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allenatore SUL CAMPO - Associazione Italiana Allenatori Calcio

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allenatore SUL CAMPO - Associazione Italiana Allenatori Calcio
l’ allenatore
luglio-agosto 2012
poste italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003
(conv. in 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB Firenze 1 - I.P.
4
La Roma
BIMESTRALE PERIODICO UFFICIALE
DELL’ASSOCIAZIONE ITALIANA ALLENATORI CALCIO
PRIMO PIANO
ALBERTO DE ROSSI
“I GIOVANI,
LA MIA VOCAZIONE”
di Zeman
PREPARAZIONE TECNICA
COME PARARE UN RIGORE
allenatore
SUL CAMPO
L’ALLENAMENTO
DEL DIFENSORE MODERNO
l’ allenatore
sommario
4
Rivista bimestrale
luglio-agosto 2012
Proprietà
ASSOCIAZIONE ITALIANA ALLENATORI CALCIO
Autorizzazione Tribunale di Firenze n. 5245 del 24
Febbraio 2003 Spedizione in Abb. Postale – 50%
Editore
EDIZIONI POLISTAMPA - FIRENZE
via Livorno 8/32 - Tel. 055 737871
Direttore Responsabile
Renzo Ulivieri
Segretario di Redazione
Giuliano Ragonesi
Direzione e Redazione
AIAC Nazionale
via Gabriele D’Annunzio 138
presso C.T.F. - 50135 Coverciano
(Firenze) - Tel. 055 608160
Fax 055 613594
[email protected]
Progetto grafico
Edizioni Polistampa - Firenze
AIAC, garantire il futuro
editoriale
di Renzo Ulivieri
Roma: una squadra di corsa…
Il lavoro dei giallorossi e le proposte
tecnico-tattiche di Zeman
di Massimo Lucchesi
allenatore sul campo
“I giovani, la mia vocazione”
primo piano
di Patrizio Bisanti
Tecnica, tattica e psicologia:
come si para un rigore
31
di Massimo Lucchesi preparazione tecnica (seconda parte)
di Alessandro Carta
preparazione tecnica
Fotografie
Foto Sabe
Italfoto Gieffe
Guerin Sportivo
Franco Casini
Unit Editrice
di Giorgio Galanti
Chiuso in tipografia il 22/09/2012
21
26
Il progetto “Piede e Sport”
tutto il materiale inviato non verrà restituito e resterà di proprietà dell’Editore. Lettere, articoli firmati, nonché le inserzioni
pubblicitarie, impegnano solo la responsabilità degli autori e degli inserzionisti.
14
Allenare l’intensità mentale nel calcio
Pubblicità
Via Livorno, 8/32 - 50142 Firenze
Tel. 055 737871 (15 linee)
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www.polistampa.com
Stampa
Tipografia Polistampa
Via Livorno 8/32 - 50142 Firenze
6
allenatore sul campo
L’allenamento del difensore moderno
di E. Longo e M. Aquino
5
medicina dello sport
dalla Redazione
L’elogio del riposo
medicina dello sport
Le “stranezze del calcio”
di Aldo Zerbini
psicologia dello sport
Assemblee elettive 2012
di Giuliano Ragonesi
dalla Segreteria
39
41
42
45
Caso Conte: quello che dicono le regole
46
Allenatore dilettante: intesa LND-AIAC
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dalla Segreteria
ASSOCIAZIONE ITALIANA
dalla Segreteria
AIAC, garantire il futuro
a nuova stagione che è appena
ripartita, nel clima di difficoltà
generali che tutti conoscete e
vivete, ha ritrovato l’AiAc impegnata
su fronti sensibili. dopo aver costruito le intese per il rinnovo degli accordi collettivi con la lega Pro e la lega
di B, è in dirittura d’arrivo anche quello con la lega di A, in linea con quelli che lo hanno
preceduto. c’è poi stato un compromesso, non esaltante ma necessario, firmato turandoci il naso per
essere chiari, con la lega dilettanti a proposito dell’ormai annosa questione dell’allenatore dilettante,
con riferimento specifico ai campionati di Prima,
seconda, terza categoria e regionali Juniores: il nodo resta la messa a regime dei corsi di abilitazione
ancora in via di definizione, per cui per la stagione
in corso è stata varata una deroga (data ultima di
tesseramento, il 15 settembre), i meccanismi della
quale troverete nel comunicato 72 della lnd pubblicato su questo numero della rivista, nelle pagine
della segreteria.
se questo è l’orizzonte quotidiano d’impegno,
diciamo così, alle viste è ormai imminente la scadenza elettorale che riguarda tutta l’architettura
federale. in questo quadro si inserisce anche il rinnovo della carica di presidente dell’AiAc, da me
ricoperta per due mandati, a partire dal 2004.
dunque mi devo e vi devo massima chiarezza. il
consiglio direttivo allargato ai presidenti regionali, nella sua quasi totalità, mi ha chiesto di rinnovare il mio ruolo per un altro mandato quadrien-
l
nale. io qui userò con voi le parole
che ho scritto a ciascuno di loro a
proposito dell’invito rivoltomi, non
solo per ringraziare della stima e della fiducia dimostrate nei miei confronti. Un anno e mezzo fa mi pareva che fosse opportuna un’alternanza dei dirigenti a tutti i livelli: nazionale, regionale e provinciale. Personalmente ero
anche stanco di tante situazioni interne, ma soprattutto esterne, che non riuscivamo a risolvere e
che in parte rimangono irrisolte. i problemi generali del Paese e quelli del sistema calcio sono evidenti; per cui di fronte a una situazione abbastanza complicata anche per la nostra Associazione,
mi pare rischioso un cambiamento radicale a tutti
i livelli. certo è che dopo otto anni di presidenza
non potevo presentare la mia candidatura senza
un simile sostegno. Alla luce del quale ho deciso
di propormi ancora per la presidenza dell’AiAc.
se guardo alle nostre spalle vedo il molto che è
stato fatto, trovo un’Associazione che è cresciuta
in questi otto anni nei numeri, del trenta per cento, puntando ormai a quota quindicimila iscritti,
come nel peso politico (organizzazione dei corsi
allenatori), nelle garanzie per la categoria (fondo
di solidarietà), nel ruolo strategico all’interno degli equilibri federali. la battaglia per la difesa
dell’obbligatorietà dell’allenatore qualificato è stata forse il simbolo di questi anni. il senso e lo spirito che voglio dare al futuro di quest’Associazione passa da quella garanzia.
editoriale
di Renzo Ulivieri
5
l’ allenatore
allenatore sul campo
Roma: una squadra di corsa…
Il lavoro dei giallorossi e le proposte tecnico-tattiche di Zeman
di Massimo Lucchesi
er il secondo anno consecutivo “L’Allenatore” si trova a Riscone di Brunico a seguire il
precampionato della Roma. Dopo aver illustrato il lavoro dei giallorossi di Luis Enrique (vedi n. 5-2011) approfondiamo in questo contributo le metodologie seguite e le
esercitazioni effettuate dalla squadra del maestro boemo.
P
La Roma ha soggiornato a Riscone di Brunico dal 5 al 17 luglio, periodo nel quale i giocatori hanno iniziato la preparazione in vista della
stagione 2012-13. A disposizione di Zeman e dello staff composto dal secondo Cangelosi, dal col-
laboratore tecnico Modica e dal preparatore atletico Ferola sono stati convocati i seguenti giocatori (il cui numero varierà in funzione delle operazioni di mercato effettuate dalla società nel
frattempo).
I convocati a Riscone di Brunico
Portieri Lobont Bogdan, Proietti Gaffi Francesco, Stekelenburg Maarten (aggregatosi alla squadra domenica 8 luglio), Svedkauskas Tomas
Difensori Burdisso Nicolas, Heinze Gabriel, Pires Ribeiro José Rodolfo (Dodô), Romagnoli Alessio, Rosi Leandro, Silveira dos Santos Juan, Taddei Rodrigo, Valdes José Ángel
6
Centrocampisti Bertolacci Andrea, de Mattos Filho
Marco, Florenzi Alessandro, Greco Leandro, Lucca Jonatan, Perrotta Simone, Pizarro David, Pjanić Miralem, Simplicio Fabio, Verre Valerio
Attaccanti Borriello Marco, Krkić Bojan, Lamela Erik, Lopez Nicolas, Okaka Chuka Stefano,
Osvaldo Pablo Daniel, Totti Francesco
allenatore sul campo
GIOVEDÌ 5 LUGLIO
GIOVEDÌ 12 LUGLIO
mattina:
partenza della comitiva,
da roma, in aereo
pomeriggio: lavoro atletico
mattina:
VENERDÌ 6 LUGLIO
VENERDÌ 13 LUGLIO
mattina:
lavoro atletico
pomeriggio: allenamento misto
(tecnico-tattico e atletico)
mattina:
lavoro atletico
pomeriggio: allenamento misto
(tecnico-tattico e atletico)
SABATO 7 LUGLIO
SABATO 14 LUGLIO
mattina:
lavoro atletico
pomeriggio: allenamento misto
(tecnico-tattico e atletico)
DOMENICA 8 LUGLIO
mattina:
allenamento
tecnico-tattico
pomeriggio: roma-riscone 9-0
LUNEDÌ 9 LUGLIO
mattina:
lavoro atletico
pomeriggio: allenamento misto
(tecnico-tattico e atletico)
MARTEDÌ 10 LUGLIO
mattina:
lavoro atletico
pomeriggio: allenamento misto
(tecnico-tattico e atletico)
MERCOLEDÌ 11 LUGLIO
mattina:
lavoro atletico
pomeriggio: allenamento misto
(tecnico-tattico e atletico)
IL LAVORO A SECCO
Per ciò che concerne il lavoro atletico, aspetto
che non rappresenta l’oggetto principale del presente contributo, possiamo evidenziare il fatto che
la squadra è stata sottoposta a una preparazione di
stampo tradizionale, con intere sedute dedicate alle esercitazioni a secco. in particolare, al mattino i
giocatori, suddivisi in gruppi in base alle caratte-
allenamento misto
(tecnico-tattico e atletico)
pomeriggio: riposo
l’ allenatore
Programma giornaliero nel ritiro di luglio 2012
mattina:
allenamento misto
(tecnico-tattico e atletico)
pomeriggio: roma-severin 2-0
DOMENICA 15 LUGLIO
mattina:
lavoro atletico
pomeriggio: allenamento misto
(tecnico-tattico e atletico)
LUNEDÌ 16 LUGLIO
mattina:
allenamento misto
(tecnico-tattico e atletico)
pomeriggio: allenamento tecnico-tattico
MARTEDÌ 17 LUGLIO
mattina:
sera:
allenamento tecnico
roma-rapid Vienna 2-1
(a Vienna)
da un punto di vista organizzativo zeman ha
sostanzialmente fatto svolgere alla squadra il lavoro atletico al mattino e quello tecnico-tattico
al pomeriggio, spesso integrato da esercitazioni
di potenziamento muscolare.
ristiche atletiche, erano sottoposti a ripetute su distanze specifiche intervallate da esercizi di mobilizzazione e addominali.
dopo i primi giorni, nei quali la squadra si è cimentata su ripetute lunghe, si è passati a distanze
medie (ad esempio 1000 metri per 8 o 9 ripetizioni) per poi arrivare a percorrere distanze più brevi
in forma bipiramidale (800 + 700 + 600 + 500 +
500 + 600 + 700 + 800 metri). nei giorni finali del
7
l’ allenatore
allenatore sul campo
ritiro la squadra è stata sottoposta a sedute lattacide con distanze tra i 100 e i 300 metri.
se al mattino il lavoro atletico era pressoché
esclusivo, al pomeriggio invece il pallone era presente e le esercitazioni tecnico-tattiche erano prevalenti, ma spesso intervallate da quelle di potenziamento muscolare.
Esercizio 1
i giocatori occupano tutto il campo e sono suddivisi in piccoli gruppi di quattro o cinque elementi
ciascuno. Queste le varie giocate (tipiche del 4-3-3
di zeman) che i giocatori, alternandosi e indipendentemente dal ruolo, sono chiamati ad eseguire:
a. palla avanti – palla indietro – palla nello spazio
per il terzo che si inserisce e riceve sulla corsa
1/a-1
Primi giorni della Roma a Riscone di Brunico, lavoro a secco:
ripetute su distanze medie.
IL LAVORO COL PALLONE
1/a-2
da un punto di vista tattico ciò che ho in particolare apprezzato è stata la destrutturazione del
4-3-3 in esercitazioni specifiche che andavano a
stimolare l’attenzione del giocatore sui principi di
gioco ricercati dal tecnico romanista.
8
La fase di riscaldamento
Una delle caratteristiche principali correlata agli
sviluppi offensivi delle squadre di zeman è quella
di attaccare gli spazi con grande efficacia. durante le partire ciò viene fatto principalmente dai centrocampisti, che si inseriscono da dietro, e dagli attaccanti, che ricevono in profondità. spesso tuttavia
anche i difensori laterali, ad esempio, sono stimolati e invitati a ricevere palla sulla corsa e non sui
piedi.
interessante è notare come già dalla fase di riscaldamento, attraverso semplici ma specifiche esercitazioni, il tecnico cerchi di “inculcare” nella testa del giocatore il principio di ricevere palla sulla
corsa. l’intento degli esercizi esposti a seguire è appunto di attivare fisicamente, tecnicamente e anche mentalmente il giocatore, facendogli allo stesso tempo acquisire le tracce di gioco tipiche del
calcio che si vuole proporre.
1/a-3
1/a-4
Le fasi dell’esercizio 1-a.
allenatore sul campo
c. palla appoggiata a un compagno – mi siedo – mi
rialzo e ricevo correndo e attaccando lo spazio
1/b-1
1/c-1
1/b-2
1/c-2
1/b-3
1/c-3
1/b-4
1/c-4
Le fasi dell’esercizio 1-b.
Le fasi dell’esercizio 1-c.
l’ allenatore
b. palla avanti – palla indietro – palla nello spazio per
il giocatore che si inserisce e che riceve sulla corsa
9
l’ allenatore
allenatore sul campo
Esercizio 2
i giocatori sviluppano l’esercizio correndo all’interno di corridoi lunghi 55 metri circa (da metà
campo fino alla linea di fondo e viceversa) e larghi
una decina di metri.
Questa la progressione del lavoro:
a. tre giocatori si muovono a treccia e, senza opposizione, portano la palla da un versante all’altro giocando palla sulla corsa al compagno che
si muove in sovrapposizione (vedi sequenza fotografica). Una volta giunti sul versante di campo opposto cedono palla ai compagni in attesa
che, a loro volta, effettuino il percorso in direzione opposta. l’esercitazione prosegue senza
interruzioni: grande attenzione è posta sulla qualità della sovrapposizione e alla precisione del
passaggio che non è sui piedi ma nello spazio.
2/a-1
2/a-4
Le fasi dell’esercizio 2-a.
b. il secondo sviluppo prevede una situazione di 3vs2
+ 1. i tre possessori, all’incirca oltre la metà del
percorso, vengono affrontati dai giocatori a cui
precedentemente affidavano il pallone. costoro
avanzano e difendono in maniera scaglionata, prima due e poi uno, cercando di fermare l’azione
dei possessori. i difendenti, indipendentemente
dall’esito del confronto, riceveranno e porteranno a loro volta la palla sul versante opposto e saranno affrontati da tre avversari.
2/b
2/a-2
Esercizio2-b: la fotografia mostra il campo suddiviso in due
corsie dove si effettua un 3vs2 in ogni corsia con un terzo elemento più arretrato a difendere la porticina.
c. il terzo ed ultimo step prevede che oltre la metà
del percorso i tre possessori siano affrontati e
ostacolati da tre avversari.
2/a-3
10
Le esercitazioni di finalizzazione
così come visto per la fase di riscaldamento,
anche le esercitazioni di conclusione prevedono
che i giocatori giungano al tiro, indipendentemente
dal ruolo, a seguito di una delle tipiche combinazioni sviluppate dalla roma. Anche in queste circostanze appare chiara l’idea del tecnico di destrutturare la complessità delle azioni offensive in
sviluppi specifici e circoscritti alla conclusione.
allenatore sul campo
F/b-1
a. palla avanti – palla indietro – palla nello spazio per
il terzo che si inserisce, riceve sulla corsa e conclude.
F/a-1
F/b-2
l’ allenatore
nelle sequenze fotografiche a seguire sono esposti due esempi.
F/a-2
F/b-3
F/a-3
F/b-4
F/a-4
F/b-5
Primo esercizio di finalizzazione.
b. palla avanti – palla indietro – palla nello spazio
per il terzo che si inserisce, riceve sulla corsa e crossa in mezzo per il quarto uomo che conclude a
rete sopraggiungendo sempre a gran velocità.
Secondo esercizio di finalizzazione.
11
l’ allenatore
allenatore sul campo
LE PARTITE A TEMA
concludiamo l’esposizione delle proposte pratiche mostrando due partite a tema: una prevalentemente utilizzata per l’allenamento della fase offensiva e l’altra di quella difensiva.
Partita in sovrapposizione
l’esercitazione vede la presenza di due squadre
di undici elementi ciascuna e viene sviluppata all’interno di una metà campo all’interno della quale vengono tracciate due zone franche: i settori laterali di 5 metri di ampiezza. All’interno delle zone
franche ogni squadra dispone delle ali che non sono marcabili dagli avversari e che una volta ricevuta palla devono mandare al cross un compagno
che si sovrappone come nella foto sottostante.
la partita si sviluppa con le squadre che ricercano costantemente l’ampiezza, l’appoggio della
palla sulle ali e i cross dei giocatori che accorrono
in sovrapposizione.
Partita in pressing
l’esercitazione viene sviluppata all’interno di
un settore di metri 50×35 in cui non sono previste le porte e con i portieri che si muovono in orizzontale oltre la linea di fondocampo, fungendo da
riferimento avanzato e quindi da giocatori sui quali i compagni devono appoggiare il pallone per guadagnare un punto.
le squadre sono schierate e ovviamente impegnate assiduamente nel pressing per evitare che
l’avversario, anche con un lancio lungo, inneschi
il riferimento (portiere) posto oltre la linea di fondo. se ciò avviene la squadra, oltre a guadagnare
12
Partita a tema in sovrapposizione.
il punto, riparte di nuovo in fase offensiva raccogliendo la palla rimessa in gioco dal portiere sul
versante opposto (vedi foto a pagina seguente).
Due metodologie a confronto
concludiamo l’articolo mettendo in contrapposizione due diverse tipologie di preparazione precampionato: quella sviluppata da luis enrique lo
scorso anno e quella effettuata dalla squadra di zeman lo scorso luglio.
Preparazione tecnico-tattica
da un punto di vista tecnico-tattico il lavoro e
le esercitazioni di luis enrique erano finalizzati a
far acquisire alla roma la capacità di gestire tempi e ritmi di gioco attraverso una manovra sviluppata prevalentemente per vie orizzontali, con l’intento di consentire alla squadra di prepararsi con
la necessaria lucidità alla rifinitura, fase che, a differenza della precedente, aveva necessità di una rapida accelerazione, frutto di abilità tecniche e dialogo tattico tra i giocatori.
la roma di zeman ama invece avvicinare la
porta avversaria con maggiore velocità e verticalizzare con più frequenza per trovare spazi e opportunità alle spalle della retroguardia avversaria
e ciò è un elemento facilmente riscontrabile nelle proposte didattiche esposte in precedenza. l’idea generale non è quella di gestire i tempi di gioco, ma di riuscire a esprimere un ritmo elevato in
grado di mettere in difficoltà e far capitolare l’avversario. la roma attuale è in grado d’imbastire
azioni d’attacco coinvolgendo la quasi totalità dei
giocatori e questo talvolta la espone ai contropie-
allenatore sul campo
l’ allenatore
Partita a tema in pressing con i portieri a fungere da riferimenti.
di avversari, fattore per altro comune anche alla
roma della scorsa stagione.
Anche da un punto di vista difensivo le differenze tra le due filosofie di organizzazione sono
marcate ma, anche in questo caso, con un punto
in comune rappresentato dal fatto che comunque
la fase di non-possesso è, per entrambi i tecnici,
subordinata a quella di possesso.
nell’idea di luis enrique c’era l’obiettivo di
riuscire, attraverso il palleggio, a creare sul campo
una superiorità numerica posizionale che poteva
e doveva essere sfruttata sia per gli sviluppi offensivi sia per recuperare celermente la palla una volta che gli avversari fossero riusciti ad intercettarla.
obiettivo peraltro rimasto solo potenziale, in
quanto per riuscire a essere incisiva la roma della
scorsa stagione doveva comunque allungarsi e alzare i ritmi e ciò aveva influenze negative sulla capacità della squadra nel rimanere corta, con ovvie
conseguenze nell’interpretare le transizioni negative come avrebbe voluto il tecnico.
la roma di zeman si muove attivamente anche in fase di non possesso e cerca di utilizzare le
armi del ritmo e dell’aggressività per prevalere sul-
l’avversario. nella filosofia di zeman c’è l’idea di
mantenere la squadra corta e lontana dalla propria porta con l’obiettivo di limitare i pericoli e
non concedere occasioni potenzialmente pericolose agli avversari. tali tracce di gioco sono trasferite ai giocatori attraverso partite in pressing
come quella descritta.
Preparazione atletica
in relazione ai diversi ritmi di gioco che la roma della scorsa stagione e quella attuale cercavano e cercano di esprimere, variano il volume e il
dispendio fisico e in relazione a ciò sono tarate le
esercitazioni a secco: estremamente limitate per
ciò che concerne luis enrique, molto più frequenti e consistenti invece per ciò che riguarda la
preparazione di zeman.
ciò non significa a mio avviso che, a prescindere, un metodo sia migliore o peggiore dell’altro. due allenatori che hanno una filosofia e idee
diverse usano le strade e i metodi ritenuti più idonei e quindi obbligatoriamente dissimili, per raggiungere il proprio scopo.
Massimo Lucchesi
nato a Viareggio il 25 gennaio 1968.
Allenatore di base. Autore di numerosi libri e dVd inerenti gli aspetti tecnico-tattici del gioco del calcio tradotti e pubblicati anche in inglese, tedesco, russo, greco e croato. editore e direttore del sito www.allenatore.net e della omonima casa editrice. Ha partecipato come relatore a numerosi seminari, prevalentemente
all’estero.
13
l’ allenatore
allenatore sul campo
L’allenamento del difensore moderno
di Emilio Longo e Michele Aquino
DIFENDERE A ZONA
a zona è uno sviluppo della tattica in fase di
non-possesso-palla. nella difesa a zona il calciatore si muove in un determinato spazio
rispetto alla posizione della palla. i parametri fondamentali da tener presenti in questa disposizione
difensiva sono:
l
il difensore preferisce coprire, considerata la distanza dalla propria porta. il difensore assumerà una posizione che gli permetterà di coprire il compagno di
reparto e di poter intervenire sull’avversario senza
palla.
• palla
• porta
• compagni
• avversari.
Fig. 1. Difensore in marcatura vicino alla porta.
14
il difensore si muoverà quindi rispetto alla posizione della palla, della propria porta, della posizione dei compagni e successivamente dell’avversario.
con questa tattica difensiva si è quindi responsabili di una zona di campo assegnata a seconda del proprio ruolo. in questa zona di campo si marcano tutti gli avversari che vi entrano. si può quindi definire
tale marcatura come marcatura a uomo “non battezzata”, ossia che non avviene sempre sullo stesso
avversario. infine si collabora con le zone adiacenti
in modo da garantire ai propri compagni le coperture che avvengono con le giuste scalate. Per una
corretta formazione dei propri giocatori bisogna porre l’attenzione proprio sul concetto di marcatura.
negli ultimi anni il concetto di zona ha fatto allentare le maglie difensive, rendendo troppo spesso tale tattica alibi per i difensori poco inclini a utilizzare quei mezzi che per anni avevano dato al nostro
calcio i migliori interpreti del ruolo al mondo. Bisogna inoltre ricordare che esiste una proporzionalità inversa tra marcatura e copertura: infatti più si
marca e meno si copre e più si copre e meno si marca. il concetto sopra esposto è esplicitato nelle figure 1 e 2. nella figura 1 è riprodotto l’esempio di un
difensore che privilegia la marcatura a discapito della copertura. egli si trova all’interno dell’area di rigore e la vicinanza alla propria porta gli fa scegliere
di marcare più da vicino l’avversario. nella figura 2
Fig. 2. Difensore in copertura lontano dalla porta.
Vantaggi della difesa a zona
• si è autonomi e quindi indipendenti dall’avversario
• i calciatori si sentono maggiormente coinvolti
• equa distribuzione del carico di lavoro
• maggiore spirito collaborativo
• la distribuzione dei calciatori sul campo permette ripartenze veloci
• si ottimizzano posizioni e assetto di squadra
• è facile costruire il lato forte.
Svantaggi della difesa a zona
• i difensori stentano a marcare e contrastare.
Abuso di azione ritardatrice o temporeggiamento
allenatore sul campo
Un esempio si ha quando in zona centrale si forma la piramide difensiva: si è spesso così densi che
si consentono passaggi appoggiati laterali in una porzione di campo pericolosa. Da questa posizione si
concede un tiro che può impensierire il nostro numero uno.
L’importanza della comunicazione
Nel gioco a zona, che prevede di pensare e muoversi collettivamente, la comunicazione tra i membri del reparto difensivo è una componente molto
importante. Il principale protagonista è quasi sempre il portiere, ma talvolta anche uno dei due difensori centrali, soprattutto se esperto, può essere in
determinati contesti il “regista” della situazione.
Parliamo di regista perché chi dirige la squadra
è colui che si prende la responsabilità di ordinare e
coordinare i movimenti dei compagni di reparto.
La comunicazione deve essere allenata alla stessa stregua delle situazioni tattiche. Deve essere definito un certo numero di parole che siano ben comprensibili.
I vocaboli scelti devono essere:
• condivisi
• brevi
• secchi
• distinti (ad es. l’utilizzo di “Mia!” e “Via!” deve essere evitato per un ovvio rischio di errore).
Quando il regista col suo comando aiuta i compagni deve rendersi comprensibile senza essere guardato. Perciò comandi come “vai di qua”, “attento
là” ecc. costringono il compagno a guardare per
comprendere dove sia il “qua” o il “là”. Questi suggerimenti devono essere sostituiti con comandi comprensibili acusticamente, perciò “scala a destra”, “copri a sinistra” sono formule facilmente e velocemente
interpretabili. I comandi non devono essere troppi
e devono prevedere tutti i possibili movimenti richiesti alla linea difensiva.
Il portiere o il difensore centrale devono essere tempestivi nel dare le informazioni ai propri
compagni, al fine di potersi opporre alle soluzioni avversarie velocemente ed efficacemente. La comunicazione verbale deve avvenire con voce chiara ad alto volume. In allenamento si deve abituare
sia il portiere sia la squadra a utilizzare lo stesso tono di voce utilizzato in gara. Anche esercitazioni
banali possono svolgersi con un maggiore coinvolgimento se effettuate con una comunicazione
funzionale.
La comunicazione può essere anche visiva. Si
pensi a un portiere che gioca alto rispetto alla porta. Egli trasmette ai compagni sicurezza, li aiuta a stare più tranquillamente alti e non aver l’assillo di scappare indietro, perché sanno che il loro numero uno
in casi di palla alle loro spalle darà loro una mano.
Differente è se un portiere mantiene una posizione più bassa: il difensore si sente meno tranquillo perché ha più spazio da difendere alle sue spalle.
l’ allenatore
• ci vuole molto lavoro per organizzare il reparto a fare scelte univoche
• bisogna responsabilizzare il singolo e il reparto. Spesso dopo un goal si tende a non ritenersi responsabili della segnatura subita
• creazione di spazi intermedi che risultano pericolosi.
Ricordiamoci che i giocatori pensano, parlano e
agiscono. La differenza di valore tra un giocatore e
un altro la farà il minor dispendio di tempo che si
ha tra la lettura della situazione e l’esecuzione della
risposta che può essere verbale (comando) o motoria (movimento o intervento).
Aiutiamo i nostri giocatori a pensare.
PROGRESSIONE DIDATTICA
Per insegnare a difendere a zona bisogna esercitarsi e conoscere la progressione didattica. Dall’esperienza diretta abbiamo così suddiviso il nostro
lavoro per la linea difensiva:
1. orientamento
2. diagonali e triangoli difensivi
3. palla coperta e palla scoperta
4. uno più uno contro uno
5. uno più due contro due
6. uno più quattro contro quattro
7. difesa su cross e traversoni
8. ripristino dell’equilibrio difensivo
9. situazioni di superiorità numerica
10. situazioni d’inferiorità numerica
11. coperture preventive
12. costruzione della manovra – giochi di reparto.
15
l’ allenatore
allenatore sul campo
in questo nostro contributo presentiamo una serie di esercitazioni svolte in spazi delimitati (box)
che hanno l’obiettivo di allenare l’orientamento dei
difensori e la collaborazione difensiva in forma situazionale.
riteniamo questa metodologia di lavoro in grado di stimolare adeguatamente l’analisi e le conseguenti risposte tecnico-tattiche del difensore facilitandone l’apprendimento e l’assimilazione del giusto
atteggiamento.
Fig. 4. Situazione di 2 contro 1.
Box “Marco e copro, no passaggio filtrante”
Spazio box metri 12×8 con base posizionata a 25
metri dalla porta
Calciatori utilizzati 8 (6vs2)
l’esercitazione è proposta ai difensori per sviluppare il concetto del “marco e copro” e la successiva capacità di non subire passaggi filtranti. i sei
calciatori posti sul perimetro del rettangolo devono
cercare di ottenere un punto riuscendo a trasmettere la palla con passaggio filtrante ai compagni posti
sul lato opposto (fig. 3).
Variante recuperata palla i difensori devono superare la linea contrastati dalla coppia posta davanti ad essi, di fatto, si crea un 2vs2.
Un momento dell’esercitazione “marco e copro” sotto lo
sguardo attento di mister Emilio Longo.
Box “No passaggio filtrante, appoggio laterale”
Spazio box metri 14×8 con base posizionata a 25
metri dalla porta più due corridoi laterali di metri
2×8 (fig. 5)
Calciatori utilizzati 8 (6vs2)
Fig. 3. “Marco e copro”, non subire passaggi filtranti.
16
il passaggio laterale appoggiato non dà punti ma
contribuisce al mantenimento del possesso-palla. i
due difensori posti all’interno del rettangolo devono intercettare e transare positivamente superando
la linea di demarcazione. di fatto si viene a creare
un 2vs1, coi due difensori che cercano di superare il
calciatore che ha subito l’intercetto (fig. 4). i giocatori posti ai lati contribuiscono al solo mantenimento del possesso-palla. A ogni intercetto verrà assegnato un punto. due punti ad ogni superamento.
Fig. 5. “No passaggio filtrante, appoggio laterale”
l’esercitazione è proposta ai difensori per sviluppare il concetto del “marco e copro” e la successiva capacità di non subire passaggi filtranti e pas-
allenatore sul campo
l’esercitazione è proposta alla linea difensiva per
allenare in fase di non-possesso la formazione di
diagonali e piramidi. Particolare attenzione viene
prestata a non subire passaggi filtranti. i sei calciatori posti sul perimetro effettuano un possesso-palla finalizzato a muovere la linea avversaria e a infilarla con passaggi filtranti (fig. 8). Guadagneranno
un punto a ogni filtrante pervenuto ai calciatori sul
lato opposto. la linea difensiva realizza un punto a
ogni intercetto, due punti se dopo l’intercetto riesce a portare palla oltre la linea difesa dalla coppia
che ha perso il possesso. in questo modo abituiamo i nostri difensori alla transizione positiva. il possesso-palla è eseguito solo con passaggi radenti. l’esercitazione ha una valenza anche sull’orientamento
collettivo e sulla capacità di sapersi adeguare al nuovo fronte d’attacco, visto che il campo è bifronte.
il portiere lavorando sul perimetro del box accresce le proprie capacità tecniche e migliora nella valutazione tattica dei compagni di reparto.
l’ allenatore
saggi centro-laterali. in questa esercitazione si cerca
di ottimizzare il concetto di marcatura e copertura
dello spazio. spesso i giocatori zonisti sono molto
densi in zona-palla. Questo fa rischiare di subire passaggi in zone centro-laterali molto pericolose.
i sei calciatori posti sui lati del rettangolo devono
cercare di ottenere un punto trasmettendo per mezzo di un passaggio filtrante la palla ai compagni posti
sul lato opposto. ottengono un punto anche quando servono il compagno esterno nel corridoio delimitato (fig. 6). il passaggio fuori dal corridoio non dà
punti ma il solo mantenimento del possesso-palla.
i difensori ottengono un punto dopo intercetto
e transizione positiva con superamento di un avversario, se l’intercetto è avvenuto per un passaggio
laterale (fig. 7), due punti se l’intercetto e il superamento dei due avversari avviene su palla filtrante.
Fig. 6. I difensori ottengono un punto effettuando un passaggio filtrante o servendo un compagno nel corridoio.
Fig. 8. Box a 4, no passaggio filtrante.
Box a 4, no passaggio filtrante e appoggio laterale
Spazio box metri 25×10 più due corridoi laterali
di metri 4×10 realizzato a 25 metri dalla porta (fig. 9)
Calciatori utilizzati 10 (6vs4), opportuna la presenza dei portieri
Fig. 7. I difensori ottengono un punto se intercettano un passaggio laterale, due punti se si tratta di una palla filtrante.
Box a 4, no passaggio filtrante
Spazio box metri 25×10 realizzato a 25 metri dalla porta
Calciatori utilizzati 10 (6vs4), opportuna la
presenza dei portieri.
come la precedente, l’esercitazione è proposta
alla linea difensiva per allenare in fase di non-possesso la formazione di diagonali e piramidi, ponendo particolare attenzione a non subire passaggi filtranti. inoltre cerchiamo di razionalizzare la
densità in zona-palla. i sei calciatori posti sul perimetro effettuano come sopra un possesso-palla
finalizzato a muovere la linea e a infilarla con pas-
17
l’ allenatore
allenatore sul campo
saggi filtranti o a effettuare passaggi laterali servendo i compagni esterni nei corridoi delimitati.
Guadagnano un punto a ogni filtrante pervenuto
ai calciatori sul lato opposto o a ogni passaggio nei
corridoi. I calciatori posti esternamente non devono stazionare nei corridoi, ma arrivarci. La linea difensiva realizza un punto a ogni intercetto,
due punti se dopo l’intercetto riesce a portare palla oltre la linea difesa dalla coppia che ha perso il
possesso. In questo modo abituiamo i nostri difensori alla transizione positiva. Il possesso-palla
è eseguito solo con passaggi radenti. L’esercitazione ha una valenza anche sull’orientamento collettivo e sulla capacità di sapersi adeguare al nuovo fronte d’attacco, visto che il campo è bifronte.
Il portiere lavorando sul perimetro del box accresce le proprie capacità tecniche e migliora nella
valutazione tattica dei compagni di reparto.
Fig. 10. Box laterale, “attenti alla meta e al corridoio di convergenza”.
Box “attenti allo scarico”
Spazio box metri 15×15 realizzato a 25 metri dal
centro-porta
Calciatori utilizzati 7 (4 esterni e 2 contro 1 interno)
L’esercitazione consiste per i difensori nel non subire un passaggio filtrante e di non consentire all’attaccante interno di ricevere palla e di scaricare (fig.
11). In questo esercizio si forza il concetto di aggressività e marcamento. I difensori otterranno un punto a ogni intercetto e superamento della meta dell’avversario che ha sbagliato il passaggio. Gli attaccanti
otterranno un punto a ogni filtrante e due punti a ogni
scarico riuscito dal giocatore interno.
Fig. 9. Box a 4, no passaggio filtrante e appoggio laterale.
Box laterale, “attenti alla meta e all’interno-campo”.
Spazio box metri 25×10 realizzato nella zona laterale del campo
Calciatori utilizzati 4 (2vs2)
18
Nel box posizionato in zona esterna si ingaggia un 2vs2. Obiettivo dei difensori è quello di
contrastare gli attaccanti per non permetter loro
di fare meta e di non farli entrare nel corridoio
che li fa convergere. Lo spazio di convergenza è
segnalato dal diverso colore dei “cinesini” (fig.
10). Il compito dei difensori è di indirizzare in
esterna la coppia e di vincere l’1vs1 nel caso in cui
l’attaccante voglia convergere. I difensori, una
volta recuperata la palla, devono transare positivamente cercando di fare meta.
Fig. 11. Box “attenti allo scarico”.
Box “attenti allo scarico” 2
Spazio box metri 18×20 realizzato a 25 metri dal
centro-porta
Calciatori utilizzati 8 (4 esterni e 2 contro 2 interno)
L’esercitazione per i difensori consiste nel non subire un passaggio filtrante e non consentire ai due at-
allenatore sul campo
Variante è consentito ai calciatori esterni al box
di tirare in porta. in questo caso la lettura tattica del
portiere diventa fondamentale.
Box a 4 “evitare il corto-lungo e l’aggiramento laterale”
Spazio box metri 25×20 più due corridoi laterali di metri 5×45 (fig. 14)
Calciatori utilizzati 11 (4 esterni più 4 contro 2
interni più il portiere)
l’ allenatore
taccanti interni di ricevere palla e di scaricare (fig.
12). in questo esercizio si forza il concetto di aggressività e marcamento. i difensori otterranno un punto a ogni intercetto e superamento della meta dell’avversario che ha sbagliato il passaggio. Gli attaccanti
otterranno un punto a ogni filtrante e due punti a ogni
scarico riuscito da parte dai giocatori interni.
Fig. 12. Box “attenti allo scarico” 2.
Box “no scarico e corto-lungo”
Spazio box metri 18×20 realizzato a 25 metri dal
centro-porta
Calciatori utilizzati 8 (3 esterni e 2 contro 2 interni più il portiere)
Fig. 14. Box a 4: “evitare il corto-lungo e l’aggiramento laterale”.
i tre giocatori (posti come in fig. 13) si passano
la palla cercando di servire i due attaccanti alle spalle dei difensori per fare goal. Vale la regola del fuorigioco. i due difensori, oltre a non farsi prendere
alle spalle con un movimento corto-lungo, non devono permettere lo scarico agli attaccanti interni.
recuperata palla, i difensori devono transare portando la palla in zona-meta. il portiere deve partecipare con una posizione attiva che gli consenta d’intercettare la rifinitura degli attaccanti.
i quattro giocatori nel perimetro cercano di servire i due attaccanti alle spalle dei difensori per mandarli in goal. Vale il fuorigioco. inoltre gli attaccanti
cercano di servire i compagni nel corridoio laterale.
se ciò avviene, da quel momento si ingaggia un 6vs4
per il goal (fig. 15): i difensori devono essere razionali nella formazione delle diagonali e nel triangolo, riuscendo a non subire passaggi centro-laterali
pericolosi. importante il ruolo del portiere, sia nella comunicazione sia nella lettura preventiva del passaggio alle spalle della linea difensiva. il portiere deve partecipare con una posizione attiva che gli
consenta d’intercettare la rifinitura degli attaccanti.
Fig. 13. Box “no scarico e corto-lungo”.
Fig. 15. Box a 4: evoluzione in 6 contro 4 per il goal.
19
l’ allenatore
allenatore sul campo
20
Variante è consentito ai calciatori esterni al box tirare in porta. in questo caso la lettura tattica del
portiere diventa fondamentale.
Nell’immagine a lato è riportata una fase del box a 4 con
obiettivo di evitare il corto-lungo e l’aggiramento laterale.
il presente contributo è tratto dalla pubblicazione (libro+2
dVd) Solidità difensiva. 100 esercitazioni per forgiare una difesa compatta, aggressiva e propositiva, www.allenatore.net 2012.
Michele Aquino
Nato a Salerno il 1° marzo 1973
In possesso del diploma di perito chimico, Michele Aquino è allenatore di base, avendo acquisito la
licenza nel giugno del 2006. Ha iniziato l’attività di allenatore nel 2001 vincendo il campionato
di seconda categoria alla guida dell’A.S. Pontecagnano 1999. Nel corso della carriera ha vinto cinque campionati in
dieci anni d’attività, giungendo due volte secondo e stabilendo il record italiano di vittorie consecutive (ben venticinque alla guida dell’A.S.D. Serre nella stagione 2009-2010). Queste le squadre che, con
Aquino in panchina, hanno ottenuto il salto di categoria:
• 2001-2002 A.S. Pontecagnano 1999, promossa in Prima Categoria
• 2003-2004 A.S. Pontecagnano1999, promossa in Promozione
• 2007-2008 A.S.D. Serre, promossa in Promozione
• 2009-2010 A.S.D. Serre, promossa in Eccellenza
• 2010/11 A.S.D. Montecorvino, promossa in Eccellenza
Emilio Longo
Nato a Salerno il 25 agosto 1973
In possesso del diploma di perito tecnico, Emilio
Longo è allenatore di base, avendo acquisito la licenza nel febbraio 2001, e dirigente sportivo avendo frequentato il corso presso l’università degli studi di Salerno nel 2000.
È stato relatore ai seminari “L’importanza del portiere nella gestione della transizione” (Cava dei tirreni 2 maggio 2011, corso APPoRT)
e “Didattica della fase di non possesso” (Roma 25-26 giugno 2011,
corso Allenatore.net).
Nel corso della sua decennale carriera da allenatore ha guidato numerose
squadre di Promozione, Eccellenza e Serie D campane, tra le quali Turris, Piazzese, Mons Taurus, Ferrandina, Real Sanseverinese.
Nella stagione 2010-2011 ha ricoperto il ruolo di allenatore in seconda presso la Pro Patria in Lega Pro, mentre nella stagione 20112012 ha guidato la Gelbison (viceallenatore) con mister Michele
Aquino.
primo piano
di Patrizio Bisanti
Alberto De Rossi, decano degli allenatori Primavera,
si racconta. “Lavoro senza pressioni. E i ragazzi lo sentono”
iciotto anni di roma, dieci alla guida della Primavera. e complessivamente
vent’anni tra i ragazzi. Alberto de rossi
chiudeva una lunga carriera in serie c e cominciava ad allenare i piccolini. Quella di allora – ce lo
spiegherà in questa lunga chiacchierata – era l’esigenza forte di restare ancorato al campo di gioco.
nel tempo è diventata qualcosa di diverso, più precisamente un lavoro. Ancor più, una vocazione da
vivere con passione. oggi de rossi è il decano della categoria: lazio, Juventus, inter, milan, Fiorentina, napoli, hanno tutte cambiato la guida tecnica; lui ha trovato casa a trigoria, qualcosa di più
di un luogo comune. Un luogo di famiglia, la palestra da cui sfornare talenti consegnati al professionismo come probabilmente nessuno. ma questo lo dicono gli altri analizzando i risultati del suo
lavoro, che tra il 2011 e il 2012 ha portato uno
scudetto, una coppa italia e una supercoppa di
d
“La mia passione ha radici nel
dilettantismo romano: allenavo
alla Tor Tre Teste e i miei
bimbetti prendevano 7-8 gol.
Fu bravo il direttore di quel
gruppo, Mimmo Rao, a dirmi
di andare avanti ‘giocando’.
E arrivò la Roma a cercarmi”
l’ allenatore
“I giovani, la mia vocazione”
lega nella bacheca giallorossa. in diciotto anni di
roma ci sono da aggiungere altri due scudetti (uno
Giovanissimi e un altro Primavera), un mucchio
di finali e di ragazzi portati tra i professionisti: più
di venti in serie A! Alberto de rossi è un signore
di cinquantacinque anni che interpreta il suo lavoro
con il sorriso sulle labbra, con signorilità in campo. educa davvero. e forma giocatori. e vince. magari ci spiega come si fa...
Alberto De Rossi, romano,
classe 1957, padre del fortissimo
Daniele, una vita a formare
i giovani della società giallorossa.
21
l’ allenatore
primo piano
22
“Diciotto anni di Roma,
dieci alla Primavera:
Costruire un ragazzo e vederlo
esordire non vale nessun altro
lavoro per me.
E quel risultato non può essere
solo tuo: va diviso con tutto
il settore giovanile.
Questo è il lavoro di équipe”
noscenze di campo, quello necessariamente. ma
tutto il resto, a contatto con i ragazzi, non ha strategia, mi viene molto naturale. non mi piace parlare di ricetta, ma di ingredienti possiamo parlare:
conoscenza, esperienza e bagaglio umano.
Alberto De Rossi, c’è una ricetta per questo
successo?
difficile dirlo. Anzi, posto così, dico che il quesito merita una riflessione, è stimolante: ma io una
ricetta non ce l’ho, nel senso che le ricette mi fanno pensare a qualcosa di preparato, studiato. io di
preparato e studiato posso aver messo le mie co-
La formazione della Roma Primavera, detentrice della
Coppa Italia di categoria, che battendo per 2-1 l’Inter
a Busto Arsizio con reti di Bumba e Frediani ha arricchito la bacheca giallorossa di una meritata Supercoppa. La formazione della Roma Primavera, scesa in
campo col 4-3-3: Svedkauskas; Rosato, Calabresi, Carboni, Yamnaine; Lucca, M. Ricci (81’ Somma), Cittadino (64’ Mazzitelli); Frediani, Ferrante, Bumba. A
disposizione Zonfrilli, Sammartino, Di Gioacchino,
Ferri, Minicucci, Pagliarini, Ricci, Terriaca, Gonzalez, Romano.
In tutto questo, cosa rappresenta la Roma?
Lavorare nella Roma l’ha, diciamo così, agevolata?
credo che sia importante poter fare il mio lavoro in una realtà come la roma, al di là del fatto
che rappresenti i colori del cuore della mia famiglia: ma questo diventa un fatto privato. la roma
mi ha fatto sentire in sintonia con un programma
che è quello da sempre, perché io qui sono stato
calciatore fino alla Primavera, prima di andare a
primo piano
E la forza sta nei numeri, nei giocatori portati tra i professionisti. Una ricerca di qualche
anno fa del settore tecnico della FIGC metteva
il vivaio della Roma al livello di quelli di Barcellona e Real Madrid...
Posso capirlo e dico che quella ricerca era veritiera, al di là del fatto che poi si vive di cicli e fiammate del tutto particolari: penso al Barcellona...
Però la roma con i giovani ha ottenuto risultati importanti da diversi anni a questa parte. Posso parlare dei miei anni, qui i giovani sono sempre arrivati in prima squadra o tra i professionisti, non ci
siamo solo riempiti la bocca. l’incidenza è stata
clamorosa, anche per necessità oltre che per scelta, ai tempi di luciano spalletti, quando in setti-
“Mi chiedete se ci sono ricette
per costruire giocatori
o vincere? Rispondo di no,
perché c’è una componente
istintiva e la ricetta mi sa tanto
di strategia. Noi mettiamo
lavoro, esperienza e bagaglio
umano: il talento è dei ragazzi”
mana poteva capitare anche che otto-nove ragazzi
andassero con i grandi. ma il trend è in ogni caso
superiore alle altre realtà. di questo ne siamo orgogliosi, perché io credo davvero che risultato migliore di un ragazzo che fa l’esordio non possa esserci. non è un luogo comune: la verità è che, senza
personalismi, in quel risultato ognuno dei com-
ponenti di uno staff del settore giovanile di un club
deve poter dire di aver contribuito a quel successo. l’esaltazione del lavoro di équipe.
Lei allena i giovani per passione, per vocazione. Ha detto chiaramente più di una volta
di non ritenere questo un passaggio della sua
vita professionale: un passaggio che possa portarla ad allenare i grandi. Il suo mondo è
quello dei giovani. Noi siamo convinti che non
sia un limite, se lei lo spiega a qualche suo collega giovane il suo potrebbe diventare un messaggio importante. Le va?
l’ allenatore
giocare in c. e ricordo casaroli, Bacci, Ugolotti,
Faccini, quanti ne salivano. Accogliere i giovani
senza pressarli, senza esasperare nulla. sì, è vero, hai
la maglia della roma addosso, ma sei qui per provare a vivere tutto questo per quello che è, uno
sport. io mando questo messaggio ai miei ragazzi.
Alla roma c’è sempre stato un qualcosa di più per
i giovani, al di là del credo “se sei bravo vai”. Questa è la nostra forza.
Il direttore sportivo
della Roma, Walter
Sabatini: piena
sintonia tra
De Rossi e Sabatini
che ha voluto
inserire Primavera
e Allievi Nazionali
nell’organizzazione
della prima squadra.
e nemmeno fatico. Faccio due premesse: la prima è che io da qualche anno dico a colleghi più giovani che sono fortunato, perché posso pescare da
un bacino di utenza inesauribile, stando alla roma. e a roma. ma la mia prima esperienza non è
stata tra i professionisti: ero alla tor tre teste,
realtà dilettantistica giovanile romana importante
anche a livello regionale e con un suo riconoscimento a livello nazionale. Fu lì che iniziai quando
smisi di giocare. mi mancava come l’aria il rapporto con il campo. ricordo la difficoltà che ebbi,
la ricordo ancora oggi perché così impotente non
mi sono mai sentito, nel vedere che io studiavo,
preparavo esercitazioni e vedevo cassette per farmi
trovare pronto, ma mi diedero la categoria dei pulcini – giocavamo a sette – e questi bimbetti a tutto pensavano meno che alle mie esercitazioni. Allora cominciammo a giocare, perdevamo le partite
7-1, 8-2, le famiglie rumoreggiavano. ma io non
23
l’ allenatore
primo piano
“Alla Roma il lavoro sul vivaio
è sempre stato fatto secondo
certi valori. Portare Primavera
e Allievi Nazionali con la prima
squadra è una scelta
del DS Sabatini rispetto
alla quale la nostra
disponibilità è stata totale.
E i ragazzi se ne giovano”
potevo accettare che si giocasse a calcioni a quell’età. il direttore di allora, persona straordinaria e
preparata, mimmo rao, mi disse di andare avanti per la mia strada. Quella squadra divenne un
gioiellino e probabilmente fu quella squadra a regalarmi la roma. era una premessa necessaria.
Perché?
Per far capire come sono arrivato per gradi a
maturare la convinzione che costruire il talento sapendo aspettare è qualcosa che non ha eguali. sapete i giocatori o i progetti che io ho atteso sei mesi? Quando mai potresti aspettare sei mesi nel
professionismo? mai, si brucia tutto e subito. Allora io dico: facciamo crescere i ragazzi, prendiamo coscienza del talento che hanno, non roviniamolo. e non voglio fare il maestro, o criticare
chi allena i giovani aspirando un giorno a un’al-
Alberto De Rossi in un momento di relax.
Come ha ribadito in questa chiacchierata,
il tecnico romano non considera
l’impegno professionale nel settore
giovanile come una fase di passaggio verso
il calcio “dei grandi”, ma come un lavoro
che consente di valorizzare le proprie doti
di educatore oltre che di tecnico.
24
tra categoria: basta farlo con la coscienza pulita,
senza giocare sulla pelle di questi giovani.
Il progetto del direttore sportivo Sabatini è
stato quello di inserire Primavera e Allievi
Nazionali nell’organizzazione della prima
squadra. Sinceramente, è stato un bene?
È un’esperienza per noi nuova, che abbiamo fatto con entusiasmo e curiosità. con sabatini il rapporto di stima è straordinario e questo mi ha agevolato nel compito di mettermi completamente a
disposizione. essere a contatto con i grandi è qualcosa di cui beneficia tutto l’ambiente. e al di là degli aspetti professionali, alla base di una scelta di questo genere, si ripercuote sull’ambiente dei ragazzi un
clima positivo, di speranza, di prospettiva.
Durante questa esperienza, o anche negli anni precedenti, questo ha significato uniformare il
modo di stare in campo alla prima squadra?
primo piano
Le piace il progetto delle seconde squadre
per riformare definitivamente il campionato
Primavera?
molto. e aggiungo che con l’abbassamento dell’età di un anno, fare questo esperimento, sulla
scorta di quello che è già stato fatto all’estero e che
ha dato risultati, aiuterà ulteriormente i nostri ragazzi nell’inserimento.
Con questo gruppo che ha alzato il trofeo
della Supercoppa siete ripartiti a zero. Come
si trovano gli stimoli? Parlo di lei, non dei ragazzi, visto che loro dovranno averne...
io sono un curioso per natura, quindi gli stimoli li trovo sempre. Un esempio: insieme ad Alessandro toti, che più che un secondo è un amico, uno
straordinario compagno professionale d’avventura,
studiamo sempre esercitazioni nuove per proporre
ai ragazzi concetti che potrebbero essere simili, per
scongiurare il rischio di annoiarli. e questo dà stimoli.
e poi c’è questo gruppo, che stimola, perché addosso gli era stata messa un’etichetta scomoda. Apro una
parentesi: attenzione alle etichette coi ragazzi, perché assorbono tutto e creiamo loro condizionamenti ingenerosi. Quando abbiamo vinto la supercoppa, un mio giocatore intervistato ha detto che era
contento, perché quel gruppo non aveva vinto mai
nulla. Benissimo, intanto quel tabù è abbattuto. ora
li ho visti scuri in volto quando il napoli ci ha battuto 3-0. come se l’incubo riaffiorasse. ce lo toglieremo insieme, io credo che questo gruppo possa provare a vincere dopo aver già vinto. riuscirci lo
sappiamo che è un attimo, ma il successo sarà lottare per... e poi vediamo chi arriva in fondo.
l’ allenatore
no, nessuno mi ha mai chiesto espressamente
questo alla roma. o meglio, capitò una sola volta, nel breve periodo in cui è stato a trigoria cesare Prandelli: lui sì, mi chiamò e mi disse che
avrebbe gradito uniformità tattica. rapporti con
tutti gli allenatori, ma questo no. Poi sono il primo a dirvi che se mi accorgo di avere giocatori adattabili al modo di giocare della prima squadra sono
io il primo a uniformarmi, per il bene dei ragazzi,
per una facilità d’inserimento nel gruppo dei grandi quando dovesse capitare l’occasione.
La Primavera di De Rossi impegnata in una
partita di allenamento contro il Latina,
formazione di Lega Pro, sul campo di Trigoria.
25
l’ allenatore
preparazione tecnica
Allenare l’intensità mentale nel calcio
di Massimo Lucchesi
seconda parte
Metodologia operativa
l tecnico, nel momento in cui definisce il
proprio piano di allenamento, oltre che tener conto degli esercizi e della struttura
utile a ‘costruire’ il/i modello/i di gioco che
vuole insegnare, deve fare importanti considerazioni sulla metodologia da utilizzare per poter
incidere in maniera efficace sui vari aspetti che
determinano e condizionano la prestazione del
calciatore e di conseguenza della squadra.
consapevole che la ripetitività del lavoro porta a incidere su aspetti molto importanti quali
l’attenzione, la rapidità e l’intensità mentale, l’atteggiamento attivo e aggressivo eccetera, nella stesura delle proposte ho tenuto conto del fatto che
esse debbano comunque riuscire a stimolare e condizionare l’emotività inconscia del giocatore, come la frequentazione di un qualsiasi ambiente riesce a fare.
i
Struttura delle sedute
e tipologie di esercitazioni
il tecnico, oltre a dover definire le proposte
di campo da lui ritenute idonee per il raggiungimento degli obiettivi che si è prefissato, deve
delineare un’efficace strutturazione del lavoro
all’interno della seduta suddividendola in varie
fasi. Possono essere molteplici i modelli utilizzabili, in funzione degli obiettivi da raggiungere in ambito tecnico, fisico e tattico. Anzi, è a
mio avviso auspicabile diversificare la struttura
della seduta sessione per sessione, proprio tenendo conto di quello che è l’obiettivo principale.
Personalmente suddivido una seduta in queste fasi:
26
• riscaldamento (tecnico, tattico o fisico);
• esercitazioni specifiche o circostanziate (individuali, di reparto o di catena);
• esercitazioni collettive specifiche (per esempio, possessi o partite vincolate).
A seguito delle esperienze fatte non ritengo
efficace chiudere la seduta con la classica partita
senza vincoli, in quanto si tratta di una forma
di lavoro aspecifica e senza quell’intensità ed
emotività che contraddistingue il match vero:
preferisco che il giocatore, dopo un’esercitazione collettiva specifica, effettui individualmente
alcuni giri di campo in completa libertà provando a valutare i ‘segnali’ che il lavoro gli ha
lasciato.
Facendo invece specifico riferimento all’oggetto della mia pubblicazione in merito (vedi riferimento in calce all’articolo), le esercitazioni per
allenare aggressività e intensità mentale in regime
tecnico-tattico sono state suddivise nelle seguenti tipologie:
• proposte per il riscaldamento;
• esercitazioni specifiche o circostanziate
(a reparti o catene);
• possessi tecnico-tattici;
• partite vincolate.
Vediamo con qualche esempio pratico alcune esercitazioni utili ad allenare l’aggressività e
l’intensità mentale in ambito calcistico, tenendo conto di quanto precedentemente evidenziato.
esercizio 1.
Recupero e trasformo
Obbiettivi: intercetto, verticalizzazione e transizione positiva
Misure: metri 50×60 – metà campo
Numero calciatori: 14 + 1 jolly e 1 portiere – reparti schierati
Varianti: 8 giocatori + 1 jolly e 1 portiere – attacco vs difesa.
preparazione tecnica
l’ allenatore
si a difendere (in particolare gli attaccanti) in fase
di non possesso.
la squadra in possesso-palla ha l’obiettivo di segnare il goal, avvalendosi del jolly che agisce in posizione di centrocampista centrale basso e garantisce una situazione di superiorità numerica. i sette
difendenti hanno invece l’obiettivo di recuperare
la palla e verticalizzare sul jolly per trasformarsi a
loro volta in attaccanti. il tentativo di immediata
verticalizzazione dovrà tuttavia essere ostacolato
dagli avversari che, una volta persa la palla, dovranno immediatamente intercettarla per evitare di
trasformarsi in difendenti.
se il tentativo va a buon fine si assiste all’immediata transizione delle squadre (i difendenti si
trasformano in attaccanti e viceversa). se viceversa i difendenti, una volta recuperata la palla, non
riescono a innescare il jolly l’esercitazione prosegue
senza cambiamento dei compiti.
esercizio 2.
Difendo, apro e finalizzo
Descrizione: gli otto elementi della squadra in
possesso-palla si dispongono in maniera ordinata
sul campo. i giocatori sono nei ruoli consueti in fase offensiva, mentre devono adattarsi e impegnar-
Obbiettivi: marcatura, anticipo, apertura, inserimento, finalizzazione
Misure: metri 35×60 – doppia area di rigore
Numero calciatori: 8 + 4 sponde e 2 portieri
Un’esercitazione è funzionale quando stimola nel giocatore risposte che lo inducono a migliorare gli specifici aspetti per i quali sono state finalizzate.
27
l’ allenatore
preparazione tecnica
Al termine del tempo stabilito, ruotare le sponde
con i compagni all’interno.
Questo esercizio ovviamente costringe il calciatore a mantenere elevata attenzione e concentrazione e a ‘lavorare duro’ sia nella gratificante fase di possesso che nell’impegnativa azione di
aggressione. Anche in questo caso i principi su cui
agisco per sviluppare le capacità del calciatore sono simili a quanto precedentemente esposto.
il carattere agonistico e competitivo gratifica
l’impegno e la concentrazione del calciatore; la scelta di spazi ridotti stimola in modo determinante
la qualità del gesto tecnico e favorisce l’aggressività
dei difendenti; i particolari vincoli correlati ai singoli esercizi costringono il giocatore a sviluppare
quei comportamenti e quelle esperienze che gli saranno utili in gara.
esercizio 3.
Conquisto e apro
28
Descrizione: nelle aree di rigore si fronteggiano
quattro coppie di giocatori preventivamente stabilite. ogni giocatore ha quindi un avversario di
riferimento che marca a uomo. sulle due fasce laterali operano, in forma di sponde neutre, un esterno basso e un esterno alto. costoro hanno il compito di ricevere dalla squadra in possesso-palla ed,
effettuando un cross, servire un giocatore in condizione di battere a rete.
le sponde neutre giocano a due tocchi secondo le direttive stabilite dal tecnico: per esempio, se
l’apertura è indirizzata alla sponda bassa, questa
verticalizza per quella alta, si sovrappone e dopo
aver ricevuto il passaggio di ritorno va al cross; se
invece è la sponda alta che riceve l’apertura, scarica per quella bassa che va al cross di prima intenzione dal settore arretrato; oppure, se l’apertura è
indirizzata alla sponda bassa, essa serve la sponda
alta nello spazio previo corto-lungo di quest’ultima; se invece è la sponda alta che riceve, la sponda bassa si sovrappone e va al cross o ancora riceve il passaggio di scarico della sponda alta che
contestualmente si muove in profondità per ricevere il passaggio di ritorno e andare al cross.
il goal è valido se almeno tre dei quattro attaccanti sono appostati in area al momento del cross.
Obbiettivi: intercetto, apertura e transizione positiva
Misure: due settori di m 25×30
Numero calciatori: 12 + 4 jolly
preparazione tecnica
esercizio 4.
Riconquisto ed attacco (partendo dal portiere)
Obbiettivi: intercetto e ripartenza (alta o bassa)
Misure: metri 70×60
Numero calciatori: 20 + 1 jolly – squadre schierate col jolly che gioca esclusivamente con la squadra in possesso-palla.
Varianti: 22 giocatori (senza utilizzo del jolly)
Descrizione: le squadre sono schierate. ognuna
di esse ha l’obiettivo primario di fare goal. se i difendenti recuperano palla nella metà campo offensiva l’azione può essere finalizzata con il goal.
se invece il recupero della palla avviene nella metà
campo difensiva è obbligatorio verticalizzare verso il portiere avversario (anche con un lancio lungo immediato) prima di poter imbastire una nuova azione a partire dal proprio portiere. i difendenti
possono intercettare il tentativo di verticalizzazione avversaria solo con attaccanti e centrocampisti
e non con i difensori.
l’ allenatore
Descrizione: l’esercitazione viene sviluppata in due
settori e vede impegnate due squadre di sei elementi ciascuna, coadiuvate, in fase di possesso palla, dai
quattro jolly (giocatori laterali). ogni settore è preventivamente assegnato a una delle due squadre. i
difendenti sono impegnati a pressare e intercettare
la palla in possesso degli avversari che, coadiuvati
dai quattro jolly laterali, si dispongono sul campo
secondo il modulo di gioco preordinato. Una volta recuperata la sfera, i difendenti aprono verso i jolly laterali adiacenti al settore libero e, dislocandosi,
vanno a occupare tale spazio con l’obiettivo di fare
possesso. l’esercitazione prosegue nel nuovo settore con le squadre che si sono invertiti i compiti. Vince la squadra che nel complesso riesce a mantenere
più a lungo la sfera nel proprio settore di competenza.
esercizio 5.
Intercetto, imposto e contrattacco
Obbiettivi: intercetto, verticalizzazione, possesso e
contrattacco
Misure: campo intero suddiviso in 2 metà campo
Numero calciatori: 22
Descrizione: l’esercitazione ha inizio in una metà
campo e viene poi sviluppata nella successiva. nella metà campo difensiva sono disposte due squadre numericamente impari. la squadra difendente è composta da soli sette elementi e ha l’obiettivo
29
l’ allenatore
preparazione tecnica
30
d’interdire la manovra avversaria, intercettare palla e verticalizzare verso il portiere per poter invertire il ruolo (da difendenti ad attaccanti) con gli
avversari. la squadra che attacca è invece composta da undici elementi; i tre attaccanti giocano però
solo di sponda e a un tocco.
nell’altra metà campo sono invece disposti tre
giocatori (della stessa squadra dei difendenti) schierati oltre la linea tratteggiata.
l’esercitazione prende il via dal portiere che rimette in gioco la palla a favore della squadra chiamata
a offendere in situazione di undici contro sette. l’obiettivo è riuscire a innescare, con un passaggio rasoterra, uno degli attaccanti (o centrocampisti laterali, a seconda del modulo) che riceve, orientato verso
la porta avversaria, oltre la linea di metà campo.
A seguito di tale evento i tre attaccanti debbono sviluppare, in situazione di tre contro tre, un
contrattacco nella metà campo offensiva. se invece, come precedentemente anticipato, i difendenti dovessero riuscire a recuperare la palla, a seguito della riuscita verticalizzazione verso il portiere,
la situazione si rovescia.
difensori, centrocampisti e attaccanti delle due
squadre si scambiano rapidamente i compiti e le posizioni e il gioco prosegue con una nuova rimessa
del portiere.
il presente contributo è tratto dalla pubblicazione
Allenare aggressività ed intensità mentale di massimo lucchesi, edizioni www.allenatore.net.
preparazione tecnica
di Alessandro Carta
uali sono le “armi” a favore del portiere
che si deve cimentare nel tentativo di parare un calcio di rigore? riflettendo, ci si
rende conto che i vantaggi dell’estremo difensore
sono moltissimi rispetto all’attaccante. l’approccio psicologico, negli attimi che precedono la battuta del calcio di rigore, è molto importante. nella sua mente il portiere dovrebbe pensare in questo
modo:
Q
1. “il portiere non ha niente da perdere”
2. “devo confidare nei miei mezzi”
3. “non mi devo muovere prima”.
seguendo la procedura mentale sopra descritta, analizziamo i tre punti-cardine che consentiranno al portiere d’innalzare la sua percentuale di
rigori parati.
1. Il portiere non ha niente da perdere
l’ allenatore
Tecnica, tattica e psicologia:
come si para un rigore
il portiere non ha niente da perdere perché spesso un rigore realizzato è umanamente imparabile.
l’aspetto psicologico è l’elemento predominante negli attimi che precedono la battuta di un calcio di rigore. l’emotività, si dice, spesso può giocare brutti
scherzi (tanto al portiere quanto all’attaccante!). il
portiere dovrà perciò dimostrarsi psicologicamente
più stabile e forte dell’attaccante: la sua forza dovrà
consistere nel saper cogliere i segnali della comunicazione non verbale. si dice che è impossibile non
comunicare un’intenzione. la comunicazione non
verbale incide al 73% ed è dunque più importante
di quella verbale. Ad esempio, un attaccante potrebbe dire al portiere verbalmente “preparati che tiro alla tua destra”, mentre palesemente i segnali della comunicazione non verbale (gioco di sguardi,
Nella finale di Champions
League a Monaco di Baviera,
conclusasi ai rigori, Čech ha
dato un ulteriore saggio della
propria sicurezza parando
i tiri di olić e Schweinsteiger.
31
l’ allenatore
preparazione tecnica
32
posizionamento del corpo prima della rincorsa, piede d’appoggio e angolazione dell’anca) potrebbero
indurre il portiere ad anticipare la parata alla sua sinistra.
l’adeguata risposta motoria può darsi solo a seguito di un preciso segnale esterno: la palla arriva
rasoterra, mi butto rasoterra; la palla arriva a mezz’altezza, mi butto a mezz’altezza… ma a meno che il
rigore non arrivi a velocità particolarmente bassa, il
portiere che si butta casualmente scegliendo un la2. Devo confidare nei miei mezzi
to non ha la possibilità di dare un’adeguata risposta motoria e tecnica su un rigore calciato da appeil portiere non può affidarsi al caso per parare un
na undici metri di distanza. Al contrario, se il
rigore, ma dovrà allenarsi a pararlo unitamente al preportiere si prepara con calma a un’adeguata rispoparatore dei portieri nelle
sta motoria immediataParare un calcio di rigore
sedute di lavoro specifico e
mente dopo la partenza del
insieme alla squadra nelle
tiro, confidando nei pronon
è
poi
così
impossibile.
proposte dell’allenatore.
pri mezzi e non muovenconfidare nei propri mezdosi prima, allora sì che
La probabilità che ciò
zi significa sapere di poter
potrà analizzare la linea
parare un rigore, ovvero avvenga dipende innanzitutto d’attacco della palla e atavere autostima elevata e fituare un tentativo di paraducia in se stessi.
dalla forza di volontà e dalla ta tecnicamente corretto.
Per parare un calcio di
dagli undici metri una
fiducia che il portiere deve palla tirata con precisione,
rigore il portiere deve sapere che la possibilità di paa una velocità di venti/venavere nei suoi mezzi
rarlo dipende attivamente
tidue metri al secondo,
dalla sua forza di volontà e
raggiunge lo specchio delche non deve mai subire
la porta in poco più di
passivamente gli eventi.
mezzo secondo. Al portiere, che ha in media un
tempo di reazione di tre
3. Non mi devo muovere
decimi di secondo, rimaprima
ne dunque il tempo per
un’adeguata risposta mola percentuale di rigori
toria e tecnica (in due deparati scende notevolmen- Tutti ricordano l’impresa di Francesco Toldo agli Europei cimi di secondo si possono
te quando ci si muove pri- del 2000, quando salvò la porta azzurra per ben quattro percorrere di slancio anche
ma e ci si affida al caso. la volte, una durante i novanta minuti e ben tre nella lotte- più di due metri, coprenpercentuale di rigori parati ria finale dei rigori.
do il 72% circa del lato
dai portieri che aspettano
della porta).
la battuta stando fermi e vanno dove va la palla con
Per impedire la parata al portiere con certezza
adeguata risposta motoria in linea è pari al 33%. di
matematica, ovvero per superare i tempi di reaziocontro, la percentuale di rigori parati dai portieri che
ne del portiere, l’attaccante dovrebbe calciare a vesi muovono anticipatamente è inferiore al 15%.
locità superiori ai 28 metri al secondo. in questo caQuesto importantissimo dato statistico (La scienso, infatti, il tempo che rimarrebbe al portiere non
za nel pallone, zanichelli) conferma che muoversi prisarebbe sufficiente a intercettare la palla.
ma e scegliere un angolo non equivale ad avere il 50%
il portiere deve sapere che per battere un calcio
di possibilità per parare un calcio di rigore. infatti se
di rigore imparabile un attaccante deve coniugare
pure muovendomi prima dovessi indovinare il lato,
velocità e precisione (mirando preferibilmente agli
angoli sotto l’incrocio dei pali): ma questi due fatla domanda successiva è: “Bene, ho indovinato (a catori, come sappiamo, non vanno molto d’accordo
so) il lato di arrivo della palla, ma quale linea d’attacco
tra loro.
devo seguire... bassa, alta o a mezz’altezza?”.
preparazione tecnica
l’ allenatore
sul campo i dati dicono che la probabilità di semosse dell’avversario piuttosto che rimanere fergnare dal dischetto si aggira intorno al 70%. Più
mi sul posto.
che imparabile, secondo le leggi della fisica il rigoin realtà, come abbiamo visto, nel caso di un calre è imprevedibile. ma anche l’imprevedibilità può
cio di rigore, la lotta, almeno per via teorica, sarebdiventare statisticamente
be meno impari di quanto
prevedibile.
solitamente si pensi se non
se si divide la porta in
entrassero in gioco gli
tre fasce orizzontali, il 57%
aspetti psicologici della
dei rigori viene indirizzaparticolare situazione di
to rasoterra, il 30% a
gioco.
mezz’altezza, il 13% nella
fascia più alta. suddividendo la porta in tre fasce
Gli aspetti psicologici
verticali, invece, si è evidenziata una leggera pre“eravamo sotto di 2 a 1
Professionisti o dilettanti, a qualsiasi livello nel momento
ferenza dei tiratori per la
quando l’arbitro ci ha asin cui l’attaccante mette la palla sul dischetto il portiere
fascia posta alla destra del deve mantenere la massima calma e fiducia in se stesso.
segnato un rigore… deciportiere. la ricerca, frutto
si di tirare col piede destro,
di un ampio studio statiil mio più debole, perché
Se
c’è
un
momento
in
cui
stico condotto da ricercasapevo che mi aveva visto
tori dell’università israecalciare i rigori col sinistro.
il portiere deve fare
liana Ben Gurion di eilat,
e ho segnato!” decidere di
analizzando i video di 286
calciare un rigore col pieattenzione allo sguardo
rigori battuti tra europa e
de “peggiore” può semdell’avversario
che
si
accinge
sudamerica, ha evidenziabrare bizzarro. tutto dito che i portieri hanno paventa più chiaro quando si
a
battere,
questo
è
l’attimo
rato un terzo dei penalty
legge la conclusione del
quando nell’istante del tiracconto: “Ho ingannato
immediatamente successivo Yashin!”.
ro sono rimasti al centro
lev Yashin, unidella porta senza tuffarsi
co portiere ad aver cona quando il tiratore posa
anticipatamente, mentre la
quistato il Pallone d’oro,
percentuale dei rigori inè considerato il miglior
la palla sul dischetto
tercettati è scesa al 12,6%
portiere del novecento,
e al 14,2% quando i portieri si sono tuffati rispetdavanti all’inglese Gordon Banks e al nostro mititivamente a destra o a sinistra.
co dino zoff. il russo lev Yashin ha chiuso la carla scelta migliore sembrerebbe quindi aspettariera con 150 rigori parati all’attivo, esempio mirare prima di muoversi: eppure nel 93,7% dei casi i
coloso di carisma e psicologia “al contrario”, visto
portieri scelgono di tuffarsi prima di poter osserche, sfatando il luogo comune che vorrebbe il porvare chiaramente la direzione in cui andrà il tiro.
tiere psicologicamente già battuto, era il “ragno nePerché si tuffano prima? (contravvenendo, tra l’alro” sovietico a porre gli attaccanti in situazione di
tro, a una delle leggi fondamentali della dinamica
massimo rispetto e inferiorità.
enunciate da newton: “A ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria”). Qui entra in
gioco un fattore psicologico, una sorta di precon“Nessuno potrà mai giudicarvi inferiori, se non siete
cetto molto umano, secondo cui di fronte a un pevoi a permetterglielo”
ricolo l’azione è sempre meglio dell’inazione. in
altre parole, il 93,7% dei portieri pensa erroneail portiere, dunque, dovrà sempre ritenersi in condizione di poter parare un calcio di rigore: e questa
mente che è meglio subire un goal su calcio di rigrande forza, fatta di sguardi e di saldezza psicologore dopo aver tentato di opporsi anticipando le
33
l’ allenatore
preparazione tecnica
34
gica, l’attaccante dovrà percepirla e subirla. il portiere non dovrà avere predisposizioni psicologiche
insicure, vittimistiche, deboli e d’inferiorità al cospetto dell’avversario. la regola più importante dovrà essere una soltanto: “Prepararsi adeguatamente
e non lasciare niente al caso”. e per non lasciare
niente al caso il preparatore dei portieri deve allestire un’adeguata seduta preparatoria specifica per
aiutare i suoi portieri a elevare la percentuale di rigori parati.
anche la propensione a parare i calci di rigore con
specifiche proposte didattiche?
Proposta didattica per neutralizzare i calci di rigore
Per neutralizzare un rigore, come abbiamo visto, l’aspetto psicologico è dominante, più della
tecnica e delle statistiche. ma le statistiche vanno
rispettate e ascoltate.
Ad esempio, un modo
molto valido per avvantaggiare il proprio portie“La strada da percorrere
re è renderlo edotto su coper diventare dei Grandi
me calciano i rigoristi
Portieri è la stessa che conavversari. oggi le televiduce a diventare dei Gransioni, pubbliche e private,
di Uomini”
i giornali specializzati e
tutti i media si divertono
Per diventare grandi
a elaborare statistiche su
portieri servono tantissime
doti, caratteriali, fisiche, Euro 2012, quarti di finale: Gigi Buffon blocca con sicu- tutto. nel calcio, in occarezza il rigore di Ashley Cole. Sommata all’errore di Ashtecniche, comportamen- ley Young, la mancata realizzazione costa ai britannici sione dei calci di rigore, di
ogni specialista si sa la pertali, umane, che possiamo l’eliminazione per 4 tiri realizzati a 2.
centuale di realizzazione e
brevemente riassumere:
quante volte ha tirato a deSe il portiere prepara con
stra o a sinistra. si sa ad
1. coraggio
esempio che totti tira pre2. personalità adeguata al
calma
un’adeguata
risposta
feribilmente alla destra del
ruolo
portiere, qualche volta fa il
3. impostazione tecnica
motoria
immediatamente
cucchiaio al centro, poche
di base
volte a sinistra. Questo, a
4. tecnica applicata alle
dopo la partenza del tiro,
lungo andare, ha fatto di
diverse situazioni
di gioco
senza muoversi prima, potrà totti un rigorista prevedibile e molti portieri si
5. comportamento tattico adeguato
analizzare la linea d’attacco possono vantare di aver
parato un rigore al pur
bravissimo Francesco. cotutto è allenabile e
della palla e attuare
sì come è ormai noto che
perfezionabile.
un
tentativo
di
parata
Hernanes indirizza la punsi possono migliorare
ta del piede d’appoggio (il
qualità caratteriali importecnicamente corretto
sinistro) verso la sinistra
tantissime per il ruolo del
del portiere e all’ultimo
portiere, portando ogni
con l’anca destra rotea completamente la gamba
allievo a percorrere con serenità la strada che concalciante, girando il tiro alla destra del portiere. ma
duce ad accrescere il coraggio e adattare la propria
queste statistiche, che riguardano il calcio profespersonalità al ruolo dell’estremo difensore. si può
sionistico, non sono di facile reperibilità a livello
persino allenare ad adeguare il tono della voce a un
giovanile e dilettantistico. Anche se sapere dove e
ruolo come quello del portiere, dove le qualità da
come calciano i rigoristi avversari sarebbe il primo
“condottiero” sono elevate all’ennesima potenza.
vero vantaggio.
ma allora perché non allenare adeguatamente
preparazione tecnica
to il piede ci fosse una molla, come se dal terreno
sottostante scaturisse una fiamma o partisse una scossa elettrica. il nostro stesso corpo è percorso da corrente elettrica, i nostri muscoli sono innervati elettricamente dal sistema nervoso centrale e periferico,
i nostri muscoli sono elastici e, come degli elastici,
possono accorciarsi e allungarsi lanciando il corpo
a distanze superiori al doppio della sua lunghezza.
Metodologia
l’ allenatore
“dammi retta… stai fermo sino all’ultimo e
confida sulle tue capacità di reazione. se stai fermo l’avversario s’innervosisce e così lo obblighi a
tirare forte e angolato, ma spesso forza e precisione non si coniugano. se non tira forte e angolato,
tu con un passo e spinta pari il rigore, perché hai
il tempo per parare. inoltre hai la possibilità di sapere verso quale lato dovrai andare e che gesto tecnico dovrai fare, ovvero se buttarti rasoterra, a
mezz’altezza o verso l’alto. scegliere un lato non ti
dà il 50% di probabilità di parata, ma molto meno. Addirittura i rigori parati scegliendo un angolo a caso sono meno del 15%!”.
chissà quante volte i miei allievi avranno sentito
questi miei consigli, salvo poi spesso disattenderli in
partita (soprattutto a inizio stagione, ma quasi mai
alla fine). non a caso la stragrande maggioranza dei
portieri – il 93,7%, l’abbiamo detto – sceglie di muoversi prima: e pochi ricordano che il portiere ha un
vantaggio, seppur esiguo, per poter parare un rigore,
il che rende il suo compito meno difficile.
se il motivo per cui un portiere si ritiene condannato a non parare i rigori è legato alla tempistica, allora alleniamolo a ridurre i tempi di reazione
ed effettuare rapidamente i tentativi di parata con
rapidi passi e spinte, con contatti della punta del
piede sul terreno più rapidi ed efficaci, come se sot-
Per allenare la predisposizione a parare un rigore
bisogna seguire la seguente procedura:
1. guardare la palla e stare fermi sino all’ultimo
2. confidare nelle proprie capacità di reazione
3. attaccare la palla con passo e spinta
4. proiettare e lanciare il corpo in linea
in corrispondenza del lato di arrivo della palla
Per aiutare il portiere a incrementare la reattività e la propensione a parare un rigore con un passo e spinta, un’adeguata proposta didattica prevede che il preparatore dichiari anticipatamente da
quale lato tirerà la palla (senza specificare se la traiettoria sarà bassa, a mezz’altezza o alta).
Iker Casillas, portiere del Real Madrid, campione
del mondo e d’Europa con la Spagna, sa come si para un rigore: qui lo vediamo nel Mondiale sudafricano del 2010 neutralizzare il tiro dal dischetto del
paraguayano oscar Cardozo nel quarto di finale
vinto dalle “Furie Rosse” per 1-0.
35
l’ allenatore
preparazione tecnica
ceversa se alzo all’ultimo il braccio sinistro tirerò alla tua destra!”.
3. “Non ti dico e non ti segnalo più niente”
la procedura didattica prevede ora che il portiere, una volta presa coscienza della propria capacità di reazione, della propensione e dell’elevata probabilità di parare un rigore con un passo e spinta
stando fermo sino all’ultimo, provi a parare un vero calcio di rigore analizzando la psicologia dell’avversario, facendo attenzione alla comunicazione non
verbale, fatta di sguardi, posizione del corpo prima
di prendere la rincorsa, traiettoria della rincorsa, posizionamento del piede d’appoggio, angolazione dell’anca.
Lo sguardo del tiratore
Lev Yashin, il “ragno nero”, portiere della Dinamo
di Mosca e dell’Unione Sovietica, unico portiere ad
aver meritato il Pallone d’oro, chiuse la carriera
con uno score di ben centocinquanta rigori parati.
1. “Tiro alla tua destra!”
il portiere dunque sa da quale lato dovrà buttarsi, ma non sa come arriverà la palla.
Alternati adeguatamente i due lati (“… adesso
tiro alla tua sinistra, … adesso ancora a destra…”),
il preparatore non dirà più dove tira, ma lo indicherà alzando un braccio, il destro o il sinistro, un
attimo prima di calciare la palla.
2. “Non ti dico più dove tiro, ma te lo segnalo all’ultimo alzando un braccio”
36
il portiere dovrà stare fermo sino all’ultimo facendo attenzione ai segnali.
dopo aver allenato la propensione al passo e spinta laterale, il portiere adesso allenerà la reattività lanciandosi verso il lato di arrivo della palla segnalato
all’ultimo dall’alzarsi del braccio del preparatore.
Alternativamente, trovandosi il portiere e il tiratore in posizione speculare, il preparatore specificherà:
“se alzo il braccio destro tirerò alla tua sinistra, vi-
chi si accinge a battere un rigore, come un giocatore di poker, spesso gioca con gli sguardi. mai fidarsi di chi fissa un angolo o un lato della porta,
perché spesso tira dalla parte opposta. se c’è un momento in cui il portiere deve fare attenzione allo
sguardo dell’avversario che si accinge a battere, questo è l’attimo immediatamente successivo a quando il tiratore posa la palla sul dischetto. in quel momento la mente del calciatore si isola dal contesto e
pensa a dove e come tirare. nell’attimo successivo
la mente del tiratore, in maniera anche inconscia,
proietta lo sguardo, anche solo per un istante, verso il lato dove calcerà. magari subito dopo il battitore guarderà un po’ a destra e un po’ a sinistra, alternando gli sguardi per ingannare il portiere, ma
“stai pur certo che, se saprai cogliere il primo sguardo furtivo del rigorista, avrai indovinato il lato di
arrivo della palla… ma non fidarti lo stesso, può essere un vantaggio… e ricorda sempre la prima regola: ‘guarda la palla e stai fermo sino all’ultimo!’”.
il segreto del successo e la ricerca della verità si
celano sempre dietro le cose più semplici. siamo
pur sempre esseri umani, sia il portiere che soprattutto il tiratore. ecco perché gli aspetti evanescenti, emotivi e psicologici, sono gli elementi predominanti che condizionano i momenti che precedono
la battuta di un rigore. i rigoristi che non guardano il portiere o la porta prima di battere un rigore,
osservando l’arbitro che sta per fischiare o, peggio
preparazione tecnica
La rincorsa del tiratore
negli attimi che precedono il calcio di rigore
il portiere dovrà dunque concentrarsi, confidare
sulle proprie capacità di reazione, verificate e allenate durante la settimana col preparatore e con
la squadra, osservare il tiratore e saper cogliere da
quale lato guarda non appena risolleva il capo
dopo aver posato la palla sul dischetto. ma non
tutti i tiratori guardano la porta o il portiere.
rimangono altri due fattori importanti da
analizzare nella comunicazione non verbale che il
tiratore giocoforza effettua (è infatti impossibile
non comunicare!) prima di battere un rigore: posizionamento del corpo e traiettoria di rincorsa,
piede d’appoggio e angolazione dell’anca.
nel citato libro la scienza nel pallone, di nicola ludwig e Gianbruno Guerrerio, vengono ci-
tate leggi fisiche e interessantissimi dati statistici
e inoltre si consiglia al rigorista, quale strategia
ottimale, di fissare un punto e tirare verso quello,
ignorando l’azione del portiere. ma la nostra
esperienza c’insegna che spesso gli attaccanti, veri
e propri strateghi assimilabili a giocatori di
poker, sono maestri del bluff e tirano dove meno
te lo aspetti: e spesso, in occasione dei rigori,
proprio dal lato diametralmente opposto al loro
sguardo.
ludwig e Guerrerio hanno osservato che “per
quanto riguarda le modalità di tiro, i dati statistici indicano che una rincorsa breve, lunga dai
quattro ai sei passi, assicura risultati migliori rispetto a una rincorsa di dieci metri e più. l’eventuale angolazione della rincorsa pare invece non
avere un’influenza significativa”. mi trova decisamente concorde il fatto che una rincorsa curvilinea non possa dare segnali particolari al portiere,
in quanto consente al calciatore di tirare tanto a
destra quanto a sinistra. ma nel caso di una rincorsa rettilinea e frontale, i segnali possono essere
più evidenti e facilmente analizzabili in tempi
utili per capire verso quale lato arriverà la palla.
infatti, su rincorsa rettilinea-frontale, un destro
calcerà verosimilmente alla destra del portiere.
ma se il nostro battitore destro deciderà all’ulti-
l’ allenatore
per loro, continuando a guardare per terra, oltre a
dimostrare nervosismo e insicurezza, rischiano di
ridurre notevolmente la loro possibilità di realizzazione. riguardatevi i rigori sbagliati dai calciatori inglesi contro l’italia agli ultimi europei 2012. in porta non ci sarà stato lev Yashin, ma pur sempre un
certo Gigi Buffon che quanto a carisma e a superiorità psicologica non ha nulla da invidiare al celebre portierone russo.
l’influenza dell’ansia da prestazione sul rigorista è stata analizzata nel 2009 dai ricercatori dell’università britannica di exeter, facendo tirare calci
di rigore a calciatori che indossavano particolari occhiali in grado di registrare i movimenti degli occhi
al momento del tiro, dato che il controllo dello
sguardo e quello della coordinazione dei movimenti
sono abilità collegate tra loro.
l’ansia da prestazione del rigorista è ben descritta
da Alex del Piero nel suo ultimo libro Giochiamo
ancora: “sono istanti senza ritorno, a nessuno viene concessa una seconda occasione. ci sei tu, c’è il
pallone e c’è la domanda decisiva: ‘Ale, cosa vuoi fare?’. devi decidere in fretta: come tirare, dove tirare, quanto forte tirare. senza dubbi, senza debolezze, vincendo l’umanissima paura di sbagliare”.
ed è proprio in quell’istante, con l’umanissima
paura di sbagliare, che anche i campioni conoscono, che il portiere dovrà inserirsi con coraggio e atteggiamento fermo e carismatico.
Fattori importanti:
posizionamento del corpo
dell’avversario e traiettoria
di rincorsa, piede d’appoggio
e angolazione dell’anca
mo di non tirare alla destra del portiere o al centro, dovrà svelare le proprie intenzioni con una
più lenta e palese comunicazione non verbale (allargamento laterale del piede d’appoggio sinistro
e apertura dell’anca destra verso la sinistra del
portiere), consentendo così a un portiere saggio,
che sa stare fermo sino all’ultimo e confidare sulla propria capacità di reazione, di avere il tempo
per analizzare la situazione e con molta probabilità di parare il calcio di rigore con un passo e
spinta.
37
l’ allenatore
preparazione tecnica
Piede d’appoggio e angolazione dell’anca
Ben più difficile avere la certezza di dove l’avversario tirerà il rigore limitandosi unicamente, come
peraltro ahimè molti consigliano, a osservare dove e
come indirizza la punta del piede d’appoggio. Abbiamo visto infatti che è assai più importante, al limite, osservare l’apertura o meno dell’articolazione
dell’anca. ma fermo restando che il portiere dovrà
principalmente guardare la palla e soprattutto stare
fermo sino all’ultimo, non è facile e non vi sono i
tempi necessari per guardare la punta del piede d’appoggio e la palla contemporaneamente, in quanto a
quel punto la palla è già bella che calciata verso la
porta.
dunque, riepilogando, per parare un calcio di rigore segui questi semplici consigli:
1. confida nei tuoi mezzi, sulla tua capacità di reazione
e sulla tua forza psicologica.
2. guarda sempre la palla e stai fermo sino all’ultimo
(anche perché il rigore potrebbe essere forte ma
centrale).
3. cogli il primo sguardo del tiratore non appena risolleva il capo dopo aver posato la palla sul dischetto.
4. analizza il posizionamento del corpo del tiratore e
la traiettoria della sua rincorsa. su rincorsa curvilinea può tirare a destra come a sinistra. su rin-
Già nell’Europeo del 2008
Gigi Buffon aveva dato
saggio della sua bravura
contro la Romania parando
un rigore di Adrian Mutu,
anche se in modo un poco
rocambolesco, prima di
mano e poi di piede.
38
corsa rettilinea e frontale hai un vantaggio in più,
perché se all’ultimo allarga il piede d’appoggio e
apre l’anca, l’abbiamo visto, non incrocerà il tiro,
ma tirerà dal tuo lato opposto rispetto al piede calciante (destro alla tua sinistra, sinistro alla tua destra).
5. lànciati verso il lato di arrivo della palla con un rapido passo e spinta in linea con la traiettoria della
palla. non muoverti prima, il tuo tempo di reazione – pari a tre decimi di secondo – ti dà due decimi di vantaggio rispetto al tempo d’arrivo della
palla (mezzo secondo dal dischetto allo specchio
della porta).
Parare un rigore non è poi così difficile…
ricordati: “se stai fermo sino all’ultimo hai il 33%
di probabilità di parata. se ti muovi prima parerai
meno del 15% di rigori. le zone della porta impossibili da raggiungere su un rigore calciato forte e angolato sono appena il 28%. il restante 72% è alla tua
portata”.
Parare un rigore non è impossibile.
credici.
Alessandro Carta
preparatore dei portieri professionista
Iscritto all’Albo Speciale della FIGC
medicina dello sport
dalla Redazione
a podologia è un ramo della medicina che
• assistere, anche ai fini dell’educazione sanitaria,
si sta sempre di più affermando in ambito
i soggetti portatori di malattie a rischio;
calcistico. A livello europeo sono molte le
• individuare e segnalare ai medici specialisti le sosquadre professionistiche e non che presentano alspette condizioni patologiche che richiedono un
l’interno del proprio staff saniapprofondimento diagnostico o
tario la figura del podologo.
Il ruolo del podologo un intervento terapeutico di tiil dottor Fausto Ferrari, popo sistemico;
dologo laureato presso l’Univerè continuo, in quanto • svolgere l’attività professionale
in strutture sanitarie, pubbliche
sità di Pisa, fa parte dello staff tecinterviene
sullo
o private, in regime di dipennico-sanitario della U.s. massese
denza o libero-professionale.
1919, dove dal 2009 si occupa
sportivo
durante
tutta
dal punto di vista podologico sia
degli atleti della prima squadra
il giuoco del calcio, quale
la sua attività
che del settore giovanile.
che sia il suo livello di allenail podologo – spiega il dottor
mento, determina un sovraccaFerrari – è un professionista sarico dei sistemi osteoarticolari,
nitario in possesso di laurea unimuscolari e cutanei. È dunque
versitaria in Podologia, specializimportante studiare le gestuazato nell’esame, nella diagnosi,
lità al fine di migliorare i natunel trattamento e nella prevenrali movimenti personali nell’ezione dei disturbi del piede, che
secuzione del gesto sportivo
tratta direttamente attraverso una
nonché prevenire i rischi di
pletora di terapie farmacologitraumi a esso legati. Questo
che, ortesiche, riabilitative e chispiega sinteticamente il progetrurgiche, a indirizzo funzionale,
to intrapreso e sviluppato dubiomeccanico e posturale. in itarante le ultime tre stagioni callia, in particolare, è un sanitario
cistiche dal dottor Ferrari
all’interno della massese.
cui competono le attribuzioni
“la finalità di questo progetpreviste dal d.m. 666 del 14 setto – spiega il dottor Ferrari –,
tembre 1994 del ministero delche rientra nel concetto di mela sanità con le successive modidicina preventiva, è quello di seficazioni e integrazioni, ovvero:
guire i giocatori durante gli alle• trattare direttamente, dopo esa- Un’apparecchiatura per esame posturale me- namenti e le gare ufficiali,
me obiettivo del piede, con me- diante misurazione optoelettronica: consente mettendosi a disposizione degli
todi incruenti, ortesici e idro- di individuare deficit posturali, effettuare atleti, sottoponendoli a screening
massoterapici, le callosità, le screening e prevenzione, documentare i pro- e controlli podologici per valugressi di una terapia in riabilitazione, indiviunghie ipertrofiche, deformi e duare la calzatura o il plantare più adeguati. tare l’eventuale presenza di problematiche che potrebbero faincarnite, nonché il “piede dovorire lo sviluppo di patologie future e seguirli per
loroso”;
la prevenzione e il trattamento di patologie tipiche
• prevenire le ulcerazioni e le verruche del piede ed
dello sportivo”.
effettuare le eventuali medicazioni;
l
l’ allenatore
Il progetto “Piede e Sport”
39
l’ allenatore
medicina dello sport
L’esame baropodometrico con pedana pressoria in fase statica e dinamica consente di studiare la funzionalità del piede nello specifico gesto sportivo.
Principali obiettivi terapeutici della figura del
podologo in una squadra calcistica sono:
• individuare e trattare le numerose patologie biomeccaniche e posturali (distorsioni alla caviglia,
tendiniti, fasciti plantari, fratture da stress ecc.);
• studiare la funzionalità del piede, nel suo specifico gesto sportivo, avvalendosi di esami specialistici per lo studio dei timing e delle pressioni
del piede, mediante esame con pedana baropodometrica sia in statica che in dinamica, e la loro correlazione con le patologie sovrasegmentarie manifeste associate;
• curare le patologie ungueali e dermatologiche
(ipercheratosi, unghie incarnite, onicogrifosi,
ematomi subungueali, verruche plantari, problemi sudorali, flittene, vesciche…);
• intervenire allo scopo di migliorare, ottimizzare e
valorizzare il gesto sportivo, attraverso la realizzazione di òrtesi plantari preventive di riequilibrio e
stabilizzazione su misura che si possono adattare
sia alla scarpa di allenamento che a quella da competizione.
40
il dottor Ferrari crede fortemente in questa iniziativa intrapresa con la massese e la sostiene convinto, con l’intenzione di allargare la consulenza a
qualsiasi squadra sportiva della provincia di massa carrara, senza distinzione di età e categoria, con-
Migliorare i movimenti personali
nell’esecuzione del gesto sportivo
per prevenire i rischi di traumi
siderando la presenza del podologo all’interno di
un team medico-sportivo molto importante e per
questo meritevole di considerazione anche da parte della FiGc al fine dell’inserimento di questa figura professionale all’interno del settore tecnicosanitario della Federazione.
il ruolo del podologo è continuo, in quanto interviene sullo sportivo durante tutta la sua attività:
prima della competizione interviene prevenendo
problemi statici e dinamici, apportando delle correzioni sulle patologie che sono state riscontrate
nell’allenamento.
durante la competizione interviene sulle patologie
che possono emergere improvvisamente, applicando anche delle òrtesi mobili temporanee per
trattare patologie acute come le tendiniti.
dopo le competizioni, invece, il podologo risolve le
patologie sopraggiunte durante la competizione.
Per informazioni sul progetto “Piede e Sport”:
dottor Fausto Ferrari, podologo
([email protected]).
medicina dello sport
di Giorgio Galanti
principio universalmente condiviso che la
de concentrazione sia in gara che durante l’allenapratica dell’attività sportiva a tutti i livelli,
mento e che hanno prestazioni che coprono un artanto più se accompagnata da una perforco di tempo molto vasto, come per esempio il calmance ottimale, non possa prescindere da un concio che si snoda in numerose gare nell’arco della
gruo periodo di recupero.
stagione agonistica.
tale concetto trova le proprie basi nella fisiodurante il riposo si ripristinano pertanto quei
logia applicata allo sport che ci insegna quanto sia
substrati energetici, consumati durante l’esercizio
importante considerare che i substrati energetici
fisico, che sono necessari per una buona ripresa
utilizzati dall’organismo durante il lavoro muscodell’attività sportiva. i substrati energetici devono
lare si ripristinano pressoché esclusivamente duessere quelli naturali e non possono essere sostirante il riposo.
tuiti o “integrati”da sostanze non congrue come
A prescindere dall’attività fisica svolta, l’energia
per esempio l’alcol che influisce sulla contrattilità
a disposizione è fornita da molti nutrienti: proteimuscolare ed è cardiotossico.
ne, grassi, carboidrati che
Un riposo soddisfavengono tuttavia utilizzacente migliora pertanto la
ti in percentuale diversa a
qualità della vita, anche
seconda del consumo
quella sportiva, garantenmassimo di ossigeno.
do quell’equilibrio biomaggiore è l’utilizzo di
chimico interno che conossigeno durante l’impetrolla gli stati emotivi,
gno fisico, maggiore è il
l’umore, e neutralizza lo
consumo di carboidrati:
stress a cui molti sportivi
d’altra parte, minore è il
sono sottoposti.
consumo di ossigeno,
Alla luce di queste conmaggiore è l’utilizzo dei
siderazioni, il consiglio gegrassi. i legami tra sub- La fase di riposo, a tutti i livelli, è indispensabile, specie in nerale per lo sportivo a
sport che richiedono grande concentrazione sia in gara che
strati energetici, alimen- durante l’allenamento, come il calcio.
tutti i livelli, non solo protazione e riposo sono dunfessionista, dopo una gara,
que molto stretti.
dopo un allenamento intenso, è quello di dedicarFattori fondamentali del successo nello sport
si al “doveroso e necessario riposo” senza permetsono pertanto l’allenamento e il recupero, che è altere che lo svago, che spesso si traduce in feste, balmeno in parte geneticamente determinato e quinli o cene, possa sottrargli l’energia dovuta.
di non modificabile, legato anche a una corretta
alimentazione e al riposo.
Professor Giorgio Galanti
È bene precisare che il concetto di riposo, amordinario di Medicina Interna
pio da un punto di vista biochimico, va tenuto tutDirettore della Scuola di Specializzazione
tavia distinto da quello di recupero in quanto gli
in Medicina dello Sport
Direttore
Agenzia di Medicina
effetti benefici di un “buon riposo” non si verifidello
Sport e dell’Esercizio
cano solamente a livello di recupero muscolare e
Università degli Studi di Firenze Azienda ospedaliera
biochimico, ma anche al livello del sistema nervoUniversitaria Careggi
so e cardiovascolare. tale aspetto si rivela particoLargo Brambilla 3 - 50134 Firenze
Fax +390557949375
larmente utile in quegli sport che richiedono gran-
È
l’ allenatore
L’elogio del riposo
41
l’ allenatore
psicologia dello sport
42
Le “stranezze” del calcio
di Aldo Zerbini
opo aver virgolettato le “sofferenze” dei
crificio di un agnello. coinvolgere l’aldilà nelle gacalciatori (vedi il n. 6/2011 de “l’Allenare, come nelle primordiali battute di caccia, è intore”), la nostra attenzione va a comporciso nel profondo del cervello dell’uomo che ditamenti, emersi specie ultimamente nel finale di
nanzi a situazioni a rischio, a incognite e dubbi,
campionato, che suggeriscono un titolo e un tema
riattiva queste parti arcaiche e agisce senza alcuna
contiguo al precedente. le bizzarrie, le stravaganriflessione. il che vuol dire: “più che rivolgermi alze, le superstizioni, le amnesie, le goffaggini eccel’onnipotente, non posso fare altro per vincere”;
tera di tanti protagonisti, assieme all’ilarità che suinsomma, ci si mette l’anima in pace e si esorcizza
scitano come prima reazione, stimolano la
la paura di perdere. c’è chi lo fa tramite un prete
psicologia del profondo a penconfidente, devolvendo (pro
sare che queste stranezze posvittoria) una messa. Poi, però,
Riti, scaramanzie,
sano costituire altrettante (mealla prima contrarietà magari
ta)comunicazioni di uno stato
amuleti: le stravaganze ci scappa una bestemmia…
psichico esistente e non un reUn altro suggestivo ragdi
allenatori
e
calciatori
perto casuale e insignificante.
gruppamento di “segni” è quelcerto, un uso poco scienlo dell’occulto, delle pratiche
per esorcizzare
tifico della psicologia potrebmagiche. Ancora oggi (gente di
be indurre a trovare dei nessi
poca “fede”…) c’è chi consulla sconfitta
causali in ogni indizio comta la maga per farsi fare le carportamentale, anche microscopico ed episodico, e
te o il pendolino, oppure sollecita la consegna di un
ad azzardare giudizi ingiustificati, fantasiosi e anamuleto (il famoso corno rosso!) da portarsi alla parche fastidiosi per coloro che ne sono attori ed esetita. il repertorio dei talismani portafortuna è vasto,
cutori. innanzitutto, considerato che ci troviamo
può essere personalizzato e proviene dalla tradizioa scrutare una galassia di gesti definibili “strani”
ne locale (vedi ad esempio napoli); anche questa
perché fuori da ogni logica, usati solamente in sipratica ci perviene dai primitivi che associavano fetuazioni particolari di stress emotivo-sociaticci o elementi della natura con eventi positivi. e
le, sarà bene tentare di orgac’è anche l’astrologia. non mancano coloro, tra i
nizzarli in costellazioni e poi
più “aggressivi”, che cercano di inviare influssi nesemmai rifletterci su.
gativi ai nemici, tipo fatUna prima ipotesi è
ture, filastrocche portaquella che può aggrejella e versi da gufo…
gare quegli atti o riQuesti soggetti magti cosiddetti “sagiormente ce l’hanno
cri” praticati nel
col diavolo, sia in
mezzo di un
senso “positivo”,
contesto profainvocandolo a
no, la partita di
proprio favore
pallone. in questa categoria troviamo il segno
Forse gli abbondanti e continuamente rinnovati tadella croce, i baci al cielo, i
tuaggi sulle braccia di David Beckham, ex-rossonero,
santini, l’acqua santa, il rosono solo decorativi: ma non si sa mai, non è necessario
essere mediterranei per credere alla scaramanzia…
sario in tasca, addirittura il sa-
d
psicologia dello sport
Romeo Anconetani, vulcanico padre-padrone del Pisa dal
1978 al 1994, oltre a costringere i propri giocatori a estenuanti pellegrinaggi, era noto per cospargere scaramanticamente il campo di sale prima di ogni incontro.
per “dannare” la squadra avversaria, che negativo
c’è chi sta per ore connesso con l’iPad; nello spoper neutralizzarlo. di questo repertorio fa parte l’ugliatoio ci sono altre ritualità e scaramanzie indiso di animali per attaccare o difendersi dalla malaviduali, per esempio massaggi, unguenti, bende,
sorte: il gatto nero, l’aquila, la gallina, da noi in Umspecchiarsi, bagnarsi, oppure a coppie di giocatobria si sono visti spesso maiali e conigli.
ri – spogliarsi insieme, ripetersi le solite frasi – o
i riti a loro volta sono stimolati dalle grandi aduancora di gruppo: il silenzio, i canti, i motti. si rinate collettive, la spettacolarizzazione surriscalda le
corre a parole pseudomagiche tipo “vincere”, “famasse e amplifica gli effetti: alme” e simili, qualcuno va oltri invece restano individuali,
tre
con pozioni altrettanto
La psicologia considera
alcuni sono intimi, non si ma“magiche” (vedi stupefacenquesti
fenomeni
salutari
nifestano esternamente: si parti vari).
la dentro di sé, si toccano
tutto si fa per affrontare
per
l’uomo
odierno,
amuleti in tasca eccetera… Almeglio un evento la cui imtri, sebbene personali, si maportanza viene esasperata e
perché allentano
nifestano all’esterno, come
quindi per tenere entro una
quando il mister in panchina
soglia sopportabile le ultrale catene del pensiero
bacia la medaglietta, butta del
sollecitate emozioni, avendo
sale, carezza un corno. Quan- logico-razionale, tecnico, la consapevolezza (auspicabido un gesto “strano” che ha
le) che nel mondo ci sono ben
normativo
e
matematico
solo una sincronia emotiva
altre “guerre”.
con l’attore si collega a una vitsi fanno gli scongiuri per
dominante
toria esso tende ad essere rinon farsi male prima fisicapetuto. Un’altra gamma di simbolismi appartiene a
mente (infortuni) e poi psicologicamente: la sconvarie parti del corpo, con feticismi propiziatori perfitta vuol dire indebolimento della fiducia in se stessonalizzati: barba, baffi e capelli, indumenti, masi e nella squadra, squilibri affettivi tra abbattimento
gliette con dediche speciali, numeri portafortuna e
e rabbia. con la vittoria si rammentano le parole, i
così via. Per non dire dei tatuaggi.
gesti e gli oggetti che sono stati evocati prima. se si
Vi sono azioni scaramantiche come per esemperde si cambiano. la psicologia, nell’osservare
pio entrare sempre per ultimi in campo, toccare
quanto accade nel laboratorio calcistico, da un lato
l’erba, non pestare le linee bianche. in situazioni
guarda questi fenomeni “sportivamente”, almeno
ad alta tensione si bacia la sfera, la pelata del comper quanto mi concerne, come salutari per l’uomo
pagno, ci si toglie la maglia pur sapendo che si verrà
odierno, perché allentano le catene del pensiero loammoniti (censura francamente grottesca nel congico-razionale, tecnico, normativo e matematico dominante. il pallone più di ogni altro sport offre le
testo del grande teatro dell’irrazionalità), si sputa
opportunità di scaricare le pressioni e gli istinti più
in tutte le direzioni e via dicendo. nel prepartita
l’ allenatore
Giovanni Trapattoni, commissario tecnico azzurro dal 2000
al 2004. L’abitudine del Trap di bagnare il campo con acqua benedetta fu immortalata dalle telecamere durante il
Mondiale nippocoreano del 2002.
43
l’ allenatore
psicologia dello sport
44
profondi, consente di negare la realtà, di manife“stranezze” sopprime. il ricorso poi al materialismo
stare le contraddizioni. il comportamento “strano”
degli amuleti, anche quelli modernissimi elettroesprime un compromesso tra l’accumulo di tensionici, e al narcisismo dell’io corporeo nelle sue proieni interne ed esterne e le capacità di gestirle. messo
zioni di fisicismo, atletismo e tecnicismo, non fa alin mezzo ai conflitti tra piacere e dispiacere, tra sitro che togliere spazio a tutto ciò che è immateriale,
curezze e insicurezze, l’io
ovvero psicologico: il noi,
non riesce a farvi fronte,
il gruppo, le interazioni ecper cui l’autocontrollo
cetera. come in altri aspetemotivo e ogni morale soti del nostro sistema italia,
ciale saltano.
rivediamo sprechi di
il ricorso a queste stra“energie” psicologiche (e
nezze non è solo appanaltre) in prassi (magie ecc.)
naggio di calciatori e alleche non incidono affatto
natori, ma è diffuso anche
sui risultati, anzi peggiotra i presidenti e i dirigenrano il prodotto finale ovti, senza escludere gli arbivero la cultura. l’irrazioIl cappellino con cui Serse Cosmi siede in panchina è da
tri. la risultante critica di
nale, l’inconscio, i sogni,
considerarsi un capo d’abbigliamento o un talismano? ostali fenomeni sta nelle di- servare un rituale aiuta ad attenuare la pressione del pre- le passioni, la fantasia e
mensioni (una galassia), partita e dell’incontro.
l’intuizione non vengono
sia qualitative che quanti“allenati” (vedi il mio libro
tative, e nella persistenza esaltata tanto di riti colAllenare testa e cuore), ma messi sistematicamente
lettivi che di fissazioni individuali. noi italiani siafuorigioco da “difese” troppo “arretrate” (superstimo tra i primi in classifica nelle spese per magie
zioni e magie).
varie, compresi i giochi d’azzardo. il messaggio da
la soluzione, più volte da me auspicata, è quelascoltare e meditare ci viela di fare scendere sul terne dalla sproporzionata
reno la Psicologia (prepaBisogna “allenare”
quantità di denaro e di
ratori esperti e non falsi),
l’irrazionale,
l’inconscio,
tempo che si devolvono a
che il pallone – anche con
queste pratiche, considele sue “stranezze” – reclasogni,
passioni,
fantasia
rando il grado di cultura
ma implicitamente. solo
che ci si attende diffuso
dopo potremmo vedere rie intuizione
nello sport e in generale,
dotti a livelli fisiologici le
dopo tanta storia alle spalle. il dato ultimo e crupapere, le amnesie, le assenze, i sensi di colpa, le
ciale (per me ovvio) è l’accantonamento sistemativiolenze e gli imbrogli vari, e riderci su. chi può
co della scienza psicologica e scienze affini, tanto nel
negare che calciopoli, scommettopoli e tutto il regenerale che nello sport in particolare. ora, passasto di “strano” del calcio siano il prodotto diretto
re dall’allenamento pratico sul campo al soprannadel sistema sopra configurato?
turale, senza accorgersi delle scienze umane che [email protected]
no nel mezzo e fungono da collegamento tra la
www.giocontatto.tk
pratica e la teoria e da raccordo con l’etica e la filosofia del gioco, denota ignoranza. si ha l’impressione di cavarsela mettendo in scena l’entrata in
campo tenendo per mano i bambini (rito contro i
sensi di colpa), oppure il “tutti abbracciati” (siamo
un gruppo unito) in mezzo al campo, ripetendo vuote espressioni orecchiate a sfondo psicologico, che in fondo esprimono un
bisogno di conoscenza della materia, un bisogno che tuttavia proprio la montagna di
dalla Segreteria
di Giuliano Ragonesi
l’Assemblea dei dilettanti sarà costituita dai dei ricorda a tutti i colleghi, associati e non,
legati rappresentanti di tutti i gruppi regionali, menche le elezioni elettive federali si terranno il
tre a quella degli allenatori professionisti potranno
17 dicembre 2012 (salvo rinvio dell’ulpartecipare e avere facoltà di voto tutti i tecnici in
tim’ora) e, conseguentemente, entro i prossimi meregola con il pagamento della quota AiAc 2012.
si di ottobre e novembre dovranno essere effettuate le assemblee elettive AiAc per la
elezione degli organi sociali.
l’assemblea generale, nel corso
come è noto, tutta la normatidella quale saranno eletti il Presiva relativa all’organizzazione delle
dente AiAc, i revisori dei conti e i
elezioni, agli adempimenti relativi
probiviri, sarà convocata dopo lo
e al loro svolgimento è contenuta
svolgimento di quelle di categoria.
nello statuto e nel regolamento
in relazione a quanto sopra si riorganico consultabili sul sito inleva che, tenuto conto che gli alleternet www.assoallenatori.it.
natori eleggibili debbono risultare
tuttavia si ritiene opportuno
associati negli ultimi due anni (l’anricordare a tutti che, prima delno di effettuazione delle assemblee
l’assemblea generale, dovranno es2012 e quello precedente 2011). si
Giuliano Ragonesi,
sere effettuate quelle degli allenarichiama quindi l’attenzione sulla
segretario dell’AIAC.
tori professionisti e quella degli
necessità di accelerare i tempi del
allenatori dilettanti, ciascuna delle quali ha i setesseramento 2012 da parte di tutti coloro che parguenti compiti:
teciperanno nei vari modi agli adempimenti preliminari e alle assemblee stesse (delegati e candidati).
Elegge:
A questo proposito trovate allegato alla presen• il vicepresidente di categoria
te rivista il bollettino postale di c/c postale per l’an• i sei consiglieri effettivi ed i quattro supplenti
no 2012.
• i delegati che andranno a costituire l‘assemblea
generale.
Prima della effettuazione dell’Assemblea federale elettiva si procederà alle elezioni dei delegati
Designa:
per la partecipazione all’Assemblea federale elettiva e alla conseguente elezione dei due consiglieri
• la candidatura a Presidente AiAc
federali.
• le candidature a revisore dei conti e a proboviro.
s
La sede dell’AIAC all’interno del Centro Tecnico Federale di Coverciano.
l’ allenatore
Assemblee elettive 2012
45
l’ allenatore
dalla Segreteria
Caso Conte: quello che dicono le regole
dalla Segreteria
ulla sentenza di squalifica di Antonio
conte, in merito a uno dei filoni d’inchiesta su “scommessopoli”, si è acceso un
ampio dibattito. Al di là delle posizioni dettate
da ragioni che nulla hanno a che fare col mestiere o la professione di allenatore, ci preme qui ricordare a tutti, iscritti e non, cosa stabilisce il
codice di Giustizia sportiva federale a proposito
dell’applicazione della sentenza. È un piccolo
contributo di chiarezza al confronto in corso, ricordando che la linea dell’AiAc resta quella del
rispetto delle regole esistenti.
s
Antonio Conte, tecnico della Juventus, sanzionato con dieci mesi
di squalifica (estesa a competizioni internazionali e amichevoli)
per omessa denuncia del tentativo di combine della partita Albinoleffe-Siena nell’ambito del caso
calcioscommesse. La squalifica,
comminata dalla Commissione
disciplinare della FIGC e confermata dalla Corte di giustizia federale, sarà oggetto del pronunciamento del Tribunale arbitrale
dello sport ai primi di ottobre.
46
CODICE DI GIUSTIZIA SPORTIVA
titolo ii / sanzioni / Articolo 22, comma 7
I tecnici colpiti da squalifica non possono
svolgere, per tutta la durata della stessa, alcuna
attività inerente alla disputa delle gare; in particolare sono loro preclusi, in occasione delle gare, la direzione con ogni mezzo della squadra,
l’assistenza alla stessa in campo e negli spogliatoi, nonché l’accesso all’interno del recinto di
gioco e degli spogliatoi.
dalla Segreteria
dalla Segreteria
Comunicato ufficiale n. 72
Stagione sportiva 2012-2013
l’ allenatore
Allenatore dilettante: intesa LND-AIAC
la lega nazionale dilettanti, d’intesa con l’AiAc, previa condivisione con la FiGc e ferme restando le titolarità in materia del consiglio Federale e del settore tecnico,
• visto il comunicato Ufficiale lnd n. 201 del 22 maggio 2012 in merito alle norme in materia di
rapporti tra società dilettantistiche e allenatori per la stagione sportiva 2011-2012;
• visto il comunicato Ufficiale lnd n. 1 del 1° luglio 2012, con il quale, al punto 14, si rendevano
note le disposizioni riguardanti la regolamentazione dei rapporti tra le società della lnd e gli Allenatori per la stagione sportiva 2012-2013;
• ritenuto che, in attesa del riordino complessivo della materia, con particolare riguardo all’entrata a
regime – attraverso il completamento dell’organizzazione dei necessari corsi – della normativa concernente l’istituzione del titolo abilitativo per “Allenatore dilettante”, occorra provvedere a disciplinare in via transitoria, per la stagione 2012-2013, i rapporti di tesseramento delle società dilettantistiche con i loro allenatori,
Delibera
quanto segue:
• i tecnici tesserati entro il 15 settembre 2012 con società partecipanti ai campionati di Prima categoria e di seconda categoria potranno allenare, in deroga, senza possedere l’abilitazione “UeFA B”
e con l’obbligo di partecipare al primo corso utile per il conseguimento dell’abilitazione ad “Allenatore dilettante”;
• i tecnici tesserati successivamente al 15 settembre 2012 con società partecipanti ai campionati di
Prima categoria e di seconda categoria devono essere in possesso della abilitazione “UeFA B” o, se
possibile, di quella di “Allenatore dilettante”;
• i tecnici delle società partecipanti ai campionati di terza categoria e al campionato regionale Juniores potranno comunque allenare in deroga, con l’obbligo di partecipare al primo corso utile per
il conseguimento dell’abilitazione ad “Allenatore dilettante”.
Pubblicato in roma il 13 settembre 2012
Il Segretario Generale
massimo ciaccolini
Il Presidente
carlo tavecchio
47
l’ allenatore
Fly UP