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«Mio Signore e mio Dio!» «Gettate la rete dalla parte destra della
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La Nostra Voce - Aprile 2016
mensile di cultura e informazione cristiana
APRILE
2016
Otto giorni
dopo
venne Gesù
Gv 20, 19-31
«Mio Signore
e mio Dio!»
Viene Gesù,
prende il pane e
lo dà loro, così
pure il pesce
Gv 21, 1-19
«Gettate la rete
dalla parte destra
della barca
e troverete»
PARROCCHIE
S. FRANCESCA CABRINI - CODOGNO
ASSUNZIONE B.V. MARIA - TRIULZA
Xxxxxxxxxxxxxx
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La Nostra Voce - Aprile 2016
LA NOSTRA VOCE
mensile di cultura e informazione cristiana
Direttore responsabile: Don Giorgio CROCE
ANNO 33 - N° 8 - APRILE 2016
registrato presso il Tribunale di Lodi in data 03/11/86 al N° 189
Pubblicato il 1-04-2016 - Tiratura copie N° 300
Sede redazione e stampa: PARROCCHIA SANTA FRANCESCA CABRINI
Viale Papa Giovanni XXIII n° 1 - 26845 CODOGNO (LO)
Sito web: www.cabrinitriulza.it
Posta elettronica: [email protected]
Sito web della Parrocchia S. Francesca Cabrini di Houston (Texas, USA): sfchoutx.org
Tempo di S. Pasqua
1
La Nostra Voce - Aprile 2016
“
Come possiamo noi fare echeggiare nel mondo una tale notizia? Noi siamo testimoni di
questo fatto. Siamo la voce che si perpetua di anno in anno nella storia. Siamo la voce che si
diffonde in cerchi sempre più larghi nel mondo. Siamo la voce che ripete la testimonianza di
coloro che lo videro con i propri occhi e lo toccarono con le loro mani. Siamo i trasmettitori,
da una generazione all’altra, da un popolo all’altro, del messaggio di vita della Risurrezione di Cristo. Siamo la voce della Chiesa, per questo fondata, per questo diffusa nell’umanità,
per questo militante, per questo vivente e sperante, per questo, pronta a confermare col proprio sangue la propria parola.
E’ il messaggio della fede che, come tromba d’angelo, squilla ancor oggi nel cielo e sulla terra:
è risorto. Il Cristo è risorto!
Non importa, fratelli, se l’esperienza della caducità delle forze umane delude ogni giorno le
nostre fragili speranze d’uno stabile orientamento della società umana; e non importa nemmeno se dal progresso stesso generato dallo sviluppo moderno e dalla cultura sovrana degli
utili segreti della natura sembra derivare all’uomo non pienezza, non sicurezza di vita, ma
piuttosto tormento d’insoddisfatte aspirazioni; non importa perché una nuova, originale,
inesauribile sorgente di vita è stata infusa nel mondo da Cristo Risorto, operante per quanti
ne ascoltano la Parola, ne accolgono lo spirito e ne compongono il mistico Corpo, nel mondo
e nel tempo.
”
Beato Papa Paolo VI
A tutte le Comunità
Parrocchiali
di S. Francesca Cabrini
e Assunzione
B. V. Maria in Triulza
giunga l’augurio
di una Serena
e Gioiosa S. Pasqua
piena di vita
e di speranza.
Don Giorgio, parroco
Giubileo della Misericordia
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La Nostra Voce - Aprile 2016
DIOCESI
DI
LODI
“Siate misericordiosi,
come il Padre vostro”
Le sette opere di misericordia spirituale
(Sussidio per i Gruppi di Ascolto della Parola 2015-2016)
3. Insegnare agli ignoranti
3 - SEGUITO
“Vani per natura tutti gli uomini
che vivevano nell’ignoranza di Dio” (Sap 13,1-10)
1
Davvero vani per natura tutti gli uomini
che vivevano nell’ignoranza di Dio,
a dai beni visibili non furono capaci di riconoscere colui che è,
né, esaminandone le opere, riconobbero l’artefice.
2
Ma o il fuoco o il vento o l’aria veloce,
la volta stellata o l’acqua impetuosa o le luci del cielo
essi considerarono come dei, reggitori del mondo.
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Se, affascinati dalla loro bellezza, li hanno presi per dei,
pensino quanto è superiore il loro sovrano,
perché li ha creati colui che è principio e autore della bellezza.
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Se sono colpiti da stupore per la loro potenza ed energia,
pensino da ciò quanto è più potente colui che li ha formati.
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Difatti dalla bellezza e grandezza delle creature
per analogia si contempla il loro autore.
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Tuttavia per costoro leggero è il rimprovero,
perché essi facilmente s’ingannano
cercando Dio e volendolo trovare.
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Vivendo in mezzo alle sue opere, ricercano con cura
e si lasciano prendere dall’apparenza perché le cose viste sono belle.
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Neppure costoro però sono scusabili,
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perché, se sono riusciti a conoscere tanto da poter esplorare il mondo,
come mai non ne hanno trovato più facilmente il sovrano?
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Infelici anche coloro le cui speranze sono in cose morte
E che chiamarono dei le opere di mani d’uomo,
oro e argento, lavorati con arte, e immagini di animali,
oppure una pietra inutile, opera di mano antica.
Giubileo della Misericordia
Commento
Il capitolo XIII del libro della Sapienza, nei
primi nove versetti è seria presa di distanza
dalla così detta religione dei pagani.
Questa critica ragionata prende in esame quel
meccanismo tipico di molti popoli, antichi e
non solo, di divinizzare elementi cosmici, forze naturali e astri. Il testo inizia con un’affermazione sull’inconsistenza, letteralmente soffio di vento, rivolta a tutti coloro che
divinizzano le cose create al posto del loro
creatore.
Costoro, si dice, sono vani, nel senso di privi
di fondamento, caduchi esattamente come Adamo, l’uomo
che è soffio e
di terra. Sono
soffio di vento, dice il testo, coloro
che vivevano nell’ignoranza, non furono capaci di riconoscere e non riconobbero.
Essi ignorano il Dio unico e vero
perché non sono in grado di risalire
dalla creazione al Creatore. Si sono fermati
alle opere, senza percepire alcuna distinzione
tra le cose buone da Lui create e Colui che è.
Non furono capaci di riconoscere nonostante ad ogni uomo sia concessa la possibilità effettiva di conosce Dio contemplando la sua
creazione; dagli effetti alla causa. Per questo
allora essi non riconobbero Dio. Sei opere
della creazione, come per indicarla tutta, sono
state divinizzate: fuoco, vento, aria veloce,
volta stellata, acqua impetuosa e luci del cielo. L’elenco comprende i corpi celesti e gli
elementi della natura ed in questo modo il testo prende le distanze sia dalle correnti filosofiche del tempo, ed in specie lo stoicismo,
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La Nostra Voce - Aprile 2016
sia dalla religione popolare. Questo procedimento di divinizzazione delle cose ha in sé un
vizio fondamentale, che il testo porta a galla.
Si tratta di un problema di conoscenza: costoro non colgono la relazione di somiglianza o
la proporzione esistente tra il Creatore e le
sue creature.
La somiglianza impressa dal Creatore alle sue
creature è la via, per analogia, cui giungere alla
vera conoscenza di Dio. Questo procedimento si fonda su un assunto fondamentale: la differenza radicale, pur nella somiglianza, tra
Creatore e creatura.
Le cose create somigliano al loro Creatore,
certo, ma al tempo stesso, non sono il
Creatore. Considerazioni simili
sono quelle di Paolo in
apertura alla lettera
ai Romani con
l’intento di
mostrare come sia i
Giudei, quanto i Pagani,
pur avendo modo di conoscere Dio per
vie diverse, si sono allontanati da
lui. Paolo è convinto che questo corrisponda ad un disegno misterioso di Dio che
ha voluto racchiudere tutti nella disobbedienza
per usare a tutti misericordia.
I Pagani a differenza dei Giudei, non avendo
avuto la possibilità di conoscere la rivelazione potrebbero in qualche modo essere giustificati, ma non è così. L’Apostolo scrive: “Infatti le perfezioni [di Dio] invisibili, ossia la
sua eterna potenza e divinità, vengono contemplate e comprese dalla creazione del mondo
attraverso le opere da lui compiute. Essi dunque non hanno alcun motivo di scusa perché,
pur avendo conosciuto Dio, non lo hanno glorificato né ringraziato come Dio, ma si sono
perduti nei loro vani ragionamenti e la loro
Giubileo della Misericordia
mente ottusa si è ottenebrata. Mentre si dichiaravano sapienti, sono diventati stolti e hanno scambiato la gloria del Dio incorruttibile
con un’immagine e una figura di uomo
corruttibile, di uccelli, di quadrupedi e di rettili. Perciò Dio li ha abbandonati all’impurità
secondo i desideri del loro cuore, tanto da disonorare fra loro i propri corpi, perché hanno
scambiato la verità di Dio con la menzogna e
hanno adorato e servito le creature anziché il
Creatore, che è benedetto nei secoli. Amen”
(Rom 1,20-25).
Interessante è sottolineare come ciò che essi
ritenevano “sapienza”, li ha resi in realtà stolti
impedendo loro di vedere, al di là delle cose
create, il Creatore. Questo ci suggerisce che
l’ignoranza non sempre e solo mancanza di
erudizione. La seconda parte del capitolo, dal
versetto 10 in poi, è una critica piuttosto ironica dell’idolatria. Sono infelici, dice il testo,
nel senso di riprovevoli, condannabili e degni
di commiserazione coloro che mettono la loro
speranza, posto che in vero spetta a Dio, in
manufatti umani, gli idoli appunto.
La duplice critica alla religione della natura e
all’idolatria risente dell’ambiente culturale in
cui il libro della Sapienza viene composto: il
giudaismo ellenistico. L’antica fede nel Signore Dio d’Israele deve fare i conti con le convinzioni religiose dell’ambiente culturale e
sociale pagano in cui il Popolo vive.
Attualizzazione
Ignorante, come abbiamo potuto vedere, non
vuol dire essere senza cultura o senza
erudizione. Ignorante è colui che non conosce le cose che invece dovrebbe conoscere e
può anche essere un docente universitario o
un noto scrittore.
L’uomo odierno non di rado conosce i dettagli più minuti del reale, il progresso delle
scienze è in questo campo impressionante, ma
perde di vista l’essenziale: ignora quale sia il
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La Nostra Voce - Aprile 2016
senso del vivere, ignora quale sia il destino che
alla fine dell’esistenza terrena ci attende, ignora se la nostra esistenza sia frutto del puro caso
oppure disegno provvidenziale di amore. Ignorare ossia non conoscere il Creatore, nostro e
di tutto quanto ci circonda, è oscurità profonda. Dante nel Paradiso illustra la sua ascesa
verso la Santissima Trinità come una illuminazione sempre più intensa: Dio è luce e chi
lo conosce è nella sua luce luminosissima.
L’ignoranza di Dio è oscurità penosa che domanda di essere rischiarata.
La prima forma di carità che la Chiesa, ogni
battezzato quindi, è chiamata ad esercitare verso l’umanità è questa: l’annuncio della verità
affinché l’essenziale sia posseduto. Ecco il
senso della seconda opera di misericordia spirituale: istruire gli ignoranti.
La salvezza dei nostri fratelli direttamente e
per sé – diceva il cardinal Biffi – non sarà tanto il frutto della nostra affabile capacità di
ascolto e di dialogo – cosa importante però e
da non trascurare – ma della verità divina rivelata in Gesù e proclamata senza scolorimenti
e senza mutilazioni.
La conoscenza di Dio, luce autentica della vita
di ogni uomo, ci raggiunge attraverso tre grandi fonti: la creazione, come ci insegna la Sapienza, la Parola di Dio e la tradizione della
fede. Si tratta allora di guardare e di ascoltare
per giungere alla vera luce. Ci sono come tre
grandi parole che non dobbiamo mai smettere
di ascoltare e meditare: la Parola impressa
nella creazione, quella scritta nero su bianco
nella Bibbia e quella vissuta dalla comunità
credente, la Chiesa di Cristo. Istruire gli ignoranti è un’opera di per sé universale: tutti ne
siamo destinatari. Ciascuno di noi deve al
contempo ritenersi maestro ed alunno, saggio
ed ignorante.
Tutti abbiamo bisogno di essere istruiti quanto all’essenziale ed al tempo stesso siamo
chiamati ad istruire altri.
Giubileo della Misericordia
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La Nostra Voce - Aprile 2016
Domande per il discernimento
• Sono disposto a lasciarmi istruire nella mia “ignoranza” di Colui che è l’essenziale?
• Mi lascio guidare in questo senso dalla Sacra Scrittura e dalla Tradizione sempre viva della
Chiesa ed in particolare dal suo magistero?
• Sono disposto ad istruire con umile carità i miei fratelli intorno alla Verità che è Cristo Gesù
senza scolorimenti e senza mutilazioni?
• Ho lo dolce fortezza di “istruire” anche i lontani?
Preghiera
Tardi ti ho amato, bellezza tanto antica e tanto nuova; tardi ti ho amato!
Tu eri dentro di me, e io stavo fuori, ti cercavo qui, gettandomi, deforme,
sulle belle forme delle tue creature.
Tu eri con me, ma io non ero con te.
Mi tenevano lontano da te le creature che, pure, se non esistessero in te,
non esisterebbero per niente.
Tu mi hai chiamato e il tuo grido ha vinto la mia sordità; hai brillato, e la tua luce
ha vinto la mia cecità; hai diffuso il tuo profumo, e io l’ho respirato, e ora anelo a te;
ti ho gustato, e ora ho fame e sete di te; mi hai toccato,
e ora ardo dal desiderio della tua pace.
Sant’Agostino, Le Confessioni, X, 27
3 - CONTINUA
PENSIERI
• Forse come credenti, come Chiesa, dobbiamo operare dei salti
di qualità. Pauper si oppone a potens. Quindi quando dico “lasciare le ricchezze” intendo
soprattutto “lasciare il potere, la volontà di
dominio”. Noi dovremmo fare una operazione di spogliazione, perché soltanto Gesù Cristo sia benedetto e glorificato.
Come Chiesa non dovremmo cercare legami con il potere, non dovremmo prostituirci.
Questa Chiesa che abita i sotterranei della
Storia e non i palazzi dei potenti, deve togliersi la corazza di Saul per prendere la fionda di
Davide.
(da “Il fuoco della Pace” - Don Tonino Bello)
• Se Dio è uno, il genere umano è uno.
(mistico orientale del Medioevo da “Il fuoco della Pace” - Don Tonino Bello)
• La povertà di Chiara non è una povertà di
comodo: non manca di lavorare; è audacia di
contare presso il Padre dei cieli più che gli
uccelli dell’aria e i gigli del campo; è forza di
proclamazione a tutto il mondo che l’uomo
vero, l’uomo liberato, è come il Figlio di Dio:
ricco soltanto di tutta la mitezza dell’amore che
ignora la paura e la difesa e si lascia “mangiare”, ricco soltanto di tutta la forza dell’amore che vince l’avversario con l’umile dolcezza
del perdono.
(da “Come fonte sigillata” Sorelle Povere di Santa Chiara)
• Il ricco non è quello che ha più del povero,
ma quello che in forza della sua ricchezza
domina il povero, quello che non deve dire
grazie a nessuno, perché ciò che riceve non
lo riceve per grazia, ma perché gli è dovuto.
(da “Profezia della Povertà” - p. D. M. Turoldo)
Giubileo della Misericordia
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La Nostra Voce - Aprile 2016
Storia della conversione di Höss,
“l’animale” di Auschwitz
Il gerarca nazista, che supervisionò la morte di oltre tre milioni
di persone, trovò un prete disposto a confessarlo prima della morte.
«La confessione durò e durò e durò»
L’amore e il perdono di Dio può arrivare fino
a un livello scandaloso, fino all’assoluzione di
un gerarca nazista, comandante del campo di
concentramento di Auschwitz-Birkenau. La
storia, riportata da Aleteia, è stata raccontata
durante un incontro in occasione dell’Anno
della misericordia negli Stati Uniti da suor
Gaudia e suor Emmanuela, della congregazione della Beata Vergine Maria della Misericordia.
ATTO DI UMANITÀ. Höss compì un unico
atto di umanità. Un giorno portarono ad
Auschwitz «un’intera comunità di gesuiti»
tranne il superiore e questo, disperato, volle
raggiungere i suoi confratelli intrufolandosi nel
campo di concentramento. Le guardie lo scoprirono e lo portarono da Höss, certi che il
comandante avrebbe ordinato la sua esecuzione. Invece il sacerdote fu liberato, lasciando
le guardie sconcertate.
L’ANIMALE. Nel lager di Auschwitz in Polonia morirono circa tre milioni di persone, un
sesto degli ebrei uccisi durante l’Olocausto,
insieme a diversi cristiani e santi come san
Massimiliano Kolbe e santa Benedetta dalla
Croce (Edith Stein). Rudolf Höss,
soprannominato “animale” dai sopravvissuti
allo sterminio, nei tre anni di mandato come
comandante diresse l’esecuzione di oltre 2
milioni e mezzo di detenuti e
assistette alla
morte per fame
o malattia di un
altro mezzo milione. Finito il
suo mandato,
supervisionò
anche l’esecuzione di 400
mila ebrei ungheresi.
«L’AMORE CHE NON MERITIAMO». Quando la guerra finì Höss fu arrestato e condannato a morte per crimini contro l’umanità. Ma
l’ex comandante non era terrorizzato tanto dalla morte quanto dalla detenzione, convinto che
le guardie polacche si sarebbero vendicate
«torturandolo per tutto il tempo della prigionia e provocandogli una pena inimmaginabi-
Höss sale al patibolo
Giubileo della Misericordia
le». La sua sorpresa fu quindi enorme quando
vide che «uomini le cui mogli, figlie e figli,
uccisi ad Aushwitz, lo trattavano bene. Non riusciva a capacitarsene». Secondo le suore fu
quello il momento della conversione: quello
della misericordia, che è «l’amore che non
meritiamo». Sì, «non meritava il loro perdono, bontà, gentilezza. Eppure li ricevette tutti».
SOLO UN PRETE. Höss, cresciuto in quella
fede cattolica che poi abbandonò in gioventù,
chiese di potersi confessare. Le guardie provarono a cercare un sacerdote disponibile, ma
«le ferite ancora molto vive» non resero facile trovare chi «volesse ascoltare la sua confessione». E infatti «non trovarono nessuno».
L’ex comandante si ricordò improvvisamente
di quel gesuita, padre Wladyslaw Lohn, che
aveva risparmiato anni prima. Supplicò le guar-
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La Nostra Voce - Aprile 2016
die di cercarlo. Il gesuita, rintracciato proprio
nel santuario della Divina misericordia di
Cracovia, dove era diventato cappellano delle
suore della Beata Vergine Maria della Misericordia, accettò di confessare Höss.
LA CONFESSIONE. La confessione «durò e
durò e durò, finché non gli diede l’assoluzione: “Ti sono perdonati i tuoi peccati. Rudolf
Hoss, tu “l’animale”, i tuoi peccati ti sono perdonati. Vai in pace».
Il giorno successivo, prima dell’esecuzione,
il gesuita tornò per dare la Comunione al condannato. La guardia che era presente confessò
poi che quello fu uno dei momenti più belli
della sua vita: «Vedere quell’animale in ginocchio, con le lacrime agli occhi, come un bambino che sta per ricevere la Prima Comunione, Gesù, con il cuore».
Benedetta Frigerio (“Tempi”)
Dio è come lo zucchero
Mancavano cinque minuti alle 16. Trenta bambini, tutti della quinta elementare, quel pomeriggio, erano eccezionalmente irrequieti, agitati, emozionati, chiassosi, rumorosi. Alle
ore 16 in punto arrivò la maestra per iniziare l'esame scritto di catechismo: i promossi
sarebbero stati ammessi alla prima comunione, esattamente una settimana dopo. Immediatamente un silenzio generale piombó nella sala dove erano seduti i bambini in attesa
delle domande.
Prima domanda: "Chi mi sa dire con parole sue chi è Dio?", cominció a dettare la maestra. econda domanda: "Come fate a sapere che Dio esiste, se nessuno l'ha mai visto?".
Dopo venti minuti, tutti avevano consegnate le risposte. La maestra lesse ad una ad una
le prime ventinove; erano piú o meno ripetizione di parole dette e ascoltate molte volte:
"Dio è nostro Padre, ha fatto la terra, il mare e tutto ciò che esiste" Le risposte erano
esatte, per cui si erano guadagnati la promozione alla Prima Comunione.
Poi chiamò Ernestino, un piccolo vispo bambino biondo, lo fece avvicinare al suo tavolo e
gli consegnò il suo foglietto, dicendogli di leggerlo ad alta voce davanti a tutti i suoi compagni. Ernestino, temendo una pesante umiliazione davanti a tutta la classe, con la conseguente bocciatura, cominciò a piangere. La maestra lo rassicurò e lo incoraggiò. Singhiozzando Ernestino lesse: "Dio è come lo zucchero che la mamma ogni mattina scioglie nel latte per prepararmi la colazione. Io non vedo lo zucchero nella tazza, ma se la
mamma non lo mette, ne sento subito la mancanza. Ecco, Dio è così, anche se non lo
vediamo. Se lui non c'è la nostra vita è amara, è senza gusto". Un applauso forte riempì
l'aula e la maestra ringraziò Ernestino per la risposta così originale, semplice e vera. Poi
completò: "Vedete bambini, ciò che ci fa saggi non è il sapere molte cose, ma l'essere
convinti che Dio fa parte della nostra vita".
• Se la nostra vita è amara, forse è perché manca lo zucchero... •
S. Francesca Cabrini
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La Nostra Voce - Aprile 2016
Madre Cabrini:
L’educazione del cuore,
il cammino dell’interiorità
a cura
di Suor Maria Barbagallo, msc
(14 - seguito)
5. Esperienze missionarie di oggi
Le Missionarie del Sacro Cuore di Gesù conservano col passare degli anni questa impronta
fondamentale impressa da Santa Francesca Cabrini. Nonostante il mutare dei tempi, delle situazioni e delle stesse Missioni che spesso sono molto diverse da quelle fondate da Madre Cabrini,
si cerca di avere presente la visione carismatica che si ispira al Sacro Cuore di Gesù, al suo
amore e alla sua misericordia per l’umanità. Con il Concilio Vaticano II, ci si avviava verso una
riforma profonda dello stile di Comunità e di Missione, ma la Superiora Generale così scriveva
alle Suore in una delle sue prime Lettere:
«La prossima festa del Sacro Cuore ci trovi tutte ardenti di fede e di amore per questo
Cuore Divino che ci ha chiamate alla sua sequela e ci sostiene con la Sua grazia. Il
Cuore ferito del Salvatore è il segno vivente, il simbolo del Suo amore per noi. Prepariamoci a questa grande solennità con una fervorosa novena. Entriamo nel Cuore Divino di Cristo attraverso quella ferita che noi stesse abbiamo aperto con i nostri peccati e preghiamolo di purificare l’anima nostra con le fiamme del Suo amore. Attingiamo
da Lui la ricchezza delle virtù che devono informare la nostra vita religiosa, lasciamoci
riempire dalla Sua grazia e con fiducia illimitata impegniamoci ad aderire generosamente alla santa volontà di Dio e a riprodurre in noi quelle disposizioni di umiltà, di
obbedienza e di carità che Gesù ha vissuto nella Sua vita terrena. “Che cosa possiamo
temere se il Sacro Cuore ci protegge? E che cosa non possiamo sperare se confidiamo
nel Cuore di un Padre così potente e misericordioso?” ci dice la nostra Santa Madre.
L’amore purificatore di Dio potrà così operare nel nostro Istituto il rinnovamento voluto dalla Santa Madre Chiesa, il rinvigorimento dello spirito della nostra Santa
Fondatrice che farà di ciascuna di noi una Missionaria secondo il Cuore di Cristo».
Qualche anno dopo la stessa Madre così esortava le Suore in occasione dei 250 Anniversario di
Canonizzazione:
«Si tratta di credere fermamente nella potenza della chiamata di Dio, che ci sollecita
S. Francesca Cabrini
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La Nostra Voce - Aprile 2016
per una crescente apertura al suo amore e per apertura intendiamo spogliamento, liberazione da quanto ci lega a noi stesse, per un’ascesi più rapida, più gioiosa verso il
traguardo della divina carità.
Si tratta di andare contro-corrente, di sforzarci continuamente per correre verso la
meta, come ci ricorda l’Apostolo, e di superare ogni mediocrità: fantasie, capricci della
sensibilità e dell’orgoglio, chiacchiere inutili, critiche, leggerezze, vanità, tutto ciò che
ingombra lo spirito, annebbia lo sguardo di fede, tradisce il nostro ideale e ne appesantisce il cammino.
“Beati i puri di cuore perché vedranno Dio”. Chiediamo incessantemente al Signore
questa purezza di intenzioni e di vita che ci faccia tendere verso Colui che solo vale ed
è l’Unico necessario.
Apriamo quindi il cuore alla speranza e alla gioia ed accogliamo il risultato del nostro
comune lavoro con il grido del cieco di Gerico: “Signore, fate che io veda!” Fate che,
coscienti della nostra aridità spirituale e desiderose di corrispondere al vostro amore,
riceviamo questo seme di grazia con fede viva e interiore docilità perché esso doni
frutti abbondanti di vita.
Quest’anno ricorre il 25° anniversario della canonizzazione della nostra Santa Madre: 1946-1971. Riunite in un solo cuore, eleviamo lode e grazie al Signore per averci
donato una Guida così grande, così piena di Lui, così attuale, così universale. Prepariamoci o solennizzare, durante l’anno, nel periodo più propizio, questa ricorrenza a
noi tanto cara, per contare la nostra profonda gratitudine al buon Dio, irraggiare la
luce di quei tesori di grazie di cui era pieno il cuore della nostra Madre, e a lei offrire
l’omaggio del nostro impegno interiore, fecondo per la costruzione dei Regno di Dio».
Ad una Suora che le confidava i suoi problemi nel gestire alcune situazioni personali e forse in
procinto di voler lasciare la Congregazione, risponde:
«Non si preoccupi tanto né poco delle contraddizioni umane: Dio solo è il nostro Giudice, la nostra Luce e la nostra Forza. Andate avanti con semplicità, lavorando per il
Signore, tutte unite tra voi con legami d’amore. Non finirò mai di raccomandarvi la
carità, solo la carità, tutto l’altro è a servizio di questa, perché la carità è Dio. Che
importa il resto? Stabilitevi nella carità e porterete grande frutto. Andiamo presso il
Cuore Divino e da Lui imploriamo il Suo Fuoco d’amore: Egli non attende che questo,
e quanto può purificarci il cuore perché la carità trionfi in tutti e sempre, accogliamolo
di buon cuore. E Gesù non finì sulla croce perché l’Amore trionfasse? Vogliatevi bene,
lavorate unite nel Signore ed Egli feconderà il vostro operare”.
Nel tuo cuore palpita il Suo Cuore dolcissimo, è Egli il Padrone di tutta la tua vita ed è
la chiave della tua felicità; rivolgi a Lui i palpiti angosciati del tuo animo. Non pensare
mai neppure lontanamente di poterlo un giorno abbandonare, tradire, Lui che è l’Amore, la Bontà, la Misericordia, Lui che ti ha scelto fra molte per colmarti dei suoi doni
divini. La tua delicatezza e la tua profondità spirituale non ti porteranno mai a questo
S. Francesca Cabrini
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La Nostra Voce - Aprile 2016
punto estremo, ma, te ne supplico, per la tua pace e per la tua serenità, volgiti a Lui con
cuore aperto, libero, fiducioso. Il Signore vuole il primo posto nel tuo cuore, vuole tutto
il tuo amore.
Potrei dirti tante altre cose, ma non posso che ripeterti questa divina realtà: l’Amore ti
ama di un Amore infinito, delicato, umano e ti vuole tutta per Lui, per colmarti delle sue
divine ricchezze, apri il tuo cuore all’amore e digli che, con la sua grazia, ad ogni
costo, vuoi essere fedele a Lui per sempre.
Ti seguo con affetto fraterno, sai che ti voglio tanto bene ed ho tanto desiderio di saperti serena, felice. Ti vedrei anche volentieri, se vuoi scrivimi, verrei lì a “...”. Ti porto
nel cuore e ti raccomando in particolare alla Madonna. E’ la nostra mamma potente,
che tutto può ottenere dal Cuore di Cristo. Con lei tutto è facile, dolce, possibile. Prega
anche tu, è in particolare la tua Protettrice».
Le Missionarie immerse nel cuore della missione si trovano ogni giorno a tu per tu con la miseria del mondo; miseria spirituale e materiale. Così Sr. Suany, una Missionaria del Sacro Cuore
che lavora in Brasile scrive sulla sua esperienza:
«Condividere la mia esperienza di vita religiosa missionaria guardando allo stile di
vita che chiamiamo “Educazione del cuore” mi sembra che per prima cosa questo significa che il Signore, Dio della vita, vuole educare il mio cuore poiché lui mi ha concesso il dono della vocazione alla Vita Consacrata Cabriniana, per la quale mi sento
immensamente grato perché nonostante le mie fragilità umane, lui confida in me.
Dio mi dà e mi ha dato l’occasione di vivere molte belle e ricchissime esperienze del
suo amore. Ho avuto la possibilità di lavorare nelle scuole, nelle zone rurali con la
gente del popolo, in programmi di formazione per leadership, ho fatto parte di ONGs
per la difesa della vita tra le persone più povere, ho vissuto tra la gente che lotta per
avere la terra, l’acqua, ho collaborato nella formazione delle giovani che desiderano
la Vita Religiosa. Sono state diverse le mie esperienze pastorali e missionarie nei vari
Stati del Brasile e fuori, in Italia per tre anni; sempre ho sentito la mano di Dio posarsi
su di me, avvolgermi e rendermi sicura, specialmente nei momenti più oscuri ed esigenti, quando avvertiva la mia piccolezza e fragilità. In quei momenti Lui mi parlava, e mi
faceva capire che senza di Lui non si può fare nulla.
Nelle Missioni inserite nei contesti delle famiglie più povere e bisognose, dove è più
evidente e più sfidante la vulnerabilità, ho sentito e sento che la mia esperienza è stata
un continuo imparare a vivere la fede e la speranza, a crescere nella capacità di servire, senza aspettare nessuna ricompensa. Ho imparato a non avere aspettative troppo
grandi, ma accontentarmi di vivere nella donazione e nell’ascolto degli altri. Il saper
ascoltare è fondamentale in questi contesti, è importante essere una presenza, molte
volte silenziosa (come quella della Vergine Santissima), ma sempre accogliente e fraterna. Quando la gente mi cerca per dare sfogo al loro dolore e ai loro conflitti, io cerco
sempre di mettermi in un atteggiamento di Ascolto, cercando di ascoltare con il cuore e
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di aiutare a scoprire l’amore di Dio e di fare scoprire che siamo amati da Dio e ho
cercato di dare a queste persone la certezza del loro valore perché fossero capaci di
sollevare la testa e credere nella vita e nei valori cristiani. Ho l’impressione che partendo da un atteggiamento di accoglienza amorosa e semplice per presentare la Parola
di Dio come un consistente alimento per andare avanti, di far conoscere la vita di Madre Cabrini, avverto che il cuore della gente viene toccato e “educato” per potere avere un modo nuovo di guardare verso Dio e verso lo vita. O che è importante cercare di
andare incontro, di farsi prossimi degli altri, di interessarsi alla loro vita (siano essi
giovani, bambini, anziani, adulti, adolescenti). Si tratta di valorizzarli, trattarli come
persone degne di rispetto. Tutto questo ci fa comprendere che la missione di educare il
cuore non consiste nel fare cose straordinarie e sconvolgenti, ma significa Amore con
semplicità e umiltà.
Nella missione dove attualmente mi trovo, nella periferia della città di Fortaleza, nel
Nord Est del Brasile, sento molto il grido di giovani donne e uomini, che invocano la
vita. Mi sento una goccia d’acqua nell’oceano, perché è una realtà dove quasi tutti i
giorni muoiono giovani perché assassinati, si uccidono a causa del traffico di droga,
per la violenza, e le famiglie devono caricare i dolori delle loro perdite. Manca un
sistema basico di risanamento, vi sono comunità escluse e private dei loro diritti. In
questo contesto si trova inserito la nostra Casa di Formazione nella fase del
pre-Noviziato. Io seguo due giovani pre-novizie. Cerco con l’aiuto dello Spirito Santo
e di S. F. Cabrini, di accompagnare queste giovani nel loro discernimento vocazionale,
aiutando a fare questo cammino di scoperta del disegno di Dio per ciascuna di loro. Lo
faccio proponendo alcuni programmi, con la vita comunitaria, e con l’esperienza missionaria di evangelizzazione tra le famiglie e le comunità del popolo. Comprendo che
il Signore mi continua ad educare ogni giorno ad essere più umile. Vado sperimentando come ogni persona è un mistero ed è una sfida aiutare in questo cammino di discernimento vocazionale, ma vedo anche la bellezza dell’amore di Dio in ciascuna giovane
e vedo come Lui lavora perché arrivino a dare la loro risposta vocazionale nella gioia
e nella capacità di assumere la “croce” di ogni giorno contemplando la “croce” che
vive il nostro popolo.
Penso che la missione di collaborare alla Formazione significa crescere nell’imparare
l’Educazione del Cuore, sostenendo sempre le giovani perché riescano ad orientarsi e
guardare sempre a Gesù, al suo Progetto d’amore e di liberazione, come ci indica Francesca Cabrini. Certo, sperimento la mia debolezza, ma posso allo stesso tempo sperimentare in me stessa le parole di San Paolo: «è nella debolezza che mi sento forte» e
con la protezione di Madre Cabrini mi sento sempre più spinta a servire, collaborando
nell’educazione del cuore laddove Gesù mi ha messa, in un continuo spogliamento
secondo il detto di Madre Cabrini: «Scioglietevi e mettete le ali».
14 - CONTINUA
Via Crucis nel quartiere
12
La Nostra Voce - Aprile 2016
La Via Crucis dei giovanissimi…
Come la Veronica:
«Il tuo volto, Signore, io cerco»
Lo scorso 18 marzo il gruppo giovanissimi ha
animato la Via Crucis lungo il Viale Giovanni
XXIII e Via Don Fiorani.
Nell’anno della Misericordia i ragazzi hanno
drammatizzato cinque scene della Passione di
Gesù con l’obiettivo di presentare a tutti alcuni tratti del volto misericordioso di Dio. La
Via Crucis proposta, infatti, si è ispirata alla
Veronica e al gesto che ha contraddistinto la
sua vita: asciugando con un fazzoletto il volto
sfigurato di Gesù, ella ha ritrovato impresso
sullo stesso i tratti di quel volto.
Siamo stati dunque esortati a fare come lei, a
chiedere a Gesù di imprimere nei nostri cuori
il suo volto per essere a nostra volta, nel nostro piccolo, espressione e strumenti della
misericordia del Padre verso tutti.
Per questo, abbiamo attraversato cinque luoghi decisivi della Passione di Gesù e siamo
andati alla scoperta dei tratti di questo volto,
che abbiamo visto svelarsi a poco a poco su un
grande fazzoletto.
Ci siamo quindi recati al cenacolo, al
Getsemani, al palazzo di Caifa, nel cortile del
pretorio e al Calvario e i personaggi che abbiamo incontrato, parlandoci di ciò che è successo in quei luoghi, ci hanno permesso di riconoscere in Gesù i tratti del Tradito, dell’Abbandonato, del Condannato, del Deriso e del
Crocifisso.
Al cenacolo, i discepoli ci hanno parlato dell’istituzione dell’Eucarestia e del tradimento
di Giuda e ci hanno permesso di capire che
Gesù è il «Tradito» e che si consegna a noi
ancora oggi, ogni giorno, nell’Eucarestia.
Noi, invece, non sempre comprendiamo la
portata di questo dono, spesso partecipiamo
distrattamente alla Santa Messa e non sappiamo ricambiare la Sua amicizia.
Al Getsemani i discepoli Giacomo e Giovanni ci hanno confessato la loro paura di essere
arrestati e ci hanno riferito come sono fuggiti, abbandonando Gesù, solo, nelle mani delle
guardie del tempio. Abbiamo quindi scoperto
in Gesù l’«Abbandonato», e ci siamo interrogati su quante volte, ancora oggi, ciascuno di
noi fugge dalle proprie responsabilità o cerca
delle scappatoie, in quanto incapace di testimoniare coerentemente la sua fede.
Nel palazzo di Caifa abbiamo ascoltato il dialogo tra un servo e Pietro, in cui quest’ultimo
ha ammesso di aver rinnegato il suo Maestro,
e di aver poi incontrato il Suo sguardo, ma non
pieno di condanna nei suoi confronti, bensì
Via Crucis nel quartiere
pieno di amore e di perdono. Di Gesù abbiamo quindi svelato il tratto del «Condannato»
che, però, non condanna e non giudica, ma solamente ama e perdona e ci siamo interrogati
sulla necessità di apprendere questo nuovo
modo di giudicare, che è quello della misericordia.
Nel cortile del pretorio abbiamo incontrato
due guardie che discutevano sul modo in cui
si sono prese gioco di Gesù, percuotendolo,
flagellandolo, insultandolo, deridendolo, senza che Egli reagisse in alcun modo.
Di Gesù abbiamo quindi scoperto il tratto del
«Deriso» e ci siamo esaminati su quante volte, per paura di essere noi stessi derisi perché
cristiani, facciamo finta di non conoscerLo.
Infine, al Calvario, nel dialogo tra il sommo
sacerdote ed un centurione abbiamo compreso come Gesù non è sceso dalla croce proprio per mostrarci il Suo amore senza misura.
Gesù, il «Crocifisso», ci ha amati da morire
essendo stato fedele fino in fondo al progetto
del Padre.
13
La Nostra Voce - Aprile 2016
Sul grande fazzoletto abbiamo quindi svelato,
tappa dopo tappa, con l’aiuto dei bambini più
piccoli, il grande amore che Dio ha riversato
su di noi. Infatti, nei tratti via via scoperti abbiamo potuto riconoscere rispettivamente:
negli occhi e nel naso, la forma di una croce;
nella bocca il mondo; nella corona di spine un
recinto. Attraverso la Passione del Figlio ci è
stato perciò svelato il volto misericordioso del
Padre, un amore che abbraccia – nel segno
della croce – il mondo intero, quindi ciascuno
di noi.
Chiediamo a Gesù di imprimere nei nostri cuori i tratti del Suo volto, per essere sempre più
a Sua immagine e somiglianza e portare a tutti
la Sua misericordia.
Un ringraziamento speciale a don Giorgio per
la fiducia accordataci; alle catechiste del gruppo giovanissimi per la preziosissima collaborazione in tutto; ai ragazzi, disponibili e davvero bravi nell’interpretare e nel commentare
le scene; ai bambini della catechesi, per aver
partecipato numerosi e per averci aiutato a svelare i tratti del volto di Gesù sul grande fazzoletto; al coro per i canti che hanno favorito la
meditazione; ai proprietari delle case presso
cui abbiamo «sostato» per averci accolti; a tutti
coloro che, con grande disponibilità, da dietro le quinte, a vario titolo hanno collaborato
per la realizzazione di questa via crucis; e a
tutti voi che avete partecipato e pregato con
noi, con grande devozione e raccoglimento.
Grazie a tutti!
Sr Daniela
Azione Cattolica
14
La Nostra Voce - Aprile 2016
Il punto dell’Azione Cattolica
nella nostra parrocchia
Gli iscritti all’Azione Cattolica illustrano la situazione e le finalità
del movimento e ricordano delle persone del recente passato
che hanno lasciato un indelebile ricordo ed esempio
Un colpo d’occhio sull’associazione:
quanti siete?
spirito ed avvicinarsi sempre di più alla conoscenza di se stessi e di Gesù.
La nostra associazione di Azione Cattolica è
composta da circa 40 persone: 23 adulti, 7
giovani e 9 ragazzi di ACR.
In che modo la vostra associazione ha un
rapporto costruttivo con il territorio? Ci
sono iniziative particolarmente significative in quest’ambito?
In che modo i giovani nella vostra associazione sono protagonisti?
I giovani sono protagonisti perché si dedicano all’azione educativa
dei piccoli, organizzando
attività ludiche, facendo
vivere la sequela di Gesù,
attraverso le relazioni tra i
ragazzi e il divertimento
nella condivisione. Alcuni
giovani, infatti, sono impegnati nel cammino
dell’iniziazione cristiana
ed affiancano alcuni catechisti. Ci sono poi altri che
svolgono il servizio dei
ministranti ed alcuni educatori che si occupano dell’ACR.
Chi è l’adulto di AC nell’associazione di
Codogno S. Francesca Cabrini?
Tutti credono che l’uomo sia un essere
relazionale, destinato a realizzarsi nel contesto dei rapporti interpersonali ispirati alla fede,
alla giustizia ed alla carità. Questi valori inducono a cercare sempre di migliorare se stessi e partecipare alle iniziative per arricchire lo
Come associazione, la nostra realtà tende ad
essere presente nella comunità sui temi che
interessano la vita delle
persone, tra cui la famiglia, l’educazione, la serenità spirituale, la misericordia di Dio, la carità verso il prossimo; in particolare, le persone si trovano coinvolte nel dibattito
culturale ed ecclesiale,
dando priorità ai temi
educativi ed alla fondamentale importanza del
ruolo della famiglia, attraverso una dinamica che consente un reale approfondimento ed una connessione con la vita
di tutti i giorni, ossia si cerca di far conciliare
la fede ed il credo nella vita quotidiana mediante la propensione dell’uomo a comportarsi
secondo un’attitudine conforme ai valori cristiani ed al senso di giustizia e onestà che
dovrebbe caratterizzare gli ambiti lavorativi e
non, per poter dare un futuro, una speranza
migliore in un domani più sensibile ai proble-
Azione Cattolica
mi mondiali di corruzione ed indifferenza nei
confronti di coloro che vivono in condizioni
peggiori, sia economicamente che umanamente.
La famiglia è il primario soggetto educativo,
perché genera la vita e per questo motivo deve
essere considerato tale. Spesso, però, si constata l’esistenza di famiglie “distrutte” dalla
falsità, dalla mancanza di amore, dalla sfiducia, dalla non fedeltà o dall’incapacità di impegnarsi in una crescita sempre migliore del
valore spirituale che dovrebbe regnare. Essa
mostra un immenso e incondizionato amore
ed apre al mondo, alle relazioni, alla vita esterna che a volte spaventa perché troppo caotica, incoerente e poco organizzata, favorendo
una presa di coscienza, un coinvolgimento
totale e capillare che stimoli il protagonismo
degli stessi responsabili, che si sono assunti
il compito di guidare tutte le famiglie, i giovani ed i ragazzi alla scoperta di un mondo reale che può essere vissuto all’insegna della
gioia nella condivisione, della generosità e
carità mediante gesti sinceri verso il prossimo, della pace nei cuori e nelle menti per “vedere non tanto con gli occhi, ma con il cuore”
le bellezze della vita e saper cogliere le varie
opportunità proposte nella positività, rafforzati
dalla fede onesta e sincera.
Vige, dunque, uno stimolo verso modalità più
consone ad attuare scelte dinamiche “ad hoc”,
su misura, nel contesto di appartenenza.
Ci sono stati nel vostro passato associativo testimoni luminosi, che ancora oggi
in qualche modo illuminano ancora la
vostra strada?
Nel passato associativo ci sono state due figure importanti che hanno illuminato la nostra
realtà e che sono state di esempio per tutta la
comunità: la signora Severgnini ed il signor
Pinotti, i quali hanno contribuito alla vita par-
15
La Nostra Voce - Aprile 2016
rocchiale cercando di trasmettere il meglio di
loro stessi con tanto impegno e fatica.
La signora ha aiutato nei campiscuola, in
sacrestia ed è stata un punto di riferimento
importante nell’Unitalsi, mentre il secondo è
stato sacrestano finché la salute glielo ha permesso. La loro tenacia, perseveranza e forza
di vita hanno un valore importante ancora oggi,
perché la loro dedizione all’oratorio nella cura
della chiesa e nell’assistenza dei malati rappresenta come l’amore di Dio si riversa sui
fratelli e come è possibile donare il proprio
contributo per migliorare e sostenere una realtà importante.
Il loro impegno ha dimostrato che tutti gli obiettivi prefissati possono essere realizzati con
tanta buona volontà e soprattutto coraggio nel
voler vivere la propria vita al cento per cento,
manifestando la propria vicinanza e disponibilità sia nelle situazioni belle che in quelle di
difficoltà. Queste persone sono “la storia” della
nostra parrocchia, perché hanno dato davvero tanto e sono stati ricompensati dall’affetto
e dalla gioia dei volti delle persone che hanno riconosciuto la loro testimonianza di vita.
Possiamo ricordare anche alcuni giovani che
ora sono testimoni luminosi: Don Alessandro
Curotti e Suor Laura Vignaroli che da poco
hanno consacrato la propria vita a Gesù, consapevoli della bellezza del volto di Gesù e delle
loro capacità che posso impiegare nella vita
di tutti i giorni per rispondere alla grande e
costante chiamata del Signore. Entrambi sono
stati al servizio dei piccoli e della parrocchia,
prima di intraprendere questo nuovo e meraviglioso cammino; attraverso la loro scelta rispondono alla vocazione di donare la loro vita
completamente ai giovani, Don Alessandro
come salesiano e Suor Laura come figlia dell’oratorio, e sono per questo motivo frutto della fede.
•
Caritas
16
La Nostra Voce - Aprile 2016
Riassunto resoconto 2015
delle attività
delle Associazioni caritative
della comunità pastorale
di Codogno
> INTRODUZIONE
Nella città di Codogno sono operative cinque associazioni caritative di ispirazione
cristiana che si occupano delle persone e delle famiglie che si trovano in uno stato di
disagio sociale ed economico. Le cinque associazioni sono:
• Caritas delle parrocchie S. Biagio e S. Francesca Cabrini
• Gruppo di Volontariato Vincenziano
• Centro Aiuto alla Vita (CAV)
• U.N.I.T.A.L.S.I.
• Caritas della parrocchia di Don Bosco
I primi quattro gruppi hanno la loro sede nella Casa della Carità in Via S. Francesca
Cabrini n. 1, mentre il quinto Gruppo opera nella sede della parrocchia Don Bosco in
Viale Cairo.
Tutte le associazioni sono un “servizio segno” del Vangelo della Carità cristiana, che
sollecita il coinvolgimento di tutta la comunità cristiana. Operano con l’obiettivo di
assistere i bisognosi mediante l’ascolto e la comprensione delle problematiche specifiche delle persone e delle famiglie per creare un percorso di miglioramento della
propria condizione.
> LE RISORSE
Le risorse finanziarie arrivano dagli associati, da offerte dei fedeli delle parrocchie, di
privati, da enti di beneficenza come l’Opera Pia Pedrazzini Guaitamacchi, l’Associazione Polenghi, il Comune di Codogno, Caritas Lodigiana, Progetto Gemma per il
CAV, aziende e banche, vendite benefiche di oggettistica e altro. Le associazioni
ringraziano tutti coloro che contribuiscono e rendono possibile il loro operato.
Le risorse alimentari provengono da più fonti: dal Centro Raccolta Solidale, dal Banco Alimentare, dall’Agea, da donazioni di aziende alimentari, dalle raccolte durante la Quaresima e l’Avvento, dalla raccolta del Grest e da acquisti diretti delle Associazioni. Per il CAV esiste un canale specifico di rifornimento dalla sede di Lodi.
Il vestiario e le calzature provengono dalle donazioni dei cittadini. Il materiale fornito
viene selezionato e reso disponibile a titolo gratuito.
Le associazioni ringraziano tutti coloro che contribuiscono e rendono possibile il nostro operato.
Caritas
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La Nostra Voce - Aprile 2016
> GLI INTERVENTI
I dati dell’assistenza sono riassunti qui di seguito:
Associazioni
N. Volontari
N. ascolti
N. fam. assist.
Aiuti economici
Borse alimenti
Caritas
32
611
174
€ 75.557
2.321
Caritas Don Bosco
15
135
35
€
8.279
409
GV Vincenziano
14
1042
99
€ 66.839
1.422
CAV
10
625
148
2
na
73
2413
Unitalsi
TOTALE
€
4.962
(conf.) 7.777
na
na
na
456
€ 155.637
4.152
Il peso stimato degli alimenti distribuiti è stimato in Kg. 55.000. Inoltre, nel 2015 sono
state distribuite gratuitamente n. 789 paia di scarpe e n. 176 altri oggetti e tantissimi
capi di vestiario. Nel totale borse alimenti sono state escluse il numero delle confezioni erogate dal CAV.
> ASCOLTO SOCIO-SANITARIO
Sono stati effettuati n. 263 ascolti di complessive n. 56 famiglie/persone singole per
43 aperture settimanali; sono stati forniti medicinali per un costo complessivo di € 6.440.
> SPORTELLO ASCOLTO LAVORO
Si sono rivolte al nostro sportello n. 135 persone e per n. 54 di esse sono stati redatti i
curricula. Abbiamo una banca dati che ci permette di soddisfare le richieste di personale e cogliamo l’occasione per invitare coloro che cercano persone per qualsiasi
lavoro (badanti, baby sitter, colf, operai, ecc.) a rivolgersi a noi.
> ZONE DI PROVENIENZA DELLE FAMIGLIE/PERSONE ASSISTITE
Zona
Caritas
Numero
%
62 35,6
Caritas D. Bosco
Numero
%
9 25,6
GV Vincenzo
Numero
%
41 41,5
Totale
Numero
%
112 36,3
Africa
70 40,2
22 63,0
42 42,5
134 43,5
Europa
25 14,4
2
5,6
8
8,0
35 11,4
Sud Amer.
11
6,4
1
2,9
6
6,0
18
5,8
6
3,4
1
2,9
2
2,0
9
3,0
Italia
Asia
TOTALE
174 100
35 100
99 100
308 100
r Aiuto alla Vita è 148 con provenienza
Il numero delle mamme assistite dal Centro
Italia 7 (4,7%), Africa 114 (77,5), Est Europa 20 (13,5%), Sud America 5 (3,3%) e Asia 2
(1,5%).
Pedagogia
18
La Nostra Voce - Aprile 2016
L’arte del perdono deve essere imparata durante l’infanzia. Un bambino può imparare a chiedere scusa quando è ancora piccolo e il suo livello di comprensione dell’importanza del perdono richiesto e donato deve crescere insieme a lui. In questo
modo pone le basi per la crescita morale e relazionale degli anni successivi.
I genitori devono accompagnare i bambini attraverso una serie di tappe semplici
ma decisive.
Il primo passo da compiere per insegnare ai nostri figli a chiedere scusa consiste nel
condurli ad assumersi la responsabilità del loro comportamento. Questo percorso
può cominciare molto presto e in contesti moralmente neutri. Assumersi la responsabilità delle proprie parole e delle proprie azioni è il primo passo per imparare a chiedere scusa. Generalmente, i bambini si assumono di buon grado la responsabilità delle
loro azioni positive. «Ho
mangiato tre forchettate
di spinaci. Posso avere il budino, adesso?». «Sono il più
veloce di tutti a correre».
«Ho disegnato una bella
automobile durante l’ora di
arte». Sono tutte affermazioni di assunzione di responsabilità per azioni positive.
Invece, i bambini non sono
così pronti ad assumersi la
responsabilità per azioni
meno nobili. Qual è stata
Pedagogia
19
La Nostra Voce - Aprile 2016
l’ultima volta in cui avete sentito un bambino di tre anni ammettere: «Ho mangiato
il dolce che la mamma aveva detto di lasciar stare» oppure: «Ho spinto Nicolino»?
Un’assunzione di responsabilità a questo livello richiede un notevole sforzo di attenzione da parte dei genitori, che devono con pazienza correggere tutte le frasi del
tipo «Si è rotto!» in frasi che cominciano per “io”: «Io l’ho rotto!»
Il secondo passo per insegnare ai bambini a chiedere scusa consiste nell’aiutarli a
comprendere che le loro azioni influiscono sempre sugli altri. «Se aiuti la mamma a
preparare la tavola, la mamma è felice. Se giochi con la palla in casa e rompi la
lampada, la mamma è triste. Se dici alla sorellina: “Ti voglio bene”, lei si sente amata,
se invece le dici: “Ti odio”, si sente ferita.
Le tue parole e le tue azioni aiutano o
feriscono altre persone. Quando aiuti
qualcuno, ti senti bene, quando invece
ferisci una persona, stai male».
Gli esseri umani sono fragili e vulnerabili.
Tutti portano un’etichetta che dice:
«Trattare con cura, maneggiare con
cautela, merce delicata».
Il terzo passo per insegnare ai bambini a
chiedere scusa consiste nell’aiutarli a
comprendere che nella vita ci sono sempre regole. La più importante è la regola d’oro insegnata da Gesù: tratta gli
altri come vorresti essere trattato tu.
Vi sono però tante altre regole, molte
delle quali sono finalizzate ad aiutarci a
vivere bene. «Non si gioca a palla in
casa» è una regola che molti genitori
hanno stabilito per ovvie ragioni. «Non
dobbiamo prendere nulla che non ci appartenga. Non dobbiamo dire cose non
vere su altre persone. Non dobbiamo attraversare la strada senza esserci accertati
che non provengano veicoli da una parte e dall’altra. Dobbiamo dire “grazie” quando una persona ci offre qualcosa o dice qualcosa di bello sul nostro conto. Dobbiamo andare a scuola tutti i giorni feriali, se non siamo ammalati o non c’è un problema grave».
Il quarto passo per aiutare i bambini a imparare a chiedere scusa consiste nel far loro
comprendere che è necessario chiedere scusa, per mantenere buoni rapporti
interpersonali. Quando ferisco una persona con le mie parole o con il mio comportamento, costruisco una barriera tra quella persona e me. Se non imparo a chiedere
scusa, la barriera rimane e il mio rapporto con quella persona è incrinato. Le mie
Pedagogia
20
La Nostra Voce - Aprile 2016
parole o le mie azioni offensive spingono le persone lontano da me e, in assenza di
una richiesta di scuse, quelle persone continueranno ad allontanarsi. Il bambino, l’adolescente o l’adulto che non impara questa realtà alla fine si ritroverà isolato e solo.
Tutto questo può essere riassunto in una specie di scaletta di cinque gradini, che per
i più piccoli può essere quasi un gioco: 1. Esprimere rammarico: «Mi dispiace»; 2. Assumersi le proprie responsabilità: «Ho sbagliato»; 3. Cercare di rimediare: «Che cosa
posso fare per riparare?»; 4. Impegnarsi sinceramente per il futuro: «Cercherò di non
farlo più»; 5. Chiedere scusa: «Puoi perdonarmi?».
L’obiettivo è che i bambini acquisiscano una specie di “mentalità del perdono”. Il
livello di capacità in questo senso dovrebbe crescere con l’età ed è molto simile al
processo di apprendimento di una lingua.
In ogni caso, il metodo più efficace per insegnare ai bambini più grandi a parlare i
linguaggi del perdono è costituito dall’esempio. Quando i genitori chiedono scusa ai
loro figli per le parole dure o il trattamento ingiusto di cui hanno dato prova, offrono
l’insegnamento più efficace. I bambini piccoli fanno quello che dicono i genitori; i
figli più grandi fanno ciò che fanno i genitori. Se i genitori imparano a chiedere scusa
uno all’altra, ai loro figli e ad altre persone, allora i figli impareranno anche a parlare
i linguaggi del perdono.
Siamo più simili a bestie quando uccidiamo. Siamo più simili a uomini quando giudichiamo. Siamo più simili a Dio quando perdoniamo.
Bruno Ferrero - Anna Peiretti (Bollettino Salesiano)
CHIODI
C’era una volta un ragazzo dal carattere molto difficile. Si accendeva facilmente, era rissoso e attaccabrighe.
Un giorno, suo padre gli consegnò un sacchetto di chiodi, invitandolo a piantare un chiodo
nella palizzata che recintava il loro cortile tutte le volte che si arrabbiava con qualcuno.
Il primo giorno, il ragazzo piantò trentotto chiodi.
Con il passare del tempo, comprese che era più facile controllare la sua ira che piantare
chiodi e, parecchie settimane dopo, una sera, disse a suo padre che quel giorno non si era
arrabbiato con nessuno.
Il padre gli disse: «È molto bello. Adesso togli dalla palizzata un chiodo per ogni giorno in
cui non ti arrabbi con nessuno».
Dopo un po’ di tempo, il ragazzo poté dire a suo padre che aveva tolto tutti i chiodi.
Il padre allora lo prese per mano, lo condusse alla palizzata e gli disse: «Figlio mio, questo
è molto bello, però guarda: la palizzata è piena di buchi. Il legno non sarà mai più come
prima. Quando dici qualcosa mentre sei in preda all’ira, provochi nelle persone a cui vuoi
bene ferite simili a questi buchi. E per quante volte tu chieda scusa, le ferite rimangono».
Riflessione
21
La Nostra Voce - Aprile 2016
Qualcosa è già cambiato
I l detto “anno bisesto anno funesto” sebbene sia prematuro per sbilanciarsi a favore o
contro, poiché nel momento in cui sto scrivendo siamo solo al terzo mese dell’anno, posso
tuttavia affermare che preferirei davvero che
tutti quanti gli anni a venire fossero bisestili. Il
perché è presto detto: non avrei mai immaginato che la lettura del mio manoscritto “La vita
che non c’è”, invogliasse chicchessia a volermi conoscere di persona. Invece è accaduto
per davvero.
Lo scorso mese di gennaio, credo nella prima quindicina, ricevo una telefonata da una
certa Elisabetta Montani che ovviamente non
conosco. Subito dopo l’essersi presentata
m’informa, con estrema gentilezza e un tono
di voce “elegante”, che vorrebbe il numero di
telefono di Paola perché era già da qualche
mese che alla Messa del loro quartiere, il Don
Bosco, non l’aveva più incontrata e sospettava le fosse capitato qualcosa di sgradevole.
Mentre le sto dettando il numero mi coglie impreparato nell’attimo in cui racconta d’aver
letto il mio libro. Libro che le era stato regalato proprio da Paola, amica di cortile di mia
moglie e l’unica che, da quando ancora lavorava, veniva spesso a trovarla.
Così, colgo l’occasione e le rispondo che mi
farebbe piacere ricevere due righe in merito
a quanto “recepito” da quella lettura. Ma subito si ritrae dicendomi che non è tanto brava a
scrivere e che quindi trasferirà quell’incarico
a sua figlia. Al ché non batto ciglia, mi sta bene
così! Non sono poi così esigente, ci mancherebbe pure! Poco prima dei saluti di rito, però,
aggiunge che sarebbe contenta se l’andassi
a trovare fornendomi, seduta stante, l’indicazione “geografica”: abitiamo di fronte al supermercato LIDL. Nell’immediato non le prometto nulla, però la rassicuro sul fatto che non
mancherò di farle visita quanto prima.
La voce che ascolto dal telefono di casa appena qualche giorno dopo, se ben ricordo il
giorno del mio onomastico, è di Simona, la
figlia di Elisabetta che, tra le altre cose raccontate, mi confida che vuole conoscermi di
persona perché, al telefono, preferisce il bello della diretta e guardare negli occhi
l’interlocutore. Comunque, per farla breve,
quando riagganciamo i rispettivi ricevitori, lo
facciamo con un ostacolo di meno da superare perché ci salutiamo con un sospirato
quanto liberatorio (almeno per me) “tu”. Incredibile mi dico, mentre ancora sto guardando
il numero sul display! Non mi era mai capitato
che dopo una buona mezz’ora di colloquio
telefonico avessi già stretto “amicizia”.
Qualche tempo dopo, è di nuovo attraverso il
doppino telefonico che con Simona ci scambiamo informazioni reciproche e confidenze
relative al suo trascorso per arrivare, alla fine,
a formularmi il desiderio di scrivere un libro a
quattro mani, cioè col mio “supporto”. Lì per lì,
rimango un poco sorpreso e altrettanto restio
di fronte a quella proposta, soprattutto dopo
l’aver scoperto della sua attuale occupazione: insegnante “amorevole” di Greco e Latino
in quei di Lodi.
Il giorno preciso non lo ricordo bene perché i
pochi neuroni dichiarati ancora attivi stanno
tuttora svernando all’estero, ma di certo era
uno dei pomeriggi di fine febbraio con il sole
a riscaldarlo quando, prima di rincasare con
le provviste, decido di recarmi a casa dei
Montani per coronare l’invito e per mantenere la promessa. Alla cortesia ricevuta non si
rifiuta nulla! L’abitazione però non la trovo subito e allora suono alla porta della prima casa
che incontro di fronte al Lidl che, come le altre
passate in rassegna, non reca alcun nome
sulla targhetta. Ricevuta l’informazione desiderata dalla gentile signora che s’affaccia alla
Riflessione
porta, vado poi a colpo sicuro e, stavolta, suono il campanello giusto.
Al secondo ripetuto squillo (il postino suona
sempre due volte) ascolto l’aprirsi della porta
in simultanea con lo scatto della serratura del
cancelletto esterno, quindi, a passo lento varco la prima soglia mentre da dietro la porta di
casa vedo sbucare un faccino incuriosito. Ma
non mi stupisco più del necessario perché non
avendo annunciato il mio arrivo la sorpresa
era scontata, poi mentre mi avvicinavo all’ingresso, assieme al faccino comparve anche
il resto. Avanzavo verso quella persona che
non avevo mai visto fino a che, e non so bene
per quale misteriosa alchimia, disse: « Ma tu
sei Nino?».
Possibile che abbia visto qualche mia foto
segnaletica... sono sempre stato accorto,
pensavo!
«Sì», le risposi, proseguendo con «allora tu
devi essere Simona».
«Ti ho portato un regalino» e così dicendo le
porsi una copia del mio secondo libro “La figlia del padrone”.
In casa c’era anche il padre, mentre la sua
mamma Elisabetta arrivò dopo una ventina di
minuti. L’accoglienza ricevuta, è superfluo
rimarcarlo, è stata delle migliori! Poi verso le
18 e 30 levai le tende per ritornare all’ovile, il
mio, ma con la certezza di avere lasciato sul
posto qualche cosa di inspiegabilmente piacevole e d’averlo ricevuto a mia volta.
Passano altri due giorni quando, nel tardo
pomeriggio del venerdì di quella stessa settimana, Simona ricambiò la sorpresa suonando alla mia porta. Era di fretta e allora siamo
rimasti a chiacchierare nell’ingresso, fino a
quando, in procinto di salutarmi m’avvinghia,
letteralmente, in un tale abbraccio da farmi
scordare il posto in cui mi trovavo e per qualche attimo persi le coordinate di riferimento!
Da quel gesto così spontaneo e rassicurante
è come se avessi ricevuto una trasfusione
istantanea di un’intera sacca di plasma. Tanto che, per riavermi dalla graditissima emo-
22
La Nostra Voce - Aprile 2016
zione buttai lì, a mo’ di battuta, quale fosse il
suo gruppo sanguinio per scongiurare
scompensi ematici al mio.
Da quella volta ci siamo parlati al telefono e
rivisti in altre due occasioni, ma ancora non
abbiamo definito l’impostazione, l’impronta
da seguire per la stesura del libro, perché
quando ci si incontra abbiamo talmente tante
cose da raccontarci che il tempo ci sfugge di
mano. Ognuno con il proprio sofferto passato
di perdita da “condividere”, da ascoltare, e che
implica risposte immediate che solo il raffronto
diretto può rilasciare, ma che poi, ne sono
certo, immersi nell’appropriato silenzioso spazio, di nuovo elabora.
Dire che sono contento di questa Amicizia è
come se non dicessi nulla. Infatti, in occasione dell’ultimo confronto-incontro, le avevo confessato che non ero certo di meritarmi la sua
Amicizia perché, testuali parole, “tu voli troppo in alto”. L’Amore, la fede cieca nel nostro
Dio, la disponibilità gratuitamente elargita
verso il prossimo, la rendono privilegio unico
a quei pochi che riescono a coglierne il candore. Io, ancora sorpreso e non completamente convinto di poter “accedere” a così tanta
Grazia, mi ritengo davvero fortunato.
Arrivato a questo punto non vorrei chiudere
l’articolo con frasi fatte del tipo “se son rose
fioriranno” perché, crisantemi a parte, qualsiasi altro fiore va benissimo, anzi, l’intesa che
s’è spontaneamente creata, forse perché parliamo la stessa lingua di chi ha sperimentato
il dolore, ha fin da ora attecchito mostrando i
primi germogli.
L’ho scritto in altre occasioni che non ho mai
brillato per eccesso di acume. Come potrei?
Non sono niente e nessuno, ma quando il
BENE mi sfiora, so riconoscerlo! Sì, lo ripeto,
sono fortunato per davvero perché, in questo
mondo impossibile dove la maggioranza delle persone vede solo ciò che sembri ma pochi vedono ciò che realmente sei, qualcosa è
già cambiato.
Bassano (Nino) Fusari
Riflessione
23
La Nostra Voce - Aprile 2016
Rimpianti, rimorsi…
o solo ricordi indelebili?
Forse, per mettere un poco d’ordine tra
gli scaffali della mia mente che un trascorso da asceta inetto aveva ammucchiato in
ordine sparso, o magari, per farne solo oggetto di riflessioni antiche e mai superate
da un qualche cosa che nell’inconscio ancora mi esorta a rimuginare, eccomi qui,
in lotta perenne con me stesso, per un ulteriore tentativo di capirci, se non altro,
almeno una cosa in più di ieri.
Sì va raccontando, a tal proposito, che la
psicologia del rimorso sia caratterizzata
da uno stato di pena, da un significativo
turbamento della mente che sconfini dentro una sorta di dolore morale tale da provocare una percezione di rammarico che,
nel tempo, associato al senso di colpa, innescano nell’individuo malinconia e depressione.
Per contro, la persona incapace di provare rimorso, è spesso classificata come
sociopatica la cui caratteristica di rilievo
è di trattare i suoi simili secondo esigenze
proprie narcisistiche, ovvero, seguendo
schemi privi di empatia. Dal punto di osservazione spirituale si denota invece che
in alcune religioni il rimorso è usato come
stato necessario allo scopo di dimostrare
l’esistenza del peccato. Punta, quindi, a
porre l’attenzione alla coscienza morale
dell’individuo, e da essa inizia per
risollevare le sorti dell’anima e termina
con l’infondere di nuovo la serenità perduta.
E che dire in merito al rimpianto? Da
quanto ho potuto assimilare, pare si trat-
ti di una reazione negativa, conscia ed
emotiva a comportamenti avuti nel passato che, in genere è accompagnato da tristezza o disagio. Emozioni che si manifestano dopo che un individuo prende coscienza del fatto che avrebbe dovuto fare
una determinata cosa e non l’ha fatta.
Tirando le dovute somme, deduco allora,
che il rimpianto si distingue dal rimorso,
in quanto quest’ultimo genera sensazioni
molto più emotive che sono difficili da
spiegare e da comprendere in modo obiettivo. In termini di intensità emotiva il rimpianto può essere identificato come la versione soft del rimorso che dalla società è
tuttora giudicato come violento o vergognoso. Un ultimo ragguaglio in campo letterario nonché retorico, suggerisce che il
rimpianto è anche una forma di evocazione o espressione di mancanza, assenza!
Dopo le succitate disquisizioni che tolgono senz’altro qualche ombra in merito, e
per riallacciarmi alle righe introduttive,
forse ho capito che il mio problema non
contempla nessuno dei due termini fin qui
osservati, ma ne propone un terzo: il dubbio. Sì, probabilmente, sono costantemente assalito dal dubbio di non aver fatto
tutto ciò che era possibile fare per mia
moglie. E il dubbio, se pure diverso dal
rimpianto, alla fine, produce gli stessi effetti collaterali.
Per ciò che riflette il mio trascorso da infermiere casalingo, non ho quindi rimpianti degni di nota, ma vorrei riportare
in luce il disappunto che ancora mi pun-
Riflessione
gola allorché, da alcune persone che venivano da mia moglie per una visita fugace, ricevevo encomi da lasciarmi senza parole.
“E sì, perché anche questa signora, come
più volte è capitato con altre e in circostanze analoghe, cara Enrica, tra un po’
o appena prima dei saluti, ti dirà quanto
sei stata fortunata ad avere un marito
come me e che benedizione sono per te.”
Di me parlano con un’ammirazione quasi reverenziale. Alcune, alzando gli occhi
al cielo, paragonano il sottoscritto al tuo
angelo custode, mentre altre, addirittura
a un santo. “Tutti questi anni a farle da
infermiere rinunciando a una vita
normale…ogni moglie dovrebbe avere un
marito così,” dicevano altre. Elogiavano,
a parer mio e a loro insaputa, il “buon
umore” che manifestavo loro durante le
visite al nostro domicilio, ma se soltanto
avessero conosciuto quali e quanti ostacoli ho dovuto superare nel mio profondo
per non riversare sugli altri tutta quanta
la disperazione accumulata, sarebbero
giunte a conclusioni molto differenti. Ammiravano il “coraggio” con cui affrontavo
la vita e il mio animo, a loro discrezione,
molto nobile, allo stesso modo in cui
avrebbero adulato il comportamento di
chi ha sconfitto una grave deformità o un
difetto che relega il detentore nell’area
down. Grazie, ma non lo merito proprio!
In ogni caso, non mi riconosco e neppure
mi colloco in questa versione beatificata
e gratuitamente elargita. Perché ci sono
stati dei momenti in cui, di vedere mia
moglie obbligata a letto dalla malattia,
senza più la capacità di esprimersi nemmeno a gesti, proprio non lo sopportavo.
E così, capitava me la prendessi con lei
(come se il fatto di non esprimersi fosse
dipeso dalla sua volontà, una vera incoe-
24
La Nostra Voce - Aprile 2016
renza da parte mia che proprio non sapevo gestire), poiché vedevo i confini della
mia esistenza ristringersi sempre di più e
che, a causa della sua malattia, si consumavano forse gli anni migliori del nostro
arco vitale. Lo ricordo fin troppo bene
quando, disperato e impotente oltre ogni
immaginabile frontiera, avrei voluto soltanto liberarmi dalla sua dipendenza.
Anche se, alla fine, o appena prima di
esaurire la carica interna della mia batteria, rinfrancato e rassicurato a ogni volta
dal conforto delle preghiere, ho resistito
fino all’ultimo, ma da qui a “divenire” santo, per quanto mi riguarda, ce ne vuole di
fantasia.
Chi dei mei coetanei non ricorda quando
la normalità di quei tempi dettava la regola, di norma taciuta, in cui erano i
famigliari a farsi carico dei propri cari
caduti in disgrazia o, più semplicemente,
anzitempo invecchiati? Perché oggi chi fa
semplicemente il proprio dovere aiutando il congiunto desta scalpore ed è visto e
quindi valutato alla stregua di un santo?
I nonni ad esempio, da che mi ricordo,
erano assistiti fino alla morte dai loro
famigliari che, nonostante l’assenza più
assoluta delle comodità offerte dagli attuali presidi medici, avveniva dignitosamente tra le mura domestiche! Nelle case
di riposo ci finivano solo quelle persone
che non avevano più nessuno cui fare riferimento.
Ciò che un tempo la carità verso il prossimo era la regola, oggi è stata sovvertita e
rimpiazzata dall’indifferenza che, assieme all’egoismo, il suo stretto compagno,
riscrivono la storia di un mondo privo di
sentimenti autentici che va sempre più
confinandosi alla deriva.
Bassano (Nino) Fusari
Il dolce tipico
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La Nostra Voce - Aprile 2016
Ecco come
è nata
la colomba
pasquale
La colomba è, insieme all’uovo di cioccolato, uno dei dolci tipici della tradizione di Pasqua: diffusa su tutto lo Stivale, la ricetta originaria è di provenienza lombarda, sebbene
negli anni si siano sviluppate le più creative varianti da regione a regione. Quando nasce
e quali sono i significati di questa prelibatezza?
La storia della colomba pasquale è da sempre circondata da miti e leggende: sono infatti
moltissime le interpretazioni sulla sua nascita, sebbene appaia ormai certo come derivi
invece da un’idea commerciale nei primi anni del ‘900. Di seguito, le informazioni sia sulla
versione ufficiale che sui racconti più suggestivi.
Ufficialmente si fa risalire la nascita della colomba nei primi decenni del novecento, grazie a un’intuizione industriale rivelatasi un successo. Il tutto accade a Milano negli anni ’30
presso le strutture della ditta Motta, quando il direttore della pubblicità Dino Villani avanzò
una proposta vincente.
L’azienda, già conosciuta per i suoi famosi panettoni, decise di trovare una strategia per
riutilizzare macchinari e ingredienti natalizi anche nei mesi successivi. Nacque così la colomba: un dolce che sfrutta le medesime procedure di preparazione, rifinito da uno strato
superficiale di mandorle. La preparazione classica prevede farina, burro, uova, zucchero, buccia d’arancia candita e le già citate mandorle, ma negli anni ne sono state create
numerose varianti. In brevissimo tempo, grazie anche alla fama degli apprezzati panettoni del gruppo, la colomba si diffuse rapidamente tra i consumatori, diventando il dolce
irrinunciabile odierno per la domenica di Pasqua.
La forma tipica sembra riferirsi alla tradizione cristiana: il volatile è infatti un animale che
ricorre frequentemente nelle scritture, sia del Vecchio che del Nuovo Testamento. Dall’Arca di Noè alla Risurrezione di Cristo, la colomba nella religione è rappresentazione
dello Spirito Santo, della speranza e della salvezza. Oltre ai significati connessi al culto, in
moltissime culture mondiali la colomba è universalmente accettata come il simbolo della
pace e della prosperità.
Sebbene la paternità da parte dell’azienda Motta sia più che assodata, negli anni si sono
sviluppate molte leggende sul conto della colomba pasquale. Proprio perché simbolica-
Il dolce tipico
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La Nostra Voce - Aprile 2016
mente legata alla tradizione cristiana, non è da escludersi che nei secoli siano stati preparati degli alimenti, non necessariamente dei dolci, con questa forma. Risalire all’autenticità di questi racconti è, tuttavia, molto difficile.
La prima interpretazione farebbe risalire la colomba alla zona di Pavia nel VI secolo: dopo
l’assedio della città, al re longobardo Alboino sarebbe stato offerto un pane dolce dalle
forme del pacifico volatile. Altre fonti parlando invece di un’origine relativa a San
Colombano, da cui il dolce prenderebbe il nome. Nel 600, il santo venne invitato con i suoi
monaci alla corte della regina longobarda Teodolinda. Questi pare rifiutarono un banchetto ricco di carni e selvaggina, per far penitenza pur non essendo un venerdì di quaresima. Il santo, allora abate, per evitare la regina potesse offendersi, avrebbe quindi
trasformato le pietanze servite in pani bianchi e candidi, dalle tipiche forme della colomba. Una terza leggenda, infine, farebbe risalire la colomba pasquale alla battaglia di
Legnano del 1176: si racconta come tre colombe si posarono sopra le insegne longobarde,
portando fortuna e vittoria all’esercito del Carroccio.
Come è facile comprendere da questi brevi racconti, accertarne senza dubbio l’origine
non è possibile, poiché intrisi di significati simbolici nonché di eventi anche sovrannaturali.
Va comunque sottolineato come queste colombe originarie, ovvero dei pani bianchi e
dolci, differiscano fortemente dalla ricetta degli anni ’30 giunta praticamente intatta fino
ai giorni nostri, un fatto che confermerebbe ulteriormente la nascita in quel di Milano agli
inizi del secolo breve.
Ogni paese ha delle tipiche tradizioni che
accompagnano la Pasqua. Qui vi presentiamo alcuni esempi di tradizioni pasquali intorno al mondo.
Bulgaria - Nei giorni precedenti la Pasqua
si fanno grandi pulizie nelle case, si cucinano i “kozunaks” e si colorano uova: il
primo uovo deve essere colorato di rosso,
perché possa portare la salute. A mezzanotte
del Sabato Santo la gente si scambia gli
auguri e le uova di Pasqua.
Danimarca - A Pasqua, in Danimarca, tradizione vuole che tutto sia colorato di giallo, dalle candele alla tovaglia, mentre le
case vengono decorate con rami fioriti e
uova dipinte.
Finlandia - La Pasqua in Finlandia ha gli
stessi riti e tradizioni della vicina Svezia.
Durante il pranzo pasquale, si mangiano il
“Pasha” a base di formaggio e il “Mammi“,
il tradizionale budino pasquale di segale.
Germania - Per i bambini il simbolo della Pasqua è rappresentato da un “coniglietto“. Le finestre vengono abbellite con
disegni di coniglietti, uova e altri motivi.
Nei vasi si mettono alcuni rami che vengono poi addobbati. La domenica di Pasqua è
il giorno in cui i bambini vanno alla ricerca
delle uova (I genitori nascondono nel giardino o in casa delle uova di cioccolato).
Altra tradizione sono i fuochi di Pasqua, il
cui costume vive ancora specialmente nella Germania settentrionale, e che offrono
uno spettacolo notturno veramente affascinante. Il fuoco di Pasqua deve essere acceso con mezzi naturali: con la silice o strofinando due pezzi di legno, o con una grossa lente; a volte i lumi delle chiese vengono spenti e poi riaccesi con la fiamma di
questo “fuoco sacro”.
Alle ceneri vengono attribuite proprietà soprannaturali: vengono sparse dai contadini
per i campi per propiziare il buon raccolto.
Favola
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La Nostra Voce - Aprile 2016
Il baffo della tigre
Una giovane donna di nome Yun Ok si recò
a casa di un eremita che viveva su una montagna, per chiedergli una pozione magica.
«Mio marito», spiegò Yun Ok «mi è molto
caro. Negli ultimi tre anni è stato lontano a
combattere in guerra, e ora che è ritornato
mi parla a malapena. Voglio una pozione
da dare a mio marito, in modo che ritorni
amorevole e gentile come era un tempo».
«La pozione si può fare, ma l'ingrediente
essenziale è il baffo di una tigre viva. Portamelo e io ti darò ciò che ti serve».
«Il baffo di una tigre viva!» esclamò Yun Ok. «Come posso procurarmelo?».
«Se la pozione è importante per te, ci riuscirai», concluse l'eremita. Yun Ok andò a casa e
pensò intensamente a come fare per procurarsi l'ingrediente fondamentale.
Poi una notte, uscì furtivamente di casa con in mano una ciotola di riso e sugo di carne e si recò
nel luogo dove viveva la tigre, e la chiamò. La tigre non uscì.
La donna si recò ogni notte alla montagna, portandosi sempre qualche passo più vicino alla
grotta, tanto che un po' alla volta la tigre si abituò alla sua presenza.
Una notte la bestia feroce e la donna rimasero a guardarsi al chiaro di luna; la notte seguente
Yun Ok poté parlare alla tigre con voce dolce e tranquilla. L'indomani, la tigre mangiò il cibo che
le veniva porto. Finché, quasi sei mesi dopo, la giovane poté sfiorarle gentilmente la testa con
la mano. Infine una notte, dopo aver accarezzato la testa della belva, Yun Ok disse: «O tigre,
animale generoso, devo avere uno dei tuoi baffi; non arrabbiarti con me!» Detto questo le tagliò
un baffo. La tigre non si arrabbiò.
Yun Ok scese lungo il sentiero, non camminando, ma correndo, tenendo il baffo stretto in mano,
fino alla casa dell'eremita. «Maestro! Ho il baffo della tigre! Ora potete preparare la pozione
che mi avete promesso, in modo che mio marito torni a essere amorevole e gentile!»
L'eremita prese il baffo e lo esaminò e lo lasciò cadere nel fuoco che bruciava nel camino.
«Oh, signore!» esclamò la giovane donna, angosciata. «Che cosa ne avete fatto!»
«Raccontami come te lo sei procurato», disse l'eremita. «Be', sono andata ogni notte alla montagna con una piccola ciotola di cibo. Dapprima mi sono tenuta a distanza, poi mi sono avvicinata ogni volta un po' di più, conquistando la fiducia della tigre. Le ho parlato con gentilezza e in
tono rassicurante, per farle capire le mie buone intenzioni. Sono stata paziente. Ogni notte le ho
portato del cibo, sapendo che non l'avrebbe mangiato; tuttavia non ho rinunciato e sono tornata
ripetutamente da lei. Non ho mai parlato aspramente, non l'ho mai rimproverata...».
«Certo, certo, hai reso mansueta la tigre e conquistato la sua fiducia e il suo affetto».
«Ma voi avete gettato il baffo nel fuoco!» esclamò Yun Ok. «Ora è tutto inutile!».
«No, non c'è più bisogno del baffo. Yun Ok, lascia che ti chieda una cosa, un uomo è forse più
feroce di una tigre? È meno sensibile alla cortesia e alla sollecitudine? Se sei in grado di
conquistare l'amore e la fiducia di un animale feroce, tramite la gentilezza e la pazienza, certamente potrai fare lo stesso con tuo marito, non credi?».
• Per essere amati è indispensabile essere amabili •
Note di Vita Parrocchiale
N O T E
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La Nostra Voce - Aprile 2016
P A R R O C C H I A L I
Parrocchia
S. FRANCESCA CABRINI
DOMENICA 10 APRILE
92^ GIORNATA NAZIONALE
PER L'UNIVERSITA' CATTOLICA
Sappiamo come oggi è importante preparare persone che nell'ambito sociale sappiano testimoniare il messaggio cristiano attraverso la cultura e la professionalità. Per questo l'Università
Cattolica che ha il compito di preparare i professionisti di domani ha bisogno del sostegno di
tutta la Chiesa sia a livello spirituale (preghiera), sia a livello economico (offerte). In questa
domenica troveremo sulle panche l'apposita busta per il nostro aiuto e sostegno.
Tema di quest'anno: "NELL'ITALIA DI DOMANI IO CI SARO’. DA OGGI".
PROFESSIONE DI FEDE DICIANNOVENNI
Sabato 19 Marzo, in Cattedrale in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù, hanno
professato solennemente e pubblicamente la loro fede le nostre ragazze:
Elisa Casali e Giada Pagani
A loro l'augurio, che ciò che hanno espresso con le parole, possano travare nella loro vita una
testimonianza viva e concreta nella Chiesa e per il mondo.
Note di Vita Parrocchiale
29
La Nostra Voce - Aprile 2016
MESE MARIANO - MAGGIO 2016
E' il mese dedicato alla Vergine Maria attraverso la devozione popolare che ci aiuta a vivere
con fede il tempo Pasquale ed inoltre accompagna i momenti importanti della vita edella crescita della Comunità Cristiana attraverso il dono dei Sacramenti. Chiediamo l'intercessione
materna di Maria che con le sue grazie non mancherà di venire in aiuto a tutte le nostre necessità.
PROGRAMMA:
1 MAGGIO - ORE 20.45
APERTURA MESE MARIANO PARROCCHIALE
Inizio preghiera Mariana in Chiesa
Fiaccolata alla Cappella di S. Giuseppe in V.le Pertini (Polo Industriale)
N.B.: Si ricorda che tutte le sere alle ore 20.45 incontro Mariano in Chiesa fino a Venerdì.
Tutti i Sabati alle ore 20.30 presso le Edicole Mariane nella Parrocchia della Triulza.
BENEDIZIONE DELLE CASE
Finito i palazzi, ora la visita è presso le case nelle vie. Ricordo sempre chi non
avesse ricevuto la visita e la desidera è pregato di avvertire in Sagrestia.
RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
OGGETTO: Raccolta generi alimentari e pannolini nella Quaresima 2016 a favore del C.A.V.
Con la presente, ringraziamo lei Don Giorgio e tutte le famiglie della sua Parrocchia che, generosamente hanno donato quanto in oggetto, per i bisogni delle mamme che sono sostenute del
nostro Centro Aiuto alla Vita.
Per i volontari del C.A.V.
Bianca Zanotti Bianchi
Note di Vita Parrocchiale
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La Nostra Voce - Aprile 2016
GITE E PELLEGRINAGGI
PELLEGRINAGGIO A LODI “PORTA SANTA”
SABATO 21 MAGGIO
PARTENZA ORE 15,00 DAVANTI ALLA CHIESA
SONO APERTE LE ISCRIZIONI PRESSO LA SAGRESTIA
GITA IN ROMANIA:
Monasteri e Castelli: cuore e leggende di un paese
DAL 5 AL 12 AGOSTO
Per il programma e iscrizioni rivolgersi al ParrocoITA
IN RO-
MANIA:
Monasteri e Castelli cuore e leggende di un paese
DAL 5 AL 12 AGOSTO
Per il programma e le iscrizioni rivolgersi al Parroco.
PELLEGRINAGGIO GIUBILARE A ROMA
DALL’8 ALL’11 SETTEMBRE
Il Vescovo invita tutta la Diocesi a partecipare al: Passaggio della Porta Santa in
San Pietro, all’Udienza Papale e all’Angelus Domenicale.
Quota di partecipazione €. 395,00.
All’iscrizione €. 100,00 da versare entro l’8 Giugno presso il Parroco.
Note di Vita Parrocchiale
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La Nostra Voce - Aprile 2016
OFFERTE MESE DI MARZO
Per la Chiesa
Funerale (D'Agostino) €. 100,00 - per le necessità della Parrocchia N.N. €. 50,00 - N.N.
€. 20,00 - N.N. €. 10,00 - N.N. €. 50,00 - N.N. €. 20,00 - Famiglia Galligioni €. 500,00
- Ad onore Madonna: N.N. €. 50,00
Lampada SS. Sacramento
Anna
Sig. Cibra
Mori
N.N.
€.
€.
€.
€.
5,00
5,00
5,00
10,00
Incaricati Vie:
Papa Giovanni, De Gasperi
Passerini Medaglia
Kennedy
Scala O (Cappelletti)
Scala N (Marazzi M.)
Scale V (N.N.)
€.
€.
€.
€.
€.
€.
20,00
20,00
25,00
10,00
10,00
15,00
Varie:
Carità Diocesana
Rappresentazioni Teatrali
Vendita Miele
Omaggio ulivo nelle case
Iniziativa Caritativa Quaresima
Uova pasquali
€.
157,85
€.
385,00
€.
60,00
€. 1.523,35
€.
117,00
€.
100,00
Cassa Ufficio Defunti:
€.
36,50
Fiori per Altare: Gruppo donne
€.
97,00
€.
5,00
Lampada tomba Don Ennio:
Marignani
Sante Messe
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La Nostra Voce - Aprile 2016
SANTE MESSE DI APRILE
1 Vn
1° PRIMO VENERDI’ DEL MESE
2 Sb
Ore 16:00 - Adorazione Eucaristica
17:00 - Canto del Vespero
17:15 - Benedizione Eucaristica
17:30 - def.ti Giuseppina e Giuseppe LINZAGHI
20:30 - Adorazione Eucaristica
Pro Populo
3 DO Ore 8:00 - def.ti fam. PEDRINI
4
5
6
7
8
9
11:00 - def.ti fam. STOPPA
Ln def.ti cg. Maria e Antonio e figli
Mt def.ti cg. Giacomina e Gianni FREGONI
Mc def.ta Anna ORSI
Gv UFFICIO PER I DEFUNTI DELLA PARROCCHIA
Vn def.to Paolo ROCCA
Sb def.ti cg. Domenica e Vincenzo FOLETTI
10 DO Ore 8:00 - Pro Populo
11:00 - def.to G. Battista POLENGHI
11 Ln def.ti cg. Antonia e Giuseppe ZAMMATI
12 Mt def.ti cg. Nina e Guerino e fam. SEMINARI
13 Mc def.ti fam. SERGIO
14 Gv def.to Antonio FILIPAZZI
15 Vn def.ti cg. Gesuina e Gaetano
16 Sb libera
17 DO Ore 8:00 - def.ti fam.e CIBRA - STOPPINI ed Elvira e Fernando
11:00 - def.to Filippo STORARI
18 Ln def.ti cg. Giovanna e Alessandro e genero Livio
19 Mt libera
20 Mc def.te Carmela ed Elisa MAZZA
21 Gv libera
22 Vn def.ti cg. Gino e Irma
23 Sb Pro Populo
Sante Messe
33
La Nostra Voce - Aprile 2016
24 DO Ore 8:00 - def.ti fam. PALAZZINA
11:00 - def.ti fam.e MONICO - VESCHI
25 Ln libera
26 Mt libera
27 Mc def.to Quintino CAGNONI
28 Gv libera
29 Vn def.ti fam.e FREGONI - ASCONA
30 Sb libera
MESSE LIBERE
Sabato 16 - Martedì 19 - Giovedì 21 - Lunedì 25 - Martedì 26 Giovedì 28 - Sabato 30
SANTE MESSE DI MAGGIO
1 DO Ore 8:00 - def.ti Nuncia ed Ernesto CAVIADA
2
3
4
5
6
11:00 - Pro Populo
Ln def.ti fam. TAGLIAFERRI
Mt def.to Vincenzo IANNUCCI
Mc def.ti cg. Adele e Alessandro SALVI
Gv UFFICIO PER I DEFUNTI DELLA PARROCCHIA
Vn 1° PRIMO VENERDI’ DEL MESE
Ore 16:00 - Adorazione Eucaristica
17:00 - Canto del Vespero
17:15 - Benedizione Eucaristica
17:30 - def.ta Teresa GALLONI
20:30 - Adorazione Eucaristica
Note di Vita Parrocchiale
34
La Nostra Voce - Aprile 2016
Casa Parrocchiale - Custode tel. 33949
N O T E
P A R R O C C H I A L I
Parrocchia
ASSUNZIONE B.V. MARIA
BENEDIZIONE DELLE CASE
Con la S. Pasqua, dopo la metà di Aprile, inizierà la Benedizione delle case nella
frazione e nel Polo Industriale. Come ormai consuetudine saremo sempre avvisati
per tempo.
MESE MARIANO - MAGGIO 2016
(1° Maggio vedi Cabrini)
SABATO 7 MAGGIO - ORE 20.30 - INCONTRO MARIANO EDICOLA MADONNA DI
CARAVAGGIO
OFFERTE MESE DI MARZO
Carità Diocesana
€.
85,50
Iniziativa Festa del papà
€.
120,00
Per i fiori: Gruppo donne
€.
35,00
Sante Messe - Triulza
35
La Nostra Voce - Aprile 2016
SANTE MESSE DI APRILE
3 DO Ore 9:30 - Pro Populo
6 Mc Ore 16:00 - def.ti Getano GRAZIOLI e familiari
10 DO Ore 9:30 - Simone BOFFELLI
13 Mc Ore 16:00 - def.ta Teresa CODECA’
17 DO Ore 9:30 - Pro Populo
20 Mc Ore 16:00 - libera
24 DO Ore 9:30 - def.ti Giorgio, Maria e Paola
27 Mc Ore 16:00 - libera
MESSE LIBERE
Mercoledì 20 - Mercoledì 27
SANTE MESSE DI MAGGIO
1 DO Ore 9:30 - per intenzione
5 Gv
Ore 20:00 - def.ti Gaetano GRAZIOLI e familiari
Xxxxxxxxxxxxxx
La Nostra Voce - Aprile 2016
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