto-soccorso
16.3 Paranco "svizzero" con spezzone ausiliario:
Questo tipo di paranco viene utilizzato preferibilmente quando non si dispone di una
lunghezza sufficiente di corda libera per eseguire il paranco diretto (15.02) o quando la
persona da recuperare non è collaborante. Si deve tenere conto inoltre, che esso prevede
la trazione sulla corda in tensione che nel caso del crepaccio ha ancora i nodi a palla che
freneranno anche in fase di recupero.
Fig.16.3.a :
Dopo aver bloccato il mezzo - barcaiolo con asola di bloccaggio e contro-asola di
sicurezza si fissa un'auto-bloccante "prusik" facendo attenzione di infilare l'anello di
cordino dietro il mezzo - barcaiolo. Nel recupero da crepaccio si può scaricare la trazione
all'imbracatura anche per mezzo del "prusik" facendo passare la corda semplicemente nel
moschettone come in Fig.10.3.b.
Fig.16.3.a
3
16. Manovre di auto-soccorso
Trazione
4.) Si scioglie la
contro-asola e l'asola
di bloccaggio e si è
pronti per tirare.
1. ) Si fissa con un
barcaiolo un'asola guida
uno spezzone di corda
sufficientemente lungo
all'ancoraggio ponendo il
moschettone tra il prusik
e l'asola di bloccaggio. (A
questo scopo si può
utilizzare anche il capo
libero della corda stessa).
3.) Si infila la corda
libera nel
moschettone fissato
allo spezzone.
Peso
2.) Si applica un
secondo prusik sulla
corda in trazione e nel
moschettone e vi si fa
passare l'altra estemità
dello spezzone sulla
quale si pone un'altro
moschettone.
Fig.16.3.b
4
16. Manovre di auto-soccorso
16.4 Paranco di "Poldo" con spezzone ausiliario :
Questo tipo di paranco consente di ridurre ulteriormente la forza di trazione necessaria
per sollevare il compagno non collaborante. Esso non si recupera automaticamente come
il paranco "svizzero" ma non genera nemmeno gli stessi attriti.
Mezzobarcaiolo, asola di
bloccaggio e controasola di
sicurezza.
Trazione
La corda,
originariamente in
trazione, si allenta.
3a Riduzione
2a Riduzione
1a Riduzione
Compagno
Fig.16.4.a
5
16. Manovre di auto-soccorso
Dopo aver recuperato corda a sufficienza, si blocca il paranco momentaneamente con un
asola di bloccaggio sulla 3a riduzione e si monta sulla corda lasca un sistema di recupero
con ritorno bloccato (vedi cap.12) o una piastrina "GIGI" in posizione di recupero.
Piastrina GIGI in posizione di
recupero
Mezzobarcaiolo, asola di
bloccaggio e controasola di
sicurezza.
Corda lasca
Asola di bloccaggio sulla 3a
riduzione
Compagno
Fig.16.4.b
6
16. Manovre di auto-soccorso
Dopo aver inserito, in posizione di recupero, la corda lasca nella piastrina GIGI è possibile
sciogliere l'asola di bloccaggio sulla 3a riduzione e proseguire con il sollevamento del
compagno recuperando di volta in volta la corda allentata attraverso la piastrina GIGI.
Mezzobarcaiolo, asola di
bloccaggio e controasola di
sicurezza.
3) La corda allentata viene
recuperata attraverso la piastrina
GIGI.
1) Trazione
2) La corda si allenta
Compagno
Fig.16.4.c
7
16. Manovre di auto-soccorso
16.5 Calata di autosoccorso:
Quando il cliente ferito, non è più in grado, ne di arrampicare ne di aiutare la guida si può
ricorrere ad una tecnica di discesa complicata ma efficace. Allo scopo è necessario
disporre di un po’ di materiale di cui una parte andrà sacrificata. Questa tecnica va
comunque esercitata per capire fin nei dettagli le varie fasi.
Fig.16.5.a: La prima cosa da fare è quella di bloccare la corda del cliente con un’asola di
bloccaggio e la relativa contro-asola di sicurezza.
A)
Fig.16.5.a
8
16. Manovre di auto-soccorso
Fig.16.5.b A questo punto, è necessario scaricare il mezzo – barcaiolo e la propria autoassicurazione per mezzo di uno spezzone di corda con il quale si esegue un nodo autobloccante sulla corda tesa e lo si fissa all’ancoraggio sempre con mezzo – barcaiolo, asola
di bloccaggio e contro-asola di sicurezza. A questo punto è bene ricordare che il
moschettone utilizzato ed il cordino che collega i punti dell’ancoraggio verranno
abbandonati. In queste manovre la gestione del materiale è molto importante.
B)
Fig.16.5.b
9
16. Manovre di auto-soccorso
Fig.16.5.c Non appena il peso del cliente ferito si è scaricato sul nodo auto-bloccante, la
guida si auto-assicura con una longe e si slega dal suo capo di corda. Subito al di sotto
dell’asola di bloccaggio eseguita sulla corda egli si prepara il discensore (Infilato su una
sola corda) completo di auto-bloccante Marschand di sicurezza.
C)
Fig.16.5.c
10
16. Manovre di auto-soccorso
Fig.16.5.d La guida, a questo punto, scioglie l’asola di bloccaggio che ha eseguito sulla
corda, estrae la stessa dal moschettone e la infila i quello in cui è fissato lo spezzone
dell’auto-bloccante. Dopo essersi messo di peso sul discensore, egli può sciogliere anche
l’asola di bloccaggio dell’auto-bloccante sfilando poi lo spezzone di corda. In questo
modo, può scendere portando con se l’auto-bloccante che fa scorrere lungo la parte di
corda del ferito. (In questo modo ha potuto abbandonare solo un cordino ed un
moschettone)
D)
Fig.16.5.d
11
16. Manovre di auto-soccorso
Fig.16.5.e Giunto presso il ferito, la guida collega lo spezzone dell’auto-bloccante alla
propria imbracatura. Utilizzando un anello di fettuccia lunga ed incrociandolo dietro la
schiena del ferito, egli realizza una sorta di bretella in cui, oltre a quelle del ferito infila
anche le proprie braccia. In questo modo, gli è possibile proseguire la discesa
mantenendo il ferito lontano dalla parete. Questo accorgimento non è necessario quando
si scende nel vuoto.
E)
Fig.16.5.e
12
16. Manovre di auto-soccorso
Fig.16.5.f Giunto quasi alla fine della corda, la guida prepara un nuovo ancoraggio. A
quest’ultimo egli fissa lo spezzone dell’auto-bloccante con mezzo – barcaiolo, asola di
bloccaggio e contro-asola di sicurezza. Lasciando scorrere ancora un po’ il discensore, il
ferito andrà in trazione sul nuovo ancoraggio cosicché, dopo essersi auto-assicurato,
potrà recuperare la corda per la successiva calata.
F)
Fig.16.5.f
13
16. Manovre di auto-soccorso
Fig.16.5.g Nelle calate successive, fissandolo lo spezzone direttamente all’imbracatura
del ferito per scaricarlo come prima ad ogni ancoraggio è possibile scendere
contemporaneamente sullo stesso discensore e senza dover abbandonare un
moschettone su ogni ancoraggio. A tale scopo, con un altro spezzone di corda, si realizza
una diramazione per collegare tutti e due allo stesso discensore. N.B. Il ferito va
collegato all’estremità più corta.
G)
Fig.16.5.g
14
17. Manovre di soccorso organizzato
17. Manovre di soccorso organizzato.
Negli ultimi anni, le tecniche del soccorso organizzato, negli ultimi anni, ha avuto evoluzioni
in parte differenti in funzione dei territori e delle regioni in cui vengono impiegate. Non
avendo la pretesa di creare "vademecum" si è voluto descrivere qui solo quelle manovre
fondamentali che rapperesentano uno standard per l'area dolomitica.
17.1 Strategia fondamentale dell’intervento terrestre.
In linea di massima, l’evacuazione del ferito e del compagno, in un soccorso terrestre,
avviene per calata fino alla base della parete. Essi vengono anche raggiunti, quando non sia
possibile diversamente, per calata dall’alto.
!
!
!
!
!
!
!
L’impiego di corde statiche consente calate continue di 200-400m. Per calate più
lunghe è bene attuare un frazionamento, ovvero lasciare la gestione della calata ad
una squadra più in basso. Questa raggiunge la sua posizione autonomamente o per
calata in grappolo dal punto più in alto (Fig.17.1.a)
Dal punto più alto viene calata la barella Mariner assieme ad un soccorritore ed al
medico. (Fig.17.1.b)
Dopo aver prestato le prime cure al ferito e dopo aver stabilito che l’evacuazione non
può avvenire in modo più agevole (Intervento dell’elicottero) si prosegue
direttamente la calata fino a terra o al successivo frazionamento. (Fig.17.1.c)
Non appena il grappolo ferito – barella - soccorritori e giunto al di sotto
dell’ancoraggio successivo la 2° squadra lo prende in carico e prosegue direttamente
la calata. (Fig.17.1.d)
Contemporaneamente la 1° squadra cala i capi delle corde di calata per mezzo di
cordini da 4 mm. (Fig.17.1.e)
Dopo aver completato la calata delle corde, la 1° squadra recupera i cordini e rientra.
La 2° squadra completa la calata e dopo aver calato a sua volta le corde a mezzo dei
cordini, rientra.
Questa è una sequenza di manovre fondamentali a cui si vanno ad aggiungere una serie di
trucchi ed accorgimenti indispensabili per adattare lo standard alle esigenze specifiche
dell’operazione di soccorso.
Al giorno d’oggi la possibilità di far intervenire un elicottero a fatto sì che queste manovre
vengano utilizzate sempre meno con grande vantaggio per l’infortunato. Non va comunque
dimenticato che l’elisoccorso non può intervenire con il buio e con il cattivo tempo e che
queste manovre di corda si possono ancora rivelare indispensabili per risolvere una missione
di soccorso.
1
17. Manovre di soccorso organizzato
a)
b)
c)
d)
e)
f)
1° Squadra
Frazionamento
2° Squadra
Fig.17.1
2
17. Manovre di soccorso organizzato
17.2 Metodo di legatura del soccorritore.
Il soccorritore che si trova impegnato in operazioni di soccorso sia aeree che terrestri,
quando non utilizza una legatura classica per la progressione si costruisce una “Longe” di
auto-assicurazione che gli permetta anche di agganciarsi nel vuoto (in calata o al verricello
di un elicottero) senza rischiare il capovolgimento. Il metodo classico di legatura per
soccorso si realizza con uno spezzone di corda lungo circa 3 – 3.5 m. Con un primo nodo a
otto lo si fissa alla parte bassa dell’imbracatura 1°,con un secondo nodo a otto (con asola
piccola, 2°) si realizza il punto di aggancio per il verricello e con una terza asola a otto si
predispone la “Longe” di auto-assicurazione 3°. (Fig.17.2.b).
Fig.17.2.a
Fig.17.2.b
Nelle basi di elisoccorso, si adotta spesso un metodo di legatura alternativo raffigurato in
Fig.16.2.a che ha il pregio di mantenere il soccorritore, quando è sospeso sotto l’elicottero in
una posizione più verticale riducendo il rischio di roteare in seguito al flusso d’aria del
rotore.
3
17. Manovre di soccorso organizzato
17.3 Ancoraggio fisso su più punti:
L'ancoraggio per la calata di una barella "Mariner" o di una squadra di soccorritori è
costituito da più punti collegati tra loro in modo fisso. Determinata la direzione della calata è
preferibile il collegamento fisso in quanto l'eventuale cedimento di un punto di ancoraggio
non comporta lo spostamento del freno di calata e la lunghezza di corda necessaria per
realizzare il collegamento risulta molto minore.
Corda lasca di regolazione
Fisaggio della corda rimanente
Fig.17.3
Per eseguire il collegamento di più punti fissi si utilizza generalmente una corda intera da 11
mm. Dopo aver determinato sia la direzione della calata che la posizione del freno si procede
a collegare i vari punti fissi lasciando tra loro dei tratti di corda lasca sufficienti ad effettuare
eventuali regolazioni. Dopo aver completato il collegamento, il tratto di corda rimanente va
fermato con un'asola lasca al centro dell'ancoraggio allo scopo di garantire che in nessun
caso qualsiasi punto fisso possa essere sollecitato da solo.
4
17. Manovre di soccorso organizzato
17.4 Ancoraggio fisso su spuntone o albero:
spesso, in manovre di calata si dispone di grossi spuntoni o alberi di grossa taglia che
offrono un'ottima possibilità di creare rapidamente ancoraggi di ottima tenuta. Sia lo
spuntone che la grossa pianta vengono avvolti da almeno tre spire indipendenti di corda. In
questo modo l'eventuale danneggiamento di una di esse, per la caduta di sassi, non
pregiudica la sicurezza della calata.
Tre anelli distinti ed
indipendenti
Asole con nodo guida sfalsato
Corda rimanente
Fig.17.4
Come per gli altri ancoraggi di soccorso per il collegamento si utilizzerà, se possibile, una
corda intera da 11 mm.
Il modo più semplice per creare tre anelli indipendenti di corda è quello di avvolgere lo
spuntone in direzioni alterne (senso orario e antiorario) chiudendo, alla fine, ogni
avvolgimento con un'asola guida. Va posta attenzione particolare alla lunghezza degli anelli
dato che non sono poi più regolabili. Le asole guida, se fatte di lunghezze diverse diverse
sfalsano i nodi tra loro ottenendo così un collegamento più ordinato. Anche in questo caso è
bene fissare il resto della corda con un ulteriore asola al centro dell'ancoraggio.
5
17. Manovre di soccorso organizzato
17.5 Freno di calata con moschettoni SOS:
Generalmente, per la calata di un grappolo di soccorritori o di una barella con ferito e
soccorritore si utilizzano due corde parallele con un doppio freno-moschettone. A tale scopo
sono stati prodotti appositamente moschettoni dal profilo simmetrico, detti "SOS".
Fig.17.05.a
Con ambedue le corde di calata si infila un'asola attraverso il primo (1°) moschettone SOS
(dal basso verso l'alto) e, dopo averla affiancata alle 4 corde entranti si aggancia con un
secondo (2°) moschettone SOS, sia l'asola che le corde. (6 in tutto).
N.B. Per evitare che in fase di calata il moschettone SOS verticale si apra accidentalmente è
bene posizionarlo la sua ghiera in alto a destra.
1°
2°
Corde di tenuta
Corde di calata
Fig.17.05.a
Fig.17.05.b :
Dopo aver spinto fino ad incrociarsi i due moschettoni SOS (quello trasversale con l'apertura
nella parte inferiore) si realizza automaticamente il primo frano moschettone; ancora
insufficiente alla calata di due o più persone.
2°
Tenuta
1°
Corde di calata
Fig.17.05.b
6
17. Manovre di soccorso organizzato
Fig.17.5.c :
Dopo aver aggiunto, come per gli elementi di una catena, altri due moschettoni SOS (3° e
4°), si infilano nell'ultimo nuovamente le corde di calata dal basso verso l'alto fino a formare
una nuova asola che, a sua volta viene agganciata da un ultimo moschettone SOS (5°)
assieme alle corde di calata stesse formando il secondo freno-moschettone (4 corde in
tutto). Anche in questo caso, ovviamente, il moschettone trasversale avrà l'apertura verso il
basso.
2°
3°
1°
Tenuta
4°
5°
Corde di calata
Fig.17.5.c
Fig.17.5.d :
Dopo aver posto in posizione incrociata gli ultimi due moschettoni SOS si ottiene il doppio
freno moschettone voluto. Con questo freno è possibile calare in parete agevolmente e con
buona continuità da 2 a 4 persone.
Tenuta
Calata
Fig.17.5.d
7
17. Manovre di soccorso organizzato
Fig.17.5.e :
Dopo aver completato il doppio freno moschettone, utilizzando uno spezzone di corda o il
resto della corda impiegata per fare l'ancoraggio, si andrà a creare un sistema di bloccaggio
costituito da un nodo auto-bloccante fissato all’ancoraggio con un mezzo barcaiolo con asola
di bloccaggio e contro-asola di sicurezza. Il nodo auto-bloccante che si addice meglio allo
scopo è senza dubbio il "Bellunese".
2 Moschettoni HMS
Tenuta
mezzobarcaiolo, asola e controasola
Autobloccante "Bellunese"
Fig.17.5.e
17.6 : Giunzione delle corde di calata sul freno-moschettone
Nell'area dolomitica, il soccorso organizzato terrestre si è indirizzato negli ultimi anni
all'utilizzo di corde statiche della lunghezza di 100 m o 200 m. Con simili lunghezze di corda
si riescono a realizzare calate ideali dove la ripresa dell'ancoraggio può quasi sempre
avvenire su terrazzi ampi e comodi. Questo sistema riduce notevolmente i tempi di
intervento, richiede un impiego ridotto di soccorritori specializzati e, non da ultimo, una
drastica riduzione delle possibilità di incidente. Nonostante ciò, si è osservato che è possibile
effettuare calate continue di lunghezza superiore, fino anche a 400m. Questo richiede
evidentemente la giunzione di corde durante la calata, ovvero con il carico sempre applicato
sul freno.
Fig.17.6.a
Utilizzando il freno moschettone classico si inizia la manovra di giunzione della corda quando
la fine di una delle corde è giunta a circa 1m dal freno stesso. In quel momento chi opera
all'auto-bloccante "bellunese" lascerà che esso "morda" le corde bloccando la calata. A tale
scopo, chi cala, si prenderà cura di trattenere un po' di più la corda che non verrà giuntata.
Per sicurezza, a monte dell'auto-bloccante "bellunese", si farà una piccola asola, in modo da
impedire che la corda che sta finendo scorra attraverso l'auto-bloccante.
8
17. Manovre di soccorso organizzato
Fine corda
1,5m
Asola di sicurezza
Bellunese sotto trazione
Fig.17.6.a
Fig.17.6.b
Successivamente è possibile sfilare la corda da giuntare dal freno-moschettone. Questa
operazione viene generalmente compiuta da chi sta all'auto-bloccante "bellunese", mentre
chi cala continua a tenere le corde in mano.
Corda da giuntare
Fig.17.6.b
9
17. Manovre di soccorso organizzato
Fig.17.6.c
Dopo aver infilato la nuova corda attraverso i freni la si collega alla precedente per mezzo di
un nodo guida di giunzione prendendosi cura di tirare bene e singolarmente tutti quattro i
capi del dal nodo.
Tirare bene tutti 4 i capi
Fig.17.6.c
Fig.17.06.d
Dopo aver effettuato la giunzione è possibile aprire l'asola di bloccaggio del nodo autobloccante e far scorrere corda attraverso il mezzo barcaiolo fino a restituire il carico al freno
moschettone. La piccola asola di sicurezza, a monte dell'auto-bloccante si aprirà
automaticamente.
Il freno riprende il carico.
Il nodo viene recuperato vicino al freno
L'asola si scioglie automaticamente.
Fig.17.06.d
10
17. Manovre di soccorso organizzato
In ultimo sarà necessario sciogliere l'auto-bloccante "bellunese" per rifarlo a monte del nodo
di giunzione.
17.7 Freno di calata con piastrine GIGI :
Negli ultimi anni, le piastrine GIGI, si sono imposte positivamente sia come attrezzo di
recupero che come freno di calata. Nelle operazioni di soccorso organizzato esse hanno
apportato alcuni vantaggi nella costruzione dei freni di calata ed in modo particolare nella
giunzione delle corde.
Fig.17.7.a :
Fin dall'inizio si pongono nell'ancoraggio due piastrine collegate tra loro da un moschettone a
ghiera come gli anelli di una catena.
Fig.17.7.a
Fig.17.7.b :
Infilando le corde di calata nella piastrina più a valle si crea un'asola che a sua vota va
agganciata da un moschettone (non necessariamente a ghiera) facendo attenzione che
l'apertura sia rivolta verso l'alto. In questo modo si è creato un primo freno-piastrina
sufficiente a calare un soccorritore con la barella al seguito.
Calata
Tenuta
Fig.17.7.b
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17. Manovre di soccorso organizzato
Fig.17.7.c :
Infilando le corde di calata a monte del primo freno nella piastrina superiore si ottiene un
secondo freno-piastrina adatto a calare anche quattro persone.
Calata
Tenuta
Fig.17.7.c
Fig.17.7.d :
Come per il doppio freno moschettone, anche il doppio freno piastrina necessita di un
sistema di bloccaggio costituito da un auto-bloccante "Bellunese" associato da un mezzobarcaiolo, asola di bloccaggio e contro-asola di sicurezza. Questi vanno posti al di sotto del
freno stesso in modo che non aggiungano attriti indesiderati al sistema.
2° Freno
mezzobarcaiolo, asola di bloccaggio,
controasola di sicurezza.
1° Freno
Bellunese
Fig.17.7.d
12
17. Manovre di soccorso organizzato
Fig.17.7.e :
Fase di bloccaggio della calata. Sia che si tratti di doppio freno moschettone che di doppio
freno piastrina, chi cala non lascerà mai, e in nessun caso libere le corde di calata. Egli le
terrà rigorosamente in mano. Nell'ipotesi che le debba abbandonare, si prenderà cura di
bloccare la calata con un'asola di bloccaggio ed un'asola di sicurezza costruiti
immediatamente a valle del freno stesso.
2° Freno
1° Freno
Bellunese
mezzobarcaiolo, asola di bloccaggio,
controasola di sicurezza.
Asola di bloccaggio e controasola di sicurezza.
Fig.17.7.e
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17. Manovre di soccorso organizzato
17.8 Giunzione delle corde di calata sul freno GIGI :
Utilizzando le piastrine GIGI, in fase di giunzione delle corde di calata, si ha il vantaggio
essenziale di poter confezionare il nodo guida di giunzione ancora prima di scaricare il freno.
sull'auto-bloccante. Le corde di calata infatti, hanno un percorso di scorrimento distinto e
possono essere estratte dal freno una alla volta.
Fig.17.8.a
Calando, quando il nodo di giunzione arriva ad 1,5 m circa dal freno si trasferisce il carico
all'auto-bloccante lasciando scorrere di più la corda giuntata.
Nodo di giunzione già fatto.
Fig.17.8.a
14
17. Manovre di soccorso organizzato
Fig.17.8.b
Non appena l'auto-bloccante prende il carico è bene fare poco più a monte una piccola asola,
sebbene in questo caso la corda non possa più scappare, il nodo di giunzione andrebbe a
schiacciarsi contro la piatrina compromettendo l’operazione. Successivamente sarà possibile
estrarre la corda giuntata dal freno aprendo i moschettoni posti ortogonalmente alle
piastrine.
Aprire i moschettoni uno ad uno ed estrarre
la corda
Asola di sicurezza
Fig.17.8.b
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17. Manovre di soccorso organizzato
Fig.17.8.c
Dopo aver portato il nodo di giunzione a valle del freno è possibile reinstallare la corda nelle
piastrine ricostruendo il freno.
Il nodo è a valle del freno.
L'asola si scioglie da sola calando l'autobloccante.
Fig.17.8.c
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17. Manovre di soccorso organizzato
Fig.17.8.d
Dopo aver portato il nodo a valle è possibile restituire il carico al freno calando l'autobloccante. Le corde riprendono il loro stato di tensione e l'asola di sicurezza a monte
dell'auto-bloccante si scioglie automaticamente.
Fig.17.8.d
17
17. Manovre di soccorso organizzato
Fig.17.8.e
Prima di riprendere la calata è necessario rifare l'auto-bloccante a monte del nodo di
giunzione.
Fig.17.8.e
18
17. Manovre di soccorso organizzato
17.9 Preparazione della testa di calata :
In un'operazione di soccorso organizzato, sia che si cali una barella con soccorritore o che si
cali un gruppo di soccorritori il collegamento viene eseguito mantenendo il principio della
"doppia sicurezza". Due corde, due asole, due moschettoni. Spesso si è notato che
sfregando sugli spigoli di roccia, il nodo a otto della corda inferiore subisce delle lacerazioni.
Per questo motivo, a volte, si sceglie di fare a monte di quest'asola un'altra asola lasca con
un nodo delle guide che sopperisca all’eventuale danneggiamento della prima.
Asola lasca di protezione.
Due asole a otto sfalsate.
Due moschettoni a ghiera, meglio se in acciaio.
Fig.17.9
19
17. Manovre di soccorso organizzato
17.10 Allestimento della barella "Mariner" :
Nell'area dolomitica, la barella che ha dimostrato le migliori caratteristiche di versatilità è
stata senza dubbio la barella Mariner. Ideata e costruita ormai decine di anni fa è rimasta
ancora la preferita soprattutto dove la verticalità e l'esposizione sono massime.
L'allestimento di questa barella, ovvero il suo collegamento alla testa di calata va fatto
mantenendo il principio di doppia sicurezza. Ogni persona viene assicurata alla calata in due
modi distinti.
2° Collegamento alto (fisso)
1° Collegamento soccorritore
(regolabile)
5° Spezzone di servizio (15m - 20m)
4° Collegamento ferito
3° Collegamento basso (regolabile)
2° Collegamento alto (fisso)
3° Collegamento basso
(regolabile)
1° Collegamento soccorritore (regolabile)
6° Longe soccorritore
Regolazione collegamento basso
4° Collegamento ferito
5° Spezzone di servizio
(15m - 20m)
Regolazione del collegamento soccorritore
Fig.17.10
20
17. Manovre di soccorso organizzato
Collegamenti necessari :
Tutti i collegamenti devono essere effettuati per mezzo di spezzoni di corda singola da 10 o
11 mm. Volendo calare un minimo di due persone (ferito e soccorritore) i collegamenti da
allestire sono :
1° - Un collegamento del soccorritore viene fissato direttamente ai moschettoni della testa
di calata, fatto passare sotto la barella e collegato direttamente alla parte bassa
dell'imbracatura. Il soccorritore, con un nodo auto-bloccante regola la lunghezza esatta del
suo collegamento allo scopo di guidare al meglio i movimenti della barella.
2° - Un collegamento fisso nella parte alta della barella costituito da uno spezzone fissato
alla barella con due nodi guida inseguiti e con un'asola ad otto in centro, da agganciare ai
due moschettoni della testa di calata.
3° - Un collegamento mobile nella parte bassa della barella. Lo spezzone viene fissato negli
appositi fori della barella (all'attacco delle maniglie) con due nodi guida inseguiti e dopo
essere stato fatto passare semplicemente nei moschettoni di collegamento della calata viene
fissato all'altro capo nel foro corrispondente. Nello stesso viene fissato un auto-bloccante
realizzato con un cordino fissato al foro vicino alla maniglia, per regolare la lunghezza del
collegamento e di conseguenza l'inclinazione della barella durante la calata.
4° - Il ferito, oltre ad essere fissato con le cinghie dentro la barella viene anche legato
direttamente alla testa della calata per mezzo di uno spezzone di corda e due asole ad otto.
5° - Nel caso che la calata venisse frazionata in più tratte, per effettuare la ripresa da parte
degli ancoraggi successivi è necessario che la barella disponga di uno spezzone di servizio di
15 o 20 metri agganciato alla testa di calata per mezzo di un nodo a otto allo scopo di
scaricare le corde di calata e consentire il confezionamento del nuovo freno.
6° - Prima di partire per la calata il soccorritore si assicura ulteriormente con la propria
Longe ad una delle asole che costituiscono il collegamento basso della barella.
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17. Manovre di soccorso organizzato
17.11 Allestimento del grappolo soccorritori :
Spesso, dopo aver raggiunto il punto più alto della calata prevista, risulta più agevole e
veloce calare i soccorritori preposti al frazionamento della calata fino all'ancoraggio
successivo. Volendo rispettare il principio della doppia sicurezza, ogni soccorritore si lega alla
testa di calata con uno spezzone di corda regolabile in lunghezza con un'auto-bloccante e
contemporaneamente al compagno vicino per mezzo della Longe.
Fig.17.11
N.B. : Gli spezzoni di corda regolabili devono essere disposti (regolati) in modo tale da
lasciare le rispettive Longe scariche. Questo affinché ogni soccorritore risulti appeso
direttamente alle corde di calata e non nell'anello dell'imbracatura del compagno.
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