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Caffè, te e cacao - Dieta della salute
Caffé Il caffè, un po’ come l’alcol e per motivi analoghi, ha spesso diviso l’opinione pubblica e scientifica sui suoi reali effetti, benefici o lesivi. Gli entusiasti ne esaltano piacere, aroma, gusto e la possibilità di migliorare l’attenzione e la vigilanza, i detrattori osservano l’aumento della frequenza cardiaca, della pressione arteriosa e il peggioramento di altri parametri cardiovascolari, tutti associati a un aumento del rischio d’infarto. Totò, a modo suo, risponde a questi ultimi in una celebre gag, dove rifiuta l’invito a bere un caffè non avendo neanche i soldi per offrirne uno: No grazie, il caffè mi rende nervoso! Questo peggioramento di molti parametri cardiovascolari è stato oggetto di studio, che da un lato ha confermato quest’azione deleteria ma, dall’altro, non ha mai evidenziato un aumento dell’incidenza o della mortalità per infarto. Come esempio si riportano i risultati di questa pubblicazione che ha associato i dati di due grandi studi prospettici, lo Health Professional e Nurses’s Study, 41.000 uomini il primo e 86.000 donne il secondo. Non si è evidenziato nessun aumento o diminuzione d’infarto all’aumento della quantità di caffè consumato. Si nota solo una lieve tendenza alla diminuzione nei forti consumatori sia negli uomini (colonne celesti), che nelle donne (colonne rosa), ma non statisticamente significativa. [PMID: 16636169] Caffè e infarto Su JAMA nel 2006 è uscito un esperimento che è forse riuscito a combinare entrambe le osservazioni. L’uovo di Colombo dell’esperimento è stato la suddivisione dei partecipanti in metabolizzatori lenti e metabolizzatori veloci della caffeina, valutando il genotipo (citocromo p450 1A1 o 1A2), e osservando l’incidenza d’infarto all’aumento del consumo di caffè in questi due gruppi distinti. 1,8 1,6 1,4 1,2 1 rapidi 0,8 lenti 0,6 0,4 0,2 Nei metabolizzatori rapidi della caffeina, è stata riscontrata una diminuzione del rischio d’infarto del 25%, mentre nei metabolizzatori lenti un grande effetto negativo, con un’incidenza di infarto aumentata del 60-70% negli adulti (vedi grafico a lato), e di oltre il doppio nelle persone molto giovani. [PMID: 16522833] 0 Da questo studio risulta che i metabolizzatori lenti (le persone a cui il caffè induce insonnia, tachicardia, ipertensione), possono permettersi un solo caffè al giorno, mentre i metabolizzatori veloci (quelli a cui ilcaffè non procura questi sintomi), è bene che prendano da 2 a 4 caffè al giorno. Se questi dati verranno confermati, per queste persone, ma solo per queste, il caffè è un Functional food. <1 1 2-3 4-> Questo studio spiega anche quello precedente, dove non si notava nessuna variazione statisticamente significativa: metà popolazione riceveva una protezione dal caffè, l’altra metà un peggioramenteo, in media era tutto indifferente! Alla fine aveva ragione Totò: il caffè? Solo se non rende nervosi! Altri studi hanno ottenuto risultati analoghi sull’ictus e sulla mortalità totale, non trovando mai un aumento oppure riscontrando una lieve diminuzione, ma senza utilizzare la distinzione tra metabolizzatori lenti e veloci. Il caffè sembra adatto anche ai pazienti diabetici. [PMID: 19221216], [PMID: 18559841], [PMID: 16636169], [PMID: 17019600], [PMID: 19266179], [PMID: 19249420], [PMID: 2215561], [PMID: 708166]. Caffè e diabete Nurses’ Health Study, 88.000 donne e 1263 nuovi casi di diabete tipo 2. Il consumo di caffé (sia caffeinato che decaffeianto), ha fortemente protetto le 100 90 80 70 60 50 40 30 20 10 0 No 1 tazza 2-3 tazze 4 o più consumatrici da questa malattia, del 13% per una tazzina fino a quasi il 50% per quattro tazzine o più al giorno. [PMID: 16443894], In una recente meta-analisi effettuata su 18 studi con 458.000 persone, ogni tazza di caffè ha mostrato di diminuire il rischio di contrarre il DM2 del 7%, (quindi circa la metà di quanto era emerso nello studio precedente), sia con caffé caffeinato che decaffeinato. È risultato protettivo anche il te, seppure in maniera minore. [PMID: 20008687] La constatazione che il caffè decaffeinato protegge dal diabete come e più di quello caffeinato, ha fatto iniziare le ricerche su quali siano i componenti protettivi. Le maggiori indicazioni propendono per l’acido clorogenico e le melanoidine, composti che si formano con la reazione di Maillard, tra le proteine e gli zuccheri durante la tostatura (anche dei cereali, come nella crosta del pane o nel cacao). [PMID: 20949365], [PMID: 21779556], [PMID: 17978558], [PMID: 16399494]. Caffè in gravidanza Il caffè e la caffeina, anche da bevande come cole e te, vanno ridotte o meglio, precauzionalmente, evitate in gravidanza e allattamento. La caffeina passa facilmente la barriera placentare e in alcuni studi l’uso massiccio di caffeina è stato associato a diverse e gravi problematiche. Questi studi potrebbero essere inficiati da errori metodologici e dosi limitate di caffeina potrebbero non procurare effetti tossici al nascituro. [PMID: 22011595], [PMID: 20427730], [PMID: 19370665], [PMID: 11410911]. Altro Il caffè sembra ridurre il rischio di diverse altre malattie, come i calcoli alla cistifellea e la gotta. Tende a promuovere una piccola diminuzione di peso e non sembra coinvolto nel rischio neoplastico. Questi dati necessitano di verifiche ulteriori. [PMID: 16022745], [PMID: 17530681], [PMID: 10367821], [PMID: 17023692], [PMID: 18183588], [PMID: 15713963], [PMID: 15998896], [PMID: 16758142]. Conclusioni Il caffè va assunto nella misura in cui NON provoca insonnia, risvegli precoci, tachicardia, ipertensione e nervosismo. Seguendo queste indicazioni, circa metà della popolazione può bere un solo caffè al giorno (metabolizzatori lenti), l’altra metà tre o quattro, ma non di più (metabolizzatori veloci), altrimenti si potrebbero perdere gli effetti protettivi sul cuore. Le persone obese, a rischio di diabete, ma che non tollerano la caffeina, possono beneficiare del caffè decaffeinato per ridurre questo rischio. Le donne in gravidanza, a titolo precauzionale, dovrebbero limitare fortemente le varie fonti di caffeina. Te verde Nel capitolo precedente sono state illustrate le proprietà dell’acqua, o meglio, di un’adeguata idratazione, nella salute umana. Il te verde potrebbe porsi come un’aggiunta di ulteriore valore alle qualità dell’acqua. È cioè preferibile idratarsi sostituendo parte dell’acqua con te verde. Cos’è il te? Il te è la bevanda più consumata al mondo dopo l'acqua. Tutti i tipi di te derivano dalle foglie di un arbusto sempreverde della famiglia delle Theaceae di origine cinese, la Camellia sinensis. Te nero: è il classico te, dal colore bruno, ambrato, molto aromatico, consumato in Italia e nella maggoranza dei paesi occidentali. In occidente te è sinonimo di te nero, e fino a pochi anni fa il te nero era l’unico reperibile nei normali supermercati. Il te nero rappresenta il 78% della produzione mondiale. È ottenuto sottoponendo le foglie a fermentazione che gli conferiscono il gusto e la colorazione ambrata note alla maggior parte della popolazione. Te verde: è consumato in estremo oriente e in Giappone in particolare, dove è la bevanda nazionale. Copre il 20% della produzione mondiale ed è ottenuto senza alcuna fermentazione delle foglie. La colorazione è molto tenue e il gusto, per chi non è abituato, è di fieno o di erba, che diventa raffinato e delicato con l’abitudine. I giapponesi preferiscono gusti intesi, concentrati, astringenti, in maniera simile all’utilizzo del caffè in Italia rispetto agli Stati Uniti. Te oolong: è ottenuto con una semi-fermentazione delle foglie. Ha una diffusione del 2% ed è consumato in certe parti della Cina e a Taiwan. Te bianco: è ottenuto dalle foglie ancora in germoglio ed è una forma di alta qualità che richiede molta manodopera. Può essere trattato per diventare verde o nero. Te rosso: in Italia è il nome di un infuso di una pianta diversa dalla Camelia sinensin dalla tipica colorazione rossa. Non presenta le carattristiche del te, né come caffeina e polifenoli né come gusto e colore. È comunque molto gradevole. In Cina esiste anche una varietà di te pregiata detta te rosso, che deriva dalla Camelia sinensin. Te: in estremo oriente esistono molte varietà di te, centinaia, un po’ come l’Europa è abituata con il vino. In Cina, parlare di te verde, nero o bianco è come in occidente parlare di vino bianco, rosso e rosè. L’unico fattore limitante l’uso del te verde sembra essere l’eccessivo introito di teina, la stessa molecola che nel caffè è chiamata caffeina, ma presente nella pianta del te, che può provocare tachicardia, ipertensione e insonnia. Nei metabolizzatori lenti si può utilizzare il te verde varietà Bancha, che esprime naturalmente pochissima teina, e permette un uso massiccio di questa bevanda, anche oltre 1 litro al giorno, pure nei ragazzi ed anziani, ma non nelle ore che precedono il sonno. Flavonoidi del tè Tra i principi attivi del te verde spiccano i polifenoli, non la caffeina, e sembrano essere questi i responsabili della protezione cardiovascolare. Appartengono alla classe delle catechine o flavanoli, e si presentano sia in forma libera che legata all'acido gallico. L'epi-gallo-catechina gallato (EGCG), per quantità e potere antiossidante è considerato il flavonoide al quale si deve la maggior parte degli effetti osservati. È la più utilizzata negli studi di laboratorio e clinici. Nel processo di fermentazione che porta alla formazione del te nero, questi flavonoidi si alterano e il te nero non risulta protettivo nella malattia cardiovascolare, pur avendo una quantità di caffeina paragonabile. [PMID: 18848434], [PMID: 19639377], [PMID: 17906191], [PMID: 19147161], [PMID: 20134098], [PMID: 19751534]. Utilizzo del te verde Il primo assaggio di te verde in chi è abituato al te nero è uno shock: fieno bollito! Per avvicinarsi al gusto occidentale possono essere utili le aromatizzazioni alla vaniglia, alla menta, ai frutti di bosco. Come procede l’affinamento del gusto (da uno a sei mesi), queste aromatizzazioni non saranno più necessarie, e il te verde potrà essere bevuto tranquillamente anche senza zucchero oppure con un po’ di miele che tende a sposarsi molto bene con questo infuso. I polifenoli del te verde sono termolabili per cui non bisogna utilizzare acqua bollente, ma a 70-80 gradi. Infarto, ictus e mortalità totale I dati sugli effetti benefici del te verde nel prevenire l’infarto, l’ictus e diminuire la mortalità totale sono un’acquisizione scientifica molto interessante. Forse il più importante studio prospettico eseguito su 40.000 giapponesi. Erano già 0,8 disponibili molti studi in tal senso, ma di 0,6 scarsa qualità. 0,4 uonim i Nei forti bevitori di te verde è stata donne 0,2 riscontrata una diminuzione della mortalità infarto totale sia negli uomini (colonne arancio), 0 <1 1-2 3-4 5-> che nelle donne (colonne gialle). Il motivo 1 0,93 0,95 0,88 uonim i principale è stata la diminuzione delle 1 0,98 0,82 0,77 donne malattie cardiovascolari (colonne bianche, 1 0,84 0,69 0,69 infarto indicano la diminuzione dell’infarto in entrambi i sessi), e soprattutto dell’ictus (non mostrato). Nessuna variazione nella mortalità per neoplasie. [PMID: 16968850] 1 Te verde e ictus Meta-analisi su 9 studi con 194.000 persone, in cui si sono verificati 4378 casi di ictus. Sia il te verde che nero hanno dimostrato un’efficacia nel ridurre del 21% l’incidenza di ictus. La protezione è dall’ictus ischemico, non dall’emorragico. [PMID: 19228856] Altri articoli d’interesse: [PMID: 20361928], [PMID: 17352971]. Te verde e infarto Meta-analisi di 13 studi sul te nero e 5 sul te verde. Solo il te verde è risultato efficace nella riduzione dell’incidenza d’infarto (RR = 0.72 cioè una riduzione del 28%). Nessun effetto protettivo è stato riscontrato dall’assunzione di te nero (solo un 8% non statisticamente significativo). L’efficacia protettiva è risultata proporzionale alla quantità di te verde assunto. [PMID: 21248184] Un’importante limitazione di questa meta-analisi potrebbe essere che gli effetti maggiormente protettivi sono stati ottenuti dai tre studi più piccoli (“quadratini” più piccoli). I tre più grandi (“quadratini” più grandi), confermano comunque il dato, solo con una potenza protettiva minore. Gli studi sul te verde sono stati eseguiti in Giappone e in Cina, gli unici grandi consumatori. Qui il te verde è generalmente assunto concentrato, mentre in Europa perlopiù è preferito un te verde leggero, che “non lega” in bocca, quindi con meno flavonoidi e quindi probabilmente meno protettivo. Si consiglia di diluire le foglie o le bustine di te verde in molta acqua calda NON bollente, in modo da assumere molti flavonoidi però diluiti, in modo che il te risulti piacevole e nel contempo assumendo molti liquidi e polifenoli. Sono stati riscontrati positivi effetti anche nel campo dell’ipertensione, del colesterolo e trigliceridi, sulla sensibilità all’insulina, sull’obesità, nel versante vascolare, infiammatorio, sulla sindrome metabolica e sulle malattie da raffreddamento. [PMID: 17906191], [PMID: 19751534], [PMID: 18848434], [PMID: 7711535], [PMID: 19639377], [PMID: 11549554], [PMID: 19639377], [PMID: 20144258], [PMID: 20134098], [PMID: 21338496], [PMID: 19571153], [PMID: 20156466], [PMID: 21115335], [PMID: 20595643], [PMID: 21525260], [PMID: 19147161], [PMID: 19838489], [PMID: 19680234], [PMID: 12437992]. Te verde e cancro Molti studi caso-controllo (economici ma imprecisi), hanno correlato l’uso del te verde con una diminuzione del rischio di cancro, risultati messi in risalto da diverse meta-analisi anche recenti: Cancro colon-retto: nessun effetto [PMID: 16638787]. Cancro al fegato: forse una riduzione del 20% [PMID: 21403523]. Cancro al seno: forse una riduzione del 20-25% [PMID: 19437116]. Cancro al polmone: forse una riduzione del 18% [PMID: 19128856]. Cancro endometrio: forse una riduzione fino al 25% [PMID: 19766982]. Cancro allo stomaco: problema molto sentito in Giappone data l’alta incidenza. Nessun effetto. [PMID: 18364341] Cancro ovaie: forse una discreta diminuzione del rischio [PMID: 20490647]. Ma i due più importanti e grandi studi prospettici hanno escluso questa possibilità. [PMID: 16968850], [PMID: 11228277]. I risultati contrastanti non permettono di sostenere un ruolo del te verde nella diminuzione delle malattie neoplastiche. [PMID: 11228277] Questo non esclude che ce ne siano, ma occorrono altri trial clinici di grande qualità per confermare o escludere i dati attuali. Alcuni Autori sostengono che l’efficacia del te esista, ma sia annullata dall’assunzione di te troppo caldo oppure da una quantità troppo modesta. Conclusioni Il te verde è da preferire al classico te, detto nero, per i suoi effetti di riduzione del rischio di infarto e ictus ischemico. Questa protezione non è attribuibile alla caffeina ma ai polifenoli. La caffeina è, di fatto, l’unica limitazione all’uso del te, perché potrebbe provocare tachicardia, ipertensione e insonnia nei metabolizzatori lenti (vedi caffè). In questo caso si possono utilizzare varietà di te verde naturalmente quasi prive di caffeina, come il Bancha. I te introducono una quantità di acqua superiore del caffè (in questi l’effetto diuretico supera l’acqua introdotta). Nella preparazione del te verde l’acqua non va bollita, ma solo scaldata a 70-80 °C, per non perdere i polifenoli che sono termolabili. Cacao Il termine esatto è cacao, non cioccolata perchè cioccolata è un termine ambiguo, utilizzato per indicare la crema di nocciole, quella che si spalma sul pane, che è spesso Junk-food, piena di grassi saturi, idrogenati e trans, uno dei principali nemici della salute. Cioccolata è detta anche la cioccolata bianca, certamente buona ma priva di molecole interessanti, oppure la cioccolata al latte, con un contenuto di polifenoli interessante, ma inferiore alla cioccolata fondente, il cui contenuto in cacao arriva al 70% e più, è ricchissima in polifenoli e antiossidanti che fanno benissimo alla salute, persino a quella dei diabetici, in quanto povera di zuccheri e ricca di molecole che proteggono il cuore. La dicitura “fondente al 70%” indica la percentuale di cacao presente nella barretta. Più alta è meglio è, perché è proprio il cacao che apporta i polifenoli, non gli altri ingredienti. Polifenoli del cacao I polifenoli sono molecole similvitaminiche, non considerate vitamine in quanto non esistono sintomi da carenza, ma la cui presenza riduce il rischio di molte malattie cronico degenerative occidentali, come l’infarto. Tra i polifenoli più interessanti e noti nella salute umana figurano quelli del vino rosso, del te verde, dei prodotti integrali e del cacao. I polifenoli del cacao migliorano la funzione endoteliale tramite aumento del secondo messaggero ossido nitrico (NO). L’ossido nitrico produce vasodilatazione ed effetto antiaggregante sulle piastrine (alcuni farmaci agiscono liberando dalla propria molecola l’ossido nitrico. I più famosi sono i nitrati usati nell’angina pectoris). I polifenoli aumentano la produzione di ossido nitrico a partire dall’arginina, e inibiscono la sua distruzione tramite effetto antiossidante. L’aumento del GMP ciclico che così si ottiene produce vasodilatazione e riduzione dell’aggregazione piastrinica. [PMID: 16572598]. La parte polifenolica del cacao protegge le LDL dall’ossidazione, migliora l’endotelio, abbassa la pressione, riduce l’infiammazione, forse aumenta le HDL, abbassa i leucotrieni (30%), alza le prostacicline (30%). [PMID: 16390538] Cacao e mortalità totale Importante studio nominato “Zutphen Elderly Study”, con 15 anni follow-up 100 90 eseguito su 470 anziani di cui 314 deceduti: 80 Gli Autori hanno riscontrato una riduzione 70 della mortalità totale del 50% con una 60 media di 2.1 g/die di cacao rispetto a chi 50 40 non lo usava. 30 • 1 = nessun uso 20 • 2= poco uso 10 • 3= normale uso 0 1 2 3 Si tratta di effetti benefici straordinari, quasi miracolosi, che dovranno essere vagliati da altri gruppi di studio indipendenti, nonostante la serietà dello studio e della rivista medica. [PMID: 16505260] Cacao e pressione arteriosa (PA) Effetto della somministrazione di cioccolato nero (nel diagramma in alto) rispetto alla stessa quantità di cioccolato bianco (nel diagramma in basso), per 4 mesi con piccole dosi protratte. La riduzione della pressione riscontrata è stata: • PA massima = - 2,9 mmHg • PA minima = - 1,9 mmHg Nessuna variazione per l’uso del cioccolato bianco. [PMID: 17609490] È stata eseguita una meta-analisi di 5 piccoli studi in cui si somministravano grandi dosi di cacao (100g/die) per brevi periodi (immagine a lato): • PA massima = - 4,7 mmHg • PA minima = - 2,8 mmHg Gli Autori osservano che se questi dati fossero confermati nel lungo periodo, questa diminuzione pressoria corrisponderebbe a una diminuzione degli eventi di ictus del 20%, di infarto del 10% e di mortalità per tutte le cause dell’8%. [PMID: 17420419] Un’altra meta-analisi di 15 studi, ha confermato un certo effetto anti-ipertensivo, ma di circa 3 e 2 mmHg su PA massima e minima, e solo nelle persone con una pressione superiore a 140/80 mmHg. Risultati cioè, meno importanti della meta-analisi precedente. [PMID: 20584271] Altri articoli d’interesse: [PMID: 17609490], [PMID: 17420419], [PMID: 18716168], [PMID: 20494650], [PMID: 15755830], [PMID: 19825207], [PMID: 19910929], [PMID: 20090776], [PMID: 20823377]. Cacao e infarto Importante studio svedese sull’uso del cacao in prevenzione secondaria in 1169 persone anziane 80 post-infartuate con 8 anni follow-up. 70 60 Incredibilmente, è stata riscontrata una riduzione 50 della mortalità cardiaca del 66%. È chiaro che si 40 30 tratta di dati talmente stupefacenti che prima di 20 10 gridare al miracolo occorre attendere l’esito di altri 0 Mai 1 sett. 2 sett. >3 sett. trial. Ancora una volta l’aumento del beneficio è proporzionale alla quantità di cacao assunta, senza mai arrivare a una dose tossica, comportamento tipico dei Functional food. [PMID: 19711504] 100 90 Articoli d’interesse sul versante cardiovascolare: [PMID: 19776136], [PMID: 19234942], [PMID: 20968113], [PMID: 20504978], [PMID: 20036019], [PMID: 16794450], [PMID: 16794456], [PMID: 18296357], [PMID: 17147918], [PMID: 11790962], [PMID: 18356327], [PMID: 17984375], [PMID: 18296357], [PMID: 18614724], [PMID: 18510961]. Conclusioni Diabetici: lungi dall’essere vietato, il cacao, come cioccolata fondente al 70-80%, è calorosamente consigliato nella misura di circa un etto a settimana. Non alza la glicemia perché ha pochissimo zucchero. Il cacao diminuisce l’insulino resistenza, riduce il colesterolo totale e LDL, è uno degli alimenti più cardioprotettivi (la principale causa di morte nel diabetico è l’infarto miocardico). La cioccolata fondente non dovrebbe mai mancare nella mensa di un diabetico, come d’altronde la frutta secca, un bicchiere di vino, il te verde, il pesce e i prodotti integrali. Obesi e ipertesi: lo stesso. Il cacao riduce il rischio d’infarto nelle persone obese e ipertese. “Obbligatorio”. Non è qui che l’obeso deve attuare il dimagrimento (vedi capitolo delle verdure). È incredibile come esistano e siano diffusissime sciocchezzari del tipo “Se è buono è peccato, oppure fa male o fa ingrassare”. Il cacao è talmente interessante per la salute che dovrebbe essere prescritto! Induce vasodilatazione coronaria, migliora la funzione vascolare coronaria, diminuisce l’aggregazione piastrinica, migliora la funziona endoteliale, abbassa la pressione arteriosa, riduce l’infarto e la mortalità totale. Se i dati finora in possesso dalla scienza medica saranno in futuro confermati da altri Autori, NON prescrivere a ogni persona il cioccolato fondente potrebbe essere considerato malpractice! Non facciamoci mai mancare il cioccolato fondente (tranne che nelle persone intolleranti dove, ad esempio, provoca emicrania).