Diritto all`istruzione in ambito penitenziario ed inclusione sociale
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Diritto all`istruzione in ambito penitenziario ed inclusione sociale
Studi & Ricerche Diritto all’istruzione in ambito penitenziario ed inclusione sociale Nuove prospettive di intervento a livello nazionale ed europeo L’equilibrio tra funzione rieducativa e difesa sociale costituisce uno dei temi più dibattuti tra quelli che ineriscono l’esecuzione penale. Secondo quanto disposto dalla Costituzione italiana la pena detentiva non può consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e deve tendere alla rieducazione del condannato. La legge penitenziaria italiana n. 354 del 1975 “Norme sull’ordinamento penitenziario e sull’esecuzione delle misure privative e limitative della libertà” detta i principi e le regole generali cui è sottoposta la popolazione detenuta, mentre il regolamento di esecuzione specifica ed indica come tali precetti normativi devono essere attuati in pratica. Con la legge n. 354/1975 il legislatore ha cercato di attuare una riforma penitenziaria conforme ai principi enunciati al terzo comma dell’art. 27 della Costituzione. L’art. 1 dell’Ordinamento penitenziario, al quarto comma, indica che “nei confronti dei condannati e degli internati deve essere attuato un trattamento rieducativo che tenda, anche attraverso i contatti con l’ambiente esterno, al reinserimento sociale degli stessi”. A sua volta l’art. 1 del precedente Regolamento penitenziario del 1976 concepiva il trattamento rieducativo come un programma “diretto a promuovere un processo di modificazione degli atteggiamenti che sono di ostacolo ad una costruttiva partecipazione sociale”. Il testo regolamentare accennava, quindi, all’esigenza di modificare quelle inclinazioni soggettive del condannato che ne potevano impedire la reintegrazione sociale. Da queste disposizioni emergeva una tendenziale identificazione del concetto di rieducazione con quello di recupero sociale del condannato. L’Ordinamento penitenziario individua quali elementi fondamentali del trattamento rieducativo l’istruzione, il lavoro e la religione oltre alle attività culturali, ricreative e sportive, nonché l’agevolazione di “opportuni contatti con il mondo esterno ed i rapporti con la famiglia”. L’istruzione, diritto costituzionalmente protetto, favorendo il processo di inclusione sociale e l’adozione di modelli di vita socialmente accettabili, svolge un ruolo primario nel percorso di reinserimento alla vita sociale dei detenuti e può essere considerato un fattore significativo in ordine alla riduzione della recidiva, in grado di svolgere anche una funzione preventiva nei confronti del condannato. L’art. 15 dell’Ordinamento Penitenziario (legge 354/1975) configura l’istruzione come fondamentale elemento di risocializzazione inserendola - assieme al lavoro, alle attività culturali, ricreative e sportive -fra gli interventi attraverso i quali in via primaria si attua il trattamento rieducativo delle persone sottoposte a provvedimenti dell’Autorità Giudiziaria privativi o limitativi della libertà personale. In attuazione, peraltro, della politica europea di lotta all’esclusione sociale per garantire lo sviluppo socioeconomico - in termini di sostenibilità e coesione sociale - viene garantito in ambito penitenziario il diritto all’educazione permanente per gli adulti, secondo quanto stabilito dalle direttive comunitarie in materia. 20 L’istruzione è intesa come strumento rivolto oltre che ad un approfondimento della formazione scolastica e professionale, anche alla promozione di nuovi interessi per il miglioramento complessivo della personalità del detenuto. Il sistema formativo in ambito penitenziario Negli Istituti penitenziari vengono organizzati, secondo quanto stabilito dall’art.19 dell’ordinamento penitenziario, corsi di istruzione scolastica di ogni ordine e grado e corsi professionali. I corsi sono organizzati dagli organi periferici della pubblica istruzione in base ad intese tra il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca e il Ministero della giustizia. Il numero e la dislocazione dei corsi nei vari Istituti viene stabilito dal dirigente dell’ufficio scolastico regionale di concerto con il Provveditore regionale dell’amministrazione penitenziaria, sulla base delle richieste provenienti dalle direzioni degli istituti. Nell’ambito dell’istruzione di base, un ruolo molto importante è rivestito dai corsi di lingua italiana per detenuti stranieri che oggi costituiscono una rilevante percentuale degli allievi. Tali corsi sono organizzati su richiesta dell’amministrazione penitenziaria dal Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca, tramite l’istituzione di sezioni didattiche di scuole superiori negli istituti penitenziari. Per agevolare i detenuti che non siano in condizioni di frequentare i corsi regolari, la direzione dell’istituto penitenziario può concordare con un istituto limitrofo dei percorsi individuali di preparazione agli esami. Gli studenti che hanno superato tutti gli esami del loro anno e che versano in disagiate condizioni economiche possono ottenere il rimborso delle tasse, dei contributi scolastici e dei libri di testo oppure un premio di rendimento indipendentemente dalle condizioni economiche. penitenziario adottato con D.P.R. 30 giugno 2000 n. 230 ha, inoltre, introdotto diverse agevolazioni per gli studi universitari. L’art.44 prevede che, per potersi concentrare nello studio, gli studenti siano assegnati, ove possibile, in camere e reparti adeguati e che siano resi per loro disponibili appositi locali comuni. Al fine di garantire il diritto allo studio l’Amministrazione penitenziaria ha istituto poli universitari grazie alle convenzioni con molti atenei. Sono stati attivati presso gli istituti penitenziari diversi poli universitari tra i quali si segnala quello realizzato a Torino con le facoltà di Scienze politiche e di Giurisprudenza dell’Università degli studi di Torino, ad Alessandria con le facoltà di Matematica e Fisica, Scienze politiche e Giurisprudenza, a Bologna, Reggio Emilia, Roma, in Lombardia, in Sardegna, in Calabria, in Puglia ed Abruzzo. Molti corsi universitari sono stati attivati con le modalità della formazione a distanza utilizzando le piattaforme multimediali di e-learning. Secondo quanto stabilito dalle direttive europee sull’apprendimento permanente vengono istituiti corsi integrati di istruzione e formazione professionale, strutturati su base modulare e mirati ai bisogni del singolo utente. A tale scopo l’Amministrazione penitenziaria e le Regioni si impegnano a promuovere e sostenere la costituzione di Comitati locali per l’Educazione dei minori e degli adulti, finalizzati a realizzare la programmazione locale degli interventi di educazione formale e non formale, richiesti dal territorio, concertati con tutti gli agenti formativi, ivi compresi i Centri Territoriali Permanenti volti ad agevolare l’istituzione di corsi scolastici di ogni ordine e grado nell’ambito del territorio regionale, nonché l’istituzione di corsi integrati di istruzione e formazione professionale. Studi & R I suddetti corsi sono organizzati a seguito di accordi con le regioni e gli enti locali competenti, in base alle esigenze della popolazione detenuta e alle richieste del mercato del lavoro. L’attuale regolamento di esecuzione dell’ordinamento Strumenti di attuazione E’ favorita la stipula di protocolli e convenzioni fra le Direzioni di Istituti e servizi per adulti e per minori, i Provveditorati Regionali dell’Amministrazione Penitenziaria ed i Centri di Giustizia Minorile da un lato, ed i Centri Territoriali e le autorità scolastiche regionali dall’altro, per garantire la realizzazione 21 dei programmi annuali e pluriennali delle attività didattiche - di cui al comma 6 dell’art. 41 del D.P.R. 230/00 - la loro continuità nel tempo e per quanto possibile, la riconferma dei docenti impegnati nei corsi a garanzia della specificità professionale esercitata. Il D.Lgs. 112/98 delega alle Regioni la programmazione dell’offerta formativa integrata tra istruzione e formazione professionale, ed è quindi necessario realizzare in modo congiunto Stato-Regioni la pianificazione e la programmazione dell’offerta formativa integrata rivolta alle persone adulte e minorenni sottoposte ai provvedimenti dell’Autorità Giudiziaria, secondo gli orientamenti espressi dall’Accordo sottoscritto il 2 marzo 2000 dalla Conferenza unificata Stato-Regioni ex art. 18 del D.Lgs. n. 281/97 su “La riorganizzazione e il potenziamento dell’educazione permanente degli adulti” e in applicazione della Direttiva per il Sistema di Istruzione, approvata in sede di conferenza unificata in data 6 febbraio 2001. La pianificazione e la programmazione dell’offerta formativa integrata rivolta agli adulti - ai sensi dell’art. 138 del D.Lgs. 112/1998, degli orientamenti espressi dall’Accordo sottoscritto il 2 marzo 2000 dalla Conferenza Unificata Stato-Regioni sulla riorganizzazione ed il potenziamento dell’educazione permanente degli adulti e in applicazione delle Direttive per il Sistema di Istruzione, approvate dalla Conferenza Unificata il 6 febbraio 2001 - è volta a riconoscere all’istruzione di ogni ordine e grado tutte le priorità e potenzialità di intervento, sia sul campo formale (istruzione e formazione professionale) sia in quello informale (percorsi di educazione multiculturale, culturale, sanitaria, fisica), nel rispetto del diritto all’educazione ed all’istruzione per l’intero arco della vita. Inoltre, ai sensi dell’art. 1 del del D.lgv. 15 aprile 2005 n. 76 è stabilito che deve essere garantito l’apprendimento in tutto l’arco della vita e devono essere assicurate a tutti pari opportunità di raggiungere elevati livelli culturali e di sviluppare le capacità e le competenze attraverso conoscenze ed abilità, generali e specifiche, coerenti con le attitudini e le scelte personali, adeguate all’inserimento nella vita sociale e nel mondo del lavoro, anche con riguardo alle dimensioni locali, nazionale ed europea. Prospettive evolutive del sistema formativo La sfida del presente è quella di attivare corsi di formazione integrata che siano in grado non solo di migliorare le conoscenze, ma soprattutto di rispondere alle effettive esigenze formative della popolazione detenuta, in modo da favorire il reinserimento socio-lavorativo, adottando un approccio basato sui risultati dell’apprendimento permanente. Ciò che conta è quello che una persona dimostra di sapere, di comprendere e di saper fare alla fine di un processo di apprendimento, in contrapposizione al tradizionale atteggiamento basato sui contenuti, sul programma, sulla tipologia, sulla durata, sui luoghi e sugli stili di apprendimento. Le conclusioni del Consiglio Europeo di Lisbona del 2000 hanno indicato, infatti, l’apprendimento permanente tra le priorità per l’occupabilità, la competitività, la coesione sociale ed il benessere dei cittadini dell’Unione Europea. Per questo è stato chiesto agli Stati membri lo sforzo di adeguare i sistemi di istruzione e formazione ai fabbisogni della società nel decennio 2000-2010. L’obiettivo fondamentale da raggiungere è quello di far diventare i sistemi europei di istruzione e formazione un riferimento mondiale di qualità, in grado di costituire uno strumento importante di valorizzazione delle risorse umane per favorire lo sviluppo economico e l’inclusione sociale. Per quanto riguarda in particolare l’ambito penitenziario, è in atto tra i sistemi nazionali della giustizia, dell’istruzione e del lavoro dei Paesi membri dell’Unione Europea un dibattito volto a coinvolgere i rappresentanti politici sulla necessità di migliorare i sistemi di istruzione e formazione, al fine di operare un effettivo adeguamento degli interventi educativi/formativi, finalizzandoli non solo ad assicurare il riconoscimento del diritto all’istruzione del detenuto, ma volti a garantire l’effettività di tale diritto, attraverso l’apprendimento di capacità e competenze idonee a contribuire al reinserimento sociale. Ricerche Sonia Specchia docente a contratto Scienze della formazione Università degli Studi Roma Tre