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Mi piace sfidare me stesso
Mi piace sfidare me stesso Quando non veste i panni dell’imprenditore lo si può scorgere in bici, di corsa, sulle coste sarde o sulle sue montagne. Peter Thun è così. Ama lo sport, ama superare se stesso, ama sciare con i suoi figli. Da loro si lascia anche sfidare volentieri in una gara di velocità. Nell’intervista che ci ha rilasciato ammette che il suo spirito competitivo si è un po’ assopito rispetto a quando era un ragazzo. Ma non proprio del tutto... Partiamo dal suo passato. È sempre stato convinto di voler studiare economia? Peter Thun: (ride) Non esattamente. Da ragazzo ero affascinato dall’etologia. Ho letto i libri di Konrad Lorenz: i suoi studi sul comportamento degli animali e le sue influenze sull’essere umano. Se d’estate non lavoravo in banca per guadagnare due lire, lavoravo come aiutante in una stazione ornitologica in Germania, a Radolfzell sul Lago di Costanza. E come mai non ha studiato etologia? Mi fu presto chiaro che la popolarità e il successo di Konrad Lorenz erano un’eccezione. La maggior parte degli studiosi di quel ramo non aveva altra prospettiva che fare la fame. Quindi poca possibilità di poter realizzare le mie ambizioni. È stato così che sono finito in economia. Dove ha studiato? A Torino. Ma non ho registrato gli ultimi esami. Oggi la riconosco come una sciocchezza, ma allora non ritenevo fosse necessaria una pergamena per lavorare. THUN News 5 PETER THUN È sempre stato convinto di lavorare nell’azienda di famiglia? No. Assolutamente no. Sentivo giornalmente dei problemi che ogni imprenditore ha e quindi anche i miei genitori. Peró ho sempre sentito la vocazione a fare il libero imprenditore. Così feci e lasciai gli studi per fondare la Thun’s Racer, che si occupava della produzione di skateboard, accessori e jeans. Solo dopo quest’esperienza sono entrato nell’azienda di famiglia. Quanta parte dei suoi pensieri occupa il lavoro? Quasi tutti i miei pensieri. Anche se nel prossimo futuro questo dovrà cambiare. Chi non ha il giusto distacco dal proprio lavoro perde l’obiettività e può incappare in errori. E poi fisico e mente hanno bisogno di rigenerarsi. Per questo ho rivisto l’organigramma della THUN. Ora che la struttura è cresciuta a tal punto, sono indispensabili più figure dirigenziali che ricoprano posizioni di responsabilità e portino nuova linfa in azienda. Altrimenti rischiamo di soffocare solo nella parte operativa e dimenticarci la strategia. E mi creda che già lavoriamo tutti troppo. Giornate con 14 ore di lavoro devono essere un’eccezione, alla lunga non sono produttive. „Io faccio fatica a stare fermo. Sono uno spirito dinamico.“ 6 THUN News Come rigenera il suo fisico e la sua mente? Io faccio fatica a stare fermo. Sono uno spirito dinamico. Ho una piccola baita a 2000 m dove posso rigenerare corpo e mente, ammirare le bellezze della natura o inseguire le traccie di un vecchio camoscio fino a 3000 m. In Sardegna, nella mia casa delle vacanze, ho avviato con amici un’allevamento naturale di pesci, un’acquacoltura. Si trova in una baia; alimentata dai flussi della bassa e dell’alta marea. In primavera vengono impiantati semi di pesci del mediterraneo; in autunno raccogliamo i frutti dell’allevamento che vengono commercializzati sul mercato del pesce di Cagliari e presso un proprio agritur. In entrambi i casi mi preme la salvaguardia dell’equilibrio ecologico. „Chi non ha il giusto distacco dal proprio lavoro perde l’obiettività e può incappare in errori.“ Quale ruolo gioca la famiglia nella sua vita? Un ruolo molto importante. Malgrado il poco tempo libero cerco di passare molto tempo coi miei ragazzi. Il più delle volte facciamo sport assieme: sci con mia figlia Ilona, che ha 18 anni, e uscite in moto da trial o bici con mio figlio Simon, che ha 16 anni. Delle volte ci sfidiamo in piccole gare; oramai vincono sempre loro… Hanno preso dai genitori: da me hanno ereditato l’amore per l’attività fisica ed il rispetto della natura. Lo spirito combattivo l’hanno preso da me e mia moglie. PETER THUN Come è approdato al giro di boa dei cinquant’anni? Con tranquilità e sicurezza. Non ho più tanto da dimostrarmi. Ho imparato a delegare le responsabilità. Ma questo del resto me lo avevano già insegnato i miei genitori, quando fiduciosi affidarono a me, solo ventiquatrenne, il timone dell’azienda. Anche lo sport non è più solo sfida e competizione. Da giovane ho sempre cercato di superare i miei limiti fisici. Ho corso anche troppi rischi in gare automobilistiche, in gare di sci e con il deltaplano. Ho perso anche troppi amici. Eppure anche queste sono state lezioni importantissime, perchè mi hanno insegnato come affrontare la vita. Con spirito di sopportazione allo sforzo, con perseveranza, disciplina e fiducia in se stessi. Lo sport ha formato non solo il mio corpo ma sopratutto la mia mente. Siamo partiti con domande sul suo passato. Guardiamo ora al futuro. Cosa si augura per la sua azienda? Che rimanga nelle mani della famiglia? Sarebbe bello dare continuità familiare, ma non a tutti i costi. Da tempo la THUN non è più solo un’impresa familiare. Ho definito le linee guida ed i valori aziendali in termini di prodotto, comunicazione e non per ultimo comportamentali. È stato definito un assetto organizzativo manageriale chiaro e trasparente. Ci sono tanti collaboratori in gamba che sarebbero in grado di condurre l’attività anche senza di me. Se i miei figli dovessero dimostrare interesse per l’azienda, dovrebbero guadagnarsi posizione dopo posizione come il sottoscritto o qualsiasi altro collaboratore. I tempi dei figli di papà sono finiti, efficienza ed efficacia devono prevalere. „Sarebbe bello dare continuità familiare, ma non a tutti i costi.“ Cosa si augura per i suoi figli? Salute e felicità. E cosa si augura per il suo futuro? Risposta non facile. Da un punto di vista lavorativo ho stabilito i miei obiettivi in un master plan fino al 2015, ma non voglio fermarmi lì. Ci sono ancora molti progetti nel cassetto che vorrei realizzare. Da un punto di vista privato voglio realizzare la mia visione in termini di equilibrio mentale. Voglio vivere in libertà e quindi essere felice; il tutto secondo il principio delle tre colonne della salute che sono il movimento, l’alimentazione e lo spirito. Er ist ein großer Tierfreund Als Rita Gamper im Herbst 1981 von der freien Sekretariatsstelle bei der THUN erfährt, hat sie sich sogleich beworben. „Viel Hoffnungen auf die Stelle hab ich mir nicht gemacht“, erklärt sie, „der Posten war schon seit längerem ausgeschrieben.“ Nach einem ersten Treffen mit Graf Otmar Thun, meldete sich Peter Thun bei ihr zurück, um einen weiteren Termin zu vereinbaren. „Es war schon nach 19.00 Uhr. Peter Thun kam grad von Mailand und war auf dem Sprung nach Innsbruck. Und so fuhr ich schnell von Leifers nach Bozen, um ihn zu treffen“, erinnert sich Rita Gamper. Peter Thun wusste schon damals ganz genau, was er von seiner Mitarbeiterin verlangen sollte. Er hatte trotz Jugend ein sehr seriöses und doch herzliches Auftreten. „Das hat mich beeindruckt.“ Am 30. November trat sie ihre Arbeitsstelle in Haslach an. Sie erinnert sich noch deshalb so genau daran, weil es Vorweihnachtszeit war, und unendlich viel Arbeit auf sie wartete. „Wir mussten die Preise fürs Folgejahr berechnen“, erzählt sie. „Ohne Computer. Mit der Rechenmaschine. Und das gleich fünfmal. In DM, Schilling und Schweizer Franken und in zweifacher Ausgabe für Lire, für den Wiederverkauf und den Endverkauf.“ Am 24. Dezember haben Rita Gamper und Peter Thun dann auch noch bis Mittag gearbeitet. „Sogar meine Tochter war gekommen, um mir beim Versand der Preislisten zu helfen“, erinnert sie sich. Peter Thun sei in den 22 Jahren, die sie für ihn gearbeitet hat, immer voll der Anerkennung für sie gewesen. Neben dem Sport ist ihr vor allem seine Tierliebe in Erinnerung geblieben. In Haslach hatte er einen zahmen Kolkraben. Die beiden schienen miteinander zu kommunizieren. Als der Vogel wegflog und nicht wieder nach Hause zurückfand, war Peter Thun tagelang am Boden zerstört. Später dann, als sein alter Jagdhund am Herz erkrankte, nahm er das Tier immer mit ins Büro, um es bei sich zu haben. „Der Hund lag ganz brav auf seiner Decke unter dem Schreibtisch und ließ sein Herrchen nie aus den Augen“, erzählt die langjährige THUN Angestellte. Rita Gamper ist am 31. März 2003 in Pension gegangen. Nach acht Jahren Sekretariat wechselte sie zunächst in den Verkauf, dann in die Logistik über. Noch heute besucht sie einmal pro Woche die THUN, um mit alten Arbeitskolleginnen einen Kaffee trinken zu gehen. È di un altro pianeta I miei primi ricordi di Peter Thun risalgono a ben prima del suo arrivo in azienda. L’ho visto per la prima volta nel 1975 e allora Peter era il tipico ventenne degli anni Settanta: capello lungo, viso abbronzato e pieno di energia. Eravamo ancora nella vecchia sede nel Castel Flavon a Aslago e Peter era appena rientrato da una gita spericolata con il suo deltaplano. Viaggiava con un vecchio furgone Ford color marrone con l’emblema di un aquilone sulla portiera. In quel momento proprio non avrei potuto immaginarmelo come responsabile della THUN. Quando poi nel 1978, a 24 anni, entrò in ditta, ci siamo affezionati al suo stile dinamico e avventuroso. Siamo anche andati a curiosare dentro al suo furgone. Aveva due piani. In quello sopra metteva l’attrezzatura sportiva, in quello sotto aveva un materasso per dormire. I suoi non gli hanno regalato niente. È per quello che ci fu simpatico fin dall’inizio. Ricordo che un giorno è venuto a giocare a calcio con noi in Val Sarentino, oltre Rio Bianco. Non si faceva problemi a stare insieme a noi, anzi si divertiva e faceva sempre bella figura. Vinceva sempre alle gare aziendali di sci. Solo qualche volta, quando andavamo a giocare a squash a Merano, sono riuscito a prendermi la soddisfazione di batterlo! E alla sua passione per il volo ci siamo abituati. Quando al fine settimana vedevo un deltaplano con su scritto VIBRAM nel cielo sapevo che era Peter. Igino Michelotto, produzione, da 32 anni in ditta È vulcanico Quando ho contattato Peter Thun per candidarmi come rappresentante per la Lombardia, nel 1984, la prima cosa che mi chiese fu: “Che tipo di clienti ha?” Io iniziai a spiegare, ma lui m’interruppe subito. “Voglio vederli.” – “Tutti? Ci metteremo una settimana.” – “Voglio vederli tutti in un giorno.” – “Un giorno? Non ce la faremo mai.” – “Un giorno. Si fidi.” Prendemmo un appuntamento in un parcheggio di Bergamo alle 5 e mezzo di mattino. Lui arrivò con una Porsche arancione, meravigliosa. Salii in auto con lui; non feci nemmeno in tempo a mettermi la cintura di sicurezza che già era partito in quinta. Arrivammo al primo punto di vendita. Era chiuso. Ovviamente, dato che erano appena le 6:00 del mattino. “Ora dovremo aspettare due ore” pensai. Ma Peter Thun diede solo un’occhiata alla vetrina, mormorò “perfetto!” e tornò alla macchina velocemente. “Non devo parlare con tutti, mi basta sapere dove sono ubicati i negozi.” Peter Thun pensava in termini di “pedonalità”, quando il concetto ancora non era stato inventato. Così visitammo metà Lombardia in una mattinata e sul Lago di Como ci fermammo per un velocissimo pranzo: prosciutto e melone. Me lo ricordo come se fosse ieri. Il tempo per mangiare lo trovammo solo perché non c’erano traghetti tra le 12.30 e 13.00 per attraversare il lago. Il percorso tra Bellaggio e Como fu un ralley puro. Vicino a Varese, a 160 Km l’ora, con il dito puntato verso un edificio mi disse: “Ah, qui ci sono già stato a presentare alla VIBRAM la mia idea di fare pubblicità sulle ali del mio deltaplano.” Visitammo la Lombardia in un giorno. Ancora oggi non so come abbiamo fatto. Marino Trevisan, agente THUN Lombardia da 22 anni