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Lecturae novae - Aracne editrice
Lecturae novae Direttore Giuseppe S Università degli Studi di Foggia Comitato scientifico Salvatore C Università degli Studi di Napoli “Federico II” Paola Carmela Luisa R C Università degli Studi di Messina Maria Stefania M Università degli Studi di Foggia Niklas H Lecturae novae TESTI E STUDI DI LETTERATURA LATINA La collana ospita edizioni, edizioni critiche e commenti riguardanti la letteratura latina nel suo sviluppo storico dall’antichità al mondo moderno; ospita altresì saggi e studi di ambito analogo; particolare attenzione essa rivolge alla fortuna degli autori antichi. Francesco Mantelli Gaio Sulpicio Apollinare grammatico latino del II secolo d.C. Le Periochae terenziane gli Argumenta plautini non acrostici la testimonianza di Aulo Gellio Prefazione di Fabio Stok Copyright © MMXV ARACNE editrice int.le S.r.l. www.aracneeditrice.it [email protected] via Quarto Negroni, Ariccia (RM) () ---- I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi. Non sono assolutamente consentite le fotocopie senza il permesso scritto dell’Editore. I edizione: marzo Alla memoria del mio maestro Ferruccio Bertini Indice Prefazione di Fabio Stok Premessa Capitolo I Un inquadramento storico–letterario. Aulo Gellio e l’insegnamento grammaticale nel II secolo d.C. Capitolo II Gaio Sulpicio Apollinare .. L’unico testimonium certo sul personaggio: l’allievo Aulo Gellio e le sue Noctes Atticae, – .. Un’identità discussa e controversa, . Capitolo III Testo critico e traduzione delle Periochae terenziane Conspectus codicum cum periochis C. Sulpici Apollinaris .. Periocha dell’Andria, – .. Periocha dell’Heautontimoru menos, – .. Periocha dell’Eunuchus, – .. Periocha del Phormio , – .. Periocha dell’Hecyra , – .. Periocha degli Adelphoe , . Indice Capitolo IV Commento alle Periochae terenziane .. Commento alla Periocha dell’Andria, – .. Commento alla Periocha dell’Heautontimorumenos, – .. Commento alla Periocha dell’Eunuchus, – .. Commento alla Periocha del Phormio, – .. Commento alla Periocha dell’Hecyra, – .. Commento alla Periocha degli Adelphoe, . Capitolo V Testo critico e traduzione degli Argumenta plautini non acrostici Conspectus siglorum .. Amphitruo – Argumentum I, – .. Aulularia – Argumentum I, – .. Mercator – Argumentum II, – .. Miles gloriosus – Argumentum II, – .. Pseudolus – Argumentum II, – .. Persa – Argumentum II, – .. Stichus – Argumentum I, . Capitolo VI Commento agli Argumenta plautini non acrostici .. Commento all’Argumentum I dell’Amphitruo, – .. Commento all’Argumentum I dell’Aulularia, – .. Commento all’Argumentum II del Mercator, – .. Commento all’Argumentum II del Miles gloriosus, – .. Commento all’Argumentum II dello Pseudolus, . Capitolo VII Considerazioni testuali, filologiche e comparative sulle Periochae terenziane e sugli Argumenta plautini non acrostici Indice Capitolo VIII Testo e traduzione dei capitoli gelliani .. Gellius II , – .. Gellius IV , – .. Gellius VII , – .. Gellius XI , – .. Gellius XII , – .. Gellius XIII , – .. Gellius XIII , – .. Gellius XV , – .. Gellius XVI , – .. Gellius XVIII , – .. Gellius XIX , – .. Gellius XX , . Capitolo IX Commento ai capitoli gelliani .. Commento a Gellio II , – .. Commento a Gellio IV , – .. Commento a Gellio VII , – .. Commento a Gellio XI , – .. Commento a Gellio XII , – .. Commento a Gellio XIII , – .. Commento a Gellio XIII , – .. Commento a Gellio XV , – .. Commento a Gellio XVI , – .. Commento a Gellio XVIII , – .. Commento a Gellio XIX , – .. Commento a Gellio XX , . Bibliografia Prefazione di Fabio Stok La figura di Sulpicio Apollinare, grammatico di rilievo nella Roma del II secolo d.C., è rimasta a lungo evanescente, oscurata dal problema della sua possibile identificazione con un altro Sulpicio, “Cartaginese”, forse un più tardo commentatore di Virgilio. Francesco Mantelli ha opportunamente lasciata aperta la questione e si è concentrato sulla documentazione sicura, e cioè sulle testimonianze fornite da Gellio e sull’unico testo attribuito con sicurezza ad Apollinare che ci è pervenuto, le Periochae delle commedie di Terenzio. L’edizione e il commento di quest’ultimo costituivano un desideratum degli studi filologici. A questa edizione Mantelli affianca quella degli Argumenta non acrostici di sette commedie di Plauto. L’attribuzione di tale testo a Sulpicio, da tempo prospettata dagli studiosi, è ora avvalorata dall’analisi e dalle argomentazioni proposte nel presente volume. Periochae ed Argumenta, che pure costituiscono solo una modesta reliquia dell’opera del grammatico, confermano l’interesse che l’autore presenta nella cultura del II secolo, evidenziata anche dai numerosi riferimenti al suo magistero che si leggono nelle Notti Attiche di Aulo Gellio, che fu suo allievo (altro allievo illustre di Sulpicio fu l’imperatore Pertinace). Protagonista di un rinnovamento dell’insegnamento grammaticale, Sulpicio appare un Prefazione continuatore delle tendenze inaugurate nel secolo precedente da Valerio Probo, e fautore di un anomalismo che alimenta in quest’epoca la riscoperta e lo studio degli autori arcaici. Oltre che di Plauto e Terenzio si interessò, come apprendiamo da Gellio, degli autori più amati dagli arcaisti del II secolo, quali Catone, Cicerone e Sallustio. Gellio descrive anche un dialogo fra Sulpicio, Frontone e Postumio Festo, nel vestibolo del palazzo imperiale, che offre una rappresentazione plastica del rilievo di questo personaggio nella cultura della sua epoca. Mantelli, con il seguente lavoro, restituisce a Sulpicio il suo ruolo di protagonista, offrendo un contributo prezioso alla ricostruzione degli studi eruditi del II secolo. Fabio Stok Premessa Questo volume è il frutto della revisione e dell’aggiornamento della mia tesi di Dottorato di Ricerca in “Filologia classica e sue tradizioni e proiezioni”, discussa il aprile presso l’Università degli Studi di Genova. Come emerge dal titolo, la ricerca si è concentrata principalmente sullo studio dell’unica opera attribuita con sicurezza, per tradizione diretta, al grammatico Gaio Sulpicio Apollinare, erudito maestro di Aulo Gellio, ossia sulle Periochae terenziane in senari giambici, ascritte esplicitamente a Caius Sulpicius Apollinaris già nel codice Bembino di Terenzio, e sugli Argumenta non acrostici di commedie plautine (Amphitruo, Aulularia, Mercator, Miles gloriosus, Pseudolus; in realtà ce ne sarebbero altri due, quello del Persa e quello dello Stichus, purtroppo assai frammentari e praticamente illeggibili), assegnati con estrema incertezza ora al nostro grammatico, ora a un anonimo allievo della sua scuola. L’aspetto più innovativo è che di essi ho cercato di dimostrare e di motivare la paternità o meno di Sulpicio, operando un confronto con i riassunti delle commedie di Terenzio; tutto ciò mediante un esame sia morfosintattico sia lessicale (di fondamentale importanza è stato l’ausilio dei lessici terenziano e plautino) sia stilistico–retorico. L’opera è costituita da capitoli: ) Un inquadramento storico–letterario: Aulo Gellio e l’insegnamento grammaticale nel II secolo d.C., che tratta gli aspetti generali della scuola, della didattica e delle tendenze linguistico–letterarie nella Premessa cultura latina del II secolo d.C., assieme a cenni sulle sue personalità più rappresentative; ) Gaio Sulpicio Apollinare, suddiviso in due paragrafi: ) L’unico testimonium certo sul personaggio: l’allievo Aulo Gellio e le sue Noctes Atticae, che mette in evidenza i rapporti tra maestro e allievo; ) Un’identità discussa e controversa, in cui viene esaminata la vexata quaestio sull’identificazione o meno di Sulpicio Apollinare con Sulpicio Cartaginese; ) Testo critico e traduzione delle Periochae terenziane, costituito da una mia edizione critica delle Periochae (insieme a un conspectus codicum e a una traduzione personale), basata su quelle più accreditate delle commedie di Terenzio (Dziatzko, Fleckeisen, Lindsay–Kauer, Marouzeau, Prete, Umpfenbach) e su un’accurata ricognizione dei codici che ho ritenuto più significativi (ne ho presi in considerazione : A= Codex Bembinus (Vat. lat. ); D= Codex Victorianus (Laur. XXXVIII ); G= Codex Decurtatus (Vat. lat. ); V= Fragmentum Vindobonense (Vind. phil. ); P= Codex Parisinus (Par. lat. ); C= Codex Vaticanus (Vat. lat. ); F= Codex Ambrosianus (Ambr. H inf.); E= Codex Riccardianus (Flor. M IV/ XXX= )); l’edizione è supportata da un apparato di tipo positivo che tiene conto delle varianti (anche grafiche, almeno delle più significative) e delle congetture adottate dagli editori terenziani citati; ) Commento alle Periochae terenziane; ) Testo critico e traduzione degli Argumenta plautini non acrostici, costituito dall’autorevole edizione di W. M. Lindsay (T. Macci Plauti Comoediae, recognovit brevique adnotatione critica instruxit W. M. Lindsay, voll. I–II, Oxonii –, ristampata più volte) accompagnata, anche in questo caso, da una mia personale traduzione; ) Commento agli Argumenta plautini non acrostici; ) Considerazioni testuali, filologiche e comparative sulle Periochae terenziane e sugli Argumenta plautini non Premessa acrostici, capitolo che riassume ed esamina in parallelo i dati forniti dai commenti di Periochae e Argumenta non acrostici e che affronta i problemi filologici legati alla tradizione manoscritta di Terenzio in relazione alle Periochae di Sulpicio Apollinare; ) Testo e traduzione dei capitoli gelliani; ) Commento ai capitoli gelliani; questi ultimi due capitoli costituiscono una corposa sezione comprendente la stesura del testo, la traduzione e il commento dei capitoli in cui Sulpicio Apollinare compare nelle Noctes Atticae di Aulo Gellio, fonte privilegiata e, al momento, esclusiva per la conoscenza delle teorie grammaticali e linguistiche del suo maestro. Vorrei infine puntualizzare che la scelta di approntare un mio testo critico con apparato delle Periochae è stata dettata dal fatto che ancor oggi non esistono edizioni veramente soddisfacenti di Terenzio: i filologi, infatti, hanno sempre impiegato un numero assai limitato di codici (rispetto ai circa medioevali e ai circa umanistici), non sempre scelti tra i più significativi e affidabili; d’altra parte bisogna fare ancora molti passi in avanti nello studio e nella ricostruzione della complessa tradizione manoscritta terenziana. Ben diversa è la situazione per Plauto, che gode di una tradizione manoscritta meglio definita e di edizioni critiche di miglior qualità. Dedico questo volume alla memoria del compianto Prof. Ferruccio Bertini, che mi ha guidato e seguito costantemente nella realizzazione della tesi di Dottorato, nonostante la sua grave malattia. Esprimo inoltre la mia riconoscenza verso di lui per avermi fornito tutti gli strumenti e il sapere necessari alla ricerca in ambito universitario, trasmettendomi, al contempo, la sua grande humanitas e la sua notevole esperienza professionale. Gaio Sulpicio Apollinare, grammatico latino del II secolo d.C. Rivolgo un ringraziamento speciale al Prof. Fabio Stok e al Prof. Giancarlo Mazzoli per i loro preziosi suggerimenti volti a perfezionare e ad accrescere la qualità della presente monografia. Capitolo I Un inquadramento storico–letterario Aulo Gellio e l’insegnamento grammaticale nel II secolo d.C. L’età degli Antonini può essere considerata l’ultima grande fioritura degli studi grammaticali antichi; il II sec. d.C. ci presenta infatti una nuova fase di questa attività, che, sebbene accusi una crisi di originalità e novità, tuttavia mostra ancora segnali di un’attenta e forte volontà organizzativa e normativa, nonché un elevato grado di apertura: non solo la grammatica, ma anche la metrica, la linguistica, la retorica, gli autori arcaici e classici, greci e latini vengono ampiamente studiati. Inoltre, verso la fine del II secolo, compaiono le prime raccolte di scoli, antenati dei moderni commenti letterari: all’interno di questa produzione erudita si fissano, in maniera semplificata, gli esiti delle ricerche e le interpretazioni testuali dei principali studiosi del I sec. a. C. e del I sec. d.C. (si pensi, per esempio, ai lavori di Gaio Giulio Igino e di Marco Valerio Probo su Virgilio) . . Il IV secolo vanterà sì nomi di grammatici di altissimo livello e un notevole fervore operativo, personalità che permetteranno di recuperare molti frammenti di opere latine altrimenti perdute, ma la tendenza sarà quella di conservare, insegnare l’antico e salvarne la memoria, piuttosto che quella di innovare, scoprire e ricercare: in questo secolo, infatti, si affermerà la volontà di creare grandi raccolte enciclopediche, summae di lingua e letteratura, repertori capaci di tramandare ai posteri la tradizione classica. Gaio Sulpicio Apollinare, grammatico latino del II secolo d.C. Nel periodo in esame accade quindi che tra i grammatici non appaiano più tempre di studiosi capaci di proporre originali soluzioni di problemi linguistici e di tracciare un’esegesi largamente comprensiva ed esauriente di un testo letterario; vige, quasi in osservanza di una necessità dell’epoca corrente, la tendenza a sistemare, in forma di excerpta e di oculate rielaborazioni, il tesoro dell’erudizione tramandata dalle età precedenti. Era un’evidente avvisaglia di imminente vecchiaia e stagnazione; ma era ancora un programma saldamente e con piena coscienza perseguito da personalità non mediocri . Durante l’impero di Adriano vanno ricordati Eutichio Proculo, Fido Ottato, Fusio Filocalo, P. Lavinio, Trosio Apro, Cesellio Vindice, Terenzio Scauro, autore anche di una grammatica e di un’opera in cui polemizza con Cesellio Vindice, il De Caeselli erroribus , il retore Antonio Giuliano, maestro di Aulo Gellio (che forse non è da confondere con lo storico Giuliano di cui parla Minucio Felice) così come Gaio Sulpicio Apollinare, il più importante di tutti, di cui si tratterà ampiamente nel prossimo capitolo. Il suo alunno Gellio, l’erudito di maggior rilievo dell’età degli Antonini, lo pone come uno dei protagonisti delle Noctes Atticae, dove compare nel corso di dodici capitoli collocati in ordine sparso nell’opera, senza seguire un criterio di sistemazione organica degli argomenti affrontati: II ; IV ; VII ; XI ; XII ; XIII ; XIII, ; XV ; XVI ; XVIII ; XIX ; XX . Aulo Gellio non si occupa specificamente di grammatica e non ha mai scritto opere trattatistiche su questa ars; il suo nome, peraltro, compare in maniera esclusivamente . E. Paratore, La letteratura latina dell’età imperiale, Milano , p. . . Cfr. Gell. XI , .