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Pinetta Teodori - Vecchie Glorie del Gran Sasso

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Pinetta Teodori - Vecchie Glorie del Gran Sasso
Pinetta Teodori – 1993 / 1994
di Francesco Saladini
Pinetta nasce ad Ascoli il 24 gennaio 1933 in una famiglia agiata (il nonno Enrico
Teodori è stato deputato liberale al Parlamento per più legislature) e dopo il liceo classico
frequenta a Roma la facoltà di medicina laureandosi nel 1958.
Non è la prima ascolana ad appassionarsi all‟alpinismo (la zia paterna Virginia ha negli
anni ‟40 salito con guide vie impegnative sulle Dolomiti e Paolina Pallotta, moglie di Tullio,
l‟ha preceduta sul Gran Sasso) ma la costanza in questa attività perseguita per oltre
vent‟anni e i risultati che raggiunge in essa e nelle sue altre ne fanno una figura femminile
d‟eccezione per Ascoli e il centro Italia.
La famiglia, lo sport (pallacanestro e tennis sotto la guida di Vittorio Roiati), l‟amore, il
matrimonio (ci sposiamo nel 1960), i figli (Marco nel 1963, Salvatore nel „64, Elena nel
„69), gli interessi culturali, l‟ospitalità generosa, i viaggi, gli amici, il lavoro (è prima
assistente volontaria poi Aiuto nel reparto di pediatria dell‟Ospedale di Ascoli e il servizio
pubblico resterà per sempre la sua scelta professionale esclusiva), rappresentano tutto
sommato le tappe d‟una esistenza normale per una donna borghese.
E‟ in montagna, prima di tutto, che questa borghese mostra il suo spessore: ancora
universitaria frequenta e supera nel 1957, insieme a Claudio Perini, un corso di roccia della
mitica Sucai-Roma e a marzo 1958 partecipa alla prima ripetizione della via del Canalino al
Vettore al termine della quale, dopo 12 ore di salita, muore Tito Zilioli; dallo stesso anno è
istruttore nei corsi e poi nella Scuola di alpinismo del Gruppo Alpinisti Piceni.
Continua ad arrampicare, anche se da seconda come è normale per l‟epoca e per la città e
ripetendo più volte alcune salite, sia sul Vettore (via Marsili, prima invernale alla cresta di
Galluccio) e sul Pizzo del diavolo (via GAP alla Punta Maria, idem in prima invernale, via
Centrale alla Est, via Bafile alla Punta Cichetti, camino meridionale e spigolo Bafile) che sul
Gran Sasso (traversata 3 vette, direttissima alla Centrale, Alletto-Cravino all‟Orientale; sul
Corno Piccolo versante Nord invernale e Saladini-Florio, cresta NE, via delle Spalle,
Morandi alla seconda Spalla, Valeria alla Punta Livia, Morandi alla Mitria, via della Crepa;
all‟Intermesoli il canalone Herron-Franchetti).
Sulle Alpi sale per normali il Cervino (cresta del Leone, 1962: Francesco Cavazzani,
autore della prima guida della Gran Becca salutato al Breuil, si congratula scrivendo che le
guide incontrate durante la salita “hanno elogiato in particolare lo stile della signora”), il
Rosa, il Bianco, l‟Aiguille du Moine, le Courtes in traversata, la Punta Walker alle Jorasses,
lo Zinalrothorn, il Bernina, il Palù, il Polluce, la Pyramide Vincent e il Bishorn, arrampica
al Sella (via Iahn alla prima torre), al Sassolungo (cengia dei Fassani) e sulla Grignetta
(cresta Segantini), fuori d‟Italia raggiunge il Cinto in Corsica e il Pico della Maladeta sui
Pirenei.
Dal 1959 pratica lo sci-alpinismo, prima sui Sibillini (traversate del Vettore e del
Redentore) poi su Laga (traversata integrale), Maiella, Parco d‟Abruzzo e Gran Sasso
(traversata alta, Venacquaro, Provvidenza), infine sulle Alpi (settimana del bacino
D‟Argentière e Haute route classica con l‟organizzazione di Toni Gobbi, Gran Paradiso,
Adamello, San Matteo, Vioz, Cevedale, Mer de glace, settimana delle Oztaler Alpen con
Palla bianca e Wildspitze).
Anche in città, peraltro, esercita le sue doti d‟avventura e tenacia: radicale dalla
fondazione del partito, partecipa all‟impegno del Comitato ascolano per la pace e la libertà
nel Vietnam, è in prima fila nelle lotte vincenti degli anni ‟60 e „70 per il divorzio e contro
l‟aborto clandestino e nel 1973 apre con poche amiche la Sezione ascolana
dell‟Associazione italiana per l‟educazione demografica – AIED - che presiederà sino alla
morte alternando l‟organizzazione d‟una struttura d‟assistenza al femminile di fortissimo
impatto etico e sociale alle iniziative necessarie a fronteggiare l‟ostilità clericale.
Intanto è iniziato, nel 1967, il nostro impegno contro i colonnelli che il 29 aprile hanno
instaurato in Grecia una dittatura fascista: la struttura clandestina che collaboriamo a
costruire, formata da italiani di diverse città (oltre lei e me il gruppo di Ascoli arruola Gigi
Romanucci, Alesio Alesi, Mimì Angelini e Giancarlo Tosti), trasporterà a Salonicco e Atene,
eludendo in quattro anni e ventiquattro viaggi la polizia del regime, ciclostile elettrici e
altre macchine da stampa, una radio, dispacci di fuoriusciti e migliaia di dollari provenienti
da diversi enti e gruppi europei (il primo pare sia, nientemeno, che l‟IS inglese) e, a lungo,
dall‟ufficio esteri del PCI.
Nella villa della Fortezza vengono spesso „imbottite‟ le auto e discussi e predisposti con
cura gli accorgimenti utili a passare senza danni i controlli di frontiera e a questo lavoro
Pinetta partecipa con l‟attenzione e la generosità che la caratterizzano ma esponendosi
anche in prima persona: è lei che nella tarda estate 1970, quando Elena ha poco più d‟un
anno, attende per due giorni in un bar al centro di Atene, fasciata da un vestito rosso alle
caviglie che i compagni greci hanno chiesto per facilitare il contatto ma che può renderla
sospetta all‟occhio della polizia, un incontro che non arriva.
Si tratta di fornire documenti e informazioni a un ricercato che poi, quando raggiunto
per altra via, rifiuterà di fuggire in treno, ma il sospiro di sollievo che Pinetta tira a
missione compiuta, mentre sale la scaletta dell‟aereo Alitalia che la riporterà a Roma, è
certo accompagnato dalla coscienza di avere ancora una volta difeso di persona, la propria
idea di libertà.
La montagna le offre un diverso banco di prova quando nel 1972 prende parte con me e
altri cinque ascolani (Maurizio Calibani, Carlo e Peppe Fanesi, Peppe Raggi e Giancarlo
Tosti) alla spedizione “Citta di Ascoli” diretta all‟M6 di 6138 metri, ultima cima inviolata
della valle di Mandaras nell‟Hindu-Kush afgano: ha lasciato i figli a imparare che non si
deve mai rinunciare a se stessi e ora affronta come gli altri la fatica dei campi e delle
esplorazioni, più di venti giorni intorno e sopra i 5000 metri, ma anche cura gli amici e la
cucina in quanto medico e donna.
I compagni danno man mano forfait per motivi di salute (tra tutti lei è la sola a non
soffrire di alcun disturbo) e il 9 agosto, rimasti completamente soli sulla montagna per
l‟ultimo tentativo possibile, partiamo dal campo alto alle tre di notte, con 25 gradi sotto
zero e più di 20 chili complessivamente sulle spalle, verso la cresta Nord.
Occorreranno 13 ore di arrampicata su roccia e neve fresca, quasi mille metri di difficoltà
con oltre un terzo di percorso sconosciuto, per raggiungere la vetta (e altre tre per scendere
all‟isotermica lasciata a metà salita in previsione del bivacco) e quando lei alza le braccia in
segno di vittoria è per quanto so oggi, allora non ci pensavo, la seconda italiana a „vincere‟
un seimila, preceduta solo da Tona Sironi Diemberger che con Kurt ha salito nel 1965 un
rilievo della stessa altezza (vedi „Montagne 360‟ di gennaio 2014).
Pinetta muore improvvisamente per la rottura d‟un aneurisma aortico il 5 novembre
1994: quattro giorni dopo si tiene ad Ascoli il convegno nazionale dell‟AIED su
“L‟avventura di nascere” che lei ha voluto e preparato con la passione di sempre.
L‟opuscolo che la ricorda, di poco successivo, si chiude così: “ Resta di Pinetta
l’insegnamento di una coerenza profonda tra il pensare e il fare, tale che nessuna azione
potesse discostarsi da un chiaro volere e che nessun obiettivo potesse esistere senza che
intelligenza e passione venissero immediatamente chiamate a conseguirlo”.
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(seguono foto)
7 aprile 1958, sul Vettore con Claudio Perini e F.
Saladini per la commemorazione di Tito Zilioli
luglio 1958, cresta NE Corno piccolo
23.8.1962, sulla cima del Cervino
estate 1968 ad Atene
luglio 1968 Corno Piccolo
luglio 1971, traversata delle Courtes
agosto 1972: M6, campo alto, sul fondo la cresta Nord
9 agosto 1972 sulla cima dell‟M6, 6178 metri
luglio 1973 al rifugio Marco e Rosa, sul fondo la cima
del Bernina
aprile 1976, Cevedale, salendo al Vioz
4.8.76 Prima torre di Sella, via Jahn
maggio 1977, discesa della Mer de glace
primavera 1980, in sci al Vettore
a metà anni ‟80 nella sezione ascolana dell‟AIED
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