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SECONDA DISPENSA CL_ 4A_EGITTO
11 La storia egiziana è suddivisa in differenti periodi chiamati “regni”, indicando così che l’Egitto si trovava sotto un’unica autorità (faraone). Tra ognuno di essi è stata inserita un’epoca di minor splendore chiamate appunto “periodio intermedio”. Cronologia • Periodo predinastico (precedente al 3200 a.C.) • Periodo protodinastico ( dinastia 0) (precedente al 3200 a.C. – 3065 a.C.) • Periodo arcaico (I - II dinastia) (3065 a.C. - 2686 a.C.) • Antico Regno (III - VI dinastia) (2686 a.C. - 2173 a.C.) • Primo periodo intermedio (VII - X dinastia) (2173 a.C. - 2040 a.C.) • Medio Regno (XI - XII dinastia) (2040 a.C. - 1786 a.C.) • Secondo periodo intermedio (XIII - XVII dinastia) (1786 a.C. 1552 a.C.) • Nuovo Regno (XVIII - XX dinastia) (1552 a.C. - 1069 a.C.) • Terzo periodo intermedio (XXI - XXV dinastia) (1069 a.C. 664 a.C.) • Periodo tardo (XXVI - XXX dinastia) (664 a.C. - 343 a.C.) Con Periodo predinastico dell'Egitto si intende la fase precedente alla formazione dello stato unitario egiziano. Il paese è suddiviso nei due regni del Basso Egitto e Alto Egitto. Questo periodo comincia nella preistoria e arriva fino al 3200 a.C. 22 Periodo protodinastico Con Periodo Arcaico si intende l'arco di tempo coperto dalla dinastia numero zero a cui appartiene il famoso re Narmer, primo faraone della storia dell’Egitto Narmer Il re dell’Alto Egitto adorava la dea avvoltoio Nekhbet e veniva raffigurato con un'alta corona bianca. L’Alto Egitto aveva come capitale Buto; il sovrano del Basso Egitto adorava la dea cobra Uto e cingeva una corona rossa. La tradizione attribuisce il merito dell'unificazione dei due regni a Menes, identificato col faraone Narmer. Narmer appartiene a quella che gli studiosi hanno battezzato "dinastia 0", che avrebbe regnato tra il 3100 e il 3065 a.C. Una volta conseguita la vittoria, l'Egitto stabilì la propria capitale a Menfi, una città nuova, che sarebbe stata fondata dal successore di Narmer. Il nuovo Stato adottò simboli dei due regni, unì le due corone e fece del serpente e dell'avvoltoio le due divinità protettrici del faraone. Antico Regno (III - VI dinastia) Fin dalle prime dinastie il re si afferma quale dio in terra, con la precisa funzione di conservare “maat" l'ordine. Le piramidi sono i monumenti funerari dei faraoni della dinastia di Cheope, Khefren e Macerino che appartenevano alla IV (quarta) dinastia. Le tre 33 piramidi più note, infatti, furono fatte erigere da questi tre grandi faraoni. Cheope Cheope (Khufu) fu il secondo faraone della IV dinastia e artefice di un periodo di notevole prosperità per l'Egitto. Le notizie sulla sua vita e sul suo regno sono contraddittorie: infatti, secondo la tradizione, tramandataci dalla storiografia greca antica, Cheope fu un faraone crudele e spietato; i testi a lui contemporanei, invece, ce lo descrivono come un riformatore che portò all’Egitto novità nell’organizzazione della società e dell’amministrazione. Durante il suo regno, Cheope avviò all'interno del Paese numerose riforme, destinate ad accrescere il suo potere. Cheope si sposò tre volte e da queste unioni nacquero tre figlie e sei figli, quattro dei quali gli successero al trono. In politica estera, il suo regno fu caratterizzato dalla convivenza pacifica con i popolo vicini; le uniche spedizioni al di fuori dei confini del Regno, verso il Sinai e la Nubia, furono effettuate con il scopo di approvvigionarsi di minerali. 44 Per preparare il suo passaggio nell'oltretomba, diede l'avvio alla costruzione di una monumentale opera, che finì per oscurare tutte le altre ad essa precedenti: nacquero così la Grande Piramide e il complesso funerario che la circonda, destinato ad accogliere parenti e funzionari importanti. Le piramidi Il fatto più noto relativo a questa epoca è la costruzione delle piramidi, imponenti monumenti funebri dei sovrani vissuti in questo periodo storico. La piramide probabilmente, fu, molto un'evoluzione della mastaba, infatti quella che è considerata la più antica tra esse, la piramide a gradoni di Djoser non è altro che una serie di mastabe sovrapposte, cioè costruite una sopra l’altra. Le piramidi più famose sono le tre di cui non venne mai persa la memoria a causa delle loro dimensioni: a piramide di Cheope, detta anche grande piramide, che venne considerata già dagli antichi una tra le sette meraviglie del mondo; quella di Khefren (a cui si deve anche la Sfinge) e Micerino. Ormai tramontata la teoria, dovuta più che altro ai racconti di Erodoto, dell'utilizzo di migliaia di schiavi catturati in battaglia, per 55 la costruzione delle piramidi, è ormai accettato da tutti gli studiosi che queste costruzioni siano state erette da operai specializzati, che vivevano nei pressi, aiutati durante la stagione dell'inondazione (periodo dell'anno in cui il Nilo allagava i campi rendendo impossibili i lavori agricoli) da contadini che, si dice, provenissero da tutto l'Egitto. Primo periodo intermedio (dinastie VII, VIII, IX, X) Alla fine della VI dinastia, termina l'Antico Regno (2173 a.C.). In quest'epoca tutto il paese è in disordine: dovunque in Egitto vi sono lotte fraterne, rivolgimenti sociali, depredazioni, miseria. Durante il primo periodo intermedio, essendo le province tornate alla condizione di piccoli stati indipendenti, si formano dinastie di principi locali che agiscono come piccoli faraoni. Medio Regno (dinastie XI, XII) Verso il 2040 a.C. finisce il primo Periodo Intermedio: il principe Mentuhetep riesce a riunire l'Egitto sotto il proprio potere e diventa fondatore dell'XI dinastia. Tebe è la nuova capitale di un regno finalmente riunito. Secondo Periodo Intermedio (dinastie XIII, XIV, XV, XVI, XVII) Il secondo periodo intermedio comprende le dinastie XIII, XIV, XV, XVI e XVII. Da un punto di vista cronologico questa fase della storia egizia copre il periodo dal 1786 a.C. al 1552 a.C. 66 L'invasione degli Hyksos “Un popolo di ignobili origini proveniente dall’oriente, la cui venuta fu inattesa, ebbe l’audacia di invadere il paese, che dominarono con la forza senza difficoltà e senza nemmeno aver bisogno di combattere” – Manetone, storico egiziano. Il Medio Regno per l'Egitto antico è stato uno dei migliori periodi della sua storia, sotto l'aspetto politico, economico ed amministrativo; ma subito dopo la morte di Amenemhat III si verificò un declino della prosperità e del prestigio del paese. Dopo un lungo periodo d'infiltrazione, lenta ma costante, il Delta e anche l'antica capitale dell'Egitto, Menfi, finisce con il cadere nelle mani degli Hyksos, un insieme di differenti genti asiatiche. Questi dominatori di cultura inferiore, assimilarono la civiltà egiziana e, probabilmente impiegando largamente funzionari egiziani, amministrarono il paese con metodi non oppressivi e non dovettero essere malvisti dai loro sudditi. L'Egitto deve agli invasori almeno la conoscenza dei cavalli e dei carri da guerra, fino ad allora ignoti in Egitto. L'espulsione degli Hyksos avvenne in maniera lenta e graduale, con un lento indebolirsi del potere degli Hyksos. Gli invasori furono scacciati in maniera definitiva solo con Ahmose. In questo modo ebbe inizio la XVIII dinastia con la quale si aprì il Nuovo Regno. 77 Nuovo Regno (dinastie XVIII, XIX e XX) Comprende le dinastie XVIII, XIX e XX e copre gli anni dal 1552 a.C. al 1069 a.C. L'Egitto ora è di nuovo riunito ed unificato: ha mostrato di saper combattere ed è pronto ad un nuovo periodo di splendore. Hatshepsut Hatshepsut comincia il suo regno nel 1490 dopo la prematura scomparsa del marito Thutmose II. Lei sale al trono e si fa rappresentare in aspetto maschile e adotta tutti i simboli faraonici, compresa la barba posticcia. Hatshepsut avvia una vasta attività di costruzione a Tebe, dove spicca il suo tempio funerario a Deir elBahari. Sotto il suo mandato compiono si spedizioni commerciali verso il sud, alla ricerca di materiali esotici come legno profumato o oro. L'Egitto, con il regno del suo successore, il nipote Thutmose III, ha raggiunto la sua massima espansione: l'impero comprende ora la Nubia (a sud) e giunge in Asia fino all'Eufrate. L'impero era ben controllato, con funzionari egiziani e presidi 88 militari; i rapporti con i sovrani asiatici di Babilonia, erano fitti e cordiali. L'Egitto divenne il paese più ricco del mondo antico. Akhenaton L'urto, lo scontro tra il potere del faraone e quello dei sacerdoti porta a una crisi violenta e aperta nel regno di Amenhotep sacerdoti cacciati, IV: i sono i templi chiusi e particolarmente Amon e il suo clero sono perseguitati, mentre anche Tebe non è più la capitale. Amenhotep IV fonda una nuova città, Akhetaton (l’orizzonte di Aton) in onore del dio della nuova religione monoteista, Aton, il disco solare. Il malcontento dei sacerdoti cresce ed anche la gente legata alle vecchie tradizioni vede male la riforma religiosa del faraone Akhenaton. Alla sua morte, l'Egitto è pronto a tornare alla condizione che aveva preceduto il tentativo di riforma religiosa monoteista detta “amarniana”. Tutankhamon Dopo la morte del “faraone eretico” (disobbediente) la cui storia viene cancellata da tutti i monumenti, così come il culto del suo dio, sale al trono suo figlio, il giovanissimo Tutankhaton ("figlio del dio Aton"). Venne ribattezzato in seguito Tutankhamon, "figlio del dio 99 Amon", dato che anche il nome del dio Aton andava cancellato per sempre. Il piccolo monarca, guidato dai sacerdoti e dal suo consigliere Ay, proclama presto il ripristino degli antichi dei. La capitale viene riportata a Tebe, Akhetaton, la capitale del dio Aton, viene depredata e abbandonata per sempre. Tutankhamon sposa la giovane Ankhesenamon, sua sorellastra, regna per circa dieci anni e muore all'età di diciannove anni, nel 1325 a.C., ultimo sovrano della XVIII dinastia. Si dice che Ay, suo consigliere fidato, lo avesse avvelenato. Dopo la morte di Tutankhamon, Ay sposa la vedova, Ankhesenamon, e gli succede nel regno. Ramesse II Ramesse II sarà uno dei più grandi faraoni nella storia d'Egitto e dimostrerà ben presto comandante. di La essere un ottimo sua impresa più memorabile fu la Battaglia di Qadesh (1274 a.C.), combattuta nei pressi del fiume Oronte, nella quale il faraone affronta l'impero ittita, sotto la guida di Muwatalli II. Benché nessuno dei due contendenti vinca la battaglia, Ramesse farà larghissima propaganda all'episodio presentando la battaglia di Qadesh come una grande vittoria, per il 10 1 semplice fatto di aver riportato la quasi totalità dell'armata in patria. In realtà quella fu una partita che finì in parità. Da allora, tuttavia i due regni (ittita ed egizio) ebbero sempre buoni rapporti. Durante il regno di Ramses avvenne il cosiddetto “esodo” degli ebrei dall’Egitto guidati da Mosè, uscita documentata dalla Bibbia. Il faraone non è ricordato solo come un grande guerriero, ma anche come un instancabile costruttore. Parecchie opere dell'Antico Egitto appartengono a lui o da lui sono state modificate. Si possono ricordare i due templi di Abu Simbel, uno dedicato a se stesso, l'altro alla moglie Nefertari divinizzata, il Ramesseum, la città di Pi-Ramses (Piramesse), sua nuova capitale. Il suo è uno dei regni più lunghi dell’Egitto: Ramesse morì infatti a circa 91 anni, dopo 66 anni di governo. 11 1 Merenptah (1212 a.C. – 1202°.C.) e i popoli del mare Il figlio e successore di Ramesse II, Merenptah, deve far fronte a una situazione molto grave, che tocca direttamente l'Egitto: il pericolo è alla frontiera occidentale dell'Egitto ed è costituito dai Libici che fanno pressione per entrare in Egitto e che portano con sé anche truppe appartenenti ai “popoli del mare”, quelle genti, cioè, della grande ondata indoeuropea che comincia a calare nel Mediterraneo: Achei, Licii, Tirreni, Siculi. Della sua vittoria sui Libici e sui loro Merenptah alleati, dà un ampio resoconto in una iscrizione grande Karnak stele, nel tempio di e in una nota come “stele di Israele” perché Israele vi figura menzionata nell'inno che conclude questo testo ufficiale: “I re sono abbattuti e dicono: “Pace”, nessuno alza la testa: la Libia è devastata, gli Hittiti pacificati… 12 1 Ramesse III (1184 a.C. – 1153 a.C.) e la crisi del Nuovo Regno Durante il regno di Ramesse III (che può considerarsi l'ultimo grande sovrano del Nuovo Regno), il Delta egiziano fu di nuovo in pericolo per gli attacchi ripetuti dei Libici, ancora alleati con elem enti dei "popoli del mare" e per l'attacco nel Delta Orientale, per terra e per mare questa volta, di orde di "popoli del mare", ma Ramesse III riuscì a proteggere il confine egiziano. Ramesse III riesce a conservare la Palestina, ma dopo di lui l'Egitto non ha più la forza di mantenere la sua supremazia in Asia. La crisi appare infatti evidente verso la fine del suo regno: l'Egitto soffre di una gravissima situazione economica che porta problemi e malcontento tra gli operai. A Tebe si verificano veri e propri scioperi di protesta per le paghe che non sono date; bande di ladroni depredano le ricche tombe dei faraoni nella Valle dei Re. La progressiva debolezza del potere centrale, i disagi economici, la scomparsa di un vero e proprio impero egiziano, tutto porta alla rovina dell'Egitto, che conosce disordini e carestie. In seguito l'unità del regno delle Due Terre si sfascerà: un debole faraone regnerà nel Delta, con capitale a Tanis, mentre in Alto Egitto dominerà Herihor con capitale Tebe. Dopo Herihor, l'Egitto entrerà in una fase decisa di decadenza. La Nubia si staccherà dal regno. Anche l'Alto Egitto si separerà praticamente dal resto del paese, e si costituirà come stato autonomo. 13 1 Guerrieri assiri Anche gli Assiri domineranno sull’Egitto per un breve periodo: dal 680 al 627 a.C. Penetreranno in Egitto saccheggiando e distruggendo e arriveranno a Tebe. È Assurbanipal che riduce l'Egitto a una sorta di protettorato assiro che designa come capi locali i principi egiziani del Delta educati a Ninive.. Epoca bassa Quando l'Assiria conosce però la sua crisi, l'Egitto ne approfitta con Psemmatico I che, nel 663 a.C. restaurò l’unità del regno egizio. Egli trasferì la capitale a Sais, sul delta del Nilo, e tenne contatti con i Greci. Anche il suo successore Psemmatico II rafforzò l’amicizia con i Greci: è certo che mercenari di questo popolo combatterono contro i nubiani (nel Sud dell’Egitto) a fianco degli Egizi. Lasciarono alcuni dei loro nomi su una gamba delle statue di Ramses II, presso Abu Simbel. Anche il commercio con le città stato greche divenne intenso ed è certo che sul delta si stabilirono ricchi commercianti greci. Greci ed Egizi avevano anche un nemico comune: la Persia. Nonostante l’alleanza con altri popoli, il faraone Psemmatico III, nel 525 a.C., venne sconfitto dal re persiano Cambise II. La conquista persiana: prima dominazione persiana ( 525 a.C. – 404 a.C.) 14 1 Psammetico III, è sconfitto e catturato dal re persiano Cambise, figlio di Ciro, nella battaglia di Pelusio. L'Egitto entra così a far parte del regno della Persia. L'Egitto recupera la sua indipendenza in seguito alla guerra condotta dagli Egizi contro i Persiani. L’Egitto torna indipendente. Ma questa libertà finirà dopo pochi anni, con l’inizio della seconda dominazione persiana. Seconda dominazione persiana ( 343 a.C. – 332 a.C.) L'ultimo faraone dello stato egiziano indipendente è Nectanebo II, della XXX dinastia. La sua opposizione ai rinnovati attacchi persiani sono però inutili e, nel 343, vinto dal persiano Artaserse III, è costretto a fuggire in Nubia. La seconda persiana durerà dominazione appena dieci anni; dopo la battaglia di Isso nella quale viene sconfitto Dario III, l'Egitto è costretto ad essere inserito nell'impero di Alessandro Magno. 15 1 Alessandro Magno. Alessandro Magno, re di Macedonia, riuscì a sconfiggere in tre anni i Persiani guidati dal loro re Dario III e a prendere il controllo del loro vasto impero. In Egitto Alessandro Magno viene accolto come un liberatore, tanto che, nel 332 a.C. ricevette gli onori riservati ai faraoni. L’anno seguente lui fondo Alessandria, destinata a diventare la nuova 16 1 capitale dell’Egitto e la culla della cultura ellenistica dato che Alessandro Magno era molto colto. IL PERIODO TOLEMAICO (305 A.C. – 30 A.C.) Dopo la morte di Alessandro detto “Magno”, cioè il grande, iniziò per l’Egitto un lungo periodo detto, appunto, Periodo Tolemaico. Il nome deriva dal fatto che il governo dell’Egitto viene affidato ad uno dei successori di Alessandro Magno, Tolomeo I. Questa dinastia finirà nel 30 a.C. con la morte di Cleopatra VII, la famosa Cleopatra. I Tolomei governarono l’Egitto con il pugno di ferro, difendendolo anche dai frequenti attacchi che provenivano dall’esterno. Durante questo arco di tempo la capitale dell’impero fu Alessandria. I primi Tolomei si dedicarono all’abbellimento della città costruendo palazzi, templi e, soprattutto, la famosa Biblioteca, sede della cultura ellenistica. Per cultura ellenistica si intende la cultura greca che Alessandro aveva portato in Egitto quando lo aveva conquistato. Lui, nonostante fosse di origine macedone, aveva studiato in Grecia con i più grandi maestri di quel tempo. Tale cultura si era mescolata a quella egizia dando origine, appunto, alla cultura ellenistica. Ad Alessandria fu fatto erigere anche il Faro, una delle sette meraviglie del mondo antico delle quali sono arrivate fino a noi soltanto le piramidi. Il suo nome deriva dal luogo in cui fu fatto costruire, l’isola di Faro, vicino ad Alessandria. Iniziato da Tolomeo I fu terminato da Tolomeo II. Esso venne distrutto da un terremoto nel 1375 d.C. 17 1 L’EGITTO PROVINCIA ROMANA Con il tempo un’altra potenza cominciò ad affacciarsi sul mar Mediterraneo: Roma. Inizialmente l’Egitto tenne ottime relazioni con Roma, quindi si può dire che i due regni fossero amici. Col tempo, però, dovette cedere all’avanzata dei romani e l’Egitto non fu più indipendente, ma divenne una provincia romana. Per tutto il periodo in cui l’Egitto rimase legato a Roma (30 a.C. – 395 d.C.) fu il granaio dell’impero. L’ULTIMO FARAONE: CLEOPATRA Alla morte di suo padre, Cleopatra salì al trono insieme a suo fratello Tolomeo XIII. Venne cacciata da quest’ultimo che voleva essere il solo a comandare, ma dopo qualche tempo lei tornò aiutata dal generale romano Giulio Cesare. Il fratello Tolomeo XIV la aiutò a governare. La regina in seguito partì per Roma dove visse con Giulio Cesare, divenuto imperatore, e dal quale ebbe un figlio, Cesarione. Alla morte di Giulio Cesare tornò in Egitto, fece uccidere il fratello Tolomeo XIV, e governò l’Egitto insieme al figlio Cesarione. Si unì al governatore romano Marco Antonio ed ebbe altri tre figli. Marco Antonio regalò a Cleopatra Alessandria, la Palestina e altri territori. Il Senato di Roma, 18 1 però, non accettò questo “dono” troppo prezioso e mandò Ottaviano Augusto a sconfiggere Cleopatra. Una famosa battaglia navale (la battaglia di Azio, 31 a.C.) segnò infatti la sconfitta della regina e di Marco Antonio e la definitiva vittoria di Roma sull’Egitto. Cleopatra si fece mordere da un serpente velenoso e così ebbe fine la dinastia tolemaica e la storia dell’Egitto indipendente. 19 1 LA SCRITTURA EGIZIA Gli Egizi attribuivano ai simboli della scrittura un valore magico. Ecco perché li chiamavano “medu neter” che significa “parole del Dio” in riferimento al famoso dio Thoth a cui è attribuita l’invenzione della scrittura. Per gli antichi viaggiatori erano segni sacri, da qui nasce il termine greco “geroglifico” che significa appunto questo. Nel corso della loro storia, gli Egizi svilupparono diversi titpi di scrittura. La più antica è quella geroglifica, utilizzata per lo più per incidere testi sulle pareti dei templi e delle tombe, oppure sui monumenti in pietra. I geroglifici nascono come sistema di scrittura monumentale degli antichi egizi: combina sia elementi ideografici, sia sillabici che alfabetici. La ieratica, quasi contemporanea della geroglifica, si può definire una specie di corsivo, prevalentemente documenti su usata per redigere papiro o altro materiale scrittorio. Ad un certo punto della storia egizia fu creata un’altra demotica, scrittura, per prevalentemente chiamata un uso amministrativo. Verso la fine della storia egizia, venne utilizzato l’alfabeto greco (scrittura alfabetica) con la quale si 20 2 riusciva a tradurre in segni i suoni delle parole utilizzate nella lingua egizia, cioè il copto. La più antica iscrizione geroglifica, la Paletta Narmer (trovata durante gli scavi di Hierakonpolis), è del 3000 a.C. La scrittura ieratica era utilizzata da tutta la popolazione alfabetizzata, fu sviluppata, si dice, in seguito a quella geroglifica (per semplificazione) in modo da rendere la tracciatura su papiro molto più semplice. La decifrazione dei geroglifici da parte degli archeologi moderni fu tutt’altro che semplice. Riuscirono in questo due studiosi del diciannovesimo secolo: Thomas Young e a Jean-François Champollion. Uno degli elementi fondamentali per comprensione della la scrittura dell’Antico Egitto fu la Stele di Rosetta, scoperta nel 1799 durante l’invasione napoleonica da parte di sconosciuto Rosetta, sul Essendo un un soldato presso la città di delta del testo Nilo. trilingue, Greco, Geroglifico, Demotico. Qualche anno dopo, nel 1822, tramite accurati confronti con altri testi, Champollion (vero genio linguistico che cominciò lo studio delle lingue orientali ad undici anni, conoscendo già quelle europee e diventando professore a diciannove), fu in grado di decifrare i geroglifici basandosi su un’altra lingua utilizzata nel tardo egizio, il copto, e capì di essere di fronte a più tipi di geroglifici, con diverse funzioni: scoprì la base del sistema di scrittura geroglifica. 21 2 Nella sua riuscita fu determinante una scoperta successiva avvenuta nel 1815, quando furono rinvenuti nell’isola di Philae due piccoli obelischi: una seconda stele con un doppio testo geroglifico e greco, e una con il nome di un altro faraone, Tolomeo (Evergete II), con la consorte Cleopatra III . Lo scienziato, leggendo il testo greco, aveva notato che per otto volte ricorreva un anello ovale chiamato cartiglio, contenente numerosi geroglifici, insieme a due segni che non vengono letti: uno determinativo che indica la categoria maschile o femminile cui il nome appartiene e un altro indicante la desinenza dello stesso. Champollion mise in ordine le lettere del nome di Tolomeo, osservando la posizione degli ideogrammi, sotto i corrispondenti segni del cartiglio e potè comprendere ad ogni segno quale lettera del nostro alfabeto corrispondessero. Lo stesso fece per Cleopatra, l’altro nome raffigurato. Percepì dunque che per ciascun geroglifico non corrispondeva necessariamente una parola. Ha dedotto che essi non erano né pittogrammi né ideogrammi, in quanto non rappresentavano esclusivamente oggetti o concetti, ma all’interno di un identico testo potevano avere sia valore simbolico sia fonetico. In seguito Champollion trascrisse un alfabeto che pubblicò in un suo libro. LE CONCLUSIONI DI CHAMPOLLION Champollion aveva dimostrato che gli scribi a volte utilizzavano il principio del rebus, che consiste nello scomporre una parola o una frase in frammenti (gruppi di lettere), che sono poi rappresentati da simboli con l'aggiunta di altri a cui dare un suono. Per 22 2 esempio, la parola "piramidali" si potrebbe scomporre in pi-rami-dali; la seconda e la quarta sequenza fonetica si potrebbero rappresentare con l'immagine di due rami e con quella di due ali, mentre la prima e la terza si potrebbero esprimere con le lettere PI e D. Questo è il cartiglio di Ramses II. Nell'esempio, scoperto da Champollion, solo la prima sillaba, ra, è rappresentata col metodo del rebus, per mezzo dell'immagine del sole; la parte restante della parola è espressa in modo fonetico, cioè con l’uso di simboli che rappresentano dei suoni, un po’ come le nostre lettere dell’alfabeto. L'importanza del simbolo del sole nel cartiglio di Ramses è enorme, perché svela in quale lingua si esprimessero gli scribi. Per esempio, di sicuro essi non parlavano l'italiano, perché in tal caso il cartiglio si sarebbe letto "Sole-m-ses". La scritta acquista un senso solo ipotizzando che i suoi autori parlassero il copto, l’antica lingua egizia, perché in questo caso il cartiglio si pronuncia."Ra-m-ses", nome del celebre faraone. Champollion è potuto arrivare alla decifrazione di questo cartiglio (e dei geroglifici in generale) perché conosceva il copto, antica lingua degli Egizi. LA STELE DI ROSETTA Leggi, completa e studia. •cartigli •Champollion •Cleopatra • faraoni •geroglifici •greco •incisioni •iscrizione •Nilo •Rosetta •scritture •stele •Tolomeo Nel 1799 a Rashid (Rosetta), sul Delta del ______________, un capitano francese dell’esercito ______________, di Napoleone trovò una contenente delle___________________________. Questa stele è una pietra 23 2 levigata e scura, non molto grande; fu chiamata “Stele di____________________” proprio dal nome della località in cui fu trovata. Essa ha un’_________________ con tre diverse_________________: geroglifico, egiziano demotico (cioè la lingua del popolo) e greco. La Stele consentì di interpretare i___________________. Nel 1822 l’egittologo Jean-François _______________________, partendo dal testo in ______________, riuscì a leggere i geroglifici, riconoscendo prima di tutto i nomi di_________________ e di __________________, contenuti nei “___________________________”,cioè in cornicette in cui si scrivevano i primi due nomi dei _________________________. Cartiglio di Tolomeo cartiglio di Cleopatra. Segno Pronunci a a i/a o y a o w/u Note chiamato aleph, avvoltoio egiziano chiamato yod, canna doppio yod un paio di canne o due barre chiamato ajin, braccio chiamato waw, pulcino di quaglia o sua abbreviazione ieratica b piede p stuoia di canna o sgabello 24 2 f vipera cornuta m civetta n acqua r bocca h tettoia di giunchi o cortile h o h enfatica, treccia di lino o lucignolo kh placenta o palla di stringhe (?) kh ventre di animale con coda s stoffa piegata o chiavistello sh stagno k k, pendio k cesto con manico g supporto di vaso t focaccia tj pastoia d mano dj cobra Il termine egizio per 'Tolomeo' è scritto in geroglifico nel seguente modo. Disegna tu il cartiglio. Le lettere nel cartiglio soprastante sono: P T O L M YS 25 2 L’avvoltoio della dea Mut guarda a destra ed è da quella direzione che si comincia a leggere. In questo caso l’avvoltoio e la semisfera sono rafforzativi e si leggono alla fine. Cominciando da destra troviamo un segno simile ad uno strumento (ma simboleggia la trachea) che si legge “nefer”, poi c’è la semisfera (“T”) e la canna in fiore (“A”) poi la bocca (“R”) e le due barre che si leggono “Y”. Sotto un rettangolo (“meri”) e una serpentina (“N) L’ultima “t” è una desinenza femminile per far capire che stiamo parlando di una donna. Il tutto si legge NEFER-T-A-R-Y MERI (T) EN MUT 26 2 e cioè la regina Nefertari amata (meri-t) da Mut (la dea). Questo è uno dei tanti esempi di cartigli che si trovano nelle tombe regali in Egitto. Nefertari Meretenmut (Akhmim, 1295 a.C. – Abu Simbel, 1255 a.C.) è stata una regina egizia. Grande Sposa Reale di Ramses II, sovrano egizio della XIX dinastia, fu una delle regine più influenti dell'antico Egitto, a fianco di nomi come Hatshepsut, Tyi, Nefertiti e Cleopatra VII, pur non avendo regnato in modo autonomo. La sua tomba, QV66, è considerata tra le più belle della Valle delle Regine. GLI SCRIBI Gli scribi, nell'antico Egitto, appartenevano a una casta molto potente, ammirata e ben retribuita che si occupava dell'amministrazione del paese. Nel Regno Antico essi venivano scelti tra le famiglie nobili, mentre nel Nuovo Regno questa professione fu estesa a tutti. Il tempo per formare uno scriba era molto lungo: solo gli alunni più dotati, coloro che imparavano l'arte complicata del geroglifico monumentale, riuscivano ad arrivare a corte. Lo scriba, mantenendo il segreto della sua professione, tramandava le sue conoscenze di generazione in generazione. Agli scribi era 27 2 assegnato come protettore Thot, il dio della scrittura e della saggezza, nonché mago e messaggero degli dei. Affrontavano un tirocinio nei templi di quattro anni, durante i quali venivano addestrati con la massima severità, ricorrendo, talvolta, a punizioni corporali. Lo scriba poteva, inoltre, specializzarsi in studi religiosi per diventare sacerdote, oppure apprendere l'arte della medicina. Il più delle volte gli scribi finivano per compiere studi di aritmetica, di geometria e di amministrazione, per diventare funzionari del Faraone o amministratori di un gran signore o di un ricco tempio. Riguardo alle operazioni contabili, gli scribi adoperavano una scrittura denominata "ieratica", più semplice e scorrevole dei pittogrammi (geroglifici), che venivano invece utilizzati per i testi sacri e le decorazioni monumentali. Per scrivere, lo scriba, oltre ai papiri e al pennello, utilizzava anche altri strumenti, come una paletta, un pestello, un mortaio, colori come il rosso ocra contenuto in un doppio calamaio, un coltello e un rullo per papiro, e infine un cubito (un righello graduato). IL PAPIRO Il papiro è la superficie di scrittura ricavata da una pianta acquatica, molto comune nel Delta del Nilo e in alcune parti del Mediterraneo. La carta di papiro rappresentò una vera e propria rivoluzione nel campo della scrittura, poiché risultava facilmente pieghevole, 28 2 leggera e di colore chiaro (color miele), tutte qualità utili per gli scritti. Il primo produttore del prezioso materiale era l'Egitto. Il foglio di papiro veniva prodotto tagliando, dal fusto triangolare della pianta, delle strisce (lunghe anche circa 40 cm), che venivano affiancate su una superficie umida, dura e liscia. Sopra di esse era disposto ad angolo retto (quindi in senso opposto) un altro strato. Qualche colpo con un martelletto di legno faceva amalgamare i due strati che venivano essiccati, restando uniti grazie ai loro succhi naturali, senza l'aggiunta di colla. La superficie, infine, veniva lisciata con pietre arrotondate. In questo modo si ottenevano dei fogli rettangolari. Il primo produttore del prezioso materiale era l'Egitto. Il particolare Alessandria, la città sul Delta, ne controllava il commercio internazionale. Le vaste paludi di quest'area all'estremo nord 29 2 dell'Egitto (Basso Egitto) erano particolarmente adatte alla coltivazione di queste canne, da cui si ricavava la fibra della migliore qualità. Il faraone aveva il monopolio della sua lavorazione e della sua vendita, ed era fonte di considerevoli entrate per le casse del regno. La sua importanza storica è ancor oggi testimoniata da molte lingue europee, in cui la carta è indicata con un vocabolo derivato dalla parola "papiro": in inglese "paper", in francese e in tedesco "papier". LA MATEMATICA Le prime testimonianze dell'utilizzo della matematica presso gli Egizi risalgono al periodo dell'Antico Regno, con una iscrizione che conquiste di utilizzando il registra una le guerra, sistema di numerazione che sarà poi in uso per tutta la storia egizia. Inoltre già nella prima dinastia erano diffuse la pratica di misurare il livello delle acque del Nilo, e il rituale del "tendere la corda" per la costruzione dei templi, a conferma dell'uso di nozioni matematiche e geometriche. La matematica egizia classica emerse soltanto nel Medio Regno, con la creazione di vere e proprie scuole di scribi, e la nascita di un sistema di frazioni. La matematica era considerata uno strumento per la conoscenza della natura, come recita l'intestazione del famoso papiro matematico Rhind, scritto da uno scriba chiamato Ahmes (aveva posto la sua firma in fondo al documento), che risale 30 3 al 1650 a.C. circa: «La matematica è il metodo corretto di entrare nella natura, conoscere tutto ciò che esiste, ogni mistero, ogni segreto». Erodoto, un famoso storico greco sostenne che i Greci impararono la geometria dai "tenditori di corde" egizi. È probabile che le conoscenze matematiche siano passate di civiltà in civiltà e che ogni popolo abbia aggiunto nuovi concetti. Così è stato anche per i Greci e i Romani che, come dichiarato da Erodoto, confessano di avere appreso grandi nozioni dagli Egizi. Ma come scrivevano i numeri gli antichi “tenditori di corde”? Gli Egizi utilizzavano un sistema decimale per la scrittura dei numeri. Il fatto che scrivessero i numeri in base dieci (come facciamo anche noi) deriva probabilmente dal fatto che abbiamo dieci dita e che le dita siano sempre servite per contare e calcolare. Ciascun simbolo veniva infatti ripetuto da una a nove volte e, sommando il valore di tutti i segni, si otteneva il numero desiderato. L 31 3 32 3 Le frazioni, Ahmes e il papiro di Rhind I numeri decimali venivano scritti esclusivamente tramite l'utilizzo di frazioni unitarie. Il simbolo di frazione era il geroglifico della bocca, con il significato di "parte", che veniva posto sopra al numero che andava a denominatore: Ahmes in lingua egizia significa letteralmente “il figlio della Luna”. Egli fu il primo scriba a scrivere il proprio nome su un documento giunto fino a noi che trattasse di Matematica. Ma le cose che scrisse non furono tutte farina del suo sacco, anzi sembra che quanto riportato in viene questo papiro sia in realtà una copia di altri documenti ancora più antichi e che quindi il papiro sia solo un piccolo riassunto di regole, esercizi, problemi, soluzioni e operazioni matematiche che risalgono a un 33 3 tempo precedente. È scritto in ieratico, la lingua che usavano i sacerdoti e gli scribi. Ahmes diede anche un titolo un po' strano a questo scritto. Lo chiamò: “Regole per ottenere la conoscenza di tutte le cose oscure”, come se questo papiro permettesse a tutti i lettori di conoscere cose all'apparenza incredibili, senza inaspettate, soluzione. Una quasi luce di magiche e conoscenza nell'oscurità della mente ingenua, insomma! Ma veniamo al suo contenuto. Su questo documento vengono riportate numerose regole matematiche, operazioni, esercizi, problemi di aritmetica e geometria con relative soluzioni che i matematici egizi svolgevano a quei tempi. Questo papiro, insomma, ci fa capire quanto conoscevano di Matematica gli Egizi e quali problemi si trovavano quotidianamente a risolvere. Tra i problemi del papiro di Ahmes ce n'è uno che appassiona sempre moltissimo i bambini. Si tratta del problema n. 79, che vi riporto qui in seguito: I sette gatti In un campo ci sono 7 case. In ogni casa ci sono 7 gatti. Ogni gatto acchiappa 7 topi. Ogni topo mangia 7 spighe. Ogni spiga dà 7 heqat di grano. Quante cose ci sono in tutto in questa storia? 34 3 ALCUNI SIMBOLI EGIZI Per gli antichi egizi i simboli avevano un ruolo particolare sia nella vita quotidiana che nel culto degli dèi. Molti simboli erano portati in forma di amuleto dai vivi, e come oggetto funerario accompagnavano i morti. Secondo la tradizione, una combinazione di più simboli aumentava il loro potere magico. Ankh o “Chiave della vita” Il simbolo della vita, l'ankh, è formato da una T che al centro della barra orizzontale ha attaccato un cappio ovale. Questo simbolo indicava la forza divina, la vita eterna, nonchè l'energia della vita. Molte divinità sono rappresentate in atto di rivolgere l'ankh verso il faraone, trasmettendogli cosi il soffio della vita. Il cartiglio contenente il nome del faraone era seguito dalla sigla: ankh, udjat, seneb, cioè "vita, salute, forza". Avvoltoio Questo pettorale d'oro, riccamente lavorato a intarsio con pietre semi preziose e pasta vitrea, venne rinvenuto all'interno di un cofanetto nella camera del tesoro del faraone Tutankhamon. L'avvoltoio era il simbolo della dea Nekhbet, che oltre a essere la divinità principale dell'Alto Egitto, si occupava della protezione del 35 3 re. Perciò in molte raffigurazioni si può vedere un avvoltoio sospeso con gesto protettivo sopra il faraone. Quando invece si trova sugli architravi, ha l'aspetto di rapace con le ali spiegate che tiene negli artigli il segno shenu, simbolo dell'eternità. Spesso nei sepolcri si trova un avvoltoio sui montanti delle porte che permette di precisare l'orientamento della tomba. Djed Il pilastro djed (anche ded), una colonna con quattro barre, ha un significato non ancora del tutto chiarito. Forse rappresentava un albero a cui furono tolti i rami, forse un cedro della Siria o del Libano. Il djed era un simbolo della forza di stabilità e di equilibrio. Fiore di Loto Il fiore di loto era uno dei tanti amuleti capaci, secondo gli Egizi, di attrarre il bene e di allontanare il male. A questo fiore fu attribuito una parte determinante nelle leggende della creazione. Secondo la tradizione il fiore di loto fu la prima pianta a sorgere dalle acque primordiali. Un'antica divinità di nome Nefertum, il cui nome significa "loto", fu creata da questo fiore e dalle sue lacrime nascevano gli uomini. Di conseguenza il fiore di loto assunse in tutto l’Egitto una grande importanza simbolica soprattutto nell’Alto Egitto. 36 3 Pschent Pschent era il nome che indicava doppia la corona, simbolo del dominio sull'Alto e sul Basso Egitto. E' formata dalla corona bianca Hedjet o Heget, simbolo del dominio sull'Alto Egitto, inserita nella corona rossa Deshret, simbolo del dominio sul Basso Egitto. Scarabeo Il sacro scarabeo era oggetto di venerazione già nei Testi delle Piramidi. L'animaletto originale era lo scarabeo stercorario che per gli Egiziani era Khepri, divinità solare e simbolo di rinascita. Lo scarabeo costituiva un potente e diffusissimo talismano, specialmente se nella parte liscia portava una iscrizione o segni magici. Ornava molti oggetti e veniva impiegato anche negli anelli sigillo o montato in stupendi pettorali e braccialetti. "Lo scarabeo del cuore" - chiamato così, perché veniva posto sulla mummia in corrispondenza del cuore - era un'amuleto fatto di argilla smaltata o di pietra verde, il colore simbolo della rinascita. Sia come gioiello che come oggetto funerario, lo scarabeo era sempre l'emblema del sole che rinasce ogni mattina e quindi della risurrezione. Shenu o Cartiglio reale L'anello shenu era un segno sacro che costituiva il simbolo dell'eternità e 37 3 venne usato per contenere il prenome ed il nome del faraone. La sua forma originaria era circolare, ma per contenere i nomi che con il tempo diventavano sempre più lunghi, assunse forma ovale. Come dimostra il suo aspetto iniziale, si trattava di un segno solare (rappresenta il giro del sole nel cielo). Era un simbolo di eternità, come lo è il sole che da sempre e per sempre compie il suo giro nel cielo. Udjat Lo udjat era l'occhio del dio falco Horus, antica divinità del cielo. Un mito, la cui versione più antica appare nei Testi delle Piramidi, narra il combattimento tra Horus e Seth, nel corso del quale Seth strappa all'avversario l'occhio sinistro, quello che rappresentava la luna. Ma Horus riesce a ritrovarlo e lo ripone al suo posto, dandogli il nome di udjat = "colui che è in buona salute". Questo simbolo era considerato un'importante portafortuna contro ogni elemento negativo. In particolare difendeva dalle malattie e prometteva anche ottima vista a chi lo portava. Ureo Questo ureo d'oro intarsiato di pietre semi-preziose fu ritrovato fra i detriti in una camera della piramide di Sesostris II, probabilmente dimenticato dagli antichi saccheggiatori. 38 3 Il termine "ureo" indica il cobra con la gola gonfia in atteggiamento aggressivo, emblema d’attacco. di regalità, L'ureo, veniva applicato alle corone e con il soffio del suo temibile veleno proteggeva il sovrano dagli influssi negativi. Secondo una leggenda, era l'occhio di Ra trasformato in serpente, ma richiamava la dea Uadjet protettrice del Basso Egitto. Il suo nome significava “del colore del papiro”. Fu in origine la divinità locale della città di Per-Uadjet che si trovava nel Basso. Divenne, al momento dell'unificazione dei regni predinastici, la dea protettrice del sovrano e la personificazione del Basso Egitto, come la deaavvoltoio Nekhbet lo era dell'Alto Egitto. Queste due divinità simboleggiano Le Due Terre (Alto e Basso Egitto) riunite nel nome del sovrano, sul diadema del quale sono rappresentate. Scettro e flagello Gli scettri egizi (Hekat) erano simboli del potere unitamente alle corone, sia divine che regali, ai copricapi ed ai flagelli. Vi erano anche altri simboli di potenza e forza quali la coda del toro e la barba posticcia. Lo scettro era simbolo di dominio. Si tratta di un bastone di forma corta con un'estremità arcuata, decorato a bande blu. Indicava il potere della sovranità e come tale era ad uso del sovrano o di chi comunque detenesse un potere come gli alti ufficiali. 39 3 In origine era il lungo bastone per i pastori e divenne successivamente il simbolo di una civiltà basata principalmente sull'allevamento e l'agricoltura. Il flagello (Nekhekh) Era un corto bastone alla cui estremità venivano fissate corte strisce di stoffa. Richiamava una frusta e aveva il significato di protezione e di difesa. Era generalmente usato dal sovrano durante le cerimonie solenni dell'incoronazione e nelle feste. Il simbolismo dei due oggetti è evidente: il faraone è il pastore del suo popolo, lo protegge con il flagello e lo guida con il bastone. La barba posticcia Una delle caratteristiche regali era proprio la barba, che il faraone portava a punta, ondulata e piuttosto lunga. Si trattava, però, di una barba posticcia (finta), che veniva retta da una cordicella legata dietro le orecchie, e veniva esibita soltanto in occasioni di feste o di pubbliche apparizioni. Anche la regina Hatshepsut se ne fregiò, esibendola proprio come emblema della potenza che le derivava dal fatto di essere insignita del titolo faraonico. 40 4 CRONOLOGIA 41 4 CRONOLOGIA 42 4 43 4 44 4