...

rovine - Mondolibri

by user

on
Category: Documents
23

views

Report

Comments

Transcript

rovine - Mondolibri
LIBRO
IN ASSAGGIO
ROVINE
DI SCOTT SMITH
Mathias l’avevano conosciuto a Cozumel, durante una breve gita. Avevano
preso come guida un pescatore che doveva portarli a vedere — con
maschera e boccaglio — il relitto di una nave affondata lì vicino, ma la
tempesta aveva trascinato via la boa che segnalava il punto del naufragio e la
guida non riusciva a trovarlo. Così si erano limitati a nuotare vicino alla barca,
senza osservare nulla in particolare. Poi, dalle profondità, avevano visto salire
verso di loro Mathias, come un tritone di qualche vecchio mito e con le
bombole sulla schiena.
Mathias s’era messo a sorridere quando aveva saputo delle loro difficoltà, poi
li aveva portati a vedere il relitto. Era un tedesco dalla pelle abbrustolita dal
sole, lungo lungo, con i capelli biondi tagliati a spazzola e gli occhi del colore
dei jeans scoloriti. Sull’avambraccio destro aveva il tatuaggio di un’aquila nera
con le ali rosse.
Aveva prestato loro le bombole a turno, perché potessero scendere a dieci
metri e vedere meglio il relitto. Era un tipo cordiale, ma senza eccessi di
familiarità, e parlava inglese con soltanto un lievissimo accento straniero.
Quando erano risaliti sulla barca della guida per fare ritorno a riva, era venuto
via anche lui.
Avevano incontrato i greci due sere più tardi, dopo il rientro a Cancùn, sulla
spiaggia davanti all’hotel. Stacy si era ubriacata ed era stata lingua in bocca
con uno di loro. Non era successo altro, ma a partire da quel momento
avevano continuato a incontrarli dappertutto. Nessuno di loro parlava greco,
ovviamente, e i greci non parlavano inglese, perciò il dialogo si riduceva a
grandi sorrisi e cenni della testa e condivisioni di cibo e alcol. I greci erano tre
— di poco più di vent’anni, come Mathias e tutti loro — e parevano
abbastanza simpatici, anche se davano l’impressione di essersi un po’ troppo
appiccicati a loro.
Oltre a non parlare inglese, i greci non sapevano una parola di spagnolo. Ma
avevano adottato nomi spagnoli, che evidentemente giudicavano più allegri.
Pablo, Juan e Don Quijote, così si erano presentati, storpiandoli con un forte
accento greco e indicandosi il petto. Don Quijote era quello che aveva
pomiciato con Stacy.
Si assomigliavano tutti e tre — spalle larghe e corporatura massiccia, capelli
neri lunghi e coda di cavallo — e persino Stacy faticava a distinguerli.
Sospettavano anche che i greci si scambiassero i nomi e che questo facesse
parte di un loro gioco. Così, quello che il martedì si chiamava Pablo, forse il
mercoledì insisteva sorridendo di essere Juan.
Erano in Messico per tre settimane di vacanza in agosto, il momento peggiore
per viaggiare nello Yucatàn. Faceva troppo caldo, c’era troppa umidità
© MONDOLIBRI - PIVA: 12853650153
PAG. 2
nell’aria. Quasi ogni sera veniva giù un diluvio, una tale quantità d’acqua da
inondare una strada in pochi secondi.
Col buio, poi, arrivavano anche le zanzare: intere nubi di insetti che ti
assordavano col loro ronzio. Nei primi giorni, Amy aveva continuato a
lamentarsi, a rimpiangere che non fossero andati a visitare San Francisco,
come aveva proposto lei. Poi Jeff era uscito dai gangheri, le aveva gridato
che stava rovinando il viaggio a tutti gli altri, e lei aveva smesso di parlare
della California, delle sue giornate chiare e frizzanti, dei suoi tram a
cremagliera, della nebbia che arrivava alla sera e che sembrava rotolare
sull’acqua. Dopotutto, il Messico non era così brutto come lo dipingeva lei. Si
spendeva poco, non c’era troppa gente... tanto valeva che si godesse la
vacanza.
Erano in quattro: Amy e Stacy, e Jeff e Eric. Amy e Stacy erano amiche
inseparabili. Si erano accorciate i capelli per il viaggio, con un taglio quasi
maschile, portavano due cappelli panama uguali e si facevano fotografare
sottobraccio. Sembravano sorelle, Amy bionda e Stacy bruna, tutte e due
basse, a malapena un metro e mezzo, magre come due scriccioli. E
sembravano sorelle anche nel modo di fare, pieno di bisbigli segreti, di
messaggi che non avevano bisogno di parole, di sguardi d’intesa.
Jeff stava con Amy, Eric con Stacy. I due ragazzi andavano d’accordo, ma
non erano propriamente amici. L’idea del viaggio in Messico era venuta a Jeff,
un’ultima botta di vita prima che lui e Amy iniziassero Medicina quell’autunno.
Aveva trovato in rete una buona occasione, un prezzo stracciato, impossibile
rifiutare. Tre settimane di puro ozio sulla spiaggia, a rosolarsi al sole e a
godersi il dolce far niente. Aveva convinto Amy ad accompagnarlo e lei, a sua
volta, aveva persuaso Stacy che s’era portata Eric.
Mathias raccontò di essere arrivato in Messico con il fratello minore, Heinrich,
ma Heinrich era scomparso. La storia non era molto chiara e nessuno di loro
capì bene i particolari. Quando gli chiedevano qualche dettaglio, Mathias
dava risposte vaghe e cambiava umore. Finiva per parlare tedesco e agitava
le mani, gli occhi gli si velavano come se fosse sul punto di piangere.
Dopo le prime volte, smisero di fare domande. Eric era convinto che ci fosse
dietro una questione di droga, che il fratello di Mathias si fosse nascosto per
sfuggire alla polizia, anche se restava ancora qualche dubbio se fosse quella
tedesca, americana o messicana.
Comunque, dovevano essere venuti alle mani; tutti ne erano convinti. Mathias
aveva litigato col fratello, forse l’aveva preso a pugni e Heinrich era sparito. E
adesso Mathias era preoccupato, ovviamente. Aspettava il suo ritorno per
rientrare in Germania. A volte pareva certo che Heinrich si sarebbe fatto vivo
e che tutto sarebbe andato per il meglio, ma altre volte non sembrava tanto
sicuro. Mathias era riservato per natura, un ascoltatore più che un parlatore, e
in quella situazione tendeva a farsi prendere improvvisamente dalla tristezza.
Tutt’e quattro allora si sforzavano di tenerlo allegro. Eric raccontava
© MONDOLIBRI - PIVA: 12853650153
PAG. 3
barzellette, Stacy faceva le imitazioni, Jeff gli indicava qualche panorama
interessante. E Amy scattava un’infinità di fotografie ordinando a tutti di
sorridere.
Di giorno prendevano il sole sulla spiaggia, sudando l’uno accanto all’altro sui
loro asciugamani dai colori vivaci. Nuotavano e andavano sott’acqua, s’erano
scottati e avevano cominciato a spellarsi. Avevano cavalcato, pagaiato sui
kayak, giocato a minigolf. Un giorno Eric li aveva convinti ad affittare una
barca a vela, ma si era rivelato un pessimo velista, diversamente da quel che
aveva garantito, ed erano stati costretti a farsi rimorchiare fino al porto. Era
stata un’esperienza umiliante, oltre che costosa. Quella sera avevano
mangiato pesce e bevuto troppa birra.
Eric non era mai venuto a sapere di Stacy e del greco. Era andato a dormire
subito dopo la cena, lasciando che gli altri facessero un giro in spiaggia con
Mathias. Dietro uno degli hotel, i camerieri avevano acceso un fuoco e da un
gazebo arrivava la musica di un’orchestrina. Laggiù avevano fatto la
conoscenza dei greci, che bevevano tequila e battevano le mani a tempo con
la musica. Avevano offerto loro la bottiglia. Stacy era finita accanto a Don
Quijote e c’erano stati molti commenti, nelle loro lingue reciprocamente
incomprensibili, molto ridere, molti avanti-e-indietro della bottiglia, molte
smorfie per il sapore bruciante dell’alcol, e a un certo punto Amy si era girata
e aveva visto Stacy abbracciata al greco. La cosa non era durata molto.
Cinque minuti di bacetti, una mano che le accarezzava timidamente il seno
sinistro, e poi, per quella notte, l’orchestrina aveva smesso di suonare. Don
Quijote avrebbe voluto portarla in camera sua, ma Stacy gli aveva sorriso e
aveva scosso la testa e il greco non aveva insistito.
Il mattino dopo, alla spiaggia, i greci avevano steso gli asciugamani accanto a
quelli di Mathias e degli altri quattro e il pomeriggio erano andati tutti a
provare gli scooter acquatici. Nessuno avrebbe potuto sospettare di quel
bacio senza averlo visto; i greci si dimostrarono dei veri gentiluomini, da quel
punto di vista, estremamente rispettosi. Dal canto suo, Eric pareva trovarli
simpatici. Cercava di farsi insegnare da loro le parolacce in greco, ma era un
po’ deluso. Non capiva se le parole che gli dicevano fossero proprio quelle
che voleva sapere.
© 2006 by Scott Smith, Inc.
© 2007 RCS Libri S.p.A., Milano
© MONDOLIBRI - PIVA: 12853650153
PAG. 4
Fly UP