Il lavoro è messo sotto i piedi Per questo, non solo manca, ma
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Il lavoro è messo sotto i piedi Per questo, non solo manca, ma
16 Mercoledì 4 Novembre 2015 PRIMO PIANO Se è solo un fattore produttivo, va ridotto al costo minimo e gettato quando è spremuto Il lavoro è messo sotto i piedi Per questo, non solo manca, ma mancherà sempre di più are lavoro perché il suo fine è quello di abbattere il suo costo a qualsiasi condizione. Rispetto al fine, tutto il dramma che ne segue è solo un «danno collaterale». Siamo qui sempre a ragionare sui mezzi (job-act, art.18…) che stanno evidenziando la loro inadeguatezza ad affrontare alle radici il problema. Infatti, se non mettiamo in discussione i fini, la progressiva mancanza di lavoro e la conseguente concentrazione di ricchezza finiranno per fare saltare qualsiasi parvenza di democrazia e porteranno inevitabilmente al caos globale che già cominciamo a vedere. È sempre un dialogo tra sordi e ciechi in cui ogni parte ha le sue responsabilità: il governo privo di idee e prigioniero di forze che non può controllare, il mondo industriale incapace di avere idee innovative e creative pur avendo come maestra la storia millenaria di un paese che ha fatto del lavoro la Siamo a un dialogo fra sordi: il goversua fonte di benessere, le no è privo di idee e prigioniero di forassociazioni ze che non può controllare; il mondo sindacali che industriale è incapace di avere idee in modo autiinnovative pur avendo come maestra stico continuala storia millenaria di un paese che no a reiterare in modo comha fatto del lavoro la sua fonte di pulsivo sembenessere; i sindacati che continuapre gli stessi no a ripetere gli stessi atteggiamenti atteggiamenti di sfida perdenti anzichè provare a di sfida anzicostruire un sistema collaborativo. In ché provare a questo modo, non se ne uscirà mai ricostruire un sistema collaborativo . In gli errori nel cercare le cure che questo modo non se ne uscirà peggiorano i mali . Ne siamo mai . La sfida ai diritti univertutti responsabili, o perché non vogliamo vedere, o perché non sali dell’uomo scritti solo 60 abbiamo la cultura ed il pensie- anni fa sembra avere partita ro per capire la verità sempre vinta perché la legge del più sistematicamente manipolata forte è diventata dominante. Il liberismo assunto come fine ha dai media. Al centro del dramma cavalcato la finanza per realizsociale che sta devastando il zare più rapidamente il profitto nostro tempo è la mancanza personale. E così la delocalizdi opportunità di lavoro per i zazione è diventata la via più giovani ma, in genere, per tutti, breve per abbattere il costo di che vedono progressivamente produzione, favorire una gloperdere quanto la speranza di balizzazione della finanza che un futuro migliore aveva loro porta il surplus nei paesi blackfatto credere. Le cure proposte list privando gli stati della ricsono solo pannicelli caldi che di- chezza per sostenere il welfare mostrano la cecità e l’incapaci- e le iniziative imprenditoriali tà di leggere la storia; cure che innovative per i giovani. non servono a curare il dramSi è separato il capitale dal ma le cui radici dipendono dal lavoro e si è reso quest’ultimo modello socioculturale che ha ostaggio del primo , si sono riaffermato, come fine personale, dotte le imposte ed i contributi la massimizzazione del reddito delle multinazionali al sosteanche normalizzando compor- gno dello stato sociale che si tamenti illeciti e facendo della vede privato delle risorse per finanza uno strumento per re- ridurre le disuguaglianza. alizzare il fine. Nel nostro paese una poÈ del tutto naturale che litica basata sul principio di questo modello culturale utilità ha potuto andare sisteveda il lavoro solo come costo e maticamente contro i principi quindi esso è un fattore produt- costituzionali favorendo gli tivo come gli altri, da ridurre intrecci tra affari e politica, le al minimo e da spremere fino conseguenze sono l’esplosione a quando è da scartare. È una del debito pubblico nella spesa cultura che si pone in modo corrente funzionale a comperaassolutamente asimmetrico re il consenso; è venuto meno il rispetto alla possibilità di cre- senso di responsabilità sociale DI CARTA CANTA FABRIZIO PEZZANI * «R e Lear» è forse una delle migliori tragedie di Shakespeare nel descrivere la complessa natura dell’uomo che appare nella sua pazzia-saggezza, la tempesta che sconvolge la storia è la metafora della condizione umana . Nel quarto atto, alla scena prima, il conte di Gloucester esclama: «È la piaga dei tempi quando gli idioti governano i ciechi». Si svolge così un gioco paradossale tra ragione e pazzia e si dimostra quanto l’universo morale sia più complicato ed intimamente contradditorio di quanto la nostra vita di ogni giorno possa indurci a credere . L’affermazione drammatica è sempre attuale perché l’animo umano sembra sordo e cieco nel capire la storia , le cause vere dei suoi drammi e È stata chiusa la banca che fu fondata dall’ex presidente delle Poste, Cardi DI ANDREA GIACOBINO D opo la pesante sanzione di Banca d’Italia dello scorso autunno adesso arriva il provvedimento più drastico. Il Gruppo Bancario Mediterraneo (Gbm) Holding e Gbm Banca, fondate e presiedute da Enzo Cardi, ex presidente di Poste Italiane, sono state poste in amministrazione straordinaria dal Ministero dell’Economia e delle Finanze su proposta di Via Nazionale. Commissari straordinari sono stati nominati con provvedimento di Banca d’Italia i professori Raffaele Lener e Francesco Fioretto mentre Maria Teresa Bianchi, Rosa Cocozza e Paolo Valensise sono stati nominati componenti del comitato di sorveglianza di Gbm Holding e Gbm Banca. La Bianchi è diventata poi presidente delle due società. In autunno del 2014 Banca d’Italia aveva irrogato una sanzione di quasi mezzo milione di euro al Gruppo Bancario Mediterraneo dopo aver rilevato «carenze nell’organizzazione e nei controlli» da parte del board e dell’ex direttore generale ed la funzionalità dei sistemi di controllo che a maglie larghe fanno passare tutto. Senza lavoro, l’uomo perde la sua dignità e diventa un puro oggetto di scambio da misurare con algoritmi. Un oggetto di cui si perde di vista la dimensione di persona. Ormai si è arrivati, giustamente, a chiedere l’abolizione del premio Nobel in economia perché contrario alla volontà di Alfred Nobel che vedeva nei premi indicati (l’Economia è stata aggiunta dalla Banca Fabio Lancellotti, che era stato sostituito da Pier Luigi Dosi. Tra i sanzionati con una cifra identica Cardi e un nome di peso come quello di Maurizio Romiti, figlio di Cesare, la cui Pentar ha il 3,45% di Gbm Holding. In Gbm Banca i rilievi dell’authority sono stato parimenti di carenze nei controlli interni e nell’organizzazione: tra i sanzionati ancora Lancellotti e l’ex direttore generale Giovanni Grossi. Gbm Banca, lanciata nel 2008 per realizzare un istituto di consulenza al servizio delle pmi, ha chiuso il 2014 con una perdita di circa 2 milioni di euro dopo il passivo di 2,4 milioni del precedente esercizio. Su un attivo di 140 milioni la raccolta era stata di 112 milioni, in progresso del 23% sul 2013. Per rafforzare il patrimonio della banca Gbm Holding aveva sottoscritto quest’estate un aumento di capitale a 70 milioni atto a ricapitalizzare Gbm Banca fino a 50 milioni. Ma ora Banca d’Italia ha fischiato la fine della partita: sotto l’opera dei commissari Gbm Holding e Gbm Banca proseguono comunque l’attività. di Svezia) la via da seguire per dare dignità alla società. Quella cultura premiata con i Nobel ha legittimato il modello di cui siamo prigionieri , è contro gli ideali di Alfred Nobel, grazie alla legittimazione di una finanza che non ha fondamento scientifico ma che è funzionale all’esercizio di un potere egemone sovranazionale . La sfida del lavoro si fa mettendo in discussione il modello culturale che lo vede solo come fattore produttivo da ridurre e non una via fondamentale per costruire una società in cui l’uomo possa aspirare ad un benessere morale e spirituale che non è fatto solo di beni consumabili e voluttuari ma da sentimenti e legami familistici . Di questo passo , purtroppo, dovremo ricordarci il pensiero che Shakespeare fa dire al conte di Gloucester: «È la piaga dei tempi quando gli idioti governano i ciechi». * Ordinario di Programmazione e Controllo Università Bocconi Il giorno in cui a Valle Giulia si spense un grande sogno, c’era anche mio padre DI LUIGI CHIARELLO Negli ultimi giorni ho letto molti post e diversi articoli su Pasolini. Un post in particolare ricordava gli scontri di Valle Giulia e la differenza che Pasolini sottolineò tra i veri proletari figli del popolo, che si arruolavano nelle forze dell’ordine per fame, e i ribellisti, normalmente di estrazione borghese. Mio padre era a Valle Giulia. Studente di ingegneria a Napoli mi raccontò di essere andato a quell’appuntamento per partecipare alla costruzione di un mondo nuovo. Fatto di pace e amore, per citare uno slogan dell’epoca. Si sognava di ribaltare vecchi schemi, di garantire accesso universale agli studi, di eliminare le differenze di censo consentendo a tutti le stesse possibilità di partenza. O quantomeno si sognavano standard sociali minimi per tutti, dialogo tra le generazioni e una dialettica liberata dai rapporti di forza. E dall’arroganza. Per questo mio padre, giovane studente di ingegneria, andò a Valle Giulia. Lui con i suoi amici. Perché la politica era e dovrebbe essere partecipazione. Poi, a un tratto, gli scontri tra studenti fa- scisti e comunisti. L’odio. La contrapposizione cieca. Fine a se stessa. La guerra di prevaricazione. Quindi, i borghesi ribellisti di sinistra che aggrediscono i giovani poliziotti e carabinieri. I revolutionari che menano i figli del pueblo. Mio padre è i suoi amici lasciarono immediatamente Valle Giulia. Il progetto era naufragato. Era ai loro occhi evidente il fallimento di un sogno, la degenerazione di un movimento pacifico e la paura per lo spalancarsi di un baratro, che poi apri le porte ad un’epoca chiamata «Anni di Piombo». Si sparsero per la città e si ritrovarono dopo qualche ora su di un muretto. Sublimarono la loro voglia di rivoluzione delusa in un panino caldo con la mortadella. Il nutrimento, il gesto più basico e rivoluzionario: perché é amore per la vita, costruzione di sé stessi. Salvezza. Non distruzione. Ho la foto di quei cinque magnifici ragazzi, che addentano il panino con gioia e spensieratezza. «Quel panino», mi raccontò anni dopo, «aveva il sapore della libertà». Dai dogmi, dalle ideologie sterili. Quel panino era consapevolezza. Ho avuto la fortuna di avere un padre libero. A proposito di Pasolini.