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Tempo della chiesa e tempo del mercante
S a c a t o 3C aor^'a 1977 9 lotta continua TV, RECENSIONI E ALICE • Tempo della chiesa e tempo del mercante n problema del tempo del suo ruolo, dell'idea che una società ne ha, è forse quello decisivo per comprendere la società stessa. Una splendida raccolta di saggi di uno storico francese, J. Le Goff, pubblicata di recente da Einaudi, come al solito ai prezzi eccessivi (7.500 lire) per cui questa casa si contraddistingue da qualche anno, ccfl titolo Tempo della chiesa e tempo del mercante, fornisce numerosi spunti di riflessione. I primi cenni di naiscita del capitalismo sia pure neHa sua forma mercantile sono legati a una rivoluzione nel concetto del tempo. A un tempo che appartenendo a Dio non può essere oggetto di lucro, a un tempo incerto, scandito dalle campane delie chiese, che ha come base la giornata, indefinita, dai sorgere al tramontare del sole, si contrappone il tempo coime fondamento stesso del guadagno. Dap{B-inia del mercante : « Creazione di riserve in previsione di carestie, compra e vendita nei momenti favorevoli... », poi del mercante imprenditore. Lo scontro con la chiesa, con il suo tempo eterno, tecnologico che comincia con Dio ed è dominato da Lui, legato ai cicli del lavoro in agricoltura e al loro tempo « naturale », è fortissimo. La stessa cosa si ripete per la scienza: anch'essa, secondo san Bernardo, appartenente a Dio e quindi per definizione invendibile. Sono qui le •Università l'insegnamento i centri della ctiltura borghese a essere attaccati nelle loro fondamenta. Ma la marcia del nuovo tempo e della scienza a esso legata è inarrestabile. D nuovo salto qualitativo si produce con la nascita dcÉ'indiJstria tessile. Non isi tratta più di trarre guadagno dal tempo, ma di trarre guadagno dal furto del tempo altrui. H lavoro notturno, una eresia nella società •medievale diventa una pratica comune. Ala negazione della stona, operata dalla società feudale « tipico l'esempio dell'epopea, della canzone di gesta, che non utilizza gli elementi storici se non per spo^iarli, nell'ambito di un ideale atemporale, di ogni storicità » si contrappone con i'orol<^o la misura meccanica del tempo, una storia che è scandita fin nei minuti. «L'orologio comunale è uno strumento di domi' nazione economica, socia^ le, e politica dei mercanti che reggono il comune». E' opportuno che la maggior p ^ e degli operai giornalieri vadano e vengano al loro lavoro ad ore fisse. Già si annunciano le « cadenze infernali» d'élle fabbriche moderne. E attorno all'orologio si combattono le prime battaglie tra gli operai e i mercanti imprenditori. A Gand il 6 dicembre 1349 un bando degli scabini (i giudici popolari de'll'epoca) ordina ai tessitori di rientrare in città entro otto giorni, ma permette loro di cominciare a cessare d'ora innanzi il lavoro alle ore che vorranno. « Più spesso per i lavoratori che facciano suonare questa campana per chiamare alla rivolta contro il re, gli scabini, o l'ufficiale della scabinato incaricato della campana (la Werkglocken o campana del lavoro che scandisce il lavoro nelle drapperie) c'è la pena di morte. Con la crisi dell'industria tessile nel XIV secolo il tempo si precisa, si drammatizza. L'ozioso che perde il suo tempo si pone, per un predicatore dell'epoca, « in tale stato che è piiì vile di quello delle bestie ». «Mai perdere ain'ora di lavoro» è uno dei motti di Leon Battista Alberti, uno dei più grandi umanisti italiani. E' infatti lo sfruttamento del tempo altrui. Programmi "N Y ^ TUTTA :L C ^ R ' S T O C H H ^A NOSTRA.^ /QUESTI FlMGONO:KFEÌ£U DI ATT^U, E-yOGi:0^;o o eVESTC COLP.i ^ V E-C-HPHE RDlrE. CA.KE ;L PORSRE Dl.'ì^"£'peR• • <a / RE/SE Sty DN •••O) SOLOcEDFSS;no PUNT& r,0 BONlrACiOy .'^E' FOZ_LE.'.!£• N'O BAMBlNiSPi ENON r?^ M A ^ R T U T T O ^ .1- NOJSTRO A N O F T E PER GEsa cHc Not QUESTO E' A C C E T T I A M O Ì A MOSTRA /^QUESTA \ M ^ FOLLE SOFPERE.^ÌZA - E CI SACRIFICHIAMO ^ (NCHIOCVAMDOII .AL PORTOWL.'.' Y \V V Rai- tv RETE 1, ore 19,20: Orsoway: storia a episodi per ragazzi di un bimbo bianco biondo che vive in una tribù nera con problemi di adattamento, non accettato nemmeno dagli altri bambini fiinché... diventa guerriero attraverso una difficile prova di forza. A riprova che solo attraverso la forza l'uomo bianco riesce ad essere accettato. Ore 21,00: «Bambola non c'è una lira ». E' l'alternativa del 1. a Cechov; la prima puntata, qualunquistica, partiva da "Bontà loro" (uno degli autori è Maurizio Costanzo) l'8 settembre. Ore 22,00: Speciale TG 1: Servizi già pronti da tempo, questi dello Speciale vengono scelti in base airc¥»portunità politica. Non si sa, se non all'ultimo momento (con incazzatura dei lavoratori della TV) cosa andrà in onda. I 100 giorni di Carter o. Guernica? decide Cossiga... RETE 2, ore 20.40: « Questa è la mia vita ». di Cechov. seconda puntata. Ore 22,00. Film con Rodolfo Valentino « Il figlio dello sceicco 7-. la misura del tempo come misura del valore e idei plusvalore, pone ai capitalisti degli albori, sia pur in modo ancora contraddittorio il problema delia intensificazione oltre che dell'estensione del tempo di lavoro. Questo tempo aff£ftn4 tosi nel XIV secolo e sn Cora queMo che ci viene imposto, ulteriOTmente raffinato e esasperato nelle catene di montaggio del mondo occidentale o delle società «socialiste»' dell'est. E' un tempo chè serve solo a pianificare la espropriazione del nostro tempo per costruirci su la ricchezza altrui. « Ogni economia si risolve in ultima analisi in una economia di tempo» diceva Marx, e il tempo è l'unica cosa che è veramente, naturalmente, limitata per l'uomo: il furto è quindi il più grave che si possa immaginare. Si capisce perché una società in cui U tempo è unità di misura di tutto e la sua disponibilità è il fondamento del ^potere non può che essere una società dispotica. Per concludere: « Il capitale è esso stesso la contraddizione in processo, per il fatto che tende a ridurre il tempo di lavoro ad un minimo, mentre d'altro lato, pone il tempo di lavoro come unica misura e fonte della ricchezza. Esso diminuisce dunque il tempo di lavoro nella forma del tempo di lavoro necessario per accrescerlo nella forma del t e m ^ di lavoro superfluo: facendo quindi del tempo di lavoro superfluo — in misura crescente — la condizione di quello necessario. Da un lato esso evoca, quindi, tutte le forze deUa scienza e della natura, come deUa combinazione sociale e delle relazioni sociali, al fine di rendere la creazione della ricchezza (relativamente) indipendente dal tempo di lavoro impiegato in essa. Dall' altro iato esso intende misurare le gigantesche forze sociali così create alla stregua del tempo di lavoro e imprigionarle nei limiti che sono necessari per conservare come valore il valore già creato». Questa lunga citazione di Marx è quella che più lucidamente descrive la fase in cui ci troviamo. Una società che misura tutto col tempo di lavoro ma che ha posto le basi affinché la creazione della ricchezza sia dipendente da questo. Ma allora se gli operai, suUa cui espn^riazione di tempo si fonda il valore per il capitale, sono decisivi per abbattere questo mostro, la società che vociamo costruire in cui il tempo non è più misura, ma a esso vengono sostituiti i bisogni, ha bisogno fin da ora di tutti in egual modo e su tutti fonda la sua ricchezza: e tutti dovranno avere la disponibilità sul proprio tempo. Andrea Graziarti