presentarsi, come già sta facendo, davanti agli altri Vescovi, di altre
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presentarsi, come già sta facendo, davanti agli altri Vescovi, di altre
1 Venezia 14 settembre 2011 Festa della Esaltazione della Croce Carissimi tutti, Pace e Gioia! Quasi alla fine del nostro lungo viaggio in Italia e a Medjugorie, sentiamo il desiderio di parlare con voi “cuore a cuore”. Abbiamo visitato tante città, incontrato tanti gruppi, visto il bene immenso che state facendo con il vostro impegno di Evangelizzazione e tutto questo ci ha riempie di gioia. Dalle notizie che ci date, ci sembra che siate oggi 20 equipe di Evangelizzazione, che coinvolgono attivamente e effettivamente 600 laici! Immaginate se la Madonna non è contenta di tutto questo. A Medjugorie eravamo in 1000! È stato bellissimo. Chi l’avrebbe detto 7 anni fa, quando abbiamo cominciato tutto? Eravamo meno di 10 persone… molto avanti con l’età, ma il Signore ha operato, in mezzo a noi, una vera Moltiplicazione di Pani. Ci commuovono le esperienze di preghiera che diversi ci hanno comunicato e le esperienze con la Parola di Dio del Diario, che stanno cambiando la vostra vita. Ci commuove e rende felici il vostro entusiasmo per la pastorale di “strada”, l’esperienza che avete fatto a luglio di quest’anno. Veramente voi siete una ventata di Primavera in questa stanca Italia, che si trascina senza sapere dove va. A Milano ci siamo resi conto quanto è immenso questo campo di lavoro con i poveri della strada. Abbiamo visitato la Stazione all’una di notte ed era piena di ubriachi, barboni, drogati… insomma tutti quelli che la Missione Belém ama. Un sacerdote amico ci diceva che a Milano ci sono 5.000 di queste persone! In percentuale dà lo stesso numero di San Paolo (Brasile). Capite? Veramente la situazione è uguale anche in questo senso! È ora di rimboccarci le maniche! Anche la nostra Casa Santo Antonio di Lamezia, la casa che qui in Italia accoglie i Fratelli di strada che accettano un cammino di “guarigione” sta esplodendo e il Signore ci permetterà di trovare altri spazi. Siamo rimasti felici anche nel vedere l’impegno delle “formichine” che silenziosamente, ma efficacemente sostengono la Missione Belém con i loro mercatini, le attività di tutti i tipi, l’amore che si traduce in opere. È una onda di vita che ci lascia senza parole! Il Signore è grande! Quando, molti anni fa, sono partito per il Brasile, molti mi dicevano: “Perché ve ne andate? L’Italia è diventata Terra di Missione. Dovete restare. I ‘senza Dio’ sono qui!”. Queste parole ci facevano male. Il Signore ci aveva chiamati alla Missione e come potevamo rimanere qui? D’altra parte ci chiedevamo come aiutare questo mondo che ci aveva dato la vita e la formazione. Così è nata l’idea di tradurre alcune esperienze di “evangelizzazione” che usiamo molto in Brasile per proporre ai lontani un incontro forte con Dio. È nato i “Ruah”, lo “Je-Shuà” e tutti gli altri corsi kerigmatici che voi avete accolto e moltiplicato a centinaia. Veramente la Grazia è stata ed è grande. Quando parlo al nostro Cardinale di San Paolo di questo, lui è felice e sempre mi dà una lettera di presentazione per i Vescovi delle Diocesi in cui avvengono questi ritiri. A nome suo, ho visitato il Vescovo di Padova, il Patriarca di Venezia “Mons Angelo Scola” (ora Arcivescovo di Milano), il Vicario Episcopale di Milano che mi accoglieva in nome del Cardinale Dionigi Tettamanzi, il Vescovo di Forlì Bertinoro, il Vescovo di Lamezia Terme e molti altri… siamo arrivati addirittura al Patriarca di Gerusalemme, dove forse apriremo una comunità. Sempre abbiamo avuto la gioia di sentire che eravamo nella Chiesa e che la Chiesa ci accompagnava con grande affetto e stima. Ricordo le parole del nostro Cardinale che ci ha solennemente approvato nella Cattedrale di San Paolo il 16 di luglio del 2010: “La Missione Belém è della Chiesa. Voi tutti abbiate una chiara coscienza che state facendo un lavoro, una missione in nome della Chiesa e, dopo cinque anni, anche noi vogliamo pertanto dare il Riconoscimento ufficiale della Chiesa, il riconoscimento Diocesano alla Missione Belém, in maniera tale che possa presentarsi, come già sta facendo, davanti agli altri Vescovi, di altre nazioni con la chiara identità di un lavoro della Chiesa, dell´Archidiocesi di San Paolo, che ha tutto l´appoggio e 2 l´incentivo dell´Archidiocesi”. A tutto questo affetto e stima deve corrispondere il nostro impegno e la nostra serietà. Agiamo in nome di Gesú Cristo, in nome della Chiesa, nostra madre, e qualsiasi cosa sbagliata che facciamo si ritorcerá contro Gesú e la Chiesa. Quante persone si sono allontanate da Dio perché un sacerdote non le ha accolte? Così avviene nei nostri Ruah, Jé-Shuá, Cana, gruppi di preghiera… Ogni ritiro è una “operazione a cuore aperto”: può andare bene e può andare male, è estremamente delicata. Molto dipende dal chirurgo. Tutti noi desidereremo essere operati da un chirurgo bravo, preparato, ben formato nelle migliori università e nei migliori ospedali… Nessuno si azzarderebbe a farsi operare da un “macellaio” o da un studente che ha appena iniziato medicina. Cosí avviene nei ritiri: persone ferite, ammalate, bisognose, vengono e, durante quei due giorni miracolosi, si aprono, aprono il loro cuore e sperano che noi abbiamo la preparazione sufficiente per operare le loro malattie e curarle in nome di Gesù. Hanno diritto di incontrare in noi persone preparate. Chi cura è Gesù, ma LUI ha bisogno delle nostre mani, oggi. Ha bisogno della nostra mente, di tutto il nostro cuore. Pensiamo un po´ quanto noi ci lamentiamo partecipando a una messa di 15 minuti, nella quale il sacerdote borbotta alcune parole superficialmente, corre nei riti, la messa finisce e noi non ci siamo neanche accorti che è iniziata! La stessa cosa succede quando noi facciamo male un ritiro cherigmatico. Vediamo di riflettere punto per punto: 1. COERENZA DI VITA Uno dei primi temi della “Scuoletta”, parla della “Coerenza di vita”. Come dovremmo riflettere a fondo su questa parola. Noi non accettiamo un sacerdote pedofilo o attaccato ai soldi o interessato alle donne; allora perché non essere esigenti anche quando noi siamo gli “Evangelizzatori” ? Quanto mi ha fatto male, in questi giorni, scoprire che c´erano persone che davano la testimonianza, nei ritiri, davanti a tutti, ma nella loro vita privata convivevano o avevano due donne… altri non avevano ancora superato il vizio dell´alcool, altri non andavano a Messa… Che cosa di buono può venire da una persona di “doppia” vita? Non sto parlando di chi, con difficoltà lotta e, a volte, cade. Questo fa parte del nostro cammino. Ció che ci addolora invece è vedere persone che, con superficialità, mantengono la loro vita di peccato e dopo vogliono insegnare agli altri: “Puó un cieco guidare un altro cieco… i due non cadranno in un fosso?”. Realmente, quando in un Ruah avviene questo, è l´inizio della fine. Aggiungo una considerazione che, forse, non è chiara nel cuore di molti: quando una persona pecca nel mondo là fuori e non sa quello che sta facendo, si merita un “piccolo” rimprovero e il Signore è particolarmente misericordioso con loro. Ma quando una persona sa le cose, ha partecipato ai ritiri, ha capito, e continua a fare il male, allora questo è un “peccato contro lo Spirito Santo” (andare contro una Verità che il Signore ha messo chiara nel nostro cuore): sa ciò che è male e continua a farlo. E quando una persona, oltre a fare il male, pur sapendo tutto, vuole anche Evangelizzare, allora questo è quasi un “sacrilegio”, perché con mani sporche tu tocchi il Corpo di Cristo. Da una bocca piena di sterco tu fai uscire la Parola Santa del Vangelo. Dobbiamo stare molto attenti e spero che i coordinatori delle equipe non commettano questi gravi errori perché, così facendo si caricano degli stessi peccati ancora più gravemente. Finché una persona non si decide a camminare con Dio, non può fare i temi, né fare il Presentatore, ancor meno dare la testimonianza. Non sto dicendo che bisogna essere santi, ma essere nel cammino di Santità, questo si!. La testimonianza comincia subito, quando si torna a casa dal ritiro. Le persone che ci stanno attorno 3 non ci riconoscono più, si chiedono cosa ci sia successo … questa è già una testimonianza. La nostra vita acquista una luce nuova, ma il problema (soluzione) è mantenere questa luce. Non è una questione di tempo, ma di scelta di vita, coerenza di vita. Ripeto che non è una questione di diventare santi in due minuti, ma di cominciare il cammino serio e di lottare con tutte le nostre forze. La parola di Dio è terribile con chi vuole mantenere i piedi “su due staffe” o, come si dice in Brasile, “in due canoe”. O tu sei di Cristo o sei del nemico: “Non potete servire a Dio e a mammona (tutti sappiamo che mammona è sinonimo di “denaro” o di “demonio”); “Chi non è con me, è contro di me!”, “Chi non raccoglie con me, disperde!”. Terribili sono le parole della Seconda lettera di San Pietro, capitolo 2,17-22, applicabili a coloro che non evangelizzano con coerenza di vita: Costoro sono come fonti senz'acqua e come nuvole sospinte dal vento: a loro è riserbata l'oscurità delle tenebre. Con discorsi gonfiati e vani adescano mediante le licenziose passioni della carne coloro che si erano appena allontanati da quelli che vivono nell'errore (le persone neo-convertite). .Promettono loro libertà, ma essi stessi sono schiavi della corruzione. Perché uno è schiavo di ciò che l'ha vinto.. Se infatti, dopo aver fuggito le corruzioni del mondo per mezzo della conoscenza del Signore e salvatore Gesù Cristo, ne rimangono di nuovo invischiati e vinti, LA LORO ULTIMA CONDIZIONE È DIVENUTA PEGGIORE DELLA PRIMA. . MEGLIO SAREBBE STATO PER LORO NON AVER CONOSCIUTO la via della giustizia, piuttosto che, dopo averla conosciuta, voltar le spalle al santo precetto che era stato loro dato. .Si è verificato per essi il proverbio: e la scrofa lavata è tornata ad avvoltolarsi nel brago e il cane al suo vomito!”. Spero che queste brevi considerazioni siano sufficienti a stimolare la nostra coerenza di vita e a non permettere che persone che hanno una vita irrisolta abbiano predichino. 2. FORMAZIONE Il discorso della Formazione è il “Punto dolente” di questo tempo in tutti i gruppi italiani, per cui bisogna affrontarlo con calma e serenità. Quando una persona assapora la bellezza di Dio che agisce in un “Ruah” o “Je-Shua” o “ Cana”… desidera immensamente sentire di nuovo quelle emozioni, rivivere quel clima, lavorare perché altri possano vivere l´esperienza. Tutto ciò è molto positivo. È un segno dell´”istinto di evangelizzazione” di coloro che abbracciano Cristo. Nello stesso tempo, si sente una difficoltà estrema, a volte una ribellione, al lavoro e alla pazienza che questo comporta. Ricordo un nostro amico musicista professionale che ha deciso di cantare solo per Dio. Gli ho chiesto: quanto tempo ci mette il vostro gruppo musicale a incidere un CD? Mi ha risposto: “Pe Giampietro, è come fare un figlio! Non bastano 9 mesi di prove, di registrazioni in studio, di allenamenti della voce…”… e stiamo parlando di “professionisti” che hanno già fatto conservatorio. Continuava: “Noi musicisti siamo tutti un po´ pazzi. A volte, in studio, c´erano scene di disperazione, di pianto, di litigi fra noi per delle stupidaggini… tutti i CD escono solo per la grazia di Dio. Una volta erano i soldi che ci muovevano, ora è Dio!”. Fratelli, se per un´ora di buona musica, c´è dietro un sacrificio di 9 mesi, come possiamo pensare che il Ruah o lo Jé-Shua siano più facili e si possano affrontare con superficialità? Un altro esempio che mi piace, è quello dei calciatori. Tutti quelli che hanno fatto sport sanno benissimo che senza “allenamenti” non è possibile raggiungere nessun risultato. Tutti amano vedere una partita della nazionale o della squadra del cuore, ma pochi sanno quanto “sacrificio” sia costato ai calciatori: quanta dieta, quanta ginnastica, quanti esercizi apparentemente sterili, come calciare un pallone pieno di sabbia… Per un gioco da dilettanti, ci sono per lo meno tre allenamenti alla settimana e quando si parla di professionisti, allora bisogna abbandonare tutto e vivere solo per il calcio. Anche in questo mondo si usa la parola “ritiri”. Allora, fratelli, se per un gioco da dilettanti la persona è disposta a sacrificare tre sere alla settimana, perché lamentarsi di una formazione al mese, anche se fosse dura, come calciare un pallone pieno di sabbia? Perché non sforzarsi di fare il Diario, che continuamente ti fa rivivere il clima del 4 Ruah? Senza sacrificio non è possibile raggiungere alcun risultato, lo sappiamo bene. Infine, diamo l´esempio più chiaro e più forte: la scelta di Gesù di formare i suoi 12 discepoli e le donne che lo seguivano durante tre lunghi anni di itineranza per la Palestina. Questo si chiama “Discepolato”. Pensiamo un po´ a questi poveri discepoli che camminavano per centinaia di km, salendo e scendendo la Palestina, rischiando la vita. Quando chiedevano qualcosa del tipo: “Signore quando verrà il Regno di Dio, quando dovrai ristabilire Israele?” La risposta era sempre la stessa: “Vieni e seguimi!”. Quanto tempo c´è voluto perché Gesù raddrizzasse un po´ le idee a questi uomini rudi e “analfabeti”! E loro lo hanno seguito anche quando non capivano. Durante questo “cammino”, Gesù chiedeva loro di fare delle piccole missioni (un po´ come i nostri ritiri). Addirittura Giuda ha preso parte a queste Missioni. Gesù non ha esigito persone perfette per evangelizzare, ma persone in cammino con Lui, persone che fossero suoi discepoli, che stessero con lui. Pensiamo a quante volte Gesù si è seduto con i suoi discepoli sotto un albero, spiegando le parabole: Senza parabole non parlava loro; ma in privato, ai suoi discepoli, spiegava ogni cosa” (Mc 4,34). Abbiamo bisogno di questi momenti in cui Gesù ci forma attraverso la sua parola, come è il Diario Spirituale; attraverso il Catechismo della Chiesa, come sono le formazioni mensili. GESÙ NON CHIEDE A NOI LA PERFEZIONE, MA IL CAMMINO CHE CI PORTERÀ ALLA PERFEZIONE. Con umiltà possiamo percorrerlo. Quando una persona si ribella alla formazione o non ci partecipa, prima o poi le mancherà il fiato per evangelizzare e presto sarà come “la porca che ritorna al suo fango o il cane al suo vomito”. Tutto ritorna come prima, peggio di prima. Gesù lo dice: quando uno spirito del male viene scacciato, se la persona non è vigilante, questo stesso spirito ritorna con altri 7 e l´ultima situazione diventa peggiore della prima! IL CAMMINO, PER QUANTO SIAMO IMPERFETTI, CI DÀ LA CAPACITÀ DI EVANGELIZZARE. Come un calciatore continua ad allenarsi e raggiunge risultati sempre migliori, ma durante questo percorso può partecipare a tornei e gare, così chi “cammina” con la formazione può partecipare all´Evangelizzazione. QUANDO UNA PERSONA CAMMINA, IL SIGNORE SUPPLISCE ALLE SUE INCAPACITÁ PERCHÉ VEDE TUTTA LA SUA BUONA VOLONTÀ. Il Signore supplisce alle nostre debolezze, ma se non diamo tutto fino al “sangue” allora blocchiamo anche l´opera di Dio: “Pensate attentamente a colui che ha sopportato contro di sé una così grande ostilità dei peccatori, perché non vi stanchiate perdendovi d'animo. Non avete ancora resistito fino al sangue nella vostra lotta contro il peccato e avete già dimenticato l'esortazione a voi rivolta come a figli: e non ti perdere d'animo quando sei ripreso da lui; perché il Signore corregge colui che egli ama e sferza chiunque riconosce come figlio” (Ebrei 12,4-6). Cerchiamo, ora, di dare delle indicazioni concrete. Dopo l´esperienza dello Jé-Shuá, Ruah, Cana… dobbiamo offrire ai partecipanti un cammino. Ecco come possiamo proporlo, spiegandolo bene e lasciando a ciascuno la libertà di scelta. In primo luogo, non dobbiamo pensare che chi si allontana dal mondo dello Jé-Shuá, Ruah… sia un caso perduto. Io sono un testimone di questo: ho vissuto il mio ritiro quando avevo 20´anni e non sono piú ritornato. Senza dubbio il mio nome è stato cancellato dalle liste, ma un giorno gli organizzatori sapranno quanto frutto ha dato. È stato quel ritiro che ha messo in moto tutto il mondo dell´evangelizzazione che voi state vivendo, le centinaia di ritiri che stanno avvenendo. Pertanto, la situazione generale puó essere cosí sintetizzata: 5 Dopo un ritiro INCONTRI SETTIMANALI DI PREGHIERA, ROSARIO... Persone che hanno partecipato ai Ruah, Cana, Jé-shuá… ed ora frequentano solo il Rosario o il gruppo di preghiera settimanale FORMAZIONE MENSILE Persone che partecipano alla formazione mensile, partecipando o no agli incontri settimanali EQUIPE RITIRI Persone che lavorano ai Ritiri di Evangelizzzazione, partecipandoper lo meno alla Formazione mensile In sintesi, dopo il Ruah, avremo a. Alcune persone si uniranno semplicemente agli incontri settimanali di preghiera e, lentamente, svilupperanno il desiderio di partecipare alle equipe di Evangelizzazione del Ruah, Cana, Je-Shua… e di impegnarsi nella obbligatoria formazione, necessaria per questo b. Altre persone, oltre all’incontro settimanale di preghiera, sceglieranno di partecipare anche alle “Dominiche Belèm” e alla Formazione dei ritiri (Con loro l’Evangelizzazione esplicita cammina) c. Altre parteciperanno sono alla formazione della Domenica Belèm e ai Ritiri kerigmatici, senza Gruppo Settimanale, perché abitano lontano o hanno impegni inderogabili. Questo rende loro possibile far parte attiva dell’Equipe dei Ritiri Kerigmatici d. Infine ci saranno anche persone che partecipano alla Formazione della Domenica Belém, ma non si impegnano in niente che la Missione Belém proponga (Sia per questi, sia per il primo gruppo avremo un po’ di pazienza per lasciarli maturare. Se per tutta la vita volessero solo succhiare e mai dare, allora dovremmo chiarire loro che la vita è Evangelizzare e non “mungere”) e. Per evitare stranezze, quando una persona che ha scelto di fare il cammino formativo deve mancare per qualche impegno inderogabile, allora avvisi, o, meglio, si confronti con i coordinatori della formazione per vedere se veramente è necessari assentarsi o se si potrebbe fare diversamente. Ciascuna Equipe di Ruah avrà anche, da ora in poi, un “Registro”, come in una scuola per accompagnare meglio tutti i partecipanti. Bisogna che spieghiamo bene tutto questo, in maniera leggera e sintetica nel tema conclusivo del Ruah, Jé-Shuá, Cana… e in maniera completa al 3° giorno. Alla fine del Ruah (e di qualunque incontro kerigmatico) dobbiamo dare il Diario Spirituale completo del mese e un piccolo foglietto-depliant più o meno come quello dell’ultima pagina (bisogna rielaborarlo meglio, è solo una traccia). Spero che questi consigli vi possano essere utili e vedrete che avremo la gioia di moltiplicarci nel Signore e di fare un grande lavoro nella sua vigna! Che il Signore benedica ciascuno di voi, soprattutto quelli che si stanno sacrificando nel servizio del coordinamento. Un forte abbraccio Pe Giampietro e Cacilda 6 Inserire qui uma bella foto dell´equipe