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Beethoven - Orchestra Sinfonica Nazionale

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Beethoven - Orchestra Sinfonica Nazionale
TO R I NO | AUDITORIUM RAI | CONCERTI
1°
giovedì 25 settembre 2014
ore 21.00
venerdì 26 settembre 2014
ore 20.30
Juraj Valčuha | Direttore
veronica cangemi | Soprano
Eva Vogel | Mezzosoprano
Jeremy Ovenden | Tenore
andreas scheibner | Basso
Coro Maghini
Claudio Chiavazza | Maestro del coro
Beethoven
Concerto
celebrativo
dei vent’anni
dell’osn Rai
Nei suoi primi vent’anni l’OSN ha suonato anche a:
Monaco - Kaiserslautern - Roma - Bielefeld - Yokohama
- Kanazawa - Nagoya - Genova - Orvieto - Hiroshima Fukuoka - Southend - Narashino - Bardonecchia - Como
- Bologna - Tokyo - Ravenna - Venezia - Düsseldorf La-Côte-St-André - Sendai - Locarno - Evian - Wolfsburg
- Hamm - Milano - Garmisch - Karlsruhe - Strasburgo Stoccarda - Napoli - Mantova - Bergamo - San Remo
- Santa Cruz de Tenerife - Celle - Sapporo - Salonicco Ferrara - Aix-en-Provence - Catania - Modena - Lugano
- Siena - Ravello - Les Aulnes - Leeds - Foggia - Foligno Taormina - Valencia - Kiel - Osaka - Sciaffusa - Hull
- Udine - Salisburgo - Friburgo - Vienna - Neuchâtel Basilea - Trento - Takamatsu - Reggio Emilia - Parma
- Pavia - Wiesbaden - Merano - Messina - Terni Cremona - Belfast - Assisi - Derby - Londra - Sheffield
- Lucca - Siviglia - Madrid - Salò - Losanna - Salerno Pisa - Santiago del Cile - Montevideo - Buenos Aires
1°
giovedì 25 settembre 2014
ore 21.00
venerdì 26 settembre 2014
ore 20.30
Concerto
celebrativo
dei vent’anni
dell’osn Rai
Juraj Valčuha | Direttore
veronica cangemi | Soprano
Eva Vogel | Mezzosoprano
Jeremy Ovenden | Tenore
andreas scheibner | Basso
Coro Maghini
Claudio Chiavazza | Maestro del coro
Ludwig van Beethoven (1770 - 1827)
Missa solemnis in re maggiore op. 123
per soli, coro, orchestra e organo (1818 - 1822)
Kyrie
Gloria
Credo
Sanctus - Benedictus
Agnus Dei
- Rosario - San Paolo del Brasile - Linz - Verona -
Roberto Ranfaldi | Violino solista
Pordenone - Montreux - Montecarlo - Francoforte
Durata: 90' ca.
Ultima esecuzione Rai a Torino: 8 ottobre 2004,
Rafael Frühbeck de Burgos, Eva Mei, Sara Mingardo,
Herbert Lippert, Peter Lika, Coro Maghini, Claudio Chiavazza.
- Sankt Moritz - Parigi - Berna - Bad Kissingen Ginevra - Wilhelmshaven - Abu Dhabi - Matsudo
- Colonia - Münster - Firenze - Otranto - Ancona Città del Vaticano - Belgrado - Savona - Forlì - Berlino
- Tachikawa - La Chaux-de-Fonds - Aix-les-Bains Cuenca - Cagliari - Besançon - Rovereto - Carpi
- Piacenza - Las Palmas de Gran Canaria - Montpellier La Roque-d’Anthéron - Ingolstadt - Bratislava - Lecce
- Brescia - Zagabria - Zurigo - Spoleto - Bucarest
Il concerto di giovedì è trasmesso in collegamento diretto
su Radio3 per il programma “Radio3 Suite” e in streaming
audio-video su www.osn.rai.it. La ripresa televisiva è
effettuata dal Centro di Produzione Rai di Torino e sarà
trasmessa giovedì 9 ottobre alle ore 21.15 su Rai5.
Ludwig van Beethoven
Missa solemnis in re maggiore op. 123
Cominciata nel 1818 e destinata a celebrare l’insediamento dell’illustre allievo,
l’arciduca Rodolfo, al vescovado di Olmütz, La Messa solenne non fu compiuta che
cinque anni dopo. Il destinatario avrebbe avuto tempo di diventare cardinale!
Beethoven non poté mai udirne un’esecuzione completa. Tre dei cinque pezzi che
la compongono furono eseguiti nel concerto del 7 maggio 1824, che vide la prima
esecuzione della Nona Sinfonia. Insieme con quest’ultima, la Messa costituisce la soglia
monumentale di quello che si suol chiamare il terzo stile beethoveniano. Riconosciuto
che sarebbe stato difficile inserirla rigorosamente nelle norme della liturgia cattolica,
resta il fatto che Beethoven s’immerse a fondo nello studio del gregoriano e della
polifonia sacra, e questa esplorazione di un enorme continente musicale, allora
sempre più occultato dalla trionfale espansione dello stile moderno, fu la prima causa
dell’enorme ritardo frapposto dal compositore nella conclusione dell’opera.
Si è molto discusso, e si discute ancora e si continuerà a discutere se la Messa
solenne interpreti, sia pure liberamente, sentimenti di ortodossia cattolica o se sia
invece espressione d’una fede laica e immanente nell’umanità. Opinioni estreme e
insostenibili entrambe ché, mentre la Messa è la voce di un puro cuore realmente
credente nella potenza e nella bontà d’un essere divino superiore all’uomo, non si
racchiude poi nelle strette d’una confessione costituita. Trova qui, come nel finale
della Nona Sinfonia, la sua prima e aurorale esplicazione quella caratteristica del terzo
stile, destinata ad esplicita e completa epifania negli ultimi Quartetti e nelle ultime
Sonate per pianoforte, in cui ogni nuova opera tende a celebrare un rito sacro, a dire
parole di portata universale; se è lecito esprimersi così, l’arte passa dalla condizione
umana, comunemente intesa,a quella forma di comunità più alta che è la religione.
Sono, allora, Messa solenne e Nona Sinfonia da considerarsi come i capolavori del
cosiddetto terzo stile? Ne sono piuttosto, come s’è detto, le soglie monumentali.
In quanto le varca, e già s’addentra in quel nuovo territorio musicale, la Messa solenne è
un’opera difficile. La sua assimilazione nel normale repertorio concertistico è tutt’altro
che perfetta, e non si può dire ch’ essa sia entrata nel gusto del pubblico quanto le nove
Sinfonie. In breve: la Missa solemnis non è popolare, e il suo ascolto resta una delle
grandi avventure intellettuali che la musica classica possa offrire, anche in quest’epoca
di salurazione attraverso i mezzi meccanici di riproduzione. Quest’opera bisogna
riguadagnarsela ogni volta. Forse perché non è perfetta. Se è un capolavoro, è un
capolavoro scomodo e, come scrisse Adorno in un celebre saggio, “estraniato”.
Che vuol dire? Secondo Adorno la Missa solemnis è un caso tipico di “neutralizzazione
della cultura”, cioè di quel fenomeno che si produce quando “i prodotti dello spirito
hanno perso la loro forza vincolante essendosi sciolti da ogni possibile relazione con
la prassi sociale ed essendo diventati oggetti di pura e semplice contemplazione,
cosa che l’estetica attribuisce loro a posteriori come un merito”.
In altri termini, s’intende che la Missa solemnis è una Messa da concerto, e soffre
anch’essa dell’impoverimento di globuli rossi che è entrato nel sangue della musica
sacra dacché si è staccata dallo scopo culturale cui era destinata in età forse più fervide
di valori religiosi. Non è una grande scoperta, e possiamo essere tutti d’accordo. È
semplicemente una constatazione di fatto. Tanto di cappello alle Messe da Requiem
di Mozart, di Cherubini e di Verdi, ma però il favore popolare va in misura maggiore
al Flauto magico, alla Medea e all’Aida. Tanto di cappello al Deutsches Requiem di
Brahms, però preferiamo la Alt-Rhapsodie. Dopo Bach, insomma, un diaframma è
sceso tra la musica sacra e la sensibilità artistica dell’uomo moderno.
A questa sua equivoca condizione sociale, di Messa da concerto, si deve dunque –
secondo Adorno – la scarsa popolarità della Missa solemnis, assai più che a reale
difficoltà e radicalismo di linguaggio musicale. “La Missa solemnis”, afferma il
filosofo e sociologo, “non raggiunge mai l’anticonvenzionalità degli ultimi quartetti
o delle Variazioni su tema di Diabelli e non si inserisce nel cosiddetto ultimo stile di
Beethoven”. Anche su quest’ultima osservazione (da estendere anche alla Nona
Sinfonia) si può magari essere d’accordo, sebbene si tratti di un giudizio assai meno
convenzionale rispetto ai consueti schemi della critica beethoveniana.
Le ragioni del disagio che la Messa solenne genera nell’ascoltatore starebbero
dunque, secondo Afdorno, più che in una reale difficoltà del linguaggio musicale,
in “un’inclinazione allo sfarzo e alla monumentalità sonora” e soprattutto in “certe
movenze arcaicizzanti dell’armonia”, che comunicano il “brivido dell’antichissimo”,
come accade in certe composizioni moderne.
Ora tutto questo equivale semplicemente a dire, con parole difficili, quello che si è
sempre rilevato, e cioè che si tratta di una Messa da concerto ormai distolta dalla
sua destinazione ecclesiale e che quando Beethoven volle fare i conti a fondo con
la solenne forma musicale della Messa, ne rimase in parte prigioniero, credendosi
obbligato a rispettare certi feticci di consuetudini musicali e stilistiche annidate nelle
pieghe della liturgia.
Riesce perciò assai fine, e maliziosa, l’osservazione di Adorno circa l’epigrafe apposta da
Beethoven alla musica del Kyrie: “Uscita dal cuore, possa giungere ai cuori”. Non che farsi
beffe di questa romantica affermazione di volontà espressiva, Adorno, questo Lucifero
dell’avanguardia musicale, ne mette piuttosto in dubbio la sincerità. Secondo lui le
parole di Beethoven suonano piuttosto come un augurio e come un desiderio, che non
come un’affermazione, “quasi ch’egli avesse sentito come nella Missa ci fosse qualcosa
di impalpabile, d’ingrato e d’enigmatico e avesse cercato con la forza della sua volontà
di imporla dall’esterno a coloro ai quali essa non riusciva ad imporsi da sola”.
In parole povere, Beethoven avrebbe messo le mani avanti. Perché queste parole le
disse proprio per la Messa solenne, e mai per nessuno dei capolavori precedenti, per
esempio per la Pastorale, che con così solare evidenza è veramente “uscita dal cuore”?
Probabilmente perché sotto sotto sentiva che questo Kyrie non gli era tanto uscito
dal cuore quanto dal cervello, e più esattamente da quei cinque anni di studio matto
e disperatissimo della polifonia sacra che gli costò la composizione della Messa.
*****
La Messa si compone in cinque parti: Kyrie, Gloria, Credo, Sanctus, Agnus Dei. Le
ultime quattro si suddividono a loro volta in altre sezioni. Kyrie e Sanctus sono
relativamente, i più facili da comprendere e di effetto più immediato (in quest’ultimo,
“specialmente la celeste devozione del Benedictus”, secondo la classica definizione
del Kretzschmar). Anche l’Agnus Dei è in complesso di facile comprensione. Invece
il Gloria e il Credo sono da annoverare tra le più difficili e complesse creazioni
musicali, per la grandissima quantità d’immagini, rese attraverso idee ora brevi ed
energiche, ora straordinariamente sottili, e ancora con procedimenti di sviluppo
d’entusiasmante complessità.
Una calma e serena grandezza è nel movimento piano, regolare, delle voci del
Kirie, in cui il D’Indy, sostenitore della cattolicità ortodossa di questa Messa, illustra
la significazione teologica delle relazioni tonali nelle tre successive invocazioni,
simboleggianti nei suoni il mistero della Trinità. Il Gloria si compone di quattro
parti (Gloria – Gratias – Qui tollis – Quoniam), disposte in modo da ricordare un
poco l’architettura di una Sonata: allegro vivace – meno allegro – largo – allegro
maestoso. Il Gloria è – si suol dire – la parte più oggettiva dell’intera composizione,
quella cioè dove Beethoven ha meno impegnato della propria personalità,
applicandosi invece a variare l’illustrazione del testo con la ricchezza dei colori, la
forza delle linee, l’efficacia dei contrasti: un grido di giubilo apre il pezzo e lo percorre
per intero, sollevandosi sempre più in alto, sino alla fuga finale In gloria Patris, che
D’Indy giudica il punto debole dell’opera, mentre per altri (per esempio, Paul Bekker)
va annoverato tra i quattro punti salienti dell’intera Messa.
Una partecipazione totale, una compenetrazione assoluta con le più intime fibre
dell’animafainvecedelgigantescoCredounadellepiùpersonalicreazionibeethoveniane.
Nel trapasso dall’oggettiva adorazione e celebrazione, da Vecchio Testamento, delle due
prime parti al dramma umano-divino del Vangelo, l’intero sistema delle convinzioni e
delle passioni dell’artista si mette in moto. Il Cristo di questo Credo è ancora una volta
l’eroe, il benefattore dell’umanità, cardine d’ ogni grande concezione beethoveniana.
Si apre il pezzo con uno di quei caratteristici temi beethoveniani di quattro note, che
prendono possesso della tonalità (in questo caso, mi bemolle maggiore), occupandone
le funzioni principali, temi che ispirano un senso di solidità incrollabile, di sicurezza
virile e di fede. Le sei sezioni del Credo si raggruppano musicalmente in architettura
tripartita. La prima parte (Credo in unum Deum) è l’esposizione della fede nelle prime
due figure dell’unico Dio, padre e figlio: si apre e si conchiude nella tonalità principale,
con inflessione alla sottodominante. La seconda parte è “il dramma evangelico di Gesù
disceso sulla terra” (D’Indy), e comprende l’incarnazione, la passione e la resurrezione:
il primo pezzo nella tonalità base della Messa, re maggiore; il secondo, ove culmina più
pateticamente il dramma, in re minore; e infine il terzo nella luminosa tonalità di fa
maggiore. La terza parte del Credo (Credo in Spiritum sanctum et vitam venturi saeculi) si
addentra nei misteri della fede e comprende anche le parti più aridamente concettuali
del testo (Credo in unam sanctam catholicam et apostolicam ecclesiam). Trascendendo
l’illustrazione spicciola nell’autonomia musicale di una fuga, in cui si assomma la
metafisica perfezione di questa forma suprema di costruzione sonora, Beethoven ha
evitato magistralmente ogni pericolo illustrativo.
Nel Sanctus, iniziato con sommessa devozione e poi irrompente nell’animato giubilo
dell’Osanna, un preludio strumentale circonda di pietoso raccoglimento gli atti
del celebrante che consacra il pane e il vino; indi segue la celeberrima melodia del
Benedictus nel gioco ricorrente della voce e del violino solista.
Anche l’Agnus Dei si eleva alle massime altezze nella seconda parte, il Dona nobis
pacem sul quale Beethoven iscrisse di suo pugno l’intitolazione: “preghiera per la
pace esteriore e interiore”. Come sarà per la gioia nella Nona Sinfonia, il concetto di
pace si eleva qui a un significato superiore di perfezione della condizione umana.
Ma Beethoven non sarebbe stato Beethoven se non avesse trovato modo di infilare
in ogni sua composizione squilli di trombe e rullare di tamburi. Cos’è l’opposto della
pace? La guerra. Ed ecco inserito nella preghiera – secondo l’esempio di una Messa
di Haydn – un breve episodio bellicoso per dipingere i vani assalti del male alla
coscienza del giusto implorante pace. Trombe e tamburi imitano realisticamente i
rumori della guerra, simbolo di ogni male. Il musicista s’è preoccupato di variare con
uno di quei contrasti ch’erano essenziali al suo primo stile, la persistente atmosfera
di religiosa elevazione. Nelle somme altezze dello spirito l’aria si fa alla lunga
irrespirabile; l’episodio guerresco è una boccata d’umanità, che permette in seguito
di riprendere l’ascesa verso il divino con lena rinnovata.
Musicalmente, la Messa è un’opera che occupa un posto a parte nella produzione
di Beethoven, forse la più “vocale” di tutte le sue opere, Fidelio compreso. Il
contrappunto vi trova un impiego particolarmente felice, legittimato dalle
consuetudini della musica sacra, agevolato dalla destinazione polivocamente corale
della composizione. In nessun’altra composizione Beethoven si curò con tanto
scrupolosa osservanza del rapporto fra parola e musica. Ciò lo portò ad abbandonare,
in massima, le forme chiuse, per adottare un libero rivestimento musicale di pensieri,
quasi una declamazione attentissima al senso della frasi, cui sono subordinati anche
i rapporti armonici e le modulazioni.
Certo, Adorno ha ragione quando afferma che “l’unità della Messa è di stampo diverso
da quella dell’Eroica e della Nona Sinfonia”. E quando rileva che il tessuto musicale vi è
fondato sulla “ricchezza di brevi incisi” i quali vengono giustapposti in una equilibrata
somma di sezioni,“escludendo il principio dello sviluppo”e rinunciando alla caratteristica
e incisiva pregnanza dei suoi temi, ancora una volta egli viene a dire la stessa, verissima
cosa, e cioè che Beethoven s’è sforzato d’avvicinarsi a quello che allora si chiamava lo
stile da chiesa, cioè di adattarsi alle usanze della composizione polifonica.
Ma quando, per tutte queste sensate ragioni, Adorno trova addirittura
“incomprensibile ed enigmatica” la Missa solemnis, e vi ravvisa “una tale assenza
della scrittura beethoveniana” che “se la si eseguisse per gente che non la
conosce ancora, chiedendo di indovinarne l’autore, ci sarebbe da attendersi delle
sorprese”, e insomma mette in dubbio ch’essa “possa essere ravvisata come opera
di Beethoven”, allora qui si rivela una tipica aporia di questi sapientoni di musica
moderna: indaffaratissimi a sviscerare e smontare i procedimenti compositivi,
sono singolarmente sordi all’elemento più semplice e primordiale della creazione
musicale, cioè la qualità melodica dell’intervallo. A dispetto dell’arcaismo, dello
stile da chiesa, dello sfoggio polifonico e dei filoni modali presenti in questa Messa,
subito, fin dal preludio strumentale del Kyrie, e poi di continuo, ci si imbatte in certi
arabeschi melodici, in certi giri di frase, in certi accenti che sono autentiche impronte
digitali, e che anche al più sprovveduto ascoltatore di concerti non lasciano un’ombra
di dubbio e non hanno che un nome: Beethoven.
Massimo Mila
(dal programma di sala
del 7 e 8 gennaio 1988)
Ludwig van Beethoven
Missa solemnis in re maggiore op. 123, per soli, coro, orchestra e organo
1. KYRIE
[Assai sostenuto. Mit Andacht
(Con devozione)]
Soli e Coro
Kyrie eleison.
[Andante assai ben marcato]
Christe eleison.
[Tempo I]
Kyrie eleison.
2. GLORIA
[Allegro vivace]
Coro
Gloria in excelsis Deo,
et in terra pax hominibus
bonoe voluntatis.
Loudamus te,
benedicimus te,
adoramus te,
glorificamus te.
[Meno allegra]
Soli e Coro
Gratias agimus tibi
propter magnam gloriam tuam.
[Tempo I]
Coro
Domine Deus,
Rex coelestis,
Deus pater omnipotens.
Soli
Domine, fili unigenite,
Jesu Christe.
Coro
Jesu Christe.
Domine Deus,
ognus Dei,
filius patris.
[Larghetto]
Qui tollis peccata mundi,
miserere nobis.
Qui tollis peccata mundi,
miserere nobis.
[Allegro maestoso]
Coro
Quoniam tu solus sanctus,
quoniam tu solus Dominus,
quoniam tu solus altissimus,
Jesu Christe,
cum sancto spiritu
in gloria Dei patris.
Amen.
[Allegro, ma non troppo e ben marcato]
Soli e Coro
In gloria Dei patris.
Amen.
[Poco più allegro]
Amen.
In gloria Dei patris.
Amen.
Quoniam etc.
[Presto]
Coro
Gloria in excelsis etc.
3. CREDO
[Allegro ma non troppo]
Coro
Credo in unum Deum,
patrem omnipotentem,
factorem coeli et terrae,
vjsjbilium omnium et invisibilium.
Credo in unum Dominum,
Jesum Christum,
filium Dei unigenitum,
et ex patre natum
ante omnio saeculo.
Deum de Deo,
lumen de lumine,
Deum verum de Dea vero,
Genitum, non factum,
consubstantialem patri,
per quem omnia facta sunt.
Qui propter nos homines
et propter nostram salutem
descendit de coelis.
[Adagio]
Soli
Et incarnatus est
de spiritu sancto
ex Maria virgine, ...
Coro
Et incarnatus est etc.
[Andante]
Soli e Coro
... et homo factus est.
[Adagio espressivo]
Crucifixus etiam pro nobis
sub Pontio Pilato passus
et sepultus est.
qui ex patre filioque procedit,
qui cum patre et filio simul adoratur
et conglorificatur,
qui locutus est per prophetas.
Credo in unam sanctam catholicom
et apostolicam ecclesiam.
Confiteor unum baptisma,
in remissionem peccatorum,
et expecto resurrectionem mortuorum,
et vitam venturi saeculi.
Amen.
[Allegretto ma non troppo Allegro con moto - Grave]
... et vitam venturi saeculi.
Amen.
4. SANCTUS
[Adagio. Mit Andacht (Con devozione)]
Soli
Sanctus, sanctus, sanctus Dominus,
Deus Sabaoth.
[Allegro pesante]
[Allegro]
Coro
Pieni sunt coeli et terra gloria tua.
Osanna in excelsis.
[Presto]
Osanna in excelsis.
Coro
Et resurrexit tertia die
secundum scripturas.
[Praeludium: Sostenuto ma non troppo]
[Andante molto cantabile e non troppo
mosso (violino solo)]
[Allegro molto]
Coro
Benedictus qui venit in nomine Domini.
Et ascendit in coelum,
sedet ad dexteram patris,
et iterum venturus est cum gloria
judicare vivos et mortuos;
cujus regni non erit finis.
[Allegro ma non troppo]
Credo in spiritum sanctum,
Dominum et vivificantem,
Soli e Coro
Benedictus etc.
Coro
Osanna etc.
5. AGNUS DEI
[Adagio]
Basso Solo e Coro
Agnus Dei, qui tollis peccata mundi,
miserere nobis.
Contralto e Tenore Soli e Coro
Agnus Dei etc.
Soli e Coro
Agnus Dei etc.
Coro
Miserere nobis.
Tenore Solo
Coro Agnus Dei, dona...
Soli
... dona nobis pacem.
Soli e Coro
Dono pacem.
[Presto]
Coro
Agnus Dei!
[Allegretto vivace]
Dona nobis pacem.
Coro
Agnus, agnus Dei!
Soli e Coro
Dona nobis pacem.
[Tempo I]
[Allegro assai (timpani) - Recitativo]
Contralto Solo
Agnus Dei etc.
Tenore Solo
Agnus Dei,
miserere nobis.
juraj valČuha
Soprano Solo e Coro
Dona pacem.
Soli e Coro
Dona nobis pacem.
[(timpani)]
... pacem...
Dona pacem.
Juraj Valčuha è Direttore principale dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai dal
2009. Nato nel 1976 a Bratislava vi studia composizione e direzione e prosegue gli
studi a San Pietroburgo con Ilya Musin e a Parigi. Nel 2006 debutta con l´Orchestre
National de France e al Comunale di Bologna con La bohème. Viene regolarmente
invitato dalle maggiori compagini internazionali quali i Münchner Philharmoniker,
la Philharmonia di Londra, la Filarmonica di Oslo, la DSO di Berlino, la Gewandhaus
di Lipsia, l’Orchestra della Radio Svedese, la Staatskapelle di Dresda, la Pittsburgh
Symphony, la Los Angeles Philharmonic, la National Symphony di Washington, la
Filarmonica di Berlino, l´Orchestra del Concertgebouw di Amsterdam, la Boston
Symphony. Ha diretto una nuova produzione di Bohème alla Fenice e le Orchestre
del Maggio Musicale e dell’Accademia di Santa Cecilia. Con l´OSN Rai ha effettuato
una tournée al Musikverein di Vienna, alla Philharmonie di Berlino e nella stagione
di Abu Dhabi Classics.
Nella stagione 2012/2013 ha debuttato con la New York Philharmonic, la
Filarmonica della Scala e la San Francisco Symphony. Ha ritrovato i Münchner
Philharmoniker, l’Orchestre de Paris, le Orchestre del Comunale di Bologna e di
Firenze, la National Symphony di Washington e la Philharmonia di Londra.
Nella stagione 2013/2014 ha effettuato una tournée con l’OSN Rai al Festival Enescu
di Bucarest, a Verona e a Rimini e con l’Orchestra dell´Accademia di Santa Cecilia
al Festival di Bratislava. Sono seguiti concerti con i Münchner Philharmoniker, la
Philharmonia, la Pittsburgh Symphony, le Orchestre delle Radio NDR di Amburgo,
WDR di Colonia, della Radio Svedese di Stoccolma e della NHK a Tokyo.
In Italia ha diretto le Orchestre del Comunale di Bologna, di Firenze (Madama
Butterfly) e nell’edizione 2014 del Maggio Musicale Fiorentino ha diretto una
nuova produzione de L’amore delle tre melarance di Prokof’ev.
La stagione 2014/2015 lo vede impegnato nelle produzioni di Turandot al
San Carlo di Napoli e di Jenůfa al Comunale di Bologna e in concerto con le
Orchestre Sinfoniche di San Francisco, Pittsburgh, Washington, Los Angeles, della
Konzerthaus di Berlino, i Wiener Symphoniker, l’Accademia di Santa Cecilia e
l’Orchestre National de France.
Veronica Cangemi
Nata a Mendoza, in Argentina, è stata violoncellista dell’Orchestra Sinfonica
della sua città prima di vincere un concorso nazionale di canto. Ha intrapreso la
carriera di soprano presso i maggiori teatri europei interpretando soprattutto
opere del periodo barocco e del Settecento. Nel repertorio sinfonico vocale
ha eseguito più volte la Sinfonia n. 4 di Mahler; ha collaborato con celebri
direttori specialisti del repertorio antico come Marc Minkowski e Les Musiciens
du Louvre, William Christie e Les Arts Florissants, Jean-Claude Malgoire e La
Grande Ecurie et la Chambre du Roy, Giovanni Antonini e Il Giardino Armonico,
Ton Koopman e l’Orchestra Barocca di Amsterdam.
Nella stagione 2004-2005 ha esordito come Marzelline nel Fidelio all’Opera
di Roma. Negli anni successivi ha effettuato numerosi debutti in festival e
teatri di tutta Europa, fra i quali il Festival di Salisburgo come Servilia in La
clemenza di Tito con Harnoncourt. Nel 2007 ha debuttato alla Scala di Milano
come Zerlina nel Don Giovanni. Nelle ultime stagioni ha cantato all’Opera di
Washington ancora nel ruolo di Zerlina, al Teatro Colón di Buenos Aires in un
concerto con Carreras, Così fan tutte al Petruzzelli di Bari, alla Carnegie Hall
di New York con L’ensemble Matheus, a Budapest con la Budapest Festival
Orchestra. Nella stagione 2013-2014 fra i numerosi impegni ha debuttato al
Covent Garden di Londra come Micaela nella Carmen, ha tenuto concerti in
Europa ed è stata protagonista di una nuova produzione di Idomeneo al Colón
di Buenos Aires. Numerosissimi i dischi registrati da Veronica Cangemi per le
etichette più prestigiose, di opere e oratori, che le sono valsi riconoscimenti
come due Diapason d’Or e Orphée d’Or.
Eva Vogel
Nata in Germania, ha ottenuto i massimi titoli accademici presso il Mannes
College of Music di New York la Yale University. Ha studiato privatamente con
Christa Ludwig e Brigitte Fassbaender.
E’ stata membro dell’opera studio di Colonia e successivamente membro stabile
dell’Opera di Düsseldorf e dell’Opera di Innsbruck, dove ha avuto modo di
ampliare e perfezionare il suo repertorio, che include i ruoli di Orfeo, Ramiro
(La finta giardiniera), Goffredo (Rinaldo), Cherubino, Hänsel (Hänsel und Gretel),
Oktavian (Der Rosenkavalier), Flora (La traviata), Carmen.
Eva Vogel è ospite dei maggiori teatri e sale da concerto europei, fra i quali il
Teatro di Wiesbaden, Teatro di Norimberga, Teatro di Brema, Concertgebouw
di Amsterdam, Philharmonie di Berlino, Covent Garden di Londra; è stata
molto apprezzata anche nei ruoli wagneriani al Festival di Aix-en-Provence e
al Festival di Pasqua di Salisburgo. Ha collaborato con direttori come Simon
Rattle, Eliot Gardiner, Edo de Waart, Ingo Metzmacher. Ha compiuto tournée
in Europa e negli Stati Uniti e fra gli impegni delle ultime stagioni ha cantato
in Das klagende Lied di Mahler a Milano, Les nuits d’été di Berlioz a Duisburg e
in Die Walküre con i Berliner Philharmoniker. A Torino ha avuto grande successo
nel Festival Mozart di piazza San Carlo dove ha cantato nel Requiem di Mozart
con l’OSN Rai e la direzione di Juraj Valčuha.
jeremy ovenden
Ha studiato con Norman Bailey e Neil Mackie al Royal College of Music and
Drama di Londra. Ha vinto lo “Ian Fleming Trust Award” ed è arrivato finalista
alla “Kathleen Ferrier Competition”. Si è specializzato con Nicolai Gedda.
È riconosciuto internazionalmente come uno dei maggiori interpreti del
repertorio mozartiano e haendeliano. Ha collaborato con direttori d’orchestra
quali Alessandrini, Barenboim, Bicket, Biondi, Chung, Fasolis, Harnoncourt,
Hickox, Jacobs, Koopman, Kraemer, Minkowski, Muti, Pinnock, Poppen, Rattle,
Rousset, Webb e con orchestre quali l’Orchestra of the Age of Enlightenment
e la Freiburger Barockorchester. È ospite dei principali teatri italiani ed
europei, in produzioni di Sellars, Carsen, McVicar, Alden, Audi, Scola, Pizzi,
Ronconi e Daniele Abbado. È invitato regolarmente ai festival di Aix-enProvence, Ambronay, Festival Sacré de Nice, Glyndebourne, Salisburgo e BBC
Proms. Ha cantato presso il Musikverein, Barbican Centre, Royal Festival Hall,
Concertgebouw e St. David’s Hall. Fra i suoi ultimi successi si segnalano le
interpretazioni di Lodoiska a Ingolstadt con la Münchner Rundfunkorchester,
Così fan tutte alla Staatsoper di Berlino, La finta giardiniera alla Monnaie di
Bruxelles, La Passione di Salieri con l’OSN Rai, L’incoronazione di Poppea al Teatro
del Maggio Musicale Fiorentino, il Messiah di Haendel all’Accademia Nazionale
di Santa Cecilia di Roma. Fra i recenti impegni: un recital al Mozarteum di
Salisburgo, L’incoronazione di Poppea all’Opéra National de Paris, Tamerlano
alla Monnaie di Bruxelles. La sua discografia include pagine sacre di J. S. Bach,
Biber, Purcell, Haendel, Haydn, opere di Mozart e l’VIII Libro di Madrigali di
Monteverdi. è stato più volte opsite dell’OSN Rai.
Andreas Scheibner
Nato a Dresda, ha studiato alla Musikhochschule della sua città ed è stato
solista del celebre Dresden Kreuzchor e dal 1983 della Sächsische Staatsoper. Ha
cantato con famosi direttori come Claudio Abbado, Luciano Berio, Colin Davis,
Christoph Eschenbach, Giuseppe Sinopoli, Rafael Frühbeck de Burgos, Leopold
Hager, Ingo Metzmacher, Fabio Luisi, Jun Märkl. Fra i successi delle ultime
stagioni si annoverano il War Requiem di Britten alla Brucknerhaus di Linz e alla
Festspielhaus di Salisburgo; Wozzeck all’Opera di Tel Aviv, di Lille e di Marsiglia;
nel 2011 ha debuttato con Kirill Petrenko nel ruolo di Alberich nel Rheingold
all’Accademia di Santa Cecilia; ha cantato nel Requiem tedesco di Brahms alla
Philharmonie di Berlino e nell’Oratorio di Natale di Bach diretto da Christian
Thielemann alla Sächsische Staatskapelle. Nella stagione in corso è impegnato
nel Freischütz di Weber all’Opéra di Limoges, nella Creazione di Haydn a Berlino,
in cantate e oratori di Bach alla Frauerkirche di Dresda, nella Nona Sinfonia di
Beethoven a Salisburgo. Andreas Scheibner è ospite di grandi orchestre come
la New York Philharmonic, l’Orchestra di Cleveland, la Filarmonica Cèca, la
Gewandhausorchester di Lipsia, i Münchner Philharmoniker, l’Orchestra della
Radio Svedese, le maggiori orchestre francesi, oltre all’Orchestra dell’Accademia
Nazionale di Santa Cecilia, del Maggio Musicale Fiorentino e dell’OSN Rai.
Per i suoi meriti artistici è stato insignito dal Governo tedesco del titolo di
“Kammersänger”.
Coro Maghini
Il Coro Maghini, intitolato a una delle figure più significative della vita musicale di
Torino - Ruggero Maghini, direttore del Coro Rai dal 1950 per oltre vent’anni - si è
costituito nel giugno 1995, sotto la direzione di Claudio Chiavazza, in occasione di
una produzione con l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai; da allora ad oggi ha
collaborato più volte con l’OSN affrontando le pagine più significative del repertorio
sinfonico-corale tra le quali spiccano la Messa in si minore, le due Passioni e il
Magnificat di Bach, la Messa in do minore e il Requiem di Mozart, la Missa Solemnis
e la Nona Sinfonia di Beethoven, il Te Deum e il Requiem di Verdi, le opere sinfonicocorali di Brahms, Peer Gynt di Grieg, La vida breve di Falla, Porgy and Bess di Gershwin.
Nel gennaio 2006, in occasione del Concerto inaugurale del restaurato Auditorium
“Arturo Toscanini” della Rai di Torino, ha preso parte all’esecuzione della Seconda
Sinfonia di Mahler sotto la direzione di Rafael Frühbeck de Burgos. Nel 2008 ha
partecipato alla 47ª Semana de Musica Religiosa di Cuenca (Spagna) con l’esecuzione
del War Requiem di Britten e della Messa da Requiem di Verdi. Più recentemente ha
eseguito La Creazione di Haydn (a fianco del Coro della Radio Svedese), Messiah di
Haendel, la Messa in mi bemolle di Schubert. Da qualche anno collabora stabilmente
anche con l’Academia Montis Regalis e con il suo direttore principale Alessandro
De Marchi, con cui ha realizzato numerosi progetti concertistici nell’ambito delle
stagioni dell’Unione Musicale di Torino, della Società del Quartetto di Milano,
ha partecipato alla 50ª Settimana Internazionale di Musica Sacra di Monreale
(Palermo), al Festival di Musica Antica di Bruges (Belgio). Negli ultimi anni il Coro
Maghini è stato invitato all’Innsbrucker Festwochen der Alten Musik (Austria) dove
nel 2013 ha preso parte all’allestimento de La Clemenza di Tito di Mozart e nel 2014
ha eseguito la Messa in si minore di Bach. Accanto alle produzioni con orchestra il
Coro Maghini ha affrontato buona parte del più significativo repertorio per coro a
cappella, dal barocco alla musica contemporanea. A fianco del Coro, è sorta nel 2005
l’Accademia Maghini, la cui attività istituzionale è indirizzata prevalentemente alla
formazione vocale dei coristi, sia amatoriali che professionisti, e all’organizzazione
di eventi quali la rassegna Musica nei luoghi dello spirito.
Collaborano alla preparazione del coro il maestro assistente Elena Camoletto e
il pianista Valter Protto.
Claudio Chiavazza
Claudio Chiavazza ha studiato presso il Conservatorio di Torino diplomandosi in
Clarinetto, Musica Corale e Direzione di coro. Si è poi perfezionato in direzione
corale con Peter Erdei presso l’“Istituto Kodály” di Kecskemét in Ungheria; in
qualità di direttore ha tenuto concerti in Italia, Austria, Belgio, Ungheria, Francia,
Svizzera, Grecia, Repubblica Ceca, Ex Yugoslavia, affrontando un repertorio che
spazia dal canto gregoriano alla polifonia vocale contemporanea con diverse
prime esecuzioni. Fin dalla sua fondazione, è direttore del Coro Maghini con
cui ha affrontato le più importanti pagine del repertorio sinfonico-corale
collaborando con direttori quali Rafael Frühbeck de Burgos, Yuri Ahronovitch,
Kirill Petrenko, Gerd Albrecht, Kristjan Järvi, Serge Baudo, Simon Preston, Jeffrey
Tate, Juanjo Mena, Gianandrea Noseda, Wayne Marshall, Helmuth Rilling,
Cristopher Hogwood, Robert King, Ottavio Dantone, Alessandro De Marchi.
Ha diretto diversi complessi partecipando ad importanti festival quali MITO
Settembre Musica, Tempus Paschale di Torino, 50ª Settimana Internazionale
di Musica Sacra di Monreale (Palermo), Armoniche Fantasie, Musica Recercata
di Genova, Festival dei Saraceni, 5° Festival Musicale della Via Francigena, Les
Baroquiales di Sospel, Musique Sacrée en Avignon, Innsbrucker Festwochen der
Alten Musik.
coro maghini
PARTECIPANO AL CONCERTO
Soprani
Chiara Albanese, Laura Brance, Elena Branciaroli, Eleonora Briatore, Martina Bonomo,
Maria Valentina Chirico, Paola Destefanis, Veronica Flinck, Antonella Fontana, Alessandra Foti,
Stefania Gerbaudi, Roberta Giua, Miriam Gorgoglione, Yoko Kawamoto, Nadia Kuprina,
Lea Lamarca, Alessandra Maniccia, Paola Modicano, Teresa Nesci, Silvia Prot, Paola Roggero,
Francesca Rota, Nozomi Sugiura.
VIOLINI PRIMI
*Roberto Ranfaldi (di spalla), °Marco Lamberti, °Giuseppe Lercara, Antonio Bassi,
Constantin Beschieru, Lorenzo Brufatto, Irene Cardo, Claudio Cavalli, Aldo Cicchini, Roberto D’Auria,
Valerio Iaccio, Martina Mazzon, Fulvia Petruzzelli, Sara Pastine, Matteo Ruffo, Lynn Westerberg.
Mezzosoprani - Contralti
Sabrina Appendino, Fabrizia Bonavita, Caterina Bonelli, Elisa Brizzolari, Maria Grazia Calcagno,
Elena Camoletto, Candice Carmalt, Stefania Gariglio, Olena Karachko, Sara Lacitignola,
Chiara Longobardi, Elena Martin, Sveva Martin, Monica Ninghetto, Vittoria Novarino,
Maria Russo, Svetlana Skvortsova, Andreina Zatti.
Tenori
Massimo Altieri, Giancarlo Cicero, Maurizio Dalena, Salvatore Gaias, Massimo Lombardi,
Corrado Margutti, Sergio Martella, Fabrizio Nasali, Renato Parachinetto, Phillip Peterson,
Marco Pollone, Adriano Popolani, Bekir Selbest, Michele Ravera, Roger Alecio Rieffel,
Marco Tozzi, Claudio Zinutti.
Baritoni - Bassi
Sergio Alcamo, Riccardo Bertalmio, Riccardo Bovina, Stefano Busellato, Francesco Coppo,
Cesare Costamagna, Riccardo Di Stefano, Luciano Fava, Ermanno Lo Gatto, Diego Arturo Manto,
Cristiano Marchisella, Marco Milanesio, Mauro Penso, Dario Previato, Dario Ribechi,
Marco Saccardin, Alfredo Stefanelli.
VIOLINI SECONDI
*Roberto Righetti, Valentina Busso, Enrichetta Martellono, Michal Duris, Carmine Evangelista,
Jeffrey Fabisiak, Rodolfo Girelli, Alessandro Mancuso, Antonello Molteni, Vincenzo Prota,
Francesco Sanna, Elisa Schack, Isabella Tarchetti, Carola Zosi, Paolo Lambardi.
VIOLE
*Luca Ranieri, Geri Brown, Matilde Scarponi, Giorgia Cervini, Rossana Dindo,
Federico Maria Fabbris, Riccardo Freguglia, Alberto Giolo, Dezi Herber, Agostino Mattioni,
Davide Ortalli, Margherita Sarchini.
VIOLONCELLI
*Massimo Macrì, Giuseppe Ghisalberti, Ermanno Franco, Giacomo Berutti, Stefano Blanc,
Pietro Di Somma, Michelangiolo Mafucci, Stefano Pezzi, Fabio Storino, Ilaria Sarchini.
CONTRABBASSI
*Nicola Malagugini, *Cesare Maghenzani, Silvio Albesiano, Luigi Defonte, Antonello Labanca,
Maurizio Pasculli, Francesco Platoni, Virgilio Sarro.
FLAUTI
*Alberto Barletta, Luigi Arciuli.
OBOI
*Carlo Romano, Teresa Vicentini.
clarinetti
*Enrico Maria Baroni, Franco Da Ronco.
FAGOTTI
*Andrea Corsi, Cristian Crevena.
CONTROFAGOTTO
Bruno Giudice
CORNI
*Stefano Aprile, Marco Panella, Bruno Tornato, Marco Tosello.
TROMBE
*Roberto Rossi, Daniele Greco D’Alceo.
TROMBONI
*Joseph Burnam, Devid Ceste.
TROMBONE BASSO
Gianfranco Marchesi
TIMPANI
*Claudio Romano
Organo
*Luca Benedicti
*prime parti ° concertini
Ascoltare, conoscere, incontrare, ricevere inviti per concerti fuori
abbonamento, scoprire pezzi d’archivio, seguire le tournée dell’Orchestra,
avere sconti e facilitazioni. In una parola, diventare AMICI.
Sono molti i vantaggi offerti dall’associazione Amici dell’Orchestra
Sinfonica Nazionale della Rai: scegliete la quota associativa che preferite
e iscrivetevi subito!
Tutte le informazioni e gli appuntamenti sono disponibili sul sito
www.amiciosnrai.it o scrivendo a [email protected].
La Segreteria degli AMICI dell’OSN Rai è attiva mezz’ora prima di ogni
concerto presso la Biglietteria dell’Auditorium Rai, oppure il martedì e il
giovedì dalle 10 alle 12, telefonando al 335 6944539.
Le
Domeniche
dell' Auditorium
6 conversazioni-concerto
con PAOLO GALLARATI
e i gruppi da camera
dell’Orchestra Rai
domenica 5 ottobre 2014
ore 10.30 | conversazione con Paolo Gallarati
a seguire | Complesso d’archi
Roberto Ranfaldi | Violino solista e concertatore
Marco Lamberti, Giuseppe Lercara,
SARA PASTine, Francesco Punturo,
Matteo Ruffo, | Violini primi
Paolo Giolo, Antonio Bassi, Roberto D’Auria,
Carola Zosi | Violini secondi
Geri Brown, Matilde Scarponi,
Giorgia Cervini, Alberto Giolo | Viole
Pierpaolo Toso, Stefano Blanc | Violoncelli
Gabriele Carpani | Contrabbasso
Matteo Ruffo | Clavicembalo
Mendelssohn
Bach
Purcell
Britten
domenica 12 ottobre 2014
ore 10.30 | conversazione con Paolo Gallarati
a seguire | Sestetto “Stadler”
Poltrona numerata in ogni settore
5,00 euro
CONVENZIONE OSN RAI - VITTORIO PARK
Tutti gli Abbonati, i possessori di Carnet e gli acquirenti dei singoli Concerti
per la Stagione Sinfonica OSN Rai 2014/15 che utilizzeranno il VITTORIO
PARK DI PIAZZA VITTORIO VENETO nelle serate previste dal cartellone,
vidimando il biglietto di sosta nell’apposita macchinetta installata nel
foyer dell’Auditorium Toscanini, avranno diritto allo sconto del 25% sulla
tariffa oraria ordinaria.
PER INFORMAZIONI RIVOLGERSI AL PERSONALE DI SALA O IN BIGLIETTERIA.
Le varie convenzioni sono consultabili sul sito www.osn.rai.it alla
sezione "riduzioni".
Poltrona numerata giovani
(dal 1985) in ogni settore
3,00 euro
In collaborazione con:
Valerio Iaccio, Martina Mazzon | Violini
Federico Maria Fabbris | Viola
Stefano Blanc | Violoncello
Enrico Maria Baroni | Clarinetto soprano e
clarinetto di bassetto
Salvatore Passalacqua | Corno di bassetto
Backofen
Mozart
2°
giovedì 16 ottobre 2014
ore 21.00
venerdì 17 ottobre 2014
ore 20.30
Juraj Valčuha | Direttore
antoine tamestit | Viola
Sergej Prokof’ev
L’amore delle tre melarance. Suite sinfonica op. 33bis dall’opera
Luciano Berio
Voci (Folk Songs II), per viola e due gruppi strumentali
Ottorino Respighi
Fontane di Roma, poema sinfonico
Ottorino Respighi
Pini di Roma, poema sinfonico
CARNET
da un minimo di 6 concerti scelti fra i due turni e in tutti i settori
Adulti: 24,00 euro a concerto Giovani: 5,00 euro a concerto
SINGOLO CONCERTO
Poltrona numerata: da 30,00 a 15,00 euro (ridotto giovani)
INGRESSO
Posto non assegnato: da 20,00 a 9,00 euro (ridotto giovani)
BIGLIETTERIA
Tel. 011/8104653 - 8104961 - Fax 011/8170861
[email protected] - www.osn.rai.it
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