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Camilla Folisi - Liceo classico "Jacopo Stellini"

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Camilla Folisi - Liceo classico "Jacopo Stellini"
CAMILLA: ESSERE MEDICI SIGNIFICA INNANZITUTTO ESSERE ATTENTI ALLA PERSONA NOME E COGNOME: CAMILLA FOLISI ANNO DEL DIPLOMA: 2013 PROVENIENZA: UDINE FACOLTÀ UNIVERSITARIA FREQUENTATA: MEDICINA E CHIRURGIA SEDE DELLA FACOLTÀ UNIVERSITARIA: PADOVA Camilla, parlaci del perché hai scelto il liceo classico. Nel corso dei tre anni di scuola media inferiore avevo sviluppato un forte interesse per le discipline sia scientifiche sia umanistiche. Dunque la scelta tra liceo classico e scientifico si è rivelata davvero ardua e molto sofferta fin dai primi momenti. Ero tuttavia inspiegabilmente attirata dal fascino austero del Regio Ginnasio Liceo e, in particolare, dall’idea di intraprendere uno studio impegnativo, ma arricchente e stimolante, come quello della lingua greca. Determinante è stata però, probabilmente, la figura della mia insegnante di lettere di allora, la quale aveva a sua volta frequentato questa scuola e me ne aveva saputi illustrare pregi e difetti. Dimostrando a ogni colloquio la sua grande passione per le materie insegnate ha così contribuito ad alimentare il mio personale interesse, in special modo per l’italiano. Scelsi inoltre il corso sperimentale di storia dell’arte per il fascino che questa materia esercitava su di me già agli albori del mio percorso di studentessa. C’è un episodio o un momento della tua esperienza scolastica al liceo Stellini che ricordi in particolare e che ritieni significativo all’interno del tuo percorso formativo? Il percorso di crescita che ha contribuito a formare la mia persona da ogni punto di vista, non soltanto in senso scolastico, ha visto al centro del mio mondo di adolescente proprio il liceo Stellini, con l’impegno e lo studio richiesti, il rapporto con i docenti, le attività scolastiche, le amicizie all’interno del gruppo classe e tra i compagni di scuola, l’amore per le discipline proposte. Ricordo con particolare affetto gli anni del liceo, nel corso dei quali l’approccio critico nei confronti di discipline vecchie e nuove, come la filosofia, mi ha permesso di innamorarmi a poco a poco di ciò che caratterizza il liceo classico. Sono riuscita a costruirmi una mia identità personale, dei valori e degli ideali, in sintonia con le mie passioni. Tutto ciò è stato reso possibile anche grazie a insegnanti colmi di cultura e amore per la propria professione: uno dei ricordi più splendidi del liceo rimarrà sempre la lettura dei lirici greci accompagnata alle lezioni del professore, oltre all’appassionato studio della storia dell’arte e dei grandi della letteratura, italiana e straniera. Durante la tua esperienza di studente liceale ti dedicavi ad altre attività, coltivavi altre passioni? E’ stato difficile conciliare questi interessi con lo studio? Durante gli anni del liceo mi dedicavo anche ad altre attività, come quella di animazione o la “clown terapia”. Vi sono stati poi i corsi d’inglese pomeridiani per ottenere la certificazione linguistica. I maggiori impegni sono nati comunque proprio all’interno del mondo scolastico: il coro autogestito del liceo Stellini, del quale ho fatto parte per quattro anni, è stato fondamentale nel mio processo di crescita personale, fonte di momenti di condivisione genuina, dettata da passioni comuni, che rimarranno sempre tra i miei ricordi più belli di quegli anni. Esperienze molto importanti sono state anche le giornate FAI e la Summer School of Classics a Trieste. Lo studio non poteva certo passare in secondo piano e talvolta il tempo libero tendeva a scarseggiare, ma, tutto sommato, sono del parere che una buona dose di determinazione e di organizzazione siano sufficienti a permettere di svolgere attività extrascolastiche in parallelo con quelle scolastiche senza troppa fatica. Durante gli anni del liceo hai incontrato qualche difficoltà? Come sei riuscita a superarle? A dire il vero, non ricordo di aver incontrato particolari difficoltà nello studio o nell’approccio alle discipline. L’unico problema che penso si possa riscontrare nel passaggio dalle scuole medie al ginnasio è forse l’innalzamento piuttosto brusco delle richieste, per quanto riguarda lo studio e il tempo da dedicarvi. Alla scuola superiore è richiesta un’organizzazione migliore rispetto a quella che spesso si possiede al termine della scuola media. Come pensi che abbia influito su di te il fatto di avere frequentato un liceo classico? Confrontandoti con i tuoi compagni di università che hanno una formazione diversa dalla tua, noti delle differenze? Quali? Ritengo che il liceo classico sia stato uno dei pilastri della mia formazione adolescenziale: sono profondamente convinta che una scuola del genere dia la possibilità di una crescita e di una maturazione personali che vanno assolutamente al di là della preparazione scolastica, senza tuttavia prescindere da quest’ultima. Lo Stellini ha alimentato i miei sogni e le mie passioni, per mezzo di uno studio certo intenso, ma non sterile e fine a se stesso. Molti miei compagni di corso all’università hanno frequentato una scuola molto diversa dalla mia, che li ha forse aiutati ad affrontare il primo anno di medicina muniti di nozioni e metodi di apprendimento più scientifici e tecnici, che talvolta li agevolano nello studio di materie scientifiche pure, o nella pratica di laboratorio. Non mi sono tuttavia assolutamente mai trovata in svantaggio rispetto a loro nell’affrontare le materie di studio: il metodo appreso allo Stellini è assolutamente valido e utile per affrontare anche le discipline scientifiche. Quel che, semmai, mi sento di evidenziare, è la formazione “a tutto tondo” che il liceo classico è in grado di dare. La formazione classica agevola lo sviluppo dello spirito critico e facilita il sorgere di un’attenzione alla persona che di primo acchito può sembrare inutile ai fini della mera professione, ma che è a mio parere un requisito indispensabile per arricchire una persona nel suo intimo, per fornirle le armi più importanti per affrontare le difficoltà della vita, per stimolare la riflessione e le passioni che nutrono l’animo al di là dei tecnicismi e costituiscono l’ingrediente essenziale nell’educazione di un individuo completo. C’è un pregiudizio sulla formazione classica che alla luce della tua esperienza ti sentiresti di sfatare? Il liceo classico è ormai, agli occhi di molti, una scuola un po’ “retrò”, poco moderna, faticosa e per molti versi inutile, perché poco pragmatica; in tanti, poi, considerano lo studio del latino e del greco uno spreco di tempo e di energie, perché, dicono, si tratta “di lingue morte”. Personalmente, credo che il liceo classico sia invece una scuola in grado di riportare alla ribalta quel che al giorno d’oggi più manca, sia a livello individuale sia a livello collettivo: la memoria del passato, la sua conoscenza, la riflessione sui grandi temi esistenziali che hanno toccato e sempre toccheranno la sensibilità dell’umanità nel corso dei secoli. L’educazione all’estetica artistica e all’amore per la propria identità culturale e per i beni pubblici, nato attraverso la lettura dei grandi della letteratura o lo studio di un’opera d’arte, sono preziosi e indispensabili perché il cittadino di domani sia in grado di dare il giusto peso a ciò che lo circonda e possa salvaguardare valori che non sono certo arretrati, ma soltanto trascurati o dimenticati e che necessiterebbero di una rifioritura, oggi più che mai. Il latino e il greco, poi, oltre ad essere la chiave di lettura per la conoscenza di un mondo incredibile quale è stato quello della civiltà romana e greca, sono anche profondamente funzionali allo sviluppo delle abilità logico-­‐matematiche, mediante la traduzione e lo sviluppo delle competenze linguistiche: la terminologia medica e scientifica è zeppa di etimologie greche e latine, che aiutano, tra l’altro, a dare il giusto significato alle parole e, di conseguenza, a fornire loro il peso che meritano. 
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