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GATTINO SALVATO E «ADOTTATO» DAI POMPIERI, GRIFONE IN

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GATTINO SALVATO E «ADOTTATO» DAI POMPIERI, GRIFONE IN
PROVINCIA
L’ECO DI BERGAMO
23
MERCOLEDÌ 12 OTTOBRE 2005
La difesa: «Ai volontari solo compiti di deterrenza. Il compenso? Mille euro per un mese: un rimborso appena sufficiente per la benzina»
«Truffa al Comune»: ambulanze sequestrate
L’associazione aveva effettuato ronde notturne a Colere. L’accusa: servizio svolto senza licenza e dietro compenso
COLERE L’accusa è di
truffa ai danni del Comune di Colere, per una serie
di ronde notturne effettuate quest’estate per conto
della stessa amministrazione comunale, ma senza
possedere apposita licenza e ricevendo, in compenso, la somma di mille euro. A finire nei guai è l’Associazione nazionale militari della croce rossa italiana (organizzazione non
lucrativa di utilità sociale,
in tutto distinta dalla Croce rossa italiana), che ha
sede a Bergamo in via IV
Novembre e conta una novantina di volontari.
L’Anmcri collabora con alcune amministrazioni comunali, compresa quella
di Bergamo, dove ad esempio durante i blocchi del
traffico aiuta la polizia locale.
Ieri mattina i mezzi dell’associazione sono stati
posti sotto sequestro preventivo dal gip Nicolò Messana, su richiesta del sostituto procuratore Francesco Lentano. Si tratta
una novantina tra ambulanze, «campagnole», moto
e auto, di cui però solo una
ventina marcianti (gli altri
vengono usati soltanto per
le parti di ricambio). Il legale rappresentante dell’Anmcri di Bergamo è stato iscritto nel registro degli indagati per truffa.
Nel mirino della Procura è finito un servizio di
sorveglianza notturna,
svolto dai volontari dal 20
luglio al 20 agosto a Colere, su delibera della stessa
giunta comunale. La giunta, tuttavia, nel deliberare
un compenso di mille euro per l’Anmcri sarebbe
stata, secondo l’accusa, indotta in errore dall’associazione, per una serie di
motivi. Primo: l’Anmcri pur essendo organizzazione non lucrativa di utilità
sociale - avrebbe proposto
a numerosi Comuni la stipula di convenzioni per
svolgere servizi di supporto alle polizie locali, controllo del territorio, videosorveglianza, ronda notturna. Secondo: per il servizio
avrebbe chiesto il pagamento di un prezzo. Terzo:
avrebbe nascosto la propria natura di organizzazione priva di fini di lucro
(come tale è infatti iscritta
al registro di protezione civile della Lombardia e della Presidenza del Consiglio
dei ministri). E quarto:
avrebbe generato confusione tra il proprio ruolo, apparentemente collegato a
quello della Croce rossa
italiana, essendo in realtà
del tutto distinta da quest’ultima. In sostanza, secondo la Procura l’Anmcri
si sarebbe offerta sul mercato dei servizi di vigilanza presentandosi ai Comuni per quello che non è, e
ne avrebbe effettuati a Colere senza averne titolo (ci
Il sindaco: «Iniziativa
in buona fede per
dare tranquillità ai
residenti. Prima di
iniziare avevamo
anche informato
i carabinieri»
vuole una licenza del prefetto), percependo un compenso (mille euro).
La replica della difesa è
nelle parole dell’avvocato
Alfio Bonomo, del Foro di
Bergamo, che sottolinea
«innanzitutto l’antieconomicità di quella che l’accusa chiama truffa: mille euro per un mese di servizi
notturni che hanno impegnato uno o due mezzi per
volta, con 4-6 volontari. Di
fatto, si tratterebbe di un
rimborso spese appena
sufficiente per la benzina
e per altre semplici spese,
come l’assicurazione per i
volontari. Se poi si parla di
truffa per aver fatto credere che l’Anmcri fosse collegata alla Croce rossa italiana, è difficile capire come possa aver pensato il
Comune di Colere di affidare ad un ente come la
Croce rossa un servizio di
vigilanza notturna. Tra i
volontari dell’Anmcri nessuno è stipendiato: si autotassano per far andare
avanti l’associazione. Inoltre - aggiunge l’avvocato il servizio svolto di notte dai
volontari a Colere serviva
solo come deterrente, e per
segnalare alle forze dell’ordine eventuali problemi in
paese. Infine - conclude
Bonomo - perché arrivare
fino al sequestro dei mezzi e mettere in crisi servizi utili (come ad esempio il
trasporto gratuito di disabili al lavoro) svolti quotidianamente dall’associazione? Chiederemo al più
presto il riesame del provvedimento».
Sulla vicenda si esprime
anche il sindaco di Colere,
Franco Belingheri: «Abbiamo dato per scontato che
non ci fossero problemi, e
a mio parere non ce ne sono: come altri Comuni, abbiamo ricevuto una proposta dall’associazione, che
è riconosciuta, e dato che
d’estate c’è molto afflusso
di villeggianti le abbiamo
affidato il compito di girare (ovviamente disarmati)
per il paese e segnalare
eventuali anomalie. Era
solo per far stare più tranquilli i residenti. I mille euro? Praticamente un rimborso spese. Io stesso, infine, ho chiesto all’Anmcri
di avvertire della propria
presenza i carabinieri di
Vilminore».
Vittorio Attanà
Sabrina Galbussera
Auto schiacciata e trascinata per 50 metri da un tir: salvo il conducente
La sua auto è stata spinta per quasi 50 metri dal camion sotto il quale
era rimasta incastrata, ma fortunatamente, per un trentaseienne monzese, le conseguenze dell’incidente verificatosi ieri pomeriggio sulla Rivoltana, a Calvenzano, non sono state
gravissime.
Saverio Carmelo Gueli, di origini siciliane e residente a Monza, che attorno alle 14 viaggiava su una Seat Cordoba grigia tra Arzago e Calvenzano,
si trova ricoverato nel reparto di chirurgia dell’ospedale di Treviglio: dopo
l’incidente le sue condizioni erano
sembrate davvero gravi, ma nel corso
della giornata sono parse via via meno serie e in serata per Gueli i medici hanno emesso una prognosi 20
giorni.
La dinamica dell’accaduto è stata
ricostruita dai carabinieri della stazione di Caravaggio: alle 14 il trentaseienne si è lasciato alle spalle il
rondò di Arzago sulla Rivoltana, ed
è entrato in territorio di Calvenzano,
diretto verso la rotatoria di Caravaggio. Pare che il monzese abbia frenato bruscamente, accostando leggermente la sua auto lungo la carreggiata, a fianco di una strada sterrata secondaria.
Ma la manovra non sarebbe stata
notata in tempo utile da F. B., camionista di 27 anni, di Cortefranca, in
provincia di Brescia, alla guida di un
tir Volvo bianco che seguiva la Cordoba. Il giovane avrebbe tentato di evi-
A sinistra, la Seat Cordoba schiacciata e trascinata
da un tir (sopra) a Calvenzano: il conducente
dell’auto se l’è cavata con ferite non gravi (foto Cesni)
tare la Seat con una brusca sterzata
verso sinistra, quindi verso la corsia
opposta di marcia, ma la parte anteriore destra del mezzo pesante ha travolto l’auto a una certa velocità, finendo fuori controllo.
La cabina del camion, scivolando di
traverso lungo la carreggiata - dalla
corsia di marcia per Mozzanica all’altezza dell’impatto, fino al ciglio della
strada in direzione opposta -, ha spinto per una cinquantina di metri la
macchina incastrata sotto le ruote.
L’abitacolo della Seat Cordoba è stato praticamente schiacciato.
L’auto con Saverio Gueli è poi finita in un campo a lato della strada,
mentre il camionista e diversi automobilisti in transito chiamavano il
118, intervenuto con un’auto medica
da Treviglio quasi contemporaneamente ai vigili del fuoco, partiti sempre dalla cittadina della Bassa.
Il monzese è stato estratto dall’abitacolo e portato d’urgenza in ospedale, dove le sue condizioni sono miglio-
.COMUN NUOVO.
Addio all’assessore del dialogo
Tutto il paese in lutto nel giorno dei funerali di Enrico Carera, morto in moto sabato scorso
PER BARBARA ROSE BIANCHE
E LE LACRIME DI COSTA VOLPINO
Sono più di 500 le persone che, ieri pomeriggio a Costa Volpino, si sono strette attorno alla bara coperta da un cuscino di
rose bianche per accompagnare all’ultima dimora Barbara Paris.
La ragazza di 24 anni era deceduta domenica mattina, dopo che,
sabato, era stata colpita da un’emorragia cerebrale mentre si trovava in palestra. Occhi lucidi e gonfi di lacrime, singhiozzi trattenuti a fatica soprattutto tra i suoi amici e coetanei con cui aveva condiviso la passione per le moto, la pesca e le lunghe chiacchierate
al bar di Pianico dove, dopo l’imminente matrimonio con il fidanzato Flavio Pedretti, si sarebbe definitivamente trasferita. Visibilmente provati per l’accaduto, il papà Sergio, la mamma Attilia Vedovati e la sorella Francesca, assieme a Flavio, hanno seguito la bara sorreggendosi a vicenda. «Un fatto luttuoso come questo, accaduto senza alcun preavviso, non trova risposte facili; lasciamo
quindi che sia il Signore a parlare al cuore di chi è stato maggiormente colpito - ha detto il parroco di Corti, don Gian Franco Lazzaroni, durante l’omelia -. Occorre che la disperazione lasci posto alla tristezza e al dolore, perché la vita è un dono che non possediamo, anche se è nostro dovere usarla al meglio». Alle esequie
hanno partecipato anche il parroco di Pianico, don Claudio Brena, e di Grignaghe di Pisogne, don Ermanno Magnolini. I suoi amici di svago e di lavoro hanno ricordato la serenità e l’allegria che
caratterizzava il modo di fare di Barbara, la grande determinazione
che dimostrava nel tenere fede agli impegni presi, la voglia di vivere e i progetti che avrebbe voluto realizzare nel prossimo futuro. Per
la giovanissima Barbara il destino aveva invece programmi ben diversi: da ieri riposa nel cimitero a poche centinaia di metri dall’abitazione dei genitori.
E. M.
COMUN NUOVO Tutto il
paese di Comun Nuovo si
è fermato ieri pomeriggio
per dare l’ultimo saluto all’assessore ai Lavori pubblici Enrico Carera, architetto 35enne, morto in un
incidente sabato scorso
lungo la provinciale Stezzano-Spirano, quando, in
sella alla sua motocicletta,
si è scontrato contro un’Alfa 156. In paese i tabelloni
luminosi recavano la scritta «Giornata di lutto cittadino per l’improvvisa
scomparsa dell’assessore
Enrico Carera» e i bar e i
negozi hanno abbassato le
saracinesche.
La celebrazione funebre
si è svolta nel salone a
pianterreno di Palazzo Benaglio, sede del Comune (a
causa dell’inagibilità della
parrocchiale chiusa per restauri), che non è riuscito
a contenere la folla presente, almeno duemila persone, la maggior parte delle
quali hanno sostato in modo composto nei giardini,
ascoltando le esequie da
due altoparlanti. Presenti
anche molti sindaci con la
stione del territorio.
Nel corso dell’omelia, il
parroco ha sottolineato l’altruismo, la semplicità e la
voglia di mettersi sempre
al servizio della comunità
di Enrico e ha voluto affidare la sua anima nelle
mani del Beato Giovanni
XXIII, di cui proprio ieri ricorreva l’anniversario dalla morte. Anche il sindaco Giovanni Abati e alcuni
colleghi di lavoro, con la
voce rotta dall’emozione,
hanno voluto prendere la
parola per brevi istanti, e
A. D. L.
Schianto in trattore
Il pensionato morto
per una infezione
con frasi semplici dire «grazie» al loro collega e amico.
Alla fine della cerimonia il
vicesindaco Battista Passera ha ricordato il profondo legame che lo univa a
Enrico, considerato come
un figlio, e come avesse accolto con soddisfazione la
linfa giovane portata dalla
sua presenza nell’attuale
Amministrazione.
Tra gli applausi la bara,
avvolta nel tricolore, è stata poi portata al cimitero di
Comun Nuovo.
CASAZZA «È finito il calvario per il nostro fratello Alberto e in parte anche per i suoi familiari». Sono queste le parole con cui don Pietro Ceresoli, parroco di Casazza, ha iniziato la propria omelia per i funerali di Alberto Zappella. Il pensionato di Casazza era rimasto
coinvolto sabato 24 settembre in un incidente stradale ed era deceduto lunedì 3 ottobre all’ospedale Riuniti di Bergamo dove era stato ricoverato.
«Anche il giorno dell’incidente - ha aggiunto il parroco di Casazza - era uscito per fare un po’ di legna per
la casa. Dopo una vita di lavoro, negli ultimi anni era
attorniato dalla gioia dei nipoti. Di fronte a queste tragedie ci si chiede il perché e solo se la nostra fede è forte possiamo trovare una risposta: il Signore ci è sempre vicino, attraverso, ad esempio, i tanti amici che oggi sono qui per testimoniare il loro affetto ai familiari».
Don Pietro ha poi aggiunto, ammonendo quanti percorrono le strade con imprudenza: «Il codice della strada non può essere un optional da rispettare soltanto
quando ci sono le forze dell’ordine o sono installati i
sistemi elettronici, ma fa parte del quinto comandamento, “non uccidere” e ciò rappresenta un atto di responsabilità e di carità, visto che il Vangelo ci insegna
ad amare il nostro prossimo». Una volta concluso il rito funebre, il corpo di Alberto Zappella è stato tumulato nel cimitero comunale di Casazza.
Intanto la giustizia fa il suo corso: secondo i primi
esiti dell’autopsia, effettuata ieri mattina da due patologi dell’Istituto di medicina legale di Milano, Alberto Zappella sarebbe morto per infezione da trauma toracico: difficile per ora invece capire cosa abbia provocato l’infezione e se eventualmente vi siano responsabilità penali da ravvisare. Per questo sarà necessario attendere gli esiti definitivi, tra alcune settimane.
Stefano Bani
G. Ar.
Il funerale dell’assessore Carera nel municipio di Comun Nuovo (foto Manzoni)
fascia tricolore, tutti uniti
per stringersi al visibile dolore di mamma Rosalba, di
papà Silvano e della sorella Lorena. La Messa è stata concelebrata dal parroco di Comun Nuovo, don
Gesualdo Poli, da don Matteo Cella, che a Comun
Nuovo è stato per due anni diacono e ordinato sacerdote lo scorso maggio,
e da don Antonio Manzoni,
parroco di Azzano San
Paolo, comune in cui Enrico Carera lavorava come
responsabile dell’Ufficio ge-
rate in serata. Illeso il camionista, il
cui mezzo pesante ha lasciato sulla
carreggiata i segni di una brusca frenata.
Fino alle 14.40 circa il traffico sulla Rivoltana è risultato pesantemente congestionato, per via dei soccorsi e degli inevitabili rilievi in corso.
Il camion è stato sollevato dal campo dove aveva terminato la sua corsa
grazie a un’autogrù dei vigili del fuoco di Bergamo.
STORIE DI ANIMALI
GATTINO SALVATO E «ADOTTATO» DAI POMPIERI, GRIFONE IN CURA AL WWF
I
Un esemplare di grifone
l primo è un micio orfano
salvato dai vigili del fuoco
di Zogno e «adottato» dal
caposquadra. Il secondo è un
grifone ferito dai colpi di fucile da un cacciatore, e ora affidato alle cure degli operatori dell’Oasi Wwf di Valpredina, a Cenate Sopra. Due animali, due storie, tutte da raccontare.
Forse si ricorderà per sempre della brutta avventura di
cui è stato protagonista, il gattino che i vigili del fuoco del
distaccamento di Zogno hanno portato in salvo ieri mattina. Non sapendo a chi affidare l’impaurita bestiola, il caposquadra dei pompieri,
Adriano, non ci ha pensato
due volte e l’ha adottata, chiamandola «quattro calzini» per
il colore bianco delle zampette. Un caposquadra che già in
passato si era lasciato intenerire dopo un salvataggio, e aveva preso in cura a casa un felino trovatello, ribattezzato
Morrigan, che ora è un bel micione affettuosissimo. Tutto
è successo ieri mattina verso
le nove, quando al centralino
dei pompieri arriva una telefonata di un cittadino di Almenno San Salvatore. «Vicino alle scuole elementari, in via Europa, c’è un gattino appollaiato in cima a un albero alto una
decina di metri, è lì da un paio
di giorni, non riesce più a scendere e continua a miagolare.
Fate qualcosa».
Il salvataggio degli animali
rientra nelle attività dei Vigili del fuoco, che sono immediatamente usciti. Ad attenderli nel cortile della scuola
decine di bambini, che avevano interrotto la lezione per as-
sistere al salvataggio. Quando
è stato recuperato dal caposquadra Adriano, il gattino ha
certo capito di essere finito in
buone mani.
Da Almenno San Salvatore
a Cenate Sopra, dal micino al
grifone. Che non è certo comune nella nostra Penisola, ma
che recentemente è stato fatto
volare in alcuni esemplari tra
i cieli del Nord Italia, in seguito all’attuazione di un progetto scientifico ideato dall’istituto di fauna selvatica di Zagabria (Croazia). Lungo circa
un metro, pesante 10 chilogrammi, è uno dei più grandi uccelli al mondo in grado
di volare. Può vivere anche
cinquant’anni. Domenica
scorsa uno di questi grifoni è
stato ferito nel Bresciano dal
colpo di un fucile a pallini sparato da un cacciatore. Il vola-
tile ferito, trovato da un cacciatore bresciano, è stato soccorso dalla polizia provinciale di Brescia, che lo ha trasportato per le cure al Cras (centro
recupero animali selvatici) dell’oasi Wwf di Valpredina a Cenate Sopra. «Il grifone è stato colpito da un’impallinatura massiccia – spiega il direttore del Wwf di Cenate Sopra,
Enzo Mauri – ed è stato ferito
gravemente a un occhio, a un
orecchio e al cranio. La rosa di
pallini potrebbe compromettere anche una delle due ali.
Non è da escludere che il volatile possa non essere recuperabile. I veterinari dell’Università di Milano effettueranno la
Tac che accerterà se il grifone potrà tornare a volare».
Buona fortuna.
Monica Armeli
Sergio Tiraboschi
Il micio «adottato» dai vigili del fuoco di Zogno: si chiama «Quattro calzini» (foto Andreato)
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