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Allegato 1 - Settore Tecnico
SOMMARIO EDITORIALE di Azeglio Vicini 4 SCUOLA ALLENATORI Seconda parte FASE DI NON POSSESSO: L’ORGANIZZAZIONE IN UNA DISPOSIZIONE DIFENSIVA A ZONA di Elvio Selighini 5 CENTRO STUDI E RICERCHE INSEGNARE ATTRAVERSO LO SVILUPPO DELLE CAPACITÀ COORDINATIVE di Manuele Cacicia e Francesco Macri 30 LABORATORIO DI METODOLOGIA DELL'ALLENAMENTO LE COMPONENTI AEROBICHE NEL CALCIATORE LA SOGLIA ANAEROBICA di Giovanni Messina 34 LABORATORIO DI METODOLOGIA DELL'ALLENAMENTO RICONDIZIONAMENTO E RITORNO ALLO SPORT DELL’ATLETA INFORTUNATO di Rosario D’Onofrio, Vincenzo Manzi, Stefano D’Ottavio e Antonio Pintus 37 CENTRO STUDI E RICERCHE L’INVENTIVA E IL FANTASISTA NELLA STORIA DEL CALCIO di Marco Viani 44 Direttore Azeglio Vicini Tutto il materiale inviato non verrà restituito. La riproduzione di articoli o di immagini è autorizzata a condizione che ne venga citata la fonte. Direttore Responsabile Franco Morabito Hanno collaborato a questo numero Felice Accame, Manuele Cacicia, Rosario D’Onofrio, Stefano D’Ottavio, Roberto Guidotti, Gianfranco Laperuta, Francesco Macri, Vincenzo Manzi, Giovanni Messina, Paolo Piani, Antonio Pintus, Carlo Salvadori, Vanni Sartini, Elvio Selighini, Marco Viani. Impaginazione, disegni e stampa Tipografia Facciotti S.r.l. Vicolo Pian Due Torri, 74 00146 Roma Fotografie Archivio Settore Tecnico FIGC AS foto Foto SABE GMT Maurizio Pittiglio Ufficio Stampa FIGC Poste Italiane s.p.a. Sped. in abb. Post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB ROMA Registrazione del Tribunale di Firenze del 20 maggio 1968 n. 1911 Il n. 5/2008 del Notiziario è stato chiuso in tipografia il 27 ottobre 2008 3 EDITORIALE di Azeglio Vicini* I l Centro Tecnico Federale compie 50 anni. Voluto e ideato dal lungimirante marchese Luigi Ridolfi e collocato in una zona bellissima ai piedi delle colline di Settignano e Fiesole, venne inaugurato il 6 novembre 1958 dall’allora Commissario straordinario della Federazione Italiana Giuoco Calcio Bruno Zauli. Ormai è una storia bella e lunga quella di Coverciano, e per un appassionato di calcio mettervi piede è motivo di soddisfazione e di emozione. Posso dire che sono particolarmente legato al “Centro”, che frequento da più di quarant’anni sotto diverse vesti: prima, nel 1965 e 1966, come “corsista”; poi, dal 1968 al 1991, come allenatore delle varie Nazionali; quindi, da presidente dell’Associazione Italiana Allenatori di Calcio vi ho riportato la sede dell’Associazione grazie all’allora presidente della Figc Antonio Matarrese; e ora come presidente del Settore Tecnico sono orgoglioso di far parte della sua storia. La ricorrenza del 50° anniversario verrà celebrata lunedì 17 novembre nel corso della consegna del tradizionale Premio Panchina d’oro, attraverso gli interventi dei personaggi più importanti del nostro calcio, venuti a ricordare quello che è considerato il modello organizzativo ideale e il punto di riferimento di tutto il movimento calcistico: dalla “casa” delle Nazionali alla Scuola Allenatori, dalla sede di raduno degli arbitri al luogo dal quale sono passati in questi anni i giornalisti più famosi che con il loro spirito critico hanno sempre stimolato a fare meglio. Ancora una volta, all’incontro con gli allenatori parteciperà il presidente federale Giancarlo Abete e la sua presenza sta a dimostrare il grande interesse che Coverciano e la sua crescita hanno presso la Federazione. L’inaugurazione ufficiale del Centro Tecnico Federale di Coverciano il 6 novembre di cinquant’anni fa. Da sinistra, il cardinale di Firenze Elia Dalla Costa, Bruno Zauli, autorità civili e militari e il Commissario al Comune di Firenze Lorenzo Salazar * Presidente Settore Tecnico FIGC SCUOLA ALLENATORI FASE DI NON POSSESSO: L’ORGANIZZAZIONE IN UNA DISPOSIZIONE DIFENSIVA A ZONA di Elvio Selighini* Seconda parte CAP. 2 mentale, soprattutto nella fase di non possesso, sapere sempre DALLA TATTICA INDIVIDUALE ALLA TATTICA COLLETTIVA dove, come, quando muoversi individualmente e collettivamente. 2.1 Premessa 2.2 La collaborazione fra due (o più) giocatori Dopo aver analizzato la tattica individuale, nella fase di non possesso, in situazione di parità numerica (1:1) e inferiorità numerica (1:2), la Nella prima parte di questo percorso, analizzando la marcatura dell’av- seconda parte di questo lavoro prende avvio dalla definizione di tattica versario in appoggio al portatore di palla in caso di superiorità nume- collettiva. rica, abbiamo visto l’azione coordinata dei due giocatori attraverso il Premesso che per tattica collettiva si intende il movimento coordinato di movimento di marco-copro: il difensore che marca l’avversario in appog- due o più giocatori, di un reparto, di una squadra per ottenere uno scopo gio al p.p. deve posizionarsi muovendosi con tempismo in modo da porlo predeterminato (ad esempio nella fase di non possesso non farsi supera- in zona d’ombra, marcandolo dal davanti (contrasto indiretto) impeden- re da un avversario con o senza palla secondo le situazioni), l’articolazio- dogli di impossessarsi della palla potendo contare sulla copertura in dia- ne che intendo dare al lavoro da svolgere parte dal riferimento di colla- gonale di un altro difensore che scoraggia il p.p. avversario alla giocata borazione a due (o più) giocatori, per passare poi al reparto e infine, in profondità. all’intera squadra. Nel difendere a zona ogni giocatore che va a pressione sull’avversario in Suddividendo in questo modo il concetto di tattica collettiva, mi sembra p.p. nella zona di sua competenza deve avere un compagno che in dia- si possano semplificare e meglio chiarire le proposte, sia sul piano con- gonale dietro di lui effettua la copertura. cettuale sia su quello operativo, per favorire il processo di apprendimen- In situazione di parità numerica (ad esempio 2:2) e azione di gioco dinamica to consapevole da parte dei giocatori. è fondamentale capire il contesto e decidere subito se, quando e come marca- Lo scopo della tattica collettiva, come già ricordato in premessa, è quel- re un avversario o se, come e quando coprire un compagno nello spazio. lo di creare una “organizzazione di gioco” con la costruzione di un Rimane, insomma, il dubbio amletico che è il paradigma della difesa a gruppo che parli lo stesso linguaggio calcistico, in cui tutti capiscano e zona: marcare o coprire? ragionino allo stesso modo, possano leggere in maniera univoca la situa- La situazione di gioco del due contro due si può utilizzare come supporto zione ed offrire la propria interpretazione. fondamentale per insegnare ad apprendere, prima in un contesto didattico, È l’allenatore che deve dare alla squadra una organizzazione di poi in situazione di gioco reale, corretti comportamenti collaborativi. gioco fornendo ai calciatori i mezzi per capire in modo univoco e unitario le situazioni di gioco, per creare interazioni fra loro, allo scopo di avere una squadra equilibrata, elastica e razionale nelle due fasi del gioco. 2.2.1 Passarsi l’avversario Senza mai dimenticare che sono sempre i calciatori i protagonisti veri della gara, coloro che vivono le situazioni e decidono l’azione da compiere, va sottolineato, per valorizzare ulteriormente il senso di questo lavoro, che per incrementare le probabilità di successo, è fonda- Prima di analizzare le diverse situazioni che si possono generare nel due * Tesi finale del Corso Master Uefa Pro 2007/2008 per l’abilitazione ad Allenatore professionista di Prima categoria 5 SCUOLA ALLENATORI contro due consideriamo la situazione di un attaccante che si muove fra tua la copertura. due difensori con palla esterna (o centrale). Ci si deve abituare a “passarsi” l’attaccante in modo da applicare il Non lasciare mai l’attaccante in mezzo a due difensori: su palla latera- marco-copro. le, per uno dei due difensori (quello più vicino alla palla) l’attaccante si trova Solo il subentrante deve chiamare il passaggio di marcatura. nella propria zona cieca, mentre l’altro difensore non arriva se l’attaccante Nell’eseguire il marco-copro per passarsi l’avversario è molto importante la si smarca in profondità. comunicazione verbale di entrambi i difensori; chi lascia chiama il nome del La regola generale è questa: un difensore deve mettersi fra avversario e compagno che subentra per avvisarlo dell’imminente passaggio di marcatura, porta e vedere contemporaneamente palla e avversario, mentre l’altro effet- ma continuando a marcare; chi subentra prende iniziativa con un messaggio PASSARSI L’AVVERSARIO FRA DUE DIFENSORI ALTERNANDO IL MARCO-COPRO Due difensori si esercitano alternativamente a marcare e coprire sugli spostamenti dell'attaccante senza palla; questi dopo aver ricevuto dal compagno in p.p. può restituire con passaggio di scarico o cercare la soluzione individuale. I due difensori devono comunicare verbalmente il passaggio di funzioni (dalla marcatura alla copertura e viceversa). verbale forte e chiaro (ad esempio mio, mio, mio) comunicando, così, il rim- sore che sta sull’attaccante senza palla che si muove senza cambia- piazzo al compagno (che ora copre) nella marcatura dell’avversario. re zona di competenza; mentre il compagno marca l’avversario in Dal punto di vista concettuale è molto importante trasmettere ai calcia- p.p., il comportamento che deve assumere il difensore sull’appoggio tori il concetto dell’alternanza fra azione di marcatura e movimen- (quanto e come marcare o coprire) avviene sulla base di alcune varia- to a copertura in situazione di due contro due frontale. Questa situa- bili della situazione. La prima è quella di valutare le intenzioni del zione è rilevante per qualsiasi sviluppo difensivo in quanto ci si può p.p. avversario; se valuta che l’avversario in p.p. sia intenzionato ad sempre trovare a difendere in situazione di due contro due. effettuare un’azione individuale piuttosto che cercare collaborazione nel compagno (perché guida velocemente con lo sguardo con- Nell’aspetto didattico possiamo impostare la seguente progressione: centrato sulla palla) dovrà soprattutto coprire il compagno che affronta il p.p. avversario; se, invece, ritiene che il p.p. avversario pri- - due attaccanti si passano la palla, a due tocchi sul posto, con passag- vilegi la collaborazione all’azione individuale (perché guida lenta- gi laterali; due difensori fronte a loro, alternativamente, eseguono mente a testa alta) allora la sua posizione sarà meno di copertura e una marcatura uscendo verticalmente sull’attaccante in p.p. con fre- più orientata alla marcatura dell’appoggio, ma sempre tale da poter- nata e corretta presa di posizione antero–posteriore per passare alla la correggere in fretta nel caso che il p.p. cambi atteggiamento. La copertura con la diagonale difensiva assumendo una posizione tale seconda variabile è la lettura della situazione sulla palla: se valu- da vedere il pallone e l’avversario di zona; tata “libera” il difensore sull’appoggio si concentra sulla copertura - in una situazione di due contro due frontale, con gli attaccanti che puntano la porta, la decisione più difficile da prendere è per il difen6 dello spazio; se “coperta” marcherà di più e coprirà di meno per poter intercettare il passaggio che il p.p. può eseguire. ALTERNANZA MARCO-COPRO Due attaccanti si passano la palla, a due tocchi sul posto, con passaggi laterali; due difensori fronte a loro, alternativamente, eseguono una marcatura uscendo verticalmente sull’attaccante in p.p. con frenata e corretta presa di posizione antero–posteriore per passare alla copertura con la diagonale difensiva assumendo una posizione tale da vedere il pallone e l’avversario di zona. VALUTAZIONE DELL’APPOGGIO SU QUANTO MARCARE E QUANTO COPRIRE IN BASE ALLE VARIABILI DELLA SITUAZIONE Due attaccanti, serviti da un appoggio, puntano la porta difesa dal portiere e da due difensori. Il difensore che affronta il p.p. applica i corretti comportamenti dell’uno contro uno con avversario di fronte mentre il comportamento tattico del difensore “sull’appoggio” dovrà tener conto delle variabili della situazione (valutare le intenzioni del p.p. avversario e leggere la situazione sulla palla). Proseguiamo l’analisi del due contro due per esaminare il comportamen- che deve scambiare la marcatura non è vicino e arriva tardi, il difensore che to tattico che devono assumere i due difensori di fronte alle iniziative col- fa pressione continua a marcare mentre il compagno fa copertura dia- laborative proposte dagli attaccanti. gonale sull’avversario che si sovrappone senza scambiare la marcatura. Esaminiamo questi sviluppi di tattica collettiva in attacco: a) Sovrapposizione; 2.2.3 Smarcamento in taglio b) Smarcamento in taglio; c) Uno-due esterno o “per fuori”; L’attaccante senza palla si smarca, questa volta, con un taglio interno alle d) Uno-due interno o “per dentro”. spalle del difensore in pressione sul p.p. avversario. Se lo smarcamento è effettuato con il giusto tempismo, cioè quando il 2.2.2 Sovrapposizione p.p. ha il pieno controllo della palla e vede il taglio del compagno, il difensore sull’appoggio dovrà accompagnarlo nella corsa marcandolo L’attaccante in appoggio al compagno in p.p. si smarca con una corsa (accompagna e marca). alle sue spalle per creare una situazione di superiorità numerica (due con- Il difensore in pressione sul p.p., appena è stato superato dalla palla, scap- tro uno). Nel momento in cui il difensore che fa pressione sul p.p., per- pa all'indietro nella vecchia posizione del compagno che ha assorbito il cepisce di essere in inferiorità, temporeggia e arretra per dare tempo al taglio, per ripristinare le posizioni di partenza anche se a giocatori invertiti. compagno di avvicinarsi. Quando il subentrante gli comunica il cambio di Se lo smarcamento avviene fuori tempo perché chi taglia parte troppo marcatura sul portatore di palla, chi marcava scappa in diagonale difen- presto (o il compagno con palla tarda il passaggio, o altro), il difensore siva (“sfilata sulla sovrapposizione”) per ricomporre una situazione di accompagnerà, marcando, l’attaccante sul taglio per poi interrompere la parità numerica (due contro due). corsa nel momento in cui si trovano oltre la linea di palla e la palla non è Se la sovrapposizione è eseguita a ridosso dell’area di rigore o se il compagno ancora partita (accompagna e lascia). 7 SCUOLA ALLENATORI All’interruzione della corsa seguirà una nuova corsa a salire per coprire il meno che l'attaccante sulla linea difensiva si abbassi verso il centrocam- compagno che affronta il p.p. avversario nel caso in cui il passaggio non pista in arrivo. fosse stato effettuato. Se chi difende opera sulla linea di centrocampo, Il difensore esterno sinistro accompagna il taglio dell’attaccante per inter- anziché su quella difensiva, non potendosi avvalere del fuorigioco, deve rompere la corsa nel momento in cui la palla non è ancora partita ma l’at- tenere la marcatura in diagonale finché il taglio non viene assorbito dai taccante, lanciato in profondità, si trova oltre la linea di se stesso (accom- difensori. Se questi, però, stanno già marcando, si continua a tenerli, a pagna e lascia). SOVRAPPOSIZIONE CON “SFILATA” Quando il difensore che affronta il p.p. capisce di trovarsi in inferiorità numerica (1) dovuta alla corsa in sovrapposizione dell’avversario senza palla (2) scivola in diagonale difensiva (3) (“sfilata sulla sovrapposizione”) con il compagno che dalla copertura (4) va in marcatura (5) ricomponendo una situazione di parità numerica (due contro due). SOVRAPPOSIZIONE SENZA CAMBIO DI MARCATURA Se la sovrapposizione è eseguita a ridosso dell’area di rigore o se il compagno che deve scambiare la marcatura non è vicino e arriva tardi, il difensore che fa pressione (1) continua a marcare (2) mentre il compagno fa copertura diagonale sull’avversario che si sovrappone senza scambiare la marcatura (3). SMARCAMENTO IN TAGLIO: ACCOMPAGNA E MARCA DEL DIFENSORE Se lo smarcamento è effettuato con il giusto tempismo, cioè quando il p.p. ha il pieno controllo della palla e vede il taglio del compagno (1), il difensore sull’appoggio dovrà accompagnarlo nella corsa marcandolo (2) (accompagna e marca). SMARCAMENTO IN TAGLIO: ACCOMPAGNA E LASCIA DEL DIFENSORE Se lo smarcamento avviene fuori tempo perché chi taglia parte troppo presto (o per qualsiasi altro motivo), il difensore accompagnerà marcando (1), l’attaccante sul taglio (2), per interrompere la corsa (3) nel momento in cui la palla non è ancora partita ma l’attaccante, lanciato in profondità, si trova oltre la linea di se stesso (accompagna e lascia). 8 2.2.4 Uno-due esterno o “per fuori” ca dal piede dell’attaccante, deve sfilare, almeno alla stessa velocità dell’avversario, per impedire la chiusura dell’uno-due. Il secondo difen- L’attaccante in p.p. guida e chiede uno-due al compagno in appoggio sore sull’appoggio può cercare l’anticipo sull’attaccante che deve chiude- che si è mosso con contro movimento lungo-corto. Poiché l’obiettivo re l’uno-due ma solo se è sicuro di arrivare sulla linea del passaggio. dei due difensori è quello di non subire un passaggio filtrante alle Altrimenti sfila facendo attenzione all’eventualità che l’appoggio non spalle (cioè di non subire la chiusura dell’uno-due) il difensore che chiuda l’uno-due ma trattenga il pallone. In questo caso il difensore affronta il p.p. che chiede uno-due, nel momento in cui il pallone si stac- dovrà marcare a pressione, soprattutto se il p.p. si trova in zona tiro. UNO-DUE ESTERNO O “PER FUORI” Il difensore che affronta il p.p. che chiede uno-due (1), nel momento in cui il pallone si stacca dal piede dell’attaccante (2), deve sfilare (3), almeno alla stessa velocità dell’avversario, per impedire la chiusura dell’uno-due. Il secondo difensore sull’appoggio può cercare l’anticipo sull’attaccante (4) che deve chiudere l’uno-due ma solo se è sicuro di arrivare sulla linea del passaggio. Altrimenti sfila (5) facendo attenzione all’eventualità che l’appoggio non chiuda l’uno-due ma trattenga il pallone (6). 2.2.5 Uno-due interno o “per dentro” Ma se chi chiude l’uno-due con il passaggio di scarico si muove in direzione opposta a quella del compagno che detta l’uno-due i due Può accadere che il p.p. in posizione esterna opposta a quella del- difensori possono effettuare uno scambio di marcatura chia- l’arto dominante, anziché eseguire con il compagno in appoggio mata dal subentrante che dalla marcatura dell’appoggio passa a all’interno un dai e vai esterno, effettui un uno-due interno o “per marcare il p.p. Infatti il difensore sull’attaccante in p.p. che chiede dentro”. Il difensore che marca il p.p. segue il movimento interno di uno-due dapprima lo segue internamente lasciandolo alla marcatura chi chiede uno-due mentre il compagno continua a marcare l’avver- chiamata dal compagno per assorbire, sfilando, lo spostamento di sario che chiude l’uno-due con un passaggio di scarico se questi si chi chiude l’uno-due (fig. B). Se non ci sono spazi e tempi suffi- muove nella stessa direzione di chi “detta” l’uno-due. Non si effet- cienti, o se ci si trova a ridosso della zona di tiro, anche in quest’ul- tua, pertanto, nessuno scambio di marcatura (fig. A). timo caso non si effettua lo scambio di marcatura (fig. C). UNO-DUE INTERNO O “PER DENTRO” SENZA SCAMBIO DELLA MARCATURA Fig. A Il difensore che marca il p.p. (1) segue il movimento interno di chi chiede uno-due (2) mentre il compagno continua a marcare l’avversario (3) che chiude l’uno-due con un passaggio di scarico se questi si muove nella stessa direzione di chi “detta” l’uno-due (4). Non si effettua, pertanto, nessun cambio di marcatura. Fig. B Se chi chiude l’uno-due con il passaggio di scarico si muove in direzione opposta (1) a quella del compagno che detta l’uno-due (2) i due difensori possono effettuare uno scambio di marcatura chiamata dal subentrante che dalla marcatura dell’appoggio (3) passa a marcare il p.p. (4). Fig. A Fig. B 9 SCUOLA ALLENATORI UNO-DUE INTERNO O “PER DENTRO” SENZA SCAMBIO DELLA MARCATURA (FIG. C) Se non ci sono spazi e tempi sufficienti o se ci si trova a ridosso della zona di tiro, anche in quest’ultimo caso non si effettua lo scambio di marcatura; il difensore che marca il p.p. avversario (1) continua a marcare (2) mentre il compagno continua a coprire (3). Dopo aver insegnato i movimenti e averli provati sul campo senza esercitazioni situazionali di due contro due. opposizione reale e con la giusta gradualità si propongono alcune SITUAZIONE DI 2:2 CON META (CALCIO RUGBY) E DI DUE-DUE CON PORTICINE Si organizzano due spazi di 15x25 m circa ciascuno. Nel primo spazio ogni coppia difende la propria linea di fondo e cerca di oltrepassare quella avversaria, guidando o ricevendo in corsa nella zona di meta, per conquistare un punto. Il gioco è libero e vale il fuorigioco. Si sottolinea la ricerca della forte pressione sulla palla per limitare al massimo l’esecuzione di passaggi verticali che possono portare con maggior facilità alla conquista del punto non potendo contare sull’aiuto del portiere. Nello spazio adiacente si gioca con due porticine di 3 m circa; il gioco è libero ma non si deve sostare davanti alle porticine. SITUAZIONE DI 2:2 CON PORTA E PORTIERE Su uno spazio di 20x30 m circa davanti alla porta difesa dal portiere si può organizzare il lavoro: A) "a tempo" (per esempio due serie di 4' ciascuna) con cambio dei giocatori ad ogni pallone. Ad ogni azione conclusa o interrotta subentrano due nuove coppie di attaccanti e difensori; se l'azione è conclusa dagli attaccanti, i nuovi difensori iniziano rinviando sui nuovi attaccanti, salgono sulla palla in movimento, per arrestarsi un attimo prima della ricezione pronti a difendere. Se l'azione è interrotta dai difensori questi devono fare possesso in superiorità (per la presenza del portiere) eseguendo almeno due passaggi (ognuno dei tre deve toccare almeno una volta la palla) prima di rinviare addosso alla nuova coppia di attaccanti. Giocare tenendo conto del punteggio conseguito dalle due squadre nei due tempi di gioco. B) "a palloni" (ad es. n° 4 palloni alle spalle di chi attacca); la coppia di difensori esegue cinque azioni successive giocando contro attaccanti sempre diversi. Ogni azione inizia con lancio di un attaccante sulla linea che scappa (palla libera) con successiva respinta, salita, frenata e difesa in collaborazione. SITUAZIONE DI 2:2 SU TRE SETTORI “ZONATI” IN ORIZZONTALE Su tre settori di 18x40 m circa, si gioca in situazione di due-due in ogni settore. I tocchi sono liberi e ogni coppia resta zonata nel proprio settore di competenza. I giocatori possono essere impiegati nelle tre zone (difensiva, mediana, offensiva) in coerenza con i ruoli ricoperti o secondo il principio della rotazione dei ruoli. 10 SITUAZIONE DI 2:2 CON ABBINAMENTI PRECOSTITUITI PER CIRCOSTANZE TATTICHE DIVERSE E IMPREVISTE Su uno spazio di 40x25 m circa si gioca in situazione di due-due con partenze da posizioni e situazioni diverse sia per la coppia in difesa sia per quella in attacco. Tre dei quattro lati del terreno di gioco (esclusa la linea di fondo campo) vengono suddivisi in segmenti di ugual lunghezza, ciascuno occupato da una coppia di giocatori. I venti giocatori sono suddivisi in due gruppi di colore diverso. Si stabiliscano degli abbinamenti precostituiti fra coppie che si trovano in posizione speculare. Ogni coppia è in possesso di un pallone. Alla chiamata del nome di un componente la coppia, da parte del mister, questa inizia l’attacco alla porta contrastata dalla coppia in posizione speculare, abbinata in precedenza, che deve impedire la realizzazione della rete. L’azione offensiva deve iniziare con un passaggio. Proseguiamo nell’analizzare la collaborazione a livello di tattica col- degli attaccanti, affrontati dapprima in situazioni di parità numeri- lettiva, passando da situazioni di parità numerica (2:2) in cui i gioca- ca (3:3), quindi di inferiorità numerica (3:4). tori che difendono devono continuamente decidere se marcare o coprire, a situazioni di superiorità numerica in difesa (3:2) nelle quali Con il passaggio da due a tre attaccanti le variabili da controllare i difensori devono marcare i due attaccanti e dare copertura da parte dei difensori aumentano, perché i giocatori senza palla con il terzo muovendosi e scambiandosi, con tempismo ed efficace che possono ricevere e giocare liberamente diventano due, ma comunicazione verbale, gli attaccanti. rimangono costanti i principi di tattica individuale dell’uno contro La progressione didattica continua con l’aumento del numero uno e di tattica collettiva del due contro due. SITUAZIONE DI 3:2 PIÙ UN ATTACCANTE IN APPOGGIO Su uno spazio di 40x42 m circa due attaccanti, giocando senza vincoli, devono cercare la conclusione contro tre difensori e un portiere. I due attaccanti possono usufruire dell’appoggio di un terzo compagno che gioca liberamente ma non può concludere a rete. I difensori devono sfruttare la situazione di superiorità marcando i due attaccanti e coprendo con il terzo. ALTERNANZA MARCO-COPRO A TRE GIOCATORI SU ATTACCO CENTRALE E SU ATTACCO LATERALE Tre attaccanti si passano la palla, a due tocchi sul posto, con passaggi laterali; tre difensori fronte a loro, alternativamente, eseguono una marcatura uscendo verticalmente sull’attaccante in p.p. con frenata e corretta presa di posizione antero-posteriore per passare alla copertura con la diagonale difensiva assumendo una posizione tale da vedere il pallone e l’avversario di zona; i due giocatori che coprono con la diagonale devono restare sulla stessa linea (per avere un’unica linea di fuorigioco) sia quando la pressione viene fatta sull’attaccante laterale sia quando viene effettuata sull’attaccante centrale. 11 SCUOLA ALLENATORI Per esercitare sul campo in situazione di gioco reale il 3:3 si posso- tattiche diverse e impreviste). no utilizzare le stesse proposte presentate per esercitare il 2:2 (situa- Naturalmente si potranno variare i parametri relativi allo spazio di zione di 3:3 con meta e di 3:3 con porticine, situazione di 3:3 con gioco rispetto a quelli utilizzati nelle proposte di due contro due, a porta e portiere, situazione di 3:3 su tre settori “zonati” in orizzon- seconda che si voglia favorire o rendere più difficile il lavoro dei tale, situazione di 3:3 con abbinamenti precostituiti per circostanze difensori. SITUAZIONE DI TRE DIFENSORI CONTRO QUATTRO ATTACCANTI Su uno spazio di 40x42 m circa quattro attaccanti, giocando senza vincoli, devono cercare la conclusione contro tre difensori e un portiere. I difensori, trovandosi in situazione di inferiorità numerica, dovranno soprattutto coprire la zona degli ultimi 16-20 m concentrandosi nell’imbuto (spazio caldo davanti alla porta) e uscendo a pressione sul portatore di palla avversario per ostacolarne al massimo la conclusione. È valido il fuorigioco e si gioca con tocchi liberi. Quando l’azione offensiva viene interrotta dai difensori con la conquista del possesso palla, questi rinviano sull’attaccante più arretrato dopo aver effettuato almeno un passaggio (partecipa anche il portiere) per essere di nuovo concentrati in una nuova azione difensiva. 2.3 La tattica collettiva nella linea che difende a zona che consiste nell’arretrare per chiudere lo spazio alle spalle (concetto di palla libera). Coerentemente con l’impostazione che mi sono dato nell’elaborare que- Queste diverse situazioni richiedono vari sviluppi di tattica. sto lavoro (tattica individuale, collaborazione fra due o più giocatori, col- Gli schemi di gioco, necessari per applicare correttamente i principi della laborazione nel reparto difensivo a zona, e collaborazione di squadra), tattica nella fase di non possesso, che affronteremo in questa parte della ritengo utile prendere in considerazione da un punto di vista didattico e tesi sono: l’elastico difensivo, i raddoppi di marcatura, la creazione del situazionale gli aspetti che riguardano il reparto difensivo schierato con lato forte in fascia laterale, il pressing, il fuorigioco. Se queste situazioni quattro difensori. vengono decodificate e automatizzate dai calciatori, il gioco difensivo Nel difendere a zona, ogni giocatore si muove in funzione della palla trarrà grande giovamento. Naturalmente questi movimenti vanno propo- andando in marcatura a pressione sull’avversario in p.p. nella zona di sua sti ai difensori del reparto difensivo con esercitazioni specifiche che esal- competenza (a meno che non si trovi in inferiorità numerica) o coprendo tino l’apprendimento consapevole e non stereotipato. uno spazio in senso orizzontale e verticale. Prima di affrontare questi aspetti, però, vediamo la disposizione di un Ritengo che il punto di partenza fondamentale debba essere identificato reparto difensivo composto da quattro giocatori. nella marcatura a pressione, azione di tattica individuale che il giocatore adotta sul portatore di palla avversario con lo scopo di limitare tempo e spazio di gioco. 2.3.1 La disposizione nella linea difensiva a quattro giocatori La marcatura a pressione, analizzata nella prima parte di questo lavoro, 12 innesca una serie di concetti fondamentali per lo sviluppo della tattica La posizione e i movimenti dei quattro difensori sono influenzati dalle collettiva nella fase di non possesso. variabili della situazione (palla, posizione di avversari e compagni, I giocatori devono essere educati all’interpretazione delle condizioni della zona di campo in cui si opera, posizione della nostra porta). palla individuando le situazioni di gioco favorevoli per applicare la pres- Per adottare una difesa attiva e corale finalizzata a creare situazioni di sione (concetto di palla coperta) o un’azione di temporeggiamento superiorità numerica si adotta la cosiddetta linea difensiva. Attraverso movimenti coordinati la linea difensiva si modella alle diverse Tra gli svantaggi vi è quello di dare spazio libero alle spalle dei due difen- situazioni di gioco e alla filosofia del tecnico: rispetto al portatore di palla sori centrali e di non avere copertura su un uno-due avversario. si possono sviluppare “linee difensive” a 1 sola copertura, a 2 o 3 coperture che influenzano la profondità “tolta o concessa all’avversario” e il Con due linee di copertura (fig. B) c’è più copertura laterale e centra- relativo modo di difendere. le ma fra gli svantaggi vi è quello di concedere più profondità agli avversari; inoltre è più difficile attuare il fuorigioco collettivo così come è più Su palla laterale si può adottare un posizionamento: difficile pressare centralmente un passaggio interno degli avversari per- - a 1 linea di copertura; ché il difensore centrale che copre deve percorrere più spazio. - a 2 linee di copertura in cui i due centrali si coprono reciprocamente. Su palla centrale (fig. C): Con una linea di copertura (fig. A) non si dà profondità agli avversari, si - l’uomo di zona esce a pressione mentre gli altri stringono in copertura è pronti al fuorigioco, si è più pronti a pressare il passaggio interno, si è più rimanendo tutti sulla stessa ultima linea per poter attuare il fuorigioco corti e quindi è più facile dare e ricevere copertura con la linea davanti. individuale su un possibile taglio interno dell’attaccante. PIRAMIDE DIFENSIVA SU ATTACCO CENTRALE (FIG. A) I giocatori mantengono una distanza ottimale fra loro tale da permettere, su un attacco esterno, di occupare gli spazi dalla linea mediana del campo al portatore di palla lasciando eventualmente libero lo spazio lontano dalla linea dove si genera il cosiddetto “lato debole”. PIRAMIDE DIFENSIVA SU ATTACCO CENTRALE (FIG. B) La disposizione a due linee di copertura concede più profondità agli avversari, rende più difficile l’applicazione del fuorigioco, è meno aggressiva nell’aggredire la palla ma consente una maggiore copertura alle spalle. Fig. A Fig. B PIRAMIDE DIFENSIVA SU ATTACCO CENTRALE (FIG. C) Il difensore centrale di parte esce a pressione, l’altro difensore centrale e il difensore esterno di parte coprono in diagonale per formare la cosiddetta piramide difensiva. Il difensore esterno più lontano si allinea con gli altri due compagni in copertura. MAI STARE PIATTI Il concetto di copertura è fondamentale per la difesa a zona. Mai commettere l’errore di stare piatti sul portatore di palla avversario. Fig. C Mai stare piatti È utile ribadire la posizione che deve assumere il difensore esterno oppo- palla non deve mai superare la linea del centrale di parte: in tal sto alla palla. Abbiamo visto che nella disposizione ad una linea di coper- caso si verrebbe a creare la cosiddetta “diagonale profonda” che impe- tura si allinea con gli altri tre, mentre nella disposizione a due linee di disce di attuare una difesa corale e collettiva alterando i principi ispirato- copertura il difensore esterno si allinea con il difensore centrale della sua ri della difesa a zona (fig. E). parte. In quest’ultima disposizione, però, il difensore esterno opposto Con la diagonale profonda, infatti, la squadra si allunga, concede alla palla, se non ha un avversario diretto da marcare, può stare in linea profondità agli avversari in quanto i difensori sono costretti ad arretrare con il penultimo difensore (fig. D). Il difensore esterno opposto alla sui lanci lunghi effettuati fra i centrali. Non è possibile attuare il fuorigio13 SCUOLA ALLENATORI co se una delle due punte che taglia dietro le spalle dell’altro centrale, il fuorigioco; di conseguenza si verrebbe a perdere il concetto di marca- poiché il difensore centrale se ha alle spalle il difensore esterno non può mento nella zona. Anche l’arretramento del centrocampista dovrebbe sapere quanto profondo sia stato il suo movimento di copertura. Il mar- avvenire a livelli di campo molto bassi per assumere la posizione di quin- catore a zona dovrebbe seguirlo ovunque a uomo non potendo attuare to difensore allo scopo di evitare attacchi in “zona cieca”. DISPOSIZIONE A DUE LINEE DI COPERTURA (FIG. D) Il difensore esterno opposto alla palla, se non ha un avversario diretto da marcare, può stare in linea con il penultimo difensore occupando un livello di campo più avanzato. DIAGONALE PROFONDA: NO! (FIG. E) Con questa disposizione si allunga la squadra perché si deve arretrare e non può essere attuato il fuorigioco. Inoltre vengono a mancare i principi fondanti della difesa a zona. Fig. D 2.3.2 I movimenti preordinati del reparto difensivo a quattro giocatori Fig. E comprendere e memorizzare i concetti tattici che stanno alla base dei movimenti effettuati e per passare, poi, al lavoro in situazione con la presenza atti- Il lavoro didattico nel reparto difensivo a quattro giocatori segue quello di tat- va di avversari in modo da consentire ai difensori di disporre situazionalmente tica individuale e collettiva presentato nelle pagine precedenti. Con le propo- dei concetti tattici acquisiti scegliendo ed eseguendo movimenti di marcatura ste di reparto tutti i difensori devono acquisire le stesse conoscenze e le mede- e copertura adeguati alla continua dinamica del gioco. Le esercitazioni situa- sime regole di gioco per adottare soluzioni difensive coordinate nel tempo e zionali servono, inoltre, per imparare a sfruttare la regola del fuorigioco, fon- nello spazio. Sul piano metodologico le proposte vanno dapprima effettuate damentale per tenere la squadra corta e non dare profondità agli avversari senza avversari (o con avversari passivi), affinché i calciatori possano meglio subordinandolo al pressing e alla condizione di palla “coperta”. QUATTRO CONTRO ZERO PER ALTERNANZA MARCO-COPRO A QUATTRO GIOCATORI SU ATTACCO CENTRALE E LATERALE Su tutto il campo, escluso le due aree di rigore e i corridoi adiacenti, si dispongono diversi palloni in ordine sparso. I giocatori a gruppi di quattro sono numerati e a turno attaccano uno dei palloni disposti sul campo. Il tecnico chiama il numero corrispondente al giocatore che deve fare l’aggressione alla palla. I compagni di chi va a “marcare il pallone” si dispongono in copertura e in diagonale, con piramide se l’attacco è centrale, con una o due linee di copertura, a seconda delle indicazioni del tecnico, se l’attacco è laterale. Gli spostamenti dei quattro possono avvenire con successivi attacchi alla palla orizzontali e con movimenti in avanzamento e arretramento. L’esercitazione si può eseguire anche come riscaldamento modulando il ritmo d’esecuzione. Eseguono otto giocatori (quattro per ogni metà campo) mentre gli altri, nelle due aree di rigore, attendono effettuando altri esercizi di riscaldamento. 14 QUATTRO CONTRO ZERO PER ALTERNANZA MARCO-COPRO A QUATTRO GIOCATORI SU ATTACCO CENTRALE E LATERALE Stessi obiettivi dell’esercitazione precedente: per esercitare la linea difensiva a quattro giocatori all’alternanza marcare/coprire su attacco laterale e attacco centrale avversario con disposizione diagonale a una o due linee di copertura (su attacco laterale) e a piramide (su attacco centrale). Sulla tre quarti campo si dispongono quattro sagome ricoperte da casacche di colore diverso in riga distanti circa dieci metri una dall’altra. Il tecnico chiama il colore che viene attaccato con marcatura a pressione dal giocatore della zona di competenza con i tre compagni che si posizionano in diagonale o a piramide. MOVIMENTI PREORDINATI DEI QUATTRO DIFENSORI CONTRO QUATTRO ATTACCANTI IN LINEA. DALLA DIDATTICA ALLA SITUAZIONE REALE Si dispongono i quattro del reparto difensivo ad una distanza di 20/25 m dalla linea di porta. Quattro attaccanti, ognuno in p.p., palleggiano all’altezza della linea mediana del campo. Al comando del tecnico l’attaccante chiamato mette palla a terra e punta in guida verso la linea dei difensori. Il difensore della zona di competenza va a pressare, mentre gli altri cercano di posizionarsi in copertura. L’esercitazione si svolge dapprima in forma didattica con gli attaccanti che si alternano nel puntare in guida i diversi difensori che non intervengono sulla palla; al segnale del tecnico si passa alla situazione reale: l’attaccante in p.p. esegue un passaggio di scarico ad uno dei tre compagni più arretrati che hanno abbandonato il pallone con cui stavano palleggiando per cercare di segnare (in un tempo prestabilito) mentre i difensori dovranno impedirlo. Se nel frattempo i difensori conquistano la palla devono cercare di trasferirla al tecnico nel semicerchio di c/c. MOVIMENTI PREORDINATI DEI QUATTRO DIFENSORI CONTRO QUATTRO ATTACCANTI IN LINEA. DALLA DIDATTICA ALLA SITUAZIONE REALE Quattro attaccanti in linea eseguono un giro palla a due tocchi. Il difensore di zona va in marcatura a pressione mentre gli altri coprono. Su attacco laterale si adotterà la disposizione a una linea di copertura (tratteggio rosso) o a due linee di copertura, mentre su attacco centrale la copertura dei tre deve avvenire su una linea per essere in grado di attuare il fuorigioco su un taglio interno degli attaccanti (tratteggio verde). L’esercitazione si svolge dapprima in forma didattica (attaccanti che mantengono le posizioni e difensori che non intervengono sulla palla); al segnale del tecnico si passa alla situazione reale con tutti i giocatori attivi: gli attaccanti dovranno cercare di segnare (in un tempo prestabilito) mentre i difensori dovranno impedirlo. Se nel frattempo i difensori conquistano la palla devono cercare di trasferirla al tecnico nel semicerchio di c/c. Se la didattica agevola l’apprendimento consapevole e graduale di concet- gli uomini sotto la linea della palla devono sempre ragionare e operare ti e posizioni che i quattro giocatori della linea difensiva devono attuare, all’unisono, come un tutt’uno. con il passaggio alle situazioni reali di gioco (nelle situazioni di quattro contro quattro aumentano le variabili per la presenza di tre attaccanti senza Per favorire l’acquisizione di questi comportamenti di tattica collettiva e per palla) ogni difensore deve imparare a comprendere le diverse circostanze di rendere i giocatori attivi, autonomi e partecipi, è fondamentale, come già gioco per dare risposte tatticamente razionali fondate sull’analisi della ricordato in altre parti di questo lavoro, fornire ai giocatori le regole di gioco situazione e su corrette azioni tecnico tattiche in termini spazio-temporali. per aiutarli nell’attuare azioni difensive collaborative e organizzate. Tale lettura deve essere fatta sempre con il concetto di reparto in quanto I difensori devono anzitutto imparare a muoversi in orizzontale e in verticale. 15 SCUOLA ALLENATORI 2.3.3 I movimenti orizzontali della linea difensiva Vediamo i movimenti a scalare in orizzontale nei seguenti casi: - scalare per affrontare una situazione in cui il difensore esterno si trova I quattro difensori devono sapersi muovere in orizzontale con i giusti tempi mantenendo l’equidistanza delle posizioni. fuori posizione; - scalare per affrontare una situazione in cui il difensore centrale si trova fuori posizione; Quando un difensore viene superato dall’avversario, quando si trova temporaneamente fuori posizione o nel caso in cui si trovi ad affrontare una situazione di inferiorità numerica, i compagni di reparto devono “scalare le posizioni”. Lo spazio lasciato temporaneamente libero dal - scalare per affrontare una situazione in cui il difensore esterno è superato in dribbling dall’avversario; - scalare di fronte alla sovrapposizione esterna avversaria per riequilibrare una temporanea situazione di inferiorità numerica; difensore viene coperto dallo spostamento del compagno più vicino con - scalare per evitare una situazione di inferiorità numerica sull’esterno; i restanti due difensori che si spostano per coprire ognuno il posto del- - scalare in seguito allo smarcamento in taglio esterno di un attaccante l’altro attuando, in tal modo, uno scorrimento di reparto. centrale. SCALARE PER AFFRONTARE UNA SITUAZIONE IN CUI IL DIFENSORE ESTERNO SI TROVA FUORI POSIZIONE I 4 giocatori eseguono una circolazione della palla da sinistra a destra accompagnando con una leggera corsa nella stessa direzione del gioco (linea sottile tratteggiata). Quando la palla arriva al difensore esterno opposto questi, dopo una breve guida verso il centro del campo, si arresta, cambia senso e si trasforma in attaccante simulando una situazione in cui il difensore esterno si trovi fuori posizione. I tre compagni del reparto attuano un movimento a scalare per ridare compattezza al reparto (linea spessa tratteggiata) con marcatura e diagonale a una linea di copertura. SCALARE PER AFFRONTARE UNA SITUAZIONE IN CUI IL DIFENSORE ESTERNO SI TROVA FUORI POSIZIONE Come prima, un difensore esterno (chiuso) effettua un giro palla sul difensore centrale di parte; l’altro difensore centrale si inserisce, riceve la palla, la guida verso il centro del campo, si arresta, cambia senso e si trasforma in attaccante simulando una situazione in cui il difensore centrale si trovi fuori posizione. I tre compagni del reparto attuano un movimento a scalare per ridare compattezza al reparto (linea spessa tratteggiata) con disposizione a piramide a una linea di copertura. SCALARE PER AFFRONTARE UNA SITUAZIONE IN CUI IL DIFENSORE ESTERNO È SUPERATO IN DRIBBLING DALL’AVVERSARIO L’attaccante in p.p. punta il difensore esterno che lo accompagna senza intervenire attivamente e si fa superare. Il difensore centrale di parte scala in marcatura mentre il difensore esterno superato ripiega in diagonale per ricompattare il reparto nella zona centrale. 16 SCALARE DI FRONTE ALLA SOVRAPPOSIZIONE ESTERNA AVVERSARIA PER RIEQUILIBRARE UNA TEMPORANEA SITUAZIONE DI INFERIORITÀ NUMERICA L’avversario in p.p. interno esegue un passaggio sul compagno in posizione esterna e si sovrappone per ricercare ampiezza e una temporanea superiorità. Quando il difensore che affronta il p.p. capisce di trovarsi in inferiorità numerica sfila in diagonale difensiva (“sfilata sulla sovrapposizione”) per ricomporre una situazione di parità numerica. Gli altri due difensori scalano per ricompattare il reparto. SCALARE PER EVITARE UNA SITUAZIONE DI INFERIORITÀ NUMERICA SULL’ESTERNO L’avversario in p.p. punta in guida della palla il difensore esterno nella cui zona di competenza si trova un avversario. Per non subire una situazione di inferiorità il difensore esterno non può marcare a pressione il p.p. che verrà affrontato dal difensore centrale di parte con il resto del reparto che scorre nella zona della palla. SCALARE IN SEGUITO ALLO SMARCAMENTO IN TAGLIO ESTERNO DI UN ATTACCANTE CENTRALE Sulla circolazione della palla l’attaccante centrale si smarca in taglio esterno accompagnato dal difensore centrale e riceve il passaggio verticale dal c/c esterno opposto, marcato dal difensore esterno. Il difensore esterno, appena la palla è passata alle sue spalle, ripiega in diagonale per ricompattare il reparto nella zona centrale. 2.3.4 La creazione del lato forte in fascia laterale sario, il difensore esterno, dopo aver marcato a pressione, si muove con spostamenti laterali assumendo una postura tale da vedere sempre palla e avver- Quando la palla deve essere riconquistata su una fascia laterale abbiamo sario (non deve chiudersi troppo verso la palla né aprirsi troppo verso l’avver- visto che con lo scorrimento del reparto difensivo si determina densità in sario). La diagonale del difensore esterno opposto alla palla non dovrebbe zona palla per cui si crea una zona forte favorita anche dalla più limitata pos- mai superare la metà della porta per non dare troppo campo agli avversari. sibilità degli avversari che a questo punto hanno angoli di gioco di soli 180°. Sul cambio di gioco avversario il difensore opposto alla palla deve essere subi- La fascia opposta alla palla (lato debole) può restare maggiormente libera in to in grado di decidere se pressare – quando ci sono i tempi di gioco e si trova quanto, anche di fronte ad un cambio di gioco improvviso, la lunga, anche sotto la linea di palla su un cambio di gioco poco profondo – o andare verso se veloce, traiettoria non dovrebbe trovare impreparata la linea difensiva poi- la porta per entrare nel primo palo – se rimane sopra la linea di palla su un ché tutti si muovono in funzione della palla. Prendiamo in considerazione, in cambio di gioco profondo – con i due difensori centrali che occupano una particolare, il comportamento tattico del difensore esterno seguendolo nei posizione entro la porta. Il tempo di scivolamento ha come riferimento il suoi movimenti. Nello scorrimento/scivolamento che segue il giro palla avver- piede d’appoggio dell’avversario che esegue il cambio di gioco. 17 SCUOLA ALLENATORI SCORRIMENTO DELLA LINEA DIFENSIVA SU CIRCOLAZIONE DEGLI AVVERSARI ESEGUITA CON PASSAGGI CORTI La circolazione della palla viene eseguita dai cinque avversari con passaggi corti e con tempi di gioco a due tocchi che non richiedono spostamenti molto veloci dei quattro difensori. Gli attaccanti possono modificare i tempi di gioco alternando un tocco ai due tocchi con conseguente adattamento della velocità di scorrimento dei difensori. L’esercitazione si può utilizzare nella fase iniziale della seduta come nel riscaldamento. SCORRIMENTO DELLA LINEA DIFENSIVA SU CAMBIO DI GIOCO ESEGUITO CON PASSAGGIO LUNGO A SCAVALCO I quattro attaccanti eseguono un cambio di gioco con un lungo passaggio a scavalco dopo un iniziale passaggio di scarico. Il difensore opposto alla palla (in fig. il difensore esterno sinistro) sul cambio di gioco poco profondo, si viene a trovare sotto la linea della palla per cui compie uno scorrimento per andare a pressione sul nuovo p.p. avendo come tempo di riferimento il piede d’appoggio dell’attaccante che esegue il cambio di gioco. Il difensore esterno destro scala in orizzontale (insieme ai due centrali) e chiude la disposizione del reparto (a una o due linee di copertura) posizionandosi in modo tale da vedere palla e avversario di zona senza oltrepassare la metà della porta in senso verticale. SCORRIMENTO DELLA LINEA DIFENSIVA SU CAMBIO DI GIOCO ESEGUITO CON PASSAGGIO LUNGO A SCAVALCO PROFONDO Rispetto alla situazione precedente il lancio effettuato dall’attaccante per cambiar gioco, dopo l’iniziale passaggio di scarico, è eseguito in profondità per cui il difensore esterno opposto alla palla si viene a trovare sopra la linea di palla. In questo caso il suo movimento è quello di andare verso la porta entro il primo palo con i due difensori centrali che occupano una posizione entro la porta per difendere su eventuali cross di prima intenzione provenienti dal fondo campo. 2.3.5 I movimenti verticali della linea difensiva e i difensori quindi devono coprire lo spazio dietro alla linea ricercando, in genere, la concentrazione difensiva arretrando nell’“imbuto” (o sfilando, scappando). 18 La linea difensiva deve sapersi muovere sull’asse verticale del campo; deve esse- Ovviamente non si arretra all’infinito ma fino all’area di rigore o alla linea dei 20 re sempre in movimento e questo dinamismo si deve manifestare con coordina- o 25 metri dalla linea di porta, a seconda delle indicazioni del tecnico; in questa ti movimenti, in avanzamento e arretramento, effettuati in base alla situazione di zona gli spazi sono limitati sia in profondità sia in ampiezza: c’è il portiere ed è gioco con l’obiettivo di togliere profondità all’avversario e di mantenere la possibile una buona copertura. Se la palla è giocata davanti alla difesa si fa squadra corta. marco-copro; se è giocata in fascia laterale, anche in profondità, la difesa guada- Per avere buoni risultati nell’applicazione coordinata dei movimenti in verticale di gna un tempo di gioco che potrebbe consentire di recuperare un compagno che “sali-scendi” della linea difensiva la regola di gioco che la linea deve conoscere e rientra (e ritornare in parità o superiorità numerica), di riordinare le fila dei difen- interpretare in modo unitario si basa sul concetto di palla libera-palla coperta. sori, di leggere una situazione difensiva predeterminata. La situazione di palla libera si ha quando il possessore ha tempo e spazio per Su palla libera la difesa deve essere sempre in movimento; pronta a scappare vedere il gioco e verticalizzare con libertà di scelta per cui i suoi compagni hanno nell’imbuto; a stringere le marcature e coprire; ad avanzare con l’elastico difensivo. tempo e spazio per preparare ed effettuare movimenti di smarcamento e/o di La situazione di palla coperta si ha quando il possessore ha poco tempo e spa- inganno. Su palla libera non bisogna mai dare lo spazio per la profondità zio per giocare in quanto è marcato a pressione da un avversario; la sua atten- zione è rivolta più alla palla che allo spazio ed è difficile eseguire un passaggio particolarmente favorevoli per creare le condizioni di palla coperta in cui verticale preciso. In questo contesto i tempi di smarcamento e gli spazi da sfrut- la linea deve assumere un atteggiamento aggressivo e avanzare verso la palla per tare dai compagni senza palla sono limitati dalla vicinanza del difensore che fa mantenere la squadra corta e compatta. pressione che determina, così, una grande zona d’ombra. In situazione di palla Ciò si verifica quando: coperta la linea difensiva deve assumere un atteggiamento aggressivo e avanza- 1) l’avversario in p.p. è marcato a pressione per cui non ha la giocata verticale; re verso la palla per mantenere la squadra corta e compatta. 2) la palla è rinviata dal nostro portiere o da un nostro difensore; Il concetto di marco-copro oltre ad essere relativo alla situazione di palla libera- 3) l’avversario guida la palla con spalle alla nostra porta o si libera della palla con palla coperta (nel senso che palla libera copro, palla coperta marco) dipende anche dalla posizione di campo occupata dal difendente in rapporto alla palla; se spalle alla nostra porta effettuando retropassaggi; 4) l’avversario guida la palla nel momento in cui il piede d’appoggio è distante il difendente si trova verso il limite dell’area e la palla è vicina si deve stringere la dalla palla. marcatura sull’avversario di zona (marcare di più e coprire di meno) per ostaco- La linea difensiva, viceversa, scivola all’indietro per coprire e restringere gli spazi lare una conclusione o un assist che potrebbe cogliere sbilanciata la linea difen- difensivi nelle situazioni di inferiorità numerica con lo scopo di guadagnare un siva sulla nuova palla. tempo di gioco per ricomporre un equilibrio tattico con il rientro di compagni È determinante educare i difensori a riconoscere ed automatizzare le situazioni sotto la linea di palla. MOVIMENTI VERTICALI SULLA LINEA: GUIDA, ARRESTO, GUIDA, PASSAGGIO Tre coppie di giocatori si trovano circa a metà campo centralmente e sulle fasce; ciascuna coppia è in possesso di una palla. Quattro difensori partono dalla tre quarti e si muovono in modo unitario sulla base della lettura delle condizioni del p.p. L’attaccante chiamato dal tecnico punta in guida la linea difensiva che indietreggia per coprire e restringere lo spazio perché la palla è libera. Dopo una breve guida (1) il p.p. si arresta, cambia senso, guida con spalle alla porta (2) ed esegue un passaggio (3) sul compagno in sostegno. La linea avanza verso la palla interpretando correttamente le condizioni di palla coperta per arrestarsi e indietreggiare nuovamente un attimo prima che l’avversario fronte alla porta riceva il passaggio (4). MOVIMENTI VERTICALI SULLA LINEA: GUIDA, ARRESTO, PASSAGGIO L’esercitazione è simile a quella precedente; cambiano le situazioni di lettura tattica e quindi i tempi di arretramento e avanzamento della linea. L’attaccante chiamato dal tecnico punta la linea guidando frontalmente (1) si arresta ed esegue il passaggio (2) sul compagno a sostegno. La linea arretra quando è puntata frontalmente (palla libera), si arresta e avanza nel tragitto del passaggio per arretrare nuovamente un attimo prima che l’avversario fronte alla porta riceva il passaggio (3). MOVIMENTI VERTICALI SULLA LINEA: GUIDA, ARRESTO, SCARICO, CROSS Questa esercitazione prevede l’inserimento di due attaccanti che cercano la profondità sul cross effettuato di prima intenzione dal centrocampista centrale. Quest’ultimo riceve dal centrocampista esterno che dopo guida della palla a puntare frontalmente la difesa esegue un passaggio sul c/c centrale a sostegno. La linea difensiva arretra sulla guida della palla (1), avanza sul tragitto del passaggio indietro (2) per scappare a difendere la profondità sul cross effettuato di prima intenzione (3). 19 SCUOLA ALLENATORI MOVIMENTI VERTICALI SULLA LINEA: GUIDA, STERZATA, PASSAGGIO Anche in questa esercitazione la linea difensiva reagisce all’iniziativa del c/c esterno. Questi punta in guida della palla il difensore esterno (1) mentre i due attaccanti seguono lo sviluppo dell’azione in attesa del cross e la difesa arretra. Il p.p. chiuso dal difensore anziché effettuare il cross compie una sterzata rientrando sull’interno (2) per crossare o passare con il piede opposto (3). Gli attaccanti attaccano lo spazio in taglio e i difensori, dopo aver accompagnato lo smarcamento in profondità degli attaccanti, lasciano su palla chiusa (sterzata nel momento in cui il piede d’appoggio è distante dalla palla) o sul tempo di smarcamento anticipato dell’attaccante per sfruttare un eventuale fuorigioco. MOVIMENTI VERTICALI SULLA LINEA: LANCIO, RESPINTA Quattro difensori sono disposti a circa 25 m dalla linea di fondo campo. Sei attaccanti sono collocati su due linee: quattro occupano l’ampiezza all’altezza della metà campo circa, due una posizione esterna sulla tre quarti campo. Alle spalle dei sei attaccanti si trovano diversi palloni. Il tecnico chiama uno dei sei giocatori che si dirige sul pallone più vicino posto alla sue spalle. Durante il breve tragitto per raggiungere il pallone (1) la difesa sale per arretrare nell’attimo in cui l’attaccante, dopo aver mosso la palla, pone il piede d’appoggio in linea con la palla per effettuare un lancio in profondità sulla linea difensiva (2). Il difensore sulla traiettoria respinge (3) con i compagni che coprono con una sola linea di copertura sia su palla centrale sia su palla esterna. Sul tragitto della palla respinta (palla coperta) la linea avanza per fermarsi un attimo prima che giunga a uno degli attaccanti; se questi guida puntando frontalmente (4), la linea arretra, se si gira e guida di spalle alla porta (5) la linea continua a salire fino a che il tecnico non chiama il nome di un altro giocatore. MOVIMENTI VERTICALI SULLA LINEA: UNO-DUE INTERNO Prendiamo in considerazione ancora due situazioni tattiche che si originano su iniziativa del c/c esterno in p.p. La prima riguarda il cosiddetto uno-due interno (fig. A) o “per dentro” e la seconda il velo fra due punte strette (fig. B). Nel triangolo interno effettuato dal c/c esterno che viene dentro al campo per ricevere sul piede dominante, il difensore esterno dopo marcatura a pressione copre (1) con il difensore centrale di parte che marca (2). Il comportamento tattico del secondo difensore centrale e del difensore esterno opposto si basa sulla lettura di palla libera o coperta. Se è libera, dovranno arretrare nell’imbuto per evitare passaggi filtranti concedendo solo l’esterno accompagnando i tagli avversari per arrestarsi e salire se la palla non parte. Se il p.p. è marcato a pressione e non ha la giocata verticale i difensori avanzano per togliere profondità intervenendo in chiusura in zona palla. MOVIMENTI VERTICALI SULLA LINEA: UNO-DUE INTERNO Quattro difensori sono disposti a circa 25 m dalla linea di fondo campo. Sei attaccanti sono collocati su due linee: quattro occupano l’ampiezza all’altezza della metà campo circa, due una posizione esterna sulla tre quarti campo. Alle spalle dei sei attaccanti si trovano diversi palloni. Il tecnico chiama uno dei sei giocatori che si dirige sul pallone più vicino posto alla sue spalle. Durante il breve tragitto per raggiungere il pallone (1) la difesa sale per arretrare nell’attimo in cui l’attaccante, dopo aver mosso la palla, pone il piede d’appoggio in linea con la palla per effettuare un lancio in profondità sulla linea difensiva (2). Il difensore sulla traiettoria respinge (3) con i compagni che coprono con una sola linea di copertura sia su palla centrale sia su palla esterna. Sul tragitto della palla respinta (palla coperta) la linea avanza per fermarsi un attimo prima che giunga a uno degli attaccanti; se questi guida puntando frontalmente (4), la linea arretra, se si gira e guida di spalle alla porta (5) la linea continua a salire fino a che il tecnico non chiama il nome di un altro giocatore. 20 Fig. A MOVIMENTI VERTICALI SULLA LINEA: VELO La punta più vicina al compagno che esegue il passaggio “vela” per ricevere il passaggio di prima nello spazio. Il difensore centrale di sinistra deve intervenire d’anticipo. Fig. B Le considerazioni fin qui esposte ci portano a formulare una fondamentale regola di gioco: la linea difensiva non deve mai stare ferma ma si 2.3.6 Applicazione del fuorigioco sullo smarcamento in taglio degli attaccanti deve muovere in continuazione in avanti e indietro sulla base della interpretazione delle condizioni di palla libera–palla coperta che, unitamente L’applicazione della tattica del fuorigioco sullo smarcamento in taglio all’applicazione del fuorigioco individuale, permette al reparto difensivo degli attaccanti si può adottare con maggiori probabilità di riuscita adot- di agire in modo sincrono e unitario con lo scopo di togliere profondità tando una disposizione difensiva ad una sola linea di copertura sia su agli avversari e tenere la squadra corta. palla laterale sia su palla centrale. Vediamo i comportamenti dei difensori in occasione dello smarcamento in taglio degli attaccanti. MOVIMENTI VERTICALI SULLA LINEA Il c/c esterno destro, marcato a pressione dal difensore esterno sinistro (1), gioca a due tocchi: riceve dal c/c centrale di parte “aprendosi” sull’esterno ed esegue un passaggio verticale (2) a favore dell’attaccante che si è smarcato in verticale con il taglio (3). Il difensore centrale sinistro accompagnerà marcando l’attaccante sul taglio per interrompere la corsa nel momento in cui la palla non è ancora partita, ma l’attaccante, lanciato in profondità, si trova oltre la linea dello stesso difensore (accompagna e lascia). Gli altri due difensori devono rimanere in linea con il difensore centrale sinistro dapprima arretrando poi arrestandosi per salire nel momento in cui il difensore centrale sinistro “lascia” in fuorigioco l’attaccante. Se il c/c esterno sinistro, anziché giocare a due tocchi gioca di prima intenzione, al reparto difensivo vengono a mancare i tempi per effettuare il movimento di accompagno e lascio. In tal caso la linea difensiva arretrerà per accompagnare e marcare. MOVIMENTI VERTICALI SULLA LINEA L’attaccante centrale più arretrato, marcato a pressione dal difensore centrale sinistro (1), gioca a due tocchi: riceve da un c/c ed esegue un passaggio verticale (2) a favore dell’attaccante più avanzato che si è smarcato in verticale con il taglio (3). Il difensore esterno sinistro accompagna il taglio dell’attaccante per interrompere la corsa nel momento in cui la palla non è ancora partita, ma l’attaccante lanciato in profondità, si trova oltre la linea dello stesso difensore (4) (accompagna e lascia). Gli altri due difensori devono rimanere in linea con il difensore centrale sinistro dapprima arretrando poi arrestandosi per salire nel momento in cui il difensore centrale sinistro “lascia” in fuorigioco l’attaccante. Se l’attaccante che esegue il passaggio verticale anziché giocare a due tocchi gioca di prima intenzione (anche se spalle alla porta), al reparto difensivo vengono a mancare i tempi per effettuare il movimento di accompagno e lascio. In tal caso la linea difensiva arretrerà per accompagnare e marcare. 21 SCUOLA ALLENATORI Dopo aver insegnato i movimenti e averli provati sul campo senza rità numerica senza la collaborazione di giocatori di altri reparti (quat- opposizione reale e con la giusta gradualità si deve passare alla fase tro contro sei) e con la collaborazione di giocatori di altri reparti delle esercitazioni situazionali; si propongono, di seguito, alcune (quattro più uno contro otto, quattro più due contro otto, quattro più esercitazioni situazionali da eseguire con la linea schierata in inferio- quattro contro dieci). SITUAZIONE DI QUATTRO CONTRO SEI Prima lavoro didattico senza l’intervento attivo dei difensori poi al comando del tecnico si gioca in situazione reale con i difensori che difendono la porta e cercano di impedire la realizzazione. Si dà un limite di tempo (esempio tre minuti) entro il quale deve essere conclusa l’azione offensiva. Se la palla viene conquistata dai difensori prima che scada il tempo disponibile l’esercitazione può essere organizzata con modalità diverse: A) il difensore che conquista la palla calcia lungo per perdere tempo, recuperare e salire con la linea posizionandosi lontano dalla porta, pronto a difendere su una nuova azione iniziata da un c/c con uno dei diversi palloni disposti sulla linea mediana del campo alle spalle degli attaccanti; B) il difensore che conquista la palla insieme ai compagni di linea deve far pervenire la palla ad un quinto compagno posto nel semicerchio di c/c con un’azione di possesso palla che privilegi sempre la giocata in sicurezza. Di fronte al rischio di perdere il p.p. in zona pericolosa, per tentare una costruzione manovrata il difensore in p.p. può sempre calciare lungo. Si può anche cambiare la disposizione dei sei attaccanti per abituare i quattro difensori ad affrontare diversi moduli di gioco (4-4-2 con c/c in linea, 4-4-2 con c/c a rombo, 4-3-3). SITUAZIONE DI QUATTRO CONTRO SEI SU DUE CAMPI ADIACENTI Con questo tipo di esercitazione si ha una maggiore continuità nel gioco in quanto i difensori che riconquistano la palla devono iniziare la costruzione dell’azione giocando sui c/c e/o gli attaccanti che si trovano nel campo adiacente. Gli spazi di gioco possono essere diversi per abituare la linea difensiva a difendere a diversi livelli di profondità. Si può giocare su una metà del campo (fig. A), sull’intero campo con aree e corridoi adiacenti esclusi (fig. B), sull’intero campo (fig. C). Fig. B Fig. A Fig. C 22 SITUAZIONE DI QUATTRO PIÙ UNO CONTRO OTTO (FIG. A) Si inserisce un centrocampista centrale davanti alla difesa. L’obiettivo è sempre quello di coprire lo spazio davanti alla porta e tra i compagni. Il c/c/c deve operare davanti alla difesa e scalare sulla linea sostituendo uno dei difensori centrali quando è scalato sulla fascia a prendere il posto del terzino eventualmente saltato. Sugli attacchi dal fondo si preoccupa della zona del dischetto del rigore. Si dà un limite di tempo entro il quale deve essere conclusa l’azione offensiva. Se la palla viene conquistata dai difensori prima che scada il tempo disponibile l’esercitazione può essere organizzata con le stesse modalità previste nella situazione di quattro contro sei proposta in precedenza. SITUAZIONE DI QUATTRO PIÙ UNO CONTRO OTTO (FIG. B) Davanti alla linea difensiva si inseriscono due c/c centrali. L’obiettivo è sempre quello di coprire lo spazio davanti alla porta e tra i compagni. I due c/c devono agire in modo coordinato nell’andare a pressione su palla centrale dandosi reciproca copertura, pronti a prendere il posto del difensore esterno di parte eventualmente saltato e a coprire all’altezza del dischetto di rigore sugli attacchi dal fondo. Fig. A Fig. B SITUAZIONE DI QUATTRO PIÙ QUATTRO CONTRO DIECI Possiamo utilizzare la seguente progressione. Dapprima si gioca con due linee (difesa e centrocampo) che hanno unicamente il compito di difendere contro una squadra formata da dieci giocatori di campo. Si dà un limite di tempo entro il quale deve essere conclusa l’azione offensiva (fig. A). Se la palla viene conquistata prima che scada il tempo disponibile si rinvia verso l’attaccante avversario con gli otto difensori pronti ad affrontare una nuova azione d’attacco. Gli otto avranno, come già ricordato, solo compiti difensivi; agiranno all’unisono mantenendo compattezza fra le due linee; applicheranno correttamente i principi di tattica collettiva della fase di non possesso per cui non risentiranno della situazione di inferiorità (marco-copro continuo, quindi scaglionamento nella e fra le linee, azione ritardatrice, equilibrio, concentrazione, controllo e limitazione). Cureranno le distanze nella linea e fra le linee per darsi sempre reciproca copertura; la lettura di palla libera e palla coperta; le posizioni sugli attacchi esterni e su quelli centrali; gli scorrimenti in ampiezza sui cambi di gioco profondo degli avversari in cui il difensore esterno opposto alla palla potrebbe trovarsi ossia sopra la linea di palla oppure sotto la linea di palla. In questa esercitazione, comunque, gli otto difensori, al fine di non subire la rete nel tempo prestabilito, manterranno sempre una situazione di compattezza e di equilibrio tattico con le due linee che difendono sotto la linea di palla. Ma la gara, si sa, è caratterizzata dalla continua alternanza tra fase di non possesso e fase di possesso, per cui a seguito della perdita del p.p. la squadra può non trovarsi equilibrata e nelle giuste posizioni sotto la linea di palla, causa lo smarcamento di alcuni calciatori in profondità. Nel momento dello sbilanciamento, dovuto alla perdita del p.p., è determinante applicare il principio dell’intercambiabilità dei ruoli disponendosi in modo tale da rimanere sempre con due linee sotto la linea di palla (copertura reciproca) concedendo, eventualmente, la fascia opposta. L’alternativa può consistere nell’arretrare per prendere tempo e chiudere gli spazi in una zona più ristretta (concentrazione nell’imbuto). I lavori di transizione negativa con perdita del p.p. e recupero immediato delle posizioni sotto la linea di palla sono molto utili per migliorare tutti i principi difensivi. In particolare un’esercitazione molto utile basata sull’intercambiabilità dei ruoli è la situazione di otto + portiere contro dieci su una metà campo con l’aggiunta di venti metri in lunghezza (fig. B). La squadra al completo deve fare gol; gli otto giocatori devono difendere la porta e cercare di oltrepassare la linea posta venti metri oltre la metà campo (calcio – rugby). Rispetto all’esercitazione precedente nella fase di possesso gli otto hanno l’obiettivo di passare la linea di meta in qualsiasi suo punto per cui sono costretti a smarcarsi sopra la linea di palla e a rimanere sbilanciati, fuori posizione e in chiara inferiorità numerica quando perdono il p.p. Inizia in questo momento l’obiettivo dell’esercitazione che consiste nel vedere come i giocatori si coprono sotto la linea di palla, come si scambiano le posizioni in senso orizzontale e verticale e come rientrano coloro che si trovano momentaneamente sopra la linea di palla. Infine si può sviluppare la situazione di gioco inserendo un secondo portiere e due-tre giocatori compagni degli otto che concludono a rete dopo aver conquistato la meta. Fig. A Fig. B 23 SCUOLA ALLENATORI SITUAZIONE DI OTTO CONTRO SEI SU CAMPO “ZONATO” Per non trascurare la didattica riguardante il movimento dei quattro c/c e per creare un collegamento con il reparto difensivo anche sotto forma di guida verbale dei quattro difensori nei confronti dei quattro c/c, si propone una situazione in cui in una zona di campo prestabilita quattro c/c giocano contro quattro difensori, mentre in una zona adiacente quattro difensori più il portiere giocano contro due attaccanti. I c/c in p.p. dovranno cercare di servire i compagni attaccanti mentre i c/c in fase di non possesso, opportunamente guidati dai difensori alle spalle, dovranno evitare questa possibilità muovendosi con molto ordine nella fase di non possesso. I due attaccanti possono abbassarsi nella zona riservata ai c/c ponendosi fra le due linee di gioco seguiti dai difensori. SITUAZIONE DI OTTO CONTRO SEI SU CAMPO “ZONATO” Rispetto alla situazione precedente si aggiungono ai sei giocatori azzurri quattro difensori che operano nella propria zona di competenza (le zone da due passano a tre). In un momento successivo i difensori si potranno inserire a turno nella zona mediana per creare superiorità numerica che deve essere riequilibrata da una scalata di un difensore rosso che garantisca l’equilibrio nella zona centrale. Se i difensori rossi conquistano il p.p. devono fare un p.p. non finalizzato conquistando un punto dopo un certo numero di passaggi. Infine, per educare i difensori ad attuare l’intercambiabilità dei ruoli nelle situazioni di squilibrio tattico, i difensori rossi quando entrano in p.p. si obbligano a conquistare la zona di meta. 2.4 La collaborazione di squadra pressing e il fuorigioco); 3) Concentrazione; 4) Equilibrio; 2.4.1 I principi della tattica nella fase di non possesso (e in quella 5) Controllo e limitazione in difesa (consapevolezza dei rischi e delle priorità). di possesso) Analizziamoli brevemente tenendo anche conto che ad ogni principio della Poiché lo scopo della tattica è quello di creare una “organizzazione di gioco” è fase di non possesso corrisponde un principio della fase di possesso (scagliona- importante che i giocatori di ogni reparto acquisiscano i principi della tattica col- mento in attacco; penetrazione/profondità; ampiezza; mobilità; imprevedibilità lettiva nella fase di non possesso (e in quella di possesso) assi portanti della stes- o improvvisazione e sorpresa). sa organizzazione. Tali principi di tattica collettiva in fase difensiva devono essere applicati nel corso del gioco dai giocatori di tutti i reparti adottando mezzi e SCAGLIONAMENTO schemi della tattica tali da rendere pratici e funzionali gli stessi principi. Il tecni- Secondo questo principio non ci si deve mai trovare, in fase difensiva, su una co incide nel dare organizzazione collettiva se la squadra, in relazione alle sem- linea piatta ma ci si deve posizionare sempre in modo da porsi in copertura a pre mutevoli situazioni del gioco, sviluppa mezzi/schemi tattici coerenti con i chi attacca il portatore di palla. In fase difensiva si deve assumere una posizio- principi di tattica, sia nella fase di non possesso sia in quella di possesso. ne intermedia tale da poter intervenire sia sul proprio avversario sia in copertu- Ricordiamo i principi della tattica collettiva nella fase di non possesso: ra ad un compagno. Nel coprire si deve occupare uno spazio modificando continuamente la propria posizione in riferimento alla posizione dell’avversario in 24 1) Scaglionamento; appoggio. 2) Azione ritardatrice (può attuarsi con il temporeggiamento oppure con il Lo scaglionamento permette la copertura reciproca e nel gioco a zona ciò deve avvenire non solo nella linea difensiva ma anche fra le linee. Il principio corri- bilità di copertura reciproca nonostante il movimento degli avversari e una velo- spondente nella fase di possesso è il principio dello scaglionamento in attacco. ce circolazione della palla per sfruttare, in attacco, il principio della mobilità. AZIONE RITARDATRICE (PUÒ ATTUARSI CON IL TEMPOREGGIAMENTO CONTROLLO E LIMITAZIONE IN DIFESA (CONSAPEVOLEZZA DEI RISCHI OPPURE CON IL PRESSING E IL FUORIGIOCO) E DELLE PRIORITÀ) Con questo principio si alterano i tempi di gioco avversari rallentandoli con Rispettare questo principio significa che in fase difensiva si deve sempre ragio- un’azione di temporeggiamento che consiste nell’indietreggiare verso la pro- nare cercando di agire in seguito ad un’attenta lettura della situazione per non pria porta portando densità in questa zona (ci si concentra nell’imbuto restrin- essere mai colti di sorpresa, osservando e comprendendo tutte le variabili: gendo gli spazi su eventuale lancio lungo degli avversari o facendo loro perde- - palla (controllo la palla o l’avversario? È una decisione che deve essere presa re tempo nel caso di azione manovrata). Questo atteggiamento difensivo è conseguente alla lettura di palla libera. Una squadra che ha perso il p.p. ha il seguente ordine di priorità: 1. la propria porta; continuamente e che dipende dalla situazione); - compagni (devo saper interagire con i compagni più vicini, capire e applicare le regole di gioco); - avversari (alternanza fra marcatura e copertura; anche questa è una scelta 2. l’imbuto difensivo; che dipende continuamente dal variare della situazione ma la regola è che più 3. la marcatura degli avversari che diventa tanto più stretta quanto più ci si mi avvicino alla porta da difendere e più marco e meno copro); avvicina alla porta. - spazi e porta. Si deve essere consapevoli delle conseguenze delle scelte difensive e si deve L’altro atteggiamento difensivo contemplato da questo principio nasce dalla fare sempre attenzione di fronte all’atteggiamento degli avversari, che si basa lettura di palla coperta. In questo caso la squadra scala in avanti (come se in anche sul principio dell’imprevedibilità in attacco. teoria avanzasse la linea della propria porta) per togliere tempo e spazio al possessore di palla salendo in pressing e attuando il fuorigioco. I principi di tattica nella fase di non possesso sono presenti negli esercizi di tat- Si costringono gli avversari a giocare in modo affrettato, con tempi limitati e tica collettiva sul reparto difensivo che ho sviluppato nel paragrafo preceden- con poco spazio utile su cui effettuare il passaggio. Attuando questo principio te. Lo scaglionamento lo troviamo applicato nella disposizione della linea in fase di non possesso ci si contrappone alla priorità di conquistare spazio in difensiva su attacco centrale e laterale; l’azione ritardatrice si sviluppa nei avanti giocando in sicurezza e precisione nella fase di non possesso (principio lavori in cui la linea difensiva si muove in verticale sulla base della lettura di palla della profondità/verticalizzazione). libera-palla coperta: nel primo caso la linea difensiva scivolava all’indietro nell’imbuto a protezione della zona pericolosa attuando oltre al temporeggiamen- CONCENTRAZIONE to anche il principio della concentrazione mentre nel secondo caso la linea Il principio presuppone il raggruppamento di più giocatori possibile nel cosiddet- sale per assumere un atteggiamento aggressivo avanzando verso la palla per to imbuto difensivo, cioè nella zona di campo più pericolosa, quella compresa marcare gli appoggi vicini ritardando e ostacolando lo sviluppo della manovra fra la linea della palla e la porta. Man mano che ci si avvicina alla porta le distan- avversaria. Negli esercizi in cui la linea effettua scalate orizzontali per creare ze fra i difensori devono diminuire sia in senso orizzontale sia in senso verticale zone forti sulle fasce laterali si applica il principio dell’equilibrio necessario a e si mira ad avere sempre superiorità numerica rispetto agli avversari. La zona di contrastare la mobilità e la circolazione di palla degli avversari. campo più pericolosa da difendere è quella centrale da cui il tiro in porta ha la In quest’ultima parte del lavoro cercherò in modo graduale e sistematico di maggiore ampiezza visiva e il portiere ha il maggiore spazio da coprire. organizzare alcune proposte pratiche per sviluppare i principi di tattica con tutti Il principio corrispondente nella fase di possesso è il principio dell’ampiezza in i reparti schierati. attacco. Tutti i reparti devono conoscere gli sviluppi di tattica collettiva in fase difensiva e saperli applicare in riferimento alla situazione di gioco. L’atteggiamento EQUILIBRIO difensivo collettivo è innescato dal giocatore che si trova più vicino al p.p. C’è equilibrio quando si riescono a coprire tutti gli spazi mantenendo la possi- avversario. Nasce il concetto di palla libera-palla coperta con i conseguenti 25 SCUOLA ALLENATORI comportamenti tattici collettivi menzionati più volte (azione ritardatrice con Ciò si verifica quando: temporeggiamento o pressing). Per organizzare una squadra aggressiva sul piano difensivo con l’obiettivo prima- 1. quando un avversario riceve con spalle girate alla propria porta; rio di togliere tempi e spazi di gioco agli avversari, ridurre la profondità, portare 2. quando l’avversario, ricevendo palla, esegue uno stop impreciso che gli superiorità in zona palla mantenendo un blocco unito, compatto, corto e stretto fa perdere tempo; in senso verticale e orizzontale, credo si debba partire, ancora una volta, dall’at- 3. quando l’avversario riceve un passaggio sbagliato nello spazio (si teggiamento del singolo giocatore che va ad effettuare la cosiddetta “prima smarca sul lungo e riceve corto o si smarca sul corto e riceve lungo) per pressione”. Quando il difensore effettua la prima pressione determina una situa- cui perde tempo; zione di palla coperta; a questo punto il p.p. ha difficoltà a giocare in avanti, è costretto a proteggere, ad arretrare o ad effettuare passaggi sugli appoggi vicini: la squadra deve quindi organizzare un pressing collettivo accorciando velocemente verso il pallone marcando gli appoggi più vicini e subito pronta a riconqui- 4. quando l’avversario guida la palla e il piede d’appoggio è distante dalla palla stessa; 5. quando la palla è in movimento per un passaggio lento e lungo per cui ci mette tempo ad arrivare; stare la palla per contrattaccare. Anche se non ricercata come obiettivo primario, 6. quando la palla è giocata all’indietro; la conseguenza sarà l’applicazione della tattica del fuorigioco. 7. quando la palla è in aria; 8. su rimessa laterale nei pressi dell’area di rigore avversaria (scarsa gittata della palla); 2.4.2 Individuazione delle condizioni di palla coperta 9. nel momento in cui l’avversario sta per calciare (elastico difensivo). È determinante, dunque, educare i giocatori a riconoscere e automatizzare le Per educare i giocatori a riconoscere queste situazioni ritengo che il program- situazioni particolarmente favorevoli per creare le condizioni di palla coperta ma di lavoro più funzionale debba contenere una continua alternanza tra atti- che consentono utili sviluppi nel gioco collettivo come il pressing e il fuorigio- vità situazionali, svolte con partite a tema e attività didattiche semplificate co, l’elastico e i raddoppi di marcatura. senza la presenza degli avversari o con avversari passivi. PARTITA A TEMA PER RICONOSCERE SITUAZIONI FAVOREVOLI PER CREARE LE CONDIZIONI DI PALLA COPERTA Il tema da cui partire è la pressione sulla palla. L’obiettivo è di educare i giocatori a riconoscere e automatizzare le situazioni particolarmente favorevoli per creare le condizioni di palla coperta prerequisito necessario per il pressing. Si individua una situazione predeterminata (fra quelle sopra elencate) in cui effettuare la pressione individuale che rappresenta il tema della gara e per il resto da giocarsi in forma libera; ogni volta che un giocatore non effettua la pressione nella situazione prestabilita pur essendoci le condizioni spazio-temporali, l’allenatore, che funge da arbitro, assegna un calcio di rigore contro la squadra del giocatore che non osserva il tema proposto. Viene così penalizzata l’intera squadra stimolando in questo modo la partecipazione e la comunicazione di tutti i compagni impegnati nel riconoscere e nel trasmettere verbalmente la corretta lettura del tema proposto. Si parte con la proposta di un tema per partita opportunamente ripetuto fino a che non si crea l’apprendimento automatizzato (acquisizione di un’abilità senza l’intervento consapevole). Si passa poi alla proposta di due temi per partita e così via fino a proporli (e ad apprenderli) tutti. A questa tipologia di lavoro va affiancata un’attività semplificata per riconoscere le situazioni di palla libera-palla coperta con i conseguenti sviluppi tattici del temporeggiamento o del pressing e con l’applicazione del fuorigioco e dell’elastico. Il tutto va riportato in situazione affinché tali sviluppi entrino a far parte del patrimonio tattico di ogni calciatore. 26 BLOCCO SQUADRA COMPATTO CHE SI MUOVE IN FUNZIONE DELLA PALLA Il tecnico in p.p. oltre la metà campo, si muove lentamente guidando in direzione orizzontale, (1) verticale (2) e diagonale (3), rispetto agli assi del campo. La squadra, schierata secondo il modulo stabilito, si muove in blocco sotto la linea di palla e, a seconda della posizione della stessa, ricercherà l’equidistanza fra le linee e nei reparti per mantenere il blocco corto e stretto, la simultaneità nei movimenti orizzontali, verticali, lo scaglionamento fra le linee. Dovrà, inoltre, assumere posizioni sfalsate, privilegiando il principio della concentrazione nell’imbuto. SVILUPPO DELL’ESERCITAZIONE DENOMINATA “BANDIERINE COLORATE” Ipotizzando di schierare la squadra con il 4-4-2 vediamo i movimenti nelle diverse posizioni. Con palla chiamata in corrispondenza delle bandierine nera e viola si assiste alla marcatura a pressione del difensore esterno di parte con una o due linee di copertura nel reparto. Il c/c esterno di parte effettua il raddoppio sistematico anche in funzione di un eventuale pressing ad invito. Tutti gli altri giocatori si abbassano per mantenere la compattezza di squadra. Bandierina grigia: piramide difensiva con una linea di copertura e raddoppio del c/c centrale più vicino. Bandierine rossa e verde: prima pressione del c/c esterno di parte con doppia linea di copertura del reparto mediano se le punte si trovano sopra la linea di palla (quella di parte si posizione sul retropassaggio, l’altra si accentra). I restanti giocatori avanzano in direzione della palla. Se anche le punte si trovano sotto la linea della palla la punta di parte esegue la prima pressione mentre l’altra chiude su un eventuale retropassaggio centrale, e tutti gli altri accorciano in pressing. BANDIERINE COLORATE Si posizionano sul campo sette bandierine colorate (o altri oggetti diversi fra loro) in corrispondenza delle posizioni occupate dalla squadra avversaria, disposta in campo con un determinato sistema di gioco. Nell’esempio riportato si suppone di affrontare un 4-3-3 con mancanza dei tre c/c. Il tecnico continua a guidare la palla e la squadra si modella in blocco come nell’esercitazione precedente fino a quando non viene chiamato il colore di una bandierina; la squadra deve immaginare che la palla sia stata trasmessa in quella posizione e quindi deve muoversi in blocco e con sincronia. Dopo ogni passaggio la palla “ritorna” al tecnico e la squadra si riposiziona per rimuoversi in modo unitario sulla chiamata di un nuovo colore. Il tecnico può anche chiamare in successione i vari colori: la squadra si muove in blocco in orizzontale, in verticale e in diagonale curando l’equidistanza nelle linee e tra le linee nonché l’applicazione dei principi dello scaglionamento e della concentrazione in difesa. Questa esercitazione contiene un forte messaggio per creare uno spirito difensivo di squadra; tutti i giocatori devono partecipare attivamente alla fase difensiva; tutti sono coinvolti nell’organizzazione del collettivo adattando continuamente la loro posizione in funzione della palla. Bandierine gialla e blu: le due punte eseguono il marco-copro, il c/c esterno di parte va sulla traiettoria verso l'esterno avversario, il c/c esterno opposto chiude entrando nella linea dei centrocampisti in diagonale di copertura. Il portiere partecipa sempre all’esercitazione per imparare a muoversi a seconda dell'avanzare/arretrare dell'ultima linea difensiva; diventa colui che deve accorciare lo spazio libero alle spalle della linea difensiva dandole copertura. 27 SCUOLA ALLENATORI BANDIERINE COLORATE E RIPARTENZA È l’evoluzione dell’esercitazione precedente. Si aggiungono due giocatori che si scambiano la palla a due-tre tocchi entrando fra le linee con la squadra schierata che si modella al movimento della palla; il portiere è schierato avversario a difesa della porta, e mentre cinque palloni sono posizionati all’altezza delle bandierine più lontane dalla porta avversaria. Dopo alcuni passaggi fra i due giocatori, il tecnico chiama il colore di una o più bandierine sulle quali la squadra si muove in blocco nel rispetto degli obiettivi già noti. Quando il tecnico chiama “ripartenza” il giocatore più vicino alla palla dà inizio al contrattacco che si conclude con una conclusione nel rispetto di eventuali vincoli tecnico-tattici imposti dal tecnico (n° di tocchi, n° di passaggi, traiettorie dei passaggi, tipologia dei passaggi ecc.). Dopo la conclusione la squadra ripiega in blocco al livello di campo mediano per iniziare una nuova sequenza. AZIONE RITARDATRICE; ARRETRARE O AVANZARE A SECONDA DI PALLA LIBERA-PALLA COPERTA All’interno di uno spazio di 40x55 m circa è schierata la squadra disposta secondo il modulo scelto dal tecnico. Gli avversari sono distribuiti come da figura e rappresentano quattro difensori (1,2,3,4), due esterni (5,6) e due attaccanti (7,8). Scopo dell’esercitazione è la lettura di palla libera o coperta con conseguente applicazione dell’azione ritardatrice sotto forma di temporeggiamento o pressing. Se ai giocatori 1, 2, 3, 4 gli viene lasciata un’ampia zona luce questi lanciano sugli attaccanti 7 e 8 o sugli esterni 5 e 6 per cambiare direzione di gioco (3 e 1 per 6; 2 e 4 per 5); in questo caso la squadra arretra e scorre nella direzione del passaggio con lo scopo di intercettare le traiettorie impedendo che arrivino a destinazione per salire sulla palla in volo con nuova lettura di palla libera o coperta. Pertanto diventa il temporeggiamento lo sviluppo dell’azione ritardatrice. Nel caso in cui un attaccante effettui la prima pressione costringendo il possessore a un passaggio laterale, a proteggere la palla o ad indietreggiare, la squadra accorcia verso la palla andando a marcare gli appoggi più vicini al portatore. In tal caso lo sviluppo dell’azione ritardatrice è il pressing. Il passaggio successivo alle esercitazioni proposte consiste nei lavori di 10 contro 10 più due portieri. DIECI CONTRO DIECI: ESERCITAZIONE BASE La squadra che difende (i rossi in figura) si muove nella propria metà campo in blocco per abituarsi a rimanere stretta e corta in riferimento a palla e porta. Agisce senza intervenire per riconquistare il p.p. ma si muove marcando a pressione, raddoppiando, facendo pressing, l’elastico ed eventualmente il fuorigioco contro una squadra schierata che fa p.p. a due, tre tocchi. Al segnale del tecnico il giocatore in p.p. la ferma con la suola; si simula la riconquista e la conseguente ripartenza che termina con la conclusione dei rossi con i blu passivi. L’esercitazione riprende con alternanza delle squadre nelle due fasi di gioco. DIECI CONTRO DIECI: VARIANTI Le varianti proposte consentono di passare progressivamente da una situazione di avversario passivo ad una situazione di gioco reale. Variante A. I difensori agiscono attivamente quando gli attaccanti superano la linea dei 22/25 metri. Variante B. Si gioca a tempo predeterminato con cambio della fase di gioco per ogni squadra dopo ogni 3’/4’ . Variante C. Si gioca “a palloni” (4, 5 palloni disposti in zone di campo diverse), cioè dopo un numero stabilito di attacchi che partono da ogni pallone chiamato dal tecnico. Questo esercizio va eseguito sotto forma di gara conteggiando i goal fatti da ciascuna delle due squadre. 28 PARTITA A TEMA CON CAMPO DIVISO IN TRE CORRIDOI VERTICALI Su spazio pari a tutta l’ampiezza del campo per 70 m in profondità si gioca con due squadre schierate. Il campo è diviso in tre settori verticali di uguali dimensioni. Obiettivi: chi difende deve mantenere la squadra stretta e corta con diversi giocatori dietro la linea della palla per creare superiorità numerica e razionale occupazione degli spazi. Si cerca l’applicazione dei principi di tattica nella fase di non possesso: lo scaglionamento nelle linee e nei reparti; la concentrazione nell’imbuto su palla centrale e su palla esterna scorrendo per occupare due corridoi adiacenti e creare un lato forte difensivo. Ciò consente di avere anche un equilibrio tale da modificare le posizioni sullo sviluppo in mobilità degli avversari grazie anche all’abbassamento dietro alla linea della palla di alcuni centrocampisti. PARTITA A TEMA IN INFERIORITÀ NUMERICA Nello stesso spazio utilizzato per l’esercitazione precedente si affrontano due squadre di cui una è mancante di una coppia di calciatori. Le due squadre possono adottare moduli di gioco diversi; ad esempio chi gioca in inferiorità si schiera con il 4-4-2, chi agisce in superiorità numerica con il 4-3-3. La coppia mancante viene sostituita ogni 3’/4’. Si inizia senza difensori esterni (vedi figura sotto) con l’obiettivo di ricostruire una situazione di equilibrio con l’intercambiabilità dei ruoli: scalata dei c/c esterni per ricomporre una linea difensiva a quattro con scorrimento di un c/c centrale e almeno un attaccante che ripiega sulla linea di c/c. Si tolgono, poi, i due difensori centrali con i c/c centrali che arretrano per inserirsi sulla linea difensiva, gli esterni di c/c che si concentrano in zona centrale e gli attaccanti che si abbassano e si allargano. Si prosegue togliendo i due c/c centrali e in un secondo momento i due esterni di c/c con l’obiettivo di migliorare i principi di tattica della fase difensiva. La coppia mancante, anziché essere costituita da entrambi gli esterni o entrambi i centrali, può essere mista (un giocatore centrale e uno esterno dello stesso reparto o di reparti diversi). Conclusioni ze didattiche deve aiutare i propri giocatori a risolvere i problemi del gioco. Tale intervento deve coinvolgere soprattutto gli aspetti cognitivi, La riuscita di un’azione tecnico-tattica è legata alle diverse variabili che con- inerenti i processi percettivi e decisionali (vedere, capire, decidere) e non dizionano il contesto in cui si svolge; fra queste variabili il tempo di esecu- limitarsi all’analisi della sola azione motoria (eseguire). zione e lo spazio in cui avviene assumono un’importanza fondamentale. L’allenatore deve saper insegnare a usare soprattutto la testa per far L’applicazione dei fondamentali della tattica individuale e collettiva nella acquisire ai calciatori quella consapevolezza tattica funzionale per otte- fase di non possesso che ho affrontato in questo lavoro, diviene corretta nere miglioramenti individuali e crescita di squadra. solo se eseguita con i tempi e gli spazi propri di quello specifico contesto. Questo mio lavoro vuole essere un piccolo contributo teso a far acquisi- Il calcio è sport aperto il cui ambito non è riproducibile perché è sempre re ai giocatori le competenze tattiche necessarie per sviluppare la fase di variabile e ci sono infinite possibilità di scelta. Tutto ciò rende il gioco non possesso con scelte psicomotorie autonome e coerenti allo scopo da imprevedibile in cui è semplice vederne gli effetti ma complesso raggiungere. È così che migliora la tattica che non va confusa con il tat- capirne le cause. ticismo che è una condotta imposta a priori che blocca la creatività dei L’allenatore con le proprie conoscenze specifiche e le proprie competen- giocatori impedendo loro di fare scelte autonome e situazionali. 29 CENTRO STUDI E RICERCHE INSEGNARE ATTRAVERSO LO SVILUPPO DELLE CAPACITÀ COORDINATIVE di Manuele Cacicia e Francesco Macri* ”LA FORMAZIONE DEL GESTO TECNICO DELLA GUIDA DELLA PALLA NELLA CATEGORIA PULCINI” Capacità di differenziazione; Capacità di percezione spazio-temporale; n un tipo di società come quella moderna in I Capacità di orientamento; cui si sono ridotte le occasioni di movimen- Capacità di reazione motoria; to libero, istintivo e spontaneo per i nostri Capacità di anticipazione motoria. bambini con conseguente poca coscienza del proprio corpo e limitato sviluppo delle capacità motorie (schemi motori, capacità senso- LE CAPACITÀ COORDINATIVE GENERALI percettive e coordinative) diventa fondamen- Capacità di controllo motorio tale per l’istruttore di calcio delle fasce più pic- Questa capacità consente al bambino di controllare il proprio movimento per cole (primi calci, pulcini ed esordienti) essere a realizzare l’azione motoria precedentemente stabilita. conoscenza di come le capacità motorie siano un prerequisito fondamentale per l’apprendimento dei gesti tecnici ed elaborare un piano di lavoro che preveda la Capacità di adattamento e trasformazione dei movimenti formazione della tecnica in regime coordinativo. Gli schemi motori (Camminare, Questa capacità consente al bambino di adattare, modificare e correggere il Correre, Saltare, Lanciare, Afferrare, Colpire, Rotolare, Strisciare, Arrampicare) proprio progetto motorio stabilito in precedenza in base al mutare delle rappresentano gli elementi fondamentali da cui derivano i movimenti e le azioni situazioni per renderlo maggiormente efficace. del calcio, preludono all’apprendimento delle diverse gestualità tecniche e vengono denominate condotte motorie primarie. Da questi derivano le condotte Capacità di apprendimento motorio motorie secondarie, vale a dire le azioni tecnico-tattiche del gioco del calcio. La Questa capacità permette al bambino attraverso l’utilizzo di appropriati combinazione dello schema motorio del correre in presenza della palla, per mezzi di lavoro (giochi, esercitazioni) di modificare il proprio comportamen- esempio, rappresenta il gesto tecnico della guida della palla. Le capacità coordi- to motorio mediante l’apprendimento di nuove gestualità. native diventano indispensabili per lo sviluppo dell’organizzazione, del controllo e della regolazione delle sequenze nelle quali si articola il gesto tecnico al variare del contesto e della situazione e vengono suddivise in generali e speciali. LE CAPACITÀ COORDINATIVE SPECIALI Capacità di accoppiamento e combinazione dei movimenti Le capacità coordinative generali sono: Tale capacità motoria consente di collegare azioni motorie diverse tra di loro Capacità di controllo motorio; (es. guida e tiro). Inoltre permette di accoppiare e combinare movimenti tra Capacità di adattamento e trasformazione dei movimenti; arti superiori ed arti inferiori. Capacità di apprendimento motorio. Capacità di equilibrio Mentre quelle speciali sono: Questa capacità permette di mantenere il corpo in condizioni di stabilità, sia Capacità di accoppiamento e combinazione dei movimenti; in forma statica che dinamica che in volo, o di ripristinarla dopo aver esegui- Capacità di equilibrio; to dei movimenti. È una delle capacità da sviluppare maggiormente in quan- Capacità di ritmo; 30 * Allenatori di base to tutti i fondamentali di questo gioco vengono eseguiti in condizioni di equi- conquistare spazio in avanti, per creare situazioni di pericolo con improvvise librio (es. calciare). penetrazioni in zone centrali o esterne, per andare al dribbling, per andare al cross o al tiro in porta, per dare tempo ai compagni di smarcarsi e di offrire solu- Capacità di ritmo zioni di passaggio. Come prerequisiti motori avremo oltre alle capacità senso- Questa capacità permette di dare un ordine cronologico specifico agli atti percettive e allo schema motorio del correre, le capacità coordinative accoppia- motori. Risulta determinante nell’apprendimento di situazioni in cui sono mento e combinazione, differenziazione, equilibrio, orientamento, reazione, previste variazioni della frequenza del movimento. spazio-tempo, ritmo, adattamento e trasformazione. In questo fondamentale le superfici anatomiche che entrano in contatto con la palla sono l’interno/ester- Capacità di differenziazione no del piede per i cambi di direzione, il collo del piede per eseguire la guida ret- È la capacità che permette di regolare il giusto grado di tensione muscolare tilinea, la pianta per i cambi di senso e di direzione. La guida viene effettuata in base all’obiettivo motorio da raggiungere (es. saper dosare la forza nei pas- attraverso tocchi morbidi e leggeri con un tipo di corsa rettilinea o curvilinea. saggi corti e lunghi). Rispetto allo spazio di gioco può essere fatta in avanti, indietro, verso destra verso sinistra ed in diagonale. Per quel che concerne invece il tempo viene ese- Capacità di percezione spazio-temporale guita dopo lettura della situazione avendo la possibilità di attaccare lo spazio Questa capacità permette di definire e variare la posizione e i movimenti del senza che ci siano i presupposti per poter trasmettere palla ai compagni. corpo nelle due dimensioni inseparabili del tempo e dello spazio. Lo sviluppo La formazione della guida attraverso le capacità coordinative: della percezione spazio-temporale permette l’apprezzamento delle distanze, del tempo, del ritmo e delle traiettorie di partenza e di arrivo della palla. Guida in regime di accopCapacità di orientamento piamento e combinazione Tale capacità permette al bambino di capire la propria posizione nello spazio motoria in relazione ad elementi mobili e fissi durante lo svolgimento dell’azione Guida veloce per calciare motoria (es. percepire la propria posizione in campo). Gioco a confronto tra due squadre di 4 elementi ciascu- Capacità di reazione motoria na. Ai lati di una porta vengo- Tale capacità permette di iniziare ed eseguire rapidamente un movimento in no disposti due percorsi lunghi 7/8 metri circa. A destra e sinistra vengono relazione a sollecitazioni di qualsiasi tipo e di realizzarlo ad una velocità ade- posizionati 4 coni per lo slalom. Chi esegue lo slalom nel percorso di destra guata rispetto all’azione motoria da svolgere (es. riprendere la palla dopo va al tiro; chi lo esegue nel percorso di sinistra va in porta a parare. Dopo 5’ respinta del portiere). cambio dei ruoli; vince chi effettua più gol (fig. 1). VARIANTI: Guidare la palla con le diverse superfici anatomiche del piede Capacità di anticipazione motoria all’interno del percorso slalom. Rappresenta la capacità da parte del bambino di prevedere l’andamento, la successione e gli esiti di una azione e di programmare di conseguenza il proprio compito motorio (es. lettura della situazione di gioco). Guida veloce per andare al gol Gioco a confronto tra due LA GUIDA DELLA PALLA squadre di 3 elementi ciascuna. Il gesto della guida della palla rappresenta uno dei sette fondamentali tecnici del Ai lati di una porta vengono gioco del calcio – gli altri sono: calciare, ricevere, colpo di testa, contrasto, rimes- disposti due percorsi lunghi 7/8 sa laterale, tecnica del portiere – che permette di condurre velocemente il pal- metri circa. A destra e sinistra lone verso la porta avversaria o in direzione di fondocampo. Viene utilizzata per vengono posizionati 4 coni per 31 CENTRO STUDI E RICERCHE lo slalom. Una volta finito il percorso i giocatori lasciano sul posto il pallone di gomma, 7 con pallone da cal- utilizzato per lo slalom e si dirigono verso un pallone posto all’interno dello cio) in slalom tra i birilli, gli avver- spazio per dare vita ad un duello 1>1 più portiere dove chi arriverà per primo sari cercano di realizzare più sulla palla sarà l’attaccante, chi arriverà secondo sarà il difensore (fig. 2). punti possibili nell’1>1 a VARIANTI: Guida della palla con le diverse superfici anatomiche del piede meta contro un difensore durante lo slalom. posto sulla linea, e attivo solo su di essa, che unisce due coni distanti 8 metri l’uno dall’altro. Invertire i compiti e spazi; vince chi alla fine ha realizzato più punti Il cerchio colorato nell’1>1 (fig. 5). Gioco a confronto tra due o VARIANTI: Alternare l’utilizzo di palloni di gioco normali a quelli di più squadre di 4 elementi gomma nell’1>1. Al via i giocatori cercano di eseguire nel minor tempo possibile in andata e ritorno un percorso rettilineo in guida Le case della palla; dopo aver eseguito e lasciato il pallone sul posto i giocatori si diri- Gara tra due o più squadre gono verso il cerchio del colore stabilito dall’allenatore al cui interno si tro- di tre o più giocatori ciascu- verà un pallone per creare una situazione di 1>1 al gol dove chi arriverà per na a chi riesce a portare più primo sulla palla sarà l’attaccante, chi arriverà per secondo sarà il difensore palloni nelle case, distanti (fig. 3). VARIANTI: Guida della palla con le diverse superfici anatomiche del 10 metri dal punto di par- piede durante il percorso. tenza, in guida della palla utilizzando il numero di tocchi stabilito dall’allenatore. Ogni squadra ha a disposizione 10 palloni (fig. 6). VARIANTI: Guida utilizzando le diverse superfici anatomiche del piede. Aumentare e diminuire il Guida della palla in regime numero di tocchi a disposizione di ogni giocatore per raggiungere la di differenziazione propria casa. Percorso slalom Gara tra due squadre di due o più giocatori a chi completa per primo 20 percorsi in sola Guida della palla in regi- andata tra i coni in guida della me di equilibrio palla libera utilizzando palloni di gomma e palloni di gioco normali (fig. 4). Guida nel traffico VARIANTI: Guida con le diverse superfici anatomiche del piede. In uno spazio di 20x20 metri alcuni giocatori guidano la palla nel traffico con la pian- Gioco a confronto: guida/dribbling 32 ta del piede andando in Gioco a confronto tra due squadre avanti poi indietro; al via dell’istruttore salire con i due piedi sulla palla Nel tempo in cui ogni giocatore di una squadra esegue 15 percorsi (8 con pallone e restarci per il maggior tempo possibile (fig. 7). Staffetta tra i coni lenatore. VARIANTI: Guida della palla con le diverse superfici anatomiche del Gara tra quattro squadre di quattro giocatori ciascuna a chi completa per prima piede (fig. 10). 24 percorsi in guida della palla utilizzando la pianta del piede andando a ritroso effettuando dei saltelli sul piede portante. Il duello al segnale uditivo All’interno di uno spazio variabiGuida della palla in regime le a seconda delle abilità dei gio- di orientamento catori a disposizione, dieci bam- Le figure geometriche bini contraddistinti da casacche Alcuni giocatori guidano palla di colore differente guidano libe- all’interno di uno spazio di ramente la palla; al via dell’istrut- 30x30 metri dove vengono for- tore il bambino corrispondente al colore chiamato dall’allenatore dovrà uscire il mate alcune figure geometri- più velocemente possibile dal quadrato per superare in dribbling un difensore che. Al via dell’istruttore i giocatori dovranno dirigersi e guidare palla all’inter- posizionato e attivo soltanto tra due coni distanti 6 metri l’uno dall’altro. VARIAN- no della figura geometrica stabilita dall’allenatore (fig. 8). TI: Guida della palla con le diverse superfici anatomiche del piede (fig. 11) Manteniamo le figure Bandierina Alcuni gruppi di tre giocatori Due squadre di 4 elementi guidano palla all’interno di uno ciascuna sono disposte una spazio di 30x30 metri mante- di fronte all’altra. nendo la figura di un triangolo Ad ogni giocatore delle due nello spazio (fig. 9). squadre viene assegnato un VARIANTI: Guidare la palla con numero; al segnale dell’i- le diverse superfici anatomiche del piede. struttore i giocatori corrispondenti al numero chiamato si dirigeranno verso un pallone posto al centro dello spazio per dare vita ad un 1>1 con l’obiettivo di portare la palla in meta all’interno di due coni del colore stabilito dall’allenatore (fig. 12). VARIANTI: Far partire i giocatori da diverse Guida della palla in regime posizioni (seduti, pancia a terra ecc…). di reazione Guida nel traffico CONCLUSIONI con segnale uditivo Ricordando che la guida della palla va finalizzata agli obiettivi operativi Alcuni giocatori guidano la (guida per il superamento dell’avversario e conquista di spazio in avanti, palla liberamente all’interno di guida per il passaggio, tiro in porta) il programma di insegnamento dovrà uno spazio di 20x20 metri. prevedere esercitazioni che mirino allo sviluppo di tali aspetti per rende- Esternamente allo spazio di guida sono posti quattro coni, uno per lato, di re completa la formazione del gesto consentendo così ai propri bambini colore differente; al via guidare la palla verso il cono del colore stabilito dall’al- di essere maggiormente efficaci durante le partite. 33 LABORATORIO DI METODOLOGIA DELL'ALLENAMENTO LE COMPONENTI AEROBICHE NEL CALCIATORE LA SOGLIA ANAEROBICA di Giovanni Messina* P ate e Kriska (1984) hanno descritto un modello che include i tre mag- l’organismo in toto si trova in una condizione che gli autori definiscono giori fattori che rendono conto delle differenze interindividuali della “aerobica disomogenea”. Quando l’intensità dell’esercizio aumenta anco- prestazione aerobica: il Massimo Consumo di Ossigeno (VO2max), la ra, tanto che il consumo di ossigeno diventa insufficiente per coprire l’in- Soglia Anaerobica e il Costo Energetico. In un precedente lavoro, sempre tero fabbisogno energetico, si parla di “soglia anaerobica dell’intero orga- in questa rivista (Messina, 2008), si è già discusso del massimo consumo nismo”, in cui le fibre ipoaerobiche predominano e il lattato continua ad di ossigeno. aumentare per tutto l’esercizio. In questa sede si intende prendere in esame la soglia anaerobica, applicandola al contesto del calciatore. Come si valuta la soglia anaerobica? Ci sono almeno 3 metodiche per la sua determinazione: metodica della Cosa si intende per soglia anaerobica? misurazione diretta della lattacidemia (cioè della quantità di lattato nel La soglia anaerobica (LT, Lactate Threshold) corrisponde alla più grande sangue), metodica ventilatoria e metodica basata sullo studio della fre- intensità di sforzo in cui la produzione e l’eliminazione di lattato sono quenza cardiaca (Palange, Schena, 2001). bilanciati (evitando, quindi, l’accumulo di lattato nel sangue). Questa intensità di sforzo può essere identificata: Metodica di misurazione diretta della lattacidemia 1. come quantità di ossigeno consumato, in valore assoluto (LO2/min) o Comunemente chiamato test di Mader, consiste nel far percorrere al sog- in rapporto al peso dell’atleta (mlO2/Kg*min) o in percentuale rispetto getto velocità di carichi ripetuti di circa 15’/20’, o di almeno 4’ per test al VO2max (%VO2max ); incrementali (al fine di ottenere uno stato di equilibrio), al termine dei 2. come velocità di percorrenza (m/s o km/h); quali misurare direttamente la quantità di lattato nel sangue. L’intensità 3. come valore di frequenza cardiaca, in valore assoluto (battiti al minuto, alla quale si osserva un valore stabile, seppur superiore al riposo, è consi- b/min) o in percentuale rispetto alla frequenza cardiaca massima derata l’intensità della soglia anaerobica. (%FCmax). Metodica ventilatoria Secondo Di Prampero et al. (1998) l’accoppiamento tra fibre “ipoaerobi- Tra le diverse metodiche ventilatorie, basate sulla determinazione del che” (in cui la produzione per via glicolitica di piruvato è maggiore di punto di rottura tra ventilazione e consumo di ossigeno (“ventilatory quella che può essere ossidata nel ciclo di Krebs) e “iperaerobiche” (in cui breaking point”) in prove incrementali, molti autori suggeriscono l’utiliz- il lattato prodotto dalle fibre ipoaerobiche, ricevuto dallo spazio extracel- zo dell’equivalente ventilatorio dell’ossigeno (rapporto tra volume d’aria lulare, viene trasformato in piruvato, evitando quindi il depauperamento espirato e consumo di ossigeno, Ve/VO2) e dell’anidride carbonica (rap- del glicogeno muscolare) può condurre ad un sistema completamente porto tra volume d’aria espirato e anidride carbonica prodotta, Ve/VCO2). aerobico. Quando il livello dell’esercizio è basso tale da avere gran parte Il punto in cui si evidenzia un aumento di Ve/VO2 senza un concomitante delle fibre in situazione aerobica, è possibile identificare la cosiddetta aumento di Ve/VCO2 indica la soglia anaerobica (fig. 1). “soglia aerobica” (che corrisponde ad una concentrazione di lattato nel sangue di 2mmol/L). Ad una intensità maggiore, in cui una opportuna distribuzione non omogenea di fibre iperaerobiche e ipoaerobiche permette ancora un equilibrio tra produzione ed eliminazione del lattato, 34 * Dipartimento di Scienze e Tecnologie Biomediche e Corso di Laurea in Scienze Motorie, Università degli Studi di Udine; Corso di Laurea in Scienze della Formazione Primaria, Università degli Studi di Trieste; Centro Studi & Ricerche della FIGC SGS, CR Friuli V.G.; Scuola Regionale dello Sport, CONI, CR Friuli V.G.; AIPAC (Associazione Italiana Preparatori Atletici Calcio) dove con VOBLA si intende la velocità di soglia anaerobica (OBLA = Onset Blood Lactate Accumulation, inizio di accumulo di lattato nel sangue) e con [La]cap il valore di lattato misurato a livello capillare dopo la corsa di 6’. Un ulteriore test molto conosciuto, e per anni utilizzato nel calcio, è il test di Cooper, che consiste nel percorrere la maggiore distanza possibile nel tempo prefissato di 12’. Il test di Cooper, in ambito calcistico, è generalmente utilizzato da coloro che non dispongono di attrezzature specifiche e, in virtù della sua eccellente accessibilità (Cazorla, 2005), permette di valutare un generico indice di capacità aerobica. Secondo diversi autori (Arcelli e Ferretti, 1993; Marella e Risaliti, 1999), questo test consente di determinare anche la velocità di soglia Figura 1 – Identificazione della soglia anaerobica dall’analisi degli equivalenti respiratori (Palange, Schena, 2001, p. 40, modificato) anaerobica, che ritengono essere la velocità media che utilizzano i calciatori per percorrere i 12’ del test. “Nei calciatori la velocità media nei 12 minuti è vicina (in genere è solo lievemente superiore) a quella della soglia anaerobica. Si noti Metodica basata sulla frequenza cardiaca (test di Conconi) che un corridore di mezzofondo o di fondo dell'atletica leggera è di solito in Secondo Conconi et al. (1982) concerne la misura del punto di flesso della rela- grado di tenere per 12 minuti una velocità che è di circa il 15% al di sopra della zione tra velocità e frequenza cardiaca. Il presupposto è che quando il lattato soglia anaerobica. I calciatori, anche per via della poca abitudine mentale a diviene fonte energetica di rilievo, cioè in corrispondenza della soglia anaero- compiere sforzi di vari minuti a intensità costante e piuttosto impegnativa, bica, la relazione dovesse modificarsi. Diverse critiche sono state mosse a que- invece, sono in grado di mantenere tale velocità per tempi assai inferiori” sto test, tra le quali la scarsa oggettività nell’individuare il punto di deflessione (Arcelli e Ferretti, 1993, pag. 63). e quindi la sua non ottimale riproducibilità. Di conseguenza, la stessa équipe di Che il test di Cooper possa essere un valido test per la determinazione della Conconi ha proposto alcune varianti metodologiche, che tuttavia non saranno velocità di soglia anerobica (OBLA: Onset of Blood Lactate Accumulation) è oggetto di approfondimento in questa sede (Conconi et al., 1996). stato recentemente affermato da Da Silva, dos Santos, Santhiago, Gobatto, In ambito calcistico, vengono usati altri tipi di test per valutare la soglia anae- (2005) mentre Campbell, Sakuma, Diniz e Simões (2004) hanno riscontrato robica. Tra questi, il test di Mognoni e il test di Cooper. un’alta correlazione tra la soglia anaerobica individuale (IAT: Individual Il cosiddetto test di Mognoni consta di una corsa di 6’ alla velocità costante di Anaerobic Threshold), misurata attraverso il prelievo del lattato, e la perfor- 13,5 km/h, da effettuarsi su tapis roulant o su campo, seguita immediatamente mance su test dei 3 km. dalla misurazione del lattato. La velocità di corsa risulta direttamente correlata alla Recentemente, alcuni dei test sopra descritti sono stati proposti a 8 calciatori lattacidemia tanto che è possibile stimare la velocità di soglia attraverso la misu- dilettanti (età, peso e altezza (media±DS) 22.5 ± 2.3 anni, 75.8 ± 6.3 kg, 182.3 razione del lattato adottando la regressione lineare o la regressione quadratica ± 5.9 cm) e i risultati messi a confronto (Oggian, 2006). seguenti (con una correlazione rispettivamente di r2 = 0,86 e r2 = 0,91; Sirtori, In particolare sono stati proposti un test incrementale per determinare la soglia Lorenzelli, Peroni-Ranchet, Colombini, Mognoni, 1993): anaerobica tramite gli equivalenti respiratori con metabolimetro portatile (K4, VOBLA = 15,7 – 0,57 [La]cap Cosmed, Italy), il test di Mognoni e il test di Cooper. VOBLA = 17,3 – 1,25 [La]cap + 0,06 [La]cap2 Di seguito i valori di soglia anaerobica (media±DS) calcolati. Soglia k4 (n=8) km/h Soglia Cooper (n=8) km/h Soglia Mognoni 1 (n=8) km/h Soglia Mognoni 2 (n=8) km/h 12,18 ± 1,13 15.69 ± 0.78*** 12,35 ± 0,81n.s. 12.27± 1.13n.s. Tab. 1 – Valore medio (±DS) della velocità (km/h) di soglia anaerobica dei tre diversi test. Soglia K4 = soglia calcolata in base agli equivalenti respiratori mediante metabolimetro portatile durante l’esecuzione di un test incrementale; Soglia Cooper = valore medio della velocità di corsa durante il test di Cooper; Soglia Mognoni 1 = velocità di soglia anaerobica mediante regressione lineare; Soglia Mognoni 2 = velocità di soglia anaerobica mediante regressione quadratica, n.s. = non significativo; *** p< .001 35 LABORATORIO DI METODOLOGIA DELL'ALLENAMENTO Si evince, dalla tab. 1, che la velocità di soglia anaerobica individuata in previste, con i dettami della teoria dell’allenamento delle più recenti sco- laboratorio attraverso la metodica degli equivalenti respiratori non differi- perte nell’ambito dell’allenamento del calciatore. Obiettivo, questo, non sce in maniera significativa dalla velocità stimata con il test di Mognoni, ma semplice da raggiungere da parte dell’allenatore ma senz’altro possibile, differisce molto rispetto alla velocità di soglia calcolata con il test di Cooper, tanto da essere – credo – una bella sfida per i coach, ma anche recente- che restituisce velocità significativamente sovrastimate. mente una bella sfida per i ricercatori (Rampinini, Impellizzeri, Castagna, Tibaudi, Martora, 2007). Alcuni autori, pertanto, reputano più appropriato utilizzare i dati grezzi dei test per eliminare le ben conosciute questioni relative alla predizione di un test, quali la specificità della popolazione o la ripetibilità della variabile da stimare (Thomas, Nelson, 2001; Impellizzeri, Rampinini, Martora, 2005). Come si può allenare la soglia anaerobica nel calciatore? Normalmente, un incremento del Massimo Consumo di Ossigeno è accompagnato da un incremento della soglia anaerobica e quindi, secondo alcuni autori, l’allenamento della endurance nel calcio dovrebbe enfatizzare miglioramenti del VO2max e, successivamente, portare miglioramenti alla soglia anaerobica (Hoff, Helgerud, 2004). Secondo Arcelli (2004) è importante che le esercitazioni scelte per allenare la soglia anaerobica rispettino tre regole importanti: a) la velocità deve essere simile o di poco superiore alla soglia anaerobica, per mettere in leggera crisi il sistema; b) l’andatura deve essere uniforme; c) la durata deve essere almeno di alcune decine di secondi. I lavori che propone, pertanto, sono quelle che chiama ripetute aerobiche lunghe (1000 m, 800 m ...), o ripetute aerobiche brevi (es. 300 m con intervalli molto brevi, di circa 15”/20”), sebbene queste ultime le ritenga meno efficaci (Arcelli, 2004, p. 64). Infine, sempre Arcelli, propone come utili i tipi di Fartlek in cui la variazione di velocità sia almeno della durata di 1 minuto. Tutti questi lavori, suggerisce, durante l’anno possono essere allenati anche una sola volta alla settimana, che corrisponde ad un totale di poche decine di minuti al mese, a patto ovviamente che siano protratti per l’intero anno. Idealmente, si suggerisce che i lavori di endurance siano eseguiti con la palla, soprattutto nel settore giovanile e nei dilettanti, sia per sviluppare contemporaneamente le abilità tecniche e tattiche, sia per favorire la motivazione (Hoff, Helgerud, 2004; Messina, Quetri, Bortoli, submitted). Non bisogna dimenticare, tuttavia, che spesso l’intensità di lavoro si riduce quando sono coinvolti più elementi tecnici e tattici. La bravura dell’allenatore, allora, dovrà essere quella di adattare le esercitazioni specifiche 36 Bibliografia: Arcelli, E., Ferretti, F. (1993). Calcio - Preparazione atletica. La resistenza aerobica e lattacida nel calciatore dilettante e professionista, Edizioni Correre, Milano; Arcelli, E., Borino, U. (2004). Calcio. L’allenamento atletico giocando con il pallone. Edizioni Correre, Milano; Campbell, C., Sakuma, K.C., Diniz, J.R., Simões, H.G. (2004). Individual Anerobic Prediction for Young Soccer Players. Medicine & Science in Sports & Exercise, 36(5) Supplement May, p S204; Cazorla, G. (2005). La valutazione delle capacità aerobiche. Rivista di Cultura Sportiva, SdS, 67: 21-32; Conconi, F., Ferrari, M., Ziglio, P.G., Droghetti, P., Codecà, L. (1982). Determination of the anaerobic threshold by a non invasive field test in runners. J Appl Phisiol, 52: 869-873; Da Silva, A.S.R., dos Santos, F.N.C., Santhiago, V., Gobatto, C.A. (2005). Comparison between invasive and non-invasive methotd of determination of aerobic capacity of professional soccer player, Revista Brasileira de Medicina do Esporte, 11(4): 220-223; Di Prampero, P.E., Fusi, S., Antonutto, G. (1998). Il concetto di soglia anaerobica. Un’analisi critica. Med Sport, 51: 393-400; Hoff, J., Helgerud. J. (2004). Endurance and strength training for soccer player. Physiological considerations. Sports Med, 34(3): 165-180; Impellizzeri, F.M., Rampinini, E., Marcora, S. (2005). Physiological assessment of aerobic training in soccer. J Sports Sci, 23(6): 583-592; Marella, M., Risaliti, M. (1999). Il libro dei test. Le prove di valutazione fisica per tutti gli sport, Edizioni Correre, Milano; Messina, G., Quetri, N., Bortoli, L. Effetto di due differenti tipi di allenamento della potenza aerobica nel giovane calciatore. Coaching & Sci Sport J, manoscritto inviato per revisione; Messina, G. (2008). Le componenti aerobiche nel calciatore: il Massimo Consumo di Ossigeno (VO2max). Notiziario del Settore Tecnico, FIGC, 4: 24-28; Oggian, A. (2006). Massimo consumo di ossigeno e soglia anaerobica nel calciatore dilettante. Tesi di Laurea in Scienze Motorie, Università degli Studi di Udine, relatore: dott. Maurizio Zorba, correlatore: dott. Giovanni Messina; Palange, P., Schena, F. (2001) (a cura di). Il test da sforzo cardiopolmonare. Teoria ed applicazioni. Cosmed srl, Roma; Pate, R.R., Kriska, A. (1984). Physiological basis of the sex difference in cardiorespiratory endurance. Sports Med, 1: 87-98; Rampinini, E., Impellizzeri, F.M., Castagna, C., Abt, G., Chamari, K., Marcora, S.M. (2007). Factors influencing physiological responses to small-sided soccer games. Journal of Sports Sciences, 25 (6): 659-666; Reilly, Y., White, C. (2004). Small-sided games as an alternative to interval training for soccer players. J Sports Sci, 22: 559 - Communications to the fifth World Congress on Science and Football; Sirtori, M.D., Lorenzelli, F., Peroni-Ranchet, F., Colombini, A., Mognoni, P. (1993). Stima della velocità di corsa corrispondente alla soglia anaerobica basata su un prelievo di sangue capillare: applicazione a giocatori di calcio. Med Sport, 46: 281-286; Thomas, J.R., Nelson, J.K. (2001). Research method in physical activity. Champaign, IL: Human Kinetics. LABORATORIO DI METODOLOGIA DELL'ALLENAMENTO RICONDIZIONAMENTO E RITORNO ALLO SPORT DELL’ATLETA INFORTUNATO di Rosario D’Onofrio1, Vincenzo Manzi1, Stefano D’Ottavio1,2,3, Antonio Pintus4 L a patogenesi delle lesioni meniscali è correlata, sul campo di gioco, ad una gestualità specifica come nella manovra di cutting o pivoting che sono parti integranti del bagaglio tecnico, in sport di squadra come il calcio. Forze di taglio eccessive o meglio ancora, forze compressive femoro-tibiali, possono essere dirompenti e altamente negative, per la futura funzionalità articolare del ginocchio post meniscectomia. Nel corso della vita sportiva l’articolazione del ginocchio tenderà ad una usura, che è di per sé fisiologica. L’assenza di uno o entrambi i menischi, accelererà questo aspetto assumendo un andamento più rapido e intenso, fino ad arrivare a quadri degenerativi di fine carriera importanti con un indirizzo chiaramente Figura 1 – Le lesioni meniscali di frequente riscontro patologico. Nelle lesioni acute, sia le lesioni mediali che laterali si dividono in una perLE LESIONI MENISCALI NELLO SPORT centuale identica, pari al 50%. Nelle instabilità croniche del ginocchio si Le lesioni meniscali nello sport rappresentano un evento clinico, se riscontrano secondariamente lesioni meniscali mediali nel 58% e quelle vogliamo, di estrema rilevanza biomeccanica. Se andiamo a ragiona- laterali nel 42%. re in termini di globalità, questi eventi traumatologici possono avere, È giusto evidenziare che dopo meniscectomia mediale, le forze a carico tra l’altro, influenze negative sul sistema tonico-posturale, con rela- della sede del prelievo pro-crociato anteriore, si elevano del 33-50%. tivi riflessi strutturali asimmetrici, adattativi o compensativi a carico I menischi trasmettono,“ammortizzando e distribuendo”, circa il 50% delle espressività funzionali delle catene muscolari. delle forze compressive sul ginocchio in un range articolare 0°/90°. Negli ultimi anni, si è verificato nel calcio un decremento delle lesio- Studi biomecanici, hanno rilevato che forze compressive femoro-tibiali ni isolate dei menischi, con un incremento di quelle associate a lesio- riscontrabili, per esempio, alla ricaduta dopo un salto, sono maggiormen- ni del legamento crociato anteriore. te “sopportate” dalla componente periferica, della circonferenza meni- Di queste lesioni meniscali (figura 1): scale, con valori pari al 45%-70% del carico BW. Questo chiaramente, • quelle laterali sono più radiali, ed evolvono verso una lesione raffigura- quando i margini periferici dei menischi sono intatti. bile nel terzo medio laterale, del corpo meniscale e si correlano spesso, Dopo meniscectomia, la stessa area di contatto tibio-femorale può decre- con le lesioni acute a carico del legamento crociato anteriore; mentare fino al 50-70% (figura 2). • quelle mediali sono più frequentemente periferiche ed evolvono verso il corno posteriore e si correlano con le lesioni croniche, a carico del legamento crociato anteriore. A tal proposito un recente studio di Smitt e Barrett su 1065 ginocchia con lesione del lca, ha evidenziato che il 53% di tutte le lesioni meniscali erano mediali e il 47% laterali. 1 Corso di Laurea in Scienze Motorie - Università degli Studi di Roma Tor Vergata 2 Coordinatore Area Scientifica Tecnico Sportiva, Corso di laurea in Scienze Motorie - Università degli Studi di Roma Tor Vergata 3 Responsabile Area Tecnica Settore Giovanile e Scolastico - Federazione Italiana Giuoco Calcio 4 Corso di laurea in Scienze Motorie, Università degli Studi di Torino 37 LABORATORIO DI METODOLOGIA DELL'ALLENAMENTO Comunque, una riduzione del 10% della stessa, secondaria a meniscectomia randone soprattutto l’espressi- parziale, produce un aumento del 65% delle forze compressive sull’articolazio- vità rotazionale. ne del ginocchio. Recettori situati nella capsula È stato mostrato che virtualmente tutte le ginocchia post-meniscectomia svilup- articolare e nei menischi, ci peranno cambiamenti artritici con il tempo. segnalano e modulano le forze Englund in uno studio recentissimo ha evidenziato, in una popolazione di meni- compressive scectomizzati, il rapporto correlativo esistente tra OA (Osteo-Artrite) patello- durante il gesto tecnico atletico. femorale e OA/tibio-femorale. Gli endorecettori funzionano In uno screening effettuato su 5766 pazienti, era presente: come stazioni d'ascolto e di tra- • un’osteoartrite tibio-femorale nel 86% delle ginocchia operate per lesione smissione di informazioni relative meniscale; femoro-tibiali Figura 2 – Area di contatto tibio-femorale agli stress meccanici prodotti sull’articolazione. Questi modulano, tra l’altro, il • un’osteoartrite patello-femorale (isolata o in associazione ad una patologia comportamento fisiologico e biomeccanico durante i vari gradi del movimento degenerativa a carico dell’articolazione tibio-femorale) in atleti pari ad un valo- di flessione/estensione del ginocchio, il controllo dei movimenti gestuali sempli- re del 21%; ci e complessi in varo-valgo rotazione interna ed esterna dell’asse femoro-tibia- • un processo degenerativo, in entrambe le ginocchia, in atleti pari all’8%. le. Una lesione o una menisctomia creerà un black-out afferenziale, relativo alla Investigazioni effettuate in laboratorio, hanno rinforzato tale osservazione. modulazione delle forze di compressione femoro-tibiali. Correlazioni cliniche possono essere trovate, già in vecchi studi di Fairbank et al. nei quali questi incrementi della trasmissione del carico, sono stati visti accelera- GINOCCHIO DEL CALCIATORE A RISCHIO re lo sviluppo della malattia degenerativa dell’articolazione espressa attraverso: a) osteofiti marginali più o meno pronunciati, quando il restringimento dell’emirima articolare è più marcato; b) sclerosi sub condrale, sia sul versante femorale che su quello tibiale. Il successo a lungo termine delle riparazioni meniscali varia tra il 67% e il 92%, in relazione al tipo e/o ubicazione della lesione e alle strategie riabilitative. Si riporta un 27% delle alterazioni del quadro clinico/biomeccanico-funzionale, complessivo dell’articolazione, a distanza di 7.5 anni. Comunque, è stato dimostrato che gli effetti “dannosi per l’integrità anatomica Comunque i fattori che possono influenzare i processi delle suture meniscali del ginocchio” ricollegabili ad alterazioni dei processi biomeccanici, dopo parzia- sono: li meniscectomie, sono proporzionali anche alla quantità di tessuto meniscale a) la chirurgia e il tempo della stessa (al di sotto delle otto settimane); asportato. b) l’ubicazione e il tipo della lesione, se isolata o associata; Boszotto riportava che dal tempo della lesione alla diagnosi di osteoartrosi vi è c) l’età del paziente; un range che varia, più o meno, da 2 a 7 anni per pazienti con mite o modera- d) quadro anatomico e biomeccanico articolare e muscolare al tempo della ta degenerazione articolare del ginocchio. Questi cambiamenti degenerativi dell’ambiente articolare comportano una dif- lesione; e) qualità del processo riabilitativo e della fase di ricondizionamento. ferenzazione delle informazioni articolari, che contribuiscono ad una “lettura 38 intossicata” da parte del SNC delle afferenze recettoriali. Studi relativi alla funzionalità articolare su atleti meniscectomizzati, hanno evi- Conseguentemente, disgregazioni delle vie afferenti, comportano segnali denziato un duplice incremento delle forze di compressione sull’articolazione “intossicati” anche nell’elaborazione delle risposte, che sfoceranno in squilibri femoro-tibiale, così come reperti radiografici hanno rilevato un restringimento neurofisiologici i quali contribuiranno ad asimmetriche destrutturazioni del tono dell’emirima articolare nel compartimento meniscectomizzato (figura 2). posturale. Un 10% della riduzione nell'area di contatto meniscale, in relazione ad una par- D’altra parte, la perdita della funzionalità degli endo ed eso-recettori compor- ziale meniscectomia, produce un valore del 65%-70% del picco che sfocerà in terà adattamenti e compensi che interesseranno, nel suo complesso, le catene una futura, importante degenerazione articolare. muscolari e i pivot biomeccanici della colonna vertebrale, bacino e piede, alte- Lindberg trovò che in giocatori di calcio di élite è possibile riscontrare OA del- l'anca, subordinata ad una patologia degenerativa del ginocchio (14.1% per I risultati clinici, stimati attraverso la scala di Lysholm, mostrarono un deteriora- atleti d’élite, 4.2% per giocatori non-élite). mento significativo dell’articolazione al follow-up eseguito già al secondo anno. La generalità dell’incremento dei processi degenerativi articolari, è riscontrabile In particolare, fu osservato un aumento del dolore e una tendenza all’incremen- anche in un numero significativo di giovani atleti, che svolgono la propria atti- to del gonfiore articolare, mentre la valutazione lassitometrica espresse una ridu- vità agonistica in sport dove il ginocchio è sottoposto a ripetitivi schemi gestua- zione significativa dell'instabilità anteriore come risultato di un miglioramento li e alti livelli d’impatto. dei valori di forza e della consequenziale stabilità. Roos H. ha evidenziato che il calcio, specialmente a livello professionistico, si cor- Il follow-up a cinque anni, evidenziò che solamente 22 di 77 pazienti (28.6%) rela con un incremento dei rischi gonartrosici. non mostrarono alcun segnale radiografico di osteoartrite. Egli ricercò nei segnali radiografici, evidenze significative di gonartrosi in 286 cal- Ulteriori 31 pazienti (40.25%) che avevano evidenziato fenomeni osteoarticola- ciatori, 215 non-élite e 71 di élite e questo fu comparato a un gruppo di con- ri degenerativi prima della chirurgia, mostravano evidenti fenomeni osteoartriti- trollo di 572 persone con una età media di 55 anni. ci al 7° anno post chirurgia. La prevalenza delle gonartrosi era fra i giocatori: Una review della letteratura internazionale15 segnalò una più alta frequenza di • non-élite pari al 4.2%; OA in calciatori inglesi, amatoriali, rispetto a giocatori di calcio professionisti con • élite pari al 15.5%; un particolare interessamento delle articolazioni della caviglia, ginocchio e anca. • l’1.6% nel gruppo di controllo. In questo lavoro di Solonen K.A. si rilevò: a) che quasi la metà (47%) del totale dei calciatori, in tutta la loro carriera spor- Gillquist J. mostrò un incremento significativo delle gonartrosi, dopo lesioni capsulo-legamentose al ginocchio, in comparazione con l’arto sano dello stesso paziente. tiva, finì per soffrire di lesioni articolari al ginocchio; b) che il 42% smise a causa di un danno acuto e il 58% in seguito ad una condizione cronica. Rotture isolate del menisco o lesioni del lca isolate o associate, sembrano incrementare addirittura del 15-20% il rischio e l’incidenza delle gonartrosi, se com- Per Drawer S. il rischio, per giocatori di calcio professionisti, di osteoartrite in parate con l’invecchiamento naturale di una popolazione sana (dall’1 al 2%). almeno una delle articolazioni dell'arto inferiore, è molto alto e significativamen- Meniscectomie effettuate in un ambiente articolare integro, raddoppiano i rischi te più grande rispetto a una popolazione non sportiva. I risultati sostengono che di gonartrosi dal 30 al 40%, mentre in pazienti con rottura di lca completa e giocatori di calcio professionisti, dovrebbero essere inseriti in screening e proto- lesioni associate, i valori si elevano dal 50 al 70%. colli preventivi atti ad allungare la loro carriera sportiva. Kujala et al. e Raty et al. evidenziarono in giocatori di élite di calcio finlandesi, Su 185 giocatori della English Professional Footballers' Association quasi la metà un decremento delle loro ore di attività sportive quotidiane così suddivise: dei selezionati, il 47% (79) smise di giocare a causa di una lesione; il 42% (33) 1. training di resistenza (perdita di 1.1 ore); aveva avuto lesioni acute e il 58% (46) lesioni croniche. La maggior parte delle 2. attività specifiche calcistiche (perdita di 3.5 ore); lesioni acute, che hanno condotto al primo ritiro dalle attività sportive, erano a 3. training di forza (perdita di 0.1 ore). carico del ginocchio (15: 46%), seguite dalla caviglia (7: 21%) e dalla colonna (5: 15%). La maggior parte dei danni cronici, che hanno condotto al primo Neyret ha mostrato in calciatori con precedente meniscectomia, che un’osteoar- “pensionamento sportivo”, erano ancora a carico del ginocchio (17: 37%), trite veniva diagnosticata: seguito dalla colonna vertebrale (10: 22%) e dall'anca (4: 9%). • 26 anni più tardi, se la lesione a carico dell’articolazione del ginocchio era Burr D.B. mostrò che la corsa, in generale, produceva sovraccarico all’arto infe- avvenuta prima dei 35 anni; • 10 anni più tardi, se la lesione a carico dell’articolazione del ginocchio era avvenuta dopo i 35 anni. riore maggiore da 2 a 3 volte, rispetto al cammino. Anche movimenti tipici come il dribbling o meglio manovre di cutting, di lateralità, sottopongono l’arto inferiore a overstress incrementali nelle tre dimensioni dello spazio, rimanen- I risultati a lungo termine dopo meniscectomia artroscopica, furono valutati do chiari fattori predisponenti, nel tempo, di alterazioni strutturali muscolo- nella fase post-chirurgica, anche da G. Prunner K. su 77 pazienti, in follow-up scheletriche. di 6-36 mesi e di 66-96 mesi. È stato dimostrato da studi presenti nella letteratura, che atleti partecipanti a 39 LABORATORIO DI METODOLOGIA DELL'ALLENAMENTO sport di squadra come calcio, basket, volley, elevano il loro indice di predisposi- h) sulle motivazioni e aspettative sportive dell’atleta; zione a sviluppare un degrado articolare, per via di un incremento delle forze di i) sul tipo e livello di sport. taglio e compressione femoro-tibiali e femoro-rotulee, sviluppando prematuramente fenomeni osteoartrici del ginocchio. Comunque, se uno degli obiettivi primari rimane la compensazione degli squi- Il processo patologico che guida questi eventi, è multifattoriale ma con ogni libri di forza arto sano/arto patologico, occorre evidenziare come una atrofia probabilità riferito maggiormente anche ad una lesione della stessa cartilagi- post operatoria, può evolvere, dopo 5 settimane, in un deficit della forza mas- ne articolare. sima del quadricipite femorale pari al 40%. È possibile verificare che una normale attività biomeccanica del ginocchio, si È utile ricordare, confortati dalla letteratura, che un periodo di 4-6 settimane di aggrava con una meniscectomia; deviazioni assiali, in varo e in valgo, già pre- riposo articolare, è raccomandato dopo suture meniscali (figura 3), con il decre- senti, creano una serie di processi adattivi e compensativi. mento dei livelli di forza, che diventa ancora più importante e accentuato. Uno squilibrio di forza, protratto nel tempo, è un fattore causativo di disfunzioni asimmetriche posturali. RIABILITAZIONE, RECUPERO FUNZIONALE E ANALISI SU ALCUNI MEZZI Nel caso di una meniscectomia, la disfunzione muscolare indotta, non appiana- UTILIZZATI PER IL RIPRISTINO DELLA FORZA POST MENISCECTOMIA ta, predice “compensazioni” da parte del nostro sistema osteo-mio-articolare, con un’alterazione degli equilibri e delle tensioni, sulla fluidità biomeccanica Alla luce di quanto detto finora, diventa importante la scelta o meglio, le stra- delle articolazioni. tegie per lo sviluppo e mantenimento dei livelli ottimali di forza e flessibilità e di equilibrio, tra le varie componenti muscolari dell’arto inferiore patologico. La La costante stimolazione atletica, in questa situazione, eleva il rischio di patolo- scelta dei mezzi deve, quindi, essere orientata ad allungare la vita sportiva del- gie da overuse e osteoarticolari degenerative anomale, che interessano in parti- l’atleta e a salvaguardare l’ambiente articolare da stress biomeccanici, derivanti colar modo le articolazioni controllate dalla catena muscolare interessata. da gestualità tecnico/atletiche specifiche. È chiaro che spesso una lesione meni- È chiaro che esiste una correlazione concettuale tra“disfunzione asimmetrica scale non è mai pura, ma associata o ad altri eventi lesivi acuti o consequenzia- posturale e meniscectomia”. le a problematiche degenerative articolari croniche, spesso già presenti, che Le destrutturazioni asimmetriche, neurofisiologiche recettoriali danno luogo certa- complicheranno l’analisi riabilitativa. Ci sembra ovvio e scontato, evidenziare mente a un incremento anomalo delle tensioni muscolari, con riflessi negativi sul- che dalla letteratura emerge che esercizi in catena cinetica aperta vs catena l’equilibrio delle tensioni muscolari e sulle entrate del sistema tonico-posturale. chiusa provocano un minor stress compressivo sull’articolazione femoro-tibiale, Il concetto di “disfunzione posturale” è amplificato anche dalla scoperta che la e quindi sono da preferire in una riabilitazione isolata, pura, meniscale, con una fatica muscolare, derivante dalla performance sportiva, in tale situazione, incre- chiara integrità anatomica articolare. menta in maniera esponen- Ci sembra giusto, per una maggiore chiarezza espositiva, dare immediatamen- ziale l'impatto delle forze di te una classificazione al nostro ragionamento, la cui strategia di intervento deve taglio e di compressione essere basata: femoro-tibiale sull’articola- a) sul tipo di lesione meniscale; zione del ginocchio. b) sullo status del ginocchio (inclusa la valutazione del tempo dalla lesione); Chiaramente un’ideale atti- c) sul tipo di procedura chirurgica (sutura meniscale, meniscectomia parziale); vità muscolare, in termini di d) sulla presenza o meno di altre patologie associate del ginocchio; forza e di coordinazione, e) sull'età del paziente; intra e inter muscolare, flui- f) sul modello di gestione clinica e riabilitativa eventualmente pre e immediata- dità articolare e recettoria- mente post chirurgia; g) sui livelli del decremento di valori di forza, flessibilità, propriocettività dell’arto inferiore; 40 le, decrementa i sintomi e ritarda notevolmente un’osteoartrite negli atleti. Figura 3 – Tipi di “riparazioni” meniscali FORZE DI TAGLIO E COMPRESSIVE FEMORO-TIBIALI E FORZE COMPRES- tibiali sono significativamente maggiori, durante lo squat, se questo è eseguito SIVE FEMORO-ROTULEE in un range compreso tra 40° e 90° circa (0° estensione completa del ginocchio) con apertura larga delle gambe rispetto alla posizione stretta. Nella pratica quotidiana degli allenamenti idonei al recupero della forza, gli eser- Così come, durante lo squat parallelo vengono generate maggiori forze com- cizi in catena cinetica chiusa (squat e leg press) e aperta (leg extension), hanno pressive tibio-femorali, in relazione all’esercizio di leg press eseguito sia con i una diversificata applicabilità pratica in relazione al processo e allo status clinico piedi posizionati in alto che in basso, a causa di una maggior attività del quadri- dell’atleta infortunato. cipite e degli ischio crurali. La conoscenza della biomeccanica, degli stress meccanici che gli esercizi tera- Stuart afferma, in contrapposizione, che le forze di compressione femoro-tibia- peutici riabilitativi hanno sull’articolazione, ci permetterà di diversificare la scel- li, sono costanti, sia durante la fase discendente che ascendente dello squat. ta dei mezzi terapeutici ed individualizzare i vari interventi riabilitativi, con la con- Una considerazione, per esempio, sull’integrità e sulla funzione biomeccanica sequenziale attività di ricondizionamento, visto che eccessive forze compressive delle strutture meniscali è stata fatta da Hattin H.C., in cui viene messo in evi- tibio-femorali sono deleterie per i menischi. denza che per minimizzare le forze femoro-tibiali sia esse compressive che di Una recente review inerente alla biomeccanica dell’arto inferiore, ha analizzato taglio, l’esercizio deve essere effettuato in modo lento e controllato, durante l’e- le forze a carico del ginocchio durante esercizi di potenziamento muscolare, sia secuzione di un half squat. in catena cinetica aperta che chiusa, identificando sostanzialmente tre aree di A tale scopo, le forze sull’articolazione del ginocchio sono distribuite in manie- forze d’interesse specifico da tenere in considerazione durante la pianificazione ra omogenea sia nella fase di discesa che nella fase di risalita. degli allenamenti: forze compressive femoro-rotulee, di taglio tibio-femorali e Doucette S.A. et al. sostengono che nel quadro di patologie condrali femoro- compressive tibio-femorali. rotulee, le esercitazioni in catena cinetica chiuse si dimostrano maggiormente Il picco massimo di forze compressive, durante lo squat, è ancorato in un range efficaci, se comparate con la condizione in catena cinetica aperta a 0°, 10° e 20° tra i 550 e i 7928 N. È chiaro che abnormi distribuzioni del carico meccanico di flessione di ginocchio (p <.0001). Potenziamenti muscolari in catena cinetica femoro-tibiale, comportano di riflesso un eccessivo carico sui menischi e sulla aperta sembrano essere molto adatti dopo 30° di flessione di ginocchio. cartilagine, con crescenti, futuri cambiamenti degenerativi articolari. Kaufman K.R., a proposito di uno dei mezzi in catena cinetica più utilizzati nel- Lutz G.E.ha mostrato che le forze di compressione tibio-femorali, rilevate duran- l’ambito dell’attività di ricondizionamento, afferma che l’esercizio isocinetico te un esercizio in catena cinetica chiusa, producono uno stress significativamen- può produrre grandi carichi sull’articolazione del ginocchio, specialmente duran- te più grande, rispetto agli esercizi in catena cinetica aperta. te la fase di estensione e, aggiungiamo noi, che incrementano man mano ci si Le più grandi forze di compressione tibio-femorali sono riscontrate durante lo avvicina alle basse velocità. squat, nella fase di estensione del ginocchio se questa è comparata con la fase Continuando con questo ragionamento è da rilevare che le forze compressive della flessione. femoro-tibiali (pari al 4.0 BW) a 55° di flessione del ginocchio, sono approssi- La maggiore attività del quadricipite è espressa: mativamente uguali a quelle che si verificano durante il cammino. Mentre è utile • in catena cinetica chiusa, quando il ginocchio è vicino alla piena flessione; ricordare nell’ambito di un’ipotetica formulazione di un protocollo di training, • in catena cinetica aperta quando il ginocchio è vicino alla piena estensione. che importanti forze di taglio dirette anteriormente si verificano durante un esercizio di estensione in catena cinetica aperta, tipo leg extension, ad angoli È oggi noto in letteratura, che queste forze (range 3.25 - 3.75 volte il BW), pos- minori di 40° di flessione del ginocchio. In questo range una forza di picco di sono creare un sovraccarico tale, sui menischi e sulla cartilagine articolare, tanto 248 + / - 259 N fu notata a 14° gradi di flessione del ginocchio. da essere nel tempo la causa dei processi degenerativi sulle strutture articolari Al contrario forze di taglio posteriori, in catena cinetica aperta, si verificano, del ginocchio. durante la fase di flessione del ginocchio, ad angoli articolari più grandi di 45°; Nella fase di ricaduta dopo un salto, per esempio nel ricadere dopo un colpo di il picco massimo delle “posterior shear” è pari a 1.7 del BW. L'articolazione testa in una situazione offensiva o difensiva calcistica, questi overstress incre- patello-femorale può raggiungere carichi molti alti, durante gli esercizi, pari a mentano ulteriormente da 5 a 8 volte il BW. 5.1 del BW che è 10 volte più alto a velocità angolari molto basse di un eserci- Comunque, Escamilla afferma che le forze di compressione articolari femoro- zio classico, di tipo tradizionale fisioterapico, lo “straight leg raises”. L’autore 41 LABORATORIO DI METODOLOGIA DELL'ALLENAMENTO suggerisce di usare con molta cautela, l’esercizio isocinetico in pazienti con lesio- montare della resistenza, restando identiche al variare della frequenza della ni articolari del ginocchio. pedalata, diminuiscono incrementando l’altezza del sellino; l’appoggio del Anche Wilk K.E. dimostrò, in uno studio, differenze significative nelle forze di piede, sulla pedivella, non cambia l’entità dello stress sull’articolazione femoro- espressione tibio-femorali e sull’attività muscolare, tra esercizi in catena cinetica rotulea. Neptune R.R. et al. hanno studiato l’influenza della bike sulle forze com- chiusa e aperta. Risulta evidente, secondo l’autore, che durante lo squat le mas- pressive femoro-tibiali e patello-femorali, durante la circonvoluzione della peda- sime forze compressive tibio-femorali erano circa 6139 ±1708 N, e queste si lata. Minori forze compressive tibio-femorali furono osservate nella fase negati- verificavano a 91° gradi di flessione del ginocchio. La massima forza compressi- va “stazionaria”della pedalata, mentre si riscontravano incrementi delle forze va tibio-femorale per l'esercizio di estensione del ginocchio era 4598 ± 2546 N sull’articolazione patello-femorale. Una minore espressione dei livelli di forza di (a 90° gradi di flessione del ginocchio). Durante gli esercizi in catena cinetica taglio, si aveva quando il ginocchio era vicino alla piena estensione. chiusa, una forza di taglio diretta posteriormente, crea uno stress sul legamen- Si tende ad affermare che “il pedalare indietro” riduca gli stress compressivi sul- to di crociato posteriore, in tutto il range articolare, con il picco di carico che l’articolazione tibio-femorale, per e in quei pazienti con esiti di meniscectomia o avviene da 85° gradi a 105° gradi di flessione del ginocchio. disturbi osteoartritici. A seconda dell’altezza del sellino si riscontravano variazio- Dati elettromiografici indicano una maggiore co-contrazione dei flessori ed ni di stress patello-femorali, che comunque, sono sempre presenti durante la cir- estensori del ginocchio, durante lo squat se comparato con la leg press. convoluzione della pedalata. Le forze sull'articolazione patello-femorale incre- Sempre durante la leg press, l’attività elettromiografica del muscolo quadricipi- mentano con l'aumentare del carico di lavoro o/e decrementano con l'altezza te era approssimativamente tra il 39% e il 52% della velocità massima di con- del sellino. Diverse velocità di pedalata o diverse posizioni dei piedi non cambia- trazione isometrica; mentre l'attività degli ischio-crurali era minima (12% MCV rono significativamente queste forze. massima contrazione isometrica). Eisner W.D. afferma che pedalare indietro realizza una stimolazione selettiva dei Per Nisell R. durante un’estensione isocinetica del ginocchio le forze compressi- flessori. L’attività muscolare durante entrambe le direzioni di pedalata è quanto ve tibio-femorali raggiungono grandezze di picco, pari a 9 volte il peso del corpo mai chiara, così come le coppie di forza: e le “shear force” antero-posteriori, si avvicinano a 1 volta il BW ad angoli che il grande gluteo lavora sinergicamente con il soleo, mentre il flessore dell’anca vanno da 60 a 0 gradi. con il tibiale anteriore. Comunque, secondo Escamilla R. la risultante delle forze di compressione è Un aumento dell’intensità della circonvoluzione della pedalata aumenta l’attività uguale a 1.1 volte il peso del corpo in CCC. del grande gluteo, vasto mediale e laterale, dei flessori mediali del ginocchio, Le massime forze compressive di 1.1. il BW in catena cinetica chiusa, sono con- gastrocnemio mediale e muscolo soleo. siderate minori rispetto alle massime forze compressive di 2.0 volte il BW quan- Un aumento dell'altezza della sella, accresce l'attività del muscolo del medio glu- do è stato calcolato durante corsa lenta alla velocità di 3mS.-1. Nello squat, ese- teo, dei flessori mediali del ginocchio e del gastrocnemio. Un posizionamento guito sia in maniera veloce che lenta, la media delle forze compressive e di taglio posteriore del piede sulla pedivella aumenta, da un lato, l'attività del medio glu- è circa 15-35% durante la discesa se comparata con l’ascesa. teo e del retto femorale, mentre in contrapposizione decrementa l'attività elettromiografica del muscolo soleo. Alcuni autori hanno verificato il comportamento dell’apparato muscolo-schele- BIKE, RUNNING E… FORZE COMPRESSIVE FEMORO-ROTULEE trico dell’arto inferiore durante la corsa avanti ed indietro. E FEMORO-TIBIALI È utile pensare che un saltuario e irregolare running, in termini di distribuzione errata dei carichi di lavoro, aumenta i picchi di carico relativi alle forze di com- 42 Un altro mezzo utilizzato, senza omogeneità di vedute nella fase di ricondizio- pressione femoro-tibiali e femoro-rotulee accelerando i processi degenerativi a namento dell’atleta infortunato, di patologie acute e croniche del ginocchio, è carico dell’ambiente articolare. la bike, inserita sia dalle prime fasi post-chirurgia che nelle fasi successive di Nella corsa avanti ed indietro unidirezionale (“forward and backward running”) ricondizionamento. si riscontrano in letteratura risultati diversificati, anche in relazione al fatto che Le forze compressive femoro-rotulee, sono sempre presenti, ad entità diverse, in la corsa indietro è rappresentata graficamente attraverso una linea metabolica tutto il range della circonvoluzione della pedalata. Esse aumentano con l’am- maggiore del 30% rispetto alla corsa in avanti con una ridotta lunghezza del passo, a vantaggio, in contrapposizione, di una maggiore frequenza. rela con un aumento dell'attività EMG dei muscoli bi-articolari (bicipite femora- In particolare, la “backward running” è stata suggerita come uno dei mezzi atti le, retto femorale e gastrocnemio) durante l'intero ciclo della corsa. al trattamento di pazienti che presentano dolori o disfunzioni patello-femorali. In ogni modo, la corsa prolungata, spesso usata nell’attività di recupero dopo Flynn T.W. et al. evidenziarono a tal proposito una riduzione delle forze com- un infortunio, incrementa notevolmente la produzione di forza eccentrica nel pressive sull'articolazione patello-femorale relative alla corsa indietro (2277 muscolo quadricipite. L’associazione potenziamento muscolare del quadricipi- ±192 N - backward running) se questa è comparata, sempre alla stessa velocità, te/corsa indietro e riattivazione del sistema recettoriale, rimane sostanzialmente con la corsa in avanti (4253±1292 N; - forward running). il corretto approccio nelle prime fasi del recupero funzionale dell’atleta con Praticamente, il picco di forza sull’articolazione patello-femorale era del 5.6 ±.3 patologie a carico dell’articolazione patello-femorale. del BW nella corsa in avanti e di 3.0 ±0.6 il BW per la corsa indietro. I risultati suggeriscono l’utilità dell’inserimento nei programmi riabilitativi della Conclusioni “backward running” (correre indietro) in quanto minimizza le forze compressive dirette durante l’esercizio sull’articolazione femoro-rotulea e sull’articolazio- Il disegno preventivo e le strategie di trattamento, l’utilizzo e la scelta dei mezzi ne femoro-tibiale. L'analisi statistica indica significativamente minore (p <0.05) allenanti, richiedono nell’ultima fase della riabilitazione o fase del ritorno allo il picco di carico che si verifica sul ginocchio, durante la corsa indietro (BR- sport, una comprensione chiara dei fattori di rischio. backward running) rispetto alla corsa in avanti FR (forward running). Il progetto di recupero dell’atleta infortunato, deve essere modulato in termini Sempre per lo stesso autore l’azione del vasto laterale e vasto mediale obli- di somministrazione dei carichi di lavoro, così la scelta degli esercizi deve essere quo, svolge: la meno “invasiva” possibile, minimizzando il rischio di nuove lesioni e salva- 1. un lavoro muscolare eccentrico e concentrico durante FR; guardando l’integrità anatomica dell’articolazione. 2. un lavoro isometrico e concentrico durante BR. La conoscenza dei processi clinici e dei modelli biomeccanici di alcuni esercizi terapeutici, ci permetterà di stilare un training che possa salvaguardare da un La corsa indietro, che rimane un’ottima stimolazione propriocettiva, sembra lato il processo di recupero e contemporaneamente dall’altro “non accelerare” essere un buon metodo per realizzare un’attivazione muscolare del VMO e VL i processi consequenziali di degrado articolare. e può essere utile in condizioni cliniche che richiedono un aumento di forza di La gestione delle lesioni condrali, è uno dei problemi più seri dell’ortopedico, del estensione del ginocchio. fisioterapista e del preparatore atletico, essendo difficilmente risolvibile ed estre- Così come l’aumento della pendenza della direzione di corsa pari ad un valore mamente invalidante soprattutto nei giovani. intorno al 5-10% incrementa la flessione del ginocchio e le forze compressive Le meniscectomie nello sportivo vanno trattate con molta acutezza, visto l’im- articolari a livello del ginocchio, predisponendo l’atleta a rischio di patologie da portante ruolo che i menischi rivestono nella biomeccanica articolare e l’evolu- overuse. Kyrolainen H. et al. proprio recentemente hanno studiato i cambia- zione articolare; preludente, anche attraverso una “sintomatologia muta”, di un menti dell’attività muscolare nella corsa avanti relativa all’incremento della velo- importante quadro “gonartrosico”. cità. I risultati indicano che le attività EMG di tutti i muscoli studiati – grande glu- Nell’ambito dell’attività sportiva, esiti di lesioni meniscali associate a quadri di teo, vasto laterale, bicipite femorale e tibiale anteriore – aumentano (P <0.05) squilibri biomeccanici in termini di forza e flessibilità a disfunzioni del controllo con l'incremento della velocità, specialmente nelle fasi di “pre-contact” e neuro-muscolare, a strutturazioni dell’allenamento non consone, possono pro- “braking”. Alle velocità più alte di corsa, in queste stesse fasi, l’attività di EMG durre effetti devastanti per l’integrità dell’apparato osteo-mio-articolare del del gastrocnemio, vasto laterale, bicipite femorale e grande gluteo superarono ginocchio, inficiandone inevitabilmente la performance e, una volta conclama- del 100% la MVC. ta, diventano di difficile gestione. Mandelbaum ha comparato tutto questo, a Inoltre, i risultati presenti suggeriscono che l'incremento delle attività muscolari “una sfida identica a quella di mettere un uomo sulla luna!”. nella fase di pre-contact, potenzia il ruolo funzionale del ciclo stiramento/accorciamento, con un aumento della stiffness muscolo-tendinea e un miglioramento della produzione di forza nelle fasi “braking e/o propulsive” della corsa. Una maggiore produzione di forza, relativa all'incremento della velocità, si cor- Bibliografia: L'ampia bibliografia relativa al suddetto elaborato è a disposizione degli interessati presso la redazione del Notiziario ”e-mail: [email protected]” 43 CENTRO STUDI E RICERCHE L’INVENTIVA E IL FANTASISTA NELLA STORIA DEL CALCIO di Marco Viani* U n libro dal titolo assurdo DEFINIZIONE (“Quando il pallone s’india- volò”) e dal sottotitolo che gli fa con- Il viaggio nel mondo dei fantasi- correnza (“Dal calcio fantasista al sti inizia da quattro “assoluti” – calcio totale”) si riscatta alla grande Pelé, Maradona, Platini, Di sia per la qualità di chi l’ha scritto Stefano – che però non appari- (Sandro Picchi, giornalista e scrittore) ranno più nel libro per un sem- sia per contenuti suscettibili di arric- plice motivo: appartengono ad chire, o per lo meno stimolare anche un'altra categoria. “Sono – ci i più stretti addetti ai lavori. Ne par- dice Picchi – più fuoriclasse dei liamo e lo ripercorriamo con questo <normali> fuoriclasse, nessuno li intento avvertendo, per onestà e rispetto, che anche gran parte del testo ha mai messi in discussione, non non virgolettato è dell’autore al quale va il nostro grazie per così tanta hanno avuto problemi di ruolo, di concessione. adattamento tattico, di concorrenza, di convivenza con i compagni o con gli Perché tanta nostra severità nei riguardi della copertina? Perché non corri- allenatori. Non hanno nemmeno avuto bisogno della fantasia, erano superiori sponde alla vera sostanza dell’agile volume (119 pagine, Editoriale Olimpia, anche a quella. Hanno piegato il calcio sottomettendolo alla loro classe, il loro 2008, 12,50 euro) che si traduce in un preciso e a suo modo rigoroso viag- gioco è stato allo stesso tempo un’invenzione e nessuna invenzione. gio (anche divertente) nell’inventiva applicata al calcio, sia sul piano indivi- Se qualcuno li chiamasse, li definisse semplicemente fantasisti meriterebbe duale sia sul piano tattico. Il percorso seguito è punteggiato da domande e di essere rinviato a giudizio. Calcistico, s’intende”. conseguenti risposte: chi è il fantasista, cosa fa, quali sono le sue caratteri- Il fantasista autentico è un’altra cosa. Eccolo, diciamo per sottrazione: “È il stiche, quando nasce, perché gli è stato dato quel nome, quale rilievo o limi- piccolo o grande genio che sta sempre tra il compreso e l’incompreso, tra te ha avuto e continua ad avere nei vari sistemi di gioco. l’applauso e il fischio, tra l’elogio e la critica. Il fantasista è il problema e la Quest’ultimo tema inserisce un altro contenuto, tattico appunto, che oltre a risoluzione del problema, è l’uomo vincente e perdente, adorato e osteg- fare da contesto, sviluppa, stimola, richiama. “L’inventiva infatti – scrive Picchi giato, sempre al centro delle discussioni e delle distinzioni. – ha avuto un ruolo determinante nel calcio non solo a livello individuale. Un C’è da chiedersi se gli hanno dato quel nome – irrintracciabile la primo- certo modo di colpire il pallone, una finta che prima non c’era, un tiro che genitura, forse Gianni Brera – perché non ha un ruolo o perché, come nessuno aveva pensato, hanno fatto scuola e sono diventati patrimonio i fantasisti del varietà, ne ha più di uno. Glielo hanno dato per elogia- comune al pari di alcune novità fondamentali tattiche che hanno proposto un re le sue qualità artistiche o per considerarlo semplicemente un illusio- modo nuovo di sfruttare le possibilità di gioco modificando le posizioni in nista? Qualunque cosa egli sia – a volte un fuoriclasse, altre volte un campo dei calciatori (il sistema, il libero, il catenaccio, il calcio totale, la zona, tentativo di fuoriclasse, altre ancora un’imitazione del fuoriclasse – il il pressing e così via) chiedendo ai vari interpreti di fare qualcosa che gli altri fantasista è semplicemente il giocatore con l’idea in testa. Riuscita o ancora non facevano. Tutto questo nel tentativo di stabilire una supremazia o perduta che sia”. Pelé di limitare quella degli avversari, tutto questo con lo scopo di <cambiare il calcio>, qualche volta in meglio, altre volte in peggio”. 44 * Collaboratore Settore Tecnico FIGC QUELLA SOSTITUZIONE DI ROBERTO BAGGIO n.d.r.), ma in quel tipo di calcio era considerata una decisione corretta. E probabilmente lo era. Ma doveva essere davvero malridotto l’adorato Coppa del Mondo 1994, 23 giugno, stadio dei Giants a New York: gioco se lo si poteva giocare senza fantasia”. l’Italia, opposta alla Norvegia, rimane in dieci per l’espulsione del suo portiere, Pagliuca. Arrigo Sacchi, alla guida degli azzurri, richiama dal QUEL RIGORE DI TOTTI Sei anni dopo <er cucchiaio> di Francesco Totti, cioè quel rigore che in realtà non avrebbe <tirato>, ma semplicemente depositato in porta. È il 29 giugno del 2000, semifinale degli Europei. Italia e Olanda sono ai rigori. Gli olandesi ne hanno già sbagliati due, l’Italia ne ha invece fatti due. La situazione è favorevole agli azzurri di Zoff, ma chi si aspetta davvero (compagni di squadra compresi) quel tiro-non-tiro? “In quel preciso momento Totti, forse senza rendersene conto – dice Picchi – compie un’operazione straordinaria. Demolisce, con quel suo giochetto irriverente, uno dei momenti di maggior tensione del calcio, restituendo al calcio stesso la sua dimensione di gioco. Zinedine Zidane avrebbe ripetuto lo stesso gesto nella finale della Coppa del Mondo 2006, portando in vantaggio la Francia nel primo tempo; avrebbe, cioè, compiuto la stessa prodezza nella partita più importante del Roberto Baggio mondo e contro il portiere più bravo del mondo. Ma in quell’esecuzione si poteva scorgere qualcosa di più duro, di più impegnativo e di più ambizio- campo Roberto Baggio per far entrare Marchegiani. Siamo sullo zero a so – il coraggio della sfida, il disegno di passare alla storia – rispetto all’i- zero e siamo al ventunesimo minuto. Più che le conseguenze della deci- dea sbarazzina dell’azzurro. Il <cucchiaio> di Totti – sentenzia Picchi – era sione presa dal tecnico (l’Italia in inferiorità numerica batté la Norvegia un modo per giocare, quello di Zidane un modo per punire”. per uno a zero con rete dell’altro Baggio, Dino), più che l’opportunità di Ma c’è ancora un di più. Quel gesto di pura fantasia di Totti nella fase quella mossa (<tatticamente la più conveniente>), a Picchi interessa il suo meno fantasiosa del calcio (il rigore definisce tutto con esattezza: da che significato simbolico, cioè l’allontanamento dal campo della fantasia, la distanza si deve calciare, entro quali limiti può muoversi il portiere e così sua pubblica espulsione, l’implicita superiorità del Gioco nei confronti del via) non solo ristabilisce giocatore, l’emarginazione del giocatore di classe. Quell’episodio fece l’importanza dell’inven- scalpore proprio per il fortissimo significato di rinuncia al talento che con- zione e del fascino che teneva. Il fatto che la decisione presa potesse essere giusta, condivisibile essa porta con sé, ma e perfino inevitabile non ne attenua la portata neanche oggi, anzi rende assume per Picchi lo quel momento ancora più rivelatore. “Ancora più <grave> – sottolinea stesso significato sim- Picchi – era la testimonianza che il calcio era arrivato al punto in cui la bolico della sostituzione rinuncia al giocatore più bravo, e a suo modo, più delicato, la rinuncia al di Baggio. “Quel tiro- giocatore con più fantasia e con meno forza, al giocatore più creativo e non-tiro ha fatto epoca, più divertente, era diventata, in certe condizioni, un obbligo. La decisio- così come l’ha fatta ne era più imbarazzante per chi la prendeva che non per chi la subiva quella (accanto alla <solitudine dell’ala destra> c’è anche quella dell’allenatore Sacchi, e, a suo modo, decisione di Francesco Totti 45 CENTRO STUDI E RICERCHE ha restituito il potere alla fantasia. È entrato nella storia del calcio, o linea della palla, deve avere fra sé quanto meno in quella galleria dove sono idealmente conservati i grandi e la porta per essere in gioco. gesti individuali, le prodezze personali, i colpi di classe e tutto il bello che “Nacque un calcio nuovo che scaturisce da quei momenti in cui prevalgono gli aspetti – il lato giocoso, offriva più possibilità alla manovra le giocate inattese – che fanno la fortuna del nostro sport”. in verticale e toglieva importanza al dribblatore, in favore di un gioco più collettivo. La riforma IL FUORIGIOCO E IL METODO valorizzava il lancio in profondità e il passaggio filtrante che, da allora Molto spesso è stata però la tattica a stimolare l’ingegno dei giocatori e in poi, sarebbero entrati nel baga- dei tecnici. Essa ha subìto delle modifiche, a volte delle vere e proprie glio tecnico dei fantasisti”. mutazioni, in conseguenza delle novità imposte dal regolamento. Altre Con la riforma del 1925 nacque volte è successo il contrario: è stato il regolamento ad aguzzare l’ingegno anche il <sistema>, una nuova e a imporre qualche novità per limitare le conseguenze, giudicate nega- tattica che si aggiunse al modulo tive, di certe tattiche di gioco. In entrambi i casi la fantasia dei calciatori di gioco dominante: il <metodo>. In questo modulo i terzini stavano in (di quelli che la possedevano) ne è uscita stimolata. posizione centrale, come due stopper. Uno giocava sull’anticipo (terzino Fino al 1925 il regolamento stabiliva che un attaccante, che si trovava oltre <di volata>), l’altro (terzino <di posizione>) si affidava al piazzamento la linea della palla, doveva avere tre avversari tra sé e la porta per essere in rimanendo un po’ arretrato rispetto al compagno e assicurando le chiu- posizione regolare. Per metterlo off side era sufficiente che un solo terzino sure difensive: era un libero in embrione. I mediani si chiamavano latera- facesse un passo avanti. Anche nel caso si fosse verificato un errore nella li e in quanto tali stavano larghi, marcavano le ali avversarie e collabora- scelta di tempo per attuare questa elementare mossa, o nel caso ci fosse vano alla costruzione della manovra. Il giocatore chiave della squadra stata una valutazione contraria da parte dell’arbitro e del guardalinee, la (non un fantasista, bensì un regista) era il centromediano, che doveva difesa non rimaneva scoperta. A presidiarla c’era l’altro terzino. difendere e organizzare. Il ruolo richiedeva qualità da giocatore comple- “Il gioco d’attacco, o meglio il gioco in profondità – commenta Picchi – to. Le due mezze ali erano complementari (un giocatore di sostanza era dunque vanificato dall’off side che scattava implacabile. In questo accanto a un compagno più raffinato). All’attacco, le ali rientravano fin contesto il dribblatore diventava inevitabilmente il giocatore più prezio- sulla linea di centrocampo dove rifiatavano in attesa di una futura fuga so, in quanto potenziale arma per evitare la trappola del fuorigioco gra- (la linea di metà campo equivaleva a una sbarra insuperabile). Le ali ser- zie all’iniziativa individuale. Era, se vogliamo, il primo fantasista del cal- vivano, quasi sempre devotamente, il centravanti, al quale i tecnici della cio. O quanto meno il fantasista dell’epoca. I più famosi di quel periodo scuola danubiana chiedevano spesso di essere il regista avanzato della furono il gallese Bill Meredith e l’italiano Luigi Cevenini, detto Zizì”. squadra (una variazione da cui sarebbe nato il centravanti arretrato alla La svolta avvenne il 12 giugno del 1926 quando l’International Board, Hidegkuti). Giuseppe Meazza 46 Renato Cesarini raccogliendo le lamentele che “L’influenza della scuola danubiana, alla quale appartenevano molti tec- arrivavano dal mondo calcistico, nici del campionato italiano – scrive Picchi – aveva reso il calcio del stabilì, per favorire il gioco d’at- <metodo> molto riflessivo. Gioco lento, passaggi fitti e precisi, buona tacco e rendere meno noiose le tecnica individuale. Lo slogan era: <attaccare ragionando>. partite, continuamente interrotte Il fuorigioco a due non portò grandi cambiamenti nel <metodo>, a parte la dall’off side, di ridurre a due i possibilità di qualche lancio profondo. La quota di genialità, di inventiva e di difensori (<difendenti>, come li fantasia risiedeva nelle ali, in qualche mezz’ala (e qui si imponevano i suda- chiamava il regolamento) che un mericani) o nei fuoriclasse indiscussi. Tutti personaggi che abitualmente vive- attaccante, se si trova davanti alla vano come giocavano: divertendosi. È il caso di Raimondo Orsi, familiarmen- te <Mumo>, e Renato Cesarini, gli argentini della Juventus del quinquennio, guenza con le marcature a uomo. La superiorità individuale degli attac- e di Giuseppe Meazza, uno dei più grandi calciatori italiani di sempre”. canti nel confronto diretto con i difensori, specialmente quella del centravanti rispetto al centromediano avversario, poteva avere effetti decisivi sul risultato. IL SISTEMA Il libero e il catenaccio nacquero di conseguenza, come contromosse indispensabili per arginare la superiorità degli avversari. Il <mezzo siste- Il <sistema> prevedeva uno schieramento che si sarebbe chiamato W M, ma>, tattica che ebbe nella Fiorentina di Fulvio Bernardini l’interprete definizione ispirata dal fatto che le posizioni assunte in campo dai calcia- migliore, era un brillante compromesso tra il <sistema> ortodosso e la tori ricordavano proprio quelle due lettere dell’alfabeto. I terzini si allar- necessità di coprire meglio la difesa. Il contropiede era, a sua volta, un gavano per controllare le ali, il centromediano era esclusivamente un modo per dare al <catenaccio> – tattica esclusivamente difensiva con la difensore e marcava il centravanti mentre a centrocampo – e il centro- quale si puntava al risultato di zero a zero – qualche possibilità offensiva. campo diventava il fulcro della manovra – i giocatori si disponevano “In questo tipo di calcio il giocatore di fantasia andò incontro a un perio- secondo quello che sarebbe stato chiamato il quadrilatero: due mediani do di grandi privilegi e di straordinaria considerazione quale non avreb- (uno difensivo e uno <di spola>) dietro a due mezze ali. In attacco il cen- be più incontrato. Non c’era squadra, anche la più disperata, la più cate- travanti diventava un tipico gioca- nacciara, la più povera di tecnica, che non avesse un creativo o almeno tore di punta (nel <metodo> danu- un tentativo di imitazione del creativo. Non c’era squadra che non aves- biano era spesso un regista offen- se all’ala, oppure con il numero dieci, un calciatore più tecnico degli altri sivo), sui lati restavano le due ali. In e spesso meno atleta degli altri, un tipo che sapesse giocare a calcio. O questo modulo era fondamentale che desse l’impressione di saper giocare. O semplicemente ritenesse di la giusta distanza tra i reparti, una saper giocare. Era, per i fantasisti anche per i minori tra di loro, un perio- necessità che comportava un mag- do di languide carezze”. Valentino Mazzola gior dinamismo da parte di tutti, tanto è vero che, per la prima volta, venne introdotto il concetto di ritmo, cioè di un tono atletico e agonistico da mantenere sempre su valori alti. IL CALCIO TOTALE La novità più clamorosa, però, era la marcatura a uomo in tutti i settori del campo: terzini a controllare le ali, centromediano sul centravanti, In una notte di dicembre del 1966 cinquantacinquemila persone assistet- mediani opposti alle mezze ali. “L’apparente paradosso del <sistema> – tero al miracolo senza poterlo vedere. Allo stadio di Amsterdam l’arbitro rileva Picchi – era che il modulo, nato per favorire l’attacco, portava all’ar- italiano Sbardella aveva fatto disputare la partita di Coppa dei Campioni retramento dei giocatori (il centromediano e i due mediani). In realtà il tra Ajax e Liverpool nonostante la nebbia impedisse del tutto la visuale <sistema> intendeva sfruttare meglio gli spazi e la profondità, dunque agli spettatori. I tifosi olandesi seppero a giochi fatti quanto la loro squa- arretrava i giocatori ma non il gioco”. dra fosse stata brava nel corso di quei novanta storici minuti. L’Ajax aveva In Italia questo modulo di derivazione inglese (attribuibile a Herbert battuto gli inglesi con il sorprendente punteggio di cinque a uno. “Era Chapman, manager dell’Arsenal) si affacciò alla fine degli anni trenta. Le nato il <totaal voetbal >, il calcio totale. Era la prima vistosa, eppure invi- prime squadre ad applicarlo furono il Genoa del tecnico inglese Garbutt sibile affermazione di un nuovo modo di giocare a pallone”. e la Fiorentina allenata da Giuseppe Galluzzi, ma a decretarne la fortuna Il tecnico di quella squadra, Rinus Michels, stava per incendiare il calcio nel nostro campionato fu il Grande Torino di Valentino Mazzola, “una con una vera e propria rivoluzione. Da allora i suoi giocatori non avreb- squadra che avrebbe potuto giocare in qualunque maniera, ma che, bero avuto un solo ruolo, ma tutti i ruoli. Ciascuno sarebbe stato libero avendo adottato il <sistema> e avendo stravinto gli scudetti con quel di spostarsi in qualunque settore del campo, purché un compagno lo modulo di gioco, spinse le altre formazioni a imitarla sul piano tattico”. sostituisse nella sua posizione di partenza. I giocatori dell’Ajax, dunque, Un po’ alla volta tutte le squadre giocarono con il <sistema> e di conse- potevano diventare nel corso della partita attaccanti, centrocampisti o 47 CENTRO STUDI E RICERCHE difensori. Per rendere possibile questa operazione era necessario ridurre consentire alla squadra olandese di rag- lo spazio, cioè accorciare il campo. Lo scopo si raggiungeva con una dife- giungere ottimi livelli anche se avesse sa a zona di quattro giocatori, molto alta, che applicava <ferocemente> giocato un calcio tradizionale, ma la sor- la tattica del fuorigioco. Il portiere doveva giocare lontano dai pali e tra- prendente interpretazione del nuovo sformarsi in libero uscendo anche fino alla trequarti di campo e interve- credo e la presenza di almeno tre fuori- nendo di piede. classe – Krol, Neeskens e Cruijff: uno per reparto, se di reparti si può parlare – Quando il pallone era agli avversari, i calciatori dell’Ajax dovevano anda- rendeva tutto fortemente impressionan- re in pressing, muovendosi in più di uno. Il segreto era il possesso di palla, te e, si diceva, irriproducibile. Non che permetteva il controllo del gioco e gli scambi di ruolo. Il fuorigioco esportabile. sistematico e il pressing erano metodi difensivi (il fuorigioco era quasi Il più fuoriclasse dei tre era Johan Cruijff, “probabilmente – scrive Picchi ostruzionismo) e miravano a togliere il pallone all’avversario. L’Ajax ten- – uno tra i migliori dieci giocatori di tutti i tempi. Poteva essere conside- deva a rendere inutilizzabili per l’altra squadra – con la tattica del fuori- rato il fantasista del calcio olandese in quanto capace di illuminare il gioco – gli ultimi trenta metri di campo e a farla giocare <soffocata> in gioco spadroneggiante, ripetitivo e anche monotono – di una monoto- uno spazio il più ridotto possibile. nia che era testimonianza del potere esercitato sulla partita – con gioca- Johan Cruijff te personalissime che irrompevano nel meccanismo e che ad esso resti“Il calcio totale – scrive Picchi – era allo stesso tempo il trionfo dell’im- tuivano l’umanità del tocco personale, segnalando, anche nel trionfo provvisazione e dell’organizzazione. Un modulo senza ruoli fissi rappre- del collettivo, la presenza imprescindibile dell’individuo. Veloce e poten- sentava il massimo della libertà espressiva per una squadra, ma per pra- te, forte e leggero, atleta e talento, geniale e regolare, Cruijff rappre- ticarlo era necessario che tutti, in ogni momento, pensassero nella stes- sentava il punto d’incontro tra il calcio dell’uomo e il calcio della mac- sa maniera. Che fossero inquadrati, omologati, programmati. Per la china. L’uno e l’altra erano, dunque, compatibili e saperlo fu per noi una prima volta si cominciò a parlare di <collettivo>. Inoltre occorrevano una consolazione”. grande forza fisica, una preparazione atletica eccellente e un’ottima tecnica individuale sviluppata in modo uniforme. L’idea stessa di giocare a calcio senza ruoli fissi, trasportando alcuni concetti del basket in un IL CALCIO ATLETICO campo lungo più di centro metri e largo sessantacinque dove si gioca 48 con i piedi e non con le mani, era di per sé quanto di più innovativo, e Il calcio totale degli olandesi diventò in Italia <il calcio atletico>. Negli anni dunque fantasioso, si potesse immaginare, e inoltre a nessun giocatore settanta – rileva Picchi – alcune nostre squadre si impadronirono degli aspet- veniva impedito di esprimersi secondo le proprie ispirazioni (basti pen- ti più facili da assimilare del gioco olandese (il pressing, ad esempio), li inne- sare a Cruijff), ma allo stesso tempo la partita era interpretata con una starono sulla tattica tradizionale, che prevedeva la marcatura a uomo, il libe- visione di gruppo in base alla quale nessuno era <indipendente>. In un ro, l’ala tornante e così via, e in questo modo aggiunsero una scorza d’a- certo senso ogni calciatore era libero di seguire la propria ispirazione, rancia – <arancia meccanica>, come veniva chiamata l’Olanda – al gioco almeno sul piano tattico (una dimostrazione era la coppia di terzini che all’italiana. Il Torino di Gigi Radice vinse lo scudetto del 1975-76 con la attacca contemporaneamente sullo stesso lato), ma con la complicità – novità delle due punte, Graziani e Pulici, che <aggredivano> i difensori la copertura – di un compagno di squadra. La sintesi potrebbe essere avversari pressandoli quando questi avevano il pallone. Nello stesso periodo questa: <puoi fare ciò che vuoi, ma non puoi farlo senza gli altri>”. la Roma di Nils Liedholm, in attesa di convertirsi alla zona, praticava la cosid- Dunque il calcio totale era allo stesso tempo invenzione e schematizza- detta <ragnatela>, cioè un possesso di palla insistito che richiedeva la pre- zione. Era libertà e gabbia. Era fantasia di gruppo, ma poteva diventare senza in squadra di <piedi buoni>, espressione che Fulvio Bernardini aveva anche gruppo senza fantasia. Tutto dipendeva dalla qualità degli inter- reso popolare quando, nel 1974, era stato nominato commissario tecnico preti. E la qualità media dei calciatori dell’Ajax era molto alta, tale da della Nazionale. E un’idea giudiziosa, stroncata <esterno> se non addirittura <esterno alto>, l’ala, dicevamo, subì un’evolu- con ironia e disprezzo dalla critica zione notevole aggiungendo doti fisiche alle doti tecniche”. Da allora, secon- e infine sepolta dalla retrocessio- do un processo sempre più rapido e stringente, il fantasista ha dovuto ade- ne in serie B, l’aveva avuta nel guarsi sia alle crescenti qualità atletiche richieste, sia ai mutamenti, a volte 1972 un tecnico di una squadra inevitabili altre volte deprecabili, del modo di giocare. Questa continua <lotta di provincia, Corrado Viciani, che per la sopravvivenza> lo ha visto spesso soccombere, mai sparire. E il fanta- allenava la Ternana. La sua squa- sista-atleta forgiato dal calcio d’oggi è una garanzia della continuità della dra era realisticamente la peggio- specie e del fascino, grazie ad una sua prodezza, di una partita. re della serie A, i suoi calciatori erano inferiori agli altri, la possiClaudio Sala bilità di eseguire trame di gioco SPAZIO E FUORIGIOCO appena più complicate – come aperture, lanci, passaggi filtranti – poteva comportare un margine di errore Quest’ultimo obiettivo ha però bisogno di un altro impegno. Di fronte all’evo- troppo elevato. Dunque restava una sola cosa da fare: giocare il più sempli- luzione fisica e atletica dei suoi interpreti, è il calcio stesso che deve adeguarsi, ce possibile, eseguire brevi passaggi in sicurezza, aiutarsi, stare vicini, gioca- e per farlo ha una sola strada da percorrere: trovare spazio, fare spazio, allar- re corto. Perfino ai giocatori della Ternana sarebbe riuscito un passaggio di gare lo spazio. La soluzione più spontanea – modificare le dimensioni del ter- pochi metri. Il <gioco corto> fu preso in giro da tutti – o quasi – ma Viciani reno di gioco e allargare le porte – è anche la meno percorribile perché com- chiedeva soltanto il possesso di palla, requisito fondamentale per evitare porterebbe modifiche ai campi di tutto il mondo, modifiche che sarebbero rischi e per costruire le azioni; non avendo tanti piedi buoni nella squadra, semplici nel caso delle porte, ma difficoltose e in molti casi impossibili per i ter- l’allenatore aveva semplicemente diminuito la difficoltà dei passaggi riducen- reni di gioco. done la lunghezza. “In questo calcio, che dall’Olanda importava il pressing e “Il rimedio, per impedire che nel calcio certe fasi di gioco, specialmente quan- il possesso di palla (ma non in quantità sufficiente per rifornire tutte le squa- do le squadre sono ancora fresche di energie, somiglino sempre a una tonnara dre), il fantasista aveva ancora diritto di cittadinanza, ma cominciava a trova- – ci dice Picchi rubando questa immagine a Gianni Mura – non può essere che re un più conveniente alloggio nel ruolo di ala. Anzi <sulle fasce laterali>, una modifica del regolamento. In questo caso basterebbe intervenire sulla rego- come si cominciava a chiamarle. Un caso esemplare era quello rappresenta- la del fuorigioco per raggiungere lo scopo. Se, infatti, venisse stabilito che il fuo- to da Claudio Sala, nel Torino di Radice”. Claudio Sala aveva qualità (tecni- rigioco è punibile soltanto nell’area di rigore, cioè all’altezza dei sedici metri e ca, fantasia, fisico, forza, ambidestrismo) che ne facevano teoricamente una mezzo, ecco che sul campo di calcio si aprirebbe immediatamente lo spazio grande mezz’ala, ma nel fiorire del <calcio atletico> le sue pause, la sua rela- necessario per dare sfogo al gioco. Attualmente un calciatore non può essere in tiva indolenza, il suo limitato combattere rappresentavano un esempio di bel posizione di fuorigioco se si trova nella propria metà campo, in futuro questa giocatore destinato all’emarginazione. Il Torino lo aveva fatto girovagare in <zona franca> potrebbe essere estesa fino all’area di rigore. In questo modo le più ruoli – centrocampista, mezza punta, centravanti arretrato con tanto di squadre si allungherebbero inevitabilmente, chi si difende dovrebbe <restare numero nove sulla maglia – fino a quando il nuovo allenatore granata, Gigi basso> perché gli avversari alle sue spalle sarebbero in posizione regolare fino Radice, non aveva avuto l’intuizione di spostarlo sulla destra, nel ruolo di ala. all’area di rigore. Certo, questo provvedimento potrebbe sembrare sconvolgen- A Sala veniva chiesto di fare, da quella posizione defilata, ciò che sapeva fare te e fin troppo rivoluzionario, ma se così fosse non mancherebbe una soluzione meglio e che aveva sempre fatto – creare gioco – ma allo stesso tempo gli intermedia – meno scandalosa e molto più praticabile – che potrebbe prevede- venivano tolte le responsabilità di un coinvolgimento costante nella mano- re la linea del fuorigioco posta a metà strada tra la linea di metà campo e l’area vra. “La fiammata, ecco cosa chiedeva Radice a Claudio Sala. Non il fuoco di rigore, cioè spostata all’altezza di venticinque metri dalla porta in un campo continuo della regia, ma l’ardore della fiammata improvvisa. Con lui l’ala, che di cento metri e ovviamente tracciata a terra con il gesso parallelo alla linea di con il passare degli anni nessun allenatore, e di conseguenza nessun croni- metà campo”. In futuro, tra cinque, o dieci, o quindici, o venti anni – sostiene sta, per adeguamento, avrebbe più chiamato così, definendola invece Picchi – non si potrà evitare un provvedimento di questo tipo, un provvedimen49 CENTRO STUDI E RICERCHE Diego Maradona Lionel Messi to che finora il calcio ha evitato per misteriosi motivi preferendo avventurarsi in l’intensità, per dirla con Sacchi, calerà sempre meno col passare degli anni per- cambiamenti regolamentari favorevoli al gioco d’attacco e quindi alla realizza- ché il calciatore diventerà sempre più resistente, o sarà aiutato a diventarlo. Le zione dei gol. Molti di essi sono serviti ad eliminare pause, passaggi a vuoto, per- squadre, quindi si <allungheranno> sempre più tardi. L’esigenza di avere un dite di tempo e tattiche ostruzionistiche e hanno modificato la partita in manie- gioco meno soffocato, con un minor numero di scontri fisici diventerà allora ra anche profonda, ma “nessuna di esse ha risolto il problema dello spazio. irrinunciabile ed anche i più conservatori tra i custodi delle regole dovranno ras- Nessuna di esse aveva questo scopo. Si cercava di migliorare lo spettacolo, di segnarsi a spostare il fuorigioco sulla tre quarti di campo, in attesa che, tra incrementare il calcio offensivo, di combattere quello speculativo; si cercava di qualche altra generazione, quella zona venga arretrata ancora di più”. ottenere tutto questo usando mezzi a volte condivisibili, ma forse sarebbe basta- In questo ipotetico, ma non irrealistico quadro, quale è il futuro del fantasista, to dare più profondità al gioco, cioè più spazio, per raggiungere lo scopo e per del giocatore creativo, dell’uomo dal tocco di classe? “Si preannuncia proble- ottenere tutto molto di più di quanto non si sia ottenuto con le variazioni che si matico come, in definitiva, è sempre stato – ci dice Picchi a conclusione del suo sono susseguite nel corso degli ultimi sedici anni. Forse bastava cambiare la libro – ma si prospetta anche roseo sia per il condizionamento fisico che è già regola del fuorigioco, fino ad oggi soltanto limata, rivisitata, ritoccata, ma tutto in atto nei calciatori di maggior classe, sia perché gli inevitabili aggiornamenti sommato mai riformata radicalmente”. delle regole metteranno proprio lui, il fantasista, nelle condizioni migliori per emergere”. UNA PROFEZIA E UNA SFIDA Da qui, l’estrema, stimolante e incoraggiante prospettiva: “Quando il calcio limiterà la zona del fuorigioco, il fantasista diventerà il re della partita, come 50 L’ultimo intervento pesante sulla regola risale, come abbiamo visto, al 12 giu- è giusto che sia. E siccome sul piano tattico sembra esserci spazio, nelle con- gno 1926 ed ha provocato una rivoluzione tattica e un miglioramento dello dizioni attuali, soltanto per accorgimenti marginali più che per novità sor- spettacolo. Era – secondo Picchi – una riforma adeguata ai tempi e non meno prendenti e profonde quali furono il <Chapman system>, il <verrou> (o cate- sensazionale di quanto potrebbe esserlo oggi – o tra qualche anno – quella naccio che dir si voglia), il libero, il calcio totale dell’Olanda, la difesa a zona sopra prospettata. “Cos’è che per molti campionati ha reso la maggior parte e tutto ciò che ha inciso sulla tattica – sul gioco e sul controgioco – soltanto delle partite, specialmente quelle di alto interesse per la classifica, più godibili la modifica di cui parliamo potrà stimolare l’ingegno ormai uniforme e nor- nella ripresa che non nella prima parte della gara? È stato l’allungarsi delle malizzato dei tecnici che, in condizioni differenti e inedite, avranno modo di squadre – di solito dovuto al calare della freschezza atletica – che altro non è studiare e mettere in pratica nuovi metodi di gioco. Che non potranno sop- se non un indiretto allargamento dello spazio e quindi del terreno di gioco. Ma primere la fantasia”.