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Il lavoro è messo sotto i piedi Per questo, non solo manca, ma

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Il lavoro è messo sotto i piedi Per questo, non solo manca, ma
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Mercoledì 4 Novembre 2015
PRIMO PIANO
Se è solo un fattore produttivo, va ridotto al costo minimo e gettato quando è spremuto
Il lavoro è messo sotto i piedi
Per questo, non solo manca, ma mancherà sempre di più
are lavoro perché il suo fine è
quello di abbattere il suo costo
a qualsiasi condizione. Rispetto
al fine, tutto il dramma che ne
segue è solo un «danno collaterale». Siamo qui sempre a
ragionare sui mezzi (job-act,
art.18…) che stanno evidenziando la loro inadeguatezza
ad affrontare alle radici il problema. Infatti, se non mettiamo in discussione i fini, la progressiva mancanza di lavoro e
la conseguente concentrazione
di ricchezza finiranno per fare
saltare qualsiasi parvenza di
democrazia e porteranno inevitabilmente al caos globale che
già cominciamo a vedere.
È sempre un dialogo tra
sordi e ciechi in cui ogni parte
ha le sue responsabilità: il governo privo di idee e prigioniero
di forze che non può controllare,
il mondo industriale incapace
di avere idee innovative e creative pur avendo come maestra
la storia millenaria di un paese che ha fatto
del lavoro la
Siamo a un dialogo fra sordi: il goversua fonte di
benessere, le
no è privo di idee e prigioniero di forassociazioni
ze che non può controllare; il mondo
sindacali che
industriale è incapace di avere idee
in modo autiinnovative pur avendo come maestra
stico continuala storia millenaria di un paese che
no a reiterare
in modo comha fatto del lavoro la sua fonte di
pulsivo sembenessere; i sindacati che continuapre gli stessi
no a ripetere gli stessi atteggiamenti
atteggiamenti
di sfida perdenti anzichè provare a
di sfida anzicostruire un sistema collaborativo. In
ché provare a
questo modo, non se ne uscirà mai
ricostruire un
sistema collaborativo . In
gli errori nel cercare le cure che questo modo non se ne uscirà
peggiorano i mali . Ne siamo mai .
La sfida ai diritti univertutti responsabili, o perché non
vogliamo vedere, o perché non sali dell’uomo scritti solo 60
abbiamo la cultura ed il pensie- anni fa sembra avere partita
ro per capire la verità sempre vinta perché la legge del più
sistematicamente manipolata forte è diventata dominante. Il
liberismo assunto come fine ha
dai media.
Al centro del dramma cavalcato la finanza per realizsociale che sta devastando il zare più rapidamente il profitto
nostro tempo è la mancanza personale. E così la delocalizdi opportunità di lavoro per i zazione è diventata la via più
giovani ma, in genere, per tutti, breve per abbattere il costo di
che vedono progressivamente produzione, favorire una gloperdere quanto la speranza di balizzazione della finanza che
un futuro migliore aveva loro porta il surplus nei paesi blackfatto credere. Le cure proposte list privando gli stati della ricsono solo pannicelli caldi che di- chezza per sostenere il welfare
mostrano la cecità e l’incapaci- e le iniziative imprenditoriali
tà di leggere la storia; cure che innovative per i giovani.
non servono a curare il dramSi è separato il capitale dal
ma le cui radici dipendono dal lavoro e si è reso quest’ultimo
modello socioculturale che ha ostaggio del primo , si sono riaffermato, come fine personale, dotte le imposte ed i contributi
la massimizzazione del reddito delle multinazionali al sosteanche normalizzando compor- gno dello stato sociale che si
tamenti illeciti e facendo della vede privato delle risorse per
finanza uno strumento per re- ridurre le disuguaglianza.
alizzare il fine.
Nel nostro paese una poÈ del tutto naturale che litica basata sul principio di
questo modello culturale utilità ha potuto andare sisteveda il lavoro solo come costo e maticamente contro i principi
quindi esso è un fattore produt- costituzionali favorendo gli
tivo come gli altri, da ridurre intrecci tra affari e politica, le
al minimo e da spremere fino conseguenze sono l’esplosione
a quando è da scartare. È una del debito pubblico nella spesa
cultura che si pone in modo corrente funzionale a comperaassolutamente asimmetrico re il consenso; è venuto meno il
rispetto alla possibilità di cre- senso di responsabilità sociale
DI
CARTA CANTA
FABRIZIO PEZZANI *
«R
e Lear» è forse
una delle migliori tragedie di
Shakespeare
nel descrivere la complessa
natura dell’uomo che appare
nella sua pazzia-saggezza, la
tempesta che sconvolge la storia è la metafora della condizione umana . Nel quarto atto,
alla scena prima, il conte di
Gloucester esclama: «È la piaga dei tempi quando gli idioti
governano i ciechi». Si svolge
così un gioco paradossale tra
ragione e pazzia e si dimostra
quanto l’universo morale sia
più complicato ed intimamente contradditorio di quanto la
nostra vita di ogni giorno possa
indurci a credere .
L’affermazione drammatica è sempre attuale perché
l’animo umano sembra sordo
e cieco nel capire la storia , le
cause vere dei suoi drammi e
È stata chiusa la banca che fu fondata
dall’ex presidente delle Poste, Cardi
DI
ANDREA GIACOBINO
D
opo la pesante sanzione di Banca d’Italia dello scorso autunno
adesso arriva il provvedimento
più drastico. Il Gruppo Bancario
Mediterraneo (Gbm) Holding e Gbm Banca, fondate e presiedute da Enzo Cardi,
ex presidente di Poste Italiane, sono state
poste in amministrazione straordinaria
dal Ministero dell’Economia e delle Finanze su proposta di Via Nazionale. Commissari straordinari sono stati nominati
con provvedimento di Banca d’Italia i
professori Raffaele Lener e Francesco
Fioretto mentre Maria Teresa Bianchi,
Rosa Cocozza e Paolo Valensise sono
stati nominati componenti del comitato di
sorveglianza di Gbm Holding e Gbm Banca. La Bianchi è diventata poi presidente
delle due società.
In autunno del 2014 Banca d’Italia
aveva irrogato una sanzione di quasi
mezzo milione di euro al Gruppo Bancario
Mediterraneo dopo aver rilevato «carenze
nell’organizzazione e nei controlli» da parte del board e dell’ex direttore generale
ed la funzionalità dei sistemi
di controllo che a maglie larghe
fanno passare tutto.
Senza lavoro, l’uomo perde la sua dignità e diventa
un puro oggetto di scambio
da misurare con algoritmi.
Un oggetto di cui si perde di
vista la dimensione di persona. Ormai si è arrivati, giustamente, a chiedere l’abolizione
del premio Nobel in economia
perché contrario alla volontà
di Alfred Nobel che vedeva
nei premi indicati (l’Economia
è stata aggiunta dalla Banca
Fabio Lancellotti, che era stato sostituito da Pier Luigi Dosi. Tra i sanzionati
con una cifra identica Cardi e un nome
di peso come quello di Maurizio Romiti, figlio di Cesare, la cui Pentar ha il
3,45% di Gbm Holding. In Gbm Banca i
rilievi dell’authority sono stato parimenti
di carenze nei controlli interni e nell’organizzazione: tra i sanzionati ancora Lancellotti e l’ex direttore generale Giovanni
Grossi.
Gbm Banca, lanciata nel 2008 per
realizzare un istituto di consulenza al
servizio delle pmi, ha chiuso il 2014 con
una perdita di circa 2 milioni di euro dopo
il passivo di 2,4 milioni del precedente
esercizio. Su un attivo di 140 milioni la
raccolta era stata di 112 milioni, in progresso del 23% sul 2013. Per rafforzare
il patrimonio della banca Gbm Holding
aveva sottoscritto quest’estate un aumento di capitale a 70 milioni atto a ricapitalizzare Gbm Banca fino a 50 milioni.
Ma ora Banca d’Italia ha fischiato la fine
della partita: sotto l’opera dei commissari
Gbm Holding e Gbm Banca proseguono
comunque l’attività.
di Svezia) la via da seguire
per dare dignità alla società.
Quella cultura premiata con
i Nobel ha legittimato il modello di cui siamo prigionieri
, è contro gli ideali di Alfred
Nobel, grazie alla legittimazione di una finanza che non
ha fondamento scientifico ma
che è funzionale all’esercizio
di un potere egemone sovranazionale .
La sfida del lavoro si fa
mettendo in discussione il
modello culturale che lo vede
solo come fattore produttivo
da ridurre e non una via fondamentale per costruire una
società in cui l’uomo possa aspirare ad un benessere morale e
spirituale che non è fatto solo
di beni consumabili e voluttuari ma da sentimenti e legami
familistici . Di questo passo ,
purtroppo, dovremo ricordarci
il pensiero che Shakespeare fa
dire al conte di Gloucester: «È
la piaga dei tempi quando gli
idioti governano i ciechi».
* Ordinario di Programmazione e Controllo
Università Bocconi
Il giorno in cui a Valle Giulia si spense
un grande sogno, c’era anche mio padre
DI
LUIGI CHIARELLO
Negli ultimi giorni ho letto molti post e diversi articoli su Pasolini. Un post in particolare
ricordava gli scontri di Valle Giulia e la differenza che Pasolini sottolineò tra i veri proletari
figli del popolo, che si arruolavano nelle forze
dell’ordine per fame, e i ribellisti, normalmente
di estrazione borghese. Mio padre era a Valle
Giulia. Studente di ingegneria a Napoli mi raccontò di essere andato a quell’appuntamento
per partecipare alla costruzione di un mondo
nuovo. Fatto di pace e amore, per citare uno
slogan dell’epoca. Si sognava di ribaltare vecchi schemi, di garantire accesso universale
agli studi, di eliminare le differenze di censo
consentendo a tutti le stesse possibilità di partenza. O quantomeno si sognavano standard
sociali minimi per tutti, dialogo tra le generazioni e una dialettica liberata dai rapporti di
forza. E dall’arroganza. Per questo mio padre,
giovane studente di ingegneria, andò a Valle
Giulia. Lui con i suoi amici. Perché la politica
era e dovrebbe essere partecipazione.
Poi, a un tratto, gli scontri tra studenti fa-
scisti e comunisti. L’odio. La contrapposizione
cieca. Fine a se stessa. La guerra di prevaricazione. Quindi, i borghesi ribellisti di sinistra che
aggrediscono i giovani poliziotti e carabinieri. I
revolutionari che menano i figli del pueblo.
Mio padre è i suoi amici lasciarono immediatamente Valle Giulia. Il progetto era naufragato. Era ai loro occhi evidente il fallimento
di un sogno, la degenerazione di un movimento
pacifico e la paura per lo spalancarsi di un baratro, che poi apri le porte ad un’epoca chiamata «Anni di Piombo». Si sparsero per la città e si
ritrovarono dopo qualche ora su di un muretto.
Sublimarono la loro voglia di rivoluzione delusa in un panino caldo con la mortadella. Il
nutrimento, il gesto più basico e rivoluzionario:
perché é amore per la vita, costruzione di sé
stessi. Salvezza. Non distruzione. Ho la foto di
quei cinque magnifici ragazzi, che addentano
il panino con gioia e spensieratezza. «Quel panino», mi raccontò anni dopo, «aveva il sapore
della libertà». Dai dogmi, dalle ideologie sterili.
Quel panino era consapevolezza.
Ho avuto la fortuna di avere un padre libero.
A proposito di Pasolini.
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