Triplo Concerto op. 56 e Trio in si bemolle maggiore op. 11
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Triplo Concerto op. 56 e Trio in si bemolle maggiore op. 11
LUDWIG VAN BEETHOVEN (Bonn, 17/12/1770 - Vienna, 26/3/1827) Concerto in do maggiore op. 56 per pianoforte, violino e violoncello “Triplo Concerto” 1 Allegro (18'14) 2 Largo (5'17) 3 Rondo alla polacca (13'56) Composizione 1804 Dedica al principe Joseph von Lobkowitz Prima esecuzione Vienna, Großer Redoutensaal del Burgtheater, 4 Maggio 1808 Edizione Bureau des Arts et d’Industrie, Vienna 1807 Organico pianoforte solista, violino solista, violoncello solista; flauto, 2 oboi, 2 clarinetti, 2 fagotti, 2 corni, 2 trombe, timpani, archi Trio in si bemolle maggiore op. 11 per pianoforte, violino e violoncello 4 Allegro con brio (9'56) 5 Adagio (4'55) 6 Tema: Pria ch’io l’impegno. Allegretto – Allegro (7'01) Composizione 1797/1798 Dedica alla contessa Maria Wilhelmine von Thun Edizione Mollo, Vienna, 1798 Organico pianoforte, clarinetto (violino), violoncello Trio di Parma (Alberto Miodini pianoforte, Ivan Rabaglia violino, Enrico Bronzi violoncello) Orchestra Haydn di Bolzano e Trento Trisdee na Patalung, direttore 3 Guida all’ascolto Guida all’ascolto Guida all’ascolto Beethoven il peso di una scrittura tecnicamente impegnativa. Anche se presenta qualche timida analogia col contemporaneo Quarto Concerto per pianoforte e orchestra, il Triplo Concerto è una partitura nella quale all’elaborazione motivica ed allo sviluppo sinfonico Beethoven preferisce lo spensierato alternarsi delle idee tematiche, l’effetto, l’enfasi sinfonica; una pagina, quindi, nella quale il genio beethoveniano strizza l’occhio al genere concertante di stampo parigino. Anche la destinazione polistrumentale sembra guardare al passato, alla prassi settecentesca del Concerto Grosso e della Sinfonia concertante, che nell’Ottocento vennero decisamente rimpiazzati dal Concerto solistico, ideale per le forti e drammatiche contrapposizioni fra tutti e solo. Nessuna contrapposizione troviamo invece nell’esposizione dell’Allegro 1, che si apre con un tema annunciato in pianissimo da violoncelli e bassi e poi ripreso da tutta l’orchestra in un graduale crescendo [1.01]. Una serie di impetuose scale ascendenti (bassi e violoncelli) conducono alla tonalità della dominante, nella quale pri- Triplo Concerto op. 56 e Trio op. 11 di Alessandro De Bei B eethoven scrisse il Grande Concerto in do maggiore per pianoforte, violino e violoncello, più noto come Triplo Concerto, intorno al 1804, ma lo pubblicò solo tre anni dopo, nel 1807, come op. 56. Siamo negli anni della piena maturità beethoveniana, gli anni di Leonora, della Sinfonia Eroica, delle Sonate per pianoforte op. 53 e op. 54 e dell’abbozzo dell’op. 57, l’Appassionata. La prima esecuzione assoluta dell’opera, avvenuta in forma privata a Vienna nel 1805, vide al violoncello il famoso virtuoso Anton Kraft, al violino il modesto Carl August Seidler e al pianoforte l’arciduca Rodolfo, poco più che un dilettante. Il violoncellista era l’unico quindi che potesse reggere 4 ma gli archi e subito dopo i legni presentano il secondo tema [1.02]. Una breve coda, basata sull’incipit del secondo tema, conclude l’esposizione dell’orchestra. È ora la volta dei solisti, che in regolare successione espongono il primo tema: prima il violoncello nel suo registro acuto, poi il violino e infine il pianoforte in ottava [1.04]. Un nuovo tema [1.05], solenne e un poco retorico, viene esposto da tutta l’orchestra in fortissimo; poi i tre solisti lo ornano, dando vita ad un episodio sereno e spensierato [1.06]. È ancora il violoncello, strumento che “conduce” di fatto il discorso musicale, a esporre il secondo tema, ora in la maggiore, al quale Beethoven fa seguire un nuovo episodio solistico di sviluppo [1.09]. Una nuova perorazione del terzo tema, ora in fa maggiore, a tutta orchestra in fortissimo, precede l’ultima apparizione del tema principale, ancora nella successione violoncello-violino-pianoforte [1.11]. Lo sviluppo è piuttosto convenzionale e non presenta le tensioni drammatiche tipiche della scrittura beethoveniana; è formato da due episodi: il primo è basato quasi esclusivamente sulla testa del primo tema e viene condotto sugli energici arpeggi ascendenti e discendenti dei tre strumenti solisti [1.12]; il secondo è costituito da un nuovo appassionato motivo cantabile in do minore, esposto dal violoncello e subito raddoppiato dal violino [1.13]. La ripresa è regolare e prevede il ritorno di tutti i temi uditi nell’esposizione, più il nuovo motivo cantabile apparso per la prima volta nello sviluppo; un’enfatica coda conclude il movimento [1.21]. Il secondo movimento, Largo 2, è una pagina delicata e molto lirica, nella quale le straordinarie capacità cantabili del violoncello emergono in tutta la loro potenza. Dopo poche battute orchestrali, la parola passa al violoncello solista, che espone il tema principale nel suo registro acuto [2.01]; una breve transizione condotta dai fiati e dal pianoforte [2.02] conduce alla ripresa del tema principale. La melodia è ora affidata a violoncello e violino solisti, mentre pianoforte e corno la sostengono armonicamente [2.03]. Il sereno discorso musicale precedente si spezza poi bruscamente [2.04]: tonalità minore, sospensione armonica, lunghi 5 Guida all’ascolto Guida all’ascolto pedali preparano l'arrivo dell'ultimo movimento, Rondò alla Polacca 3, pagina leggera e spensierata, una delle poche concessioni beethoveniane alla moda dell'epoca. La sua struttura è quella tipica del rondò, con un refrain (tema principale) che si alterna a diversi couplet (episodi). Il suo tema principale [3.01], esposto dal violoncello e subito ripreso dal violino, è un motivo semplice e accattivante, che subito circola in orchestra con facilità e scorrevolezza, spesso variato e abbellito. Il primo couplet [3.05], basato su veloci scalette ascendenti, è affidato ai tre solisti e si presenta come ideale continuazione del tema principale; il secondo couplet [3.08], invece, ha il tipico piglio ritmico della Polacca e ha in comune col terzo couplet [3.14] la tonalità minore. Un veloce e frenetico Allegro [3.15], sorta di “moto perpetuo” condotto dai tre solisti sulle delicate punteggiature degli archi, precede il finale, nel quale riappare per l’ultima volta il tema principale. Il Trio op. 11 per pianoforte, violino e violoncello venne scritto da Beethoven fra il 1797 ed il 1798. L’indicazione strumentale sul frontespizio dell’edizione a stampa re- ca la dicitura «per clarinetto o violino»; anche se è più frequente, in concerto e in disco, la versione col clarinetto, quella che presentiamo nel cd allegato, col violino, non è priva di fascino e interesse. Pagina serena e scorrevole, articolato nei canonici tre movimenti, il Trio op. 11 si apre con un Allegro con brio tematicamente molto compatto e privo di contrasti interni, prosegue con un Largo centrale molto lirico, dove spicca il timbro caldo del violoncello, e termina con un piroettante Tema con variazioni, omaggio beethoveniano a una melodia all’epoca molto popolare. Il primo movimento 4 prende le mosse con un energico “gesto” musicale [4.01]: tre note lunghe che salgono cromaticamente seguite da un arpeggio staccato discendente. Beethoven gioca sull’ambiguità del cromatismo, a metà tra le tonalità di si bemolle maggiore e quella di sol minore. Più cantabile appare il tema secondario, giocato in dialogo prima fra violoncello e violino, poi fra pianoforte e violino [4.02]. Alcuni accordi del pianoforte, misteriosi e tonalmente ambigui, preparano il secondo tema, esposto dal violino e ripreso dallo stesso pianoforte; poi, prima di giun6 gere alla coda dell’esposizione, i tre strumenti si abbandonano a un episodio dalla scrittura brillante e virtuosistica, pieno di gioia di vivere. Lo sviluppo si apre coi misteriosi accordi del pianoforte [4.07] e prosegue con l’elaborazione dell’arpeggio discendente del primo tema, che circola fra i tre strumenti in progressioni modulanti, scandite ritmicamente dal tappeto di semicrome del pianoforte. La ripresa [4.09] corre regolare fino alla coda conclusiva [4.13]. Il Largo centrale 5 è una pagina di intensa cantabilità, nella quale i timbri caldi di violoncello e violino si fondono magistralmente con gli avvolgenti arpeggi del pianoforte. Il tema principale viene affidato dapprima al violoncello, sostenuto dai delicati accordi del pianoforte [5.01], poi al violino, arricchito dalle imitazioni del pianoforte e dagli arpeggi del violoncello [5.02]. La quiete musicale viene meno soltanto nel breve episodio centrale [5.04] in mi bemolle minore, ma è solo un attimo; il ritorno del tema principale, che chiude la pagina, è timbricamente magico: il canto è ora al violoncello, sostenuto dal controcanto del violino e dal rigoglioso accompagnamento del pianoforte (arpeggi, ottave spezzate) [5.05]. L’ultimo movimento è costituito da un Tema con variazioni 6 dal carattere brillante e virtuosistico. Il tema è quello dell’aria “Pria ch’io l’impegno” tratta dall’opera di Joseph Weigl L’amore marinaro, ossia il Corsaro, rappresentata a Vienna nel 1797. Era un’aria così celebre a quel tempo che il Trio op. 11 di Beethoven è conosciuto anche col nome di “Gassenhauer Trio”, dove con Gassenhauer si intende una canzone da hit-parade. Ed effettivamente il motivo di Weigl [6.01], semplice ma efficace, è accattivante ed entra immediatamente nelle orecchie dell’ascoltatore. All’esposizione del tema seguono poi nove variazioni; la prima [6.02] è affidata al pianoforte solo, la seconda invece è condotta in imitazione fra violoncello e violino [6.03]. La terza variazione [6.04], forte con fuoco, è impetuosa e virtuosistica, mentre la quarta [6.05], in minore, è giocata su delicati accordi del pianoforte cui rispondono mestamente violino e violoncello. Torna la scrittura brillante nella quinta variazione [6.06], dominata dalle impetuose scale in ottava del pianoforte, mentre nella sesta 7 Guida all’ascolto Track e index Track e index variazione il tema viene “spezzato” fra i tre strumenti che lo ripresentano a singhiozzo [6.07]. Ritroviamo lo spirito eroico beethoveniano nella settima variazione [6.08], ancora in minore, coi drammatici salti d’ottava del violoncello e del violino sopra gli insistiti accordi in ritmo puntato del pianoforte. L’ottava variazione [6.09] è meravigliosamente calda e cantabile nelle voci del violino e del violoncello; l’ultima [6.10] riprende il tema originale e lo arricchisce con lunghi e gioiosi trilli del pianoforte sopra le vivaci imitazioni fra i due archi. Il finale è un Allegro [6.11] che riprende il tema di Weigl in un saltellante e spensierato ritmo ternario. TRIPLO CONCERTO OP. 56 1 Allegro (18’14) [1.01][00’00] [b. 1] Esposizione (orchestra). Il primo tema viene annunciato in pianissimo da violoncelli e contrabbassi, poi ripreso dai violini in crescendo [1.02][01’07] [b. 33] Secondo tema (sol maggiore) presentato dagli archi e subito ripetuto da flauti, oboi e clarinetti [1.03][01’48] [b. 52] Coda dell’esposizione orchestrale, basata su uno spunto motivico tratto dal secondo tema. Riconduzione alla tonalità d’impianto [1.04][02’37] [b. 77] Esposizione (solisti); primo tema in do maggiore esposto dal violoncello, seguito dal violino e infine dal pianoforte [1.05][03’52] [b. 114] Terzo tema (do maggiore), solenne e solare, esposto in fortissimo da tutta l’orchestra [1.06][04’00] [b. 118] Ripetizione del terzo tema (violoncello), seguito da una sua variazione (violino e pianoforte). Modulazione a la maggiore [1.07][05’18] [b. 156] Secondo tema (la maggiore), esposto da violoncello e violino. 8 9 Track e index Track e index [1.08][05’34] [b. 164] Episodio orchestrale basato su elementi motivici del secondo tema. Modulazione a la minore [1.09][06’10] [b. 182] Episodio di sviluppo motivico affidato a violino e violoncello, ai quali si aggiunge il pianoforte. Modulazione a fa maggiore [1.10][07’38] [b. 225] Ripresa del terzo tema (orchestra) [1.11][08’27] [b. 248] Ultima ripresa del primo tema, ora in la maggiore, affidata nell’ordine a violoncello, violino e pianoforte, come in [1.04] [1.12][09’27] [b. 277] Sviluppo, basato interamente sull’incipit del primo tema e condotto attraverso energici arpeggi ascendenti e discendenti dei tre solisti [1.13][10’11] [b. 299] Nuovo motivo cantabile (do minore), esposto dai solisti (violoncello e violino). Un lungo pedale di dominante conduce alla perorazione del primo tema [1.14][11’05] [b. 325] Perorazione del primo tema in fortissimo (orchestra) [1.15][11’30] [b. 337] Ripresa. Primo tema (orchestra, con brevi interventi virtuosistici dei solisti) [1.16][12’15] [b. 359] Ripresa del motivo cantabile [1.13], ora in fa maggiore (violoncello e violino con variazioni) e transizione 10 [1.17][13’26] [b. 393] Ripresa del secondo tema (do maggiore), esposto da violoncello e violino [1.18][14’18] [b. 418] Ripresa dell’episodio [1.09] [1.19][15’46] [b. 462] Ripresa del terzo tema (orchestra in fortissimo), ora in la bemolle maggiore [1.20][16’03] [b. 470] Ripresa della coda [1.03], affidata ora ai solisti [1.21][17’36] [b. 514] Più allegro. Coda conclusiva) 2 Largo (5’17) [2.01][00’00] [b. 1] Tema principale (violoncello), molto cantabile (la bemolle maggiore) [2.02][02’04] [b. 21] Transizione (fiati e pianoforte) [2.03][02’25] [b. 24] Ripresa del tema principale; la melodia è affidata a violoncello e violino, mentre pianoforte (morbidi arpeggi) e corni sostengono armonicamente [2.04][03’55] [b. 40] Coda: tonalità minore, sospensione armonica, lunghi pedali di dominante preparano il terzo movimento 3 Rondo alla Polacca (13’56) [3.01][00’00] [b. 1] Refrain. Tema principale, esposto dal violoncello in do maggiore e ripetuto dal violino in mi maggiore 11 Track e index Track e index [3.02][00’28] [b. 16] Transizione, che culmina in una cadenza sospesa [3.03][01’01] [b. 34] Ripresa del tema principale (solisti in pianissimo, poi orchestra in fortissimo) [3.04][01’31] [b. 50] Tema secondario (orchestra) [3.05][01’52] [b. 61] Primo couplet (solisti) [3.06][03’41] [b. 119] Refrain. Tema principale (violoncello, poi violino), seguito dalla transizione [3.02] [3.07][04’43] [b. 152] Ripresa del tema principale (solisti in pianissimo, poi orchestra in fortissimo) [3.08][05’18] [b. 171] Secondo couplet (la minore), affidato ai tre solisti sul ritmo di polacca scandito dall’orchestra [3.09][06’18] [b. 203] Nuovo tema, cantabile ed espressivo, esposto dal violoncello e ripreso dal violino [3.10][06’56] [b. 223] Transizione (lungo trillo del pianoforte in registro grave) [3.11][07’23] [b. 236] Ripresa del tema principale (violino) sul prolungamento del trillo pianistico precedente [3.12][07’36] [b. 245] Refrain. Tema principale (orchestra), arricchito da numerose variazioni (solisti) [3.13][07’55] [b. 254] Ripresa del primo couplet (solisti) 12 [3.14][09’35] [b. 307] Terzo couplet (la minore), affidato ai solisti. Modulazione e cadenza sospesa [3.15][10’28] [b. 333] Allegro. Sorta di moto perpetuo in ritmo binario, condotto dai tre solisti sulle delicate punteggiature dell’orchestra [3.16][11’30] [b. 400] Episodio solistico (canone) [3.17][12’16] [b. 443] Tempo I. Ultima apparizione del tema principale e coda conclusiva TRIO OP. 11 4 Allegro con brio (9’56) [4.01][00’00] [b. 1] Esposizione. Primo tema, esposto in ottava dai tre strumenti; “gesto” musicale energico ascendente seguito da un arpeggio staccato discendente (si bemolle maggiore) [4.02][00’31] [b. 19] Tema secondario (si bemolle maggiore), presentato in dialogo da violoncello e violino e subito ripetuto dal pianoforte 13 Track e index Track e index [4.03][01’03] [b. 39] Misteriosi accordi del pianoforte precedono il secondo tema, esposto prima dal violino, poi dallo stesso pianoforte (fa maggiore) [4.04][01’43] [b. 63] Episodio in imitazione fra i tre strumenti; scrittura brillante e virtuosistica [4.05][02’38] [b. 96] Coda dell’esposizione [4.06][02’53] [b. 105] Ritornello dell’esposizione, da [4.01] a [4.05] [4.07][05’46] [b. 106] Sviluppo. Prima parte. Accordi del pianoforte ed elaborazione del secondo tema [4.08][06’17] [b. 123] Seconda parte; sviluppo dell’arpeggio discendente del primo tema, che circola fra i tre strumenti in progressioni modulanti [4.09][07’10] [b. 157] Ripresa del primo tema [4.10][07’30] [b. 168] Ripresa del tema secondario (mi bemolle maggiore) [4.11][07’54] [b. 184] Ripresa del secondo tema (si bemolle maggiore), privo ora degli accordi introduttivi del pianoforte [4.12][08’19] [b. 200] Ripresa dell’episodio imitativo [4.04] [4.13][09’14] [b. 233] Coda 14 5 Adagio (4’55) [5.01][00’00] [b. 1] Tema principale, caldo ed espressivo, esposto dal violoncello sui delicati accordi del pianoforte (mi bemolle maggiore) [5.02][00’37] [b. 8] Ripresa del tema principale (violino), ora arricchito dalle imitazioni del pianoforte e dagli arpeggi del violoncello [5.03][01’31] [b. 21] Coda e modulazione alla dominante (si bemolle maggiore) [5.04][01’58] [b. 27] Episodio contrastante (mi bemolle minore) [5.05][03’05] [b. 41] Ripresa del tema principale (violoncello), sostenuto dal controcanto del violino e dal rigoglioso accompagnamento del pianoforte (arpeggi, ottave spezzate) [5.06][03’38] [b. 50] Ripresa della coda [5.03] e cadenze conclusive 6 Tema: Pria ch’io l’impegno. Allegretto (7’01) [6.01][00’00] [b. 1] Tema esposto dal pianoforte e ripreso dal violino 15 Track e index [6.02][00’30] [b. 16] Var. I (pianoforte) [6.03][01’01] [b. 32] Var. II in imitazione fra violoncello e violino [6.04][01’44] [b. 48] Var. III, violino, poi violoncello forte con fuoco [6.05][02’15] [b. 64] Var. IV Minore. Accordi del pianoforte e meste risposte dei due archi [6.06][02’56] [b. 80] Var. V Maggiore. Impetuose scale ascendenti del pianoforte [6.07][03’24] [b. 96] Var. VI. Tema “spezzato” fra i tre strumenti [6.08][03’55] [b. 112] Var. VII Minore. Ritmo puntato e salti d’ottava (violoncello e violino) sopra gli insistiti accordi del pianoforte [6.09][04’33] [b. 128] Var. VIII Maggiore. Calda e cantabile variazione nelle voci del violino e del violoncello [6.10][05’16] [b. 146] Var. IX. Gioiosa variazione nei lunghi trilli del pianoforte e nelle vivaci imitazioni di violino e violoncello [6.11][06’02] [b. 169] Allegro. Finale col tema proposto in saltellante e spensierato ritmo ternario 16 17 Interpreti Interpreti Trio di Parma (Alberto Miodini pianoforte, Ivan Rabaglia violino, Enrico Bronzi violoncello) Si è costituito nel 1990 per poi perfezionarsi con il Trio di Trieste presso la Scuola di Musica di Fiesole e l’Accademia Chigiana di Siena. Si è affermato ai Concorsi Internazionali “Vittorio Gui” di Firenze, Melbourne, ARD di Monaco e Lione, ricevendo inoltre il “Premio Abbiati” nel 1994. È stato invitato da alcune delle più importanti istituzioni musicali in Italia (Accademia di S. Cecilia di Roma, Società del Quartetto di Milano, Amici della Musica di Firenze, Unione Musicale di Torino, Gran Teatro La Fenice di Venezia, Gog di Genova, Accademia Filarmonica Romana…) e all’estero (Filarmonica di Berlino, Carnegie Hall e Lincoln Center di New York, Wigmore Hall di Londra, Konzerthaus di Vienna, Teatro Colon di Buenos Aires, Lockenhaus, Lucerna, Amburgo, Dublino, Varsavia, Los Angeles, Washington, Rio de Janeiro, San Paolo...). Ha registrato per la Rai e per diverse emittenti estere, incidendo anche le opere integrali di Brahms, Beethoven, Ravel, Schumann, Liszt, Šostakovič e Pizzetti. Oltre a un impegno didattico nei Conservatori di Bologna, Modena e al Mozarteum di Salisburgo, tiene corsi alla Scuola del “Trio di Trieste” di Duino e alla Scuola di Musica di Fiesole. Ivan Rabaglia suona un G.B. Guadagnini del 1744; Enrico Bronzi un V. Panormo del 1775. Interpreti contemporanei; in più occasioni autori come Dallapiccola, Nono, Berio e Donatoni le hanno affidato lavori in prima esecuzione assoluta. Innumerevoli le presenze di grandi artisti alla guida della formazione sinfonica del Trentino Alto-Adige, sul cui podio sono saliti fra gli altri Claudio Abbado, Riccardo Chailly, Eliahu Inbal, Alain Lombard, Jesús López-Cobos, Riccardo Muti, Daniel Oren e Alberto Zedda. Dal 2003 ne è direttore artistico Gustav Kuhn; sotto la sua direzione l’Orchestra ha eseguito nella stagione 2006/07 tutte le Sinfonie di Brahms e nella stagione 2005/06 le nove Sinfonie di Beethoven, riproposte nel dicembre 2007 al Mozarteum di Salisburgo e accolte da un grande successo di pubblico e critica. Vanta una assidua presenza al Rossini Opera Festival e numerose registrazioni radiofoniche e televisive per la Rai; l’ampio catalogo discografico comprende incisioni realizzate per etichette come Agorá, Arts, Camerata, Col legno, Cpo, Dynamic, Multigram, Naxos, Rca, Universal, Vmc Classic e Zecchini. (sito internet: www.haydn.it) Orchestra Haydn di Bolzano e Trento Istituzione Concertistica Orchestrale riconosciuta dal Ministero del Turismo e dello Spettacolo, l’Orchestra Haydn si è costituita nel 1960 per iniziativa delle Province e dei Comuni di Trento e Bolzano. L’Orchestra è stata ospite dei principali sodalizi concertistici italiani e ha preso parte a numerosi Festival, esibendosi in vari stati europei, negli Stati Uniti e in Giappone. Nel corso di quasi cinquant’anni di attività l’Orchestra si è fatta interprete di un ampio catalogo di opere e ha spaziato in tutti i generi musicali, dal barocco fino ai compositori Trisdee na Patalung Nato in Thailandia nel 1986, è considerato uno dei più promettenti direttori d’orchestra della sua generazione. Dopo alcune occasionali esibizioni solistiche come voce bianca e dopo studi musicali da autodidatta, ha iniziato gli studi musicali regolari all’età di tredici anni, dedicandosi al pianoforte, alla direzione d’orchestra e alla composizione (il suo catalogo conta numerosi lavori da camera e due Sinfonie). A soli quindici anni è stato invitato a lavorare come maestro collaboratore alla Bangkok Opera Company (istituzione di cui è diventato direttore principale nel 2007), arrivando inoltre a ricoprire la carica di direttore musicale del Bangkok Baroque Ensemble, il primo ensemble strumentale barocco thailandese, fondato nel 2005. Particolarmente intensa è la sua attività nei Paesi Bassi, dove è stato nominato direttore stabile del Nederlands Opera Studio di Amsterdam e dove si è esibito più volte al Concertgebouw di Amsterdam. 18 19 Interpreti Nel 2009 ha esordito al Rossini Opera Festival di Pesaro con Il viaggio a Reims a capo dell’Orchestra Haydn, compagine con la quale ha stretto un solido legame artistico; fra i suoi successi più recenti si segnalano i debutti sul podio della Royal Scottish National Orchestra di Glasgow, dell’Orchestra Sinfonica “Verdi” di Milano e dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai di Torino. Amadeus n. 269 Periodico registrato al Tribunale di Milano 186/19-03-1990 e 2012 s.r.l. Direttore responsabile Gaetano Santangelo - Redazione Andrea Milanesi - Grafica Dario Codognato Impaginazione Riccardo Santangelo Registrazione dal vivo maggio 2011 (Triplo Concerto op. 56, Live), Auditorium, Bolzano 25 novembre 2011 (Trio op. 11), Fazioli Concert Hall, Sacile (PN) Direttore artistico e ingegnere del suono Raffaele Cacciola - Editing BartokStudio, Bernareggio (MB) Coordinamento artistico e tecnico Federico Caldara Assistente in studio Gianluca Laponte In copertina Trio di Parma (foto di Guido Suardi) N.B.: La sezione “Track & Index”, arricchita dagli incipit tematici dei principali episodi tematici, è disponibile unicamente presso il sito internet di Amadeus (www.amadeusonline.net), scaricabile all’indirizzo www.amadeusonline.net/books/BeethovenTrack269.pdf 20 21